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tARTICOLI DEL 4-7-2008 #TOP
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Articoli
Intercettazioni
(146)
I secessionisti discutono sulla loro discesa in campo (
da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: discesa in campo dei referendari potrebbe sconquassare il
panorama politico provinciale e intercettare un buon numero di voti,
soprattutto quelli di protesta. Un fattore che già in tanti - politici e
amministratori - stanno tenendo sott'occhio. Continua infine a pendere come
un'aguzza Spada di Damocle la minaccia di un referendum pro-Trentino allargato
a tutta la Provincia di Belluno.
Sei in gara ai Casoni per scegliere due gruppi (
da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: il concorso ha intercettato nuove formazioni che si stanno
affacciando sul palcoscenico musicale bellunese. è un segnale di vitalità e di
novità, che ci chiede un supplemento di attenzione". L'edizione 2008 si
sta caratterizzando per le tante novità. Molti gruppi si presentano per la
prima volta e tra i musicisti spiccano alcuni giovanissimi.
Processate Vittorio Emanuele (
da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Processate Vittorio Emanuele" Per il pm Woodcock era
nella holding del malaffare A Parigi l'intercettazione su Hammer: "Li ho
fregati" ROMA. Due anni dopo il boom mediatico provocato dall'arresto del
principe Vittorio Emanuele (foto), l'inchiesta "savoiagate", condotta
dalla Procura di Potenza, approda al giudice dell'udienza preliminare.
Berlusconi: basta gossip. E non va a Matrix (
da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Berlusconi non parteciperà alla puntata di Matrix su
giustizia e intercettazioni telefoniche che sarebbe dovuta andare in onda ieri
sera. La decisione viene presa nel momento più alto dello scontro tra politica
e giustizia e proprio mentre si fanno più insistenti le voci sull'imminente pubblicazione
di nuove intercettazioni telefoniche che potrebbero mettere in difficoltà il
premier.
Intercettazioni, il decreto non si farà (
da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: estrapolare dal decreto solo il divieto di pubblicare le
intercettazioni. Ma, realista più di altri, ha spiegato che se il decreto
decadesse, "tutte le intercettazioni pubbliche non sarebbero più
sanzionabili". Anche questa ipotesi appare improbabile. Resta dunque in
campo in tema di intercettazioni solo il provvedimento varato il 13 giugno dal
governo e firmato dal Capo dello Stato il 26.
E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del
suo governo? Il dirimente tra ( da "Corriere delle Alpi"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Credo sia stato giusto che gli americani abbiano potuto
conoscere la morale del loro massimo rappresentante politico". Massimo
Donadi, capogruppo Idv-Camera ---- "Non mi occupo di intercettazioni, di
gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero, e
quindi non me ne occupo". Mara Carfagna ministro delle Pari opportunità.
Berlusconi: gossip avvelenati al macero telefonate del
premier ( da "Repubblica, La"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Oggi niente decreto intercettazioni nel Cdm. L'accordo
sulle registrazioni di Napoli Berlusconi: gossip avvelenati Al macero
telefonate del premier ROMA - Silvio Berlusconi alla fine rinuncia a
partecipare a Matrix, la trasmissione di Enrico Mentana. "Il gossip
ammorba la politica", ha detto il premier, "sarebbe stato inopportuno
intervenire"
Il pd: "il privato di silvio non ci interessa" ma
il fantasma lewinsky agita il palazzo - carmelo lopapa (
da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: non mi occupo di intercettazioni e stupidaggini CARMELO
LOPAPA ROMA - La domanda, scagliata in un'arena politica già resa incandescente
da indiscrezioni e veleni su presunte telefonate hot, non ha avuto bisogno di
grandi spiegazioni. è bastato che il capogruppo dipietrista Massimo Donadi la
formulasse dai microfoni di Radio Radicale perché si scatenasse un nuovo
putiferio.
Letta e confalonieri, stop al premier "ora è il
momento della tregua" - claudio tito (
da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: il premier si è convinto che il modo migliore per tentare
disinnescare la mina delle intercettazioni non fosse più la linea dura ma
quella della trattativa. Con tutti i soggetti coinvolti. "Quelle
intercettazioni sono un segno di inciviltà - si è sfogato l'uomo di Palazzo
Chigi - ma soprattutto un arma per ricattarmi. Vogliono far pensare che dentro
ci sia qualcosa di grave.
"nel mio telefono non c'è nulla sanno che io non
raccomando" ( da "Repubblica, La"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Piersilvio "Nel mio telefono non c'è nulla sanno che
io non raccomando" MILANO - "Le intercettazioni? Sono sereno, nel mio
telefono non c'è niente, non mi chiamano nemmeno per le raccomandazioni, sanno
che con me non passano". Così il vice presidente di Mediaset Piersilvio
Berlusconi interviene sul caso che angustia il padre.
Berlusconi rinuncia a matrix "il gossip inquina la
politica" - gianluca luzi ( da "Repubblica, La"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: è scontro sulle intercettazioni. Veltroni: pronti a fare
la guerra GIANLUCA LUZI ROMA - Berlusconi ha rinunciato a Matrix lasciando a
bocca asciutta tutti coloro che si aspettavano un'ora e mezza di attacchi alla
magistratura, compreso Di Pietro che era già pronto a commentare il Cavaliere
davanti a un maxischermo piazzato nella pineta di Fregene.
Epifani: lavoratori ignorati va detassata la tredicesima -
roberto petrini ( da "Repubblica, La"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: e non un decreto legge sulle intercettazioni. Il
segretario del Pd, Walter Veltroni, incalza il governo e chiede ossigeno per
l'economia. Serve "subito un intervento", ha aggiunto il leader del
Pd, per la tutela del potere di acquisto di salari e pensioni perché "la
situazione sta precipitando": con il prezzo del petrolio alle stelle
"salari,
"negli usa nessun politico potrebbe invocare la
privacy" ( da "Repubblica, La"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: soprattutto in materia di intercettazioni, ma la
protezione del diritto all'informazione e la libertà di stampa sono così forti
che nessun uomo al potere proporrebbe di intervenire con un decreto per
difendere se stesso. A parte il caso Lewinsky, basta ricordare la storia del
governatore dello Stato di New York Spitzer: tutto quello che lo riguardava,
Le parole maliziose cancellate a milano - (segue dalla
prima pagina) ( da "Repubblica, La"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: intercettazione telefonica tra Berlusconi e Confalonieri?
Posta la domanda, si può scoprire che neppure può esistere quella telefonata a
Napoli perché, nel rispetto della legge, Berlusconi non è stato mai
intercettato direttamente e Confalonieri, nell'affare Saccà, è una comparsa del
tutto marginale (e quindi mai sottoposto ad "
Una nuvola sul cavaliere - (segue dalla prima pagina) (
da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Nessuno meglio di lui sa che in quelle intercettazioni
definitivamente naufraga l'incallito seduttore che si fa bello e intelligente
per conquistare le donne, e al suo posto emerge lo sporcaccione che traffica per
acquistarle. Il mito dell'uomo cacciatore che si affina, fa il pavone e tira
fuori colorate atmosfere, per sempre cede il passo alla maschera
drammaticamente stanca che,
Carfagna: "più soldi alla ricerca" (
da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: la Carfagna dribbla ogni domanda politico-istituzionale
("Intercettazioni? Non mi occupo di gossip e stupidaggini?"), mentre
interviene sulla necessità di "eliminare ogni tipo di discriminazione e
dare a tutti il diritto salute". Per farlo promette di istituire
"insieme al ministro del Lavoro Sacconi una commissione per monitorare la
situazione".
Caccia al pirata killer in albania - stefano origone (
da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Questo spiega perché conosceva così bene le strade quando
la polizia lo ha intercettato a bordo dell'Audi A3 rubata in via Geminiano
Superiore, proprio a Bolzaneto. Ha ingaggiato una sfida sul filo dei 150
all'ora e, aiutato da un doppio guasto alle Volanti, che hanno piantato in asso
gli agenti durante l'inseguimento, è riuscito a fuggire.
Rapinatori in manette fra gli applausi - mara chiarelli (
da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Pochi minuti che però serviranno agli agenti della sezione
antirapina della Questura di Bari per intercettarli e mettersi al loro
inseguimento. L'allarme, scattato subito dopo la rapina, è arrivato ai
poliziotti che si trovavano in zona nell'ambito di un servizio finalizzato al
controllo degli "obiettivi sensibili", proprio tabaccherie e
farmacie.
La gang delle carte di credito clonate (
da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: L'inchiesta, che si è arricchita di pedinamenti,
intercettazioni telefoniche e telematiche, è nata nel 2005 ma si è ampliata con
numerose denunce nel 2006. La truffa ammonta a centinaia di migliaia di euro e
riguarda numerose vittime, alcune centinaia residenti anche all'estero.
(m.chia.).
"truffa nei casinò, processate vittorio emanuele"
- cristina zagaria ( da "Repubblica, La"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Trasmesse in Francia le intercettazioni sull'omicidio
Hammer CRISTINA ZAGARIA POTENZA - Processate il re. La procura di Potenza
chiede il rinvio a giudizio per Vittorio Emanuele, figlio dell'ultimo re
d'Italia. A due anni dal "Savoia-gate" e dall'arresto, il pm Henry
John Woodcock chiede il processo per l'erede di casa Savoia e per un'altra
dozzina di persone.
La truffa dei banditi della tavola così rivendevano il
formaggio avariato - (segue dalla prima pagina) dal nostro inviato (
da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Al centro della contraffazione un imprenditore siciliano e
alcuni marchi importanti La Finanza, con le intercettazioni, ha scoperto anche
connivenze dell'Asl (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) DAL NOSTRO INVIATO paolo berizzi
Quegli scarti, nella filiera della contraffazione, (ri) diventavano sottilette,
formaggio fuso, formaggio grattugiato, mozzarelle, provola, stracchino,
gorgonzola.
La retromarcia del governo no al decreto intercettazioni -
liana milella ( da "Repubblica, La"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: La retromarcia del governo no al decreto intercettazioni E
Alfano rispolvera l'immunità parlamentare per tutti La Lega aveva ribadito la
totale indisponibilità a un provvedi-mento d'urgenza L'accusa di Casini: temi
lontani dalla gente che fatica ad arrivare alla fine del mese LIANA MILELLA
ROMA - Non ci sarà un decreto legge sulle intercettazioni.
"tutte le garanzie per la privacy rispettati i diritti
dell'imputato" ( da "Repubblica, La"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: è che la Procura di Napoli ha depositato, com'era
doveroso, le intercettazioni riguardanti il procedimento avviato nei confronti
del dottor Saccà. Quelle irrilevanti saranno distrutte". Quando,
procuratore? "Nei prossimi giorni, ma è una procedura di competenza del giudice".
Però il clima è pesante, le indiscrezioni si rincorrono.
Saccà rientra in rai. da cappon nuovo atto d'accusa - aldo
fontanarosa ( da "Repubblica, La"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: "Pare che Saccà sia dispiaciuto per la diffusione
delle intercettazioni telefoniche - dice il presidente Petruccioli - forse
dovrebbe esserlo per quello che ha detto in queste intercettazioni".
Subito dopo, in una nota, la Rai ricorda di essere parte offesa nell'indagine che
vede Saccà indagato a Napoli.
Al macero le telefonate "irrilevanti" del premier
- dario del porto ( da "Repubblica, La"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: prossimi giorni le intercettazioni telefoniche ritenute
irrilevanti per il prosieguo dell'inchiesta Berlusconi-Saccà. A dirlo è il
procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore e questo elemento, al termine
di una settimana scandita da un estenuante tam tam di indiscrezioni vere o
presunte, finisce con il rappresentare una delle poche certezze del torrido
luglio del Cavaliere.
"silvio statista si è demolito da solo" -
giovanna casadio ( da "Repubblica, La"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Dà un altolà chiaro sulla pubblicazione delle
intercettazioni: "Siamo contrari alle leggi ad personam e ai decreti legge
sulle intercettazioni però siamo garantisti e pubblicare atti secretati è
reato". Ricorda la Bicamerale: "Mi piovvero addosso tante critiche",
poi "Berlusconi rovesciò il tavolo e un pezzo della sinistra gli segò le
gambe.
Imputato per mafia minaccia gli inquirenti (
da "Libertà" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Hanno deposto due periti che si sono occupati di tradurre
le intercettazioni telefoniche e ambientali dal dialetto cutrese all'italiano.
Un'operazione dei carabinieri che nel novembre del 2002 portò a 28 arresti.
Dieci sono tuttora gli imputati accusati di associazione mafiosa. Il processo è
stato aggiornato al prossimo 17 luglio.
Volano gli straccioni. Niente, lì c'è stato un fatto... che
Alleanza Nazionale ( da "Unita, L'"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Letta ha fatto una telefonata di fuoco. E quindi io ho
degli straccioni di alleati che si comportano con la slealtà che si è
dimostrata anche in questa occasione" Silvio Berlusconi al telefono con
Agostino Saccà, intercettazione del 6 luglio 2007.
Il traffico ( da "Unita, L'"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Nuove intercettazioni incombono, creando allarme sociale
in particolare tra massaie, pensionati e coltivatori diretti. Tutti sostengono
che nei nuovi nastri Berlusconi direbbe parole ancora più brutte di quelle già
note (e perfino di quelle che dice pubblicamente!
Clinton mica ha fatto la Lewinsky ministro (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: ipotesi che tutte le intercettazioni - anche quelle in
odore di essere hard e che stanno tenendo in scacco diversi big - effettuate
dalla procura di Napoli al premier vengano pubblicate. "Sono rispettoso al
massimo della privacy dei cittadini italiani - dice Donadi- ma credo che nella
vita di un uomo politico di privacy ce ne debba essere molto poca.
Alla fine la colomba del buon senso è riuscita a penetrare
nella testa di Silvio Be ( da "Unita, L'"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: dal quale dava per scontato il via libera al decreto sulle
intercettazioni. Ossessionato dalle voci, dal gossip svolazzante sulle sue
conversazioni hard, dalla paura dello "sputtanamento" (definizione
sintetica dei fedelissimi), Berlusconi in un deliro difensivo ha escogitato
tutti i modi per frenare la valanga: varare subito il decreto e denunciare
tutto in tv,
Intercettazioni, il contrordine della paura Berlusconi
all'ultimo scappa da Matrix per evitare domande sulle sue telefonate e rallenta
sul decreto ( da "Unita, L'"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Stai consultando l'edizione del Intercettazioni, il
contrordine della paura Berlusconi all'ultimo scappa da "Matrix" per
evitare domande sulle sue telefonate e rallenta sul decreto.
Colle prudente sul premier (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: brutta copia di quel decreto legge sulle intercettazioni
che lui avrebbe voluto messo in bella e approvato dal Consiglio dei ministri di
questa mattina, giusto prima della partenza per il G8. Non è andata così. Alla
fine l'hanno avuta vinta le colombe della maggioranza, Gianni Letta in testa,
che da giorni vanno ripetendo a Berlusconi che è più conveniente non tirare
troppo la corda.
Intercettazioni, Berlusconi all'angolo Fini e la Lega
contrari al decreto, il premier rinuncia ad andare in tv: Non parlo di gossip
Veltroni: pronti a dare battaglia. D'Alema alla (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: edizione del Intercettazioni, Berlusconi all'angolo Fini e
la Lega contrari al decreto, il premier rinuncia ad andare in tv: "Non
parlo di gossip" Veltroni: pronti a dare battaglia. D'Alema alla Festa de
l'Unità: dalla destra forzatura inaccettabile Doveva essere il giorno della
verità, si è trasformato nel giorno della ritirata.
AUTOCENSURA Nel giro di ventiquattr'ore Silvio Berlusconi
ha dovuto riporre i paramenti del (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: giustizia e intercettazioni. Da Palazzo Chigi in meno di
un'ora dopo arriva una nota di spiegazione. "Inopportuno", dice
Berlusconi in prima persona. "Non mi pare opportuno e producente
intervenire sui temi proposti da Matrix, giustizia e intercettazioni", che
farebbero passare in secondo piano "le tante cose realizzate dal governo
per cedere il passo ad argomenti e gossip negativi,
D'Alema: Berlusconi ha demolito se stesso Il decreto sulle
intercettazioni è inaccettabile, la Costituzione non prevede urgenze personali (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: edizione del D'Alema: Berlusconi ha demolito se stesso
"Il decreto sulle intercettazioni è inaccettabile, la Costituzione non
prevede urgenze personali" di Simone Collini / Roma "BERLUSCONI era
riuscito a dare un'immagine, in parte accreditata dalla stampa, di un suo
profilo nuovo, di uomo attento ai problemi del Paese.
Rai, di tutto di più: torna Saccà e viene sospeso Mazzetti.
Che aveva criticato Saccà Mentre l'ex capo di Rai Fiction rientra a Viale
Mazzini, al braccio destro di Enzo Biagi arriv (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Dice il senatore del Pd Riccardo Villari: "Mentre
emergono le intercettazioni di Saccà che si vanta di aver tentato di oscurare
Biagi prima di riuscire a cacciarlo da Rai1, il direttore della Fiction viene
richiamato al suo posto di lavoro e allo stesso tempo il collaboratore di uno
dei più grandi giornalisti italiani viene sospeso.
Bettini: alleanze larghe Dall'Udc a Rifondazione (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: a partire dal decreto sulle intercettazioni, utilizzeremo
tutti gli strumenti regolamentari per rendere difficile la strada al governo e
per segnalare il punto di guardia a cui si è arrivati. E poi pensiamo a forme
di petizione popolare da far firmare ai cittadini nelle nostre feste, nei tanti
incontri che organizzeremo prima della grande manifestazione di popolo di fine
ottobre"
Statisti non si diventa (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: compresa la modalità telefonica che leader più prudenti
dovrebbero da qualche tempo sapere tenere sotto controllo, intercettazioni o
no. Non sono interessato agli aspetti personali, voyeuristici e boccacceschi
delle telefonate, che peraltro fanno parte quasi di una concezione di vita mai
negata, intercorse per piazzare veline e dare voti sulle loro eventuali e
speciali competenze.
Che i giovani vengano a Me(diaset) (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: intercettazioni bollenti. Una domanda in proposito è
arrivata anche a Piersilvio Berlusconi, durante la conferenza stampa di fine
serata: "Anch'io ho ricevuto segnalazioni per qualche personaggio da parte
di amici, ma mai pressioni pesanti". Il vicepresidente del gruppo ha
schivato l'argomento ed è riuscito a togliersi dall'
Con un provvedimento del genere sulle intercettazioni e con
la blocca processi, un mini-indulto, useremo tutti gli strumenti parlamentari (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Stai consultando l'edizione del "Con un provvedimento
del genere sulle intercettazioni e con la blocca processi, un mini-indulto,
useremo tutti gli strumenti parlamentari".
Se si vuole parlare di attualità (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: non sarebbe andato a Matrix a parlare di intercettazioni e
giustizia per "tagliare corto con il gossip". Detta così, la notizia
non aveva senso. Più senso immaginare che Mentana volesse parlare di attualità
e non di propaganda governativa. Gli altri misteri della serata riguardavano le
voci di nuove intercettazioni che - come ha detto il solo Tg3 - contenevano
colloqui riservati (
Veltroni: Con il decreto lo scontro si farà durissimo (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: la violenza carnale e perfino, paradosso dei paradossi, le
intercettazioni illecite". Quanto al decreto intercettazioni, anche se in
serata l'ipotesi del colpo di mano ha perso forza, il Pd teme che si possa
tornare alla carica, magari presentando il progetto Mastella proprio per
mettere in difficoltà l'opposizione.
Quando saranno convocate le parti il gip farà leggere ai
loro legali le intercettazioni Qualcosa potrebbe trapelare (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Stai consultando l'edizione del Quando saranno convocate
le parti il gip farà leggere ai loro legali le intercettazioni Qualcosa
potrebbe trapelare.
Balle ad personam (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Il 10 giugno titola: "Tutti gli italiani sono
intercettati". In realtà gli intercettati sono meno di 20 mila all'anno.
Il Csm assolve Clementina Forleo? Un rubrichista del Giornale, quello biondo
platino con le mèches, la chiama per tutto il pezzo "Caterina
Forleo", perché lui è molto preciso.
Chi distruggerà e quando i dossier illegali dell'inchiesta
spioni Telecom? Lo chiedono i giudici che se ne stanno occupando. La Corte
Costituzionale non si è sin qui pronunciata. P (
da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: provvedimento proposto sulle intercettazioni non è stata
cambiata la norma Mastella sulla distruzione. E qui si è arrivati al farsesco,
visto che la Corte costituzionale ha deciso di spostare ulteriormente la
discussione, senza fissare una data. Il presidente, Franco Bile, ha però emesso
un bel comunicato stampa in cui si augurava che il parlamento potesse
finalmente risolvere il problema.
Intercettazioni, niente decreto Berlusconi rinuncia a
Matrix ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Intercettazioni, niente decreto Berlusconi rinuncia a
"Matrix" Niente decreto sulle intercettazioni, il Governo sceglie la
via ordinaria. "Basta gossip", ha detto il premier Silvio Berlusconi
che ha annullato la sua prevista partecipazione a Matrix.
Opposizione, ultimo appello (
da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: intercettazioni e del pacchetto sicurezza che contiene al
suo interno anche la norma che prescrive le impronte digitali dei piccoli Rom
nelle nostre città. Se non si coglie insieme l'uno e l'altro aspetto c'è il
rischio di accettare l'idea paradossale della destra in base alla quale quelle
impronte digitali sono assolutamente da prendere non per applicare un criterio
francamente
Ecco come andò al G8 Notte della Diaz al fotofinish (
da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: immunità delle prime quattro cariche dello stato:
presidente della Repubblica, primo ministro e presidenti delle camere: non si
potrà processarli INTERCETTAZIONI Un disegno di legge è già alla camera,
prevede il divieto assoluto di intercettazioni tranne che per terrorismo e
mafia: carcere e multe per pubblici ufficiali, giornalisti ed editori.
La Rai gli invia un'altra contestazione disciplinare (
da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: di rispondere: "Saccà è rammaricato per la diffusione
dei testi delle intercettazioni? Voglio considerarlo un segno di rammarico per
il fatto che quelle cose siano state dette". Traduzione: dette da Saccà
nelle telefonate intercettate. Ma il dirigente non si dà per vinto. Su questa
storia vuole anche scrivere un libro.
Ma D'Alema rilancia il dialogo sulle riforme: necessario (
da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Il decreto sulle intercettazioni sarebbe
"inaccettabile e gravissimo. Ho trovato incredibile che il presidente del
Consiglio abbia rinunciato alla puntata di Matrix sostenendo che discutere di
intercettazioni e giustizia non è interessante in questo momento: ma se è stato
lui a mettere le sue vicende personali al centro dell'agenda".
No al gossip, Silvio dà buca al video (
da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Cavaliere ci ripensa e rinuncia alle domande di Enrico
Mentana sulle intercettazioni: "Sarebbero solo pettegolezzi
negativi". Dietro il no a Matrix una flebile tregua sulla giustizia. Per
il decreto bavaglio non c'è tempo e per il Quirinale la misura è colma Micaela
Bongi Entusiasta, Enrico Mentana aveva annunciato ufficialmente mercoledì
notte, di fronte al suo ospite Clemente Mastella,
Telepaura ( da "Manifesto, Il"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Spiegando: "Basta gossip". Alla base del
dietrofront il timore di un nuovo scontro con Napolitano e la paura di qualche
domanda imbarazzante. Retromarcia anche sul decreto anti-intercettazioni: non è
all'ordine del giorno del Cdm PAGINE 6, 7.
Saccà torna e riceve un'altra contestazione (
da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: delle ulteriori intercettazioni acquisite il 16 maggio
scorso dalla procura di Napoli. Il provvedimento giunge al termine di un
pomeriggio nel quale, con una nota da Viale Mazzini, la Rai ha risposto alle
accuse mosse dai legali di Saccà, secondo cui ci sarebbe stata un'acquisizione
eun uso illegittimo delle intercettazioni.
Intercettazioni, salta il decreto (
da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Intercettazioni, salta il decreto An e Lega contrari -
Veltroni: guerra alla norma blocca-processi, è un indulto Donatella Stasio ROMA
L'annunciato decreto legge sulle intercettazioni non si farà. Non oggi, almeno.
E infatti non compare all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri, dove peraltro
se ne parlerà lo stesso perchéper usare le parole del consigliere giuridico di
Silvio
Privatizzare la Rai resta l'unica strada anti-lottizzazione (
da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: E Silvio Berlusconi aveva annunciato che sarebbe andato a
Matrix per discettare di magistratura e intercettazioni in un atteso,
mediaticamente evocato discorso alla nazione. paolo.madron@ilsole24ore.com UNA
CURA RISOLUTIVA L'azienda va messa tutta sul mercato senza i paletti imposti
sia dalla legge Gasparri che dalla Gentiloni.
Basta gossip : Berlusconi non va a Matrix (
da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Per il Cavaliere il rischio che le domande di Mentana si
incentrassero su intercettazioni e giustizia o addirittura sui "gossip
negativi" che lo riguardano e che in questi giorni imperversano dentro e
fuori i Palazzi, era troppo alto. Soprattutto perché avrebbe fatto passare in
secondo piano "le tante cose realizzate dal Governo".
Decisione responsabile, ma dopo affanni e contraddizioni (
da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: il fatto che ieri Roma non sia stata invasa da una nuova
ondata di intercettazioni, come qualcuno prevedeva, ha avuto un peso nel passo
indietro del premier. Ma c'è dell'altro.Il presidente del Consiglio ha
ascoltato alla fine i consigli che gli sono venuti dai suoi collaboratori più
intelligenti, ma anche da alleati che non hanno perso la testa.
Nell'autunno Mediaset più audience giovane (
da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: domande che riguardano la politica e le intercettazioni. è
critico sui mercati azionari: "Non si capisce come oggi si muove la Borsa.
Certo siamo penalizzati rispetto ai fondamentali, anche se restiamo nel settore
tra quelli che conservano i valori più alti in relazione ai risultati",
spiega, avendo ben presente la perdita di valore del 41% accusata da inizio
anno dal titolo Mediaset.
Alla fine hanno dovuto piegarsi al volere delle autorità, i
genitori di Li Shufen, la ragazza di 17 ... (
da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Al quotidiano di Hong Kong South China Morning Post hanno
raccontato di essere stati sistematicamente pedinati, spiati e intercettati.
Decine di funzionari governativi li hanno assediati con visite e colloqui per
fargli accettare un risarcimento di 30mila yuan (tremila euro circa) per il
funerale. "Abbiamo dovuto accettare" ha detto il padre. "Io sono
solo un contadino".
Saccà a colazione (
da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: 450 intercettazioni dalla Procura di Napoli. E due
riguardano Rubens Esposito, dirigente dell'ufficio legale della Rai e membro
proprio del comitato etico. Nella prima Saccà lo chiama e gli dice di aver
telefonato a Doris Lo Moro, all'epoca assessore alla Sanità della Regione
Calabria e ora parlamentare del Pd.
SSaccà e il fantasma (
da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: MEMORIA SSaccà e il fantasma Alberto Piccinini Ora che il
fantasma di Monica Lewinsky agita le fantasie di chi attende le nuove puntate
delle intercettazioni telefoniche, giova ricordare la coincidenza che a metà
dicembre 2002 costrinse l'ex direttore generale della Rai Agostino Saccà a
annullare una comparsata della stagista di Clinton prima a "Domenica
in" e poi a "Porta a porta".
Obiettivo Superman (
da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: attaccati sulla pelle di chi lo indossa - che intercettano
i segnali nervosi inviati dal cervello ai muscoli, così da assecondare al
meglio il movimento umano. La Cyberdyne non è comunque la sola azienda che sta
lavorando a queste tecnologie. Un altro esempio è la Sarcos, una società di
Salt Lake City (Utah) che sta lavorando per l'esercito statunitense.
Tonino scatenato attivismo instancabile. mobilitazione di
piazza. abile uso di internet. Manifesti in tutta italia. cos di pietro punta a
diventare l'alfiere dell'opposizione. e ri (
da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Per intercettare i primi delusi del governo Berlusconi,
leghisti al Nord, elettori di An al Sud. L'obiettivo su cui punta Tonino per la
campagna d'autunno: "L'elettorato è scontento della Lega di governo. Ha
chiesto lotta alla casta e lotta agli sprechi.
Dottor Elio e mister botox (
da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: E se ne vanta al telefono, che è intercettato dalle Fiamme
gialle. Quando parla a un amico del primo sequestro, quello dei Nas, il mago
del botulino racconta con orgoglio di aver visto arrivare i militari. Appena in
tempo - spiega - per mettere al sicuro la merce più compromettente.
Il camaleonte (
da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: dopo l'exploit delle intercettazioni, non ne parliamo: per
attraversarlo si consiglia un giubbotto anti-proiettile. Soprattutto dopo la
decisione del giudice di reintegrare Agostino Saccà. E nell'attesa dell'8
luglio, quando la Consulta si dichiarerà sulla legittimità della sospensione di
Petroni dal cda.
Azione, muscoli e adrenalina (
da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Bisognava quindi intercettare un regista dalle qualità
visionarie per rendere avvincente la storia. Ecco quindi spuntare il kazako
Timur Bekmambetov, che aveva realizzato gli sbalorditivi I guardiani della
notte e I guardiani del giorno, due titoli che hanno fatto saltare i botteghini
in Russia, accolti con snobismo provinciale dal nostro mercato.
MALo sciunami di Mastella (
da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: eccoci a ripercorrere le tappe della via crucis
mastelliana a base di intercettazioni. "Sono innocente", ripete
l'imputato, che si ritiene ingiustamente perseguitato insieme alla sua
famiglia. Rivendica, con ragione, la primogenitura dello stop alla
pubblicazione delle intercettazioni. E' Mastella l'uomo di punta delle leggi ad
hoc per chiudere le cronache giudiziarie dei giornali.
Programmi ( da "Manifesto, Il"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: si parlerà infatti delle intercettazioni telefoniche, che
hanno portato tra l'altro al licenziamento e poi al reinserimento del
presidente di Raifiction Saccà, e del tema della giustizia. IL CIELO E LA TERRA
TALK SHOW ORE 23.45 - RAITRE Perché esiste il male, di questo si occuperà la terza
puntata del primo talk show spirituale della tv italiana.
Riservato ( da "Espresso, L' (abbonati)"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: il pubblico del Teatro Greco di Siracusa ha accompagnato
le parole dell'inviato dell'Ansa, Lirio Abbate, che ha spiegato come il ddl
sulle intercettazioni imbavaglierà l'informazione. Lo scenario era quello del
Premio Vittorini, che ha assegnato ad Abbate, che vive sotto scorta perché la
mafia ha tentato di ucciderlo, un alloro per il giornalismo, mentre a Sgarbi
per la cultura.
Televisione ( da "Espresso, L' (abbonati)"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: ottimamente intercettati i tic. E allora perché il
programma non funziona? Con ogni probabilità perché sono sbagliati gli attori.
Pazienza per la coppia di sposini Woodcock, un po' troppo prevedibilmente scemi
ma accettabilmente carini. Ma i due Starck sono davvero orridi, lui un omone
impresentabile e rozzo, lei un botolo di cellulite.
LA POLITICA smarrita LA RINCORSA DELLE FINZIONI CHE HA
DISSOLTO LA SINISTRA ( da "Manifesto, Il"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: con un processo di formazione che è sembrato una fusione
burocratica tra due consigli di amministrazione, ha intercettato il voto di
sinistra attraverso la proposta elettorale di "andare da solo". Come
non leggervi la nostalgia di un grande partito, e anche l'insofferenza per la
ridda di sigle che avevano dato vita alla dis-unione del governo Prodi?
Per posta, per e-mail (
da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Presidente della Federazione italiana editori giornali
Intercettazioni ok Scrivo alla redazione de 'L'e spresso' per ringraziarvi per
aver pubblicato le intercettazioni riguardanti Berlusconi. Avete tutta la mia
solidarietà di cittadino per tutte le porcate che verranno dette nei prossimi
giorni dopo la vostra inchiesta.
Le parole maliziose cancellate a Milano (
da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: intercettazione telefonica tra Berlusconi e Confalonieri?
Posta la domanda, si può scoprire che neppure può esistere quella telefonata a
Napoli perché, nel rispetto della legge, Berlusconi non è stato mai
intercettato direttamente e Confalonieri, nell'affare Saccà, è una comparsa del
tutto marginale (e quindi mai sottoposto ad "
Le telefonate del premier al macero nei prossimi giorni (
da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: prossimi giorni le intercettazioni telefoniche ritenute
irrilevanti per il prosieguo dell'inchiesta Berlusconi-Saccà. A dirlo è il
procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore e questo elemento, al termine
di una settimana scandita da un estenuante tam tam di indiscrezioni vere o
presunte, finisce con il rappresentare una delle poche certezze del torrido
luglio del Cavaliere.
Dai nodi del ddl al refuso (
da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: intercettazioni ( sopra, il ministro Alfano) prevede per
chi le pubblica pene da uno a tre anni e da uno a cinque per chi le divulga I
giudici L'autorizzazione ad intercettare è decisa da un collegio di tre giudici
e per un periodo limitato. Chi rilascia dichiarazioni su un procedimento si
deve astenere Il refuso L'11 giugno un comunicato del governo annuncia un
decreto sul tema.
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano -
data: 2008-07-04 num: - pag: 6 La Nota di M... (
da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Il presidente del Consiglio rischiava di evocare i
fantasmi delle intercettazioni che sta cercando di esorcizzare; e dunque di
ottenere in un colpo solo due risultati negativi: tendere ulteriormente i
rapporti con magistratura e centrosinistra, e forse col Quirinale; e fare
lievitare il fango che gli galleggia intorno.
Colpe non sue Smettiamo di insultarla (
da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Carfagna troppo intercettata (si dice)? Carfagna deve
dimettersi? Mah. Ieri tutti i mali del Paese parevano riconducibili a Mara
Carfagna. Sospettata non di corruzione, non di associazione mafiosa, non di
aver pagato testimoni ecc.; ma di aver fatto conversazioni arrischiate al
telefono con l'attuale premier.
Le armi del commando: spionaggio elettronico e magliette
del Che ( da "Corriere della Sera"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: magliette del Che Così gli 007 hanno giocato i carcerieri
La caccia al campo nella giungla è partita da un'intercettazione. Telefonata in
codice: "Il pollo è uscito dal recinto" WASHINGTON - Combattevano
seguendo le orme del Che. E sono stati ingannati dal Che. I soldati colombiani
che hanno partecipato alla liberazione della Betancourt indossavano magliette
con il volto di Guevara.
Berlusconi evita Matrix: il gossip inquina la politica (
da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: e immediatamente, l'eventuale diffusione delle
intercettazioni. Sì, perché non è ancora escluso che oggi, in Consiglio dei
ministri, il premier proponga il varo di un decreto legge che vieti la
pubblicazione delle intercettazioni, pena sanzioni molto severe per
giornalisti, pubblici ufficiali e editori.
124 ( da "Corriere della Sera"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano -
data: 2008-07-04 num: - pag: 5 categoria: BREVI 124. 845 gli intercettati in
Italia nel 2007: i costi sostenuti dalle Procure hanno superato i 224 milioni
di euro.
Silvio in trincea: reagirò ai ricatti E il gradimento torna
a salire ( da "Corriere della Sera"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: intercettazioni, e l'ansia provocata dall'attesa di
notizie, hanno accompagnato la giornata del Cavaliere, ne hanno segnato il
volto e i ragionamenti: "Non si può più vivere in questo Paese. Che
schifo". Chissà se quei fogli sparpagliati sulla scrivania hanno avuto
l'effetto di riconciliarlo, perché i numeri riportati in grassetto descrivono
quanto ancora sia forte il rapporto con
D'Alema: sulla giustizia niente piazza E pubblicare atti
secretati è reato ( da "Corriere della Sera"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Ma è sulle intercettazioni che l'ex vicepremier strappa
applausi, risate e smorfie sorprese di militanti e non: in prima fila sull'erba
c'è anche l'ex di An, Gustavo Selva. "Se diciamo che la macchina della
giustizia va difesa così com'è, gli italiani continueranno a votare Berlusconi
" è il monito del D'Alema garantista,
Carfagna sotto attacco Ma la solidarietà è bipartisan (
da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Sostiene Facci che le intercettazioni non c'entrano, ma
che il ministro per le Pari opportunità rappresenta il "punto di non
ritorno per un elettorato cui puoi propinare quasi tutto ma non tutto. Ha
cominciato a fare politica nel 2006 e a metà del 2008 è diventata ministro: è
troppo, punto".
Veltroni e l'ipotesi decreto: ci batteremo con ogni arma (
da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: ipotesi che oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri
compaia il decreto legge sulle intercettazioni cementa un blocco trasversale
ostile al provvedimento chiesto e, per ora, accantonato da Silvio Berlusconi.
Durissima l'Italia dei Valori, che più volte allude alle intercettazioni della
Procura di Napoli, nelle quali sarebbero coinvolti il premier e alcuni
ministri.
Woodcock: <Vittorio Emanuele a giudizio> (
da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Perché nel carcere di Potenza, Vittorio Emanuele,
intercettato, disse di quella storia: "Anche se avevo torto li ho
fregati". Secondo i suoi avvocati fra una parola e l'altra nella
registrazione ci sono decine di secondi di pausa e non si può dedurre che il
principe si riferisse agli investigatori.
Saccà in Rai. Baci, abbracci e nuovo atto disciplinare (
da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: altra contestazione basata sulle intercettazioni Saccà in
Rai. Baci, abbracci e nuovo atto disciplinare ROMA - Il regalo aziendale di
bentornato gli è stato recapitato nel tardo pomeriggio: una nuova contestazione
disciplinare. Dieci ore dopo il suo applaudito e baciato rientro in ufficio,
subito uno sgradito "C'è posta per te" di 14 cartelle per Agostino
Saccà.
"Vai a rubare o ti faccio violentare" (
da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: di Redazione Ecco le intercettazioni in cui i rom
minacciavano i figli di stupri e botte per costringerli a svaligiare le case.
Il gip di Verona che ha rilasciato i nomadi: "Sono solo espressioni
volgari. Non è detto che poi seguissero condotte corrispondenti" Milano -
Vera è appena uscita dall'appartamento quando squilla il telefonino.
Saccà torna, la Rai vuole sfrattarlo di nuovo (
da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: "Anche negli stralci delle intercettazioni che si
continuano a pubblicare - ha detto - non c'è alcunché di rilevante... Continua
a non essere chiaro il motivo per cui queste intercettazioni sono state mandate
qui. E oggi il consigliere Gennaro Malgieri ha denunciato un furto.
L'arcivescovo di Crotone contro Famiglia Cristiana :
"Difende i rom criminali" (
da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Ecco le intercettazioni in cui i roma minacciavano i figli
di stupri e botte per costringerli a rubare Crotone - Nella Chiesa c'è anche
chi invita a non drammatizzare sulla vicenda delle impronte digitali che il
Governo vuole prendere ai bambini rom.
<Ruba o ti faccio stuprare> (
da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: 158 del 2008-07-04 pagina 1 "Ruba o ti faccio
stuprare" di Redazione Ecco le intercettazioni in cui i rom minacciavano i
bambini rendendoli schiavi Ecco come la famiglia Sulic, i nomadi croati
scarcerati dal giudice di Verona, costringeva i figli a rubare. Le minacce:
"Se non lo fai ti faccio stuprare da un marocchino".
Evitato il muro contro muro: vince la linea della
mediazione ( da "Giornale.it, Il"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: ancora una volta il sodale Gianni Letta ad intercettare
gli umori del Colle - ma non solo - poco propenso, manco a dirlo, a dover
gestire un nuovo scontro tra premier e magistrati, tra maggioranza e
opposizione. Già, basta andare infatti oltre la versione ufficiale del forfeit
mediatico, illustrata in maniera esauriente dalla nota di palazzo Chigi e dalle
parole di Enrico Mentana,
<Pescano> un milione con false mail delle Poste (
da "Corriere di Bologna" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: La svolta è arrivata quando la polizia postale di Bologna
ha intercettato una massa imponente di numeri di serie in viaggio su internet
dall'Italia alla Romania. A spedirli era un camionista romeno che vive nel
Veronese, a riceverli un connazionale di Craiova. Insospettiti, gli
investigatori li hanno intercettati e dopo un po' hanno sentito che parlavano
in modo strano di "gialle"
Quando anche Di Pietro voleva una legge contro le
intercettazioni ( da "Giornale.it, Il"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: 04 pagina 0 Quando anche Di Pietro voleva una legge contro
le intercettazioni di Antonio Signorini Da ministro di Prodi auspicava
"sanzioni durissime" per chi avesse diffuso e pubblicato le
conversazioni private dei politici da Roma Il tempo passa per tutti. E la
politica italiana non è esattamente il regno della coerenza.
Ora il governo frena sul decreto (
da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: quello sulle intercettazioni. Silvio Berlusconi l'avrebbe
preferito, all'interno del suo partito c'era chi l'aveva già studiato, ma alla
fine si è deciso di non insistere. Soprattutto, per problemi legati all'ingorgo
dei lavori parlamentari, che avrebbe messo a rischio la conversione in legge entro
60 giorni.
E sui brogliacci Unipol c'era il fuoco di fila Pd (
da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: così si altera la democrazia da Roma Sembrano passati anni
luce dai tempi di Fassino e D'Alema alle prese con le intercettazioni del caso
Unipol e le richieste di utilizzo del Gip (oggi "riabilitato")
Clementina Forleo. Invece era appena undici mesi fa quando, la Quercia,
compatta, fece quadrato contro la pubblicazione indiscriminata delle
conversazioni registrate.
Spie, intercettazioni e la voce d'un imitatore Il blitz
come un film ( da "Giornale.it, Il"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: intercettazioni e la voce d'un imitatore Il blitz come un
film di Fausto Biloslavo Un ostaggio in fuga, il sequestro del computer di un
capo guerrigliero, agenti infiltrati e un clamoroso "bluff" finale.
Non è la trama di un film, ma la storia dell'operazione "Scacco", che
ha beffato i terroristi colombiani.
Barca senza passeggeri al largo del Circeo (
da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: vedendolo rientrare al lavoro ed essendo al corrente che
si era recato a San Felice Circeo per un giro in barca, che tiene ancorata al
porto del piccolo paese costiero. La Capitaneria di porto di Terracina, che
indaga sull'accaduto, ha intercettato il natante sul quale nessuno era a bordo
a largo della costa tra il Circeo e Terracina. L'uomo per il momento risulta
disperso. stampa |.
Carfagna sotto attacco, solidarietà bipartisan (
da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Sostiene Facci che le intercettazioni non c'entrano, ma
che il ministro per le Pari opportunità rappresenta il "punto di non
ritorno per un elettorato cui puoi propinare quasi tutto ma non tutto. Ha
cominciato a fare politica nel 2006 e a metà del 2008 è diventata ministro: è
troppo, punto".
Rai, rientro amaro per Saccà Il dirigente è di nuovo
sott'accusa ( da "Corriere.it"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: "Anche negli stralci delle intercettazioni che si
continuano a pubblicare - è il suo primo commento - non c'è alcunchè di
rilevante. Continua a non essere chiaro il motivo per cui queste
intercettazioni sono state mandate qui e rese pubbliche". Poche ore dopo,
l'istanza di accesso al suo fascicolo.
<L'ho contattato io Non farò Torquemada ma vi
divertirete> ( da "Corriere.it"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: di questo clima avvelenato, del dialogo interrotto con
Veltroni, delle intercettazioni e di Saccà, del processo Mills, di Napoli, del
lodo Schifani e ora Alfano, dell'esercito in strada, della cordata Alitalia,
del contrasto col Csm e dei rapporti con Napolitano. Mercoledì prossimo
comunque ospito Walter Veltroni, bene così?
Berlusconi non va a <Matrix> (
da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Salta la puntatA su mediaset dedicata al caso intercettazioni
Berlusconi non va a "Matrix" Il Cavaliere: "Basta gossip che
ammorbano la politica" Mentana: "È regalo a Veltroni". Il leader
Pd: io vado Silvio Berlusconi (LaPresse) ROMA - Il dilemma è stato sciolto. La
puntata di Matrix di giovedì sera dove era previsto come ospite Silvio
Berlusconi è saltata.
Silvio, il <regime> e il telefonino rovente (
da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Ecco perché era giunto da Fini con il testo del
provvedimento che vieta la pubblicazione delle intercettazioni, redatto la
notte prima dal ministro della Giustizia. E per Berlusconi le intercettazioni
che "circolano nei giornali" sono "illegali". Di più:
"È tutto illegale, Gianfranco. Questa non è una inchiesta giudiziaria, sa
tanto di operazione spionistica, di golpe.
Parte del centrodestra cerca di evitare tensioni con il
Colle ( da "Corriere.it"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: ipotesi di arrivare ad un decreto legge che blocchi subito
la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche deve fare i conti con
ostacoli oggettivi. Il primo è la massa dei provvedimenti che il Parlamento
deve approvare entro luglio. Il secondo è il "no" di un'opposizione
che, sebbene divisa, è in grado di rallentare i lavori delle Camere.
Intercettazioni, frenata sul decreto (
da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Probabilmente ci sono termini di necessità e urgenza"
aveva detto berlusconi Intercettazioni, frenata sul decreto Il provvedimento
non è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di venerdì. L'unica
certezza è ora il ddl ROMA - L'ipotesi di un decreto legge sulle
intercettazioni, avanzata dal premier Silvio Berlusconi, perde quota.
Nuovi veleni sulle intercettazioni (
da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Veltroni: "Tutte le armi contro dl
intercettazioni" "Clinton non fece ministro la Lewinsky" Donadi
(Idv): "L'informazione prevalga sulla privacy". Rotondi:
"L'Italia parla al telefono come Silvio" Massimo Donadi (Imago) ROMA
- Intercettazioni e veleni. Per Massimo Donadi (Idv) "l'informazione deve
prevalere sulla privacy".
BERLUSCONI: GOSSIP AVVELENATI. AL MACERO TELEFONATE DEL
PREMIER - OLIMPIADI. SÌ DI BUSH A PECHINO: CI SARÒ - LUCIA ANNUNZIATA: 'SARÒ IN
PIAZZA' - COFFERATI: NOI NON DOBBIAMO ANDARC (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: nel 2007 Di Pietro voleva una legge anti
intercettazioni". In un riquadro: "Berlusconi: 'Stop al gossip che
inquina la politica". "Perchè il premier ha rinunciato ad andare in
tv". A centropagina: "'Ruba o ti faccio stuprare'. Ecco le
intercettazioni in cui i rom minacciano i bambini rendendoli schiavi".
GUZZANTI IN PIAZZA: SIAMO GOVERNATI DA LADRI MA TUTTA LA
SOCIETÀ È CORROTTA E RICORDO CHE IL PD SCALAVA BANCHE - "WALTER, PRENDI
PUBBLICAMENTE LE DISTANZE DALLA MANIFESTAZIONE DI P (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: È grazie alle intercettazioni che sono state fermate le
scalate alle banche da parte di Berlusconi, della Lega e del Pd, grazie alle
intercettazioni e soprattutto grazie al fatto che siano state rese pubbliche a
mezzo stampa Fazio è stato costretto a dimettersi e ora ci troviamo con Draghi
che è onesto e capace.
VIVA LA CARFAGNA! ARMENI: "IL PARAGONE CON LA LEWINSKY
È UNA VOLGARITÀ GRATUITA" - SANTADECHÉ: "SE UNA CRETINA ARRIVA IN UN
POSTO IMPORTANTE C'È VERA PARITÀ" RAVERA: "MI FA PEN (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Sostiene Facci che le intercettazioni non c'entrano, ma
che il ministro per le Pari opportunità rappresenta il "punto di non
ritorno per un elettorato cui puoi propinare quasi tutto ma non tutto. Ha
cominciato a fare politica nel 2006 e a metà del 2008 è diventata ministro: è
troppo, punto".
Lo sciunami di Mastella (
da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: eccoci a ripercorrere le tappe della via crucis
mastelliana a base di intercettazioni. "Sono innocente", ripete
l'imputato, che si ritiene ingiustamente perseguitato insieme alla sua
famiglia. Rivendica, con ragione, la primogenitura dello stop alla pubblicazione
delle intercettazioni. E' Mastella l'uomo di punta delle leggi ad hoc per
chiudere le cronache giudiziarie dei giornali.
La famiglia della ragazza stuprata "convinta" ad
arrendersi ( da "Manifesto, Il"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Al quotidiano di Hong Kong South China Morning Post hanno
raccontato di essere stati sistematicamente pedinati, spiati e intercettati.
Decine di funzionari governativi li hanno assediati con visite e colloqui per
fargli accettare un risarcimento di 30mila yuan (tremila euro circa) per il
funerale. "Abbiamo dovuto accettare" ha detto il padre. "Io sono
solo un contadino".
Saccà e il fantasma (
da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: MEMORIA Saccà e il fantasma Alberto Piccinini Ora che il
fantasma di Monica Lewinsky agita le fantasie di chi attende le nuove puntate
delle intercettazioni telefoniche, giova ricordare la coincidenza che a metà
dicembre 2002 costrinse l'ex direttore generale della Rai Agostino Saccà a
annullare una comparsata della stagista di Clinton prima a "Domenica
in" e poi a "Porta a porta".
LA POLITICA smarrita (
da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: con un processo di formazione che è sembrato una fusione
burocratica tra due consigli di amministrazione, ha intercettato il voto di
sinistra attraverso la proposta elettorale di "andare da solo". Come non
leggervi la nostalgia di un grande partito, e anche l'insofferenza per la ridda
di sigle che avevano dato vita alla dis-unione del governo Prodi?
"Un regalo di compleanno a Veltroni" (
da "Stampaweb, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: giustizia e intercettazioni", scrive la presidenza
del Consiglio. E dire che Mentana neanche intendeva mandare in onda il sonoro
delle intercettazioni già pubblicate, quelle che impazzano sui siti Internet:
"Un'intervista non è un interrogatorio. E quello che conta è se una cosa
può avere o no rilevanza penale.
La Lega insiste: "No ai minareti e ai campi rom" (
da "Stampaweb, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: di gossip e intercettazioni - dice ancora Bricolo, che non
nasconde l'insofferenza della Lega per un dibattito polarizzato sui guai
giudiziari del premier - il gruppo al Senato sta lavorando alla stesura degli
emendamenti. L'obiettivo è di ripulire le città dai delinquenti, da quei campi
nomadi che portano degrado e criminalità e di controllare la presenza degli
extracomunitari"
Roma, 11:30 - INTERCETTAZIONI: RONCHI, NON SI E' PARLATO DI
DECRETO ( da "Repubblica.it"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract:
"Fango su di me e sui ministri Mi difenderò nei
processi" ( da "Corriere.it"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Intercettazioni "Gli attacchi non ci
impressionano" Berlusconi: "Gettato fango su me e i ministri. Il
governo ha già mantenuto molti impegni" ROMA - I "sondaggi confermano
la fiducia degli italiani nel governo" nonostante il "fango"
gettato sul governo in generale e sui ministri in particolare da
"pettegolezzi senza fondamento"
Ipotizzato il reato di associazione a delinquere
finalizzata alla corruzione e al falso "Vittorio Em... (
da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Perché nel carcere di Potenza, Vittorio Emanuele,
intercettato, disse di quella storia: "Anche se avevo torto li ho
fregati". Secondo i suoi avvocati fra una parola e l'altra nella
registrazione ci sono decine di secondi di pausa e non si può dedurre che il
principe si riferisse agli investigatori.
PORNOPOLITIK - BERLUSCONI FRENA SU DECRETO. TRASCRIZIONI AL
MACERO - GIP NAPOLI, PRONUNCIA SU PREMIER ENTRO 7 GIORNI - SACCA': DG NON PUO'
NULLA, FUFFA NUOVE INTERCETTAZIONI (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: decreto sulle intercettazioni. Uno dei due obiettivi
sembra essere stato centrato. 3 - SACCA': DG NON PUO' NULLA, FUFFA NUOVE
INTERCETTAZIONI? (Ansa) - Sulle vecchie intercettazioni 'Cappon non puo' fare
nulla', e le nuove 'sono solo fuffa'. Al suo rientro in Rai dopo
l'autosospensione, Agostino Sacca' guarda al futuro e liquida il polverone
sollevato dalle sue intercettazioni come '
ROM - PALOMBELLI: DISTRATTI DALLA PORNOPOLITICA, RISCHIAMO
DI NON VEDERE L'ESTINZIONE DI UN PRINCIPIO INDISCUTIBILE: L'UGUAGLIANZA DEGLI
ESSERI UMANI - ARBASINO: ISPEZIONI ANALI NO (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: distratti dalle intercettazioni e dalle prevedibili
modestie del Pd, partito nato al gazebo, insediato all'ombra e finito
spiaggiato o sdraiato - non ci rendiamo conto che qui non è questione di
impronte o di Cpt (quei recinti e quelle gabbie sono una vergogna mondiale
almeno quanto le torture americane di Guantanamo o la pena di morte)
FRATTINI NON ACCORPA VERDI, PROFUMO DI GRAZIA "IL
GIORNALE" RALLENTA - SGARBI E FISCHI - BAUDELAIRE BY CALASSO COMMA ROTH -
TOSCANA: LI MANDA RUINI VOLPE GALAN MOLTI SGAR (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: il pubblico del Teatro Greco di Siracusa ha accompagnato
le parole dell'inviato dell'Ansa, Lirio Abbate, che ha spiegato come il ddl
sulle intercettazioni imbavaglierà l'informazione. Lo scenario era quello del
Premio Vittorini, che ha assegnato ad Abbate, che vive sotto scorta perché la
mafia ha tentato di ucciderlo, un alloro per il giornalismo, mentre a Sgarbi
per la cultura.
FASSINO: NON VADO IN PIAZZA CON DI PIETRO E CHI FA
GRILLISMO - A COSSIGA IL POSTO 007 DEL SENATO BETTINI: LAVORARE PER ALLEANZE
LARGHE DALL'UDC AL PRC - COFFERATI: BERLUSCONI DUR (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Fassino ha poi parlato di intercettazioni: 'Dove sta
scritto che i giornali, quando vengono in possesso di un'intercettazione,
devono pubblicarla? - ha detto -. Come se fosse un obbligo morale pubblicare
qualsiasi cosa. Non si pubblica qualsiasi cosa per vendere quattro copie in
piu' e sputtanare il mondo'.
RAI INSACCATA BACI, ABBRACCI E NUOVO ATTO DISCIPLINARE -
PETRUCCIOLI, CAPPON, DEL NOCE: NESSUNO È PASSATO A SALUTARLO SACCA': "MI
HANNO BUTTATO NEL FUOCO MA IO NON MI SONO BRUC (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Le accuse si basano sulla seconda tornata di
intercettazioni (solo 148 su 8.452 ritenute interessanti) però sono
praticamente le stesse: aver cercato di pilotare i vertici aziendali, segnalato
attrici per scopi personali, svelato alla concorrenza i suoi futuri progetti
imprenditoriali. Il reintegrato direttore di Raifiction, che avrà 5 giorni per
presentare le controdeduzioni l'
QUEI BIMBI NON SONO "DIVERSI" (
da "Stampa, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: distratti dalle intercettazioni e dalle prevedibili
modestie del Pd, partito nato al gazebo, insediato all'ombra e finito
spiaggiato o sdraiato - non ci rendiamo conto che qui non è questione di
impronte o di Cpt (quei recinti e quelle gabbie sono una vergogna mondiale
almeno quanto le torture americane di Guantanamo o la pena di morte)
Intercettazioni, il Cdm non ne parla 'Attacco dei giudici
non ci spaventa' ( da "Repubblica.it"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: sulle intercettazioni. Intervenendo in conferenza stampa
subito dopo la riunione del governo, Silvio Berlusconi ha voluto mettere in
chiaro che in ogni caso "gli attacchi dei giudici non ci
impressionano". "Rinuncio a ogni vantaggio, non ho bisogno di nuove
norme giudiziarie - ha detto ancora il premier - Mi sono sempre difeso nei
processi e sono il recordman dei processi con 2.
D'Alema e la giustizia "Così non va, bisogna
cambiare" ( da "Repubblica.it"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Inevitabile che il discorso porti alla intercettazioni.
L'ex ministro degli Esteri ci va giù durissimo: "I giornalisti, quelli
veri, non hanno bisogno delle intercettazioni per fare le inchieste serie.
Quelle devono servire ai magistrati, per indagare. Ma non ai giornalisti".
Padellaro tenta la difesa del ruolo.
Roma, 12:41 - INTERCETTAZIONI: DI PIETRO,CHI GOVERNA SIA
TRASPARENTE ( da "Repubblica.it"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract:
Londra, superspia finisce in coma: sospetti di veleno (
da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: ascolto e intercettazioni) è stato portato in un ospedale
londinese lunedì notte, ma la notizia è filtrata solo giovedì sera. E il Sun,
potente giornale popolare che ha ottimi contatti nell'establishment della
sicurezza e della polizia, ha presentato la storia sotto il titolo inquietante:
"Superspy in coma mistery".
L'ammiraglio Usa: <Teheran lancerà un attacco contro
Israele> ( da "Corriere.it"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: gli uomini della Sesta flotta si sono addestrati per
intercettare i missili iraniani Shahab-3, nel caso di attacco contro il
territorio israeliano. L'ammiraglio ha espresso le sue previsioni in un
articolo intitolato "Maritime Strategy in an Age of Blood and
Belief", pubblicato su "Proceedings", il mensile dell'Istituto
Navale Usa.
Berlusconi: "Basta gossip, inquina la politica" (
da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: inquina la politica" di Redazione Berlusconi declina
l'invito di Matrix a parlare di intercettazioni: "Argomenti che stanno
ammorbando il dibattito. Sbagliato deviare l'attenzione del Paese dai problemi
concreti e dai risultati dell'esecutivo". Il retroscena/Evitato il muro
contro muro Roma - Va o non va? Certo che sì, forse che no.
Intercettazioni, il gip: decisione entro 7 giorni (
da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Intercettazioni, il gip: decisione entro 7 giorni di
Redazione Il gip di Napoli si riserva di decidere sulla richiesta di
utilizzazione delle intercettazioni telefoniche fra Saccà e Berlusconi. Alfano:
"Entro breve un ddl salva privacy". Gasparri: "Pausa di
riflessione, ma l'emergenza resta" Napoli - Il gip di Napoli Luigi
Giordano si è riservato di decidere sulla richiesta da inoltrare
Girotondo attorno a Walter (
da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: da Di Pietro sul terreno delle intercettazioni e della
giustizia. Così Veltroni combatte su due fronti interni: il dialogo lo apre ma
con i Verdi e poi toccherà a Rifondazione e agli altri residui comunisti e si
allinea ai giustizialisti dell'Idv (nel partito c'è anche Pancho Pardi, l'uomo
dei girotondi) in nome della nuova stagione dell'anti berlusconismo a
prescindere.
FELTRI: "SILVIO NON AVER PAURA, ANCHE IL DUCE CI DAVA
CON LE DONNE - ABBIAMO BISOGNO DI UN PREMIER, NON DI UN FRATE. UN PREMIER CHE
PERÒ HA UN PROBLEMA CHE RISCHIA DI DIVENTARE POL (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: A detta dei soliti bene informati, ieri doveva essere il
grande giorno delle intercettazioni hard del Cavaliere con due ministre e una
sottosegretaria del suo governo. E invece niente. Perdipiù il premier ha anche
annullato all'ultimo momento la sua intervista a Matrix , una sorta di appello
alla nazione. Allarme rientrato?
PARISI TRANSFORMER - DAL PUBBLICO AL PRIVATO COME UN
CAMALEONTE, DALLA DESTRA ALLA SINISTRA COME UNA SALAMANDRA - E CON PARISI A
VIALE MAZZINI, L'OSTILITÀ VERSO MEDIASET AVRÀ LA DU (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: dopo l'exploit delle intercettazioni, non ne parliamo: per
attraversarlo si consiglia un giubbotto anti-proiettile. Soprattutto dopo la
decisione del giudice di reintegrare Agostino Saccà. E nell'attesa dell'8
luglio, quando la Consulta si dichiarerà sulla legittimità della sospensione di
Petroni dal cda.
IL FURBETTO DEL BOTULINO ELIO OLDRINI, "STAR"
DELLA CHIRURGIA ESTETICA (MARINA DI SAVOIA, VANONI, MALGIOGLIO), È RICCO
SFONDATO PECCATO CHE NON FOSSE UN MEDICO E CHE RIFILASSE (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: E se ne vanta al telefono, che è intercettato dalle Fiamme
gialle. Quando parla a un amico del primo sequestro, quello dei Nas, il mago
del botulino racconta con orgoglio di aver visto arrivare i militari. Appena in
tempo - spiega - per mettere al sicuro la merce più compromettente.
IL GIUDICE GANDUS, IN ATTESA DELLE LEGGI BLOCCA-PROCESSI E
LODO ALFANO, SEPARERÀ LA POSIZIONE DEL CAV. DA QUELLA DI MILLS? VERDETTO-LAMPO
CHE PARLANDO DI MILLS, DEMOLIREBBE SILVI (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: intercettazioni, tra le 9 mila realizzate per
l'imbarazzante feuilleton di "pornopolitica" che coinvolge Silvio
Berlusconi, potranno essere ammesse alle udienze preliminari del processo per
corruzione del manager Rai, Agostino Saccà. Secondo i capi d'imputazione, la
promessa di 30 milioni di euro da investire in future attività imprenditoriali
in cambio di favori in Rai per alcune
Berlusconi: contro di me solo fango (
da "Stampaweb, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Il decreto legge sulle intercettazioni oggi non è stato
esaminato dal Consiglio dei ministri. LINK + Berlusconi rinuncia a Matrix e al
dl + Mentana: "Un regalo di compleanno a Veltroni" + L'ira di Silvio:
"E' pornopolitica" + Csm: irragionevole la blocca-processi.
Beppe Grillo parteciperà in videoconferenza. Marco
Travaglio sul palco Parisi in piazza, Grillo in v... (
da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: contro i provvedimenti in materia di giustizia e
intercettazioni del governo Berlusconi. Senza essere afflitti dal
"complesso di piazza San Giovanni" cioè dall'ansia di portare un
milione di persone. L'appuntamento è per l'8 luglio alle 18 e i promotori
dell'iniziativa, il direttore di Micromega, Paolo Flores D'Arcais, Pancho Pardi,
Furio Colombo e Antonio Di Pietro (leader dell'
SILVIO: PIÙ FORTE DEI PETTEGOLEZZI IL GIUDICE CARNEVALE
PRO-CAV. GASPARRI: DI PIETRO SEMBRA VITO CATOZZO UN'INIZIATIVA DELLA CARFAGNA:
IL GARANTE PER L'INFANZIA PM: "ALLA D (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Riguardo a verbali e intercettazioni, il presidente di
sezione della Cassazione ritiene che bisognerebbe perseguire non la stampa 'ma
chi li fa uscire'. 'Ed e' intuibile - dice - chi sia. In Italia, ormai, si vive
con l'incubo patologico delle intercettazioni: e' assurdo che fatti
irrilevanti, cioe' puro gossip, finiscano in pasto all'opinione pubblica.
UNA FARSA CHIAMATA ONU L'AMBASCIATORE DI MOSCA RINVIA UNA
SEDUTA PER VEDERE LA PARTITA SPAGNA-RUSSIA L'INVIATO IN BIRMANIA ASPETTA IL
VISTO DA 4 MESI DELLE NAZIONI UNITE NON (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: anomala maniera gli investigatori Onu sono comunque
riusciti a intercettare un carico di droga. E c'è chi giura che se la sarebbero
venduta, per comprare finalmente una macchina. "Ma ora l'auto è ferma
perché non hanno i soldi per la benzina", racconta un diplomatico al
corrente della vicenda, aggiungendo un ulteriore dettaglio: "Hanno i
telefonini con le batterie rotte,
BOCCA IN MEMORIA DI RINALDI: LO STIMAVO, ANCHE SE M'AVEVA
SPOSTATO LA RUBRICA - QUEL RODOTÀ LÌ DEV'ESSERE PIÙ PETTEGOLO DELLA COLLEGA
MARIA LAURA I COLPI DI SÒLE DEI VANZINA (BY (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: quel Rodotà lì, che per due intercettazioni in meno
(forse), e un po' di cotone nel buco della serratura, scrive quel che ha
scritto, suda, tribola come un tarantolato, sviene e stramazza, quel Rodotà lì
dev'essere più pettegolo della collega Maria Laura. 3 - LA RECINZIONE:
UN'ESTATE AL MARE (NESTATEARMARE).
CON UN VOLO RIO DE JANEIRO-MALPENSA E' TORNATA VERONICA E
SILVIO CORRE SUBITO A MACHERIO - L'ORIGINE DELL'ETERNA CRISI TRA I DUE? LA
DIVISIONE DELL'IMPERO (PER 5 O PER 2?) COSSIG (
da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Francesco Cossiga a proposito delle intercettazioni
telefoniche, secondo cui 'quelle che sembrano essere rivelazioni eclatanti in
materia per cosi' dire 'sentimentale' possano avere qualche influenza sulla
attuale situazione politica italiana'. 'Per come sono fatti gli italiani,
specie quelli di oggi e i cattolici (tutti peccatori) - rileva - la cosa puo'
andare ad onore di Berlusconi.
AL MACERO BERLUSCONI HARD-CORE? CALMI, C'È "LA
REPUBBLICA" DEL BUCO "SILVIO" E "FEDELE" SULLE VIRTÙ
DI UNA GIOVANE (DALLO SHOW ALLA POLITICA) LO RIVOLTI PER 20 ANNI COME UN
CALZINO ( da "Dagospia.com"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: intercettazione telefonica tra Berlusconi e Confalonieri?
Posta la domanda, si può scoprire che neppure può esistere quella telefonata a
Napoli perché, nel rispetto della legge, Berlusconi non è stato mai
intercettato direttamente e Confalonieri, nell'affare Saccà, è una comparsa del
tutto marginale (e quindi mai sottoposto ad "
Berlusconi: "Patto scelleraro tra riformisti e
giustizialisti" ( da "Repubblica.it"
del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: intercettazioni, il premier è tornato ad attaccare le
toghe: "I giudici non ci impressionano". Ostenta sicurezza il
premier; è convinto che quella che lui ritiene essere una persecuzione nei suoi
confronti non ha fatto breccia nell'opinine pubblica: "I sondaggi
dimostrano che il fango senza fondamento dei pettegolezzi non hanno scalfito la
fiducia degli italiani nel governo e nella
GOSSIP DI STATO (
da "Stampa, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: rispetto alla possibile pubblicazione delle
intercettazioni "pornopolitiche", potesse essere controproducente.
Oppure la speranza che non siano così scontati sia il rifiuto della ricusazione
nei confronti del giudice Gandus sia la sua condanna nel processo sul caso
Mills. Siano stati i consigli di Letta o quelli dei suoi avvocati, bene ha
fatto Berlusconi a rinunciare all'
Berlusconi frena Intercettazioni, niente decreto (
da "Stampa, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Abstract: Il premier rinuncia a "Matrix" Berlusconi frena
Intercettazioni, niente decreto Silvio Berlusconi ha rinunciato ad andare a
"Matrix" per parlare dei problemi della giustizia, come aveva
annunciato. "Il gossip inquina il dibattito politico, non era opportuno
che io andassi", ha detto il premier.
( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
L'INCONTRO
Una lista propria o partiti amici? BELLUNO Una variabile che potrebbe cambiare
le carte in tavola e rompere i già fragili equilibri interni a centrodestra e
centrosinistra. I secessionisti bellunesi si stanno confrontando in questi
giorni sulla possibilità di scendere nell'agone politico in vista delle
elezioni provinciali della prossima primavera. L'obiettivo del padre spirituale
del referendum di Lamon Renzo Poletti è quello di presentare una lista propria
in grado di accorpare i secessionisti della provincia, da Cortina a Sappada.
Ieri sera intanto il comitato di Poletti si è incontrato con i dirimpettai di
Sovramonte per stabilire la linea da adottare fra dieci giorni ad Asiago quando
il mondo referendario veneto e bellunese si incontrerà con alcuni parlamentari,
fra tutti il senatore leghista Sergio Divina, uomo forte del Carroccio e
probabile candidato alle future elezioni provinciali di Trento. Divina nel suo
primo intervento al Senato - a inizio legislatura - ha ricordato al governo,
Berlusconi in primis, l'esigenza di dare una risposta alle diverse
rivendicazioni secessioniste. All'assemblea di Asiago saranno presenti anche il
capogruppo della Lega nord in Regione Gianpaolo Bottacin e l'ex segretario
della Camera dei deputati, Marco Boato, primo sostenitore della causa lamonese.
"Dobbiamo entrare nella stanza dei bottoni", afferma dall'altopiano
di Lamon Renzo Poletti, "altrimenti nessuno ascolterà mai le nostre
ragioni fino in fondo. Il nostro movimento", prosegue il referendario,
"continua a essere assente dai posti dove si fa politica e si
decide". E questo, sembra di capire, a cominciare dall'istituzione più
vicina, la Provincia. In questo caso l'obiettivo è nel medio periodo, le
elezioni della primavera 2009, ma Poletti e i suoi - compreso i comitati di Asiago
e del Veneto orientale - guarderebbero anche alle regionali. L'alternativa alla
lista unica è convincere i cosiddetti "partiti amici" ad accogliere
rappresentanti del secessionismo locale come soggetti "indipendenti".
Strada già percorsa con scarso successo nel periodo antecedente alle politiche
dello scorso aprile, quando Poletti tentò di portare a Roma un secessionista
duro e puro, così da bypassare eventuali, per quanto affidabili, "filtri
politici e partitici". Una probabile discesa in campo
dei referendari potrebbe sconquassare il panorama politico provinciale e
intercettare un buon numero di voti, soprattutto quelli di protesta. Un fattore
che già in tanti - politici e amministratori - stanno tenendo sott'occhio.
Continua infine a pendere come un'aguzza Spada di Damocle la minaccia di un
referendum pro-Trentino allargato a tutta la Provincia di Belluno. La
documentazione come le schede per la raccolta firme preliminare è già pronta.
"Teniamo tutto in un cassetto, ma non escludiamo nulla. Gli appoggi sul territorio
ci sono e la macchina organizzativa è ben oliata", conclude il padre dei
referendum. Nel caso di insabbiamento della questione a Roma, quindi, la
carovana referendaria potrebbe partire da un momento all'altro. (cr.ar.).
( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Sei in
gara ai "Casoni" per scegliere due gruppi BELLUNO. Giovani di Note
2008 esordisce con una novità. Domani si svolgeranno le audizioni per decidere
gli ultimi due gruppi ammessi alla fase eliminatoria del concorso musicale
promosso dalla Provincia di Belluno. I sei gruppi si sfideranno sul
palcoscenico dei Casoni, lungo la statale Agordina tra Belluno e Mas di Sedico,
in un concerto live aperto al pubblico. L'audizione-concerto inizierà intorno
alle 15.30. Un'occasione per incontrare il funky rocky pop dei bellunesi
"Airband", il jazz rock blues dei "Generate Falls" da Pieve
di Cadore, il pop rock dei "Guias", cadorini da Lorenzago, il rock
dei bellunesi "Siadefse", il post-grunde dei "Demerol" da
San Vito di Cadore e i "Likuori Infranti" che da Belluno portano il
loro rock comico demenziale. "Quest'anno c'è stato un forte ricambio
generazionale - spiega l'assessore provinciale Ezio Lise - il
concorso ha intercettato nuove formazioni che si stanno affacciando sul
palcoscenico musicale bellunese. è un segnale di vitalità e di novità, che ci
chiede un supplemento di attenzione". L'edizione 2008 si sta
caratterizzando per le tante novità. Molti gruppi si presentano per la prima
volta e tra i musicisti spiccano alcuni giovanissimi. "Non sempre
dai demo si riesce a valutare la qualità della proposta - nota il direttore
artistico Guido Beretta - per questo abbiamo deciso un supplemento di
valutazione, organizzando questa audizione live. Un vero concerto, dove i
gruppi faranno vedere le loro doti". I due concorrenti che supereranno le
audizioni andranno a completare il quadro dei 12 gruppi che si sfideranno nelle
tre serate eliminatorie in programma a settembre a Cortina, Longarone e Feltre.
( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
"Processate Vittorio Emanuele" Per il pm Woodcock era nella
holding del malaffare A Parigi l'intercettazione su Hammer: "Li ho fregati"
ROMA. Due anni dopo il boom mediatico provocato dall'arresto del principe
Vittorio Emanuele (foto), l'inchiesta "savoiagate", condotta dalla
Procura di Potenza, approda al giudice dell'udienza preliminare. Il pm
Henry John Woodcock ha chiesto il rinvio a giudizio di Vittorio Emanuele. Il
processo è stato chiesto anche per un'altra dozzina di persone. Vittorio
Emanuele di Savoia, in particolare, è accusato di essere stato tra i promotori
e organizzatori di una sorta di "holding del malaffare", impegnata
nel settore del gioco d'azzardo, che avrebbe fatto ricorso ad operazione di
corruzione per ottenere specifici "nulla osta" dai Monopoli di Stato
per l'installazione di videogames. L'organizzazione avrebbe anche favorito
operazioni di riciclaggio in alcuni casinò di denaro illecito. Tra gli imputati
figurano alcuni periti che avrebbero redatto consulenze tecniche compiacenti
sulla liceità di alcuni apparecchi di gioco, mentre sono ancora in corso
indagini per identificare tre militari della guardia di finanza che avrebbero
preso una tangente per non denunciare fatti penalmente rilevanti. Nel corso
dell'inchiesta, la Procura di Potenza ha trasmesso a diverse autorità
giudiziarie, competenti per territorio, specifici filoni d'indagine emersi
durante le attività investigative, mentre, con il placet della Cassazione, è
rimasta nel capoluogo lucano la vicenda relativa al reato associativo. Le
indagini nelle altre sedi giudiziarie hanno portato, in alcuni casi,
all'archiviazione, in altri alla formulazione di richieste di rinvio a giudizio
per alcuni indagati. Inoltre il ministero della giustizia italiano, su
richiesta del pm Woodcock, ha inoltrato a quello francese alcune
intercettazioni che si riferiscono all'omicidio del giovane tedesco Dirk
Hammer, ucciso nel 1978 all'Isola di Cavallo, in Corsica, da un colpo di fucile
sparato dal principe Vittorio Emanuele. Per la morte di Hammer, Vittorio
Emanuele è stato assolto dalla magistratura francese dall'accusa di omicidio
preterintenzionale. A proposito di quel processo - secondo il pm Woodcock - il
principe, intercettato nel carcere di Potenza dopo l'arresto del giugno 2006,
raccontò ad un altro detenuto: "Anche se io avevo torto... devo dire che
li ho fregati".
( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Per la
Carfagna sono solo stupidaggini. Mentana: la rinuncia? Un autogol Berlusconi:
basta gossip. E non va a Matrix Insinuazione di Donadi (Idv): ma Bill Clinton
non ha fatto ministro la Lewinsky Clima rovente per le voci di una imminente
pubblicazione di telefonate hard GABRIELE RIZZARDI ROMA. "Ho saputo da
palazzo Chigi che il presidente del Consiglio ha deciso di rinunciare. Peccato
è una occasione persa". Enrico Mentana scioglie il dilemma poco dopo le
15. Silvio Berlusconi non parteciperà alla puntata di
Matrix su giustizia e intercettazioni telefoniche che sarebbe dovuta andare in
onda ieri sera. La decisione viene presa nel momento più alto dello scontro tra
politica e giustizia e proprio mentre si fanno più insistenti le voci
sull'imminente pubblicazione di nuove intercettazioni telefoniche che
potrebbero mettere in difficoltà il premier. Colloqui "hard"
con donne del Pdl? Promesse di una fulminante carriera o di un posto al governo
in cambio di certi favori? Battute troppo spinte? Il ministro per le Pari
opportunità, Mara Carfagna, glissa la domanda: "Non mi occupo di intercettazione
e di gossip". L'attesa fa lievitare le insinuazioni e Massimo Donadi
affonda il coltello nella piaga: "E se Bill Clinton avesse fatto Monica
Lewinsky ministro del suo governo? Io" precisa il deputato dipietrista
"sono rispettoso al massimo della privacy dei cittadini ma credo che nella
vita di un uomo politico di privacy ce ne debba essere molto poca". Alla
fine, la decisone di Berlusconi è quella di non andare a farsi
"mitragliare" da Mentana. Con una nota, il premier spiega di aver
rinunciato alla diretta Mediaset per non oscurare il lavoro del governo con il
gossip. "Abbiamo lavorato tanto e benissimo in questi primi due mesi di
attività. Non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi proposti da
Matrix (giustizia e intercettazioni) che farebbero passare in secondo piano le
tante cose realizzate dal governo per cedere il passo ad argomenti e gossip
negativi che inquinano ed ammorbano il dibattito politico e parapolitico di
questi giorni deviando l'attenzione del paese dai problemi concreti e dai
risultati dell'azione di governo" si legge nella nota di palazzo Chigi.
Perché la marcia indietro? Se Di Pietro vede un nesso tra la rinuncia di ieri e
la mancata pubblicazione di ipotetiche conversazioni private con il premier
protagonista ("Hanno capito che non le pubblicano più e quindi non si fa
più il decreto"), Enrico Mentana lo esclude. "Non c'entra nulla la
sua rinuncia con le intercettazioni. Vi invito a stare a quello che c'è scritto
nel comunicato di palazzo Chigi. Berlusconi" taglia corto il conduttore di
Matrix "dice chiaramente: non mi conviene parlare di temi caldi in questo
momento". Mentana, per il quale la rinuncia del Cavaliere è stato un
"autogol" e un "bel regalo di compleanno a Veltroni", si
dice molto dispiaciuto per l'occasione perduta. La prossima settimana negli
studi di Matrix ci sarà invece Walter Veltroni. "Berlusconi ha deciso di
non andare. E' una scelta che non discuto ma se mi sarà confermato l'invito per
mercoledì prossimo, sarò onorato di accettare" dice il leader del Pd che
andrà a Matrix per parlare "delle questioni sociali e politiche che stanno
a cuore agli italiani senza il timore, espresso invece da Berlusconi, che si
finirebbe per parlare di gossip". Il segretario del Pd auspica che la
rinuncia del presidente del Consiglio sia la spia della volontà di un
"cambio di strategia". A prendere le distanze dal Cavaliere è anche
Casini per il quale il governo si dovrebbe occupare dei "problemi
seri" e delle famiglie "che non ce la fanno ad arrivare alla fine del
mese". Prima della rinuncia del premier, Antonio Di Pietro era pronto a
commentare in diretta l'intervista mentre Beppe Grillo esortava il suo
"popolo" a telefonare a Matrix, indicando anche il numero della
redazione, per protestare: "Il premier sarà ospite del suo dipendente Mentana,
nel suo Canale
( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Disappunto
dentro Forza Italia. Veltroni minaccia uno scontro senza quartiere: la priorità
sono i salari Intercettazioni, il decreto non si farà
Prevale la prudenza di An e il timore di non riuscire a convertirlo Anche
Ghedini frena: se il provvedimento decadesse chi le pubblica non sarebbe più
sanzionabile RENATO VENDITTI ROMA. Il governo si riunisce questa mattina, ma
nell' ordine del giorno del consiglio dei ministri non figura il decreto sulle
intercettazioni, perché la maggioranza è divisa e l'opposizione contraria.
L'ostilità del presidente della Camera Gianfranco Fini era la spia di un disagio
diffuso nella maggioranza. Aggravata dal timore che l'opposizione, come ieri ha
minacciato Veltroni, facesse su questo tema le barricate. E così è tregua. Per
ora. Nei commenti del Pdl, il disagio appare evidente. In An, la posizione di
Fini, ostile al decreto, è stata condivisa: la "necessità e urgenza"
c'è, ma con la difficoltà di approvare il decreto entro 60 giorni. Si è
distinta la componente Forza Italia del partito della libertà, che voleva il
decreto. Niccolò Ghedini, l'esperto di Berlusconi, ha suggerito la via d'uscita
di estrapolare dal decreto solo il divieto di pubblicare le
intercettazioni. Ma, realista più di altri, ha spiegato che se il decreto
decadesse, "tutte le intercettazioni pubbliche non sarebbero più
sanzionabili". Anche questa ipotesi appare improbabile. Resta dunque in
campo in tema di intercettazioni solo il provvedimento varato il 13 giugno dal
governo e firmato dal Capo dello Stato il 26. Un provvedimento non
ancora assegnato alla competente commissione Giustizia della Camera. Walter
Veltroni ha dato voce all'opposizione. Se si dovesse andare allo scontro
"sarà inevitabile che in Parlamento il clima diventi tale per cui nel
confronto useremo tutte le armi per difendere le prerogative
parlamentari". Al contrario un decreto urgente ci vorrebbe per difendere i
salari dal caroprezzi. La situazione economica sta precipitando "ma
Berlusconi è in tutt'altre faccende affaccendato, come sulla proposta, inserita
nel decreto sicurezza, di sospendere tutti i processi per reati compiuti prima
del 2002. Veltroni lo ha definito un "mini-indulto". Per spostare un
processo di Berlusconi, si rinuncia a fare quelli nati da reati gravi, come le
intercettazioni illecite: un paradosso, dice Veltroni, perché il governo
vorrebbe un decreto sullo stesso argomento. Il ragionamento di Pier Ferdinando
Casini è analogo a quello di Veltroni: le famiglie faticano ad arrivare alla
fine del mese, la polizia ha organici decurtati e invece si vuol decidere sulle
intercettazioni, come si vogliono bloccare i processi con il decreto sulla
sicurezza. Sospendere i processi, dice l'Udc D'Onofrio, è contro "la
cultura del diritto". Il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro,
dice che delle intercettazioni si è anche abusato. Ma è difficile accettare l'obiettivo
immediato di Berlusconi, che è quello di risolvere i problemi personali.
Utilizzare una intercettazione per far dimettere il presidente del Consiglio è
"una barbarie", dice Soro. Ma il premier deve accettare anche
rispettare la distinzione dei poteri. Nicola Latorre, Pd, aggiunge che le
intercettazioni sono uno strumento indispensabile per i magistrati, ma il
sistema attuale va cambiato: "E' un autentico schifo, perché le
intercettazioni sono uno strumento di lotta politica, e basta". La
spiegazione delle perplessità di An sono in questa spiegazione di Ignazio La
Russa: la cosa peggiore che può esserci è quella di fare un decreto e non avere
il tempo per convertirlo.
( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
"E
se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? Il
dirimente tra ... "E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro
del suo governo? Il dirimente tra pubblico e privato nella politica nel caso di
un capo di governo è molto labile. Credo che l'informazione debba
prevalere". "Io sono rispettoso al massimo della privacy dei
cittadini italiani ma credo che nella vita di un uomo politico di privacy ce ne
debba essere molto poca. Se poi quest'uomo politico riveste cariche istituzionali
di massimo rilievo prevale quasi sempre il diritto dei cittadini ad essere
informati. Negli Usa Bill Clinton è stato al centro di una bufera mediatica per
vicende sessuali con Monica Lewinsky. Credo sia stato
giusto che gli americani abbiano potuto conoscere la morale del loro massimo
rappresentante politico". Massimo Donadi, capogruppo Idv-Camera ----
"Non mi occupo di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini. Non fanno
parte della delega del mio ministero, e quindi non me ne occupo". Mara
Carfagna ministro delle Pari opportunità.
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Salta
l'intervista tv. Oggi niente decreto intercettazioni nel
Cdm. L'accordo sulle registrazioni di Napoli Berlusconi: gossip avvelenati Al
macero telefonate del premier ROMA - Silvio Berlusconi alla fine rinuncia a
partecipare a Matrix, la trasmissione di Enrico Mentana. "Il gossip
ammorba la politica", ha detto il premier, "sarebbe stato inopportuno
intervenire". Intanto per un accordo fra le parti saranno distrutte
le telefonate "irrilevanti" che riguardano il presidente del
consiglio nell'inchiesta di Napoli. Oggi si riunisce il consiglio dei Ministri
e all'ordine del giorno non è previsto il decreto sulle intercettazioni.
Veltroni minaccia: "Pronti a fare la guerra". SERVIZi ALLE PAGINE 2,
3, 4 E 6.
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
I
dipietristi attaccano: l'informazione deve prevalere sulla privacy. Soro: no,
abbiamo altri mezzi per metterlo all'angolo Il Pd: "Il privato di Silvio
non ci interessa" ma il fantasma Lewinsky agita il Palazzo Donadi (Idv):
se Clinton avesse fatto Monica ministro cosa sarebbe accaduto? La Carfagna
taglia corto: non mi occupo di intercettazioni e
stupidaggini CARMELO LOPAPA ROMA - La domanda, scagliata in un'arena politica
già resa incandescente da indiscrezioni e veleni su presunte telefonate hot,
non ha avuto bisogno di grandi spiegazioni. è bastato che il capogruppo
dipietrista Massimo Donadi la formulasse dai microfoni di Radio Radicale perché
si scatenasse un nuovo putiferio. Interrogativo finto ingenuo: e
"se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? La
vicenda sarebbe diventata di rilevanza politica oppure no?" Ora, cosa
c'azzecchi, per dirla col suo leader, l'ex stagista della sala ovale della Casa
Bianca col governo italiano, è stato subito chiaro alla luce del gossip di
questi giorni. Berlusconi, donne, telefonate, ministre, allusioni pecorecce,
inchiesta, intercettazioni. Giusto o no venirne a conoscenza? Donadi, e con lui
il partito, non ha dubbi. "Nessun riferimento a questa o quella ministra
in particolare, mi sono limitato a prendere spunto dalle indiscrezioni che
circolano in questi giorni e ho preso d'esempio il caso universalmente noto
come gossip pruriginoso che ha portato quasi all'impeachment del presidente
americano. Il dirimente tra pubblico e privato, nel caso di un capo di governo è
molto labile, credo che l'informazione debba prevalere. "Siamo a Monica
Lewinsky? E meno male che tu eri il più moderato dei nostri" lo provoca
Antonio Di Pietro incrociandolo a Montecitorio. Ma dicendolo ci ride su,
essendo stato proprio lui, l'ex pm, a dar fuoco alle polveri con quel sobrio
"magnaccia" attribuito l'altro giorno al premier. Bufera. A metà
giornata tutto lo stato maggiore del centrodestra coglie la palla al balzo per
invocare il decreto d'urgenza sulle intercettazioni, poi tramontato in serata.
I principali siti internet nel frattempo rilanciano la battuta gossippara
corredando i servizi con foto di ministre. La responsabile delle Pari
opportunità Mara Carfagna, impegnata a Napoli, taglia corto: "Non mi
occupo di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della
delega del mio ministero". Contrariata. Il fatto è che la nuova uscita
crea imbarazzi anche nel Pd e chi può prende le distanze, in Transatlantico.
"è un linguaggio che non ci appartiene - scandisce il capogruppo Antonello
Soro - Una politica che usa qualsiasi strumento a fini demagogici finisce col
favorire gli avversari, abbiamo altri mezzi per mettere all'angolo Berlusconi.
Una cosa è certa: non gli chiederemo mai le dimissioni per quel che ha fatto o
detto nella sua vita privata, ma per i danni provocati agli italiani". E
poi, concorda Ermete Realacci, "al cospetto degli italiani che in buona
parte non distinguono tra governo e Parlamento, allusioni di quel genere
finiscono con lo scaricare fango su tutta la classe politica".
Qualunquismo, è l'accusa. "Strano che si sia espresso in quei termini una
persona mite come Donadi - premette Giuseppe Giulietti collega nell'Idv - è
sempre un rischio spostarsi sul terreno di chi la spara più grossa, perché lì a
vincere è sempre Berlusconi". A destra, stizza per il nuovo colpo basso.
"Non merita neanche una risposta" per il capogruppo Pdl alla Camera
Fabrizio Cicchitto. Il suo omonimo al Senato Maurizio Gasparri tira subito le
conclusioni politiche. "Peccato, ero possibilista sull'elezione di Leoluca
Orlando alla Vigilanza Rai, ma col partito che si esprime in questi termini
ogni santo giorno, tutto è più complicato". Il portavoce forzista Daniele
Capezzone, suggerisce, allusivo, "maggiore cautela a Donadi e Di Pietro: i
loro armadi sono popolati da scheletri".
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Ieri
mattina il summit a tre nel corso del quale è stato deciso di annullare la
trasmissione tv Letta e Confalonieri, stop al premier "Ora è il momento
della tregua" Il Cavaliere:"Ma non cederò ai ricatti di toghe e
giornali" Il presidente cambia strategia ma non rinuncia definitivamente
al decreto CLAUDIO TITO ROMA - è servito un vero e proprio summit per
persuaderlo. Per convincerlo che il decreto per bloccare le intercettazioni
avrebbe provocato una "guerra". Che uno "show" davanti alle
telecamere di Matrix avrebbe fatto precipitare la situazione. Silvio
Berlusconi, infatti, solo dopo aver ascoltato i pareri di Gianni Letta e Fedele
Confalonieri, alla fine ha ceduto. Il pressing dei fedelissimi ha placato l'ira
del Cavaliere e lo ha indotto a riporre nel cassetto il provvedimento. Una
riunione a tre, superriservata. Il vertice che Berlusconi riunisce nei momenti
più delicati: quelli delle scelte che segnano un svolta in politica o
nell'imprenditoria. E in quella sede, sia il sottosegretario alla presidenza
del consiglio sia il presidente di Mediaset gli hanno sottoposto un lungo
elenco di controindicazioni rispetto alla linea dura. "è un errore",
gli hanno ripetuto all'unisono. Perché bisogna puntare sulla "nuova pace
istituzionale". Che coinvolga tutti i vertici dello Stato e non solo. Il
testo del decreto, in realtà, era già pronto. Il ministro della Giustizia,
Angelo Alfano, lo aveva confezionato in poche ore. Il premier fino a ieri
mattina lo aveva lasciato nella sua agenda personale, temendo che le
intercettazioni più "calde" potessero finire nelle edicole proprio in
questi giorni. Così come aveva lasciato in sospeso Enrico Mentana. Che della
partecipazione alla sua trasmissione del leader del Pdl aveva discusso proprio
con Confalonieri mercoledì sera. "Io non so se è un errore, non so se
dobbiamo sottostare a certi ricatti. La gente deve sapere, devo rivolgermi
direttamente a loro", è stata la frase che per l'intera mattinata di ieri
il presidente del consiglio ha ripetuto a tutti i suoi interlocutori. E non è
una caso la parola d'ordine lanciata in serata a tutti i ministri sia stata poi
costruita in modo che la "controparte", ossia i magistrati, continui
a coltivare il dubbio sulle mosse dell'esecutivo. Perchè per Palazzo Chigi,
questa si sta sempre più trasformando in una "guerra di nervi". Nella
quale ogni singolo posizionamento è finalizzato a trasmettere un messaggio, a
mettere in campo una minaccia e quindi ricevere una risposta. Letta e
Confalonieri, però, hanno insistito. L'idea della "pace
istituzionale" è stata una necessità sottolineata con nettezza.
"Bisogna raffreddare i toni", è stata la frase più utilizzata dalle
"colombe" berlusconiane. Una "pace" che naturalmente coinvolga
il capo dello Stato dopo le polemiche degli ultimi giorni. Per Letta, lo
scontro con Napolitano va superato rapidamente. Anzi, l'intesa con il Quirinale
deve diventare un tassello fondamentale per ristabilire la "pace
istituzionale". Un elemento portante per quella che il Cavaliere continua
a considerare l'unica "garanzia" per archiviare - o per lo meno
rimandare - la battaglia contro i giudici. Tant'è che solo dopo il summit con
gli "amici di sempre", il premier si è convinto
che il modo migliore per tentare disinnescare la mina delle intercettazioni non
fosse più la linea dura ma quella della trattativa. Con tutti i soggetti
coinvolti. "Quelle intercettazioni sono un segno di inciviltà - si è
sfogato l'uomo di Palazzo Chigi - ma soprattutto un arma per ricattarmi.
Vogliono far pensare che dentro ci sia qualcosa di grave. Ma si tratta
solo di gossip". Proprio perché viene considerata un'arma di ricatto, il
premier ha lasciato il colpo in canna fino all'ultimo momento. "Allo stato
però - ha infine convenuto - mi dicono che ci sono le possibilità per cui tutti
depongano le armi. Vediamo". L'opportunità di alzare il tiro a
"Matrix" è allora venuta meno. Per il momento, quindi, anche a Via
del Plebiscito vogliono verificare se la "pace" - che Berlusconi
considera più riduttivamente una tregua - tiene davvero. In caso contrario, il
decreto che blocca le intercettazioni potrebbe tornare ad essere un punto
all'ordine del giorno del governo. Nel consiglio dei ministri di oggi,
probabilmente, se ne parlerà. Ma solo informalmente. Sta di fatto che il capo del
governo ha ancora un mese per orientare i suoi atteggiamenti. Per controllare
se le intercettazioni "inutili" di Napoli verranno effettivamente
distrutte, per rendersi conto se il processo Mills di Napoli procederà senza
rallentamenti o meno. Fino all'otto agosto, infatti, a suo giudizio c'è ancora
tempo per emettere il decreto. E per approvare definitivamente, il cosiddetto
Lodo Alfano, il disegno di legge che blocca i processi per le quattro più alte
cariche dello Stato.
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Piersilvio "Nel mio telefono non c'è nulla sanno che io non
raccomando" MILANO - "Le intercettazioni? Sono sereno, nel mio
telefono non c'è niente, non mi chiamano nemmeno per le raccomandazioni, sanno
che con me non passano". Così il vice presidente di Mediaset Piersilvio
Berlusconi interviene sul caso che angustia il padre. E conferma anche,
riguardo all'ipotesi di un approdo a Mediaset del direttore di Rai Fiction
Agostino Saccà, che in effetti - come rivelato dall'Espresso - della cosa si
discusse in un pranzo ad Arcore come ha raccontato Bruno Ermolli ai pm di
Napoli. "Anch'io naturalmente ho ricevuto segnalazioni di amici - ha
aggiunto Piersilvio Berlusconi - ma segnalazioni pesanti no. Segnalare le
persone brave e capaci comunque non è reato".
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Berlusconi
rinuncia a Matrix "Il gossip inquina la politica" è scontro sulle intercettazioni. Veltroni: pronti a fare la
guerra GIANLUCA LUZI ROMA - Berlusconi ha rinunciato a Matrix lasciando a bocca
asciutta tutti coloro che si aspettavano un'ora e mezza di attacchi alla
magistratura, compreso Di Pietro che era già pronto a commentare il Cavaliere
davanti a un maxischermo piazzato nella pineta di Fregene. Era stato lo
stesso premier, martedì, dopo giorni di voci sempre più insistenti su
intercettazioni hard, a creare l'attesa per una trasmissione che avrebbe rischiato
di incendiare il clima politico già surriscaldato dal conflitto con
l'opposizione e la magistratura e dall'annuncio che il capo del governo stava
valutando l'opportunità di trasformare il disegno di legge sulle
intercettazioni in un più sbrigativo decreto. La decisione del premier di non
andare alla trasmissione è stata comunicata dal conduttore di Matrix Enrico
Mentana e spiegata da Berlusconi con l'opportunità di non mettere in secondo
piano rispetto ai temi bollenti della giustizia il fatto che "il governo
ha lavorato tanto e benissimo in questi primi due mesi". Per Mentana la
rinuncia è "un'occasione perduta, ma sarebbe stata peggio un'occasione
onorata soltanto a metà". Del resto, ha aggiunto Mentana, quella a Matrix
"sarebbe stata un'intervista a tutto tondo" e "capisco che al
presidente non conveniva in un momento così delicato". In conclusione
"Berlusconi ha fatto il regalo di compleanno a Veltroni" che ieri
compiva 53 anni. In concreto - una volta verificato che le intercettazioni a
luci rosse non sarebbero uscite - Berlusconi ha scelto di non inasprire lo
scontro con la magistratura e l'opposizione. E spiega così la decisione che
segna una correzione di strategia rispetto agli attacchi delle ultime due
settimane. "Non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi
proposti da Matrix (giustizia e intercettazioni) che farebbero passare in
secondo piano le tante cose realizzate dal governo, per cedere il passo ad
argomenti e gossip negativi che inquinano ed ammorbano il dibattito politico e parapolitico
di questi giorni, deviando l'attenzione del Paese dai problemi concreti e dai
risultati dell'azione di governo". Oltre a usare per la prima volta in una
nota di governo la parola "gossip", innovazione che segna un distacco
dal linguaggio burocratico, con questa scelta Berlusconi abbandona, almeno per
ora, il terreno più amato da Di Pietro: quello dello scontro sulla giustizia,
per riportare il confronto con l'opposizione soprattutto nel campo
dell'economia e delle questioni sociali. Proprio a Matrix, la prossima
settimana, Veltroni vorrebbe sfidare Berlusconi su questi argomenti. "E
state certi - assicura il leader del Pd - che parlerò di temi sociali e
politici, non certo delle cose cui fa riferimento il premier, cioè il
gossip". Sulla giustizia è pronto alla guerra: "Se non toglieranno
l'emendamento blocca processi e se faranno un decreto sulle intercettazioni,
allora devono mettere nel conto un inasprimento del clima parlamentare".
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Economia
Veltroni: subito un decreto su salari e pensioni Epifani: lavoratori ignorati
va detassata la tredicesima Il leader del Pd: "Questo governo mette le
mani in tasca agli italiani e alza la pressione fiscale" ROBERTO PETRINI
ROMA - Serve un decreto legge su salari, stipendi e pensioni: sono queste le
"vere urgenze del paese" e non un decreto legge
sulle intercettazioni. Il segretario del Pd, Walter Veltroni, incalza il
governo e chiede ossigeno per l'economia. Serve "subito un
intervento", ha aggiunto il leader del Pd, per la tutela del potere di
acquisto di salari e pensioni perché "la situazione sta
precipitando": con il prezzo del petrolio alle stelle "salari,
stipendi e pensioni vengono consumati dagli aumenti dei prezzi". Occorre
"fare immediatamente un'operazione", ha aggiunto il ministro
dell'Economia del governo "ombra", Bersani, durante la conferenza
stampa convocata dal Pd. Al contrario, incurante di queste situazione, ha
concluso Veltroni il governo "mette le mani in tasca agli italiani e non
fa quello che ha promesso, perché la pressione fiscale aumenta". Giudizio
molto critico anche della Cgil sull'intervento 2009-2011. Per il segretario
generale, Guglielmo Epifani, la manovra è "depressiva, sbagliata e
inadeguata". "Se non cambia la qualità delle misure ? ha detto
Epifani ? la Cgil non starà ferma, non potrà fare finta di nulla". Per la
Cgil la Finanziaria "deprime la crescita di un terzo di punto".
Inoltre nel 2008 la "mancata restituzione del drenaggio fiscale comporta
una perdita media tra pensionati e lavoratori di 220 euro l'anno". La controproposta
di Epifani è quella di detassare la tredicesima del 2008: la misura per un
lavoratore dipendente, che mediamente guadagna 24.890 euro lordi annui,
produrrebbe un beneficio pari a circa 500 euro. Valutazione in chiaroscuro
della manovra da parte della Confindustria. Complessivamente, ha detto ieri
durante l'audizione in Parlamento sul Dpef, il presidente Emma Marcegaglia, il
giudizio è "positivo". La Confindustria apprezza l'obiettivo del
pareggio di bilancio nel 2011, il taglio "significativo" della spesa,
i capitoli riguardanti le semplificazioni e il Welfare. Due tuttavia i rilievi
e le "criticità": la prima riguarda il calo degli investimenti in
infrastrutture giudicati "insufficienti"; la seconda la pressione
fiscale che, pur in una logica di equilibrio dei conti pubblici, deve diminuire
su "imprese e lavoro dipendente".
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Cornog,
docente di giornalismo alla Columbia University "Negli Usa nessun politico
potrebbe invocare la privacy" I media pubblicarono tutti i particolari
degli incontri con le squillo del governatore di New York Spitzer e nessuno osò
proporre un decreto NEW YORK - "Bill Clinton cercò di influenzare la
stampa, di fare pressioni, ma non pensò mai di fare leggi che impedissero la
pubblicazione di alcunché. Un personaggio pubblico negli Stati Uniti non può
invocare la privacy". Evan Cornog insegna a Columbia University, è stato
portavoce del sindaco di New York Koch, ha scritto libri sui presidenti e il
suo corso si intitola: "La politica e i giornali in America".
Difficile spiegare il terremoto politico che sta accadendo in Italia, ad un
professore americano, ma all'idea che si pensi di vietare e punire chi divulga
reagisce con energia: "Le nostre legislazioni sono così diverse che non
possono essere paragonate, soprattutto in materia di
intercettazioni, ma la protezione del diritto all'informazione e la libertà di
stampa sono così forti che nessun uomo al potere proporrebbe di intervenire con
un decreto per difendere se stesso. A parte il caso Lewinsky, basta ricordare
la storia del governatore dello Stato di New York Spitzer: tutto quello che lo
riguardava, anche i particolari più intimi delle sue relazioni sessuali,
è finito sui giornali, le tv e i siti internet. Si è discusso su quale fosse il
limite del buongusto, se fosse il caso di pubblicare ogni dettaglio, ma a
nessuno è venuto in mente di vietare, di attaccare la stampa o di pensare a
leggi che somigliano ad una vendetta". (m. cal.).
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Commenti
LE PAROLE MALIZIOSE CANCELLATE A MILANO (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Le sue
parole sono davvero così viziose da metterlo nei guai? Addirittura da
costringerlo alle dimissioni? è vero che, in un documento acustico, spiega a
Fedele Confalonieri le ragioni postribolari dell'ingresso di qualche ministra
nel governo (gli uomini di Di Pietro arrivano a chiederlo in pubblico)? La
politica di Palazzo Chigi è soprattutto arma psicologica. Le necessità e le
urgenze nascono, come nella performance di un illusionista, in un mondo di
immagini, umori, riflessi mentali, paure, odio del tutto artefatti come le
emozioni dinanzi alla visione di un film. Il metodo dovrebbe essere ormai
familiare. Qualcuno grida qualcosa, lo grida di nuovo e ancora più forte finché
non diventa un mezzo fatto, un quasi fatto. Ecco allora che cosa strilla
un'aquila del Partito della libertà (Boniver): "Quelle intercettazioni
private. Eccome se ci sono. E dentro c'è di tutto e di più. Le ha in mano un
magistrato. Bisognerà solo capire come e quando verranno fuori". Le fa eco
un'altra voce femminile del partito blu (Santelli): "Una parte della
magistratura ha perso ogni pudore nell'utilizzo delle intercettazioni e ora ha
la tentazione di usarle come arma finale nella guerra politica del
governo". Dunque le cose stanno così, strepitano i corifei mossi dal
sovrano: i magistrati spiano Berlusconi; ne registrano le conversazioni; ne
raccolgono flussi verbali privatissimi e licenziosi, pronti a farne una
mazzuola per ferirlo a morte. è necessario un provvedimento con immediata forza
di legge che impedisca le intercettazioni della magistratura; che punisca con
la galera i giornalisti che le pubblicano, che mandi in rovina gli editori.
Giorgio Napolitano dovrà ricredersi e riconoscere, come non ha voluto fare
finora, l'urgenza di quel decreto: ricattano il capo del governo, accidenti.
Nel tableau di cartapesta, la memoria deperisce, i fatti si confondono. Nessuno
si chiede se siano "fatti" o "quasi fatti", se abbiano
appena un palmo di attendibilità. Il fasullo appare più vero del vero, nel
regime ipnotico del mago di Arcore. Il fumo è più concreto dell'arrosto. Nel
bailamme, non si ode la domanda più ragionevole e pratica: esiste a Napoli un'intercettazione telefonica tra Berlusconi e Confalonieri? Posta
la domanda, si può scoprire che neppure può esistere quella telefonata a Napoli
perché, nel rispetto della legge, Berlusconi non è stato mai intercettato
direttamente e Confalonieri, nell'affare Saccà, è una comparsa del tutto
marginale (e quindi mai sottoposto ad "ascolti" diretti). Non
a Napoli, ma a Milano andrebbero cercate le conversazioni tra il presidente di
Mediaset e il mago di Arcore. A Milano, nei faldoni elettronici dell'inchiesta
sul fallimento di Hdc, la società di Luigi Crespi, sondaggista e fortunato
inventore del "contratto con gli italiani". In quei file-audio, c'è
un colloquio alquanto simile a quello che, soltanto immaginato, ingrassato dalla
malafede o dall'ingenuità, ammattisce istericamente i Palazzi di Roma e
ingolosisce le redazioni. "Silvio" e "Fedele" si
intrattengono sulle virtù di una giovane signora planata dallo spettacolo nella
politica. Ma nessuno, fortunatamente, potrà più ascoltare le loro parole. La
registrazione è stata mandata al macero, il 13 giugno, per decisione del
giudice delle indagini preliminari Marina Zelante: la telefonata era
irrilevante per il processo. Il capo del governo, come gli avrà spiegato senza
dubbio il suo avvocato-senatore-consigliere Niccolò Ghedini, può stare
tranquillo: non ne esistono copie perché il software utilizzato dalla ditta
milanese che lavora, in appalto, per la procura di Milano impedisce che i
file-audio possano essere copiati senza lasciarne traccia elettronica.
Serenità, il presidente del Consiglio, dovrebbe ricavare anche da quel che
presto accadrà a Napoli. Nei prossimi giorni saranno distrutte le conversazioni
di Berlusconi irrilevanti per il processo, come Ghedini sa e maliziosamente,
malignamente non dice (anche se parla tanto e quotidianamente). Sono
conversazioni malinconiche, a quanto pare. Il mago si protegge da ogni
tentazione giovanile e pressing femminile. Appare consapevole, con qualche
nostalgia, dell'ingiuria che il tempo infligge all'energia. Le soubrette ne
parlano tra di loro, deluse. Ricapitoliamo. In due inchieste - a Milano, per il
fallimento di una società di sondaggi legata a Mediaset; a Napoli, per i
traffici di Agostino Saccà - affiora la voce di Berlusconi. Gli investigatori
la raccolgono e catalogano. In alcuni casi, è utile a ricostruire i fatti. In
altri, è inservibile perché parla d'altro. Nel primo caso, in contraddittorio
con la difesa, dinanzi a un giudice terzo, il pubblico ministero domanda che
sia chiesto al Parlamento l'utilizzo della memoria acustica. Nel secondo, alla
presenza degli avvocati della difesa e dinanzi a un giudice che decide,
l'accusatore chiede che quei documenti sonori siano distrutti, come prevede la
legge. La procedura è lineare. Protegge gli interessi di tutti gli attori.
Permette l'efficacia dell'accertamento dei fatti (che cosa è accaduto e per
responsabilità di chi?). Tutela la privacy degli indagati e di chi è coinvolto
nell'inchiesta, malgré lui. Se ne potrebbe dedurre che il sistema, nonostante
riforme sgorbio, traffici legislativi, procedure sovraccariche, ha coerenza,
appare adeguato e regolato da una magistratura equilibrata. Vediamo al
contrario, che cosa accade nel regime ipnotico. Con un tramescolio di carte,
notizie storte affidate a fedeli e famigli, veleni insufflati in un circo
mediatico disposto a enfatizzare e credere, senza raziocinio, a qualsiasi
intrigo, paradosso, salto logico, lavorando come fosse un'utile leva anche la
sprovvedutezza degli avversari, il mago di Arcore confonde la scena. Anzi, la
modella a mano con la sua "macchina fascinatoria". Mi spiano
illegalmente, geme. Vogliono ricattarmi con intercettazioni private, raccolte
illegalmente e abusivamente consegnate alla redazioni. L'anatema gli consente
di non discutere delle accuse che gli sono mosse. Imperversa, allora, come
ossessionato da se stesso e dai suoi fantasmi. Protesta, deplora, minaccia
incursioni televisive o requisitorie parlamentari. La pantomina, che si è
affatturato con la complicità del suo avvocato-consigliere, lo autorizza a
chiedere alle Camere genuflesse una nuova legge cucita per la sua silhouette.
Si sente abilitato a pretendere dal capo dello Stato di riconoscere l'urgenza
costituzionale di un decreto legge che di necessario ha soltanto la sua personale
ansia di impunità. Berlusconi, a quanto pare, avrebbe voluto già oggi un
provvedimento che vieta, pena la galera per il giornalista e la disgrazia
dell'editore, la pubblicazione delle intercettazioni. Non l'avrà, almeno per
oggi. Il gran rumore di queste ore se l'è procurato da solo. Che buona medicina
sono i fatti.
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
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UNA NUVOLA SUL CAVALIERE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) E si sa che la psicanalisi
mette in correlazione positiva l'assatanamento con l'impotenza: quanto più le
cerchi, tanto meno te le godi; quanto più strafai e ti strafai, tanto meno ce
la fai. Ebbene, nessuno ha capito la natura di questa nuvola di sudiciume
meglio di Silvio Berlusconi, che l'ha chiamata infatti pornopolitica e la teme
più della spazzatura di Napoli. Nessuno meglio di lui sa
che in quelle intercettazioni definitivamente naufraga l'incallito seduttore
che si fa bello e intelligente per conquistare le donne, e al suo posto emerge
lo sporcaccione che traffica per acquistarle. Il mito dell'uomo cacciatore che
si affina, fa il pavone e tira fuori colorate atmosfere, per sempre cede il
passo alla maschera drammaticamente stanca che, la sera, affaticato dal
lavoro, ha paura del riposo come della morte e dunque trova ancora la forza di
telefonare ad Agostino Saccà e raccomandare - tra sospiri di inutile sofferenza
- la scosciata che lo fa impazzire, la matta che abita le sue ossessioni, la
ristoratrice che devasta il suo desiderio. E fa davvero tenerezza l'impotenza
di un capo del governo che riesce a farle ministre e sottosegretarie ma non
riesce a piazzarne una - nemmeno una! - come ballerina o come attrice o come
cantante. Con tutta evidenza Berlusconi non regge più la concorrenza dei mille
berlusconini infinitamente più poveri e più piccoli che da sempre popolano la
Rai. è lo shogun che vanamente cerca di collocare le sue geishe generiche in un
territorio controllato dai samurai, che sono molti, sono esigenti e sanno dove
mettere le loro geishe specializzate, vere eccellenze del tacere agitando i
fianchi, campionesse di velocità nel cambio degli stivali e dei pantaloncini
corti. E benché noi lo avessimo sempre saputo ci rattrista aver trovato in
queste intercettazioni la definitiva conferma che non occorre il metodo
Stanislavskij per formare i corpi senza erotismo, i fantasmi televisivi, le
lolite smaterializzate e desessualizzate, insomma il sesso senza eros e il
ballo senza sapori che ogni giorno va in onda nella tv italiana. Sapevamo già
che in Italia l'idea di diventare attrice televisiva seduce molte giovani
perché con poco impegno e con scarse qualità permette di occupare lo scenario,
ma ora sappiamo che non è un lavoro, non produce plus valore, non è uno
squarcio di futuro. Troppo spesso - dispiace dirlo con crudezza - è solo un
surrogato di bordello. La storia della Rai degli ultimi venti anni è una storia
di presidenti, professori, giuristi bocconiani e gramsciani... che, insieme con
i vari Saccà, sono stati marinati in un educandato di attrici, vallette e
ballerine, un festival delle ninfe che purtroppo non è gossip più o meno
volgare e più o meno inverosimile, ma è una delle peggiori degenerazioni del
potere italiano che con Berlusconi ha preso il sapore del disfacimento fisico,
dei corpi cavernosi, del Viagra. Non è più necessario un esperto di
comunicazione per capire che ormai nessuno può fermare le intercettazioni,
indipendentemente dalla loro verità. E a nulla vale distruggerle, bruciarle e
spargere le loro ceneri al vento. Né è questione di pubblicare
l'impubblicabile. Anche andare a Matrix a negare, a fingere, e a fingere di
fingere come nelle storie di Borges, avrebbe certamente finito con l'alimentare
questo nuovo genere letterario che sta dilagando in Italia. Il pozzo della
sapidezza sessuale è infatti senza fine e, nel mondo dei simulacri e dei
surrogati, non c'è più alcuna differenza tra le intercettazioni autentiche e
quelle autenticate. Nell'epoca dove la realtà è quella zona grigia dove non si
sa quanto caffè ci sia nel caffè, quanta cioccolata nella cioccolata, e quanto
in un'ossessione sessuale ci sia di commedia e quanto di dramma, anche la vita
privata di Berlusconi è ormai un gorgo inestricabile di fiction e di realtà. Ed
è esattamente quel che egli aveva sempre cercato. Ebbene, adesso che c'è
arrivato, vorrebbe bloccare tutto: il vero, il falso, il vero falsificato e il
falso autentico. Soprattutto vorrebbe con un decreto legge ripristinare il suo
mito di seduttore. Berlusconi sa bene che l'Italia, molto più che sul lavoro, è
fondata appunto sulla seduzione. E basta pensare al Rinascimento, alle città
d'arte, agli architetti, agli stilisti, ai latin lover, a Mastroianni... E non
è forse vero che il seduttore italiano si pente dei peccati di cui va, al tempo
stesso, fiero? Anche noi siamo tifosi della seduzione. Ci piace, per esempio,
Carla Bruni. Fa bene agli occhi dei cittadini, non solo francesi, vedere nel
punto più alto della scala una bella donna. E invece ieri su Raitre Blob si
accaniva con le immagini degli scimpanzé maschi ridotti all'impotenza. Ecco: le
intercettazioni ci hanno raccontato che in Italia Berlusconi non ha fatto
ministre le belle donne ma i propri disturbi, le proprie patologie dissolutive.
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Pagina
IX - Napoli Il ministro al Pascale per il convegno sui tumori al seno Carfagna:
"Più soldi alla ricerca" Si cerca una mediazione per l'unità, l'ex
ministro però non ha deciso Ha Appena messo piede al Pascale, ed è subito lei
la protagonista della giornata inaugurale del convegno sui tumori del seno e le
Breast units organizzato dal professor Giuseppe D'Aiuto: completo blu, tracolla
beige e tacchi a spillo, il neoministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna ha
partecipato ieri al convegno nell'Istituto dei tumori. Un breve summit col
manager Mario Santangelo e con i dirigenti, un altrettanto rapido tour nel
dipartimento senologico e un incontro con il personale. Poi, asciutta, la Carfagna dribbla ogni domanda politico-istituzionale ("Intercettazioni? Non mi occupo di gossip
e stupidaggini?"), mentre interviene sulla necessità di "eliminare
ogni tipo di discriminazione e dare a tutti il diritto salute". Per farlo
promette di istituire "insieme al ministro del Lavoro Sacconi una
commissione per monitorare la situazione". E infine l'impegno:
"Sarà mio compito stimolare il governo a investire di più in ricerca
contro il cancro". (giuseppe del bello).
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Pagina X
- Genova Caccia al pirata killer in Albania L'assassino dello studente sarebbe
già fuggito in patria Ha 4 anni più della sua vittima, precedenti per furto a
ha abitato a Bolzaneto STEFANO ORIGONE Il pirata della strada ha quattro anni
più della sua vittima. è albanese l'assassino di Andrea Grassi, 17 anni, e ha
precedenti per furto e ricettazione. Secondo la Squadra mobile è fuggito
all'estero, probabilmente in Albania, e la magistratura in queste ore sta per
spiccare un mandato di cattura internazionale. La polizia scientifica è
riuscita a dargli un volto grazie alle impronte digitali trovate sul vetro del
finestrino del conducente e sulla maniglia della portiera. è bastato un
controllo sulla banca dati Afis (il sistema automatizzato di identificazione
delle impronte) per riuscire a risalire alla sua identità. I poliziotti hanno
scoperto che in passato aveva avuto un domicilio nella zona di Bolzaneto. Questo spiega perché conosceva così bene le strade quando la
polizia lo ha intercettato a bordo dell'Audi A3 rubata in via Geminiano
Superiore, proprio a Bolzaneto. Ha ingaggiato una sfida sul filo dei 150
all'ora e, aiutato da un doppio guasto alle Volanti, che hanno piantato in asso
gli agenti durante l'inseguimento, è riuscito a fuggire. Ha imboccato
via Maritano, ha sorpassato un bus in sosta e, invadendo la corsia opposta, ha
travolto lo studente. Alcuni residenti, sentito il fortissimo impatto, si sono
affacciati alle finestre e hanno visto la figura di un uomo fuggire a piedi,
scavalcare un cancello e rifugiarsi in un rudere lì vicino, per lungo tempo
occupato abusivamente da nomadi e senzatetto. "Abbiamo fatto un'ispezione
all'interno - spiega lo zio di Andrea, Antonio, 50 anni - anche il giorno dopo
la tragedia, ma non abbiamo trovato nulla che potesse aiutare la polizia a
catturarlo". Lo zio dello studente, mercoledì mattina poco dopo le sette
ha assistito a un inseguimento, sempre in via Maritano: questa volta uno
scooter che cercava di raggiungere un'auto. Lancia un appello, colto dal dubbio
che quell'episodio possa avere attinenza con la morte del nipote. "Ero in
via Teglia e stavo raggiungendo mia sorella Teresa - la mamma di Andrea -
quando mi sono visto tagliare la strada da una Opel Corsa bianca, un vecchio
modello, col finestrino posteriore frantumato. è passata con il semaforo rosso,
inseguita da uno scooter rosso con in sella un uomo che gridava di fermare
l'auto". Secondo il racconto di Antonio Fiorentino l'inseguimento è
proseguito verso Rivarolo e l'Opel Corsa ha imboccato una strada contromano per
evitare la fila d'auto, passando con un secondo semaforo rosso. "Di questo
episodio ne ho parlato anche con la polizia. Sono ore e ore che ci penso. Mi è
venuto il dubbio che potesse essere il pirata che ha ucciso mio nipote e che
dopo aver passato la notte nella boscaglia ha rubato un'auto per fuggire. Sarà
magari un'ipotesi campata in aria ma faccio un appello all'uomo con lo scooter
rosso affinché vada in Questura per spiegare la circostanza". Per quanto
riguarda l'autopsia, il magistrato non ha ancora affidato l'incarico al medico
legale. "Per ora non ci hanno detto nulla - conclude lo zio - , pensiamo
di riuscire a fare il funerale entro l'inizio della prossima settimana".
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Pagina
VII - Bari Rapinatori in manette fra gli applausi Assalto alla tabaccheria di
via Amendola: presi in due Bloccati dai poliziotti dopo una colluttazione:
sparato anche un colpo in aria MARA CHIARELLI Rapina con inseguimento, al
quartiere San Pasquale ieri pomeriggio, conclusasi con l'arresto dei due
malviventi e l'applauso della folla agli agenti contusi. Sono quasi le 19,
quando i due entrano nella tabaccheria Pepe di via Amendola 5. Le loro
intenzioni sono subito chiare alla titolare e a sua figlia, in piedi dietro il
banco: vestiti con magliette e pantaloncini scuri, hanno entrambi il volto
coperto da un casco integrale. Forse sono arrivati in moto, ma le donne sono
troppo spaventate per ricordarlo, non ci hanno fatto caso. Uno dei due ha in
tasca una pistola semiautomatica (poi ritrovata) e le minaccia, costringendole
ad aprire il registratore di cassa e a tirare fuori il denaro fino ad allora
raccolto: circa 200 euro. L'altro, prima di scappare, si attarda un attimo a
prendere un pacchetto di sigarette. Pochi minuti che però
serviranno agli agenti della sezione antirapina della Questura di Bari per
intercettarli e mettersi al loro inseguimento. L'allarme, scattato subito dopo la
rapina, è arrivato ai poliziotti che si trovavano in zona nell'ambito di un
servizio finalizzato al controllo degli "obiettivi sensibili",
proprio tabaccherie e farmacie. I due scappano verso l'estramurale
Capruzzi e si dividono, inseguiti dai poliziotti che ne raggiungono uno in via
Lattanzio, nei pressi della sala Bingo. Un agente spara un colpo in aria a
scopo intimidatorio per fermarlo e, dopo una accesa colluttazione, riesce
finalmente a bloccarlo. Nella lotta, il poliziotto rimane anche lievemente ferito.
Ma a premiare il suo coraggio arrivano, mentre il rapinatore viene spinto
nell'auto di servizio, gli applausi dalla gente affacciata ai balconi. Un gesto
assolutamente insolito, anche alla luce di un'omertà che ammanta l'intera
città. Mentre il malvivente, di 26 anni, viene accompagnato in Questura, gli
investigatori della Squadra mobile interrogano le vittime della rapina per
cercare di ricostruire l'accaduto. Non si tratterebbe, peraltro, del primo
episodio subito negli ultimi anni. In tabaccheria, subito dopo, arrivano anche
gli uomini della scientifica alla caccia di impronte e quant'altro utile a
risalire all'identità dei due. E saranno proprio le impronte, visto che
incautamente non portavano guanti, a incastrarli. Le indagini, nel frattempo, continuano
e nemmeno un'ora più tardi la Squadra Mobile riesce a identificare il secondo
rapinatore, che viene catturato e portato anche lui in Questura, dove sarà
interrogato a lungo e messo a confronto con il primo: si tratta di un ragazzo
di 20 anni, anche lui pregiudicato, con precedenti penali specifici. I due,
secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni, sarebbero entrambi dello
stesso quartiere in cui hanno agito. Le indagini sembrano concluse, ma gli
interrogatori durano ancora a lungo per cercare di mettere a posto tutti i
tasselli del colpo. è tarda sera quando le titolari della tabaccheria Pepe
possono finalmente abbassare la saracinesca e cercare di dimenticare, almeno
per la notte, il grande spavento.
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Pagina
VII - Bari I codici segreti erano acquistati su un sito Internet
extracomunitario, quindici le persone denunciate La gang delle carte di credito
clonate Collegandosi a un sito Internet extracomunitario, ora oscurato,
acquistavano i codici delle carte di credito (intestate a persone ignare) e li
usavano per creare nuove carte o "correggere" le proprie, delle quali
avevano preventivamente dichiarato lo smarrimento. Così facendo, 15 persone del
barese negli ultimi due anni hanno condotto uno stile di vita da nababbi,
acquistando beni di ogni tipo (dalla biancheria intima a televisori, lavatrici
e persino un gazebo), noleggiando Maserati e Mercedes e pranzando a base di
caviale e champagne in viale Ceccarini a Riccione. L'organizzazione è stata
scoperta e smantellata da un'operazione del Compartimento della polizia postale
e delle comunicazioni Puglia e di quello della polizia ferroviaria per Puglia,
Basilicata e Molise. Dei 15, tutti di età compresa fra i 30 e i 40 anni, sette
sono stati arrestati (tre in carcere, quattro ai domiciliari). Il collegamento
al sito veniva fatto da un piccolo bazar di un paese della provincia di Bari,
ma anche da telefoni cellulari Gprs, con schede intestate a ignari proprietari.
E per testare la validità dei codici, i truffatori acquistavano biglietti dal
sito Internet di Trenitalia, su brevi tratte ferroviarie. Talvolta però, hanno
ricostruito le indagini, i codici comprati dal sito (400 dollari per un blocco
di 12 codici) non erano utilizzabili perché, nel frattempo, i titolari delle
carte di credito li bloccavano. E allora l'organizzazione scriveva al sito,
rappresentando tutto il suo disappunto. L'inchiesta, che si
è arricchita di pedinamenti, intercettazioni telefoniche e telematiche, è nata
nel 2005 ma si è ampliata con numerose denunce nel 2006. La truffa ammonta a
centinaia di migliaia di euro e riguarda numerose vittime, alcune centinaia
residenti anche all'estero. (m.chia.).
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Cronaca
"Truffa nei casinò, processate Vittorio Emanuele" Potenza, le accuse
del pm Woodcock. Trasmesse in Francia le intercettazioni
sull'omicidio Hammer CRISTINA ZAGARIA POTENZA - Processate il re. La procura di
Potenza chiede il rinvio a giudizio per Vittorio Emanuele, figlio dell'ultimo
re d'Italia. A due anni dal "Savoia-gate" e dall'arresto, il pm Henry
John Woodcock chiede il processo per l'erede di casa Savoia e per un'altra
dozzina di persone. è la vicenda legata al giro illecito di slot-machine
e ai videogames nel casinò di Campione d'Italia. L'accusa recita:
"associazione per delinquere finalizzata a commettere più delitti contro
la pubblica amministrazione, la fede pubblica ed il patrimonio, in particolare
un numero indeterminato di delitti di corruzione e falso".
"Finalmente potrò dimostrare la mia innocenza davanti a un giudice
terzo" è il primo commento che arriva da casa Savoia. Anche se, il legale
del principe, Francesco Murgia, dice di non aver ricevuto "alcun
provvedimento conseguente a tale richiesta". Vittorio Emanuele di Savoia
(arrestato il 16 giugno 2006 e scarcerato dopo otto giorni) è accusato di essere
stato tra i promotori di una "holding del malaffare", impegnata nel
settore del gioco d'azzardo, che avrebbe fatto ricorso ad operazione di
corruzione per ottenere specifici "nulla osta" dai Monopoli di Stato
per l'installazione di videogames. L'organizzazione avrebbe anche favorito
operazioni di riciclaggio in alcuni casinò di denaro proveniente da attività
illecite. Tra gli imputati anche alcuni periti che avrebbero redatto consulenze
tecniche compiacenti, su alcuni apparecchi di gioco. Nel corso dell'inchiesta,
la Procura di Potenza ha trasmesso alle procure di Roma e Como, competenti per
territorio, specifici filoni d'indagine, mentre, con il placet della
Cassazione, è rimasta nel capoluogo lucano la vicenda relativa al reato
associativo. Il 27 marzo 2007 la Procura di Como ha archiviato il procedimento.
Anche la Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta sul presunto
giro di tangenti ai Monopoli di Stato, ma ha aperto anche un altro filone di
inchiesta su vallette televisive e raccomandazioni. Alcuni atti dell'inchiesta
ora, però, hanno oltrepassato i confini italiani e sono finiti a Parigi: il
ministero della giustizia italiano, su richiesta del pm Woodcock, ha inoltrato
a quello francese alcune intercettazioni che si riferiscono all'omicidio del
tedesco Dirk Hammer, ucciso nel '78 all'Isola di Cavallo, in Corsica, da un
colpo di fucile sparato dal principe Vittorio Emanuele. Il principe (assolto in
Francia) dopo l'arresto del giugno 2006, nel carcere di Potenza, avrebbe
raccontato, ad un altro detenuto, riferendosi ai giudici francesi: "Anche
se io avevo torto... devo dire che li ho fregati". La magistratura
d'Oltralpe ora potrà valutare un'eventuale riapertura dell'inchiesta sulla
morte di Hammer.
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Cronaca
La truffa dei banditi della tavola così rivendevano il formaggio avariato Gli
scarti dovevano essere smaltiti ma tornavano sugli scaffali Al centro della contraffazione un imprenditore siciliano e alcuni
marchi importanti La Finanza, con le intercettazioni, ha scoperto anche
connivenze dell'Asl (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) DAL NOSTRO INVIATO paolo berizzi
Quegli scarti, nella filiera della contraffazione, (ri) diventavano sottilette,
formaggio fuso, formaggio grattugiato, mozzarelle, provola, stracchino,
gorgonzola. Materia "genuina" - nelle celle frigorifere
c'erano sottilette datate 1980! - ripulita, mischiata e pronta per le nostre
tavole. Venduta in Italia e in Europa. In alcuni casi, rivenduta a quelle
stesse aziende - multinazionali, marchi importanti, grosse centrali del latte -
che anziché smaltire regolarmente i prodotti ormai immangiabili li piazzavano,
- senza spendere un centesimo ma guadagnandoci - a quattro imprese con sede a
Cremona, Novara, Biella e Woringen (Germania). Tutte riconducibili a un
imprenditore siciliano. Era lui il punto di riferimento di marchi come:
Galbani, Granarolo, Cademartori, Brescialat, Medeghini, Igor, Centrale del
Latte di Firenze. E ancora: Frescolat, Euroformaggi, Mauri, Prealpi, e altre
multinazionali europee, in particolare austriache, tedesche e inglesi. E'
quello che si legge nell'ordinanza del pm cremonese Francesco Messina. Un giro
da decine di milioni di euro. Una bomba ecologica per la salute dei
consumatori. Le indagini - ancora aperte - iniziano due anni fa. A novembre del
2006 gli uomini della Guardia di Finanza di Cremona fermano un tir a
Castelleone: dal cassone esce un odore nauseabondo. C'è del formaggio
semilavorato, in evidente stato di putrefazione. Il carico è partito dalla
Tradel di Casalbuttano ed è diretto alla Megal di Vicolungo (Novara). Le due
aziende sono di Domenico Russo, 46 anni, originario di Partinico e residente a
Oleggio. E' lui l'uomo chiave attorno al quale ruota l'inchiesta. E' lui il
dominus di una triangolazione che comprende, oltre a Tradel e Megal, un terzo
stabilimento con sede a Massazza, Biella, e una filiale tedesca. Tradel
raccoglie, sconfeziona e inizia la lavorazione. Megal miscela e confeziona. A
Casalbuttano i finanzieri trovano roba che a vederla fa venire i conati. Prodotti
caseari coperti da muffe, scaduti, decomposti e, peggio ancora, con tracce di
escrementi di roditori. Ci sono residui - visibili a occhio nudo - degli
involucri degli imballi macinati. Dunque plastica. Persino schegge di ferro
fuoriuscite dai macchinari. La vera specialità della azienda è il
"recupero" di mozzarelle ritirate dal mercato e stoccate per
settimane sulle ribalte delle ditte fornitrici, di croste di gorgonzola, di
sottilette composte con burro adulterato, di formaggi provenienti da black out
elettrici di un anno prima. "Una cosa disgustosa - racconta Mauro
Santonastaso, comandante delle fiamme gialle di Cremona -. Ancor più disgustoso
- aggiunge il capitano Agostino Brigante - , è il sistema commerciale che
abbiamo scoperto". Non possono ancora immaginare, gli investigatori, che
quello stabilimento dove si miscela prodotto avariato con altro prodotto pronto
è lo snodo di una vera e propria filiera europea del riciclaggio. Mettono sotto
controllo i telefoni. Scoprono che i pirati della contraffazione sono
"coperti" dal servizio di prevenzione veterinaria dell'Asl di Cremona
(omessa vigilanza, ispezioni preannunciate; denunciati e sospesi il direttore,
Riccardo Crotti, e due tecnici). Dalle intercettazioni emerge la totale assenza
di scrupoli da parte degli indagati: "La merce che stiamo lavorando, come
tu sai, è totalmente scaduta... ", dice Luciano Bosio, il responsabile
dello stabilimento della Tradel, al suo capo (Domenico Russo). Che gli
risponde: "Saranno cazzi suoi... " (delle aziende fornitrici, in
questo caso Brescialat e Centrale del Latte di Firenze, ndr). Il formaggio
comprato e messo in lavorazione è definito - senza mezzi termini -
"merda". Ma non importa, "... perché se la merce ha dei difetti.
.. io poi aggiusto, pulisco, metto a posto... questo rimane un discorso fra me
e te... " (Russo a un imprenditore campano, si tratta la vendita di
sottilette "scadute un anno e mezzo prima"). Nell'ordinanza (decine
le persone indagate e denunciate: rappresentanti legali, responsabili degli
stabilimenti, impiegati, altre se ne aggiungeranno presto) compaiono i nomi
delle aziende per le quali il pm Francesco Messina configura "precise
responsabilità". Perché, "a vario titolo e al fine di trarre un
ingiusto profitto patrimoniale, hanno concorso nella adulterazione e nella
contraffazione di sostanze alimentari lattiero-casearie rendendole pericolose
per la salute pubblica". Il marchio maggiormente coinvolto ? spiegano gli
investigatori - è Galbani, controllato dal gruppo Lactalis Italia che controlla
anche Big srl. "Sono loro i principali fornitori della Tradel. Anche
clienti", si legge nell'ordinanza. Per i magistrati il sistema di
riciclaggio della merce si basa proprio sui legami commerciali tra le aziende
fornitrici e la Tradel. Con consistenti vantaggi reciproci. Un business enorme:
11 mila tonnellate di merce lavorata in due anni. Finita sugli scaffali dei
discount e dei negozi di tutta Europa. Tremila le tonnellate vendute in nero. E
gli operai e gli impiegati? Erano consapevoli. Lo hanno messo a verbale.
Domanda a un'amministrativa: "Ha mai riferito a qualcuno che la merce era
scaduta o con i vermi?". Risposta: "No, tutti lo sapevano".
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
La retromarcia del governo no al decreto intercettazioni E Alfano
rispolvera l'immunità parlamentare per tutti La Lega aveva ribadito la totale
indisponibilità a un provvedi-mento d'urgenza L'accusa di Casini: temi lontani
dalla gente che fatica ad arrivare alla fine del mese LIANA MILELLA ROMA - Non
ci sarà un decreto legge sulle intercettazioni. In compenso il
Guardasigilli Angelino Alfano comincia a lavorare intorno all'immunità
parlamentare, riproponendo l'idea di un ritorno allo spirito della Costituzione
come fu scritta nel 1948, salvo modificarla nel '93 cancellando il privilegio
per deputati e senatori. Dice Alfano in commissione Giustizia: "Si parla
sempre dei padri costituenti, dell'ottimo lavoro che hanno fatto, della
Costituzione intoccabile. è mai possibile che l'unica macchia fosse proprio
l'immunità? è lì, invece, che bisogna tornare". Battaglia possibile che,
nelle intenzioni del ministro della Giustizia, potrebbe ottenere il consenso di
ampi settori dell'opposizione. E il plauso di chi, nella maggioranza, sarebbe
favorevole a votare una legge per tutti e non solo per salvare il premier dai
guai giudiziari. L'immunità è tema dell'autunno. Per ora tengono banco le
intercettazioni. Il decreto non ci sarà. Né per aumentare le pene per chi le
pubblica, né per rendere impossibile la stessa pubblicazione. Com'era chiaro
sin da mercoledì. Da ieri sera l'ufficialità è arrivata con l'odg del consiglio
dei ministri in cui non compare la parola "intercettazioni".
Berlusconi, rispetto agli annunci di martedì a Napoli, ha dovuto rinunciare di
fronte agli insistenti consigli di Gianni Letta, di Alfano, del suo avvocato
Niccolò Ghedini che, calendario parlamentare alla mano, gli hanno dimostrato la
concreta impossibilità di convertire un dl approvato il 4 luglio, firmato
qualche giorno dopo da Napolitano (ammesso che lo avrebbe fatto, il che è tutto
da vedere), in scadenza la prima settimana di settembre "perdendo"
tutte le ferie delle Camere per convertirlo. Per dirla con la battuta di
Ignazio La Russa "ad agosto è più facile convertire un mujaheddin al
cattolicesimo che un dl in legge...". Alla marcia indietro hanno
contribuito altri tre elementi: quello che succederà oggi, a Napoli,
nell'udienza per l'inchiesta Saccà; il dato oggettivo che qualsiasi legge,
anche la più severa, potrebbe non impedire la pubblicazione. "Il fatto che
ci siano gravi sanzioni contro rapine e furti non impedisce certo che ci siano
gli uni e gli altri" gli hanno spiegato i suoi. Se un giornale dovesse
avere le imbarazzanti conversazioni da giorni oggetto di gossip, potrebbe
pubblicarle sfidando sanzioni, multe e galera. E se la copia in possesso della
procura di Napoli fosse distrutta, ma ne esistesse un'altra in giro, anche
quella, pur incorrendo in una pena, potrebbe essere resa pubblica. Terza
considerazione: dopo le battaglie in corso per far passare la norma sulla
sospensione dei processi (il leader Pd Veltroni la definisce "un mini
indulto", Casini ne chiede l'abolizione, ma il governo va avanti senza
modifiche) e il lodo Alfano, un terzo scontro sul decreto intercettazioni
sarebbe improponibile soprattutto dopo la freddezza dimostrata da An (col presidente
Fini) e dalla Lega. Che ieri, in un incontro riservato tra il coordinatore
Calderoli, Rosy Mauro, i capigruppo Cota e Bricolo, ha ribadito l'assoluta
mancanza di spazio per un decreto sugli ascolti. Per non parlare
dell'opposizione. Antonio Di Pietro pronto a ironizzare sul fatto che, siccome
"i giornali non pubblicano, non c'è più l'urgenza di fare il dl".
Anna Finocchiaro (Pd) convinta che "non esistono le condizioni di
necessità e urgenza per giustificarlo". Il leader Udc Casini insofferente
verso un governo che "parla" di intercettazioni mentre "le
famiglie non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese e vengono decurtati gli
organici delle forze di polizia". Meglio chiudere la pagina, evitare altri
conflitti col Quirinale, puntare su sospendi-processi e lodo Alfano.
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Il furto
sospetto Il procuratore Lepore replica al premier anche sui rifiuti e il caso
Impregilo "Tutte le garanzie per la privacy rispettati i diritti
dell'imputato" Il furto in casa del procuratore aggiunto Mancuso? è stato
rubato solo denaro, non c'erano atti di indagine NAPOLI - "Tutte le nostre
azioni sono state sempre improntate al massimo rispetto della legge e delle
garanzie degli imputati", sottolinea il procuratore capo di Napoli,
Giandomenico Lepore. Il vento avvelenato che attraversa la politica e sembra
spirare attorno all'inchiesta napoletana sul caso Berlusconi-Saccà non
preoccupa il magistrato che invece replica indirettamente alla stoccata del
premier sulla vicenda Impregilo. Procuratore Lepore, i palazzi sono agitati
dalle voci su telefonate particolarmente compromettenti che riguarderebbero
Silvio Berlusconi. "L'unica cosa che posso dire, su questo argomento, è che la Procura di Napoli ha depositato, com'era doveroso, le
intercettazioni riguardanti il procedimento avviato nei confronti del dottor
Saccà. Quelle irrilevanti saranno distrutte". Quando, procuratore?
"Nei prossimi giorni, ma è una procedura di competenza del giudice".
Però il clima è pesante, le indiscrezioni si rincorrono. "La
distruzione di registrazioni irrilevanti avviene con le garanzie previste dalla
legge, compreso l'intervento del difensore dell'imputato. è quel che accadrà
anche in questo caso". Si è parlato anche di un furto avvenuto in casa del
procuratore aggiunto Paolo Mancuso, sostenendo che i ladri potrebbero aver
portato via proprio quelle intercettazioni. "Questo posso smentirlo
categoricamente. C'è stato un furto in casa del collega, peraltro regolarmente
denunciato, ma è stata portata via solo qualche banconota. Non c'erano trascrizioni,
cassette o documenti informatici riguardanti le indagini. Punto e basta".
In occasione della visita al termovalorizzatore di Acerra il premier Berlusconi
si è chiesto "con quale responsabilità si sia arrivati al fermo dei lavori".
Poi ha elogiato Impregilo per la disponibilità a completare l'opera
"nonostante quello che ha dovuto subire, non sta a me dire - ha aggiunto
riferendosi alle vostre inchieste sui rifiuti - se giustamente o meno". Vi
sentite chiamati in causa? "La magistratura napoletana non ha mai
sequestrato o fermato il termovalorizzatore, né mi risulta che l'abbia fatto la
Procura di Nola, competente per territorio". Però sono stati bloccati i
conti di Impregilo. "è vero, ma questo non ha influito sulla prosecuzione
dei lavori: l'opera doveva essere pagata dallo Stato e completata da
Impregilo". (d.d.p.).
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Il
dirigente reintegrato: sulle intercettazioni un'operazione da Stranamore. E
Petruccioli: spero sia rammaricato dei contenuti di quelle registrazioni Saccà
rientra in Rai. Da Cappon nuovo atto d'accusa Il direttore di Rai Fiction
sottoposto dal dg un altro procedimento disciplinare ALDO FONTANAROSA ROMA - Il
primo "giorno di scuola" di Agostino Saccà inizia sotto i flash,
finisce tra le carte bollate. Reintegrato alla guida di Rai Fiction dal giudice
del lavoro, Saccà torna in azienda alle 9 e 31, a sei mesi dalla sospensione.
Lo aspettano giornalisti, fotografi, cameramen. Ma la giornata della rivincita
finisce piuttosto male. Il direttore generale della tv di Stato Cappon consegna
a Saccà una seconda contestazione disciplinare, dopo quella del 21 dicembre
2007. Il clima ormai è da guerra totale. Da un lato Saccà, i suoi legali, i
consiglieri Rai del Pdl. Contrapposti a Cappon e allo stesso presidente
Petruccioli. Lo scontro, in realtà, inizia mercoledì sera quando tre
consiglieri del centrodestra (Petroni, Staderini e Urbani) fanno visita a
Cappon. I tre restituiscono al direttore generale i fascicoli con le
intercettazioni che la Procura di Napoli ha spedito a Viale Mazzini perché
rilevanti - a suo parere - sul piano disciplinare. I consiglieri hanno ricevuto
i fascicoli durante la seduta del consiglio di martedì. Ora li riportano al
mittente, a Cappon, insieme a molte accuse: queste intercettazioni, dicono, non
sarebbero mai dovute arrivare dalla Procura di Napoli; e una volta arrivate a
Viale Mazzini, andavano secretate, perché violano la riservatezza di Saccà e di
altri dipendenti Rai. In contemporanea, mercoledì alle 19 e 52, Urbani manda a
Cappon una e-mail per annunciargli che Agostino Saccà deposita un esposto al
Garante della Privacy. Il giorno dopo, giovedì, Saccà invoca la legge sulla
trasparenza e chiede di ricevere due cose: gli atti che la Procura di Napoli ha
consegnato a Viale Mazzini e il verbale stenografico della riunione del
consiglio di amministrazione di martedì. "Sono vittima di un'operazione
alla Stranamore", dice il direttore di RaiFiction. I suoi avvocati
accusano intanto la Rai di un uso improprio delle intercettazioni che -
spiegano - possono essere utilizzate solo nell'ambito del processo penale
(Saccà è indagato proprio a Napoli). Di fronte a questa offensiva, il vertice
Rai reagisce. "Pare che Saccà sia dispiaciuto per la
diffusione delle intercettazioni telefoniche - dice il presidente Petruccioli -
forse dovrebbe esserlo per quello che ha detto in queste intercettazioni".
Subito dopo, in una nota, la Rai ricorda di essere parte offesa nell'indagine
che vede Saccà indagato a Napoli. Per questo, ha il diritto di ricevere
le intercettazioni. Peraltro l'azienda ha consegnato ai consiglieri di
amministrazione solo 148 su 8.452 intercettazioni, accantonando tutte quelle
personali che non hanno interesse per la vita aziendale. Ed ora la Rai intende
capire se queste 148 intercettazioni infrangono le regole disciplinari interne.
Intorno alle 19 di ieri, così, il direttore generale Cappon notifica a Saccà
una nuova contestazione disciplinare. Quattordici pagine, cui se ne aggiungono
300 di allegati. Saccà è accusato di aver tramato alle spalle del vertice
aziendale e di aver flirtato con il gruppo Berlusconi per dare vita ad una
proprio società di produzione di fiction. Ma in una intervista a Panorama,
Saccà nega ogni colpa e smentisce anche di aver favorito un'alleanza incestuosa
tra la tv di Stato e Mediaset: gli uomini del Cavaliere - quando nominati a
Viale Mazzini - sono quelli che più hanno dato "botte" al gruppo
Berlusconi, giura.
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Al
macero le telefonate "irrilevanti" del premier Napoli, oggi il gip
decide se chiedere al Parlamento l'utilizzo di sei conversazioni Ma i legali di
Berlusconi premono per far trasferire l'inchiesta a Roma DARIO DEL PORTO NAPOLI
- Saranno distrutte nei prossimi giorni le intercettazioni
telefoniche ritenute irrilevanti per il prosieguo dell'inchiesta
Berlusconi-Saccà. A dirlo è il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore e
questo elemento, al termine di una settimana scandita da un estenuante tam tam
di indiscrezioni vere o presunte, finisce con il rappresentare una delle poche
certezze del torrido luglio del Cavaliere. La procedura sarà completata
nei prossimi giorni e si incrocia con l'udienza in programma questa mattina
davanti al giudice Luigi Giordano: il magistrato dovrà decidere se chiedere al
Parlamento l'autorizzazione ad utilizzare le sei conversazioni sulle quali il
pm Vincenzo Piscitelli ha imperniato l'accusa di corruzione contestata al
premier in concorso con Agostino Saccà. Gli avvocati del presidente del
Consiglio, Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, sono orientati a porre già oggi
all'attenzione del gip la questione della competenza territoriale: i legali hanno
depositato indagini difensive, tabulati telefonici compresi, in grado di
dimostrare, a loro giudizio, la necessità di trasmettere a Roma il fascicolo.
Con ogni probabilità, il giudice si esprimerà sulla eventuale richiesta da
inoltrare al Parlamento e sulla distruzione delle intercettazioni giudicate
irrilevanti solo dopo aver sciolto il nodo della competenza territoriale. Le
conclusioni del gip Giordano influiranno certamente sull'udienza preliminare,
fissata per il 18 luglio davanti al gup Pasqualina Paola Laviano dopo la
richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura nei confronti di Silvio
Berlusconi. Il pm Piscitelli ipotizza il reato di corruzione alla luce delle
telefonate durante le quali il leader di Forza Italia segnala a Saccà cinque attrici
che il direttore di Rai Fiction si sarebbe impegnato a inserire nei cast di
diverse produzioni televisive: Antonella Troise, Evelina Manna, Elena Russo,
Camilla Ferranti ed Eleonora Gaggioli. In cambio, il manager avrebbe ottenuto
da Berlusconi la promessa di "sostegno finanziario, imprenditoriale e
politico" anche con riferimento al "progetto Pegasus",
iniziativa definita dai magistrati "di carattere privatistico ideata e
promossa da Saccà". Secondo gli inquirenti gli episodi non possono essere
ricondotti "al pur diffuso costume della cosiddetta raccomandazione"
perché le attrici risultano tutte "verosimilmente legate da rapporti di
amicizia" con Berlusconi. Rapporti di cui il premier "non fa mistero
oppure - rileva il pm - asseritamente da utilizzarsi in qualche modo nella
campagna di reclutamento dei senatori". L'udienza preliminare nei
confronti di Saccà sarà celebrata l'8 luglio. è stato trasmesso alla Procura di
Roma invece il capitolo riguardante la trattativa che sarebbe stata avviata da Berlusconi
per convincere l'allora senatore eletto in Oceania, Nino Randazzo, a far venire
meno il sostegno al governo Prodi.
( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
"Silvio
statista si è demolito da solo" D'Alema attacca Berlusconi. "E Fini è
rimasto un leader di parte" "Resta un dovere il dialogo sulle regole.
è un reato pubblicare atti secretati" GIOVANNA CASADIO ROMA - "Io
sono ammirato dalla disinvoltura di Berlusconi, fantastico il modo con cui ha
motivato il forfait a Matrix. Ha qualità il Cavaliere, forse più adatte per
altri tipi di professioni... il premier ha presto demolito la sua immagine di
statista, è tornato uomo di potere dominato dai suoi problemi". Un bagno
di folla e di applausi per Massimo D'Alema. Dal palco della Festa del Pd di
Roma - che non ha cambiato nome e si chiama sempre Festa dell'Unità - l'ex ministro
degli Esteri e leader di Red, l'associazione dei "Riformisti e
democratici", parla di dialogo, di intercettazioni, del grande
"equilibrio di Napolitano" e del partito riformista.
"Resistiamo, Massimino", lo accolgono. E lui: "Ce la faremo, mi
avete convinto". Saranno oltre mille le persone pigiate sul prato delle
Terme di Caracalla ad ascoltarlo: in prima fila ci sono Sabrina Ferilli e anche
Gustavo Selva. Lo intervista il direttore dell'Unità, Antonio Padellaro.
Riscuote consensi D'Alema. Attacca alzo zero Berlusconi, e subito dopo Fini:
"Faccia il presidente della Camera anziché continuare a fare il leader
della maggioranza, deve impratichirsi un po' nel nuovo ruolo che è tutelare le
prerogative del Parlamento". Però, D'Alema avverte: "Il dialogo sulle
regole è indispensabile. Berlusconi è il leader che rappresenta la maggioranza
degli italiani da molti anni e non è il problema ma il sintomo del problema.
Una grande forza democratica come il Pd non può non dialogare con la metà più
uno del paese". Spiega che è il "tratto identitario" del Pd.
"è la sindrome minoritaria, di una minoranza buona in un paese cattivo che
ha portato alla sconfitta". Riscuote consenso anche su questo, benché tra
i compagni della Festa molti si dicano pronti a scendere in piazza con i
girotondi l'8 luglio. Sulla manifestazione dipietrista, rincara: "Non mi
sembra un gioco intelligente farsi attirare da Berlusconi in una rissa sulla
giustizia". E a Di Pietro: "Il problema è togliere voti al premier
non a noi". Dà un altolà chiaro sulla pubblicazione
delle intercettazioni: "Siamo contrari alle leggi ad personam e ai decreti
legge sulle intercettazioni però siamo garantisti e pubblicare atti secretati è
reato". Ricorda la Bicamerale: "Mi piovvero addosso tante critiche",
poi "Berlusconi rovesciò il tavolo e un pezzo della sinistra gli segò le
gambe. C'è un certo snobismo che viene non certo da chi non arriva alla
fine del mese". Risate e applausi. Come quando parla delle tessere del Pd
che ancora non ci sono: "Aspetto trepidante la tessera del Pd, ora ho solo
un attestato". E sul governo ombra: "è utile il governo ombra ma
siamo solo noi, mentre l'opposizione è fatta anche da altre forze e noi abbiamo
interesse a essere meno soli". Non vuole si alimentino sospetti su Red: "Dietro
c'è quello che c'è davanti, solo un'associazione politica". Il
tesseramento è l'altro argomento all'ordine del giorno dei Democratici. Se ne
parlerà nella direzione di giovedì. Ma è Arturo Parisi ad alzare la
temperatura: "Non mi tessero al Pd se le regole non mi convincono, se
mancherà la trasparenza. No a un partito delle tessere e delle finte primarie.
Lo statuto è stato tradito". Sulle modifiche dello Statuto del partito
dice di avere presentato ricorso ai "garanti", ovvero Virginio
Rognoni e Luigi Berlinguer, "perché annullino le decisioni prese
nell'ultima Assemblea costituente, di 600-700 delegati sui 2.856".
( da "Libertà" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Dà in
escandescenze durante un controllo Monticelli - Urla, insulti e addirittura
minacce di morte rivolte sia ai carabinieri che alla magistratura. Un
movimentato episodio avvenuto in un locale pubblico di Monticelli, grave non
solo per il fatto in sé, ma anche perché il protagonista è attualmente
imputato, con l'accusa di associazione di stampo mafioso, nel cosiddetto
processo Grande Drago, del quale proprio ieri mattina è stata celebrata una
udienza. L'uomo, un 39enne di origine calabrese residente a Monticelli, è stato
denunciato per minacce a pubblico ufficiale e vilipendio alle forze armate e
alle istituzioni dello Stato. Il fatto risale a qualche giorno fa ed è avvenuto
nell'ambito di una festa in paese. Sembra che a causa di un acquazzone molte
persone avessero trovato riparo in un locale pubblico. E qui si sarebbe
registrato l'episodio di intemperanza, di fronte agli occhi esterrefatti sia
dei carabinieri monticellesi sia dei poliziotti della Digos, presenti per
vigilare sulla manifestazione. Tutto è iniziato dal controllo di un 41enne di
origini napoletane, con alle spalle una sfilza di precedenti penali.
Perquisito, gli è stato trovato addosso un coltello a serramanico: un fatto che
gli è costato una denuncia per porto di oggetti atti all'offesa. La situazione
è degenerata proprio durante la perquisizione, quando si è intromesso il
39enne, amico del napoletano. Ha iniziato a urlare, prendendosela sia con i
carabinieri sia con la magistratura, che in passato l'hanno sottoposto a
indagini, ritenendolo affiliato al clan della 'ndrangheta che operava tra
Castelvetro, Monticelli e Cremona. Il parapiglia si è concluso in caserma, con
la formalizzazione della denuncia. Il processo - Ieri mattina al tribunale di
Piacenza si è svolta una nuova udienza del processo Grande Drago. Hanno deposto due periti che si sono occupati di tradurre le
intercettazioni telefoniche e ambientali dal dialetto cutrese all'italiano.
Un'operazione dei carabinieri che nel novembre del 2002 portò a 28 arresti.
Dieci sono tuttora gli imputati accusati di associazione mafiosa. Il processo è
stato aggiornato al prossimo 17 luglio. In quella data il collegio
giudicante composto da Monica Fagnoni, Adele Savastano e Mario Coderoni, con il
pm Antonio Rustico, si trasferiranno in un aula del tribunale di Modena
attrezzata per l'audizione di un collaboratore di giustizia in videoconferenza.
Il secondo di questo processo. La presenza di questo secondo collaboratore (il
primo ha già deposto, sempre a Modena) era stata annunciata dal pubblico ministero
della direzione distrettuale antimafia di Bologna nell'udienza dello scorso 7
maggio scorso. 04/07/2008.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del Volano gli straccioni. "Niente, lì c'è stato un
fatto... che Alleanza Nazionale e la Lega hanno voluto dare un messaggio
mafioso all'Udc... praticamente, hanno disdetto tutto quello che avevano detto
a me... Io stamattina non mi sono fatto trovare. Letta ha
fatto una telefonata di fuoco. E quindi io ho degli straccioni di alleati che
si comportano con la slealtà che si è dimostrata anche in questa
occasione" Silvio Berlusconi al telefono con Agostino Saccà,
intercettazione del 6 luglio 2007.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del Il traffico Maria Novella Oppo NON SI PARLA d'altro
e il premier soprattutto non pensa ad altro. Nuove
intercettazioni incombono, creando allarme sociale in particolare tra massaie,
pensionati e coltivatori diretti. Tutti sostengono che nei nuovi nastri
Berlusconi direbbe parole ancora più brutte di quelle già note (e perfino di
quelle che dice pubblicamente!). Tremiamo solo all'idea. Anche se,
personalmente, alle intercettazioni dobbiamo molto. Nel senso che in passato,
solo osservando i programmi in onda, avevamo scritto cose (seguite purtroppo da
regolari querele) che ora risultano provate e pubblicate nero su bianco dai più
grandi giornali. E' una bella soddisfazione sapere, per esempio, che
quell'allegro clima triviale prevalente in tv era effetto diretto del triviale
traffico di poltrone e donne che avveniva nella struttura Rai infeudata alla
concorrenza. Anzi, a dire la verità, noi non abbiamo mai osato scrivere cose
tanto toste quanto quelle che gli intercettati dicevano uno dell'altro. E
questo ci dispiace moltissimo. FRONTE DEL VIDEO.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del DONADI (IDV) "Clinton mica ha fatto la Lewinsky
ministro... " Allusioni, nemmeno velate. "E se Clinton avesse fatto
Monica Lewinsky ministro del suo governo? Il dirimente tra pubblico e privato
nella politica nel caso di un capo di governo è molto labile, credo che
l'informazione debba prevalere". Il capogruppo Idv Massimo Donadi
commenta, dai microfoni di radio radicale, l'ipotesi che
tutte le intercettazioni - anche quelle in odore di essere hard e che stanno
tenendo in scacco diversi big - effettuate dalla procura di Napoli al premier
vengano pubblicate. "Sono rispettoso al massimo della privacy dei
cittadini italiani - dice Donadi- ma credo che nella vita di un uomo politico
di privacy ce ne debba essere molto poca. Se poi quest'uomo politico
riveste cariche istituzionali di massimo rilievo prevale quasi sempre il
diritto dei cittadini ad essere informati. Negli Usa Clinton è stato al centro
di una bufera mediatica per vicende sessuali con la Lewinsky. Credo sia stato
giusto che gli americani abbiano potuto conoscere la morale del loro massimo
rappresentante politico". "Era un fatto che riguardava Clinton, la
Lewinsky e sua moglie, però negli Usa ci hanno fatto una la seconda procedura
di impeachment della storia repubblicana. Ma se Clinton poi - si domanda Donadi
- avesse fatto la Lewinsky un ministro del suo governo la vicenda sarebbe
diventata di rilevanza politica oppure no?".
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del Alla fine la "colomba" del buon senso è
riuscita a penetrare nella testa di Silvio Berlusconi, spinta da giorni da chi,
primo fra tutti Gianni Letta, tiene di più a mantenere corretti rapporti con il
Quirinale. Rapporti che non può scalfire neppure il presidente della Camera,
Gianfranco Fini, che anche ieri ha dissuaso il premier dal presentare il
decreto, magari con la scusa tecnica dei tempi stretti per l'approvazione, che
cadrebbero in estate. Così le "colombe" hanno vinto sui
"falchi" (come Cicchitto) e hanno prospettato a Silvio IV
un'anteprima di quello che sarebbe accaduto se fosse andato a Matrix a
"spiegare agli italiani cosa sta succedendo al loro Presidente del
Consiglio". Gli italiani avrebbero capito una cosa: che il
"loro" capo del governo è imbufalito perché i giornali hanno messo in
piazza quel carnevale erotico parlamentare che hanno votato sulla fiducia. O
che il premier-imprenditore teme la sentenza in un processo che lo riguarda.
Insomma, avrebbero visto un presidente del Consiglio giocherellone ed edonista
(magari guadagnando qualche punto in corrispondenza con l'italiano -maschio-
medio) ma disinteressato ai veri problemi della gente. La rinuncia al messaggio
mediatico è stata sofferta. La decisione di accettare l'invito di Mentana,
avanzato sabato, è arrivata lunedì, e Berlusconi martedì ha sparato il
"trailer" della puntata esplosiva dal termovalorizzatore di Acerra,
tra il vento che gli scompigliava i capelli (dove non c'era il gel) e le
zaffate di "monnezza". Mercoledì però è stata una giornata nera per
Silvio, che ha ricevuto la prima doccia fredda da Fini, dal
quale dava per scontato il via libera al decreto sulle intercettazioni.
Ossessionato dalle voci, dal gossip svolazzante sulle sue conversazioni hard,
dalla paura dello "sputtanamento" (definizione sintetica dei
fedelissimi), Berlusconi in un deliro difensivo ha escogitato tutti i modi per
frenare la valanga: varare subito il decreto e denunciare tutto in tv,
"tanto gli italiani stanno con me". Ma già dalla sera di mercoledì
comincia a filtrare il "giallo": forse non va a Matrix, mascherato
dall'incertezza: diretta sì o intervista registrata? Ieri mattina Berlusconi ha
comunque rinunciato a due appuntamenti: alla Farmindustria e con i costruttori
dell'Ance. Perché "il presidente sta preparandosi per l'intervista",
dicevano a Palazzo Grazioli. Appena una settimana fa aveva fatto esplodere
fuochi d'artificio contro i pm davanti alla platea della Confesercenti, il
secondo atto dopo la sparata di Bruxelles. Fini anche ieri ha telefonato al
premier: gli ha fatto notare di nuovo ieri l'importanza delle mosse compiute da
Napolitano, sia con la lettera al Csm che con la firma al Lodo Alfano
sull'immunità. Distensione che la presentazione del decreto avrebbe stracciato.
Ma il presidente della Camera ha sconsigliato al cavaliere anche la
"difesa pubblica" a Matrix, che sarebbe apparsa come
"un'operazione unilaterale che nessuno capirebbe", né la maggioranza
(leggi Lega e An), né l'opposizione (pronta all'ostruzionismo), "né la
gente". Silenzio e calma piatta all'esterno fino alle tre, quando Mentana
aspetta il verdetto insieme a Confalonieri, a piazza del Nazareno. Non lontano,
a via del Plebiscito, l'attesa ansiosa delle anticipazioni dal buco della
serratura, nuovi stralci di "chissà che ho detto?". Non accade nulla,
in compenso su L'Espresso in edicola oggi ci sono nuovi dettagli sul processo
Mills. Gianni Letta assicura che non uscirà nessun pettegolezzo piccante, di
quelli che potrebbero far chiamare l'avvocato da Veronica, neppure quando
Silvio IV si starà beando fra i grandi del G8 nel Sol Levante. Alle tre e mezza
Berlusconi scioglie la prognosi e si mette il costume del presidente del
Consiglio. Così non gli "pare opportuno" quello che martedì era
"necessario" e si ricorda dei problemi del Paese. Poi scompare dalla
scena per tutto il giorno. Silenzio stampa. Ma se prima o poi dovesse uscire
qualche "gossip", avverte implicitamente nelle otto righe di Palazzo
Chigi, correrà al Quirinale col decreto.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai consultando l'edizione del Intercettazioni,
il contrordine della paura Berlusconi all'ultimo scappa da "Matrix"
per evitare domande sulle sue telefonate e rallenta sul decreto.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del QUIRINALEIl presidente della Repubblica guarda con
attenzione, ma anche con qualche perplessità, le mosse del governo Colle
prudente sul premier di Marcella Ciarnelli Dunque sembra proprio che nella
valigia "giapponese" il premier ci potrà mettere solo la brutta copia di quel decreto legge sulle intercettazioni che lui
avrebbe voluto messo in bella e approvato dal Consiglio dei ministri di questa
mattina, giusto prima della partenza per il G8. Non è andata così. Alla fine
l'hanno avuta vinta le colombe della maggioranza, Gianni Letta in testa, che da
giorni vanno ripetendo a Berlusconi che è più conveniente non tirare troppo la
corda. Concetto che, con parole anche dure, gli ha ripetuto anche il
presidente della Camera in più occasioni. Ma che, innanzitutto, il Capo dello
Stato ha lasciato intendere tra le righe di quanto ha detto ma, ancor più, per quel
che non nè detto, nè scritto ma in questi giorni ha lasciato intendere.
Accantonata anche l'ipotesi di recepire nel decreto quella parte, cosiddetta
Mastella, passata al vaglio del voto nella precedente legislatura la partita
per ora resta aperta. Il Cavaliere potrebbe riaprire le ostilità nel caso la
tregua per la mancata pubblicazione delle intercettazioni hard che lo
riguardano dovesse saltare. In quel caso non ci sarebbe moral suasion in grado
di fermarlo e la via del decreto, nonostante "d'agosto è più facile
convertire un mujaheddin al cattolicesimo che un decreto in legge" per
dirla con il ministro La Russa sempre in vena di battute, sarebbe l'unica
percorribile per Berlusconi che quei "requisiti di necessità ed
urgenza" necessari per ricorrere al decreto li ravvisa tutti, nonostante
le autorevoli perplessità, a cominciare da quelle che il Colle non ha mancato
di fargli pervenire. Tanto da non farlo tornare indietro, se non all'ultimo
momento, su un'iniziativa a rischio bocciatura già sulla valutazione di
costituzionalità che è la prima tappa di un tragitto comunque a tempo limitato.
Anche per questo c'è sttao lo stop ad una forzatura tale da mettere ancora più
in discussione rapporti già molto tesi. Il decreto resta così nel cassetto.
Aspettando l'eventualità di tempi "peggiori", quelli cioè della
violazione di un patto tra Berlusconi ed i giornali che pur in possesso delle
intercettazioni non le hanno pubblicate. Se da una parte o dall'altra dovesse
essere violata la tregua allora i danni da tsunami mediatico non si possono
nemmeno valutare. Già una volta Berlusconi, in questi ultimi tempi, ha fatto
una marcia indietro che poi si è tradotta in un'accelerazione. Questa è la
preoccupazione del Quirinale che fa trapelare molta prudenza nel valutare la
mancata esibizione a "Matrix" con tutte le conseguenze possibili e
immaginabili. Se il Cdm di oggi sarà superato senza uscite a sorpresa, e così
dovrebbe essere dato che nessun accenno anche informale ad un'iniziativa in
tema di incercettazioni è stato fatto arrivare al Quirinale, si potrebbe
arrivare a superare lo scontro di questi giorni. E ricominciare un confronto su
quelli che sono i veri problemi del Paese e sulle riforme. Temi, com'è noto, a
cui Napolitano tiene moltissimo e che avrebbero dovuto caratterizzare l'inizio
della legislatura. Per ora si è parlato d'altro. E si è ascoltato di più.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del Intercettazioni, Berlusconi all'angolo Fini e la Lega contrari al decreto, il
premier rinuncia ad andare in tv: "Non parlo di gossip" Veltroni:
pronti a dare battaglia. D'Alema alla Festa de l'Unità: dalla destra forzatura
inaccettabile Doveva essere il giorno della verità, si è trasformato nel giorno
della ritirata. Sul caso intercettazioni Silvio Berlusconi ha rinunciato
a Matrix: "Il mio intervento in tv sarebbe inopportuno. Devierebbe
l'attenzione del Paese dall'azione del governo". Intanto anche Fini e la
Lega si dichiarano contrari al decreto. Veltroni: "Il salva-premier è un
mini indulto. Pronti a dare battaglia". Ciarnelli, Collini, Lombardo e
Miserendino a pagina 3.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del AUTOCENSURA Nel giro di ventiquattr'ore Silvio
Berlusconi ha dovuto riporre i paramenti del guerriero e ha rinunciato
all'intervista esplosiva a Matrix contro i magistrati e la stampa. E, per ora,
ha rimesso nel cassetto il decreto sulle intercettazioni che avrebbe voluto
presentare nel consiglio dei ministri di oggi, per vietare al più presto la
pubblicazione delle scottanti conversazioni personali, sui suoi rapporti con
alcune ministre, delle quali da giorni si vocifera nei Palazzi e nelle
redazioni. Una giornata sospesa nelle incertezze, tenendo sul filo Enrico
Mentana quasi fino alle tre e mezza del pomeriggio. Il conduttore era a
colloquio col presidente Mediaset, Fedele Confalonieri negli studi romani a
piazza del Nazareno (era stato proprio Fidel a suggerire il messaggio tv). Alle
15,26 il conduttore dà l'annuncio: "Berlusconi rinuncia alla puntata di
Matrix". Notizia che certo non ha fatto piacere al giornalista: aveva
chiesto l'intervista sabato scorso, annunciando che sarebbe stata "a tutto
campo" incentrata, com'è ovvio, sui temi caldi giustizia
e intercettazioni. Da Palazzo Chigi in meno di un'ora dopo arriva una nota di
spiegazione. "Inopportuno", dice Berlusconi in prima persona.
"Non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi proposti da
Matrix, giustizia e intercettazioni", che farebbero passare in secondo
piano "le tante cose realizzate dal governo per cedere il passo ad
argomenti e gossip negativi, che inquinano ed ammorbano il dibattito
politico e parapolitico di questi giorni, deviando l'attenzione del Paese dai
problemi concreti e dai risultati dell'azione di governo". E così il
premier nonché proprietario di Mediaset scarica su Matrix la scelta dei temi,
mentre lui stesso martedì scorso, ad Acerra, aveva creato la suspense sul
messaggio che avrebbe dato agli italiani sulla giustizia. Che qualcosa non
filasse liscio si era capito dalla mattina e già dalla sera prima, anche se
Mentana ci racconta: "Sono andato a letto sicuro che la puntata ci
fosse". Alle cinque il giornalista scherza: "Berlusconi ha fatto un
bel regalo di compleanno a Veltroni" (che sarà a Matrix mercoledì). Poi
Mentana la prende con filosofia giornalistica: "Un politico non è un
artista che viene per cantare, fa ciò che gli conviene. Ecco, Berlusconi ha
deciso che non gli conviene. Meglio un rinuncia, però, piuttosto che sentirmi
dire: "non voglio parlare di questo o di quello"". Il premier ha
fatto retromarcia su tutti i fronti: anche sul decreto anti- intercettazioni,
che oggi non dovrebbe comparire sul tavolo del Cdm neppure come "fuori
sacco". n.l.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del D'Alema: Berlusconi ha demolito
se stesso "Il decreto sulle intercettazioni è inaccettabile, la
Costituzione non prevede urgenze personali" di Simone Collini / Roma
"BERLUSCONI era riuscito a dare un'immagine, in parte accreditata dalla
stampa, di un suo profilo nuovo, di uomo attento ai problemi del Paese.
In pochi giorni è riuscito, anche con una certa furia, a demolire questa
immagine e a ripresentarci quella di uomo di potere dominato da problemi suoi,
e che concepisce l'uso del governo come funzionale a risolverli". Massimo
D'Alema parla alla Festa dell'Unità di Roma negli stessi minuti in cui sarebbe
dovuta andare in onda la puntata di Matrix con il premier come ospite.
"Importante - dice rispondendo ad Antonio Padellaro che lo intervista -
non è la rinuncia a una trasmissione televisiva, ma se verrà confermata la
rinuncia all'uso del decreto legge per affrontare una questione che per sua
natura non può essere affrontata con un simile strumento". L'oggetto della
discussione è un provvedimento legislativo sulle intercettazioni (e D'Alema
sottolinea che "la sistematica pubblicazione di materiali coperti da
segreto istruttorio e' un problema in uno Stato di diritto") in una
giornata in cui le indiscrezioni su colloqui pruriginosi riguardanti il premier
si sprecano. "La Costituzione non prevede urgenze personali, quelle ognuno
se le risolve da sé. Altre sono le urgenze del Paese, e l'uso di un decreto
legge per regolamentare le intercettazione sarebbe inaccettabile e gravissimo,
il rischio di un conflitto istituzionale sarebbe molto forte. Se sarà
confermata la marcia indietro di Berlusconi sarebbe segno di saggezza".
D'Alema difende il dialogo sulle regole tra maggioranza e opposizione, dice che
è "obbligatorio" con chi rappresenta la maggioranza degli elettori e
che "se la destra dice no se ne deve assumere la responsabilità", e
però precisa che il dialogo è "uno strumento, non una politica". Poi
una frecciata a Gianfranco Fini: "faccia il presidente della Camera
anzichè continuare a fare il leader della maggioranza". Critica
l'"orribile" proposta di Maroni di prendere le impronte digitali ai
bambini rom e il reato di immigrazione clandestina, che "mina i fondamenti
costituzionali perché la legge punisce degli atti, non delle condizioni",
insiste sul concetto che l'opposizione "si fa con grandi campagne
popolari" e sul fatto che "il Pd ha dimostrato di essere forte ma per
ora è largamente ancora soltanto un progetto, bisogna radicarlo". Il che
vuol dire, aggiunge l'ex vicepremier, procedere rapidamente col tesseramento:
"Attendo trepidamente la tessera. Per ora in mano ho soltanto un
attestato. Ecco perché ho fatto la battuta: sono un simpatizzante del Pd. Altro
che partito liquido. Io sono per la rapida solidificazione". L'area
dibattiti della Festa dell'Unità (nome difeso da D'Alema) è affollata. In
prima, seduto sul prato, l'ex esponente di An Gustavo Selva. Anche quando l'ex
ministro degli Esteri dice che il governo ombra del Pd "è un modo di
organizzare l'opposizione" e che però "c'è un problema":
"Il governo ombra siamo solo noi, mentre non solo noi siamo
all'opposizione", dice ribadendo la critica alla tentazione
all'autosufficienza, in cui può sconfinare l'impegno nella vocazione maggioritaria.
"Dobbiamo studiare forme di collaborazione tra tutte le forze
dell'opposizione". Stando attenti, aggiunge però, a non farsi trascinare
da altri partiti in "risse" che alla fine dei conti avvantaggiano
Berlusconi e la destra, non il centrosinistra. Il riferimento tutt'altro che
casuale è alla manifestazione dell'8 luglio e alle esternazioni di Antonio Di
Pietro. "Non si può fare il giochino di convocarsi a vicenda. E non ci si
può fare attirare da Berlusconi nell'ennesima rissa sulla giustizia, sentendoci
poi dire proprio da lui che non sono questi i problemi del Paese" (sorriso
sul palco e risata della platea). "Conosciamo il piazze piene urne vuote.
Una manifestazione serve non per far sfogare gli umori, ma se il giorno dopo
almeno un italiano in più viene convinto delle nostre ragioni".
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del Rai, di tutto di più: torna Saccà e viene sospeso
Mazzetti. Che aveva criticato Saccà Mentre l'ex capo di Rai Fiction rientra a
Viale Mazzini, al braccio destro di Enzo Biagi arriva un preavviso di
licenziamento... per un articolo scritto su l'Unità di Roberto Brunelli/ Roma
Destini paralleli. Nel giorno in cui il potente Agostino Saccà rientra in Rai,
dall'ingresso laterale di Via Pasubio, accolto da cronisti, curiosi e
fotografi, un altro uomo Rai viene sospeso e minacciato di licenziamento. È
Loris Mazzetti, storico colleboratore di Enzo Biagi. La sua colpa? Per il
direttore generale della televisione di Stato, è quella di aver scritto -
proprio su l'Unità - che su Saccà la Rai aveva adottato la strategia dello
struzzo, decidendo di non decidere, e questo a fronte di un pronunciamento che
aveva rilevato come il medesimo Saccà avesse violato il codice etico
dell'azienda in almeno ventidue punti. Curiosi paradossi di Mamma Rai. Ora è
Mazzetti a essere accusato di aver violato il codice etico, avendo parlato male
dell'azienda. Ed è straordinario anche il tempismo della vicenda: Mazzetti ha
ricevuto la lettera con la quale la direzione generale, ossia Claudio Cappon,
gli annunciava l'avvio di un procedimento a suo carico il 6 maggio, il giorno
successivo alla pubblicazione del pezzo su l'Unità. Praticamente un record,
considerando che in genere queste lettere arrivano settimane dopo il fattaccio.
Ieri, poi, il colpo di genio: la sospensione con tanto di preavviso di
licenziamento nello stesso giorno del reintegro di Saccà: si sa, anche le date
hanno un loro simbolismo. "Alla Rai la legge non è uguale per tutti",
commenta con amarezza Beppe Giulietti dell'associazione Articolo 21. In
effetti, pare di stare in mezzo a Kafka, visto che colui che ha accusato la Rai
di "buttare nel cesso il codice etico" perché finge di non vedere
quanto un potente (Saccà) ne abbia fatto strame, oggi viene richiamato al
rispetto di quello stesso codice etico. Secondo la Rai, il dirigente Mazzetti
(autore, insieme a Biagi, de Il fatto, e anche di Rotocalco televisivo) sarebbe
"venuto meno agli obblighi di diligenza e correttezza... violando altresì
le disposizioni del Regolamento di disciplina aziendale, nonché del Codice
etico, ed in particolare dei punti 2.1, 2.3, 3.9 e 7.7". Buffo che
l'azienda sostenga questo mentre Saccà continuava a percepire stipendio e
benefit da capo di Rai Fiction, essendo accusato di aver cercato di modificare
assetti aziendali con l'aiuto di pressioni esterne, di aver tentato di mettere
in piedi il progetto Pegasus comunicandolo prima ai vertici Mediaset che alla
Rai, di aver esercitato un ruolo improprio nel progetto di realizzazione della
Città della fiction in Calabria, e, last but not least, di aver segnalato
attrici e soubrette non per fini aziendali ma per interessi privati. Dice il senatore del Pd Riccardo Villari: "Mentre emergono
le intercettazioni di Saccà che si vanta di aver tentato di oscurare Biagi
prima di riuscire a cacciarlo da Rai1, il direttore della Fiction viene
richiamato al suo posto di lavoro e allo stesso tempo il collaboratore di uno
dei più grandi giornalisti italiani viene sospeso. Si tratta di una brutta
pagina per la tv pubblica". L'Usigrai, con il segretario Carlo Verna,
definisce "veramente imbarazzante" il caso Saccà: "Che conferma
quello che da sempre sosteniamo: senza un'indipendenza vera dai partiti la Rai
muore". Spiega: "Dal fiume di intercettazioni, dal tono più che
eloquente, non è bastato a consentire una valutazione serena e tempestiva sulla
permanenza del dirigente. La logica politica, che imponeva di 'sedare e
sopire', ha prevalso su quella industriale". In altre parole, "il servizio
pubblico non regge altri tre anni di con i criteri spartitori della legge
Gasparri". Ma oltre alle complicatissime diplomazie incrociate derivanti
dai sottilissimi equilibri c'è poi la tendenza tipica della Rai di
attorcigliarsi su se stessa: in serata di ieri giunge infatti la notizia di una
nuova contestazione disciplinare per Saccà, basata sulla seconda tranche di
intercettazioni acquisite dalla procura di Napoli, per rispondere alla quali il
dirigente ha ora cinque giorni per difendersi con eventuali controdeduzioni. Le
accuse sono più o meno le stesse del primo procedimento, ma il nostro continua
a ripetere la sua linea difensiva: "Non c'è nulla di rilevante" nelle
nuove intercettazioni. In un'intervista a Panorama dice che si considera
"un uomo che ha onorato la Rai", e in sovrappiù annuncia, il potente
Agostino, che sulla sua vicenda scriverà un libro. Chissà, magari poi ci fanno
una fiction.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del Bettini: alleanze larghe Dall'Udc a Rifondazione di
Andrea Carugati/ Roma "La situazione è pesantissima, il premier e il
governo ormai hanno sotterrato ogni intenzione di dialogo e dichiarato guerra a
Veltroni e al Pd, scegliendo la strada dei colpi di mano per difendere ancora
una volta interessi personali. Sarà opposizione dura". Goffredo Bettini,
coordinatore politico del Pd e braccio destro di Walter Veltroni, pone una
domanda a palazzo Chigi: "Il decreto blocca-processi toglie la possibilità
di avere giustizia per reati gravissimi come rapina, stupro, corruzione, frode
fiscale. Si parla di 100mila processi che saranno sospesi: è questa la
sicurezza di cui parlavano? In realtà è un indulto mascherato". Alla luce
di tutto questo, è pentito dei mesi di dialogo con Berlusconi, prima e dopo il
voto? "Assolutamente no. Berlusconi all'inizio fece dichiarazioni di
grande apertura e disponibilità a costruire almeno sulle regole un dialogo con
l'opposizione. Un nostro rifiuto pregiudiziale sarebbe stato un errore. Ora che
Berlusconi capovolge totalmente la sua posizione noi abbiamo ancor più
legittimità nel dare a lui ogni responsabilità della rottura e dello scontro e
abbiamo più forza nel dimostrare alla maggioranza degli italiani quanto le sue
promesse siano state vane". E il Pd come deve reagire a questi colpi di
mano sulla giustizia? Giusto non partecipare alla piazza girotondina dell'8
luglio? "La nostra opposizione sarà molto forte e visibile e costruita su
tempi medi e lunghi, con due obiettivi: convincere la maggioranza degli
italiani e unire i temi della giustizia alla grande priorità che investe il
Paese, e cioè la drammatica riduzione del valore degli stipendi e delle
pensioni. Una vera alternativa riformista non si può accontentare di lanciare
grida d'allarme ma deve mettere in campo proposte meditate e persuasive".
E la piazza? "È per le ragioni che ho appena illustrato che non abbiamo
condiviso la piattaforma della manifestazione dell'8 luglio. Il messaggio di
quella iniziativa ci appare estremista, urlato, e anche un po' confuso. Alla
fine tendono a restringere il consenso e le alleanze e sbagliano i bersagli,
tant'è che alcuni dei promotori se la prendono soprattutto con il Pd e con
Veltroni, che sono la vera alternativa a Berlusconi, e attaccano anche il
presidente Napolitano, un adamantino democratico impegnato a garantire il
rispetto delle regole". Insomma, per voi niente da spartire con Flores?
"Ci sono modi diversi di protestare. Quello non è il nostro, non è adatto
a una grande forza riformista, anche se a quella manifestazione hanno aderito
tanti amici per i quali nutro una grandissima stima e che considero compagni di
lotta. Penso a Furio Colombo, che peraltro ha espresso forti perplessità sugli
atteggiamenti più esasperati". In piazza però ci saranno anche dirigenti
del Pd, come Parisi... "Ognuno è libero di manifestare la sua voglia di
opposizione nelle forme che crede, ma nel gruppo dirigente nazionale del Pd c'è
stata una valutazione unanime su quella iniziativa". Niente piazza,
dunque. Come si vedrà la vostra dura opposizione? "Con una nettissima
battaglia parlamentare. Se si confermeranno le scelte annunciate, a partire dal decreto sulle intercettazioni, utilizzeremo tutti
gli strumenti regolamentari per rendere difficile la strada al governo e per
segnalare il punto di guardia a cui si è arrivati. E poi pensiamo a forme di
petizione popolare da far firmare ai cittadini nelle nostre feste, nei tanti
incontri che organizzeremo prima della grande manifestazione di popolo di fine
ottobre". E il vostro rapporto con Di Pietro? Temete che punti ai
vostri voti, quelli più "radicali" sui temi dell'antiberlusconismo?
"Se il Pd avesse ancora il complesso di una critica alla sua sinistra
dimostrerebbe di essere immaturo. Il semplice antiberlusconismo non ci ha mai
fatto vincere. Il nostro compito è di essere noi, proprio noi, credibili agli
occhi degli italiani per guidare il Paese. Il viaggio in campagna elettorale
con Di Pietro è stato proficuo, in quella fase è stato leale e collaborativo.
Poi ha cambiato linea. In parte lo capisco, stando all'opposizione ha voluto
riconquistare uno spazio di manovra e di visibilità che si raccorda meglio alla
sua storia politica. Ciò non toglie che in ogni occasione possibile le
opposizioni devono collaborare e unirsi". L'asse tra Veltroni e Casini può
aprire all'Idv nuovi spazi? "Di fronte agli strappi e alle prepotenze della
maggioranza è utile allargare e unire il fronte di chi si oppone. Usciamo
dall'assillo se dialogare di più da una parte o dall'altra. Dobbiamo dialogare
con tutti e per quanto riguarda le future alleanze per il governo costruire il
fronte più ampio sulla base di una seria coesione programmatica". Una
alleanza con Idv, Udc e la sinistra? Non rischiate di rifare l'Unione? "Il
punto è costruire il campo più largo possibile di alleanze a partire, come dice
sempre Veltroni, da una rigorosa verifica di convergenze sui programmi, che poi
devono essere rispettati quando si governa. Non è un processo che si verifica a
priori, ma nel fuoco della dinamica politica". E la vocazione
maggioritaria? "La sfida che abbiamo lanciato affermando la nostra
vocazione maggioritaria non significa autosufficienza, e lo abbiamo ripetuto
fino alla noia, ma ambizione di mettere in moto e di innovare tutto il campo
delle forze di centrosinistra per spingerle a mettere al primo posto la
coerenza tra le promesse agli elettori e i comportamenti che poi si perseguono
dal governo". Dunque non vedrebbe come fumo negli occhi una coalizione
dall'Udc al Prc? "Oggi sarebbe davvero irrealistica. Se poi si creano le
condizioni di innovazione che ho indicato non vedrei come fumo negli occhi
nessuna alleanza nel campo democratico. Ma non sarebbe la vecchia Unione, bensì
un nuovo centrosinistra più coeso e credibile con un forte baricentro
riformista". Torniamo alle intercettazioni. Lei come le regolamenterebbe?
"È un tema delicatissimo che investe una giusta esigenza di privacy dei
cittadini da tutelare integralmente senza rendere più difficili le indagini dei
magistrati. È evidente che mancano del tutto i requisiti di necessità e urgenza
per un decreto. Ma sono per arrestare una diffusione barbara di conversazioni
private che non hanno rilievo penale". Se si tratta di conversazioni in
cui un leader politico raccomanda delle attrici è giusto che i cittadini
sappiano? "Se sono conversazioni private e senza rilievo penale, no".
Se Berlusconi dovesse rinunciare al decreto potreste dialogare su questo tema?
"Si tornerebbe a un normale confronto parlamentare per regolamentare
questa materia". Lei dopo il voto aveva proposto un congresso anticipato
del Pd. È ancora di questa opinione? "Se la spinta sincera alla costruzione
comune del Pd dovesse venir meno perché covano prospettive politiche legittime
ma diverse, allora sarebbe meglio il congresso. È una mia opinione personale:
in quel caso sarebbe meglio una discussione franca e democratica che ridia la
parola ai cittadini e agli iscritti. Non ho mai paura del confronto in mare
aperto, temo lo sfarinamento e la opacità delle manovre di potere".
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del Statisti non si diventa Gianfranco Pasquino Segue
dalla Prima N aturalmente, questa vanità non può in nessun modo essere
soddisfatta unicamente nell'ambito del privato e ha strabordato, sarei tentato
di scrivere inevitabilmente, nel pubblico. Di qui la spiegazione della sua
"discesa in campo": non soltanto salvare le sue aziende, addirittura
salvare l'Italia. Come è stato autorevolmente scritto da Albert O. Hirschmann, la
politica non dà la felicità, ma qualsiasi ritorno nel privato, per chi ha
gustato i frutti, non soltanto della popolarità, ma del potere politico, è
sempre difficilissimo e amaro. Questa considerazione vale, comprensibilmente,
anche per troppi politici di professione del centro-sinistra. Silvio
Berlusconi, però, è di gran lunga più in là, molto più avanti dei
professionisti del teatrino della politica nel quale ha una parte da assoluto
protagonista. La sua fame di potere e di visibilità è incomprimibile e si
manifesta in tutte le modalità, come abbiamo visto nelle foto degli incontri
internazionali e nelle conferenze stampa, compresa la
modalità telefonica che leader più prudenti dovrebbero da qualche tempo sapere
tenere sotto controllo, intercettazioni o no. Non sono interessato agli aspetti
personali, voyeuristici e boccacceschi delle telefonate, che peraltro fanno
parte quasi di una concezione di vita mai negata, intercorse per piazzare
veline e dare voti sulle loro eventuali e speciali competenze. Sono,
invece, preoccupato dalla sequela di forzature, di tensioni, di conflitti che
quelle telefonate, da un lato, segnalano, dall'altro, producono. So
perfettamente, ma non mi pare di essere in affollata compagnia, che la
fattispecie più generale è costituita dall'irrisolto conflitto di interessi, ma
se lo scontro politico, che, purtroppo, sta degenerando in scontro
istituzionale con il Primo ministro che coinvolge il Presidente della
Repubblica, la Magistratura, il Parlamento e la stampa (il quarto potere), è
giunto a questi livelli, molto dipende anche dalla incomprimibile bulimia
vitalistica di Silvio Berlusconi . Qualcuno vorrebbe mettere fine allo scontro
procedendo a qualche scambio, più o meno virtuoso: stop immediato alla
pubblicità/pubblicazio delle intercettazioni e rapida accettazione del lodo
Schifani in cambio della ripresa, che sarebbe in verità un inizio, di una
"normale" dialettica politico-parlamentare. Lo scambio avrebbe
conseguenze politiche discutibili, ma soprattutto non ci sarebbero garanzie che
verrebbe effettivamente portato ad una sua positiva conclusione. Il Presidente
del Consiglio sembra volere una sorta di scontro finale, che avrebbe voluto
annunciare per televisione con un "Messaggio alla Nazione" attraverso
il quale regolare i conti, dall'alto della sua maggioranza, non grandissima,
ma, apparentemente, fin troppo compatta, con tutte le altre istituzioni.
Metterebbe a rischio, forse non del tutto consapevolmente, il delicato
equilibrio fra istituzioni che caratterizza tutte le democrazie di buona
qualità e che non si ritrova nella versione della democrazia che i berluscones
e, purtroppo, ampia parte del loro elettorato, sembrano avallare e volere
imporre come unica e autentica. No, bisogna dire e ripetere: nessuna vittoria
elettorale e nessuna maggioranza parlamentare di qualsivoglia entità pongono il
capo del governo al di sopra e al di fuori delle leggi, tanto meno della
Costituzione. Chiamare in causa l'affare Clinton-Lewinsky significa dimenticare
che il Presidente americano venne indagato per le sue menzogne e non fece mai
nessuna velata minaccia contro le istituzioni che indagavano legittimamente,
persino con puntiglio partisan alquanto eccessivo, sui suoi misfatti che
certamente non mettevano a rischio il quadro costituzionale Usa. Quanto a
Jacques Chirac, il Presidente francese era in effetti protetto, fintantoché
rimaneva in carica, da uno "scudo", ma quello scudo non era stato
frettolosamente e opportunisticamente approntato dalla sua maggioranza a favore
della sua persona con riferimento a reati pregressi. Altri casi di salvaguardia
giuridica delle alte cariche dello Stato non mi sono noti, né mi pare vengano
precisamente sbandierati dal centro-destra. Gli uomini di Stato sanno dove e
quando debbono arrestarsi per il superiore bene delle istituzioni. Qualcuno ha
creduto che Berlusconi volesse inaugurare la sua second life con una
trasformazione sobria, serenamente e pacatamente, in uomo di Stato che si
prepara per salire al Quirinale e intende mostrarsene degno. Purtroppo, non è così,
ma quello che inquieta non è soltanto la futura prospettiva di un immutato
Berlusconi al Quirinale. Piuttosto, è il prezzo che le istituzioni rischiano di
pagare qui e adesso per cancellare le vicende giudiziarie e le avventure
personali di Silvio Berlusconi lungo il cammino di quel tentativo di ascesa.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del Che i giovani vengano a Me(diaset) di Luigina
Venturelli I l momento storico, va detto, è piuttosto imbarazzante. Ieri sera
centinaia di persone affollavano gli studi Mediaset di Cologno Monzese per la
presentazione del palinsesto del prossimo autunno: volti noti del teleschermo,
grandi investitori pubblicitari e giornalisti assistevano al consueto galà
d'inizio estate, ma ai tavoli non si bisbigliava d'altro che d'intercettazioni bollenti. Una domanda in proposito è arrivata
anche a Piersilvio Berlusconi, durante la conferenza stampa di fine serata:
"Anch'io ho ricevuto segnalazioni per qualche personaggio da parte di
amici, ma mai pressioni pesanti". Il vicepresidente del gruppo ha schivato
l'argomento ed è riuscito a togliersi dall'imbarazzo, forse meglio di
quanto abbia fatto con i comici Ale e Franz, che l'hanno coinvolto suo malgrado
in una gag di battute su tv e dintorni. Tutto si fa per esigenze di spettacolo,
soprattutto in tempi di recessione economica imminente che potrebbe indurre le
imprese a tagliare gli investimenti in pubblicità. Nel primo semestre 2008
Mediaset ha tenuto, la raccolta è cresciuta poco meno del 3%, ma nella seconda
metà dell'anno potrebbe risultare difficile restare su simili livelli. Ecco
dunque la programmazione anticrisi: qualche novità di grido e grandi classici
di sicuro successo, per non fare come la concorrente Rai cioè "ottenere
grandi ascolti con la popolazione più anziana", ma puntare su "un
pubblico più giovane" e più appetibile per ritorno pubblicitario. Canale 5
può vantare cinquanta prime serate di fiction: si andrà dalla versione nostrana
di Sex and the City, chissà se emancipata come il modello originale (Margherita
Buy, Elena Sofia Ricci, Luisa Ranieri e Cecilia Dazzi saranno le protagoniste
di Amiche mie, quattro quarantenni in carriera nella Milano modaiola),
all'attempata ma sempreverde comicità di Sandra e Raimondo nel marinaro
Crociera Vianello. Anche l'intrattenimento sarà buono per tutti i gusti: da
quello modernista di Amici, condotto da Maria De Filippi e in onda sette giorni
su sette, a quello vecchio stile del Ballo delle debuttanti affidato a Rita
Dalla Chiesa. Su Italia 1 andranno in onda l'ironia intramontabile della
Gialappa's e quella inedita di Snl, show che dagli anni Settanta negli Usa ha
lanciato i più grandi comici e che per la prima volta sarà realizzato fuori New
York. Ci saranno i cartoni animati adatti ai più piccini e le puntate per i fan
più adulti di Anna Falchi, protagonista della già ribattezzata "sit-porn"
in cui vestirà i panni di una vedova che si ritrova a gestire l'impresa hard
del defunto marito. Allo stesso modo Retequattro non mollerà i vecchi cavalli
di battaglia (i film di Cinema4, i Bellissimi e Cinema Festival), ma
arrischierà qualche cambiamento accogliendo lo sbarco da Italia1 del calcio,
con Controcampo e Guida al campionato. Facce nuove, invece, non sono previste.
Si è parlato molto di Piero Chiambretti che, dopo l'addio a La7, potrebbe
essere l'ago della bilancia dei prossimi palinsesti televisi tra Rai e
Mediaset. Ma per ora è solo un'eventualità. Il comico piace molto al direttore
di Raiuno, Fabrizio Del Noce, che ha lasciato intravedere un suo possibile
ingaggio, ma pure i dirigenti di Mediaset hanno confermato "un primo
contatto" con lo showman. Quanto a Giuliano Ferrara e Daria Bignardi,
anche loro usciti da La7, c'è "sicuramente interesse a contattarli, ma al
momento non ci sono trattative in corso". Nel palinsesto autunnale non è
previsto alcun programma nemmeno per Paolo Bonolis e, se presenterà Sanremo,
probabilmente non lo si vedrà sugli schermi delle tre reti Mediaset neppure in
primavera. TV Per l'autunno la rete teme tempi duri e punta ai più giovani
perché attirano pubblicità. In arrivo "Amiche mie", versione italiana
di "Sex and the City", una "sit-porn" con la Falchi,
assente Bonolis.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai consultando l'edizione del "Con un provvedimento del
genere sulle intercettazioni e con la blocca processi, un mini-indulto, useremo
tutti gli strumenti parlamentari".
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del Se si vuole parlare di attualità Paolo Ojetti Che
strana serata, una serata particolare dove i telegiornali - tutti - hanno
proceduto con il passo della pantera rosa, in punta di piedi e con aria
circospetta, attraverso una foresta di non-notizie. Per esempio, hanno
raccontato - tutti - che Berlusconi non sarebbe andato a
Matrix a parlare di intercettazioni e giustizia per "tagliare corto con il
gossip". Detta così, la notizia non aveva senso. Più senso immaginare che
Mentana volesse parlare di attualità e non di propaganda governativa. Gli altri
misteri della serata riguardavano le voci di nuove intercettazioni che - come
ha detto il solo Tg3 - contenevano colloqui riservati ("gossip
negativi" per il Tg5, "rispetto per la vita privata" la frase
regina del Tg1) fra Berlusconi e alcuni "ministri". Ministri o
"ministre"? Ecco il dilemma: colloqui sulla sicurezza dello Stato,
sui conti pubblici, su qualche episodio oscuro di finanza sporca? No, forse qualcosa
di molto, ma molto più personale e che - sono sempre le voci - darebbe ragione
a Vittorio Feltri sulla centralità della - pardon - gnocca al potere. Ovvio che
i Tg, soliti aggirare anche notizie meno imbarazzanti, si siano ammutoliti.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del Veltroni: "Con il decreto lo scontro si farà
durissimo" di Bruno Miserendino/ Roma Se Berlusconi insiste, sarà lotta
durissima in parlamento "con tutti gli strumenti possibili a
disposizione". Insomma, l'ostruzionismo. Nel giorno del suo compleanno, e
prima di festeggiare "la splendida notizia" della liberazione di
Ingrid Betancourt, con tanto di piccolo rinfresco nella sede del Pd, Walter
Veltroni attacca. Il decreto "lo facciano su salari e prezzi", non
sulle intercettazioni, dice il segretario del Pd al termine del governo ombra.
E qualche minuto dopo Bersani e Letta si incaricano di spiegare dove si possono
trovare subito le risorse necessarie per dare sollievo ai redditi bassi, alle
pensioni, ai salari, i veri "desaparecidos" della manovra economica
di Tremonti. "La situazione sta precipitando", ricordano Veltroni,
Bersani e Letta, e il governo sembra "in tutt'altre cose
affaccendato". All'attacco, dunque, per rompere uno strano accerchiamento:
da un lato i girotondi e Di Pietro che si preparano a manifestare
"soprattutto contro Veltroni e l'opposizione del Pd", dall'altro il
governo che va avanti come un treno sulle materie che interessano solo il
premier, e che non paga dazio per tutto ciò che fa e soprattutto non fa sulle
vere emergenze del paese. "Il governo mette le mani nelle tasche degli
italiani", perché le tasse aumenteranno, questa è la verità secondo il Pd,
ed è verità che i pensionati hanno avuto qualche soldo grazie al governo Prodi,
"solo che nessuno le racconta". Ieri al Pd molti erano stupefatti per
la generosità con cui i media hanno riportato "le promesse
improbabili" di Tremonti. Walter Veltroni lamenta "una cortina"
nel raccontare le conseguenze dei provvedimenti di governo: eppure, dice,
"l'Italia in questa legislatura scenderà come non mai nella storia recente
nei tassi di crescita", attestandosi al 3,1 per cento nel rapporto tra
investimenti e pil. Per non parlare dei tagli alla scuola, alle forze di
polizia, in barba all'allarme sicurezza con cui la Destra ha vinto le elezioni.
"Stranamente, o forse neppure stranamente, queste cose non vengono
raccontate e invece bisogna che gli italiani le sappiano". Non a caso
Veltroni ha esordito citando la retromarcia televisiva di Berlusconi. "Il
premier ha deciso di non andare a Matrix, è una scelta che non discuto ma se mi
sarà confermato l'invito per mercoledì prossimo, sarò onorato di accettare, e
lì parlerò delle questioni sociali e politiche che stanno a cuore agli
italiani". Insomma il contrario di quel che dice Berlusconi, che avrebbe
rinunciato perchè se no si finiva a parlare di gossip. È proprio il governo,
dice il leader del Pd, che si occupa in modo ossessionante delle vicende del
premier. "Spero che la retromarcia di Berlusconi - aggiunge Enrico Letta -
sia l'inizio di un cambio di strategia complessiva che porti il governo a non
occuparsi ancora dei fatti di Berlusconi, ma degli italiani". Al momento
invece la maggioranza va avanti sulla blocca processi, quella che Veltroni
nella conferenza stampa dopo il governo ombra definisce un "mini
indulto". "Per garantire che venga spostato il processo che sta a
cuore al presidente del consiglio vengono spostati quelli relativi a reati come
l'omicidio colposo per guida in stato di ebbrezza, l'estorsione, la rapina, la violenza carnale e perfino, paradosso dei paradossi, le
intercettazioni illecite". Quanto al decreto intercettazioni, anche se in
serata l'ipotesi del colpo di mano ha perso forza, il Pd teme che si possa
tornare alla carica, magari presentando il progetto Mastella proprio per
mettere in difficoltà l'opposizione. L'altro giorno Veltroni aveva detto
che se Berlusconi faceva marcia indietro sul blocca processi, il clima poteva
migliorare. Adesso si teme l'escalation e quindi si minaccia una risposta
adeguata. "Se la norma verrà approvata e se verrà presentato un decreto
sulle intercettazioni occorre mettere in conto che dopo due strappi del genere
inevitabilmente lo scontro parlamentare si farà molto, molto aspro". Anche
per questo nel Pd si guarda con interesse al disagio della Lega, che ha a cuore
il federalismo fiscale, una riforma che senza dialogo sarà più difficile fare.
"Perchè Bossi non si dà da fare sul serio per dare una calmata a
Berlusconi?" L'altro ieri lo stesso Veltroni, con Casini, hanno firmato
insieme una lettera che denuncia il rischio esproprio delle prerogative del parlamento
e dell'opposizione. Non un asse politico, dice Casini, ma un normale raccordo
delle opposizioni. Quanto a Di Pietro, "sembra più attento alle parole
nelle ultime ore - dicono al Pd - ma come fidarsi?".
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai consultando l'edizione del Quando saranno convocate le parti
il gip farà leggere ai loro legali le intercettazioni Qualcosa potrebbe
trapelare.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del Balle ad personam Marco Travaglio Se uno di questi
giorni Al Tappone ordinasse un emendamento al Decreto Sicurezza per arrestare
gli uomini sopra il metro e 60, le ragazze sotto i 30 anni che la danno ad
altri all'infuori di lui e nominare Saccà presidente della Corte
costituzionale, il Consiglio dei ministri gliel'approverebbe all'unanimità.
Angelino Jolie andrebbe in tv a magnificare il geniale impulso riformista del
padrone. L'indomani Il Giornale, che fu di Montanelli e ora è di Mario Giordano
(per dire l'evoluzione della specie), uscirebbe con un inserto storico sui
danni inflitti all'umanità dagli uomini alti, con la lista nera delle ragazze
che diversamente dalle altre democrazie insistono nel non darla al premier e
con un commentario di diritto costituzionale chiosato di Saccà. Da quando lo
dirige l'inventore di "Lucignolo", il fu Giornale non è solo l'house
organ ad personam di Al. E' anche uno spasso assoluto. Imperdibile. Da
scompisciarsi. Il 10 giugno titola: "Tutti gli
italiani sono intercettati". In realtà gli intercettati sono meno di 20
mila all'anno. Il Csm assolve Clementina Forleo? Un rubrichista del Giornale,
quello biondo platino con le mèches, la chiama per tutto il pezzo
"Caterina Forleo", perché lui è molto preciso. Poi scrive che
questa tal Caterina Forleo "difficilmente la passerà liscia" per
"quella clamorosa sceneggiata da Santoro",quando disse d'aver
"passato la giornata dai carabinieri a riferire le inquietanti circostanze
di cui sono stata vittima": insomma andò "in tv a parlare di gravi
pressioni subite prima ancora di aver fatto denuncia attraverso i canali che il
suo delicato ruolo prevede". Il pover'uomo deve avere seri problemi con la
consecutio temporum: se la giudice ha raccontato ad Annozero di aver fatto
denuncia ai carabinieri, vuol dire che quando l'ha raccontato aveva già fatto
denuncia, dunque non può essere accusata di averlo raccontato "prima
ancora". L'indomani il poveretto tenta di dimostrare che il vero
"magnaccia" non è Al, ma Di Pietro. La prova? "Il suo
commercialista e un uomo della sua scorta furono arrestati per giro di squillo
d'alto bordo". Ecco: per lo Shirley Temple del garantismo all'italiana, le
colpe dei commercialisti e degli agenti di scorta ricadono su Di Pietro (senza
contare che qui nessuno contesta al premier di frequentare ragazze, ma di
piazzarle a Raifiction a spese nostre). Tenetevi forte, perchè il bello deve
ancora venire. Il 27 giugno, titolo a tutta pagina 7 su un articolo di Gian
Marco Chiocci: "Woodcock senza limiti: indaga sulla Orlandi. I verbali
dell'interrogatorio al cerimoniere del Papa" (mons. Francesco Camaldo, già
segretario del cardinal Poletti, indagato per i suoi rapporti col faccendiere
Massimo Pizza). A fianco, un box sul pm di Potenza: "Nel 2003 decine di
vip coinvolti nell'inchiesta Inail. Molto rumore, finora per nulla". Tutte
balle. Nel processo Inail il 60% degli imputati (tra cui il presidente e l'ad)
hanno confessato, patteggiato e risarcito allo Stato la bellezza di 2 milioni
di euro. Quanto a Emanuela Orlandi, basta leggere l'articolo di Chiocci per
scoprire che Woodcock a Camaldo non ha mai chiesto di lei, ma solo del boss
della Magliana Renatino De Pedis (molto legato a Poletti, che lo fece
seppellire a Sant'Apollinare). Ma il garrulo Giordano non legge nemmeno il suo
Giornale (e lo si può capire). Infatti riprende il titolo farlocco e fa pure lo
spiritoso con un lettore: "Woodcock si occupa anche del caso Orlandi; ma
le pare possibile? Ci sono giudici che metterebbero sotto indagine anche ET,
Haidi e Goldrake, se dopo fossero sicuri di trovare le telecamere ad
aspettarli.". Ogni tanto, per dare un tocco di comicità in più, scrive
pure Paolo Guzzanti. In ben tre articoli in cinque giorni ripete che la giudice
Gandus, quella del processo Mills, ha dichiarato: "Io a Berlusconi gli
faccio un culo così". Dove, a chi, quando l'abbia detto, e dove siano le
prove, non si sa. Ma da questi garantisti a targhe alterne c'è da aspettarsi di
tutto. Per Giordano, l'indulto fu "un'emerita sciocchezza", frutto
del "perdonismo tanto caro alla sinistra". Forse gli sfugge che fu
scritto a quattro mani da Mastella & Pecorella, e votato da tutta Forza
Italia. Che sia di sinistra anche Al Tappone? Sarebbe gravissimo. Anche perché
- come denuncia Paolo Granzotto sul Giornale "la sinistra continua a
idolatrare il nano di Ajaccio". Che poi sarebbe Napoleone. A meno che
Berlusconi non abbia preso casa pure in Corsica. Ora d'Aria.
( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Stai
consultando l'edizione del Chi distruggerà e quando i dossier illegali
dell'inchiesta spioni Telecom? Lo chiedono i giudici che se ne stanno
occupando. La Corte Costituzionale non si è sin qui pronunciata. Per farlo ora
i magistrati dovranno convocare cinquemila persone di Giuseppe Caruso/ Milano
Un anno e mezzo guadagnato per la prescrizione. Ed una bufera mediatica alle
porte. Nell'ingarbugliato caso dell'inchiesta Telecom, ferma dal marzo del 2007
in attesa di un pronunciamento della Consulta (mai arrivato) sul decreto
Mastella (poi convertito in legge), a sorridere sono soltanto gli indagati.
Almeno fino a quando non verrà reso noto sui giornali il contenuto di molti
dossier segreti. Perché il decreto Mastella, nato in fretta e furia nel
settembre del 2006 proprio per bloccare il fango contenuto in quei fascicoli,
in realtà potrebbe averne favorito la diffusione. Concetto chiaro al mondo
politico fin dall'inizio, tanto che subito dopo aver convertito in legge il
decreto, destra e sinistra dissero in coro che le norme sarebbero state
riscritte. Ma alle parole non sono seguiti i fatti. Così i dossier creati
illecitamente dalla Security Telecom hanno continuato a portarsi dietro il loro
interrogativo: cosa farne? La domanda nasce nel marzo del 2007, quando il gip
Giuseppe Gennari (su richiesta di pubblici ministeri, imputati e parti lese)
decise di inviare all'esame della Consulta una questione di incostituzionalità
riguardante proprio il decreto Mastella. I pubblici ministeri milanesi Nicola
Piacente, Fabio Napoleone e Stefano Civardi, sul punto di chiudere l'inchiesta
e chiedere i rinvii a giudizio, decisero di bloccare tutto in attesa della
risposta della Corte Costituzionale. Quei dossier illegali non utili
all'inchiesta andavano distrutti, come previsto dalla legge Mastella, o invece
bisognava seguire le vecchie norme e notificarli agli imputati ed ai loro
difensori? La Consulta decise di prendersela comoda, fissando la prima udienza
il 2 aprile del 2008, probabilmente nella speranza che il legislatore cambiasse
prima la legge. Speranza rivelatasi vana. La Consulta però non si è data per
vinta ed ha fatto slittare ulteriormente la discussione, spostandola all'11
giugno, ma anche in questo caso il legislatore non le ha dato soddisfazione,
perché nell'ultimo provvedimento proposto sulle
intercettazioni non è stata cambiata la norma Mastella sulla distruzione. E qui
si è arrivati al farsesco, visto che la Corte costituzionale ha deciso di
spostare ulteriormente la discussione, senza fissare una data. Il presidente,
Franco Bile, ha però emesso un bel comunicato stampa in cui si augurava che il
parlamento potesse finalmente risolvere il problema. I magistrati
milanesi a questo punto hanno deciso di chiudere l'inchiesta seguendo quando
previsto dalla norme in vigore, vale a dire da quelle della legge Mastella. I
dossier illegali giudicati non utili all'inchiesta verranno così distrutti, ma
per farlo ci sarà bisogno di un'apposita udienza davanti al gip Gennari, che
per legge sarà costretto a convocare tutte le parti lese, tra le 4.000 e le
5.000 persone. Il gip, sempre secondo quanto previsto dalla legge, farà vedere
loro (o meglio ai loro legali, nella maggior parte dei casi) il contenuto dei
dossier. Che non potranno essere fotocopiati. Ma è facile ipotizzare che il
contenuto trapelerà lo stesso, nonostante sia illegale, e l'individuazione dei
colpevoli risulterà praticamente impossibile, visto il numero esorbitante delle
persone che avranno accesso agli atti. Il gip Gennari ha già previsto una serie
di misure preventive per evitare questo tipo di problemi, ma è come tentare di
svuotare il mare con un secchiello. E tra un paio di settimane, il fango
inizierà a colare.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2008-07-04 - pag: 1 autore: ... PANORAMA ... Intercettazioni, niente decreto
Berlusconi rinuncia a "Matrix" Niente decreto sulle intercettazioni,
il Governo sceglie la via ordinaria. "Basta gossip", ha detto il
premier Silvio Berlusconi che ha annullato la sua prevista partecipazione a
Matrix. Oggi a Napoli l'udienza preliminare sul caso Saccà-Berlusconi.
Mentre il lodo Alfano sullo scudo per le alte cariche arriva in Parlamento,
prosegue lo scontro sulla giustizia. Il leader del Pd Walter Veltroni attacca
la "blocca-processi": "è un indulto". u pagina 14 con Il
Punto di Stefano Folli Il Pd apre alla Lega: sfida al dialogo sul federalismo
"Vi sfidiamo al dialogo sulle riforme, a cominciare dal federalismo
". Ad aprire alla Lega è il capogruppo del Pd alla Camera Antonello Soro
in un'intervista al Sole 24 Ore. "Bossi ci aiuti ad evitare il ritorno del
caimano e del massimalismo dei girotondi" u pagina 15 Brescia: madre a 12
anni, arrestato il marito kosovaro La moglie 12enne, di origini serbe, dà alla
luce una bimba e il marito 21enne, il kosovaro Muhamet I., viene arrestato a
Brescia. Se per le rispettive famiglie si trattava di un matrimonio combinato,
la legge italiana configura i reati di violenza sessuale e riduzione in
schiavitù. Usa: Google deve dare i database di Youtube a Viacom Google dovrà
svelare al colosso dei media Viacom i database con i link degli utenti di
Youtube, con ogni clip vista. Lo ha ordinato una corte federale di New
York.Viacom precisa che consentirà l'accesso solo nell'ambito della battaglia
legale per il copyright contro Google. Vodafone compra il 70% di Ghana Telecom
Il colosso inglese ha acquistato ieri la maggioranza della compagnia di
telefonia fissa ghanese: al governo di Accra rimarranno il 30% delle azioni.
Vodafone, con questa acquisizione da 900 milioni di dollari, rafforza i suoi
piani di espansione in Africa. u pagina 35 Mediobanca studia l'adeguamento
della governance Mediobanca ha riunito ieri il comitato governance per valutare
l'adeguamento alle disposizioni di vigilanza Banca d'Italia.Escluso il ritorno
al modello monistico, Piazzetta Cuccia prepara aggiustamenti al comitato nomine
e al comitato remunerazioni. u pagina 31 Parigi lancia un nuovo reattore
nucleare pulito Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha annunciato la
costruzione di un secondo impianto nucleare di terza generazione, i cui lavori
dovrebbero iniziare nel 2011. "Il nucleare è l'industria del futuroe
un'energia indispensabile", ha detto il capo dello Stato. u pagina 10.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
COMMENTO
Opposizione, ultimo appello Nicola Tranfaglia Il pasticcio ormai è fatto e non
è facile andare oltre. Ancora una volta i media, in parte prevalente legati a
Berlusconi, hanno spinto l'opposizione di centro-sinistra, in particolare il
Pd, a credere alla favola del Cavaliere che, in campagna elettorale e nei primi
mesi di governo, ha fatto finta di esser diventato democratico e di chiedere
all'opposizione l'accordo sulle regole costituzionali ma subito dopo ha tirato
fuori gli artigli. Oggi siamo alle prese con una decretazione assurda che sta
distruggendo i principi fondamentali dello stato di diritto. CONTINUA PAGINA 7
Che cosa rispondono oggi le opposizioni di fronte a quello che è accaduto.
L'Italia dei Valori ha capito l'inghippo prima degli altri e conduce da tempo
un'opposizione netta ai disegni del capo del governo. Il Partito democratico
oscilla e si sta spostando verso un'opposizione più chiara (ma con molta
lentezza) perché è ormai chiaro che gli italiani, una volta di sinistra, hanno
purtroppo votato a destra di fronte al far play dei mesi scorsi. Staremo a
vedere, ma diciamo fin da adesso che in questa situazione chi non chiama i
cittadini a manifestare contro il governo qui e subito si assume forti
responsabilità sull'avvenire. Soprattutto se non si coglie insieme, come va
colta, la contraddizione di fondo che agita la maggioranza in queste settimane.
Mi riferisco al combinato disposto in base al quale si affretta l'iter
legislativo del doppio decreto salvapremier, di quello sulle intercettazioni e del pacchetto sicurezza che contiene al suo
interno anche la norma che prescrive le impronte digitali dei piccoli Rom nelle
nostre città. Se non si coglie insieme l'uno e l'altro aspetto c'è il rischio
di accettare l'idea paradossale della destra in base alla quale quelle impronte
digitali sono assolutamente da prendere non per applicare un criterio
francamente razzista nei confronti dei piccoli Rom e Sinti ma per averne
soltanto un neutrale censimento necessario a toglierli dalla strada. A ragione
il presidente dell'Unicef Italia, autore di un forte appello, ha già
sottolineato che altri sono i modi per integrare i minorenni e toglierli dalla
strada per mandarli a scuola. Manca da molti anni (dal 2004) un piano nazionale
dell'Infanzia in questo paese, non c'è un'autorità garante per questi problemi,
la disattenzione è evidente e quando si sceglie come unica misura quella
discriminante che viola l'eguaglianza dei cittadini e discrimina quei bambini
come se fossero per natura piccoli delinquenti, si va subito oltre le regole
costituzionali e si mette sul piatto una concezione puramente repressiva e
discriminatoria accantonando il piano della cura e dell'integrazione per
scegliere soltanto la dura repressione del possibile reato. Come si fa a non
cogliere la misura del degrado costituzionale e umano che sottende a una simile
scelta nello stesso momento in cui si punta all'impunità totale dell'unto del
Signore, asceso ancora una volta al soglio del potere. C'è da restare senza
parole di fronte a una simile arroganza o all'intervento di intellettuali come
Ernesto Galli della Loggia che sul Corriere della Sera di domenica scorsa
rinvia a un futuro indeterminato di compiuta riforma della giustizia, qualsiasi
giudizio sulle iniziative anticostituzionali del governo.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
GENOVA
Al via la requisitoria. Con la spada di Damocle del bloccaprocessi "Ecco
come andò al G8" Notte della Diaz al fotofinish Sara Menafra INVIATA A
GENOVA Quattro giorni di requisitoria e un'ampia memoria scritta, non ancora
depositata. Al netto della norma mannaia che rischia di fermare anche questo
dibattimento, la conclusione del processo per i fatti della Diaz - luglio 2001,
G8 di Genova - è partita. Ieri mattina il pm Enrico Zucca ha avviato la sua
ricostruzione, cominciando dal "G8 rimasto fuori dal processo", cioè
da quando, la sera del 21 luglio, dopo giorni di scontri e la morte di Carlo
Giuliani, la polizia italiana scelse di provare la strada dei nuovi arresti e
assaltare la scuola considerata il "covo" dei black block, pestando a
freddo 93 persone che poi si riveleranno dei semplici manifestanti. Ha spiegato
che la ricostruzione di quella notte è difficile, come lo sono i processi per
stupro o per criminalità organizzata: "Come nei primi, la violenza
dell'accusa rischia di riversarsi sulla vittima e amplificarne la debolezza.
Come nei processi per criminalità organizzata, la difficoltà nasce nella
ricerca delle prove, perché omertà e coperture rendono difficile trovare
riscontri. In tutti quei processi alle persone offese si dice "lascia
perdere" ed è successo anche qui". Non ha detto, il pm, perché la
legge di fatto non esiste ancora, che se la salvapremier dovesse essere
approvata nei tempi previsti sarebbe a rischio anche questo processo. Col
paradosso nel paradosso di bloccare tutto a dibattimento concluso e con gli
inquirenti che avranno già richiesto le pene, ma prima che gli imputati abbiano
lo spazio per difendersi e che il tribunale possa decidere sul da farsi. Mentre
la requisitoria prosegue, tanto la corte quanto le parti civili si stanno
interrogando sul da farsi. E proprio da questo confronto è emersa la possibile
soluzione: se è vero che la maggior parte dei reati contestati cadono sotto la
blocca processi (falso, calunnia, lesioni aggravate) ce n'è uno, il porto
d'arma da guerra, che invece rimane fuori da quel colpo di spugna. E visto che
le armi in questione sono le due molotov portate nella scuola dai poliziotti
Troiani e Burgio, fondamentali per l'accusa di falso che riguarda molti degli
imputati, il processo potrebbe salvarsi. "Attratto" dal reato più
grave. Di certo, il presidente della corte ha già spiegato a tutti che non
intende stralciare quel pezzo del processo dal resto. E dunque Francesco
Cardona Albini, l'altro pm protagonista dell'inchiesta, è convinto che questa
sia l'unica strada possibile: "La mia impressione è che il processo andrà
avanti, perché non c'è modo di separare l'accusa sulle molotov dal resto della
notte alla Diaz. In ogni caso, l'eventuale interpretazione sbagliata non è
sottoposta a sanzione". Non la pensa così quasi nessuno degli avvocati
delle difese. "Mi pare difficile che il processo non si sospenda. Non credo
che la corte possa stabilire di limitare i diritti della maggior parte degli
imputati, e non credo che qualcuno di loro possa, anche volendo, rinunciare
alla sospensione della discussione", dice Piergiovanni Iunca, legale del
funzionario Digos Carlo Di Sarro. Mentre Silvio Romanelli, avvocato dei
presunti picchiatori guidati da Vincenzo Canterini, annuncia che qualunque sia
la scelta della corte il processo deve proseguire: "Non ci avvarremo del
blocca processi e anche in appello, se dovessimo essere condannati, rinunceremo
alla prescrizione fino ad essere prosciolti". Deciderà la corte, se (com'è
probabile) il decreto sarà approvato. Se il processo proseguirà, sarà stato
l'ultimo ostacolo di un processo quasi impossibile. Lo racconta anche Zucca,
aprendo la requisitoria: "Nel 1980 un giudice inglese, Lord Denning, molto
apprezzato per il suo linguaggio chiaro, decise di bloccare la causa civile di
sei persone nei confronti di alcuni poliziotti che avevano estorto le loro
confessioni e manipolato prove, accusandoli di un attentato. "Se avessero
ragione questi accusatori, spiega quel giudice, i poliziotti sarebbero
responsabili di minaccia, violenza e falso. Sarebbe una vista così terrificante
che ogni persona in questo paese penserebbe che non è giusto che succedano cose
come queste". Quindici anni dopo riconobbe l'errore. Anche la pubblica
accusa ha esitato a raggiungere le sue conclusioni. E il risultato che sembra
sconvolgente è frutto di dubbi e analisi. Ora però siamo noi a invocare ordine
e legge". BLOCCA PROCESSI Con un emendamento la maggioranza ha inserito
nella conversione del decreto sicurezza il blocco per un anno di tutti i
processi per reati con pene inferiori ai dieci anni LODO SCHIFANI E' la legge
sull'immunità delle prime quattro cariche dello stato: presidente
della Repubblica, primo ministro e presidenti delle camere: non si potrà
processarli INTERCETTAZIONI Un disegno di legge è già alla camera, prevede il
divieto assoluto di intercettazioni tranne che per terrorismo e mafia: carcere
e multe per pubblici ufficiali, giornalisti ed editori.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
SACCA'
La Rai gli invia un'altra contestazione disciplinare Il direttore di Raificion
Agostino Saccà fa il suo ritorno a viale Mazzini. Ma se in mattinara viene
accolto dai fotografi e dai saluti affettuosi, a sera gli arriva una nuova
contestazione disciplinare da parte dell'azienda, frutto delle nuove
intercettazioni inviate dalla procura di Napoli. Al dirigente sospeso e poi
reintegrato dal giudice del lavoro l'azienda contesta l'inserimento indebito
nel tentativo di modificare assetti aziendali con l'aiuto di pressioni esterne;
il suo progetto Pegasus, comunicato ai vertici di Mediaset prima che alla Rai;
un ruolo improprio nel progetto di realizzazione della Città della fiction in
Calabria; la segnalazione di attrici per interessi privati. E per tutta la
giornata va avanti lo scontro. I legali di Saccà presentano istanza di accesso
al fascicolo Rai che riguarda il dirigente, protestando per l'uso delle
intercettazioni, estraneo al perseguimento di alcun reato, fatto dall'azienda.
A sua volta l'azienda risponde che è tutto in regola. E il presidente della
Rai, Claudio Petruccioli, trova l'occasione, nella conferenza stampa per
presentare "La bibbia giorno e notte", di
rispondere: "Saccà è rammaricato per la diffusione dei testi delle
intercettazioni? Voglio considerarlo un segno di rammarico per il fatto che
quelle cose siano state dette". Traduzione: dette da Saccà nelle
telefonate intercettate. Ma il dirigente non si dà per vinto. Su questa storia
vuole anche scrivere un libro.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
APPLAUDITISSIMO
Alla festa dell'Unità lancia critiche al Pd ("è solo un progetto") e
attacchi alla "sinistra snob" Ma D'Alema rilancia il dialogo sulle
riforme: necessario Andrea Fabozzi ROMA "Silvio Berlusconi non è un
problema, tutt'al più è un sintomo". Massimo D'Alema corregge il direttore
Antonio Padellaro che lo intervista sul palco della festa romana dell'Unità,
primo e più atteso dibattito dell'appuntamento estivo del Partito democratico.
Con il vecchio nome, "Festa dell'Unità", cosa che D'Alema sottolinea
con molta prudenza. "Lo teniamo se va bene a quelli che non vengono dalla
nostra storia, se va bene agli ex popolari, altrimenti no", dice
mortificando l'applauso dei militanti. Silvio Berlusconi dunque è un sintomo
"di questo paese davvero complicato". E con lui bisogna discutere di
riforme istituzionali "anche se non ho mai pensato che fosse diventato
buono, è stata una certa stampa compiacente a dipingerlo così". Veltroni
c'è cascato, diciamo. E proprio adesso che il segretario del Pd si forza a
minacciare battaglia con ogni strumento contro le leggi blocca processi e per
l'immunità alle alte cariche dello stato, D'Alema recupera il suo realismo. E
lancia al poco consapevole popolo ex diessino il prossimo convengo della sua
Italianieuropei sulle riforme. "Il dialogo è una necessità - dice -
Berlusconi rappresenta l'altra metà del paese, anzi l'altra metà più uno. Il
fatto che le riforme vadano fatte insieme, altrimenti questo paese non si
governa, è un nostro tratto identitario, è la destra che pensa che chi ha la
maggioranza governa da sola". D'Alema ce l'ha con quel "tratto
minoritario" che "a guardar bene non appartiene alla vera
tradizione" di sinistra, ce l'ha con quello "snobismo di
sinistra" che "segò le gambe del tavolo" già ai tempi della
Bicamerale. Però, ed ecco la stoccata a Veltroni, "serve una piattaforma
di politica costituzionale". Lui ce l'ha, anzi ce l'ha Italianieuropei e
prevede la legge elettorale proporzionale alla tedesca. "Il dialogo non è
una politica, è uno strumento - scandisce - serve una politica". Ma non è
l'unico colpo che D'Alema riserva al suo segretario. Il Pd, dice all'esordio
compiacendosi dei sorrisi e degli applausi della platea, "è ancora
largamente un progetto. Io sono abituato a vivere con una tessera, al momento
ho soltanto un attestato che è anche più scomodo da portare in tasca della
tessera". Il resto è per Berlusconi. Il decreto sulle
intercettazioni sarebbe "inaccettabile e gravissimo. Ho trovato
incredibile che il presidente del Consiglio abbia rinunciato alla puntata di
Matrix sostenendo che discutere di intercettazioni e giustizia non è
interessante in questo momento: ma se è stato lui a mettere le sue vicende
personali al centro dell'agenda". Il cavaliere, dice D'Alema
"ha questa abilità di smentirsi che io trovo fantastica. E' persino una
qualità. Magari dovrebbe fare un altro lavoro, non il capo del governo".
Per quello avrebbe in testa un altro candidato.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
POLITICA
E GIUSTIZIA No al gossip, Silvio dà buca al video Il Cavaliere
ci ripensa e rinuncia alle domande di Enrico Mentana sulle intercettazioni:
"Sarebbero solo pettegolezzi negativi". Dietro il no a Matrix una
flebile tregua sulla giustizia. Per il decreto bavaglio non c'è tempo e per il
Quirinale la misura è colma Micaela Bongi Entusiasta, Enrico Mentana aveva
annunciato ufficialmente mercoledì notte, di fronte al suo ospite Clemente
Mastella, il puntatone che si preparava a condurre per la serata
successiva: Silvio Berlusconi a Matrix, un'intervista a tutto campo, i
provvedimenti del governo sì certo, ma anche lo scontro sulla giustizia, le
intercettazioni, i processi... Agostino Saccà, addirittura. Passa la nottata e
di certo non c'è più nulla. Si accettano scommesse: Silvio andrà a Matrix?
"Le possibilità sono fifty-fifty", prevede intorno a mezzogiorno il
conduttore. E' poi le stesso Mentana, dopo che il Cavaliere ha annullato gli
appuntamenti pubblici segnati sulla sua agenda per la mattinata - il saluto
all'assemblea di Farmindustria e l'intervento a quella dell'Ance - a comunicare
formalmente che il premier, fino al giorno prima determinato a andare a dire la
sua in tv, proprio sulla sua Mediaset e non sulla Rai (del resto terreno
scivolosissimo) ha dato forfait: "Ho saputo da palazzo Chigi che il presidente
del consiglio Berlusconi ha deciso di rinunciare alla puntata di Matrix. Fra
poco verrà diffuso un comunicato della presidenza del consiglio", anticipa
il giornalista. Una buca, insomma, corredata da giustificazioni consegnate su
carta intestata, ma pur sempre una buca. "Il governo ha lavorato tanto e
benissimo in questi primi due mesi di attività", premette nella sua nota
Silvio Berlusconi. Dunque "non mi pare opportuno e producente intervenire
sui temi proposti da Matrix, giustizia e intercettazioni, che farebbero passare
in secondo piano le tante cose realizzate dal governo per cedere il passo ad
argomenti e gossip negativi, che inquinano e ammorbano il dibattito politico e
parapolitico di questi giorni, deviando l'attenzione del paese dai problemi
concreti e dai risultati dell'azione di governo". Se i provvedimenti del
governo sono sotto gli occhi di tutti, ci sono gossip che ancora non sono
arrivati alla ribalta delle cronache e che forse non ci arriveranno nemmeno, ma
passano di bocca in bocca. E come sempre in questi casi, la fantasia ci mette
anche del suo (e non è detto che sia all'altezza). Il premier decide di
parlarne pubblicamente - seppure genericamente - nel suo comunicato, per
liquidare la faccenda. Ma solo dopo aver quando ottenuto rassicurazioni sul
fatto che non sarebbero imminenti colpi di scena a suon di telefonate sbobinate
sui giornali. Certo, il capogruppo dell'Italia dei valori Massimo Donadi, se ne
esce con un "e se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del
suo governo? Sono rispettoso al massimo della privacy, ma il dirimente tra
pubblico e privato nella politica nel caso di un capo di governo è molto
labile. Credo che l'informazione debba prevalere". Tutte le ministre hanno
detto la loro, Dagospia impazza, Mara Carfagna, il bersaglio più facile,
commenta: "Non mi occupo di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini.
Non fanno parte della delega del mio ministero, e quindi non me ne
occupo". Ma non c'è altro. Dal canto suo, deluso per l'appuntamento
saltato, Enrico Mentana dice la sua ai giornalisti convocati al baretto:
"Lo avevamo invitato per un'intervista a tutto campo, ha dato buca
all'ultimo momento, peccato. È un'occasione perduta, ma forse è meglio così se
doveva essere onorata soltanto a metà". Sarebbe stato inutile, cioè,
eludere gli argomenti più spinosi, come avrebbe preferito il premier. Ma per
Mentana Berlusconi "ha fatto un regalo di compleanno a Walter
Veltroni". Il motivo della buca del Cavaliere? "Evidentemente ha
pensato che non gli convenisse", conclude il giornalista. Ma perché non
gli sarebbe convenuto? Sarebbe stato Gianni Letta a convincere il premier a
tirare il freno: le attese intercettazioni non si vedono, meglio non
avventurarsi su questo terreno pericoloso rischiando di farsi del male da soli.
Tantopiù dati i precari equilibri istituzionali: meglio evitare nuovi attacchi
ai giudici, più prudente sottrarsi al rischio - altissimo, visto l'uomo - di
rinfocolare lo scontro durissimo con il Quirinale, soprattutto alla luce di
quanto ottenuto finora dal capo dello stato, compresa la firma - per ora solo
"tecnica" - al lodo Schifani. Argomenti usati, oltre che da Letta,
dal presidente della camera Gianfranco Fini intrattenutosi al telefono con il
Cavaliere per ribadire che il decreto intercettazioni rischierebbe anche di non
arrivare alla conversione. Per questo, almeno per ora, non sembra più una
priorità. Tanto che per il momento non è stato inserito nell'ordine del giorno
del consiglio dei ministri che si riunirà questa mattina alle 9.30, anche se
ciò non toglie che se ne potrà discutere. Il leader dell'Italia dei valori,
Antonio Di Pietro, vuole svelare il gioco: "Almeno adesso le cose sono
chiare: loro facevano il decreto per impedire che venissero pubblicate queste
intercettazioni. Hanno capito che non le pubblicano più e quindi non si fa più
il decreto. Questo la dice lunga sul modo di agire dell'attuale governo, tutti
se ne potranno rendere conto". "Una caccia alle streghe, Di Pietro
sfida ormai il ridicolo", si fa avanti per rispondere, dal Pdl, il vicepresidente
della camera Antonio Leone. Anche il Pd pare apprezzare il
"moderatismo" berlusconiano, con il capogruppo alla camera Antonello
Soro che definisce "legittimo" porre un argine all'abuso delle
intercettazioni e invita ad "occuparsene per trovare risposte
concrete". Su tutti, vigila soprattutto un Quirinale che aspetta le
prossime mosse.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Grande
fuga a Matrix. Berlusconi rinuncia all'intervista sulla rete ammiraglia
Fininvest. Il grande comunicatore gioca in difesa e sceglie il silenzio. Spiegando: "Basta gossip". Alla base del dietrofront il
timore di un nuovo scontro con Napolitano e la paura di qualche domanda
imbarazzante. Retromarcia anche sul decreto anti-intercettazioni: non è
all'ordine del giorno del Cdm PAGINE 6, 7.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Il
Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2008-07-04 - pag: 14 autore:
RIENTRO A VIALE MAZZINI Saccà torna e riceve un'altra contestazione La Rai
invia una nuova lettera di contestazione disciplinare ad Agostino Saccà. Le
accuse rivolte dall'azienda si pongono in continuità con quanto previsto dal
primo provvedimento ai danni del direttore di Rai Fiction. Diverse invece sono
le fonti. Si tratta, infatti, delle ulteriori
intercettazioni acquisite il 16 maggio scorso dalla procura di Napoli. Il
provvedimento giunge al termine di un pomeriggio nel quale, con una nota da
Viale Mazzini, la Rai ha risposto alle accuse mosse dai legali di Saccà, secondo
cui ci sarebbe stata un'acquisizione eun uso illegittimo delle intercettazioni.
Viale Mazzini risponde spiegando che le prove utilizzate nel procedimento
disciplinare "sono state legittimamente acquisite dal fascicolo del
sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli ".Si
apre dunque un'ulteriore fase nel caso " Saccà" che soloieri mattina
si è nuovamente insediato nel suo ufficio, riprendendo le funzioni di dirigente
di primo livello. O, meglio, si apre un nuovo capitolo di quel libro che lo
stesso Saccà ha dichiarato di voler scrivere sulla vicenda.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Il
Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2008-07-04 - pag: 14 autore:
Giustizia. Il Dl non è all'ordine del giorno del Consiglio - Di Pietro: ci
riproverà - A Napoli udienza preliminare sul caso Saccà Intercettazioni, salta il decreto An e Lega contrari - Veltroni: guerra alla
norma blocca-processi, è un indulto Donatella Stasio ROMA L'annunciato decreto
legge sulle intercettazioni non si farà. Non oggi, almeno. E infatti non
compare all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri, dove peraltro se ne
parlerà lo stesso perchéper usare le parole del consigliere giuridico di Silvio
Berlusconi,l'avvocato- deputato Niccolò Ghedini- "siamo in
emergenza". Sia An che la Lega sono contrarie a un provvedimento urgente;
l'ingorgo di leggi e decreti all'esame della Camera non ne garantirebbe il via
libera entro i 60 giorni prescritti, e il Quirinale ha già fatto sapere che non
ci sono le condizioni di "necessità e urgenza" per firmare un nuovo
decreto. Per non parlare degli editori e dei giornalisti, già sul piede di
guerra. Ma di intercettazioni, oggi, non si discuterà solo a Palazzo Chigi. Più
o meno nelle stesse ore, a Napoli si terrà l'udienza preliminare sul caso
Saccà-Berlusconi. Ieri Ghedini è partito per il capoluogo campano con
l'intenzione di dare battaglia: per allontanare lo spettro della pubblicazione
di telefonate piccanti di cui si parla ormai da giorni (riguardanti il premier
e alcune ex soubrette poi assurte a incarichi di Governo), eccepirà
l'incompetenza della magistratura napoletana e chiederà la distruzione delle
telefonate irrilevanti. "I giornali continuano a da-re intercettazioni
vietate, che mettono in imbarazzo persone e che non hanno alcuna rilevanza
penale - ha detto - . Si pubblicano perché le sanzioni sono troppo basse e i
magistrati non indagano". L'ipotizzato decreto avrebbe dovuto anticipare
le norme sul divieto di pubblicazione, contenute nel Ddl varato 20 giorni fa e
giunto alla Camera solo lunedì sera. Antonio Di Pietro ancora all'attacco di
Berlusconi: "Lo conosco, ci riproverà". Fabrizio Cicchitto,
presidente dei deputati Pdl, insiste nel ritenere "urgente" il
decreto e ricorda: quando D'Alema e Fassino furono intercettati (nell'inchiesta
sulle scalate bancarie), "noi non speculammo. Quindi, se il Pd fosse
civile, dovrebbe fare altrettanto per il leader o altri ". Ma per Piero
Fassino un decreto sulle intercettazioni sarebbe "uno strappo alla
legalità". Uno "strappo", aggiunge il leader del Pd Walter
Veltroni, che insieme all'approvazione della " salva- premier" (la
norma del decreto sicurezza sulla sospensione di un anno dei processi per reati
puniti fino a 10 anni e commessi entro il 30 giugno 2002), determinerebbe
"un inasprimento nell'atteggiamento dell'opposizione", perché
"non si può continuare a mettere al centro dell'azione di governo le
questioni personali del premier invece che i problemi degli italiani".
Sulla stessa linea il leader dell'Udc Pierferdinando Casini ("Invece dei
problemi seri, ci occupiamo di intercettazioni ") mentre l'Italia dei
valori, con Massimo Donadi, chiede ironicamente: "E se Bill Clinton avesse
fatto Monica Lewinsky ministro del suo Governo?". Intanto ieri è arrivato
alla Camera il Lodo Alfano e in serata sono stati presentati, in commissione,
gli emendamenti al decreto sicurezza: più di 200 quelli dell'opposizione; un
paio, invece, le modifiche del Pdl, ma nessuna riguarda la "
salva-premier". Saranno votati da lunedì. E mercoledì si andrà in Aula.
Durante la seduta della commissione, il ministro della Giustizia Angelino Alfano
ha difeso la norma dalle accuse dell'opposizione ( per Veltroni è un "mini
indulto ") e dei costituzionalisti (ieri 100 giuristi del calibro di
Zagrebelsky, Onida, Elia, Pace e molti altri, hanno firmato un documento per
bocciare sia la salva-premier sia il Lodo Alfano), definendo
"ipocriti" coloro che esaltano la Costituzione scritta dai
"padri costituenti", salvo la norma sull'immunità parlamentare,
l'unica che è stata cambiata. Molti l'hanno letta come un'anticipazione della prossima
mossa del Governo: il ripristino dell'autorizzazione a procedere. I
COSTITUZIONALISTI Cento giuristi hanno firmato un documento che boccia la norma
"salva-premier" e lo scudo per le alte cariche Editori sul piede di
guerra.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Il
Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2008-07-04 - pag: 14 autore:
ANALISI Privatizzare la Rai resta l'unica strada anti-lottizzazione di Paolo
Madron V olendo leggere statisticamente la bufera che la sta investendo in
questi giorni, sono parecchi gli inizi di legislatura in cui la Rai con i suoi
vari annessi e connessi si pone come un fastidioso inciampo per tutti i
governi. I motivi sono molteplici. Vuoi perché la televisione pubblica è per
tradizione il più sensibile sismografo dei sommovimenti della politica, vuoi
perché la questione giace irrisolta da quando, oramai tredici anni fa, un
referendum popolare provòa chiuderla sancendone la privatizzazione. Vuoi,
infine, perché dalla metà degli anni 90 il proprietario del gruppo concorrente,
l'altra faccia di quello che prima dell'arrivo di Sky si chiamava il duopolio, oltre
che capo del più grande partito italiano è stato reiteratamente, ed è tuttora,
l'inquilino di palazzo Chigi. Dunque, da qualsiasi parte la si prenda:
conflitto di interessi o sentina del più pruriginoso velinismo, servizio
pubblico o tivù commerciale, lottizzazione o meritocrazia negata, per qualunque
esecutivo quella della Rai è una mina vagante difficile da scansare. Ora,
siccome la pratica lottizzatoria non ha colore, ovvero in tema di clientele e
raccomandazioni il più pulito ha la rogna, gli schieramenti politici dovrebbero
concordemente imporsi un supremo gesto riformatore, certo sofferto e difficile
per chi è sempre stato abituato a trattare la tivù di stato come una propria
dependance. Quel gesto semplice, netto, e soprattutto risolutivo, consiste nel
vendere tutto. Prendere la Rai, farla valutare da un pool di banche, scegliere
il modo migliore con cui metterla sul mercato. Molto meglio estirpare il male
alla radice piuttosto che passare il tempo in farisaiche discettazioni sui
massimi sistemi, la tivù che vorremmo, avventurarsi in proclami poi disattesi
sulla necessità che i partiti restino fuori dai cancelli di viale Mazzini, o in
stucchevoli dichiarazioni di impotenza del consigliere di turno (qualche giorno
fa è toccato a Sandro Curzi) che lamenta il laconico mare che separa il dire
dal fare. O, peggio, lo smodato appetito dei partiti, magari gli stessi in
quota ai quali egli occupa quella poltrona. Insomma, una bella privatizzazione
a tutto tondo, senza i paletti messi dagli ultimi due tentativi di riformare il
sistema radiotelevisivo - le leggi Gasparri e Gentiloni - come scappatoia per
disattenderla. Nel primo caso era il velleitario progetto di fare della Rai una
public company con un tetto dell'1%nel possesso azionario che avrebbe scoraggiato
anche l'investitore ben disposto. Nel secondo l'ipotesi di trasferire il
capitale in una Fondazione, fragile diaframma che nelle intenzioni avrebbe
dovuto fungere da muraglia cinese per garantire l'autonomia dal governo e dai
partiti. Un tempo, quando l'Iri procedette alla poi contestatissima vendita- ma
solo per le procedure - di pregiati pezzi della sua industria alimentare, lo si
fece sull'onda dello slogan che compito dello Stato non era quello di produrre
panettoni e merendine. Per traslato, ha forse senso che faccia l'impresario di
isole e famosi, versione aggiornata dei nani e ballerine? I detrattori della
privatizzazione sostengono che non è così, che la Rai fa questo ma anche altro.
E altro sta per servizio pubblico, ovvero il dogma che giustifica il
mantenimento dello status quo, il solo che può assicurare la pluralità delle
opinioni e il proporzionato accesso in video di chi le sostiene. Un dogma che,
a dirla tutta, ha retto fin quando la Rai operava in regime di monopolio,
trasmetteva in bianco e nero e il maestro Alberto Manzi alfabetizzava l'Italia
all'insegna del Non è mai troppo tardi. Poi qualsiasi televisione, anche la più
commerciale, non ha potuto esimersi dal fare servizio pubblico. Una prerogativa
che nell'era digitale e con l'avvento dei canali tematici la Rai non detiene
più in esclusiva. Tant'è che, durante il precedente governo, Romano Prodi aveva
scelto Sky come emittente di riferimento per le sue confessioni-esternazioni. E Silvio Berlusconi aveva annunciato che sarebbe andato a Matrix
per discettare di magistratura e intercettazioni in un atteso, mediaticamente
evocato discorso alla nazione. paolo.madron@ilsole24ore.com UNA CURA RISOLUTIVA
L'azienda va messa tutta sul mercato senza i paletti imposti sia dalla legge
Gasparri che dalla Gentiloni.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
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Il
Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2008-07-04 - pag: 14 autore:
"Inopportuno un mio intervento, farebbe passare in secondo piano le tante
cose fatte dall'Esecutivo" "Basta gossip": Berlusconi non va a
Matrix Barbara Fiammeri ROMA La rinuncia era nell'aria. In mattinata aveva già
disdetto gli appuntamenti in agenda con la Farmindustria e l'Ance. Ma solo nel
primo pomeriggio, quando Enrico Mentana ha annunciato che da Palazzo Chigi gli
avevano fatto sapere che Silvio Berlusconi non desiderava più partecipare a
"Matrix ", se ne è avuta la conferma. A spiegare le ragioni del
forfait è stato lo stesso premier, attraverso una nota diffusa poco dopo dalla
presidenza del Consiglio, nella quale definisce "non opportuno e producente"
partecipare alla trasmissione di Canale 5. Per il Cavaliere
il rischio che le domande di Mentana si incentrassero su intercettazioni e
giustizia o addirittura sui "gossip negativi" che lo riguardano e che
in questi giorni imperversano dentro e fuori i Palazzi, era troppo alto.
Soprattutto perché avrebbe fatto passare in secondo piano "le tante cose
realizzate dal Governo". Una conclusione cui il premier è giunto a
malincuore ma inevitabile. Soprattutto dopo la ritrosia manifestata dagli
alleati e in particolare da Gianfranco Fini (ma anche dalla Lega)
sull'approvazione di un decreto sulle intercettazioni. La partita non è finita.
Oggi se ne riparlerà al Consiglio dei ministri. Anche perché nel Pdl in molti
sono convinti che si debba andare avanti. Ma l'intervista a Mentana a questo
punto non aveva più senso. E alla fine anche Berlusconi se n'è fatto una
ragione.Anche perché– come gli ha fatto notare più di uno dei suoi
collaboratori – si sarebbe potuto trovare a rispondere a domande imbarazzanti,
a quel "gossip negativo" (richiamato nella nota di Palazzo Chigi) su
ipotetiche intercettazioni "piccanti" in cui sarebbero coinvolte
anche attuali ministre. Del resto bastava ascoltare ieri i commenti dei
parlamentari per capire che aria tira. "Se Clinton avesse fatto la
Lewinsky ministro del suo governo la vicenda sarebbe diventata di rilevanza
politica oppure no? Il dirimente per quello che riguarda il pubblico e il
privato nel caso di un capo di governo è molto labile, credo che l'informazione
debba prevalere", sentenziava ieri Massimo Donadi, capogruppo dell'Idv
alla Camera dopo che solo pochi giorni fa lo stesso Antonio Di Pietro aveva
dato del "magnaccia " al premier. E ieri sera tornava alla carica:
"Credo che sia immorale – ha detto l'ex Pm – se Berlusconi ha nominato
ministro una persona per ragioni diverse da quelle politiche". Nel Pd i
toni sono diversi. Walter Veltroni così come il leader dell'Udc Pierferdinando
Casini non sembrano voler puntare sul gossip di Palazzo. Il segretario del Pd
fa sapere di essere pronto ad accettare l'invito di "Matrix" per la
prossima settimana: "Parlerò di temi sociali e politici, non certo di
gossip". Più duro Massimo D'Alema: "In poche settimane Berlusconi ha
demolito l'immagine nuova di un uomo di Stato e ha riproposto il profilo noto
di un uomo di potere dominato dai suoi problemi e che concepisce il potere
politico come funzionale prima di tutto a risolvere i suoi problemi ". Né
è mancata la stoccata a Gianfranco Fini: "Pensi a fare il presidente della
Camera e non il leader del Pdl". Tuttavia, è il monito dell'ex premier,
"non si può non dialogare con la metà più uno del Paese". Il
"dialogo sulle regole " è insomma necessario. LA POLEMICA L'Idv
all'attacco: il Cavaliere peggio di Clinton, la Lewinsky non è diventata ministro
D'Alema: è uomo di potere dominato dai suoi problemi.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Il
Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2008-07-04 - pag: 14 autore:
Decisione responsabile, ma dopo affanni e contraddizioni D al punto di vista
giornalistico, la rinuncia di Berlusconi alla platea televisiva è un'occasione
persa. Dal punto di vista politico, è una decisione accorta. Per meglio dire, è
un gesto responsabile volto a non inasprire i rapporti istituzionali. Ossia in
primo luogo il rapporto con il Quirinale. Senza dubbio, il
fatto che ieri Roma non sia stata invasa da una nuova ondata di
intercettazioni, come qualcuno prevedeva, ha avuto un peso nel passo indietro
del premier. Ma c'è dell'altro.Il presidente del Consiglio ha ascoltato alla
fine i consigli che gli sono venuti dai suoi collaboratori più intelligenti, ma
anche da alleati che non hanno perso la testa. Il presidente della
Camera Fini ha svolto un ruolo di equilibrio, indicando la scarsa praticabilità
del decreto sullo spionaggio telefonico. La sua figura ne esce rafforzata.
Umberto Bossi da giorni suggeriva a Berlusconi di prendersela con calma e sul
piano politico aveva tutte le ragioni. Berlusconi ha fatto la cosa giusta, ma
purtroppo per lui il suo percorso non è stato lineare. Il che lo ha portato a
commettere qualche errore. In primo luogo, ha dato l'impressione di essere in
affanno. è chiaro, la vicenda era ed è scabrosa, ricca di risvolti oscuri. E
per certi aspetti il premier merita persino solidarietà. Bene hanno fatto il
Partito democratico e l'Udc a isolare il partito dipietrista, che invece fa il
suo gioco anche ricorrendo a pesanti allusioni. Detto questo, è altrettanto
vero che Berlusconi ha oscillato un po' troppo. Sulle intercettazioni prima
abbiamo avuto un disegno di legge, poi si è parlato di decreto, quindi si è
tornati al disegno di legge, poi ancora il decreto è stato presentato come
urgente e irrinunciabile. Infine, dopo aver urtato contro il muro del
disaccordo istituzionale, si ripristina il Ddl. Il tutto dando l'impressione
che le decisioni erano imposte da eventi esterni e incontrollabili. Lo stesso
copione vale per l'intervista televisiva. Prima è stata annunciata e si è fatto
intendere che il premier in quell'occasione sarebbe passato al contrattacco
contro chi vuole destabilizzarlo. Poi è stata annullata dopo una fase di
incertezza e di ripensamento. Eppure era chiaro fin dal primo momento che il
presidente del Consiglio va in televisione di sua iniziativa solo quando ha un
progetto da comunicare all'opinione pubblica. In questo caso specifico, il
Berlusconi statista era soverchiato dal Berlusconi vittima dell'"emergenza
giustizia", secondo la sua stessa definizione. Il rischio era di
complicare le cose, senza alcun vantaggio. Ora cosa resta? è difficile dirlo.
Il presidente del Consiglio è ancora in grado di riprendere il bandolo della
matassa, ma dovrà evitare altri strappi istituzionali. è probabile che la
vicenda non avrà particolari effetti sui livelli di consenso popolare di cui il
premier gode. Ma non c'è dubbio che il bilancio politico-istituzionale non è
favorevole a Berlusconi. La sua intransigenza iniziale ha dovuto fare i conti
con il realismo. E oggi il Quirinale, che ha segnato un punto a suo vantaggio,
dispone di maggior forza nel consigliare prudenza in certi passaggi cruciali.
Non si tratta solo di accantonare il decreto sulle intercettazioni. C'è da
gestire con maggiore saggezza (e minore affanno) anche l'emendamento
"blocca-processi" inserito nel pacchetto sicurezza. Il Capo dello
Stato non lo gradisce ed è possibile che da oggi Napolitano sia ancora più determinato
nel far pesare la propria contrarietà. www.ilsole24ore.com Online "Il
Punto" di Stefano Folli 7 il PUNTO DI Stefano Folli Il premier archivia la
linea dura e il Quirinale adesso è più forte.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Il
Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2008-07-04 - pag: 18 autore:
Televisione. Presentati i nuovi palinsesti per convincere pubblicità e Borsa
Nell'autunno Mediaset più "audience" giovane Nel primo semestre 2008
la raccolta cresce del 2-3% Luca Veronese MILANO Sul palco presenta Gerry
Scotti, al suo fianco si alternano i comici delle reti Mediaset, e i volti
televisivi del momento. Sugli schermi in sala passano i promo della prossima
stagione. Tra una gag e l'altra, a parlare – di scelte editoriali, di mercato
pubblicitario, di Borsa, del momento non facile per il Paese – c'è Pier Silvio
Berlusconi, vicepresidente di Mediaset. "Sono stati dodici mesi di svolta
– dice il figlio di Silvio, fondatore dell'impero – nei contenuti, nelle nuove
piattaforme, e nei risultati della tv generalista che resta il nostro core
business. Non possiamo stare fermi, la nostra linea editoriale è la
modernità". A Cologno Monzese, sotto la torre-ripetitore-simbolo vengono
presentati i palinsesti d'autunno di Canale5, Italia1, Rete4. Con qualche
sconfinamento sull'offerta a pagamento della piattaforma digitale terrestre.
Nello studio 20, addobbato per la gran serata, ci sono centinaia di persone,
tra loro molti centri media e molti investitori pubblicitari. A loro Berlusconi
si rivolge nel suo intervento: "Stiamo attraversando una fase di grande
incertezza ma in questi momenti gli investimenti pubblicitari sono un segnale
di fiducia nella propria azienda", dice ricordando tutte le novità della
programmazione tv. Su Canale5,l'ammiraglia, cinquanta prime serate di fiction,
cento serate tutte prodotte in esclusiva; e Pomeriggio5, il contenitore che
segue il successo ottenuto da Mattino5. Su Italia1 i format più giovani; su
Rete4 "più novità e più certezze", come dice lo slogan e il calcio in
chiaro di Controcampo. Dai palinsesti manca Paolo Bonolis: se il conduttore,
come pare, farà il Festival di Sanremo, con la Rai, dovrà prendersi una pausa
di un anno dalle reti Mediaset. Potrebbe invece arrivare Piero Chiambretti, con
il quale il Biscione ha "avviato contatti molto positivi ". Mediaset
cerca di contenere i costi (che anche quest'anno cresceranno meno
dell'inflazione) e punta a conquistare la fascia di pubblico più interessante
per la pubblicità. Smarcandosi così dall'offerta della Rai: Sanremo incluso
perché "anziano", taglia corto Berlusconi. Per Mediaset, gran domine
del mercato, la raccolta pubblicitaria "nel primo semestre è cresciuta tra
il 2 e il 3%", spiega Berlusconi:"I primi sei mesi sono andati direi
bene – aggiunge – e restiamo positivi sul futuro, è tuttavia difficile, alla
luce del momento economico, fare previsioni ". Considerazioni che hanno
spinto il titolo in Borsa ieri a 4,17 con un guadagno del 3,68%. Berlusconi
glissa sulle domande che riguardano la politica e le
intercettazioni. è critico sui mercati azionari: "Non si capisce come oggi
si muove la Borsa. Certo siamo penalizzati rispetto ai fondamentali, anche se
restiamo nel settore tra quelli che conservano i valori più alti in relazione
ai risultati", spiega, avendo ben presente la perdita di valore del 41%
accusata da inizio anno dal titolo Mediaset. La Rai da una parte e Sky
dall'al-tra: la concorrenza riguarda tre soli soggetti (vista la situazione di
La7)ma si va rafforzando.L'offerta Premium darà fastidio al satellite. Intanto
"con Sky la trattativa va avanti sul calcio e su altri prodotti, ma
abbiamo deciso per adesso di non dare Joy, Steel e Mya", dice Berlusconi,
mettendo così fine, a fronte di un mancato accordo sul prezzo, ai contatti in
corso da mesi per offrire anche sul satellite i tre canali a pagamento del
digitale terrestre. luca.veronese@ilsole24ore.com Vicepresidente di Mediaset.
Pier Silvio Berlusconi, 39 anni INFOPHOTO.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Alla
fine hanno dovuto piegarsi al volere delle autorità, i genitori di Li Shufen,
la ragazza di 17 anni la cui morte ha scatenato sabato scorso proteste e
disordini nelle strade di Weng'an, cittadina del Guizhou, dove oltre 30mila
persone sono scese nelle strade indignate per la conclusione dell'inchiesta di
polizia secondo la quale la ragazza si era suicidata. La famiglia ha sempre
sostenuto che la giovane era stata uccisa, dopo essere stata violentata, da tre
uomini, protetti dalle autorità. Li Xiuhua e Luo Pingbi non avevano voluto
seppellire il corpo perché lo consideravano una prova della violenza subita
dalla propria figlia. Ma da allora non hanno avuto pace. Al
quotidiano di Hong Kong South China Morning Post hanno raccontato di essere
stati sistematicamente pedinati, spiati e intercettati. Decine di funzionari
governativi li hanno assediati con visite e colloqui per fargli accettare un
risarcimento di 30mila yuan (tremila euro circa) per il funerale. "Abbiamo
dovuto accettare" ha detto il padre. "Io sono solo un
contadino".
( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Attualità
RAI 1 / L'INDAGINE PER CORRUZIONE saccà a colazione di marco lillo Il destino
professionale del dirigente Rai discusso a tavola ad Arcore tra Berlusconi, i
suoi figli e Confalonieri. Il racconto di Ermolli ai pm di Napoli Non sono mai
stato ad Arcore.. Così Agostino Saccà, il direttore di Rai fiction appena
reintegrato dal tribunale sottolinea la sua autonomia dal Cavaliere: "In
vent'anni di amicizia non sono mai stato né ad Arcore né a Villa Certosa".
Ma, seppure in sua assenza, di Saccà si parlava a casa Berlusconi nelle
riunioni di famiglia. Lo ha raccontato ai pm di Napoli uno degli uomini più
vicini al Cavaliere, Bruno Ermolli. Il manager è stato sentito l'11 marzo scorso
da Vincenzo Piscitelli, il sostituto procuratore che accusa Saccà e Berlusconi
di corruzione perché il dirigente Rai avrebbe favorito le attrici raccomandate
dal Cavaliere in cambio di un sostegno alla sua attività futura e privata nel
settore fiction. Proprio per verificare il grado di concretezza dell'offerta di
Berlusconi sulla quale si fonda l'accusa ("Ti contraccambierò quando sarai
libero imprenditore") il pm ha ascoltato Ermolli, influente consigliere
dei vertici Mediaset. "Saccà mi disse", ha raccontato Ermolli,
"che era stanco di stare in Rai e voleva misurarsi con la produzione di
fiction. Avrebbe visto con grande interesse una partecipazione del gruppo
Mediaset che poteva essere presente sia come cliente sia nell'azionariato della
società. Di questa idea di Saccà ricordo che se ne parlò in una delle colazioni
del lunedì ad Arcore, presenti Silvio Berlusconi, i figli Marina e Piersilvio,
Fedele Confalonieri, Pasquale Cannatelli (amministratore delegato Fininvest,
ndr) credo ci fosse senz'altro anche la mamma del Cavaliere". In quella
riunione, avvenuta nel settembre 2007, venne alla luce l'antica frattura che
divideva la famiglia sulla figura del manager Rai. Silvio aveva già provato a
portarlo a Mediaset un paio di volte, ma Piersilvio lo aveva stoppato. Ora,
davanti a nonna Rosa e al papà che gli proponeva con rinnovato entusiasmo il
nome del manager calabrese, anche solo come partner nel settore dei contenuti,
Piersilvio ribadiva il suo no. "Mentre io e Confalonieri", prosegue
Ermolli, "demmo una valutazione positiva, da verificare nello sviluppo
progettuale, Piersilvio invece espresse una valutazione negativa. Io e
Confalonieri eravamo quasi portatori di questa ipotesi e ritengo che Saccà e
Confalonieri avessero parlato del progetto prima dell'incontro". Queste
dichiarazioni di Ermolli andranno certamente a rimpolpare il voluminoso
fascicolo disciplinare a carico di Saccà. La Rai lo ha sospeso senza
pronunciarsi nel merito e il tribunale, proprio per questa decisione di non
decidere, ha annullato il provvedimento. Anche il presidente Mediaset, Fedele
Confalonieri, sentito dai pm, ha confermato che Saccà gli aveva riferito più
volte del suo progetto già dall'estate 2007. Prima ancora ne aveva parlato
ripetutamente con Berlusconi. La rivelazione dei suoi progetti prima al
concorrente e poi alla sua azienda (il direttore generale Rai Claudio Cappon fu
informato solo a ottobre) ha fatto scattare una raffica di contestazioni
disciplinari nel marzo scorso, che si vanno ad aggiungere a quelle già notificate
a dicembre, dopo la pubblicazione della telefonata di Berlusconi e Saccà sul
sito de 'L'espresso'. In quella conversazione Saccà si impegnava a far lavorare
le attrici care a Berlusconi e concordava con lui le mosse per presidiare la
maggioranza di centrodestra all'interno del consiglio della Rai. Di qui la
contestazione di "avere assunto iniziative riferibili e funzionali agli
interessi non della Rai, ma di Silvio Berlusconi e del suo movimento
politico". Il tribunale, nel reintegrare Saccà, non ha smontato il quadro
delineato nella lettera di sospensione da Cappon. La palla quindi ora torna
alla Rai e ai suoi organi interni. Primo dei quali è il comitato etico. I
quattro componenti hanno appena ricevuto le 8.450
intercettazioni dalla Procura di Napoli. E due riguardano Rubens Esposito,
dirigente dell'ufficio legale della Rai e membro proprio del comitato etico.
Nella prima Saccà lo chiama e gli dice di aver telefonato a Doris Lo Moro,
all'epoca assessore alla Sanità della Regione Calabria e ora parlamentare del
Pd. Saccà sostiene di aver detto all'assessore: "Ma tu ce l'hai con
la sorella di Rubens", sentendosi rispondere che Lo Moro stimava Esposito
e lo avrebbe incontrato. Subito dopo Saccà spiega meglio la vicenda in una
telefonata con Giancarlo Innocenzi, membro dell'Autorità garante delle
Comunicazioni. Saccà racconta che ha incontrato Rubens e gli ha risolto un
problema per la sorella che voleva diventare dirigente di una Asl. Attraverso
l'amica assessore, ha organizzato anche un incontro. Sono telefonate che non
raccontano un illecito penale, ma descrivono un rapporto stretto tra il
direttore di Rai fiction e uno dei 'saggi' che dovranno decidere sul suo caso.
Saccà si difende dall'accusa di aver favorito le raccomandate del Cavaliere
così: "Nessuna lavora, a dimostrazione che non ho fatto nulla". Negli
atti dell'inchiesta però è rimasta traccia di un attivismo forsennato.
Prendiamo Elena Russo, l'attrice napoletana segnalata dal Cavaliere nella
telefonata del 'contraccambio'. A giugno Saccà spende parole buone per lei con
un produttore. Il 4 luglio la chiama per dirle che sarà convocata dal
produttore Carlo Bixio. Una settimana dopo chiama un altro produttore, Guido De
Angelis, per chiedergli di stracciare il contratto pronto per l'attrice Sonia
Acquino nella fiction 'Incantesimo' e di fare un provino alla Russo perché
"ci aiuterà a farci un grande alleato". Saccà lavora alacremente alla
missione che gli ha assegnato Berlusconi: "Tirare su il morale del
capo" anche in estate. Il 23 luglio incontra l'altra raccomandata del
Cavaliere Evelina Manna. Due giorni dopo le fa telefonare dalla sua segretaria:
"Ditele che la chiamerà il regista Giorgio Lepre per un provino per un
ruolo importante in questa produzione Endemol". Saccà torna in azione il 19
settembre e chiama il produttore di 'Un posto al sole', Roberto Sessa:
"Senti, avevo parlato con Bixio e poi non ha fatto nulla. Era nel mio
ufficio quando c'era Elena Russo e gli ho detto di fare un provino... è una
buona attrice, non eccezionale ma una buona attrice. Fai una cosa, la chiami
tu, e glielo dici che lo farete. è una cosa da fare con cura, perché è
all'attenzione di ambienti seri, capito?". A settembre la Russo lo
tempesta di telefonate finché il 26 ottobre Saccà, lei presente, chiama la
capostruttura della fiction Rai, Paola Masini: "Ti ricordi che ti avevo
detto della Russo come protagonista in 'Ovunque tu sia', la preferisco alla
Lucrezia della Rovere". La ragione di tanto attivismo? "Sai cos'è che
mi fa schifo su certe cose?", dice Saccà alla Masini: "è che su Elena
e su quelle come Elena, si esercita la discriminazione dei salotti
politicamente corretti". n NON SOLO RACCOMANDAZIONI Sono solo
raccomandazioni? No. Le trascrizioni pubblicate da L'espresso nel numero 26
della scorsa settimana sono elementi di una situazione ben più grave. La
Procura di Napoli ritiene che le conversazioni di Agostino Saccà e Guido De
Angelis con Silvio Berlusconi siano prove di corruzione. Ci sono trattative per
convincere parlamentari del centrosinistra a togliere il sostegno a Romano
Prodi in cambio di benefici economici diretti e indiretti. A questi disegni
partecipava attivamente persino Giancarlo Innocenzi, membro dell'Autorità di
controllo sulle comunicazioni. Ci sono poi gli interventi di Saccà, top manager
dell'azienda pubblica Rai, che in cambio chiedeva a tutti, persino a Letizia
Moratti, il sostegno alla sua iniziativa imprenditoriale privata. Ma oltre ai
profili penali, che verranno valutati dai giudici, le telefonate mostrano due
altre questioni fondamentali. C'è il problema del duopolio televisivo, con i
rapporti sotterranei tra Rai e Mediaset: il top manager Saccà che studia affari
con il rivale e riceve segnalazioni da Fedele Confalonieri. E c'è l'irrisolto
dilemma del conflitto di interessi, con Silvio Berlusconi che da capo
dell'opposizione continua a occuparsi delle questioni di Mediaset. Lo dimostra
il viaggio a Milano con il produttore tv Guido De Angelis per il meeting
assieme a Piersilvio Berlusconi e ai manager Mediaset: scopo dell'incontro era
far assegnare contratti da milioni di euro alla società di De Angelis.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
VUOTI DI
MEMORIA SSaccà e il fantasma Alberto Piccinini Ora che il
fantasma di Monica Lewinsky agita le fantasie di chi attende le nuove puntate
delle intercettazioni telefoniche, giova ricordare la coincidenza che a metà
dicembre 2002 costrinse l'ex direttore generale della Rai Agostino Saccà a
annullare una comparsata della stagista di Clinton prima a "Domenica
in" e poi a "Porta a porta". La conduttrice Mara Venier
aveva promesso una cosa "friccicarella". Saccà la corresse
assicurando "spunti di riflessione utili nell'attuale società
caratterizzata da relativismo e da un forte soggettivismo". Ma non bastò.
Le proteste dei politici, quasi tutti di centro-destra a partire dal ministro
Gasparri, si appuntarono soprattutto sul cachet: 10 mila, forse 25 mila euro
("meno di molti attori minori o famosi centrocampisti", commentò pure
Saccà). I giornali stranieri ci presero in giro: "Censura insolita -
scrissero - in genere la tv italiana ospita show per adulti pieno di sesso e
nudità". Al posto della Lewinsky ci fu Paolo Villaggio, che alle sette di
sera "finse di camminare sui carboni ardenti gridando sei o sette volte
porca puttana". Lo ricorda una malinconica dichiarazione dell'Osservatorio
per i diritti dei minori.
( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
TECNOLOGIA
CIBERNETICA / LE ULTIME FRONTIERE Obiettivo Superman Di FEDERICO FERRAZZA Lenti
a contatto per guardare a chilometri di distanza. Esoscheletri per sollevare
pesi di tonnellate. E ali per volare. Così nasce la nuova 'umanità 2.0' Tute
che consentono di volare. Esoscheletri che permettono di sollevare carichi più
pesanti di quanto concesso naturalmente all'organismo umano. Lenti a contatto
con microchip che fanno vedere ciò che normalmente non è ammesso vedere. Le
tecnologie che trasformano l'essere umano in una specie di superuomo, con
poteri degni dei migliori eroi dei fumetti, è in rapida ascesa. L'ultimo caso
arriva da Galway, in Irlanda. Dove pochi giorni fa lo svizzero Üli Gegenschatz
ha battuto il record di volo con tuta alare: lanciandosi da un'altezza di oltre
1.300 metri, ha percorso 17,6 chilometri in cinque minuti e 45 secondi,
battendo il precedente record di oltre un minuto. Gegenschatz, che ha viaggiato
a una velocità media di 250 chilometri orari, non avrebbe potuto fare nulla
senza la sua speciale tuta: un involucro fatto di materiali di nuova
generazione con cui ha perfino battuto un aereo (che per percorrere la stessa
distanza ha impiegato 75 secondi in più). Ma se l'esempio del temerario
svizzero è relativo allo sport e a un avvenimento che nella vita delle persone
comuni non accade molto spesso, diverso è il caso dell'esoscheletro sviluppato
dall'azienda giapponese Cyberdyne. Che ha costruito Hal (Hybrid Assistive
Limb), una sorta di corazza hi-tech pensata non solamente per chi ha delle
difficoltà motorie, ma anche per quei lavoratori che devono operare in
condizioni estreme o trasportare carichi molto pesanti. Hal è già sul mercato
(per ora solo giapponese, anche se la Cyberdyne ha dichiarato che presto
arriverà anche in Europa): non è possibile acquistarlo, ma affittarlo a una
cifra di poco superiore agli 800 euro al mese. Il rivestimento non è però
semplicemente un'armatura hi-tech realizzata con materiali resistenti e
ultraleggeri (pesa appena 23 chilogrammi, mentre la sua autonomia è di circa
cinque ore). Hal è infatti munito di una serie di sensori - attaccati sulla pelle di chi lo indossa - che intercettano i
segnali nervosi inviati dal cervello ai muscoli, così da assecondare al meglio
il movimento umano. La Cyberdyne non è comunque la sola azienda che sta
lavorando a queste tecnologie. Un altro esempio è la Sarcos, una società di
Salt Lake City (Utah) che sta lavorando per l'esercito statunitense.
Obiettivo: realizzare un esoscheletro che dia maggiori poteri ai militari coinvolti
in operazioni di guerra. La difficoltà di arrivare a una commercializzazione di
massa di questi prodotti è soprattutto industriale. Al momento, infatti, ogni
esoscheletro è creato su misura e ciascuno per compiti diversi (per i
lavoratori, per i militari, per chi ha deficit motori e così via): realizzarli
in serie è quindi impossibile. Un ostacolo che sta incontrando anche il
Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston che sta sviluppando un
esoscheletro ultraleggero. Anzi, senza peso: il dispositivo, infatti, grazie a
dei tubi metallici che partono da una sorta di zaino sulle spalle di chi
indossa l'armatura e che arrivano a un paio di stivali, scarica a terra tutta
la sua gravità. Ma non sono solo gli esoscheletri a migliorare le capacità umane.
L'Università di Washington, per esempio, sta mettendo a punto un prototipo di
lente a contatto munita di un chip invisibile. L'idea è quella di progettare
una vista molto più potente di quella umana e di consentire anche la visione di
filmati archiviati su un microscopico hard disk della lente. "Finora
abbiamo considerato la tecnologia prevalentemente come esterna al corpo",
spiega Giuseppe O. Longo, docente di Teoria dell'Informazione all'Università di
Trieste: "Ma vediamo come i computer e i telefonini diventino sempre di
più delle protesi con cui svolgiamo attività - tipo comunicare o guardare - che
prima non erano tecnologicizzate". Di qui l'idea che corpo e strumenti
hi-tech vadano inesorabilmente mescolandosi. è quello che pensa il futurologo
Ray Kurzweil, considerato dalla U. S. National Academy of Engineering come uno
dei 18 visionari in grado di prevedere le sfide tecnologiche del nuovo secolo.
Kurzweil sostiene che nel 2029 l'intelligenza artificiale raggiungerà la
raffinatezza di quella umana, ma non sarà un dramma: secondo il futurologo,
intelligenza artificiale e naturale conviveranno serenamente in una 'normale'
evoluzione e dandosi una mano a vicenda per migliorare le condizioni di vita
degli esseri umani. Accanto a performance fisiche migliori ci saranno quindi
maggiore longevità e più salute. "Mettere insieme il naturale dell'essere
umano e l'artificiale dell'elettronica è estremamente innovativo e sta
estendendo le capacità dell'uomo", dice Settimo Termini, direttore
dell'Istituto di Cibernetica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr):
"Basti vedere i test di Kevin Warwick, il docente dell'Università inglese
di Reading che da anni si sta impiantando dei chip nel proprio corpo e in
quello della moglie per esperimenti di comunicazione a distanza, sia con altri
esseri umani sia con oggetti". Per il successo di queste tecnologie
bisogna prima trovare altre persone che decidano di impiantarsi chip o altro
materiale elettronico. Non sarà semplice: a mettere un freno a tutta questo fervore
tecnologico è stata nelle scorse settimane la notizia della crisi che sta
vivendo l'azienda statunitense VeriChip, il cui business è nell'impianto di
chip sottopelle, approvato anche dalla Food and Drug Administration, l'agenzia
americana che dà il via libera al commercio dei farmaci negli Usa. Questi
microprocessori sono capaci di conservare informazioni (per esempio sanitarie,
come il gruppo sanguigno, la cartella clinica o le generalità di un paziente
affetto da Alzheimer) in modo che un medico possa 'catturarle' attraverso un
apposito lettore e intervenire nei casi di emergenza come la perdita di memoria
o lo stato di incoscienza del soggetto. Ma i rischi legati alla privacy e una
certa paura che il chip possa causare danni all'organismo umano, tanto più che
il microprocessore non è indispensabile come un pacemaker o un bypass, non
hanno mai fatto decollare il progetto della VeriChip. Al punto che Jay McKeage,
vicepresidente della società, ha dichiarato: "I chip inseriti negli esseri
umani non si sono rivelati il modello di business sperato. Non ci sono le
condizioni finanziarie tali da garantire il proseguimento di questo
esperimento". Ecco perché, probabilmente, la vera integrazione fra
tecnologia e il nostro organismo arriverà (e in parte è già arrivata) non tanto
con l'elettronica, ma quando si potrà modificare il Dna umano. A quel punto le
trasformazioni del nostro corpo passeranno di generazione in generazione. Se
infatti si indossa un esoscheletro non c'è alcuna ripercussione sull'evoluzione
umana, ma se si cambia il proprio patrimonio genetico (per essere più
resistenti o per far fronte a una malattia) i figli della persona modificata
geneticamente avranno un Dna diverso da quello che la natura gli aveva
assegnato. Ed è dei giorni scorsi, ad esempio, la notizia della bambina inglese
che, grazie a un intervento dei genetisti, non rischierà di 'ereditare' il
tumore al seno per il quale c'era una forte predisposizione in famiglia. n A
ciascuno la sua protesi I cyborg sono già fra noi. Ecco quali sono le principali
applicazioni delle ricerche scientifiche fin qui condotte. In medicina I
tentativi di integrare il corpo umano con dispositivi elettronici sono
soprattutto in campo medico. Protesi artificiali (di arti, organi interni o
sensi) vengono sviluppate da diversi laboratori. Il settore più avanzato è
quello delle mani e delle braccia robotiche. L'unico ostacolo non ancora
superato è la percezione tattile. Se infatti un braccio robotico governato da
un umano riesce già oggi ad afferrare qualcosa, ancora non è possibile
avvertire sensazioni come il caldo o il freddo. Nello sport L'atleta
sudafricano Oscar Pistorius è solo un esempio: correre con delle protesi
artificiali al posto delle gambe non è considerata la frontiera del matrimonio
fra cibernetica e sport. Lo è invece la modifica del Dna per migliorare le
prestazioni in qualsiasi disciplina. Si tratta del cosiddetto doping genetico:
casi riscontrati ancora non ce ne sono stati (anche perché è difficilissima e
costosa l'individuazione) ma è certo che molti scienziati ci stanno lavorando.
Rimanendo in tema di doping anche l'ossigenazione del sangue - largamente usata
nel ciclismo, nell'atletica e nel calcio - è un esempio di come la tecnologia
possa modificare l'organismo umano. In guerra Oltre agli esoscheletri
sviluppati dalla Sarcos per l'esercito americano, sono molti gli esempi di
organismi cibernetici 'arruolati': dai soldati che usano speciali occhiali che
migliorano la vista in determinate occasioni (per esempio al buio) ai diversi
sensori montati sulle divise militari che avvertono la presenza di pericoli. Ma
non solo: l'esercito Usa sta sperimentando insetti cyborg in grado di
perlustrare e fornire informazioni sugli ambienti che i militari umani dovranno
poi affrontare. Nel mare I cyborg nuotano anche in acqua. E non sono il
risultato dell'unione fra tecnologia ed esseri umani, bensì di elettronica e
animali. Diversi, infatti, i team di scienziati che hanno impiantato un chip su
specie come delfini o squali. è il caso della statunitense Darpa (Defense
Advanced Research Projects Agency), che ha inserito degli elettrodi dentro il
cervello di alcuni squali per monitorarne i comportamenti. In questo modo,
sperano i ricercatori, sarà possibile prevedere e manipolare le azioni di
questi pesci e prevenirne eventuali attacchi.
( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Attualità
IL NUOVO CORSO DELL'EX MAGISTRATO Tonino scatenato attivismo instancabile.
mobilitazione di piazza. abile uso di internet. Manifesti in tutta italia. cos
di pietro punta a diventare l'alfiere dell'opposizione. e riuscire anche a
conquistare i delusi di lega e an Di marco damilano è stato il miglior raccolto
della mia vita..., scherza l'uomo sulla trebbiatrice che sta mietendo il campo
della politica italiana. Domenica 29 giugno si è fatto fotografare a bordo di
un trattore, cappellino e magliettina gialla di una cooperativa di preti
salesiani di Vasto, mentre lavorava il pezzo di terra ereditato dal padre nella
sua Montenero di Bisaccia. Il trattore è il suo oggetto di culto, al punto che
gli amici una volta glielo hanno fatto trovare di cioccolato, disegnato sulla
torta il giorno del suo compleanno. Ma la vera messe Antonio Di Pietro aspetta
di raccoglierla nei prossimi mesi. Il legalità day per protestare contro le
nuove leggi ad personam di martedì 8 luglio è solo l'inizio. In arrivo c'è una
massiccia campagna di manifesti e affissioni che a Italia dei Valori costerà la
bellezza di 400 mila euro, con un messaggio double-face. A nord del Po il
manifesto strepita: 'Il federalismo di Berlusconi: 300 milioni di euro per
l'Alitalia, 500 per i finanziamenti a Roma, 500 per la spazzatura a Napoli. Il
conto lo paga il Nord!'. Nelle regioni meridionali lo slogan si articola
diversamente: 'Il governo Berlusconi toglie l'Ici e scippa 1.850 milioni di
euro stanziati per le strade di Calabria e Sicilia. Paga il Sud!'. Unico punto
in comune, in Campania e in Lombardia, il disegno con una gallina depredata
delle sue uova, inventata dallo stesso studio grafico che ha creato l'ormai
mitico indiano schiaffato sui manifesti come testimonial della campagna
elettorale della Lega. Un marchio di fabbrica. Per
intercettare i primi delusi del governo Berlusconi, leghisti al Nord, elettori
di An al Sud. L'obiettivo su cui punta Tonino per la campagna d'autunno:
"L'elettorato è scontento della Lega di governo. Ha chiesto lotta alla
casta e lotta agli sprechi. Noi vogliamo rappresentarlo", dice il
leader che da sempre si divide tra la casa di Curno, nel bergamasco, e il ranch
nel nativo Molise. Per raggiungere lo scopo Di Pietro lavora come un pazzo.
Niente vita mondana a Roma, solo qualche cena in trattoria con i parlamentari,
l'immancabile sigaro toscano. Orari da contadino: sveglia alle quattro e mezzo
del mattino nella casa di via Merulana, alle cinque compila personalmente la
rassegna stampa, alle sette spara le prime cartucce in Rete e si affaccia nella
nuova sede del partito in Santa Maria in Via, vicino Fontana di Trevi. Si
aggira con sottobraccio pacchi di mail, la sua arma segreta. Li smista ai
deputati e senatori, divisi per territorio, con l'ordine di ricontattarli uno a
uno. Non è un hobby: nei primi sei mesi del 2008, giurano nel partito, 176 mila
cittadini si sono fatti vivi sul sito per chiedere di aderire a Idv o di essere
coinvolti in un'iniziativa dipietrista. Azioni rilanciate in tempo reale dal
leader su YouTube, sotto una scritta che è tutto un programma: 'Unica
opposizione'. Quella sua, si intende. Anche l'epiteto "magnaccia",
affibbiato a Silvio Berlusconi, è tutto tranne che un'improvvisata. "Do
you know 'comunicazione'?", chiede sornione Tonino, che sa perfettamente
come si buca lo schermo. Se n'è accorto perfino Beppe Grillo, che da quando
l'ex pm imperversa nella blogosfera sembra aver abbandonato le ambizioni
politiche. I due si scambiano lettere on line. Il comico aderisce alla
manifestazione di piazza Navona, Di Pietro ricambia e andrà alla biciclettata
del 25 luglio organizzata dai grillini a Roma per protestare contro i partiti. "Grillo
è un canale di comunicazione", lo definisce con rispetto l'uomo di
Montenero, ormai punto di riferimento politico indiscusso dei Vaffa-people.
Attirati, come l'elettorato della sinistra radicale, dalla sventagliata di
referendum che Di Pietro sta mettendo in cantiere: si va dalle nuove leggi
salva-Berlusconi all'eliminazione delle società partecipate negli enti locali,
musica per le orecchie dell'antipolitica. Così, nonostante i dieci anni
trascorsi in politica, nasce il nuovo Di Pietro: quello di Mani pulite,
spiegano le ricerche in possesso del leader, è consegnato alla storia, ora c'è
il Di Pietro politico tutto da costruire. Un attivismo che sta seminando il
panico nel Partito democratico, alleato in campagna elettorale, oggi sempre più
ostile. I sondaggi danno Idv intorno a quota 10 per cento, tutto a danno del
partito di Walter Veltroni che nelle previsioni più catastrofiche scende sotto
il 25. E in vista della manifestazione di piazza Navona, il fossato tra base e
vertice del Pd rischia di allargarsi: "Cari dirigenti, alle porcate del
Caimano e dei suoi servi non si può rispondere che serve più politica. Se si
votasse domani, voterei Idv, piangendo di delusione, io che ho cominciato da
pioniera nel 1948 fino a oggi che ho 73 anni", scrive Lara di Bologna,
pubblicata in bella evidenza sulla posta de 'l'Unità' domenica 29 giugno. Nella
pagina a fianco Furio Colombo, uno dei promotori della manifestazione, deputato
del Pd e grande amico di Veltroni, quasi si emoziona per il coraggio fisico del
nuovo eroe: "Accanto a me, alla Camera, noto la vitalità di Di Pietro.
Attacca tenace, riprende da capo. Non molla neppure per un istante l'impegno
della legalità. Si lancia ogni volta, come un pompiere da film, contro i sempre
nuovi focolai accesi tra le istituzioni italiane dal piromane di
Arcore...". Epico. Una bella rivincita per l'ex pm. A dispetto delle
apparenze, il mondo dei girotondini non è mai stato il suo habitat naturale.
C'era anche lui il 2 febbraio 2002 sul palco di piazza Navona quando Nanni Moretti
emise la sua scomunica: "Con questi dirigenti non vinceremo mai!".
Terminata la sfuriata del regista, si affrettò a portare solidarietà a Massimo
D'Alema, scuro in volto e intabarrato in un cappotto: "Dobbiamo fare
qualcosa. Basta con questi Tafazzi della sinistra!". Al raduno del
Palavobis a Milano, due settimane dopo, non lo fecero neppure entrare: fece un
comizio con un megafono, dal tettuccio del cancello. E anche alla
manifestazione di San Giovanni convocata dalla coppia Moretti-Paolo Flores d'Arcais,
Di Pietro fu tenuto alla larga dal microfono, come tutti gli altri
capi-partito. Il paradosso è che oggi Tonino diventa il leader dell'area della
protesta proprio quando il movimento da lui fondato si sta strutturando come
partito organizzato sul territorio, con leader e gruppi locali. "Un
piccolo partito di massa", lo definisce il deputato barese Pino Pisicchio,
figlio d'arte di una dynasty democristiana, che sul suo attuale partito sta
scrivendo un libro. "Di Pietro", spiega, "è l'unico interfaccia
di Berlusconi. Forza Italia e Idv sono i soli due partiti veramente nuovi della
seconda Repubblica". "Siamo la Lega dei Valori", si spinge a
dire Leoluca Orlando, ex dc come Pisicchio. Non sono casi isolati: i due terzi
dei parlamentari hanno avuto un qualche passaggio nello scudocrociato. Una
scuola da imitare, per Tonino. Per l'incontro di piazza Navona ogni senatore e
deputato ha l'incarico di portare un pullman di militanti, stile truppe
mastellate. Il senatore laziale Stefano Pedica poi, ex dc anche lui, farà gli
straordinari: trascinare 2 mila persone in piazza. è il partito modello Di
Pietro: un po' lista civica, un po' Lega, un po' vecchia Dc, "moderato nel
progetto politico, radicale nelle forme e nei modi", sintetizza lui. Con
un gruppo parlamentare blindato: finiti i tempi dei Carrara e dei De Gregorio,
pronti a buttarsi alla corte del Cavaliere, la squadra di Montecitorio e di
Palazzo Madama si riunisce con il capitano almeno una volta al giorno
("Non ho più una vita privata", si lamenta un deputato), divisa per
dipartimenti, affiancata da un ufficio legislativo per lavorare oltre che sui
temi classici della giustizia anche su economia, ambiente, energia. Con un
partito che resta a conduzione personale e familiare. Di Pietro gestisce tutto,
sedi, risorse, finanziamenti, insieme a un pugno ristretto di amici, la
tesoriera Silvana Mura e l'organizzatore Claudio Belotti: in questa legislatura
Idv raccoglierà oltre 18 milioni di euro di rimborso elettorale che si vanno ad
aggiungere ai 10 milioni della legislatura precedente. E con un lavoro di
reclutamento sul territorio, pezzi di ceto politico che arrivano dal Pd e dalla
galassia centrista, ma anche ragazzi che quando Di Pietro arrestava Mario
Chiesa neppure erano nati o quasi: si riuniranno a metà mese a Bellaria, per
discutere di precarietà e di libertà di informazione. Una macchina pianificata
per girare a pieno regime nei prossimi mesi, in vista delle sfide elettorali
della primavera 2009: le elezioni amministrative della primavera e soprattutto
le elezioni europee, il vero banco di prova. Per non perdere neppure un voto
rispetto al 4,3 per cento ottenuto il 13 aprile. E conquistare nuovi terreni:
gli elettori della sinistra radicale rimasti senza rappresentanza, gli
astenuti, i delusi del centrodestra al governo, gli insofferenti del Pd. Troppi
target per un partito solo, forse. Eppure Tonino è pronto ad accoglierli tutti:
"Voglio recuperare chi è deluso e chi si è illuso. E se ce la farò non
sarà merito mio, ma di una sola persona: Berlusconi". Il trattore di
Montenero è partito. n drappello di punta di Primo Di Nicola Fedelissimi della
prima ora, ex democristiani, giornalisti, avvocati, professori movimentisti,
paladini dei consumatori: ecco la strana miscela dell'universo dipietrista che
in Parlamento e fuori sta cercando di mandare in tilt il governo Berlusconi. Ma
chi sono i parlamentari più ascoltati dal leader dell'Italia dei valori?
Silvana Mura (foto 2) Deputato alla seconda legislatura, 50 anni, è tesoriera e
fondatrice dell'Idv. Amica da un ventennio di Di Pietro (e della moglie
Susanna), sin da quando lui era pm a Bergamo, è rappresentante legale del
partito e persona di assoluta fiducia del leader. Secondo Tonino è "una
forza della natura" e la sola ad avere le sue stesse doti nell'organizzazione.
Insostituibile, dunque, agli occhi del leader. Massimo Donadi Avvocato,
veneziano, 45 anni, con Di Pietro dai tempi dei Democratici. Quando nel 2000
Tonino disse 'no' al governo Amato e fu espulso dal partito, con la Mura fu il
solo a seguirlo. E da allora gli è stato sempre fedele. Tra i pochissimi (con
la solita Silvana) a riuscire talvolta a frenare le intemperanze del leader,
dalla scorsa legislatura è capogruppo alla Camera. Leoluca Orlando (foto 3) Ex
dc e sindaco di Palermo, 61 anni, ha abbandonato la Margherita per diventare
deputato dell'Idv nel 2006. Apprezzato da Di Pietro per le battaglie antimafia,
Orlando si è conquistato la fiducia del leader per la lealtà alla sua linea. In
cambio è diventato uno dei collaboratori più stretti di Di Pietro che lo ha
prima delegato alle trattative elettorali con il Pd e poi sostenuto per la
presidenza della commissione di Vigilanza Rai. Nello Formisano Avvocato, 54
anni. Senatore della Margherita nel 2001, tre anni dopo passa all'Idv, quando
questa non aveva ancora rappresentanti in Parlamento. Nella scorsa legislatura
era capo del gruppo misto al Senato (cui aderivano gli eletti Idv), incarico di
prestigio che ha perso per una temporanea caduta di fiducia nel carisma di Di
Pietro. Alla vigilia delle ultime elezioni, temendo di non farcela nel collegio
campano, aveva chiesto di potersi candidare per il Senato in più regioni. Per
tutta risposta Tonino lo ha spedito alla Camera, dove poi è stato eletto.
Felice Belisario Potentino, 59 anni, è stato il primo consigliere regionale
eletto (Basilicata) con il simbolo dell'Idv. Un benemerito, insomma, che non
poteva non essere adeguatamente compensato da Di Pietro. Fedelissimo,
quest'anno è stato nominato capogruppo al Senato. Elio Lannutti Abruzzese, 60
anni. presidente dell'Adusbef e paladino dei consumatori. In questa veste
Tonino lo ha fatto eleggere al Senato. Dove lui ripaga la fiducia con attivismo
dipietrista: ha già presentato oltre 30 proposte di legge e richieste per
l'istituzione di commissioni parlamentari d'inchiesta su Isvap, Consob e Banca
d'Italia. Giuseppe Giulietti (foto 1) Giornalista, 55 anni, ex sindacalista Rai
e animatore dell'associazione 'Articolo 21', già deputato diessino non aveva
trovato posto nelle liste del Pd. Di Pietro lo ha ripescato come indipendente e
simbolo di uno dei suoi cavalli di battaglia, la libertà d'informazione. Pancho
Pardi (foto 4) Docente universitario di urbanistica, 63 anni, l'Idv lo aveva
già candidato senza successo alle europee 2004. Esponente dei girotondini, Di
Pietro ad aprile lo ha voluto al Senato. Molto ascoltato sui temi della difesa
della legalità costituzionale e delle leggi ad personam. I duri della Rete
L'ultima idea l'ha lanciata sul suo blog il giornalista Enzo Di Frenna, già
cronista giudiziario e fondatore dell'agenzia Netdipendenza: una lettera aperta
al corrispondente del 'New York Times' in Italia per comunicare "la
nascita del nuovo movimento di opinione 'Fatti processare, buffone!'". Il
riferimento è alla celebre frase indirizzata nel 2003 a Berlusconi da Piero
Ricca, il cui sito (Pieroricca.org) oggi rappresenta un punto fermo in una
galassia spesso ignorata dai grandi media, ma fondamentale nella crescita del
consenso attorno ad Antonio Di Pietro: quella dei blog che conducono una
battaglia frontale sul conflitto d'interessi e sulle vicende giudiziarie di
Silvio Berlusconi. I capofila, naturalmente, sono lo stesso Di Pietro e Beppe
Grillo: il primo è il politico italiano con il blog più seguito e il secondo è
in testa da anni a tutte le classifiche della blogosfera nostrana. Ma attorno
ai due 'leader' c'è un intero movimento che si espande e si nutre in Rete. Tra
i suoi luoghi principali c'è il blog di Marco Travaglio (realizzato con Pino
Corrias e Peter Gomez), che si chiama VoglioScendere ed è appena entrato nella
top ten italiana di Blogbabel. Ultimamente Travaglio è ospitato con i suoi
video e i suoi interventi scritti anche sul blog di Grillo, che pubblica
inoltre frequenti 'lettere' di Di Pietro. Allo stesso Travaglio è intitolato un
sito non ufficiale (Marcotravaglio.it) e non mancano i blog-fan, tipo
Vivamarcotravaglio.splinder.it. Dell'area fanno parte anche i diari on line di
altri giornalisti impegnati, come quello appena aperto da Gianni Barbacetto
(sul sito di Società Civile), quello di Sandro Ruotolo
(Sandroruotolo.splinder.com) e i due di Oliviero Beha (Behablog e Italiopoli),
mentre sarà presto on line anche Furiocolombo.it. Infine ci sono i diari on
line di altri politici, a volte di osservanza dipietrista (PanchoPardi.it) e a
volte più eterodossi (come quello di Elio Veltri, che si chiama
Democrazialegalita.it). Ma spesso nelle citazioni c'è spazio anche per siti di
personalità di altri partiti, come il leader della Sinistra democratica Claudio
Fava (Claudiofava.it), l'ex senatore del Pd Nando Dalla Chiesa
(Nandodallachiesa.it) o l'europarlamentare Giulietto Chiesa, (Megachip.info,
sito che peraltro non ha lesinato critiche a Grillo). Si tratta, come si vede,
di una galassia composita, unita soprattutto da un'opposizione dura a Berlusconi
e alle sue leggi ad personam: un'area dunque politicamente rafforzata dalle
posizioni più morbide del Pd e dalla scomparsa della Sinistra Arcobaleno. Ed è
attraverso molti di questi luoghi virtuali che si stanno preparando sia la
manifestazione dell'8 luglio in piazza Navona sia la 'Gita su Roma' di Beppe
Grillo del 25 luglio prossimo. Sarà un caso, ma del corteo promesso da Veltroni
per l'autunno, invece, su Internet non c'è quasi traccia. A. G.
( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Attualità
MILANO / IL CHIRURGO DEI VIP Dottor Elio e mister botox di vittorio malagutti
Case in mezzo mondo. Quadri. Arredi preziosi. Così il finto medico Elio Oldrini
ha accumulato un patrimonio. Grazie alle iniezioni antirughe Quando i militari
della Guardia di finanza sono entrati nella clinica per metterla sotto
sequestro, non credevano ai loro occhi. Si aspettavano il lusso di un ambiente
per soli Vip, veri o presunti. Ma certo non erano preparati allo sfarzo di quei
locali nel centro di Milano, in un palazzo d'epoca in una delle zone più
prestigiose della città. Soffitti altissimi, marmi e stucchi, arredi di pregio,
obelischi e palle di cristallo, parquet intarsiati e alle pareti dipinti di
gran valore. Tra questi anche un ritratto a grandezza naturale del padrone di
casa. Proprio lui, Elio Oldrini, 50 anni, meglio conosciuto come 'il re del
botulino', il guru della medicina estetica capace di cancellare rughe e affanni
dai volti delle sue affezionate clienti. A forza di iniezioni Oldrini era
diventato una sorta di celebrità nel suo campo. Operava di preferenza a Milano,
ma su richiesta incontrava le pazienti anche a Roma, nelle stanze dell'Hotel
Excelsior, oppure a Catania, in uno studio medico. La potenza del botox e il
volano del passaparola ne avevano fatto una sorta di santone, con un codazzo di
amici-fedeli-seguaci popolato da volti noti come Ornella Vanoni, Cristiano
Malgoglio e Marina Doria, moglie di Vittorio Emanuele di Savoia. Un carrierone,
almeno fino a quando un'inchiesta della Procura di Milano non ha mandato in
frantumi l'immagine del presunto mago dell'eterna giovinezza. A fine aprile,
dopo un anno di indagini, Oldrini è finito agli arresti domiciliari con
l'accusa di esercizio abusivo della professione medica e associazione a
delinquere per il commercio e la somministrazione di medicinali 'guasti o
imperfetti' e privi di autorizzazione in Italia, dove venivano introdotti
clandestinamente. Secondo il pm Elisa Moretti, il centro di questa attività era
l'Istituto Mesoterapico, sede a Milano in un palazzo di viale Bianca Maria,
controllato e gestito dallo stesso Oldrini. "Ma in tanti anni questi
trattamenti non hanno mai provocato nessuna lesione", ha protestato
Francesco Isolabella, legale del patron del Mesoterapico. E poi: "Le
pazienti erano ben consapevoli di non avere a che fare con un vero
medico", si legge nel primo ricorso (respinto) presentato dall'avvocato
per la liberazione del suo assistito. Fatto sta che in aprile i magistrati
hanno messo sotto sequestro il centro medico. Parte da qui un'indagine
patrimoniale che sta riservando numerose sorprese. Si è scoperto per esempio
che il guru del botulino era anche un campione del business immobiliare. Per i
500 metri quadrati (13 vani) della sua clinica era riuscito a spuntare un
affitto di soli 78 mila euro all'anno, molto meno, quasi la metà, rispetto ai
prezzi correnti in quella zona di Milano per un palazzo così prestigioso. Dalla
carte risulta che il proprietario dell'immobile è l'Istituto dei ciechi.
Oldrini non è certo uno sconosciuto ai vertici dello storico ente morale
milanese. è in ottimi rapporti con Antonio Picheca, il segretario generale a
cui fa capo la gestione dello sterminato patrimonio accumulato in oltre un
secolo e mezzo di attività grazie ai lasciti di innumerevoli benefattori. A quanto
sembra, però, Milano andava stretta all'imprenditore del botox. Abitava a pochi
metri dalla sua clinica, ma la passione per gli affari lo aveva portato
lontano. La sua residenza ufficiale stava al sole dei Caraibi, nell'accogliente
e vacanziera Santo Domingo, e nel corso degli anni Oldrini aveva comprato casa
negli Stati Uniti e anche in Turchia. Un patrimonio milionario, che adesso gli
investigatori della Guardia di finanza stanno mettendo a confronto con le
ultime dichiarazioni dei redditi del proprietario del Mesoterapico. In base ai
bilanci ufficiali, infatti, la sua azienda fatturava circa un milione di euro
l'anno con utili minimi, poche decine di migliaia di euro. Numeri irrisori, che
a prima vista sembrano difficili da conciliare con il gran via vai di clienti
che ogni giorno venivano ricevuti nel palazzo di viale Bianca Maria. La fama
della clinica milanese cresceva di anno in anno anche grazie alle
frequentazioni Vip del suo fondatore. Le cronache mondane raccontano per
esempio dell'amicizia con i Savoia, che hanno spalancato a Oldrini le porte di
molti salotti. E così, di anno in anno, i fan del botulino aumentavano. Pochi
testimonial dal nome altisonante servivano da traino a decine di clienti
ordinari, quelli che portavano fatturato. Un vero trionfo delle pubbliche
relazioni applicate alla medicina, o presunta tale. Tutto bene, niente di
illegale, se non fosse che l'indagine della magistratura ha scoperchiato un
giro vorticoso di farmaci illegali. Prodotti per uso ospedaliero come il Botox e
il Dysport, che in Italia non possono essere somministrati nei trattamenti
estetici. Motivo? Semplice: hanno un contenuto molto elevato di principio
attivo e possono provocare gravi lesioni ai pazienti, addirittura la morte.
Secondo l'accusa, Oldrini si riforniva all'estero: Francia, Turchia, Grecia. In
questo modo, oltre ad aggirare i divieti, riusciva a tagliare i costi di
approvvigionamento. Che senza la scorciatoia del contrabbando dovevano essere
molti elevati. Basti pensare che la spesa per una sola confezione di Dysport
può superare gli 800 euro. E i controlli? Possibile che il patron del
Mesoterapico sia riuscito a costruirsi la fama del guru sfruttando le
miracolose doti taumaturgiche di farmaci vietati, anzi "guasti e
imperfetti", secondo quanto recita l'ordinanza di custodia cautelare? A
ben guardare, gli incidenti di percorso non erano mancati. Oldrini era
recidivo. A Torino era già stato denunciato per esercizio abusivo della
professione medica. Nel 2004 arriva la condanna, ma il caso viene chiuso con
una sanzione di soli 3.040 euro. Nel giugno del 2006 un'ammenda di 6.280 euro è
sufficiente per sanare un'altra violazione di legge per l'uso di farmaci non in
regola. Non aveva un passato immacolato neppure Matteo Andreoli, il direttore
sanitario del Mesoterapico finito anche lui agli arresti insieme al suo
principale. Andreoli, che invece medico lo è per davvero, nel giugno del 2007
si era lasciato alle spalle con un patteggiamento l'inchiesta su uno studio
odontoiatrico dove lavorava personale non autorizzato. Anche lui, comunque, era
riuscito a cavarsela a buon mercato: una semplice multa di 3.420 euro.
Sembravano indagini per fatti tutto sommato marginali. Che però suonavano come
segnali d'allarme per due professionisti non proprio al di sopra di ogni
sospetto. Niente da fare. Il botulino è un grande affare. Porta fama e
ricchezza. I clienti aumentano e Oldrini ormai è lanciatissimo. Nella primavera
del 2007, forse dopo la denuncia di una paziente insoddisfatta, la Procura di
Milano inquadra nel mirino quella che da tutti veniva dipinta come la clinica
dei Vip. Il guru è marcato stretto per mesi e mesi. I suoi telefoni vengono
messi sotto controllo. Gli investigatori frugano perfino nella spazzatura del
Mesoterapico a caccia di prove sull'uso di farmaci illegali. Due agenti donna
della Guardia di finanza prendono appuntamento per un trattamento estetico.
L'indagine seguiva una pista precisa. All'inizio dell'anno scorso, infatti, i
carabinieri del Nas avevano già bussato alla porta del centro medico, mettendo
sotto sequestro alcuni prodotti irregolari. La tempesta è in arrivo, ma Oldrini
non sembra granché preoccupato da quei nuvoloni neri all'orizzonte. Si sente in
una botte di ferro. E se ne vanta al telefono, che è
intercettato dalle Fiamme gialle. Quando parla a un amico del primo sequestro,
quello dei Nas, il mago del botulino racconta con orgoglio di aver visto
arrivare i militari. Appena in tempo - spiega - per mettere al sicuro la merce
più compromettente. Un dribbling da furbetto. L'ultimo. n.
( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Attualità
RAI 2 / CARRIERE D'ORO il camaleonte di denise pardo Da alto burocrate a
manager. Da funzionario Cgil a preferito da Berlusconi. Passando per Amato,
D'Amato e la Moratti. Ora Stefano Parisi scala il vertice tv è già così calato
nella parte da scambiare un mendicante per un questuante Rai. è successo pochi
giorni fa, di prima mattina, mentre passeggiava dalle parti di piazza Navona
con il suo vecchio compagno di scuola Maurizio Gasparri, l'ex ministro delle
Comunicazioni, autore dell'omonima lex, ora capogruppo Pdl al Senato,
chiacchierando, potete immaginarvi di cosa. Da un angolo, sbuca un ragazzo che
lo avvicina e inizia a parlargli: "Dottore." gli fa. Lui indietreggia
e lo blocca schermandosi con la mano. Gasparri ride e lo rassicura: "Non
ti preoccupare. Chiede solo l'elemosina. Lo conosco è amico mio. Non è mica uno
della Rai". Ancora non è stato trovato l'accordo sul suo futuro stipendio
(anche se ci si sta lavorando alacremente) e sul modo di superare il Mach 2 dei
275 mila euro previsti per i manager pubblici. Ancora è in alto mare la
battaglia politica per la composizione del consiglio d'amministrazione Rai. Ma
Stefano Parisi, candidato unico alla poltrona di direttore generale a viale
Mazzini, unto dall'Unto del Signore in un colloquio underground di investitura,
già sente gravare su di sé la popolarità invadente e sfrontata che si abbatte
su chi è al vertice della tivù pubblica. Sotto la buona stella del terzo
governo Berlusconi, questa dovrebbe essere la volta buona. La volta e la svolta
che dovrebbe portare finalmente al settimo piano del palazzo dal famigerato
cavallo Parisi, romano, 52 anni, amministratore delegato Fastweb da un milione
e 700 mila euro l'anno, nipote di un pastore di anime, padre Alberto Parisi
(ora deceduto) icona fascinosa e indimenticata dei fedeli di San Roberto
Bellarmino, chiesa chic e pariolina, e sposo di Anita Friedman, principessa
newyorkese, ben facoltosa secondo la vulgata, e tosta copresidente
dell'associazione Appuntamento a Gerusalemme da cui ha avuto due figlie. Sulla
poltronissima televisiva l'ex studente del liceo Righi (anche Gianni Alemanno
tra i compagni di scuola) con la gigantografia degli Intillimani in stanza da
letto, l'ex universitario vicino al Garofano, l'uomo che è passato dal pubblico
al privato come un camaleonte, dalla destra alla sinistra come una salamandra,
sospira da anni. Fin dal 1994, almeno, quando Letizia Moratti, presidente Rai,
lo introdusse nella Babilonia di viale Mazzini come membro del collegio
sindacale. Non riuscì poi a piazzarlo a più alti gradi, ma da allora non gli ha
mai sottratto benevolenza e protezione. Mica solo lei. Per Parisi, anche
l'arena di Palazzo Chigi non ha mai chiuso i battenti. Chiunque fosse
l'inquilino: caimano, mortadella, rospo o topolino. Per anni, è stato il capo
del Dipartimento Affari economici. Prima nominato da Giuliano Amato. Poi
confermato da Carlo Azeglio Ciampi e da Lamberto Dini. Tra lui e Silvio
Berlusconi, il rapporto e il filo è diretto. Loro due hanno già parlato della
futura investitura. L'intesa è forte. E con Parisi a viale Mazzini, c'è da star
tranquilli che l'ostilità verso Mediaset avrà la durezza del velluto. In fondo,
è questo l'unico lato della faccenda che sta veramente a cuore al premier.
Anche con il governo Prodi, con Parisi è quasi un ballo liscio. Infatti, è
Fastweb a vincere la gara (battendo Telecom che farà ricorso), bandita dalla
Consip per la fornitura dei servizi telefonici della pubblica amministrazione.
Al tempo del Professore al potere, Parisi entra ed esce dall'ufficio a Palazzo
Chigi di Daniele De Giovanni, eminenza grigia e ascoltatissimo consigliere. Un
gran pontiere e un gran secchione. Un primo della classe che vuole riuscire in
tutto. Il tipo di professionista ad alto tasso di trasversalità, agilissimo per
fisico minuto e mente più che sveglia, artista del savoir faire che non sbaglia
mai l'avversario con cui scontrarsi. Parisi è un esponente di rilievo della
categoria degli umani che non conoscono il su e giù delle stagioni. Ma si
godono la stabilità di una stagione unica fatta di una fila ininterrotta di
incarichi collezionati. Qualunque sia il tempo, il potere, la politica. Il
candidato alla direzione generale della Rai è duttile, mutante e capace di
evolversi come un Pokemon dall'offerta multiplex. Il suo catalogo mostra quanto
l'offerta sia vasta. Il Parisi sindacalista? C'è. Infatti, appena laureato,
muove i primi passi nell'ufficio studi della Cgil dove conosce Guglielmo
Epifani. Il Parisi anti-sindacato? C'è anche quello. Quando diventa il city
manager del sindaco azzurro Gabriele Albertini elabora il Patto per Milano, un
elenco di contratti per favorire le assunzioni. Ma il patto non fa il suo
lavoro: non patteggia, spacca i sindacati, e si becca il gran rifiuto proprio
della Cgil. Serve un Parisi a fianco dei padroni? Eccolo. Arriva in
Confindustria con il sostegno dell'allora potentissimo Cesare Romiti. Entra
dalla porta principale, chiamato al ruolo di direttore generale dal presidente
Antonio D'Amato di cui diventa il gran suggeritore. Non è una delle più fulgide
stagioni di viale dell'Astronomia. Certamente, è tra le più filo-governative,
segnate dal grande afflato con il Cavaliere e dalla battaglia per l'articolo
18. Manca il Parisi manager privato? Macché. Voilà. La nuova veste viene
infilata quando Luca di Montezemolo diventa capo degli imprenditori. è l'ora
del trasloco. Questa volta verso i lidi di Fastweb, la creatura tlc di
Francesco Micheli e Silvio Scaglia, proprio i due che, al tempo di Parisi uomo
forte della giunta di Palazzo Marino, si erano aggiudicati il monopolio del
cablaggio della città con l'operazione Aem-e.Biscom. Negli anni giusti, il
nostro, la sera andava in via del Corso. A scoprirlo, in effetti, è Gianni De
Michelis. Prima, se lo porta al ministero del Lavoro. Poi al ministero degli
Esteri come capo della segreteria tecnica. In quell'enclave conosce fra gli
altri, Maurizio Sacconi, Renato Brunetta, e soprattutto l'uomo che dagli anni
Novanta in poi diventerà potentissimo: Giulio Tremonti, ora a capo del
ministero che è azionista al 99,55 per cento della Rai. Alcuni di loro
aderiranno all'Associazione amici di Mario Rossi (poi dedicata a Marco Biagi,
il giuslavorista ucciso dalle Br), una lobby che dibatte e si riunisce per
discutere di pubblica amministrazione e modernità. Ne sono coinvolti Tiziano
Treu, la Moratti, Angelo Maria Petroni, consigliere Rai fedelissimo di
Tremonti, e soprattutto il Letta del Nord, Bruno Ermolli, grande sponsor di
Parisi nella partita Rai. Nel ring sempre più incandescente dove si gioca il
futuro assetto dei vertici di viale Mazzini, lui non sembra dover temere
rivali. Pochi hanno le sue relazioni altolocate e parallele, il curriculum da
pokemon, il rapporto di lunga data con l'attuale presidente Rai Claudio
Petruccioli che ha ottime probabilità di essere riconfermato. E la fiducia
incondizionata del presidente del Consiglio. Dal canto suo, oltre che un molto
desiderato miraggio, per Parisi la Rai può rappresentare un trampolino (non lo
è quasi mai, ma per alcuni vedi Flavio Cattaneo lo è stata). Quello per tornare
in circolo nel grande giro delle nomine del Palazzo di Roma, città che la
famiglia non ha lasciato (sua moglie Anita preferisce fare la spola con New
York, non con Milano). I tempi sono maturi. Parisi ha appena firmato una
transazione con Telecom che chiude varie controversie legali e apre nuovi
rapporti di collaborazione. Fastweb nel frattempo ha cambiato assetto ed è
proprietà di Swisscom. Parisi, in questi anni, tra stock option e dividendi, ha
già incassato fior di dobloni. Ora c'è il problema dello stipendio. Si cerca il
varco o tra le pieghe della Finanziaria, o stralciando la legge o infilandolo
nell'Olimpo dei 25 over 275 mila euro. Nel frattempo, il paese è in fiamme. A
Viale Mazzini, dopo l'exploit delle intercettazioni, non ne
parliamo: per attraversarlo si consiglia un giubbotto anti-proiettile. Soprattutto
dopo la decisione del giudice di reintegrare Agostino Saccà. E nell'attesa
dell'8 luglio, quando la Consulta si dichiarerà sulla legittimità della
sospensione di Petroni dal cda. Superati questi ostacoli Pokemon Stefano
ha tutte le carte per arricchire il suo catalogo con un Parisi Rai. Se no, non
c'è da preoccuparsi. Ci sono ancora tanti fogli da riempire, magari con un
Parisi garante di un'authority o con un Parisi papa. Perché no? n Percorso a
ostacoli La via crucis del rinnovo dei vertici Rai è ancora tutta da
percorrere. La prima tappa è la nomina del presidente della commissione
parlamentare di Vigilanza Rai. Poi, è la volta del cda di viale Mazzini scaduto
il 31 maggio. Secondo la legge Gasparri, sette consiglieri vengono eletti dalla
suddetta commissione. Due spettano al ministero dell'Economia: uno di questi è
indicato come presidente. Ma è la Vigilanza a dare l'ok per il presidente,
votato almeno dai due terzi. Solo allora si arriva alla nomina del direttore
generale designato dall'Economia. Candidato ufficiale del centrosinistra per la
presidenza della Vigilanza il dipietrista Leoluca Orlando. Candidati ombra
Giovanna Melandri e il dalemiano Nicola Latorre.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
THRILLER
Il kazako Bekmambetov dirige il frenetico trio McAvoy, Freeman e Jolie Azione,
muscoli e adrenalina Arriva l'ottima rilettura della graphic novel di Mark
Millar Antonello Catacchio FILM WANTED DI TIMUR BEKMAMBETOV, CON JAMES MCAVOY,
MORGAN FREEMAN USA 2008 Antonello Catacchio Quello proposto da Wanted - scegli
il tuo destino è un incrocio coraggioso. Sulla carta stavano i fumetti di Mark
Millar e J.G.Jones, rielaborati come sceneggiatura da Michael Brandt e Derek
Haas e sappiamo che questo è un momento di grande spolvero per i comics che
approdano su grande schermo. Bisognava quindi intercettare
un regista dalle qualità visionarie per rendere avvincente la storia. Ecco
quindi spuntare il kazako Timur Bekmambetov, che aveva realizzato gli
sbalorditivi I guardiani della notte e I guardiani del giorno, due titoli che
hanno fatto saltare i botteghini in Russia, accolti con snobismo provinciale
dal nostro mercato. In aggiunta, in un momento in cui Hollywood sembra
essere in grado di confezionare blockbuster anche senza star, vengono proposti
uno dopo l'altro un talento squisito come quello di Morgan Freeman, la presenza
magnetica di Angelina Jolie e il minidivo in ascesa James McAvoy. E quel che ne
risulta è un film sorprendente. Certo, molte soluzioni visive erano già state
sperimentate in Matrix, il clima può ricordare Il codice da Vinci, altri
potranno pensare a Fight Club, ma è il mix a risultare piuttosto innovativo e
decisamente intrigante. Dopo uno scontro che sembra riecheggiare quelli tra
supereroi, con personaggi che arrivano quasi a volare e in grado di compiere
gesta che vanno oltre l'umano ci si trova in ufficio a festeggiare il
compleanno della capufficio cicciona e perfida di Wesley (McAvoy). Quello che
nel linguaggio dei film americani è il prototipo del perdente. Strapazzato sul
lavoro, tradito dalla ragazza col suo miglior amico, che non perde occasione
per farsi beffe di lui, una casa con metropolitana incorporata, tutto concorre
a inquadrare il personaggio. Bekmambetov va oltre, utilizza le scritte per
sottolineare le cose, ma in termini di assoluta originalità, una tastiera da
computer che si disintegra e i tasti in volo compongono scritte, il bancomat lo
maltratta e lo umilia, la pubblicità al supermarket sembra riferirsi alla vita
grama di Wesley, che, per inciso, lavora all'ufficio gestione clienti, non più
assistenza clienti, perché i tempi cambiano e i clienti vanno gestiti a
beneficio dell'azienda, mica assistiti. Poi, all'improvviso, inspiegabilmente
tutto cambia. Arriva Fox (Jolie) che per salvargli la vita gli fa produrre
quantità industriali di adrenalina tra sparatorie e corse in auto dal taglio
inedito. La vita piatta di Wesley sta per avere una svolta, viene risucchiato
in una setta, quella dei tessitori, capeggiata da Sloan (Freeman). Un telaio
fornisce indicazioni su persone che devono essere ammazzate per il bene
dell'umanità, loro eseguono. Il giovanotto è figlio di un importante esponente
della setta, da poco defunto, quindi deve essere iniziato. Per fortuna sanno
anche rigenerare piuttosto in fretta i corpi martoriati attraverso un bagno
particolare capace di sistemare muscoli e ossa massacrati. Il resto è azione,
sorpresa, pallottole. E Wesley conclude l'avventura spronando gli spettatori a
uscire dall'apatia. Puro intrattenimento ma di altissimo livello.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
I VESPRI
MALo sciunami di Mastella Norma Rangeri Ogni volta che compare in tv, Clemente
Mastella, ancora lui, si fa del male da solo. Non importa se il giornalista che
gli sta di fronte sia più o meno gentile. Naturalmente, se va nel programma di
Michele Santoro a discutere di unioni omosessuali, è facile vederlo rimanere
senza parole, abbandonare lo studio, o minacciare di togliere l'appoggio al Cda
della Rai se per caso non gli piace la puntata di "Anno Zero" sul
giudice De Magistris. Ma se anche va da Mentana (Matrix, mercoledì), in una
serata a lui dedicata, lunga da sembrare interminabile, l'ex ministro della
Giustizia fa del suo peggio. Intanto ricomincia con gli elogi verso se stesso
nella maniera più indigesta: simulando umiltà. In pratica facendo la vittima.
Non di se stesso, come sarebbe normale, ma di oscuri complotti. Non gli passa
nemmeno per la testa di riflettere sui propri errori, preferisce cantare sempre
lo stesso ritornello: "Dovevo cadere io, perché volevano far fuori
Prodi". Perché Mentana abbia scelto di farcelo ascoltare di nuovo è un
mistero. O forse no. In fondo Mastella perseguitato dai magistrati è un buon
ventriloquo del Berlusconi vittima dei giudici. Quindi eccoci
a ripercorrere le tappe della via crucis mastelliana a base di intercettazioni.
"Sono innocente", ripete l'imputato, che si ritiene ingiustamente
perseguitato insieme alla sua famiglia. Rivendica, con ragione, la
primogenitura dello stop alla pubblicazione delle intercettazioni. E' Mastella
l'uomo di punta delle leggi ad hoc per chiudere le cronache giudiziarie dei
giornali. Con i suoi decreti e disegni di legge, che ogni sera discuteva
a "Porta a porta". E' sempre lui che attacca il procuratore che lo
indaga. E' lui che accusa certi magistrati di essere troppo politicizzati. E'
lui che parla di emergenza democratica della giustizia. Non perché il cittadino
attende per anni una sentenza, ma per colpa di alcuni settori della
magistratura. Mentana manda in onda un lungo filmato con la performance del
procuratore del tribunale di S. Maria Capua Vetere che, attaccato da Mastella
nel suo discorso di dimissioni alla Camera, a sua volta annunciava di volersi
tutelare dalla ingiurie ricevute dal ministro. Il magistrato sembra il
protagonista di una commedia, "una scena che avrà fatto guadagnare voti
alla Lega", commenta il conduttore. Giusto, ma l'ospite che ha davanti
forse no? Mastella che, a proposito delle sue disavventure
politico-giudiziarie, dice di essere stato colpito e travolto da uno
"sciunami", è forse meno imbarazzante di quel magistrato rubato a una
commedia di De Filippo? nrangeri@ilmanifesto.it.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Programmi
MISSIONE NATURA DOCUMENTI ORE 21.10 - LA 7 Il presentatore Vincenzo Venuto
accompagnerà lo spettatore in un viaggio attraverso i misteri che avvolgono
l'orso marsicano. Si passa poi in Zambia per raccontare il mitico cimitero
degli elefanti. Infine nelle profondità marine del Sud Africa Venuto incontrerà
il pesce più grande del pianeta: lo squalo balena, pacifico navigatore dallo
scheletro cartilagineo che raggiunge i 18 metri. ENIGMA DOCUMENTI ORE 21.05 -
RAITRE Molti uomini e donne mostrano sul proprio corpo segni che assomigliano
alle stigmate. Corrado Augias con i suoi ospiti cerca di capire se è possibile
trovare una spiegazione scientifica al fenomeno. In studio l'antropologo Luigi
Lombardi Satriani, il filosofo Giulio Giorello, gli storici Sergio Luzzato e
Marina Caffiero, il giornalista Alessandro Zaccuri, la scrittrice Anna Maria
Turi. TV7 ATTUALITÀ ORE 23.30 - RAIUNO Lo storico rotocalco del Tg1 presenta
oggi in primo piano le vicende che in queste ultime settimane hanno animato la
scena politica nel nostro Paese: si parlerà infatti delle
intercettazioni telefoniche, che hanno portato tra l'altro al licenziamento e
poi al reinserimento del presidente di Raifiction Saccà, e del tema della
giustizia. IL CIELO E LA TERRA TALK SHOW ORE 23.45 - RAITRE Perché esiste il
male, di questo si occuperà la terza puntata del primo talk show spirituale
della tv italiana. Giorgio Zanchini ne parla con esperti provenienti da
diverse tradizioni spirituali: cattolica, valdese, ebraica, islamica, buddista,
zen. In studio anche il filosofo Maurizio Ferraris.
( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Attualità
MINISTERI Scajola Batte frattini Crescono i malumori per la rassegnazione con
la quale il ministro degli Esteri Franco Frattini ha incassato il mancato
accorpamento all'interno del suo dicastero delle strutture una volta fecenti
capo al ministero del Commercio con l'estero (nell'ultimo governo Prodi
raccolte nel ministero per il Commercio internazionale e le politiche europee).
Eppure, in campagna elettorale, spalleggiato dall'ex ministro degli Esteri
Gianfranco Fini, sul punto Frattini aveva preso quasi un impegno solenne. Che,
non rispettato, sta provocando delusione e lagnanze tra diplomatici e uomini di
An. Il fatto è che Frattini non aveva fatto i conti con la tenacia di Claudio
Scajola, attuale titolare del ministero dello Sviluppo economico all'interno
del quale, dovendo tornare agli organigrammi fissati dalla riforma Bassanini
(rispetto alla quale il presidente della Repubblica Napolitano non ha per il
momento ammesso deroghe), sono finite quelle strutture con relativi centri di
potere (organismi come Ice, Sace e Simest). E di perdere questi strumenti (solo
l'Ice ha un centinaio di sedi all'estero) Scajola, uomo forte di Fi, non vuole
sentir parlare. Nemmeno per il futuro, nel caso in cui, magari con un disegno
di legge, Berlusconi dovesse davvero provare a mettere mano alla riforma
Bassanini. P. D. N. Attualità VERDI Profumo di Grazia Sulla carta Grazia
Francescato ha i numeri per uscire dall'assemblea nazionale dei Verdi (dal 18
al 20 luglio a Chianciano) con la presidenza in tasca e il mandato di cercare
il dialogo con il Pd senza chiudere con la sinistra. è lei la prima firmataria
della mozione di maggioranza appoggiata da Paolo Cento, anche lui tra i
papabili alla presidenza, e dai pecoraniani rimasti nelle fila del partito.
Entrambi dovranno vedersela però con i sostenitori di Marco Boato, concentrati
soprattutto in Emilia, che considerano conclusa l'esperienza con la sinistra.
Un braccio di ferro in un partito che cerca una leadership forte per uscire da
una situazione di caos, dopo la débcle alle politiche, e per affrontare le
prossime amministrative. Chiusa la stagione dell'ex ministro all'Ambiente,
sull'esito pesa anche la disaffezione dell'opinione pubblica ai temi
ambientali. "Siamo in pieno riflusso", dice ai suoi la consigliera regionale
dell'Emilia Daniela Guerra. N. R. Attualità Giordano va piano piano Tempi duri
per i quotidiani. Anche al 'Giornale' di Paolo Berlusconi non gioiscono. Se i
dati della Fieg attestano una diffusione di poco sopra le 200 mila copie, i
numeri delle vendite reali sono di molto inferiori. Secondo un documento
interno ('Dati di vendita settimanale Il Giornale'), da gennaio a inizio giugno
la media è stata di sole 119 mila copie. Anche gli ultimi dati sulle vendite
giornaliere, dal 1 al 17 giugno, danno il quotidiano diretto da Mario Giordano
(comprensivo dei 'panini', i giornali locali acclusi) parecchio al di sotto dei
rispettivi giorni del 2007: tra le 21 mila e le 43.500 copie in meno. Tempi
duri per tutti, anche per la stampa di governo. L. Q. Attualità PARTITO POPOLARE
EUROPEO Una scorciatoia Per an Passa per Strasburgo la strada che porterà An
fin dentro al Partito popolare europeo, passa per l'ampia porta del Parlamento
Ue invece che per quella stretta del Ppe. Questa, almeno, è la strategia messa
a punto da Fini, Berlusconi e Joseph Daul, il presidente del gruppo
parlamentare del Ppe. Daul e Fini si sono incontrati il 24 giugno a Roma,
all'ordine del giorno la transumanza di An nel Ppe, un'operazione non facile
per chi in Europa è ancora dipinto di nero. La soluzione? Strasburgo.
"Dopo le elezioni europee (giugno 2009, ndr)", spiega un'alta fonte
del Ppe, "faranno entrare i deputati di An nel gruppo parlamentare del Ppe
e poi daranno l'ingresso nel partito come un fatto consumato, evitando la severa
procedura prevista per accettare i nuovi membri. Per Daul il numero di deputati
viene molto prima del contenuto ideologico, ma non è cosciente di ciò che può
succedere". Essere il primo partito nell'Eurocamera vuol dire poter
eleggere i presidenti di Parlamento, Commissione e Consiglio Ue, ma per
qualcuno non contano solo le poltrone. "Gli scandinavi", conclude il
dirigente del Ppe, "e i democristiani del Benelux sono contrari, già hanno
storto il naso all'ingresso del Pp spagnolo e di Forza Italia, ma con An il
rigetto è assai più profondo". La strada di Strasburgo può rivelarsi più
scivolosa del previsto. A. D'Arg. Attualità Molti Sgarbi e tanti fischi
Vittorio Sgarbi non ha gradito il 24 giugno il modo caloroso con il quale il pubblico del Teatro Greco di Siracusa ha accompagnato le
parole dell'inviato dell'Ansa, Lirio Abbate, che ha spiegato come il ddl sulle
intercettazioni imbavaglierà l'informazione. Lo scenario era quello del Premio
Vittorini, che ha assegnato ad Abbate, che vive sotto scorta perché la mafia ha
tentato di ucciderlo, un alloro per il giornalismo, mentre a Sgarbi per la
cultura. Il cronista dell'Ansa è stato il più applaudito della serata.
Ma quando è arrivato sul palco Sgarbi, si è scagliato contro Abbate e contro le
intercettazioni, sostenendo che "non erano utilizzate nemmeno da Falcone e
Borsellino". Ha iniziato a urlare e chiedere alla gente come mai
"nella terra che ha scelto di votare in larga maggioranza il Pdl si può
applaudire chi parla contro un ddl del governo Berlusconi". Il Teatro
Greco gli si è rivoltato contro con boati di disapprovazione e l'abbandono del
palco da parte di quasi tutta la commissione giudicatrice presieduta da
Vincenzo Consolo. T. M. Attualità Smemoria storica Quando tra il marzo e
l'aprile 1945 dalla Germania giungevano in Italia ordini di resistere fino
all'ultimo uomo e fare terra bruciata, al quartier generale tedesco del Gruppo
d'Armate C, comandato dal generale Heinrich von Vietinghoff-Scheel, vi era come
capo di Stato maggiore il generale Hans RÖttiger. Questi ebbe un ruolo di
spicco nella riuscita della resa anticipata delle armate tedesche in Italia. Si
prodigò per salvare impianti industriali e prigionieri di guerra. L'8 aprile
1958 il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi gli conferiva una
decorazione con le insegne di Cavaliere di Gran Croce. Ma nel 2008 a chi
chiedeva l'esatta motivazione dell'onorificenza, il segretariato generale della
Presidenza risponde così: "Le motivazioni dell'onorificenza, dato il tempo
trascorso, non sono disponibili agli atti dell'Ufficio". L'ufficio è
quello giusto: la busta è intestata Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Seguiamo il consiglio dell'ufficio: cliccare sul nome del beneficiario
dell'onorificenza. Ma così si scopre solo che la motivazione non è stata messa
on line. E allora, uno si chiede: il fascicolo dov'è andato a finire? Sul
Colle, passati 50 anni, si buttano i fascicoli vecchi? P. Pa. Attualità
Baudelaire versione calasso Viva attesa tra i lettori esigenti (anche a Parigi)
per il sesto volume dell'Opus Calassianum. Parliamo di Roberto Calasso,
l'editore-scrittore di Adelphi. Il suo nuovo libro si chiama 'La Folie
Baudelaire' e uscirà in ottobre. è un'indagine delle sue, in cui si entra al
buio con casco e torcia, intorno al poeta francese, crocevia di energie
artistiche e letterarie nella Parigi dei Paradisi non solo artificiali. Una
sorpresa il titolo: più spiritoso che spiritista. E. A. Attualità DIGITALE MADE
IN USA Major Usa in prima fila al bando di gara per l'assegnazione di dodici
nuove frequenze per il digitale terrestre. Tra le 25 domande pervenute alla
commissione esaminatrice dell'Agcom spiccano la Disney (che pure ha già un
accordo coi canali digitali Mediaset, e due suoi canali su Sky) e il suo
principale concorrente, Time Warner, che sul digitale terrestre ha già Boing e
i canali Cartoon Network e Boomerang su Sky, ma che stavolta punta su fiction e
telefilm americani. Nbc Universal chiede due canali: uno inedito e uno per
cinema, quello Studio Universal che da qualche tempo non viene più trasmesso su
Sky. La commissione Agcom annuncerà a fine agosto i vincitori del bando. C.M.C.
Attualità FIERA DI MILANO Comma Roth In vista dell'Expo 2015, la Fiera di
Milano si ritrova al centro di crescenti appetiti. Martedì 8 luglio è convocata
una riunione del consiglio della Fondazione che controlla la Fiera, guidata dal
formigoniano Luigi Roth. All'ordine del giorno figura la modifica dell'articolo
8 dello statuto, che impedisce ai vertici della Fondazione di passare alla
guida della Fiera Spa, la società che gestisce le stutture espositive. Rischia
così di cadere un vincolo che era stato introdotto per limitare i conflitti
d'interessi in una struttura pubblica come la Fiera. Il cambiamento renderà in
teoria possibile una mossa di cui si era parlato nei mesi scorsi: il passaggio
di Roth, in scadenza di mandato, dalla Fondazione alla Fiera. Per il posto
lasciato libero, circola fra gli altri il nome di Antonio Intiglietta,
imprenditore vicino al presidente lombardo Roberto Formigoni. L. P. Attualità
MINISTRI OMBRA Blackout Democratico Prove di claustrofobia per il Partito
democratico. Con due ministri ombra murati vivi in ascensore, nel caldo
torrido. è accaduto a Marco Minniti e Roberta Pinotti, in visita nel degrado
delle periferie genovesi. I due parlamentari erano saliti al diciottesimo piano
dei palazzoni della Diga di Begato, dove la manutenzione latita da decenni. Al
ritorno, l'ascensore si blocca: dentro sono in otto, inclusi due agenti di
scorta. La temperatura è di oltre 30 gradi. La prigionia dura per circa
mezz'ora, poi i vigili del fuoco riescono a scardinare la porta e liberare il
governo ombra. La Pinotti è apparsa provata, Minniti ha cercato di scherzarci
su: "è la prova che il degrado c'è". L. Q. Attualità GADGET
ISTITUZIONALI Flop in camera Il Punto Camera ha chiuso i battenti. Il 'negozio
istituzionale' era stato aperto nel marzo 2005, su iniziativa dell'allora
presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, per avvicinare la politica al
cittadino, offrendo gadget firmati Camera dei Deputati. Nel Punto Camera,
progettato dall'architetto Cristina Mazzantini, tra i marmi e gli arredi in
noce c'era anche un dipinto murale di Gino Severini, emerso dai sotterranei del
Palazzo, e dieci postazioni Internet per fare ricerche sull'attività delle
istituzioni. In vendita, portachiavi a 45 euro e agende da 70, tappetini da
mouse (39 euro) e porta pc (140), stilografiche e orologi. Nonostante la
centrale ubicazione tra via del Corso e via del Parlamento, il negozio
scarseggiava di clienti. L'incasso medio è stato stimato in 25 mila euro
mensili, troppo poco se si pensa che ad accogliere i clienti vi erano due o tre
assistenti parlamentari e ben due consiglieri bibliotecari per aiutare i
cittadini nelle ricerche, senza contare che il 16 per cento degli introiti era
appannaggio della società Qualità Italiana che gestiva la parte commerciale. L.
P. D. Attualità Copertine vincenti Triplo premio per 'L'espresso': quello
generale per le migliori copertine: altri due per le migliori cover della
sezione politica ed economia con 'L'Italia dei privilegi' (n. 48, 2006) e della
sezione attualità e costume con 'Napoli perduta' (n. 36, 2006). I premi
arrivano dalla prima edizione del Castelbuono Copertina dell'anno, istituita
dal sindaco Mario Cicero dell'omonimo comune siciliano. Attualità Toscana: li
manda Ruini Dopo aver scelto negli ultimi mesi due vescovi di stretta
osservanza ruiniana, Giovanni Paolo Benotto per Pisa e Simone Giusti per
Livorno, al posto rispettivamente di Alessandro Plotti e Diego Coletti,
schierati su posizioni progressiste, la normalizzazione della Chiesa toscana
dovrebbe completarsi con l'arrivo a settembre di Giuseppe Betori, segretario
della Cei e fedelissimo di Camillo Ruini, al posto del cardinale Ennio
Antonelli, chiamato dal papa alla guida del 'ministero' vaticano della
famiglia. L'arrivo dato quasi per scontato di Betori non sembra però molto
gradito ai vescovi toscani che, interpellati dalla Santa Sede sulla successione
di Antonelli, avrebbero indicato la propria preferenza per l'attuale vescovo di
Arezzo, Gualtiero Bassetti, ex rettore del seminario di Firenze, espressione
del cattolicesimo fiorentino di Giorgio La Pira e don Lorenzo Milani, o
comunque per figure non imposte da Ruini, ma vicine alla linea del dialogo
della Cet, la Conferenza episcopale toscana. M. La. Attualità Top 3 in Tv:
Informazione, Sport, Film I programmi più visti tra il 1 e il 30 giugno 2008
Programma Rete Uscite Audience Share media medio % Informazione TG1 Sera Rai
Uno 28 5.654.971 31,7 TG1 Giorno Rai Uno 29 4.660.730 29 TG5 Sera Canale 5 29
4.368.123 24 Sport Francia - Italia Rai Uno 1 23.491.262 74,1 Spagna - Italia
Rai Uno 1 21.750.544 80,5 Olanda - Italia Rai Uno 1 18.349.801 62,1 Film Via
dall'incubo Canale 5 1 4.990.720 22,5 Notting Hill Canale 5 1 3.940.986 17,6
Mrs. Doubtfire Canale 5 1 3.928.256 21,4 Elaborazioni Studio Frasi su dati
Auditel, AGB Nielsen Mese all'insegna degli Europei di calcio, che hanno
prodotto un ascolto medio di 7,5 milioni. L'incontro più visto è stato quello
tra gli azzurri e la Francia, con 23,5 milioni di telespettatori. Di poco
superiore ai 21 milioni la media del match Italia-Spagna, mentre la partita
contro gli olandesi si attesta sui 18,5 milioni. Per il Cinema; 'Via
dall'incubo' sfiora i cinque milioni di audience, 'Notting Hill' e 'Mrs.
Doubtfire' si fermano poco sotto i quattro milioni. Tra i programmi
d'informazione il TG1 sera si conferma il più seguito con uno share del 31,7
per cento e un'audience di 5,6 milioni. Attualità la volpe Galan Giancarlo
Galan e la Lega Nord sono ai ferri corti. Motivo del contendere? Ufficialmente
la nascita del Partito della libertà del Veneto, federato con quello nazionale.
Ma sarebbe meglio dire che in gioco c'è l'autonomia e la forza elettorale del
governatore Galan, unico incrollabile sostegno alla sua ripresentazione per un
quarto mandato regionale. Se Galan avrà un suo partito forte e autonomo, nessun
accordo fra Berlusconi e Bossi potrà ostacolarlo. Alle politiche la Lega Nord
ha ottenuto alla Camera il 27,1 per cento, il Pdl il 27,4. La Lega alle
regionali del 2005 era al 14,7. Un balzo felino che fa nascere voci
presidenziali dentro il Carroccio: perché non candidare un leghista alla
Regione? Si fanno i nomi di Flavio Tosi, sindaco di Verona, e del ministro Luca
Zaia. P. T. Attualità APAT NELLA BUFERA Che brutto ambiente Gli ispettori
chiamati da Stefania Prestigiacomo faranno visita all'Apat, l'Agenzia per la
protezione del territorio che è stata commissariata con l'ultima finanziaria. A
muovere il ministro per l'Ambiente è stata la relazione con cui Alberto
Stancanelli, dopo appena due mesi di lavoro, si è dimesso dall'incarico di
direttore generale. Al suo arrivo il dirigente aveva contestato la decisione
del presidente, Giancarlo Viglione (vicino ad Alfonso Pecoraro Scanio), di
stabilizzare con un'assunzione a tempo indeterminato una serie di precari a suo
avviso non in possesso dei requisiti stabiliti dalla legge. All'inizio Viglione
aveva riconosciuto come fondate le obiezioni del suo direttore. Ma poi, dopo un
paio di bellicosi comunicati sindacali e l'occupazione di alcuni locali, ha
cambiato idea, decidendo di andare per la sua strada e provocando così le
dimissioni di Stancanelli. Ora la Prestigiacomo vuole capire chi ha ragione. S.
L. Attualità PD Madonna appare in Tribunale Madonna contro Unto dal Signore. è
la sintesi della lite che il 16 settembre si terrà dinnanzi al Tribunale di
Roma tra un sociologo casertano (Michelangelo Madonna) e Silvio Berlusconi.
Oggetto: il simbolo del Pdl che l'ideatore Madonna vuole indietro, con congruo
risarcimento. I giudici esamineranno un dossier che attesterebbe come la
mezzaluna tricolore nel cerchio azzurro con la scritta 'Popolo delle Libertà'
sia stata ceduta dinanzi a un notaio da Madonna (che l'aveva utilizzata per le
amministrative di Casal di Principe del 27 maggio 2007) a Berlusconi il 19
dicembre scorso, dietro promessa di un seggio parlamentare e di un ruolo
dirigente nel Pdl. Niente di ciò è avvenuto. Così l'azzurro mancato ora chiede
di riavere simbolo, soldi e onore della cronaca. M. F.
( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
CULTURA
TELEVISIONE Afflitti dalle fiction di Edmondo Berselli Premessa maggiore.
Finalmente! Finalmente abbiamo capito perché la fiction italiana fa pietà e le
soap domestiche fanno pena. Non è solo questione di storie miserabili, intrecci
stupidini, ambientazioni deprimenti, tanto che molto spesso è sbagliato
l'arredamento e fanno schifo anche i mobili. Adesso sappiamo che quando si vede
un'attrice cagna, o 'cagna spaziale', può dipendere certamente da un casting
sbagliato, ma il più delle volte dipenderà da raccomandazioni che vengono
dall'alto, insensibili al merito. Ma anche sul piano internazionale le cose non
vanno sempre lisce. La nuova sitcom di Fox, 'Til Death - Per tutta la vita' (in
onda il mercoledì sera alle 21,50) prometteva bene. Due coppie a confronto, i
Woodcock e gli Starck: i primi sposati da appena dodici giorni, e quindi dotati
di entusiasmi e fervori amorosi, e perfino erotici; gli altri due con lungo
matrimonio, 24 anni, alle spalle, e quindi scetticismi, abitudini, stanchezze,
allegri o rassegnati cinismi. Le prime due puntate erano ben scritte (quelle
successive meno); buone le battute, discrete le storie, ottimamente
intercettati i tic. E allora perché il programma non funziona? Con ogni
probabilità perché sono sbagliati gli attori. Pazienza per la coppia di sposini
Woodcock, un po' troppo prevedibilmente scemi ma accettabilmente carini. Ma i
due Starck sono davvero orridi, lui un omone impresentabile e rozzo, lei un
botolo di cellulite. Recitazione naturalmente sopra le righe, solite
risate registrate, alla fine sensazione di fastidio, e la certezza di
un'occasione persa. C'è solo da sperare che non li abbia raccomandati nessuno.
CULTURA DANZA Palcoscenico Marche di Vittoria Ottolenghi La prossima
ghiottoneria danzereccia è a Civitanova Marche, per il 'Festival internazionale
della danza nel nome di Enrico Cecchetti'. Cecchetti fu un celebre ballerino,
che poi divenne il più grande maestro di danza classica del suo tempo (1850
-1928), ancora onorato in tutto il mondo. è bello vedere con quale amore e
fantasia la cittadina onori tuttora questo suo figlio illustre. Civitanova, nel
suo nome, nei teatri Rossini e Annibal Caro (il 5 e il 6 agosto in trasferta a
Recanati, con i Momix), presenterà otto grandi spettacoli di danza. Si inizia
il 9 luglio, con la Compagnia del Teatro Kirov, ex Mariinskij di San Pietroburgo,
e si concluderà, il 10 agosto, con uno spettacolo in piazza XX Settembre,
intitolato 'Taranta, musica e danza del Salento'. Questo evento sarà preceduto,
sabato 9, da uno 'stage di Taranta', aperto al pubblico, in preparazione del
gran finale collettivo. Da non perdere, il 22 luglio, al Teatro Rossini, la
'Hofesh Shechter Dance Company', con un poderoso spettacolo: 'De-generation',
in cui sono raccolte tre coreografie: 'Cult', 'Fragments' e 'Uprising'.
Shechter è un coreografo israeliano che lavora in Inghilterra. Nell'ultimo suo
brano ('Uprising', la rivolta), sette danzatori emergono dall'ombra e sembrano
aggredire il palcoscenico con la loro foga atletica e interiore come se la loro
forza fosse scoppiata all'improvviso, dopo millenni di repressione. CULTURA CD
CLASSICA Tra Abbado e i monaci DI Riccardo Lenzi CLAUDIO ABBADO. Arrivato ai 75
anni, sta vivendo l'ennesima età dell'oro, confortato dai divini fanciulli
Mozart e Pergolesi, ai quali con la sua Orchestra Mozart ha dedicato buona
parte delle ultime stagioni. Con le sinfonie K385, 201,319,504 e 551 del
salisburghese (2 cd Archiv) egli ci dà un valido saggio della limpidezza di
fraseggio, del candore, dello humour e della ricchezza espressiva con le quali
affronta questi spartiti, restituendoci tutti "gli echi barocchi pregni
del venturo romanticismo". ANDRAS SCHIFF. Con il sesto volume dedicato
alle sonate di Beethoven (Ecm), il pianista mostra la maturità interpretativa
raggiunta: rispetto dello sviluppo stilistico dell'autore ma allo stesso tempo
libertà e coraggio scevri da conformismi nel porsi di fronte a questi testi
sacri, a esempio nell'introdurre varianti ornamentali nei ritornelli e nelle
riesposizioni. HEILIGENKREUZ. Magari non sono "i monaci prediletti da
Benedetto XVI", ma i cistercensi dell'Abbazia di Stift Heiligenkreuz hanno
mostrato senso degli affari con l'album di canti gregoriani 'Chant': a seguito
della crescente domanda di questo repertorio dovuta al suo utilizzo come
colonna sonora del mitico videogame 'Halo', la Universal stava cercando un
gruppo accreditato per l'incisione. Ne è seguito l'invito a visionare su
YouTube un videoclip dei monaci. Risultato: settimo posto della classifica pop
inglese.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
L'articolo
LA POLITICA smarrita LA RINCORSA DELLE FINZIONI CHE HA DISSOLTO LA SINISTRA La
destra può permettersi di rifiutare la complessità della contemporaneità,
svuotandola nella virtualità della messa in scena mediatica. La sinistra
dovrebbe ristabilire l'arduo primato della conoscenza Giovanni De Luna C'è in giro
un'acuta nostalgia del Pci ed è paradossale che questo sentimento prevalga in
chi nel Pci non è mai stato e che, soprattutto, si è tenuto alla larga da tutte
le tappe successive che - attraverso, prima il Pds poi i Ds - hanno portato
all'attuale Pd, in settori quindi, che si possono collocare alla sinistra di
quella traiettoria. Credo che si tratti di questo: almeno fino a tutti gli anni
'70 i rapporti del Pci con quest'area erano definiti da una sorta di
oscillazione del pendolo. Nella pedagogia autoritaria che ispirava il modo in
cui il partito si riferiva ai suoi iscritti e al popolo di sinistra era infatti
insito un continuo andirivieni tra due posizioni: nei momenti alti della
mobilitazione collettiva e del conflitto sociale il Pci, per legittimare la
propria funzione, doveva porsi come freno a una spontaneità troppo radicale,
normalizzare la carica dirompente della spinta dal basso per capitalizzarne il
valore sul piano del proprio ruolo istituzionale, come unico titolare delle
interrelazioni politicamente significative; nelle pause del conflitto, ma
soprattutto dopo le sconfitte più rovinose, il suo compito era invece di
sostituirsi ai movimenti, di surrogarne la mancanza di slancio, indicare una
linea di continuità e di resistenza che permettesse di non smarrire il filo
della speranza e della militanza. Questo è stato il Pci fino alla fine degli
anni '70 e questo smise di essere quando - sotto la duplice spinta della
solidarietà nazionale e della lotta al terrorismo - il partito si fece
compiutamente "Stato", ritirando la passerella tra le istituzioni e i
movimenti, rinchiudendosi nel "palazzo" insieme all'intero sistema
politico e candidandosi a essere travolto insieme agli altri dalla slavina che
sancì la fine della Prima repubblica. E' interessante sottolineare oggi, quando
ormai quella vicenda è del tutto conclusa, come anche durante il "lungo
'68" ci fosse la sensazione diffusa che ci si potesse consentire qualsiasi
"estremismo" perché poi, alla fine, comunque ci sarebbe stata la
"mediazione" del Pci (e, nelle fabbriche, del sindacato) che dal
tumulto ribollente della "contestazione" avrebbe poi estrapolato
delle istanze in qualche modo compatibili con le regole del sistema politico. E
credo che proprio quella sensazione sia alla radice delle nostalgie odierne.
Ancora negli anni '90, dopo la dissoluzione del Pci, nelle varie sigle che
hanno affollato la galassia dei partiti postcomunisti affioravano tracce di
quell'atteggiamento, così come più recentemente nei comportamenti
irresponsabili della coalizione che sosteneva il governo Prodi: richieste fatte
solo per salvare la faccia o per accampare meriti venivano avanzate con la
consapevolezza di avviare un gioco a ribasso in cui questa volta, però, non ci
sarebbe stato nessuno a "mediare" autorevolmente e tutto si sarebbe
trasformato in una litigiosità permanente che alla fine avrebbe fatto implodere
maggioranza e partiti. Anche nell'ultima campagna elettorale quel remoto
sentimento è entrato in campo confezionando un ulteriore paradosso: quasi due milioni
di voti sono transitati dalla sinistra verso il Pd, verso un partito che aveva
detto chiaramente di avere come obbiettivo quello di strappare voti al centro e
di voler interpretare la sua vicenda politica nel segno di una netta
discontinuità con il vecchio Pci, recidendo qualsiasi legame con quella storia
e quei comportamenti anche sul piano delle alleanze e dei rapporti con i
movimenti. In questo caso, però, alla nostalgia si è accompagnata la paura. Una
paura che nasceva dalla possibilità che il partito liquido di Veltroni
evaporasse del tutto e che a sinistra si configurasse uno schieramento di
partiti dal peso elettorale più o meno equivalente, cancellando l'immagine
tradizionale e rassicurante che in tutta la storia dell'Italia repubblicana
aveva visto sempre un grande partito, affiancato da pochi piccoli partiti e da
una vasta area movimentista. Credo che il Pd debba interrogarsi seriamente su
questo paradosso e sull'horror vacui che ne emerge. Nato per stare al centro, con un processo di formazione che è sembrato una fusione
burocratica tra due consigli di amministrazione, ha intercettato il voto di
sinistra attraverso la proposta elettorale di "andare da solo". Come
non leggervi la nostalgia di un grande partito, e anche l'insofferenza per la
ridda di sigle che avevano dato vita alla dis-unione del governo Prodi?
La durezza dei fatti Adesso nostalgia e paura convivono strettamente
intrecciate. E' una vecchia storia. Dopo la sconfitta c'è dapprima una sorta di
intontimento, poi si aprono le cataratte delle recriminazioni, dei regolamenti
di conti, delle accuse e dei rimpianti. Più che guardare al passato
bisognerebbe forse cominciare a ridare un senso alle parole che abbiamo
ricevuto in eredità dal Novecento e che hanno cambiato totalmente il loro significato
(guerra, stato, lavoro, ....), studiando, raccontando la contemporaneità,
ridefinendone i linguaggi, ridisegnando una mappa concettuale in grado di
guidarci lungo rotte sconosciute in oceani tutti da esplorare. La destra non
accetta la sfida della complessità, semplicemente la elude. Nel suo asse
concettuale non sono c'è spazio per i "fatti" ma solo per la loro
"rappresentazione". Di qui l'importanza strategica che ha per
Berlusconi il controllo dei media. Ci sono alcuni espedienti che risultano particolarmente
efficaci quando vengono lanciati nell'universo mediatico: per esempio quello di
svincolare un argomento dal controllo del presente dicendo che solo il futuro
può rivelarne i meriti. E' stato così per il milione di posti di lavoro ed è
così per l'abbassamento delle tasse. E' un modo di convincere l'elettorato
puntando non sulla conoscenza ma sull'immaginazione. Proprio mentre la vita e
le esperienze reali della contemporaneità mettono seriamente in discussione le
aspettative e i desideri di tutti, la destra si adopera per individuare alcuni
elementi di realtà da usare sottraendoli all'esperienza verificabile e
proiettandoli in un sistema che è tanto più granitico e seduttivo, quanto meno
sottoposto al confronto con i fatti. E' il meccanismo che porta a mietere
successi agitando emergenze come quelle della "sicurezza". Su un dato
reale - il fastidio, l'insofferenza e la paura suscitate dal confronto
quotidiano con la microcriminaliità - si innesta un armamentario
propagandistico che enfatizza gli stereotipi, rifiuta ogni argomentazione che
non sia un randello da calare sulla schiena delle opinioni diverse. Con i rom
questo paese ha sempre convissuto attraverso un sistema di relazioni fondato
sulla realtà di scambi che di volta in volta ti mettevano in contatto con
ladri, ricettatori, indovini, fabbri, commercianti di cavalli, mendicanti,
artigiani e maniscalchi... Ora, tutte queste figure sono precipitate nelle
stereotipo del diverso e del delinquente, identificato non più nella
materialità e nella concretezza dei rapporti diretti ma nei segni del corpo,
nei simboli che si addensano sui suoi vestiti, sui suoi monili, sui suoi modi
di vivere. E lo sradicamento sociale diventa fatto criminale. Lo stesso
meccanismo, sempre legato al "sistema sicurezza", lo si vede
all'opera nella scelta di usare l'esercito per l'ordine pubblico e presidiare
il territorio. Qui i dati di fatto sono i 300 carri armati, i 121 Neurofighter
Typhoon e i 131 F 35 che, come dice autorevolmente il generale Mini, ci dissangueranno
per i prossimi decenni o le nostre belle navi con missili, aerei e siluri
impegnate quasi esclusivamente nelle "visite ai porti". Nella realtà,
insomma, le nostre forze armate sono costruite e gestite in funzione di una
guerra simmetrica che, come sostiene lo stesso Mini, oggi è solo la
"nebbia della guerra"; non si capisce quale sia il nemico di
un'eventuale guerra simmetrica; ce lo si immagina come noi ma come noi -
intendendo l'Unione Europea - ci sono solo gli Stati uniti, la Russia e la Cina.
Ci stiamo preparando a una guerra contro uno di questi stati? I miliardi spesi
per navi e aerei bellissimi, un addestramento efficiente solo per i 10 mila
soldati impiegati per le missioni all'estero, le polizie che trovano difficoltà
a coordinarsi e perfino a scambiarsi i dati principali sui rischi della
criminalità e del terrorismo, le forze militari che non hanno nessuna idea di
cosa sia una visione comune della sicurezza. Questa è la realtà. Che la destra
accantona per lucrare consensi sull'immagine dei "soldati per le
strade". La finzione evitabile Questi esempi sottolineano l'urgenza di
tornare ai fatti, di ristabilire il primato della realtà sulla finzione. E' l'
unico antidoto alla virtualità delle rappresentazioni che oggi egemonizzano il
racconto della contemporaneità. Proprio le considerazioni sulla guerra ci
suggeriscono un esempio efficace di come si possa sviluppare questo percorso.
Nuove figure di combattenti (il mercenario, il kamikaze), nuove strategie
militari (l'opzione zero morti), nuove configurazioni dei rapporti tra stati
(asimmetria e guerre civili di terza generazione) hanno disintegrato il
concetto stesso di guerra così come è stato adoperato nel '900. Tutto questo ha
prodotto un discorso mediatico fondato sulla finzione della negazione della
guerra, su artifici lessicali che rendono possibile ogni guerra chiamandola con
nomi diversi, con vere e proprie bizzarrie terminologiche, ossimori come
"guerra umanitaria". Invece di conoscere la guerra ci si propone di
eluderla, di cancellarne l'essenza ultima che resta quella di uccidere e farsi
uccidere. Riproporre il confronto con la realtà vuole dire essere consapevoli
che la guerra oggi non scaturisce più solo dalla concentrazione monopolistica
della violenza nello stato nazionale ma anche da una sorta di deficit di
autorità e di legittimità che ha investito il suo ruolo, proponendo da un lato
la deriva privatistica che ha assunto la sua condotta (i mercenari, ma non
solo), dall'altro la dimensione sempre più sovranazionale dei poteri di comando
sulle forze armate che operano nei varie teatri delle guerre postnovecentesche.
Le guerre postnazionali Così, alle forme di guerra classica che ancora
sopravvivono si sono affiancate quelle che possiamo definire "le guerre
postnazionali", segnate dal passaggio dal monopolio della violenza al
mercato della violenza e che corrispondono a situazioni di crisi del tutto
diverse da quelle che comportano l'organizzazione e l'impiego statali della
violenza. E sono cambiati anche gli aspetti ideologici della guerra, con una
netta accentuazione della sua "confessionalità": si combatte in nome
di Dio, e la dimensione laica delle categorie "amico" e
"nemico" viene dissolta in un universo in cui l'avversario diventa un
alleato del diavolo, un ostacolo all'espandersi del bene da rimuovere, da
cancellare. Così l'annientamento del nemico rappresenta così l'unico scopo
plausibile della guerra. Questa è la novità della guerra più difficile da
accettare, psicologicamente e politicamente, per noi occidentali. Non più un
simmetrico esercizio di azioni e reazioni tra due contendenti giuridicamente
alla pari, uno scontro carico di orrore ma a suo modo prevedibile con le sue
regole e i suoi riti, ma guerra a senso unico che sempre include la possibilità
di una risposta asimmetrica e irrazionale, il terrorismo, i kamikaze, la
"guerra santa" propugnata dal fondamentalismo islamico. Tornando alla
differenza tra destra e sinistra e al confronto con la realtà: la destra può
concedersi il lusso di rifiutare la complessità della contemporaneità,
svuotandola nella virtualità della rappresentazione della messa in scena
mediatica; la sinistra deve ristabilire il primato dei fatti e della
conoscenza. E' evidente la difficoltà che il ritorno ai fatti trova nello
spirito del nostro tempo, segnato da una marcata congruenza con la
rappresentazione del mondo che offrono i media. Pure invocarlo continuamente a
me sembra solo un brutto alibi. Il governo Prodi è caduto sui fatti non sulle
intenzioni. L'opinione pubblica ha giudicato inadeguata quella classe politica
e ha votato di conseguenza. Se si va allo scontro tra due centrali
propagandistiche, se si riduce la politica a problemi di comunicazione, è
inevitabile la destra si dimostri più attrezzata. Pure l'opinione pubblica che
noi oggi descriviamo come razzista, intollerante, egoista, solo tre anni aveva
fatto vincere la sinistra in 15 regioni su 18; e due anni fa, alla fine del
governo Berlusconi, la sinistra si era presentata con sette punti di vantaggio,
dilapidati in quella campagna elettorale che era stata il prologo
dell'insipienza e dell'incapacità che avrebbero portato alla disfatta. L'AUTORE
Dalla storia della Resistenza alle forme della guerra Giovanni De Luna insegna
storia contemporanea all'Università di Torino. Studioso del movimento di Liberazione
e del sistema politico del dopoguerra ("Donne in oggetto. L'antifascismo
della società italiana", 1995, "Storia del Partito d'Azione",
2005, "L'Italia del Novecento. Le fotografie e la storia",
2005-2006), si è dedicato soprattutto alla metodologia storica ("Il
mestiere dello storico contemporaneo", 2004) e alla ricerca nel campo
della comunicazione e della memoria con trasmissioni radiofoniche e televisive.
Nel 2006 ha pubblicato per Einaudi "Il corpo del nemico ucciso. Violenza e
morte nella guerra contemporanea" che analizza i grandi fenomeni della
violenza di massa del Novecento, nella violazione delle regole che gli uomini
si sono dati, regole che costituiscono il tentativo - spesso vano - di
sottrarsi alle logiche dello "stato di natura".
( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Attualità
Per posta, per email Biancheri, i giornali e il ministro Brunetta Leggo
sull'ultimo numero de 'L'espresso' una dichiarazione del ministro Brunetta
secondo cui occorre eliminare la pubblicazione dei bandi e degli appalti sui
giornali, che costituirebbe a suo giudizio 'un privilegio medievale'. è una
dichiarazione che lascia stupefatti. Essa dimostra che il ministro Brunetta,
mentre da un lato propugna encomiabilmente la necessità di chiarezza e
trasparenza, intende poi riservare l'informazione relativa ai pochi cittadini
che consultano i siti della pubblica amministrazione, escludendo, oltretutto,
il 50 per cento della popolazione che non ha alcun accesso a Internet. Da
quando è stato introdotto sui quotidiani l'obbligo di pubblicità il costo medio
degli appalti è sensibilmente diminuito. Ogni giorno, infatti, i giornali
vengono letti da più di 22 milioni di italiani. Alla pubblicità dei bandi e
degli appalti dovrebbe aggiungersi semmai quella sulle nomine e sugli incarichi
disposti dagli enti pubblici, così che ognuno possa sapere direttamente, e non
attraverso estrapolazioni di seconda mano, chi ha nominato, chi è stato
nominato e con quali retribuzioni. Sarebbe opportuno che il ministro ripensi a
ciò che ha detto, ammetta di aver preso un abbaglio e abbandoni almeno questa
volta la sua curiosa allergia alla carta stampata. Boris Biancheri, Presidente della Federazione italiana editori giornali Intercettazioni ok Scrivo alla redazione
de 'L'e spresso' per ringraziarvi per aver pubblicato le intercettazioni
riguardanti Berlusconi. Avete tutta la mia solidarietà di cittadino per tutte
le porcate che verranno dette nei prossimi giorni dopo la vostra inchiesta.
Daniele Giancola, e-mail Le opere d'arte di Rifondazione Né opere d'arte, né
quadri d'autore, né sculture, né altro donato al Partito della Rifondazione
Comunista, sono 'custoditi in casa Bertinotti' ('Veleni milionari',
'L'espresso' n. 26). Al contrario, anche opere donate da artisti importanti,
proprio tramite Bertinotti, sono esposte nella sede del Prc in Via del
Policlinico a Roma e fanno parte integrante, e perciò da tutte e tutti
fruibili, del profilo culturale del partito. Vittorio Mucci, addetto stampa di
Fausto Bertinotti Scrive l'ambasciatore Riguardo alle celebrazioni a Kinshasa
per la festa della Repubblica del 2 giugno scorso, ('Diplomazia. No vino no
party', 'L'espresso' n. 24), l'autore del trafiletto può non aver gradito, ma
il catering per il ricevimento da me offerto è stato affidato a uno dei
migliori ristoratori della città. Oltre a numerose specialità internazionali,
sono stati serviti anche piatti tipicamente italiani preparati dai cuochi della
residenza, accompagnati da immancabile vino italiano. Alle celebrazioni hanno
partecipato oltre 400 persone in rappresentanza della comunità italiana, del
Corpo Diplomatico, delle Organizzazioni Internazionali e, ovviamente, delle
Autorità locali, adeguatamente rappresentate nonostante il clima di tensione
creato in città dall'arresto del ex Vice Presidente Bemba, e la contemporanea
convocazione di un Consiglio dei Ministri straordinario in una località
distante circa 300 chilometri dalla capitale. Più che limitarsi a
considerazioni futili e infondate, sarebbe stato meglio ricordare le difficili
condizioni in cui operiamo al servizio del Paese, come per esempio gli eventi
bellici del marzo 2007 e gli sforzi compiuti da questa Ambasciata per trarre in
salvo i connazionali in pericolo di vita. Leonardo Baroncelli, Ambasciatore
d'Italia nella Repubblica Democratica del Congo Arbitrati milionari Mi
riferisco all'articolo 'Arbitrati milionari' ('L'espresso' n. 25). Per quanto,
devo riconoscere, si tratti di un articolo, per così dire, 'asettico' appare,
tuttavia, curioso che in riferimento all'arbitrato 'Grassetto/Anas' alla voce
'condanna amministrazione' vi sia l'indicazione 'N. D.' (non disponibile).
Ebbene, premesso che svolgere l'attività arbitrale implica una notevole mole di
lavoro e un altrettanto notevole dispendio di energie fisiche ed intellettuali,
informo, per amore di precisione e soltanto per 'bellezza', del fatto che di
tutti gli arbitrati indicati da 'L'espresso' quello che ha visto la Grassetto
contrapposta all'Anas è l'unico che si sia concluso con la vittoria di
quest'ultima e che, nello specifico, mi vedeva arbitro indicato dall'Anas. Avv.
Pierluigi Winkler Elogio del metrò Non solo critiche. In un caldissimo
pomeriggio di fine giugno scendo da un Eurostar a Roma Termini e prendo la
linea A del metrò. Trovo un convoglio di carrozze in ottimo stato, con sedili
comodi, video schermi con notiziari e réclame e, soprattutto, dotate di un
efficiente impianto di climatizzazione. Viaggio da Termini al capolinea di
Anagnina, per una trentina di minuti, senza accorgermene né stancarmi e
attraversando mezza capitale. Rocco Boccadamo, Lecce Fini erotici e maliziosi
di Stefania Rossini Cara Rossini, non voglio fare lo snob, ma abitualmente non
leggo 'Novella 2000', degnissimo giornale, s'intenda, ma non adatto a chi, come
me, non è interessato al gossip. L'altro giorno, però, acquistando i quotidiani
in edicola ho visto la copertina di quel settimanale con un'immagine che mi ha
lasciato perplesso. C'era il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in pose più
che affettuose con la sua fidanzata sotto il solleone e, soprattutto, con lo
slip da bagno visibilmente gonfio, e non per il vento. Il mio primo pensiero è
stato che fosse il perfetto simbolo di questa nazione, abbattuta per tutti gli
scempi che vediamo, tranne che per le questioni erotico-politiche, dove il
machismo d'altri tempi sembra non passare di moda. è possibile, mi sono detto,
che un politico di primo piano non sappia tutelare il proprio decoro, almeno
quando è in vacanza? Poi, pensandoci, ho corretto il tiro. Forse, in epoca di
politica virtuale, di finanza virtuale, di spettacolo virtuale, il dettaglio
malizioso di Fini ridà un po' di concretezza al tutto. E ci ricorda che in
fondo, come è sempre stato e sarà, alla base di ciò che accade in Italia ci
sono ragioni tutt'altro che virtuali. Al contrario, c'è la materialità più
spinta, la concretezza più estrema di chi vuole avere tutto e possibilmente
subito. Ne usciremo anche questa volta? Marino Golini, e-mail Quando i re
facevano i re, il loro corpo era al centro della simbologia del potere e del
culto dei sudditi. Era un corpo doppio: quello naturale (fisico e mortale) e
quello mistico (universale e perenne) denso di significati e di messaggi al
popolo. In democrazia la faccenda si è ovviamente immiserita nel potere
limitato e nel turnover degli eletti. Ma è evidente che il corpo dei politici
ha conquistato un suo nuovo statuto grazie alla società dell'immagine e all'uso
sfrontato che ne deriva. Ora però c'è un doppio passaggio significativo. Da una
parte c'è un politico che subisce di esser riprodotto in flagrante dinamismo
erotico senza batter ciglio, dall'altra c'è un giornale di pettegolezzi che
sbatte tranquillamente in prima pagina una performance privatissima della terza
carica dello Stato. E sempre più difficile è trovare la formula per commentare
il fatto. Non è facile neanche prevedere dove ci porterà questa svolta
'comunicativa', lontana anni luce dall'ingenuo scandalo per i genitali nudi di
Casini o Montezemolo delle scorse estati. Lei propende per la brama della
materia e l'accaparramento del tutto e subito. Forse ha ragione e, per
rispondere alla sua domanda, ho paura che non ne usciremo tanto presto.
( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
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IL
regime di Berlusconi è ipnotico. Combina l'agenda del governo come se fosse un
palinsesto televisivo. Da giorni, come una giacca al chiodo, il Paese è appeso
a un dilemma: che cosa dice Berlusconi nelle conversazioni privatissime
registrate dalla procura di Napoli? Le sue parole sono davvero così viziose da
metterlo nei guai? Addirittura da costringerlo alle dimissioni? È vero che, in un
documento acustico, spiega a Fedele Confalonieri le ragioni postribolari
dell'ingresso di qualche ministra nel governo (gli uomini di Di Pietro arrivano
a chiederlo in pubblico)? La politica di Palazzo Chigi è soprattutto arma
psicologica. Le necessità e le urgenze nascono, come nella performance di un
illusionista, in un mondo di immagini, umori, riflessi mentali, paure, odio del
tutto artefatti come le emozioni dinanzi alla visione di un film. Il metodo
dovrebbe essere ormai familiare. Qualcuno grida qualcosa, lo grida di nuovo e
ancora più forte finché non diventa un mezzo fatto, un quasi fatto. Ecco allora
che cosa strilla un'aquila del Partito della libertà (Boniver): "Quelle
intercettazioni private. Eccome se ci sono. E dentro c'è di tutto e di più. Le
ha in mano un magistrato. Bisognerà solo capire come e quando verranno
fuori". Le fa eco un'altra voce femminile del partito blu (Santelli):
"Una parte della magistratura ha perso ogni pudore nell'utilizzo delle
intercettazioni e ora ha la tentazione di usarle come arma finale nella guerra
politica del governo". Dunque le cose stanno così, strepitano i corifei
mossi dal sovrano: i magistrati spiano Berlusconi; ne registrano le
conversazioni; ne raccolgono flussi verbali privatissimi e licenziosi, pronti a
farne una mazzuola per ferirlo a morte. È necessario un provvedimento con
immediata forza di legge che impedisca le intercettazioni della magistratura;
che punisca con la galera i giornalisti che le pubblicano, che mandi in rovina
gli editori. Giorgio Napolitano dovrà ricredersi e riconoscere, come non ha
voluto fare finora, l'urgenza di quel decreto: ricattano il capo del governo,
accidenti. Nel tableau di cartapesta, la memoria deperisce, i fatti si
confondono. Nessuno si chiede se siano "fatti" o "quasi
fatti", se abbiano appena un palmo di attendibilità. Il fasullo appare più
vero del vero, nel regime ipnotico del mago di Arcore. Il fumo è più concreto
dell'arrosto. Nel bailamme, non si ode la domanda più ragionevole e pratica:
esiste a Napoli un'intercettazione telefonica tra
Berlusconi e Confalonieri? Posta la domanda, si può scoprire che neppure può
esistere quella telefonata a Napoli perché, nel rispetto della legge,
Berlusconi non è stato mai intercettato direttamente e Confalonieri,
nell'affare Saccà, è una comparsa del tutto marginale (e quindi mai sottoposto
ad "ascolti" diretti). Non a Napoli, ma a Milano andrebbero
cercate le conversazioni tra il presidente di Mediaset e il mago di Arcore. A
Milano, nei faldoni elettronici dell'inchiesta sul fallimento di Hdc, la
società di Luigi Crespi, sondaggista e fortunato inventore del "contratto
con gli italiani". In quei file-audio, c'è un colloquio alquanto simile a
quello che, soltanto immaginato, ingrassato dalla malafede o dall'ingenuità, ammattisce
istericamente i Palazzi di Roma e ingolosisce le redazioni. "Silvio"
e "Fedele" si intrattengono sulle virtù di una giovane signora
planata dallo spettacolo nella politica. Ma nessuno, fortunatamente, potrà più
ascoltare le loro parole. La registrazione è stata mandata al macero, il 13
giugno, per decisione del giudice delle indagini preliminari Marina Zelante: la
telefonata era irrilevante per il processo. Il capo del governo, come gli avrà
spiegato senza dubbio il suo avvocato-senatore-consigliere Niccolò Ghedini, può
stare tranquillo: non ne esistono copie perché il software utilizzato dalla
ditta milanese che lavora, in appalto, per la procura di Milano impedisce che i
file-audio possano essere copiati senza lasciarne traccia elettronica.
Serenità, il presidente del Consiglio, dovrebbe ricavare anche da quel che
presto accadrà a Napoli. Nei prossimi giorni saranno distrutte le conversazioni
di Berlusconi irrilevanti per il processo, come Ghedini sa e maliziosamente,
malignamente non dice (anche se parla tanto e quotidianamente). Sono
conversazioni malinconiche, a quanto pare. Il mago si protegge da ogni
tentazione giovanile e pressing femminile. Appare consapevole, con qualche
nostalgia, dell'ingiuria che il tempo infligge all'energia. Le soubrette ne parlano
tra di loro, deluse. Ricapitoliamo. In due inchieste - a Milano, per il
fallimento di una società di sondaggi legata a Mediaset; a Napoli, per i
traffici di Agostino Saccà - affiora la voce di Berlusconi. Gli investigatori
la raccolgono e catalogano. In alcuni casi, è utile a ricostruire i fatti. In
altri, è inservibile perché parla d'altro. Nel primo caso, in contraddittorio
con la difesa, dinanzi a un giudice terzo, il pubblico ministero domanda che
sia chiesto al Parlamento l'utilizzo della memoria acustica. Nel secondo, alla
presenza degli avvocati della difesa e dinanzi a un giudice che decide,
l'accusatore chiede che quei documenti sonori siano distrutti, come prevede la
legge. La procedura è lineare. Protegge gli interessi di tutti gli attori. Permette
l'efficacia dell'accertamento dei fatti (che cosa è accaduto e per
responsabilità di chi?). Tutela la privacy degli indagati e di chi è coinvolto
nell'inchiesta, malgré lui. Se ne potrebbe dedurre che il sistema, nonostante
riforme sgorbio, traffici legislativi, procedure sovraccariche, ha coerenza,
appare adeguato e regolato da una magistratura equilibrata. Vediamo al
contrario, che cosa accade nel regime ipnotico. Con un tramescolio di carte,
notizie storte affidate a fedeli e famigli, veleni insufflati in un circo
mediatico disposto a enfatizzare e credere, senza raziocinio, a qualsiasi
intrigo, paradosso, salto logico, lavorando come fosse un'utile leva anche la
sprovvedutezza degli avversari, il mago di Arcore confonde la scena. Anzi, la
modella a mano con la sua "macchina fascinatoria". Mi spiano
illegalmente, geme. Vogliono ricattarmi con intercettazioni private, raccolte
illegalmente e abusivamente consegnate alla redazioni. L'anatema gli consente
di non discutere delle accuse che gli sono mosse. Imperversa, allora, come
ossessionato da se stesso e dai suoi fantasmi. Protesta, deplora, minaccia
incursioni televisive o requisitorie parlamentari. La pantomina, che si è
affatturato con la complicità del suo avvocato-consigliere, lo autorizza a chiedere
alle Camere genuflesse una nuova legge cucita per la sua silhouette. Si sente
abilitato a pretendere dal capo dello Stato di riconoscere l'urgenza
costituzionale di un decreto legge che di necessario ha soltanto la sua
personale ansia di impunità. Berlusconi, a quanto pare, avrebbe voluto già oggi
un provvedimento che vieta, pena la galera per il giornalista e la disgrazia
dell'editore, la pubblicazione delle intercettazioni. Non l'avrà, almeno per
oggi. Il gran rumore di queste ore se l'è procurato da solo. Che buona medicina
sono i fatti. (4 luglio 2008.
( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
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NAPOLI -
Saranno distrutte nei prossimi giorni le intercettazioni
telefoniche ritenute irrilevanti per il prosieguo dell'inchiesta
Berlusconi-Saccà. A dirlo è il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore
e questo elemento, al termine di una settimana scandita da un estenuante tam
tam di indiscrezioni vere o presunte, finisce con il rappresentare una delle
poche certezze del torrido luglio del Cavaliere. La procedura sarà
completata nei prossimi giorni e si incrocia con l'udienza in programma questa
mattina davanti al giudice Luigi Giordano: il magistrato dovrà decidere se
chiedere al Parlamento l'autorizzazione ad utilizzare le sei conversazioni
sulle quali il pm Vincenzo Piscitelli ha imperniato l'accusa di corruzione contestata
al premier in concorso con Agostino Saccà. Gli avvocati del presidente del
Consiglio, Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, sono orientati a porre già oggi
all'attenzione del gip la questione della competenza territoriale: i legali
hanno depositato indagini difensive, tabulati telefonici compresi, in grado di
dimostrare, a loro giudizio, la necessità di trasmettere a Roma il fascicolo.
Con ogni probabilità, il giudice si esprimerà sulla eventuale richiesta da
inoltrare al Parlamento e sulla distruzione delle intercettazioni giudicate
irrilevanti solo dopo aver sciolto il nodo della competenza territoriale. Le
conclusioni del gip Giordano influiranno certamente sull'udienza preliminare,
fissata per il 18 luglio davanti al gup Pasqualina Paola Laviano dopo la
richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura nei confronti di Silvio
Berlusconi. Il pm Piscitelli ipotizza il reato di corruzione alla luce delle
telefonate durante le quali il leader di Forza Italia segnala a Saccà cinque
attrici che il direttore di Rai Fiction si sarebbe impegnato a inserire nei
cast di diverse produzioni televisive: Antonella Troise, Evelina Manna, Elena
Russo, Camilla Ferranti ed Eleonora Gaggioli. In cambio, il manager avrebbe
ottenuto da Berlusconi la promessa di "sostegno finanziario,
imprenditoriale e politico" anche con riferimento al "progetto
Pegasus", iniziativa definita dai magistrati "di carattere
privatistico ideata e promossa da Saccà". Secondo gli inquirenti gli
episodi non possono essere ricondotti "al pur diffuso costume della
cosiddetta raccomandazione" perché le attrici risultano tutte
"verosimilmente legate da rapporti di amicizia" con Berlusconi.
Rapporti di cui il premier "non fa mistero oppure - rileva il pm -
asseritamente da utilizzarsi in qualche modo nella campagna di reclutamento dei
senatori". L'udienza preliminare nei confronti di Saccà sarà celebrata l'8
luglio. È stato trasmesso alla Procura di Roma invece il capitolo riguardante
la trattativa che sarebbe stata avviata da Berlusconi per convincere l'allora
senatore eletto in Oceania, Nino Randazzo, a far venire meno il sostegno al
governo Prodi. (4 luglio 2008.
( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
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Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 6
categoria: BREVI Dai nodi del ddl al refuso La stampa Il disegno di legge sulle
intercettazioni ( sopra, il ministro Alfano) prevede per
chi le pubblica pene da uno a tre anni e da uno a cinque per chi le divulga I
giudici L'autorizzazione ad intercettare è decisa da un collegio di tre giudici
e per un periodo limitato. Chi rilascia dichiarazioni su un procedimento si
deve astenere Il refuso L'11 giugno un comunicato del governo annuncia un
decreto sul tema. Il Colle lo nota. Due ore dopo torna il ddl: "un
refuso", secondo la maggioranza.
( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
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della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 6
La Nota di Massimo Franco Il premier non va in tv ma il rischio di scontro è
soltanto congelato I l ripensamento in extremis c'è stato. E con la rinuncia ad
esternare la sua irritazione in tv, Silvio Berlusconi ha evitato un'occasione
vistosa per acuire i contrasti sulla giustizia. L'opposizione più tetragona
ironizza sul suo comportamento. Ma altrove si avverte un senso di sollievo per
una decisione sofferta e responsabile. Il presidente del
Consiglio rischiava di evocare i fantasmi delle intercettazioni che sta
cercando di esorcizzare; e dunque di ottenere in un colpo solo due risultati
negativi: tendere ulteriormente i rapporti con magistratura e centrosinistra, e
forse col Quirinale; e fare lievitare il fango che gli galleggia intorno.
Walter Veltroni cerca di spostare l'attenzione su salari, crisi dell'Alitalia,
pensioni. Punta così a non essere condizionato da un'agenda dettata da Palazzo
Chigi. Forse, però, la sua voglia di parlare di questioni concrete serve anche
a disarmare la sinistra più estrema e l'alleato Antonio Di Pietro, che sulla
giustizia incalzano e criticano il Pd; e che l'8 faranno una manifestazione in
bilico fra antiberlusconismo e antipolitica tout court. Ma le incognite sulla
pubblicazione di qualche telefonata compromettente, seppure senza rilievo
penale, rimangono intatte. E tengono il premier ed i suoi collaboratori sulle
spine anche alla vigilia della partenza per la riunione del G8 in Giappone. Nel
programma del Consiglio dei ministri odierno non si parla di decreto. E questo
farebbe pensare che abbia prevalso la scelta di non scontentare Giorgio
Napolitano, convinto che sia meglio seguire la strada di un disegno di legge
parlamentare. Significherebbe anche non inasprire i rapporti con il
centrosinistra. Il martellamento del Pd sul fatto che il decreto peggiorerebbe
le cose, suona come un avvertimento e insieme un invito a non tirare la corda;
e dunque ad offrire agli oppositori un margine per non essere risucchiati
dall'estremismo. La sensazione è che però Berlusconi rimanga e si senta
comunque nell'angolo: minacciato, se non ricattato dalla prospettiva che
vengano rese pubbliche conversazioni nel tentativo di screditarlo e dunque di
logorarlo agli occhi dell'opinione pubblica. Pensare che una simile manovra
abbia gli effetti sperati non è affatto scontato; ma è indubbio che inserisce
dosi massicce di veleno e di tensione. Appare una specie di bomba ad orologeria
della quale non si sa né se né quando verrà innescata; e che tuttavia tende a
condizionare pesantemente le mosse di Berlusconi. Per questo, nonostante la sua
assenza ufficiale dall'ordine del giorno, nessuno esclude che nella riunione di
oggi a Palazzo Chigi alla fine rispunti il decreto. L'ipotesi che chi ha in
mano le intercettazioni possa diffonderle mentre il premier è in Giappone, non
viene considerata per nulla remota; e riflette un clima sovrastato dai
sospetti. Di Pietro non concede nulla, altrimenti si smentirebbe. "Almeno
adesso le cose sono chiare: loro facevano il decreto per impedire che venissero
pubblicate queste intercettazioni. Hanno capito che non le pubblicano più e
quindi non si fa più il decreto", infierisce. Parla di un Berlusconi
trovato "con le dita nella marmellata". E sostiene che questo servirà
a mostrare all'opinione pubblica di quale pasta sia fatto il governo. Il suo
schema non prevede la possibilità che il Cavaliere si avvantaggi della polemica
sulle intercettazioni; o che alla fine gli schizzi di fango colpiscano tutti. è
comprensibile: deve chiamare alla mobilitazione dell'8 luglio, e impedire che
si riduca ai "quattro gatti" preconizzati dal centrodestra, ma anche
dal Pd. \\ Il Cdm di oggi non prevede il decreto però le sorprese restano
possibili.
( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
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Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 11
autore: di MARIA LAURA RODOTà categoria: REDAZIONALE Dalla parte di Mara Colpe
non sue Smettiamo di insultarla Carfagna come Lewinsky? Carfagna
troppo intercettata (si dice)? Carfagna deve dimettersi? Mah. Ieri tutti i mali
del Paese parevano riconducibili a Mara Carfagna. Sospettata non di corruzione,
non di associazione mafiosa, non di aver pagato testimoni ecc.; ma di aver
fatto conversazioni arrischiate al telefono con l'attuale premier. Il
premier l'ha nominata ministro delle Pari opportunità. Nel ruolo non ha molti
fans, dicono i sondaggi, neanche tra gli etero. Tra i gay va peggio, non
patrocina iniziative, ha ritirato i fondi per una ricerca sull'omofobia, sforna
opinioni discutibili. Probabilmente è un ministro sbagliato al posto sbagliato.
Secondo i critici del governo Berlusconi, non l'unico. Ma è un'ex ragazza tv,
le sue foto osé sono ovunque, la si può sfottere, la si può insultare. Lo ha
fatto tra gli altri Massimo Donadi dell'Idv, che dipietreggia senza il talento del
leader: "E se Bill Clinton avesse fatto ministro Monica Lewinsky?".
Risate, anzi no. "Il dirimente tra pubblico e privato nel caso di un capo
di governo è molto labile", ha dipietrato Donadi. E' vero. Ma è labile
anche il "dirimente" tra il fare una battaglia politica e l'offendere
una donna, stavolta. Perché, se usciranno le intercettazioni, e anche se ne
uscisse un Berlusca poco prestante (ma no), lui farà la figura del simpatico
mascalzone. E se ha aiutato qualche ragazza ambiziosa, vabbé, si sa che capita.
Non sarà mica lui a doversi dimettere, non in Italia. In caso dovrà andare via
Carfagna. Anche se, in plausibile sintesi, Carfagna, come altri ministri ed
esponenti Pdl, ha dato molta retta al premier e ha poi colto un'opportunità
professionale. E Berlusconi è com'è. Un italiano vero; ha un debole per ragazze
e bagatelle. Ma se insorgono difficoltà (una moglie, un processo) non si
dispera se il pubblico ludibrio cade sulla ragazza. Anzi: la ragazza/e, in
questa fase delicata tra norma bloccaprocessi e processo Mills, potrebbe
servire a lui da diversione mediatica. Magari non voluta, certo seguitissima.
Fornisce attenuanti, poi: se, come ha titolato Libero, per Berlusconi ,
rispetto al resto è un guaio veniale. Così, come in un varietà di epoca Fininvest,
si distrae lo spettatore da uno show malmesso puntando sulle grazie della
soubrette. Ma la colpa non è della soubrette; né della ministra. Smettiamo di
insultarla; pensiamo cosa fanno tanti uomini ambiziosi, per compiacere un
potente, in genere restando vestiti (in genere, di peggio).
( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
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Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2008-07-04 num: - pag: 15
categoria: REDAZIONALE L'operazione L'aiuto di esperti americani e israeliani
Le armi del commando: spionaggio elettronico e magliette
del Che Così gli 007 hanno giocato i carcerieri La caccia al campo nella
giungla è partita da un'intercettazione. Telefonata in codice: "Il pollo è
uscito dal recinto" WASHINGTON - Combattevano seguendo le orme del Che. E
sono stati ingannati dal Che. I soldati colombiani che hanno partecipato alla
liberazione della Betancourt indossavano magliette con il volto di Guevara.
E impugnavano i Kalashnikov, altro simbolo di ribellione. Un piccolo
"tocco" per rendere più credibile il travestimento. E, secondo la
versione ufficiale, il trucco ha funzionato. I rapitori delle Farc hanno
consegnato gli ostaggi credendo di trovarsi davanti i loro compagni. Dettagli
di colore che potrebbe nascondere altre verità. Capiremo - forse - in futuro se
chi ha tradito lo ha fatto per soldi, allettato dalla taglia, o perché deluso
da una lotta senza prospettive. In ogni caso lo ha fatto dando ragione al
"Plan Patriota " del presidente Uribe con l'appoggio - tecnico e
politico - di Washington. Un piano che ha richiesto molti ingredienti. Il 28
aprile di un anno fa l'intelligence militare colombiana, dotata di strumenti di
intercettazione forniti dagli Usa, capta una rara comunicazione radio dei
ribelli: "Il pollo è uscito dal recinto". Il "pollo" è
Frank Pinchao, un sottufficiale prigioniero delle Farc che è riuscito a
scappare. Quel frammento di comunicazione, unito alle informazioni del
fuggiasco sulla Betancourt, aiutano a restringere il campo delle ricerche. Ma
la missione non è facile perché i guerriglieri sono cauti. Uno dei loro capi
più feroci, "Mojo", ha ordinato di limitare al minimo l'uso di
telefoni e trasmittenti. Solo messaggi via corrieri. Un "silenzio
radio" che non è totale, ci sono in ballo le trattative sugli ostaggi. E
seguendo le tracce elettroniche - di nuovo con l'aiuto dei consiglieri
americani e israeliani - le autorità scoprono che Ingrid, con un buon numero di
prigionieri, è gestita dal responsabile del Frente Primero, Gerardo Antonio
Aguilar, alias Cesar, alias Geronimo. Quarantenne, coinvolto nel traffico di
droga e armi, è un duro, temprato da anni nella giungla. I suoi uomini sono
veterani, si muovono con viveri per 15 giorni ed equipaggiamento sufficiente a
garantire autonomia operativa. Da oltre un anno "Cesar il carceriere
" ha in mano la Betancourt, la pepita d'oro buona per il grande scambio, e
i tre contractor americani. Li umi-lia, non fa sconti malgrado abbiano un
grande valore. Alla questione politica si aggiunge rabbia personale: la sua
donna, Doris Adriana, è finita nelle mani dell'antiterrorismo. Una delle tante
sconfitte patite dalle Farc nell'ultimo anno. Ma è nulla rispetto a quanto sta
per avvenire. Le autorità colombiane riescono a infiltrare il cerchio magico
delle Farc, il cosiddetto segretariato. Un colpo ripetuto poco dopo: una spia
si insinua nel Frente Primero, quello di Cesar. Un lavoro di humint -
intelligence diretta, fatta con le persone sul campo - alla quale partecipano
unità speciali dell'esercito. Un paio di commandos, mimetizzati da capo a
piedi, avvistano gli ostaggi americani mentre si lavano in un fiume. Gli occhi
umani però da soli non bastano. Sono infatti gli americani a passare - sempre
con lo spionaggio elettronico - le coordinate di uno dei campi. A quel punto
l'Operazione Scacco si chiude. Fan di ChÁvez indossano T-shirt con il "Che",
come fanno anche le Farc I figli Sopra con Mélanie, a destra con Lorenzo La
sorella Dall'oblò Astrid sulla pista di Bogotà Guido Olimpio.
( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
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Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 5
categoria: REDAZIONALE Berlusconi evita Matrix: il gossip inquina la politica
La rinuncia segnale di dialogo verso Pd e Colle. Ma resta l'ipotesi del decreto
per vietare la pubblicazione Un meeting con i fedelissimi per decidere:
analizzati i pro e contro in tutti i possibili risvolti ROMA - Una lunga riunione
con i fedelissimi - da Letta a Bonaiuti, dal ministro Alfano a Ghedini a
Cicchitto a Quagliariello -, i pro e contro analizzati in tutti i possibili
risvolti e, alla fine, nel primo pomeriggio la decisione: Silvio Berlusconi non
va a Matrix a parlare di giustizia, processi e scandalo intercettazioni (la
trasmissione era prevista per ieri sera). è una nota ufficiale a spiegare
perché: "Il governo - scrive il premier - ha lavorato tanto e benissimo in
questi primi due mesi di attività" per questo "non mi pare opportuno
e producente " parlare in tivù e "cedere il passo ad argomenti e
gossip negativi che inquinano ed ammorbano il dibattito politico e parapolitico
di questi giorni, deviando l'attenzione del Paese dai problemi concreti e dai
risultati dell'azione di governo". Insomma, niente denunce, nessun dito
puntato, e nessuna autodifesa che al momento - visto che le piccanti
intercettazioni di cui si parla non sono state pubblicate da alcuno -
apparirebbero - ha convenuto con i suoi Berlusconi - "una excusatio non
petita ". Non solo: a un premier comunque preoccupato, arrabbiato,
angosciato per quella che ritiene una vergogna e una gogna non tollerabile e
illegittima, sia le colombe che i falchi del suo entourage hanno consigliato di
evitare lo schermo per non "inasprire il clima", per mantenere un
buon rapporto con il Quirinale, in vista di quello che è "l'obiettivo più
importante" e cioè portare a casa il decreto sicurezza con il
blocca-processi e più avanti il lodo Schifani sull'immunità delle alte cariche.
Ma il no alla tivù non significa che Berlusconi abbia rinunciato alla
possibilità di bloccare comunque, e immediatamente,
l'eventuale diffusione delle intercettazioni. Sì, perché non è ancora escluso
che oggi, in Consiglio dei ministri, il premier proponga il varo di un decreto
legge che vieti la pubblicazione delle intercettazioni, pena sanzioni molto
severe per giornalisti, pubblici ufficiali e editori. La norma, uno
stralcio dal ddl già presentato, è stata approntata dal ministero della
Giustizia, e ieri sera i tecnici e i pontieri di palazzo Chigi erano ancora in
contatto con il Quirinale per cercare di ottenere il via libera di Napolitano a
una norma che - dicono - "vista la situazione" avrebbe in pieno
"i presupposti di necessità e urgenza", anche se la freddezza del
Colle su questo punto è nota: già tre settimane fa il capo dello Stato era
stato chiaro, dicendo no al decreto e sì a un ddl condiviso. Insomma, lo
scenario è aperto, nonostante i mugugni di An e Lega e un'opposizione pronta a
insorgere. Mentre stamattina - a Napoli in udienza camerale - si deciderà quali
potranno essere le intercettazioni ritenute "pertinenti"
all'inchiesta, che vede coinvolti Berlusconi e Saccà, che potranno essere
trasmesse alla Camera in caso di rinvio a giudizio degli indagati. In studio
Silvio Berlusconi ospite di Enrico Mentana da leader dell'opposizione: era il
22 febbraio scorso Paola Di Caro LA TUA OPINIONE sulla decisione del premier su
www.corriere.it.
( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data:
2008-07-04 num: - pag: 5 categoria: BREVI 124. 845 gli intercettati in Italia
nel 2007: i costi sostenuti dalle Procure hanno superato i 224 milioni di euro.
( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 5
categoria: REDAZIONALE Il retroscena L'apparizione in tv sconsigliata al
premier dai sondaggisti di fiducia: avrebbe accreditato i pettegolezzi Silvio
in trincea: reagirò ai ricatti E il gradimento torna a salire SEGUE DALLA PRIMA
Lo stillicidio di voci sulla diffusione di nuove e piccanti intercettazioni, e l'ansia provocata dall'attesa di notizie,
hanno accompagnato la giornata del Cavaliere, ne hanno segnato il volto e i
ragionamenti: "Non si può più vivere in questo Paese. Che schifo".
Chissà se quei fogli sparpagliati sulla scrivania hanno avuto l'effetto di
riconciliarlo, perché i numeri riportati in grassetto descrivono quanto ancora
sia forte il rapporto con l'opinione pubblica: nei suoi sondaggi
riservati il premier è tornato infatti a progredire, l'indice di gradimento che
la scorsa settimana era calato di due punti è risalito al 65%, e gli analisti
di cui si fida gli hanno fatto sapere che il trend è in ascesa, che il prossimo
rilevamento - previsto per lunedì - dovrebbe proiettarlo in avanti, verso quel
67% che è stato il suo massimo storico da quando è tornato al governo.
"Altri, per quello che mi stanno facendo, pagherebbero caro. Non io",
ha sussurrato Berlusconi mostrando quelle cifre. Pier Ferdinando Casini non ha
avuto nemmeno bisogno di vederle. L'aveva preventivato, ad alcuni interlocutori
giorni fa l'aveva anche detto: "Non vi illudete. Non si sconfigge così
Silvio. Anzi, più verrà colpito in questo modo, più si rafforzerà". E
nonostante la settimana orribile, si sarebbe rafforzato anche il Pdl, tanto che
ieri il quotidiano Europa rivelava che il partito di centrodestra sarebbe balzato
al 41,5%, un dato impressionante che non avrebbe nemmeno intaccato il consenso
della Lega. Ma persino il Cavaliere ha imparato che non si vive solo di
sondaggi, che l'offensiva giudiziaria "e spionistica" di cui si sente
vittima rischia di pregiudicare la sua strategia e di complicare la già
difficile azione di governo. Avverte intorno a sé l'accerchiamento, è
sospettoso di tutto e di tutti. Ecco perché ieri i maggiorenti di An - a
partire da Altero Matteoli e Ignazio La Russa - si sono pubblicamente detti favorevoli
al varo di un decreto per impedire la pubblicazione delle intercettazioni. Era
un segnale per rassicurare il premier dopo il suo colloquio con Gianfranco
Fini, per fargli capire che nessuno sta giocando a logorarlo. Il ministro per
le Infrastrutture gliel'ha voluto spiegare di persona. E non hanno lavorato
solo gli alleati per cancellare dalla sua mente vecchi incubi, come le manovre
quirinalizie. Anche i suoi uomini più fidati, a partire da Gianni Letta, si
sono adoperati. C'è un motivo se il vice capogruppo del Pdl al Senato, Gaetano
Quagliariello, dice che "Giorgio Napolitano non è Oscar Luigi
Scalfaro", perché il capo dello Stato negli ultimi due giorni ha lavorato
per rasserenare il clima, pare non solo a livello istituzionale, esercitando la
sua moral suasion al fine di evitare ulteriori danni all'immagine del Paese.
Non c'è dubbio infatti che la pubblicazione di certi colloqui avrebbe un
impatto devastante, non soltanto sul governo. Ma questa opera del Colle ha un
prezzo per Berlusconi, porta con sé la richiesta di evitare forzature
legislative e nuove esternazioni polemiche. Di qui la decisione del premier di
non partecipare a Matrix. Anche i sondaggisti di fiducia gli avrebbero
sconsigliato l'intervento in tv, perché affrontando il tema delle intercettazioni
avrebbe accreditato il "gossip" e spinto i media a darne ulteriore
risalto. C'è poi un'altra questione, che è prioritaria per lo staff del
Cavaliere: bisogna concentrare gli sforzi per anestetizzare l'offensiva
processuale, per evitare che una sentenza di primo grado nel caso Mills diventi
una sentenza politica senza appello per il Cavaliere. E su questo si mostrano
tutti fiduciosi. Berlusconi no, almeno non del tutto. Teme ancora l'agguato
delle pubblicazioni scandalistiche, perciò non ha ancora smesso di puntare al
decreto, non è disposto a mollare sulla norma blocca-processi, né accetta di
abbandonare la sfida per le riforme nel campo della giustizia: "Non
pensiate che mi fermi. Andrò fino in fondo". è furibondo per le tensioni che
questa vicenda ha provocato in famiglia. è preoccupato, in prospettiva, per le
possibili ripercussioni politiche. Si rende conto che - in questo quadro
logorato - si potrebbe determinare un corto circuito tra le storie pruriginose
e le aspettative dell'opinione pubblica: il rischio è legato alla situazione
economica italiana. Le proiezioni della crescita che circolano a Palazzo Chigi
"sono drammatiche ", come ammette un autorevole rappresentante
dell'esecutivo. Giulio Tremonti pare stia approntando un maxi-emendamento su
cui apporre la fiducia, che si farebbe autorizzare oggi dal Consiglio dei
ministri. "Ci sono cose in questo Paese che rendono difficile
governare", dice Berlusconi. Perciò non gli basta il conforto dei
sondaggi. Sa che quei dati sono una cambiale da onorare. Il Quirinale e i
colloqui Il Colle ha lavorato per evitare danni all'immagine del Paese La
pubblicazione di certi colloqui avrebbe un impatto devastante Berlusconi (di
spalle) con Letta Francesco Verderami.
( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
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della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 9
categoria: REDAZIONALE Festa dell'Unità "Governo ombra? Il problema è che
siamo soli. Aspetto trepido la tessera pd" D'Alema: sulla giustizia niente
piazza E pubblicare atti secretati è reato "Inaccettabile un decreto legge
sul tema". E sul premier: mi domando se ha le qualità da uomo di Stato o
per altre professioni ROMA - "Mi domando se Berlusconi abbia le qualità di
un uomo di Stato, o se non sia adatto per altre professioni…". Torna il
lìder Maximo, richiama 1.500 persone alla Festa dell'Unità romana, sferra
attacchi sotto la cintura dell'avversario e non risparmia critiche a Di Pietro
e Girotondi. La piazza dell'8 luglio? "è più facile dare una gomitata al
vicino piuttosto che un colpo a chi ti sta davanti, soprattutto se è più
grosso" risponde Massimo D'Alema al direttore dell'Unità, Antonio
Padellaro. Il Cavaliere? "Sono ammirato dalla disinvoltura... Usa il
governo per risolvere i problemi suoi". Carico, sarcastico, sferzante,
dopo una bistecca "bio" con moglie, braccio destro Nicola Latorre e
staff il presidente di Italianieuropei disegna Berlusconi come uno che a tempo
di record "ha demolito" l'immagine "da statista" che si era
costruito. Ma è sulle intercettazioni che l'ex vicepremier
strappa applausi, risate e smorfie sorprese di militanti e non: in prima fila
sull'erba c'è anche l'ex di An, Gustavo Selva. "Se diciamo che la macchina
della giustizia va difesa così com'è, gli italiani continueranno a votare
Berlusconi " è il monito del D'Alema garantista, allergico allo
scambio di informazioni tra magistrati e giornalisti. "La sistematica
pubblicazione di materiali coperti da segreto istruttorio è un reato"
avverte D'Alema e rimprovera che in Italia, a dispetto della obbligatorietà
dell'azione penale, "per violazione del segreto istruttorio non è mai
stato processato nessuno". Padellaro oppone resistenza, ma D'Alema
insiste. Cita a esempio le indagini di cui è stato oggetto e per poco non si
arrabbia quando ricorda che "in nessun Paese del mondo, dove ci sono dei giornali
veri, si pubblicano intercettazioni coperte da segreto". Con la stampa
italiana è ruvido da sempre e all'intervistatore tocca la parte del cattivo:
"Vedi, Padellaro... Se scrivi che ho dei conti segreti in Brasile e scrivi
pure che li ho chiamati "Quercia" mi dai non solo del ladro, ma anche
del coglione. E se non è vero mi devi risarcire ". Ancora risate e D'Alema
lancia una proposta: ripartire dal disegno di legge del governo Prodi. "Il
decreto è una forzatura inaccettabile e aberrante, visto che l'urgenza non c'è.
Che abbia urgenza il premier è un altro discorso… E se fa marcia indietro è
segno di saggezza ". Sulla manifestazione, poi, Padellaro tifa con garbo
per la piazza, mentre D'Alema difende il rinvio d'autunno di Veltroni e boccia
le manovre di Di Pietro: "Farsi attirare da Berlusconi nell'ennesima rissa
sulla giustizia per poi fargli dire che non è questa l'emergenza, è un gioco
non intelligente. Il problema si risolve se si portano via molti voti a
Berlusconi e non un po' di voti a noi". Mette in guardia dal rischio di
uno scontro istituzionale con il capo dello Stato, loda la "fermezza"
di Napolitano, ironizza sul Tremonti-Robin Hood però caldeggia il dialogo:
"Se la destra non lo vuole, se ne assume la responsabilità". Lui con
Berlusconi ci lasciò le penne, ma se la Bicamerale fallì la colpa fu anche di
una certa sinistra. Il governo ombra? "Il problema è che ci siamo solo
noi, mentre all'opposizione non siamo soli". Quanto al Pd, definirsi un
"simpatizzante" fu una battuta: "Posseggo un attestato e sono in
trepidante attesa di una tessera…". "Red? Opportunità per il Pd"
Così Massimo D'Alema ieri sera alla festa dell'Unità a Roma, mostrando la sua
tessera di Red ( foto di Benvgnù e Guaitoli) Monica Guerzoni.
( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
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della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 11
categoria: REDAZIONALE Il caso Contro il ministro Facci ("Vada via")
e il dipietrista Donadi Carfagna sotto attacco Ma la solidarietà è bipartisan
Armeni e Gagliardi: nel mirino perché donna. Carra: fango giustizialista
Santanché: "Se una cretina arriva in un posto importante c'è vera parità.
Non dico che la Carfagna sia cretina ma se lei è inadeguata lo sono anche tanti
ministri uomini" ROMA - "Mara Rosaria Carfagna dovrebbe dimettersi
perché tutto sommato è un danno per il governo cui appartiene". D'accordo,
le pagine sono quelle del Riformista, quotidiano di sinistra anche se mai
ortodosso. Ma a scrivere è Filippo Facci, che di sinistra certo non è. Firma
del Giornale, volto di Mediaset, autore della rubrica che sul quotidiano di
Antonio Polito prende significativamente il nome di "Destri ". Fuoco
amico. Sostiene Facci che le intercettazioni non c'entrano,
ma che il ministro per le Pari opportunità rappresenta il "punto di non
ritorno per un elettorato cui puoi propinare quasi tutto ma non tutto. Ha
cominciato a fare politica nel 2006 e a metà del 2008 è diventata ministro: è
troppo, punto". Via dal governo non per quelle telefonate che si
addensano sul Palazzo ma perché inadeguata. Nello stesso giorno c'è anche il
fuoco nemico. Arriva dal partito di Di Pietro con la firma di Massimo Donadi:
"Se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro la vicenda sarebbe
diventata di rilevanza politica oppure no?". Non fa il nome della
Carfagna, la donna che Berlusconi avrebbe voluto sposare, parole sue, se non ci
fosse stata già Veronica. Ma di cosa parla si capisce benissimo. E a chiarire
il tutto ci pensa Antonio Di Pietro in persona: "Sarebbe immorale se il
presidente del Consiglio avesse nominato ministro una persona per ragioni
diverse da quelle politiche". E aggiunge "il gossip politico fa male
anche agli interessati, ma soprattutto ai coniugi degli interessati". Mara
Carfagna è a Napoli e non risponde: "Non mi occupo di intercettazioni, di
gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero ".
Ma incassa la solidarietà di molte donne, anche a sinistra. Alessandra
Mussolini se la ride: "Ricordo più di un ministro per le Pari opportunità
che scippava i disegni di legge a noi parlamentari. Noi studiavamo, e quelle si
pigliavano gli applausi. Mara no. Ci ascolta, è umile. E poi fare il ministro è
come fare la mamma: all'inizio non sai fare nulla, ma giorno dopo giorno
impari". A colpire la Mussolini è stata una riunione che pochi giorni fa
il ministro ha fatto alla Camera con tutte le parlamentari del Popolo della
Libertà. "Ci ha illustrato - racconta Margherita Boniver - un eccellente
progetto contro la prostituzione che, ispirato al modello britannico, vieta
l'adescamento in luogo pubblico. Intelligente, equilibrata. Attenta ai
suggerimenti e senza la falsa forza di chi vuole imporre la propria
opinione". Certo, è anche solidarietà di parte. Verso una collega di
partito e, di riflesso, verso il grande capo. Ma pure attraversando il fossato
che un tempo divideva destra e sinistra c'è chi la Carfagna la difende.
"Il paragone con la Lewinsky è una volgarità gratuita" dice la
giornalista Ritanna Armeni che pure del ministro non ha condiviso tante cose, a
partire dall'esternazioni sui gay. "E chiederne le dimissioni perché non
ha esperienza - aggiunge - significa essere davvero strabici. Se andiamo a
guardare gli ultimi governi non ricordo presidi al ministero dell'Istruzione,
professori alla Giustizia o espertoni vari alla Difesa". Alla fine la
storia è sempre quella: "Prendersela con le donne è sempre facile".
Condivide e sottoscrive Rina Gagliardi, ex parlamentare di Rifondazione:
"Non ho alcuna ragione specifica per esprimere la mia solidarietà a questa
signora ma sono sempre un po' sospettosa quando si attacca una donna. Non è
adeguata al ruolo? Probabile. Ma perché, il ministro della Giustizia, che si
occupa peraltro di cose un tantino più importanti, non è ornamentale anche
lui?". Non sparate sulle donne. La scrittrice Lidia Ravera la pensa
diversamente: "è un bersaglio fin troppo facile. La stellina tv diventa
ministro perché cara al presidente, uno stereotipo, un po' mi fa pena
poverina". Ma la sua è solo una premessa: "Va bene svecchiare la classe
politica. Ma farlo cooptando le amiche e i figli degli amici è un insulto alle
istituzioni". La leghista Carolina Lussana invita ad aspettare: "Non
conta da dove si viene, conta quello che si fa. Ed è ancora troppo presto per
giudicare il lavoro della Carfagna. Lasciamola in pace e, per favore, evitiamo
scivoloni come quel paragone sulla Lewinsky: è la dimostrazione che quando si
arriva in un posto importante la tentazione della battuta facile e del
pregiudizio non muoiono mai". Chiara Moroni, invece, se la prende con
Facci, che è pure amico suo: "Liberissimo di pensare che un ministro non
sia adeguato. Ma che per questo il ministro medesimo si debba dimettere, beh,
mi sembra davvero che abbia una considerazione troppo elevata del proprio
ruolo. Mara è brava e alla lunga tutti lo capiranno". Daniela Santanché,
come capita spesso, sceglie la provocazione: "Quando una cretina arriva in
un posto importante vuol dire che c'è vera parità. Non dico che la Carfagna sia
cretina ma se lei è inadeguata lo sono anche tanti ministri uomini, presenti e
passati. Solo che di loro nessuno dice niente. è il solito tiro al piccione
contro le donne". Ecco, e gli uomini che ne pensano? "Tutti i
ministri di questo governo - dice il giornalista Marco Travaglio - sono scelti
con lo stesso criterio, il totale servilismo verso il capo. Sono fotocopiatrici
e almeno lei è una fotocopiatrice carina. O si dimette in blocco il governo
oppure viva la Carfagna". Antonio Martusciello, di Forza Italia e campano
come la ministra, torna alle origini del partito: "Siamo nati proprio per
portare nel Palazzo chi non aveva a che fare con le vecchie liturgie della
politica. Perché questo deve essere un difetto solo per lei?". Anche Enzo
Carra torna indietro con la memoria. A quando lui, all'epoca portavoce della
Dc, fu portato in manette in tribunale: "Poveretta, qua si mesta nel
fango. E questo è giustizialismo. Anzi, se permettete, manettismo". 2006
Mara Carfagna al Gran Premio della tv 2008 Il ministro Mara Carfagna a Napoli
il 21 maggio al Consiglio dei Ministri Lorenzo Salvia.
( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 6
categoria: REDAZIONALE Veltroni e l'ipotesi decreto: ci batteremo con ogni arma
I dubbi di An, Lega contraria. Calderoli: no ai pasticci L'opposizione annuncia
battaglia in caso di un decreto legge sulle intercettazioni. E la maggioranza è
divisa ROMA - Contrarietà totale dell'opposizione, ma anche riserve da Alleanza
nazionale e dure critiche dalla Lega. L'ipotesi che oggi
sul tavolo del Consiglio dei ministri compaia il decreto legge sulle
intercettazioni cementa un blocco trasversale ostile al provvedimento chiesto
e, per ora, accantonato da Silvio Berlusconi. Durissima l'Italia dei Valori,
che più volte allude alle intercettazioni della Procura di Napoli, nelle quali
sarebbero coinvolti il premier e alcuni ministri. Massimo Donadi,
capogruppo alla Camera, non esita a ricorrere a un paragone con gli Stati
Uniti: "Il dirimente tra pubblico e privato nella politica nel caso di un
capo di governo è molto labile. L'informazione deve prevalere ". Antonio
Di Pietro, commentando l'ipotesi che non venga più presentato il decreto,
attacca: "Almeno adesso le cose sono chiare: loro facevano il decreto per
impedire che venissero pubblicate queste intercettazioni. Hanno capito che non
le pubblicano più e quindi non si fa più il decreto". Per Massimo D'Alema
un decreto "sarebbe una forzatura inaccettabile" e anche Walter
Veltroni interviene con decisione: "Se il governo vuole fare un decreto,
lo faccia sui salari, sugli stipendi, sulle pensioni e sui prezzi. Queste sono
le urgenze del Paese". Se invece il governo decidesse di presentare il
decreto sulle intercettazioni, farebbe "un atto incostituzionale" e
dovrebbe "mettere nel conto un ulteriore inasprimento del clima in Parlamento.
Useremmo tutti gli strumenti e le armi per difendere le prerogative delle
Camere". Nella maggioranza, An ribadisce le perplessità, con Ignazio La
Russa: "Nel merito non sarebbe uno scandalo, ma c'è una difficoltà
tecnica: l'ingorgo parlamentare. D'agosto è più facile convertire un mujaheddin
al cattolicesimo che un decreto in legge". I dubbi dei giorni scorsi della
Lega si sono tramutati in aperta contrarietà. Il ministro per la
Semplificazione, Roberto Calderoli, ieri ha riunito nei suoi uffici i
capigruppo Cota e Bricolo per un minivertice. "Questa storia del decreto -
spiega Calderoli - non esiste, nessuno ci ha mai avvisato che ci sarà". E
se spuntasse fuori? "Bisogna seguire le strade previste dalla Costituzione
e dai regolamenti. Diciamo no ai pasticci". Nel caso in cui si ponesse il
problema, la Lega indicherebbe un'altra strada: "Se bisogna risolvere la
questione, facciamolo bene. Fuori il dente, fuori il dolore. Ma bisogna dire
basta agli opposti estremisti e coinvolgere tutti i soggetti. Se la legge la
scrive una parte sola si sbaglia. Quando a Bossi suggerirono il mio nome per
fare il ministro della Sanità, disse che mai un medico deve scrivere le regole
sulla salute. Ecco, vediamo di non far scrivere solo ad avvocati e magistrati
le regole di questo Paese". Le regole Il ministro lumbard: evitiamo di far
scrivere solo ad avvocati e magistrati le regole di questo Paese Alessandro
Trocino.
( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-07-04 num: - pag: 19
categoria: REDAZIONALE L'inchiesta Il magistrato non si ferma dopo
l'archiviazione di Como e l'analoga richiesta della Procura di Roma Woodcock:
"Vittorio Emanuele a giudizio" MILANO - La via verso una possibile
condanna la provò per prima la Corte d'Assise di Parigi, nel 1991. Chiese per
lui cinque anni di carcere per "un atto da vandalo ": il colpo di
fucile che uccise il tedesco Dirk Hammer, il 18 agosto del 1978, sull'isola di
Cavallo in Corsica. "Spararono altri, io soltanto un colpo in aria"
si difese lui. Ne uscì con l'assoluzione. Ci prova ora il pubblico ministero di
Potenza Henry John Woodcock. Ipotizza il reato di associazione a delinquere
finalizzata alla corruzione e al falso "contro la pubblica
amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio " e chiede il rinvio a
giudizio per il principe Vittorio Emanuele di Savoia, il reale che dall'inizio
degli anni Settanta "colleziona" procedimenti penali: "Chiusi
tutti con un nulla di fatto o una richiesta di archiviazione" tiene a far
sapere il suo avvocato, Francesco Murgia. Dalla procura potentina Woodcock
contesta al principe di aver promosso e organizzato una "holding del
malaffare" specializzata in corruzioni di vario tipo, specie nel settore
del gioco d'azzardo: lui e un'altra dozzina di indagati sarebbero coinvolti, a
vario titolo, in un presunto giro di tangenti per ottenere dai Monopoli di
Stato certificati per l'installazione delle cosiddette "macchinette mangiasoldi",
attività che avrebbe anche favorito il riciclaggio di denaro di provenienza
illecita tramite "relazioni con casinò autorizzati e, in particolare, con
il Casinò di Campione d'Italia". Operazioni rese possibili, dicono le
carte della procura, da un "sistematico ricorso allo strumento della
corruzione e del falso". Dopo l'arresto di Vittorio Emanuele (in carcere
nel giugno del 2006, poi ai domiciliari a Roma, e infine libero con il solo
divieto di espatrio, ndr) l'inchiesta di Potenza è stata smembrata per motivi
di competenza territoriale. A Como, per esempio, sono arrivati due filoni
d'indagine: l'associazione finalizzata ad alcuni episodi di corruzione e quella
che aveva come fine lo sfruttamento della prostituzione. Risultato: è stata la
stessa procura lariana a chiedere e a ottenere l'archiviazione per il principe
e gli altri indagati. Anche a Roma è finita una parte (episodi di corruzione)
del materiale messo assieme a Potenza in questi anni d'inchiesta (in tutto 170
mila fogli fra quelli fisici e quelli in forma elettronica). E i pubblici
ministeri romani stanno seguendo l'esempio dei colleghi comaschi: hanno chiesto
l'archiviazione al giudice per le indagini preliminari, che però non ha ancora
deciso. Tutto questo mentre riemerge dal passato l'omicidio dell'isola di
Cavallo. Perché nel carcere di Potenza, Vittorio Emanuele,
intercettato, disse di quella storia: "Anche se avevo torto li ho
fregati". Secondo i suoi avvocati fra una parola e l'altra nella
registrazione ci sono decine di secondi di pausa e non si può dedurre che il
principe si riferisse agli investigatori. A Potenza, però, non la
pensano così. E gli atti su quella conversazione in cella sono stati già
trasmessi a Parigi. Vittorio Emanuele di Savoia Giusi Fasano.
( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 11
categoria: REDAZIONALE Il ritorno Il capo della fiction rientra in ufficio. Per
lui un'altra contestazione basata sulle intercettazioni
Saccà in Rai. Baci, abbracci e nuovo atto disciplinare ROMA - Il regalo
aziendale di bentornato gli è stato recapitato nel tardo pomeriggio: una nuova
contestazione disciplinare. Dieci ore dopo il suo applaudito e baciato rientro
in ufficio, subito uno sgradito "C'è posta per te" di 14 cartelle per
Agostino Saccà. Le accuse si basano sulla seconda tornata di
intercettazioni (solo 148 su 8.452 ritenute interessanti) però sono
praticamente le stesse: aver cercato di pilotare i vertici aziendali, segnalato
attrici per scopi personali, svelato alla concorrenza i suoi futuri progetti
imprenditoriali. Il reintegrato direttore di Raifiction, che avrà 5 giorni per
presentare le controdeduzioni l'ha presa bene: "Benissimo, me l'aspettavo.
Sarà la terza o quarta che ricevo, ho perso il conto, gli ho dato un'occhiata
veloce, sono sempre le stesse cose. Basate su intercettazioni avute
illegalmente ". Il suo avvocato Federico Tedeschini ravvisa infatti una
palese violazione del-l'art 270 del codice di procedura penale: perché si
tratta di materiale utilizzato per procedimenti diversi da quelli per cui è stato
ordinato. "E oltretutto sono trascrizioni senza garanzie e piene di
strafalcioni, perché se le sono fatte da soli. Se la cantano e se la
suonano". Nel merito: "Ma quale trama per eliminare il dg: ci sono
solo io, s'è mai visto un complotto a uno? Minoli ha già smontato benissimo
questa tesi. Che poi con gli ascolti e la redditività in caduta libera, avevo
ogni sacrosanta ragione di preoccuparmi ". Nessuno dei big è passato a
salutarlo al secondo piano: non il presidente Claudio Petruccioli ("Che ne
so io di Saccà? "), non il dg Cappon, i consiglieri, nemmeno il direttore
di Raiuno, Fabrizio Del Noce ("Non l'ho visto"). Saccà si consola con
l'accoglienza ricevuta al mattino, quando per una mezzora buona è rimasto
bloccato con saluti, abbracci e pacche, nell'androne di via Pasubio, ingresso
laterale. "Per me la Rai è questa. Guardie, autisti, vicedirettori e
capistruttura, segretarie. Tutti a dirmi: bentornato direttore, lo sappiamo che
lei ha sempre difeso la Rai, magari lo facessero quelli che la attaccano,
abbiamo bisogno di lei". Si è commosso. "Come ripetono i miei
avvocati, l'azienda combatte una battaglia al di là del merito, con materiale
banale. Hanno perso e invece insistono. Vogliono tenere aperta una ferita per
un'altra ragione, non per me". Sottinteso: per colpire Berlusconi.
"Cos'è questa? Un'esercitazione? Un'esibizione di muscoli"?. Non se
ne capacita. "Ma dico: questo cda è scaduto, questo dg è scaduto, so che
pure il comitato etico ha escluso il licenziamento per giusta causa. Gli resta
quello per giustificato motivo. Costosissimo. E che peraltro il consiglio ha
già bocciato. Questa è la volta che diventi ricco, ha scherzato uno dei miei
legali. Ma a me i soldi non interessano, se ci sono ci sono, l'onore conta più
di ogni cosa". Nel dubbio una collaboratrice gli ha regalato un corno e un
ferro di cavallo d'argento. Un primo giorno di lavoro esplorativo, a colloquio
con il reggente Gusberti. E una certezza: "Mi hanno buttato nel fuoco ma
io non mi sono bruciato". In Rai Agostino Saccà ieri al rientro in Rai
dopo l'ordinanza del giudice del lavoro che ne ha ordinato il reintegro,
dichiarando illegittima la sospensione Giovanna Cavalli.
( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
N. 158
del 2008-07-04 pagina 0 "Vai a rubare o ti faccio violentare" di Redazione Ecco le intercettazioni in cui i rom minacciavano i
figli di stupri e botte per costringerli a svaligiare le case. Il gip di Verona
che ha rilasciato i nomadi: "Sono solo espressioni volgari. Non è detto
che poi seguissero condotte corrispondenti" Milano - Vera è appena uscita
dall'appartamento quando squilla il telefonino. Il nome è di fantasia,
perché è minorenne: ha 11 anni. "Ho preso solo una catenina e un
braccialetto, avevo paura...". Suo padre, Zoro Sulic, capo del clan
fermato lunedì dalla squadra mobile di Verona, perde il controllo: "Prego
che Dio vi uccida. Perché non hai messo tutto l'oro nella borsa?", urla in
lingua rom. "Abbiamo paura – risponde Vera – Papà, non mi
picchierai?". Così lavoravano i Sulic, la banda finita in prigione e in
parte già scarcerata dal giudice per le indagini preliminari veronese, Giorgio
Piziali, perché "non sussiste pericolo di fuga". I grandi se ne
stavano tranquilli a bordo dei loro camper, con cui erano arrivati da Slavonski
Brod, in Croazia, e con cui ora giravano l'Italia. I bambini, tutti tra gli 8 e
i 12 anni, entravano nelle case attraverso le finestre oppure scassinando i
portoni con dei cacciaviti, e seguivano gli ordini dei genitori via cellulare.
"Guarda sotto il materasso". "Aspetta che esca la vecchia".
"Spaccate la finestra". E se qualcosa andava storto? "Quando
torni ti ammazzo a colpi in testa. Ora vengo indietro e ti uccido". O
ancora: "Ti prendo il c... in bocca". "Ti faccio violentare da
un marocchino". Da gennaio ad aprile, la polizia ha intercettato oltre 4
mila telefonate. Il settimanale Panorama in edicola oggi ne pubblica ampi
stralci in esclusiva. Due i temi ricorrenti: le minacce degli adulti, la paura
dei bambini. Una paura che sembra non lasciare dubbi su cosa succedeva quando quei
bimbi tornavano a casa, cioè nei camper. Eppure, secondo il giudice che non ha
convalidato l'arresto di 4 degli 8 fermi disposti dalla Procura, "si
tratta di mere espressioni linguistiche rudi e volgari, utilizzate con funzione
aggressiva e intimidatoria ma senza che si possa dire in questa fase e con i
dati fin qui acquisiti, che siano frasi di cui si potevano ritenere susseguire
condotte corrispondenti". Come dire: altro che minacce, altro che
violenze. Sono i normali rimproveri di un padre al figlio, quando il piccolo fa
i capricci e non lo ascolta. Un altro esempio? Il 14 aprile, alle 4 del
pomeriggio, un altro colpo va a vuoto. La bimba chiama il padre: "Sono
entrata in casa e dentro c'era un pitbull. Mi ha buttato a terra. Poi mi ha
salvato un vecchio". "Ti ha morso?", chiede papà. "Era un
cane grosso, con i denti grandi – risponde la piccola –. Se non arrivava il
vecchio, mi sbranava". Quindi si mette a piangere: "Non cerchiamo più
case in cui rubare a Padova. Prima o poi i cani ci mangeranno vivi".
Minacce di morte, di stupro, di botte pesanti. Se il furto va male, piangere
non serve a nulla. Però la maggior parte delle volte va tutto liscio. Solo a
Verona, 47 rapine in 23 giorni. Zoro Sulic, 27 anni, decine di precedenti
penali e 48 "alias" conosciuti dalle forze dell'ordine, ha la
passione per auto e vestiti di lusso. Ieri nella sua roulotte la polizia ha
trovato un milione di euro falsi, in banconote da cento praticamente
fotocopiate: nessun negozio le avrebbe incassate, forse potevano funzionare per
truffare degli anziani. Autentico, invece, il Rolex d'oro tempestato di
diamanti scoperto nel camper di Miso Sulic, 42 anni, scarcerato dal gip
mercoledì. Valore di mercato 30 mila euro. La moglie di Miso, Vesna Dordevic,
era stata condannata a 11 mesi per furto dal tribunale di Firenze. Ieri è
tornata libera anche lei, grazie all'indulto. Il tribunale dei minori di
Venezia le ha restituito subito il figlio di 5 mesi che le aveva tolto
temporaneamente, ma non ancora (chissà perché) la figlia più grande, che ha 9
anni. La legge, si sa, dovrebbe essere uguale per tutti. E se per il giudice
non c'è alcun pericolo che Miso e consorte – ora che sono di nuovo liberi –
possano solo pensare di fuggire, bisogna stare tranquilli. Il fatto che siano
rom non deve scatenare pregiudizi, insegna il dottor Piziali. La Procura, però,
ieri ha presentato ricorso contro le scarcerazioni. Il problema è che gli altri
membri della banda Sulic sono stati fermati proprio mentre stavano scappando in
Francia. E lo stesso Miso, intervistato mercoledì dal Corriere di Verona, ha
annunciato pubblicamente che "appena mia moglie esce dal carcere torniamo
in Croazia, da dove veniamo". Adesso che Vesna è fuori, non resta che
prendere l'autostrada. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 -
20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
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N. 158
del 2008-07-04 pagina 0 Saccà torna, la Rai vuole sfrattarlo di nuovo di Gian
Maria De Francesco Il direttore di Raifiction nell'ufficio di viale Mazzini
dopo la sospensione. E l'azienda lo accoglie con un'altra contestazione
disciplinare. Brutta sorpresa nel suo "primo giorno" di lavoro: dopo
le ultime conversazioni contestate dalla procura di Napoli, ancora accuse per
il dirigente Roma - Un rapporto che non si è mai interrotto. Il "primo
giorno" di lavoro di Agostino Saccà a Viale Mazzini, dopo il reintegro
deciso dal Tribunale del Lavoro di Roma, è stato salutato con affetto. Un
piccolo drappello di fotografi e gli abbracci da parte dei colleghi e dei
dipendenti della tv di Stato hanno accolto il direttore generale di RaiFiction
che aveva cercato di "dribblarli" utilizzando un ingresso secondario.
Tra un "come va?" e un "bentornato", il manager è salito
nel suo ufficio al secondo piano. Ma le sorprese per il dirigente non sono
state solo positive. La Rai gli ha formalizzato una nuova lettera di contestazione
disciplinare, in seguito alle nuove intercettazioni acquisite il 16 maggio
scorso dalla Procura di Napoli che sta indagando Saccà per corruzione. I
"capi d'accusa", a quanto s'apprende, sarebbero analoghi a quelli del
primo procedimento: il tentativo di modificare surrettiziamente gli assetti
Rai; l'anticipazione del "progetto Pegasus" (la società di produzione
da avviare dopo il pensionamento; ndr) ai concorrenti di Mediaset e la
segnalazione di attrici per interessi privati. Le prime dichiarazioni di Saccà,
che mercoledì aveva presentato un esposto al Garante della privacy, al rientro
in Rai hanno acquistato così un valore quasi profetico. "Anche
negli stralci delle intercettazioni che si continuano a pubblicare - ha detto -
non c'è alcunché di rilevante... Continua a non essere chiaro il motivo per cui
queste intercettazioni sono state mandate qui. E oggi il consigliere Gennaro
Malgieri ha denunciato un furto. Come dicono i miei legali, “sembra
un'operazione gestita dal dottor Stranamore”". Il primo atto di Saccà è
stata la richiesta all'azienda di "accesso alla documentazione e ai
regolamenti interni in base ai quali è stato preparato un fascicolo con le
trascrizioni di intercettazioni che erano state trasmesse dai magistrati solo
in forma multimediale". Come ha spiegato il legale del manager, Federico
Tedeschini: "Dubito che possano essere trasmesse a terzi intercettazioni
non funzionali al perseguimento di alcun reato". Ma Viale Mazzini ha
replicato che il materiale è stato acquisito "legittimamente"
spiegando che il trattamento a fini disciplinari "trova sicuro
fondamento" nel Codice della privacy. Sono infatti 148 su un totale di
8.452 le telefonate intercettate e trascritte dalla Rai perché ritenute utili
ai fini dell'inchiesta interna. Durante il consiglio di martedì scorso il
direttore generale Claudio Cappon, anche su richiesta dei consiglieri Urbani,
Staderini e Petroni, ha disposto il rinvio della documentazione agli uffici
interni affinché si porti a conoscenza dei vertici tutto il materiale. Il punto
fondamentale è questo: l'azione disciplinare nei confronti di Saccà si basa su
elementi parziali che rendono difficile comprendere se vi siano elementi
discrezionali nella procedura. Come ha detto Giuliano Urbani, riferendosi alle
rimostranze del presidente Petruccioli, "si cerca di istruire un processo
sovietico". E, considerate le divisioni tra i consiglieri, si amplia il
potere decisionale del dg Cappon, titolare dei procedimenti, che ieri ha
disposto la sospensione del dirigente Loris Mazzetti, "reo" di aver
scritto un editoriale critico sull'Unità. L'accertamento dei fatti non è
scontato. "Raiset non esiste", ha dichiarato Saccà in un'intervista a
Panorama. "Mediaset - ha aggiunto - non ha avuto mai tante botte come
quando sono stati scelti gli uomini di Berlusconi in Rai". Le inchieste
sulle telefonate con il premier? "Su questa vicenda scriverò un
libro", ha tagliato corto. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.
Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
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N. 158
del 2008-07-04 pagina 8 L'arcivescovo di Crotone contro Famiglia Cristiana:
"Difende i rom criminali" di Redazione Monsignor Domenico Graziani
non condivide la linea del settimanale paolino sulle impronte digitali:
"Il classico buonismo cattolico autolesionista. Io invece sono favorevole".
Ecco le intercettazioni in cui i roma minacciavano i figli
di stupri e botte per costringerli a rubare Crotone - Nella Chiesa c'è anche
chi invita a non drammatizzare sulla vicenda delle impronte digitali che il
Governo vuole prendere ai bambini rom. Come si ricorderà, nei giorni
scorsi il settimanale dei Paolini Famiglia Cristiana, che ha inaugurato una
stagione di nuovo protagonismo con i suoi editoriali politici, aveva criticato
duramente l'intenzione del Governo di procedere con l'identificazione anche
attraverso le impronte digitali dei piccoli rom presenti in Italia. Perplessità
erano state espresse pure dalla fondazione Migrantes della Cei. Ora
l'arcivescovo di Crotone, Domenico Graziani, alla guida di una Diocesi
fortemente interessata dal fenomeno immigrazione, prende le distanze dal
settimanale cattolico. Lo fa con un'intervista concessa a Vaticanspy, una nuova
rubrica del sito dell'associazione cattolica "Milizia di San Michele
Arcangelo". "In linea teorica, ma solo teorica - spiega l'arcivescovo
Famiglia Cristiana parla bene. Ma che ne sanno loro? Nel loro servizio partono
dal classico buonismo cattolico autolesionista che alla fine premia giochi o
interessi criminali molto più forti e presenti. Il parlare chiaro mi impone di
dire - aggiunge il prelato - che da tempo la sinistra cavalca la tigre
dell'immigrazione clandestina come strumento di lotta politica e non è giusto
speculare su drammi tanto forti e penosi". Alla domanda se sia d'accordo
con l'iniziativa dell'identificazione a mezzo delle impronte digitali,
monsignor Graziani risponde: "Nel concreto, sono favorevole. Ho parlato a
lungo con le forze di polizia, con il Prefetto e mi sono fatto un'idea chiara.
Le impronte servono per dare un'identità a bimbi che spesso non la hanno. Non
possedendo dati documentali si prestano al commercio degli organi, a delitti su
commissione da parte di bande di adulti senza scrupoli. Insomma, tutti noi
chiediamo collaborazione alla polizia e alle forze dell'ordine, quando qualcuno
si muove come ha fatto il governo, ecco le critiche. è necessario dare
un'identità a questi bimbi proprio nel loro interesse e per stroncare traffici
criminali". Nell'intervista l'arcivescovo parla anche dell'immigrazione
clandestina. "Intanto - precisa Graziani - non mi sembra giusto definire
gli immigrati “clandestini”, vanno chiamati “irregolari”. Ovvio che compito dei
cattolici e della Chiesa è quello della solidarietà e dell'accoglienza. Quello
dell'immigrazione è un fenomeno disumano, un vero business per pochi
delinquenti. Credo che il problema vada risolto con la collaborazione dei Paesi
rivieraschi, anche se esprimo la mia solidarietà alle forze di polizia. L'esodo
ormai è una isteria di massa e produce guadagni spaventosi per pochissimi. Ne
parlo con competenza di causa. Nella mia diocesi esiste un Centro di temporanea
accoglienza divenuto ormai ingestibile e lancio l'allarme: è una vera bomba ad
orologeria". Quanto alle iniziative concrete da prendere, il prelato
conclude: "Bisogna coniugare solidarietà e accoglienza, ma ridurre al
minimo i tempi di permanenza. Impopolare ma è cosi. Poi scattino i
provvedimenti". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
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N. 158 del 2008-07-04 pagina 1 "Ruba o ti faccio stuprare"
di Redazione Ecco le intercettazioni in cui i rom minacciavano i bambini
rendendoli schiavi Ecco come la famiglia Sulic, i nomadi croati scarcerati dal
giudice di Verona, costringeva i figli a rubare. Le minacce: "Se non lo
fai ti faccio stuprare da un marocchino". © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
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N. 158
del 2008-07-04 pagina 0 Evitato il muro contro muro: vince la linea della
mediazione di Redazione Il Cavaliere ha desistito per evitare altre polemiche.
Decisive le telefonate dei suoi più stretti collaboratori e il ruolo del
sottosegretario Letta, che ha sentito gli umori del Quirinale da Roma Alla
fine, ha avuto la meglio la realpolitik. Alla fine, il Cavaliere ha desistito,
convinto dai suoi a non prestare il fianco a inutili polemiche. Alla fine, il
suo sfogo non è giunto, via Matrix, quindi via etere, a risvegliare il dopocena
degli italiani. Alla fine, in parole povere, ha prevalso la linea della
cautela. Quella della laboriosa mediazione, delle trattative riservate. Quella
che ha portato ancora una volta il sodale Gianni Letta ad
intercettare gli umori del Colle - ma non solo - poco propenso, manco a dirlo,
a dover gestire un nuovo scontro tra premier e magistrati, tra maggioranza e
opposizione. Già, basta andare infatti oltre la versione ufficiale del forfeit
mediatico, illustrata in maniera esauriente dalla nota di palazzo Chigi e dalle
parole di Enrico Mentana, per capire che il passo indietro del Cavaliere
si può spiegare anche in un altro modo. Basti pensare che i primi dubbi sulla
sua partecipazione iniziavano a circolare già mercoledì sera, quando tutto
lasciava presagire che Berlusconi avrebbe parlato agli italiani, come
annunciato il giorno prima da Acerra, per raccontare ciò che di buono ha fatto
in questi mesi il suo governo e spiegare quello che sta succedendo nel Paese.
Per dare quindi la sua versione dei fatti, il suo punto di vista sul clima rovente
che si respira da settimane. Ma così non è stato. Così come quelle pericolose e
piccanti intercettazioni telefoniche provenienti da Napoli, che avrebbero come
protagonisti il premier ma anche alcune ministre, non sono uscite fuori. Forse
non esistono, abbozza ora qualche bene informato, ma di certo non sono state
pubblicate, nonostante in molti scommettessero, ieri mattina, l'arrivo
imminente di un nuovo patatrac. Telefonate, riunioni, trattative. C'è di tutto
negli ultimi boatos in circolazione da ieri pomeriggio, concentrati sul ruolo
sotto copertura svolto da un paio di fedelissimi. Alla luce del sole, invece,
nelle ore precedenti al no ufficiale - sul quale, assicurano fonti parlamentari
del Pdl, hanno influito di certo anche i temi che avrebbe voluto affrontare in
trasmissione Mentana - il Cavaliere ha avuto modo, come da prassi consolidata,
di sentire il parere di una cerchia ristretta di collaboratori. Alcuni per
telefono, altri direttamente a palazzo Grazioli. Da Ghedini a Bonaiuti, da
Cicchitto a Quagliarello. Ha sentito tutti, insomma, poi ha deciso di rimanere
a guardare. "Avrei tante cose da dire, ma mi trattengo per il bene del
Paese", avrebbe riferito in uno dei faccia a faccia. E chi ha avuto modo
di parlargli assicura in ogni caso che Berlusconi non mollerà la presa, in
particolar modo sulla tutela della privacy, sulla necessità di portare presto
in Parlamento un provvedimento che tuteli la sfera privata dei cittadini,
dinanzi al propagare delle intercettazioni. In ogni caso, comunque, non finirà
oggi in Consiglio dei ministri il decreto legge in materia.\ © SOCIETà EUROPEA
DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Corriere di Bologna" del 04-07-2008)
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Corriere
di Bologna - BOLOGNA - sezione: CRONACA - data: 2008-07-04 num: - pag: 7
categoria: REDAZIONALE Banda on line La centrale di raccolta per le password
sottratte ai correntisti era nell'Europa dell'Est, ma i referenti operavano tra
Verona e Bologna "Pescano" un milione con false mail delle Poste Sei
in manette, italiani e romeni. Per l'accusa hanno ripulito via web centinaia di
conti Prelevavano piccole somme per non allarmare i sistemi di sicurezza E poi
versavano i soldi su carte postali prepagate La svolta è
arrivata quando la polizia postale di Bologna ha intercettato una massa
imponente di numeri di serie in viaggio su internet dall'Italia alla Romania. A
spedirli era un camionista romeno che vive nel Veronese, a riceverli un
connazionale di Craiova. Insospettiti, gli investigatori li hanno intercettati
e dopo un po' hanno sentito che parlavano in modo strano di "gialle":
uno diceva "mi servono altre gialle", l'altro rispondeva "tra un
po' avremo le gialle"... Gli investigatori telematici, che su delega del
pm Enrico Cieri indagavano su un centinaio di denunce di bolognesi che avevano
subito furti sul conto corrente postale, hanno messo insieme i pezzi e hanno
scoperto che le "gialle" erano carte "Postepay", carte
prepagate ricaricabili di Poste Italiane, sulle quali confluiva il denaro
rubato da altre carte o dai conti. I malviventi accedevano tramite codici e password
recuperati sul web con le consuete tecniche di phishing: email contenenti link
a falsi siti di poste. it che invitavano a migliorare la sicurezza del conto e
alla fine, dopo una serie di messaggi rassicuranti, chiedevano i codici di
accesso al cliente. Così è stato possibile dare un nome e un cognome ai
presunti responsabili di milioni di tentativi e di centinaia, forse migliaia,
di truffe telematiche riuscite, per un giro d'affari di almeno un milione di
euro. Trentotto casi ricostruiti dall'inizio alla fine hanno permesso di
arrivare, ieri l'altro, all'operazione "Yellow card" con cinque
arresti ordinati dal gip di Bologna Bruno Perla, uno dei quali eseguito per
rogatoria a Craiova dalle autorità romene e gli altri nel Veronese e a Livorno,
e quindici perquisizioni, quasi tutte a Verona e dintorni. Il presunto
capobanda, preso nel suo paese, si chiama Mihail Gluga detto Nicu ed è
pregiudicato per vari reati tra i quali l'omicidio. Il capofila in Italia era
Vergiu Corneliu Galbenu, 30 anni, un camionista residente a Belfiore (Verona)
che per portare a termine le truffe si avvaleva di due complici italiani, anche
loro arrestati. Sono Rodolfo Isella, tecnico informatico 48enne di Verona e
Costantina Scattolini, artigiana, originaria di Monza ma abitante a Sona
(Verona). In manette anche altri due romeni trapiantati in Veneto. I magistrati
contestano l'associazione a delinquere aggravata finalizzata alla frode
informatica, a vari reati di falso e alla truffa. Il meccanismo, descritto ieri
in conferenza stampa dai dirigenti della polizia postale dell'Emilia Romagna e
del Veneto, Antonio Apruzzese e Ciro Pellone, era piuttosto semplice, ma la
realizzazione tecnica abbastanza sofisticata. I dati personali venivano rubati
con le email spedite a pioggia a milioni di ignari destinatari. Gli Ip di
provenienza erano mascherati con server proxy per lo più statunitensi oppure
utilizzando computer violati da hacker professionisti. I dati confluivano così
a una centrale romena, dalla quale Gluga e i suoi operavano sulle carte e sui
conti. Nella maggior parte dei casi trasferivano i soldi - in genere piccole
somme di poche centinaia o al massimo poche migliaia di euro, in modo da
evitare i sistemi di sicurezza - sulle carte "postepay" appositamente
acquistate dai due italiani, che le intestavano a prestanome, ad anziani
estranei alla truffa, a stranieri ma anche a persone decedute, e poi andavano
all'ufficio postale a ritirare il contante da spedire, via Wester Union o con
sistemi analoghi, ai capi di Craiova. Oppure la banda acquistava ingenti
quantità di ricariche telefoniche per riciclare il denaro. Alessandro Mantovani
Segugi telematici Il dirigente della polizia postale di Bologna, Antonio
Apruzzese.
( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
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N. 158
del 2008-07-04 pagina 0 Quando anche Di Pietro voleva una
legge contro le intercettazioni di Antonio Signorini Da ministro di Prodi
auspicava "sanzioni durissime" per chi avesse diffuso e pubblicato le
conversazioni private dei politici da Roma Il tempo passa per tutti. E la
politica italiana non è esattamente il regno della coerenza. Poi però, a
sorprenderci, spunta qualcuno che mostra di soffrire più degli altri il cambio
di stagione. Ad esempio Antonio Di Pietro, così come emerge da un'intervista
rilasciata a Gente appena 14 mesi fa. Per carità, niente che scalfisca la sua
militanza giustizialista, ma sull'uso delle intercettazioni - in particolare
quelle che non c'entrano niente con le indagini - l'ex Pm non la pensava come
ora e usava argomentazioni che oggi non stonerebbero nel comunicato ufficiale
di Palazzo Chigi sulla rinuncia del premier a Matrix. Forse sul Tonino
nazionale pesava la carica di ministro; magari i venti grillini non lo avevano
portato verso quel modo di fare opposizione, tutto invettive, che ieri ha
denunciato il governatore della Puglia Nichi Vendola. Fatto sta che al
settimanale, Di Pietro spiegò che lo strumento delle intercettazioni doveva
essere difeso (e su questo fece una battaglia anche contro la sua maggioranza).
Ma poi non fece sconti a chi - stiamo parlando dei tempi di Vallettopoli -
aveva esagerato. "Ci si deve dare delle regole non riducendo il sistema
delle intercettazioni, ma ponendo limiti all'invasione della sfera privata di
ognuno di noi... Ci sono tanti casi di gossip puramente irrilevanti. è un magma
indistinto da cui bisognerà estrarre i fatti penalmente rilevanti", spiegò
alla giornalista. Ragionamento fine, che più volte hanno dipanato i giuristi
interpellati in questi giorni dai giornali, ma che suona strano in bocca al
leader di Italia dei Valori come lo conosciamo oggi. Quello, tanto per
intenderci, che difende la pubblicazione delle telefonate tra Saccà e il
Cavaliere perché "offrono uno spaccato di questa classe dirigente italiana
che ci fa vergognare e dice che non si devono pubblicare le
intercettazioni". Scorrendo la bella intervista si capisce però che, non
molto tempo fa, lui di quella classe dirigente face parte a pieno titolo. Nel
senso che anche a suo avviso le telefonate non andavano pubblicate. Arrivava a proporre
il pugno di ferro contro chi le faceva uscire dalle aule di giustizia.
Lamentava la mancanza di una "norma che preveda il divieto della
pubblicazione e della informazione", quando riguarda la sfera privata dei
personaggi coinvolti. Credo, diceva, che "si debba passare a
un'autoregolamentazione delle categorie e che vadano stabilite norme più ferree
e sanzioni più dure verso chi fa uscire la notizia". Bisognerà,
aggiungeva, "prevedere sanzioni durissime per chi diffonde la notizia:
l'avvocato, il cancelliere, l'imputato stesso, il giudice e poi mettere in
pratica la sospensione di quei giornalisti o editori che diffondono la
notizia". Roba che oggi suonerebbe eccessiva anche in bocca ai radicali
più garantisti. Ma il Di Pietro d'annata, non si fermava qui. E spiegava che
non bisogna esagerare nemmeno quando di mezzo c'è la classe dirigente. I
politici "non possono essere tutelati più dei singoli cittadini, anzi
devono avere un comportamento irreprensibile. Questo non significa umiliare la
loro vita oltre il limite del dovere d'informazione". Insomma, il privato
è privato anche per i politici. Altro ragionamento complesso, dalle mille
implicazioni giuspubblicistiche, che Di Pietro sembra aver smarrito nel viaggio
dalla maggioranza all'opposizione. Così come un certo riguardo che l'allora
ministro riservò alle showgirl coinvolte nelle intercettazioni di Henry
Woodcock. Mentre spiegava che la sovraesposizione mediatica non fa bene alla
lotta contro la corruzione, faceva l'esempio delle ragazze coinvolte, spesso
"fanciulle coscienti e maggiorenni, che hanno deciso di fare del proprio
corpo ciò che vogliono". Insomma, lasciatele stare. Una sensibilità quasi
femminista che stona decisamente con il Di Pietro versione 2.0, quello
macho-trebbiatore dell'ormai famoso "magnaccia". Che era rivolto al
premier, ma che, c'è da scommetterlo, alle "fanciulle" finite nelle
intercettazioni non deve aver fatto troppo piacere. © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
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N. 158
del 2008-07-04 pagina 4 Ora il governo frena sul decreto di Anna Maria Greco
Salta l'ipotesi di trasformare in "provvedimento urgente" il disegno
di legge in materia già presentato in Parlamento da Roma Non sarà un decreto
legge, quello sulle intercettazioni. Silvio Berlusconi
l'avrebbe preferito, all'interno del suo partito c'era chi l'aveva già
studiato, ma alla fine si è deciso di non insistere. Soprattutto, per problemi
legati all'ingorgo dei lavori parlamentari, che avrebbe messo a rischio la conversione
in legge entro 60 giorni. Ma anche per evitare ogni possibile tensione
con il Quirinale. Così, all'ordine del giorno di oggi del consiglio dei
ministri non figura nessun provvedimento d'urgenza in materia di
intercettazioni. E sul tavolo rimane solo il disegno di legge sulla stessa
questione approvato il 13 giugno e firmato dal presidente della Repubblica il
26, ma non ancora assegnato alla competente Commissione giustizia della Camera.
In questi giorni di incertezza, con il premier che parlava esplicitamente di un
decreto legge e il guardasigilli Angelino Alfano che ne illustrava le
caratteristiche di urgenza e necessità, sono state valutate diverse ipotesi.
Oltre a quella di convertire in decreto il disegno di legge tout court, c'era
quella di stralciarne una parte: quella relativa alla diffusione e
pubblicazione dei testi delle intercettazioni. Il resto sarebbe rimasto nel
disegno di legge che avrebbe seguito l'iter normale a Montecitorio. "Non
si può andare avanti così - spiega uno stretto collaboratore del Cavaliere -,
con la minaccia ogni giorno di veder finire sui giornali fatti di vita privata
della gente". La tentazione di spingere sull'acceleratore era forte, ma
valutate tutte le conseguenze alla fine Berlusconi ha rinunciato. Il problema dei
pochi giorni a disposizione, come hanno spiegato diversi esponenti azzurri da
Alfano a Niccolò Ghedini, è concreto: ci sarebbe voluto un tour de force,
costringendo i parlamentari ad accorciare le ferie, per non far decadere il
decreto in piena estate. Poi gli alleati, Alleanza nazionale e Lega,
consigliavano di soprassedere preoccupati anche di un'immagine negativa
dell'operazione. "Non ci sono problemi nella maggioranza", assicurano
a Forza Italia. Ma sempre meglio non tirare troppo la corda. E infine c'era la
delicata questione del Colle. A Giorgio Napolitano si poteva portare solo un
provvedimento ben motivato e garantendone anche la praticabilità parlamentare
in sede di conversione. Anche perché il capo dello Stato ripete ad ogni
occasione che lo strumento dei provvedimenti d'urgenza non può essere
utilizzato con troppa disinvoltura. La domanda allora era: "C'è la
concreta possibilità di non trovare resistenze sul Colle?". Una risposta
positiva nessuno si è sentito di darla con certezza. E così il disegno di legge
è rimasto integro, in attesa del suo percorso normale a Montecitorio. © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
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N. 158
del 2008-07-04 pagina 4 E sui brogliacci Unipol c'era il fuoco di fila Pd di
Stefano Casamassima Solo 11 mesi fa D'Alema e Fassino urlavano contro "il
circo mediatico che travolge le garanzie" E Mastella tuonava: così si altera la democrazia da Roma Sembrano passati anni luce
dai tempi di Fassino e D'Alema alle prese con le intercettazioni del caso
Unipol e le richieste di utilizzo del Gip (oggi "riabilitato")
Clementina Forleo. Invece era appena undici mesi fa quando, la Quercia,
compatta, fece quadrato contro la pubblicazione indiscriminata delle
conversazioni registrate. E, insieme, sulla necessità di riformare un
sistema non più in grado di garantire il loro corretto impiego. Non aveva
sorpreso più di tanto la posizione dell'allora Guardasigilli Clemente Mastella
("non vogliamo che le intercettazioni alterino il piano della democrazia
nel nostro Paese. Alterazioni che possono avvenire manipolando le
notizie") mentre ben più forti erano state le posizione all'interno del
Botteghino. Linea ben espressa dall'avvocato e senatore Calvi, che, condannando
"il circo mediatico che travolge il nostro sistema di garanzie",
definiva "intempestiva" le richieste del Gip Forleo chiedendo di
"fermare questo scempio". Poco prima Nicola Latorre, braccio destro
dalemiano, fiducioso si era lanciato (sbagliando) in un avventuroso pronostico
sulle intercettazioni: "Non solo non saranno rese pubbliche, ma non essendo
penalmente rilevanti non ci sarà motivo di conoscerle". Sappiamo tutti
come è andata. Non ottimistiche ma condivisibili le parole dello stesso Massimo
D'Alema che, verso la fine di luglio, si sfogava dicendo: "Non si può
crocifiggere in questo modo un cittadino formulando un giudizio che pare già
una sentenza". Per poi concludere: "Così salta in aria il sistema
democratico". Quasi in contemporanea, Piero Fassino sguainava la spada
verso i media e "l'intreccio perverso tra informazione e politica"
che fa sì che "le stesse telefonate vengano pubblicate quattro volte"
per deligittimarne i protagonisti. Una censura che, l'ex procuratore di Milano
D'Ambrosio, dal 2006 al Senato con l'Ulivo sentiva di rivolgere anche alla
Forleo che "ha sbagliato" perché "ha usato le intercettazioni
come se volesse imporre ai pm l'iscrizione nel registro degli indagati".
Dal già procuratore nazionale Antimafia, Pierluigi Vigna, invece era arrivato,
sempre in quei giorni, un monito lungimirante: "C'è un problema grave:
spesso vengono fatti nomi e riferite circostanze che non hanno attinenza con le
indagini". A un passo da Giuliano Amato, che da ministro dell'Interno
dice: "Una follia tutta italiana che qualunque cosa venga detta al
telefono se poi tocca incidentalmente un processo esce quale sia la rilevanza.
È chiaro", concludeva, "che il sistema non funziona". Taglia
corto il professor Conso, suo ex Guardasigilli e presidente emerito della
Consulta, che qualche giorno prima aveva chiosato: "Delle due l'una: o
fermiano la fuga di notizie o gli investigatori dovranno rinunciare alle
intercettazioni". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 -
20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
N. 158
del 2008-07-04 pagina 10 Spie, intercettazioni e la voce
d'un imitatore Il blitz come un film di Fausto Biloslavo Un ostaggio in fuga,
il sequestro del computer di un capo guerrigliero, agenti infiltrati e un
clamoroso "bluff" finale. Non è la trama di un film, ma la storia dell'operazione
"Scacco", che ha beffato i terroristi colombiani. Con
l'obiettivo raggiunto di liberare Ingrid Betancourt e altri 14 ostaggi, tra cui
tre americani. La storia inizia nel maggio dello scorso anno. Il sottotenente
"Frank" Pinchao, prigioniero delle Farc (Forze armate rivoluzionarie
della Colombia), riesce a fuggire. Chi ci aveva provato prima di lui si era
perso nella fitta selva colombiana, finendo per morire di stenti. A Pinchao va
meglio: le forze di sicurezza colombiane organizzano una vasta operazione di
salvataggio e il militare viene recuperato. Subito inizia a raccontare che ha
diviso la prigionia con la Betancourt, l'ostaggio più eccellente delle Farc.
Nasce così il progetto di localizzare il lager nella selva della
franco-colombiana. Con la liberazione di altri ostaggi, compreso Clara Rojas,
braccio destro della Betancourt, il cerchio si stringe. In febbraio i corpi
speciali Omega, addestrati dagli israeliani, si infiltrano dietro le linee dei
bandidos. Sul fiume Apaporis vedono due ostaggi americani e uno colombiano che
fanno il bagno. Non intervengono per evitare di far saltare l'operazione, che
punta all'obiettivo principale, la Betancourt. Ma da quel giorno i satelliti
americani si concentrano nella zona. Il primo marzo le unità Omega mettono a
segno un colpo da manuale. Eliminano il numero due delle Farc, Raul Reyes,
nascosto in Ecuador. Fra i resti del suo accampamento recuperano il computer
utilizzato per comunicare con il "segretariato", il vertice della
guerriglia. Nomi in codice, spie, numeri di satellitari, contatti preziosi
finiscono nelle mani dell'intelligence colombiana. L'operazione Scacco comincia
a delinearsi. La prima mossa è l'infiltrazione. Grazie ai consigli del Mossad i
servizi di Bogotà riescono a introdurre un agente nel "segretariato".
Allo stesso tempo le tecnologie satellitare e di intercettazione americane
permettono di localizzare le prigioni nella giungla di Guaviare, dove i
bandidos tengono i sequestrati più importanti. L'area è sotto il comando di
Gerardo Antonio Aguillar, nome di battaglia "Cesar". L'antidroga
americana arresta "Sonia", la sua amante, che in realtà si chiama Luz
Dary Conde Rubio. Vizi e virtù del comandante Cesar vengono radiografati per
capirne la psicologia. La fase finale dell'operazione scatta agli inizi di
giugno. L'ostacolo maggiore è concentrare gli ostaggi, che sono dispersi in tre
diverse prigioni. I servizi di Bogotà attivano l'infiltrato al vertice delle
Farc, guidate dal nuovo leader, Alfonso Cano. La "spia" trasmette un
ordine al comandante Cesar, come se arrivasse da Cano: bisogna raggruppare gli
ostaggi e trasferirli in un'altra zona per un possibile scambio di prigionieri.
Tutto dovrà avvenire alla presenza di Cano, che dovrà farli incontrare con dei
mediatori internazionali. Per rendere l'operazione più credibile sembra sia
arrivata a Cesar anche una finta telefonata satellitare di Cano, effettuata in
realtà da un agente in grado di imitare perfettamente la voce del capo
guerrigliero. Il giorno prima del blitz Uribe è a cena con John McCain,
candidato repubblicano alle presidenziali Usa e lo informa dell'intenzione di
tentare la liberazione dei tre ostaggi americani, prigionieri dal 2003. Il
giorno fissato i militari giocano la carta del bluff: fingono l'esistenza di
un'organizzazione umanitaria, incaricata di prelevare gli ostaggi con degli
elicotteri dipinti di bianco. Cesar ci casca in pieno. Oppure, come qualcuno
sospetta, sta al gioco perché le Farc sono oramai divise e a pezzi. "La
fase dell'azione e della liberazione è durata solo 22 minuti e 13 secondi, ma
sono stati i più lunghi della mia vita", ha confessato il generale Mario
Montoya, il comandante dell'esercito colombiano che guidava l'operazione.
Mercoledì mattina un elicottero bianco con a bordo nove uomini dei corpi speciali
e dell'intelligence colombiana atterra nel punto concordato. Indossano
magliette con il faccione barbuto di Che Guevara, e tengono le armi ben
nascoste. Una sessantina di guerriglieri scorta i 15 ostaggi, compresa la
Betancourt, che pensa all'ennesimo spostamento. Il comandante Cesar e il suo
vice vengono fatti salire a bordo con la richiesta di lasciare la pistola a
terra, perché la missione è umanitaria. Entrambi vengono subito immobilizzati e
incappucciati. L'elicottero decolla, con gli ostaggi ancora incatenati.
"In quota ho visto che il comandante delle Farc era sul fondo del velivolo
bendato - racconta la Betancourt -. A quel punto gli uomini con la maglietta di
Che Guevara hanno detto: siamo dell'esercito colombiano, siete liberi". ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
A sette
miglia dalla costa Barca alla deriva, imprenditore disperso Ricerche senza
esito. La segnalazione arrrivata dagli operai della sua azienda che non l'hanno
visto rientrare LATINA - - Un imprenditore romano, Maurizio Ramini di 59 anni,
risulta disperso in mare al largo del Circeo. A dare l'allarme gli operai della
sua stessa azienda che hanno chiamato le forze dell'ordine, non vedendolo rientrare al lavoro ed essendo al corrente che si era
recato a San Felice Circeo per un giro in barca, che tiene ancorata al porto
del piccolo paese costiero. La Capitaneria di porto di Terracina, che indaga
sull'accaduto, ha intercettato il natante sul quale nessuno era a bordo a largo
della costa tra il Circeo e Terracina. L'uomo per il momento risulta disperso.
stampa |.
( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Il caso
Contro il ministro Facci ("Vada via") e il dipietrista Donadi
Carfagna sotto attacco Ma la solidarietà è bipartisan Armeni e Gagliardi: nel
mirino perché donna. Carra: fango giustizialista Santanché: "Se una
cretina arriva in un posto importante c'è vera parità. Non dico che la Carfagna
sia cretina ma se lei è inadeguata lo sono anche tanti ministri uomini"
ROMA "Mara Rosaria Carfagna dovrebbe dimettersi perché tutto sommato è un
danno per il governo cui appartiene". D'accordo, le pagine sono quelle del
Riformista, quotidiano di sinistra anche se mai ortodosso. Ma a scrivere è
Filippo Facci, che di sinistra certo non è. Firma del Giornale, volto di
Mediaset, autore della rubrica che sul quotidiano di Antonio Polito prende
significativamente il nome di "Destri". Fuoco amico. Sostiene Facci che le intercettazioni non c'entrano, ma che il
ministro per le Pari opportunità rappresenta il "punto di non ritorno per
un elettorato cui puoi propinare quasi tutto ma non tutto. Ha cominciato a fare
politica nel 2006 e a metà del 2008 è diventata ministro: è troppo,
punto". Via dal governo non per quelle telefonate che si addensano
sul Palazzo ma perché inadeguata. Nello stesso giorno c'è anche il fuoco
nemico. Arriva dal partito di Di Pietro con la firma di Massimo Donadi:
"Se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro la vicenda sarebbe
diventata di rilevanza politica oppure no?". Non fa il nome della
Carfagna, la donna che Berlusconi avrebbe voluto sposare, parole sue, se non ci
fosse stata già Veronica. Ma di cosa parla si capisce benissimo. E a chiarire
il tutto ci pensa Antonio Di Pietro in persona: "Sarebbe immorale se il
presidente del Consiglio avesse nominato ministro una persona per ragioni
diverse da quelle politiche". E aggiunge "il gossip politico fa male
anche agli interessati, ma soprattutto ai coniugi degli interessati". Mara
Carfagna è a Napoli e non risponde: "Non mi occupo di intercettazioni, di
gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero".
Ma incassa la solidarietà di molte donne, anche a sinistra. Alessandra
Mussolini se la ride: "Ricordo più di un ministro per le Pari opportunità
che scippava i disegni di legge a noi parlamentari. Noi studiavamo, e quelle si
pigliavano gli applausi. Mara no. Ci ascolta, è umile. E poi fare il ministro è
come fare la mamma: all'inizio non sai fare nulla, ma giorno dopo giorno
impari". A colpire la Mussolini è stata una riunione che pochi giorni fa
il ministro ha fatto alla Camera con tutte le parlamentari del Popolo della Libertà.
"Ci ha illustrato racconta Margherita Boniver un eccellente progetto
contro la prostituzione che, ispirato al modello britannico, vieta
l'adescamento in luogo pubblico. Intelligente, equilibrata. Attenta ai
suggerimenti e senza la falsa forza di chi vuole imporre la propria
opinione". Certo, è anche solidarietà di parte. Verso una collega di
partito e, di riflesso, verso il grande capo. Ma pure attraversando il fossato
che un tempo divideva destra e sinistra c'è chi la Carfagna la difende.
"Il paragone con la Lewinsky è una volgarità gratuita" dice la
giornalista Ritanna Armeni che pure del ministro non ha condiviso tante cose, a
partire dall'esternazioni sui gay. "E chiederne le dimissioni perché non
ha esperienza aggiunge significa essere davvero strabici. Se andiamo a guardare
gli ultimi governi non ricordo presidi al ministero dell'Istruzione, professori
alla Giustizia o espertoni vari alla Difesa". Alla fine la storia è sempre
quella: "Prendersela con le donne è sempre facile". Condivide e
sottoscrive Rina Gagliardi, ex parlamentare di Rifondazione: "Non ho
alcuna ragione specifica per esprimere la mia solidarietà a questa signora ma
sono sempre un po' sospettosa quando si attacca una donna. Non è adeguata al
ruolo? Probabile. Ma perché, il ministro della Giustizia, che si occupa
peraltro di cose un tantino più importanti, non è ornamentale anche lui?".
Non sparate sulle donne. La scrittrice Lidia Ravera la pensa diversamente:
"È un bersaglio fin troppo facile. La stellina tv diventa ministro perché
cara al presidente, uno stereotipo, un po' mi fa pena poverina". Ma la sua
è solo una premessa: "Va bene svecchiare la classe politica. Ma farlo
cooptando le amiche e i figli degli amici è un insulto alle istituzioni".
La leghista Carolina Lussana invita ad aspettare: "Non conta da dove si
viene, conta quello che si fa. Ed è ancora troppo presto per giudicare il
lavoro della Carfagna. Lasciamola in pace e, per favore, evitiamo scivoloni
come quel paragone sulla Lewinsky: è la dimostrazione che quando si arriva in
un posto importante la tentazione della battuta facile e del pregiudizio non
muoiono mai". Chiara Moroni, invece, se la prende con Facci, che è pure
amico suo: "Liberissimo di pensare che un ministro non sia adeguato. Ma
che per questo il ministro medesimo si debba dimettere, beh, mi sembra davvero
che abbia una considerazione troppo elevata del proprio ruolo. Mara è brava e
alla lunga tutti lo capiranno". Daniela Santanché, come capita spesso,
sceglie la provocazione: "Quando una cretina arriva in un posto importante
vuol dire che c'è vera parità. Non dico che la Carfagna sia cretina ma se lei è
inadeguata lo sono anche tanti ministri uomini, presenti e passati. Solo che di
loro nessuno dice niente. È il solito tiro al piccione contro le donne". Ecco,
e gli uomini che ne pensano? "Tutti i ministri di questo governo dice il
giornalista Marco Travaglio sono scelti con lo stesso criterio, il totale
servilismo verso il capo. Sono fotocopiatrici e almeno lei è una fotocopiatrice
carina. O si dimette in blocco il governo oppure viva la Carfagna".
Antonio Martusciello, di Forza Italia e campano come la ministra, torna alle
origini del partito: "Siamo nati proprio per portare nel Palazzo chi non
aveva a che fare con le vecchie liturgie della politica. Perché questo deve
essere un difetto solo per lei?". Anche Enzo Carra torna indietro con la
memoria. A quando lui, all'epoca portavoce della Dc, fu portato in manette in
tribunale: "Poveretta, qua si mesta nel fango. E questo è giustizialismo.
Anzi, se permettete, manettismo". Lorenzo Salvia stampa |.
( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
I
"capi d'accusa" sarebbero analoghi a quelli del primo procedimento
Rai, rientro amaro per Saccà Il dirigente è di nuovo sott'accusa Il numero uno
di Rai Fiction torna a Viale Mazzini ma l'azienda gli invia una nuova lettera
disciplinare Agostino Saccà (Ansa) ROMA - Rientro a Viale Mazzini per Agostino
Saccà, che riprende possesso della sua poltrona di direttore di Rai Fiction
sulla quale lo ha rimesso il giudice del lavoro. Ma con la Rai è ancora guerra:
in serata l'azienda consegna al dirigente una nuova contestazione disciplinare,
basata sulla seconda tranche di intercettazioni acquisite dalla procura di
Napoli. Come da prassi, Saccà ha ora cinque giorni di tempo per difendersi con
eventuali controdeduzioni. A quanto si apprende, i "capi d'accusa"
per Saccà sarebbero analoghi a quelli del primo procedimento disciplinare a suo
carico: l'inserimento indebito nel tentativo di modificare assetti aziendali
con l'aiuto di pressioni esterne; il progettoPegasus, che sarebbe stato
comunicato ai vertici di Mediaset prima che alla stessa Rai; un ruolo improprio
nel progetto di realizzazione della Città della fiction in Calabria; la
segnalazione di attrici e soubrette non per fini aziendali, ma per interessi
privati. Si chiude così con amarezza una giornata iniziata per Saccà alle 9 con
l'arrivo all'ingresso laterale di via Pasubio, attorniato da alcuni cronisti e
fotografi, ma anche da colleghi e dipendenti per un saluto. "Anche negli stralci delle intercettazioni che si continuano
a pubblicare - è il suo primo commento - non c'è alcunchè di rilevante.
Continua a non essere chiaro il motivo per cui queste intercettazioni sono
state mandate qui e rese pubbliche". Poche ore dopo, l'istanza di accesso
al suo fascicolo. "Dubito - commenta uno dei legali di Saccà, il
professor Federico Tedeschini - che possano essere depositate e trasmesse a
terzi intercettazioni che non sono funzionali al perseguimento di alcun
reato". A piano terra, intanto, c'è la presentazione del progetto di
lettura della Bibbia, che sarà inaugurata da Papa Benedetto XVI il 5 ottobre. I
cronisti intercettano il presidente Claudio Petruccioli e gli chiedono di
Saccà: "E che ne so io? Non l'ho visto", replica seccamente. Allarga
le braccia anche il direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce: "Non l'ho visto".
Incalzato dalle domande, Petruccioli poi risponde: "Saccà è rammaricato
per la diffusione dei testi delle intercettazioni? Voglio considerarlo un segno
di rammarico per il fatto che quelle cose siano state dette". "Il
punto non è chi ha detto cosa - replica il legale di Saccà - ma l'uso che si
fa, fuori del processo penale, di materiale probatorio che può essere
utilizzato solo nell'ambito del processo e che solo a tal fine gli è stato
inviato dai magistrati". L'azienda però non ci sta: in una nota sottolinea
che le intercettazioni sono state "legittimamente acquisite" dalla
procura e che "il trattamento a fini disciplinari dei dati contenuti nelle
intercettazioni trova sicuro fondamento legittimante nel Codice della
privacy". Insiste Tedeschini: "Il Codice della Privacy non c'entra.
La Rai ha violato il Codice di procedura penale, che all'articolo 270 vieta
l'uso delle intercettazioni in procedimenti diversi da quelli nei quali sono
state disposte". Delle 8.452 intercettazioni messe a disposizione a metà
maggio in formato audio dalla procura di Napoli - spiegano in Rai - la
struttura dell'Internal auditing, dopo averle ascoltate tutte, ne ha trascritte
solo 148 ritenute di rilevanza aziendale. E in ogni caso, a quanto si apprende,
questi documenti non sarebbero stati portati nella stanza del cda in occasione
dell'ultima riunione, martedì scorso, ma sarebbero stati messi a disposizione
in un secondo momento su insistenza di alcuni consiglieri e ritirati da tutti,
senza alcuna obiezione (qualcuno avrebbe addirittura aperto le buste durante la
riunione). Il giorno successivo, la restituzione del materiale da parte dei
consiglieri Marco Staderini, Angelo Maria Petroni e Giuliano Urbani che oggi
contesta il "comportamento improprio della direzione generale". Saccà,
in ogni caso, non molla. In un'intervista a Panorama, in edicola domani,
critica Petruccioli ("lo stimo, è un uomo equilibrato e intelligente, ma
stavolta non lo capisco: io sono un uomo che ha onorato la Rai") e
annuncia che sulla sua vicenda scriverà un libro. (Ansa) stampa |.
( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Enrico
Mentana Parla il conduttore di "Matrix" "L'ho contattato io Non
farò Torquemada ma vi divertirete" ROMA L'ha invitato lei, si è proposto
lui? "Io. Confalonieri gli aveva appena consigliato di parlare al Paese.
Feltri pure. Mi sono detto: ci provo, siamo gli unici ancora in onda, possiamo
fare il colpo". Fatto. Stasera a Matrix (alle 21.15 salvo imprevisti)
Enrico Mentana, intervisterà in esclusiva Silvio Berlusconi. "E sarà
particolarmente divertente, visto com'è finita l'ultima volta". Con lei
che gli toglieva la parola. Lo rifarebbe, se necessario? "Non siamo sotto
elezioni. Lui ha interesse a parlare, io conosco diritti e doveri di
giornalista. Non sarò né un Torquemada nè un reggimicrofono... Vergin di servo
encomio e di codardo oltraggio" (Manzoni, 5 maggio). Vi ha tenuto sulla
corda? "L'ok è arrivato dopo due giorni". Condizioni? "Nessuna.
Bastava che fossimo io e lui, a viso aperto, uno contro uno. Il Cavaliere deve
spiegare molte cose, noi ne abbiamo molte da chiedergli". Domande
concordate in anticipo? "No. Ma non serve nemmeno, è talmente ovvio che
cosa gli chiederò: di questo clima avvelenato, del dialogo
interrotto con Veltroni, delle intercettazioni e di Saccà, del processo Mills,
di Napoli, del lodo Schifani e ora Alfano, dell'esercito in strada, della
cordata Alitalia, del contrasto col Csm e dei rapporti con Napolitano.
Mercoledì prossimo comunque ospito Walter Veltroni, bene così?". Le
basta un'ora e mezza? "Se sforiamo nessuno protesta". Nel dubbio di
sembrare troppo morbido, sarà più severo del solito? "Giustamente serrato.
Spero sia un colloquio sereno e amichevole, non è un interrogatorio, non devo
torchiare nessuno. Cercherò di dare il meglio, però l'intervista si fa in
due". Come lo vede il premier? "Resta l'uomo che ha vinto le
elezioni, il più popolare. Al contrario di quanto si crede, secondo me la sua
luna di miele con gli italiani non è finita. La sua immagine non è
graffiata". Intercettazioni: giuste o troppe?
"Con alcuni soggetti meno tutelati abbiamo, lo lasci dire, indegnamente
calcato la mano. Con i potenti avrei meno preoccupazioni. Ma se nessuno deve
porsi al di sopra della legge, la legge deve garantire anche chi è
famoso". Che pensa delle telefonate Berlusconi-Saccà con raccomandazioni
accluse? "Cambiano i nomi, la sostanza è sempre la stessa da quando esiste
la Rai. Quelle conversazioni sono irrilevanti, i riferimenti sessuali sono
l'unica cosa che solletica il gusto del guardone che è in noi. Che differenza
c'è tra un politico che segnala un'attrice e uno che piazza il suo notista di
fiducia in un tg?". Girerebbero bobine scottanti. "Lo so. Preferisco
pubblicare che censurare, ma se esageriamo si rischia che sia la gente a dire basta.
Devo poter dire se Berlusconi rispetta le leggi o no. A chi telefona o quel che
fa quando smette di lavorare sono affari suoi. Vogliamo guardare dal buco della
serratura? Facciamolo, ma ammettiamo che di questo si tratta". Berlusconi
vuole un decreto legge urgente anti-intercettazioni. "Credo che una
materia così delicata meriterebbe un adeguato dibattito in Parlamento. Ma
glielo chiederò stasera". È il suo quarto a tu per tu col Cavaliere. Teso?
"Tranquillo, non sono emotivo". Abito della grande occasione?
"Ma va, completo e camicia". Lei dà un dolore a Vespa che d'estate
parlerà solo d'amore. "Se ne parlerà anche da me... Quella parte magari la
dedico a Bruno". Giovanna Cavalli stampa |.
( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Salta la puntatA su mediaset dedicata al caso intercettazioni
Berlusconi non va a "Matrix" Il Cavaliere: "Basta gossip che
ammorbano la politica" Mentana: "È regalo a Veltroni". Il leader
Pd: io vado Silvio Berlusconi (LaPresse) ROMA - Il dilemma è stato sciolto. La
puntata di Matrix di giovedì sera dove era previsto come ospite Silvio
Berlusconi è saltata. Lo ha annunciato Enrico Mentana. Già in mattinata il
premier aveva annullato i due appuntamenti in agenda: il saluto all'assemblea
pubblica di Farmindustria al teatro Capranica (alle 10) e la partecipazione
all'assemblea annuale dell'Ance in programma alle 11 all'Eur. Enrico Mentana ci
sperava e si dava il 50% di possibilità. GOSSIP - Poi nel pomeriggio
l'ufficializzazione della rinuncia di Berlusconi con una nota di Silvio
Berlusconi: "Il Governo ha lavorato tanto e benissimo in questi primi due
mesi di attività. Non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi
proposti da Matrix (giustizia e intercettazioni) che farebbero passare in
secondo piano le tante cose realizzate dal Governo per cedere il passo ad
argomenti e gossip negativi che inquinano ed ammorbano il dibattito politico e
parapolitico di questi giorni, deviando l'attenzione del Paese dai problemi
concreti e dai risultati dell'azione di Governo". MENTANA - "Peccato,
è un'occasione perduta ma sarebbe stata peggio un'occasione onorata solo a
metà": lo dice Enrico Mentana, commentando la cancellazione della puntata
di Matrix. "Sarebbe stato giornalisticamente inconcepibile un incontro con
il Presidente del Consiglio, da tempo assente dalla televisione, senza che
venissero affrontate le questioni che campeggiano sulle prime pagine dei
giornali e che sono sulla bocca di tutti in questo periodo. Per questo avevo
prospettato un'intervista a tutto campo che comprendesse i temi della
giustizia, delle intercettazioni, del "blocca-processi", dello
scontro con i magistrati, della vicenda Mills, al caso Saccà". Berlusconi
ha semplicemente detto: "Non mi conviene". E ha chiuso con una
battuta: "È stato il regalo di compleanno a Veltroni". Il leader
dell'opposizione compie proprio oggi 53 anni. VELTRONI - Resta confermata
invece la puntata con Walter Veltroni. "Leggo che il presidente del
Consiglio ha deciso di non partecipare a Matrix per non cedere il passo al
gossip e ad elementi negativi che inquinano il dibattito - afferma il
segretario del Pd -. Non lo discuto. Io invece ci andrò ma potete stare sicuri
che non parlerò di queste cose che invece impegnano il governo da diverse
settimane, ma parlerò delle questioni politiche e sociali che a me stanno a
cuore". GRILLO - Intanto, prima della rinuncia del premier, Beppe Grillo
esortava il suo "popolo" a telefonare a Matrix, indicando anche il
numero della redazione, per protestare contro il previsto intervento del
Cavaliere: il premier "sarà ospite del suo dipendente Mentana, nella sua
trasmissione Matrix, nella sua rete Canale 5 a dire "pacatamente e
serenamente che la giustizia è una vera emergenza". Per lui. Il Paese,
pacatamente e serenamente, lo ascolterà e poi lo manderà affanc...",
scriveva Grillo nel suo blog. Berlusconi - diceva il comico - "vuole
abolire le intercettazioni per la maggior parte dei reati. Quelli in cui sono
coinvolti politici e industriali". stampa |.
( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Il
premier ai suoi: Stato di polizia, per il Quirinale non si deve reagire con
urgenza? Silvio, il "regime" e il telefonino rovente ROMA Fini ha
cercato anzitutto di dissipare ogni sospetto, "perché nessuno di noi è
contrario a un decreto per fermare questa vergogna delle intercettazioni,
Silvio. Vorrei che tu ne fossi consapevole". E dinnanzi all'irruenza di
Berlusconi, intenzionato addirittura a "chiamare in piazza il popolo del
centrodestra", il presidente della Camera ha spiegato che "in questo
modo non si risolverebbe nulla": "Il punto è che il capo dello Stato
non ravvede i presupposti di necessità e urgenza, e il decreto non lo
firmerebbe". Così, durante il pranzo a Montecitorio, al Cavaliere che
evocava lo scontro istituzionale con Napolitano, Fini ha contrapposto la
strategia della "mediazione" con il Colle e con l'opposizione,
"perché anche tra i loro leader c'è chi è rimasto vittima di
intercettazioni pubblicate sui giornali". È questa l'unica strada che
secondo Fini si può perseguire, "c'è tempo fino al Consiglio dei ministri
per provarci". Certo, l'inquilino della Camera comprende lo stato d'animo
di Berlusconi, deciso a combattere una battaglia contro "l'ingiusta
giustizia", una lotta che agli occhi del Cavaliere appare "impari",
"dato che alla politica si chiede di agire seguendo le regole, sui
decreti, sui disegni di legge e sul resto, mentre le procure agiscono al di
fuori delle regole e danno in pasto la vita delle persone". Ecco perché
parla di "emergenza" il premier. Ecco perché era
giunto da Fini con il testo del provvedimento che vieta la pubblicazione delle
intercettazioni, redatto la notte prima dal ministro della Giustizia. E per
Berlusconi le intercettazioni che "circolano nei giornali" sono
"illegali". Di più: "È tutto illegale, Gianfranco. Questa non è
una inchiesta giudiziaria, sa tanto di operazione spionistica, di golpe.
La verità è che dal '94 hanno tentato di tutto per farmi fuori e ora ci provano
sul piano personale". Ecco l'incredibile novità: un governo, un
Parlamento, la politica sono appesi da giorni alla possibile diffusione di
colloqui pruriginosi in cui sarebbero coinvolti il presidente del Consiglio ed
alcune esponenti del governo. Ma nel Palazzo non si respira l'atmosfera degli
anni di Tangentopoli, non c'è l'attesa drammatica degli avvisi di garanzia su
vicende che incrociavano corrotti e corruttori. Le storie sono diverse, anche
se gli effetti potrebbero essere simili. "Ed è chiaro l'obiettivo",
spiegava giorni fa Berlusconi ad un amico, mentre seduto in poltrona batteva
nervosamente il piede: "Il tentativo è quello di farmi fuori. Ma se non
l'hanno capito glielo ripeterò: non finirà come nel '94, perché io non me ne
andrò nemmeno se mi dovessero condannare". È difficile parlare di
prerogative istituzionali e di calendari parlamentari con chi si sente vittima
di una macchinazione e si scervella sul modo in cui quei colloqui sono stati
registrati e a quali indagini sono riferibili. È complicato restar calmi, se un
premier si sente chiedere dai propri avvocati se per caso ha usato quel
cellulare privato che da qualche tempo possiede, e se il telefonino che nelle
notti pare si facesse rovente era riconducibile direttamente a lui o era
intestato ad altri. "E dinnanzi allo scempio di vite private, Napolitano
pensa che uno Stato liberale non debba reagire con un decreto?". L'ira di
Berlusconi è il riflesso di sentimenti personali e di considerazioni politiche.
In questo caso l'indice è puntato contro il leader del Pd, "perché
Veltroni era avvertito di questa situazione della giustizia, sapeva dei guasti
profondi e condivideva la necessità di porvi rimedio. E sarei io ad aver rotto
il dialogo? O lui piuttosto, che non ha fatto nulla per restituire alla
politica quel primato che un pezzo di magistratura militante non vuole riconoscerle?".
Nel Pd c'è chi vorrebbe dire ciò che non può dire. È certo che al loft sapevano
di come stavano precipitando le cose, se è vero che un dirigente democratico
venne informato da Ghedini, l'avvocato-deputato del Cavaliere: "Al
processo Mills a Milano eravamo d'accordo per riprendere a settembre, invece
c'è stata un'accelerazione. Berlusconi è terrorizzato all'idea che si torni al
'94. La politica deve dare una risposta". Invece la politica si trova
appesa a telefonate pecorecce. Alla Camera si discute se inserire il premier
nel pantheon dei grandi leader-amatori del socialismo europeo, accanto al
francese Mitterrand, allo svedese Palme e al tedesco Brandt, che pare
s'intrattenesse con signorine al soldo dei sovietici. E intanto il dipietrista
Donadi s'informa: "Quand'è che usciranno le intercettazioni?".
Francesco Verderami stampa |.
( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
LA NOTA
Parte del centrodestra cerca di evitare tensioni con il Colle La marcia verso
la resa dei conti potrebbe subire un rallentamento. Oggi Silvio Berlusconi
dovrebbe parlare in tv di quella che considera l'emergenza della giustizia. E
domani si terrà un Consiglio dei ministri segnato dalla preoccupazione ed il
nervosismo del premier. Ma l'ipotesi di arrivare ad un
decreto legge che blocchi subito la pubblicazione delle intercettazioni
telefoniche deve fare i conti con ostacoli oggettivi. Il primo è la massa dei
provvedimenti che il Parlamento deve approvare entro luglio. Il secondo è il
"no" di un'opposizione che, sebbene divisa, è in grado di rallentare
i lavori delle Camere. Ma esistono anche controindicazioni politiche.
Nel colloquio di ieri col presidente della Camera, Gianfranco Fini, Berlusconi
ha capito che nel Pdl la linea dello scontro con la magistratura non è a
scatola chiusa. Esiste una volontà comune di ristabilire il primato del potere
politico sul sistema giudiziario. Lo conferma l'offensiva del Pdl contro il
vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, accusato di avere criticato il
Parlamento. Ma nessuno sembra disposto a sacrificare il rapporto con il
Quirinale. La Lega ma anche An considerano Giorgio Napolitano essenziale, in
una fase così caotica. E nei giorni scorsi il capo dello Stato si è dichiarato
contrario allo strumento del decreto legge. Tuttavia, l'ipotesi che domani
prevalga la linea del muro contro muro, costi quel che costi, non è da
escludersi. Le parole del senatore Niccolò Ghedini, esegeta della strategia
berlusconiana sulla giustizia, fanno pensare. Ghedini parla di un "vaso
già traboccato"; e di intercettazioni "senza rilevanza penale, ma che
possono rovinare" persone estranee alle indagini. Non è l'annuncio del
decreto. Ma si intravede un invito a Napolitano perché "abbia accortezza
della situazione di gravissimo disagio". I toni non sono polemici, né di
rottura: risentono degli inviti alla prudenza arrivati da Fini e dal capo leghista
Umberto Bossi. D'altronde, ieri la presidenza della Repubblica ha autorizzato
la presentazione del "lodo Alfano" che mette le quattro maggiori
cariche dello Stato al riparo dai processi: decisione che gli ha tirato addosso
attacchi e insulti da parte della sinistra girotondina. Lo stesso Antonio Di
Pietro ha sostenuto che Berlusconi avrebbe "raggirato" Napolitano. Ma
il segretario dell'Idv si rende conto che si sta spezzando l'alleanza col Pd,
già lesionata. La lettera comune di Walter Veltroni e del leader dell'Udc, Pier
Ferdinando Casini, a difesa del Parlamento e contro il governo, sa di alleanza
in embrione, dalla quale Di Pietro è escluso. E la manifestazione contro le
"leggi vergogna" indetta per l'8 luglio dai seguaci dell'ex pm e
dall'estrema sinistra inserisce un altro cuneo con il Pd. È un contesto confuso
per tutti. Le parole che stasera Berlusconi userà in tv diranno come potrà
evolversi: sempre che non ci sia un ripensamento. Massimo Franco stampa |.
( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
"Probabilmente ci sono termini di necessità e urgenza" aveva
detto berlusconi Intercettazioni, frenata sul decreto Il provvedimento non è all'ordine del
giorno del Consiglio dei ministri di venerdì. L'unica certezza è ora il ddl
ROMA - L'ipotesi di un decreto legge sulle intercettazioni, avanzata dal
premier Silvio Berlusconi, perde quota. Il provvedimento non è
all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri che si terrà venerdì alle
9.30. Secondo quanto riferisce un comunicato di Palazzo Chigi, l'ordine del
giorno della riunione dell'Esecutivo comprende i seguenti punti: avvio delle
procedure di nomina dei Presidenti di Enti previdenziali e leggi regionali.
"EMERGENZA" - Quella del decreto sulle intercettazioni era un'ipotesi
ventilata dal Cavaliere. "Probabilmente ci sono termini di necessità e
urgenza per intervenire, non con un disegno di legge che richiede tempi lunghi,
ma con un decreto legge", aveva detto Berlusconi a riguardo. "Stiamo
vivendo un momento di emergenza, perché siamo fuori da una società che abbia
comportamenti civili. Non credo che un Paese possa permettersi ciò che sta
accadendo, che è accaduto e che si prospetta possa accadere, cioè che privati
cittadini si vedano sottratto il loro diritto alla privacy con interventi
violenti che possono portare danni irreparabili alla loro immagine: uno Stato
liberale democratico questo non lo può permettere". DI PIETRO - La
decisione del governo di non inserire la questione intercettazioni nell'ordine
del giorno del Cdm di venerdì arriva al termine di una lunga giornata di veleni
e polemiche sull'argomento, al quale ora non si sottrae neanche il leader
dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro. "Almeno adesso le cose sono
chiare: loro facevano il decreto per impedire che venissero pubblicate queste
intercettazioni. Hanno capito che non le pubblicano più e quindi non si fa più
il decreto... questo la dice lunga sul modo di agire dell'attuale
governo". DDL UNICA CERTEZZA - Ora però che l'ipotesi del decreto perde
quota per il Parlamento resta al momento una sola certezza in tema di
intercettazioni: il provvedimento varato il 13 giugno dal governo e firmato dal
Capo dello Stato il 26. Ma vediamo quali sono gli elementi centrali del
provvedimento che sarà esaminato dalle Camere. VIA IL MAGISTRATO CHE PARLA
TROPPO - La "toga" che ha "pubblicamente rilasciato
dichiarazioni" sul procedimento che gli è stato affidato ha l'obbligo di
astenersi. Il capo dell'ufficio (o il Pg) deve provvedere a sostituire il
magistrato che risulta iscritto nel registro degli indagati per rivelazione del
segreto d'ufficio. DIVIETO PUBBLICAZIONE - Anche parzialmente, per riassunto o
nel contenuto non si possono più pubblicare gli atti dell'indagine preliminare,
o quanto acquisito al fascicolo del Pm o del difensore ("anche se non
sussiste più il segreto"), "fino a che non siano conclude le indagini
preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare". REATI
INTERCETTABILI - Possono essere "spiati" solo quelli con pene massime
dai dieci anni in su. Sì alle intercettazioni anche per i delitti per i quali
indaga la direzione distrettuale antimafia (sequestro, mafia, tratta etc); i
delitti contro la pubblica amministrazione "per i quali è prevista la pena
della reclusione nel massimo non inferiore a 5 anni" (inclusi quindi i
reati di concussione e corruzione); i reati di ingiuria, minaccia, usura,
molestia o disturbo delle persone con il mezzo del telefono. LIMITI DI TEMPO -
Non si potrà intercettare per un tempo superiore a tre mesi; nel caso di reati
di criminalità organizzata, mafia, terrorismo o di minaccia col mezzo del
telefono si può arrivare a 40 giorni prorogabili di altri 20. AUTORIZZA UN
COLLEGIO - Non sarà più il gip ma un tribunale a dare il via libera alle
intercettazioni chieste dal pm, e ciò dovrà avvenire "con decreto
motivato, contestuale e non successivamente modificabile o sostituibile, quando
vi siano gravi indizi di reato". ARCHIVIO RISERVATO E DIVIETO DI ALLEGARE
VERBALI A FASCICOLO. L'archivio sarà presso l'ufficio del pm . DIVIETO UTILIZZO
IN PROCEDIMENTI DIVERSI - Le intercettazioni non potranno essere utilizzate in
procedimenti diversi da quelli nei quali sono state disposte, fatta eccezione
per i reati più gravi di mafia, terrorismo etc (fino ad oggi, invece, erano
consentite per tutti i reati con arresto in flagranza). UN FASCICOLO AD HOC -
Nell'ordinanza le intercettazioni possono essere richiamate soltanto nel
contenute e sono inserite in un apposito fascicolo allegato agli atti. CARCERE
PER I GIORNALISTI - Chi pubblica le intercettazioni è punito con l'arresto da
uno a tre anni e con un'ammenda da 500 a 1.032 euro. CARCERE PER CHI DIVULGA -
Chiunque "rivela indebitamente notizie inerenti ad atti del procedimento
penale coperti dal segreto" o ne agevola la conoscenza è punito con al
reclusione da uno a cinque anni. stampa |.
( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
La
carfagna: "Solo gossip". Veltroni: "Tutte le
armi contro dl intercettazioni" "Clinton non fece ministro la
Lewinsky" Donadi (Idv): "L'informazione prevalga sulla privacy".
Rotondi: "L'Italia parla al telefono come Silvio" Massimo Donadi
(Imago) ROMA - Intercettazioni e veleni. Per Massimo Donadi (Idv) "l'informazione deve
prevalere sulla privacy". Per il ministro Gianfranco Rotondi
"quelle telefonate" potrebbero addirittura essere apprezzate.
Posizioni opposte sulle indiscrezioni che negli ultimi giorni stanno scuotendo
gli ambienti della politica. Il tema è l'ipotesi della pubblicazione di nuove
intercettazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (che avrebbero
spinto il premier a non partecipare alla puntata di "Matrix").
L'allusione del capogruppo dell'Italia dei valori è piuttosto esplicita:
""E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo
governo?" si chiede Donadi a a 'Radio Radicale'. "Il dirimente tra
pubblico e privato nella politica nel caso di un capo di governo è molto
labile. Credo che l'informazione debba prevalere". "Io sono
rispettoso al massimo della privacy dei cittadini italiani - aggiunge - ma
credo che nella vita di un uomo politico di privacy ce ne debba essere molto
poca. Se poi quest'uomo politico riveste cariche istituzionali di massimo
rilievo prevale quasi sempre il diritto dei cittadini ad essere
informati". "PORCHERIE" - E se il ministro per le Pari
opportunità, Mara Carfagna, non vuole rilasciare commenti ("Non mi occupo
di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega
del mio ministero, e quindi non me ne occupo"), il suo collega di governo,
Rotondi, assicura che "l'Italia parla al telefono come Berlusconi e non
come Eugenio Scalfari: gli italiani scherzano, alludono, dicono pure una
porcheria ogni tanto, e gli piace così". "La cultura azionista del
giornalismo italiano - aggiunge - impedisce la comprensione storica della Dc
prima e del berlusconismo poi. Ora credono di illuminare con le intercettazioni
le miserie di Berlusconi e, invece, per la gente saranno grandezze".
PDL-PD - Gli esponenti della maggioranza, comunque, confermano l'esistenza dei
requisiti di necessità e urgenza per un decreto legge sulle intercettazioni
(nonostante i dubbi del presidente della Camera, Gianfranco Fini). Per Fabrizio
Cicchitto, capogruppo Pdl a Montecitorio: "Le ragioni dell'urgenza per un
intervento legislativo sul tema barbarico delle intercettazioni ci stanno
tutte, poi bisogna fare i conti con i tempi parlamentari. Siamo di fronte o a
violazioni del segreto istruttorio o a fatti di autentico spionaggio nella vita
privata dei cittadini". Di parere opposto è l'ex ministro Arturo Parisi:
"La scelta di procedere per decreto è evidentemente guidata dalle urgenze
e dalle necessità del presidente del Consiglio e non da quelle del Paese".
VELTRONI - E dopo l'annuncio della mancata partecipazione di Silvio Berlusconi
a "Matrix" ("Basta gossip"), interviene sul tema anche
Walter Veltroni: "Io andrò da Mentana ma non per parlare di
pettegolezzi". E sul decreto intercettazioni? "Useremo tutte le armi
contro il provvedimento" assicura il segretario del Pd. "Se il
governo continuerà con l'atteggiamento che ha tenuto in questi venti giorni, se
non toglieranno l'emendamento che sposta i processi e se faranno un atto
incostituzionale come quello di presentare un decreto sulle intercettazioni,
allora devono mettere nel conto un inasprimento del clima parlamentare perché
l'opposizione risponderà difendendo le prerogative del Parlamento con tutti gli
strumenti a sua disposizione". stampa |.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
I? Da Il
Velino.it CORRIERE DELLA SERA - Editoriale di Francesco Giavazzi: "Il
nuovo shock petrolifero". "La mossa di Trichet: su i tassi".
"Olimpiadi. Sì di Bush a Pechino: ci sarò". In un riquadro:
"Paulson in tour per rassicurare i leader europei". "Torna
l'austerità e ripesca le idee della New economy". Fotocolor: "Hitler,
lite per la statua di cera". A centropagina: "Cofferati: in piazza
l'8 luglio? Noi non dobbiamo andarci". In un riquadro: "Il premier in
trincea: reagirò ai ricatti". "Londra, giallo dei due studenti
assassinati". In basso: "Il primo uomo incinto: è nata una
bimba". In un riquadro: "Lo scandalo della sposa madre a 12
anni". "Comparsa di Gomorra in cella per camorra". LA REPUBBLICA
- "Berlusconi: gossip avvelenati. Al macero telefonate del premier".
In un riquadro: " Appello di cento costituzionalisti: 'Fermate lodo e
blocca processi'". Fotocolor: "Rapporto dal Tibet,viaggio nella città
proibita". A centropagina: "la Bce alza il costo del denaro. Di un
quarto di punto. Nuovo record del petrolio". In un riquadro: "La
Betancourt riabbraccia ifigli: 'Ora mi sento in paradiso'". In basso:
"I truffatori della tavola vendevano cibo avariato". "Boom tra
le ragazzine della 'pillola del lunedì'". In un riquadro: "Una
giovane italiana scomparsa a Barcellona". LA STAMPA - "Alt campi rom
e moschee. Ragazzina serba di 11 anni venduta in sposa: 'Da noi si usa
così'". "Berlusconi frena. Intercettazioni,
niente decreto". Commento di Luigi La Spina: "Gossip di Stato".
A centropagina: "Eurolandia alza i tassi per fermare l'inflazione".
Fotocolor: "Franzoni, 3 anni in meno". In basso: "Dove parlano
la lingua di Gesù". IL GIORNALE - Editoriale di Alain de Benoist:
"Questa Europa a tasso variabile". "Mutui più cari, ecco come
difendersi. "Fotocolor: "Toh, nel 2007 Di Pietro
voleva una legge anti intercettazioni". In un riquadro: "Berlusconi:
'Stop al gossip che inquina la politica". "Perchè il premier ha
rinunciato ad andare in tv". A centropagina: "'Ruba o ti faccio stuprare'.
Ecco le intercettazioni in cui i rom minacciano i bambini rendendoli
schiavi". Fotocolor: "La Betancourt riabbraccia i figli: 'Ora
mi sento come in paradiso'". In un riquadro: "Il vizietto dei
Veronesi". "Il Ringhio della verità". In basso: "Scontro di
inciviltà". IL TEMPO - Editoriale di Achille Chiappetti: "La garanzia
che arriva dal Quirinale". "Silvio spegne il gossip politico.
Berlusconi rinuncia a Matrix: avrei oscurato il lavoro del governo". In un
riquadro: "Sicurezza e viabilità. Ecco le sfide di Alemanno".
Fotocolor: "Mara Meis accusa il giudice: costrinse Vittorio a
lasciarmi". A centropagina: "La Bce alza i tassi al 4,25%". In
un riquadro: "Betancourt riabbraccia la famiglia". "Rossi Stuart
in gommone travolge un uomo". "Sparito in mare un imprenditore
romano". In basso: "Danni ai monumenti di Roma. Arrivano i controlli
in video". L'UNITA' - "Ingrid, e adesso il Nobel". A
centropagina: "Intercettazioni, Berlusconi
all'angolo. Fini e la Lega contrari al decreto, il premier rinuncia da andare
in tv: 'Non parlo di gossip'. Veltroni: pronti a dare battaglia. D'Alema alla
festa de l'Unità: dalla destra forzatura inaccettabile". In un riquadro:
"Trichet alza i tassial 4,25%. Stangata sui mutui". In basso:
"'Alla Diaz la vendetta dei poliziotti'". IL FOGLIO - "Il Cav.
rinuncia (per ora) all'autodifesa in tv, il decreto resta in canna".
"Lo Strega sbagliato". "Eccola, è 'rimasta viva per
riabbracciare i figli' ed è più forte di un uomo". "Mc Cain fa un altro
rimpasto, s'affida al 'sergente' di Rove". In un riquadro: "Intercettazioni nate prima del telefono". A
centropagina: "Alitaliani europei". "Colombia della pace".
IL RIFORMISTA - Editoriale di Pietro Calabrese: "Si può fare opposizione
senza gridare". "Il silenzio è d'oro, Berlusconi rinuncia a Matrix. E
oggi in Consiglio dei ministri niente decreto legge". Commento di Fabrizio
Esposito: "'Silvio non avere paura, anche il Duce amava le donne'".
"Bini Smaghi e la Bce: 'C'è un problema di comunicazione tra l'Europa e i
cittadini'". "Sulla scena irrompe la Lewinsky. Consiglio dei
minisky". A centropagina: "Lucia Annunziata: 'Sarò in piazza'".
"Diventa un libro il duello tra Draghi e Tremonti". In un riquadro:
"Walter tra Casini e i girotondi". In basso: "'Vedrete,
Ratzinger bucherà il video'". IL SOLE 24 ORE - Editoriale di Adriana
Cerretelli: "Il disegno di Tremonti e la timidezza europea".
"Tassi, conto da 10 miliardi. Trichet: così si stabilizzano i prezzi -
petrolio a 146 dollari". Fotocolor: "Edison si allea in Grecia e
diventa il secondo big energetico". In un riquadro: "La miglior
riforma per la Rai? Rompere lo status quo". "Intercettazioni,
niente decreto. Berlusconi rinuncia a 'Matrix'". A centropagina:
"Marcegaglia: bene i tagli, ora vanno ridotte le tasse",
"Passera: per il piano Alitalia la situazione è difficile, rispetteremo le
norme Ue". In un riquadro: "Un Fisco a rate per 90mila".
"La Secom: sui gruppi tlc in Argentina soltanto mosse autorizzate".
In basso: "Non solo stelle: per la qualità gli hotel avranno un
rating". Dagospia 04 Luglio 2008.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
OTERE
OPERAIO"? 1 - SIAMO GOVERNATI DA LADRI MA TUTTA LA SOCIETÀ È CORROTTA
Lettera di Sabina Guzzanti al "Corriere della Sera" © Foto
U.Pizzi"> Sabina Guzzanti © Foto U.Pizzi Caro direttore, sull'aereo al
ritorno da un viaggio di un mese per un lavoro sulla satira nel mondo, ho preso
l'Espresso per aggiornarmi un po'. Meno male che avevo la cintura di sicurezza
perché rischiavo di cadere dalla sedia! La notizia è scioccante. L'articolo di
apertura dice che Berlusconi ha mostrato il suo vero volto: non un grande
statista ma un uomo che pensa solo a fare leggi per sé! Ha ingannato
l'opposizione con straordinaria abilità! La sua performance è stata talmente
geniale e inaspettata (sorrideva! Lui che non ha mai sorriso!), che ha
ingannato perfino Veltroni! Appena atterrata vengo a sapere della
manifestazione dell' 8 luglio. I commenti che sento e che leggo in proposito
sono sempre gli stessi. La gente non arriva alla quarta settimana questi sono i
problemi, non le intercettazioni, non la giustizia, non la difesa della vecchia
obsoleta Costituzione, non la difesa dei giornalisti che sono una casta e che
se non scendono in piazza loro non si capisce perché dovremmo scendere in
piazza noi, non la difesa dei magistrati che sono un'altra casta. Shenderovich,
satirista russo, lavorava ad un programma con il 50% di share, è stata una
delle prime vittime di Putin. Sono anni che può esprimersi solo in una radio
dissidente e la gente che ha votato Putin continua a fermarlo per chiedergli:
come mai non ti si vede più in tv? Shenderovich osserva acutamente che la sua
gente non associa la libertà al benessere. Guardano l'Occidente e vorrebbero
quello stile di vita. Non capiscono che questo stile di vita è stato raggiunto
grazie alla libertà. E votano Putin in massa. © Foto La Presse"> Il
Divin Tonino © Foto La Presse Tutti proviamo fastidio a risentire la parola
girotondi, proviamo fastidio al nome di Di Pietro, al nome Veltroni, Fava e
ormai anche Vendola. Sarebbe meglio che ci fossero dei politici che ci
convincono di più ma non ci sono. Nell'attesa dell'arrivo del messia una
manifestazione è stata convocata l'8 luglio e bisogna andarci. Il leader
plebiscitario Veltroni dice che si tratta dei soliti quattro gatti. Su Veltroni
non c'è altro da aggiungere al commento di Altan: - Si manifesta in autunno. -
A che ora? La ragione per cui non si arriva alla quarta settimana è che tutti i
settori della nostra società, compresi tutti quelli che dovrebbero svolgere
attività di controllo, sono corrotti. La ragione per cui stiamo male e staremo
peggio è che siamo governati da ladri. È grazie alle
intercettazioni che sono state fermate le scalate alle banche da parte di
Berlusconi, della Lega e del Pd, grazie alle intercettazioni e soprattutto
grazie al fatto che siano state rese pubbliche a mezzo stampa Fazio è stato
costretto a dimettersi e ora ci troviamo con Draghi che è onesto e capace.
La violazione della privacy è già punita dalla legge, Anna Falchi ha avuto
giustizia. Gli italiani continuano ad essere truffati dalle banche, dai
partiti, dall'ultimo arrivato come Fiorani che con in tasca decine di milioni
di euro rubati alle vecchiette che poi votano Berlusconi, ci saluta dai canali
Mediaset, sempre educativi, ballando a torso nudo a casa di Lele Mora. 2 -
"WALTER, PRENDI PUBBLICAMENTE LE DISTANZE DALLA MANIFESTAZIONE DI POTERE
OPERAIO: BERLUSCONI E DI PIETRO SONO DUE FACCE DELLA STESSA ANOMALIA"
Giovanni Fasanella per "La Storia Nascosta" (http://www.lastorianascosta.com/news.php?extend.240)
© Foto U.Pizzi"> Walterloo Veltroni © Foto U.Pizzi Il politico
Berlusconi non mi piace, l'ho sempre detto sin dal giorno della sua
"discesa in campo". Però mi chiedo: ma perchè, nonostante tutto, lui
continua a vincere, e la sinistra a perdere? La risposta credo che sia
abbastanza semplice: perché la maggioranza degli italiani considera la sinistra
un male peggiore. Si dovrebbe partire da qui, una buona volta. Non per
omologarsi al berlusconismo, ma per costruire una proposta più forte e
credibile. E invece vedo il pericolo di una recidiva: la tentazione di
affidarsi ai giudici per liquidare un problema, l'anomalia berlusconiana, che
non si riesce a risolvere sul piano politico-elettorale. Non ha mai funzionato,
finora. E dubito che funzionerà in futuro. Walter Veltroni "non vada alla
manifestazione romana dell'8 luglio, promossa dagli ex dirigenti di Potere
operaio e alla quale hanno subito aderito "gli intellettuali". I
soliti che da quarant'anni non fanno altro che firmare appelli e inviare
messaggi, invece di produrre analisi coraggiose della realtà italiana (a
proposito, attenti alle parole: se si continua a urlare in modo così scomposto
che la "dittatura è alle porte", prima o poi qualcuno finirà per crederci;
e gli sembrerà un gesto di romantico eroismo impugnare una pistola per sparare
in testa a un "simbolo"). Ma non faccia il pesce in barile, il leader
del Pd. Prenda pubblicamente le distanze da quella compagnia di giro di comici,
politici e intellettuali tanto chiassosa e presenzialista quanto inconcludente.
E lo faccia spiegando agli italiani le proprie ragioni, con chiarezza, rigore e
determinazione. Perchè ci sono milioni e milioni di elettori moderati, di
destra, di centro e di sinistra, che non vogliono morire schiacciati nella
morsa Berlusconi-Di Pietro, due facce della stessa anomalia. Qualcuno davvero
crede che entrare in politica, con ambizioni plebiscitarie e presidenzialiste,
5 minuti dopo aver decapitato il Paese della sua classe dirigente, come fece il
Pm Antonio Di Pietro, sia una cosa normale per una democrazia? Dagospia 04
Luglio 2008.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
VIVA LA
CARFAGNA! ? ARMENI: "IL PARAGONE CON LA LEWINSKY È UNA VOLGARITÀ
GRATUITA" - SANTADECHÉ: "SE UNA CRETINA ARRIVA IN UN POSTO IMPORTANTE
C'È VERA PARITÀ" ? RAVERA: "MI FA PENA"? BEATI Jena per La
Stampa - Su tutta questa storia di pseudo politica e di falso moralismo, si può
dire solo una cosa: se Berlusconi e Carfagna sono stati amanti, beati loro.
Anzi, beato lui. Lorenzo Salvia per il Corriere della Sera Il ministro Mara
Carfagna "Mara Rosaria Carfagna dovrebbe dimettersi perché tutto sommato è
un danno per il governo cui appartiene". D'accordo, le pagine sono quelle
del Riformista, quotidiano di sinistra anche se mai ortodosso. Ma a scrivere è
Filippo Facci, che di sinistra certo non è. Firma del Giornale, volto di
Mediaset, autore della rubrica che sul quotidiano di Antonio Polito prende
significativamente il nome di "Destri". Fuoco amico. Sostiene Facci che le intercettazioni non c'entrano, ma che il
ministro per le Pari opportunità rappresenta il "punto di non ritorno per
un elettorato cui puoi propinare quasi tutto ma non tutto. Ha cominciato a fare
politica nel 2006 e a metà del 2008 è diventata ministro: è troppo,
punto". Via dal governo non per quelle telefonate che si addensano
sul Palazzo ma perché inadeguata. Nello stesso giorno c'è anche il fuoco
nemico. Arriva dal partito di Di Pietro con la firma di Massimo Donadi:
"Se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro la vicenda sarebbe
diventata di rilevanza politica oppure no?". Non fa il nome della
Carfagna, la donna che Berlusconi avrebbe voluto sposare, parole sue, se non ci
fosse stata già Veronica. Ma di cosa parla si capisce benissimo. E a chiarire
il tutto ci pensa Antonio Di Pietro in persona: "Sarebbe immorale se il
presidente del Consiglio avesse nominato ministro una persona per ragioni
diverse da quelle politiche". E aggiunge "il gossip politico fa male
anche agli interessati, ma soprattutto ai coniugi degli interessati". Mara
Carfagna è a Napoli e non risponde: "Non mi occupo di intercettazioni, di
gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero".
Ma incassa la solidarietà di molte donne, anche a sinistra. Alessandra
Mussolini se la ride: "Ricordo più di un ministro per le Pari opportunità
che scippava i disegni di legge a noi parlamentari. Noi studiavamo, e quelle si
pigliavano gli applausi. Mara no. Ci ascolta, è umile. E poi fare il ministro è
come fare la mamma: all'inizio non sai fare nulla, ma giorno dopo giorno
impari". A colpire la Mussolini è stata una riunione che pochi giorni fa
il ministro ha fatto alla Camera con tutte le parlamentari del Popolo della
Libertà. "Ci ha illustrato ? racconta Margherita Boniver ? un eccellente
progetto contro la prostituzione che, ispirato al modello britannico, vieta
l'adescamento in luogo pubblico. Intelligente, equilibrata. Attenta ai
suggerimenti e senza la falsa forza di chi vuole imporre la propria
opinione". Certo, è anche solidarietà di parte. Verso una collega di
partito e, di riflesso, verso il grande capo. Ma pure attraversando il fossato
che un tempo divideva destra e sinistra c'è chi la Carfagna la difende.
"Il paragone con la Lewinsky è una volgarità gratuita" dice la
giornalista Ritanna Armeni che pure del ministro non ha condiviso tante cose, a
partire dall'esternazioni sui gay. "E chiederne le dimissioni perché non
ha esperienza ? aggiunge ? significa essere davvero strabici. Se andiamo a
guardare gli ultimi governi non ricordo presidi al ministero dell'Istruzione,
professori alla Giustizia o espertoni vari alla Difesa". Alla fine la
storia è sempre quella: "Prendersela con le donne è sempre facile". Condivide
e sottoscrive Rina Gagliardi, ex parlamentare di Rifondazione: "Non ho
alcuna ragione specifica per esprimere la mia solidarietà a questa signora ma
sono sempre un po' sospettosa quando si attacca una donna. Non è adeguata al
ruolo? Probabile. Ma perché, il ministro della Giustizia, che si occupa
peraltro di cose un tantino più importanti, non è ornamentale anche lui?".
Non sparate sulle donne. La scrittrice Lidia Ravera la pensa diversamente:
"È un bersaglio fin troppo facile. La stellina tv diventa ministro perché
cara al presidente, uno stereotipo, un po' mi fa pena poverina". Ma la sua
è solo una premessa: "Va bene svecchiare la classe politica. Ma farlo
cooptando le amiche e i figli degli amici è un insulto alle istituzioni".
La leghista Carolina Lussana invita ad aspettare: "Non conta da dove si
viene, conta quello che si fa. Ed è ancora troppo presto per giudicare il
lavoro della Carfagna. Lasciamola in pace e, per favore, evitiamo scivoloni
come quel paragone sulla Lewinsky: è la dimostrazione che quando si arriva in
un posto importante la tentazione della battuta facile e del pregiudizio non
muoiono mai". Chiara Moroni, invece, se la prende con Facci, che è pure
amico suo: "Liberissimo di pensare che un ministro non sia adeguato. Ma
che per questo il ministro medesimo si debba dimettere, beh, mi sembra davvero
che abbia una considerazione troppo elevata del proprio ruolo. Mara è brava e
alla lunga tutti lo capiranno". Daniela Santanché, come capita spesso,
sceglie la provocazione: "Quando una cretina arriva in un posto importante
vuol dire che c'è vera parità. Non dico che la Carfagna sia cretina ma se lei è
inadeguata lo sono anche tanti ministri uomini, presenti e passati. Solo che di
loro nessuno dice niente. È il solito tiro al piccione contro le donne".
Ecco, e gli uomini che ne pensano? "Tutti i ministri di questo governo ?
dice il giornalista Marco Travaglio ? sono scelti con lo stesso criterio, il
totale servilismo verso il capo. Sono fotocopiatrici e almeno lei è una fotocopiatrice
carina. O si dimette in blocco il governo oppure viva la Carfagna".
Antonio Martusciello, di Forza Italia e campano come la ministra, torna alle
origini del partito: "Siamo nati proprio per portare nel Palazzo chi non
aveva a che fare con le vecchie liturgie della politica. Perché questo deve
essere un difetto solo per lei?". Anche Enzo Carra torna indietro con la
memoria. A quando lui, all'epoca portavoce della Dc, fu portato in manette in
tribunale: "Poveretta, qua si mesta nel fango. E questo è giustizialismo.
Anzi, se permettete, manettismo". Dagospia 04 Luglio 2008.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
I VESPRI
Lo sciunami di Mastella Norma Rangeri Ogni volta che compare in tv, Clemente
Mastella, ancora lui, si fa del male da solo. Non importa se il giornalista che
gli sta di fronte sia più o meno gentile. Naturalmente, se va nel programma di
Michele Santoro a discutere di unioni omosessuali, è facile vederlo rimanere
senza parole, abbandonare lo studio, o minacciare di togliere l'appoggio al Cda
della Rai se per caso non gli piace la puntata di "Anno Zero" sul
giudice De Magistris. Ma se anche va da Mentana (Matrix, mercoledì), in una
serata a lui dedicata, lunga da sembrare interminabile, l'ex ministro della
Giustizia fa del suo peggio. Intanto ricomincia con gli elogi verso se stesso
nella maniera più indigesta: simulando umiltà. In pratica facendo la vittima.
Non di se stesso, come sarebbe normale, ma di oscuri complotti. Non gli passa
nemmeno per la testa di riflettere sui propri errori, preferisce cantare sempre
lo stesso ritornello: "Dovevo cadere io, perché volevano far fuori
Prodi". Perché Mentana abbia scelto di farcelo ascoltare di nuovo è un
mistero. O forse no. In fondo Mastella perseguitato dai magistrati è un buon
ventriloquo del Berlusconi vittima dei giudici. Quindi eccoci
a ripercorrere le tappe della via crucis mastelliana a base di intercettazioni.
"Sono innocente", ripete l'imputato, che si ritiene ingiustamente
perseguitato insieme alla sua famiglia. Rivendica, con ragione, la
primogenitura dello stop alla pubblicazione delle intercettazioni. E' Mastella
l'uomo di punta delle leggi ad hoc per chiudere le cronache giudiziarie dei
giornali. Con i suoi decreti e disegni di legge, che ogni sera discuteva
a "Porta a porta". E' sempre lui che attacca il procuratore che lo
indaga. E' lui che accusa certi magistrati di essere troppo politicizzati. E' lui
che parla di emergenza democratica della giustizia. Non perché il cittadino
attende per anni una sentenza, ma per colpa di alcuni settori della
magistratura. Mentana manda in onda un lungo filmato con la performance del
procuratore del tribunale di S. Maria Capua Vetere che, attaccato da Mastella
nel suo discorso di dimissioni alla Camera, a sua volta annunciava di volersi
tutelare dalla ingiurie ricevute dal ministro. Il magistrato sembra il
protagonista di una commedia, "una scena che avrà fatto guadagnare voti
alla Lega", commenta il conduttore. Giusto, ma l'ospite che ha davanti
forse no? Mastella che, a proposito delle sue disavventure
politico-giudiziarie, dice di essere stato colpito e travolto da uno
"sciunami", è forse meno imbarazzante di quel magistrato rubato a una
commedia di De Filippo? nrangeri@ilmanifesto.it.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
CINA La
famiglia della ragazza stuprata "convinta" ad arrendersi Alla fine
hanno dovuto piegarsi al volere delle autorità, i genitori di Li Shufen, la
ragazza di 17 anni la cui morte ha scatenato sabato scorso proteste e disordini
nelle strade di Weng'an, cittadina del Guizhou, dove oltre 30mila persone sono
scese nelle strade indignate per la conclusione dell'inchiesta di polizia
secondo la quale la ragazza si era suicidata. La famiglia ha sempre sostenuto
che la giovane era stata uccisa, dopo essere stata violentata, da tre uomini,
protetti dalle autorità. Li Xiuhua e Luo Pingbi non avevano voluto seppellire
il corpo perché lo consideravano una prova della violenza subita dalla propria
figlia. Ma da allora non hanno avuto pace. Al quotidiano di
Hong Kong South China Morning Post hanno raccontato di essere stati
sistematicamente pedinati, spiati e intercettati. Decine di funzionari
governativi li hanno assediati con visite e colloqui per fargli accettare un
risarcimento di 30mila yuan (tremila euro circa) per il funerale. "Abbiamo
dovuto accettare" ha detto il padre. "Io sono solo un
contadino".
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
VUOTI DI
MEMORIA Saccà e il fantasma Alberto Piccinini Ora che il
fantasma di Monica Lewinsky agita le fantasie di chi attende le nuove puntate
delle intercettazioni telefoniche, giova ricordare la coincidenza che a metà
dicembre 2002 costrinse l'ex direttore generale della Rai Agostino Saccà a
annullare una comparsata della stagista di Clinton prima a "Domenica
in" e poi a "Porta a porta". La conduttrice Mara Venier
aveva promesso una cosa "friccicarella". Saccà la corresse
assicurando "spunti di riflessione utili nell'attuale società
caratterizzata da relativismo e da un forte soggettivismo". Ma non bastò.
Le proteste dei politici, quasi tutti di centro-destra a partire dal ministro
Gasparri, si appuntarono soprattutto sul cachet: 10 mila, forse 25 mila euro
("meno di molti attori minori o famosi centrocampisti", commentò pure
Saccà). I giornali stranieri ci presero in giro: "Censura insolita -
scrissero - in genere la tv italiana ospita show per adulti pieno di sesso e
nudità". Al posto della Lewinsky ci fu Paolo Villaggio, che alle sette di
sera "finse di camminare sui carboni ardenti gridando sei o sette volte
porca puttana". Lo ricorda una malinconica dichiarazione dell'Osservatorio
per i diritti dei minori.
( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
LA
RINCORSA DELLE FINZIONI CHE HA DISSOLTO LA SINISTRA LA POLITICA smarrita La
destra può permettersi di rifiutare la complessità della contemporaneità,
svuotandola nella virtualità della messa in scena mediatica. La sinistra
dovrebbe ristabilire l'arduo primato della conoscenza Giovanni De Luna C'è in
giro un'acuta nostalgia del Pci ed è paradossale che questo sentimento prevalga
in chi nel Pci non è mai stato e che, soprattutto, si è tenuto alla larga da
tutte le tappe successive che - attraverso, prima il Pds poi i Ds - hanno
portato all'attuale Pd, in settori quindi, che si possono collocare alla
sinistra di quella traiettoria. Credo che si tratti di questo: almeno fino a
tutti gli anni '70 i rapporti del Pci con quest'area erano definiti da una
sorta di oscillazione del pendolo. Nella pedagogia autoritaria che ispirava il
modo in cui il partito si riferiva ai suoi iscritti e al popolo di sinistra era
infatti insito un continuo andirivieni tra due posizioni: nei momenti alti
della mobilitazione collettiva e del conflitto sociale il Pci, per legittimare
la propria funzione, doveva porsi come freno a una spontaneità troppo radicale,
normalizzare la carica dirompente della spinta dal basso per capitalizzarne il
valore sul piano del proprio ruolo istituzionale, come unico titolare delle
interrelazioni politicamente significative; nelle pause del conflitto, ma
soprattutto dopo le sconfitte più rovinose, il suo compito era invece di
sostituirsi ai movimenti, di surrogarne la mancanza di slancio, indicare una linea
di continuità e di resistenza che permettesse di non smarrire il filo della
speranza e della militanza. Questo è stato il Pci fino alla fine degli anni '70
e questo smise di essere quando - sotto la duplice spinta della solidarietà
nazionale e della lotta al terrorismo - il partito si fece compiutamente
"Stato", ritirando la passerella tra le istituzioni e i movimenti,
rinchiudendosi nel "palazzo" insieme all'intero sistema politico e
candidandosi a essere travolto insieme agli altri dalla slavina che sancì la
fine della Prima repubblica. E' interessante sottolineare oggi, quando ormai
quella vicenda è del tutto conclusa, come anche durante il "lungo
'68" ci fosse la sensazione diffusa che ci si potesse consentire qualsiasi
"estremismo" perché poi, alla fine, comunque ci sarebbe stata la
"mediazione" del Pci (e, nelle fabbriche, del sindacato) che dal
tumulto ribollente della "contestazione" avrebbe poi estrapolato
delle istanze in qualche modo compatibili con le regole del sistema politico. E
credo che proprio quella sensazione sia alla radice delle nostalgie odierne.
Ancora negli anni '90, dopo la dissoluzione del Pci, nelle varie sigle che
hanno affollato la galassia dei partiti postcomunisti affioravano tracce di
quell'atteggiamento, così come più recentemente nei comportamenti
irresponsabili della coalizione che sosteneva il governo Prodi: richieste fatte
solo per salvare la faccia o per accampare meriti venivano avanzate con la
consapevolezza di avviare un gioco a ribasso in cui questa volta, però, non ci
sarebbe stato nessuno a "mediare" autorevolmente e tutto si sarebbe
trasformato in una litigiosità permanente che alla fine avrebbe fatto implodere
maggioranza e partiti. Anche nell'ultima campagna elettorale quel remoto
sentimento è entrato in campo confezionando un ulteriore paradosso: quasi due
milioni di voti sono transitati dalla sinistra verso il Pd, verso un partito
che aveva detto chiaramente di avere come obbiettivo quello di strappare voti
al centro e di voler interpretare la sua vicenda politica nel segno di una
netta discontinuità con il vecchio Pci, recidendo qualsiasi legame con quella
storia e quei comportamenti anche sul piano delle alleanze e dei rapporti con i
movimenti. In questo caso, però, alla nostalgia si è accompagnata la paura. Una
paura che nasceva dalla possibilità che il partito liquido di Veltroni
evaporasse del tutto e che a sinistra si configurasse uno schieramento di
partiti dal peso elettorale più o meno equivalente, cancellando l'immagine
tradizionale e rassicurante che in tutta la storia dell'Italia repubblicana
aveva visto sempre un grande partito, affiancato da pochi piccoli partiti e da
una vasta area movimentista. Credo che il Pd debba interrogarsi seriamente su
questo paradosso e sull'horror vacui che ne emerge. Nato per stare al centro, con un processo di formazione che è sembrato una fusione
burocratica tra due consigli di amministrazione, ha intercettato il voto di
sinistra attraverso la proposta elettorale di "andare da solo". Come
non leggervi la nostalgia di un grande partito, e anche l'insofferenza per la
ridda di sigle che avevano dato vita alla dis-unione del governo Prodi?
La durezza dei fatti Adesso nostalgia e paura convivono strettamente
intrecciate. E' una vecchia storia. Dopo la sconfitta c'è dapprima una sorta di
intontimento, poi si aprono le cataratte delle recriminazioni, dei regolamenti
di conti, delle accuse e dei rimpianti. Più che guardare al passato
bisognerebbe forse cominciare a ridare un senso alle parole che abbiamo
ricevuto in eredità dal Novecento e che hanno cambiato totalmente il loro
significato (guerra, stato, lavoro, ....), studiando, raccontando la
contemporaneità, ridefinendone i linguaggi, ridisegnando una mappa concettuale
in grado di guidarci lungo rotte sconosciute in oceani tutti da esplorare. La
destra non accetta la sfida della complessità, semplicemente la elude. Nel suo
asse concettuale non sono c'è spazio per i "fatti" ma solo per la
loro "rappresentazione". Di qui l'importanza strategica che ha per
Berlusconi il controllo dei media. Ci sono alcuni espedienti che risultano
particolarmente efficaci quando vengono lanciati nell'universo mediatico: per
esempio quello di svincolare un argomento dal controllo del presente dicendo
che solo il futuro può rivelarne i meriti. E' stato così per il milione di
posti di lavoro ed è così per l'abbassamento delle tasse. E' un modo di
convincere l'elettorato puntando non sulla conoscenza ma sull'immaginazione.
Proprio mentre la vita e le esperienze reali della contemporaneità mettono
seriamente in discussione le aspettative e i desideri di tutti, la destra si
adopera per individuare alcuni elementi di realtà da usare sottraendoli
all'esperienza verificabile e proiettandoli in un sistema che è tanto più
granitico e seduttivo, quanto meno sottoposto al confronto con i fatti. E' il
meccanismo che porta a mietere successi agitando emergenze come quelle della
"sicurezza". Su un dato reale - il fastidio, l'insofferenza e la
paura suscitate dal confronto quotidiano con la microcriminaliità - si innesta un
armamentario propagandistico che enfatizza gli stereotipi, rifiuta ogni
argomentazione che non sia un randello da calare sulla schiena delle opinioni
diverse. Con i rom questo paese ha sempre convissuto attraverso un sistema di
relazioni fondato sulla realtà di scambi che di volta in volta ti mettevano in
contatto con ladri, ricettatori, indovini, fabbri, commercianti di cavalli,
mendicanti, artigiani e maniscalchi... Ora, tutte queste figure sono
precipitate nelle stereotipo del diverso e del delinquente, identificato non
più nella materialità e nella concretezza dei rapporti diretti ma nei segni del
corpo, nei simboli che si addensano sui suoi vestiti, sui suoi monili, sui suoi
modi di vivere. E lo sradicamento sociale diventa fatto criminale. Lo stesso
meccanismo, sempre legato al "sistema sicurezza", lo si vede
all'opera nella scelta di usare l'esercito per l'ordine pubblico e presidiare
il territorio. Qui i dati di fatto sono i 300 carri armati, i 121 Neurofighter
Typhoon e i 131 F 35 che, come dice autorevolmente il generale Mini, ci
dissangueranno per i prossimi decenni o le nostre belle navi con missili, aerei
e siluri impegnate quasi esclusivamente nelle "visite ai porti".
Nella realtà, insomma, le nostre forze armate sono costruite e gestite in funzione
di una guerra simmetrica che, come sostiene lo stesso Mini, oggi è solo la
"nebbia della guerra"; non si capisce quale sia il nemico di
un'eventuale guerra simmetrica; ce lo si immagina come noi ma come noi -
intendendo l'Unione Europea - ci sono solo gli Stati uniti, la Russia e la
Cina. Ci stiamo preparando a una guerra contro uno di questi stati? I miliardi
spesi per navi e aerei bellissimi, un addestramento efficiente solo per i 10
mila soldati impiegati per le missioni all'estero, le polizie che trovano
difficoltà a coordinarsi e perfino a scambiarsi i dati principali sui rischi
della criminalità e del terrorismo, le forze militari che non hanno nessuna
idea di cosa sia una visione comune della sicurezza. Questa è la realtà. Che la
destra accantona per lucrare consensi sull'immagine dei "soldati per le
strade". La finzione evitabile Questi esempi sottolineano l'urgenza di
tornare ai fatti, di ristabilire il primato della realtà sulla finzione. E' l'
unico antidoto alla virtualità delle rappresentazioni che oggi egemonizzano il
racconto della contemporaneità. Proprio le considerazioni sulla guerra ci
suggeriscono un esempio efficace di come si possa sviluppare questo percorso.
Nuove figure di combattenti (il mercenario, il kamikaze), nuove strategie
militari (l'opzione zero morti), nuove configurazioni dei rapporti tra stati
(asimmetria e guerre civili di terza generazione) hanno disintegrato il
concetto stesso di guerra così come è stato adoperato nel '900. Tutto questo ha
prodotto un discorso mediatico fondato sulla finzione della negazione della
guerra, su artifici lessicali che rendono possibile ogni guerra chiamandola con
nomi diversi, con vere e proprie bizzarrie terminologiche, ossimori come
"guerra umanitaria". Invece di conoscere la guerra ci si propone di
eluderla, di cancellarne l'essenza ultima che resta quella di uccidere e farsi
uccidere. Riproporre il confronto con la realtà vuole dire essere consapevoli
che la guerra oggi non scaturisce più solo dalla concentrazione monopolistica
della violenza nello stato nazionale ma anche da una sorta di deficit di
autorità e di legittimità che ha investito il suo ruolo, proponendo da un lato
la deriva privatistica che ha assunto la sua condotta (i mercenari, ma non
solo), dall'altro la dimensione sempre più sovranazionale dei poteri di comando
sulle forze armate che operano nei varie teatri delle guerre postnovecentesche.
Le guerre postnazionali Così, alle forme di guerra classica che ancora
sopravvivono si sono affiancate quelle che possiamo definire "le guerre
postnazionali", segnate dal passaggio dal monopolio della violenza al
mercato della violenza e che corrispondono a situazioni di crisi del tutto
diverse da quelle che comportano l'organizzazione e l'impiego statali della
violenza. E sono cambiati anche gli aspetti ideologici della guerra, con una
netta accentuazione della sua "confessionalità": si combatte in nome
di Dio, e la dimensione laica delle categorie "amico" e
"nemico" viene dissolta in un universo in cui l'avversario diventa un
alleato del diavolo, un ostacolo all'espandersi del bene da rimuovere, da
cancellare. Così l'annientamento del nemico rappresenta così l'unico scopo
plausibile della guerra. Questa è la novità della guerra più difficile da
accettare, psicologicamente e politicamente, per noi occidentali. Non più un
simmetrico esercizio di azioni e reazioni tra due contendenti giuridicamente
alla pari, uno scontro carico di orrore ma a suo modo prevedibile con le sue
regole e i suoi riti, ma guerra a senso unico che sempre include la possibilità
di una risposta asimmetrica e irrazionale, il terrorismo, i kamikaze, la
"guerra santa" propugnata dal fondamentalismo islamico. Tornando alla
differenza tra destra e sinistra e al confronto con la realtà: la destra può
concedersi il lusso di rifiutare la complessità della contemporaneità,
svuotandola nella virtualità della rappresentazione della messa in scena
mediatica; la sinistra deve ristabilire il primato dei fatti e della
conoscenza. E' evidente la difficoltà che il ritorno ai fatti trova nello
spirito del nostro tempo, segnato da una marcata congruenza con la
rappresentazione del mondo che offrono i media. Pure invocarlo continuamente a
me sembra solo un brutto alibi. Il governo Prodi è caduto sui fatti non sulle
intenzioni. L'opinione pubblica ha giudicato inadeguata quella classe politica
e ha votato di conseguenza. Se si va allo scontro tra due centrali
propagandistiche, se si riduce la politica a problemi di comunicazione, è
inevitabile la destra si dimostri più attrezzata. Pure l'opinione pubblica che
noi oggi descriviamo come razzista, intollerante, egoista, solo tre anni aveva
fatto vincere la sinistra in 15 regioni su 18; e due anni fa, alla fine del
governo Berlusconi, la sinistra si era presentata con sette punti di vantaggio,
dilapidati in quella campagna elettorale che era stata il prologo
dell'insipienza e dell'incapacità che avrebbero portato alla disfatta.
( da "Stampaweb, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
ROMA
Aveva già sulla punta della lingua la domanda da cui cominciare: "Perché
vorrebbe un decreto urgente sulle intercettazioni?". Si stava preparando
per la puntata speciale, un "corpo a corpo" col presidente del
Consiglio: "Sappiamo che ha annullato vari impegni e oggi ha una giornata
campale. Vediamo: per ora siamo in alto mare, diciamo fifty-fifty",
sospirava a mezzogiorno Enrico Mentana. Aspettava il premier Silvio Berlusconi
in trasmissione in serata, a Matrix: argomenti già decisi (partenza, appunto,
sulla giustizia, e poi via a tutto campo, dall'Alitalia ai rapporti con
Veltroni, i rifiuti di Napoli e i rom) e domande da formulare in itinere,
"non le preparo mai prima: se hai in testa quello di cui parlare capisci
dove battere, dove ci sono incongruenze, esitazioni... Nessuna scaletta".
Scaletta che comunque il premier non ha chiesto: "Quando l'ho invitato era
ovvio che si parlasse di tutto, e che non si può dire "però di questo non
parliamo"". Tutto pronto, eppure già mercoledì sera comincia
l'incertezza sulla presenza dell'ospite, "poi il no definitivo è arrivato
all'ora di pranzo dallo staff del presidente del Consiglio": sono le
cinque del pomeriggio, Mentana esce dagli studi Mediaset di Largo del Nazareno,
nel centro di Roma, con Fedele Confalonieri e il direttore dell'informazione
del gruppo Mauro Crippa, "Sono cose che capitano", mastica amaro.
Niente Berlusconi in studio; il conduttore prende atto e commenta dispiaciuto:
"Peccato, perché è un'occasione perduta. Ma sarebbe stata peggio
un'occasione onorata a metà senza che si potesse parlare di tutto". Già,
perché il problema è il tema giustizia: "Non mi pare opportuno e
producente intervenire sui temi proposti da Matrix, giustizia
e intercettazioni", scrive la presidenza del Consiglio. E dire che Mentana
neanche intendeva mandare in onda il sonoro delle intercettazioni già
pubblicate, quelle che impazzano sui siti Internet: "Un'intervista non è
un interrogatorio. E quello che conta è se una cosa può avere o no rilevanza
penale. E le cose che non ne hanno probabilmente è giusto che non
escano", spiega. L'invito a Berlusconi era per parlare dei "temi più
scottanti del momento. Sarebbe stato giornalisticamente inconcepibile un
incontro senza che venissero affrontate le questioni che sono sulla bocca di
tutti in questo periodo". Berlusconi fa marcia indietro e il giornalista
valuta diplomatico, "giustamente, il premier ha detto "non mi
conviene""; ma così, all'ultimo minuto? "Anche il premier, come
tutti, può avere un ripensamento. Ci possono essere questioni di
opportunità". Nessun nesso però, secondo lui, tra il forfait e la mancata
pubblicazione di ipotetiche intercettazioni di cui da giorni si vocifera: "Ma
no, penso che il problema sia più alto, quello della giustizia, il conflitto di
poteri", liquida l'argomento. E aggiunge una frecciatina: "Ha fatto
un regalo di compleanno a Veltroni".
( da "Stampaweb, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
ROMA
Alla Lega Nord, il Pacchetto Sicurezza così come è stato varato dal governo non
basta mica. Troppo dolce. Anche se è un loro ministro, Bobo Maroni, uno degli
ideatori. "E' in arrivo un pacchetto di emendamenti tutto di marca
leghista", gongola il presidente dei senatori Federico Bricolo. "Mentre
la politica italiana si sta occupando di gossip e
intercettazioni - dice ancora Bricolo, che non nasconde l'insofferenza della
Lega per un dibattito polarizzato sui guai giudiziari del premier - il gruppo
al Senato sta lavorando alla stesura degli emendamenti. L'obiettivo è di
ripulire le città dai delinquenti, da quei campi nomadi che portano degrado e
criminalità e di controllare la presenza degli extracomunitari".
Hanno intenzione di presentare una raffica di nuove norme. Contro i minareti
delle future moschee. "Non c'entrano con le nostre città". Contro i
campi nomadi. "Prima di allestirne uno, va fatto obbligatoriamente un
referendum consultivo tra i cittadini". Contro l'immigrazione islamica.
"Prendiamo esempio da Australia e Gran Bretagna, che da tempo selezionano
i flussi di entrata. Meglio privilegiare chi conosce già la lingua oppure chi
ha la nostra stessa religione". Gli emendamenti non sono ancora stati
messi per iscritto, ma al gruppo leghista del Senato si stanno preparando per
il dibattito che inizierà la prossima settimana sul Pacchetto Sicurezza. Nel
ddl, come si ricorderà, ci sono gli inasprimenti di pena, la prostituzione, il
nuovo reato d'immigrazione clandestina. Tanti fronti caldi. Ma ai leghisti,
appunto, tutto ciò non basta. Dice Bricolo: "Un emendamento riguarderà
sicuramente il fenomeno delle rapine in villa. Dalle nostre parti, in Padania,
è il terrore. Allora intensificheremo le pene per chi si introduce in una casa
a prescindere da eventuali aggravanti di minacce o di percosse. Dobbiamo ripristinare
la sacralità della casa". Farà discutere la questione delle moschee.
"Servono norme urbanistiche severe. Regole ferree. Sempre nel rispetto
della libertà di religione, che però non deve entrare in conflitto con la
libertà degli altri. Non si può permettere che locali nati per altra
destinazione siano trasformati in luoghi di culto. Serviranno spazi e parcheggi
adeguati. E i minareti con il muezzin che chiama alla preghiera? Nel centro di
una nostra città non c'entrano nulla. Dobbiamo impedire, attraverso norme
urbanistiche adeguate, che si inseriscano in zone che storicamente sono
estranee". Il referendum consultivo obbligatorio contro i campi nomadi -
ciò che i leghisti chiedono ad esempio a Mestre - è l'arma finale contro gli
zingari. "Presenteremo un emendamento in questo senso. Prima che un Comune
investa i soldi dei cittadini nell'allestimento di un campo per i nomadi, è
giusto che vengano consultati proprio i cittadini. E vogliamo vedere chi
approverà un insediamento di rom sotto casa sua". I leghisti hanno
spulciato poi tra le norme che riguardano la polizia locale e hanno scoperto
che i vigili urbani hanno il potere di fermo "per identificazione"
limitato a 12 ore mentre la polizia giudiziaria ha 24 ore a disposizione.
"Con un fermo di ventiquattro ore - dice Bricolo - i vigili potranno
fermare per identificazione chi fa schiamazzi di notte, chi si ubriaca, chi
molesta i passanti. Magari una notte al fresco farà riflettere qualcuno che non
rispetta le regole della civile convivenza". Ma per una norma del genere,
quantomeno i vigili urbani dovranno dotarsi di camere di sicurezza, al pari di
una questura o di una stazione dei carabinieri? "Certo". LINK + Via
al censimento dei bimbi: "Impronte? Meglio le foto" SCRIVI Il Vescovo
di Crotone: "Sì alle impronte per i rom" Dal blog di MARCO TOSATTI.
( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
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( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
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Intercettazioni "Gli attacchi non
ci impressionano" Berlusconi: "Gettato fango su me e i ministri. Il
governo ha già mantenuto molti impegni" ROMA - I "sondaggi confermano
la fiducia degli italiani nel governo" nonostante il "fango"
gettato sul governo in generale e sui ministri in particolare da
"pettegolezzi senza fondamento". L'argomento è ancora quello, scottante
delle intercettazioni e a parlare è Silvio Berlusconi. Il premier, al termine
del Consiglio dei minsitri, fa sapere però che "gli attacchi non
impressionano" l'Esecutivo e che "quello che appare su stampa e
televisioni è un panorama completamente diverso rispetto all'azione del
governo. L'attenzione - spiega il premeir - si concentra su fatti che nulla
hanno a che vedere con il programma di governo e portano in primo piano
l'attacco continuo di certa magistratura a chi deve governare scelto dal Paese,
mentre si vuole sovvertire il voto popolare". NAPOLI - Proprio sulla
questione intercettazioni intanto, il gip di Napoli, Luigi Giordano, si è
riservato di decidere sulla richiesta da inoltrare al Parlamento per utilizzare
le telefonate tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e l'ex
direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà. Il giudice dovrebbe pronunciarsi
entro sette giorni e dovrà anche esprimersi in merito alla questione di
competenza territoriale sollevata dai legali del premier che vorrebbero che il
procedimento fosse trasferito nella capitale. Per l'8 luglio, invece, è fissata
l'udienza preliminare davanti al gup, Lia Paola Laviano, che dovrà decidere
sulla richiesta di rinvio a giudizio. stampa |.
( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Ipotizzato
il reato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso
"Vittorio Emanuele a giudizio" Woodcock non si ferma dopo
l'archiviazione di Como e l'analoga richiesta della Procura di Roma Vittorio
Emanuele di Savoia (Ansa) MILANO La via verso una possibile condanna la provò
per prima la Corte d'Assise di Parigi, nel 1991. Chiese per lui cinque anni di
carcere per "un atto da vandalo ": il colpo di fucile che uccise il
tedesco Dirk Hammer, il 18 agosto del 1978, sull'isola di Cavallo in Corsica.
"Spararono altri, io soltanto un colpo in aria" si difese lui. Ne
uscì con l'assoluzione. Ci prova ora il pubblico ministero di Potenza Henry
John Woodcock. Ipotizza il reato di associazione a delinquere finalizzata alla
corruzione e al falso "contro la pubblica amministrazione, la fede
pubblica e il patrimonio " e chiede il rinvio a giudizio per il principe
Vittorio Emanuele di Savoia, il reale che dall'inizio degli anni Settanta
"colleziona" procedimenti penali: "Chiusi tutti con un nulla di
fatto o una richiesta di archiviazione" tiene a far sapere il suo
avvocato, Francesco Murgia. Dalla procura potentina Woodcock contesta al
principe di aver promosso e organizzato una "holding del malaffare"
specializzata in corruzioni di vario tipo, specie nel settore del gioco d'azzardo:
lui e un'altra dozzina di indagati sarebbero coinvolti, a vario titolo, in un
presunto giro di tangenti per ottenere dai Monopoli di Stato certificati per
l'installazione delle cosiddette "macchinette mangiasoldi", attività
che avrebbe anche favorito il riciclaggio di denaro di provenienza illecita
tramite "relazioni con casinò autorizzati e, in particolare, con il Casinò
di Campione d'Italia". Operazioni rese possibili, dicono le carte della
procura, da un "sistematico ricorso allo strumento della corruzione e del
falso". Dopo l'arresto di Vittorio Emanuele (in carcere nel giugno del
2006, poi ai domiciliari a Roma, e infine libero con il solo divieto di
espatrio, ndr) l'inchiesta di Potenza è stata smembrata per motivi di
competenza territoriale. A Como, per esempio, sono arrivati due filoni
d'indagine: l'associazione finalizzata ad alcuni episodi di corruzione e quella
che aveva come fine lo sfruttamento della prostituzione. Risultato: è stata la
stessa procura lariana a chiedere e a ottenere l'archiviazione per il principe
e gli altri indagati. Anche a Roma è finita una parte (episodi di corruzione)
del materiale messo assieme a Potenza in questi anni d'inchiesta (in tutto 170
mila fogli fra quelli fisici e quelli in forma elettronica). E i pubblici
ministeri romani stanno seguendo l'esempio dei colleghi comaschi: hanno chiesto
l'archiviazione al giudice per le indagini preliminari, che però non ha ancora
deciso. Tutto questo mentre riemerge dal passato l'omicidio dell'isola di
Cavallo. Perché nel carcere di Potenza, Vittorio Emanuele,
intercettato, disse di quella storia: "Anche se avevo torto li ho
fregati". Secondo i suoi avvocati fra una parola e l'altra nella
registrazione ci sono decine di secondi di pausa e non si può dedurre che il
principe si riferisse agli investigatori. A Potenza, però, non la
pensano così. E gli atti su quella conversazione in cella sono stati già
trasmessi a Parigi. stampa |.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
? Il
preoccupato Silvio! 1 - GIP NAPOLI, PRONUNCIA SU PREMIER ENTRO 7 GIORNI?
(Apcom) - Il gip di Napoli, Luigi Giordano, si è riservato di decidere sulla
richiesta da inoltrare al Parlamento per utilizzare le telefonate tra il
presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e l'ex direttore di Rai Fiction,
Agostino Saccà. Il giudice dovrebbe pronunciarsi entro sette giorni e dovrà
anche esprimersi in merito alla questione di competenza territoriale sollevata
dai legali del premier che vorrebbero che il procedimento fosse trasferito
nella capitale. Per l'8 luglio, invece, è fissata l'udienza preliminare davanti
al gup, Lia Paola Laviano, che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a
giudizio. 2 - BERLUSCONI FRENA SU DECRETO. TRASCRIZIONI AL MACERO? (Asca) - I segnali
distensivi provenienti dalla procura di Napoli e la cautela dimostrata dagli
alleati verso l'adozione con procedura d'urgenza di un provvedimento sulle
intercettazioni telefoniche che limita fortemente lo spazio investigativo della
magistratura e la liberta' della stampa di riferirne gli esiti, frenano la
determinazione del Cavaliere. All'ordine del giorno del Consiglio dei ministri
di oggi il decreto blocca-gossip non c'e', anche se alcuni esponenti di governo
non escludono che il tema verra' comunque affrontato. E' il risultato di una
giornata convulsa culminata con la rinuncia del presidente del Consiglio a
partecipare alla puntata serale di Matrix, che doveva essere l'occasione per
Berlusconi di spiegare, faccia a faccia con il pubblico, le ragioni di un
intervento legislativo che blocca la gogna mediatica alla quale il premier si
sente condannato e ridimensiona l'iniziativa della procura di Napoli nel rinvio
a giudizio per corruzione basato sul contenuto delle conversazioni tra il
patron di Mediaset e allora capo dell'opposizione e il direttore di Raifiction
Agostino Sacca'. La paventata nuova 'lenzuolata' di intercettazioni sulle
anticipazioni delle pagine dell'Espresso in edicola oggi, data per scontata da
molti osservatori, questa volta non c'e' stata. Anzi il settimanale del gruppo
De Benedetti si e' affrettato ieri nel pomeriggio a smentire l'imminente
pubblicazione di una nuova puntata dello stillicidio di 'brogliacci'
proveniente dalla procura di Napoli, che nel frattempo manda un inaspettato
segnale di pace: i testi delle intercettazioni che non sono attinenti
direttamente all'indagine verranno distrutte. Questa mattina il giudice Luigi
Giordano decidera' se chiedere al Parlamento l'autorizzazione ad utilizzare le
sei conversazioni sulle quali il pm Vincenzo Piscitelli ha basato l'accusa di
corruzione contestata al premier in concorso con Sacca'. L'avvocato di
Berlusconi, Niccolo' Ghedini sembra intenzionato a chiedere che sia
riconosciuta l'incompetenza territoriale con il trasferimento del procedimento
a Napoli. Sul fronte degli alleati di governo esponenti di An sono intervenuti
riproponendo la linea illustrata da Gianfranco Fini al Cavaliere nel pranzo dei
giorni scorsi: l'urgenza di un intervento in materia c'e' ma l'ingorgo di
provvedimenti all'esame del Parlamento potrebbe vanificare l'effetto di un
decreto che rischierebbe di non essere riconvertito. © Foto U.Pizzi">
Agostino Saccà © Foto U.Pizzi Il presidente della Camera ieri ha anche risposto
alle preoccupazioni per un possibile esproprio delle prerogative del Parlamento
e dei diritti dell'opposizione determinati da un eccessivo ricorso alla
decretazione d'urgenza, messe nero su bianco da Walter Veltroni e Pier
Ferdinando Casini. I tempi del dibattito sono stati garantiti, ribatte Fini,
nessuna lesione quindi della dignita' del Parlamento, ma il presidente
riconosce che il problema e' annoso e va comunque affrontato. Intanto, il
segretario del Pd minaccia un'opposizione parlamentare senza sconti e con il
ricorso a tutti gli strumenti regolamentari a disposizione se non verra'
ritirato l'emendamento blocca-processi e se questa mattina verra' varato il decreto sulle intercettazioni. Uno dei due obiettivi sembra
essere stato centrato. 3 - SACCA': DG NON PUO' NULLA, FUFFA NUOVE INTERCETTAZIONI?
(Ansa) - Sulle vecchie intercettazioni 'Cappon non puo' fare nulla', e le nuove
'sono solo fuffa'. Al suo rientro in Rai dopo l'autosospensione, Agostino
Sacca' guarda al futuro e liquida il polverone sollevato dalle sue
intercettazioni come 'tutta una grande ipocrisia'. La Rai, ribadisce,
'e' un'azienda politica, lo dice la legge Gasparri'. Allora 'che c'e' di strano
se tra dirigenti si parla di sostituzioni? Forse che gli altri dirigenti Rai o
i direttori dei Tg non fanno lo stesso con i loro referenti?'. Sacca' ricorda
che nessuna raccomandazione, comunque, e' andata a buon fine, 'ho dovuto dire
dei no dolorosi, anche a Letizia Moratti che e' una cara amica'. Per il futuro
della Rai auspica l'amministratore unico, proposta avanzata dal Pd di Veltroni che
sembra non piacere al premier: 'Pazienza - conclude il capo di RaiFiction - per
la Rai sarebbe la cosa migliore'. Dagospia 04 Luglio 2008.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
N SOLO
DIGITALI? Foto da La Stampa"> Bambina rom Foto da La Stampa 1 -
ISPEZIONI ANALI NON SOLO DIGITALI Lettera di Alberto Arbasino a La Stampa A
proposito di impronte digitali: anche a noi passeggeri dell'Alitalia (e di
altre compagnie) tocca subire quell'onta, giungendo negli Stati Uniti per fare
acquisti natalizi, dunque beneficando l'economia locale. E a proposito
dell'"habeas corpus", su un vulnus molto più intimo si ridacchiava in
certi ambientini torinesi, tempo fa: quando un miliardario playboy milanese
venne sottoposto a perquisizione anale, alla frontiera di Tijuana, in cerca di
chissà quali diamanti. "... E si sa che i doganieri messicani hanno dita
grossissime", si sogghignò all'epoca. 2 - QUEI BIMBI NON SONO
"DIVERSI" Barbara Palombelli a La Stampa Caro direttore, siamo
confusi, stonati, accaldati, forse persino i più maliziosi sono ormai stanchi
della rissa pornopolitica e pornogiudiziaria di queste ore. E dunque rischiamo
di non vedere. Rischiamo di non vedere - fra le righe - che, ben mascherato da
urgenze e necessità improrogabili, sta per saltare di nuovo in Italia, a
settant'anni dalle famigerate leggi razziali, un principio indiscutibile.
Quello dell'uguaglianza degli esseri umani. Un principio che viene prima di
ogni e qualsiasi schieramento politico e/o nazionale. Un principio che i nati
come me negli Anni Cinquanta hanno appreso verso i tre anni, in famiglia o alla
scuola. Le suore e i sacerdoti - forse allora meno distratti dai matrimoni o
dalle conversioni vip - ci formavano con l'ascolto dei padri missionari... e,
anche per questo, quel principio è scolpito nei nostri cuori da tempo
immemorabile. Nessuna esigenza "razionale", nessun pregiudizio,
nessuna paura emotivamente comprensibile può farci tornare indietro di
settant'anni, laggiù negli inferi da dove siamo usciti grazie all'eroismo dei
nostri padri. © Foto U.Pizzi"> Barbara Palombelli © Foto U.Pizzi Sono
poche le voci che si levano in Italia contro le schedature dei rom, o sulle
violenze perpetrate nei centri di accoglienza temporanea, documentate delle ispezioni
dei radicali, anche perché la sconfitta sui temi della sicurezza ha annichilito
il Partito Democratico nella sua corsa a inseguire temi e provvedimenti che
solo dieci o venti anni fa avrebbero fatto orrore certamente agli ex partigiani
ma anche ai democristiani e ai moderati più destrorsi. La sola idea che i
bambini mendicanti o i disperati che annegano accanto alle nostre isole più
belle siano "diversi" da noi è raccapricciante. Eppure, anche nei
nostri titoli e nei nostri articoli, qualche volta dimentichiamo che noi
potremmo essere quelle madri o quei padri sulle navi della disperazione o che
quei bambini al semaforo potrebbero essere i nostri figli. Nasciamo tutti nello
stesso modo, in luoghi diversi e in condizioni diverse, ma siamo la stessa cosa,
la stessa carne, lo stesso sangue. Ergo: i ruoli e le destinazioni in cui ci
troviamo ad esistere non dipendono dalle nostre presunte e future qualità (o
difetti). Fa fatica, fa impressione, fa perfino un po' paura doverlo ribadire,
riscrivere, sottolineare. Ed è davvero una tragedia se - distratti
dalle intercettazioni e dalle prevedibili modestie del Pd, partito nato al
gazebo, insediato all'ombra e finito spiaggiato o sdraiato - non ci rendiamo
conto che qui non è questione di impronte o di Cpt (quei recinti e quelle
gabbie sono una vergogna mondiale almeno quanto le torture americane di
Guantanamo o la pena di morte), è in discussione il fondamento della
nostra intera società. Dagospia 04 Luglio 2008.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
FRATTINI
NON ACCORPA ? VERDI, PROFUMO DI GRAZIA ? "IL GIORNALE" RALLENTA -
SGARBI E FISCHI - BAUDELAIRE BY CALASSO ? COMMA ROTH - TOSCANA: LI MANDA RUINI
? VOLPE GALAN ? MOLTI SGARBI E TANTI FISCHI? A cura di Enrico Arosio e Paolo
Forcellini per "L'espresso" © Foto U.Pizzi"> Franco Frattini
© Foto U.Pizzi 1 - SCAJOLA BATTE FRATTINI? Crescono i malumori per la
rassegnazione con la quale il ministro degli Esteri Franco Frattini ha
incassato il mancato accorpamento all'interno del suo dicastero delle strutture
una volta facenti capo al ministero del Commercio con l'estero (nell'ultimo
governo Prodi raccolte nel ministero per il Commercio internazionale e le
politiche europee). Eppure, in campagna elettorale, spalleggiato dall'ex
ministro degli Esteri Gianfranco Fini, sul punto Frattini aveva preso quasi un
impegno solenne. Che, non rispettato, sta provocando delusione e lagnanze tra
diplomatici e uomini di An. Il fatto è che Frattini non aveva fatto i conti con
la tenacia di Claudio Scajola, attuale titolare del ministero dello Sviluppo
economico all'interno del quale, dovendo tornare agli organigrammi fissati
dalla riforma Bassanini (rispetto alla quale il presidente della Repubblica
Napolitano non ha per il momento ammesso deroghe), sono finite quelle strutture
con relativi centri di potere (organismi come Ice, Sace e Simest). E di perdere
questi strumenti (solo l'Ice ha un centinaio di sedi all'estero) Scajola, uomo
forte di Fi, non vuole sentir parlare. Nemmeno per il futuro, nel caso in cui,
magari con un disegno di legge, Berlusconi dovesse davvero provare a mettere
mano alla riforma Bassanini. (P.D.N.) 2 - VERDI - PROFUMO DI GRAZIA? Sulla
carta Grazia Francescato ha i numeri per uscire dall'assemblea nazionale dei
Verdi (dal 18 al 20 luglio a Chianciano) con la presidenza in tasca e il
mandato di cercare il dialogo con il Pd senza chiudere con la sinistra. È lei
la prima firmataria della mozione di maggioranza appoggiata da Paolo Cento,
anche lui tra i papabili alla presidenza, e dai pecoraniani rimasti nelle fila
del partito. Entrambi dovranno vedersela però con i sostenitori di Marco Boato,
concentrati soprattutto in Emilia, che considerano conclusa l'esperienza con la
sinistra. Un braccio di ferro in un partito che cerca una leadership forte per
uscire da una situazione di caos, dopo la débâcle alle politiche, e per
affrontare le prossime amministrative. Chiusa la stagione dell'ex ministro
all'Ambiente, sull'esito pesa anche la disaffezione dell'opinione pubblica ai
temi ambientali. "Siamo in pieno riflusso", dice ai suoi la
consigliera regionale dell'Emilia Daniela Guerra. (N.R.) © Foto La
Presse"> Mario Giordano © Foto La Presse 3 - GIORDANO VA PIANO PIANO?
Tempi duri per i quotidiani. Anche al 'Giornale' di Paolo Berlusconi non
gioiscono. Se i dati della Fieg attestano una diffusione di poco sopra le 200
mila copie, i numeri delle vendite reali sono di molto inferiori. Secondo un
documento interno ('Dati di vendita settimanale Il Giornale'), da gennaio a
inizio giugno la media è stata di sole 119 mila copie. Anche gli ultimi dati
sulle vendite giornaliere, dal 1 al 17 giugno, danno il quotidiano diretto da
Mario Giordano (comprensivo dei 'panini', i giornali locali acclusi) parecchio
al di sotto dei rispettivi giorni del 2007: tra le 21 mila e le 43.500 copie in
meno. Tempi duri per tutti, anche per la stampa di governo. (L.Q.) 4 - MOLTI
SGARBI E TANTI FISCHI? Vittorio Sgarbi non ha gradito il 24 giugno il modo
caloroso con il quale il pubblico del Teatro Greco di
Siracusa ha accompagnato le parole dell'inviato dell'Ansa, Lirio Abbate, che ha
spiegato come il ddl sulle intercettazioni imbavaglierà l'informazione. Lo
scenario era quello del Premio Vittorini, che ha assegnato ad Abbate, che vive
sotto scorta perché la mafia ha tentato di ucciderlo, un alloro per il
giornalismo, mentre a Sgarbi per la cultura. Il cronista dell'Ansa è
stato il più applaudito della serata. Ma quando è arrivato sul palco Sgarbi, si
è scagliato contro Abbate e contro le intercettazioni, sostenendo che "non
erano utilizzate nemmeno da Falcone e Borsellino". Ha iniziato a urlare e
chiedere alla gente come mai "nella terra che ha scelto di votare in larga
maggioranza il Pdl si può applaudire chi parla contro un ddl del governo
Berlusconi". Il Teatro Greco gli si è rivoltato contro con boati di
disapprovazione e l'abbandono del palco da parte di quasi tutta la commissione
giudicatrice presieduta da Vincenzo Consolo. (T.M.) 5 - BAUDELAIRE VERSIONE
CALASSO? Viva attesa tra i lettori esigenti (anche a Parigi) per il sesto
volume dell'Opus Calassianum. Parliamo di Roberto Calasso, l'editore-scrittore
di Adelphi. Il suo nuovo libro si chiama 'La Folie Baudelaire' e uscirà in
ottobre. È un'indagine delle sue, in cui si entra al buio con casco e torcia,
intorno al poeta francese, crocevia di energie artistiche e letterarie nella
Parigi dei Paradisi non solo artificiali. Una sorpresa il titolo: più spiritoso
che spiritista. (E.A.) 6 - FIERA DI MILANO - COMMA ROTH? In vista dell'Expo
2015, la Fiera di Milano si ritrova al centro di crescenti appetiti. Martedì 8
luglio è convocata una riunione del consiglio della Fondazione che controlla la
Fiera, guidata dal formigoniano Luigi Roth. All'ordine del giorno figura la
modifica dell'articolo 8 dello statuto, che impedisce ai vertici della
Fondazione di passare alla guida della Fiera Spa, la società che gestisce le
stutture espositive. Rischia così di cadere un vincolo che era stato introdotto
per limitare i conflitti d'interessi in una struttura pubblica come la Fiera. Il
cambiamento renderà in teoria possibile una mossa di cui si era parlato nei
mesi scorsi: il passaggio di Roth, in scadenza di mandato, dalla Fondazione
alla Fiera. Per il posto lasciato libero, circola fra gli altri il nome di
Antonio Intiglietta, imprenditore vicino al presidente lombardo Roberto
Formigoni. (L.P.) 7 - FLOP IN CAMERA? Il Punto Camera ha chiuso i battenti. Il
'negozio istituzionale' era stato aperto nel marzo 2005, su iniziativa
dell'allora presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, per avvicinare la
politica al cittadino, offrendo gadget firmati Camera dei Deputati. Nel Punto
Camera, progettato dall'architetto Cristina Mazzantini, tra i marmi e gli
arredi in noce c'era anche un dipinto murale di Gino Severini, emerso dai
sotterranei del Palazzo, e dieci postazioni Internet per fare ricerche
sull'attività delle istituzioni. In vendita, portachiavi a 45 euro e agende da
70, tappetini da mouse (39 euro) e porta pc (140), stilografiche e orologi.
Nonostante la centrale ubicazione tra via del Corso e via del Parlamento, il
negozio scarseggiava di clienti. L'incasso medio è stato stimato in 25 mila
euro mensili, troppo poco se si pensa che ad accogliere i clienti vi erano due
o tre assistenti parlamentari e ben due consiglieri bibliotecari per aiutare i
cittadini nelle ricerche, senza contare che il 16 per cento degli introiti era
appannaggio della società Qualità Italiana che gestiva la parte commerciale.
(L.P.D.) © Foto U.Pizzi"> Don Camillo Ruini © Foto U.Pizzi 8 - TOSCANA:
LI MANDA RUINI? Dopo aver scelto negli ultimi mesi due vescovi di stretta
osservanza ruiniana, Giovanni Paolo Benotto per Pisa e Simone Giusti per
Livorno, al posto rispettivamente di Alessandro Plotti e Diego Coletti,
schierati su posizioni progressiste, la normalizzazione della Chiesa toscana
dovrebbe completarsi con l'arrivo a settembre di Giuseppe Betori, segretario
della Cei e fedelissimo di Camillo Ruini, al posto del cardinale Ennio
Antonelli, chiamato dal papa alla guida del 'ministero' vaticano della
famiglia. L'arrivo dato quasi per scontato di Betori non sembra però molto
gradito ai vescovi toscani che, interpellati dalla Santa Sede sulla successione
di Antonelli, avrebbero indicato la propria preferenza per l'attuale vescovo di
Arezzo, Gualtiero Bassetti, ex rettore del seminario di Firenze, espressione
del cattolicesimo fiorentino di Giorgio La Pira e don Lorenzo Milani, o
comunque per figure non imposte da Ruini, ma vicine alla linea del dialogo
della Cet, la Conferenza episcopale toscana. (M.La.) 9 - LA VOLPE GALAN?
Giancarlo Galan e la Lega Nord sono ai ferri corti. Motivo del contendere?
Ufficialmente la nascita del Partito della libertà del Veneto, federato con
quello nazionale. Ma sarebbe meglio dire che in gioco c'è l'autonomia e la
forza elettorale del governatore Galan, unico incrollabile sostegno alla sua
ripresentazione per un quarto mandato regionale. Se Galan avrà un suo partito
forte e autonomo, nessun accordo fra Berlusconi e Bossi potrà ostacolarlo. Alle
politiche la Lega Nord ha ottenuto alla Camera il 27,1 per cento, il Pdl il
27,4. La Lega alle regionali del 2005 era al 14,7. Un balzo felino che fa
nascere voci presidenziali dentro il Carroccio: perché non candidare un
leghista alla Regione? Si fanno i nomi di Flavio Tosi, sindaco di Verona, e del
ministro Luca Zaia. (P.T.) Giancarlo Galan 10 - APAT NELLA BUFERA - CHE BRUTTO
AMBIENTE? Gli ispettori chiamati da Stefania Prestigiacomo faranno visita
all'Apat, l'Agenzia per la protezione del territorio che è stata commissariata
con l'ultima finanziaria. A muovere il ministro per l'Ambiente è stata la
relazione con cui Alberto Stancanelli, dopo appena due mesi di lavoro, si è
dimesso dall'incarico di direttore generale. Al suo arrivo il dirigente aveva
contestato la decisione del presidente, Giancarlo Viglione (vicino ad Alfonso
Pecoraro Scanio), di stabilizzare con un'assunzione a tempo indeterminato una
serie di precari a suo avviso non in possesso dei requisiti stabiliti dalla
legge. All'inizio Viglione aveva riconosciuto come fondate le obiezioni del suo
direttore. Ma poi, dopo un paio di bellicosi comunicati sindacali e
l'occupazione di alcuni locali, ha cambiato idea, decidendo di andare per la
sua strada e provocando così le dimissioni di Stancanelli. Ora la Prestigiacomo
vuole capire chi ha ragione. (S.L.) 11 - PDL - MADONNA APPARE IN TRIBUNALE?
Madonna contro Unto dal Signore. È la sintesi della lite che il 16 settembre si
terrà dinnanzi al Tribunale di Roma tra un sociologo casertano (Michelangelo
Madonna) e Silvio Berlusconi. Oggetto: il simbolo del Pdl che l'ideatore
Madonna vuole indietro, con congruo risarcimento. I giudici esamineranno un
dossier che attesterebbe come la mezzaluna tricolore nel cerchio azzurro con la
scritta 'Popolo delle Libertà' sia stata ceduta dinanzi a un notaio da Madonna
(che l'aveva utilizzata per le amministrative di Casal di Principe del 27
maggio 2007) a Berlusconi il 19 dicembre scorso, dietro promessa di un seggio
parlamentare e di un ruolo dirigente nel Pdl. Niente di ciò è avvenuto. Così
l'azzurro mancato ora chiede di riavere simbolo, soldi e onore della cronaca.
(M.F.) Dagospia 04 Luglio 2008.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
FASSINO:
NON VADO IN PIAZZA CON DI PIETRO E CHI FA GRILLISMO - A COSSIGA IL POSTO 007
DEL SENATO ? BETTINI: LAVORARE PER ALLEANZE LARGHE DALL'UDC AL PRC - COFFERATI:
BERLUSCONI DURERA' CINQUE ANNI? Foto da 'Visto'"> Il 'fino' Fassino con
la moglie ai Caraibi Foto da 'Visto' 1 ? FASSINO: NON VADO IN PIAZZA CON DI
PIETRO E CHI FA GRILLISMO? (Adnkronos) - 'Non ritengo di dover manifestare con
Di Pietro perche' dissento dal suo modo di condurre la battaglia politica'. Lo
ha dichiarato Piero Fassino, ministro ombra del Pd, intervenendo a 'Viva Voce'
su Radio 24 e parlando della manifestazione dell'8 luglio a Roma. 'Secondo me
ci andra' tanta gente, e anche tanta gente che vota il Partito democratico ? ha
aggiunto Fassino - e non ho niente da obiettare. Ma io avro' diritto di non
andarci?'. Fassino ha poi parlato di intercettazioni: 'Dove
sta scritto che i giornali, quando vengono in possesso di un'intercettazione,
devono pubblicarla? - ha detto -. Come se fosse un obbligo morale pubblicare
qualsiasi cosa. Non si pubblica qualsiasi cosa per vendere quattro copie in
piu' e sputtanare il mondo'. 2 - SENATO: A COSSIGA ASSEGNATO IL POSTO
'007' (Ansa) ? Forse e' una coincidenza, visto che e' considerato tra i massimi
esperti di intelligence, ma e' cosi': a Francesco Cossiga e' stato assegnato
nell'aula del Senato il posto numero '007'. L'assegnazione dei posti in aula e'
stata decisa dal Consiglio di presidenza di Palazzo Madama. I senatori a vita
sono stati sistemati nei posti di prima fila a sinistra dell'emiciclo. E a
Cossiga il suo capogruppo, Giampiero D'Alia, ha comunicato con una lettera che
gli tocca il posto '007': il codice con cui veniva riconosciuto James Bond, il
mitico agente segreto dei romanzi di Ian Fleming. © Foto U.Pizzi">
L'affamato Bettini © Foto U.Pizzi 3 ? BETTINI: LAVORARE PER ALLEANZE LARGHE
DALL'UDC AL PRC? (Asca) -'Costruire il campo piu' largo possibile di alleanze,
a partire da una rigorosa verifica di convergenza sui programmi, che poi devono
essere rispettati quando si governa'. E' questo, spiega Goffredo Bettini,
stretto collaboratore di Veltroni, il lavoro che spetta al Pd. In una
intervista all'Unita', Bettini sostiene che 'bisogna uscire dall'assillo se
dialogare di piu' con una parte o con l'altra. Dobbiamo dialogare con tutti e
per quanto riguarda le future alleanze per il governo dobbiamo costruire il
fronte piu' ampio sulla base di una seria coesione programmatica'. La vocazione
maggioritaria del Pd, aggiunge bettini 'non significa autosufficienza', ma
'avere l'ambizione di mettere in moto e innovare tutte le forze di
centrosinistra'. Alleanze larghe, quindi. Certo, oggi una coalizione che vada
dall'Udc al Prc 'sarebbe irrealistica. Se poi si creano le condizioni di
innovazione non vedrei come fumo negli occhi nessuna alleanza nel campo
democratico. Ma non sarebbe la vecchia Unione, bensi' un nuovo centrosinistra
piu' oceso e credibile con un forte baricentro riformista'. 4 - BARBI (PD):
SCONVOLTO DALLA SFRONTATEZZA DI BETTINI? (Adnkronos) - "Non so se essere
ammirato o sconvolto dalla disinvoltura politica di Bettini, ideologo della
sfrontatezza e delle solitudine del Pd, che oggi, in una intervista all'Unita',
ci spiega che nei mesi passati Veltroni, nonostante le sconfitte
politiche-elettorali, ha sempre fatto la cosa giusta ma che in futuro il Pd,
per fare la cosa giusta, dovra' fare l'esatto contrario di quanto ha fatto in
passato, vale a dire opposizione dura a Berlusconi e alleanze larghe, anzi
larghissime, ancora piu' larghe dell'Unione'. Lo dice l'ulivista del Pd Mario
Barbi, che aggiunge: 'Su quanto dice Bettini, solo due brevi annotazioni: il
Berlusconi del "dialogo" e della "grande apertura e
disponibilita'" di cui egli parla era lo stesso che, negli stessi giorni,
era a caccia di voti di senatori del centrosinistra e del Pd da convincere con
ogni mezzo'. 'Il "fronte piu' ampio" di alleanze evocato da Bettini poteva
essere costruito meglio difendendo Prodi e l'Unione anziche' divorziando
consensualmente da Bertinotti e accompagnando negli spogliatoi il leader che ha
sconfitto due volte Berlusconi", conclude. 5 ? CERAMI: A SABINA GUZZANTI,
NON STIAMO CON CHI URLA 'VAFFA'? (Adnkronos) - Vicenzo Cerami, ministro ombra
dei Beni culturali del Pd, replica in una lettera al 'Corriere della Sera' a
Sabina Guzzanti che ha criticato la scelta di Walter Veltroni di non aderire
alla manifestazione dell'8 luglio. "Il filone -a cui ricorre Guzzanti,
secondo Cerami- e' quello del 'vaffa', dell'invettiva generalizzata (...). Non
sono questi i toni e la filosofia che possono entusiasmare una grande forza
riformista". "Anche il cittadino piu' sprovveduto -aggiunge - sa che
il Pd non potra' mai andare a tavola con chi inneggia ai 'vaffa' di Beppe
Grillo. Se si voleva fare una manifestazione insieme bisognava discutere,
confrontarsi, scegliere modi e tempi". Sergio Cofferati 6 - COFFERATI:
BERLUSCONI DURERA' CINQUE ANNI? (Apcom) - "Sarebbe un errore ragionare su
presunte difficoltà di breve periodo" del governo Berlusconi, "cammin
facendo può succedere di tutto, ma dobbiamo pensare che Berlusconi ha di fronte
cinque anni di lavoro, e attrezzarci perché in questo arco di tempo l'opinione
dei cittadini cambi a nostro favore perché abbiamo trovato soluzioni più
efficaci ai loro problemi, dalla sicurezza alla crisi dei mercati
finanziari". Lo afferma in un'intervista al Corriere della Sera il sindaco
di Bologna Sergio Cofferati. Con Berlusconi non c'è un rischio immediato per la
democrazia, sostiene il sindaco: "Non mi pare che ci sia un pericolo
incombente. Né mi pare che, sul merito dei provvedimenti di Berlusconi sulla
giustizia, ci siano contrasti dentro l'opposizione: anche il Pd ha a cuore lo
Stato di diritto". "E' del tutto naturale" che i girotondi
"manifestino, con le forme che hanno sempre adottato. Ma non dovrebbero
rappresentare un'alternativa all'idea di un'opposizione che si eserciti
sull'intera gamma della politica del governo", sostiene Cofferati che, al
pari del Pd, non andrà l'8 luglio in piazza Navona: "Mi convince la
manifestazione, molto più grande, da fare in autunno". 7 - SORO (PD):
BOSSI CI AIUTI AD ARGINARE 'CAIMANO' PER LE RIFORME? (Ansa) - Il Pd lancia una
sfida alla Lega: arginare 'la deriva del premier' per fare ripartire il dialogo
sulle r iforme, in primis quella del federalismo fiscale. La proposta al
Caroccio la fa Antonello Soro, intervistato dal 'Sole 24 Ore', che a Bossi
chiede una mano 'a evitare il ritorno del 'caimano' e del massimalismo dei
girotondi'. Il 'macigno' sulla via del dialogo, spiega il capogruppo del Pd
alla Camera, e' la norma blocca-processi, 'inaccettabile perche' danneggia la
comunita' a vantaggio di uno solo'. Per Soro proprio da li', con l'aiuto della
Lega ('come possono votare un provvedimento che di fatto e' una amnistia
occulta?') si puo' disinnescare il muro contro muro e tornare al 'clima di
dialogo, nell'interesse generale e con l'obiettivo di approvare riforme come il
federalismo fiscale'. E 'Umberto Bossi - conclude - e' l'unico in grado di
arginare la deriva del premier'. © Foto U.Pizzi"> Antonello Soro © Foto
U.Pizzi 8 - MANTOVANO: PREFETTI TENUTI A ESEGUIRE ORDINANZA SUI NOMADI? (Ansa)
- I prefetti 'sono tenuti ad applicare quanto scritto nell'ordinanza secondo
canoni omogenei'. Lo sottolinea in una intervista al 'Messaggero' il
sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, dopo che il prefetto di Roma,
Carlo Mosca ha illustrato l'idea di non prendere le impronte digitali ai minori,
ma di censirli secondo altri metodi, ad esempio attraverso le fotografie.
'L'ordinanza prevede il censimento anche per i minori e - ribadisce Mantovano -
sara' applicata in modo omogeneo'. E sulle misure per la sicurezza della
Capitale, per il sottosegretario bisogna rifarsi al modello della New York del
sindaco Giuliani: bisogna insomma 'intervenire anche sul vetro rotto, perche'
il degrado, la mancanza di decoro, sono l'humus per la crescita della
criminalita' '. 9 - BERSANI: ABBIAMO LASCIATO CONTI PUBBLICI CHE 'CANTANO'?
(Adnkronos) - Il governo Prodi ha lasciato al nuovo esecutivo dei dati sui
conti pubblici "che cantano". A sostenerlo e' il ministro ombra
dell'Economia Pierluigi Bersani. "Voglio risolvere una volta per tutte la
vicenda del tesoretto -ha detto Bersani a margine di un convegno a Milano-
perche' la verita' dimostrata dai dati sul fabbisogno e sui conti pubblici e
sono dati che 'cantano' ed e' questo l'effetto del nostro risanamento. Questa
e' la situazione che abbiamo consegnato a questo governo. Sono dati che non
sono opinabili, non c'e' possibilita' di contestarli". © Foto
U.Pizzi"> Nichi Vendola © Foto U.Pizzi 1O - "LIBERAZIONE":
ANNULLARE I CONGRESSI PRC E' UNA PAZZIA? (Adnkronos) - "Noi come giornale
che rispetta tutte le posizioni in campo, non possiamo in questa circostanza
esimerci dal prendere posizione. La si smetta con gli annullamenti, i ricorsi,
i boicottaggi. Il congresso deve continuanre a svolgersi nell'unica modalita'
democratica che conosciamo: vince la posizione politica che prender piu'
voti". Si legge in un'editoriale di 'Liberazione' dal titolo 'Annullare i
congressi? Una pazzia'. Il quotidiano prende cosi' parte alla disputa in corso
sul congresso di Rifondazione, dove si fa sempre piu' duro lo scontro tra i candidati
alla segreteria: il bertinottiano Nichi Vendola e l'ex ministro Paolo Ferrero.
Tra i due e' in atto da settimane una guerra sul tesseramento, sfociata ieri in
una violenta polemica per un congresso annullato a Reggio Calabria, dove i
sostenitori di Vendola avevano vinto con 345 voti con 2 soli voti di
opposizione. 'Liberazione' chiede che si interrompano le polemiche e si
ritirino le richieste di annullamento delle assise: "Forse siamo ancora in
tempo per fare un congresso vero, di discussione, di analisi, di rilancio della
battaglia politica e per non trasformare l'appuntamento di Chianciano in una
conta al massacro". Dagospia 04 Luglio 2008.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
RAI
INSACCATA ? BACI, ABBRACCI E NUOVO ATTO DISCIPLINARE - PETRUCCIOLI, CAPPON, DEL
NOCE: NESSUNO È PASSATO A SALUTARLO ? SACCA': "MI HANNO BUTTATO NEL FUOCO
MA IO NON MI SONO BRUCIATO"? Giovanna Cavalli per il "Corriere della
Sera" Foto da La Stampa"> Saccà entra in Rai Foto da La Stampa Il
regalo aziendale di bentornato gli è stato recapitato nel tardo pomeriggio: una
nuova contestazione disciplinare. Dieci ore dopo il suo applaudito e baciato
rientro in ufficio, subito uno sgradito "C'è posta per te" di 14
cartelle per Agostino Saccà. Le accuse si basano sulla
seconda tornata di intercettazioni (solo 148 su 8.452 ritenute interessanti)
però sono praticamente le stesse: aver cercato di pilotare i vertici aziendali,
segnalato attrici per scopi personali, svelato alla concorrenza i suoi futuri
progetti imprenditoriali. Il reintegrato direttore di Raifiction, che avrà 5
giorni per presentare le controdeduzioni l'ha presa bene:
"Benissimo, me l'aspettavo. Sarà la terza o quarta che ricevo, ho perso il
conto, gli ho dato un'occhiata veloce, sono sempre le stesse cose. Basate su
intercettazioni avute illegalmente". Il suo avvocato Federico Tedeschini
ravvisa infatti una palese violazione dell'art 270 del codice di procedura
penale: perché si tratta di materiale utilizzato per procedimenti diversi da
quelli per cui è stato ordinato. "E oltretutto sono trascrizioni senza
garanzie e piene di strafalcioni, perché se le sono fatte da soli. Se la
cantano e se la suonano". Nel merito: "Ma quale trama per eliminare
il dg: ci sono solo io, s'è mai visto un complotto a uno? Minoli ha già
smontato benissimo questa tesi. Che poi con gli ascolti e la redditività in
caduta libera, avevo ogni sacrosanta ragione di preoccuparmi". Nessuno dei
big è passato a salutarlo al secondo piano: non il presidente Claudio
Petruccioli ("Che ne so io di Saccà? "), non il dg Cappon, i
consiglieri, nemmeno il direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce ("Non l'ho
visto"). Saccà si consola con l'accoglienza ricevuta al mattino, quando
per una mezzora buona è rimasto bloccato con saluti, abbracci e pacche,
nell'androne di via Pasubio, ingresso laterale. "Per me la Rai è questa.
Guardie, autisti, vicedirettori e capistruttura, segretarie. Tutti a dirmi:
bentornato direttore, lo sappiamo che lei ha sempre difeso la Rai, magari lo
facessero quelli che la attaccano, abbiamo bisogno di lei". Si è commosso.
"Come ripetono i miei avvocati, l'azienda combatte una battaglia al di là
del merito, con materiale banale. Hanno perso e invece insistono. Vogliono
tenere aperta una ferita per un'altra ragione, non per me". Sottinteso:
per colpire Berlusconi. "Cos'è questa? Un'esercitazione? Un'esibizione di
muscoli"?. Non se ne capacita. "Ma dico: questo cda è scaduto, questo
dg è scaduto, so che pure il comitato etico ha escluso il licenziamento per
giusta causa. Gli resta quello per giustificato motivo. Costosissimo. E che
peraltro il consiglio ha già bocciato. Questa è la volta che diventi ricco, ha
scherzato uno dei miei legali. Ma a me i soldi non interessano, se ci sono ci
sono, l'onore conta più di ogni cosa". Nel dubbio una collaboratrice gli
ha regalato un corno e un ferro di cavallo d'argento. Un primo giorno di lavoro
esplorativo, a colloquio con il reggente Gusberti. E una certezza: "Mi
hanno buttato nel fuoco ma io non mi sono bruciato". Dagospia 04 Luglio
2008.
( da "Stampa, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Barbara
Palombelli QUEI BIMBI NON SONO "DIVERSI" Caro direttore, siamo
confusi, stonati, accaldati, forse persino i più maliziosi sono ormai stanchi
della rissa pornopolitica e pornogiudiziaria di queste ore. E dunque rischiamo
di non vedere. Rischiamo di non vedere - fra le righe - che, ben mascherato da
urgenze e necessità improrogabili, sta per saltare di nuovo in Italia, a
settant'anni dalle famigerate leggi razziali, un principio indiscutibile.
Quello dell'uguaglianza degli esseri umani. Un principio che viene prima di
ogni e qualsiasi schieramento politico e/o nazionale. Un principio che i nati
come me negli Anni Cinquanta hanno appreso verso i tre anni, in famiglia o alla
scuola. Le suore e i sacerdoti - forse allora meno distratti dai matrimoni o dalle
conversioni vip - ci formavano con l'ascolto dei padri missionari... e, anche
per questo, quel principio è scolpito nei nostri cuori da tempo
immemorabile.Nessuna esigenza "razionale", nessun pregiudizio,
nessuna paura emotivamente comprensibile può farci tornare indietro di
settant'anni, laggiù negli inferi da dove siamo usciti grazie all'eroismo dei
nostri padri. Sono poche le voci che si levano in Italia contro le schedature
dei rom, o sulle violenze perpetrate nei centri di accoglienza temporanea, documentate
delle ispezioni dei radicali, anche perché la sconfitta sui temi della
sicurezza ha annichilito il Partito Democratico nella sua corsa a inseguire
temi e provvedimenti che solo dieci o venti anni fa avrebbero fatto orrore
certamente agli ex partigiani ma anche ai democristiani e ai moderati più
destrorsi. La sola idea che i bambini mendicanti o i disperati che annegano
accanto alle nostre isole più belle siano "diversi" da noi è
raccapricciante. Eppure, anche nei nostri titoli e nei nostri articoli, qualche
volta dimentichiamo che noi potremmo essere quelle madri o quei padri sulle
navi della disperazione o che quei bambini al semaforo potrebbero essere i
nostri figli. Nasciamo tutti nello stesso modo, in luoghi diversi e in
condizioni diverse, ma siamo la stessa cosa, la stessa carne, lo stesso sangue.
Ergo: i ruoli e le destinazioni in cui ci troviamo ad esistere non dipendono
dalle nostre presunte e future qualità (o difetti). Fa fatica, fa impressione,
fa perfino un po' paura doverlo ribadire, riscrivere, sottolineare. Ed è
davvero una tragedia se - distratti dalle intercettazioni e
dalle prevedibili modestie del Pd, partito nato al gazebo, insediato all'ombra
e finito spiaggiato o sdraiato - non ci rendiamo conto che qui non è questione
di impronte o di Cpt (quei recinti e quelle gabbie sono una vergogna mondiale
almeno quanto le torture americane di Guantanamo o la pena di morte), è
in discussione il fondamento della nostra intera società.
( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
ROMA -
Il Consiglio dei ministri, come era stato anticipato già ieri, non ha esaminato
il decreto legge sulle intercettazioni. Intervenendo in
conferenza stampa subito dopo la riunione del governo, Silvio Berlusconi ha
voluto mettere in chiaro che in ogni caso "gli attacchi dei giudici non ci
impressionano". "Rinuncio a ogni vantaggio, non ho bisogno di nuove
norme giudiziarie - ha detto ancora il premier - Mi sono sempre difeso nei
processi e sono il recordman dei processi con 2.500 udienze". Il
lodo Alfano, ha aggiunto, non è una legge 'ad personam'. I "nostri
avversari - ha lamentato - stanno cercando di farla passare per una norma ad
personam e invece è una norma salvatutti". "Quello che appare su
stampa e televisioni - ha denunciato il presidente del Consiglio - è un
panorama completamente diverso rispetto all'azione del governo. L'attenzione si
concentra su fatti che nulla hanno a che vedere con il programma di governo e
portano in primo piano l'attacco continuo di certa magistratura a chi deve
governare scelto dal Paese, mentre si vuole sovvertire il voto popolare".
Un tentativo, ha aggiunto Berlusconi, "riuscito nel 1994, ma che non
riuscirà nel 2008''. "Come io pensavo da subito, i sondaggi dimostrano che
il fango senza fondamento dei pettegolezzi non hanno scalfito la fiducia degli
italiani nel governo e nella sua attività", ha proseguito il premier
citando sondaggi che indicherebbero nell'ultima settimana un aumento di
consenso nei suoi confronti dello 0,3%. Rivendicando i successi del suo
governo, Berlusconi ha definito la manovra economica "una assoluta innovazione"
e ha annunciato che "nei prossimi 15 giorni rimuoveremo i rifiuti da tutte
le strade di Napoli e della Campania e ipotizziamo che alla data del 20 di
luglio non ci saranno più cumuli in strada". Il Consiglio dei ministri
odierno, oltre al tema intercettazioni, non ha affrontato neppure la vicenda
Alitalia. Deciso invece il ricambio ai vertici degli istituti previdenziali e
assistenziali con la scelta dei nuovi dirigenti di Inps, Inail e Inpdap.
Antonio Mastrapasqua è stato indicato come nuovo presidente dell'Inps al posto
di Gian Paolo Sassi. Ai vertici dell'Inail va Marco Sartori, che succede a
Vincenzo Mungari. All'Inpdap, invece, sale Paolo Crescimbeni, al posto di Marco
Staderini. Le indicazioni di nomina sono state accolte su proposta del ministro
del Welfare Maurizio Sacconi. Palazzo Chigi ha ratificato anche la nomina del
presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, a commissario ad acta per la
realizzazione degli obiettivi di risanamento finanziario previsti nel piano di
rientro dai disavanzi nel settore sanitario. (4 luglio 2008.
( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
ROMA -
Attacca tutti. Berlusconi per primo che ha demolito la sua immagine di
statista". Poi la giustizia, i magistrati, la sinistra radicale, le
intercettazioni. Se la prende anche con Di Pietro perchè l'obiettivo non deve
essere quello di "togliere un po' di voti a noi ma portarne via tanti a
Berlusconi". Difende solo una cosa, anche se al modo di D'Alema: il
Partito Democratico per cui chiede però "una rapida e urgente
solidificazione", cioè tessere, sedi, territorio, altrimenti il resto sono
solo chiacchiere. Massimo D'Alema a ruota libera giovedì sera ospite della
Festa dell'Unità di Roma. "Le offerte vanno al Pd, sono loro che
organizzano" precisa la maschera all'ingresso. Nell'area dibattiti sono
previste 6-700 seggiole, poche visto che sotto i pini marittimi di Caracalla ci
sono almeno il doppio delle persone, giovani, anziani, mezza età, molte donne.
In prima fila Sabrina Ferilli ma anche Gustavo Selva. L'intervista è condotta
da Antonio Padellaro, direttore dell'Unità, più di due ore di dibattito, spesso
applaudono, quella parte di Italia che vuole ascoltare e ragionare ed è stufa
di urla e slogan. Magistratura sotto attacco. Una cosa è certa, dice D'Alema:
"Berlusconi non può fare leggi per difendere se stesso quando è al
governo. Ma se la sinistra continuerà a difendere la macchina della giustizia
così com'è, gli italiani voteranno sempre Berlusconi". Applausi, quasi
liberatori. La giustizia quindi non va, come dimostrano nove milioni di
processi arretrati. Ma non funziona anche un certo modo di condurre le
inchieste. "In Italia - osserva l'ex ministro degli Esteri - abbiamo il
più alto numero di magistrati per numero di abitanti, eppure ci sono 9 milioni
di processi in sospeso". Così D'Alema racconta alcune sue
"avventure" giudiziarie. "A un certo punto della mia vita (1995
ndr) sono stato indagato per associazione a delinquere finalizzata alla
corruzione e un'altra lista di reati contro la pubblica amministrazione con un
gruppo denominato Pci-Pds-Ds. Cioè - fa una pausa - come dire la Storia. Era l'inchiesta
sulle cooperative rosse. Un sostituto procuratore (il pm veneziano Carlo
Nordio, ndr ) decide di perquisire le sedi delle cooperative in tutta Italia e
di sequestrare ogni foglio con l'intestazione cooperativa, vi immaginate?
Milioni e milioni di pagine, dopo un po' se sò persi. Dopo otto anni il gip
archivia perchè il fatto non sussiste". In quegli otto anni D'Alema è il
segretario del partito, fa il ministro, il Presidente del consiglio "e non
mi sono mai sognato di dire alcunchè. Mi sono difeso nel processo, in silenzio,
con il mio avvocato. Poi però alla fine ho chiesto i danni per colpevole
ritardata giustizia. E ho vinto. Ho avuto pazienza...". Ecco il grande
rimprovero a Berlusconi: "Invece di stare lì, aspettare, difendersi come
ogni altro cittadino e poi magari alla fine chiedere i danni, fa le leggi ad
personam. Così avvelena il dibattito, lo falsa e non cambia nulla".
D'Alema non fa parola dell'inchiesta Unipol scoppiata oltre un anno fa. Ancora
una volta aspetta. "Giornalisti? Trafficanti di carte proibite". Inevitabile che il discorso porti alla intercettazioni. L'ex
ministro degli Esteri ci va giù durissimo: "I giornalisti, quelli veri,
non hanno bisogno delle intercettazioni per fare le inchieste serie. Quelle
devono servire ai magistrati, per indagare. Ma non ai giornalisti".
Padellaro tenta la difesa del ruolo. D'Alema spiega come dovrebbe essere
secondo lui la nuova normativa sulle intercettazioni: "Nè bavagli nè
manette così sgomberiamo il campo da ogni rischio di censura. Però se scrivi
una cosa sbagliata, poi mi paghi i danni. Una volta hanno scritto che avevo un
conto corrente in Brasile e che l'avevo chiamato Quercia. Mi hanno dato del
ladro e del coglione, un po' troppo. Non era vero, ho chiesto i danni. Ho
vinto". "In piazza? Solo se conquisti elettori". Sul tema
"piazza sì-piazza no", con Di Pietro oppure no l'8 luglio in piazza
Navona, D'Alema ha le idee molto chiare, in linea con quelle del segretario
Veltroni. Dice basta al giochino in corso dell' "autoconvocazione",
chi invita e chi viene invitato. Ma fin qui è ancora forma. La sostanza è ben
più pesante: "Una manifestazione non può servire solo a sfogare gli umori
dei militanti ma a creare consenso. Andare in piazza serve se il giorno dopo
qualcuno viene dalla tua parte. Se qualcuno dei tre milioni e mezzo in più che
hanno votato Berlusconi votano noi". "Il partito? Solido, e il prima
possibile". "Io dico che simpatizzo per il Pd perchè ancora non ho la
tessera, nel senso che non esistono ancora...". Una battuta per dire quello
che non va nel partito "riformista a vocazione maggioritaria".
"Il Pd ha un enorme potenziale, anche di passione, non dobbiamo
disperderlo" dice D'Alema. "Nella mia storica sezione Ds di viale
Mazzini ci sono il doppio di simpatizzanti Pd rispetto al massimo storico degli
iscritti Ds". Quindi servono tessere, sedi, territorio, "solidificare
il Pd il prima possibile". Perchè se stai tra le persone "capisci
quello succede molto prima dei sondaggi". Lui è un appassionato di tessere,
aggiunge, "quella di Red infatti c'è già". "Liberi ma non
soli". Dal punto di vista delle alleanze politiche "necessarie"
ma "non devono essere sommatorie bensì concordate su programmi".
Liberi ma non soli, quindi. Allora ben venga la lettera insieme di
Veltroni-Casini, "non una nuova alleanza ma un accordo politico". Ben
vengano i contributi di associazioni politico-culturali, Red, Italianieuropei,
Astrid, Don Strurzo, "perchè portano contributi nuovi e avvicinano la
società alla politica". Certo non si può dire sì a chi, ad esempio in
politica estera, "è fuori dal mondo e pensa, come quel gruppetto di
trotzkisti che erano al governo convinti che il mondo abbia ancora come
prospettiva la rivoluzione permanente". Addio Unione, quindi. E questo è
per sempre. (4 luglio 2008.
( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
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( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Sospetti
di un possibile avvelenamento, ma fonti governative smentiscono Gb: superspia
finisce in coma, è giallo Alex Allan, 56 anni, presidente del Joint
Intelligence Committee, rinvenuto in fin di vita in casa DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE LONDRA (GRAN BRETAGNA) - Il funzionario più alto in grado nei
servizi segreti britannici è stato trovato in fin di vita a casa sua a Londra.
Alex Allan, 56 anni, presidente del Joint Intelligence Committee (JIC) che
controlla MI5 (controspionaggio), MI6 (spionaggio all'estero) e GCHQ (il centro
comunicazioni, ascolto e intercettazioni) è stato portato
in un ospedale londinese lunedì notte, ma la notizia è filtrata solo giovedì
sera. E il Sun, potente giornale popolare che ha ottimi contatti
nell'establishment della sicurezza e della polizia, ha presentato la storia
sotto il titolo inquietante: "Superspy in coma mistery".
IPOTESI - Il tabloid ha speculato sul fatto che dopo l'assassinio a Londra nel
2006 dell'ex colonnello del Kgb Alexander Litvinenko, un altro caso di
avvelenamento è sempre possibile. Chi potrebbe aver avuto interesse di colpire
il chairmain del responsabile dei servizi segreti? Il Sun indica Al Qaeda e i
russi, perchè in un Paese come la Gran Bretagna, affascinato e ossessionato
dalle spy stories, la teoria del complotto è uno sport nazionale. Ma anche la
Bbc ha dato spazio al mistero. Dopo la fuga di notizie sulla stampa, fonti
governative hanno escluso che Allan possa essere stato vittima di un attentato:
"era troppo elevato in grado, troppo di alto profilo per essere un
bersaglio realistico. È un funzionario statale, non può avere nemici nel mondo
delle spie". Anche Scotland Yard conferma di non trattare al momento il
caso come "sospetto". Qualche mese fa Allan aveva perso la moglie,
uccisa da un tumore: qualcuno ora ipotizza che il funzionario possa essere
entrato in coma per abuso di tranquillanti. Eppure qualche circostanza
misteriosa non manca. Perchè gli amici dicono che ultimamente era parso di
ottimo umore. E perchè, se come è vero, Alex Allan è un alto burocrate statale,
un grand commis, ci sono voluti tre giorni per scoprire che si era sentito
male? A quanto pare la polizia ha saputo "casualmente" del suo
ricovero, perchè lunedì notte due agenti erano "di passaggio"
nell'ospedale. Così la Special Branch anti-terrorismo di Scotland Yard è stata
avvisata e ha steso un cordone di sicurezza intorno alla stanza di terapia
intensiva. CHI E' - Alex Allan è un uomo molto potente. Guida il Joint
Intelligence Committee da un anno: il comitato riceve e analizza tutti i
rapporti dei "servizi" e li filtra per il governo. Durante la Guerra
Fredda il JIC aggiornava Downing Street sulla forza militare sovietica; nel
2003 fu al centro della crisi irachena e produsse i dossier che inchiodarono
Saddam Hussein (e che erano tutt'altro che accurati). Allan in passato è stato
segretario privato del primo ministro conservatore John Major e del laburista
Tony Blair: un uomo per tutte le stagioni. E anche un uomo estroverso,
brillante. Anche troppo brillante secondo alcuni. Da ragazzo era maniaco di
musica rock: capelli lunghi, cotonati e riccissimi, chitarra sempre in mano. Ma
anche dopo essere entrato nelle stanze del potere, non ha perso il gusto per la
vita: sportivo, sportivissimo. Pratica il ciclismo, la corsa, gli sport
d'acqua. Durante uno sciopero dei trasporti si fece fotografare in vestito
gessato, valigetta dei documenti, ombrello, bombetta: aggrappato al windsurf
mentre discendeva il Tamigi diretto a Whitehall. Informazioni e foto sulle sue
prodezze le aveva messe sul suo sito web: secondo gli esperti di intelligence
forse il capo del JIC aveva esagerato nel fornire tutti quei dettagli sulla sua
vita privata. Guido Santevecchi stampa |.
( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
James
Winnefeld, comandante della Sesta flotta Usa nel Mediterraneo L'ammiraglio Usa:
"Teheran lancerà un attacco contro Israele" "Molto probabile
attacco con missili balistici" ROMA - Secondo l'ammiraglio James Winnefeld,
comandante della Sesta flotta Usa nel Mediterraneo, l'Iran probabilmente
lancerà un attacco con missili balistici contro Israele, e gli Stati Uniti e
gli alleati Nato devono prepararsi a questa eventualità. Lo riporta il sito web
del quotidiano israeliano Haaretz. Negli ultimi anni, gli
uomini della Sesta flotta si sono addestrati per intercettare i missili
iraniani Shahab-3, nel caso di attacco contro il territorio israeliano.
L'ammiraglio ha espresso le sue previsioni in un articolo intitolato
"Maritime Strategy in an Age of Blood and Belief", pubblicato su
"Proceedings", il mensile dell'Istituto Navale Usa. Winnefeld
sostiene che l'Iran è un avversario "imprevedibile", che potrebbe
decidere anche di attaccare in seguito a un evento secondario. stampa |.
( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
N. 158
del 2008-07-04 pagina 0 Berlusconi: "Basta gossip, inquina
la politica" di Redazione Berlusconi declina l'invito di Matrix a parlare
di intercettazioni: "Argomenti che stanno ammorbando il dibattito.
Sbagliato deviare l'attenzione del Paese dai problemi concreti e dai risultati
dell'esecutivo". Il retroscena/Evitato il muro contro muro Roma - Va o non
va? Certo che sì, forse che no. Silvio Berlusconi sorprende tutti. O
quasi. E a poche ore dalla diretta in prima serata, su Canale 5, declina
l'invito di Enrico Mentana, rinunciando al faccia a faccia con il conduttore di
Matrix. Un forfeit che scuote il Palazzo, in trepida attesa da ore, e che
rivoluziona l'agenda di politici e giornalisti. Ma tant'è. E al termine di una
lunga meditazione, a metà pomeriggio - dopo il "niente da fare"
anticipato da Mentana - il Cavaliere spiega le sue ragioni. E lo fa partendo da
una chiara premessa: "Il governo ha lavorato tanto e benissimo in questi
primi due mesi di attività". Ecco perché, scrive il premier in una nota
diffusa da palazzo Chigi, "non mi pare opportuno e producente intervenire
sui temi proposti da Matrix (giustizia e intercettazioni)". Ma l'intoppo
potrebbe stare dietro l'angolo. Andando in tv con queste premesse, sottolinea
non a caso Berlusconi, passerebbero "in secondo piano le tante cose
realizzate dal governo". E al tempo stesso, rimarca, si finirebbe con il
"cedere il passo ad argomenti e gossip negativi, che inquinano ed
ammorbano il dibattito politico e parapolitico di questi giorni". Con il
rischio concreto, in definitiva, di "deviare l'attenzione del Paese dai
problemi concreti e dai risultati dell'azione di governo". La strada da
seguire, per palazzo Chigi, è quindi un'altra. Andare avanti evitando le buche,
senza farsi intralciare da questioni non prettamente politiche (vedi continue
polemiche sul fronte magistratura e fantomatiche intercettazioni piccanti,
provenienti dai brogliacci dell'inchiesta napoletana sulla presunta collusione
Rai-Mediaset). Punto e a capo. Spetta poi a Mentana proseguire il racconto, che
diventa quasi retroscena. "Peccato, è un'occasione perduta, ma sarebbe
stata peggio un'occasione onorata solo a metà", attacca il giornalista,
attorniato dai colleghi delle agenzie al termine di un colloquio negli studi
Mediaset di Largo del Nazareno, a Roma, avuto anche con il presidente Fedele
Confalonieri. "è stato il regalo di compleanno a Veltroni", ironizza
poi il conduttore, ricordando che il segretario del Pd festeggiava proprio ieri
il suo cinquantatreesimo compleanno. "Come si evince dal comunicato"
di palazzo Chigi, spiega inoltre l'ex direttore del Tg5, "ho invitato
Berlusconi a Matrix per affrontare i temi più scottanti del momento e sarebbe
stato giornalisticamente inconcepibile un incontro con il capo del governo, che
non va in televisione da tempo, senza che potessero essere affrontate le
notizie che sono in questi giorni sulle prime pagine di tutti i giornali".
Mentana, inoltre, tiene a sottolineare che "l'importante era salvaguardare
le rispettive prerogative: così come il giornalista e l'ospite devono fare
ciascuno la sua parte, è altrettanto giusto che l'ospite e il padrone di casa
abbiano garantite le proprie prerogative". Insomma, Berlusconi "forse
ha pensato o è stato consigliato che non gli conveniva più", visto che
"sarebbe stata un'intervista a tutto campo", dove il tema della
giustizia sarebbe stato il principale. Ma in ogni caso, conclude, si tratta di
una scelta legittima, "sacrosanta". "è una scelta che non
discuto", commenta dal canto suo Veltroni, la cui presenza a Matrix era
prevista per mercoledì prossimo. "Se mi sarà confermato l'invito, sarò
onorato di accettarlo - aggiunge l'ex sindaco di Roma - e parlerò delle
questioni sociali e politiche che stanno a cuore agli italiani" senza il
timore, espresso dal premier, che si finirebbe a parlare "di gossip".
Sempre in casa democratici, a sperare che "la retromarcia di Berlusconi
sia un ripensamento sul fatto di aver messo le vicende personali al centro
dell'azione di governo" è Enrico Letta. Non concorda il vicepresidente
della Camera, Maurizio Lupi: "Il governo non ha alcuna necessità di
cambiare strategia". A giudicare "ragionevole e sensata" la
rinuncia del premier è infine Sandro Curzi, consigliere Rai in quota
centrosinistra. L'ex direttore del Tg3 si augura però che "non si tratti
di uno stop-and-go", ma dell'avvio di "un clima finalmente favorevole
a un proficuo confronto/scontro fra governo e opposizione". In ogni caso,
ammonisce: "Basta col gossip e con le sue ricadute melmose nei dintorni
delle istituzioni. La politica faccia politica". © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
N. 158
del 2008-07-04 pagina 0 Intercettazioni, il gip: decisione entro 7 giorni di Redazione Il gip di Napoli
si riserva di decidere sulla richiesta di utilizzazione delle intercettazioni
telefoniche fra Saccà e Berlusconi. Alfano: "Entro breve un ddl salva
privacy". Gasparri: "Pausa di riflessione, ma l'emergenza resta"
Napoli - Il gip di Napoli Luigi Giordano si è riservato di decidere sulla
richiesta da inoltrare al Parlamento per utilizzare intercettazioni
telefoniche di conversazioni tra il top manager Rai Agostino Saccà e il premier
Silvio Berlusconi. Il giudice dovrà anche pronunciarsi sulla questione di
competenza territoriale avanzata dai legali del presidente del Consiglio dei
ministri, Nicolò Ghedini e Michele Cerabona. Le intercettazioni rientrano
nell'ambito dell'inchiesta del pm Vincenzo Piscitelli su alcune produzioni di
Rai Fiction, di cui Saccà è responsabile, e sono relative a segnalazioni di
attrici da inserire in cast di fiction. Il prossimo 18 luglio il gip Pasqualina
Laviano dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi. La
decisione di Giordano potrebbe arrivare la prossima settimana. Consiglio dei
ministri "Non si è parlato del decreto legge sulle intercettazioni"
nel Consiglio dei ministri di oggi. Lo ha riferito il ministro delle Politiche
Comunitarie, Andrea Ronchi, al termine della riunione. Nel Cdm non si è parlato
neppure di Alitalia, ha inoltre aggiunto Ronchi. Il ministro della Giustizia
Angelino Alfano ha confermato un disegno di legge sulle intercettazioni che
però, ha sottolineato, dovrebbe essere chiamato "salva privacy".
Nella conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri, Alfano ha auspicato
che il parlamento lo approvi "come primo provvedimento dopo la pausa
estiva". L'attacco di Di pietro Sulle intercettazioni spiega Antonio Di
Pietro: "Secondo me non ci deve essere la riforma. Il problema di fondo è
che le intercettazioni, se autorizzate dal giudice, sono uno strumento molto importante
per la lotta alla criminalità", mentre sulla divulgazione delle stesse Di
Pietro spiega: "Dipende. Quelle che hanno rilevanza penale è giusto che
siano messe a conoscenza anche dell'opinione pubblica, quelle che sono solo
questioni private di ognuno, è giusto che vadano al macero. Ci sono due filoni
di intercettazioni, quelle serie come quelle a d'Alema e quelle così dette
gossippare. All'italiano medio interessano altri temi come quelli economici,
dispiace constatare che il governo, invece, ci costringe a occuparcene".
Emergenza intercettazioni "Una pausa di riflessione su un tema che
comunque dovrà essere affrontato e risolto". Così il presidente dei
senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, ha commentato l'esito del Consiglio dei
ministri di oggi, nel corso del quale non si è discusso di decreto
intercettazioni. "Resta l'emergenza - ha aggiunto Gasparri - di uno
stillicidio di pubblicazioni che non hanno alcuna rilevanza penale e la
necessità di trovare soluzioni che ci auguriamo siano concordate anche con
l'opposizione soprattutto sulle sanzioni nei confronti di chi le pubblica. La
mancata decisione di oggi del Cdm su questo argomento speriamo possa comportare
da parte di tutti una valutazione più serena. Indagare è doveroso, la
denigrazione e lo spreco di soldi dei cittadini con intercettazioni inutili
deve cessare. Su questo - ha concluso il presidente dei senatori del Pdl -
siamo aperti al confronto con una opposizione più seria e matura e ci auguriamo
che il Pd la smetta di farsi dettare l'agenda politica da Di Pietro, a metà tra
un politico di terza fila e Pappagone". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA
- Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Così
Veltroni prova a sottrarsi all'abbraccio mortale di Tonino Di Pietro. Niente Pd
(almeno quello ufficiale) in piazza Navona per manifestare contro il Cav. Di
Pietro e i girotondini saranno lì, compagnia del teatrino della politica che
mette in scena la (solita) recita a soggetto che gli italiani conoscono bene.
Spiazzati da Napolitano, attaccato improvvidamente dall'ex pm leader dell'Idv,
hanno messo un altro bersaglio grosso nel mirino: Veltroni. Pronti a scavare
trincee da imbottire di esplosivo per far saltare le mura del loft assediato.
Tanto che l'intellighenzia vicina da sempre alla sinistra giustizialista e
movimentista (Paolo Flores d'Arcais e Furio Colombo) si sono affrettati a dire
che no, la manifestazione non è contro Walter. (ci vanno ma.). E se Rita
Borsellino andrà lo farà turandosi il naso: Grillo (che si collegherà con la
piazza via etere) non ha progetto e diventa qualunquista e pericoloso. E Nanni
Moretti, il regista del "Caimano" e uomo simbolo del girotondismo
d'antan? Niente piazza, a che serve? Retropensiero: sulla sua Vespa c'è posto
per Veltroni. E Rifondazione? Ferrero ci sarà, Nichi Vendola no (entrambi
vogliono guidare il partito dopo l'addio di Bertinotti): anche il governatore
della Puglia prenda le distanze da Tonino la sua, dice, "è solo
invettiva". D'Alema e Cofferati sono per il no alla piazza senza se e
senza ma. Insomma le "sinistre" si dividono su Tonino e sul Cav,
mentre Parisi e altri (ex?) prodiani potrebbero essere in piazza: indovinate
contro chi? Scritto in Varie Commenti ( 4 ) " (4 votes, average: 3.5 out
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Commenti Invia questo post a un amico 30Jun 08 Tonino rispedisce Veltroni sul
bus. contrordine compagni Tonino Di Pietro parla (anzi insulta e grilleggia.) e
Walter Veltroni si adegua e gli corre dietro (leggi l'articolo di Laura
Cesaretti). Già, Tonino da Montenero detta la linea al Pd dopo aver sfondato la
Maginot elettorale del "dialogo" con il Pdl su cui si era attestato
il solitario Veltroni. E' bastato poco per cambiare tutto. I sondaggi affondano
il Pd, Massimo D'Alema lancia "Red" (prototipo di partito. casomai
servisse, o correntone del Pd che invece serve subito) e i suoi si smarcano,
almeno a parole, da Di Pietro sul terreno delle
intercettazioni e della giustizia. Così Veltroni combatte su due fronti
interni: il dialogo lo apre ma con i Verdi e poi toccherà a Rifondazione e agli
altri residui comunisti e si allinea ai giustizialisti dell'Idv (nel partito
c'è anche Pancho Pardi, l'uomo dei girotondi) in nome della nuova stagione
dell'anti berlusconismo a prescindere. A quando un bella convention o
una manifestazione di piazza con Beppe Grillo dimenticando Unipol, banche e
scalate, si è chiesto qualcuno? Il segretario del Pd fa sapere che con Di
Pietro ha fatto un mezzo strappo: niente manifestazione con Tonino e Grillo. io
e lui siamo lontani. Meglio tardi che mai. Intanto, passate le ferie, Walter è
costretto (dal Tonino senza freni e a caccia di voti di protesta) a riprendere
il pellegrinaggio per l'Italia. Insomma, risale sul bus per battere il Paese
provincia per provincia. Come annuncia in una lettera all'Unità . "Ora
voglio dire a te - spiega Veltroni al direttore Padellaro- che da settembre
riprenderò, riprenderemo, ad attraversare ogni provincia, ad andare in ogni
città, ad ascoltare e a parlare, a capire e a spiegare". Interlocutori
saranno "tutti gli italiani", a cominciare dal "popolo del Pd,
dodici milioni di donne e uomini che ci hanno dato fiducia" fino "a
quanti hanno votato per l'attuale maggioranza nella speranza, nell'illusione
stanno scoprendo ora, di vedere risolti i propri problemi". Ma il tour
servirà, scrive Veltroni, anche a lanciare la "manifestazione che abbiamo
annunciato per l'autunno" e rivendica che l'opposizione del Pd sarà
condotta "come deve fare un partito che vuole mantenere la sua vocazione
maggioritaria, che non è mai stata vocazione all'autosufficienza: lavorando per
unire". Non c'è male, come svolta: un clamoroso contrordine compagni di
vecchia memoria. Tanto che Pierferdinando Casini in un'intervista al Corriere
lo avverte: Di Pietro è una polizza sulla vita per il premier, se l'opposizione
è questa l'alternativa a Berlusconi non c'è. Lo dice Casini, ma lo pensano
anche D'Alema e Rutelli. Stando così le cose c'è da chiedersi quante divisioni
abbia il comandante Veltroni Scritto in Varie Commenti ( 69 ) " (21 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Jun 08 Per Walter
avviso di sfratto. Resisterà all'assedio? In politica tutti nodi vengono al
pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter Veltroni, creare
un grande partito di centrosinistra, scommettere sul bipolarimo, tagliare fuori
la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere dal parlamento anche grazie
al voto degli italiani) appare in questo momento davvero un sogno. La verità è
che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il fortilizio del loft sono
proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo D'Alema per finire al
"silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un avviso di sfratto di
sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore dell'Ulivo: "Cambiamo
leader", dice senza tanti giri di parole con un linguaggio che rifugge le
liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc). Così, come scrive sul
"Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del segretario ridà forza
all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa dell'antiberlusconismo
e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una questione di
sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per l'Italia,
abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il dibattito
su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi riforme
condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito
addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a
resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla
guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non
spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella
radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno. E
Parisi insiste: già, perché dopo essere uscito allo scoperto senza se e senza
ma, l'ex ministro della Difesa vuol far uscire allo scoperto gli avversari di
Veltroni, in particolare Massimo D'Alema, che ha lanciato - anche se lui dice
che non cerca lo scontro - una sorta di partito-ombra che si chiama
"Red" (Riformisti e democratici). Dice Parisi: "Sento D'Alema
avanzare proposta diversa da Veltroni, vorrei essere sicuro che lo faccia
esplicitamente.". Aspettiamo la prossima puntata. Scritto in Varie
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a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Tanto tuonò che
piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato Walter Veltroni.
Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel centrosinistra, si
consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle spalle decenni di
scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di Massimo D'Alema e
della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni ulivisti (per alleanza
allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle elezioni Europee e niet
preventivo della Bindi al tentativo di "abbraccio" con Casini e l'Udc,
tra il secco e ribadito addio di Prodi alla presidenza del Pd e il nodo
gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema dice sì, gli ex Margherita dicono no,
lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora scopre il doppio binario: dialogo sulle
riforme con Berlusconi ma anche opposizione più "dura" per non
perdere consensi a vantaggio del vasto e diviso mondo della sinistra a cui
guarda invece D'Alema. Così alla Costituente del Pd lancia la doppia sfida
interna e esterna: no alle correnti personali (facile a dirsi ma.) e "autunno
in piazza" (più facile da fere e comodo): Walter "buonista". ma
anche "oppositore duro" di Berlusconi, quello che ha strappato la
tela del dialogo. Due volti dello stesso leader che vuol impedire che la sua
moneta di fresco conio politico venga svalutata e rotoli via assieme al Pd.
Perchè il rischio c'è, e Veltroni lo sa bene: non c'è solo l'ombra lunga di
D'Alema, ma pure quelle di Prodi (che il segretario invita a restare ne l Pd).
Tanto che, per fare un 'esempio, Rutelli dice del Ppe: "Siamo più
innovatori noi dei socialdemocratici". E spinge Veltroni a dire, in
Europa: "Costruiamo un nuovo campo riformista". Come dire, andiamo
oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai. Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi,
ma pare anch Fassino, la pensano in modo opposto. Insomma, la
"guerra" è solo agli inizi, con il voto alla Costituente si
cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è appena iniziata.
Vedremo chi sopravviverà alla guida dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi:
"Se è l'Ulivo fatto partito, si è fatto male." E gli attacchi
arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio dell'inventore dell'Ulivo.
Arturo Parisi a margine dell'assemblea del Pd, non risparmia una critica alla
relazione di Walter eltroni che, tra l'altro, ha fatto un esplicito riferimento
all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre lavorato con l'idea che "Ulivo avesse
come obiettivo un bipolarismo a vocazione bipartitica ma con l'unificazione di
tutto il campo del entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale,
l'ex ministro della Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una
comprensibile difesa del suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro
operato risulta essere quello degli elettori in casi come la Capitale o a
Sicilia". Scritto in Varie Commenti ( 111 ) " (27 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli
amici nemici. Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel
senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi
in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio
idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione"
dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della
solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice
"il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al
Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da
un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani,
dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a
pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma
anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la
clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure
Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della
poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema,
capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare
Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori
i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è
l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e
"ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della
margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza
per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare
(a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le
mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti (
35 ) " (29 votes, average: 3.17 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto
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28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di
sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla
Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione
democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del
"rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo
quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei
manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra,
della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire
(rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire
colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza
travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare.
E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di
tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo
schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste,
sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi.
Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo
lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al
contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo
è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi
politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le
contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone
vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni
invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le
istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale?
quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di
tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per
evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito
comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo
sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come
diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario
che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente
designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio
quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare
agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per
interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a
nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare
l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una
volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe,
gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in
Varie Commenti ( 76 ) " (50 votes, average: 3.5 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è
mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la
sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in
prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo
di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla
"tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal
dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico.
"Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile
("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente
da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra
quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di
comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino?
Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese,
ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un
cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha
ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un
salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era
dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in
occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della
Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le
vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda
il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (117
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi,
Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera
(leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con
l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono
i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel
Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il
presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma
parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le
parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse
Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella distinzione
dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e Veltroni devono
fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici. E parare i
colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista,
resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che
sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto
per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello
"debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e
condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera:
"Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo
memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e
politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il
Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare.
Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo
che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e
pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo
D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come
racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della
consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri,
Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho
avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve
un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più
l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna
elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito
anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della
responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori,
perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il
paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 ) " (56 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter
diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989,
Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni
spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi
l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana
esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità
- fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni diventa
"premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla fine
dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema
e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto" (Bersani)
ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito democratico ha
varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per ora le
analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che sulla
carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata presentata al
presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine
occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a
dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in
due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo.
Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante
che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il
centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare
avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea
costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento
dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni
riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se
anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in
Varie Commenti ( 89 ) " (31 votes, average: 2.77 out of 5) Loading ... Il
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post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni
e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi
quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile
sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri
(quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con
la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati
uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro
hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso
è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi,
ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto,
che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al
sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi,
Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi
di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto
soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più
veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato
l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che
hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto
più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del
"fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da
"fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla
vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da
poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione
clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della
burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi
ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono
gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti.
Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese
e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la
sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da
Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi
problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto,
mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il
governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal
Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò
in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la
maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri),
Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà
(giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo
ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si
aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due
come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in
commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran
Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da
noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale proposta "anche
interessante nella nostra esperienza passata non funzionò" e che "ci
sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e
che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a cominciare da
Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un
punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo
in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare
allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie
Commenti ( 69 ) " (52 votes, average: 2.1 out of 5) Loading ... Il Blog di
Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a
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toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti
gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (42)
Ultime discussioni Alberto Taliani: Proprio no, caro Athos, ora è lei che
"ciurla nel manico", io ho grande rispetto per i... luciano: ma non
vi accorgete che rispetto a paesi nostri concorrenti stiamo perdendo la faccia,
affari e lavoro. e... Rino Gioffrè: C'è una sola parola per definirli:
PATETICI. Athos: Ennesimo Post inutile: qual'è il problema se dei cittadini
esprimono il proprio dissenso?????? jose': Non ci sarebbe bisogno di commenti.
L'On.le DI PIETRO dimostra d'essere un oppositore... I più inviati Sayed, primo
risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la
conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3
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( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
ITICO:
LA GNOCCA"? Fabrizio d'Esposito per "Il Riformista" Giovedì,
gnocca. A detta dei soliti bene informati, ieri doveva
essere il grande giorno delle intercettazioni hard del Cavaliere con due
ministre e una sottosegretaria del suo governo. E invece niente. Perdipiù il
premier ha anche annullato all'ultimo momento la sua intervista a Matrix , una
sorta di appello alla nazione. Allarme rientrato? In ogni caso, i
termini del problema non cambiano: "Il vero guaio di Silvio è la
gnocca". Come ha scritto la settimana scorsa Vittorio Feltri sul
quotidiano di cui è fondatore e direttore, Libero . Direttore, esistono queste
intercettazioni? "Sì". Ma voi di Libero ce l'avete? "No, se le
avessi le pubblicherei immediatamente. Non ci penserei su un minuto. Anche
perché, in casi come questi, col trascorrere dei giorni la fantasia passa dal
trotto al galoppo". E allora perché ha scritto che il guaio di Berlusconi
è la "gnocca"? "Perché sono a conoscenza del contenuto di alcune
telefonate". La sua è una fonte sicura? "Crede forse che sia un
avventore del bar Diana sotto la mia redazione qui a Milano? Il contenuto mi è
stato riferito da un personaggio importante. E mi stupisce che le tenga ancora
nascoste nel cassetto". Ma usciranno? "Se penso alla storia recente
del nostro paese credo proprio di sì, che usciranno. Ma c'è sempre la prima
volta... (e qui a Feltri scappa una risata, ndr ). Comunque fossi in Berlusconi
non mi preoccuperei". Perché? "Gli italiani comprenderebbero. Anche
Mussolini era uno che ci dava con le signore. Io non credo che le
intercettazioni a luci rosse lo danneggerebbero più di tanto. Semmai il problema
sarebbe solo politico". Si riferisce all'eventuale coinvolgimento di due
ministre? "Sì. Io sul giornale non ho fatto nomi, il pettegolezzo
spicciolo non mi interessa anche se rispetto le riviste specializzate nel
gossip. Ma facciamo un caso di scuola (altra risata, ndr)..." Quale?
"Ammettiamo che in teoria venga fuori il nome di una ministra. Gli
italiani sono tipi da bar sport e penserebbero che quelli sono affari privati
del Cavaliere e basta. Molti, poi, si riconosceranno anche in qualche brano
delle telefonate. A quel punto la polemica ginecologica riguarderebbe i soliti
moralisti della politica". Per questo lei ha scritto che il Cavaliere
farebbe bene a rivolgersi direttamente agli italiani? "Esatto. Ieri
(mercoledì per chi legge, ndr ) sono stato molto contento quando ho letto che
il premier sarebbe andato a Matrix . Nel mio piccolo ho fatto parecchie
pressioni in merito". Invece poi ha rinunciato. Che cosa è successo?
"Al momento mi dicono che non sarebbe andato su consiglio di Letta per non
peggiorare i rapporti con Napolitano, ma francamente non lo so. Io penso
comunque che farebbe bene a parlare al paese". Per dire cosa? "Che
ogni volta che lui va a Palazzo Chigi c'è qualche procura che tenta di bloccare
il suo lavoro. Ed è per questo motivo che adesso i magistrati fanno circolare
queste storie di letto. Ecco, fossi in lui spiegherei chiaramente tutto questo.
Per poi rimettermi a lavorare, accada quel che accada". Lei pare
ottimista. "Abbiamo bisogno di un premier, non di un frate trappista. Un
premier che però ha un problema che rischia di diventare politico: la
gnocca". Dagospia 04 Luglio 2008.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
REZZA
DEL VELLUTO? Denise Pardo per "L'espresso" © Foto U.Pizzi">
Stefano Parisi con Maurizio Sacconi © Foto U.Pizzi È già così calato nella
parte da scambiare un mendicante per un questuante Rai. È successo pochi giorni
fa, di prima mattina, mentre passeggiava dalle parti di piazza Navona con il
suo vecchio compagno di scuola Maurizio Gasparri, l'ex ministro delle
Comunicazioni, autore dell'omonima lex, ora capogruppo Pdl al Senato,
chiacchierando, potete immaginarvi di cosa. Da un angolo, sbuca un ragazzo che
lo avvicina e inizia a parlargli: "Dottore." gli fa. Lui indietreggia
e lo blocca schermandosi con la mano. Gasparri ride e lo rassicura: "Non
ti preoccupare. Chiede solo l'elemosina. Lo conosco è amico mio. Non è mica uno
della Rai". Ancora non è stato trovato l'accordo sul suo futuro stipendio
(anche se ci si sta lavorando alacremente) e sul modo di superare il Mach 2 dei
275 mila euro previsti per i manager pubblici. Ancora è in alto mare la
battaglia politica per la composizione del consiglio d'amministrazione Rai. Ma
Stefano Parisi, candidato unico alla poltrona di direttore generale a viale
Mazzini, unto dall'Unto del Signore in un colloquio underground di investitura,
già sente gravare su di sé la popolarità invadente e sfrontata che si abbatte
su chi è al vertice della tivù pubblica. Sotto la buona stella del terzo
governo Berlusconi, questa dovrebbe essere la volta buona. La volta e la svolta
che dovrebbe portare finalmente al settimo piano del palazzo dal famigerato
cavallo Parisi, romano, 52 anni, amministratore delegato Fastweb da un milione
e 700 mila euro l'anno, nipote di un pastore di anime, padre Alberto Parisi
(ora deceduto) icona fascinosa e indimenticata dei fedeli di San Roberto
Bellarmino, chiesa chic e pariolina, e sposo di Anita Friedman, principessa
newyorkese, ben facoltosa secondo la vulgata, e tosta copresidente
dell'associazione Appuntamento a Gerusalemme da cui ha avuto due figlie. Sulla
poltronissima televisiva l'ex studente del liceo Righi (anche Gianni Alemanno
tra i compagni di scuola) con la gigantografia degli Intillimani in stanza da
letto, l'ex universitario vicino al Garofano, l'uomo che è passato dal pubblico
al privato come un camaleonte, dalla destra alla sinistra come una salamandra,
sospira da anni. Fin dal 1994, almeno, quando Letizia Moratti, presidente Rai,
lo introdusse nella Babilonia di viale Mazzini come membro del collegio
sindacale. Non riuscì poi a piazzarlo a più alti gradi, ma da allora non gli ha
mai sottratto benevolenza e protezione. Mica solo lei. Per Parisi, anche
l'arena di Palazzo Chigi non ha mai chiuso i battenti. Chiunque fosse
l'inquilino: caimano, mortadella, rospo o topolino. Per anni, è stato il capo
del Dipartimento Affari economici. Prima nominato da Giuliano Amato. Poi
confermato da Carlo Azeglio Ciampi e da Lamberto Dini. Tra lui e Silvio
Berlusconi, il rapporto e il filo è diretto. Loro due hanno già parlato della
futura investitura. L'intesa è forte. E con Parisi a viale Mazzini, c'è da star
tranquilli che l'ostilità verso Mediaset avrà la durezza del velluto. In fondo,
è questo l'unico lato della faccenda che sta veramente a cuore al premier.
Anche con il governo Prodi, con Parisi è quasi un ballo liscio. Infatti, è
Fastweb a vincere la gara (battendo Telecom che farà ricorso), bandita dalla
Consip per la fornitura dei servizi telefonici della pubblica amministrazione.
Al tempo del Professore al potere, Parisi entra ed esce dall'ufficio a Palazzo
Chigi di Daniele De Giovanni, eminenza grigia e ascoltatissimo consigliere. Un
gran pontiere e un gran secchione. Un primo della classe che vuole riuscire in
tutto. Il tipo di professionista ad alto tasso di trasversalità, agilissimo per
fisico minuto e mente più che sveglia, artista del savoir faire che non sbaglia
mai l'avversario con cui scontrarsi. Parisi è un esponente di rilievo della
categoria degli umani che non conoscono il su e giù delle stagioni. Ma si
godono la stabilità di una stagione unica fatta di una fila ininterrotta di
incarichi collezionati. Qualunque sia il tempo, il potere, la politica. Il
candidato alla direzione generale della Rai è duttile, mutante e capace di
evolversi come un Pokemon dall'offerta multiplex. Il suo catalogo mostra quanto
l'offerta sia vasta. Il Parisi sindacalista? C'è. Infatti, appena laureato,
muove i primi passi nell'ufficio studi della Cgil dove conosce Guglielmo Epifani.
Il Parisi anti-sindacato? C'è anche quello. Quando diventa il city manager del
sindaco azzurro Gabriele Albertini elabora il Patto per Milano, un elenco di
contratti per favorire le assunzioni. Ma il patto non fa il suo lavoro: non
patteggia, spacca i sindacati, e si becca il gran rifiuto proprio della Cgil.
Serve un Parisi a fianco dei padroni? Eccolo. Arriva in Confindustria con il
sostegno dell'allora potentissimo Cesare Romiti. Entra dalla porta principale,
chiamato al ruolo di direttore generale dal presidente Antonio D'Amato di cui
diventa il gran suggeritore. Non è una delle più fulgide stagioni di viale
dell'Astronomia. Certamente, è tra le più filo-governative, segnate dal grande
afflato con il Cavaliere e dalla battaglia per l'articolo 18. Manca il Parisi
manager privato? Macché. Voilà. La nuova veste viene infilata quando Luca di
Montezemolo diventa capo degli imprenditori. È l'ora del trasloco. Questa volta
verso i lidi di Fastweb, la creatura tlc di Francesco Micheli e Silvio Scaglia,
proprio i due che, al tempo di Parisi uomo forte della giunta di Palazzo
Marino, si erano aggiudicati il monopolio del cablaggio della città con
l'operazione Aem-e.Biscom. Negli anni giusti, il nostro, la sera andava in via
del Corso. A scoprirlo, in effetti, è Gianni De Michelis. Prima, se lo porta al
ministero del Lavoro. Poi al ministero degli Esteri come capo della segreteria
tecnica. In quell'enclave conosce fra gli altri, Maurizio Sacconi, Renato
Brunetta, e soprattutto l'uomo che dagli anni Novanta in poi diventerà
potentissimo: Giulio Tremonti, ora a capo del ministero che è azionista al
99,55 per cento della Rai. Alcuni di loro aderiranno all'Associazione amici di
Mario Rossi (poi dedicata a Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Br), una
lobby che dibatte e si riunisce per discutere di pubblica amministrazione e
modernità. Ne sono coinvolti Tiziano Treu, la Moratti, Angelo Maria Petroni,
consigliere Rai fedelissimo di Tremonti, e soprattutto il Letta del Nord, Bruno
Ermolli, grande sponsor di Parisi nella partita Rai. Nel ring sempre più
incandescente dove si gioca il futuro assetto dei vertici di viale Mazzini, lui
non sembra dover temere rivali. Pochi hanno le sue relazioni altolocate e
parallele, il curriculum da pokemon, il rapporto di lunga data con l'attuale
presidente Rai Claudio Petruccioli che ha ottime probabilità di essere
riconfermato. E la fiducia incondizionata del presidente del Consiglio. Dal
canto suo, oltre che un molto desiderato miraggio, per Parisi la Rai può
rappresentare un trampolino (non lo è quasi mai, ma per alcuni vedi Flavio
Cattaneo lo è stata). Quello per tornare in circolo nel grande giro delle
nomine del Palazzo di Roma, città che la famiglia non ha lasciato (sua moglie
Anita preferisce fare la spola con New York, non con Milano). I tempi sono
maturi. Parisi ha appena firmato una transazione con Telecom che chiude varie
controversie legali e apre nuovi rapporti di collaborazione. Fastweb nel
frattempo ha cambiato assetto ed è proprietà di Swisscom. Parisi, in questi anni,
tra stock option e dividendi, ha già incassato fior di dobloni. Ora c'è il
problema dello stipendio. Si cerca il varco o tra le pieghe della Finanziaria,
o stralciando la legge o infilandolo nell'Olimpo dei 25 over 275 mila euro. Nel
frattempo, il paese è in fiamme. A Viale Mazzini, dopo
l'exploit delle intercettazioni, non ne parliamo: per attraversarlo si
consiglia un giubbotto anti-proiettile. Soprattutto dopo la decisione del
giudice di reintegrare Agostino Saccà. E nell'attesa dell'8 luglio, quando la
Consulta si dichiarerà sulla legittimità della sospensione di Petroni dal cda.
Superati questi ostacoli Pokemon Stefano ha tutte le carte per arricchire il
suo catalogo con un Parisi Rai. Se no, non c'è da preoccuparsi. Ci sono ancora
tanti fogli da riempire, magari con un Parisi garante di un'authority o con un
Parisi papa. Perché no? Dagospia 04 Luglio 2008.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
IL
FURBETTO DEL BOTULINO ? ELIO OLDRINI, "STAR" DELLA CHIRURGIA ESTETICA
(MARINA DI SAVOIA, VANONI, MALGIOGLIO), È RICCO SFONDATO ? PECCATO CHE NON
FOSSE UN MEDICO E CHE RIFILASSE PRODOTTI "GUASTI"? Vittorio Malagutti
per "L'espresso" Marina e Vittorio Emanuele di Savoia Quando i
militari della Guardia di finanza sono entrati nella clinica per metterla sotto
sequestro, non credevano ai loro occhi. Si aspettavano il lusso di un ambiente
per soli Vip, veri o presunti. Ma certo non erano preparati allo sfarzo di quei
locali nel centro di Milano, in un palazzo d'epoca in una delle zone più
prestigiose della città. Soffitti altissimi, marmi e stucchi, arredi di pregio,
obelischi e palle di cristallo, parquet intarsiati e alle pareti dipinti di
gran valore. Tra questi anche un ritratto a grandezza naturale del padrone di casa.
Proprio lui, Elio Oldrini, 50 anni, meglio conosciuto come 'il re del
botulino', il guru della medicina estetica capace di cancellare rughe e affanni
dai volti delle sue affezionate clienti. A forza di iniezioni Oldrini era
diventato una sorta di celebrità nel suo campo. Operava di preferenza a Milano,
ma su richiesta incontrava le pazienti anche a Roma, nelle stanze dell'Hotel
Excelsior, oppure a Catania, in uno studio medico. La potenza del botox e il
volano del passaparola ne avevano fatto una sorta di santone, con un codazzo di
amici-fedeli-seguaci popolato da volti noti come Ornella Vanoni, Cristiano
Malgioglio e Marina Doria, moglie di Vittorio Emanuele di Savoia. Un
carrierone, almeno fino a quando un'inchiesta della Procura di Milano non ha
mandato in frantumi l'immagine del presunto mago dell'eterna giovinezza. A fine
aprile, dopo un anno di indagini, Oldrini è finito agli arresti domiciliari con
l'accusa di esercizio abusivo della professione medica e associazione a
delinquere per il commercio e la somministrazione di medicinali 'guasti o
imperfetti' e privi di autorizzazione in Italia, dove venivano introdotti
clandestinamente. Secondo il pm Elisa Moretti, il centro di questa attività era
l'Istituto Mesoterapico, sede a Milano in un palazzo di viale Bianca Maria,
controllato e gestito dallo stesso Oldrini. "Ma in tanti anni questi
trattamenti non hanno mai provocato nessuna lesione", ha protestato
Francesco Isolabella, legale del patron del Mesoterapico. E poi: "Le
pazienti erano ben consapevoli di non avere a che fare con un vero
medico", si legge nel primo ricorso (respinto) presentato dall'avvocato
per la liberazione del suo assistito. Fatto sta che in aprile i magistrati
hanno messo sotto sequestro il centro medico. Parte da qui un'indagine patrimoniale
che sta riservando numerose sorprese. Si è scoperto per esempio che il guru del
botulino era anche un campione del business immobiliare. Per i 500 metri
quadrati (13 vani) della sua clinica era riuscito a spuntare un affitto di soli
78 mila euro all'anno, molto meno, quasi la metà, rispetto ai prezzi correnti
in quella zona di Milano per un palazzo così prestigioso. Dalla carte risulta
che il proprietario dell'immobile è l'Istituto dei ciechi. Oldrini non è certo
uno sconosciuto ai vertici dello storico ente morale milanese. È in ottimi
rapporti con Antonio Picheca, il segretario generale a cui fa capo la gestione
dello sterminato patrimonio accumulato in oltre un secolo e mezzo di attività
grazie ai lasciti di innumerevoli benefattori. A quanto sembra, però, Milano
andava stretta all'imprenditore del botox. Abitava a pochi metri dalla sua
clinica, ma la passione per gli affari lo aveva portato lontano. La sua
residenza ufficiale stava al sole dei Caraibi, nell'accogliente e vacanziera
Santo Domingo, e nel corso degli anni Oldrini aveva comprato casa negli Stati
Uniti e anche in Turchia. Un patrimonio milionario, che adesso gli
investigatori della Guardia di finanza stanno mettendo a confronto con le
ultime dichiarazioni dei redditi del proprietario del Mesoterapico. In base ai
bilanci ufficiali, infatti, la sua azienda fatturava circa un milione di euro
l'anno con utili minimi, poche decine di migliaia di euro. Numeri irrisori, che
a prima vista sembrano difficili da conciliare con il gran via vai di clienti
che ogni giorno venivano ricevuti nel palazzo di viale Bianca Maria. La fama
della clinica milanese cresceva di anno in anno anche grazie alle
frequentazioni Vip del suo fondatore. Le cronache mondane raccontano per
esempio dell'amicizia con i Savoia, che hanno spalancato a Oldrini le porte di
molti salotti. E così, di anno in anno, i fan del botulino aumentavano. Pochi
testimonial dal nome altisonante servivano da traino a decine di clienti
ordinari, quelli che portavano fatturato. Un vero trionfo delle pubbliche
relazioni applicate alla medicina, o presunta tale. Tutto bene, niente di
illegale, se non fosse che l'indagine della magistratura ha scoperchiato un
giro vorticoso di farmaci illegali. Prodotti per uso ospedaliero come il Botox
e il Dysport, che in Italia non possono essere somministrati nei trattamenti
estetici. Motivo? Semplice: hanno un contenuto molto elevato di principio
attivo e possono provocare gravi lesioni ai pazienti, addirittura la morte.
Secondo l'accusa, Oldrini si riforniva all'estero: Francia, Turchia, Grecia. In
questo modo, oltre ad aggirare i divieti, riusciva a tagliare i costi di
approvvigionamento. Che senza la scorciatoia del contrabbando dovevano essere
molti elevati. Basti pensare che la spesa per una sola confezione di Dysport
può superare gli 800 euro. E i controlli? Possibile che il patron del
Mesoterapico sia riuscito a costruirsi la fama del guru sfruttando le
miracolose doti taumaturgiche di farmaci vietati, anzi "guasti e
imperfetti", secondo quanto recita l'ordinanza di custodia cautelare? A
ben guardare, gli incidenti di percorso non erano mancati. Oldrini era
recidivo. A Torino era già stato denunciato per esercizio abusivo della
professione medica. Nel 2004 arriva la condanna, ma il caso viene chiuso con una
sanzione di soli 3.040 euro. Nel giugno del 2006 un'ammenda di 6.280 euro è
sufficiente per sanare un'altra violazione di legge per l'uso di farmaci non in
regola. Non aveva un passato immacolato neppure Matteo Andreoli, il direttore
sanitario del Mesoterapico finito anche lui agli arresti insieme al suo
principale. Andreoli, che invece medico lo è per davvero, nel giugno del 2007
si era lasciato alle spalle con un patteggiamento l'inchiesta su uno studio
odontoiatrico dove lavorava personale non autorizzato. Anche lui, comunque, era
riuscito a cavarsela a buon mercato: una semplice multa di 3.420 euro.
Sembravano indagini per fatti tutto sommato marginali. Che però suonavano come
segnali d'allarme per due professionisti non proprio al di sopra di ogni sospetto.
Niente da fare. Il botulino è un grande affare. Porta fama e ricchezza. I
clienti aumentano e Oldrini ormai è lanciatissimo. Nella primavera del 2007,
forse dopo la denuncia di una paziente insoddisfatta, la Procura di Milano
inquadra nel mirino quella che da tutti veniva dipinta come la clinica dei Vip.
Il guru è marcato stretto per mesi e mesi. I suoi telefoni vengono messi sotto
controllo. Gli investigatori frugano perfino nella spazzatura del Mesoterapico
a caccia di prove sull'uso di farmaci illegali. Due agenti donna della Guardia
di finanza prendono appuntamento per un trattamento estetico. L'indagine
seguiva una pista precisa. All'inizio dell'anno scorso, infatti, i carabinieri
del Nas avevano già bussato alla porta del centro medico, mettendo sotto
sequestro alcuni prodotti irregolari. La tempesta è in arrivo, ma Oldrini non
sembra granché preoccupato da quei nuvoloni neri all'orizzonte. Si sente in una
botte di ferro. E se ne vanta al telefono, che è
intercettato dalle Fiamme gialle. Quando parla a un amico del primo sequestro,
quello dei Nas, il mago del botulino racconta con orgoglio di aver visto
arrivare i militari. Appena in tempo - spiega - per mettere al sicuro la merce
più compromettente. Un dribbling da furbetto. L'ultimo. Dagospia 04
Luglio 2008.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
IL
GIUDICE GANDUS, IN ATTESA DELLE LEGGI BLOCCA-PROCESSI E LODO ALFANO, SEPARERÀ
LA POSIZIONE DEL CAV. DA QUELLA DI MILLS? ? VERDETTO-LAMPO CHE PARLANDO DI
MILLS, DEMOLIREBBE SILVIO? Paolo Colonnello per La Stampa Silvio su La Stampa
Il conto - giudiziario - alla rovescia, per il premier è cominciato. Oggi a
Napoli si svolgerà l'udienza camerale tra accusa e difesa per stabilire davanti
al gip quali intercettazioni, tra le 9 mila realizzate per
l'imbarazzante feuilleton di "pornopolitica" che coinvolge Silvio
Berlusconi, potranno essere ammesse alle udienze preliminari del processo per
corruzione del manager Rai, Agostino Saccà. Secondo i capi d'imputazione, la
promessa di 30 milioni di euro da investire in future attività imprenditoriali
in cambio di favori in Rai per alcune fanciulle care al Cavaliere e il
tentativo di far cambiare casacca a un senatore della passata maggioranza
Prodi. Il bello è che buona parte di quanto già ampiamente pubblicato dai
giornali, regolarmente depositato alle parti come previsto dall'articolo 415
bis, potrebbe essere considerato "penalmente irrilevante" e dunque
mandato al macero. E sarebbe proprio un bel paradosso, visto che sui "si
dice" di queste intercettazioni, in particolare di quelle non ancora pubblicate
e che forse nessuno potrà veramente mai leggere (la loro rilevanza nel processo
dovrebbe essere pari a zero), si potrebbe arrivare vicino a una seria crisi di
governo. Bisognerà ovviamente vedere se chi ne possiede copia si adeguerà
all'eventuale ordine di distruzione promanato dal gip napoletano. Ma sarebbe
acqua al mulino dei sostenitori del decreto anti-intercettazioni. Da lunedì
invece si ricomincerà a Milano con una nuova udienza al processo per la
corruzione dell'avvocato inglese David Mills: secondo l'accusa, 600 mila
dollari versati da Silvio Berlusconi per comprare la testimonianza del legale
londinese in vecchi processi. A dispetto delle attese e del fuoco di
sbarramento che da un mese in qua accompagna il dibattimento presieduto dalla
"ricusanda" Nicoletta Gandus, l'udienza di lunedì si prevede noiosa e
moscia. Piena di numeri e tecnicismi, dovrebbe vedere come protagonisti i
consulenti dei difensori Niccolò Ghedini e Pietro Longo chiamati ad analizzare
i flussi finanziari dei complicati conti e investimenti di Mills, nonché della
galassia berlusconiana. Sbadiglio assicurato insomma, sebbene non sia escluso
l'intervento di variabili interessanti contenute in alcuni files ritrovati nel
computer di Mills a Londra, come anticipato ieri dall'Espresso. Con uno scenario
per l'accusa che ipotizzerebbe somme ben superiori ai 600 mila dollari ricevuti
da Mills per mentire ai processi di "Mister B." Il problema è che di
questi soldi non esiste una traccia precisa e nulla riesce a ricondurli
direttamente a Berlusconi. Nemmeno un fondo internazionale da cui passarono, il
Torrey Fund, utilizzato pare dal defunto cugino del Cavaliere, Carlo
Bernasconi, per omaggiare "l'amico David" di almeno 500 mila
sterline. Ma Bernasconi, appunto, è morto e non potrà testimoniare. Berlusconi
nega ovviamente tutto. E Mills, dopo un'iniziale confessione, ha cambiato
almeno 5 volte versione. Il giudice Nicoletta Gandus I tempi di prescrizione
stringono e un'eventuale nuova contestazione suppletiva potrebbe non reggere di
fronte all'impazienza del giudice Gandus. C'è però una mina vagante che, dopo
tanti sforzi per cambiare a suo favore le leggi in Parlamento, potrebbe
deflagrare sulla strada del Cavaliere. E cioè che il giudice Gandus, in attesa
dell'entrata in vigore delle leggi blocca-processi e Lodo Alfano, decida di
separare la posizione di Berlusconi da quella di Mills. Arrivando a sentenza
quasi immediata per quest'ultimo. A questo punto si avrebbe un effetto perverso
con una requisitoria e un verdetto che parlando di Mills, si rivolgerebbero in
realtà a Berlusconi. Certo, a mandare di nuovo tutto per aria potrebbe essere
il 10 luglio una decisione della Corte d'Appello sulla ricusazione presentata
dai legali di Berlusconi. Un nodo che, finché non verrà sciolto, impedirà
l'emissione di qualsiasi sentenza. I pronostici danno come improbabile una
decisione favorevole alle difese del Cavaliere, ma esiste un ulteriore cavillo,
contenuto nelle carte, che potrebbe spingere i legali a presentare in quella
sede un'eccezione di costituzionalità che, se accolta dai giudici di secondo
grado, potrebbe sospendere "a divinis" ogni eventuale sentenza. La
corsa potrà fermarsi solo a fine mese, quando passerà il Lodo Alfano che
dovrebbe mettere al sicuro Berlusconi almeno per il prossimo quinquennio. Dagospia
04 Luglio 2008.
( da "Stampaweb, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
ROMA
All'indomani della rinuncia a partecipare alla puntata tv di
"Matrix", il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi torna ad
attaccare la magistratura. "Ci sono dei giudici che non accettano il
verdetto delle urne, dal '94 in poi contro di me sono state inventate delle
accuse fasulle, lo sapevano anche loro che erano fasulle ma faceva comodo
creare questo fango mediatico che mi portava anche alla possibilità di non
essere producente sul piano politico". Lo ha detto il presidente del
Consiglio silvio Berlusconi durante una conferenza stampa a palazzo Chigi. Il
premier: "Io, sempre assolto" Berlusconi difende inoltre la norma
blocca-processi che, dice, "non è per me. Io rinuncio assolutamente a
qualsiasi vantaggio, non ho bisogno di nuove norme, mi sono sempre difeso nei
processi". Il premier ricorda poi di aver sempre avuto "assoluzioni
totali perché il fatto non sussiste o perché non ho commesso il fatto".
Quindi insiste: "Non ho bisogno di essere salvato". "Tante cose
in questi due mesi" Quanto all'operato dell'esecutivo, il premier
rivendica "le tante cose fatte in due mesi" e, in conferenza stampa,
attacca i media che invece si concentrano "su fatti che nulla hanno a che
vedere con la politica" e portano in primo piano "gli attacchi
continui della magistratura" che vuole sovvertire il voto popolare. Ma,
aggiunge "abbiamo una vasta esperienza in proposito e non ci
impressioniamo. Il tentativo di farmi fuori nel '94 ha funzionato, ma ora è
destinato a fallire". Nel cdm non si parla del decreto Nel frattempo il
gip di Napoli, Luigi Giordano, si è riservato di decidere sulla richiesta da
inoltrare al Parlamento per utilizzare le telefonate tra il presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi e l'ex direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà.
Il giudice dovrebbe pronunciarsi entro sette giorni e dovrà anche esprimersi in
merito alla questione di competenza territoriale sollevata dai legali del
premier che vorrebbero che il procedimento fosse trasferito nella capitale. Il decreto legge sulle intercettazioni oggi non è stato esaminato
dal Consiglio dei ministri. LINK + Berlusconi rinuncia a Matrix e al dl +
Mentana: "Un regalo di compleanno a Veltroni" + L'ira di Silvio:
"E' pornopolitica" + Csm: irragionevole la blocca-processi.
( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Beppe
Grillo parteciperà in videoconferenza. Marco Travaglio sul palco Parisi in
piazza, Grillo in video Tutto pronto per l'8 luglio Martedì la manifestazione
anti-premier in Piazza Navona. I promotori: "Tante adesioni da sezioni del
Pd" Beppe Grillo sul palco del V2-Day in piazza San Carlo a Torino (Ansa)
ROMA - Ci saranno politici e personaggi dello spettacolo alla manifestazione
anti-premier in programma a Piazza Navona. Tutti in piazza per protestare contro i provvedimenti in materia di giustizia e intercettazioni
del governo Berlusconi. Senza essere afflitti dal "complesso di piazza San
Giovanni" cioè dall'ansia di portare un milione di persone. L'appuntamento
è per l'8 luglio alle 18 e i promotori dell'iniziativa, il direttore di
Micromega, Paolo Flores D'Arcais, Pancho Pardi, Furio Colombo e Antonio Di
Pietro (leader dell'Idv, unico partito presente in Parlamento ad aver
aderito) hanno spiegato in una conferenza stampa a Montecitorio che alla
manifestazione ci sarà anche tanta gente del Partito democratico nonostante il
vertice del partito abbia deciso di non aderire. "Stanno arrivando tante
adesioni di sezioni del Pd, anche da altre città. Tanta gente autorganizzata,
al punto che non siamo assolutamente in grado di fare previsioni
sull'affluenza". GRILLO IN VIDEOCONFERENZA - La manifestazione di Piazza
Navona serve a difendere una "giustizia indipendente e un'informazione
libera", spiega Di Pietro. L'elenco delle adesioni lo fa Flores: sul palco
si alterneranno Marco Travaglio, Sabina Guzzanti, Ascanio Celestini, Andrea
Camilleri, Rita Borsellino, Moni Ovadia, Lidia Ravera e Arturo Parisi. A causa
di impegni lontani da Roma, non sarà presente Beppe Grillo che però interverrà
in videoconferenza. "Ci sarà anche il professor Alexian Spinelli,
rappresentante del popolo Rom, e molti militanti del Pd - sostiene Flores - che
si stanno organizzando per essere presenti. Oltre a semplici cittadini".
SLOGAN - Tre gli slogan scelti: "L'articolo 3 della Costituzione - spiega
ancora Flores - che parla dell'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge;
poi, secondo slogan, la scritta che campeggia in tutti i tribunali, "la
legge è uguale per tutti". Infine, il terzo: la frase di una sentenza
della Corte Suprema degli Stati uniti del 1972 che sembra scritta per l'Italia
di oggi". A citarla è Furio Colombo: "Nessun governo potrà censurare
la libertà di stampa affinchè la stampa sia libera di censurare i
governi". NUMERI - Su quanti saranno in piazza martedì prossimo, Pardi
sottolinea: "Non abbiamo il complesso di piazza San Giovanni. Anche se non
ci saranno un milione di persone l'importante è esserci e lanciare un
messaggio. Questa è un'iniziativa civile che punta a riaprire un nuovo
ciclo" a dimostrare anche che "piazza e riformismo vanno
perfettamente d'accordo. La sensazione - conclude - è che può ricominciare un
nuovo cammino". Di Pietro spiega che "non ci sarà nessuna conta"
e che l'opposizione è unita. Sulle presunte divisioni con il Pd, che non ha
aderito lanciando invece la proposta di una manifestazione per autunno,
l'esponente del Pd, Colombo, aggiunge: "È impossibile immaginare che io
possa averlo fatto contro il Pd. Sono un fondatore di quel partito dopo essere
stato tutta la vita estraneo ai partiti o al massimo ospite. È perfettamente
legittimo manifestare in autunno, e io ci sarò, ma non contraddice l'importanza
di incontrare i cittadini in questo momento". stampa |.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
SILVIO:
PIÙ FORTE DEI PETTEGOLEZZI ? IL GIUDICE CARNEVALE PRO-CAV. ? GASPARRI: DI
PIETRO SEMBRA VITO CATOZZO ? UN'INIZIATIVA DELLA CARFAGNA: IL GARANTE PER
L'INFANZIA ? PM: "ALLA DIAZ FU PESTAGGIO"? © Foto U.Pizzi">
Silvio Berlusconi © Foto U.Pizzi 1 - BERLUSCONI: GOVERNO PIU' FORTE DI FANGO E
PETTEGOLEZZI? (Adnkronos) - Esordisce difendendo a spada tratta il lavoro del
suo governo nei primi due mesi: 'Sono estremamente soddisfatto della mia
squadra e del lavoro eccezionale che siamo riusciti a fare, perche' siamo andati
dritti nella realizzazione dei nostir impegni elettorali, forti dei precedenti
cinque anni di esecutivo. E sostenuto dall'entusiasmo e dalla passione di
ministri nuovi e giovani'. Poi un nuovo affondo contro i giudici: 'Tutta
l'attenzione si concentra su fatti che non hanno nulla a che vedere con il
programma di governo che ancora portano in primo piano quell'attacco continuo
di certa magistratura a chi, scelto dal Paese, deve governare e si pensa debba
essere cambiato con un sovvertimento del voto popolare degli italiani'. In una
conferenza stampa a palazzo Chigi con ben sei ministri, il Cavaliere parte
anche all'attacco sul gossip di questi giorni nato da voci su alcune
intercettazioni telefoniche con protagonista il premier:'Nonostante i
pettegolezzi e il fango che si butta sul presidente del Consiglio e su alcuni
ministri, secondo i sondaggi l'apprezzamento degli italiani cresce'. Poi torna
sulla sua vicenda giudiziaria: 'Non voglio nessun vantaggio, mi salvo e mi
difendo da solo'. Quindi, non c'e' bisogno di 'nuove norme' salva-processi, ne'
di un decreto legge per le intercettazioni. Il leader del Pdl bacchetta piu'
volte la stampa. Lo fa in apertura dell'intervento: 'Noi lavoriamo tanto e
troppo, ma quello che appare sui giornali e in tv ci da' un panorama
completamente diverso da quello di un governo e di un Parlamento intenti a fare
cose utili per il Paese'. Altre critiche alla fine: 'Ora parto per il Giappone
dove partecipero' al G8'. In agenda ci sono tanti temi importanti, come quello
dell'energia e il problema della fame nel mondo. 'Tutti problemi molto seri,
che francamente fanno vedere come piccole cose da cortile tutte le situazioni
che, invece, invadono le pagine dei nostri provincialissimi giornali'. 2 -
GIUDICE CARNEVALE: PM INDAGANO SOLO DA UNA PARTE? (Agi) - 'L'azione penale e'
obbligatoria. Trovo singolare, tuttavia, che si indaghi sempre a destra.
Evidentemente, Berlusconi non e' simpatico ai magistrati di Milano'. Lo afferma
il giudice Corrado Carnevale in un'intervista al sito cattolico papanews.it.
'Lascio a lei - dice al giornalista - ogni commento ulteriore, che sarebbe
peraltro facilissimo'. Riguardo a verbali e
intercettazioni, il presidente di sezione della Cassazione ritiene che
bisognerebbe perseguire non la stampa 'ma chi li fa uscire'. 'Ed e' intuibile -
dice - chi sia. In Italia, ormai, si vive con l'incubo patologico delle
intercettazioni: e' assurdo che fatti irrilevanti, cioe' puro gossip, finiscano
in pasto all'opinione pubblica. Mi chiedo - aggiunge -quanto costano
allo Stato queste intercettazioni'. Secondo Carnevale, 'i magistrati che
svolgono degnamente il loro mestiere, rappresentano la maggioranza della
categoria, ma alcuni invece di andare in Tv farebbero meglio ad approfondire la
conoscenza dei codici e delle carte processuali'. Nell'intervista, l'alto
magistrato non risparmia una frecciata a Di Pietro. 'Oggi - confida ? mi pento
di averlo fatto promuovere al concorso in Magistratura'. © Foto
U.Pizzi"> Anna Finocchiaro © Foto U.Pizzi 3 - FINOCCHIARO: PERCHE'
GOVERNO INSISTE SU SALVA-PROCESSI? (Apcom) - "Questa mattina il Presidente
del Consiglio ha annunciato in conferenza stampa di volere rinunciare ad
avvalersi della norma salva-processi contenuta nel decreto sulla sicurezza.
Poche ore dopo il Ministro della Giustizia Alfano dichiara che non ci sarà
nessuno stralcio della norma dal decreto sicurezza. Perchè questa
insistenza?". E' quanto chiede Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al
Senato che aggiunge: "Se non è fatta per il premier e se non è una norma
ad personam il governo farebbe bene a stralciarla perchè tutto il mondo della
giustizia, tutto, la considera sbagliata, perchè getta nel caos i tribunali e
non si capisce perchè si debbano sospendere reati per i quali si chiede di
aggravare la pena". "Hanno fatto retromarcia sul decreto
intercettazioni grazie alla battaglia dell'opposizione - sottolinea Finocchiaro
-. E' bene che sappiano che senza il ritiro della norma salva-processi dal dl
sicurezza qualsiasi ipotesi di confronto costruttivo sui temi della giustizia,
di cui invece ci sarebbe molto bisogno, rischia di essere preclusa". 4 -
CARFAGNA: "AVREMO PRESTO GARANTE INFANZIA"? (Italpress) -
"Avremo presto un garante per l'infanzia". Cosi' il ministro per le
Pari Opportunita', Mara Carfagna, dopo il Cdm. "Abbiamo introdotto una
nuova figura di reato, lo stalking - ha aggiunto -, e abbiamo varato un ddl
contro la violenza sessuale tende a rafforzare la tutela penale introducendo
delle aggravanti". Quindi il premier Silvio Berlusconi ha spiegato che
"presto ci sara' una profonda rivisitazione di norme e metodi per le
adozioni". 5 - 8 LUGLIO: CI SARA' ANCHE PARISI, GRILLO IN VIDEO? (Agi) -
Molti personaggi del mondo dello spettacolo, qualcuno di quello politico, tutti
in piazza per protestare con tro i provvedimenti in materia di giustizia e
intercettazioni del governo Berlusconi. Senza pero' essere afflitti dal
"complesso di piazza San Giovanni" cioe' dall'ansia di portare un
milione di persone. L'appuntamento e' per l'8 luglio a piazza Navona a Roma
(ore 18) e i promotori dell'iniziativa, il direttore di 'Micromega', Paolo
Flores D'Arcais, Pancho Pardi e Furio Colombo, hanno spiegato in una conferenza
stampa a Montecitorio il senso di questa manifestazione negando che ci sia
alcuna divisione con il Pd. Una iniziativa che serve per difendere una
"giustizia indipendente e un'informazione libera" come sottolinea
Antonio Di Pietro, rappresentante dell'Idv, unico partito presente in
Parlamento ad aver aderito. L'elenco delle adesioni lo fa Flores: sul palco si
alterneranno Marco Travaglio, Sabina Guzzanti, Ascanio Celestini, Andrea
Camilleri, Rita Borsellino, Moni Ovadia, Lidia Ravera e Arturo Parisi. A causa
di impegni lontani da Roma, non sara' presente Beppe Grillo che pero'
interverra' in videoconferenza. "Ci sara' anche il professor Alexian
Spinelli, rappresentante del popolo Rom, e molti militanti del Pd - sostiene
Flores - che si stanno organizzando per essere presenti. Oltre a semplici
cittadini". © Foto U.Pizzi"> Maurizio Gasparri © Foto U.Pizzi 6 -
GASPARRI: DI PIETRO TRA CATOZZO E ZORRO DI CICCIO E FRANCO? (Agi) - "Temo
che il Partito Democratico sia un po' condizionato da un'agenda dettata da Di
Pietro. Che ormai e' una via di mezzo tra Vito Catozzo di 'Drive In' e la
parodia del film di Zorro di Ciccio e Franco. A Di Pietro piace questo ruolo,
ha un suo mercato e condiziona un po' anche il Pd. Che pero' dovrebbe valutare
un percorso piu' serio, come ha detto tante volte Walter Veltroni, ma poi
purtroppo, alla fine, anche lui segue troppo spesso alcune suggestioni massimaliste
e da cabaret che ha scelto Di Pietro. Il Pd ritrovi un percorso maturo di un
partito di opposizione'. Lo afferma al quotidiano online Affaritaliani.it il
capogruppo al Senato del Popolo della Liberta', Maurizio Gasparri. 7 -
GASPARRI: DOPO INSULTI IDV NO ORLANDO ALLA VIGILANZA? (Apcom) - "Io che
sono sempre stato possibilista sull'elezione di Leoluca Orlando, dopo la
campagna di insulti, offese e violenze verbali dell'Italia dei Valori mi pare
purtroppo non praticabile l'elezione di Orlando". Lo afferma Maurizio
Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, parlando ad Affariitaiani.it della
presidenza della Commissione di Vigilanza. A proposito della Rai, aggiunge,
"mi permetto di ricordare che è già stata convocata l'assemblea per il
rinnovo dei vertici dell'azienda, che sono scaduti il 31 maggio. Il rinnovo è
essenziale e quindi non c'è bisogno di aspettare l'autunno, come sulle riforme.
E' ovvio che prima c'è la Vigilanza. L'opposizione ha diritto di avere
quell'incarico e ha il dovere di trovare soluzioni diverse. Perché in una
commissione di garanzia non può andare un esponente di un partito che ha fatto
dell'insulto anche personale la sua unica linea politica". 8 - DEFICIT
SANITÀ, LAZIO COMMISSARIATO, MARRAZZO COMMISSARIO? (Apcom) - La Regione Lazio è
stata commissariata per il deficit sanitario e ora deve uniformarsi "alle
Regioni più efficienti". Lo ha affermato il ministro del Welfare, Maurizio
Sacconi, dopo la nomina del governatore Piero Marrazzo a commissario 'ad acta'
per realizzare il piano di rientro del disavanzo. Nel Consiglio dei ministri,
ha detto Sacconi in conferenza stampa, "è stata commissariata la sanità
del Lazio, con il presidente della Regione che diventa nostro commissario sulla
base di un mandato in 11 punti per attuare il piano di rientro. Questo
significa che la sanità continuerà a essere finanziata con fondi incrementali
rispetto agli anni precedenti, perchè i tagli sono solo rispetto alle
aspettative e ai sogni". Tuttavia, ha sottolineato il ministro,
"occorre anche gestire la spesa sanitaria perchè si uniformi alle Regioni
più efficienti e, in questo contesto, la decisione tempestiva e non semplice
che è stata presa oggi ha un significato". Il cadavere di Giuliani al G8
di Genova 9 - GABRIELLA ALEMANNO NUOVO DIRETTORE AGENZIA TERRITORIO? (Apcom) -
Gabriella Alemanno sarà la prossima direttrice dell'Agenzia del territorio. Il
consiglio dei ministri, si legge nella nota conclusiva, "ha avviato la
procedura per la nomina del dirigente di prima fascia, Gabriella Alemanno (sorella
del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ndr), a direttore dell'Agenzia del
territorio. Sulla proposta sarà acquisito il parere della Conferenza
unificata". 10 - PM: NO RESISTENZA MANIFESTANTI, AL G8 DI GENOVA FU
PESTAGGIO? (Agi) - Lesioni gravi, fratture di arti, ematomi, contusioni, traumi
cranici, ferite: e' lungo l'elenco delle 'lesioni gravi' riportate dai
manifestanti 'pestati' dalla polizia all'interno della scuola Diaz durante il
G8 e ricordate, nell'aula bunker di Palazzo di Giustizia di Genova, dal pm Francesco
Cardona Albini che oggi ha proseguito la requisitoria, iniziata ieri dal
collega Enrico Zucca, nell'ambito del processo sulla sanguinosa irruzione
nell'edificio di via Cesare Battisti durante il G8 del 2001. 'Fu un pestaggio -
ha sottolineato il magistrato - e non venne mai fornita alcuna prova che vi
fosse una giustificazione al comportamento degli uomini che entrarono alla
Diaz. Non fu posta alcuna resistenza da parte dei manifestanti, non ci fu alcun
lancio di oggetti e non c'e' alcuna prova sul luogo specifico del ritrovamento
di armi all'interno della scuola. Anzi - ha sottolineato il pm - abbiamo
provato la provenienza esterna delle due molotov'. Nel corso della giornata
viene esaminata l'attivita' di 'messa in sicurezza e bonifica dei luoghi alla
quale possono essere ricondotte le percosse e le violenze nei confronti dei
manifestanti - ha proseguito il magistrato - incompatibili con qualsiasi
possibile resistenza, come provato dai referti medici. L'ipotesi poi delle
ferite pregresse - ha spiegato Cardona Albini - contrasta palesemente con le
migliaia di immagini e con la documentazione medica prodotta dalle parti
offese. Le testimonianze raccolte hanno inoltre provato che non c'erano feriti
ne' armi o bastoni o oggetti contundenti come quelli visti durante gli scontri
di piazza con i black block'. 11 ? TUTTI A MESSA Mentre Antonio Di Pietro
sceglie di chiamare parte dell'opposizione in piazza, la fondazione e rivista
"Formiche" preferisce insistere sulla linea del dialogo. L'occasione
è data dalla presentazione del nuovo libro del giornalista Giuliano Torlontano
"L'alba della Terza Repubblica" (ed. Marsilio-Formiche). Ne
discuteranno infatti il ministro Roberto Calderoli, i capigruppo di Udc e Pdl
Pier Ferdinando Casini e Fabrizio Cicchitto e l'ex presidente del Senato Franco
Marini. Il dibattito si terrà proprio l'8 luglio dalle ore 17 presso Palazzo
Wedekind, sede del quotidiano "Il Tempo". "La scelta della data
- spiega Paolo Messa di Formiche - non è casuale: vogliamo dimostrare che è
possibile resistere alle sirene della piazza e dello scontro istituzionale.
Continuare a dialogare sul tema delle riforme è possibile". © Foto
U.Pizzi"> Arturo Parisi con Giuliano Amato © Foto U.Pizzi 12 ? PARISI
GLASNOST La Stampa - "Non m'arrendo alla normalizzazione oligarchica del
partito". L'ex ministro Arturo Parisi va all'attacco della direzione del
Pd: "Un mini-organismo formato da correnti e nominato da 10 capicorrenti o
meglio da otto capi più due mezzi capi che vi lascio individuare". Parisi
ha deciso, con Gad Lerner, di non accettare la nomina nell'organo direttivo e
ha detto che non sarà presente alla riunione del 10 luglio. Ha anche ipotizzato
di non prendere la tessera: "Quello del tesseramento (al via nei prossimi
mesi, ndr) è un tema delicato, ma l'esperienza dice che quel che ci aspetta è
un partito di pacchetti di tessere". E l'8 potrebbe scendere in piazza con
Di Pietro. 13 ? COSSIGA VA DA D'ALEMA Il portavoce del Senatore a vita
Francesco Cossiga rende noto che il Presidente Emerito si recherà alla sede
della Fondazione Italiani Europei per salutarne il Presidente, l'amico e
collega Massimo D'Alema. Sono previsti gli scambi di auguri di buone vacanze e
quelli per questo povero Paese. Dagospia 04 Luglio 2008.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
UNA
FARSA CHIAMATA ONU ? L'AMBASCIATORE DI MOSCA RINVIA UNA SEDUTA PER VEDERE LA
PARTITA SPAGNA-RUSSIA ? L'INVIATO IN BIRMANIA ASPETTA IL VISTO DA 4 MESI ?
DELLE NAZIONI UNITE NON FREGA NIENTE A NESSUNO? Maurizio Molinari per "La
Stampa" Vitaly Churkin è l'inflessibile ambasciatore russo all'Onu che più
di una volta ha tenuto in scacco il Consiglio di sicurezza su Iran e Kosovo, ma
è anche un accanito tifoso di calcio e quando la sua nazionale ha guadagnato le
semifinali degli Europei non ha esitato a chiedere - e ottenere - il rinvio di
un'importante seduta sul Medio Oriente, per potersi vedere in tranquillità il
match con la Spagna. In altri tempi la diplomazia del Cremlino avrebbe fatto
scelte differenti per difendere i propri interessi sullo scacchiere
arabo-israeliano ma il passo di Churkin, come il fatto che nessuno si sia
opposto, è la cartina di tornasole di un fenomeno che un crescente numero di
veterani del Palazzo di vetro descrive parlando, con amarezza, di
"irrilevanza dell'Onu". Il riferimento non è tanto al fallimento del
negoziato sul Kosovo o alle trattative multilaterali sul nucleare di Iran e
Corea del Nord gestite fuori dal Palazzo di Vetro quanto a una miriade di
episodi che si sono succeduti a ritmo incalzante negli ultimi mesi mettendo in
evidenza una lampante carenza di credibilità dell'Onu. Per accorgersene basta
guardare a quanto sta avvenendo in Birmania dove l'inviato Onu, Ibrahim
Gambari, nominato dopo la repressione dello scorso settembre, è da quattro mesi
in attesa di un visto di entrata che la giunta di Rangoon continua a rinviare.
"Non abbiamo idea di quando Gambari tornerà in Birmania", ammette il
portavoce Brandon Varma. Ma ai berretti blu del contingente Onu in Darfur è
andata anche peggio: senza indossarli le forze del contingente di pace africano
non possono rappresentare a pieno titolo le Nazioni Unite e il governo del
Sudan, che non vede di buon occhio la missione, non ha fatto altro che tenerli
sequestrati per oltre tre mesi dentro un container nello scalo di Karthum. Il
braccio di ferro fra Onu e governo sudanese per sbloccare circa quattromila
berretti ha trasformato quasi in "farsa" - questa è l'espressione che
alcune feluche adoperano - una missione umanitaria che a parole l'intero mondo
afferma di volere per bloccare il genocidio di civili in Darfur. Foto da
Repubblica"> Gli scontri in Birmania Foto da Repubblica Il presidente
sudanese Omar al-Bashir aveva già saggiato la vulnerabilità dell'Onu in
primavera, riuscendo a bloccare con un semplice veto l'arrivo in Darfur di
ingegneri scandinavi incaricati di costruire strade nel deserto, facendo invece
entrare quelli cinesi dei quali si fida di più. Ma sul Darfur la vicenda più
imbarazzante riguarda gli elicotteri del contingente. Il Segretario generale
dell'Onu, Ban Ki-moon, non riesce a trovare i 12 velivoli da pattuglia e
trasporto senza i quali nessuna operazione nel deserto potrà svolgersi. Li va
cercando dal luglio 2007, quando li chiese anche all'allora premier Romano Prodi
durante una visita a Roma, ma tanto l'Italia quanto altri Paesi come Francia,
Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania si sono tirati indietro, facendo presente
che le rispettive forze impegnate in Libano, Afghanistan o altrove sono tante e
tali che al Darfur dovrà pensarci qualcun altro. Se il Sudan tiene facilmente
nell'angolo l'Onu pur essendo soggetto a una risoluzione redatta sotto il
capitolo VII della Carta - che prevede l'uso della forza militare se il Paese
in questione si oppone - l'Eritrea è addirittura riuscita a metterla in fuga.
Risale a febbraio la decisione del governo di Asmara di tagliare i rifornimenti
di carburante ai 1700 uomini del contingente "Unmee", schierati dal
2000 lungo i confini con l'Etiopia dopo un conflitto che fece circa 70 mila
morti. Asmara rimproverava ai caschi blu di non riuscire a far rispettare il
confine internazionale all'Etiopia e il taglio del carburante ha obbligato i
soldati a levare le tende. Il Consiglio di sicurezza non è stato in grado di
trovare altre fonti di approvvigionamento e così a fine giugno ha iniziato a
discutere lo scioglimento dell'"Unmee" che sarà rimpiazzato da un
"avamposto di osservatori in territorio etiope", ovvero un pugno di
uomini per sorvegliare una frontiera che si estende per circa mille chilometri.
A Shola Omoregie, inviato di Ban in Guinea Bissau, va anche peggio. La sua
missione è combattere il traffico della droga che arriva dal Sud America e
viene da lì inviata verso l'Europa o il Sud Africa. I narcotrafficanti
gestiscono operazioni imponenti grazie a una flotta di barchini veloci nelle
acque del Golfo e a pesanti complicità locali ma Omoregie per fronteggiarli non
ha né gommoni né veicoli a motore, al punto da essere obbligato a far muovere
in taxi i suoi pochi collaboratori. Pur spostandosi in quest'anomala maniera gli investigatori Onu sono comunque riusciti a
intercettare un carico di droga. E c'è chi giura che se la sarebbero venduta,
per comprare finalmente una macchina. "Ma ora l'auto è ferma perché non
hanno i soldi per la benzina", racconta un diplomatico al corrente della
vicenda, aggiungendo un ulteriore dettaglio: "Hanno i telefonini con le
batterie rotte, per farli funzionare devono attaccarli alla corrente in
un negozio locale". Dagospia 04 Luglio 2008.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
BOCCA IN
MEMORIA DI RINALDI: LO STIMAVO, ANCHE SE M'AVEVA SPOSTATO LA RUBRICA - QUEL
RODOTÀ LÌ DEV'ESSERE PIÙ PETTEGOLO DELLA COLLEGA MARIA LAURA ? I COLPI DI SÒLE
DEI VANZINA (BY JOHNNY PALOMBA)? 1 ? LE NOBILI PASSIONI DI RINALDI? Giorgio
Bocca per "la Repubblica" E' passato un anno dalla morte di Claudio
Rinaldi Tufi, Tufi per via di un nonno materno. Un collega che avrei dovuto
detestare: quando dirigeva L'espresso, un giorno, senza spiegazione o ragione,
retrocesse dalle prime alle ultime pagine la rubrica "L'Antitaliano"
che scrivevo dalla fondazione del giornale. Glielo ricordai quando gli
consegnai il premio di giornalismo che avevo fondato con Biagi, Montanelli e il
mecenate Aneri. Senza rancore, perché era un uomo di grande intelligenza e di
nobili passioni. Faceva delle scelte strane, Claudio Rinaldi, strane per me
partigiano e piemontese: passava dal '68 a Lotta continua al Panorama di
Lamberto Sechi, all'Europeo, per approdare all'Espresso e a Repubblica. Ma
dietro a quella nervosa odissea giornalistica c'era sempre la sua intelligenza
elegante, acuta, sorprendente, che ho sempre invidiato come piemontese di
eccessivo buonsenso. Che cosa avevamo in comune? Poco, ma decisivo: non ci
piacevano gli ipocriti e i furbi. Rinaldi assomigliava, come intelligenza e
inventiva, a Giuseppe Trevisani, un altro modello della mia professione. Come
Trevisani è morto giovane, senza lamentarsi mai di una malattia ingiusta. Nella
vita e nella professione è una fortuna trovare compagni di strada così diversi
da te. Così rari. 2 - QUEL RODOTÀ LÌ? Andrea Marcenaro per "Il
Foglio" Non lo so con certezza. Ma quel Rodotà lì, che la legalità non è
più un valore, che la libertà di comunicare sembra ferita a morte, che si
stanno mettendo le manacce sulle (ma li mortacci sua) delicatissime questioni
della giustizia, che gli equilibri democratici ormai vacillano, che il
presidente del Consiglio occupa il centro di un sistema di feudalità, e mica è
finita, io, ripeto, non lo so con certezza. Ma quel Rodotà lì che l'uguaglianza
è morta, la solidarietà è morta, il razzismo è in fiore, la dignità umana viene
calpestata, il craxismo sta vincendo, le elezioni non sono più un esercizio di
democrazia, macché, tutt'al più un lavacro per il principe losco, sciolto
dall'osservanza delle leggi, insomma, quel Rodotà lì, che
per due intercettazioni in meno (forse), e un po' di cotone nel buco della
serratura, scrive quel che ha scritto, suda, tribola come un tarantolato,
sviene e stramazza, quel Rodotà lì dev'essere più pettegolo della collega Maria
Laura. 3 - LA RECINZIONE: UN'ESTATE AL MARE (NESTATEARMARE)... Johnny
Palomba per il "Corriere della Sera ? Roma" "Colpi di sòle"
nestatearmare parla de certe cose de certi personaggetti de certi eppisodi tipo
tipoooo come ve posso dì come ve posso spiegà? chenfatti lestate armare uno
tipo può giocà aracchettoni oppure piià ersole lestate armare infatti
senannamio tutti affà erbagno famo finta de esse serfisti e sartamio sulle onde
lestate armare se magnamio nagrattachecca se piiamo laria bona la sera lestate
armare potemo anche pescà potemo mettese la crema bronzante lestate armare se
magnamio erfritto misto de paranza de calamaretti de sabbia lestate armare
stamo bene stamio sereni e se per caso ce viè ermardepanza furminante nunè che
ne famo un caso nazzionale dadì attutti pé falli ride lestate armare se potemio
spizzà le donne oppure no lestate armare potemio inzomma vive una vita
vivissima lestate perlappunto potemio annà armare e nunè popo detto e nunè
forze ercaso che dovemio pé forza annà arcinema. maché davero? Dagospia 04
Luglio 2008.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
CON UN
VOLO RIO DE JANEIRO-MALPENSA E' TORNATA VERONICA E SILVIO CORRE SUBITO A
MACHERIO - L'ORIGINE DELL'ETERNA CRISI TRA I DUE? LA DIVISIONE DELL'IMPERO (PER
5 O PER 2?) ? COSSIGA PIZZICA SCALFARI? © Foto La Presse"> Veronica
Lario e Silvio Berlusconi © Foto La Presse 1 - Fermi tutti: con un volo proveniente
da Rio de Janerio è sbarcata (due giorni fa) alla Malpensa Lady Veronica Lario.
Per ora ? ha confidato agli amici ? resta a guardare come va a finire il
gnocca-gate? 2 - (ASCA) - Un 'mordi e fuggi' a Milano per incontrare la moglie,
Veronica Lario. E' cosi' che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi,
avrebbe riempito il 'buco' di qualche ora apertosi ieri nella sua agenda dopo
aver rinunciato a partecipare a Matrix. Secondo quanto riferiscono fonti
qualificate, una volta terminati i suoi impegni romani, il premier avrebbe
deciso di salire su un aereo per volare a Milano. Infatti, poco prima delle
18,00 di ieri lasciava Palazzo Grazioli a Roma. Una decisione presa per
incontrare la consorte. I due, sempre da quanto si e' saputo, si sarebbero
visti nella residenza di Macherio. Un 'tete a tete' durato soltanto qualche
ora. Berlusconi e' infatti rientrato a Roma in serata. 3 ? Sotto il primo
strato di orgoglio ferito di Veronica batte sempre la ferita della divisione
dell'impero berlusconiano. Secondo gli "addetti ai livori", in parole
povere, il reale motivo della crisi eterna tra Silvio e la moglie avrebbe
origine dalla divisione. Ora il frutto di primo letto sono Marina e Piersivio,
quelli sfornati dai lombi della Lario sono invece tre: Luigi, Barbara ed Eleonora.
Ora se la matematica non è un'opinione si prende il montepremi dei sudori del
Cav e lo si divide per 5: 20% ciascheduno. Facile, no? Invece, qui sta il
casino: dividendo così i tre pargoli di Veronica avrebbero il 60%, ergo la
maggioranza e Silvio non ci sta: vuole il 50% per il primo letto e l'altra metà
ai pargoli di Veronica. Così raccontano. © Foto U.Pizzi"> Francesco
Cossiga © Foto U.Pizzi 4 - COSSIGA: AMORI DI BERLUSCONI?A CHI INTERESSA?...
(Ansa) - 'Cosa volete che ne freghi agli italiani, per i quali il sesto ed il
nono Comandamento altro non sono se non il sesto ed il nono Comandamento, se
Silvio Berlusconi ha avuto degli amorazzi con qualche attricetta o anche di
piu'?'. Lo chiede il senatore a vita Francesco Cossiga a
proposito delle intercettazioni telefoniche, secondo cui 'quelle che sembrano
essere rivelazioni eclatanti in materia per cosi' dire 'sentimentale' possano
avere qualche influenza sulla attuale situazione politica italiana'. 'Per come
sono fatti gli italiani, specie quelli di oggi e i cattolici (tutti peccatori)
- rileva - la cosa puo' andare ad onore di Berlusconi. Gli unici ad
obiettare saranno Eugenio Scalfari, noto per la sua fedelta' matrimoniale e per
la sua profonda avversione all'adulterio o peggio ancora a vite e famiglie
parallele; e magari i cattolici democratici, per potere difendere poi difendere
i Dico anche a tre o la inseminazione delle lesbiche'. In verita', secondo
Cossiga, 'i pericoli per il governo sono altri. La magistratura militante -
spiega - terrorizzata dalla vittoria del Cavaliere ha deciso che 'o ora o mai
piu''. Si tratta di vedere se vorranno umiliarlo condannandolo prima o ancor
peggio durante il G8 o se per rispondere agli appelli del presidente Napolitano
lo condanneranno dopo'. Dagospia 04 Luglio 2008.
( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
E ALLA
FINE COSA TROVI ? LE CORNA Foto dal settimanale 'Oggi' 1 - LE PAROLE MALIZIOSE
CANCELLATE A MILANO Giuseppe D'Avanzo per La Repubblica Foto da
'Oggi'"> Il gentil Silvio se le mette tutte sulle ginocchia Foto da
'Oggi' Il regime di Berlusconi è ipnotico. Combina l'agenda del governo come se
fosse un palinsesto televisivo. Da giorni, come una giacca al chiodo, il Paese
è appeso a un dilemma: che cosa dice Berlusconi nelle conversazioni
privatissime registrate dalla procura di Napoli? Le sue parole sono davvero
così viziose da metterlo nei guai? Addirittura da costringerlo alle dimissioni?
È vero che, in un documento acustico, spiega a Fedele Confalonieri le ragioni
postribolari dell'ingresso di qualche ministra nel governo (gli uomini di Di
Pietro arrivano a chiederlo in pubblico)? La politica di Palazzo Chigi è
soprattutto arma psicologica. Le necessità e le urgenze nascono, come nella
performance di un illusionista, in un mondo di immagini, umori, riflessi
mentali, paure, odio del tutto artefatti come le emozioni dinanzi alla visione
di un film. Il metodo dovrebbe essere ormai familiare. Qualcuno grida qualcosa,
lo grida di nuovo e ancora più forte finché non diventa un mezzo fatto, un
quasi fatto. Ecco allora che cosa strilla un'aquila del Partito della libertà
(Boniver): "Quelle intercettazioni private. Eccome se ci sono. E dentro
c'è di tutto e di più. Le ha in mano un magistrato. Bisognerà solo capire come
e quando verranno fuori". Le fa eco un'altra voce femminile del partito
blu (Santelli): "Una parte della magistratura ha perso ogni pudore
nell'utilizzo delle intercettazioni e ora ha la tentazione di usarle come arma
finale nella guerra politica del governo". © Foto U.Pizzi"> Fedele
Confalonieri © Foto U.Pizzi Dunque le cose stanno così, strepitano i corifei
mossi dal sovrano: i magistrati spiano Berlusconi; ne registrano le
conversazioni; ne raccolgono flussi verbali privatissimi e licenziosi, pronti a
farne una mazzuola per ferirlo a morte. È necessario un provvedimento con
immediata forza di legge che impedisca le intercettazioni della magistratura;
che punisca con la galera i giornalisti che le pubblicano, che mandi in rovina
gli editori. Giorgio Napolitano dovrà ricredersi e riconoscere, come non ha
voluto fare finora, l'urgenza di quel decreto: ricattano il capo del governo,
accidenti. Nel tableau di cartapesta, la memoria deperisce, i fatti si
confondono. Nessuno si chiede se siano "fatti" o "quasi
fatti", se abbiano appena un palmo di attendibilità. Il fasullo appare più
vero del vero, nel regime ipnotico del mago di Arcore. Il fumo è più concreto
dell'arrosto. Nel bailamme, non si ode la domanda più ragionevole e pratica:
esiste a Napoli un'intercettazione telefonica tra
Berlusconi e Confalonieri? Posta la domanda, si può scoprire che neppure può
esistere quella telefonata a Napoli perché, nel rispetto della legge,
Berlusconi non è stato mai intercettato direttamente e Confalonieri, nell'affare
Saccà, è una comparsa del tutto marginale (e quindi mai sottoposto ad "ascolti"
diretti). Non a Napoli, ma a Milano andrebbero cercate le conversazioni tra il
presidente di Mediaset e il mago di Arcore. A Milano, nei faldoni elettronici
dell'inchiesta sul fallimento di Hdc, la società di Luigi Crespi, sondaggista e
fortunato inventore del "contratto con gli italiani". In quei
file-audio, c'è un colloquio alquanto simile a quello che, soltanto immaginato,
ingrassato dalla malafede o dall'ingenuità, ammattisce istericamente i Palazzi
di Roma e ingolosisce le redazioni. "Silvio" e "Fedele" si
intrattengono sulle virtù di una giovane signora planata dallo spettacolo nella
politica. Ma nessuno, fortunatamente, potrà più ascoltare le loro parole. La
registrazione è stata mandata al macero, il 13 giugno, per decisione del
giudice delle indagini preliminari Marina Zelante: la telefonata era
irrilevante per il processo. © Foto U.Pizzi"> Niccolò Ghedini con
Silvio Berlusconi e Gianni Letta © Foto U.Pizzi Il capo del governo, come gli
avrà spiegato senza dubbio il suo avvocato-senatore-consigliere Niccolò
Ghedini, può stare tranquillo: non ne esistono copie perché il software
utilizzato dalla ditta milanese che lavora, in appalto, per la procura di
Milano impedisce che i file-audio possano essere copiati senza lasciarne
traccia elettronica. Serenità, il presidente del Consiglio, dovrebbe ricavare
anche da quel che presto accadrà a Napoli. Nei prossimi giorni saranno
distrutte le conversazioni di Berlusconi irrilevanti per il processo, come
Ghedini sa e maliziosamente, malignamente non dice (anche se parla tanto e
quotidianamente). Sono conversazioni malinconiche, a quanto pare. Il mago si
protegge da ogni tentazione giovanile e pressing femminile. Appare consapevole,
con qualche nostalgia, dell'ingiuria che il tempo infligge all'energia. Le
soubrette ne parlano tra di loro, deluse. Ricapitoliamo. In due inchieste - a
Milano, per il fallimento di una società di sondaggi legata a Mediaset; a
Napoli, per i traffici di Agostino Saccà - affiora la voce di Berlusconi. Gli
investigatori la raccolgono e catalogano. In alcuni casi, è utile a ricostruire
i fatti. In altri, è inservibile perché parla d'altro. Nel primo caso, in
contraddittorio con la difesa, dinanzi a un giudice terzo, il pubblico
ministero domanda che sia chiesto al Parlamento l'utilizzo della memoria
acustica. Nel secondo, alla presenza degli avvocati della difesa e dinanzi a un
giudice che decide, l'accusatore chiede che quei documenti sonori siano distrutti,
come prevede la legge. La procedura è lineare. Protegge gli interessi di tutti
gli attori. Permette l'efficacia dell'accertamento dei fatti (che cosa è
accaduto e per responsabilità di chi?). Tutela la privacy degli indagati e di
chi è coinvolto nell'inchiesta, malgré lui. Se ne potrebbe dedurre che il
sistema, nonostante riforme sgorbio, traffici legislativi, procedure
sovraccariche, ha coerenza, appare adeguato e regolato da una magistratura
equilibrata. Vediamo al contrario, che cosa accade nel regime ipnotico. Con un
tramescolio di carte, notizie storte affidate a fedeli e famigli, veleni
insufflati in un circo mediatico disposto a enfatizzare e credere, senza
raziocinio, a qualsiasi intrigo, paradosso, salto logico, lavorando come fosse
un'utile leva anche la sprovvedutezza degli avversari, il mago di Arcore
confonde la scena. Anzi, la modella a mano con la sua "macchina
fascinatoria". Il furbo Silvio usa la carta per non essere intercettato Mi
spiano illegalmente, geme. Vogliono ricattarmi con intercettazioni private,
raccolte illegalmente e abusivamente consegnate alla redazioni. L'anatema gli
consente di non discutere delle accuse che gli sono mosse. Imperversa, allora,
come ossessionato da se stesso e dai suoi fantasmi. Protesta, deplora, minaccia
incursioni televisive o requisitorie parlamentari. La pantomina, che si è
affatturato con la complicità del suo avvocato-consigliere, lo autorizza a
chiedere alle Camere genuflesse una nuova legge cucita per la sua silhouette.
Si sente abilitato a pretendere dal capo dello Stato di riconoscere l'urgenza
costituzionale di un decreto legge che di necessario ha soltanto la sua
personale ansia di impunità. Berlusconi, a quanto pare, avrebbe voluto già oggi
un provvedimento che vieta, pena la galera per il giornalista e la disgrazia
dell'editore, la pubblicazione delle intercettazioni. Non l'avrà, almeno per
oggi. Il gran rumore di queste ore se l'è procurato da solo. Che buona medicina
sono i fatti. 2 ? CONTRO D'AVANZO: PERCHE' NON PUBBLICATE? Lettera a Dagospia Ah
che goduria leggere il retroscena di davanzo su repubblica. Il cane rabbioso è
a due cm dall' osso (ha le intercettazioni di berlusca sul tavolo) , sbava
ringhia, ha il pelo dritto, ma poi il collare si stringe e tutto si dissolve in
un guaito incomprensibile. Il suo padrone (oops scusate, libero editore )
questa volta ha qualche partita grossa da giocare è ha chiuso lo strangolo. Una
domanda: se è come racconta Fido, perché non pubblicano? Aspettano la legge
liberticida? Mandati a letto i bambini, si può offrire la spiegazione per
adulti. Se al governo ci sono i cattocomunisti chi mena la danza in italia dal
dopoguerra se la cava con le mance. Sono pauperisti e si accontentano. Li
mantieni con poco e si li porti nel salotto scodinzolano e non sporcano.In
cambio ti danno tutte la cassa integrazione che ti serve, ti regalano
concessioni autostradali, concessioni telefoniche a prezzi di saldo, sconti
fiscali. S' accontentano del loro paradiso fiscale delle coop. Se esagerano e
vogliono mettersi in proprio con le banche gli pianti un calcio in culo e li
rimetti al loro posto. Ma se vince Silvio, che un debenedetti se lo compra e lo
pianta in giardino a fare lui il nano di arcore, che si fa? Come ci tratti con
uno così? ha già tutto.! Soluzione: lo rivolti per 20 anni come un calzino. E
alla fine cosa trovi ? che fa le corna alla moglie con le attricette. Dubito
che questi nuovi partigiani di libertà e giustizia possano salvare la
democrazia: stanno dietro il buco della serratura e in mano stringono altro che
un fucile?? Carlo Aimeri Dagospia 04 Luglio 2008.
( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
ROMA -
"La sinistra riformista ha siglato un patto scellerato con l'ala giacobina
e giustizialista della società italiana che propugna il dominio della
magistratura sullo Stato, sulle istituzioni, sulla politica e sulla
società". Lo scrive il premier Silvio Berlusconi in un messaggio inviato
all'incontro dei Giovani per la Libertà-Forza Italia in corso a Napoli.
"Questa deriva giustizialista va assolutamente fermata", aggiunge
Berlusconi. "E' inconcepibile che la sinistra, invece di difendere il
diritto del popolo sovrano a scegliersi i suoi governanti, si schieri con chi
cerca con ogni mezzo di deviare il corso della democrazia sovvertendo il voto
degli elettori". Il premier non si ferma. Impegnato da giorni in una
durissima battaglia contro quella magistratura che considera il nemico pubblico
numero uno, Berlusconi torna ad alzare i toni. Soltando poche ore dopo il
mancato esame del provvedimento sulle intercettazioni, il
premier è tornato ad attaccare le toghe: "I giudici non ci impressionano".
Ostenta sicurezza il premier; è convinto che quella che lui ritiene essere una
persecuzione nei suoi confronti non ha fatto breccia nell'opinine pubblica:
"I sondaggi dimostrano che il fango senza fondamento dei pettegolezzi non
hanno scalfito la fiducia degli italiani nel governo e nella sua
attività". Rispondendo alle critiche dei giorni scorsi, Berlusconi ha
ripetuto che è pronto a rinunciare "a ogni vantaggio. Non ho bisogno di
nuove norme giudiziarie", ha detto. "Mi sono sempre difeso nei
processi e sono il recordman dei processi con 2.500 udienze". Il lodo
Alfano, ha aggiunto, non è una legge 'ad personam'. I "nostri avversari -
ha lamentato - stanno cercando di farla passare per una norma ad personam e
invece è una norma salvatutti". "L'attenzione si concentra su fatti
che nulla hanno a che vedere con il programma di governo e portano in primo
piano l'attacco continuo di certa magistratura a chi deve governare scelto dal
Paese, mentre si vuole sovvertire il voto popolare". Un tentativo, ha
aggiunto Berlusconi, "riuscito nel 1994, ma che non riuscirà nel 2008''.
Rivendicando i successi del suo governo, Berlusconi ha definito la manovra
economica "un'assoluta innovazione" e ha annunciato che "nei
prossimi 15 giorni rimuoveremo i rifiuti da tutte le strade di Napoli e della
Campania e ipotizziamo che alla data del 20 di luglio non ci saranno più cumuli
in strada". Il Consiglio dei ministri odierno, oltre al tema
intercettazioni rimandato, non ha affrontato neppure la vicenda Alitalia.
Deciso invece il ricambio ai vertici degli istituti previdenziali e
assistenziali con la scelta dei nuovi dirigenti di Inps, Inail e Inpdap.
Antonio Mastrapasqua è stato indicato come nuovo presidente dell'Inps al posto
di Gian Paolo Sassi. Ai vertici dell'Inail va Marco Sartori, che succede a
Vincenzo Mungari. All'Inpdap, invece, sale Paolo Crescimbeni, al posto di Marco
Staderini. Le indicazioni di nomina sono state accolte su proposta del ministro
del Welfare Maurizio Sacconi. Palazzo Chigi ha ratificato anche la nomina del
presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, a commissario ad acta per la
realizzazione degli obiettivi di risanamento finanziario previsti nel piano di
rientro dai disavanzi nel settore sanitario. (4 luglio 2008.
( da "Stampa, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni
Luigi La
Spina GOSSIP DI STATO Le motivazioni, a questo punto, hanno un'importanza
relativa. Sarà stato l'effetto della paziente offensiva moderatrice del
Quirinale. O la convinzione che l'attacco preventivo, rispetto
alla possibile pubblicazione delle intercettazioni "pornopolitiche",
potesse essere controproducente. Oppure la speranza che non siano così scontati
sia il rifiuto della ricusazione nei confronti del giudice Gandus sia la sua
condanna nel processo sul caso Mills. Siano stati i consigli di Letta o quelli
dei suoi avvocati, bene ha fatto Berlusconi a rinunciare all'appello
agli italiani, dagli schermi di "Matrix", contro la magistratura.
Sull'orlo di un passo dalle conseguenze imprevedibili e comunque drammatiche,
alla vigilia di uno scontro istituzionale gravissimo, il presidente del
Consiglio si è arrestato forse nella consapevolezza di un allarme che
incomincia a serpeggiare nell'opinione pubblica: il rischio che il "corpo
a corpo" tra Berlusconi e i giudici impedisca il rispetto di quei due
impegni fondamentali per cui ha ottenuto, per la terza volta, le chiavi di
Palazzo Chigi: il miglioramento della situazione economica e la garanzia di una
maggiore sicurezza, soprattutto nelle città. Due promesse che, al di là dei
fuochi artificiali comunicativi di alcuni ministri, sono difficili da
mantenere. Difficili anche per chi dispone di un'ampia maggioranza parlamentare
ed è fronteggiato da un'opposizione debole, divisa e in tutt'altre faccende
affaccendata. Prima la legge salvaprocessi, poi il lodo salvacariche dello
Stato, infine l'ipotesi di un decreto salvaintercettazioni. Una febbrile scarica
di provvedimenti contro la magistratura che sfrutta il momento di scarsa
autorevolezza e credibilità di questa categoria. Ma che, in maniera troppo
evidente, non cerca, innanzi tutto, di porre rimedio a quelli che appaiono i
più urgenti e scandalosi mali della giustizia italiana, ma sembra concentrata a
risolvere le questioni personali del premier. Partiamo proprio dal problema più
grave: la lentezza dei processi, soprattutto quelli civili. Perché il
Parlamento, con l'ampio consenso possibile, non provvede a ridurla
drasticamente? Pigrizie, sciatterie, vanità, anche faziosità sono diffuse in
alcuni settori della magistratura e il Csm, l'organo di autogoverno, spesso
appare troppo corporativo nei riguardi dei colleghi. Riconoscerlo è doveroso,
ma non si capisce perché le Camere, con una seria discussione, non possano
provvedere a norme di correzione che sarebbero largamente condivise. Anche la
questione delle intercettazioni può non essere un tabù. Si possono regolare in
maniera più garantista per i diritti dei cittadini, senza pregiudicare due
condizioni: l'uguaglianza di tutti gli italiani davanti alla legge e la
libertà, che è anche un dovere dei giornalisti, di assicurare un'informazione
non compiacente nei confronti del potere, da chiunque sia rappresentato in quel
momento. Quello che non è accettabile, in una democrazia, è un salvacondotto
personale acquistato nel momento in cui si ottiene la maggioranza dei consensi
elettorali. Sappiamo che Berlusconi si sente al centro di un accanimento
giudiziario. Vero o falso che sia questo giudizio, è comunque un fatto che il
nostro premier sia stato quasi sempre riconosciuto non colpevole delle accuse a
lui rivolte, da quella stessa magistratura che imputa di intollerabile
pregiudizio nei suoi confronti. Senza considerare che, in Italia, ci sono ben
tre gradi di giudizio prima che cada, per un imputato, la presunzione di
innocenza. E questi non sono più i tempi nei quali bastava un avviso di
garanzia per imporre le dimissioni. Resta, sempre a proposito delle fantomatiche
intercettazioni "pornopolitiche", la questione del confine tra
pubblico e privato. A parte la labilità di questo confine, in Italia e
all'estero, a proposito di personaggi di vasta notorietà, dai politici alle
star di cinema e tv, non si può dimenticare che lo stesso Berlusconi è stato il
primo e il più assiduo picconatore del presunto muro tra i due campi della sua
vita, quella personale e quella dell'uomo di Stato. Anzi, l'uso sapiente e
consumato della simpatia che poteva suscitare negli italiani l'esibizione delle
sue "galanterie" nei confronti delle donne, del suo successo con
loro, persino della sua virilità, a dispetto degli anni e dei conseguenti
acciacchi, è stato coscientemente e assiduamente adoperato proprio come
strumento di seduzione politica. Ora, il presidente del Consiglio invoca, come
garanzia di costume democratico e di convivenza civile, il rispetto del limite
fra pubblico e privato. Accogliamo la richiesta come un sia pur tardivo
ravvedimento. Ma, soprattutto, come una solenne e impegnativa promessa.
( da "Stampa, La" del 04-07-2008)
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Il premier rinuncia a "Matrix" Berlusconi frena Intercettazioni,
niente decreto Silvio Berlusconi ha rinunciato ad andare a "Matrix"
per parlare dei problemi della giustizia, come aveva annunciato. "Il
gossip inquina il dibattito politico, non era opportuno che io andassi",
ha detto il premier. Per quanto riguarda le intercettazioni, il governo ha
deciso di non mettere l'atteso decreto all'ordine del giorno del Consiglio dei
ministri di oggi. DA PAG.