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DOSSIER “INTERCETTAZIONI”

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tARTICOLI DEL  4-7-2008      #TOP



Report "Intercettazioni"

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Indice delle sezioni

Intercettazioni (146)


Indice degli articoli

Sezione principale: Intercettazioni

I secessionisti discutono sulla loro discesa in campo ( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: discesa in campo dei referendari potrebbe sconquassare il panorama politico provinciale e intercettare un buon numero di voti, soprattutto quelli di protesta. Un fattore che già in tanti - politici e amministratori - stanno tenendo sott'occhio. Continua infine a pendere come un'aguzza Spada di Damocle la minaccia di un referendum pro-Trentino allargato a tutta la Provincia di Belluno.

Sei in gara ai Casoni per scegliere due gruppi ( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: il concorso ha intercettato nuove formazioni che si stanno affacciando sul palcoscenico musicale bellunese. è un segnale di vitalità e di novità, che ci chiede un supplemento di attenzione". L'edizione 2008 si sta caratterizzando per le tante novità. Molti gruppi si presentano per la prima volta e tra i musicisti spiccano alcuni giovanissimi.

Processate Vittorio Emanuele ( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Processate Vittorio Emanuele" Per il pm Woodcock era nella holding del malaffare A Parigi l'intercettazione su Hammer: "Li ho fregati" ROMA. Due anni dopo il boom mediatico provocato dall'arresto del principe Vittorio Emanuele (foto), l'inchiesta "savoiagate", condotta dalla Procura di Potenza, approda al giudice dell'udienza preliminare.

Berlusconi: basta gossip. E non va a Matrix ( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Berlusconi non parteciperà alla puntata di Matrix su giustizia e intercettazioni telefoniche che sarebbe dovuta andare in onda ieri sera. La decisione viene presa nel momento più alto dello scontro tra politica e giustizia e proprio mentre si fanno più insistenti le voci sull'imminente pubblicazione di nuove intercettazioni telefoniche che potrebbero mettere in difficoltà il premier.

Intercettazioni, il decreto non si farà ( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: estrapolare dal decreto solo il divieto di pubblicare le intercettazioni. Ma, realista più di altri, ha spiegato che se il decreto decadesse, "tutte le intercettazioni pubbliche non sarebbero più sanzionabili". Anche questa ipotesi appare improbabile. Resta dunque in campo in tema di intercettazioni solo il provvedimento varato il 13 giugno dal governo e firmato dal Capo dello Stato il 26.

E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? Il dirimente tra ( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Credo sia stato giusto che gli americani abbiano potuto conoscere la morale del loro massimo rappresentante politico". Massimo Donadi, capogruppo Idv-Camera ---- "Non mi occupo di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero, e quindi non me ne occupo". Mara Carfagna ministro delle Pari opportunità.

Berlusconi: gossip avvelenati al macero telefonate del premier ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Oggi niente decreto intercettazioni nel Cdm. L'accordo sulle registrazioni di Napoli Berlusconi: gossip avvelenati Al macero telefonate del premier ROMA - Silvio Berlusconi alla fine rinuncia a partecipare a Matrix, la trasmissione di Enrico Mentana. "Il gossip ammorba la politica", ha detto il premier, "sarebbe stato inopportuno intervenire"

Il pd: "il privato di silvio non ci interessa" ma il fantasma lewinsky agita il palazzo - carmelo lopapa ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: non mi occupo di intercettazioni e stupidaggini CARMELO LOPAPA ROMA - La domanda, scagliata in un'arena politica già resa incandescente da indiscrezioni e veleni su presunte telefonate hot, non ha avuto bisogno di grandi spiegazioni. è bastato che il capogruppo dipietrista Massimo Donadi la formulasse dai microfoni di Radio Radicale perché si scatenasse un nuovo putiferio.

Letta e confalonieri, stop al premier "ora è il momento della tregua" - claudio tito ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: il premier si è convinto che il modo migliore per tentare disinnescare la mina delle intercettazioni non fosse più la linea dura ma quella della trattativa. Con tutti i soggetti coinvolti. "Quelle intercettazioni sono un segno di inciviltà - si è sfogato l'uomo di Palazzo Chigi - ma soprattutto un arma per ricattarmi. Vogliono far pensare che dentro ci sia qualcosa di grave.

"nel mio telefono non c'è nulla sanno che io non raccomando" ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Piersilvio "Nel mio telefono non c'è nulla sanno che io non raccomando" MILANO - "Le intercettazioni? Sono sereno, nel mio telefono non c'è niente, non mi chiamano nemmeno per le raccomandazioni, sanno che con me non passano". Così il vice presidente di Mediaset Piersilvio Berlusconi interviene sul caso che angustia il padre.

Berlusconi rinuncia a matrix "il gossip inquina la politica" - gianluca luzi ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: è scontro sulle intercettazioni. Veltroni: pronti a fare la guerra GIANLUCA LUZI ROMA - Berlusconi ha rinunciato a Matrix lasciando a bocca asciutta tutti coloro che si aspettavano un'ora e mezza di attacchi alla magistratura, compreso Di Pietro che era già pronto a commentare il Cavaliere davanti a un maxischermo piazzato nella pineta di Fregene.

Epifani: lavoratori ignorati va detassata la tredicesima - roberto petrini ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: e non un decreto legge sulle intercettazioni. Il segretario del Pd, Walter Veltroni, incalza il governo e chiede ossigeno per l'economia. Serve "subito un intervento", ha aggiunto il leader del Pd, per la tutela del potere di acquisto di salari e pensioni perché "la situazione sta precipitando": con il prezzo del petrolio alle stelle "salari,

"negli usa nessun politico potrebbe invocare la privacy" ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: soprattutto in materia di intercettazioni, ma la protezione del diritto all'informazione e la libertà di stampa sono così forti che nessun uomo al potere proporrebbe di intervenire con un decreto per difendere se stesso. A parte il caso Lewinsky, basta ricordare la storia del governatore dello Stato di New York Spitzer: tutto quello che lo riguardava,

Le parole maliziose cancellate a milano - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: intercettazione telefonica tra Berlusconi e Confalonieri? Posta la domanda, si può scoprire che neppure può esistere quella telefonata a Napoli perché, nel rispetto della legge, Berlusconi non è stato mai intercettato direttamente e Confalonieri, nell'affare Saccà, è una comparsa del tutto marginale (e quindi mai sottoposto ad "

Una nuvola sul cavaliere - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Nessuno meglio di lui sa che in quelle intercettazioni definitivamente naufraga l'incallito seduttore che si fa bello e intelligente per conquistare le donne, e al suo posto emerge lo sporcaccione che traffica per acquistarle. Il mito dell'uomo cacciatore che si affina, fa il pavone e tira fuori colorate atmosfere, per sempre cede il passo alla maschera drammaticamente stanca che,

Carfagna: "più soldi alla ricerca" ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: la Carfagna dribbla ogni domanda politico-istituzionale ("Intercettazioni? Non mi occupo di gossip e stupidaggini?"), mentre interviene sulla necessità di "eliminare ogni tipo di discriminazione e dare a tutti il diritto salute". Per farlo promette di istituire "insieme al ministro del Lavoro Sacconi una commissione per monitorare la situazione".

Caccia al pirata killer in albania - stefano origone ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Questo spiega perché conosceva così bene le strade quando la polizia lo ha intercettato a bordo dell'Audi A3 rubata in via Geminiano Superiore, proprio a Bolzaneto. Ha ingaggiato una sfida sul filo dei 150 all'ora e, aiutato da un doppio guasto alle Volanti, che hanno piantato in asso gli agenti durante l'inseguimento, è riuscito a fuggire.

Rapinatori in manette fra gli applausi - mara chiarelli ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Pochi minuti che però serviranno agli agenti della sezione antirapina della Questura di Bari per intercettarli e mettersi al loro inseguimento. L'allarme, scattato subito dopo la rapina, è arrivato ai poliziotti che si trovavano in zona nell'ambito di un servizio finalizzato al controllo degli "obiettivi sensibili", proprio tabaccherie e farmacie.

La gang delle carte di credito clonate ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: L'inchiesta, che si è arricchita di pedinamenti, intercettazioni telefoniche e telematiche, è nata nel 2005 ma si è ampliata con numerose denunce nel 2006. La truffa ammonta a centinaia di migliaia di euro e riguarda numerose vittime, alcune centinaia residenti anche all'estero. (m.chia.).

"truffa nei casinò, processate vittorio emanuele" - cristina zagaria ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Trasmesse in Francia le intercettazioni sull'omicidio Hammer CRISTINA ZAGARIA POTENZA - Processate il re. La procura di Potenza chiede il rinvio a giudizio per Vittorio Emanuele, figlio dell'ultimo re d'Italia. A due anni dal "Savoia-gate" e dall'arresto, il pm Henry John Woodcock chiede il processo per l'erede di casa Savoia e per un'altra dozzina di persone.

La truffa dei banditi della tavola così rivendevano il formaggio avariato - (segue dalla prima pagina) dal nostro inviato ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Al centro della contraffazione un imprenditore siciliano e alcuni marchi importanti La Finanza, con le intercettazioni, ha scoperto anche connivenze dell'Asl (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) DAL NOSTRO INVIATO paolo berizzi Quegli scarti, nella filiera della contraffazione, (ri) diventavano sottilette, formaggio fuso, formaggio grattugiato, mozzarelle, provola, stracchino, gorgonzola.

La retromarcia del governo no al decreto intercettazioni - liana milella ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: La retromarcia del governo no al decreto intercettazioni E Alfano rispolvera l'immunità parlamentare per tutti La Lega aveva ribadito la totale indisponibilità a un provvedi-mento d'urgenza L'accusa di Casini: temi lontani dalla gente che fatica ad arrivare alla fine del mese LIANA MILELLA ROMA - Non ci sarà un decreto legge sulle intercettazioni.

"tutte le garanzie per la privacy rispettati i diritti dell'imputato" ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: è che la Procura di Napoli ha depositato, com'era doveroso, le intercettazioni riguardanti il procedimento avviato nei confronti del dottor Saccà. Quelle irrilevanti saranno distrutte". Quando, procuratore? "Nei prossimi giorni, ma è una procedura di competenza del giudice". Però il clima è pesante, le indiscrezioni si rincorrono.

Saccà rientra in rai. da cappon nuovo atto d'accusa - aldo fontanarosa ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: "Pare che Saccà sia dispiaciuto per la diffusione delle intercettazioni telefoniche - dice il presidente Petruccioli - forse dovrebbe esserlo per quello che ha detto in queste intercettazioni". Subito dopo, in una nota, la Rai ricorda di essere parte offesa nell'indagine che vede Saccà indagato a Napoli.

Al macero le telefonate "irrilevanti" del premier - dario del porto ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: prossimi giorni le intercettazioni telefoniche ritenute irrilevanti per il prosieguo dell'inchiesta Berlusconi-Saccà. A dirlo è il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore e questo elemento, al termine di una settimana scandita da un estenuante tam tam di indiscrezioni vere o presunte, finisce con il rappresentare una delle poche certezze del torrido luglio del Cavaliere.

"silvio statista si è demolito da solo" - giovanna casadio ( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Dà un altolà chiaro sulla pubblicazione delle intercettazioni: "Siamo contrari alle leggi ad personam e ai decreti legge sulle intercettazioni però siamo garantisti e pubblicare atti secretati è reato". Ricorda la Bicamerale: "Mi piovvero addosso tante critiche", poi "Berlusconi rovesciò il tavolo e un pezzo della sinistra gli segò le gambe.

Imputato per mafia minaccia gli inquirenti ( da "Libertà" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Hanno deposto due periti che si sono occupati di tradurre le intercettazioni telefoniche e ambientali dal dialetto cutrese all'italiano. Un'operazione dei carabinieri che nel novembre del 2002 portò a 28 arresti. Dieci sono tuttora gli imputati accusati di associazione mafiosa. Il processo è stato aggiornato al prossimo 17 luglio.

Volano gli straccioni. Niente, lì c'è stato un fatto... che Alleanza Nazionale ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Letta ha fatto una telefonata di fuoco. E quindi io ho degli straccioni di alleati che si comportano con la slealtà che si è dimostrata anche in questa occasione" Silvio Berlusconi al telefono con Agostino Saccà, intercettazione del 6 luglio 2007.

Il traffico ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Nuove intercettazioni incombono, creando allarme sociale in particolare tra massaie, pensionati e coltivatori diretti. Tutti sostengono che nei nuovi nastri Berlusconi direbbe parole ancora più brutte di quelle già note (e perfino di quelle che dice pubblicamente!

Clinton mica ha fatto la Lewinsky ministro ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: ipotesi che tutte le intercettazioni - anche quelle in odore di essere hard e che stanno tenendo in scacco diversi big - effettuate dalla procura di Napoli al premier vengano pubblicate. "Sono rispettoso al massimo della privacy dei cittadini italiani - dice Donadi- ma credo che nella vita di un uomo politico di privacy ce ne debba essere molto poca.

Alla fine la colomba del buon senso è riuscita a penetrare nella testa di Silvio Be ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: dal quale dava per scontato il via libera al decreto sulle intercettazioni. Ossessionato dalle voci, dal gossip svolazzante sulle sue conversazioni hard, dalla paura dello "sputtanamento" (definizione sintetica dei fedelissimi), Berlusconi in un deliro difensivo ha escogitato tutti i modi per frenare la valanga: varare subito il decreto e denunciare tutto in tv,

Intercettazioni, il contrordine della paura Berlusconi all'ultimo scappa da Matrix per evitare domande sulle sue telefonate e rallenta sul decreto ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Stai consultando l'edizione del Intercettazioni, il contrordine della paura Berlusconi all'ultimo scappa da "Matrix" per evitare domande sulle sue telefonate e rallenta sul decreto.

Colle prudente sul premier ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: brutta copia di quel decreto legge sulle intercettazioni che lui avrebbe voluto messo in bella e approvato dal Consiglio dei ministri di questa mattina, giusto prima della partenza per il G8. Non è andata così. Alla fine l'hanno avuta vinta le colombe della maggioranza, Gianni Letta in testa, che da giorni vanno ripetendo a Berlusconi che è più conveniente non tirare troppo la corda.

Intercettazioni, Berlusconi all'angolo Fini e la Lega contrari al decreto, il premier rinuncia ad andare in tv: Non parlo di gossip Veltroni: pronti a dare battaglia. D'Alema alla ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: edizione del Intercettazioni, Berlusconi all'angolo Fini e la Lega contrari al decreto, il premier rinuncia ad andare in tv: "Non parlo di gossip" Veltroni: pronti a dare battaglia. D'Alema alla Festa de l'Unità: dalla destra forzatura inaccettabile Doveva essere il giorno della verità, si è trasformato nel giorno della ritirata.

AUTOCENSURA Nel giro di ventiquattr'ore Silvio Berlusconi ha dovuto riporre i paramenti del ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: giustizia e intercettazioni. Da Palazzo Chigi in meno di un'ora dopo arriva una nota di spiegazione. "Inopportuno", dice Berlusconi in prima persona. "Non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi proposti da Matrix, giustizia e intercettazioni", che farebbero passare in secondo piano "le tante cose realizzate dal governo per cedere il passo ad argomenti e gossip negativi,

D'Alema: Berlusconi ha demolito se stesso Il decreto sulle intercettazioni è inaccettabile, la Costituzione non prevede urgenze personali ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: edizione del D'Alema: Berlusconi ha demolito se stesso "Il decreto sulle intercettazioni è inaccettabile, la Costituzione non prevede urgenze personali" di Simone Collini / Roma "BERLUSCONI era riuscito a dare un'immagine, in parte accreditata dalla stampa, di un suo profilo nuovo, di uomo attento ai problemi del Paese.

Rai, di tutto di più: torna Saccà e viene sospeso Mazzetti. Che aveva criticato Saccà Mentre l'ex capo di Rai Fiction rientra a Viale Mazzini, al braccio destro di Enzo Biagi arriv ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Dice il senatore del Pd Riccardo Villari: "Mentre emergono le intercettazioni di Saccà che si vanta di aver tentato di oscurare Biagi prima di riuscire a cacciarlo da Rai1, il direttore della Fiction viene richiamato al suo posto di lavoro e allo stesso tempo il collaboratore di uno dei più grandi giornalisti italiani viene sospeso.

Bettini: alleanze larghe Dall'Udc a Rifondazione ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: a partire dal decreto sulle intercettazioni, utilizzeremo tutti gli strumenti regolamentari per rendere difficile la strada al governo e per segnalare il punto di guardia a cui si è arrivati. E poi pensiamo a forme di petizione popolare da far firmare ai cittadini nelle nostre feste, nei tanti incontri che organizzeremo prima della grande manifestazione di popolo di fine ottobre"

Statisti non si diventa ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: compresa la modalità telefonica che leader più prudenti dovrebbero da qualche tempo sapere tenere sotto controllo, intercettazioni o no. Non sono interessato agli aspetti personali, voyeuristici e boccacceschi delle telefonate, che peraltro fanno parte quasi di una concezione di vita mai negata, intercorse per piazzare veline e dare voti sulle loro eventuali e speciali competenze.

Che i giovani vengano a Me(diaset) ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: intercettazioni bollenti. Una domanda in proposito è arrivata anche a Piersilvio Berlusconi, durante la conferenza stampa di fine serata: "Anch'io ho ricevuto segnalazioni per qualche personaggio da parte di amici, ma mai pressioni pesanti". Il vicepresidente del gruppo ha schivato l'argomento ed è riuscito a togliersi dall'

Con un provvedimento del genere sulle intercettazioni e con la blocca processi, un mini-indulto, useremo tutti gli strumenti parlamentari ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Stai consultando l'edizione del "Con un provvedimento del genere sulle intercettazioni e con la blocca processi, un mini-indulto, useremo tutti gli strumenti parlamentari".

Se si vuole parlare di attualità ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: non sarebbe andato a Matrix a parlare di intercettazioni e giustizia per "tagliare corto con il gossip". Detta così, la notizia non aveva senso. Più senso immaginare che Mentana volesse parlare di attualità e non di propaganda governativa. Gli altri misteri della serata riguardavano le voci di nuove intercettazioni che - come ha detto il solo Tg3 - contenevano colloqui riservati (

Veltroni: Con il decreto lo scontro si farà durissimo ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: la violenza carnale e perfino, paradosso dei paradossi, le intercettazioni illecite". Quanto al decreto intercettazioni, anche se in serata l'ipotesi del colpo di mano ha perso forza, il Pd teme che si possa tornare alla carica, magari presentando il progetto Mastella proprio per mettere in difficoltà l'opposizione.

Quando saranno convocate le parti il gip farà leggere ai loro legali le intercettazioni Qualcosa potrebbe trapelare ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Stai consultando l'edizione del Quando saranno convocate le parti il gip farà leggere ai loro legali le intercettazioni Qualcosa potrebbe trapelare.

Balle ad personam ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Il 10 giugno titola: "Tutti gli italiani sono intercettati". In realtà gli intercettati sono meno di 20 mila all'anno. Il Csm assolve Clementina Forleo? Un rubrichista del Giornale, quello biondo platino con le mèches, la chiama per tutto il pezzo "Caterina Forleo", perché lui è molto preciso.

Chi distruggerà e quando i dossier illegali dell'inchiesta spioni Telecom? Lo chiedono i giudici che se ne stanno occupando. La Corte Costituzionale non si è sin qui pronunciata. P ( da "Unita, L'" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: provvedimento proposto sulle intercettazioni non è stata cambiata la norma Mastella sulla distruzione. E qui si è arrivati al farsesco, visto che la Corte costituzionale ha deciso di spostare ulteriormente la discussione, senza fissare una data. Il presidente, Franco Bile, ha però emesso un bel comunicato stampa in cui si augurava che il parlamento potesse finalmente risolvere il problema.

Intercettazioni, niente decreto Berlusconi rinuncia a Matrix ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Intercettazioni, niente decreto Berlusconi rinuncia a "Matrix" Niente decreto sulle intercettazioni, il Governo sceglie la via ordinaria. "Basta gossip", ha detto il premier Silvio Berlusconi che ha annullato la sua prevista partecipazione a Matrix.

Opposizione, ultimo appello ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: intercettazioni e del pacchetto sicurezza che contiene al suo interno anche la norma che prescrive le impronte digitali dei piccoli Rom nelle nostre città. Se non si coglie insieme l'uno e l'altro aspetto c'è il rischio di accettare l'idea paradossale della destra in base alla quale quelle impronte digitali sono assolutamente da prendere non per applicare un criterio francamente

Ecco come andò al G8 Notte della Diaz al fotofinish ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: immunità delle prime quattro cariche dello stato: presidente della Repubblica, primo ministro e presidenti delle camere: non si potrà processarli INTERCETTAZIONI Un disegno di legge è già alla camera, prevede il divieto assoluto di intercettazioni tranne che per terrorismo e mafia: carcere e multe per pubblici ufficiali, giornalisti ed editori.

La Rai gli invia un'altra contestazione disciplinare ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: di rispondere: "Saccà è rammaricato per la diffusione dei testi delle intercettazioni? Voglio considerarlo un segno di rammarico per il fatto che quelle cose siano state dette". Traduzione: dette da Saccà nelle telefonate intercettate. Ma il dirigente non si dà per vinto. Su questa storia vuole anche scrivere un libro.

Ma D'Alema rilancia il dialogo sulle riforme: necessario ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Il decreto sulle intercettazioni sarebbe "inaccettabile e gravissimo. Ho trovato incredibile che il presidente del Consiglio abbia rinunciato alla puntata di Matrix sostenendo che discutere di intercettazioni e giustizia non è interessante in questo momento: ma se è stato lui a mettere le sue vicende personali al centro dell'agenda".

No al gossip, Silvio dà buca al video ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Cavaliere ci ripensa e rinuncia alle domande di Enrico Mentana sulle intercettazioni: "Sarebbero solo pettegolezzi negativi". Dietro il no a Matrix una flebile tregua sulla giustizia. Per il decreto bavaglio non c'è tempo e per il Quirinale la misura è colma Micaela Bongi Entusiasta, Enrico Mentana aveva annunciato ufficialmente mercoledì notte, di fronte al suo ospite Clemente Mastella,

Telepaura ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Spiegando: "Basta gossip". Alla base del dietrofront il timore di un nuovo scontro con Napolitano e la paura di qualche domanda imbarazzante. Retromarcia anche sul decreto anti-intercettazioni: non è all'ordine del giorno del Cdm PAGINE 6, 7.

Saccà torna e riceve un'altra contestazione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: delle ulteriori intercettazioni acquisite il 16 maggio scorso dalla procura di Napoli. Il provvedimento giunge al termine di un pomeriggio nel quale, con una nota da Viale Mazzini, la Rai ha risposto alle accuse mosse dai legali di Saccà, secondo cui ci sarebbe stata un'acquisizione eun uso illegittimo delle intercettazioni.

Intercettazioni, salta il decreto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Intercettazioni, salta il decreto An e Lega contrari - Veltroni: guerra alla norma blocca-processi, è un indulto Donatella Stasio ROMA L'annunciato decreto legge sulle intercettazioni non si farà. Non oggi, almeno. E infatti non compare all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri, dove peraltro se ne parlerà lo stesso perchéper usare le parole del consigliere giuridico di Silvio

Privatizzare la Rai resta l'unica strada anti-lottizzazione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: E Silvio Berlusconi aveva annunciato che sarebbe andato a Matrix per discettare di magistratura e intercettazioni in un atteso, mediaticamente evocato discorso alla nazione. paolo.madron@ilsole24ore.com UNA CURA RISOLUTIVA L'azienda va messa tutta sul mercato senza i paletti imposti sia dalla legge Gasparri che dalla Gentiloni.

Basta gossip : Berlusconi non va a Matrix ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Per il Cavaliere il rischio che le domande di Mentana si incentrassero su intercettazioni e giustizia o addirittura sui "gossip negativi" che lo riguardano e che in questi giorni imperversano dentro e fuori i Palazzi, era troppo alto. Soprattutto perché avrebbe fatto passare in secondo piano "le tante cose realizzate dal Governo".

Decisione responsabile, ma dopo affanni e contraddizioni ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: il fatto che ieri Roma non sia stata invasa da una nuova ondata di intercettazioni, come qualcuno prevedeva, ha avuto un peso nel passo indietro del premier. Ma c'è dell'altro.Il presidente del Consiglio ha ascoltato alla fine i consigli che gli sono venuti dai suoi collaboratori più intelligenti, ma anche da alleati che non hanno perso la testa.

Nell'autunno Mediaset più audience giovane ( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: domande che riguardano la politica e le intercettazioni. è critico sui mercati azionari: "Non si capisce come oggi si muove la Borsa. Certo siamo penalizzati rispetto ai fondamentali, anche se restiamo nel settore tra quelli che conservano i valori più alti in relazione ai risultati", spiega, avendo ben presente la perdita di valore del 41% accusata da inizio anno dal titolo Mediaset.

Alla fine hanno dovuto piegarsi al volere delle autorità, i genitori di Li Shufen, la ragazza di 17 ... ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Al quotidiano di Hong Kong South China Morning Post hanno raccontato di essere stati sistematicamente pedinati, spiati e intercettati. Decine di funzionari governativi li hanno assediati con visite e colloqui per fargli accettare un risarcimento di 30mila yuan (tremila euro circa) per il funerale. "Abbiamo dovuto accettare" ha detto il padre. "Io sono solo un contadino".

Saccà a colazione ( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: 450 intercettazioni dalla Procura di Napoli. E due riguardano Rubens Esposito, dirigente dell'ufficio legale della Rai e membro proprio del comitato etico. Nella prima Saccà lo chiama e gli dice di aver telefonato a Doris Lo Moro, all'epoca assessore alla Sanità della Regione Calabria e ora parlamentare del Pd.

SSaccà e il fantasma ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: MEMORIA SSaccà e il fantasma Alberto Piccinini Ora che il fantasma di Monica Lewinsky agita le fantasie di chi attende le nuove puntate delle intercettazioni telefoniche, giova ricordare la coincidenza che a metà dicembre 2002 costrinse l'ex direttore generale della Rai Agostino Saccà a annullare una comparsata della stagista di Clinton prima a "Domenica in" e poi a "Porta a porta".

Obiettivo Superman ( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: attaccati sulla pelle di chi lo indossa - che intercettano i segnali nervosi inviati dal cervello ai muscoli, così da assecondare al meglio il movimento umano. La Cyberdyne non è comunque la sola azienda che sta lavorando a queste tecnologie. Un altro esempio è la Sarcos, una società di Salt Lake City (Utah) che sta lavorando per l'esercito statunitense.

Tonino scatenato attivismo instancabile. mobilitazione di piazza. abile uso di internet. Manifesti in tutta italia. cos di pietro punta a diventare l'alfiere dell'opposizione. e ri ( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Per intercettare i primi delusi del governo Berlusconi, leghisti al Nord, elettori di An al Sud. L'obiettivo su cui punta Tonino per la campagna d'autunno: "L'elettorato è scontento della Lega di governo. Ha chiesto lotta alla casta e lotta agli sprechi.

Dottor Elio e mister botox ( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: E se ne vanta al telefono, che è intercettato dalle Fiamme gialle. Quando parla a un amico del primo sequestro, quello dei Nas, il mago del botulino racconta con orgoglio di aver visto arrivare i militari. Appena in tempo - spiega - per mettere al sicuro la merce più compromettente.

Il camaleonte ( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: dopo l'exploit delle intercettazioni, non ne parliamo: per attraversarlo si consiglia un giubbotto anti-proiettile. Soprattutto dopo la decisione del giudice di reintegrare Agostino Saccà. E nell'attesa dell'8 luglio, quando la Consulta si dichiarerà sulla legittimità della sospensione di Petroni dal cda.

Azione, muscoli e adrenalina ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Bisognava quindi intercettare un regista dalle qualità visionarie per rendere avvincente la storia. Ecco quindi spuntare il kazako Timur Bekmambetov, che aveva realizzato gli sbalorditivi I guardiani della notte e I guardiani del giorno, due titoli che hanno fatto saltare i botteghini in Russia, accolti con snobismo provinciale dal nostro mercato.

MALo sciunami di Mastella ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: eccoci a ripercorrere le tappe della via crucis mastelliana a base di intercettazioni. "Sono innocente", ripete l'imputato, che si ritiene ingiustamente perseguitato insieme alla sua famiglia. Rivendica, con ragione, la primogenitura dello stop alla pubblicazione delle intercettazioni. E' Mastella l'uomo di punta delle leggi ad hoc per chiudere le cronache giudiziarie dei giornali.

Programmi ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: si parlerà infatti delle intercettazioni telefoniche, che hanno portato tra l'altro al licenziamento e poi al reinserimento del presidente di Raifiction Saccà, e del tema della giustizia. IL CIELO E LA TERRA TALK SHOW ORE 23.45 - RAITRE Perché esiste il male, di questo si occuperà la terza puntata del primo talk show spirituale della tv italiana.

Riservato ( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: il pubblico del Teatro Greco di Siracusa ha accompagnato le parole dell'inviato dell'Ansa, Lirio Abbate, che ha spiegato come il ddl sulle intercettazioni imbavaglierà l'informazione. Lo scenario era quello del Premio Vittorini, che ha assegnato ad Abbate, che vive sotto scorta perché la mafia ha tentato di ucciderlo, un alloro per il giornalismo, mentre a Sgarbi per la cultura.

Televisione ( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: ottimamente intercettati i tic. E allora perché il programma non funziona? Con ogni probabilità perché sono sbagliati gli attori. Pazienza per la coppia di sposini Woodcock, un po' troppo prevedibilmente scemi ma accettabilmente carini. Ma i due Starck sono davvero orridi, lui un omone impresentabile e rozzo, lei un botolo di cellulite.

LA POLITICA smarrita LA RINCORSA DELLE FINZIONI CHE HA DISSOLTO LA SINISTRA ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: con un processo di formazione che è sembrato una fusione burocratica tra due consigli di amministrazione, ha intercettato il voto di sinistra attraverso la proposta elettorale di "andare da solo". Come non leggervi la nostalgia di un grande partito, e anche l'insofferenza per la ridda di sigle che avevano dato vita alla dis-unione del governo Prodi?

Per posta, per e-mail ( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Presidente della Federazione italiana editori giornali Intercettazioni ok Scrivo alla redazione de 'L'e spresso' per ringraziarvi per aver pubblicato le intercettazioni riguardanti Berlusconi. Avete tutta la mia solidarietà di cittadino per tutte le porcate che verranno dette nei prossimi giorni dopo la vostra inchiesta.

Le parole maliziose cancellate a Milano ( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: intercettazione telefonica tra Berlusconi e Confalonieri? Posta la domanda, si può scoprire che neppure può esistere quella telefonata a Napoli perché, nel rispetto della legge, Berlusconi non è stato mai intercettato direttamente e Confalonieri, nell'affare Saccà, è una comparsa del tutto marginale (e quindi mai sottoposto ad "

Le telefonate del premier al macero nei prossimi giorni ( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: prossimi giorni le intercettazioni telefoniche ritenute irrilevanti per il prosieguo dell'inchiesta Berlusconi-Saccà. A dirlo è il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore e questo elemento, al termine di una settimana scandita da un estenuante tam tam di indiscrezioni vere o presunte, finisce con il rappresentare una delle poche certezze del torrido luglio del Cavaliere.

Dai nodi del ddl al refuso ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: intercettazioni ( sopra, il ministro Alfano) prevede per chi le pubblica pene da uno a tre anni e da uno a cinque per chi le divulga I giudici L'autorizzazione ad intercettare è decisa da un collegio di tre giudici e per un periodo limitato. Chi rilascia dichiarazioni su un procedimento si deve astenere Il refuso L'11 giugno un comunicato del governo annuncia un decreto sul tema.

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 6 La Nota di M... ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Il presidente del Consiglio rischiava di evocare i fantasmi delle intercettazioni che sta cercando di esorcizzare; e dunque di ottenere in un colpo solo due risultati negativi: tendere ulteriormente i rapporti con magistratura e centrosinistra, e forse col Quirinale; e fare lievitare il fango che gli galleggia intorno.

Colpe non sue Smettiamo di insultarla ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Carfagna troppo intercettata (si dice)? Carfagna deve dimettersi? Mah. Ieri tutti i mali del Paese parevano riconducibili a Mara Carfagna. Sospettata non di corruzione, non di associazione mafiosa, non di aver pagato testimoni ecc.; ma di aver fatto conversazioni arrischiate al telefono con l'attuale premier.

Le armi del commando: spionaggio elettronico e magliette del Che ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: magliette del Che Così gli 007 hanno giocato i carcerieri La caccia al campo nella giungla è partita da un'intercettazione. Telefonata in codice: "Il pollo è uscito dal recinto" WASHINGTON - Combattevano seguendo le orme del Che. E sono stati ingannati dal Che. I soldati colombiani che hanno partecipato alla liberazione della Betancourt indossavano magliette con il volto di Guevara.

Berlusconi evita Matrix: il gossip inquina la politica ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: e immediatamente, l'eventuale diffusione delle intercettazioni. Sì, perché non è ancora escluso che oggi, in Consiglio dei ministri, il premier proponga il varo di un decreto legge che vieti la pubblicazione delle intercettazioni, pena sanzioni molto severe per giornalisti, pubblici ufficiali e editori.

124 ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 5 categoria: BREVI 124. 845 gli intercettati in Italia nel 2007: i costi sostenuti dalle Procure hanno superato i 224 milioni di euro.

Silvio in trincea: reagirò ai ricatti E il gradimento torna a salire ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: intercettazioni, e l'ansia provocata dall'attesa di notizie, hanno accompagnato la giornata del Cavaliere, ne hanno segnato il volto e i ragionamenti: "Non si può più vivere in questo Paese. Che schifo". Chissà se quei fogli sparpagliati sulla scrivania hanno avuto l'effetto di riconciliarlo, perché i numeri riportati in grassetto descrivono quanto ancora sia forte il rapporto con

D'Alema: sulla giustizia niente piazza E pubblicare atti secretati è reato ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Ma è sulle intercettazioni che l'ex vicepremier strappa applausi, risate e smorfie sorprese di militanti e non: in prima fila sull'erba c'è anche l'ex di An, Gustavo Selva. "Se diciamo che la macchina della giustizia va difesa così com'è, gli italiani continueranno a votare Berlusconi " è il monito del D'Alema garantista,

Carfagna sotto attacco Ma la solidarietà è bipartisan ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Sostiene Facci che le intercettazioni non c'entrano, ma che il ministro per le Pari opportunità rappresenta il "punto di non ritorno per un elettorato cui puoi propinare quasi tutto ma non tutto. Ha cominciato a fare politica nel 2006 e a metà del 2008 è diventata ministro: è troppo, punto".

Veltroni e l'ipotesi decreto: ci batteremo con ogni arma ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: ipotesi che oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri compaia il decreto legge sulle intercettazioni cementa un blocco trasversale ostile al provvedimento chiesto e, per ora, accantonato da Silvio Berlusconi. Durissima l'Italia dei Valori, che più volte allude alle intercettazioni della Procura di Napoli, nelle quali sarebbero coinvolti il premier e alcuni ministri.

Woodcock: <Vittorio Emanuele a giudizio> ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Perché nel carcere di Potenza, Vittorio Emanuele, intercettato, disse di quella storia: "Anche se avevo torto li ho fregati". Secondo i suoi avvocati fra una parola e l'altra nella registrazione ci sono decine di secondi di pausa e non si può dedurre che il principe si riferisse agli investigatori.

Saccà in Rai. Baci, abbracci e nuovo atto disciplinare ( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: altra contestazione basata sulle intercettazioni Saccà in Rai. Baci, abbracci e nuovo atto disciplinare ROMA - Il regalo aziendale di bentornato gli è stato recapitato nel tardo pomeriggio: una nuova contestazione disciplinare. Dieci ore dopo il suo applaudito e baciato rientro in ufficio, subito uno sgradito "C'è posta per te" di 14 cartelle per Agostino Saccà.

"Vai a rubare o ti faccio violentare" ( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: di Redazione Ecco le intercettazioni in cui i rom minacciavano i figli di stupri e botte per costringerli a svaligiare le case. Il gip di Verona che ha rilasciato i nomadi: "Sono solo espressioni volgari. Non è detto che poi seguissero condotte corrispondenti" Milano - Vera è appena uscita dall'appartamento quando squilla il telefonino.

Saccà torna, la Rai vuole sfrattarlo di nuovo ( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: "Anche negli stralci delle intercettazioni che si continuano a pubblicare - ha detto - non c'è alcunché di rilevante... Continua a non essere chiaro il motivo per cui queste intercettazioni sono state mandate qui. E oggi il consigliere Gennaro Malgieri ha denunciato un furto.

L'arcivescovo di Crotone contro Famiglia Cristiana : "Difende i rom criminali" ( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Ecco le intercettazioni in cui i roma minacciavano i figli di stupri e botte per costringerli a rubare Crotone - Nella Chiesa c'è anche chi invita a non drammatizzare sulla vicenda delle impronte digitali che il Governo vuole prendere ai bambini rom.

<Ruba o ti faccio stuprare> ( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: 158 del 2008-07-04 pagina 1 "Ruba o ti faccio stuprare" di Redazione Ecco le intercettazioni in cui i rom minacciavano i bambini rendendoli schiavi Ecco come la famiglia Sulic, i nomadi croati scarcerati dal giudice di Verona, costringeva i figli a rubare. Le minacce: "Se non lo fai ti faccio stuprare da un marocchino".

Evitato il muro contro muro: vince la linea della mediazione ( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: ancora una volta il sodale Gianni Letta ad intercettare gli umori del Colle - ma non solo - poco propenso, manco a dirlo, a dover gestire un nuovo scontro tra premier e magistrati, tra maggioranza e opposizione. Già, basta andare infatti oltre la versione ufficiale del forfeit mediatico, illustrata in maniera esauriente dalla nota di palazzo Chigi e dalle parole di Enrico Mentana,

<Pescano> un milione con false mail delle Poste ( da "Corriere di Bologna" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: La svolta è arrivata quando la polizia postale di Bologna ha intercettato una massa imponente di numeri di serie in viaggio su internet dall'Italia alla Romania. A spedirli era un camionista romeno che vive nel Veronese, a riceverli un connazionale di Craiova. Insospettiti, gli investigatori li hanno intercettati e dopo un po' hanno sentito che parlavano in modo strano di "gialle"

Quando anche Di Pietro voleva una legge contro le intercettazioni ( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: 04 pagina 0 Quando anche Di Pietro voleva una legge contro le intercettazioni di Antonio Signorini Da ministro di Prodi auspicava "sanzioni durissime" per chi avesse diffuso e pubblicato le conversazioni private dei politici da Roma Il tempo passa per tutti. E la politica italiana non è esattamente il regno della coerenza.

Ora il governo frena sul decreto ( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: quello sulle intercettazioni. Silvio Berlusconi l'avrebbe preferito, all'interno del suo partito c'era chi l'aveva già studiato, ma alla fine si è deciso di non insistere. Soprattutto, per problemi legati all'ingorgo dei lavori parlamentari, che avrebbe messo a rischio la conversione in legge entro 60 giorni.

E sui brogliacci Unipol c'era il fuoco di fila Pd ( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: così si altera la democrazia da Roma Sembrano passati anni luce dai tempi di Fassino e D'Alema alle prese con le intercettazioni del caso Unipol e le richieste di utilizzo del Gip (oggi "riabilitato") Clementina Forleo. Invece era appena undici mesi fa quando, la Quercia, compatta, fece quadrato contro la pubblicazione indiscriminata delle conversazioni registrate.

Spie, intercettazioni e la voce d'un imitatore Il blitz come un film ( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: intercettazioni e la voce d'un imitatore Il blitz come un film di Fausto Biloslavo Un ostaggio in fuga, il sequestro del computer di un capo guerrigliero, agenti infiltrati e un clamoroso "bluff" finale. Non è la trama di un film, ma la storia dell'operazione "Scacco", che ha beffato i terroristi colombiani.

Barca senza passeggeri al largo del Circeo ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: vedendolo rientrare al lavoro ed essendo al corrente che si era recato a San Felice Circeo per un giro in barca, che tiene ancorata al porto del piccolo paese costiero. La Capitaneria di porto di Terracina, che indaga sull'accaduto, ha intercettato il natante sul quale nessuno era a bordo a largo della costa tra il Circeo e Terracina. L'uomo per il momento risulta disperso. stampa |.

Carfagna sotto attacco, solidarietà bipartisan ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Sostiene Facci che le intercettazioni non c'entrano, ma che il ministro per le Pari opportunità rappresenta il "punto di non ritorno per un elettorato cui puoi propinare quasi tutto ma non tutto. Ha cominciato a fare politica nel 2006 e a metà del 2008 è diventata ministro: è troppo, punto".

Rai, rientro amaro per Saccà Il dirigente è di nuovo sott'accusa ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: "Anche negli stralci delle intercettazioni che si continuano a pubblicare - è il suo primo commento - non c'è alcunchè di rilevante. Continua a non essere chiaro il motivo per cui queste intercettazioni sono state mandate qui e rese pubbliche". Poche ore dopo, l'istanza di accesso al suo fascicolo.

<L'ho contattato io Non farò Torquemada ma vi divertirete> ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: di questo clima avvelenato, del dialogo interrotto con Veltroni, delle intercettazioni e di Saccà, del processo Mills, di Napoli, del lodo Schifani e ora Alfano, dell'esercito in strada, della cordata Alitalia, del contrasto col Csm e dei rapporti con Napolitano. Mercoledì prossimo comunque ospito Walter Veltroni, bene così?

Berlusconi non va a <Matrix> ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Salta la puntatA su mediaset dedicata al caso intercettazioni Berlusconi non va a "Matrix" Il Cavaliere: "Basta gossip che ammorbano la politica" Mentana: "È regalo a Veltroni". Il leader Pd: io vado Silvio Berlusconi (LaPresse) ROMA - Il dilemma è stato sciolto. La puntata di Matrix di giovedì sera dove era previsto come ospite Silvio Berlusconi è saltata.

Silvio, il <regime> e il telefonino rovente ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Ecco perché era giunto da Fini con il testo del provvedimento che vieta la pubblicazione delle intercettazioni, redatto la notte prima dal ministro della Giustizia. E per Berlusconi le intercettazioni che "circolano nei giornali" sono "illegali". Di più: "È tutto illegale, Gianfranco. Questa non è una inchiesta giudiziaria, sa tanto di operazione spionistica, di golpe.

Parte del centrodestra cerca di evitare tensioni con il Colle ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: ipotesi di arrivare ad un decreto legge che blocchi subito la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche deve fare i conti con ostacoli oggettivi. Il primo è la massa dei provvedimenti che il Parlamento deve approvare entro luglio. Il secondo è il "no" di un'opposizione che, sebbene divisa, è in grado di rallentare i lavori delle Camere.

Intercettazioni, frenata sul decreto ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Probabilmente ci sono termini di necessità e urgenza" aveva detto berlusconi Intercettazioni, frenata sul decreto Il provvedimento non è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di venerdì. L'unica certezza è ora il ddl ROMA - L'ipotesi di un decreto legge sulle intercettazioni, avanzata dal premier Silvio Berlusconi, perde quota.

Nuovi veleni sulle intercettazioni ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Veltroni: "Tutte le armi contro dl intercettazioni" "Clinton non fece ministro la Lewinsky" Donadi (Idv): "L'informazione prevalga sulla privacy". Rotondi: "L'Italia parla al telefono come Silvio" Massimo Donadi (Imago) ROMA - Intercettazioni e veleni. Per Massimo Donadi (Idv) "l'informazione deve prevalere sulla privacy".

BERLUSCONI: GOSSIP AVVELENATI. AL MACERO TELEFONATE DEL PREMIER - OLIMPIADI. SÌ DI BUSH A PECHINO: CI SARÒ - LUCIA ANNUNZIATA: 'SARÒ IN PIAZZA' - COFFERATI: NOI NON DOBBIAMO ANDARC ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: nel 2007 Di Pietro voleva una legge anti intercettazioni". In un riquadro: "Berlusconi: 'Stop al gossip che inquina la politica". "Perchè il premier ha rinunciato ad andare in tv". A centropagina: "'Ruba o ti faccio stuprare'. Ecco le intercettazioni in cui i rom minacciano i bambini rendendoli schiavi".

GUZZANTI IN PIAZZA: SIAMO GOVERNATI DA LADRI MA TUTTA LA SOCIETÀ È CORROTTA E RICORDO CHE IL PD SCALAVA BANCHE - "WALTER, PRENDI PUBBLICAMENTE LE DISTANZE DALLA MANIFESTAZIONE DI P ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: È grazie alle intercettazioni che sono state fermate le scalate alle banche da parte di Berlusconi, della Lega e del Pd, grazie alle intercettazioni e soprattutto grazie al fatto che siano state rese pubbliche a mezzo stampa Fazio è stato costretto a dimettersi e ora ci troviamo con Draghi che è onesto e capace.

VIVA LA CARFAGNA! ARMENI: "IL PARAGONE CON LA LEWINSKY È UNA VOLGARITÀ GRATUITA" - SANTADECHÉ: "SE UNA CRETINA ARRIVA IN UN POSTO IMPORTANTE C'È VERA PARITÀ" RAVERA: "MI FA PEN ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Sostiene Facci che le intercettazioni non c'entrano, ma che il ministro per le Pari opportunità rappresenta il "punto di non ritorno per un elettorato cui puoi propinare quasi tutto ma non tutto. Ha cominciato a fare politica nel 2006 e a metà del 2008 è diventata ministro: è troppo, punto".

Lo sciunami di Mastella ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: eccoci a ripercorrere le tappe della via crucis mastelliana a base di intercettazioni. "Sono innocente", ripete l'imputato, che si ritiene ingiustamente perseguitato insieme alla sua famiglia. Rivendica, con ragione, la primogenitura dello stop alla pubblicazione delle intercettazioni. E' Mastella l'uomo di punta delle leggi ad hoc per chiudere le cronache giudiziarie dei giornali.

La famiglia della ragazza stuprata "convinta" ad arrendersi ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Al quotidiano di Hong Kong South China Morning Post hanno raccontato di essere stati sistematicamente pedinati, spiati e intercettati. Decine di funzionari governativi li hanno assediati con visite e colloqui per fargli accettare un risarcimento di 30mila yuan (tremila euro circa) per il funerale. "Abbiamo dovuto accettare" ha detto il padre. "Io sono solo un contadino".

Saccà e il fantasma ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: MEMORIA Saccà e il fantasma Alberto Piccinini Ora che il fantasma di Monica Lewinsky agita le fantasie di chi attende le nuove puntate delle intercettazioni telefoniche, giova ricordare la coincidenza che a metà dicembre 2002 costrinse l'ex direttore generale della Rai Agostino Saccà a annullare una comparsata della stagista di Clinton prima a "Domenica in" e poi a "Porta a porta".

LA POLITICA smarrita ( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: con un processo di formazione che è sembrato una fusione burocratica tra due consigli di amministrazione, ha intercettato il voto di sinistra attraverso la proposta elettorale di "andare da solo". Come non leggervi la nostalgia di un grande partito, e anche l'insofferenza per la ridda di sigle che avevano dato vita alla dis-unione del governo Prodi?

"Un regalo di compleanno a Veltroni" ( da "Stampaweb, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: giustizia e intercettazioni", scrive la presidenza del Consiglio. E dire che Mentana neanche intendeva mandare in onda il sonoro delle intercettazioni già pubblicate, quelle che impazzano sui siti Internet: "Un'intervista non è un interrogatorio. E quello che conta è se una cosa può avere o no rilevanza penale.

La Lega insiste: "No ai minareti e ai campi rom" ( da "Stampaweb, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: di gossip e intercettazioni - dice ancora Bricolo, che non nasconde l'insofferenza della Lega per un dibattito polarizzato sui guai giudiziari del premier - il gruppo al Senato sta lavorando alla stesura degli emendamenti. L'obiettivo è di ripulire le città dai delinquenti, da quei campi nomadi che portano degrado e criminalità e di controllare la presenza degli extracomunitari"

Roma, 11:30 - INTERCETTAZIONI: RONCHI, NON SI E' PARLATO DI DECRETO ( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract:

"Fango su di me e sui ministri Mi difenderò nei processi" ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Intercettazioni "Gli attacchi non ci impressionano" Berlusconi: "Gettato fango su me e i ministri. Il governo ha già mantenuto molti impegni" ROMA - I "sondaggi confermano la fiducia degli italiani nel governo" nonostante il "fango" gettato sul governo in generale e sui ministri in particolare da "pettegolezzi senza fondamento"

Ipotizzato il reato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso "Vittorio Em... ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Perché nel carcere di Potenza, Vittorio Emanuele, intercettato, disse di quella storia: "Anche se avevo torto li ho fregati". Secondo i suoi avvocati fra una parola e l'altra nella registrazione ci sono decine di secondi di pausa e non si può dedurre che il principe si riferisse agli investigatori.

PORNOPOLITIK - BERLUSCONI FRENA SU DECRETO. TRASCRIZIONI AL MACERO - GIP NAPOLI, PRONUNCIA SU PREMIER ENTRO 7 GIORNI - SACCA': DG NON PUO' NULLA, FUFFA NUOVE INTERCETTAZIONI ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: decreto sulle intercettazioni. Uno dei due obiettivi sembra essere stato centrato. 3 - SACCA': DG NON PUO' NULLA, FUFFA NUOVE INTERCETTAZIONI? (Ansa) - Sulle vecchie intercettazioni 'Cappon non puo' fare nulla', e le nuove 'sono solo fuffa'. Al suo rientro in Rai dopo l'autosospensione, Agostino Sacca' guarda al futuro e liquida il polverone sollevato dalle sue intercettazioni come '

ROM - PALOMBELLI: DISTRATTI DALLA PORNOPOLITICA, RISCHIAMO DI NON VEDERE L'ESTINZIONE DI UN PRINCIPIO INDISCUTIBILE: L'UGUAGLIANZA DEGLI ESSERI UMANI - ARBASINO: ISPEZIONI ANALI NO ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: distratti dalle intercettazioni e dalle prevedibili modestie del Pd, partito nato al gazebo, insediato all'ombra e finito spiaggiato o sdraiato - non ci rendiamo conto che qui non è questione di impronte o di Cpt (quei recinti e quelle gabbie sono una vergogna mondiale almeno quanto le torture americane di Guantanamo o la pena di morte)

FRATTINI NON ACCORPA VERDI, PROFUMO DI GRAZIA "IL GIORNALE" RALLENTA - SGARBI E FISCHI - BAUDELAIRE BY CALASSO COMMA ROTH - TOSCANA: LI MANDA RUINI VOLPE GALAN MOLTI SGAR ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: il pubblico del Teatro Greco di Siracusa ha accompagnato le parole dell'inviato dell'Ansa, Lirio Abbate, che ha spiegato come il ddl sulle intercettazioni imbavaglierà l'informazione. Lo scenario era quello del Premio Vittorini, che ha assegnato ad Abbate, che vive sotto scorta perché la mafia ha tentato di ucciderlo, un alloro per il giornalismo, mentre a Sgarbi per la cultura.

FASSINO: NON VADO IN PIAZZA CON DI PIETRO E CHI FA GRILLISMO - A COSSIGA IL POSTO 007 DEL SENATO BETTINI: LAVORARE PER ALLEANZE LARGHE DALL'UDC AL PRC - COFFERATI: BERLUSCONI DUR ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Fassino ha poi parlato di intercettazioni: 'Dove sta scritto che i giornali, quando vengono in possesso di un'intercettazione, devono pubblicarla? - ha detto -. Come se fosse un obbligo morale pubblicare qualsiasi cosa. Non si pubblica qualsiasi cosa per vendere quattro copie in piu' e sputtanare il mondo'.

RAI INSACCATA BACI, ABBRACCI E NUOVO ATTO DISCIPLINARE - PETRUCCIOLI, CAPPON, DEL NOCE: NESSUNO È PASSATO A SALUTARLO SACCA': "MI HANNO BUTTATO NEL FUOCO MA IO NON MI SONO BRUC ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Le accuse si basano sulla seconda tornata di intercettazioni (solo 148 su 8.452 ritenute interessanti) però sono praticamente le stesse: aver cercato di pilotare i vertici aziendali, segnalato attrici per scopi personali, svelato alla concorrenza i suoi futuri progetti imprenditoriali. Il reintegrato direttore di Raifiction, che avrà 5 giorni per presentare le controdeduzioni l'

QUEI BIMBI NON SONO "DIVERSI" ( da "Stampa, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: distratti dalle intercettazioni e dalle prevedibili modestie del Pd, partito nato al gazebo, insediato all'ombra e finito spiaggiato o sdraiato - non ci rendiamo conto che qui non è questione di impronte o di Cpt (quei recinti e quelle gabbie sono una vergogna mondiale almeno quanto le torture americane di Guantanamo o la pena di morte)

Intercettazioni, il Cdm non ne parla 'Attacco dei giudici non ci spaventa' ( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: sulle intercettazioni. Intervenendo in conferenza stampa subito dopo la riunione del governo, Silvio Berlusconi ha voluto mettere in chiaro che in ogni caso "gli attacchi dei giudici non ci impressionano". "Rinuncio a ogni vantaggio, non ho bisogno di nuove norme giudiziarie - ha detto ancora il premier - Mi sono sempre difeso nei processi e sono il recordman dei processi con 2.

D'Alema e la giustizia "Così non va, bisogna cambiare" ( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Inevitabile che il discorso porti alla intercettazioni. L'ex ministro degli Esteri ci va giù durissimo: "I giornalisti, quelli veri, non hanno bisogno delle intercettazioni per fare le inchieste serie. Quelle devono servire ai magistrati, per indagare. Ma non ai giornalisti". Padellaro tenta la difesa del ruolo.

Roma, 12:41 - INTERCETTAZIONI: DI PIETRO,CHI GOVERNA SIA TRASPARENTE ( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract:

Londra, superspia finisce in coma: sospetti di veleno ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: ascolto e intercettazioni) è stato portato in un ospedale londinese lunedì notte, ma la notizia è filtrata solo giovedì sera. E il Sun, potente giornale popolare che ha ottimi contatti nell'establishment della sicurezza e della polizia, ha presentato la storia sotto il titolo inquietante: "Superspy in coma mistery".

L'ammiraglio Usa: <Teheran lancerà un attacco contro Israele> ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: gli uomini della Sesta flotta si sono addestrati per intercettare i missili iraniani Shahab-3, nel caso di attacco contro il territorio israeliano. L'ammiraglio ha espresso le sue previsioni in un articolo intitolato "Maritime Strategy in an Age of Blood and Belief", pubblicato su "Proceedings", il mensile dell'Istituto Navale Usa.

Berlusconi: "Basta gossip, inquina la politica" ( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: inquina la politica" di Redazione Berlusconi declina l'invito di Matrix a parlare di intercettazioni: "Argomenti che stanno ammorbando il dibattito. Sbagliato deviare l'attenzione del Paese dai problemi concreti e dai risultati dell'esecutivo". Il retroscena/Evitato il muro contro muro Roma - Va o non va? Certo che sì, forse che no.

Intercettazioni, il gip: decisione entro 7 giorni ( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Intercettazioni, il gip: decisione entro 7 giorni di Redazione Il gip di Napoli si riserva di decidere sulla richiesta di utilizzazione delle intercettazioni telefoniche fra Saccà e Berlusconi. Alfano: "Entro breve un ddl salva privacy". Gasparri: "Pausa di riflessione, ma l'emergenza resta" Napoli - Il gip di Napoli Luigi Giordano si è riservato di decidere sulla richiesta da inoltrare

Girotondo attorno a Walter ( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: da Di Pietro sul terreno delle intercettazioni e della giustizia. Così Veltroni combatte su due fronti interni: il dialogo lo apre ma con i Verdi e poi toccherà a Rifondazione e agli altri residui comunisti e si allinea ai giustizialisti dell'Idv (nel partito c'è anche Pancho Pardi, l'uomo dei girotondi) in nome della nuova stagione dell'anti berlusconismo a prescindere.

FELTRI: "SILVIO NON AVER PAURA, ANCHE IL DUCE CI DAVA CON LE DONNE - ABBIAMO BISOGNO DI UN PREMIER, NON DI UN FRATE. UN PREMIER CHE PERÒ HA UN PROBLEMA CHE RISCHIA DI DIVENTARE POL ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: A detta dei soliti bene informati, ieri doveva essere il grande giorno delle intercettazioni hard del Cavaliere con due ministre e una sottosegretaria del suo governo. E invece niente. Perdipiù il premier ha anche annullato all'ultimo momento la sua intervista a Matrix , una sorta di appello alla nazione. Allarme rientrato?

PARISI TRANSFORMER - DAL PUBBLICO AL PRIVATO COME UN CAMALEONTE, DALLA DESTRA ALLA SINISTRA COME UNA SALAMANDRA - E CON PARISI A VIALE MAZZINI, L'OSTILITÀ VERSO MEDIASET AVRÀ LA DU ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: dopo l'exploit delle intercettazioni, non ne parliamo: per attraversarlo si consiglia un giubbotto anti-proiettile. Soprattutto dopo la decisione del giudice di reintegrare Agostino Saccà. E nell'attesa dell'8 luglio, quando la Consulta si dichiarerà sulla legittimità della sospensione di Petroni dal cda.

IL FURBETTO DEL BOTULINO ELIO OLDRINI, "STAR" DELLA CHIRURGIA ESTETICA (MARINA DI SAVOIA, VANONI, MALGIOGLIO), È RICCO SFONDATO PECCATO CHE NON FOSSE UN MEDICO E CHE RIFILASSE ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: E se ne vanta al telefono, che è intercettato dalle Fiamme gialle. Quando parla a un amico del primo sequestro, quello dei Nas, il mago del botulino racconta con orgoglio di aver visto arrivare i militari. Appena in tempo - spiega - per mettere al sicuro la merce più compromettente.

IL GIUDICE GANDUS, IN ATTESA DELLE LEGGI BLOCCA-PROCESSI E LODO ALFANO, SEPARERÀ LA POSIZIONE DEL CAV. DA QUELLA DI MILLS? VERDETTO-LAMPO CHE PARLANDO DI MILLS, DEMOLIREBBE SILVI ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: intercettazioni, tra le 9 mila realizzate per l'imbarazzante feuilleton di "pornopolitica" che coinvolge Silvio Berlusconi, potranno essere ammesse alle udienze preliminari del processo per corruzione del manager Rai, Agostino Saccà. Secondo i capi d'imputazione, la promessa di 30 milioni di euro da investire in future attività imprenditoriali in cambio di favori in Rai per alcune

Berlusconi: contro di me solo fango ( da "Stampaweb, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Il decreto legge sulle intercettazioni oggi non è stato esaminato dal Consiglio dei ministri. LINK + Berlusconi rinuncia a Matrix e al dl + Mentana: "Un regalo di compleanno a Veltroni" + L'ira di Silvio: "E' pornopolitica" + Csm: irragionevole la blocca-processi.

Beppe Grillo parteciperà in videoconferenza. Marco Travaglio sul palco Parisi in piazza, Grillo in v... ( da "Corriere.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: contro i provvedimenti in materia di giustizia e intercettazioni del governo Berlusconi. Senza essere afflitti dal "complesso di piazza San Giovanni" cioè dall'ansia di portare un milione di persone. L'appuntamento è per l'8 luglio alle 18 e i promotori dell'iniziativa, il direttore di Micromega, Paolo Flores D'Arcais, Pancho Pardi, Furio Colombo e Antonio Di Pietro (leader dell'

SILVIO: PIÙ FORTE DEI PETTEGOLEZZI IL GIUDICE CARNEVALE PRO-CAV. GASPARRI: DI PIETRO SEMBRA VITO CATOZZO UN'INIZIATIVA DELLA CARFAGNA: IL GARANTE PER L'INFANZIA PM: "ALLA D ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Riguardo a verbali e intercettazioni, il presidente di sezione della Cassazione ritiene che bisognerebbe perseguire non la stampa 'ma chi li fa uscire'. 'Ed e' intuibile - dice - chi sia. In Italia, ormai, si vive con l'incubo patologico delle intercettazioni: e' assurdo che fatti irrilevanti, cioe' puro gossip, finiscano in pasto all'opinione pubblica.

UNA FARSA CHIAMATA ONU L'AMBASCIATORE DI MOSCA RINVIA UNA SEDUTA PER VEDERE LA PARTITA SPAGNA-RUSSIA L'INVIATO IN BIRMANIA ASPETTA IL VISTO DA 4 MESI DELLE NAZIONI UNITE NON ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: anomala maniera gli investigatori Onu sono comunque riusciti a intercettare un carico di droga. E c'è chi giura che se la sarebbero venduta, per comprare finalmente una macchina. "Ma ora l'auto è ferma perché non hanno i soldi per la benzina", racconta un diplomatico al corrente della vicenda, aggiungendo un ulteriore dettaglio: "Hanno i telefonini con le batterie rotte,

BOCCA IN MEMORIA DI RINALDI: LO STIMAVO, ANCHE SE M'AVEVA SPOSTATO LA RUBRICA - QUEL RODOTÀ LÌ DEV'ESSERE PIÙ PETTEGOLO DELLA COLLEGA MARIA LAURA I COLPI DI SÒLE DEI VANZINA (BY ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: quel Rodotà lì, che per due intercettazioni in meno (forse), e un po' di cotone nel buco della serratura, scrive quel che ha scritto, suda, tribola come un tarantolato, sviene e stramazza, quel Rodotà lì dev'essere più pettegolo della collega Maria Laura. 3 - LA RECINZIONE: UN'ESTATE AL MARE (NESTATEARMARE).

CON UN VOLO RIO DE JANEIRO-MALPENSA E' TORNATA VERONICA E SILVIO CORRE SUBITO A MACHERIO - L'ORIGINE DELL'ETERNA CRISI TRA I DUE? LA DIVISIONE DELL'IMPERO (PER 5 O PER 2?) COSSIG ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Francesco Cossiga a proposito delle intercettazioni telefoniche, secondo cui 'quelle che sembrano essere rivelazioni eclatanti in materia per cosi' dire 'sentimentale' possano avere qualche influenza sulla attuale situazione politica italiana'. 'Per come sono fatti gli italiani, specie quelli di oggi e i cattolici (tutti peccatori) - rileva - la cosa puo' andare ad onore di Berlusconi.

AL MACERO BERLUSCONI HARD-CORE? CALMI, C'È "LA REPUBBLICA" DEL BUCO "SILVIO" E "FEDELE" SULLE VIRTÙ DI UNA GIOVANE (DALLO SHOW ALLA POLITICA) LO RIVOLTI PER 20 ANNI COME UN CALZINO ( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: intercettazione telefonica tra Berlusconi e Confalonieri? Posta la domanda, si può scoprire che neppure può esistere quella telefonata a Napoli perché, nel rispetto della legge, Berlusconi non è stato mai intercettato direttamente e Confalonieri, nell'affare Saccà, è una comparsa del tutto marginale (e quindi mai sottoposto ad "

Berlusconi: "Patto scelleraro tra riformisti e giustizialisti" ( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: intercettazioni, il premier è tornato ad attaccare le toghe: "I giudici non ci impressionano". Ostenta sicurezza il premier; è convinto che quella che lui ritiene essere una persecuzione nei suoi confronti non ha fatto breccia nell'opinine pubblica: "I sondaggi dimostrano che il fango senza fondamento dei pettegolezzi non hanno scalfito la fiducia degli italiani nel governo e nella

GOSSIP DI STATO ( da "Stampa, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: rispetto alla possibile pubblicazione delle intercettazioni "pornopolitiche", potesse essere controproducente. Oppure la speranza che non siano così scontati sia il rifiuto della ricusazione nei confronti del giudice Gandus sia la sua condanna nel processo sul caso Mills. Siano stati i consigli di Letta o quelli dei suoi avvocati, bene ha fatto Berlusconi a rinunciare all'

Berlusconi frena Intercettazioni, niente decreto ( da "Stampa, La" del 04-07-2008)
Argomenti: Intercettazioni

Abstract: Il premier rinuncia a "Matrix" Berlusconi frena Intercettazioni, niente decreto Silvio Berlusconi ha rinunciato ad andare a "Matrix" per parlare dei problemi della giustizia, come aveva annunciato. "Il gossip inquina il dibattito politico, non era opportuno che io andassi", ha detto il premier.


Articoli

I secessionisti discutono sulla loro discesa in campo (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

L'INCONTRO Una lista propria o partiti amici? BELLUNO Una variabile che potrebbe cambiare le carte in tavola e rompere i già fragili equilibri interni a centrodestra e centrosinistra. I secessionisti bellunesi si stanno confrontando in questi giorni sulla possibilità di scendere nell'agone politico in vista delle elezioni provinciali della prossima primavera. L'obiettivo del padre spirituale del referendum di Lamon Renzo Poletti è quello di presentare una lista propria in grado di accorpare i secessionisti della provincia, da Cortina a Sappada. Ieri sera intanto il comitato di Poletti si è incontrato con i dirimpettai di Sovramonte per stabilire la linea da adottare fra dieci giorni ad Asiago quando il mondo referendario veneto e bellunese si incontrerà con alcuni parlamentari, fra tutti il senatore leghista Sergio Divina, uomo forte del Carroccio e probabile candidato alle future elezioni provinciali di Trento. Divina nel suo primo intervento al Senato - a inizio legislatura - ha ricordato al governo, Berlusconi in primis, l'esigenza di dare una risposta alle diverse rivendicazioni secessioniste. All'assemblea di Asiago saranno presenti anche il capogruppo della Lega nord in Regione Gianpaolo Bottacin e l'ex segretario della Camera dei deputati, Marco Boato, primo sostenitore della causa lamonese. "Dobbiamo entrare nella stanza dei bottoni", afferma dall'altopiano di Lamon Renzo Poletti, "altrimenti nessuno ascolterà mai le nostre ragioni fino in fondo. Il nostro movimento", prosegue il referendario, "continua a essere assente dai posti dove si fa politica e si decide". E questo, sembra di capire, a cominciare dall'istituzione più vicina, la Provincia. In questo caso l'obiettivo è nel medio periodo, le elezioni della primavera 2009, ma Poletti e i suoi - compreso i comitati di Asiago e del Veneto orientale - guarderebbero anche alle regionali. L'alternativa alla lista unica è convincere i cosiddetti "partiti amici" ad accogliere rappresentanti del secessionismo locale come soggetti "indipendenti". Strada già percorsa con scarso successo nel periodo antecedente alle politiche dello scorso aprile, quando Poletti tentò di portare a Roma un secessionista duro e puro, così da bypassare eventuali, per quanto affidabili, "filtri politici e partitici". Una probabile discesa in campo dei referendari potrebbe sconquassare il panorama politico provinciale e intercettare un buon numero di voti, soprattutto quelli di protesta. Un fattore che già in tanti - politici e amministratori - stanno tenendo sott'occhio. Continua infine a pendere come un'aguzza Spada di Damocle la minaccia di un referendum pro-Trentino allargato a tutta la Provincia di Belluno. La documentazione come le schede per la raccolta firme preliminare è già pronta. "Teniamo tutto in un cassetto, ma non escludiamo nulla. Gli appoggi sul territorio ci sono e la macchina organizzativa è ben oliata", conclude il padre dei referendum. Nel caso di insabbiamento della questione a Roma, quindi, la carovana referendaria potrebbe partire da un momento all'altro. (cr.ar.).

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Sei in gara ai Casoni per scegliere due gruppi (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Sei in gara ai "Casoni" per scegliere due gruppi BELLUNO. Giovani di Note 2008 esordisce con una novità. Domani si svolgeranno le audizioni per decidere gli ultimi due gruppi ammessi alla fase eliminatoria del concorso musicale promosso dalla Provincia di Belluno. I sei gruppi si sfideranno sul palcoscenico dei Casoni, lungo la statale Agordina tra Belluno e Mas di Sedico, in un concerto live aperto al pubblico. L'audizione-concerto inizierà intorno alle 15.30. Un'occasione per incontrare il funky rocky pop dei bellunesi "Airband", il jazz rock blues dei "Generate Falls" da Pieve di Cadore, il pop rock dei "Guias", cadorini da Lorenzago, il rock dei bellunesi "Siadefse", il post-grunde dei "Demerol" da San Vito di Cadore e i "Likuori Infranti" che da Belluno portano il loro rock comico demenziale. "Quest'anno c'è stato un forte ricambio generazionale - spiega l'assessore provinciale Ezio Lise - il concorso ha intercettato nuove formazioni che si stanno affacciando sul palcoscenico musicale bellunese. è un segnale di vitalità e di novità, che ci chiede un supplemento di attenzione". L'edizione 2008 si sta caratterizzando per le tante novità. Molti gruppi si presentano per la prima volta e tra i musicisti spiccano alcuni giovanissimi. "Non sempre dai demo si riesce a valutare la qualità della proposta - nota il direttore artistico Guido Beretta - per questo abbiamo deciso un supplemento di valutazione, organizzando questa audizione live. Un vero concerto, dove i gruppi faranno vedere le loro doti". I due concorrenti che supereranno le audizioni andranno a completare il quadro dei 12 gruppi che si sfideranno nelle tre serate eliminatorie in programma a settembre a Cortina, Longarone e Feltre.

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Processate Vittorio Emanuele (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

"Processate Vittorio Emanuele" Per il pm Woodcock era nella holding del malaffare A Parigi l'intercettazione su Hammer: "Li ho fregati" ROMA. Due anni dopo il boom mediatico provocato dall'arresto del principe Vittorio Emanuele (foto), l'inchiesta "savoiagate", condotta dalla Procura di Potenza, approda al giudice dell'udienza preliminare. Il pm Henry John Woodcock ha chiesto il rinvio a giudizio di Vittorio Emanuele. Il processo è stato chiesto anche per un'altra dozzina di persone. Vittorio Emanuele di Savoia, in particolare, è accusato di essere stato tra i promotori e organizzatori di una sorta di "holding del malaffare", impegnata nel settore del gioco d'azzardo, che avrebbe fatto ricorso ad operazione di corruzione per ottenere specifici "nulla osta" dai Monopoli di Stato per l'installazione di videogames. L'organizzazione avrebbe anche favorito operazioni di riciclaggio in alcuni casinò di denaro illecito. Tra gli imputati figurano alcuni periti che avrebbero redatto consulenze tecniche compiacenti sulla liceità di alcuni apparecchi di gioco, mentre sono ancora in corso indagini per identificare tre militari della guardia di finanza che avrebbero preso una tangente per non denunciare fatti penalmente rilevanti. Nel corso dell'inchiesta, la Procura di Potenza ha trasmesso a diverse autorità giudiziarie, competenti per territorio, specifici filoni d'indagine emersi durante le attività investigative, mentre, con il placet della Cassazione, è rimasta nel capoluogo lucano la vicenda relativa al reato associativo. Le indagini nelle altre sedi giudiziarie hanno portato, in alcuni casi, all'archiviazione, in altri alla formulazione di richieste di rinvio a giudizio per alcuni indagati. Inoltre il ministero della giustizia italiano, su richiesta del pm Woodcock, ha inoltrato a quello francese alcune intercettazioni che si riferiscono all'omicidio del giovane tedesco Dirk Hammer, ucciso nel 1978 all'Isola di Cavallo, in Corsica, da un colpo di fucile sparato dal principe Vittorio Emanuele. Per la morte di Hammer, Vittorio Emanuele è stato assolto dalla magistratura francese dall'accusa di omicidio preterintenzionale. A proposito di quel processo - secondo il pm Woodcock - il principe, intercettato nel carcere di Potenza dopo l'arresto del giugno 2006, raccontò ad un altro detenuto: "Anche se io avevo torto... devo dire che li ho fregati".

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Berlusconi: basta gossip. E non va a Matrix (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Per la Carfagna sono solo stupidaggini. Mentana: la rinuncia? Un autogol Berlusconi: basta gossip. E non va a Matrix Insinuazione di Donadi (Idv): ma Bill Clinton non ha fatto ministro la Lewinsky Clima rovente per le voci di una imminente pubblicazione di telefonate hard GABRIELE RIZZARDI ROMA. "Ho saputo da palazzo Chigi che il presidente del Consiglio ha deciso di rinunciare. Peccato è una occasione persa". Enrico Mentana scioglie il dilemma poco dopo le 15. Silvio Berlusconi non parteciperà alla puntata di Matrix su giustizia e intercettazioni telefoniche che sarebbe dovuta andare in onda ieri sera. La decisione viene presa nel momento più alto dello scontro tra politica e giustizia e proprio mentre si fanno più insistenti le voci sull'imminente pubblicazione di nuove intercettazioni telefoniche che potrebbero mettere in difficoltà il premier. Colloqui "hard" con donne del Pdl? Promesse di una fulminante carriera o di un posto al governo in cambio di certi favori? Battute troppo spinte? Il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, glissa la domanda: "Non mi occupo di intercettazione e di gossip". L'attesa fa lievitare le insinuazioni e Massimo Donadi affonda il coltello nella piaga: "E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? Io" precisa il deputato dipietrista "sono rispettoso al massimo della privacy dei cittadini ma credo che nella vita di un uomo politico di privacy ce ne debba essere molto poca". Alla fine, la decisone di Berlusconi è quella di non andare a farsi "mitragliare" da Mentana. Con una nota, il premier spiega di aver rinunciato alla diretta Mediaset per non oscurare il lavoro del governo con il gossip. "Abbiamo lavorato tanto e benissimo in questi primi due mesi di attività. Non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi proposti da Matrix (giustizia e intercettazioni) che farebbero passare in secondo piano le tante cose realizzate dal governo per cedere il passo ad argomenti e gossip negativi che inquinano ed ammorbano il dibattito politico e parapolitico di questi giorni deviando l'attenzione del paese dai problemi concreti e dai risultati dell'azione di governo" si legge nella nota di palazzo Chigi. Perché la marcia indietro? Se Di Pietro vede un nesso tra la rinuncia di ieri e la mancata pubblicazione di ipotetiche conversazioni private con il premier protagonista ("Hanno capito che non le pubblicano più e quindi non si fa più il decreto"), Enrico Mentana lo esclude. "Non c'entra nulla la sua rinuncia con le intercettazioni. Vi invito a stare a quello che c'è scritto nel comunicato di palazzo Chigi. Berlusconi" taglia corto il conduttore di Matrix "dice chiaramente: non mi conviene parlare di temi caldi in questo momento". Mentana, per il quale la rinuncia del Cavaliere è stato un "autogol" e un "bel regalo di compleanno a Veltroni", si dice molto dispiaciuto per l'occasione perduta. La prossima settimana negli studi di Matrix ci sarà invece Walter Veltroni. "Berlusconi ha deciso di non andare. E' una scelta che non discuto ma se mi sarà confermato l'invito per mercoledì prossimo, sarò onorato di accettare" dice il leader del Pd che andrà a Matrix per parlare "delle questioni sociali e politiche che stanno a cuore agli italiani senza il timore, espresso invece da Berlusconi, che si finirebbe per parlare di gossip". Il segretario del Pd auspica che la rinuncia del presidente del Consiglio sia la spia della volontà di un "cambio di strategia". A prendere le distanze dal Cavaliere è anche Casini per il quale il governo si dovrebbe occupare dei "problemi seri" e delle famiglie "che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese". Prima della rinuncia del premier, Antonio Di Pietro era pronto a commentare in diretta l'intervista mentre Beppe Grillo esortava il suo "popolo" a telefonare a Matrix, indicando anche il numero della redazione, per protestare: "Il premier sarà ospite del suo dipendente Mentana, nel suo Canale 5 a dire pacatamente e serenamente che la giustizia è un'emergenza. Per lui. Il paese, pacatamente e serenamente, lo ascolterà e poi lo manderà affanc...".

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Intercettazioni, il decreto non si farà (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Disappunto dentro Forza Italia. Veltroni minaccia uno scontro senza quartiere: la priorità sono i salari Intercettazioni, il decreto non si farà Prevale la prudenza di An e il timore di non riuscire a convertirlo Anche Ghedini frena: se il provvedimento decadesse chi le pubblica non sarebbe più sanzionabile RENATO VENDITTI ROMA. Il governo si riunisce questa mattina, ma nell' ordine del giorno del consiglio dei ministri non figura il decreto sulle intercettazioni, perché la maggioranza è divisa e l'opposizione contraria. L'ostilità del presidente della Camera Gianfranco Fini era la spia di un disagio diffuso nella maggioranza. Aggravata dal timore che l'opposizione, come ieri ha minacciato Veltroni, facesse su questo tema le barricate. E così è tregua. Per ora. Nei commenti del Pdl, il disagio appare evidente. In An, la posizione di Fini, ostile al decreto, è stata condivisa: la "necessità e urgenza" c'è, ma con la difficoltà di approvare il decreto entro 60 giorni. Si è distinta la componente Forza Italia del partito della libertà, che voleva il decreto. Niccolò Ghedini, l'esperto di Berlusconi, ha suggerito la via d'uscita di estrapolare dal decreto solo il divieto di pubblicare le intercettazioni. Ma, realista più di altri, ha spiegato che se il decreto decadesse, "tutte le intercettazioni pubbliche non sarebbero più sanzionabili". Anche questa ipotesi appare improbabile. Resta dunque in campo in tema di intercettazioni solo il provvedimento varato il 13 giugno dal governo e firmato dal Capo dello Stato il 26. Un provvedimento non ancora assegnato alla competente commissione Giustizia della Camera. Walter Veltroni ha dato voce all'opposizione. Se si dovesse andare allo scontro "sarà inevitabile che in Parlamento il clima diventi tale per cui nel confronto useremo tutte le armi per difendere le prerogative parlamentari". Al contrario un decreto urgente ci vorrebbe per difendere i salari dal caroprezzi. La situazione economica sta precipitando "ma Berlusconi è in tutt'altre faccende affaccendato, come sulla proposta, inserita nel decreto sicurezza, di sospendere tutti i processi per reati compiuti prima del 2002. Veltroni lo ha definito un "mini-indulto". Per spostare un processo di Berlusconi, si rinuncia a fare quelli nati da reati gravi, come le intercettazioni illecite: un paradosso, dice Veltroni, perché il governo vorrebbe un decreto sullo stesso argomento. Il ragionamento di Pier Ferdinando Casini è analogo a quello di Veltroni: le famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese, la polizia ha organici decurtati e invece si vuol decidere sulle intercettazioni, come si vogliono bloccare i processi con il decreto sulla sicurezza. Sospendere i processi, dice l'Udc D'Onofrio, è contro "la cultura del diritto". Il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro, dice che delle intercettazioni si è anche abusato. Ma è difficile accettare l'obiettivo immediato di Berlusconi, che è quello di risolvere i problemi personali. Utilizzare una intercettazione per far dimettere il presidente del Consiglio è "una barbarie", dice Soro. Ma il premier deve accettare anche rispettare la distinzione dei poteri. Nicola Latorre, Pd, aggiunge che le intercettazioni sono uno strumento indispensabile per i magistrati, ma il sistema attuale va cambiato: "E' un autentico schifo, perché le intercettazioni sono uno strumento di lotta politica, e basta". La spiegazione delle perplessità di An sono in questa spiegazione di Ignazio La Russa: la cosa peggiore che può esserci è quella di fare un decreto e non avere il tempo per convertirlo.

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E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? Il dirimente tra (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere delle Alpi" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

"E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? Il dirimente tra ... "E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? Il dirimente tra pubblico e privato nella politica nel caso di un capo di governo è molto labile. Credo che l'informazione debba prevalere". "Io sono rispettoso al massimo della privacy dei cittadini italiani ma credo che nella vita di un uomo politico di privacy ce ne debba essere molto poca. Se poi quest'uomo politico riveste cariche istituzionali di massimo rilievo prevale quasi sempre il diritto dei cittadini ad essere informati. Negli Usa Bill Clinton è stato al centro di una bufera mediatica per vicende sessuali con Monica Lewinsky. Credo sia stato giusto che gli americani abbiano potuto conoscere la morale del loro massimo rappresentante politico". Massimo Donadi, capogruppo Idv-Camera ---- "Non mi occupo di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero, e quindi non me ne occupo". Mara Carfagna ministro delle Pari opportunità.

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Berlusconi: gossip avvelenati al macero telefonate del premier (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Salta l'intervista tv. Oggi niente decreto intercettazioni nel Cdm. L'accordo sulle registrazioni di Napoli Berlusconi: gossip avvelenati Al macero telefonate del premier ROMA - Silvio Berlusconi alla fine rinuncia a partecipare a Matrix, la trasmissione di Enrico Mentana. "Il gossip ammorba la politica", ha detto il premier, "sarebbe stato inopportuno intervenire". Intanto per un accordo fra le parti saranno distrutte le telefonate "irrilevanti" che riguardano il presidente del consiglio nell'inchiesta di Napoli. Oggi si riunisce il consiglio dei Ministri e all'ordine del giorno non è previsto il decreto sulle intercettazioni. Veltroni minaccia: "Pronti a fare la guerra". SERVIZi ALLE PAGINE 2, 3, 4 E 6.

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Il pd: "il privato di silvio non ci interessa" ma il fantasma lewinsky agita il palazzo - carmelo lopapa (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

I dipietristi attaccano: l'informazione deve prevalere sulla privacy. Soro: no, abbiamo altri mezzi per metterlo all'angolo Il Pd: "Il privato di Silvio non ci interessa" ma il fantasma Lewinsky agita il Palazzo Donadi (Idv): se Clinton avesse fatto Monica ministro cosa sarebbe accaduto? La Carfagna taglia corto: non mi occupo di intercettazioni e stupidaggini CARMELO LOPAPA ROMA - La domanda, scagliata in un'arena politica già resa incandescente da indiscrezioni e veleni su presunte telefonate hot, non ha avuto bisogno di grandi spiegazioni. è bastato che il capogruppo dipietrista Massimo Donadi la formulasse dai microfoni di Radio Radicale perché si scatenasse un nuovo putiferio. Interrogativo finto ingenuo: e "se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? La vicenda sarebbe diventata di rilevanza politica oppure no?" Ora, cosa c'azzecchi, per dirla col suo leader, l'ex stagista della sala ovale della Casa Bianca col governo italiano, è stato subito chiaro alla luce del gossip di questi giorni. Berlusconi, donne, telefonate, ministre, allusioni pecorecce, inchiesta, intercettazioni. Giusto o no venirne a conoscenza? Donadi, e con lui il partito, non ha dubbi. "Nessun riferimento a questa o quella ministra in particolare, mi sono limitato a prendere spunto dalle indiscrezioni che circolano in questi giorni e ho preso d'esempio il caso universalmente noto come gossip pruriginoso che ha portato quasi all'impeachment del presidente americano. Il dirimente tra pubblico e privato, nel caso di un capo di governo è molto labile, credo che l'informazione debba prevalere. "Siamo a Monica Lewinsky? E meno male che tu eri il più moderato dei nostri" lo provoca Antonio Di Pietro incrociandolo a Montecitorio. Ma dicendolo ci ride su, essendo stato proprio lui, l'ex pm, a dar fuoco alle polveri con quel sobrio "magnaccia" attribuito l'altro giorno al premier. Bufera. A metà giornata tutto lo stato maggiore del centrodestra coglie la palla al balzo per invocare il decreto d'urgenza sulle intercettazioni, poi tramontato in serata. I principali siti internet nel frattempo rilanciano la battuta gossippara corredando i servizi con foto di ministre. La responsabile delle Pari opportunità Mara Carfagna, impegnata a Napoli, taglia corto: "Non mi occupo di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero". Contrariata. Il fatto è che la nuova uscita crea imbarazzi anche nel Pd e chi può prende le distanze, in Transatlantico. "è un linguaggio che non ci appartiene - scandisce il capogruppo Antonello Soro - Una politica che usa qualsiasi strumento a fini demagogici finisce col favorire gli avversari, abbiamo altri mezzi per mettere all'angolo Berlusconi. Una cosa è certa: non gli chiederemo mai le dimissioni per quel che ha fatto o detto nella sua vita privata, ma per i danni provocati agli italiani". E poi, concorda Ermete Realacci, "al cospetto degli italiani che in buona parte non distinguono tra governo e Parlamento, allusioni di quel genere finiscono con lo scaricare fango su tutta la classe politica". Qualunquismo, è l'accusa. "Strano che si sia espresso in quei termini una persona mite come Donadi - premette Giuseppe Giulietti collega nell'Idv - è sempre un rischio spostarsi sul terreno di chi la spara più grossa, perché lì a vincere è sempre Berlusconi". A destra, stizza per il nuovo colpo basso. "Non merita neanche una risposta" per il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. Il suo omonimo al Senato Maurizio Gasparri tira subito le conclusioni politiche. "Peccato, ero possibilista sull'elezione di Leoluca Orlando alla Vigilanza Rai, ma col partito che si esprime in questi termini ogni santo giorno, tutto è più complicato". Il portavoce forzista Daniele Capezzone, suggerisce, allusivo, "maggiore cautela a Donadi e Di Pietro: i loro armadi sono popolati da scheletri".

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Letta e confalonieri, stop al premier "ora è il momento della tregua" - claudio tito (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Ieri mattina il summit a tre nel corso del quale è stato deciso di annullare la trasmissione tv Letta e Confalonieri, stop al premier "Ora è il momento della tregua" Il Cavaliere:"Ma non cederò ai ricatti di toghe e giornali" Il presidente cambia strategia ma non rinuncia definitivamente al decreto CLAUDIO TITO ROMA - è servito un vero e proprio summit per persuaderlo. Per convincerlo che il decreto per bloccare le intercettazioni avrebbe provocato una "guerra". Che uno "show" davanti alle telecamere di Matrix avrebbe fatto precipitare la situazione. Silvio Berlusconi, infatti, solo dopo aver ascoltato i pareri di Gianni Letta e Fedele Confalonieri, alla fine ha ceduto. Il pressing dei fedelissimi ha placato l'ira del Cavaliere e lo ha indotto a riporre nel cassetto il provvedimento. Una riunione a tre, superriservata. Il vertice che Berlusconi riunisce nei momenti più delicati: quelli delle scelte che segnano un svolta in politica o nell'imprenditoria. E in quella sede, sia il sottosegretario alla presidenza del consiglio sia il presidente di Mediaset gli hanno sottoposto un lungo elenco di controindicazioni rispetto alla linea dura. "è un errore", gli hanno ripetuto all'unisono. Perché bisogna puntare sulla "nuova pace istituzionale". Che coinvolga tutti i vertici dello Stato e non solo. Il testo del decreto, in realtà, era già pronto. Il ministro della Giustizia, Angelo Alfano, lo aveva confezionato in poche ore. Il premier fino a ieri mattina lo aveva lasciato nella sua agenda personale, temendo che le intercettazioni più "calde" potessero finire nelle edicole proprio in questi giorni. Così come aveva lasciato in sospeso Enrico Mentana. Che della partecipazione alla sua trasmissione del leader del Pdl aveva discusso proprio con Confalonieri mercoledì sera. "Io non so se è un errore, non so se dobbiamo sottostare a certi ricatti. La gente deve sapere, devo rivolgermi direttamente a loro", è stata la frase che per l'intera mattinata di ieri il presidente del consiglio ha ripetuto a tutti i suoi interlocutori. E non è una caso la parola d'ordine lanciata in serata a tutti i ministri sia stata poi costruita in modo che la "controparte", ossia i magistrati, continui a coltivare il dubbio sulle mosse dell'esecutivo. Perchè per Palazzo Chigi, questa si sta sempre più trasformando in una "guerra di nervi". Nella quale ogni singolo posizionamento è finalizzato a trasmettere un messaggio, a mettere in campo una minaccia e quindi ricevere una risposta. Letta e Confalonieri, però, hanno insistito. L'idea della "pace istituzionale" è stata una necessità sottolineata con nettezza. "Bisogna raffreddare i toni", è stata la frase più utilizzata dalle "colombe" berlusconiane. Una "pace" che naturalmente coinvolga il capo dello Stato dopo le polemiche degli ultimi giorni. Per Letta, lo scontro con Napolitano va superato rapidamente. Anzi, l'intesa con il Quirinale deve diventare un tassello fondamentale per ristabilire la "pace istituzionale". Un elemento portante per quella che il Cavaliere continua a considerare l'unica "garanzia" per archiviare - o per lo meno rimandare - la battaglia contro i giudici. Tant'è che solo dopo il summit con gli "amici di sempre", il premier si è convinto che il modo migliore per tentare disinnescare la mina delle intercettazioni non fosse più la linea dura ma quella della trattativa. Con tutti i soggetti coinvolti. "Quelle intercettazioni sono un segno di inciviltà - si è sfogato l'uomo di Palazzo Chigi - ma soprattutto un arma per ricattarmi. Vogliono far pensare che dentro ci sia qualcosa di grave. Ma si tratta solo di gossip". Proprio perché viene considerata un'arma di ricatto, il premier ha lasciato il colpo in canna fino all'ultimo momento. "Allo stato però - ha infine convenuto - mi dicono che ci sono le possibilità per cui tutti depongano le armi. Vediamo". L'opportunità di alzare il tiro a "Matrix" è allora venuta meno. Per il momento, quindi, anche a Via del Plebiscito vogliono verificare se la "pace" - che Berlusconi considera più riduttivamente una tregua - tiene davvero. In caso contrario, il decreto che blocca le intercettazioni potrebbe tornare ad essere un punto all'ordine del giorno del governo. Nel consiglio dei ministri di oggi, probabilmente, se ne parlerà. Ma solo informalmente. Sta di fatto che il capo del governo ha ancora un mese per orientare i suoi atteggiamenti. Per controllare se le intercettazioni "inutili" di Napoli verranno effettivamente distrutte, per rendersi conto se il processo Mills di Napoli procederà senza rallentamenti o meno. Fino all'otto agosto, infatti, a suo giudizio c'è ancora tempo per emettere il decreto. E per approvare definitivamente, il cosiddetto Lodo Alfano, il disegno di legge che blocca i processi per le quattro più alte cariche dello Stato.

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"nel mio telefono non c'è nulla sanno che io non raccomando" (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Piersilvio "Nel mio telefono non c'è nulla sanno che io non raccomando" MILANO - "Le intercettazioni? Sono sereno, nel mio telefono non c'è niente, non mi chiamano nemmeno per le raccomandazioni, sanno che con me non passano". Così il vice presidente di Mediaset Piersilvio Berlusconi interviene sul caso che angustia il padre. E conferma anche, riguardo all'ipotesi di un approdo a Mediaset del direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, che in effetti - come rivelato dall'Espresso - della cosa si discusse in un pranzo ad Arcore come ha raccontato Bruno Ermolli ai pm di Napoli. "Anch'io naturalmente ho ricevuto segnalazioni di amici - ha aggiunto Piersilvio Berlusconi - ma segnalazioni pesanti no. Segnalare le persone brave e capaci comunque non è reato".

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Berlusconi rinuncia a matrix "il gossip inquina la politica" - gianluca luzi (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Berlusconi rinuncia a Matrix "Il gossip inquina la politica" è scontro sulle intercettazioni. Veltroni: pronti a fare la guerra GIANLUCA LUZI ROMA - Berlusconi ha rinunciato a Matrix lasciando a bocca asciutta tutti coloro che si aspettavano un'ora e mezza di attacchi alla magistratura, compreso Di Pietro che era già pronto a commentare il Cavaliere davanti a un maxischermo piazzato nella pineta di Fregene. Era stato lo stesso premier, martedì, dopo giorni di voci sempre più insistenti su intercettazioni hard, a creare l'attesa per una trasmissione che avrebbe rischiato di incendiare il clima politico già surriscaldato dal conflitto con l'opposizione e la magistratura e dall'annuncio che il capo del governo stava valutando l'opportunità di trasformare il disegno di legge sulle intercettazioni in un più sbrigativo decreto. La decisione del premier di non andare alla trasmissione è stata comunicata dal conduttore di Matrix Enrico Mentana e spiegata da Berlusconi con l'opportunità di non mettere in secondo piano rispetto ai temi bollenti della giustizia il fatto che "il governo ha lavorato tanto e benissimo in questi primi due mesi". Per Mentana la rinuncia è "un'occasione perduta, ma sarebbe stata peggio un'occasione onorata soltanto a metà". Del resto, ha aggiunto Mentana, quella a Matrix "sarebbe stata un'intervista a tutto tondo" e "capisco che al presidente non conveniva in un momento così delicato". In conclusione "Berlusconi ha fatto il regalo di compleanno a Veltroni" che ieri compiva 53 anni. In concreto - una volta verificato che le intercettazioni a luci rosse non sarebbero uscite - Berlusconi ha scelto di non inasprire lo scontro con la magistratura e l'opposizione. E spiega così la decisione che segna una correzione di strategia rispetto agli attacchi delle ultime due settimane. "Non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi proposti da Matrix (giustizia e intercettazioni) che farebbero passare in secondo piano le tante cose realizzate dal governo, per cedere il passo ad argomenti e gossip negativi che inquinano ed ammorbano il dibattito politico e parapolitico di questi giorni, deviando l'attenzione del Paese dai problemi concreti e dai risultati dell'azione di governo". Oltre a usare per la prima volta in una nota di governo la parola "gossip", innovazione che segna un distacco dal linguaggio burocratico, con questa scelta Berlusconi abbandona, almeno per ora, il terreno più amato da Di Pietro: quello dello scontro sulla giustizia, per riportare il confronto con l'opposizione soprattutto nel campo dell'economia e delle questioni sociali. Proprio a Matrix, la prossima settimana, Veltroni vorrebbe sfidare Berlusconi su questi argomenti. "E state certi - assicura il leader del Pd - che parlerò di temi sociali e politici, non certo delle cose cui fa riferimento il premier, cioè il gossip". Sulla giustizia è pronto alla guerra: "Se non toglieranno l'emendamento blocca processi e se faranno un decreto sulle intercettazioni, allora devono mettere nel conto un inasprimento del clima parlamentare".

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Epifani: lavoratori ignorati va detassata la tredicesima - roberto petrini (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Economia Veltroni: subito un decreto su salari e pensioni Epifani: lavoratori ignorati va detassata la tredicesima Il leader del Pd: "Questo governo mette le mani in tasca agli italiani e alza la pressione fiscale" ROBERTO PETRINI ROMA - Serve un decreto legge su salari, stipendi e pensioni: sono queste le "vere urgenze del paese" e non un decreto legge sulle intercettazioni. Il segretario del Pd, Walter Veltroni, incalza il governo e chiede ossigeno per l'economia. Serve "subito un intervento", ha aggiunto il leader del Pd, per la tutela del potere di acquisto di salari e pensioni perché "la situazione sta precipitando": con il prezzo del petrolio alle stelle "salari, stipendi e pensioni vengono consumati dagli aumenti dei prezzi". Occorre "fare immediatamente un'operazione", ha aggiunto il ministro dell'Economia del governo "ombra", Bersani, durante la conferenza stampa convocata dal Pd. Al contrario, incurante di queste situazione, ha concluso Veltroni il governo "mette le mani in tasca agli italiani e non fa quello che ha promesso, perché la pressione fiscale aumenta". Giudizio molto critico anche della Cgil sull'intervento 2009-2011. Per il segretario generale, Guglielmo Epifani, la manovra è "depressiva, sbagliata e inadeguata". "Se non cambia la qualità delle misure ? ha detto Epifani ? la Cgil non starà ferma, non potrà fare finta di nulla". Per la Cgil la Finanziaria "deprime la crescita di un terzo di punto". Inoltre nel 2008 la "mancata restituzione del drenaggio fiscale comporta una perdita media tra pensionati e lavoratori di 220 euro l'anno". La controproposta di Epifani è quella di detassare la tredicesima del 2008: la misura per un lavoratore dipendente, che mediamente guadagna 24.890 euro lordi annui, produrrebbe un beneficio pari a circa 500 euro. Valutazione in chiaroscuro della manovra da parte della Confindustria. Complessivamente, ha detto ieri durante l'audizione in Parlamento sul Dpef, il presidente Emma Marcegaglia, il giudizio è "positivo". La Confindustria apprezza l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2011, il taglio "significativo" della spesa, i capitoli riguardanti le semplificazioni e il Welfare. Due tuttavia i rilievi e le "criticità": la prima riguarda il calo degli investimenti in infrastrutture giudicati "insufficienti"; la seconda la pressione fiscale che, pur in una logica di equilibrio dei conti pubblici, deve diminuire su "imprese e lavoro dipendente".

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"negli usa nessun politico potrebbe invocare la privacy" (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Cornog, docente di giornalismo alla Columbia University "Negli Usa nessun politico potrebbe invocare la privacy" I media pubblicarono tutti i particolari degli incontri con le squillo del governatore di New York Spitzer e nessuno osò proporre un decreto NEW YORK - "Bill Clinton cercò di influenzare la stampa, di fare pressioni, ma non pensò mai di fare leggi che impedissero la pubblicazione di alcunché. Un personaggio pubblico negli Stati Uniti non può invocare la privacy". Evan Cornog insegna a Columbia University, è stato portavoce del sindaco di New York Koch, ha scritto libri sui presidenti e il suo corso si intitola: "La politica e i giornali in America". Difficile spiegare il terremoto politico che sta accadendo in Italia, ad un professore americano, ma all'idea che si pensi di vietare e punire chi divulga reagisce con energia: "Le nostre legislazioni sono così diverse che non possono essere paragonate, soprattutto in materia di intercettazioni, ma la protezione del diritto all'informazione e la libertà di stampa sono così forti che nessun uomo al potere proporrebbe di intervenire con un decreto per difendere se stesso. A parte il caso Lewinsky, basta ricordare la storia del governatore dello Stato di New York Spitzer: tutto quello che lo riguardava, anche i particolari più intimi delle sue relazioni sessuali, è finito sui giornali, le tv e i siti internet. Si è discusso su quale fosse il limite del buongusto, se fosse il caso di pubblicare ogni dettaglio, ma a nessuno è venuto in mente di vietare, di attaccare la stampa o di pensare a leggi che somigliano ad una vendetta". (m. cal.).

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Le parole maliziose cancellate a milano - (segue dalla prima pagina) (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Commenti LE PAROLE MALIZIOSE CANCELLATE A MILANO (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Le sue parole sono davvero così viziose da metterlo nei guai? Addirittura da costringerlo alle dimissioni? è vero che, in un documento acustico, spiega a Fedele Confalonieri le ragioni postribolari dell'ingresso di qualche ministra nel governo (gli uomini di Di Pietro arrivano a chiederlo in pubblico)? La politica di Palazzo Chigi è soprattutto arma psicologica. Le necessità e le urgenze nascono, come nella performance di un illusionista, in un mondo di immagini, umori, riflessi mentali, paure, odio del tutto artefatti come le emozioni dinanzi alla visione di un film. Il metodo dovrebbe essere ormai familiare. Qualcuno grida qualcosa, lo grida di nuovo e ancora più forte finché non diventa un mezzo fatto, un quasi fatto. Ecco allora che cosa strilla un'aquila del Partito della libertà (Boniver): "Quelle intercettazioni private. Eccome se ci sono. E dentro c'è di tutto e di più. Le ha in mano un magistrato. Bisognerà solo capire come e quando verranno fuori". Le fa eco un'altra voce femminile del partito blu (Santelli): "Una parte della magistratura ha perso ogni pudore nell'utilizzo delle intercettazioni e ora ha la tentazione di usarle come arma finale nella guerra politica del governo". Dunque le cose stanno così, strepitano i corifei mossi dal sovrano: i magistrati spiano Berlusconi; ne registrano le conversazioni; ne raccolgono flussi verbali privatissimi e licenziosi, pronti a farne una mazzuola per ferirlo a morte. è necessario un provvedimento con immediata forza di legge che impedisca le intercettazioni della magistratura; che punisca con la galera i giornalisti che le pubblicano, che mandi in rovina gli editori. Giorgio Napolitano dovrà ricredersi e riconoscere, come non ha voluto fare finora, l'urgenza di quel decreto: ricattano il capo del governo, accidenti. Nel tableau di cartapesta, la memoria deperisce, i fatti si confondono. Nessuno si chiede se siano "fatti" o "quasi fatti", se abbiano appena un palmo di attendibilità. Il fasullo appare più vero del vero, nel regime ipnotico del mago di Arcore. Il fumo è più concreto dell'arrosto. Nel bailamme, non si ode la domanda più ragionevole e pratica: esiste a Napoli un'intercettazione telefonica tra Berlusconi e Confalonieri? Posta la domanda, si può scoprire che neppure può esistere quella telefonata a Napoli perché, nel rispetto della legge, Berlusconi non è stato mai intercettato direttamente e Confalonieri, nell'affare Saccà, è una comparsa del tutto marginale (e quindi mai sottoposto ad "ascolti" diretti). Non a Napoli, ma a Milano andrebbero cercate le conversazioni tra il presidente di Mediaset e il mago di Arcore. A Milano, nei faldoni elettronici dell'inchiesta sul fallimento di Hdc, la società di Luigi Crespi, sondaggista e fortunato inventore del "contratto con gli italiani". In quei file-audio, c'è un colloquio alquanto simile a quello che, soltanto immaginato, ingrassato dalla malafede o dall'ingenuità, ammattisce istericamente i Palazzi di Roma e ingolosisce le redazioni. "Silvio" e "Fedele" si intrattengono sulle virtù di una giovane signora planata dallo spettacolo nella politica. Ma nessuno, fortunatamente, potrà più ascoltare le loro parole. La registrazione è stata mandata al macero, il 13 giugno, per decisione del giudice delle indagini preliminari Marina Zelante: la telefonata era irrilevante per il processo. Il capo del governo, come gli avrà spiegato senza dubbio il suo avvocato-senatore-consigliere Niccolò Ghedini, può stare tranquillo: non ne esistono copie perché il software utilizzato dalla ditta milanese che lavora, in appalto, per la procura di Milano impedisce che i file-audio possano essere copiati senza lasciarne traccia elettronica. Serenità, il presidente del Consiglio, dovrebbe ricavare anche da quel che presto accadrà a Napoli. Nei prossimi giorni saranno distrutte le conversazioni di Berlusconi irrilevanti per il processo, come Ghedini sa e maliziosamente, malignamente non dice (anche se parla tanto e quotidianamente). Sono conversazioni malinconiche, a quanto pare. Il mago si protegge da ogni tentazione giovanile e pressing femminile. Appare consapevole, con qualche nostalgia, dell'ingiuria che il tempo infligge all'energia. Le soubrette ne parlano tra di loro, deluse. Ricapitoliamo. In due inchieste - a Milano, per il fallimento di una società di sondaggi legata a Mediaset; a Napoli, per i traffici di Agostino Saccà - affiora la voce di Berlusconi. Gli investigatori la raccolgono e catalogano. In alcuni casi, è utile a ricostruire i fatti. In altri, è inservibile perché parla d'altro. Nel primo caso, in contraddittorio con la difesa, dinanzi a un giudice terzo, il pubblico ministero domanda che sia chiesto al Parlamento l'utilizzo della memoria acustica. Nel secondo, alla presenza degli avvocati della difesa e dinanzi a un giudice che decide, l'accusatore chiede che quei documenti sonori siano distrutti, come prevede la legge. La procedura è lineare. Protegge gli interessi di tutti gli attori. Permette l'efficacia dell'accertamento dei fatti (che cosa è accaduto e per responsabilità di chi?). Tutela la privacy degli indagati e di chi è coinvolto nell'inchiesta, malgré lui. Se ne potrebbe dedurre che il sistema, nonostante riforme sgorbio, traffici legislativi, procedure sovraccariche, ha coerenza, appare adeguato e regolato da una magistratura equilibrata. Vediamo al contrario, che cosa accade nel regime ipnotico. Con un tramescolio di carte, notizie storte affidate a fedeli e famigli, veleni insufflati in un circo mediatico disposto a enfatizzare e credere, senza raziocinio, a qualsiasi intrigo, paradosso, salto logico, lavorando come fosse un'utile leva anche la sprovvedutezza degli avversari, il mago di Arcore confonde la scena. Anzi, la modella a mano con la sua "macchina fascinatoria". Mi spiano illegalmente, geme. Vogliono ricattarmi con intercettazioni private, raccolte illegalmente e abusivamente consegnate alla redazioni. L'anatema gli consente di non discutere delle accuse che gli sono mosse. Imperversa, allora, come ossessionato da se stesso e dai suoi fantasmi. Protesta, deplora, minaccia incursioni televisive o requisitorie parlamentari. La pantomina, che si è affatturato con la complicità del suo avvocato-consigliere, lo autorizza a chiedere alle Camere genuflesse una nuova legge cucita per la sua silhouette. Si sente abilitato a pretendere dal capo dello Stato di riconoscere l'urgenza costituzionale di un decreto legge che di necessario ha soltanto la sua personale ansia di impunità. Berlusconi, a quanto pare, avrebbe voluto già oggi un provvedimento che vieta, pena la galera per il giornalista e la disgrazia dell'editore, la pubblicazione delle intercettazioni. Non l'avrà, almeno per oggi. Il gran rumore di queste ore se l'è procurato da solo. Che buona medicina sono i fatti.

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Una nuvola sul cavaliere - (segue dalla prima pagina) (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Commenti UNA NUVOLA SUL CAVALIERE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) E si sa che la psicanalisi mette in correlazione positiva l'assatanamento con l'impotenza: quanto più le cerchi, tanto meno te le godi; quanto più strafai e ti strafai, tanto meno ce la fai. Ebbene, nessuno ha capito la natura di questa nuvola di sudiciume meglio di Silvio Berlusconi, che l'ha chiamata infatti pornopolitica e la teme più della spazzatura di Napoli. Nessuno meglio di lui sa che in quelle intercettazioni definitivamente naufraga l'incallito seduttore che si fa bello e intelligente per conquistare le donne, e al suo posto emerge lo sporcaccione che traffica per acquistarle. Il mito dell'uomo cacciatore che si affina, fa il pavone e tira fuori colorate atmosfere, per sempre cede il passo alla maschera drammaticamente stanca che, la sera, affaticato dal lavoro, ha paura del riposo come della morte e dunque trova ancora la forza di telefonare ad Agostino Saccà e raccomandare - tra sospiri di inutile sofferenza - la scosciata che lo fa impazzire, la matta che abita le sue ossessioni, la ristoratrice che devasta il suo desiderio. E fa davvero tenerezza l'impotenza di un capo del governo che riesce a farle ministre e sottosegretarie ma non riesce a piazzarne una - nemmeno una! - come ballerina o come attrice o come cantante. Con tutta evidenza Berlusconi non regge più la concorrenza dei mille berlusconini infinitamente più poveri e più piccoli che da sempre popolano la Rai. è lo shogun che vanamente cerca di collocare le sue geishe generiche in un territorio controllato dai samurai, che sono molti, sono esigenti e sanno dove mettere le loro geishe specializzate, vere eccellenze del tacere agitando i fianchi, campionesse di velocità nel cambio degli stivali e dei pantaloncini corti. E benché noi lo avessimo sempre saputo ci rattrista aver trovato in queste intercettazioni la definitiva conferma che non occorre il metodo Stanislavskij per formare i corpi senza erotismo, i fantasmi televisivi, le lolite smaterializzate e desessualizzate, insomma il sesso senza eros e il ballo senza sapori che ogni giorno va in onda nella tv italiana. Sapevamo già che in Italia l'idea di diventare attrice televisiva seduce molte giovani perché con poco impegno e con scarse qualità permette di occupare lo scenario, ma ora sappiamo che non è un lavoro, non produce plus valore, non è uno squarcio di futuro. Troppo spesso - dispiace dirlo con crudezza - è solo un surrogato di bordello. La storia della Rai degli ultimi venti anni è una storia di presidenti, professori, giuristi bocconiani e gramsciani... che, insieme con i vari Saccà, sono stati marinati in un educandato di attrici, vallette e ballerine, un festival delle ninfe che purtroppo non è gossip più o meno volgare e più o meno inverosimile, ma è una delle peggiori degenerazioni del potere italiano che con Berlusconi ha preso il sapore del disfacimento fisico, dei corpi cavernosi, del Viagra. Non è più necessario un esperto di comunicazione per capire che ormai nessuno può fermare le intercettazioni, indipendentemente dalla loro verità. E a nulla vale distruggerle, bruciarle e spargere le loro ceneri al vento. Né è questione di pubblicare l'impubblicabile. Anche andare a Matrix a negare, a fingere, e a fingere di fingere come nelle storie di Borges, avrebbe certamente finito con l'alimentare questo nuovo genere letterario che sta dilagando in Italia. Il pozzo della sapidezza sessuale è infatti senza fine e, nel mondo dei simulacri e dei surrogati, non c'è più alcuna differenza tra le intercettazioni autentiche e quelle autenticate. Nell'epoca dove la realtà è quella zona grigia dove non si sa quanto caffè ci sia nel caffè, quanta cioccolata nella cioccolata, e quanto in un'ossessione sessuale ci sia di commedia e quanto di dramma, anche la vita privata di Berlusconi è ormai un gorgo inestricabile di fiction e di realtà. Ed è esattamente quel che egli aveva sempre cercato. Ebbene, adesso che c'è arrivato, vorrebbe bloccare tutto: il vero, il falso, il vero falsificato e il falso autentico. Soprattutto vorrebbe con un decreto legge ripristinare il suo mito di seduttore. Berlusconi sa bene che l'Italia, molto più che sul lavoro, è fondata appunto sulla seduzione. E basta pensare al Rinascimento, alle città d'arte, agli architetti, agli stilisti, ai latin lover, a Mastroianni... E non è forse vero che il seduttore italiano si pente dei peccati di cui va, al tempo stesso, fiero? Anche noi siamo tifosi della seduzione. Ci piace, per esempio, Carla Bruni. Fa bene agli occhi dei cittadini, non solo francesi, vedere nel punto più alto della scala una bella donna. E invece ieri su Raitre Blob si accaniva con le immagini degli scimpanzé maschi ridotti all'impotenza. Ecco: le intercettazioni ci hanno raccontato che in Italia Berlusconi non ha fatto ministre le belle donne ma i propri disturbi, le proprie patologie dissolutive.

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Carfagna: "più soldi alla ricerca" (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Pagina IX - Napoli Il ministro al Pascale per il convegno sui tumori al seno Carfagna: "Più soldi alla ricerca" Si cerca una mediazione per l'unità, l'ex ministro però non ha deciso Ha Appena messo piede al Pascale, ed è subito lei la protagonista della giornata inaugurale del convegno sui tumori del seno e le Breast units organizzato dal professor Giuseppe D'Aiuto: completo blu, tracolla beige e tacchi a spillo, il neoministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna ha partecipato ieri al convegno nell'Istituto dei tumori. Un breve summit col manager Mario Santangelo e con i dirigenti, un altrettanto rapido tour nel dipartimento senologico e un incontro con il personale. Poi, asciutta, la Carfagna dribbla ogni domanda politico-istituzionale ("Intercettazioni? Non mi occupo di gossip e stupidaggini?"), mentre interviene sulla necessità di "eliminare ogni tipo di discriminazione e dare a tutti il diritto salute". Per farlo promette di istituire "insieme al ministro del Lavoro Sacconi una commissione per monitorare la situazione". E infine l'impegno: "Sarà mio compito stimolare il governo a investire di più in ricerca contro il cancro". (giuseppe del bello).

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Caccia al pirata killer in albania - stefano origone (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Pagina X - Genova Caccia al pirata killer in Albania L'assassino dello studente sarebbe già fuggito in patria Ha 4 anni più della sua vittima, precedenti per furto a ha abitato a Bolzaneto STEFANO ORIGONE Il pirata della strada ha quattro anni più della sua vittima. è albanese l'assassino di Andrea Grassi, 17 anni, e ha precedenti per furto e ricettazione. Secondo la Squadra mobile è fuggito all'estero, probabilmente in Albania, e la magistratura in queste ore sta per spiccare un mandato di cattura internazionale. La polizia scientifica è riuscita a dargli un volto grazie alle impronte digitali trovate sul vetro del finestrino del conducente e sulla maniglia della portiera. è bastato un controllo sulla banca dati Afis (il sistema automatizzato di identificazione delle impronte) per riuscire a risalire alla sua identità. I poliziotti hanno scoperto che in passato aveva avuto un domicilio nella zona di Bolzaneto. Questo spiega perché conosceva così bene le strade quando la polizia lo ha intercettato a bordo dell'Audi A3 rubata in via Geminiano Superiore, proprio a Bolzaneto. Ha ingaggiato una sfida sul filo dei 150 all'ora e, aiutato da un doppio guasto alle Volanti, che hanno piantato in asso gli agenti durante l'inseguimento, è riuscito a fuggire. Ha imboccato via Maritano, ha sorpassato un bus in sosta e, invadendo la corsia opposta, ha travolto lo studente. Alcuni residenti, sentito il fortissimo impatto, si sono affacciati alle finestre e hanno visto la figura di un uomo fuggire a piedi, scavalcare un cancello e rifugiarsi in un rudere lì vicino, per lungo tempo occupato abusivamente da nomadi e senzatetto. "Abbiamo fatto un'ispezione all'interno - spiega lo zio di Andrea, Antonio, 50 anni - anche il giorno dopo la tragedia, ma non abbiamo trovato nulla che potesse aiutare la polizia a catturarlo". Lo zio dello studente, mercoledì mattina poco dopo le sette ha assistito a un inseguimento, sempre in via Maritano: questa volta uno scooter che cercava di raggiungere un'auto. Lancia un appello, colto dal dubbio che quell'episodio possa avere attinenza con la morte del nipote. "Ero in via Teglia e stavo raggiungendo mia sorella Teresa - la mamma di Andrea - quando mi sono visto tagliare la strada da una Opel Corsa bianca, un vecchio modello, col finestrino posteriore frantumato. è passata con il semaforo rosso, inseguita da uno scooter rosso con in sella un uomo che gridava di fermare l'auto". Secondo il racconto di Antonio Fiorentino l'inseguimento è proseguito verso Rivarolo e l'Opel Corsa ha imboccato una strada contromano per evitare la fila d'auto, passando con un secondo semaforo rosso. "Di questo episodio ne ho parlato anche con la polizia. Sono ore e ore che ci penso. Mi è venuto il dubbio che potesse essere il pirata che ha ucciso mio nipote e che dopo aver passato la notte nella boscaglia ha rubato un'auto per fuggire. Sarà magari un'ipotesi campata in aria ma faccio un appello all'uomo con lo scooter rosso affinché vada in Questura per spiegare la circostanza". Per quanto riguarda l'autopsia, il magistrato non ha ancora affidato l'incarico al medico legale. "Per ora non ci hanno detto nulla - conclude lo zio - , pensiamo di riuscire a fare il funerale entro l'inizio della prossima settimana".

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Rapinatori in manette fra gli applausi - mara chiarelli (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Pagina VII - Bari Rapinatori in manette fra gli applausi Assalto alla tabaccheria di via Amendola: presi in due Bloccati dai poliziotti dopo una colluttazione: sparato anche un colpo in aria MARA CHIARELLI Rapina con inseguimento, al quartiere San Pasquale ieri pomeriggio, conclusasi con l'arresto dei due malviventi e l'applauso della folla agli agenti contusi. Sono quasi le 19, quando i due entrano nella tabaccheria Pepe di via Amendola 5. Le loro intenzioni sono subito chiare alla titolare e a sua figlia, in piedi dietro il banco: vestiti con magliette e pantaloncini scuri, hanno entrambi il volto coperto da un casco integrale. Forse sono arrivati in moto, ma le donne sono troppo spaventate per ricordarlo, non ci hanno fatto caso. Uno dei due ha in tasca una pistola semiautomatica (poi ritrovata) e le minaccia, costringendole ad aprire il registratore di cassa e a tirare fuori il denaro fino ad allora raccolto: circa 200 euro. L'altro, prima di scappare, si attarda un attimo a prendere un pacchetto di sigarette. Pochi minuti che però serviranno agli agenti della sezione antirapina della Questura di Bari per intercettarli e mettersi al loro inseguimento. L'allarme, scattato subito dopo la rapina, è arrivato ai poliziotti che si trovavano in zona nell'ambito di un servizio finalizzato al controllo degli "obiettivi sensibili", proprio tabaccherie e farmacie. I due scappano verso l'estramurale Capruzzi e si dividono, inseguiti dai poliziotti che ne raggiungono uno in via Lattanzio, nei pressi della sala Bingo. Un agente spara un colpo in aria a scopo intimidatorio per fermarlo e, dopo una accesa colluttazione, riesce finalmente a bloccarlo. Nella lotta, il poliziotto rimane anche lievemente ferito. Ma a premiare il suo coraggio arrivano, mentre il rapinatore viene spinto nell'auto di servizio, gli applausi dalla gente affacciata ai balconi. Un gesto assolutamente insolito, anche alla luce di un'omertà che ammanta l'intera città. Mentre il malvivente, di 26 anni, viene accompagnato in Questura, gli investigatori della Squadra mobile interrogano le vittime della rapina per cercare di ricostruire l'accaduto. Non si tratterebbe, peraltro, del primo episodio subito negli ultimi anni. In tabaccheria, subito dopo, arrivano anche gli uomini della scientifica alla caccia di impronte e quant'altro utile a risalire all'identità dei due. E saranno proprio le impronte, visto che incautamente non portavano guanti, a incastrarli. Le indagini, nel frattempo, continuano e nemmeno un'ora più tardi la Squadra Mobile riesce a identificare il secondo rapinatore, che viene catturato e portato anche lui in Questura, dove sarà interrogato a lungo e messo a confronto con il primo: si tratta di un ragazzo di 20 anni, anche lui pregiudicato, con precedenti penali specifici. I due, secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni, sarebbero entrambi dello stesso quartiere in cui hanno agito. Le indagini sembrano concluse, ma gli interrogatori durano ancora a lungo per cercare di mettere a posto tutti i tasselli del colpo. è tarda sera quando le titolari della tabaccheria Pepe possono finalmente abbassare la saracinesca e cercare di dimenticare, almeno per la notte, il grande spavento.

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La gang delle carte di credito clonate (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Pagina VII - Bari I codici segreti erano acquistati su un sito Internet extracomunitario, quindici le persone denunciate La gang delle carte di credito clonate Collegandosi a un sito Internet extracomunitario, ora oscurato, acquistavano i codici delle carte di credito (intestate a persone ignare) e li usavano per creare nuove carte o "correggere" le proprie, delle quali avevano preventivamente dichiarato lo smarrimento. Così facendo, 15 persone del barese negli ultimi due anni hanno condotto uno stile di vita da nababbi, acquistando beni di ogni tipo (dalla biancheria intima a televisori, lavatrici e persino un gazebo), noleggiando Maserati e Mercedes e pranzando a base di caviale e champagne in viale Ceccarini a Riccione. L'organizzazione è stata scoperta e smantellata da un'operazione del Compartimento della polizia postale e delle comunicazioni Puglia e di quello della polizia ferroviaria per Puglia, Basilicata e Molise. Dei 15, tutti di età compresa fra i 30 e i 40 anni, sette sono stati arrestati (tre in carcere, quattro ai domiciliari). Il collegamento al sito veniva fatto da un piccolo bazar di un paese della provincia di Bari, ma anche da telefoni cellulari Gprs, con schede intestate a ignari proprietari. E per testare la validità dei codici, i truffatori acquistavano biglietti dal sito Internet di Trenitalia, su brevi tratte ferroviarie. Talvolta però, hanno ricostruito le indagini, i codici comprati dal sito (400 dollari per un blocco di 12 codici) non erano utilizzabili perché, nel frattempo, i titolari delle carte di credito li bloccavano. E allora l'organizzazione scriveva al sito, rappresentando tutto il suo disappunto. L'inchiesta, che si è arricchita di pedinamenti, intercettazioni telefoniche e telematiche, è nata nel 2005 ma si è ampliata con numerose denunce nel 2006. La truffa ammonta a centinaia di migliaia di euro e riguarda numerose vittime, alcune centinaia residenti anche all'estero. (m.chia.).

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"truffa nei casinò, processate vittorio emanuele" - cristina zagaria (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Cronaca "Truffa nei casinò, processate Vittorio Emanuele" Potenza, le accuse del pm Woodcock. Trasmesse in Francia le intercettazioni sull'omicidio Hammer CRISTINA ZAGARIA POTENZA - Processate il re. La procura di Potenza chiede il rinvio a giudizio per Vittorio Emanuele, figlio dell'ultimo re d'Italia. A due anni dal "Savoia-gate" e dall'arresto, il pm Henry John Woodcock chiede il processo per l'erede di casa Savoia e per un'altra dozzina di persone. è la vicenda legata al giro illecito di slot-machine e ai videogames nel casinò di Campione d'Italia. L'accusa recita: "associazione per delinquere finalizzata a commettere più delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica ed il patrimonio, in particolare un numero indeterminato di delitti di corruzione e falso". "Finalmente potrò dimostrare la mia innocenza davanti a un giudice terzo" è il primo commento che arriva da casa Savoia. Anche se, il legale del principe, Francesco Murgia, dice di non aver ricevuto "alcun provvedimento conseguente a tale richiesta". Vittorio Emanuele di Savoia (arrestato il 16 giugno 2006 e scarcerato dopo otto giorni) è accusato di essere stato tra i promotori di una "holding del malaffare", impegnata nel settore del gioco d'azzardo, che avrebbe fatto ricorso ad operazione di corruzione per ottenere specifici "nulla osta" dai Monopoli di Stato per l'installazione di videogames. L'organizzazione avrebbe anche favorito operazioni di riciclaggio in alcuni casinò di denaro proveniente da attività illecite. Tra gli imputati anche alcuni periti che avrebbero redatto consulenze tecniche compiacenti, su alcuni apparecchi di gioco. Nel corso dell'inchiesta, la Procura di Potenza ha trasmesso alle procure di Roma e Como, competenti per territorio, specifici filoni d'indagine, mentre, con il placet della Cassazione, è rimasta nel capoluogo lucano la vicenda relativa al reato associativo. Il 27 marzo 2007 la Procura di Como ha archiviato il procedimento. Anche la Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta sul presunto giro di tangenti ai Monopoli di Stato, ma ha aperto anche un altro filone di inchiesta su vallette televisive e raccomandazioni. Alcuni atti dell'inchiesta ora, però, hanno oltrepassato i confini italiani e sono finiti a Parigi: il ministero della giustizia italiano, su richiesta del pm Woodcock, ha inoltrato a quello francese alcune intercettazioni che si riferiscono all'omicidio del tedesco Dirk Hammer, ucciso nel '78 all'Isola di Cavallo, in Corsica, da un colpo di fucile sparato dal principe Vittorio Emanuele. Il principe (assolto in Francia) dopo l'arresto del giugno 2006, nel carcere di Potenza, avrebbe raccontato, ad un altro detenuto, riferendosi ai giudici francesi: "Anche se io avevo torto... devo dire che li ho fregati". La magistratura d'Oltralpe ora potrà valutare un'eventuale riapertura dell'inchiesta sulla morte di Hammer.

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La truffa dei banditi della tavola così rivendevano il formaggio avariato - (segue dalla prima pagina) dal nostro inviato (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Cronaca La truffa dei banditi della tavola così rivendevano il formaggio avariato Gli scarti dovevano essere smaltiti ma tornavano sugli scaffali Al centro della contraffazione un imprenditore siciliano e alcuni marchi importanti La Finanza, con le intercettazioni, ha scoperto anche connivenze dell'Asl (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) DAL NOSTRO INVIATO paolo berizzi Quegli scarti, nella filiera della contraffazione, (ri) diventavano sottilette, formaggio fuso, formaggio grattugiato, mozzarelle, provola, stracchino, gorgonzola. Materia "genuina" - nelle celle frigorifere c'erano sottilette datate 1980! - ripulita, mischiata e pronta per le nostre tavole. Venduta in Italia e in Europa. In alcuni casi, rivenduta a quelle stesse aziende - multinazionali, marchi importanti, grosse centrali del latte - che anziché smaltire regolarmente i prodotti ormai immangiabili li piazzavano, - senza spendere un centesimo ma guadagnandoci - a quattro imprese con sede a Cremona, Novara, Biella e Woringen (Germania). Tutte riconducibili a un imprenditore siciliano. Era lui il punto di riferimento di marchi come: Galbani, Granarolo, Cademartori, Brescialat, Medeghini, Igor, Centrale del Latte di Firenze. E ancora: Frescolat, Euroformaggi, Mauri, Prealpi, e altre multinazionali europee, in particolare austriache, tedesche e inglesi. E' quello che si legge nell'ordinanza del pm cremonese Francesco Messina. Un giro da decine di milioni di euro. Una bomba ecologica per la salute dei consumatori. Le indagini - ancora aperte - iniziano due anni fa. A novembre del 2006 gli uomini della Guardia di Finanza di Cremona fermano un tir a Castelleone: dal cassone esce un odore nauseabondo. C'è del formaggio semilavorato, in evidente stato di putrefazione. Il carico è partito dalla Tradel di Casalbuttano ed è diretto alla Megal di Vicolungo (Novara). Le due aziende sono di Domenico Russo, 46 anni, originario di Partinico e residente a Oleggio. E' lui l'uomo chiave attorno al quale ruota l'inchiesta. E' lui il dominus di una triangolazione che comprende, oltre a Tradel e Megal, un terzo stabilimento con sede a Massazza, Biella, e una filiale tedesca. Tradel raccoglie, sconfeziona e inizia la lavorazione. Megal miscela e confeziona. A Casalbuttano i finanzieri trovano roba che a vederla fa venire i conati. Prodotti caseari coperti da muffe, scaduti, decomposti e, peggio ancora, con tracce di escrementi di roditori. Ci sono residui - visibili a occhio nudo - degli involucri degli imballi macinati. Dunque plastica. Persino schegge di ferro fuoriuscite dai macchinari. La vera specialità della azienda è il "recupero" di mozzarelle ritirate dal mercato e stoccate per settimane sulle ribalte delle ditte fornitrici, di croste di gorgonzola, di sottilette composte con burro adulterato, di formaggi provenienti da black out elettrici di un anno prima. "Una cosa disgustosa - racconta Mauro Santonastaso, comandante delle fiamme gialle di Cremona -. Ancor più disgustoso - aggiunge il capitano Agostino Brigante - , è il sistema commerciale che abbiamo scoperto". Non possono ancora immaginare, gli investigatori, che quello stabilimento dove si miscela prodotto avariato con altro prodotto pronto è lo snodo di una vera e propria filiera europea del riciclaggio. Mettono sotto controllo i telefoni. Scoprono che i pirati della contraffazione sono "coperti" dal servizio di prevenzione veterinaria dell'Asl di Cremona (omessa vigilanza, ispezioni preannunciate; denunciati e sospesi il direttore, Riccardo Crotti, e due tecnici). Dalle intercettazioni emerge la totale assenza di scrupoli da parte degli indagati: "La merce che stiamo lavorando, come tu sai, è totalmente scaduta... ", dice Luciano Bosio, il responsabile dello stabilimento della Tradel, al suo capo (Domenico Russo). Che gli risponde: "Saranno cazzi suoi... " (delle aziende fornitrici, in questo caso Brescialat e Centrale del Latte di Firenze, ndr). Il formaggio comprato e messo in lavorazione è definito - senza mezzi termini - "merda". Ma non importa, "... perché se la merce ha dei difetti. .. io poi aggiusto, pulisco, metto a posto... questo rimane un discorso fra me e te... " (Russo a un imprenditore campano, si tratta la vendita di sottilette "scadute un anno e mezzo prima"). Nell'ordinanza (decine le persone indagate e denunciate: rappresentanti legali, responsabili degli stabilimenti, impiegati, altre se ne aggiungeranno presto) compaiono i nomi delle aziende per le quali il pm Francesco Messina configura "precise responsabilità". Perché, "a vario titolo e al fine di trarre un ingiusto profitto patrimoniale, hanno concorso nella adulterazione e nella contraffazione di sostanze alimentari lattiero-casearie rendendole pericolose per la salute pubblica". Il marchio maggiormente coinvolto ? spiegano gli investigatori - è Galbani, controllato dal gruppo Lactalis Italia che controlla anche Big srl. "Sono loro i principali fornitori della Tradel. Anche clienti", si legge nell'ordinanza. Per i magistrati il sistema di riciclaggio della merce si basa proprio sui legami commerciali tra le aziende fornitrici e la Tradel. Con consistenti vantaggi reciproci. Un business enorme: 11 mila tonnellate di merce lavorata in due anni. Finita sugli scaffali dei discount e dei negozi di tutta Europa. Tremila le tonnellate vendute in nero. E gli operai e gli impiegati? Erano consapevoli. Lo hanno messo a verbale. Domanda a un'amministrativa: "Ha mai riferito a qualcuno che la merce era scaduta o con i vermi?". Risposta: "No, tutti lo sapevano".

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La retromarcia del governo no al decreto intercettazioni - liana milella (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

La retromarcia del governo no al decreto intercettazioni E Alfano rispolvera l'immunità parlamentare per tutti La Lega aveva ribadito la totale indisponibilità a un provvedi-mento d'urgenza L'accusa di Casini: temi lontani dalla gente che fatica ad arrivare alla fine del mese LIANA MILELLA ROMA - Non ci sarà un decreto legge sulle intercettazioni. In compenso il Guardasigilli Angelino Alfano comincia a lavorare intorno all'immunità parlamentare, riproponendo l'idea di un ritorno allo spirito della Costituzione come fu scritta nel 1948, salvo modificarla nel '93 cancellando il privilegio per deputati e senatori. Dice Alfano in commissione Giustizia: "Si parla sempre dei padri costituenti, dell'ottimo lavoro che hanno fatto, della Costituzione intoccabile. è mai possibile che l'unica macchia fosse proprio l'immunità? è lì, invece, che bisogna tornare". Battaglia possibile che, nelle intenzioni del ministro della Giustizia, potrebbe ottenere il consenso di ampi settori dell'opposizione. E il plauso di chi, nella maggioranza, sarebbe favorevole a votare una legge per tutti e non solo per salvare il premier dai guai giudiziari. L'immunità è tema dell'autunno. Per ora tengono banco le intercettazioni. Il decreto non ci sarà. Né per aumentare le pene per chi le pubblica, né per rendere impossibile la stessa pubblicazione. Com'era chiaro sin da mercoledì. Da ieri sera l'ufficialità è arrivata con l'odg del consiglio dei ministri in cui non compare la parola "intercettazioni". Berlusconi, rispetto agli annunci di martedì a Napoli, ha dovuto rinunciare di fronte agli insistenti consigli di Gianni Letta, di Alfano, del suo avvocato Niccolò Ghedini che, calendario parlamentare alla mano, gli hanno dimostrato la concreta impossibilità di convertire un dl approvato il 4 luglio, firmato qualche giorno dopo da Napolitano (ammesso che lo avrebbe fatto, il che è tutto da vedere), in scadenza la prima settimana di settembre "perdendo" tutte le ferie delle Camere per convertirlo. Per dirla con la battuta di Ignazio La Russa "ad agosto è più facile convertire un mujaheddin al cattolicesimo che un dl in legge...". Alla marcia indietro hanno contribuito altri tre elementi: quello che succederà oggi, a Napoli, nell'udienza per l'inchiesta Saccà; il dato oggettivo che qualsiasi legge, anche la più severa, potrebbe non impedire la pubblicazione. "Il fatto che ci siano gravi sanzioni contro rapine e furti non impedisce certo che ci siano gli uni e gli altri" gli hanno spiegato i suoi. Se un giornale dovesse avere le imbarazzanti conversazioni da giorni oggetto di gossip, potrebbe pubblicarle sfidando sanzioni, multe e galera. E se la copia in possesso della procura di Napoli fosse distrutta, ma ne esistesse un'altra in giro, anche quella, pur incorrendo in una pena, potrebbe essere resa pubblica. Terza considerazione: dopo le battaglie in corso per far passare la norma sulla sospensione dei processi (il leader Pd Veltroni la definisce "un mini indulto", Casini ne chiede l'abolizione, ma il governo va avanti senza modifiche) e il lodo Alfano, un terzo scontro sul decreto intercettazioni sarebbe improponibile soprattutto dopo la freddezza dimostrata da An (col presidente Fini) e dalla Lega. Che ieri, in un incontro riservato tra il coordinatore Calderoli, Rosy Mauro, i capigruppo Cota e Bricolo, ha ribadito l'assoluta mancanza di spazio per un decreto sugli ascolti. Per non parlare dell'opposizione. Antonio Di Pietro pronto a ironizzare sul fatto che, siccome "i giornali non pubblicano, non c'è più l'urgenza di fare il dl". Anna Finocchiaro (Pd) convinta che "non esistono le condizioni di necessità e urgenza per giustificarlo". Il leader Udc Casini insofferente verso un governo che "parla" di intercettazioni mentre "le famiglie non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese e vengono decurtati gli organici delle forze di polizia". Meglio chiudere la pagina, evitare altri conflitti col Quirinale, puntare su sospendi-processi e lodo Alfano.

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"tutte le garanzie per la privacy rispettati i diritti dell'imputato" (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Il furto sospetto Il procuratore Lepore replica al premier anche sui rifiuti e il caso Impregilo "Tutte le garanzie per la privacy rispettati i diritti dell'imputato" Il furto in casa del procuratore aggiunto Mancuso? è stato rubato solo denaro, non c'erano atti di indagine NAPOLI - "Tutte le nostre azioni sono state sempre improntate al massimo rispetto della legge e delle garanzie degli imputati", sottolinea il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore. Il vento avvelenato che attraversa la politica e sembra spirare attorno all'inchiesta napoletana sul caso Berlusconi-Saccà non preoccupa il magistrato che invece replica indirettamente alla stoccata del premier sulla vicenda Impregilo. Procuratore Lepore, i palazzi sono agitati dalle voci su telefonate particolarmente compromettenti che riguarderebbero Silvio Berlusconi. "L'unica cosa che posso dire, su questo argomento, è che la Procura di Napoli ha depositato, com'era doveroso, le intercettazioni riguardanti il procedimento avviato nei confronti del dottor Saccà. Quelle irrilevanti saranno distrutte". Quando, procuratore? "Nei prossimi giorni, ma è una procedura di competenza del giudice". Però il clima è pesante, le indiscrezioni si rincorrono. "La distruzione di registrazioni irrilevanti avviene con le garanzie previste dalla legge, compreso l'intervento del difensore dell'imputato. è quel che accadrà anche in questo caso". Si è parlato anche di un furto avvenuto in casa del procuratore aggiunto Paolo Mancuso, sostenendo che i ladri potrebbero aver portato via proprio quelle intercettazioni. "Questo posso smentirlo categoricamente. C'è stato un furto in casa del collega, peraltro regolarmente denunciato, ma è stata portata via solo qualche banconota. Non c'erano trascrizioni, cassette o documenti informatici riguardanti le indagini. Punto e basta". In occasione della visita al termovalorizzatore di Acerra il premier Berlusconi si è chiesto "con quale responsabilità si sia arrivati al fermo dei lavori". Poi ha elogiato Impregilo per la disponibilità a completare l'opera "nonostante quello che ha dovuto subire, non sta a me dire - ha aggiunto riferendosi alle vostre inchieste sui rifiuti - se giustamente o meno". Vi sentite chiamati in causa? "La magistratura napoletana non ha mai sequestrato o fermato il termovalorizzatore, né mi risulta che l'abbia fatto la Procura di Nola, competente per territorio". Però sono stati bloccati i conti di Impregilo. "è vero, ma questo non ha influito sulla prosecuzione dei lavori: l'opera doveva essere pagata dallo Stato e completata da Impregilo". (d.d.p.).

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Saccà rientra in rai. da cappon nuovo atto d'accusa - aldo fontanarosa (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Il dirigente reintegrato: sulle intercettazioni un'operazione da Stranamore. E Petruccioli: spero sia rammaricato dei contenuti di quelle registrazioni Saccà rientra in Rai. Da Cappon nuovo atto d'accusa Il direttore di Rai Fiction sottoposto dal dg un altro procedimento disciplinare ALDO FONTANAROSA ROMA - Il primo "giorno di scuola" di Agostino Saccà inizia sotto i flash, finisce tra le carte bollate. Reintegrato alla guida di Rai Fiction dal giudice del lavoro, Saccà torna in azienda alle 9 e 31, a sei mesi dalla sospensione. Lo aspettano giornalisti, fotografi, cameramen. Ma la giornata della rivincita finisce piuttosto male. Il direttore generale della tv di Stato Cappon consegna a Saccà una seconda contestazione disciplinare, dopo quella del 21 dicembre 2007. Il clima ormai è da guerra totale. Da un lato Saccà, i suoi legali, i consiglieri Rai del Pdl. Contrapposti a Cappon e allo stesso presidente Petruccioli. Lo scontro, in realtà, inizia mercoledì sera quando tre consiglieri del centrodestra (Petroni, Staderini e Urbani) fanno visita a Cappon. I tre restituiscono al direttore generale i fascicoli con le intercettazioni che la Procura di Napoli ha spedito a Viale Mazzini perché rilevanti - a suo parere - sul piano disciplinare. I consiglieri hanno ricevuto i fascicoli durante la seduta del consiglio di martedì. Ora li riportano al mittente, a Cappon, insieme a molte accuse: queste intercettazioni, dicono, non sarebbero mai dovute arrivare dalla Procura di Napoli; e una volta arrivate a Viale Mazzini, andavano secretate, perché violano la riservatezza di Saccà e di altri dipendenti Rai. In contemporanea, mercoledì alle 19 e 52, Urbani manda a Cappon una e-mail per annunciargli che Agostino Saccà deposita un esposto al Garante della Privacy. Il giorno dopo, giovedì, Saccà invoca la legge sulla trasparenza e chiede di ricevere due cose: gli atti che la Procura di Napoli ha consegnato a Viale Mazzini e il verbale stenografico della riunione del consiglio di amministrazione di martedì. "Sono vittima di un'operazione alla Stranamore", dice il direttore di RaiFiction. I suoi avvocati accusano intanto la Rai di un uso improprio delle intercettazioni che - spiegano - possono essere utilizzate solo nell'ambito del processo penale (Saccà è indagato proprio a Napoli). Di fronte a questa offensiva, il vertice Rai reagisce. "Pare che Saccà sia dispiaciuto per la diffusione delle intercettazioni telefoniche - dice il presidente Petruccioli - forse dovrebbe esserlo per quello che ha detto in queste intercettazioni". Subito dopo, in una nota, la Rai ricorda di essere parte offesa nell'indagine che vede Saccà indagato a Napoli. Per questo, ha il diritto di ricevere le intercettazioni. Peraltro l'azienda ha consegnato ai consiglieri di amministrazione solo 148 su 8.452 intercettazioni, accantonando tutte quelle personali che non hanno interesse per la vita aziendale. Ed ora la Rai intende capire se queste 148 intercettazioni infrangono le regole disciplinari interne. Intorno alle 19 di ieri, così, il direttore generale Cappon notifica a Saccà una nuova contestazione disciplinare. Quattordici pagine, cui se ne aggiungono 300 di allegati. Saccà è accusato di aver tramato alle spalle del vertice aziendale e di aver flirtato con il gruppo Berlusconi per dare vita ad una proprio società di produzione di fiction. Ma in una intervista a Panorama, Saccà nega ogni colpa e smentisce anche di aver favorito un'alleanza incestuosa tra la tv di Stato e Mediaset: gli uomini del Cavaliere - quando nominati a Viale Mazzini - sono quelli che più hanno dato "botte" al gruppo Berlusconi, giura.

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Al macero le telefonate "irrilevanti" del premier - dario del porto (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Al macero le telefonate "irrilevanti" del premier Napoli, oggi il gip decide se chiedere al Parlamento l'utilizzo di sei conversazioni Ma i legali di Berlusconi premono per far trasferire l'inchiesta a Roma DARIO DEL PORTO NAPOLI - Saranno distrutte nei prossimi giorni le intercettazioni telefoniche ritenute irrilevanti per il prosieguo dell'inchiesta Berlusconi-Saccà. A dirlo è il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore e questo elemento, al termine di una settimana scandita da un estenuante tam tam di indiscrezioni vere o presunte, finisce con il rappresentare una delle poche certezze del torrido luglio del Cavaliere. La procedura sarà completata nei prossimi giorni e si incrocia con l'udienza in programma questa mattina davanti al giudice Luigi Giordano: il magistrato dovrà decidere se chiedere al Parlamento l'autorizzazione ad utilizzare le sei conversazioni sulle quali il pm Vincenzo Piscitelli ha imperniato l'accusa di corruzione contestata al premier in concorso con Agostino Saccà. Gli avvocati del presidente del Consiglio, Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, sono orientati a porre già oggi all'attenzione del gip la questione della competenza territoriale: i legali hanno depositato indagini difensive, tabulati telefonici compresi, in grado di dimostrare, a loro giudizio, la necessità di trasmettere a Roma il fascicolo. Con ogni probabilità, il giudice si esprimerà sulla eventuale richiesta da inoltrare al Parlamento e sulla distruzione delle intercettazioni giudicate irrilevanti solo dopo aver sciolto il nodo della competenza territoriale. Le conclusioni del gip Giordano influiranno certamente sull'udienza preliminare, fissata per il 18 luglio davanti al gup Pasqualina Paola Laviano dopo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura nei confronti di Silvio Berlusconi. Il pm Piscitelli ipotizza il reato di corruzione alla luce delle telefonate durante le quali il leader di Forza Italia segnala a Saccà cinque attrici che il direttore di Rai Fiction si sarebbe impegnato a inserire nei cast di diverse produzioni televisive: Antonella Troise, Evelina Manna, Elena Russo, Camilla Ferranti ed Eleonora Gaggioli. In cambio, il manager avrebbe ottenuto da Berlusconi la promessa di "sostegno finanziario, imprenditoriale e politico" anche con riferimento al "progetto Pegasus", iniziativa definita dai magistrati "di carattere privatistico ideata e promossa da Saccà". Secondo gli inquirenti gli episodi non possono essere ricondotti "al pur diffuso costume della cosiddetta raccomandazione" perché le attrici risultano tutte "verosimilmente legate da rapporti di amicizia" con Berlusconi. Rapporti di cui il premier "non fa mistero oppure - rileva il pm - asseritamente da utilizzarsi in qualche modo nella campagna di reclutamento dei senatori". L'udienza preliminare nei confronti di Saccà sarà celebrata l'8 luglio. è stato trasmesso alla Procura di Roma invece il capitolo riguardante la trattativa che sarebbe stata avviata da Berlusconi per convincere l'allora senatore eletto in Oceania, Nino Randazzo, a far venire meno il sostegno al governo Prodi.

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"silvio statista si è demolito da solo" - giovanna casadio (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

"Silvio statista si è demolito da solo" D'Alema attacca Berlusconi. "E Fini è rimasto un leader di parte" "Resta un dovere il dialogo sulle regole. è un reato pubblicare atti secretati" GIOVANNA CASADIO ROMA - "Io sono ammirato dalla disinvoltura di Berlusconi, fantastico il modo con cui ha motivato il forfait a Matrix. Ha qualità il Cavaliere, forse più adatte per altri tipi di professioni... il premier ha presto demolito la sua immagine di statista, è tornato uomo di potere dominato dai suoi problemi". Un bagno di folla e di applausi per Massimo D'Alema. Dal palco della Festa del Pd di Roma - che non ha cambiato nome e si chiama sempre Festa dell'Unità - l'ex ministro degli Esteri e leader di Red, l'associazione dei "Riformisti e democratici", parla di dialogo, di intercettazioni, del grande "equilibrio di Napolitano" e del partito riformista. "Resistiamo, Massimino", lo accolgono. E lui: "Ce la faremo, mi avete convinto". Saranno oltre mille le persone pigiate sul prato delle Terme di Caracalla ad ascoltarlo: in prima fila ci sono Sabrina Ferilli e anche Gustavo Selva. Lo intervista il direttore dell'Unità, Antonio Padellaro. Riscuote consensi D'Alema. Attacca alzo zero Berlusconi, e subito dopo Fini: "Faccia il presidente della Camera anziché continuare a fare il leader della maggioranza, deve impratichirsi un po' nel nuovo ruolo che è tutelare le prerogative del Parlamento". Però, D'Alema avverte: "Il dialogo sulle regole è indispensabile. Berlusconi è il leader che rappresenta la maggioranza degli italiani da molti anni e non è il problema ma il sintomo del problema. Una grande forza democratica come il Pd non può non dialogare con la metà più uno del paese". Spiega che è il "tratto identitario" del Pd. "è la sindrome minoritaria, di una minoranza buona in un paese cattivo che ha portato alla sconfitta". Riscuote consenso anche su questo, benché tra i compagni della Festa molti si dicano pronti a scendere in piazza con i girotondi l'8 luglio. Sulla manifestazione dipietrista, rincara: "Non mi sembra un gioco intelligente farsi attirare da Berlusconi in una rissa sulla giustizia". E a Di Pietro: "Il problema è togliere voti al premier non a noi". Dà un altolà chiaro sulla pubblicazione delle intercettazioni: "Siamo contrari alle leggi ad personam e ai decreti legge sulle intercettazioni però siamo garantisti e pubblicare atti secretati è reato". Ricorda la Bicamerale: "Mi piovvero addosso tante critiche", poi "Berlusconi rovesciò il tavolo e un pezzo della sinistra gli segò le gambe. C'è un certo snobismo che viene non certo da chi non arriva alla fine del mese". Risate e applausi. Come quando parla delle tessere del Pd che ancora non ci sono: "Aspetto trepidante la tessera del Pd, ora ho solo un attestato". E sul governo ombra: "è utile il governo ombra ma siamo solo noi, mentre l'opposizione è fatta anche da altre forze e noi abbiamo interesse a essere meno soli". Non vuole si alimentino sospetti su Red: "Dietro c'è quello che c'è davanti, solo un'associazione politica". Il tesseramento è l'altro argomento all'ordine del giorno dei Democratici. Se ne parlerà nella direzione di giovedì. Ma è Arturo Parisi ad alzare la temperatura: "Non mi tessero al Pd se le regole non mi convincono, se mancherà la trasparenza. No a un partito delle tessere e delle finte primarie. Lo statuto è stato tradito". Sulle modifiche dello Statuto del partito dice di avere presentato ricorso ai "garanti", ovvero Virginio Rognoni e Luigi Berlinguer, "perché annullino le decisioni prese nell'ultima Assemblea costituente, di 600-700 delegati sui 2.856".

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Imputato per mafia minaccia gli inquirenti (sezione: Intercettazioni)

( da "Libertà" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Dà in escandescenze durante un controllo Monticelli - Urla, insulti e addirittura minacce di morte rivolte sia ai carabinieri che alla magistratura. Un movimentato episodio avvenuto in un locale pubblico di Monticelli, grave non solo per il fatto in sé, ma anche perché il protagonista è attualmente imputato, con l'accusa di associazione di stampo mafioso, nel cosiddetto processo Grande Drago, del quale proprio ieri mattina è stata celebrata una udienza. L'uomo, un 39enne di origine calabrese residente a Monticelli, è stato denunciato per minacce a pubblico ufficiale e vilipendio alle forze armate e alle istituzioni dello Stato. Il fatto risale a qualche giorno fa ed è avvenuto nell'ambito di una festa in paese. Sembra che a causa di un acquazzone molte persone avessero trovato riparo in un locale pubblico. E qui si sarebbe registrato l'episodio di intemperanza, di fronte agli occhi esterrefatti sia dei carabinieri monticellesi sia dei poliziotti della Digos, presenti per vigilare sulla manifestazione. Tutto è iniziato dal controllo di un 41enne di origini napoletane, con alle spalle una sfilza di precedenti penali. Perquisito, gli è stato trovato addosso un coltello a serramanico: un fatto che gli è costato una denuncia per porto di oggetti atti all'offesa. La situazione è degenerata proprio durante la perquisizione, quando si è intromesso il 39enne, amico del napoletano. Ha iniziato a urlare, prendendosela sia con i carabinieri sia con la magistratura, che in passato l'hanno sottoposto a indagini, ritenendolo affiliato al clan della 'ndrangheta che operava tra Castelvetro, Monticelli e Cremona. Il parapiglia si è concluso in caserma, con la formalizzazione della denuncia. Il processo - Ieri mattina al tribunale di Piacenza si è svolta una nuova udienza del processo Grande Drago. Hanno deposto due periti che si sono occupati di tradurre le intercettazioni telefoniche e ambientali dal dialetto cutrese all'italiano. Un'operazione dei carabinieri che nel novembre del 2002 portò a 28 arresti. Dieci sono tuttora gli imputati accusati di associazione mafiosa. Il processo è stato aggiornato al prossimo 17 luglio. In quella data il collegio giudicante composto da Monica Fagnoni, Adele Savastano e Mario Coderoni, con il pm Antonio Rustico, si trasferiranno in un aula del tribunale di Modena attrezzata per l'audizione di un collaboratore di giustizia in videoconferenza. Il secondo di questo processo. La presenza di questo secondo collaboratore (il primo ha già deposto, sempre a Modena) era stata annunciata dal pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Bologna nell'udienza dello scorso 7 maggio scorso. 04/07/2008.

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Volano gli straccioni. Niente, lì c'è stato un fatto... che Alleanza Nazionale (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del Volano gli straccioni. "Niente, lì c'è stato un fatto... che Alleanza Nazionale e la Lega hanno voluto dare un messaggio mafioso all'Udc... praticamente, hanno disdetto tutto quello che avevano detto a me... Io stamattina non mi sono fatto trovare. Letta ha fatto una telefonata di fuoco. E quindi io ho degli straccioni di alleati che si comportano con la slealtà che si è dimostrata anche in questa occasione" Silvio Berlusconi al telefono con Agostino Saccà, intercettazione del 6 luglio 2007.

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Il traffico (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del Il traffico Maria Novella Oppo NON SI PARLA d'altro e il premier soprattutto non pensa ad altro. Nuove intercettazioni incombono, creando allarme sociale in particolare tra massaie, pensionati e coltivatori diretti. Tutti sostengono che nei nuovi nastri Berlusconi direbbe parole ancora più brutte di quelle già note (e perfino di quelle che dice pubblicamente!). Tremiamo solo all'idea. Anche se, personalmente, alle intercettazioni dobbiamo molto. Nel senso che in passato, solo osservando i programmi in onda, avevamo scritto cose (seguite purtroppo da regolari querele) che ora risultano provate e pubblicate nero su bianco dai più grandi giornali. E' una bella soddisfazione sapere, per esempio, che quell'allegro clima triviale prevalente in tv era effetto diretto del triviale traffico di poltrone e donne che avveniva nella struttura Rai infeudata alla concorrenza. Anzi, a dire la verità, noi non abbiamo mai osato scrivere cose tanto toste quanto quelle che gli intercettati dicevano uno dell'altro. E questo ci dispiace moltissimo. FRONTE DEL VIDEO.

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Clinton mica ha fatto la Lewinsky ministro (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del DONADI (IDV) "Clinton mica ha fatto la Lewinsky ministro... " Allusioni, nemmeno velate. "E se Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? Il dirimente tra pubblico e privato nella politica nel caso di un capo di governo è molto labile, credo che l'informazione debba prevalere". Il capogruppo Idv Massimo Donadi commenta, dai microfoni di radio radicale, l'ipotesi che tutte le intercettazioni - anche quelle in odore di essere hard e che stanno tenendo in scacco diversi big - effettuate dalla procura di Napoli al premier vengano pubblicate. "Sono rispettoso al massimo della privacy dei cittadini italiani - dice Donadi- ma credo che nella vita di un uomo politico di privacy ce ne debba essere molto poca. Se poi quest'uomo politico riveste cariche istituzionali di massimo rilievo prevale quasi sempre il diritto dei cittadini ad essere informati. Negli Usa Clinton è stato al centro di una bufera mediatica per vicende sessuali con la Lewinsky. Credo sia stato giusto che gli americani abbiano potuto conoscere la morale del loro massimo rappresentante politico". "Era un fatto che riguardava Clinton, la Lewinsky e sua moglie, però negli Usa ci hanno fatto una la seconda procedura di impeachment della storia repubblicana. Ma se Clinton poi - si domanda Donadi - avesse fatto la Lewinsky un ministro del suo governo la vicenda sarebbe diventata di rilevanza politica oppure no?".

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Alla fine la colomba del buon senso è riuscita a penetrare nella testa di Silvio Be (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del Alla fine la "colomba" del buon senso è riuscita a penetrare nella testa di Silvio Berlusconi, spinta da giorni da chi, primo fra tutti Gianni Letta, tiene di più a mantenere corretti rapporti con il Quirinale. Rapporti che non può scalfire neppure il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che anche ieri ha dissuaso il premier dal presentare il decreto, magari con la scusa tecnica dei tempi stretti per l'approvazione, che cadrebbero in estate. Così le "colombe" hanno vinto sui "falchi" (come Cicchitto) e hanno prospettato a Silvio IV un'anteprima di quello che sarebbe accaduto se fosse andato a Matrix a "spiegare agli italiani cosa sta succedendo al loro Presidente del Consiglio". Gli italiani avrebbero capito una cosa: che il "loro" capo del governo è imbufalito perché i giornali hanno messo in piazza quel carnevale erotico parlamentare che hanno votato sulla fiducia. O che il premier-imprenditore teme la sentenza in un processo che lo riguarda. Insomma, avrebbero visto un presidente del Consiglio giocherellone ed edonista (magari guadagnando qualche punto in corrispondenza con l'italiano -maschio- medio) ma disinteressato ai veri problemi della gente. La rinuncia al messaggio mediatico è stata sofferta. La decisione di accettare l'invito di Mentana, avanzato sabato, è arrivata lunedì, e Berlusconi martedì ha sparato il "trailer" della puntata esplosiva dal termovalorizzatore di Acerra, tra il vento che gli scompigliava i capelli (dove non c'era il gel) e le zaffate di "monnezza". Mercoledì però è stata una giornata nera per Silvio, che ha ricevuto la prima doccia fredda da Fini, dal quale dava per scontato il via libera al decreto sulle intercettazioni. Ossessionato dalle voci, dal gossip svolazzante sulle sue conversazioni hard, dalla paura dello "sputtanamento" (definizione sintetica dei fedelissimi), Berlusconi in un deliro difensivo ha escogitato tutti i modi per frenare la valanga: varare subito il decreto e denunciare tutto in tv, "tanto gli italiani stanno con me". Ma già dalla sera di mercoledì comincia a filtrare il "giallo": forse non va a Matrix, mascherato dall'incertezza: diretta sì o intervista registrata? Ieri mattina Berlusconi ha comunque rinunciato a due appuntamenti: alla Farmindustria e con i costruttori dell'Ance. Perché "il presidente sta preparandosi per l'intervista", dicevano a Palazzo Grazioli. Appena una settimana fa aveva fatto esplodere fuochi d'artificio contro i pm davanti alla platea della Confesercenti, il secondo atto dopo la sparata di Bruxelles. Fini anche ieri ha telefonato al premier: gli ha fatto notare di nuovo ieri l'importanza delle mosse compiute da Napolitano, sia con la lettera al Csm che con la firma al Lodo Alfano sull'immunità. Distensione che la presentazione del decreto avrebbe stracciato. Ma il presidente della Camera ha sconsigliato al cavaliere anche la "difesa pubblica" a Matrix, che sarebbe apparsa come "un'operazione unilaterale che nessuno capirebbe", né la maggioranza (leggi Lega e An), né l'opposizione (pronta all'ostruzionismo), "né la gente". Silenzio e calma piatta all'esterno fino alle tre, quando Mentana aspetta il verdetto insieme a Confalonieri, a piazza del Nazareno. Non lontano, a via del Plebiscito, l'attesa ansiosa delle anticipazioni dal buco della serratura, nuovi stralci di "chissà che ho detto?". Non accade nulla, in compenso su L'Espresso in edicola oggi ci sono nuovi dettagli sul processo Mills. Gianni Letta assicura che non uscirà nessun pettegolezzo piccante, di quelli che potrebbero far chiamare l'avvocato da Veronica, neppure quando Silvio IV si starà beando fra i grandi del G8 nel Sol Levante. Alle tre e mezza Berlusconi scioglie la prognosi e si mette il costume del presidente del Consiglio. Così non gli "pare opportuno" quello che martedì era "necessario" e si ricorda dei problemi del Paese. Poi scompare dalla scena per tutto il giorno. Silenzio stampa. Ma se prima o poi dovesse uscire qualche "gossip", avverte implicitamente nelle otto righe di Palazzo Chigi, correrà al Quirinale col decreto.

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Intercettazioni, il contrordine della paura Berlusconi all'ultimo scappa da Matrix per evitare domande sulle sue telefonate e rallenta sul decreto (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del Intercettazioni, il contrordine della paura Berlusconi all'ultimo scappa da "Matrix" per evitare domande sulle sue telefonate e rallenta sul decreto.

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Colle prudente sul premier (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del QUIRINALEIl presidente della Repubblica guarda con attenzione, ma anche con qualche perplessità, le mosse del governo Colle prudente sul premier di Marcella Ciarnelli Dunque sembra proprio che nella valigia "giapponese" il premier ci potrà mettere solo la brutta copia di quel decreto legge sulle intercettazioni che lui avrebbe voluto messo in bella e approvato dal Consiglio dei ministri di questa mattina, giusto prima della partenza per il G8. Non è andata così. Alla fine l'hanno avuta vinta le colombe della maggioranza, Gianni Letta in testa, che da giorni vanno ripetendo a Berlusconi che è più conveniente non tirare troppo la corda. Concetto che, con parole anche dure, gli ha ripetuto anche il presidente della Camera in più occasioni. Ma che, innanzitutto, il Capo dello Stato ha lasciato intendere tra le righe di quanto ha detto ma, ancor più, per quel che non nè detto, nè scritto ma in questi giorni ha lasciato intendere. Accantonata anche l'ipotesi di recepire nel decreto quella parte, cosiddetta Mastella, passata al vaglio del voto nella precedente legislatura la partita per ora resta aperta. Il Cavaliere potrebbe riaprire le ostilità nel caso la tregua per la mancata pubblicazione delle intercettazioni hard che lo riguardano dovesse saltare. In quel caso non ci sarebbe moral suasion in grado di fermarlo e la via del decreto, nonostante "d'agosto è più facile convertire un mujaheddin al cattolicesimo che un decreto in legge" per dirla con il ministro La Russa sempre in vena di battute, sarebbe l'unica percorribile per Berlusconi che quei "requisiti di necessità ed urgenza" necessari per ricorrere al decreto li ravvisa tutti, nonostante le autorevoli perplessità, a cominciare da quelle che il Colle non ha mancato di fargli pervenire. Tanto da non farlo tornare indietro, se non all'ultimo momento, su un'iniziativa a rischio bocciatura già sulla valutazione di costituzionalità che è la prima tappa di un tragitto comunque a tempo limitato. Anche per questo c'è sttao lo stop ad una forzatura tale da mettere ancora più in discussione rapporti già molto tesi. Il decreto resta così nel cassetto. Aspettando l'eventualità di tempi "peggiori", quelli cioè della violazione di un patto tra Berlusconi ed i giornali che pur in possesso delle intercettazioni non le hanno pubblicate. Se da una parte o dall'altra dovesse essere violata la tregua allora i danni da tsunami mediatico non si possono nemmeno valutare. Già una volta Berlusconi, in questi ultimi tempi, ha fatto una marcia indietro che poi si è tradotta in un'accelerazione. Questa è la preoccupazione del Quirinale che fa trapelare molta prudenza nel valutare la mancata esibizione a "Matrix" con tutte le conseguenze possibili e immaginabili. Se il Cdm di oggi sarà superato senza uscite a sorpresa, e così dovrebbe essere dato che nessun accenno anche informale ad un'iniziativa in tema di incercettazioni è stato fatto arrivare al Quirinale, si potrebbe arrivare a superare lo scontro di questi giorni. E ricominciare un confronto su quelli che sono i veri problemi del Paese e sulle riforme. Temi, com'è noto, a cui Napolitano tiene moltissimo e che avrebbero dovuto caratterizzare l'inizio della legislatura. Per ora si è parlato d'altro. E si è ascoltato di più.

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Intercettazioni, Berlusconi all'angolo Fini e la Lega contrari al decreto, il premier rinuncia ad andare in tv: Non parlo di gossip Veltroni: pronti a dare battaglia. D'Alema alla (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del Intercettazioni, Berlusconi all'angolo Fini e la Lega contrari al decreto, il premier rinuncia ad andare in tv: "Non parlo di gossip" Veltroni: pronti a dare battaglia. D'Alema alla Festa de l'Unità: dalla destra forzatura inaccettabile Doveva essere il giorno della verità, si è trasformato nel giorno della ritirata. Sul caso intercettazioni Silvio Berlusconi ha rinunciato a Matrix: "Il mio intervento in tv sarebbe inopportuno. Devierebbe l'attenzione del Paese dall'azione del governo". Intanto anche Fini e la Lega si dichiarano contrari al decreto. Veltroni: "Il salva-premier è un mini indulto. Pronti a dare battaglia". Ciarnelli, Collini, Lombardo e Miserendino a pagina 3.

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AUTOCENSURA Nel giro di ventiquattr'ore Silvio Berlusconi ha dovuto riporre i paramenti del (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del AUTOCENSURA Nel giro di ventiquattr'ore Silvio Berlusconi ha dovuto riporre i paramenti del guerriero e ha rinunciato all'intervista esplosiva a Matrix contro i magistrati e la stampa. E, per ora, ha rimesso nel cassetto il decreto sulle intercettazioni che avrebbe voluto presentare nel consiglio dei ministri di oggi, per vietare al più presto la pubblicazione delle scottanti conversazioni personali, sui suoi rapporti con alcune ministre, delle quali da giorni si vocifera nei Palazzi e nelle redazioni. Una giornata sospesa nelle incertezze, tenendo sul filo Enrico Mentana quasi fino alle tre e mezza del pomeriggio. Il conduttore era a colloquio col presidente Mediaset, Fedele Confalonieri negli studi romani a piazza del Nazareno (era stato proprio Fidel a suggerire il messaggio tv). Alle 15,26 il conduttore dà l'annuncio: "Berlusconi rinuncia alla puntata di Matrix". Notizia che certo non ha fatto piacere al giornalista: aveva chiesto l'intervista sabato scorso, annunciando che sarebbe stata "a tutto campo" incentrata, com'è ovvio, sui temi caldi giustizia e intercettazioni. Da Palazzo Chigi in meno di un'ora dopo arriva una nota di spiegazione. "Inopportuno", dice Berlusconi in prima persona. "Non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi proposti da Matrix, giustizia e intercettazioni", che farebbero passare in secondo piano "le tante cose realizzate dal governo per cedere il passo ad argomenti e gossip negativi, che inquinano ed ammorbano il dibattito politico e parapolitico di questi giorni, deviando l'attenzione del Paese dai problemi concreti e dai risultati dell'azione di governo". E così il premier nonché proprietario di Mediaset scarica su Matrix la scelta dei temi, mentre lui stesso martedì scorso, ad Acerra, aveva creato la suspense sul messaggio che avrebbe dato agli italiani sulla giustizia. Che qualcosa non filasse liscio si era capito dalla mattina e già dalla sera prima, anche se Mentana ci racconta: "Sono andato a letto sicuro che la puntata ci fosse". Alle cinque il giornalista scherza: "Berlusconi ha fatto un bel regalo di compleanno a Veltroni" (che sarà a Matrix mercoledì). Poi Mentana la prende con filosofia giornalistica: "Un politico non è un artista che viene per cantare, fa ciò che gli conviene. Ecco, Berlusconi ha deciso che non gli conviene. Meglio un rinuncia, però, piuttosto che sentirmi dire: "non voglio parlare di questo o di quello"". Il premier ha fatto retromarcia su tutti i fronti: anche sul decreto anti- intercettazioni, che oggi non dovrebbe comparire sul tavolo del Cdm neppure come "fuori sacco". n.l.

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D'Alema: Berlusconi ha demolito se stesso Il decreto sulle intercettazioni è inaccettabile, la Costituzione non prevede urgenze personali (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del D'Alema: Berlusconi ha demolito se stesso "Il decreto sulle intercettazioni è inaccettabile, la Costituzione non prevede urgenze personali" di Simone Collini / Roma "BERLUSCONI era riuscito a dare un'immagine, in parte accreditata dalla stampa, di un suo profilo nuovo, di uomo attento ai problemi del Paese. In pochi giorni è riuscito, anche con una certa furia, a demolire questa immagine e a ripresentarci quella di uomo di potere dominato da problemi suoi, e che concepisce l'uso del governo come funzionale a risolverli". Massimo D'Alema parla alla Festa dell'Unità di Roma negli stessi minuti in cui sarebbe dovuta andare in onda la puntata di Matrix con il premier come ospite. "Importante - dice rispondendo ad Antonio Padellaro che lo intervista - non è la rinuncia a una trasmissione televisiva, ma se verrà confermata la rinuncia all'uso del decreto legge per affrontare una questione che per sua natura non può essere affrontata con un simile strumento". L'oggetto della discussione è un provvedimento legislativo sulle intercettazioni (e D'Alema sottolinea che "la sistematica pubblicazione di materiali coperti da segreto istruttorio e' un problema in uno Stato di diritto") in una giornata in cui le indiscrezioni su colloqui pruriginosi riguardanti il premier si sprecano. "La Costituzione non prevede urgenze personali, quelle ognuno se le risolve da sé. Altre sono le urgenze del Paese, e l'uso di un decreto legge per regolamentare le intercettazione sarebbe inaccettabile e gravissimo, il rischio di un conflitto istituzionale sarebbe molto forte. Se sarà confermata la marcia indietro di Berlusconi sarebbe segno di saggezza". D'Alema difende il dialogo sulle regole tra maggioranza e opposizione, dice che è "obbligatorio" con chi rappresenta la maggioranza degli elettori e che "se la destra dice no se ne deve assumere la responsabilità", e però precisa che il dialogo è "uno strumento, non una politica". Poi una frecciata a Gianfranco Fini: "faccia il presidente della Camera anzichè continuare a fare il leader della maggioranza". Critica l'"orribile" proposta di Maroni di prendere le impronte digitali ai bambini rom e il reato di immigrazione clandestina, che "mina i fondamenti costituzionali perché la legge punisce degli atti, non delle condizioni", insiste sul concetto che l'opposizione "si fa con grandi campagne popolari" e sul fatto che "il Pd ha dimostrato di essere forte ma per ora è largamente ancora soltanto un progetto, bisogna radicarlo". Il che vuol dire, aggiunge l'ex vicepremier, procedere rapidamente col tesseramento: "Attendo trepidamente la tessera. Per ora in mano ho soltanto un attestato. Ecco perché ho fatto la battuta: sono un simpatizzante del Pd. Altro che partito liquido. Io sono per la rapida solidificazione". L'area dibattiti della Festa dell'Unità (nome difeso da D'Alema) è affollata. In prima, seduto sul prato, l'ex esponente di An Gustavo Selva. Anche quando l'ex ministro degli Esteri dice che il governo ombra del Pd "è un modo di organizzare l'opposizione" e che però "c'è un problema": "Il governo ombra siamo solo noi, mentre non solo noi siamo all'opposizione", dice ribadendo la critica alla tentazione all'autosufficienza, in cui può sconfinare l'impegno nella vocazione maggioritaria. "Dobbiamo studiare forme di collaborazione tra tutte le forze dell'opposizione". Stando attenti, aggiunge però, a non farsi trascinare da altri partiti in "risse" che alla fine dei conti avvantaggiano Berlusconi e la destra, non il centrosinistra. Il riferimento tutt'altro che casuale è alla manifestazione dell'8 luglio e alle esternazioni di Antonio Di Pietro. "Non si può fare il giochino di convocarsi a vicenda. E non ci si può fare attirare da Berlusconi nell'ennesima rissa sulla giustizia, sentendoci poi dire proprio da lui che non sono questi i problemi del Paese" (sorriso sul palco e risata della platea). "Conosciamo il piazze piene urne vuote. Una manifestazione serve non per far sfogare gli umori, ma se il giorno dopo almeno un italiano in più viene convinto delle nostre ragioni".

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Rai, di tutto di più: torna Saccà e viene sospeso Mazzetti. Che aveva criticato Saccà Mentre l'ex capo di Rai Fiction rientra a Viale Mazzini, al braccio destro di Enzo Biagi arriv (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del Rai, di tutto di più: torna Saccà e viene sospeso Mazzetti. Che aveva criticato Saccà Mentre l'ex capo di Rai Fiction rientra a Viale Mazzini, al braccio destro di Enzo Biagi arriva un preavviso di licenziamento... per un articolo scritto su l'Unità di Roberto Brunelli/ Roma Destini paralleli. Nel giorno in cui il potente Agostino Saccà rientra in Rai, dall'ingresso laterale di Via Pasubio, accolto da cronisti, curiosi e fotografi, un altro uomo Rai viene sospeso e minacciato di licenziamento. È Loris Mazzetti, storico colleboratore di Enzo Biagi. La sua colpa? Per il direttore generale della televisione di Stato, è quella di aver scritto - proprio su l'Unità - che su Saccà la Rai aveva adottato la strategia dello struzzo, decidendo di non decidere, e questo a fronte di un pronunciamento che aveva rilevato come il medesimo Saccà avesse violato il codice etico dell'azienda in almeno ventidue punti. Curiosi paradossi di Mamma Rai. Ora è Mazzetti a essere accusato di aver violato il codice etico, avendo parlato male dell'azienda. Ed è straordinario anche il tempismo della vicenda: Mazzetti ha ricevuto la lettera con la quale la direzione generale, ossia Claudio Cappon, gli annunciava l'avvio di un procedimento a suo carico il 6 maggio, il giorno successivo alla pubblicazione del pezzo su l'Unità. Praticamente un record, considerando che in genere queste lettere arrivano settimane dopo il fattaccio. Ieri, poi, il colpo di genio: la sospensione con tanto di preavviso di licenziamento nello stesso giorno del reintegro di Saccà: si sa, anche le date hanno un loro simbolismo. "Alla Rai la legge non è uguale per tutti", commenta con amarezza Beppe Giulietti dell'associazione Articolo 21. In effetti, pare di stare in mezzo a Kafka, visto che colui che ha accusato la Rai di "buttare nel cesso il codice etico" perché finge di non vedere quanto un potente (Saccà) ne abbia fatto strame, oggi viene richiamato al rispetto di quello stesso codice etico. Secondo la Rai, il dirigente Mazzetti (autore, insieme a Biagi, de Il fatto, e anche di Rotocalco televisivo) sarebbe "venuto meno agli obblighi di diligenza e correttezza... violando altresì le disposizioni del Regolamento di disciplina aziendale, nonché del Codice etico, ed in particolare dei punti 2.1, 2.3, 3.9 e 7.7". Buffo che l'azienda sostenga questo mentre Saccà continuava a percepire stipendio e benefit da capo di Rai Fiction, essendo accusato di aver cercato di modificare assetti aziendali con l'aiuto di pressioni esterne, di aver tentato di mettere in piedi il progetto Pegasus comunicandolo prima ai vertici Mediaset che alla Rai, di aver esercitato un ruolo improprio nel progetto di realizzazione della Città della fiction in Calabria, e, last but not least, di aver segnalato attrici e soubrette non per fini aziendali ma per interessi privati. Dice il senatore del Pd Riccardo Villari: "Mentre emergono le intercettazioni di Saccà che si vanta di aver tentato di oscurare Biagi prima di riuscire a cacciarlo da Rai1, il direttore della Fiction viene richiamato al suo posto di lavoro e allo stesso tempo il collaboratore di uno dei più grandi giornalisti italiani viene sospeso. Si tratta di una brutta pagina per la tv pubblica". L'Usigrai, con il segretario Carlo Verna, definisce "veramente imbarazzante" il caso Saccà: "Che conferma quello che da sempre sosteniamo: senza un'indipendenza vera dai partiti la Rai muore". Spiega: "Dal fiume di intercettazioni, dal tono più che eloquente, non è bastato a consentire una valutazione serena e tempestiva sulla permanenza del dirigente. La logica politica, che imponeva di 'sedare e sopire', ha prevalso su quella industriale". In altre parole, "il servizio pubblico non regge altri tre anni di con i criteri spartitori della legge Gasparri". Ma oltre alle complicatissime diplomazie incrociate derivanti dai sottilissimi equilibri c'è poi la tendenza tipica della Rai di attorcigliarsi su se stessa: in serata di ieri giunge infatti la notizia di una nuova contestazione disciplinare per Saccà, basata sulla seconda tranche di intercettazioni acquisite dalla procura di Napoli, per rispondere alla quali il dirigente ha ora cinque giorni per difendersi con eventuali controdeduzioni. Le accuse sono più o meno le stesse del primo procedimento, ma il nostro continua a ripetere la sua linea difensiva: "Non c'è nulla di rilevante" nelle nuove intercettazioni. In un'intervista a Panorama dice che si considera "un uomo che ha onorato la Rai", e in sovrappiù annuncia, il potente Agostino, che sulla sua vicenda scriverà un libro. Chissà, magari poi ci fanno una fiction.

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Bettini: alleanze larghe Dall'Udc a Rifondazione (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del Bettini: alleanze larghe Dall'Udc a Rifondazione di Andrea Carugati/ Roma "La situazione è pesantissima, il premier e il governo ormai hanno sotterrato ogni intenzione di dialogo e dichiarato guerra a Veltroni e al Pd, scegliendo la strada dei colpi di mano per difendere ancora una volta interessi personali. Sarà opposizione dura". Goffredo Bettini, coordinatore politico del Pd e braccio destro di Walter Veltroni, pone una domanda a palazzo Chigi: "Il decreto blocca-processi toglie la possibilità di avere giustizia per reati gravissimi come rapina, stupro, corruzione, frode fiscale. Si parla di 100mila processi che saranno sospesi: è questa la sicurezza di cui parlavano? In realtà è un indulto mascherato". Alla luce di tutto questo, è pentito dei mesi di dialogo con Berlusconi, prima e dopo il voto? "Assolutamente no. Berlusconi all'inizio fece dichiarazioni di grande apertura e disponibilità a costruire almeno sulle regole un dialogo con l'opposizione. Un nostro rifiuto pregiudiziale sarebbe stato un errore. Ora che Berlusconi capovolge totalmente la sua posizione noi abbiamo ancor più legittimità nel dare a lui ogni responsabilità della rottura e dello scontro e abbiamo più forza nel dimostrare alla maggioranza degli italiani quanto le sue promesse siano state vane". E il Pd come deve reagire a questi colpi di mano sulla giustizia? Giusto non partecipare alla piazza girotondina dell'8 luglio? "La nostra opposizione sarà molto forte e visibile e costruita su tempi medi e lunghi, con due obiettivi: convincere la maggioranza degli italiani e unire i temi della giustizia alla grande priorità che investe il Paese, e cioè la drammatica riduzione del valore degli stipendi e delle pensioni. Una vera alternativa riformista non si può accontentare di lanciare grida d'allarme ma deve mettere in campo proposte meditate e persuasive". E la piazza? "È per le ragioni che ho appena illustrato che non abbiamo condiviso la piattaforma della manifestazione dell'8 luglio. Il messaggio di quella iniziativa ci appare estremista, urlato, e anche un po' confuso. Alla fine tendono a restringere il consenso e le alleanze e sbagliano i bersagli, tant'è che alcuni dei promotori se la prendono soprattutto con il Pd e con Veltroni, che sono la vera alternativa a Berlusconi, e attaccano anche il presidente Napolitano, un adamantino democratico impegnato a garantire il rispetto delle regole". Insomma, per voi niente da spartire con Flores? "Ci sono modi diversi di protestare. Quello non è il nostro, non è adatto a una grande forza riformista, anche se a quella manifestazione hanno aderito tanti amici per i quali nutro una grandissima stima e che considero compagni di lotta. Penso a Furio Colombo, che peraltro ha espresso forti perplessità sugli atteggiamenti più esasperati". In piazza però ci saranno anche dirigenti del Pd, come Parisi... "Ognuno è libero di manifestare la sua voglia di opposizione nelle forme che crede, ma nel gruppo dirigente nazionale del Pd c'è stata una valutazione unanime su quella iniziativa". Niente piazza, dunque. Come si vedrà la vostra dura opposizione? "Con una nettissima battaglia parlamentare. Se si confermeranno le scelte annunciate, a partire dal decreto sulle intercettazioni, utilizzeremo tutti gli strumenti regolamentari per rendere difficile la strada al governo e per segnalare il punto di guardia a cui si è arrivati. E poi pensiamo a forme di petizione popolare da far firmare ai cittadini nelle nostre feste, nei tanti incontri che organizzeremo prima della grande manifestazione di popolo di fine ottobre". E il vostro rapporto con Di Pietro? Temete che punti ai vostri voti, quelli più "radicali" sui temi dell'antiberlusconismo? "Se il Pd avesse ancora il complesso di una critica alla sua sinistra dimostrerebbe di essere immaturo. Il semplice antiberlusconismo non ci ha mai fatto vincere. Il nostro compito è di essere noi, proprio noi, credibili agli occhi degli italiani per guidare il Paese. Il viaggio in campagna elettorale con Di Pietro è stato proficuo, in quella fase è stato leale e collaborativo. Poi ha cambiato linea. In parte lo capisco, stando all'opposizione ha voluto riconquistare uno spazio di manovra e di visibilità che si raccorda meglio alla sua storia politica. Ciò non toglie che in ogni occasione possibile le opposizioni devono collaborare e unirsi". L'asse tra Veltroni e Casini può aprire all'Idv nuovi spazi? "Di fronte agli strappi e alle prepotenze della maggioranza è utile allargare e unire il fronte di chi si oppone. Usciamo dall'assillo se dialogare di più da una parte o dall'altra. Dobbiamo dialogare con tutti e per quanto riguarda le future alleanze per il governo costruire il fronte più ampio sulla base di una seria coesione programmatica". Una alleanza con Idv, Udc e la sinistra? Non rischiate di rifare l'Unione? "Il punto è costruire il campo più largo possibile di alleanze a partire, come dice sempre Veltroni, da una rigorosa verifica di convergenze sui programmi, che poi devono essere rispettati quando si governa. Non è un processo che si verifica a priori, ma nel fuoco della dinamica politica". E la vocazione maggioritaria? "La sfida che abbiamo lanciato affermando la nostra vocazione maggioritaria non significa autosufficienza, e lo abbiamo ripetuto fino alla noia, ma ambizione di mettere in moto e di innovare tutto il campo delle forze di centrosinistra per spingerle a mettere al primo posto la coerenza tra le promesse agli elettori e i comportamenti che poi si perseguono dal governo". Dunque non vedrebbe come fumo negli occhi una coalizione dall'Udc al Prc? "Oggi sarebbe davvero irrealistica. Se poi si creano le condizioni di innovazione che ho indicato non vedrei come fumo negli occhi nessuna alleanza nel campo democratico. Ma non sarebbe la vecchia Unione, bensì un nuovo centrosinistra più coeso e credibile con un forte baricentro riformista". Torniamo alle intercettazioni. Lei come le regolamenterebbe? "È un tema delicatissimo che investe una giusta esigenza di privacy dei cittadini da tutelare integralmente senza rendere più difficili le indagini dei magistrati. È evidente che mancano del tutto i requisiti di necessità e urgenza per un decreto. Ma sono per arrestare una diffusione barbara di conversazioni private che non hanno rilievo penale". Se si tratta di conversazioni in cui un leader politico raccomanda delle attrici è giusto che i cittadini sappiano? "Se sono conversazioni private e senza rilievo penale, no". Se Berlusconi dovesse rinunciare al decreto potreste dialogare su questo tema? "Si tornerebbe a un normale confronto parlamentare per regolamentare questa materia". Lei dopo il voto aveva proposto un congresso anticipato del Pd. È ancora di questa opinione? "Se la spinta sincera alla costruzione comune del Pd dovesse venir meno perché covano prospettive politiche legittime ma diverse, allora sarebbe meglio il congresso. È una mia opinione personale: in quel caso sarebbe meglio una discussione franca e democratica che ridia la parola ai cittadini e agli iscritti. Non ho mai paura del confronto in mare aperto, temo lo sfarinamento e la opacità delle manovre di potere".

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Statisti non si diventa (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del Statisti non si diventa Gianfranco Pasquino Segue dalla Prima N aturalmente, questa vanità non può in nessun modo essere soddisfatta unicamente nell'ambito del privato e ha strabordato, sarei tentato di scrivere inevitabilmente, nel pubblico. Di qui la spiegazione della sua "discesa in campo": non soltanto salvare le sue aziende, addirittura salvare l'Italia. Come è stato autorevolmente scritto da Albert O. Hirschmann, la politica non dà la felicità, ma qualsiasi ritorno nel privato, per chi ha gustato i frutti, non soltanto della popolarità, ma del potere politico, è sempre difficilissimo e amaro. Questa considerazione vale, comprensibilmente, anche per troppi politici di professione del centro-sinistra. Silvio Berlusconi, però, è di gran lunga più in là, molto più avanti dei professionisti del teatrino della politica nel quale ha una parte da assoluto protagonista. La sua fame di potere e di visibilità è incomprimibile e si manifesta in tutte le modalità, come abbiamo visto nelle foto degli incontri internazionali e nelle conferenze stampa, compresa la modalità telefonica che leader più prudenti dovrebbero da qualche tempo sapere tenere sotto controllo, intercettazioni o no. Non sono interessato agli aspetti personali, voyeuristici e boccacceschi delle telefonate, che peraltro fanno parte quasi di una concezione di vita mai negata, intercorse per piazzare veline e dare voti sulle loro eventuali e speciali competenze. Sono, invece, preoccupato dalla sequela di forzature, di tensioni, di conflitti che quelle telefonate, da un lato, segnalano, dall'altro, producono. So perfettamente, ma non mi pare di essere in affollata compagnia, che la fattispecie più generale è costituita dall'irrisolto conflitto di interessi, ma se lo scontro politico, che, purtroppo, sta degenerando in scontro istituzionale con il Primo ministro che coinvolge il Presidente della Repubblica, la Magistratura, il Parlamento e la stampa (il quarto potere), è giunto a questi livelli, molto dipende anche dalla incomprimibile bulimia vitalistica di Silvio Berlusconi . Qualcuno vorrebbe mettere fine allo scontro procedendo a qualche scambio, più o meno virtuoso: stop immediato alla pubblicità/pubblicazio delle intercettazioni e rapida accettazione del lodo Schifani in cambio della ripresa, che sarebbe in verità un inizio, di una "normale" dialettica politico-parlamentare. Lo scambio avrebbe conseguenze politiche discutibili, ma soprattutto non ci sarebbero garanzie che verrebbe effettivamente portato ad una sua positiva conclusione. Il Presidente del Consiglio sembra volere una sorta di scontro finale, che avrebbe voluto annunciare per televisione con un "Messaggio alla Nazione" attraverso il quale regolare i conti, dall'alto della sua maggioranza, non grandissima, ma, apparentemente, fin troppo compatta, con tutte le altre istituzioni. Metterebbe a rischio, forse non del tutto consapevolmente, il delicato equilibrio fra istituzioni che caratterizza tutte le democrazie di buona qualità e che non si ritrova nella versione della democrazia che i berluscones e, purtroppo, ampia parte del loro elettorato, sembrano avallare e volere imporre come unica e autentica. No, bisogna dire e ripetere: nessuna vittoria elettorale e nessuna maggioranza parlamentare di qualsivoglia entità pongono il capo del governo al di sopra e al di fuori delle leggi, tanto meno della Costituzione. Chiamare in causa l'affare Clinton-Lewinsky significa dimenticare che il Presidente americano venne indagato per le sue menzogne e non fece mai nessuna velata minaccia contro le istituzioni che indagavano legittimamente, persino con puntiglio partisan alquanto eccessivo, sui suoi misfatti che certamente non mettevano a rischio il quadro costituzionale Usa. Quanto a Jacques Chirac, il Presidente francese era in effetti protetto, fintantoché rimaneva in carica, da uno "scudo", ma quello scudo non era stato frettolosamente e opportunisticamente approntato dalla sua maggioranza a favore della sua persona con riferimento a reati pregressi. Altri casi di salvaguardia giuridica delle alte cariche dello Stato non mi sono noti, né mi pare vengano precisamente sbandierati dal centro-destra. Gli uomini di Stato sanno dove e quando debbono arrestarsi per il superiore bene delle istituzioni. Qualcuno ha creduto che Berlusconi volesse inaugurare la sua second life con una trasformazione sobria, serenamente e pacatamente, in uomo di Stato che si prepara per salire al Quirinale e intende mostrarsene degno. Purtroppo, non è così, ma quello che inquieta non è soltanto la futura prospettiva di un immutato Berlusconi al Quirinale. Piuttosto, è il prezzo che le istituzioni rischiano di pagare qui e adesso per cancellare le vicende giudiziarie e le avventure personali di Silvio Berlusconi lungo il cammino di quel tentativo di ascesa.

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Che i giovani vengano a Me(diaset) (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del Che i giovani vengano a Me(diaset) di Luigina Venturelli I l momento storico, va detto, è piuttosto imbarazzante. Ieri sera centinaia di persone affollavano gli studi Mediaset di Cologno Monzese per la presentazione del palinsesto del prossimo autunno: volti noti del teleschermo, grandi investitori pubblicitari e giornalisti assistevano al consueto galà d'inizio estate, ma ai tavoli non si bisbigliava d'altro che d'intercettazioni bollenti. Una domanda in proposito è arrivata anche a Piersilvio Berlusconi, durante la conferenza stampa di fine serata: "Anch'io ho ricevuto segnalazioni per qualche personaggio da parte di amici, ma mai pressioni pesanti". Il vicepresidente del gruppo ha schivato l'argomento ed è riuscito a togliersi dall'imbarazzo, forse meglio di quanto abbia fatto con i comici Ale e Franz, che l'hanno coinvolto suo malgrado in una gag di battute su tv e dintorni. Tutto si fa per esigenze di spettacolo, soprattutto in tempi di recessione economica imminente che potrebbe indurre le imprese a tagliare gli investimenti in pubblicità. Nel primo semestre 2008 Mediaset ha tenuto, la raccolta è cresciuta poco meno del 3%, ma nella seconda metà dell'anno potrebbe risultare difficile restare su simili livelli. Ecco dunque la programmazione anticrisi: qualche novità di grido e grandi classici di sicuro successo, per non fare come la concorrente Rai cioè "ottenere grandi ascolti con la popolazione più anziana", ma puntare su "un pubblico più giovane" e più appetibile per ritorno pubblicitario. Canale 5 può vantare cinquanta prime serate di fiction: si andrà dalla versione nostrana di Sex and the City, chissà se emancipata come il modello originale (Margherita Buy, Elena Sofia Ricci, Luisa Ranieri e Cecilia Dazzi saranno le protagoniste di Amiche mie, quattro quarantenni in carriera nella Milano modaiola), all'attempata ma sempreverde comicità di Sandra e Raimondo nel marinaro Crociera Vianello. Anche l'intrattenimento sarà buono per tutti i gusti: da quello modernista di Amici, condotto da Maria De Filippi e in onda sette giorni su sette, a quello vecchio stile del Ballo delle debuttanti affidato a Rita Dalla Chiesa. Su Italia 1 andranno in onda l'ironia intramontabile della Gialappa's e quella inedita di Snl, show che dagli anni Settanta negli Usa ha lanciato i più grandi comici e che per la prima volta sarà realizzato fuori New York. Ci saranno i cartoni animati adatti ai più piccini e le puntate per i fan più adulti di Anna Falchi, protagonista della già ribattezzata "sit-porn" in cui vestirà i panni di una vedova che si ritrova a gestire l'impresa hard del defunto marito. Allo stesso modo Retequattro non mollerà i vecchi cavalli di battaglia (i film di Cinema4, i Bellissimi e Cinema Festival), ma arrischierà qualche cambiamento accogliendo lo sbarco da Italia1 del calcio, con Controcampo e Guida al campionato. Facce nuove, invece, non sono previste. Si è parlato molto di Piero Chiambretti che, dopo l'addio a La7, potrebbe essere l'ago della bilancia dei prossimi palinsesti televisi tra Rai e Mediaset. Ma per ora è solo un'eventualità. Il comico piace molto al direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce, che ha lasciato intravedere un suo possibile ingaggio, ma pure i dirigenti di Mediaset hanno confermato "un primo contatto" con lo showman. Quanto a Giuliano Ferrara e Daria Bignardi, anche loro usciti da La7, c'è "sicuramente interesse a contattarli, ma al momento non ci sono trattative in corso". Nel palinsesto autunnale non è previsto alcun programma nemmeno per Paolo Bonolis e, se presenterà Sanremo, probabilmente non lo si vedrà sugli schermi delle tre reti Mediaset neppure in primavera. TV Per l'autunno la rete teme tempi duri e punta ai più giovani perché attirano pubblicità. In arrivo "Amiche mie", versione italiana di "Sex and the City", una "sit-porn" con la Falchi, assente Bonolis.

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Con un provvedimento del genere sulle intercettazioni e con la blocca processi, un mini-indulto, useremo tutti gli strumenti parlamentari (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del "Con un provvedimento del genere sulle intercettazioni e con la blocca processi, un mini-indulto, useremo tutti gli strumenti parlamentari".

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Se si vuole parlare di attualità (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del Se si vuole parlare di attualità Paolo Ojetti Che strana serata, una serata particolare dove i telegiornali - tutti - hanno proceduto con il passo della pantera rosa, in punta di piedi e con aria circospetta, attraverso una foresta di non-notizie. Per esempio, hanno raccontato - tutti - che Berlusconi non sarebbe andato a Matrix a parlare di intercettazioni e giustizia per "tagliare corto con il gossip". Detta così, la notizia non aveva senso. Più senso immaginare che Mentana volesse parlare di attualità e non di propaganda governativa. Gli altri misteri della serata riguardavano le voci di nuove intercettazioni che - come ha detto il solo Tg3 - contenevano colloqui riservati ("gossip negativi" per il Tg5, "rispetto per la vita privata" la frase regina del Tg1) fra Berlusconi e alcuni "ministri". Ministri o "ministre"? Ecco il dilemma: colloqui sulla sicurezza dello Stato, sui conti pubblici, su qualche episodio oscuro di finanza sporca? No, forse qualcosa di molto, ma molto più personale e che - sono sempre le voci - darebbe ragione a Vittorio Feltri sulla centralità della - pardon - gnocca al potere. Ovvio che i Tg, soliti aggirare anche notizie meno imbarazzanti, si siano ammutoliti.

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Veltroni: Con il decreto lo scontro si farà durissimo (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

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Stai consultando l'edizione del Veltroni: "Con il decreto lo scontro si farà durissimo" di Bruno Miserendino/ Roma Se Berlusconi insiste, sarà lotta durissima in parlamento "con tutti gli strumenti possibili a disposizione". Insomma, l'ostruzionismo. Nel giorno del suo compleanno, e prima di festeggiare "la splendida notizia" della liberazione di Ingrid Betancourt, con tanto di piccolo rinfresco nella sede del Pd, Walter Veltroni attacca. Il decreto "lo facciano su salari e prezzi", non sulle intercettazioni, dice il segretario del Pd al termine del governo ombra. E qualche minuto dopo Bersani e Letta si incaricano di spiegare dove si possono trovare subito le risorse necessarie per dare sollievo ai redditi bassi, alle pensioni, ai salari, i veri "desaparecidos" della manovra economica di Tremonti. "La situazione sta precipitando", ricordano Veltroni, Bersani e Letta, e il governo sembra "in tutt'altre cose affaccendato". All'attacco, dunque, per rompere uno strano accerchiamento: da un lato i girotondi e Di Pietro che si preparano a manifestare "soprattutto contro Veltroni e l'opposizione del Pd", dall'altro il governo che va avanti come un treno sulle materie che interessano solo il premier, e che non paga dazio per tutto ciò che fa e soprattutto non fa sulle vere emergenze del paese. "Il governo mette le mani nelle tasche degli italiani", perché le tasse aumenteranno, questa è la verità secondo il Pd, ed è verità che i pensionati hanno avuto qualche soldo grazie al governo Prodi, "solo che nessuno le racconta". Ieri al Pd molti erano stupefatti per la generosità con cui i media hanno riportato "le promesse improbabili" di Tremonti. Walter Veltroni lamenta "una cortina" nel raccontare le conseguenze dei provvedimenti di governo: eppure, dice, "l'Italia in questa legislatura scenderà come non mai nella storia recente nei tassi di crescita", attestandosi al 3,1 per cento nel rapporto tra investimenti e pil. Per non parlare dei tagli alla scuola, alle forze di polizia, in barba all'allarme sicurezza con cui la Destra ha vinto le elezioni. "Stranamente, o forse neppure stranamente, queste cose non vengono raccontate e invece bisogna che gli italiani le sappiano". Non a caso Veltroni ha esordito citando la retromarcia televisiva di Berlusconi. "Il premier ha deciso di non andare a Matrix, è una scelta che non discuto ma se mi sarà confermato l'invito per mercoledì prossimo, sarò onorato di accettare, e lì parlerò delle questioni sociali e politiche che stanno a cuore agli italiani". Insomma il contrario di quel che dice Berlusconi, che avrebbe rinunciato perchè se no si finiva a parlare di gossip. È proprio il governo, dice il leader del Pd, che si occupa in modo ossessionante delle vicende del premier. "Spero che la retromarcia di Berlusconi - aggiunge Enrico Letta - sia l'inizio di un cambio di strategia complessiva che porti il governo a non occuparsi ancora dei fatti di Berlusconi, ma degli italiani". Al momento invece la maggioranza va avanti sulla blocca processi, quella che Veltroni nella conferenza stampa dopo il governo ombra definisce un "mini indulto". "Per garantire che venga spostato il processo che sta a cuore al presidente del consiglio vengono spostati quelli relativi a reati come l'omicidio colposo per guida in stato di ebbrezza, l'estorsione, la rapina, la violenza carnale e perfino, paradosso dei paradossi, le intercettazioni illecite". Quanto al decreto intercettazioni, anche se in serata l'ipotesi del colpo di mano ha perso forza, il Pd teme che si possa tornare alla carica, magari presentando il progetto Mastella proprio per mettere in difficoltà l'opposizione. L'altro giorno Veltroni aveva detto che se Berlusconi faceva marcia indietro sul blocca processi, il clima poteva migliorare. Adesso si teme l'escalation e quindi si minaccia una risposta adeguata. "Se la norma verrà approvata e se verrà presentato un decreto sulle intercettazioni occorre mettere in conto che dopo due strappi del genere inevitabilmente lo scontro parlamentare si farà molto, molto aspro". Anche per questo nel Pd si guarda con interesse al disagio della Lega, che ha a cuore il federalismo fiscale, una riforma che senza dialogo sarà più difficile fare. "Perchè Bossi non si dà da fare sul serio per dare una calmata a Berlusconi?" L'altro ieri lo stesso Veltroni, con Casini, hanno firmato insieme una lettera che denuncia il rischio esproprio delle prerogative del parlamento e dell'opposizione. Non un asse politico, dice Casini, ma un normale raccordo delle opposizioni. Quanto a Di Pietro, "sembra più attento alle parole nelle ultime ore - dicono al Pd - ma come fidarsi?".

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Quando saranno convocate le parti il gip farà leggere ai loro legali le intercettazioni Qualcosa potrebbe trapelare (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

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Stai consultando l'edizione del Quando saranno convocate le parti il gip farà leggere ai loro legali le intercettazioni Qualcosa potrebbe trapelare.

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Balle ad personam (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del Balle ad personam Marco Travaglio Se uno di questi giorni Al Tappone ordinasse un emendamento al Decreto Sicurezza per arrestare gli uomini sopra il metro e 60, le ragazze sotto i 30 anni che la danno ad altri all'infuori di lui e nominare Saccà presidente della Corte costituzionale, il Consiglio dei ministri gliel'approverebbe all'unanimità. Angelino Jolie andrebbe in tv a magnificare il geniale impulso riformista del padrone. L'indomani Il Giornale, che fu di Montanelli e ora è di Mario Giordano (per dire l'evoluzione della specie), uscirebbe con un inserto storico sui danni inflitti all'umanità dagli uomini alti, con la lista nera delle ragazze che ­diversamente dalle altre democrazie­ insistono nel non darla al premier e con un commentario di diritto costituzionale chiosato di Saccà. Da quando lo dirige l'inventore di "Lucignolo", il fu Giornale non è solo l'house organ ad personam di Al. E' anche uno spasso assoluto. Imperdibile. Da scompisciarsi. Il 10 giugno titola: "Tutti gli italiani sono intercettati". In realtà gli intercettati sono meno di 20 mila all'anno. Il Csm assolve Clementina Forleo? Un rubrichista del Giornale, quello biondo platino con le mèches, la chiama per tutto il pezzo "Caterina Forleo", perché lui è molto preciso. Poi scrive che questa tal Caterina Forleo "difficilmente la passerà liscia" per "quella clamorosa sceneggiata da Santoro",quando disse d'aver "passato la giornata dai carabinieri a riferire le inquietanti circostanze di cui sono stata vittima": insomma andò "in tv a parlare di gravi pressioni subite prima ancora di aver fatto denuncia attraverso i canali che il suo delicato ruolo prevede". Il pover'uomo deve avere seri problemi con la consecutio temporum: se la giudice ha raccontato ad Annozero di aver fatto denuncia ai carabinieri, vuol dire che quando l'ha raccontato aveva già fatto denuncia, dunque non può essere accusata di averlo raccontato "prima ancora". L'indomani il poveretto tenta di dimostrare che il vero "magnaccia" non è Al, ma Di Pietro. La prova? "Il suo commercialista e un uomo della sua scorta furono arrestati per giro di squillo d'alto bordo". Ecco: per lo Shirley Temple del garantismo all'italiana, le colpe dei commercialisti e degli agenti di scorta ricadono su Di Pietro (senza contare che qui nessuno contesta al premier di frequentare ragazze, ma di piazzarle a Raifiction a spese nostre). Tenetevi forte, perchè il bello deve ancora venire. Il 27 giugno, titolo a tutta pagina 7 su un articolo di Gian Marco Chiocci: "Woodcock senza limiti: indaga sulla Orlandi. I verbali dell'interrogatorio al cerimoniere del Papa" (mons. Francesco Camaldo, già segretario del cardinal Poletti, indagato per i suoi rapporti col faccendiere Massimo Pizza). A fianco, un box sul pm di Potenza: "Nel 2003 decine di vip coinvolti nell'inchiesta Inail. Molto rumore, finora per nulla". Tutte balle. Nel processo Inail il 60% degli imputati (tra cui il presidente e l'ad) hanno confessato, patteggiato e risarcito allo Stato la bellezza di 2 milioni di euro. Quanto a Emanuela Orlandi, basta leggere l'articolo di Chiocci per scoprire che Woodcock a Camaldo non ha mai chiesto di lei, ma solo del boss della Magliana Renatino De Pedis (molto legato a Poletti, che lo fece seppellire a Sant'Apollinare). Ma il garrulo Giordano non legge nemmeno il suo Giornale (e lo si può capire). Infatti riprende il titolo farlocco e fa pure lo spiritoso con un lettore: "Woodcock si occupa anche del caso Orlandi; ma le pare possibile? Ci sono giudici che metterebbero sotto indagine anche ET, Haidi e Goldrake, se dopo fossero sicuri di trovare le telecamere ad aspettarli.". Ogni tanto, per dare un tocco di comicità in più, scrive pure Paolo Guzzanti. In ben tre articoli in cinque giorni ripete che la giudice Gandus, quella del processo Mills, ha dichiarato: "Io a Berlusconi gli faccio un culo così". Dove, a chi, quando l'abbia detto, e dove siano le prove, non si sa. Ma da questi garantisti a targhe alterne c'è da aspettarsi di tutto. Per Giordano, l'indulto fu "un'emerita sciocchezza", frutto del "perdonismo tanto caro alla sinistra". Forse gli sfugge che fu scritto a quattro mani da Mastella & Pecorella, e votato da tutta Forza Italia. Che sia di sinistra anche Al Tappone? Sarebbe gravissimo. Anche perché - come denuncia Paolo Granzotto sul Giornale ­ "la sinistra continua a idolatrare il nano di Ajaccio". Che poi sarebbe Napoleone. A meno che Berlusconi non abbia preso casa pure in Corsica. Ora d'Aria.

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Chi distruggerà e quando i dossier illegali dell'inchiesta spioni Telecom? Lo chiedono i giudici che se ne stanno occupando. La Corte Costituzionale non si è sin qui pronunciata. P (sezione: Intercettazioni)

( da "Unita, L'" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Stai consultando l'edizione del Chi distruggerà e quando i dossier illegali dell'inchiesta spioni Telecom? Lo chiedono i giudici che se ne stanno occupando. La Corte Costituzionale non si è sin qui pronunciata. Per farlo ora i magistrati dovranno convocare cinquemila persone di Giuseppe Caruso/ Milano Un anno e mezzo guadagnato per la prescrizione. Ed una bufera mediatica alle porte. Nell'ingarbugliato caso dell'inchiesta Telecom, ferma dal marzo del 2007 in attesa di un pronunciamento della Consulta (mai arrivato) sul decreto Mastella (poi convertito in legge), a sorridere sono soltanto gli indagati. Almeno fino a quando non verrà reso noto sui giornali il contenuto di molti dossier segreti. Perché il decreto Mastella, nato in fretta e furia nel settembre del 2006 proprio per bloccare il fango contenuto in quei fascicoli, in realtà potrebbe averne favorito la diffusione. Concetto chiaro al mondo politico fin dall'inizio, tanto che subito dopo aver convertito in legge il decreto, destra e sinistra dissero in coro che le norme sarebbero state riscritte. Ma alle parole non sono seguiti i fatti. Così i dossier creati illecitamente dalla Security Telecom hanno continuato a portarsi dietro il loro interrogativo: cosa farne? La domanda nasce nel marzo del 2007, quando il gip Giuseppe Gennari (su richiesta di pubblici ministeri, imputati e parti lese) decise di inviare all'esame della Consulta una questione di incostituzionalità riguardante proprio il decreto Mastella. I pubblici ministeri milanesi Nicola Piacente, Fabio Napoleone e Stefano Civardi, sul punto di chiudere l'inchiesta e chiedere i rinvii a giudizio, decisero di bloccare tutto in attesa della risposta della Corte Costituzionale. Quei dossier illegali non utili all'inchiesta andavano distrutti, come previsto dalla legge Mastella, o invece bisognava seguire le vecchie norme e notificarli agli imputati ed ai loro difensori? La Consulta decise di prendersela comoda, fissando la prima udienza il 2 aprile del 2008, probabilmente nella speranza che il legislatore cambiasse prima la legge. Speranza rivelatasi vana. La Consulta però non si è data per vinta ed ha fatto slittare ulteriormente la discussione, spostandola all'11 giugno, ma anche in questo caso il legislatore non le ha dato soddisfazione, perché nell'ultimo provvedimento proposto sulle intercettazioni non è stata cambiata la norma Mastella sulla distruzione. E qui si è arrivati al farsesco, visto che la Corte costituzionale ha deciso di spostare ulteriormente la discussione, senza fissare una data. Il presidente, Franco Bile, ha però emesso un bel comunicato stampa in cui si augurava che il parlamento potesse finalmente risolvere il problema. I magistrati milanesi a questo punto hanno deciso di chiudere l'inchiesta seguendo quando previsto dalla norme in vigore, vale a dire da quelle della legge Mastella. I dossier illegali giudicati non utili all'inchiesta verranno così distrutti, ma per farlo ci sarà bisogno di un'apposita udienza davanti al gip Gennari, che per legge sarà costretto a convocare tutte le parti lese, tra le 4.000 e le 5.000 persone. Il gip, sempre secondo quanto previsto dalla legge, farà vedere loro (o meglio ai loro legali, nella maggior parte dei casi) il contenuto dei dossier. Che non potranno essere fotocopiati. Ma è facile ipotizzare che il contenuto trapelerà lo stesso, nonostante sia illegale, e l'individuazione dei colpevoli risulterà praticamente impossibile, visto il numero esorbitante delle persone che avranno accesso agli atti. Il gip Gennari ha già previsto una serie di misure preventive per evitare questo tipo di problemi, ma è come tentare di svuotare il mare con un secchiello. E tra un paio di settimane, il fango inizierà a colare.

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Intercettazioni, niente decreto Berlusconi rinuncia a Matrix (sezione: Intercettazioni)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2008-07-04 - pag: 1 autore: ... PANORAMA ... Intercettazioni, niente decreto Berlusconi rinuncia a "Matrix" Niente decreto sulle intercettazioni, il Governo sceglie la via ordinaria. "Basta gossip", ha detto il premier Silvio Berlusconi che ha annullato la sua prevista partecipazione a Matrix. Oggi a Napoli l'udienza preliminare sul caso Saccà-Berlusconi. Mentre il lodo Alfano sullo scudo per le alte cariche arriva in Parlamento, prosegue lo scontro sulla giustizia. Il leader del Pd Walter Veltroni attacca la "blocca-processi": "è un indulto". u pagina 14 con Il Punto di Stefano Folli Il Pd apre alla Lega: sfida al dialogo sul federalismo "Vi sfidiamo al dialogo sulle riforme, a cominciare dal federalismo ". Ad aprire alla Lega è il capogruppo del Pd alla Camera Antonello Soro in un'intervista al Sole 24 Ore. "Bossi ci aiuti ad evitare il ritorno del caimano e del massimalismo dei girotondi" u pagina 15 Brescia: madre a 12 anni, arrestato il marito kosovaro La moglie 12enne, di origini serbe, dà alla luce una bimba e il marito 21enne, il kosovaro Muhamet I., viene arrestato a Brescia. Se per le rispettive famiglie si trattava di un matrimonio combinato, la legge italiana configura i reati di violenza sessuale e riduzione in schiavitù. Usa: Google deve dare i database di Youtube a Viacom Google dovrà svelare al colosso dei media Viacom i database con i link degli utenti di Youtube, con ogni clip vista. Lo ha ordinato una corte federale di New York.Viacom precisa che consentirà l'accesso solo nell'ambito della battaglia legale per il copyright contro Google. Vodafone compra il 70% di Ghana Telecom Il colosso inglese ha acquistato ieri la maggioranza della compagnia di telefonia fissa ghanese: al governo di Accra rimarranno il 30% delle azioni. Vodafone, con questa acquisizione da 900 milioni di dollari, rafforza i suoi piani di espansione in Africa. u pagina 35 Mediobanca studia l'adeguamento della governance Mediobanca ha riunito ieri il comitato governance per valutare l'adeguamento alle disposizioni di vigilanza Banca d'Italia.Escluso il ritorno al modello monistico, Piazzetta Cuccia prepara aggiustamenti al comitato nomine e al comitato remunerazioni. u pagina 31 Parigi lancia un nuovo reattore nucleare pulito Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha annunciato la costruzione di un secondo impianto nucleare di terza generazione, i cui lavori dovrebbero iniziare nel 2011. "Il nucleare è l'industria del futuroe un'energia indispensabile", ha detto il capo dello Stato. u pagina 10.

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Opposizione, ultimo appello (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

COMMENTO Opposizione, ultimo appello Nicola Tranfaglia Il pasticcio ormai è fatto e non è facile andare oltre. Ancora una volta i media, in parte prevalente legati a Berlusconi, hanno spinto l'opposizione di centro-sinistra, in particolare il Pd, a credere alla favola del Cavaliere che, in campagna elettorale e nei primi mesi di governo, ha fatto finta di esser diventato democratico e di chiedere all'opposizione l'accordo sulle regole costituzionali ma subito dopo ha tirato fuori gli artigli. Oggi siamo alle prese con una decretazione assurda che sta distruggendo i principi fondamentali dello stato di diritto. CONTINUA PAGINA 7 Che cosa rispondono oggi le opposizioni di fronte a quello che è accaduto. L'Italia dei Valori ha capito l'inghippo prima degli altri e conduce da tempo un'opposizione netta ai disegni del capo del governo. Il Partito democratico oscilla e si sta spostando verso un'opposizione più chiara (ma con molta lentezza) perché è ormai chiaro che gli italiani, una volta di sinistra, hanno purtroppo votato a destra di fronte al far play dei mesi scorsi. Staremo a vedere, ma diciamo fin da adesso che in questa situazione chi non chiama i cittadini a manifestare contro il governo qui e subito si assume forti responsabilità sull'avvenire. Soprattutto se non si coglie insieme, come va colta, la contraddizione di fondo che agita la maggioranza in queste settimane. Mi riferisco al combinato disposto in base al quale si affretta l'iter legislativo del doppio decreto salvapremier, di quello sulle intercettazioni e del pacchetto sicurezza che contiene al suo interno anche la norma che prescrive le impronte digitali dei piccoli Rom nelle nostre città. Se non si coglie insieme l'uno e l'altro aspetto c'è il rischio di accettare l'idea paradossale della destra in base alla quale quelle impronte digitali sono assolutamente da prendere non per applicare un criterio francamente razzista nei confronti dei piccoli Rom e Sinti ma per averne soltanto un neutrale censimento necessario a toglierli dalla strada. A ragione il presidente dell'Unicef Italia, autore di un forte appello, ha già sottolineato che altri sono i modi per integrare i minorenni e toglierli dalla strada per mandarli a scuola. Manca da molti anni (dal 2004) un piano nazionale dell'Infanzia in questo paese, non c'è un'autorità garante per questi problemi, la disattenzione è evidente e quando si sceglie come unica misura quella discriminante che viola l'eguaglianza dei cittadini e discrimina quei bambini come se fossero per natura piccoli delinquenti, si va subito oltre le regole costituzionali e si mette sul piatto una concezione puramente repressiva e discriminatoria accantonando il piano della cura e dell'integrazione per scegliere soltanto la dura repressione del possibile reato. Come si fa a non cogliere la misura del degrado costituzionale e umano che sottende a una simile scelta nello stesso momento in cui si punta all'impunità totale dell'unto del Signore, asceso ancora una volta al soglio del potere. C'è da restare senza parole di fronte a una simile arroganza o all'intervento di intellettuali come Ernesto Galli della Loggia che sul Corriere della Sera di domenica scorsa rinvia a un futuro indeterminato di compiuta riforma della giustizia, qualsiasi giudizio sulle iniziative anticostituzionali del governo.

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Ecco come andò al G8 Notte della Diaz al fotofinish (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

GENOVA Al via la requisitoria. Con la spada di Damocle del bloccaprocessi "Ecco come andò al G8" Notte della Diaz al fotofinish Sara Menafra INVIATA A GENOVA Quattro giorni di requisitoria e un'ampia memoria scritta, non ancora depositata. Al netto della norma mannaia che rischia di fermare anche questo dibattimento, la conclusione del processo per i fatti della Diaz - luglio 2001, G8 di Genova - è partita. Ieri mattina il pm Enrico Zucca ha avviato la sua ricostruzione, cominciando dal "G8 rimasto fuori dal processo", cioè da quando, la sera del 21 luglio, dopo giorni di scontri e la morte di Carlo Giuliani, la polizia italiana scelse di provare la strada dei nuovi arresti e assaltare la scuola considerata il "covo" dei black block, pestando a freddo 93 persone che poi si riveleranno dei semplici manifestanti. Ha spiegato che la ricostruzione di quella notte è difficile, come lo sono i processi per stupro o per criminalità organizzata: "Come nei primi, la violenza dell'accusa rischia di riversarsi sulla vittima e amplificarne la debolezza. Come nei processi per criminalità organizzata, la difficoltà nasce nella ricerca delle prove, perché omertà e coperture rendono difficile trovare riscontri. In tutti quei processi alle persone offese si dice "lascia perdere" ed è successo anche qui". Non ha detto, il pm, perché la legge di fatto non esiste ancora, che se la salvapremier dovesse essere approvata nei tempi previsti sarebbe a rischio anche questo processo. Col paradosso nel paradosso di bloccare tutto a dibattimento concluso e con gli inquirenti che avranno già richiesto le pene, ma prima che gli imputati abbiano lo spazio per difendersi e che il tribunale possa decidere sul da farsi. Mentre la requisitoria prosegue, tanto la corte quanto le parti civili si stanno interrogando sul da farsi. E proprio da questo confronto è emersa la possibile soluzione: se è vero che la maggior parte dei reati contestati cadono sotto la blocca processi (falso, calunnia, lesioni aggravate) ce n'è uno, il porto d'arma da guerra, che invece rimane fuori da quel colpo di spugna. E visto che le armi in questione sono le due molotov portate nella scuola dai poliziotti Troiani e Burgio, fondamentali per l'accusa di falso che riguarda molti degli imputati, il processo potrebbe salvarsi. "Attratto" dal reato più grave. Di certo, il presidente della corte ha già spiegato a tutti che non intende stralciare quel pezzo del processo dal resto. E dunque Francesco Cardona Albini, l'altro pm protagonista dell'inchiesta, è convinto che questa sia l'unica strada possibile: "La mia impressione è che il processo andrà avanti, perché non c'è modo di separare l'accusa sulle molotov dal resto della notte alla Diaz. In ogni caso, l'eventuale interpretazione sbagliata non è sottoposta a sanzione". Non la pensa così quasi nessuno degli avvocati delle difese. "Mi pare difficile che il processo non si sospenda. Non credo che la corte possa stabilire di limitare i diritti della maggior parte degli imputati, e non credo che qualcuno di loro possa, anche volendo, rinunciare alla sospensione della discussione", dice Piergiovanni Iunca, legale del funzionario Digos Carlo Di Sarro. Mentre Silvio Romanelli, avvocato dei presunti picchiatori guidati da Vincenzo Canterini, annuncia che qualunque sia la scelta della corte il processo deve proseguire: "Non ci avvarremo del blocca processi e anche in appello, se dovessimo essere condannati, rinunceremo alla prescrizione fino ad essere prosciolti". Deciderà la corte, se (com'è probabile) il decreto sarà approvato. Se il processo proseguirà, sarà stato l'ultimo ostacolo di un processo quasi impossibile. Lo racconta anche Zucca, aprendo la requisitoria: "Nel 1980 un giudice inglese, Lord Denning, molto apprezzato per il suo linguaggio chiaro, decise di bloccare la causa civile di sei persone nei confronti di alcuni poliziotti che avevano estorto le loro confessioni e manipolato prove, accusandoli di un attentato. "Se avessero ragione questi accusatori, spiega quel giudice, i poliziotti sarebbero responsabili di minaccia, violenza e falso. Sarebbe una vista così terrificante che ogni persona in questo paese penserebbe che non è giusto che succedano cose come queste". Quindici anni dopo riconobbe l'errore. Anche la pubblica accusa ha esitato a raggiungere le sue conclusioni. E il risultato che sembra sconvolgente è frutto di dubbi e analisi. Ora però siamo noi a invocare ordine e legge". BLOCCA PROCESSI Con un emendamento la maggioranza ha inserito nella conversione del decreto sicurezza il blocco per un anno di tutti i processi per reati con pene inferiori ai dieci anni LODO SCHIFANI E' la legge sull'immunità delle prime quattro cariche dello stato: presidente della Repubblica, primo ministro e presidenti delle camere: non si potrà processarli INTERCETTAZIONI Un disegno di legge è già alla camera, prevede il divieto assoluto di intercettazioni tranne che per terrorismo e mafia: carcere e multe per pubblici ufficiali, giornalisti ed editori.

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La Rai gli invia un'altra contestazione disciplinare (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

SACCA' La Rai gli invia un'altra contestazione disciplinare Il direttore di Raificion Agostino Saccà fa il suo ritorno a viale Mazzini. Ma se in mattinara viene accolto dai fotografi e dai saluti affettuosi, a sera gli arriva una nuova contestazione disciplinare da parte dell'azienda, frutto delle nuove intercettazioni inviate dalla procura di Napoli. Al dirigente sospeso e poi reintegrato dal giudice del lavoro l'azienda contesta l'inserimento indebito nel tentativo di modificare assetti aziendali con l'aiuto di pressioni esterne; il suo progetto Pegasus, comunicato ai vertici di Mediaset prima che alla Rai; un ruolo improprio nel progetto di realizzazione della Città della fiction in Calabria; la segnalazione di attrici per interessi privati. E per tutta la giornata va avanti lo scontro. I legali di Saccà presentano istanza di accesso al fascicolo Rai che riguarda il dirigente, protestando per l'uso delle intercettazioni, estraneo al perseguimento di alcun reato, fatto dall'azienda. A sua volta l'azienda risponde che è tutto in regola. E il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, trova l'occasione, nella conferenza stampa per presentare "La bibbia giorno e notte", di rispondere: "Saccà è rammaricato per la diffusione dei testi delle intercettazioni? Voglio considerarlo un segno di rammarico per il fatto che quelle cose siano state dette". Traduzione: dette da Saccà nelle telefonate intercettate. Ma il dirigente non si dà per vinto. Su questa storia vuole anche scrivere un libro.

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Ma D'Alema rilancia il dialogo sulle riforme: necessario (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

APPLAUDITISSIMO Alla festa dell'Unità lancia critiche al Pd ("è solo un progetto") e attacchi alla "sinistra snob" Ma D'Alema rilancia il dialogo sulle riforme: necessario Andrea Fabozzi ROMA "Silvio Berlusconi non è un problema, tutt'al più è un sintomo". Massimo D'Alema corregge il direttore Antonio Padellaro che lo intervista sul palco della festa romana dell'Unità, primo e più atteso dibattito dell'appuntamento estivo del Partito democratico. Con il vecchio nome, "Festa dell'Unità", cosa che D'Alema sottolinea con molta prudenza. "Lo teniamo se va bene a quelli che non vengono dalla nostra storia, se va bene agli ex popolari, altrimenti no", dice mortificando l'applauso dei militanti. Silvio Berlusconi dunque è un sintomo "di questo paese davvero complicato". E con lui bisogna discutere di riforme istituzionali "anche se non ho mai pensato che fosse diventato buono, è stata una certa stampa compiacente a dipingerlo così". Veltroni c'è cascato, diciamo. E proprio adesso che il segretario del Pd si forza a minacciare battaglia con ogni strumento contro le leggi blocca processi e per l'immunità alle alte cariche dello stato, D'Alema recupera il suo realismo. E lancia al poco consapevole popolo ex diessino il prossimo convengo della sua Italianieuropei sulle riforme. "Il dialogo è una necessità - dice - Berlusconi rappresenta l'altra metà del paese, anzi l'altra metà più uno. Il fatto che le riforme vadano fatte insieme, altrimenti questo paese non si governa, è un nostro tratto identitario, è la destra che pensa che chi ha la maggioranza governa da sola". D'Alema ce l'ha con quel "tratto minoritario" che "a guardar bene non appartiene alla vera tradizione" di sinistra, ce l'ha con quello "snobismo di sinistra" che "segò le gambe del tavolo" già ai tempi della Bicamerale. Però, ed ecco la stoccata a Veltroni, "serve una piattaforma di politica costituzionale". Lui ce l'ha, anzi ce l'ha Italianieuropei e prevede la legge elettorale proporzionale alla tedesca. "Il dialogo non è una politica, è uno strumento - scandisce - serve una politica". Ma non è l'unico colpo che D'Alema riserva al suo segretario. Il Pd, dice all'esordio compiacendosi dei sorrisi e degli applausi della platea, "è ancora largamente un progetto. Io sono abituato a vivere con una tessera, al momento ho soltanto un attestato che è anche più scomodo da portare in tasca della tessera". Il resto è per Berlusconi. Il decreto sulle intercettazioni sarebbe "inaccettabile e gravissimo. Ho trovato incredibile che il presidente del Consiglio abbia rinunciato alla puntata di Matrix sostenendo che discutere di intercettazioni e giustizia non è interessante in questo momento: ma se è stato lui a mettere le sue vicende personali al centro dell'agenda". Il cavaliere, dice D'Alema "ha questa abilità di smentirsi che io trovo fantastica. E' persino una qualità. Magari dovrebbe fare un altro lavoro, non il capo del governo". Per quello avrebbe in testa un altro candidato.

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No al gossip, Silvio dà buca al video (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

POLITICA E GIUSTIZIA No al gossip, Silvio dà buca al video Il Cavaliere ci ripensa e rinuncia alle domande di Enrico Mentana sulle intercettazioni: "Sarebbero solo pettegolezzi negativi". Dietro il no a Matrix una flebile tregua sulla giustizia. Per il decreto bavaglio non c'è tempo e per il Quirinale la misura è colma Micaela Bongi Entusiasta, Enrico Mentana aveva annunciato ufficialmente mercoledì notte, di fronte al suo ospite Clemente Mastella, il puntatone che si preparava a condurre per la serata successiva: Silvio Berlusconi a Matrix, un'intervista a tutto campo, i provvedimenti del governo sì certo, ma anche lo scontro sulla giustizia, le intercettazioni, i processi... Agostino Saccà, addirittura. Passa la nottata e di certo non c'è più nulla. Si accettano scommesse: Silvio andrà a Matrix? "Le possibilità sono fifty-fifty", prevede intorno a mezzogiorno il conduttore. E' poi le stesso Mentana, dopo che il Cavaliere ha annullato gli appuntamenti pubblici segnati sulla sua agenda per la mattinata - il saluto all'assemblea di Farmindustria e l'intervento a quella dell'Ance - a comunicare formalmente che il premier, fino al giorno prima determinato a andare a dire la sua in tv, proprio sulla sua Mediaset e non sulla Rai (del resto terreno scivolosissimo) ha dato forfait: "Ho saputo da palazzo Chigi che il presidente del consiglio Berlusconi ha deciso di rinunciare alla puntata di Matrix. Fra poco verrà diffuso un comunicato della presidenza del consiglio", anticipa il giornalista. Una buca, insomma, corredata da giustificazioni consegnate su carta intestata, ma pur sempre una buca. "Il governo ha lavorato tanto e benissimo in questi primi due mesi di attività", premette nella sua nota Silvio Berlusconi. Dunque "non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi proposti da Matrix, giustizia e intercettazioni, che farebbero passare in secondo piano le tante cose realizzate dal governo per cedere il passo ad argomenti e gossip negativi, che inquinano e ammorbano il dibattito politico e parapolitico di questi giorni, deviando l'attenzione del paese dai problemi concreti e dai risultati dell'azione di governo". Se i provvedimenti del governo sono sotto gli occhi di tutti, ci sono gossip che ancora non sono arrivati alla ribalta delle cronache e che forse non ci arriveranno nemmeno, ma passano di bocca in bocca. E come sempre in questi casi, la fantasia ci mette anche del suo (e non è detto che sia all'altezza). Il premier decide di parlarne pubblicamente - seppure genericamente - nel suo comunicato, per liquidare la faccenda. Ma solo dopo aver quando ottenuto rassicurazioni sul fatto che non sarebbero imminenti colpi di scena a suon di telefonate sbobinate sui giornali. Certo, il capogruppo dell'Italia dei valori Massimo Donadi, se ne esce con un "e se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? Sono rispettoso al massimo della privacy, ma il dirimente tra pubblico e privato nella politica nel caso di un capo di governo è molto labile. Credo che l'informazione debba prevalere". Tutte le ministre hanno detto la loro, Dagospia impazza, Mara Carfagna, il bersaglio più facile, commenta: "Non mi occupo di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero, e quindi non me ne occupo". Ma non c'è altro. Dal canto suo, deluso per l'appuntamento saltato, Enrico Mentana dice la sua ai giornalisti convocati al baretto: "Lo avevamo invitato per un'intervista a tutto campo, ha dato buca all'ultimo momento, peccato. È un'occasione perduta, ma forse è meglio così se doveva essere onorata soltanto a metà". Sarebbe stato inutile, cioè, eludere gli argomenti più spinosi, come avrebbe preferito il premier. Ma per Mentana Berlusconi "ha fatto un regalo di compleanno a Walter Veltroni". Il motivo della buca del Cavaliere? "Evidentemente ha pensato che non gli convenisse", conclude il giornalista. Ma perché non gli sarebbe convenuto? Sarebbe stato Gianni Letta a convincere il premier a tirare il freno: le attese intercettazioni non si vedono, meglio non avventurarsi su questo terreno pericoloso rischiando di farsi del male da soli. Tantopiù dati i precari equilibri istituzionali: meglio evitare nuovi attacchi ai giudici, più prudente sottrarsi al rischio - altissimo, visto l'uomo - di rinfocolare lo scontro durissimo con il Quirinale, soprattutto alla luce di quanto ottenuto finora dal capo dello stato, compresa la firma - per ora solo "tecnica" - al lodo Schifani. Argomenti usati, oltre che da Letta, dal presidente della camera Gianfranco Fini intrattenutosi al telefono con il Cavaliere per ribadire che il decreto intercettazioni rischierebbe anche di non arrivare alla conversione. Per questo, almeno per ora, non sembra più una priorità. Tanto che per il momento non è stato inserito nell'ordine del giorno del consiglio dei ministri che si riunirà questa mattina alle 9.30, anche se ciò non toglie che se ne potrà discutere. Il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, vuole svelare il gioco: "Almeno adesso le cose sono chiare: loro facevano il decreto per impedire che venissero pubblicate queste intercettazioni. Hanno capito che non le pubblicano più e quindi non si fa più il decreto. Questo la dice lunga sul modo di agire dell'attuale governo, tutti se ne potranno rendere conto". "Una caccia alle streghe, Di Pietro sfida ormai il ridicolo", si fa avanti per rispondere, dal Pdl, il vicepresidente della camera Antonio Leone. Anche il Pd pare apprezzare il "moderatismo" berlusconiano, con il capogruppo alla camera Antonello Soro che definisce "legittimo" porre un argine all'abuso delle intercettazioni e invita ad "occuparsene per trovare risposte concrete". Su tutti, vigila soprattutto un Quirinale che aspetta le prossime mosse.

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Telepaura (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Grande fuga a Matrix. Berlusconi rinuncia all'intervista sulla rete ammiraglia Fininvest. Il grande comunicatore gioca in difesa e sceglie il silenzio. Spiegando: "Basta gossip". Alla base del dietrofront il timore di un nuovo scontro con Napolitano e la paura di qualche domanda imbarazzante. Retromarcia anche sul decreto anti-intercettazioni: non è all'ordine del giorno del Cdm PAGINE 6, 7.

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Saccà torna e riceve un'altra contestazione (sezione: Intercettazioni)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2008-07-04 - pag: 14 autore: RIENTRO A VIALE MAZZINI Saccà torna e riceve un'altra contestazione La Rai invia una nuova lettera di contestazione disciplinare ad Agostino Saccà. Le accuse rivolte dall'azienda si pongono in continuità con quanto previsto dal primo provvedimento ai danni del direttore di Rai Fiction. Diverse invece sono le fonti. Si tratta, infatti, delle ulteriori intercettazioni acquisite il 16 maggio scorso dalla procura di Napoli. Il provvedimento giunge al termine di un pomeriggio nel quale, con una nota da Viale Mazzini, la Rai ha risposto alle accuse mosse dai legali di Saccà, secondo cui ci sarebbe stata un'acquisizione eun uso illegittimo delle intercettazioni. Viale Mazzini risponde spiegando che le prove utilizzate nel procedimento disciplinare "sono state legittimamente acquisite dal fascicolo del sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli ".Si apre dunque un'ulteriore fase nel caso " Saccà" che soloieri mattina si è nuovamente insediato nel suo ufficio, riprendendo le funzioni di dirigente di primo livello. O, meglio, si apre un nuovo capitolo di quel libro che lo stesso Saccà ha dichiarato di voler scrivere sulla vicenda.

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Intercettazioni, salta il decreto (sezione: Intercettazioni)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2008-07-04 - pag: 14 autore: Giustizia. Il Dl non è all'ordine del giorno del Consiglio - Di Pietro: ci riproverà - A Napoli udienza preliminare sul caso Saccà Intercettazioni, salta il decreto An e Lega contrari - Veltroni: guerra alla norma blocca-processi, è un indulto Donatella Stasio ROMA L'annunciato decreto legge sulle intercettazioni non si farà. Non oggi, almeno. E infatti non compare all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri, dove peraltro se ne parlerà lo stesso perchéper usare le parole del consigliere giuridico di Silvio Berlusconi,l'avvocato- deputato Niccolò Ghedini- "siamo in emergenza". Sia An che la Lega sono contrarie a un provvedimento urgente; l'ingorgo di leggi e decreti all'esame della Camera non ne garantirebbe il via libera entro i 60 giorni prescritti, e il Quirinale ha già fatto sapere che non ci sono le condizioni di "necessità e urgenza" per firmare un nuovo decreto. Per non parlare degli editori e dei giornalisti, già sul piede di guerra. Ma di intercettazioni, oggi, non si discuterà solo a Palazzo Chigi. Più o meno nelle stesse ore, a Napoli si terrà l'udienza preliminare sul caso Saccà-Berlusconi. Ieri Ghedini è partito per il capoluogo campano con l'intenzione di dare battaglia: per allontanare lo spettro della pubblicazione di telefonate piccanti di cui si parla ormai da giorni (riguardanti il premier e alcune ex soubrette poi assurte a incarichi di Governo), eccepirà l'incompetenza della magistratura napoletana e chiederà la distruzione delle telefonate irrilevanti. "I giornali continuano a da-re intercettazioni vietate, che mettono in imbarazzo persone e che non hanno alcuna rilevanza penale - ha detto - . Si pubblicano perché le sanzioni sono troppo basse e i magistrati non indagano". L'ipotizzato decreto avrebbe dovuto anticipare le norme sul divieto di pubblicazione, contenute nel Ddl varato 20 giorni fa e giunto alla Camera solo lunedì sera. Antonio Di Pietro ancora all'attacco di Berlusconi: "Lo conosco, ci riproverà". Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, insiste nel ritenere "urgente" il decreto e ricorda: quando D'Alema e Fassino furono intercettati (nell'inchiesta sulle scalate bancarie), "noi non speculammo. Quindi, se il Pd fosse civile, dovrebbe fare altrettanto per il leader o altri ". Ma per Piero Fassino un decreto sulle intercettazioni sarebbe "uno strappo alla legalità". Uno "strappo", aggiunge il leader del Pd Walter Veltroni, che insieme all'approvazione della " salva- premier" (la norma del decreto sicurezza sulla sospensione di un anno dei processi per reati puniti fino a 10 anni e commessi entro il 30 giugno 2002), determinerebbe "un inasprimento nell'atteggiamento dell'opposizione", perché "non si può continuare a mettere al centro dell'azione di governo le questioni personali del premier invece che i problemi degli italiani". Sulla stessa linea il leader dell'Udc Pierferdinando Casini ("Invece dei problemi seri, ci occupiamo di intercettazioni ") mentre l'Italia dei valori, con Massimo Donadi, chiede ironicamente: "E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo Governo?". Intanto ieri è arrivato alla Camera il Lodo Alfano e in serata sono stati presentati, in commissione, gli emendamenti al decreto sicurezza: più di 200 quelli dell'opposizione; un paio, invece, le modifiche del Pdl, ma nessuna riguarda la " salva-premier". Saranno votati da lunedì. E mercoledì si andrà in Aula. Durante la seduta della commissione, il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha difeso la norma dalle accuse dell'opposizione ( per Veltroni è un "mini indulto ") e dei costituzionalisti (ieri 100 giuristi del calibro di Zagrebelsky, Onida, Elia, Pace e molti altri, hanno firmato un documento per bocciare sia la salva-premier sia il Lodo Alfano), definendo "ipocriti" coloro che esaltano la Costituzione scritta dai "padri costituenti", salvo la norma sull'immunità parlamentare, l'unica che è stata cambiata. Molti l'hanno letta come un'anticipazione della prossima mossa del Governo: il ripristino dell'autorizzazione a procedere. I COSTITUZIONALISTI Cento giuristi hanno firmato un documento che boccia la norma "salva-premier" e lo scudo per le alte cariche Editori sul piede di guerra.

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Privatizzare la Rai resta l'unica strada anti-lottizzazione (sezione: Intercettazioni)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2008-07-04 - pag: 14 autore: ANALISI Privatizzare la Rai resta l'unica strada anti-lottizzazione di Paolo Madron V olendo leggere statisticamente la bufera che la sta investendo in questi giorni, sono parecchi gli inizi di legislatura in cui la Rai con i suoi vari annessi e connessi si pone come un fastidioso inciampo per tutti i governi. I motivi sono molteplici. Vuoi perché la televisione pubblica è per tradizione il più sensibile sismografo dei sommovimenti della politica, vuoi perché la questione giace irrisolta da quando, oramai tredici anni fa, un referendum popolare provòa chiuderla sancendone la privatizzazione. Vuoi, infine, perché dalla metà degli anni 90 il proprietario del gruppo concorrente, l'altra faccia di quello che prima dell'arrivo di Sky si chiamava il duopolio, oltre che capo del più grande partito italiano è stato reiteratamente, ed è tuttora, l'inquilino di palazzo Chigi. Dunque, da qualsiasi parte la si prenda: conflitto di interessi o sentina del più pruriginoso velinismo, servizio pubblico o tivù commerciale, lottizzazione o meritocrazia negata, per qualunque esecutivo quella della Rai è una mina vagante difficile da scansare. Ora, siccome la pratica lottizzatoria non ha colore, ovvero in tema di clientele e raccomandazioni il più pulito ha la rogna, gli schieramenti politici dovrebbero concordemente imporsi un supremo gesto riformatore, certo sofferto e difficile per chi è sempre stato abituato a trattare la tivù di stato come una propria dependance. Quel gesto semplice, netto, e soprattutto risolutivo, consiste nel vendere tutto. Prendere la Rai, farla valutare da un pool di banche, scegliere il modo migliore con cui metterla sul mercato. Molto meglio estirpare il male alla radice piuttosto che passare il tempo in farisaiche discettazioni sui massimi sistemi, la tivù che vorremmo, avventurarsi in proclami poi disattesi sulla necessità che i partiti restino fuori dai cancelli di viale Mazzini, o in stucchevoli dichiarazioni di impotenza del consigliere di turno (qualche giorno fa è toccato a Sandro Curzi) che lamenta il laconico mare che separa il dire dal fare. O, peggio, lo smodato appetito dei partiti, magari gli stessi in quota ai quali egli occupa quella poltrona. Insomma, una bella privatizzazione a tutto tondo, senza i paletti messi dagli ultimi due tentativi di riformare il sistema radiotelevisivo - le leggi Gasparri e Gentiloni - come scappatoia per disattenderla. Nel primo caso era il velleitario progetto di fare della Rai una public company con un tetto dell'1%nel possesso azionario che avrebbe scoraggiato anche l'investitore ben disposto. Nel secondo l'ipotesi di trasferire il capitale in una Fondazione, fragile diaframma che nelle intenzioni avrebbe dovuto fungere da muraglia cinese per garantire l'autonomia dal governo e dai partiti. Un tempo, quando l'Iri procedette alla poi contestatissima vendita- ma solo per le procedure - di pregiati pezzi della sua industria alimentare, lo si fece sull'onda dello slogan che compito dello Stato non era quello di produrre panettoni e merendine. Per traslato, ha forse senso che faccia l'impresario di isole e famosi, versione aggiornata dei nani e ballerine? I detrattori della privatizzazione sostengono che non è così, che la Rai fa questo ma anche altro. E altro sta per servizio pubblico, ovvero il dogma che giustifica il mantenimento dello status quo, il solo che può assicurare la pluralità delle opinioni e il proporzionato accesso in video di chi le sostiene. Un dogma che, a dirla tutta, ha retto fin quando la Rai operava in regime di monopolio, trasmetteva in bianco e nero e il maestro Alberto Manzi alfabetizzava l'Italia all'insegna del Non è mai troppo tardi. Poi qualsiasi televisione, anche la più commerciale, non ha potuto esimersi dal fare servizio pubblico. Una prerogativa che nell'era digitale e con l'avvento dei canali tematici la Rai non detiene più in esclusiva. Tant'è che, durante il precedente governo, Romano Prodi aveva scelto Sky come emittente di riferimento per le sue confessioni-esternazioni. E Silvio Berlusconi aveva annunciato che sarebbe andato a Matrix per discettare di magistratura e intercettazioni in un atteso, mediaticamente evocato discorso alla nazione. paolo.madron@ilsole24ore.com UNA CURA RISOLUTIVA L'azienda va messa tutta sul mercato senza i paletti imposti sia dalla legge Gasparri che dalla Gentiloni.

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Basta gossip : Berlusconi non va a Matrix (sezione: Intercettazioni)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2008-07-04 - pag: 14 autore: "Inopportuno un mio intervento, farebbe passare in secondo piano le tante cose fatte dall'Esecutivo" "Basta gossip": Berlusconi non va a Matrix Barbara Fiammeri ROMA La rinuncia era nell'aria. In mattinata aveva già disdetto gli appuntamenti in agenda con la Farmindustria e l'Ance. Ma solo nel primo pomeriggio, quando Enrico Mentana ha annunciato che da Palazzo Chigi gli avevano fatto sapere che Silvio Berlusconi non desiderava più partecipare a "Matrix ", se ne è avuta la conferma. A spiegare le ragioni del forfait è stato lo stesso premier, attraverso una nota diffusa poco dopo dalla presidenza del Consiglio, nella quale definisce "non opportuno e producente" partecipare alla trasmissione di Canale 5. Per il Cavaliere il rischio che le domande di Mentana si incentrassero su intercettazioni e giustizia o addirittura sui "gossip negativi" che lo riguardano e che in questi giorni imperversano dentro e fuori i Palazzi, era troppo alto. Soprattutto perché avrebbe fatto passare in secondo piano "le tante cose realizzate dal Governo". Una conclusione cui il premier è giunto a malincuore ma inevitabile. Soprattutto dopo la ritrosia manifestata dagli alleati e in particolare da Gianfranco Fini (ma anche dalla Lega) sull'approvazione di un decreto sulle intercettazioni. La partita non è finita. Oggi se ne riparlerà al Consiglio dei ministri. Anche perché nel Pdl in molti sono convinti che si debba andare avanti. Ma l'intervista a Mentana a questo punto non aveva più senso. E alla fine anche Berlusconi se n'è fatto una ragione.Anche perché– come gli ha fatto notare più di uno dei suoi collaboratori – si sarebbe potuto trovare a rispondere a domande imbarazzanti, a quel "gossip negativo" (richiamato nella nota di Palazzo Chigi) su ipotetiche intercettazioni "piccanti" in cui sarebbero coinvolte anche attuali ministre. Del resto bastava ascoltare ieri i commenti dei parlamentari per capire che aria tira. "Se Clinton avesse fatto la Lewinsky ministro del suo governo la vicenda sarebbe diventata di rilevanza politica oppure no? Il dirimente per quello che riguarda il pubblico e il privato nel caso di un capo di governo è molto labile, credo che l'informazione debba prevalere", sentenziava ieri Massimo Donadi, capogruppo dell'Idv alla Camera dopo che solo pochi giorni fa lo stesso Antonio Di Pietro aveva dato del "magnaccia " al premier. E ieri sera tornava alla carica: "Credo che sia immorale – ha detto l'ex Pm – se Berlusconi ha nominato ministro una persona per ragioni diverse da quelle politiche". Nel Pd i toni sono diversi. Walter Veltroni così come il leader dell'Udc Pierferdinando Casini non sembrano voler puntare sul gossip di Palazzo. Il segretario del Pd fa sapere di essere pronto ad accettare l'invito di "Matrix" per la prossima settimana: "Parlerò di temi sociali e politici, non certo di gossip". Più duro Massimo D'Alema: "In poche settimane Berlusconi ha demolito l'immagine nuova di un uomo di Stato e ha riproposto il profilo noto di un uomo di potere dominato dai suoi problemi e che concepisce il potere politico come funzionale prima di tutto a risolvere i suoi problemi ". Né è mancata la stoccata a Gianfranco Fini: "Pensi a fare il presidente della Camera e non il leader del Pdl". Tuttavia, è il monito dell'ex premier, "non si può non dialogare con la metà più uno del Paese". Il "dialogo sulle regole " è insomma necessario. LA POLEMICA L'Idv all'attacco: il Cavaliere peggio di Clinton, la Lewinsky non è diventata ministro D'Alema: è uomo di potere dominato dai suoi problemi.

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Decisione responsabile, ma dopo affanni e contraddizioni (sezione: Intercettazioni)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2008-07-04 - pag: 14 autore: Decisione responsabile, ma dopo affanni e contraddizioni D al punto di vista giornalistico, la rinuncia di Berlusconi alla platea televisiva è un'occasione persa. Dal punto di vista politico, è una decisione accorta. Per meglio dire, è un gesto responsabile volto a non inasprire i rapporti istituzionali. Ossia in primo luogo il rapporto con il Quirinale. Senza dubbio, il fatto che ieri Roma non sia stata invasa da una nuova ondata di intercettazioni, come qualcuno prevedeva, ha avuto un peso nel passo indietro del premier. Ma c'è dell'altro.Il presidente del Consiglio ha ascoltato alla fine i consigli che gli sono venuti dai suoi collaboratori più intelligenti, ma anche da alleati che non hanno perso la testa. Il presidente della Camera Fini ha svolto un ruolo di equilibrio, indicando la scarsa praticabilità del decreto sullo spionaggio telefonico. La sua figura ne esce rafforzata. Umberto Bossi da giorni suggeriva a Berlusconi di prendersela con calma e sul piano politico aveva tutte le ragioni. Berlusconi ha fatto la cosa giusta, ma purtroppo per lui il suo percorso non è stato lineare. Il che lo ha portato a commettere qualche errore. In primo luogo, ha dato l'impressione di essere in affanno. è chiaro, la vicenda era ed è scabrosa, ricca di risvolti oscuri. E per certi aspetti il premier merita persino solidarietà. Bene hanno fatto il Partito democratico e l'Udc a isolare il partito dipietrista, che invece fa il suo gioco anche ricorrendo a pesanti allusioni. Detto questo, è altrettanto vero che Berlusconi ha oscillato un po' troppo. Sulle intercettazioni prima abbiamo avuto un disegno di legge, poi si è parlato di decreto, quindi si è tornati al disegno di legge, poi ancora il decreto è stato presentato come urgente e irrinunciabile. Infine, dopo aver urtato contro il muro del disaccordo istituzionale, si ripristina il Ddl. Il tutto dando l'impressione che le decisioni erano imposte da eventi esterni e incontrollabili. Lo stesso copione vale per l'intervista televisiva. Prima è stata annunciata e si è fatto intendere che il premier in quell'occasione sarebbe passato al contrattacco contro chi vuole destabilizzarlo. Poi è stata annullata dopo una fase di incertezza e di ripensamento. Eppure era chiaro fin dal primo momento che il presidente del Consiglio va in televisione di sua iniziativa solo quando ha un progetto da comunicare all'opinione pubblica. In questo caso specifico, il Berlusconi statista era soverchiato dal Berlusconi vittima dell'"emergenza giustizia", secondo la sua stessa definizione. Il rischio era di complicare le cose, senza alcun vantaggio. Ora cosa resta? è difficile dirlo. Il presidente del Consiglio è ancora in grado di riprendere il bandolo della matassa, ma dovrà evitare altri strappi istituzionali. è probabile che la vicenda non avrà particolari effetti sui livelli di consenso popolare di cui il premier gode. Ma non c'è dubbio che il bilancio politico-istituzionale non è favorevole a Berlusconi. La sua intransigenza iniziale ha dovuto fare i conti con il realismo. E oggi il Quirinale, che ha segnato un punto a suo vantaggio, dispone di maggior forza nel consigliare prudenza in certi passaggi cruciali. Non si tratta solo di accantonare il decreto sulle intercettazioni. C'è da gestire con maggiore saggezza (e minore affanno) anche l'emendamento "blocca-processi" inserito nel pacchetto sicurezza. Il Capo dello Stato non lo gradisce ed è possibile che da oggi Napolitano sia ancora più determinato nel far pesare la propria contrarietà. www.ilsole24ore.com Online "Il Punto" di Stefano Folli 7 il PUNTO DI Stefano Folli Il premier archivia la linea dura e il Quirinale adesso è più forte.

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Nell'autunno Mediaset più audience giovane (sezione: Intercettazioni)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2008-07-04 - pag: 18 autore: Televisione. Presentati i nuovi palinsesti per convincere pubblicità e Borsa Nell'autunno Mediaset più "audience" giovane Nel primo semestre 2008 la raccolta cresce del 2-3% Luca Veronese MILANO Sul palco presenta Gerry Scotti, al suo fianco si alternano i comici delle reti Mediaset, e i volti televisivi del momento. Sugli schermi in sala passano i promo della prossima stagione. Tra una gag e l'altra, a parlare – di scelte editoriali, di mercato pubblicitario, di Borsa, del momento non facile per il Paese – c'è Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente di Mediaset. "Sono stati dodici mesi di svolta – dice il figlio di Silvio, fondatore dell'impero – nei contenuti, nelle nuove piattaforme, e nei risultati della tv generalista che resta il nostro core business. Non possiamo stare fermi, la nostra linea editoriale è la modernità". A Cologno Monzese, sotto la torre-ripetitore-simbolo vengono presentati i palinsesti d'autunno di Canale5, Italia1, Rete4. Con qualche sconfinamento sull'offerta a pagamento della piattaforma digitale terrestre. Nello studio 20, addobbato per la gran serata, ci sono centinaia di persone, tra loro molti centri media e molti investitori pubblicitari. A loro Berlusconi si rivolge nel suo intervento: "Stiamo attraversando una fase di grande incertezza ma in questi momenti gli investimenti pubblicitari sono un segnale di fiducia nella propria azienda", dice ricordando tutte le novità della programmazione tv. Su Canale5,l'ammiraglia, cinquanta prime serate di fiction, cento serate tutte prodotte in esclusiva; e Pomeriggio5, il contenitore che segue il successo ottenuto da Mattino5. Su Italia1 i format più giovani; su Rete4 "più novità e più certezze", come dice lo slogan e il calcio in chiaro di Controcampo. Dai palinsesti manca Paolo Bonolis: se il conduttore, come pare, farà il Festival di Sanremo, con la Rai, dovrà prendersi una pausa di un anno dalle reti Mediaset. Potrebbe invece arrivare Piero Chiambretti, con il quale il Biscione ha "avviato contatti molto positivi ". Mediaset cerca di contenere i costi (che anche quest'anno cresceranno meno dell'inflazione) e punta a conquistare la fascia di pubblico più interessante per la pubblicità. Smarcandosi così dall'offerta della Rai: Sanremo incluso perché "anziano", taglia corto Berlusconi. Per Mediaset, gran domine del mercato, la raccolta pubblicitaria "nel primo semestre è cresciuta tra il 2 e il 3%", spiega Berlusconi:"I primi sei mesi sono andati direi bene – aggiunge – e restiamo positivi sul futuro, è tuttavia difficile, alla luce del momento economico, fare previsioni ". Considerazioni che hanno spinto il titolo in Borsa ieri a 4,17 con un guadagno del 3,68%. Berlusconi glissa sulle domande che riguardano la politica e le intercettazioni. è critico sui mercati azionari: "Non si capisce come oggi si muove la Borsa. Certo siamo penalizzati rispetto ai fondamentali, anche se restiamo nel settore tra quelli che conservano i valori più alti in relazione ai risultati", spiega, avendo ben presente la perdita di valore del 41% accusata da inizio anno dal titolo Mediaset. La Rai da una parte e Sky dall'al-tra: la concorrenza riguarda tre soli soggetti (vista la situazione di La7)ma si va rafforzando.L'offerta Premium darà fastidio al satellite. Intanto "con Sky la trattativa va avanti sul calcio e su altri prodotti, ma abbiamo deciso per adesso di non dare Joy, Steel e Mya", dice Berlusconi, mettendo così fine, a fronte di un mancato accordo sul prezzo, ai contatti in corso da mesi per offrire anche sul satellite i tre canali a pagamento del digitale terrestre. luca.veronese@ilsole24ore.com Vicepresidente di Mediaset. Pier Silvio Berlusconi, 39 anni INFOPHOTO.

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Alla fine hanno dovuto piegarsi al volere delle autorità, i genitori di Li Shufen, la ragazza di 17 ... (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

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Alla fine hanno dovuto piegarsi al volere delle autorità, i genitori di Li Shufen, la ragazza di 17 anni la cui morte ha scatenato sabato scorso proteste e disordini nelle strade di Weng'an, cittadina del Guizhou, dove oltre 30mila persone sono scese nelle strade indignate per la conclusione dell'inchiesta di polizia secondo la quale la ragazza si era suicidata. La famiglia ha sempre sostenuto che la giovane era stata uccisa, dopo essere stata violentata, da tre uomini, protetti dalle autorità. Li Xiuhua e Luo Pingbi non avevano voluto seppellire il corpo perché lo consideravano una prova della violenza subita dalla propria figlia. Ma da allora non hanno avuto pace. Al quotidiano di Hong Kong South China Morning Post hanno raccontato di essere stati sistematicamente pedinati, spiati e intercettati. Decine di funzionari governativi li hanno assediati con visite e colloqui per fargli accettare un risarcimento di 30mila yuan (tremila euro circa) per il funerale. "Abbiamo dovuto accettare" ha detto il padre. "Io sono solo un contadino".

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Saccà a colazione (sezione: Intercettazioni)

( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Attualità RAI 1 / L'INDAGINE PER CORRUZIONE saccà a colazione di marco lillo Il destino professionale del dirigente Rai discusso a tavola ad Arcore tra Berlusconi, i suoi figli e Confalonieri. Il racconto di Ermolli ai pm di Napoli Non sono mai stato ad Arcore.. Così Agostino Saccà, il direttore di Rai fiction appena reintegrato dal tribunale sottolinea la sua autonomia dal Cavaliere: "In vent'anni di amicizia non sono mai stato né ad Arcore né a Villa Certosa". Ma, seppure in sua assenza, di Saccà si parlava a casa Berlusconi nelle riunioni di famiglia. Lo ha raccontato ai pm di Napoli uno degli uomini più vicini al Cavaliere, Bruno Ermolli. Il manager è stato sentito l'11 marzo scorso da Vincenzo Piscitelli, il sostituto procuratore che accusa Saccà e Berlusconi di corruzione perché il dirigente Rai avrebbe favorito le attrici raccomandate dal Cavaliere in cambio di un sostegno alla sua attività futura e privata nel settore fiction. Proprio per verificare il grado di concretezza dell'offerta di Berlusconi sulla quale si fonda l'accusa ("Ti contraccambierò quando sarai libero imprenditore") il pm ha ascoltato Ermolli, influente consigliere dei vertici Mediaset. "Saccà mi disse", ha raccontato Ermolli, "che era stanco di stare in Rai e voleva misurarsi con la produzione di fiction. Avrebbe visto con grande interesse una partecipazione del gruppo Mediaset che poteva essere presente sia come cliente sia nell'azionariato della società. Di questa idea di Saccà ricordo che se ne parlò in una delle colazioni del lunedì ad Arcore, presenti Silvio Berlusconi, i figli Marina e Piersilvio, Fedele Confalonieri, Pasquale Cannatelli (amministratore delegato Fininvest, ndr) credo ci fosse senz'altro anche la mamma del Cavaliere". In quella riunione, avvenuta nel settembre 2007, venne alla luce l'antica frattura che divideva la famiglia sulla figura del manager Rai. Silvio aveva già provato a portarlo a Mediaset un paio di volte, ma Piersilvio lo aveva stoppato. Ora, davanti a nonna Rosa e al papà che gli proponeva con rinnovato entusiasmo il nome del manager calabrese, anche solo come partner nel settore dei contenuti, Piersilvio ribadiva il suo no. "Mentre io e Confalonieri", prosegue Ermolli, "demmo una valutazione positiva, da verificare nello sviluppo progettuale, Piersilvio invece espresse una valutazione negativa. Io e Confalonieri eravamo quasi portatori di questa ipotesi e ritengo che Saccà e Confalonieri avessero parlato del progetto prima dell'incontro". Queste dichiarazioni di Ermolli andranno certamente a rimpolpare il voluminoso fascicolo disciplinare a carico di Saccà. La Rai lo ha sospeso senza pronunciarsi nel merito e il tribunale, proprio per questa decisione di non decidere, ha annullato il provvedimento. Anche il presidente Mediaset, Fedele Confalonieri, sentito dai pm, ha confermato che Saccà gli aveva riferito più volte del suo progetto già dall'estate 2007. Prima ancora ne aveva parlato ripetutamente con Berlusconi. La rivelazione dei suoi progetti prima al concorrente e poi alla sua azienda (il direttore generale Rai Claudio Cappon fu informato solo a ottobre) ha fatto scattare una raffica di contestazioni disciplinari nel marzo scorso, che si vanno ad aggiungere a quelle già notificate a dicembre, dopo la pubblicazione della telefonata di Berlusconi e Saccà sul sito de 'L'espresso'. In quella conversazione Saccà si impegnava a far lavorare le attrici care a Berlusconi e concordava con lui le mosse per presidiare la maggioranza di centrodestra all'interno del consiglio della Rai. Di qui la contestazione di "avere assunto iniziative riferibili e funzionali agli interessi non della Rai, ma di Silvio Berlusconi e del suo movimento politico". Il tribunale, nel reintegrare Saccà, non ha smontato il quadro delineato nella lettera di sospensione da Cappon. La palla quindi ora torna alla Rai e ai suoi organi interni. Primo dei quali è il comitato etico. I quattro componenti hanno appena ricevuto le 8.450 intercettazioni dalla Procura di Napoli. E due riguardano Rubens Esposito, dirigente dell'ufficio legale della Rai e membro proprio del comitato etico. Nella prima Saccà lo chiama e gli dice di aver telefonato a Doris Lo Moro, all'epoca assessore alla Sanità della Regione Calabria e ora parlamentare del Pd. Saccà sostiene di aver detto all'assessore: "Ma tu ce l'hai con la sorella di Rubens", sentendosi rispondere che Lo Moro stimava Esposito e lo avrebbe incontrato. Subito dopo Saccà spiega meglio la vicenda in una telefonata con Giancarlo Innocenzi, membro dell'Autorità garante delle Comunicazioni. Saccà racconta che ha incontrato Rubens e gli ha risolto un problema per la sorella che voleva diventare dirigente di una Asl. Attraverso l'amica assessore, ha organizzato anche un incontro. Sono telefonate che non raccontano un illecito penale, ma descrivono un rapporto stretto tra il direttore di Rai fiction e uno dei 'saggi' che dovranno decidere sul suo caso. Saccà si difende dall'accusa di aver favorito le raccomandate del Cavaliere così: "Nessuna lavora, a dimostrazione che non ho fatto nulla". Negli atti dell'inchiesta però è rimasta traccia di un attivismo forsennato. Prendiamo Elena Russo, l'attrice napoletana segnalata dal Cavaliere nella telefonata del 'contraccambio'. A giugno Saccà spende parole buone per lei con un produttore. Il 4 luglio la chiama per dirle che sarà convocata dal produttore Carlo Bixio. Una settimana dopo chiama un altro produttore, Guido De Angelis, per chiedergli di stracciare il contratto pronto per l'attrice Sonia Acquino nella fiction 'Incantesimo' e di fare un provino alla Russo perché "ci aiuterà a farci un grande alleato". Saccà lavora alacremente alla missione che gli ha assegnato Berlusconi: "Tirare su il morale del capo" anche in estate. Il 23 luglio incontra l'altra raccomandata del Cavaliere Evelina Manna. Due giorni dopo le fa telefonare dalla sua segretaria: "Ditele che la chiamerà il regista Giorgio Lepre per un provino per un ruolo importante in questa produzione Endemol". Saccà torna in azione il 19 settembre e chiama il produttore di 'Un posto al sole', Roberto Sessa: "Senti, avevo parlato con Bixio e poi non ha fatto nulla. Era nel mio ufficio quando c'era Elena Russo e gli ho detto di fare un provino... è una buona attrice, non eccezionale ma una buona attrice. Fai una cosa, la chiami tu, e glielo dici che lo farete. è una cosa da fare con cura, perché è all'attenzione di ambienti seri, capito?". A settembre la Russo lo tempesta di telefonate finché il 26 ottobre Saccà, lei presente, chiama la capostruttura della fiction Rai, Paola Masini: "Ti ricordi che ti avevo detto della Russo come protagonista in 'Ovunque tu sia', la preferisco alla Lucrezia della Rovere". La ragione di tanto attivismo? "Sai cos'è che mi fa schifo su certe cose?", dice Saccà alla Masini: "è che su Elena e su quelle come Elena, si esercita la discriminazione dei salotti politicamente corretti". n NON SOLO RACCOMANDAZIONI Sono solo raccomandazioni? No. Le trascrizioni pubblicate da L'espresso nel numero 26 della scorsa settimana sono elementi di una situazione ben più grave. La Procura di Napoli ritiene che le conversazioni di Agostino Saccà e Guido De Angelis con Silvio Berlusconi siano prove di corruzione. Ci sono trattative per convincere parlamentari del centrosinistra a togliere il sostegno a Romano Prodi in cambio di benefici economici diretti e indiretti. A questi disegni partecipava attivamente persino Giancarlo Innocenzi, membro dell'Autorità di controllo sulle comunicazioni. Ci sono poi gli interventi di Saccà, top manager dell'azienda pubblica Rai, che in cambio chiedeva a tutti, persino a Letizia Moratti, il sostegno alla sua iniziativa imprenditoriale privata. Ma oltre ai profili penali, che verranno valutati dai giudici, le telefonate mostrano due altre questioni fondamentali. C'è il problema del duopolio televisivo, con i rapporti sotterranei tra Rai e Mediaset: il top manager Saccà che studia affari con il rivale e riceve segnalazioni da Fedele Confalonieri. E c'è l'irrisolto dilemma del conflitto di interessi, con Silvio Berlusconi che da capo dell'opposizione continua a occuparsi delle questioni di Mediaset. Lo dimostra il viaggio a Milano con il produttore tv Guido De Angelis per il meeting assieme a Piersilvio Berlusconi e ai manager Mediaset: scopo dell'incontro era far assegnare contratti da milioni di euro alla società di De Angelis.

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SSaccà e il fantasma (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

VUOTI DI MEMORIA SSaccà e il fantasma Alberto Piccinini Ora che il fantasma di Monica Lewinsky agita le fantasie di chi attende le nuove puntate delle intercettazioni telefoniche, giova ricordare la coincidenza che a metà dicembre 2002 costrinse l'ex direttore generale della Rai Agostino Saccà a annullare una comparsata della stagista di Clinton prima a "Domenica in" e poi a "Porta a porta". La conduttrice Mara Venier aveva promesso una cosa "friccicarella". Saccà la corresse assicurando "spunti di riflessione utili nell'attuale società caratterizzata da relativismo e da un forte soggettivismo". Ma non bastò. Le proteste dei politici, quasi tutti di centro-destra a partire dal ministro Gasparri, si appuntarono soprattutto sul cachet: 10 mila, forse 25 mila euro ("meno di molti attori minori o famosi centrocampisti", commentò pure Saccà). I giornali stranieri ci presero in giro: "Censura insolita - scrissero - in genere la tv italiana ospita show per adulti pieno di sesso e nudità". Al posto della Lewinsky ci fu Paolo Villaggio, che alle sette di sera "finse di camminare sui carboni ardenti gridando sei o sette volte porca puttana". Lo ricorda una malinconica dichiarazione dell'Osservatorio per i diritti dei minori.

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Obiettivo Superman (sezione: Intercettazioni)

( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

TECNOLOGIA CIBERNETICA / LE ULTIME FRONTIERE Obiettivo Superman Di FEDERICO FERRAZZA Lenti a contatto per guardare a chilometri di distanza. Esoscheletri per sollevare pesi di tonnellate. E ali per volare. Così nasce la nuova 'umanità 2.0' Tute che consentono di volare. Esoscheletri che permettono di sollevare carichi più pesanti di quanto concesso naturalmente all'organismo umano. Lenti a contatto con microchip che fanno vedere ciò che normalmente non è ammesso vedere. Le tecnologie che trasformano l'essere umano in una specie di superuomo, con poteri degni dei migliori eroi dei fumetti, è in rapida ascesa. L'ultimo caso arriva da Galway, in Irlanda. Dove pochi giorni fa lo svizzero Üli Gegenschatz ha battuto il record di volo con tuta alare: lanciandosi da un'altezza di oltre 1.300 metri, ha percorso 17,6 chilometri in cinque minuti e 45 secondi, battendo il precedente record di oltre un minuto. Gegenschatz, che ha viaggiato a una velocità media di 250 chilometri orari, non avrebbe potuto fare nulla senza la sua speciale tuta: un involucro fatto di materiali di nuova generazione con cui ha perfino battuto un aereo (che per percorrere la stessa distanza ha impiegato 75 secondi in più). Ma se l'esempio del temerario svizzero è relativo allo sport e a un avvenimento che nella vita delle persone comuni non accade molto spesso, diverso è il caso dell'esoscheletro sviluppato dall'azienda giapponese Cyberdyne. Che ha costruito Hal (Hybrid Assistive Limb), una sorta di corazza hi-tech pensata non solamente per chi ha delle difficoltà motorie, ma anche per quei lavoratori che devono operare in condizioni estreme o trasportare carichi molto pesanti. Hal è già sul mercato (per ora solo giapponese, anche se la Cyberdyne ha dichiarato che presto arriverà anche in Europa): non è possibile acquistarlo, ma affittarlo a una cifra di poco superiore agli 800 euro al mese. Il rivestimento non è però semplicemente un'armatura hi-tech realizzata con materiali resistenti e ultraleggeri (pesa appena 23 chilogrammi, mentre la sua autonomia è di circa cinque ore). Hal è infatti munito di una serie di sensori - attaccati sulla pelle di chi lo indossa - che intercettano i segnali nervosi inviati dal cervello ai muscoli, così da assecondare al meglio il movimento umano. La Cyberdyne non è comunque la sola azienda che sta lavorando a queste tecnologie. Un altro esempio è la Sarcos, una società di Salt Lake City (Utah) che sta lavorando per l'esercito statunitense. Obiettivo: realizzare un esoscheletro che dia maggiori poteri ai militari coinvolti in operazioni di guerra. La difficoltà di arrivare a una commercializzazione di massa di questi prodotti è soprattutto industriale. Al momento, infatti, ogni esoscheletro è creato su misura e ciascuno per compiti diversi (per i lavoratori, per i militari, per chi ha deficit motori e così via): realizzarli in serie è quindi impossibile. Un ostacolo che sta incontrando anche il Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston che sta sviluppando un esoscheletro ultraleggero. Anzi, senza peso: il dispositivo, infatti, grazie a dei tubi metallici che partono da una sorta di zaino sulle spalle di chi indossa l'armatura e che arrivano a un paio di stivali, scarica a terra tutta la sua gravità. Ma non sono solo gli esoscheletri a migliorare le capacità umane. L'Università di Washington, per esempio, sta mettendo a punto un prototipo di lente a contatto munita di un chip invisibile. L'idea è quella di progettare una vista molto più potente di quella umana e di consentire anche la visione di filmati archiviati su un microscopico hard disk della lente. "Finora abbiamo considerato la tecnologia prevalentemente come esterna al corpo", spiega Giuseppe O. Longo, docente di Teoria dell'Informazione all'Università di Trieste: "Ma vediamo come i computer e i telefonini diventino sempre di più delle protesi con cui svolgiamo attività - tipo comunicare o guardare - che prima non erano tecnologicizzate". Di qui l'idea che corpo e strumenti hi-tech vadano inesorabilmente mescolandosi. è quello che pensa il futurologo Ray Kurzweil, considerato dalla U. S. National Academy of Engineering come uno dei 18 visionari in grado di prevedere le sfide tecnologiche del nuovo secolo. Kurzweil sostiene che nel 2029 l'intelligenza artificiale raggiungerà la raffinatezza di quella umana, ma non sarà un dramma: secondo il futurologo, intelligenza artificiale e naturale conviveranno serenamente in una 'normale' evoluzione e dandosi una mano a vicenda per migliorare le condizioni di vita degli esseri umani. Accanto a performance fisiche migliori ci saranno quindi maggiore longevità e più salute. "Mettere insieme il naturale dell'essere umano e l'artificiale dell'elettronica è estremamente innovativo e sta estendendo le capacità dell'uomo", dice Settimo Termini, direttore dell'Istituto di Cibernetica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr): "Basti vedere i test di Kevin Warwick, il docente dell'Università inglese di Reading che da anni si sta impiantando dei chip nel proprio corpo e in quello della moglie per esperimenti di comunicazione a distanza, sia con altri esseri umani sia con oggetti". Per il successo di queste tecnologie bisogna prima trovare altre persone che decidano di impiantarsi chip o altro materiale elettronico. Non sarà semplice: a mettere un freno a tutta questo fervore tecnologico è stata nelle scorse settimane la notizia della crisi che sta vivendo l'azienda statunitense VeriChip, il cui business è nell'impianto di chip sottopelle, approvato anche dalla Food and Drug Administration, l'agenzia americana che dà il via libera al commercio dei farmaci negli Usa. Questi microprocessori sono capaci di conservare informazioni (per esempio sanitarie, come il gruppo sanguigno, la cartella clinica o le generalità di un paziente affetto da Alzheimer) in modo che un medico possa 'catturarle' attraverso un apposito lettore e intervenire nei casi di emergenza come la perdita di memoria o lo stato di incoscienza del soggetto. Ma i rischi legati alla privacy e una certa paura che il chip possa causare danni all'organismo umano, tanto più che il microprocessore non è indispensabile come un pacemaker o un bypass, non hanno mai fatto decollare il progetto della VeriChip. Al punto che Jay McKeage, vicepresidente della società, ha dichiarato: "I chip inseriti negli esseri umani non si sono rivelati il modello di business sperato. Non ci sono le condizioni finanziarie tali da garantire il proseguimento di questo esperimento". Ecco perché, probabilmente, la vera integrazione fra tecnologia e il nostro organismo arriverà (e in parte è già arrivata) non tanto con l'elettronica, ma quando si potrà modificare il Dna umano. A quel punto le trasformazioni del nostro corpo passeranno di generazione in generazione. Se infatti si indossa un esoscheletro non c'è alcuna ripercussione sull'evoluzione umana, ma se si cambia il proprio patrimonio genetico (per essere più resistenti o per far fronte a una malattia) i figli della persona modificata geneticamente avranno un Dna diverso da quello che la natura gli aveva assegnato. Ed è dei giorni scorsi, ad esempio, la notizia della bambina inglese che, grazie a un intervento dei genetisti, non rischierà di 'ereditare' il tumore al seno per il quale c'era una forte predisposizione in famiglia. n A ciascuno la sua protesi I cyborg sono già fra noi. Ecco quali sono le principali applicazioni delle ricerche scientifiche fin qui condotte. In medicina I tentativi di integrare il corpo umano con dispositivi elettronici sono soprattutto in campo medico. Protesi artificiali (di arti, organi interni o sensi) vengono sviluppate da diversi laboratori. Il settore più avanzato è quello delle mani e delle braccia robotiche. L'unico ostacolo non ancora superato è la percezione tattile. Se infatti un braccio robotico governato da un umano riesce già oggi ad afferrare qualcosa, ancora non è possibile avvertire sensazioni come il caldo o il freddo. Nello sport L'atleta sudafricano Oscar Pistorius è solo un esempio: correre con delle protesi artificiali al posto delle gambe non è considerata la frontiera del matrimonio fra cibernetica e sport. Lo è invece la modifica del Dna per migliorare le prestazioni in qualsiasi disciplina. Si tratta del cosiddetto doping genetico: casi riscontrati ancora non ce ne sono stati (anche perché è difficilissima e costosa l'individuazione) ma è certo che molti scienziati ci stanno lavorando. Rimanendo in tema di doping anche l'ossigenazione del sangue - largamente usata nel ciclismo, nell'atletica e nel calcio - è un esempio di come la tecnologia possa modificare l'organismo umano. In guerra Oltre agli esoscheletri sviluppati dalla Sarcos per l'esercito americano, sono molti gli esempi di organismi cibernetici 'arruolati': dai soldati che usano speciali occhiali che migliorano la vista in determinate occasioni (per esempio al buio) ai diversi sensori montati sulle divise militari che avvertono la presenza di pericoli. Ma non solo: l'esercito Usa sta sperimentando insetti cyborg in grado di perlustrare e fornire informazioni sugli ambienti che i militari umani dovranno poi affrontare. Nel mare I cyborg nuotano anche in acqua. E non sono il risultato dell'unione fra tecnologia ed esseri umani, bensì di elettronica e animali. Diversi, infatti, i team di scienziati che hanno impiantato un chip su specie come delfini o squali. è il caso della statunitense Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency), che ha inserito degli elettrodi dentro il cervello di alcuni squali per monitorarne i comportamenti. In questo modo, sperano i ricercatori, sarà possibile prevedere e manipolare le azioni di questi pesci e prevenirne eventuali attacchi.

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Tonino scatenato attivismo instancabile. mobilitazione di piazza. abile uso di internet. Manifesti in tutta italia. cos di pietro punta a diventare l'alfiere dell'opposizione. e ri (sezione: Intercettazioni)

( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Attualità IL NUOVO CORSO DELL'EX MAGISTRATO Tonino scatenato attivismo instancabile. mobilitazione di piazza. abile uso di internet. Manifesti in tutta italia. cos di pietro punta a diventare l'alfiere dell'opposizione. e riuscire anche a conquistare i delusi di lega e an Di marco damilano è stato il miglior raccolto della mia vita..., scherza l'uomo sulla trebbiatrice che sta mietendo il campo della politica italiana. Domenica 29 giugno si è fatto fotografare a bordo di un trattore, cappellino e magliettina gialla di una cooperativa di preti salesiani di Vasto, mentre lavorava il pezzo di terra ereditato dal padre nella sua Montenero di Bisaccia. Il trattore è il suo oggetto di culto, al punto che gli amici una volta glielo hanno fatto trovare di cioccolato, disegnato sulla torta il giorno del suo compleanno. Ma la vera messe Antonio Di Pietro aspetta di raccoglierla nei prossimi mesi. Il legalità day per protestare contro le nuove leggi ad personam di martedì 8 luglio è solo l'inizio. In arrivo c'è una massiccia campagna di manifesti e affissioni che a Italia dei Valori costerà la bellezza di 400 mila euro, con un messaggio double-face. A nord del Po il manifesto strepita: 'Il federalismo di Berlusconi: 300 milioni di euro per l'Alitalia, 500 per i finanziamenti a Roma, 500 per la spazzatura a Napoli. Il conto lo paga il Nord!'. Nelle regioni meridionali lo slogan si articola diversamente: 'Il governo Berlusconi toglie l'Ici e scippa 1.850 milioni di euro stanziati per le strade di Calabria e Sicilia. Paga il Sud!'. Unico punto in comune, in Campania e in Lombardia, il disegno con una gallina depredata delle sue uova, inventata dallo stesso studio grafico che ha creato l'ormai mitico indiano schiaffato sui manifesti come testimonial della campagna elettorale della Lega. Un marchio di fabbrica. Per intercettare i primi delusi del governo Berlusconi, leghisti al Nord, elettori di An al Sud. L'obiettivo su cui punta Tonino per la campagna d'autunno: "L'elettorato è scontento della Lega di governo. Ha chiesto lotta alla casta e lotta agli sprechi. Noi vogliamo rappresentarlo", dice il leader che da sempre si divide tra la casa di Curno, nel bergamasco, e il ranch nel nativo Molise. Per raggiungere lo scopo Di Pietro lavora come un pazzo. Niente vita mondana a Roma, solo qualche cena in trattoria con i parlamentari, l'immancabile sigaro toscano. Orari da contadino: sveglia alle quattro e mezzo del mattino nella casa di via Merulana, alle cinque compila personalmente la rassegna stampa, alle sette spara le prime cartucce in Rete e si affaccia nella nuova sede del partito in Santa Maria in Via, vicino Fontana di Trevi. Si aggira con sottobraccio pacchi di mail, la sua arma segreta. Li smista ai deputati e senatori, divisi per territorio, con l'ordine di ricontattarli uno a uno. Non è un hobby: nei primi sei mesi del 2008, giurano nel partito, 176 mila cittadini si sono fatti vivi sul sito per chiedere di aderire a Idv o di essere coinvolti in un'iniziativa dipietrista. Azioni rilanciate in tempo reale dal leader su YouTube, sotto una scritta che è tutto un programma: 'Unica opposizione'. Quella sua, si intende. Anche l'epiteto "magnaccia", affibbiato a Silvio Berlusconi, è tutto tranne che un'improvvisata. "Do you know 'comunicazione'?", chiede sornione Tonino, che sa perfettamente come si buca lo schermo. Se n'è accorto perfino Beppe Grillo, che da quando l'ex pm imperversa nella blogosfera sembra aver abbandonato le ambizioni politiche. I due si scambiano lettere on line. Il comico aderisce alla manifestazione di piazza Navona, Di Pietro ricambia e andrà alla biciclettata del 25 luglio organizzata dai grillini a Roma per protestare contro i partiti. "Grillo è un canale di comunicazione", lo definisce con rispetto l'uomo di Montenero, ormai punto di riferimento politico indiscusso dei Vaffa-people. Attirati, come l'elettorato della sinistra radicale, dalla sventagliata di referendum che Di Pietro sta mettendo in cantiere: si va dalle nuove leggi salva-Berlusconi all'eliminazione delle società partecipate negli enti locali, musica per le orecchie dell'antipolitica. Così, nonostante i dieci anni trascorsi in politica, nasce il nuovo Di Pietro: quello di Mani pulite, spiegano le ricerche in possesso del leader, è consegnato alla storia, ora c'è il Di Pietro politico tutto da costruire. Un attivismo che sta seminando il panico nel Partito democratico, alleato in campagna elettorale, oggi sempre più ostile. I sondaggi danno Idv intorno a quota 10 per cento, tutto a danno del partito di Walter Veltroni che nelle previsioni più catastrofiche scende sotto il 25. E in vista della manifestazione di piazza Navona, il fossato tra base e vertice del Pd rischia di allargarsi: "Cari dirigenti, alle porcate del Caimano e dei suoi servi non si può rispondere che serve più politica. Se si votasse domani, voterei Idv, piangendo di delusione, io che ho cominciato da pioniera nel 1948 fino a oggi che ho 73 anni", scrive Lara di Bologna, pubblicata in bella evidenza sulla posta de 'l'Unità' domenica 29 giugno. Nella pagina a fianco Furio Colombo, uno dei promotori della manifestazione, deputato del Pd e grande amico di Veltroni, quasi si emoziona per il coraggio fisico del nuovo eroe: "Accanto a me, alla Camera, noto la vitalità di Di Pietro. Attacca tenace, riprende da capo. Non molla neppure per un istante l'impegno della legalità. Si lancia ogni volta, come un pompiere da film, contro i sempre nuovi focolai accesi tra le istituzioni italiane dal piromane di Arcore...". Epico. Una bella rivincita per l'ex pm. A dispetto delle apparenze, il mondo dei girotondini non è mai stato il suo habitat naturale. C'era anche lui il 2 febbraio 2002 sul palco di piazza Navona quando Nanni Moretti emise la sua scomunica: "Con questi dirigenti non vinceremo mai!". Terminata la sfuriata del regista, si affrettò a portare solidarietà a Massimo D'Alema, scuro in volto e intabarrato in un cappotto: "Dobbiamo fare qualcosa. Basta con questi Tafazzi della sinistra!". Al raduno del Palavobis a Milano, due settimane dopo, non lo fecero neppure entrare: fece un comizio con un megafono, dal tettuccio del cancello. E anche alla manifestazione di San Giovanni convocata dalla coppia Moretti-Paolo Flores d'Arcais, Di Pietro fu tenuto alla larga dal microfono, come tutti gli altri capi-partito. Il paradosso è che oggi Tonino diventa il leader dell'area della protesta proprio quando il movimento da lui fondato si sta strutturando come partito organizzato sul territorio, con leader e gruppi locali. "Un piccolo partito di massa", lo definisce il deputato barese Pino Pisicchio, figlio d'arte di una dynasty democristiana, che sul suo attuale partito sta scrivendo un libro. "Di Pietro", spiega, "è l'unico interfaccia di Berlusconi. Forza Italia e Idv sono i soli due partiti veramente nuovi della seconda Repubblica". "Siamo la Lega dei Valori", si spinge a dire Leoluca Orlando, ex dc come Pisicchio. Non sono casi isolati: i due terzi dei parlamentari hanno avuto un qualche passaggio nello scudocrociato. Una scuola da imitare, per Tonino. Per l'incontro di piazza Navona ogni senatore e deputato ha l'incarico di portare un pullman di militanti, stile truppe mastellate. Il senatore laziale Stefano Pedica poi, ex dc anche lui, farà gli straordinari: trascinare 2 mila persone in piazza. è il partito modello Di Pietro: un po' lista civica, un po' Lega, un po' vecchia Dc, "moderato nel progetto politico, radicale nelle forme e nei modi", sintetizza lui. Con un gruppo parlamentare blindato: finiti i tempi dei Carrara e dei De Gregorio, pronti a buttarsi alla corte del Cavaliere, la squadra di Montecitorio e di Palazzo Madama si riunisce con il capitano almeno una volta al giorno ("Non ho più una vita privata", si lamenta un deputato), divisa per dipartimenti, affiancata da un ufficio legislativo per lavorare oltre che sui temi classici della giustizia anche su economia, ambiente, energia. Con un partito che resta a conduzione personale e familiare. Di Pietro gestisce tutto, sedi, risorse, finanziamenti, insieme a un pugno ristretto di amici, la tesoriera Silvana Mura e l'organizzatore Claudio Belotti: in questa legislatura Idv raccoglierà oltre 18 milioni di euro di rimborso elettorale che si vanno ad aggiungere ai 10 milioni della legislatura precedente. E con un lavoro di reclutamento sul territorio, pezzi di ceto politico che arrivano dal Pd e dalla galassia centrista, ma anche ragazzi che quando Di Pietro arrestava Mario Chiesa neppure erano nati o quasi: si riuniranno a metà mese a Bellaria, per discutere di precarietà e di libertà di informazione. Una macchina pianificata per girare a pieno regime nei prossimi mesi, in vista delle sfide elettorali della primavera 2009: le elezioni amministrative della primavera e soprattutto le elezioni europee, il vero banco di prova. Per non perdere neppure un voto rispetto al 4,3 per cento ottenuto il 13 aprile. E conquistare nuovi terreni: gli elettori della sinistra radicale rimasti senza rappresentanza, gli astenuti, i delusi del centrodestra al governo, gli insofferenti del Pd. Troppi target per un partito solo, forse. Eppure Tonino è pronto ad accoglierli tutti: "Voglio recuperare chi è deluso e chi si è illuso. E se ce la farò non sarà merito mio, ma di una sola persona: Berlusconi". Il trattore di Montenero è partito. n drappello di punta di Primo Di Nicola Fedelissimi della prima ora, ex democristiani, giornalisti, avvocati, professori movimentisti, paladini dei consumatori: ecco la strana miscela dell'universo dipietrista che in Parlamento e fuori sta cercando di mandare in tilt il governo Berlusconi. Ma chi sono i parlamentari più ascoltati dal leader dell'Italia dei valori? Silvana Mura (foto 2) Deputato alla seconda legislatura, 50 anni, è tesoriera e fondatrice dell'Idv. Amica da un ventennio di Di Pietro (e della moglie Susanna), sin da quando lui era pm a Bergamo, è rappresentante legale del partito e persona di assoluta fiducia del leader. Secondo Tonino è "una forza della natura" e la sola ad avere le sue stesse doti nell'organizzazione. Insostituibile, dunque, agli occhi del leader. Massimo Donadi Avvocato, veneziano, 45 anni, con Di Pietro dai tempi dei Democratici. Quando nel 2000 Tonino disse 'no' al governo Amato e fu espulso dal partito, con la Mura fu il solo a seguirlo. E da allora gli è stato sempre fedele. Tra i pochissimi (con la solita Silvana) a riuscire talvolta a frenare le intemperanze del leader, dalla scorsa legislatura è capogruppo alla Camera. Leoluca Orlando (foto 3) Ex dc e sindaco di Palermo, 61 anni, ha abbandonato la Margherita per diventare deputato dell'Idv nel 2006. Apprezzato da Di Pietro per le battaglie antimafia, Orlando si è conquistato la fiducia del leader per la lealtà alla sua linea. In cambio è diventato uno dei collaboratori più stretti di Di Pietro che lo ha prima delegato alle trattative elettorali con il Pd e poi sostenuto per la presidenza della commissione di Vigilanza Rai. Nello Formisano Avvocato, 54 anni. Senatore della Margherita nel 2001, tre anni dopo passa all'Idv, quando questa non aveva ancora rappresentanti in Parlamento. Nella scorsa legislatura era capo del gruppo misto al Senato (cui aderivano gli eletti Idv), incarico di prestigio che ha perso per una temporanea caduta di fiducia nel carisma di Di Pietro. Alla vigilia delle ultime elezioni, temendo di non farcela nel collegio campano, aveva chiesto di potersi candidare per il Senato in più regioni. Per tutta risposta Tonino lo ha spedito alla Camera, dove poi è stato eletto. Felice Belisario Potentino, 59 anni, è stato il primo consigliere regionale eletto (Basilicata) con il simbolo dell'Idv. Un benemerito, insomma, che non poteva non essere adeguatamente compensato da Di Pietro. Fedelissimo, quest'anno è stato nominato capogruppo al Senato. Elio Lannutti Abruzzese, 60 anni. presidente dell'Adusbef e paladino dei consumatori. In questa veste Tonino lo ha fatto eleggere al Senato. Dove lui ripaga la fiducia con attivismo dipietrista: ha già presentato oltre 30 proposte di legge e richieste per l'istituzione di commissioni parlamentari d'inchiesta su Isvap, Consob e Banca d'Italia. Giuseppe Giulietti (foto 1) Giornalista, 55 anni, ex sindacalista Rai e animatore dell'associazione 'Articolo 21', già deputato diessino non aveva trovato posto nelle liste del Pd. Di Pietro lo ha ripescato come indipendente e simbolo di uno dei suoi cavalli di battaglia, la libertà d'informazione. Pancho Pardi (foto 4) Docente universitario di urbanistica, 63 anni, l'Idv lo aveva già candidato senza successo alle europee 2004. Esponente dei girotondini, Di Pietro ad aprile lo ha voluto al Senato. Molto ascoltato sui temi della difesa della legalità costituzionale e delle leggi ad personam. I duri della Rete L'ultima idea l'ha lanciata sul suo blog il giornalista Enzo Di Frenna, già cronista giudiziario e fondatore dell'agenzia Netdipendenza: una lettera aperta al corrispondente del 'New York Times' in Italia per comunicare "la nascita del nuovo movimento di opinione 'Fatti processare, buffone!'". Il riferimento è alla celebre frase indirizzata nel 2003 a Berlusconi da Piero Ricca, il cui sito (Pieroricca.org) oggi rappresenta un punto fermo in una galassia spesso ignorata dai grandi media, ma fondamentale nella crescita del consenso attorno ad Antonio Di Pietro: quella dei blog che conducono una battaglia frontale sul conflitto d'interessi e sulle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. I capofila, naturalmente, sono lo stesso Di Pietro e Beppe Grillo: il primo è il politico italiano con il blog più seguito e il secondo è in testa da anni a tutte le classifiche della blogosfera nostrana. Ma attorno ai due 'leader' c'è un intero movimento che si espande e si nutre in Rete. Tra i suoi luoghi principali c'è il blog di Marco Travaglio (realizzato con Pino Corrias e Peter Gomez), che si chiama VoglioScendere ed è appena entrato nella top ten italiana di Blogbabel. Ultimamente Travaglio è ospitato con i suoi video e i suoi interventi scritti anche sul blog di Grillo, che pubblica inoltre frequenti 'lettere' di Di Pietro. Allo stesso Travaglio è intitolato un sito non ufficiale (Marcotravaglio.it) e non mancano i blog-fan, tipo Vivamarcotravaglio.splinder.it. Dell'area fanno parte anche i diari on line di altri giornalisti impegnati, come quello appena aperto da Gianni Barbacetto (sul sito di Società Civile), quello di Sandro Ruotolo (Sandroruotolo.splinder.com) e i due di Oliviero Beha (Behablog e Italiopoli), mentre sarà presto on line anche Furiocolombo.it. Infine ci sono i diari on line di altri politici, a volte di osservanza dipietrista (PanchoPardi.it) e a volte più eterodossi (come quello di Elio Veltri, che si chiama Democrazialegalita.it). Ma spesso nelle citazioni c'è spazio anche per siti di personalità di altri partiti, come il leader della Sinistra democratica Claudio Fava (Claudiofava.it), l'ex senatore del Pd Nando Dalla Chiesa (Nandodallachiesa.it) o l'europarlamentare Giulietto Chiesa, (Megachip.info, sito che peraltro non ha lesinato critiche a Grillo). Si tratta, come si vede, di una galassia composita, unita soprattutto da un'opposizione dura a Berlusconi e alle sue leggi ad personam: un'area dunque politicamente rafforzata dalle posizioni più morbide del Pd e dalla scomparsa della Sinistra Arcobaleno. Ed è attraverso molti di questi luoghi virtuali che si stanno preparando sia la manifestazione dell'8 luglio in piazza Navona sia la 'Gita su Roma' di Beppe Grillo del 25 luglio prossimo. Sarà un caso, ma del corteo promesso da Veltroni per l'autunno, invece, su Internet non c'è quasi traccia. A. G.

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Dottor Elio e mister botox (sezione: Intercettazioni)

( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)

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Attualità MILANO / IL CHIRURGO DEI VIP Dottor Elio e mister botox di vittorio malagutti Case in mezzo mondo. Quadri. Arredi preziosi. Così il finto medico Elio Oldrini ha accumulato un patrimonio. Grazie alle iniezioni antirughe Quando i militari della Guardia di finanza sono entrati nella clinica per metterla sotto sequestro, non credevano ai loro occhi. Si aspettavano il lusso di un ambiente per soli Vip, veri o presunti. Ma certo non erano preparati allo sfarzo di quei locali nel centro di Milano, in un palazzo d'epoca in una delle zone più prestigiose della città. Soffitti altissimi, marmi e stucchi, arredi di pregio, obelischi e palle di cristallo, parquet intarsiati e alle pareti dipinti di gran valore. Tra questi anche un ritratto a grandezza naturale del padrone di casa. Proprio lui, Elio Oldrini, 50 anni, meglio conosciuto come 'il re del botulino', il guru della medicina estetica capace di cancellare rughe e affanni dai volti delle sue affezionate clienti. A forza di iniezioni Oldrini era diventato una sorta di celebrità nel suo campo. Operava di preferenza a Milano, ma su richiesta incontrava le pazienti anche a Roma, nelle stanze dell'Hotel Excelsior, oppure a Catania, in uno studio medico. La potenza del botox e il volano del passaparola ne avevano fatto una sorta di santone, con un codazzo di amici-fedeli-seguaci popolato da volti noti come Ornella Vanoni, Cristiano Malgoglio e Marina Doria, moglie di Vittorio Emanuele di Savoia. Un carrierone, almeno fino a quando un'inchiesta della Procura di Milano non ha mandato in frantumi l'immagine del presunto mago dell'eterna giovinezza. A fine aprile, dopo un anno di indagini, Oldrini è finito agli arresti domiciliari con l'accusa di esercizio abusivo della professione medica e associazione a delinquere per il commercio e la somministrazione di medicinali 'guasti o imperfetti' e privi di autorizzazione in Italia, dove venivano introdotti clandestinamente. Secondo il pm Elisa Moretti, il centro di questa attività era l'Istituto Mesoterapico, sede a Milano in un palazzo di viale Bianca Maria, controllato e gestito dallo stesso Oldrini. "Ma in tanti anni questi trattamenti non hanno mai provocato nessuna lesione", ha protestato Francesco Isolabella, legale del patron del Mesoterapico. E poi: "Le pazienti erano ben consapevoli di non avere a che fare con un vero medico", si legge nel primo ricorso (respinto) presentato dall'avvocato per la liberazione del suo assistito. Fatto sta che in aprile i magistrati hanno messo sotto sequestro il centro medico. Parte da qui un'indagine patrimoniale che sta riservando numerose sorprese. Si è scoperto per esempio che il guru del botulino era anche un campione del business immobiliare. Per i 500 metri quadrati (13 vani) della sua clinica era riuscito a spuntare un affitto di soli 78 mila euro all'anno, molto meno, quasi la metà, rispetto ai prezzi correnti in quella zona di Milano per un palazzo così prestigioso. Dalla carte risulta che il proprietario dell'immobile è l'Istituto dei ciechi. Oldrini non è certo uno sconosciuto ai vertici dello storico ente morale milanese. è in ottimi rapporti con Antonio Picheca, il segretario generale a cui fa capo la gestione dello sterminato patrimonio accumulato in oltre un secolo e mezzo di attività grazie ai lasciti di innumerevoli benefattori. A quanto sembra, però, Milano andava stretta all'imprenditore del botox. Abitava a pochi metri dalla sua clinica, ma la passione per gli affari lo aveva portato lontano. La sua residenza ufficiale stava al sole dei Caraibi, nell'accogliente e vacanziera Santo Domingo, e nel corso degli anni Oldrini aveva comprato casa negli Stati Uniti e anche in Turchia. Un patrimonio milionario, che adesso gli investigatori della Guardia di finanza stanno mettendo a confronto con le ultime dichiarazioni dei redditi del proprietario del Mesoterapico. In base ai bilanci ufficiali, infatti, la sua azienda fatturava circa un milione di euro l'anno con utili minimi, poche decine di migliaia di euro. Numeri irrisori, che a prima vista sembrano difficili da conciliare con il gran via vai di clienti che ogni giorno venivano ricevuti nel palazzo di viale Bianca Maria. La fama della clinica milanese cresceva di anno in anno anche grazie alle frequentazioni Vip del suo fondatore. Le cronache mondane raccontano per esempio dell'amicizia con i Savoia, che hanno spalancato a Oldrini le porte di molti salotti. E così, di anno in anno, i fan del botulino aumentavano. Pochi testimonial dal nome altisonante servivano da traino a decine di clienti ordinari, quelli che portavano fatturato. Un vero trionfo delle pubbliche relazioni applicate alla medicina, o presunta tale. Tutto bene, niente di illegale, se non fosse che l'indagine della magistratura ha scoperchiato un giro vorticoso di farmaci illegali. Prodotti per uso ospedaliero come il Botox e il Dysport, che in Italia non possono essere somministrati nei trattamenti estetici. Motivo? Semplice: hanno un contenuto molto elevato di principio attivo e possono provocare gravi lesioni ai pazienti, addirittura la morte. Secondo l'accusa, Oldrini si riforniva all'estero: Francia, Turchia, Grecia. In questo modo, oltre ad aggirare i divieti, riusciva a tagliare i costi di approvvigionamento. Che senza la scorciatoia del contrabbando dovevano essere molti elevati. Basti pensare che la spesa per una sola confezione di Dysport può superare gli 800 euro. E i controlli? Possibile che il patron del Mesoterapico sia riuscito a costruirsi la fama del guru sfruttando le miracolose doti taumaturgiche di farmaci vietati, anzi "guasti e imperfetti", secondo quanto recita l'ordinanza di custodia cautelare? A ben guardare, gli incidenti di percorso non erano mancati. Oldrini era recidivo. A Torino era già stato denunciato per esercizio abusivo della professione medica. Nel 2004 arriva la condanna, ma il caso viene chiuso con una sanzione di soli 3.040 euro. Nel giugno del 2006 un'ammenda di 6.280 euro è sufficiente per sanare un'altra violazione di legge per l'uso di farmaci non in regola. Non aveva un passato immacolato neppure Matteo Andreoli, il direttore sanitario del Mesoterapico finito anche lui agli arresti insieme al suo principale. Andreoli, che invece medico lo è per davvero, nel giugno del 2007 si era lasciato alle spalle con un patteggiamento l'inchiesta su uno studio odontoiatrico dove lavorava personale non autorizzato. Anche lui, comunque, era riuscito a cavarsela a buon mercato: una semplice multa di 3.420 euro. Sembravano indagini per fatti tutto sommato marginali. Che però suonavano come segnali d'allarme per due professionisti non proprio al di sopra di ogni sospetto. Niente da fare. Il botulino è un grande affare. Porta fama e ricchezza. I clienti aumentano e Oldrini ormai è lanciatissimo. Nella primavera del 2007, forse dopo la denuncia di una paziente insoddisfatta, la Procura di Milano inquadra nel mirino quella che da tutti veniva dipinta come la clinica dei Vip. Il guru è marcato stretto per mesi e mesi. I suoi telefoni vengono messi sotto controllo. Gli investigatori frugano perfino nella spazzatura del Mesoterapico a caccia di prove sull'uso di farmaci illegali. Due agenti donna della Guardia di finanza prendono appuntamento per un trattamento estetico. L'indagine seguiva una pista precisa. All'inizio dell'anno scorso, infatti, i carabinieri del Nas avevano già bussato alla porta del centro medico, mettendo sotto sequestro alcuni prodotti irregolari. La tempesta è in arrivo, ma Oldrini non sembra granché preoccupato da quei nuvoloni neri all'orizzonte. Si sente in una botte di ferro. E se ne vanta al telefono, che è intercettato dalle Fiamme gialle. Quando parla a un amico del primo sequestro, quello dei Nas, il mago del botulino racconta con orgoglio di aver visto arrivare i militari. Appena in tempo - spiega - per mettere al sicuro la merce più compromettente. Un dribbling da furbetto. L'ultimo. n.

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Il camaleonte (sezione: Intercettazioni)

( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)

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Attualità RAI 2 / CARRIERE D'ORO il camaleonte di denise pardo Da alto burocrate a manager. Da funzionario Cgil a preferito da Berlusconi. Passando per Amato, D'Amato e la Moratti. Ora Stefano Parisi scala il vertice tv è già così calato nella parte da scambiare un mendicante per un questuante Rai. è successo pochi giorni fa, di prima mattina, mentre passeggiava dalle parti di piazza Navona con il suo vecchio compagno di scuola Maurizio Gasparri, l'ex ministro delle Comunicazioni, autore dell'omonima lex, ora capogruppo Pdl al Senato, chiacchierando, potete immaginarvi di cosa. Da un angolo, sbuca un ragazzo che lo avvicina e inizia a parlargli: "Dottore." gli fa. Lui indietreggia e lo blocca schermandosi con la mano. Gasparri ride e lo rassicura: "Non ti preoccupare. Chiede solo l'elemosina. Lo conosco è amico mio. Non è mica uno della Rai". Ancora non è stato trovato l'accordo sul suo futuro stipendio (anche se ci si sta lavorando alacremente) e sul modo di superare il Mach 2 dei 275 mila euro previsti per i manager pubblici. Ancora è in alto mare la battaglia politica per la composizione del consiglio d'amministrazione Rai. Ma Stefano Parisi, candidato unico alla poltrona di direttore generale a viale Mazzini, unto dall'Unto del Signore in un colloquio underground di investitura, già sente gravare su di sé la popolarità invadente e sfrontata che si abbatte su chi è al vertice della tivù pubblica. Sotto la buona stella del terzo governo Berlusconi, questa dovrebbe essere la volta buona. La volta e la svolta che dovrebbe portare finalmente al settimo piano del palazzo dal famigerato cavallo Parisi, romano, 52 anni, amministratore delegato Fastweb da un milione e 700 mila euro l'anno, nipote di un pastore di anime, padre Alberto Parisi (ora deceduto) icona fascinosa e indimenticata dei fedeli di San Roberto Bellarmino, chiesa chic e pariolina, e sposo di Anita Friedman, principessa newyorkese, ben facoltosa secondo la vulgata, e tosta copresidente dell'associazione Appuntamento a Gerusalemme da cui ha avuto due figlie. Sulla poltronissima televisiva l'ex studente del liceo Righi (anche Gianni Alemanno tra i compagni di scuola) con la gigantografia degli Intillimani in stanza da letto, l'ex universitario vicino al Garofano, l'uomo che è passato dal pubblico al privato come un camaleonte, dalla destra alla sinistra come una salamandra, sospira da anni. Fin dal 1994, almeno, quando Letizia Moratti, presidente Rai, lo introdusse nella Babilonia di viale Mazzini come membro del collegio sindacale. Non riuscì poi a piazzarlo a più alti gradi, ma da allora non gli ha mai sottratto benevolenza e protezione. Mica solo lei. Per Parisi, anche l'arena di Palazzo Chigi non ha mai chiuso i battenti. Chiunque fosse l'inquilino: caimano, mortadella, rospo o topolino. Per anni, è stato il capo del Dipartimento Affari economici. Prima nominato da Giuliano Amato. Poi confermato da Carlo Azeglio Ciampi e da Lamberto Dini. Tra lui e Silvio Berlusconi, il rapporto e il filo è diretto. Loro due hanno già parlato della futura investitura. L'intesa è forte. E con Parisi a viale Mazzini, c'è da star tranquilli che l'ostilità verso Mediaset avrà la durezza del velluto. In fondo, è questo l'unico lato della faccenda che sta veramente a cuore al premier. Anche con il governo Prodi, con Parisi è quasi un ballo liscio. Infatti, è Fastweb a vincere la gara (battendo Telecom che farà ricorso), bandita dalla Consip per la fornitura dei servizi telefonici della pubblica amministrazione. Al tempo del Professore al potere, Parisi entra ed esce dall'ufficio a Palazzo Chigi di Daniele De Giovanni, eminenza grigia e ascoltatissimo consigliere. Un gran pontiere e un gran secchione. Un primo della classe che vuole riuscire in tutto. Il tipo di professionista ad alto tasso di trasversalità, agilissimo per fisico minuto e mente più che sveglia, artista del savoir faire che non sbaglia mai l'avversario con cui scontrarsi. Parisi è un esponente di rilievo della categoria degli umani che non conoscono il su e giù delle stagioni. Ma si godono la stabilità di una stagione unica fatta di una fila ininterrotta di incarichi collezionati. Qualunque sia il tempo, il potere, la politica. Il candidato alla direzione generale della Rai è duttile, mutante e capace di evolversi come un Pokemon dall'offerta multiplex. Il suo catalogo mostra quanto l'offerta sia vasta. Il Parisi sindacalista? C'è. Infatti, appena laureato, muove i primi passi nell'ufficio studi della Cgil dove conosce Guglielmo Epifani. Il Parisi anti-sindacato? C'è anche quello. Quando diventa il city manager del sindaco azzurro Gabriele Albertini elabora il Patto per Milano, un elenco di contratti per favorire le assunzioni. Ma il patto non fa il suo lavoro: non patteggia, spacca i sindacati, e si becca il gran rifiuto proprio della Cgil. Serve un Parisi a fianco dei padroni? Eccolo. Arriva in Confindustria con il sostegno dell'allora potentissimo Cesare Romiti. Entra dalla porta principale, chiamato al ruolo di direttore generale dal presidente Antonio D'Amato di cui diventa il gran suggeritore. Non è una delle più fulgide stagioni di viale dell'Astronomia. Certamente, è tra le più filo-governative, segnate dal grande afflato con il Cavaliere e dalla battaglia per l'articolo 18. Manca il Parisi manager privato? Macché. Voilà. La nuova veste viene infilata quando Luca di Montezemolo diventa capo degli imprenditori. è l'ora del trasloco. Questa volta verso i lidi di Fastweb, la creatura tlc di Francesco Micheli e Silvio Scaglia, proprio i due che, al tempo di Parisi uomo forte della giunta di Palazzo Marino, si erano aggiudicati il monopolio del cablaggio della città con l'operazione Aem-e.Biscom. Negli anni giusti, il nostro, la sera andava in via del Corso. A scoprirlo, in effetti, è Gianni De Michelis. Prima, se lo porta al ministero del Lavoro. Poi al ministero degli Esteri come capo della segreteria tecnica. In quell'enclave conosce fra gli altri, Maurizio Sacconi, Renato Brunetta, e soprattutto l'uomo che dagli anni Novanta in poi diventerà potentissimo: Giulio Tremonti, ora a capo del ministero che è azionista al 99,55 per cento della Rai. Alcuni di loro aderiranno all'Associazione amici di Mario Rossi (poi dedicata a Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Br), una lobby che dibatte e si riunisce per discutere di pubblica amministrazione e modernità. Ne sono coinvolti Tiziano Treu, la Moratti, Angelo Maria Petroni, consigliere Rai fedelissimo di Tremonti, e soprattutto il Letta del Nord, Bruno Ermolli, grande sponsor di Parisi nella partita Rai. Nel ring sempre più incandescente dove si gioca il futuro assetto dei vertici di viale Mazzini, lui non sembra dover temere rivali. Pochi hanno le sue relazioni altolocate e parallele, il curriculum da pokemon, il rapporto di lunga data con l'attuale presidente Rai Claudio Petruccioli che ha ottime probabilità di essere riconfermato. E la fiducia incondizionata del presidente del Consiglio. Dal canto suo, oltre che un molto desiderato miraggio, per Parisi la Rai può rappresentare un trampolino (non lo è quasi mai, ma per alcuni vedi Flavio Cattaneo lo è stata). Quello per tornare in circolo nel grande giro delle nomine del Palazzo di Roma, città che la famiglia non ha lasciato (sua moglie Anita preferisce fare la spola con New York, non con Milano). I tempi sono maturi. Parisi ha appena firmato una transazione con Telecom che chiude varie controversie legali e apre nuovi rapporti di collaborazione. Fastweb nel frattempo ha cambiato assetto ed è proprietà di Swisscom. Parisi, in questi anni, tra stock option e dividendi, ha già incassato fior di dobloni. Ora c'è il problema dello stipendio. Si cerca il varco o tra le pieghe della Finanziaria, o stralciando la legge o infilandolo nell'Olimpo dei 25 over 275 mila euro. Nel frattempo, il paese è in fiamme. A Viale Mazzini, dopo l'exploit delle intercettazioni, non ne parliamo: per attraversarlo si consiglia un giubbotto anti-proiettile. Soprattutto dopo la decisione del giudice di reintegrare Agostino Saccà. E nell'attesa dell'8 luglio, quando la Consulta si dichiarerà sulla legittimità della sospensione di Petroni dal cda. Superati questi ostacoli Pokemon Stefano ha tutte le carte per arricchire il suo catalogo con un Parisi Rai. Se no, non c'è da preoccuparsi. Ci sono ancora tanti fogli da riempire, magari con un Parisi garante di un'authority o con un Parisi papa. Perché no? n Percorso a ostacoli La via crucis del rinnovo dei vertici Rai è ancora tutta da percorrere. La prima tappa è la nomina del presidente della commissione parlamentare di Vigilanza Rai. Poi, è la volta del cda di viale Mazzini scaduto il 31 maggio. Secondo la legge Gasparri, sette consiglieri vengono eletti dalla suddetta commissione. Due spettano al ministero dell'Economia: uno di questi è indicato come presidente. Ma è la Vigilanza a dare l'ok per il presidente, votato almeno dai due terzi. Solo allora si arriva alla nomina del direttore generale designato dall'Economia. Candidato ufficiale del centrosinistra per la presidenza della Vigilanza il dipietrista Leoluca Orlando. Candidati ombra Giovanna Melandri e il dalemiano Nicola Latorre.

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Azione, muscoli e adrenalina (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

THRILLER Il kazako Bekmambetov dirige il frenetico trio McAvoy, Freeman e Jolie Azione, muscoli e adrenalina Arriva l'ottima rilettura della graphic novel di Mark Millar Antonello Catacchio FILM WANTED DI TIMUR BEKMAMBETOV, CON JAMES MCAVOY, MORGAN FREEMAN USA 2008 Antonello Catacchio Quello proposto da Wanted - scegli il tuo destino è un incrocio coraggioso. Sulla carta stavano i fumetti di Mark Millar e J.G.Jones, rielaborati come sceneggiatura da Michael Brandt e Derek Haas e sappiamo che questo è un momento di grande spolvero per i comics che approdano su grande schermo. Bisognava quindi intercettare un regista dalle qualità visionarie per rendere avvincente la storia. Ecco quindi spuntare il kazako Timur Bekmambetov, che aveva realizzato gli sbalorditivi I guardiani della notte e I guardiani del giorno, due titoli che hanno fatto saltare i botteghini in Russia, accolti con snobismo provinciale dal nostro mercato. In aggiunta, in un momento in cui Hollywood sembra essere in grado di confezionare blockbuster anche senza star, vengono proposti uno dopo l'altro un talento squisito come quello di Morgan Freeman, la presenza magnetica di Angelina Jolie e il minidivo in ascesa James McAvoy. E quel che ne risulta è un film sorprendente. Certo, molte soluzioni visive erano già state sperimentate in Matrix, il clima può ricordare Il codice da Vinci, altri potranno pensare a Fight Club, ma è il mix a risultare piuttosto innovativo e decisamente intrigante. Dopo uno scontro che sembra riecheggiare quelli tra supereroi, con personaggi che arrivano quasi a volare e in grado di compiere gesta che vanno oltre l'umano ci si trova in ufficio a festeggiare il compleanno della capufficio cicciona e perfida di Wesley (McAvoy). Quello che nel linguaggio dei film americani è il prototipo del perdente. Strapazzato sul lavoro, tradito dalla ragazza col suo miglior amico, che non perde occasione per farsi beffe di lui, una casa con metropolitana incorporata, tutto concorre a inquadrare il personaggio. Bekmambetov va oltre, utilizza le scritte per sottolineare le cose, ma in termini di assoluta originalità, una tastiera da computer che si disintegra e i tasti in volo compongono scritte, il bancomat lo maltratta e lo umilia, la pubblicità al supermarket sembra riferirsi alla vita grama di Wesley, che, per inciso, lavora all'ufficio gestione clienti, non più assistenza clienti, perché i tempi cambiano e i clienti vanno gestiti a beneficio dell'azienda, mica assistiti. Poi, all'improvviso, inspiegabilmente tutto cambia. Arriva Fox (Jolie) che per salvargli la vita gli fa produrre quantità industriali di adrenalina tra sparatorie e corse in auto dal taglio inedito. La vita piatta di Wesley sta per avere una svolta, viene risucchiato in una setta, quella dei tessitori, capeggiata da Sloan (Freeman). Un telaio fornisce indicazioni su persone che devono essere ammazzate per il bene dell'umanità, loro eseguono. Il giovanotto è figlio di un importante esponente della setta, da poco defunto, quindi deve essere iniziato. Per fortuna sanno anche rigenerare piuttosto in fretta i corpi martoriati attraverso un bagno particolare capace di sistemare muscoli e ossa massacrati. Il resto è azione, sorpresa, pallottole. E Wesley conclude l'avventura spronando gli spettatori a uscire dall'apatia. Puro intrattenimento ma di altissimo livello.

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MALo sciunami di Mastella (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

I VESPRI MALo sciunami di Mastella Norma Rangeri Ogni volta che compare in tv, Clemente Mastella, ancora lui, si fa del male da solo. Non importa se il giornalista che gli sta di fronte sia più o meno gentile. Naturalmente, se va nel programma di Michele Santoro a discutere di unioni omosessuali, è facile vederlo rimanere senza parole, abbandonare lo studio, o minacciare di togliere l'appoggio al Cda della Rai se per caso non gli piace la puntata di "Anno Zero" sul giudice De Magistris. Ma se anche va da Mentana (Matrix, mercoledì), in una serata a lui dedicata, lunga da sembrare interminabile, l'ex ministro della Giustizia fa del suo peggio. Intanto ricomincia con gli elogi verso se stesso nella maniera più indigesta: simulando umiltà. In pratica facendo la vittima. Non di se stesso, come sarebbe normale, ma di oscuri complotti. Non gli passa nemmeno per la testa di riflettere sui propri errori, preferisce cantare sempre lo stesso ritornello: "Dovevo cadere io, perché volevano far fuori Prodi". Perché Mentana abbia scelto di farcelo ascoltare di nuovo è un mistero. O forse no. In fondo Mastella perseguitato dai magistrati è un buon ventriloquo del Berlusconi vittima dei giudici. Quindi eccoci a ripercorrere le tappe della via crucis mastelliana a base di intercettazioni. "Sono innocente", ripete l'imputato, che si ritiene ingiustamente perseguitato insieme alla sua famiglia. Rivendica, con ragione, la primogenitura dello stop alla pubblicazione delle intercettazioni. E' Mastella l'uomo di punta delle leggi ad hoc per chiudere le cronache giudiziarie dei giornali. Con i suoi decreti e disegni di legge, che ogni sera discuteva a "Porta a porta". E' sempre lui che attacca il procuratore che lo indaga. E' lui che accusa certi magistrati di essere troppo politicizzati. E' lui che parla di emergenza democratica della giustizia. Non perché il cittadino attende per anni una sentenza, ma per colpa di alcuni settori della magistratura. Mentana manda in onda un lungo filmato con la performance del procuratore del tribunale di S. Maria Capua Vetere che, attaccato da Mastella nel suo discorso di dimissioni alla Camera, a sua volta annunciava di volersi tutelare dalla ingiurie ricevute dal ministro. Il magistrato sembra il protagonista di una commedia, "una scena che avrà fatto guadagnare voti alla Lega", commenta il conduttore. Giusto, ma l'ospite che ha davanti forse no? Mastella che, a proposito delle sue disavventure politico-giudiziarie, dice di essere stato colpito e travolto da uno "sciunami", è forse meno imbarazzante di quel magistrato rubato a una commedia di De Filippo? nrangeri@ilmanifesto.it.

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Programmi (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Programmi MISSIONE NATURA DOCUMENTI ORE 21.10 - LA 7 Il presentatore Vincenzo Venuto accompagnerà lo spettatore in un viaggio attraverso i misteri che avvolgono l'orso marsicano. Si passa poi in Zambia per raccontare il mitico cimitero degli elefanti. Infine nelle profondità marine del Sud Africa Venuto incontrerà il pesce più grande del pianeta: lo squalo balena, pacifico navigatore dallo scheletro cartilagineo che raggiunge i 18 metri. ENIGMA DOCUMENTI ORE 21.05 - RAITRE Molti uomini e donne mostrano sul proprio corpo segni che assomigliano alle stigmate. Corrado Augias con i suoi ospiti cerca di capire se è possibile trovare una spiegazione scientifica al fenomeno. In studio l'antropologo Luigi Lombardi Satriani, il filosofo Giulio Giorello, gli storici Sergio Luzzato e Marina Caffiero, il giornalista Alessandro Zaccuri, la scrittrice Anna Maria Turi. TV7 ATTUALITÀ ORE 23.30 - RAIUNO Lo storico rotocalco del Tg1 presenta oggi in primo piano le vicende che in queste ultime settimane hanno animato la scena politica nel nostro Paese: si parlerà infatti delle intercettazioni telefoniche, che hanno portato tra l'altro al licenziamento e poi al reinserimento del presidente di Raifiction Saccà, e del tema della giustizia. IL CIELO E LA TERRA TALK SHOW ORE 23.45 - RAITRE Perché esiste il male, di questo si occuperà la terza puntata del primo talk show spirituale della tv italiana. Giorgio Zanchini ne parla con esperti provenienti da diverse tradizioni spirituali: cattolica, valdese, ebraica, islamica, buddista, zen. In studio anche il filosofo Maurizio Ferraris.

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Riservato (sezione: Intercettazioni)

( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Attualità MINISTERI Scajola Batte frattini Crescono i malumori per la rassegnazione con la quale il ministro degli Esteri Franco Frattini ha incassato il mancato accorpamento all'interno del suo dicastero delle strutture una volta fecenti capo al ministero del Commercio con l'estero (nell'ultimo governo Prodi raccolte nel ministero per il Commercio internazionale e le politiche europee). Eppure, in campagna elettorale, spalleggiato dall'ex ministro degli Esteri Gianfranco Fini, sul punto Frattini aveva preso quasi un impegno solenne. Che, non rispettato, sta provocando delusione e lagnanze tra diplomatici e uomini di An. Il fatto è che Frattini non aveva fatto i conti con la tenacia di Claudio Scajola, attuale titolare del ministero dello Sviluppo economico all'interno del quale, dovendo tornare agli organigrammi fissati dalla riforma Bassanini (rispetto alla quale il presidente della Repubblica Napolitano non ha per il momento ammesso deroghe), sono finite quelle strutture con relativi centri di potere (organismi come Ice, Sace e Simest). E di perdere questi strumenti (solo l'Ice ha un centinaio di sedi all'estero) Scajola, uomo forte di Fi, non vuole sentir parlare. Nemmeno per il futuro, nel caso in cui, magari con un disegno di legge, Berlusconi dovesse davvero provare a mettere mano alla riforma Bassanini. P. D. N. Attualità VERDI Profumo di Grazia Sulla carta Grazia Francescato ha i numeri per uscire dall'assemblea nazionale dei Verdi (dal 18 al 20 luglio a Chianciano) con la presidenza in tasca e il mandato di cercare il dialogo con il Pd senza chiudere con la sinistra. è lei la prima firmataria della mozione di maggioranza appoggiata da Paolo Cento, anche lui tra i papabili alla presidenza, e dai pecoraniani rimasti nelle fila del partito. Entrambi dovranno vedersela però con i sostenitori di Marco Boato, concentrati soprattutto in Emilia, che considerano conclusa l'esperienza con la sinistra. Un braccio di ferro in un partito che cerca una leadership forte per uscire da una situazione di caos, dopo la débcle alle politiche, e per affrontare le prossime amministrative. Chiusa la stagione dell'ex ministro all'Ambiente, sull'esito pesa anche la disaffezione dell'opinione pubblica ai temi ambientali. "Siamo in pieno riflusso", dice ai suoi la consigliera regionale dell'Emilia Daniela Guerra. N. R. Attualità Giordano va piano piano Tempi duri per i quotidiani. Anche al 'Giornale' di Paolo Berlusconi non gioiscono. Se i dati della Fieg attestano una diffusione di poco sopra le 200 mila copie, i numeri delle vendite reali sono di molto inferiori. Secondo un documento interno ('Dati di vendita settimanale Il Giornale'), da gennaio a inizio giugno la media è stata di sole 119 mila copie. Anche gli ultimi dati sulle vendite giornaliere, dal 1 al 17 giugno, danno il quotidiano diretto da Mario Giordano (comprensivo dei 'panini', i giornali locali acclusi) parecchio al di sotto dei rispettivi giorni del 2007: tra le 21 mila e le 43.500 copie in meno. Tempi duri per tutti, anche per la stampa di governo. L. Q. Attualità PARTITO POPOLARE EUROPEO Una scorciatoia Per an Passa per Strasburgo la strada che porterà An fin dentro al Partito popolare europeo, passa per l'ampia porta del Parlamento Ue invece che per quella stretta del Ppe. Questa, almeno, è la strategia messa a punto da Fini, Berlusconi e Joseph Daul, il presidente del gruppo parlamentare del Ppe. Daul e Fini si sono incontrati il 24 giugno a Roma, all'ordine del giorno la transumanza di An nel Ppe, un'operazione non facile per chi in Europa è ancora dipinto di nero. La soluzione? Strasburgo. "Dopo le elezioni europee (giugno 2009, ndr)", spiega un'alta fonte del Ppe, "faranno entrare i deputati di An nel gruppo parlamentare del Ppe e poi daranno l'ingresso nel partito come un fatto consumato, evitando la severa procedura prevista per accettare i nuovi membri. Per Daul il numero di deputati viene molto prima del contenuto ideologico, ma non è cosciente di ciò che può succedere". Essere il primo partito nell'Eurocamera vuol dire poter eleggere i presidenti di Parlamento, Commissione e Consiglio Ue, ma per qualcuno non contano solo le poltrone. "Gli scandinavi", conclude il dirigente del Ppe, "e i democristiani del Benelux sono contrari, già hanno storto il naso all'ingresso del Pp spagnolo e di Forza Italia, ma con An il rigetto è assai più profondo". La strada di Strasburgo può rivelarsi più scivolosa del previsto. A. D'Arg. Attualità Molti Sgarbi e tanti fischi Vittorio Sgarbi non ha gradito il 24 giugno il modo caloroso con il quale il pubblico del Teatro Greco di Siracusa ha accompagnato le parole dell'inviato dell'Ansa, Lirio Abbate, che ha spiegato come il ddl sulle intercettazioni imbavaglierà l'informazione. Lo scenario era quello del Premio Vittorini, che ha assegnato ad Abbate, che vive sotto scorta perché la mafia ha tentato di ucciderlo, un alloro per il giornalismo, mentre a Sgarbi per la cultura. Il cronista dell'Ansa è stato il più applaudito della serata. Ma quando è arrivato sul palco Sgarbi, si è scagliato contro Abbate e contro le intercettazioni, sostenendo che "non erano utilizzate nemmeno da Falcone e Borsellino". Ha iniziato a urlare e chiedere alla gente come mai "nella terra che ha scelto di votare in larga maggioranza il Pdl si può applaudire chi parla contro un ddl del governo Berlusconi". Il Teatro Greco gli si è rivoltato contro con boati di disapprovazione e l'abbandono del palco da parte di quasi tutta la commissione giudicatrice presieduta da Vincenzo Consolo. T. M. Attualità Smemoria storica Quando tra il marzo e l'aprile 1945 dalla Germania giungevano in Italia ordini di resistere fino all'ultimo uomo e fare terra bruciata, al quartier generale tedesco del Gruppo d'Armate C, comandato dal generale Heinrich von Vietinghoff-Scheel, vi era come capo di Stato maggiore il generale Hans RÖttiger. Questi ebbe un ruolo di spicco nella riuscita della resa anticipata delle armate tedesche in Italia. Si prodigò per salvare impianti industriali e prigionieri di guerra. L'8 aprile 1958 il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi gli conferiva una decorazione con le insegne di Cavaliere di Gran Croce. Ma nel 2008 a chi chiedeva l'esatta motivazione dell'onorificenza, il segretariato generale della Presidenza risponde così: "Le motivazioni dell'onorificenza, dato il tempo trascorso, non sono disponibili agli atti dell'Ufficio". L'ufficio è quello giusto: la busta è intestata Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Seguiamo il consiglio dell'ufficio: cliccare sul nome del beneficiario dell'onorificenza. Ma così si scopre solo che la motivazione non è stata messa on line. E allora, uno si chiede: il fascicolo dov'è andato a finire? Sul Colle, passati 50 anni, si buttano i fascicoli vecchi? P. Pa. Attualità Baudelaire versione calasso Viva attesa tra i lettori esigenti (anche a Parigi) per il sesto volume dell'Opus Calassianum. Parliamo di Roberto Calasso, l'editore-scrittore di Adelphi. Il suo nuovo libro si chiama 'La Folie Baudelaire' e uscirà in ottobre. è un'indagine delle sue, in cui si entra al buio con casco e torcia, intorno al poeta francese, crocevia di energie artistiche e letterarie nella Parigi dei Paradisi non solo artificiali. Una sorpresa il titolo: più spiritoso che spiritista. E. A. Attualità DIGITALE MADE IN USA Major Usa in prima fila al bando di gara per l'assegnazione di dodici nuove frequenze per il digitale terrestre. Tra le 25 domande pervenute alla commissione esaminatrice dell'Agcom spiccano la Disney (che pure ha già un accordo coi canali digitali Mediaset, e due suoi canali su Sky) e il suo principale concorrente, Time Warner, che sul digitale terrestre ha già Boing e i canali Cartoon Network e Boomerang su Sky, ma che stavolta punta su fiction e telefilm americani. Nbc Universal chiede due canali: uno inedito e uno per cinema, quello Studio Universal che da qualche tempo non viene più trasmesso su Sky. La commissione Agcom annuncerà a fine agosto i vincitori del bando. C.M.C. Attualità FIERA DI MILANO Comma Roth In vista dell'Expo 2015, la Fiera di Milano si ritrova al centro di crescenti appetiti. Martedì 8 luglio è convocata una riunione del consiglio della Fondazione che controlla la Fiera, guidata dal formigoniano Luigi Roth. All'ordine del giorno figura la modifica dell'articolo 8 dello statuto, che impedisce ai vertici della Fondazione di passare alla guida della Fiera Spa, la società che gestisce le stutture espositive. Rischia così di cadere un vincolo che era stato introdotto per limitare i conflitti d'interessi in una struttura pubblica come la Fiera. Il cambiamento renderà in teoria possibile una mossa di cui si era parlato nei mesi scorsi: il passaggio di Roth, in scadenza di mandato, dalla Fondazione alla Fiera. Per il posto lasciato libero, circola fra gli altri il nome di Antonio Intiglietta, imprenditore vicino al presidente lombardo Roberto Formigoni. L. P. Attualità MINISTRI OMBRA Blackout Democratico Prove di claustrofobia per il Partito democratico. Con due ministri ombra murati vivi in ascensore, nel caldo torrido. è accaduto a Marco Minniti e Roberta Pinotti, in visita nel degrado delle periferie genovesi. I due parlamentari erano saliti al diciottesimo piano dei palazzoni della Diga di Begato, dove la manutenzione latita da decenni. Al ritorno, l'ascensore si blocca: dentro sono in otto, inclusi due agenti di scorta. La temperatura è di oltre 30 gradi. La prigionia dura per circa mezz'ora, poi i vigili del fuoco riescono a scardinare la porta e liberare il governo ombra. La Pinotti è apparsa provata, Minniti ha cercato di scherzarci su: "è la prova che il degrado c'è". L. Q. Attualità GADGET ISTITUZIONALI Flop in camera Il Punto Camera ha chiuso i battenti. Il 'negozio istituzionale' era stato aperto nel marzo 2005, su iniziativa dell'allora presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, per avvicinare la politica al cittadino, offrendo gadget firmati Camera dei Deputati. Nel Punto Camera, progettato dall'architetto Cristina Mazzantini, tra i marmi e gli arredi in noce c'era anche un dipinto murale di Gino Severini, emerso dai sotterranei del Palazzo, e dieci postazioni Internet per fare ricerche sull'attività delle istituzioni. In vendita, portachiavi a 45 euro e agende da 70, tappetini da mouse (39 euro) e porta pc (140), stilografiche e orologi. Nonostante la centrale ubicazione tra via del Corso e via del Parlamento, il negozio scarseggiava di clienti. L'incasso medio è stato stimato in 25 mila euro mensili, troppo poco se si pensa che ad accogliere i clienti vi erano due o tre assistenti parlamentari e ben due consiglieri bibliotecari per aiutare i cittadini nelle ricerche, senza contare che il 16 per cento degli introiti era appannaggio della società Qualità Italiana che gestiva la parte commerciale. L. P. D. Attualità Copertine vincenti Triplo premio per 'L'espresso': quello generale per le migliori copertine: altri due per le migliori cover della sezione politica ed economia con 'L'Italia dei privilegi' (n. 48, 2006) e della sezione attualità e costume con 'Napoli perduta' (n. 36, 2006). I premi arrivano dalla prima edizione del Castelbuono Copertina dell'anno, istituita dal sindaco Mario Cicero dell'omonimo comune siciliano. Attualità Toscana: li manda Ruini Dopo aver scelto negli ultimi mesi due vescovi di stretta osservanza ruiniana, Giovanni Paolo Benotto per Pisa e Simone Giusti per Livorno, al posto rispettivamente di Alessandro Plotti e Diego Coletti, schierati su posizioni progressiste, la normalizzazione della Chiesa toscana dovrebbe completarsi con l'arrivo a settembre di Giuseppe Betori, segretario della Cei e fedelissimo di Camillo Ruini, al posto del cardinale Ennio Antonelli, chiamato dal papa alla guida del 'ministero' vaticano della famiglia. L'arrivo dato quasi per scontato di Betori non sembra però molto gradito ai vescovi toscani che, interpellati dalla Santa Sede sulla successione di Antonelli, avrebbero indicato la propria preferenza per l'attuale vescovo di Arezzo, Gualtiero Bassetti, ex rettore del seminario di Firenze, espressione del cattolicesimo fiorentino di Giorgio La Pira e don Lorenzo Milani, o comunque per figure non imposte da Ruini, ma vicine alla linea del dialogo della Cet, la Conferenza episcopale toscana. M. La. Attualità Top 3 in Tv: Informazione, Sport, Film I programmi più visti tra il 1 e il 30 giugno 2008 Programma Rete Uscite Audience Share media medio % Informazione TG1 Sera Rai Uno 28 5.654.971 31,7 TG1 Giorno Rai Uno 29 4.660.730 29 TG5 Sera Canale 5 29 4.368.123 24 Sport Francia - Italia Rai Uno 1 23.491.262 74,1 Spagna - Italia Rai Uno 1 21.750.544 80,5 Olanda - Italia Rai Uno 1 18.349.801 62,1 Film Via dall'incubo Canale 5 1 4.990.720 22,5 Notting Hill Canale 5 1 3.940.986 17,6 Mrs. Doubtfire Canale 5 1 3.928.256 21,4 Elaborazioni Studio Frasi su dati Auditel, AGB Nielsen Mese all'insegna degli Europei di calcio, che hanno prodotto un ascolto medio di 7,5 milioni. L'incontro più visto è stato quello tra gli azzurri e la Francia, con 23,5 milioni di telespettatori. Di poco superiore ai 21 milioni la media del match Italia-Spagna, mentre la partita contro gli olandesi si attesta sui 18,5 milioni. Per il Cinema; 'Via dall'incubo' sfiora i cinque milioni di audience, 'Notting Hill' e 'Mrs. Doubtfire' si fermano poco sotto i quattro milioni. Tra i programmi d'informazione il TG1 sera si conferma il più seguito con uno share del 31,7 per cento e un'audience di 5,6 milioni. Attualità la volpe Galan Giancarlo Galan e la Lega Nord sono ai ferri corti. Motivo del contendere? Ufficialmente la nascita del Partito della libertà del Veneto, federato con quello nazionale. Ma sarebbe meglio dire che in gioco c'è l'autonomia e la forza elettorale del governatore Galan, unico incrollabile sostegno alla sua ripresentazione per un quarto mandato regionale. Se Galan avrà un suo partito forte e autonomo, nessun accordo fra Berlusconi e Bossi potrà ostacolarlo. Alle politiche la Lega Nord ha ottenuto alla Camera il 27,1 per cento, il Pdl il 27,4. La Lega alle regionali del 2005 era al 14,7. Un balzo felino che fa nascere voci presidenziali dentro il Carroccio: perché non candidare un leghista alla Regione? Si fanno i nomi di Flavio Tosi, sindaco di Verona, e del ministro Luca Zaia. P. T. Attualità APAT NELLA BUFERA Che brutto ambiente Gli ispettori chiamati da Stefania Prestigiacomo faranno visita all'Apat, l'Agenzia per la protezione del territorio che è stata commissariata con l'ultima finanziaria. A muovere il ministro per l'Ambiente è stata la relazione con cui Alberto Stancanelli, dopo appena due mesi di lavoro, si è dimesso dall'incarico di direttore generale. Al suo arrivo il dirigente aveva contestato la decisione del presidente, Giancarlo Viglione (vicino ad Alfonso Pecoraro Scanio), di stabilizzare con un'assunzione a tempo indeterminato una serie di precari a suo avviso non in possesso dei requisiti stabiliti dalla legge. All'inizio Viglione aveva riconosciuto come fondate le obiezioni del suo direttore. Ma poi, dopo un paio di bellicosi comunicati sindacali e l'occupazione di alcuni locali, ha cambiato idea, decidendo di andare per la sua strada e provocando così le dimissioni di Stancanelli. Ora la Prestigiacomo vuole capire chi ha ragione. S. L. Attualità PD Madonna appare in Tribunale Madonna contro Unto dal Signore. è la sintesi della lite che il 16 settembre si terrà dinnanzi al Tribunale di Roma tra un sociologo casertano (Michelangelo Madonna) e Silvio Berlusconi. Oggetto: il simbolo del Pdl che l'ideatore Madonna vuole indietro, con congruo risarcimento. I giudici esamineranno un dossier che attesterebbe come la mezzaluna tricolore nel cerchio azzurro con la scritta 'Popolo delle Libertà' sia stata ceduta dinanzi a un notaio da Madonna (che l'aveva utilizzata per le amministrative di Casal di Principe del 27 maggio 2007) a Berlusconi il 19 dicembre scorso, dietro promessa di un seggio parlamentare e di un ruolo dirigente nel Pdl. Niente di ciò è avvenuto. Così l'azzurro mancato ora chiede di riavere simbolo, soldi e onore della cronaca. M. F.

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Televisione (sezione: Intercettazioni)

( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

CULTURA TELEVISIONE Afflitti dalle fiction di Edmondo Berselli Premessa maggiore. Finalmente! Finalmente abbiamo capito perché la fiction italiana fa pietà e le soap domestiche fanno pena. Non è solo questione di storie miserabili, intrecci stupidini, ambientazioni deprimenti, tanto che molto spesso è sbagliato l'arredamento e fanno schifo anche i mobili. Adesso sappiamo che quando si vede un'attrice cagna, o 'cagna spaziale', può dipendere certamente da un casting sbagliato, ma il più delle volte dipenderà da raccomandazioni che vengono dall'alto, insensibili al merito. Ma anche sul piano internazionale le cose non vanno sempre lisce. La nuova sitcom di Fox, 'Til Death - Per tutta la vita' (in onda il mercoledì sera alle 21,50) prometteva bene. Due coppie a confronto, i Woodcock e gli Starck: i primi sposati da appena dodici giorni, e quindi dotati di entusiasmi e fervori amorosi, e perfino erotici; gli altri due con lungo matrimonio, 24 anni, alle spalle, e quindi scetticismi, abitudini, stanchezze, allegri o rassegnati cinismi. Le prime due puntate erano ben scritte (quelle successive meno); buone le battute, discrete le storie, ottimamente intercettati i tic. E allora perché il programma non funziona? Con ogni probabilità perché sono sbagliati gli attori. Pazienza per la coppia di sposini Woodcock, un po' troppo prevedibilmente scemi ma accettabilmente carini. Ma i due Starck sono davvero orridi, lui un omone impresentabile e rozzo, lei un botolo di cellulite. Recitazione naturalmente sopra le righe, solite risate registrate, alla fine sensazione di fastidio, e la certezza di un'occasione persa. C'è solo da sperare che non li abbia raccomandati nessuno. CULTURA DANZA Palcoscenico Marche di Vittoria Ottolenghi La prossima ghiottoneria danzereccia è a Civitanova Marche, per il 'Festival internazionale della danza nel nome di Enrico Cecchetti'. Cecchetti fu un celebre ballerino, che poi divenne il più grande maestro di danza classica del suo tempo (1850 -1928), ancora onorato in tutto il mondo. è bello vedere con quale amore e fantasia la cittadina onori tuttora questo suo figlio illustre. Civitanova, nel suo nome, nei teatri Rossini e Annibal Caro (il 5 e il 6 agosto in trasferta a Recanati, con i Momix), presenterà otto grandi spettacoli di danza. Si inizia il 9 luglio, con la Compagnia del Teatro Kirov, ex Mariinskij di San Pietroburgo, e si concluderà, il 10 agosto, con uno spettacolo in piazza XX Settembre, intitolato 'Taranta, musica e danza del Salento'. Questo evento sarà preceduto, sabato 9, da uno 'stage di Taranta', aperto al pubblico, in preparazione del gran finale collettivo. Da non perdere, il 22 luglio, al Teatro Rossini, la 'Hofesh Shechter Dance Company', con un poderoso spettacolo: 'De-generation', in cui sono raccolte tre coreografie: 'Cult', 'Fragments' e 'Uprising'. Shechter è un coreografo israeliano che lavora in Inghilterra. Nell'ultimo suo brano ('Uprising', la rivolta), sette danzatori emergono dall'ombra e sembrano aggredire il palcoscenico con la loro foga atletica e interiore come se la loro forza fosse scoppiata all'improvviso, dopo millenni di repressione. CULTURA CD CLASSICA Tra Abbado e i monaci DI Riccardo Lenzi CLAUDIO ABBADO. Arrivato ai 75 anni, sta vivendo l'ennesima età dell'oro, confortato dai divini fanciulli Mozart e Pergolesi, ai quali con la sua Orchestra Mozart ha dedicato buona parte delle ultime stagioni. Con le sinfonie K385, 201,319,504 e 551 del salisburghese (2 cd Archiv) egli ci dà un valido saggio della limpidezza di fraseggio, del candore, dello humour e della ricchezza espressiva con le quali affronta questi spartiti, restituendoci tutti "gli echi barocchi pregni del venturo romanticismo". ANDRAS SCHIFF. Con il sesto volume dedicato alle sonate di Beethoven (Ecm), il pianista mostra la maturità interpretativa raggiunta: rispetto dello sviluppo stilistico dell'autore ma allo stesso tempo libertà e coraggio scevri da conformismi nel porsi di fronte a questi testi sacri, a esempio nell'introdurre varianti ornamentali nei ritornelli e nelle riesposizioni. HEILIGENKREUZ. Magari non sono "i monaci prediletti da Benedetto XVI", ma i cistercensi dell'Abbazia di Stift Heiligenkreuz hanno mostrato senso degli affari con l'album di canti gregoriani 'Chant': a seguito della crescente domanda di questo repertorio dovuta al suo utilizzo come colonna sonora del mitico videogame 'Halo', la Universal stava cercando un gruppo accreditato per l'incisione. Ne è seguito l'invito a visionare su YouTube un videoclip dei monaci. Risultato: settimo posto della classifica pop inglese.

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LA POLITICA smarrita LA RINCORSA DELLE FINZIONI CHE HA DISSOLTO LA SINISTRA (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

L'articolo LA POLITICA smarrita LA RINCORSA DELLE FINZIONI CHE HA DISSOLTO LA SINISTRA La destra può permettersi di rifiutare la complessità della contemporaneità, svuotandola nella virtualità della messa in scena mediatica. La sinistra dovrebbe ristabilire l'arduo primato della conoscenza Giovanni De Luna C'è in giro un'acuta nostalgia del Pci ed è paradossale che questo sentimento prevalga in chi nel Pci non è mai stato e che, soprattutto, si è tenuto alla larga da tutte le tappe successive che - attraverso, prima il Pds poi i Ds - hanno portato all'attuale Pd, in settori quindi, che si possono collocare alla sinistra di quella traiettoria. Credo che si tratti di questo: almeno fino a tutti gli anni '70 i rapporti del Pci con quest'area erano definiti da una sorta di oscillazione del pendolo. Nella pedagogia autoritaria che ispirava il modo in cui il partito si riferiva ai suoi iscritti e al popolo di sinistra era infatti insito un continuo andirivieni tra due posizioni: nei momenti alti della mobilitazione collettiva e del conflitto sociale il Pci, per legittimare la propria funzione, doveva porsi come freno a una spontaneità troppo radicale, normalizzare la carica dirompente della spinta dal basso per capitalizzarne il valore sul piano del proprio ruolo istituzionale, come unico titolare delle interrelazioni politicamente significative; nelle pause del conflitto, ma soprattutto dopo le sconfitte più rovinose, il suo compito era invece di sostituirsi ai movimenti, di surrogarne la mancanza di slancio, indicare una linea di continuità e di resistenza che permettesse di non smarrire il filo della speranza e della militanza. Questo è stato il Pci fino alla fine degli anni '70 e questo smise di essere quando - sotto la duplice spinta della solidarietà nazionale e della lotta al terrorismo - il partito si fece compiutamente "Stato", ritirando la passerella tra le istituzioni e i movimenti, rinchiudendosi nel "palazzo" insieme all'intero sistema politico e candidandosi a essere travolto insieme agli altri dalla slavina che sancì la fine della Prima repubblica. E' interessante sottolineare oggi, quando ormai quella vicenda è del tutto conclusa, come anche durante il "lungo '68" ci fosse la sensazione diffusa che ci si potesse consentire qualsiasi "estremismo" perché poi, alla fine, comunque ci sarebbe stata la "mediazione" del Pci (e, nelle fabbriche, del sindacato) che dal tumulto ribollente della "contestazione" avrebbe poi estrapolato delle istanze in qualche modo compatibili con le regole del sistema politico. E credo che proprio quella sensazione sia alla radice delle nostalgie odierne. Ancora negli anni '90, dopo la dissoluzione del Pci, nelle varie sigle che hanno affollato la galassia dei partiti postcomunisti affioravano tracce di quell'atteggiamento, così come più recentemente nei comportamenti irresponsabili della coalizione che sosteneva il governo Prodi: richieste fatte solo per salvare la faccia o per accampare meriti venivano avanzate con la consapevolezza di avviare un gioco a ribasso in cui questa volta, però, non ci sarebbe stato nessuno a "mediare" autorevolmente e tutto si sarebbe trasformato in una litigiosità permanente che alla fine avrebbe fatto implodere maggioranza e partiti. Anche nell'ultima campagna elettorale quel remoto sentimento è entrato in campo confezionando un ulteriore paradosso: quasi due milioni di voti sono transitati dalla sinistra verso il Pd, verso un partito che aveva detto chiaramente di avere come obbiettivo quello di strappare voti al centro e di voler interpretare la sua vicenda politica nel segno di una netta discontinuità con il vecchio Pci, recidendo qualsiasi legame con quella storia e quei comportamenti anche sul piano delle alleanze e dei rapporti con i movimenti. In questo caso, però, alla nostalgia si è accompagnata la paura. Una paura che nasceva dalla possibilità che il partito liquido di Veltroni evaporasse del tutto e che a sinistra si configurasse uno schieramento di partiti dal peso elettorale più o meno equivalente, cancellando l'immagine tradizionale e rassicurante che in tutta la storia dell'Italia repubblicana aveva visto sempre un grande partito, affiancato da pochi piccoli partiti e da una vasta area movimentista. Credo che il Pd debba interrogarsi seriamente su questo paradosso e sull'horror vacui che ne emerge. Nato per stare al centro, con un processo di formazione che è sembrato una fusione burocratica tra due consigli di amministrazione, ha intercettato il voto di sinistra attraverso la proposta elettorale di "andare da solo". Come non leggervi la nostalgia di un grande partito, e anche l'insofferenza per la ridda di sigle che avevano dato vita alla dis-unione del governo Prodi? La durezza dei fatti Adesso nostalgia e paura convivono strettamente intrecciate. E' una vecchia storia. Dopo la sconfitta c'è dapprima una sorta di intontimento, poi si aprono le cataratte delle recriminazioni, dei regolamenti di conti, delle accuse e dei rimpianti. Più che guardare al passato bisognerebbe forse cominciare a ridare un senso alle parole che abbiamo ricevuto in eredità dal Novecento e che hanno cambiato totalmente il loro significato (guerra, stato, lavoro, ....), studiando, raccontando la contemporaneità, ridefinendone i linguaggi, ridisegnando una mappa concettuale in grado di guidarci lungo rotte sconosciute in oceani tutti da esplorare. La destra non accetta la sfida della complessità, semplicemente la elude. Nel suo asse concettuale non sono c'è spazio per i "fatti" ma solo per la loro "rappresentazione". Di qui l'importanza strategica che ha per Berlusconi il controllo dei media. Ci sono alcuni espedienti che risultano particolarmente efficaci quando vengono lanciati nell'universo mediatico: per esempio quello di svincolare un argomento dal controllo del presente dicendo che solo il futuro può rivelarne i meriti. E' stato così per il milione di posti di lavoro ed è così per l'abbassamento delle tasse. E' un modo di convincere l'elettorato puntando non sulla conoscenza ma sull'immaginazione. Proprio mentre la vita e le esperienze reali della contemporaneità mettono seriamente in discussione le aspettative e i desideri di tutti, la destra si adopera per individuare alcuni elementi di realtà da usare sottraendoli all'esperienza verificabile e proiettandoli in un sistema che è tanto più granitico e seduttivo, quanto meno sottoposto al confronto con i fatti. E' il meccanismo che porta a mietere successi agitando emergenze come quelle della "sicurezza". Su un dato reale - il fastidio, l'insofferenza e la paura suscitate dal confronto quotidiano con la microcriminaliità - si innesta un armamentario propagandistico che enfatizza gli stereotipi, rifiuta ogni argomentazione che non sia un randello da calare sulla schiena delle opinioni diverse. Con i rom questo paese ha sempre convissuto attraverso un sistema di relazioni fondato sulla realtà di scambi che di volta in volta ti mettevano in contatto con ladri, ricettatori, indovini, fabbri, commercianti di cavalli, mendicanti, artigiani e maniscalchi... Ora, tutte queste figure sono precipitate nelle stereotipo del diverso e del delinquente, identificato non più nella materialità e nella concretezza dei rapporti diretti ma nei segni del corpo, nei simboli che si addensano sui suoi vestiti, sui suoi monili, sui suoi modi di vivere. E lo sradicamento sociale diventa fatto criminale. Lo stesso meccanismo, sempre legato al "sistema sicurezza", lo si vede all'opera nella scelta di usare l'esercito per l'ordine pubblico e presidiare il territorio. Qui i dati di fatto sono i 300 carri armati, i 121 Neurofighter Typhoon e i 131 F 35 che, come dice autorevolmente il generale Mini, ci dissangueranno per i prossimi decenni o le nostre belle navi con missili, aerei e siluri impegnate quasi esclusivamente nelle "visite ai porti". Nella realtà, insomma, le nostre forze armate sono costruite e gestite in funzione di una guerra simmetrica che, come sostiene lo stesso Mini, oggi è solo la "nebbia della guerra"; non si capisce quale sia il nemico di un'eventuale guerra simmetrica; ce lo si immagina come noi ma come noi - intendendo l'Unione Europea - ci sono solo gli Stati uniti, la Russia e la Cina. Ci stiamo preparando a una guerra contro uno di questi stati? I miliardi spesi per navi e aerei bellissimi, un addestramento efficiente solo per i 10 mila soldati impiegati per le missioni all'estero, le polizie che trovano difficoltà a coordinarsi e perfino a scambiarsi i dati principali sui rischi della criminalità e del terrorismo, le forze militari che non hanno nessuna idea di cosa sia una visione comune della sicurezza. Questa è la realtà. Che la destra accantona per lucrare consensi sull'immagine dei "soldati per le strade". La finzione evitabile Questi esempi sottolineano l'urgenza di tornare ai fatti, di ristabilire il primato della realtà sulla finzione. E' l' unico antidoto alla virtualità delle rappresentazioni che oggi egemonizzano il racconto della contemporaneità. Proprio le considerazioni sulla guerra ci suggeriscono un esempio efficace di come si possa sviluppare questo percorso. Nuove figure di combattenti (il mercenario, il kamikaze), nuove strategie militari (l'opzione zero morti), nuove configurazioni dei rapporti tra stati (asimmetria e guerre civili di terza generazione) hanno disintegrato il concetto stesso di guerra così come è stato adoperato nel '900. Tutto questo ha prodotto un discorso mediatico fondato sulla finzione della negazione della guerra, su artifici lessicali che rendono possibile ogni guerra chiamandola con nomi diversi, con vere e proprie bizzarrie terminologiche, ossimori come "guerra umanitaria". Invece di conoscere la guerra ci si propone di eluderla, di cancellarne l'essenza ultima che resta quella di uccidere e farsi uccidere. Riproporre il confronto con la realtà vuole dire essere consapevoli che la guerra oggi non scaturisce più solo dalla concentrazione monopolistica della violenza nello stato nazionale ma anche da una sorta di deficit di autorità e di legittimità che ha investito il suo ruolo, proponendo da un lato la deriva privatistica che ha assunto la sua condotta (i mercenari, ma non solo), dall'altro la dimensione sempre più sovranazionale dei poteri di comando sulle forze armate che operano nei varie teatri delle guerre postnovecentesche. Le guerre postnazionali Così, alle forme di guerra classica che ancora sopravvivono si sono affiancate quelle che possiamo definire "le guerre postnazionali", segnate dal passaggio dal monopolio della violenza al mercato della violenza e che corrispondono a situazioni di crisi del tutto diverse da quelle che comportano l'organizzazione e l'impiego statali della violenza. E sono cambiati anche gli aspetti ideologici della guerra, con una netta accentuazione della sua "confessionalità": si combatte in nome di Dio, e la dimensione laica delle categorie "amico" e "nemico" viene dissolta in un universo in cui l'avversario diventa un alleato del diavolo, un ostacolo all'espandersi del bene da rimuovere, da cancellare. Così l'annientamento del nemico rappresenta così l'unico scopo plausibile della guerra. Questa è la novità della guerra più difficile da accettare, psicologicamente e politicamente, per noi occidentali. Non più un simmetrico esercizio di azioni e reazioni tra due contendenti giuridicamente alla pari, uno scontro carico di orrore ma a suo modo prevedibile con le sue regole e i suoi riti, ma guerra a senso unico che sempre include la possibilità di una risposta asimmetrica e irrazionale, il terrorismo, i kamikaze, la "guerra santa" propugnata dal fondamentalismo islamico. Tornando alla differenza tra destra e sinistra e al confronto con la realtà: la destra può concedersi il lusso di rifiutare la complessità della contemporaneità, svuotandola nella virtualità della rappresentazione della messa in scena mediatica; la sinistra deve ristabilire il primato dei fatti e della conoscenza. E' evidente la difficoltà che il ritorno ai fatti trova nello spirito del nostro tempo, segnato da una marcata congruenza con la rappresentazione del mondo che offrono i media. Pure invocarlo continuamente a me sembra solo un brutto alibi. Il governo Prodi è caduto sui fatti non sulle intenzioni. L'opinione pubblica ha giudicato inadeguata quella classe politica e ha votato di conseguenza. Se si va allo scontro tra due centrali propagandistiche, se si riduce la politica a problemi di comunicazione, è inevitabile la destra si dimostri più attrezzata. Pure l'opinione pubblica che noi oggi descriviamo come razzista, intollerante, egoista, solo tre anni aveva fatto vincere la sinistra in 15 regioni su 18; e due anni fa, alla fine del governo Berlusconi, la sinistra si era presentata con sette punti di vantaggio, dilapidati in quella campagna elettorale che era stata il prologo dell'insipienza e dell'incapacità che avrebbero portato alla disfatta. L'AUTORE Dalla storia della Resistenza alle forme della guerra Giovanni De Luna insegna storia contemporanea all'Università di Torino. Studioso del movimento di Liberazione e del sistema politico del dopoguerra ("Donne in oggetto. L'antifascismo della società italiana", 1995, "Storia del Partito d'Azione", 2005, "L'Italia del Novecento. Le fotografie e la storia", 2005-2006), si è dedicato soprattutto alla metodologia storica ("Il mestiere dello storico contemporaneo", 2004) e alla ricerca nel campo della comunicazione e della memoria con trasmissioni radiofoniche e televisive. Nel 2006 ha pubblicato per Einaudi "Il corpo del nemico ucciso. Violenza e morte nella guerra contemporanea" che analizza i grandi fenomeni della violenza di massa del Novecento, nella violazione delle regole che gli uomini si sono dati, regole che costituiscono il tentativo - spesso vano - di sottrarsi alle logiche dello "stato di natura".

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Per posta, per e-mail (sezione: Intercettazioni)

( da "Espresso, L' (abbonati)" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Attualità Per posta, per email Biancheri, i giornali e il ministro Brunetta Leggo sull'ultimo numero de 'L'espresso' una dichiarazione del ministro Brunetta secondo cui occorre eliminare la pubblicazione dei bandi e degli appalti sui giornali, che costituirebbe a suo giudizio 'un privilegio medievale'. è una dichiarazione che lascia stupefatti. Essa dimostra che il ministro Brunetta, mentre da un lato propugna encomiabilmente la necessità di chiarezza e trasparenza, intende poi riservare l'informazione relativa ai pochi cittadini che consultano i siti della pubblica amministrazione, escludendo, oltretutto, il 50 per cento della popolazione che non ha alcun accesso a Internet. Da quando è stato introdotto sui quotidiani l'obbligo di pubblicità il costo medio degli appalti è sensibilmente diminuito. Ogni giorno, infatti, i giornali vengono letti da più di 22 milioni di italiani. Alla pubblicità dei bandi e degli appalti dovrebbe aggiungersi semmai quella sulle nomine e sugli incarichi disposti dagli enti pubblici, così che ognuno possa sapere direttamente, e non attraverso estrapolazioni di seconda mano, chi ha nominato, chi è stato nominato e con quali retribuzioni. Sarebbe opportuno che il ministro ripensi a ciò che ha detto, ammetta di aver preso un abbaglio e abbandoni almeno questa volta la sua curiosa allergia alla carta stampata. Boris Biancheri, Presidente della Federazione italiana editori giornali Intercettazioni ok Scrivo alla redazione de 'L'e spresso' per ringraziarvi per aver pubblicato le intercettazioni riguardanti Berlusconi. Avete tutta la mia solidarietà di cittadino per tutte le porcate che verranno dette nei prossimi giorni dopo la vostra inchiesta. Daniele Giancola, e-mail Le opere d'arte di Rifondazione Né opere d'arte, né quadri d'autore, né sculture, né altro donato al Partito della Rifondazione Comunista, sono 'custoditi in casa Bertinotti' ('Veleni milionari', 'L'espresso' n. 26). Al contrario, anche opere donate da artisti importanti, proprio tramite Bertinotti, sono esposte nella sede del Prc in Via del Policlinico a Roma e fanno parte integrante, e perciò da tutte e tutti fruibili, del profilo culturale del partito. Vittorio Mucci, addetto stampa di Fausto Bertinotti Scrive l'ambasciatore Riguardo alle celebrazioni a Kinshasa per la festa della Repubblica del 2 giugno scorso, ('Diplomazia. No vino no party', 'L'espresso' n. 24), l'autore del trafiletto può non aver gradito, ma il catering per il ricevimento da me offerto è stato affidato a uno dei migliori ristoratori della città. Oltre a numerose specialità internazionali, sono stati serviti anche piatti tipicamente italiani preparati dai cuochi della residenza, accompagnati da immancabile vino italiano. Alle celebrazioni hanno partecipato oltre 400 persone in rappresentanza della comunità italiana, del Corpo Diplomatico, delle Organizzazioni Internazionali e, ovviamente, delle Autorità locali, adeguatamente rappresentate nonostante il clima di tensione creato in città dall'arresto del ex Vice Presidente Bemba, e la contemporanea convocazione di un Consiglio dei Ministri straordinario in una località distante circa 300 chilometri dalla capitale. Più che limitarsi a considerazioni futili e infondate, sarebbe stato meglio ricordare le difficili condizioni in cui operiamo al servizio del Paese, come per esempio gli eventi bellici del marzo 2007 e gli sforzi compiuti da questa Ambasciata per trarre in salvo i connazionali in pericolo di vita. Leonardo Baroncelli, Ambasciatore d'Italia nella Repubblica Democratica del Congo Arbitrati milionari Mi riferisco all'articolo 'Arbitrati milionari' ('L'espresso' n. 25). Per quanto, devo riconoscere, si tratti di un articolo, per così dire, 'asettico' appare, tuttavia, curioso che in riferimento all'arbitrato 'Grassetto/Anas' alla voce 'condanna amministrazione' vi sia l'indicazione 'N. D.' (non disponibile). Ebbene, premesso che svolgere l'attività arbitrale implica una notevole mole di lavoro e un altrettanto notevole dispendio di energie fisiche ed intellettuali, informo, per amore di precisione e soltanto per 'bellezza', del fatto che di tutti gli arbitrati indicati da 'L'espresso' quello che ha visto la Grassetto contrapposta all'Anas è l'unico che si sia concluso con la vittoria di quest'ultima e che, nello specifico, mi vedeva arbitro indicato dall'Anas. Avv. Pierluigi Winkler Elogio del metrò Non solo critiche. In un caldissimo pomeriggio di fine giugno scendo da un Eurostar a Roma Termini e prendo la linea A del metrò. Trovo un convoglio di carrozze in ottimo stato, con sedili comodi, video schermi con notiziari e réclame e, soprattutto, dotate di un efficiente impianto di climatizzazione. Viaggio da Termini al capolinea di Anagnina, per una trentina di minuti, senza accorgermene né stancarmi e attraversando mezza capitale. Rocco Boccadamo, Lecce Fini erotici e maliziosi di Stefania Rossini Cara Rossini, non voglio fare lo snob, ma abitualmente non leggo 'Novella 2000', degnissimo giornale, s'intenda, ma non adatto a chi, come me, non è interessato al gossip. L'altro giorno, però, acquistando i quotidiani in edicola ho visto la copertina di quel settimanale con un'immagine che mi ha lasciato perplesso. C'era il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in pose più che affettuose con la sua fidanzata sotto il solleone e, soprattutto, con lo slip da bagno visibilmente gonfio, e non per il vento. Il mio primo pensiero è stato che fosse il perfetto simbolo di questa nazione, abbattuta per tutti gli scempi che vediamo, tranne che per le questioni erotico-politiche, dove il machismo d'altri tempi sembra non passare di moda. è possibile, mi sono detto, che un politico di primo piano non sappia tutelare il proprio decoro, almeno quando è in vacanza? Poi, pensandoci, ho corretto il tiro. Forse, in epoca di politica virtuale, di finanza virtuale, di spettacolo virtuale, il dettaglio malizioso di Fini ridà un po' di concretezza al tutto. E ci ricorda che in fondo, come è sempre stato e sarà, alla base di ciò che accade in Italia ci sono ragioni tutt'altro che virtuali. Al contrario, c'è la materialità più spinta, la concretezza più estrema di chi vuole avere tutto e possibilmente subito. Ne usciremo anche questa volta? Marino Golini, e-mail Quando i re facevano i re, il loro corpo era al centro della simbologia del potere e del culto dei sudditi. Era un corpo doppio: quello naturale (fisico e mortale) e quello mistico (universale e perenne) denso di significati e di messaggi al popolo. In democrazia la faccenda si è ovviamente immiserita nel potere limitato e nel turnover degli eletti. Ma è evidente che il corpo dei politici ha conquistato un suo nuovo statuto grazie alla società dell'immagine e all'uso sfrontato che ne deriva. Ora però c'è un doppio passaggio significativo. Da una parte c'è un politico che subisce di esser riprodotto in flagrante dinamismo erotico senza batter ciglio, dall'altra c'è un giornale di pettegolezzi che sbatte tranquillamente in prima pagina una performance privatissima della terza carica dello Stato. E sempre più difficile è trovare la formula per commentare il fatto. Non è facile neanche prevedere dove ci porterà questa svolta 'comunicativa', lontana anni luce dall'ingenuo scandalo per i genitali nudi di Casini o Montezemolo delle scorse estati. Lei propende per la brama della materia e l'accaparramento del tutto e subito. Forse ha ragione e, per rispondere alla sua domanda, ho paura che non ne usciremo tanto presto.

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Le parole maliziose cancellate a Milano (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

IL regime di Berlusconi è ipnotico. Combina l'agenda del governo come se fosse un palinsesto televisivo. Da giorni, come una giacca al chiodo, il Paese è appeso a un dilemma: che cosa dice Berlusconi nelle conversazioni privatissime registrate dalla procura di Napoli? Le sue parole sono davvero così viziose da metterlo nei guai? Addirittura da costringerlo alle dimissioni? È vero che, in un documento acustico, spiega a Fedele Confalonieri le ragioni postribolari dell'ingresso di qualche ministra nel governo (gli uomini di Di Pietro arrivano a chiederlo in pubblico)? La politica di Palazzo Chigi è soprattutto arma psicologica. Le necessità e le urgenze nascono, come nella performance di un illusionista, in un mondo di immagini, umori, riflessi mentali, paure, odio del tutto artefatti come le emozioni dinanzi alla visione di un film. Il metodo dovrebbe essere ormai familiare. Qualcuno grida qualcosa, lo grida di nuovo e ancora più forte finché non diventa un mezzo fatto, un quasi fatto. Ecco allora che cosa strilla un'aquila del Partito della libertà (Boniver): "Quelle intercettazioni private. Eccome se ci sono. E dentro c'è di tutto e di più. Le ha in mano un magistrato. Bisognerà solo capire come e quando verranno fuori". Le fa eco un'altra voce femminile del partito blu (Santelli): "Una parte della magistratura ha perso ogni pudore nell'utilizzo delle intercettazioni e ora ha la tentazione di usarle come arma finale nella guerra politica del governo". Dunque le cose stanno così, strepitano i corifei mossi dal sovrano: i magistrati spiano Berlusconi; ne registrano le conversazioni; ne raccolgono flussi verbali privatissimi e licenziosi, pronti a farne una mazzuola per ferirlo a morte. È necessario un provvedimento con immediata forza di legge che impedisca le intercettazioni della magistratura; che punisca con la galera i giornalisti che le pubblicano, che mandi in rovina gli editori. Giorgio Napolitano dovrà ricredersi e riconoscere, come non ha voluto fare finora, l'urgenza di quel decreto: ricattano il capo del governo, accidenti. Nel tableau di cartapesta, la memoria deperisce, i fatti si confondono. Nessuno si chiede se siano "fatti" o "quasi fatti", se abbiano appena un palmo di attendibilità. Il fasullo appare più vero del vero, nel regime ipnotico del mago di Arcore. Il fumo è più concreto dell'arrosto. Nel bailamme, non si ode la domanda più ragionevole e pratica: esiste a Napoli un'intercettazione telefonica tra Berlusconi e Confalonieri? Posta la domanda, si può scoprire che neppure può esistere quella telefonata a Napoli perché, nel rispetto della legge, Berlusconi non è stato mai intercettato direttamente e Confalonieri, nell'affare Saccà, è una comparsa del tutto marginale (e quindi mai sottoposto ad "ascolti" diretti). Non a Napoli, ma a Milano andrebbero cercate le conversazioni tra il presidente di Mediaset e il mago di Arcore. A Milano, nei faldoni elettronici dell'inchiesta sul fallimento di Hdc, la società di Luigi Crespi, sondaggista e fortunato inventore del "contratto con gli italiani". In quei file-audio, c'è un colloquio alquanto simile a quello che, soltanto immaginato, ingrassato dalla malafede o dall'ingenuità, ammattisce istericamente i Palazzi di Roma e ingolosisce le redazioni. "Silvio" e "Fedele" si intrattengono sulle virtù di una giovane signora planata dallo spettacolo nella politica. Ma nessuno, fortunatamente, potrà più ascoltare le loro parole. La registrazione è stata mandata al macero, il 13 giugno, per decisione del giudice delle indagini preliminari Marina Zelante: la telefonata era irrilevante per il processo. Il capo del governo, come gli avrà spiegato senza dubbio il suo avvocato-senatore-consigliere Niccolò Ghedini, può stare tranquillo: non ne esistono copie perché il software utilizzato dalla ditta milanese che lavora, in appalto, per la procura di Milano impedisce che i file-audio possano essere copiati senza lasciarne traccia elettronica. Serenità, il presidente del Consiglio, dovrebbe ricavare anche da quel che presto accadrà a Napoli. Nei prossimi giorni saranno distrutte le conversazioni di Berlusconi irrilevanti per il processo, come Ghedini sa e maliziosamente, malignamente non dice (anche se parla tanto e quotidianamente). Sono conversazioni malinconiche, a quanto pare. Il mago si protegge da ogni tentazione giovanile e pressing femminile. Appare consapevole, con qualche nostalgia, dell'ingiuria che il tempo infligge all'energia. Le soubrette ne parlano tra di loro, deluse. Ricapitoliamo. In due inchieste - a Milano, per il fallimento di una società di sondaggi legata a Mediaset; a Napoli, per i traffici di Agostino Saccà - affiora la voce di Berlusconi. Gli investigatori la raccolgono e catalogano. In alcuni casi, è utile a ricostruire i fatti. In altri, è inservibile perché parla d'altro. Nel primo caso, in contraddittorio con la difesa, dinanzi a un giudice terzo, il pubblico ministero domanda che sia chiesto al Parlamento l'utilizzo della memoria acustica. Nel secondo, alla presenza degli avvocati della difesa e dinanzi a un giudice che decide, l'accusatore chiede che quei documenti sonori siano distrutti, come prevede la legge. La procedura è lineare. Protegge gli interessi di tutti gli attori. Permette l'efficacia dell'accertamento dei fatti (che cosa è accaduto e per responsabilità di chi?). Tutela la privacy degli indagati e di chi è coinvolto nell'inchiesta, malgré lui. Se ne potrebbe dedurre che il sistema, nonostante riforme sgorbio, traffici legislativi, procedure sovraccariche, ha coerenza, appare adeguato e regolato da una magistratura equilibrata. Vediamo al contrario, che cosa accade nel regime ipnotico. Con un tramescolio di carte, notizie storte affidate a fedeli e famigli, veleni insufflati in un circo mediatico disposto a enfatizzare e credere, senza raziocinio, a qualsiasi intrigo, paradosso, salto logico, lavorando come fosse un'utile leva anche la sprovvedutezza degli avversari, il mago di Arcore confonde la scena. Anzi, la modella a mano con la sua "macchina fascinatoria". Mi spiano illegalmente, geme. Vogliono ricattarmi con intercettazioni private, raccolte illegalmente e abusivamente consegnate alla redazioni. L'anatema gli consente di non discutere delle accuse che gli sono mosse. Imperversa, allora, come ossessionato da se stesso e dai suoi fantasmi. Protesta, deplora, minaccia incursioni televisive o requisitorie parlamentari. La pantomina, che si è affatturato con la complicità del suo avvocato-consigliere, lo autorizza a chiedere alle Camere genuflesse una nuova legge cucita per la sua silhouette. Si sente abilitato a pretendere dal capo dello Stato di riconoscere l'urgenza costituzionale di un decreto legge che di necessario ha soltanto la sua personale ansia di impunità. Berlusconi, a quanto pare, avrebbe voluto già oggi un provvedimento che vieta, pena la galera per il giornalista e la disgrazia dell'editore, la pubblicazione delle intercettazioni. Non l'avrà, almeno per oggi. Il gran rumore di queste ore se l'è procurato da solo. Che buona medicina sono i fatti. (4 luglio 2008.

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Le telefonate del premier al macero nei prossimi giorni (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

NAPOLI - Saranno distrutte nei prossimi giorni le intercettazioni telefoniche ritenute irrilevanti per il prosieguo dell'inchiesta Berlusconi-Saccà. A dirlo è il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore e questo elemento, al termine di una settimana scandita da un estenuante tam tam di indiscrezioni vere o presunte, finisce con il rappresentare una delle poche certezze del torrido luglio del Cavaliere. La procedura sarà completata nei prossimi giorni e si incrocia con l'udienza in programma questa mattina davanti al giudice Luigi Giordano: il magistrato dovrà decidere se chiedere al Parlamento l'autorizzazione ad utilizzare le sei conversazioni sulle quali il pm Vincenzo Piscitelli ha imperniato l'accusa di corruzione contestata al premier in concorso con Agostino Saccà. Gli avvocati del presidente del Consiglio, Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, sono orientati a porre già oggi all'attenzione del gip la questione della competenza territoriale: i legali hanno depositato indagini difensive, tabulati telefonici compresi, in grado di dimostrare, a loro giudizio, la necessità di trasmettere a Roma il fascicolo. Con ogni probabilità, il giudice si esprimerà sulla eventuale richiesta da inoltrare al Parlamento e sulla distruzione delle intercettazioni giudicate irrilevanti solo dopo aver sciolto il nodo della competenza territoriale. Le conclusioni del gip Giordano influiranno certamente sull'udienza preliminare, fissata per il 18 luglio davanti al gup Pasqualina Paola Laviano dopo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura nei confronti di Silvio Berlusconi. Il pm Piscitelli ipotizza il reato di corruzione alla luce delle telefonate durante le quali il leader di Forza Italia segnala a Saccà cinque attrici che il direttore di Rai Fiction si sarebbe impegnato a inserire nei cast di diverse produzioni televisive: Antonella Troise, Evelina Manna, Elena Russo, Camilla Ferranti ed Eleonora Gaggioli. In cambio, il manager avrebbe ottenuto da Berlusconi la promessa di "sostegno finanziario, imprenditoriale e politico" anche con riferimento al "progetto Pegasus", iniziativa definita dai magistrati "di carattere privatistico ideata e promossa da Saccà". Secondo gli inquirenti gli episodi non possono essere ricondotti "al pur diffuso costume della cosiddetta raccomandazione" perché le attrici risultano tutte "verosimilmente legate da rapporti di amicizia" con Berlusconi. Rapporti di cui il premier "non fa mistero oppure - rileva il pm - asseritamente da utilizzarsi in qualche modo nella campagna di reclutamento dei senatori". L'udienza preliminare nei confronti di Saccà sarà celebrata l'8 luglio. È stato trasmesso alla Procura di Roma invece il capitolo riguardante la trattativa che sarebbe stata avviata da Berlusconi per convincere l'allora senatore eletto in Oceania, Nino Randazzo, a far venire meno il sostegno al governo Prodi. (4 luglio 2008.

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Dai nodi del ddl al refuso (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 6 categoria: BREVI Dai nodi del ddl al refuso La stampa Il disegno di legge sulle intercettazioni ( sopra, il ministro Alfano) prevede per chi le pubblica pene da uno a tre anni e da uno a cinque per chi le divulga I giudici L'autorizzazione ad intercettare è decisa da un collegio di tre giudici e per un periodo limitato. Chi rilascia dichiarazioni su un procedimento si deve astenere Il refuso L'11 giugno un comunicato del governo annuncia un decreto sul tema. Il Colle lo nota. Due ore dopo torna il ddl: "un refuso", secondo la maggioranza.

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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 6 La Nota di M... (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 6 La Nota di Massimo Franco Il premier non va in tv ma il rischio di scontro è soltanto congelato I l ripensamento in extremis c'è stato. E con la rinuncia ad esternare la sua irritazione in tv, Silvio Berlusconi ha evitato un'occasione vistosa per acuire i contrasti sulla giustizia. L'opposizione più tetragona ironizza sul suo comportamento. Ma altrove si avverte un senso di sollievo per una decisione sofferta e responsabile. Il presidente del Consiglio rischiava di evocare i fantasmi delle intercettazioni che sta cercando di esorcizzare; e dunque di ottenere in un colpo solo due risultati negativi: tendere ulteriormente i rapporti con magistratura e centrosinistra, e forse col Quirinale; e fare lievitare il fango che gli galleggia intorno. Walter Veltroni cerca di spostare l'attenzione su salari, crisi dell'Alitalia, pensioni. Punta così a non essere condizionato da un'agenda dettata da Palazzo Chigi. Forse, però, la sua voglia di parlare di questioni concrete serve anche a disarmare la sinistra più estrema e l'alleato Antonio Di Pietro, che sulla giustizia incalzano e criticano il Pd; e che l'8 faranno una manifestazione in bilico fra antiberlusconismo e antipolitica tout court. Ma le incognite sulla pubblicazione di qualche telefonata compromettente, seppure senza rilievo penale, rimangono intatte. E tengono il premier ed i suoi collaboratori sulle spine anche alla vigilia della partenza per la riunione del G8 in Giappone. Nel programma del Consiglio dei ministri odierno non si parla di decreto. E questo farebbe pensare che abbia prevalso la scelta di non scontentare Giorgio Napolitano, convinto che sia meglio seguire la strada di un disegno di legge parlamentare. Significherebbe anche non inasprire i rapporti con il centrosinistra. Il martellamento del Pd sul fatto che il decreto peggiorerebbe le cose, suona come un avvertimento e insieme un invito a non tirare la corda; e dunque ad offrire agli oppositori un margine per non essere risucchiati dall'estremismo. La sensazione è che però Berlusconi rimanga e si senta comunque nell'angolo: minacciato, se non ricattato dalla prospettiva che vengano rese pubbliche conversazioni nel tentativo di screditarlo e dunque di logorarlo agli occhi dell'opinione pubblica. Pensare che una simile manovra abbia gli effetti sperati non è affatto scontato; ma è indubbio che inserisce dosi massicce di veleno e di tensione. Appare una specie di bomba ad orologeria della quale non si sa né se né quando verrà innescata; e che tuttavia tende a condizionare pesantemente le mosse di Berlusconi. Per questo, nonostante la sua assenza ufficiale dall'ordine del giorno, nessuno esclude che nella riunione di oggi a Palazzo Chigi alla fine rispunti il decreto. L'ipotesi che chi ha in mano le intercettazioni possa diffonderle mentre il premier è in Giappone, non viene considerata per nulla remota; e riflette un clima sovrastato dai sospetti. Di Pietro non concede nulla, altrimenti si smentirebbe. "Almeno adesso le cose sono chiare: loro facevano il decreto per impedire che venissero pubblicate queste intercettazioni. Hanno capito che non le pubblicano più e quindi non si fa più il decreto", infierisce. Parla di un Berlusconi trovato "con le dita nella marmellata". E sostiene che questo servirà a mostrare all'opinione pubblica di quale pasta sia fatto il governo. Il suo schema non prevede la possibilità che il Cavaliere si avvantaggi della polemica sulle intercettazioni; o che alla fine gli schizzi di fango colpiscano tutti. è comprensibile: deve chiamare alla mobilitazione dell'8 luglio, e impedire che si riduca ai "quattro gatti" preconizzati dal centrodestra, ma anche dal Pd. \\ Il Cdm di oggi non prevede il decreto però le sorprese restano possibili.

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Colpe non sue Smettiamo di insultarla (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 11 autore: di MARIA LAURA RODOTà categoria: REDAZIONALE Dalla parte di Mara Colpe non sue Smettiamo di insultarla Carfagna come Lewinsky? Carfagna troppo intercettata (si dice)? Carfagna deve dimettersi? Mah. Ieri tutti i mali del Paese parevano riconducibili a Mara Carfagna. Sospettata non di corruzione, non di associazione mafiosa, non di aver pagato testimoni ecc.; ma di aver fatto conversazioni arrischiate al telefono con l'attuale premier. Il premier l'ha nominata ministro delle Pari opportunità. Nel ruolo non ha molti fans, dicono i sondaggi, neanche tra gli etero. Tra i gay va peggio, non patrocina iniziative, ha ritirato i fondi per una ricerca sull'omofobia, sforna opinioni discutibili. Probabilmente è un ministro sbagliato al posto sbagliato. Secondo i critici del governo Berlusconi, non l'unico. Ma è un'ex ragazza tv, le sue foto osé sono ovunque, la si può sfottere, la si può insultare. Lo ha fatto tra gli altri Massimo Donadi dell'Idv, che dipietreggia senza il talento del leader: "E se Bill Clinton avesse fatto ministro Monica Lewinsky?". Risate, anzi no. "Il dirimente tra pubblico e privato nel caso di un capo di governo è molto labile", ha dipietrato Donadi. E' vero. Ma è labile anche il "dirimente" tra il fare una battaglia politica e l'offendere una donna, stavolta. Perché, se usciranno le intercettazioni, e anche se ne uscisse un Berlusca poco prestante (ma no), lui farà la figura del simpatico mascalzone. E se ha aiutato qualche ragazza ambiziosa, vabbé, si sa che capita. Non sarà mica lui a doversi dimettere, non in Italia. In caso dovrà andare via Carfagna. Anche se, in plausibile sintesi, Carfagna, come altri ministri ed esponenti Pdl, ha dato molta retta al premier e ha poi colto un'opportunità professionale. E Berlusconi è com'è. Un italiano vero; ha un debole per ragazze e bagatelle. Ma se insorgono difficoltà (una moglie, un processo) non si dispera se il pubblico ludibrio cade sulla ragazza. Anzi: la ragazza/e, in questa fase delicata tra norma bloccaprocessi e processo Mills, potrebbe servire a lui da diversione mediatica. Magari non voluta, certo seguitissima. Fornisce attenuanti, poi: se, come ha titolato Libero, per Berlusconi , rispetto al resto è un guaio veniale. Così, come in un varietà di epoca Fininvest, si distrae lo spettatore da uno show malmesso puntando sulle grazie della soubrette. Ma la colpa non è della soubrette; né della ministra. Smettiamo di insultarla; pensiamo cosa fanno tanti uomini ambiziosi, per compiacere un potente, in genere restando vestiti (in genere, di peggio).

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Le armi del commando: spionaggio elettronico e magliette del Che (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2008-07-04 num: - pag: 15 categoria: REDAZIONALE L'operazione L'aiuto di esperti americani e israeliani Le armi del commando: spionaggio elettronico e magliette del Che Così gli 007 hanno giocato i carcerieri La caccia al campo nella giungla è partita da un'intercettazione. Telefonata in codice: "Il pollo è uscito dal recinto" WASHINGTON - Combattevano seguendo le orme del Che. E sono stati ingannati dal Che. I soldati colombiani che hanno partecipato alla liberazione della Betancourt indossavano magliette con il volto di Guevara. E impugnavano i Kalashnikov, altro simbolo di ribellione. Un piccolo "tocco" per rendere più credibile il travestimento. E, secondo la versione ufficiale, il trucco ha funzionato. I rapitori delle Farc hanno consegnato gli ostaggi credendo di trovarsi davanti i loro compagni. Dettagli di colore che potrebbe nascondere altre verità. Capiremo - forse - in futuro se chi ha tradito lo ha fatto per soldi, allettato dalla taglia, o perché deluso da una lotta senza prospettive. In ogni caso lo ha fatto dando ragione al "Plan Patriota " del presidente Uribe con l'appoggio - tecnico e politico - di Washington. Un piano che ha richiesto molti ingredienti. Il 28 aprile di un anno fa l'intelligence militare colombiana, dotata di strumenti di intercettazione forniti dagli Usa, capta una rara comunicazione radio dei ribelli: "Il pollo è uscito dal recinto". Il "pollo" è Frank Pinchao, un sottufficiale prigioniero delle Farc che è riuscito a scappare. Quel frammento di comunicazione, unito alle informazioni del fuggiasco sulla Betancourt, aiutano a restringere il campo delle ricerche. Ma la missione non è facile perché i guerriglieri sono cauti. Uno dei loro capi più feroci, "Mojo", ha ordinato di limitare al minimo l'uso di telefoni e trasmittenti. Solo messaggi via corrieri. Un "silenzio radio" che non è totale, ci sono in ballo le trattative sugli ostaggi. E seguendo le tracce elettroniche - di nuovo con l'aiuto dei consiglieri americani e israeliani - le autorità scoprono che Ingrid, con un buon numero di prigionieri, è gestita dal responsabile del Frente Primero, Gerardo Antonio Aguilar, alias Cesar, alias Geronimo. Quarantenne, coinvolto nel traffico di droga e armi, è un duro, temprato da anni nella giungla. I suoi uomini sono veterani, si muovono con viveri per 15 giorni ed equipaggiamento sufficiente a garantire autonomia operativa. Da oltre un anno "Cesar il carceriere " ha in mano la Betancourt, la pepita d'oro buona per il grande scambio, e i tre contractor americani. Li umi-lia, non fa sconti malgrado abbiano un grande valore. Alla questione politica si aggiunge rabbia personale: la sua donna, Doris Adriana, è finita nelle mani dell'antiterrorismo. Una delle tante sconfitte patite dalle Farc nell'ultimo anno. Ma è nulla rispetto a quanto sta per avvenire. Le autorità colombiane riescono a infiltrare il cerchio magico delle Farc, il cosiddetto segretariato. Un colpo ripetuto poco dopo: una spia si insinua nel Frente Primero, quello di Cesar. Un lavoro di humint - intelligence diretta, fatta con le persone sul campo - alla quale partecipano unità speciali dell'esercito. Un paio di commandos, mimetizzati da capo a piedi, avvistano gli ostaggi americani mentre si lavano in un fiume. Gli occhi umani però da soli non bastano. Sono infatti gli americani a passare - sempre con lo spionaggio elettronico - le coordinate di uno dei campi. A quel punto l'Operazione Scacco si chiude. Fan di ChÁvez indossano T-shirt con il "Che", come fanno anche le Farc I figli Sopra con Mélanie, a destra con Lorenzo La sorella Dall'oblò Astrid sulla pista di Bogotà Guido Olimpio.

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Berlusconi evita Matrix: il gossip inquina la politica (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE Berlusconi evita Matrix: il gossip inquina la politica La rinuncia segnale di dialogo verso Pd e Colle. Ma resta l'ipotesi del decreto per vietare la pubblicazione Un meeting con i fedelissimi per decidere: analizzati i pro e contro in tutti i possibili risvolti ROMA - Una lunga riunione con i fedelissimi - da Letta a Bonaiuti, dal ministro Alfano a Ghedini a Cicchitto a Quagliariello -, i pro e contro analizzati in tutti i possibili risvolti e, alla fine, nel primo pomeriggio la decisione: Silvio Berlusconi non va a Matrix a parlare di giustizia, processi e scandalo intercettazioni (la trasmissione era prevista per ieri sera). è una nota ufficiale a spiegare perché: "Il governo - scrive il premier - ha lavorato tanto e benissimo in questi primi due mesi di attività" per questo "non mi pare opportuno e producente " parlare in tivù e "cedere il passo ad argomenti e gossip negativi che inquinano ed ammorbano il dibattito politico e parapolitico di questi giorni, deviando l'attenzione del Paese dai problemi concreti e dai risultati dell'azione di governo". Insomma, niente denunce, nessun dito puntato, e nessuna autodifesa che al momento - visto che le piccanti intercettazioni di cui si parla non sono state pubblicate da alcuno - apparirebbero - ha convenuto con i suoi Berlusconi - "una excusatio non petita ". Non solo: a un premier comunque preoccupato, arrabbiato, angosciato per quella che ritiene una vergogna e una gogna non tollerabile e illegittima, sia le colombe che i falchi del suo entourage hanno consigliato di evitare lo schermo per non "inasprire il clima", per mantenere un buon rapporto con il Quirinale, in vista di quello che è "l'obiettivo più importante" e cioè portare a casa il decreto sicurezza con il blocca-processi e più avanti il lodo Schifani sull'immunità delle alte cariche. Ma il no alla tivù non significa che Berlusconi abbia rinunciato alla possibilità di bloccare comunque, e immediatamente, l'eventuale diffusione delle intercettazioni. Sì, perché non è ancora escluso che oggi, in Consiglio dei ministri, il premier proponga il varo di un decreto legge che vieti la pubblicazione delle intercettazioni, pena sanzioni molto severe per giornalisti, pubblici ufficiali e editori. La norma, uno stralcio dal ddl già presentato, è stata approntata dal ministero della Giustizia, e ieri sera i tecnici e i pontieri di palazzo Chigi erano ancora in contatto con il Quirinale per cercare di ottenere il via libera di Napolitano a una norma che - dicono - "vista la situazione" avrebbe in pieno "i presupposti di necessità e urgenza", anche se la freddezza del Colle su questo punto è nota: già tre settimane fa il capo dello Stato era stato chiaro, dicendo no al decreto e sì a un ddl condiviso. Insomma, lo scenario è aperto, nonostante i mugugni di An e Lega e un'opposizione pronta a insorgere. Mentre stamattina - a Napoli in udienza camerale - si deciderà quali potranno essere le intercettazioni ritenute "pertinenti" all'inchiesta, che vede coinvolti Berlusconi e Saccà, che potranno essere trasmesse alla Camera in caso di rinvio a giudizio degli indagati. In studio Silvio Berlusconi ospite di Enrico Mentana da leader dell'opposizione: era il 22 febbraio scorso Paola Di Caro LA TUA OPINIONE sulla decisione del premier su www.corriere.it.

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124 (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 5 categoria: BREVI 124. 845 gli intercettati in Italia nel 2007: i costi sostenuti dalle Procure hanno superato i 224 milioni di euro.

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Silvio in trincea: reagirò ai ricatti E il gradimento torna a salire (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE Il retroscena L'apparizione in tv sconsigliata al premier dai sondaggisti di fiducia: avrebbe accreditato i pettegolezzi Silvio in trincea: reagirò ai ricatti E il gradimento torna a salire SEGUE DALLA PRIMA Lo stillicidio di voci sulla diffusione di nuove e piccanti intercettazioni, e l'ansia provocata dall'attesa di notizie, hanno accompagnato la giornata del Cavaliere, ne hanno segnato il volto e i ragionamenti: "Non si può più vivere in questo Paese. Che schifo". Chissà se quei fogli sparpagliati sulla scrivania hanno avuto l'effetto di riconciliarlo, perché i numeri riportati in grassetto descrivono quanto ancora sia forte il rapporto con l'opinione pubblica: nei suoi sondaggi riservati il premier è tornato infatti a progredire, l'indice di gradimento che la scorsa settimana era calato di due punti è risalito al 65%, e gli analisti di cui si fida gli hanno fatto sapere che il trend è in ascesa, che il prossimo rilevamento - previsto per lunedì - dovrebbe proiettarlo in avanti, verso quel 67% che è stato il suo massimo storico da quando è tornato al governo. "Altri, per quello che mi stanno facendo, pagherebbero caro. Non io", ha sussurrato Berlusconi mostrando quelle cifre. Pier Ferdinando Casini non ha avuto nemmeno bisogno di vederle. L'aveva preventivato, ad alcuni interlocutori giorni fa l'aveva anche detto: "Non vi illudete. Non si sconfigge così Silvio. Anzi, più verrà colpito in questo modo, più si rafforzerà". E nonostante la settimana orribile, si sarebbe rafforzato anche il Pdl, tanto che ieri il quotidiano Europa rivelava che il partito di centrodestra sarebbe balzato al 41,5%, un dato impressionante che non avrebbe nemmeno intaccato il consenso della Lega. Ma persino il Cavaliere ha imparato che non si vive solo di sondaggi, che l'offensiva giudiziaria "e spionistica" di cui si sente vittima rischia di pregiudicare la sua strategia e di complicare la già difficile azione di governo. Avverte intorno a sé l'accerchiamento, è sospettoso di tutto e di tutti. Ecco perché ieri i maggiorenti di An - a partire da Altero Matteoli e Ignazio La Russa - si sono pubblicamente detti favorevoli al varo di un decreto per impedire la pubblicazione delle intercettazioni. Era un segnale per rassicurare il premier dopo il suo colloquio con Gianfranco Fini, per fargli capire che nessuno sta giocando a logorarlo. Il ministro per le Infrastrutture gliel'ha voluto spiegare di persona. E non hanno lavorato solo gli alleati per cancellare dalla sua mente vecchi incubi, come le manovre quirinalizie. Anche i suoi uomini più fidati, a partire da Gianni Letta, si sono adoperati. C'è un motivo se il vice capogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, dice che "Giorgio Napolitano non è Oscar Luigi Scalfaro", perché il capo dello Stato negli ultimi due giorni ha lavorato per rasserenare il clima, pare non solo a livello istituzionale, esercitando la sua moral suasion al fine di evitare ulteriori danni all'immagine del Paese. Non c'è dubbio infatti che la pubblicazione di certi colloqui avrebbe un impatto devastante, non soltanto sul governo. Ma questa opera del Colle ha un prezzo per Berlusconi, porta con sé la richiesta di evitare forzature legislative e nuove esternazioni polemiche. Di qui la decisione del premier di non partecipare a Matrix. Anche i sondaggisti di fiducia gli avrebbero sconsigliato l'intervento in tv, perché affrontando il tema delle intercettazioni avrebbe accreditato il "gossip" e spinto i media a darne ulteriore risalto. C'è poi un'altra questione, che è prioritaria per lo staff del Cavaliere: bisogna concentrare gli sforzi per anestetizzare l'offensiva processuale, per evitare che una sentenza di primo grado nel caso Mills diventi una sentenza politica senza appello per il Cavaliere. E su questo si mostrano tutti fiduciosi. Berlusconi no, almeno non del tutto. Teme ancora l'agguato delle pubblicazioni scandalistiche, perciò non ha ancora smesso di puntare al decreto, non è disposto a mollare sulla norma blocca-processi, né accetta di abbandonare la sfida per le riforme nel campo della giustizia: "Non pensiate che mi fermi. Andrò fino in fondo". è furibondo per le tensioni che questa vicenda ha provocato in famiglia. è preoccupato, in prospettiva, per le possibili ripercussioni politiche. Si rende conto che - in questo quadro logorato - si potrebbe determinare un corto circuito tra le storie pruriginose e le aspettative dell'opinione pubblica: il rischio è legato alla situazione economica italiana. Le proiezioni della crescita che circolano a Palazzo Chigi "sono drammatiche ", come ammette un autorevole rappresentante dell'esecutivo. Giulio Tremonti pare stia approntando un maxi-emendamento su cui apporre la fiducia, che si farebbe autorizzare oggi dal Consiglio dei ministri. "Ci sono cose in questo Paese che rendono difficile governare", dice Berlusconi. Perciò non gli basta il conforto dei sondaggi. Sa che quei dati sono una cambiale da onorare. Il Quirinale e i colloqui Il Colle ha lavorato per evitare danni all'immagine del Paese La pubblicazione di certi colloqui avrebbe un impatto devastante Berlusconi (di spalle) con Letta Francesco Verderami.

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D'Alema: sulla giustizia niente piazza E pubblicare atti secretati è reato (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 9 categoria: REDAZIONALE Festa dell'Unità "Governo ombra? Il problema è che siamo soli. Aspetto trepido la tessera pd" D'Alema: sulla giustizia niente piazza E pubblicare atti secretati è reato "Inaccettabile un decreto legge sul tema". E sul premier: mi domando se ha le qualità da uomo di Stato o per altre professioni ROMA - "Mi domando se Berlusconi abbia le qualità di un uomo di Stato, o se non sia adatto per altre professioni…". Torna il lìder Maximo, richiama 1.500 persone alla Festa dell'Unità romana, sferra attacchi sotto la cintura dell'avversario e non risparmia critiche a Di Pietro e Girotondi. La piazza dell'8 luglio? "è più facile dare una gomitata al vicino piuttosto che un colpo a chi ti sta davanti, soprattutto se è più grosso" risponde Massimo D'Alema al direttore dell'Unità, Antonio Padellaro. Il Cavaliere? "Sono ammirato dalla disinvoltura... Usa il governo per risolvere i problemi suoi". Carico, sarcastico, sferzante, dopo una bistecca "bio" con moglie, braccio destro Nicola Latorre e staff il presidente di Italianieuropei disegna Berlusconi come uno che a tempo di record "ha demolito" l'immagine "da statista" che si era costruito. Ma è sulle intercettazioni che l'ex vicepremier strappa applausi, risate e smorfie sorprese di militanti e non: in prima fila sull'erba c'è anche l'ex di An, Gustavo Selva. "Se diciamo che la macchina della giustizia va difesa così com'è, gli italiani continueranno a votare Berlusconi " è il monito del D'Alema garantista, allergico allo scambio di informazioni tra magistrati e giornalisti. "La sistematica pubblicazione di materiali coperti da segreto istruttorio è un reato" avverte D'Alema e rimprovera che in Italia, a dispetto della obbligatorietà dell'azione penale, "per violazione del segreto istruttorio non è mai stato processato nessuno". Padellaro oppone resistenza, ma D'Alema insiste. Cita a esempio le indagini di cui è stato oggetto e per poco non si arrabbia quando ricorda che "in nessun Paese del mondo, dove ci sono dei giornali veri, si pubblicano intercettazioni coperte da segreto". Con la stampa italiana è ruvido da sempre e all'intervistatore tocca la parte del cattivo: "Vedi, Padellaro... Se scrivi che ho dei conti segreti in Brasile e scrivi pure che li ho chiamati "Quercia" mi dai non solo del ladro, ma anche del coglione. E se non è vero mi devi risarcire ". Ancora risate e D'Alema lancia una proposta: ripartire dal disegno di legge del governo Prodi. "Il decreto è una forzatura inaccettabile e aberrante, visto che l'urgenza non c'è. Che abbia urgenza il premier è un altro discorso… E se fa marcia indietro è segno di saggezza ". Sulla manifestazione, poi, Padellaro tifa con garbo per la piazza, mentre D'Alema difende il rinvio d'autunno di Veltroni e boccia le manovre di Di Pietro: "Farsi attirare da Berlusconi nell'ennesima rissa sulla giustizia per poi fargli dire che non è questa l'emergenza, è un gioco non intelligente. Il problema si risolve se si portano via molti voti a Berlusconi e non un po' di voti a noi". Mette in guardia dal rischio di uno scontro istituzionale con il capo dello Stato, loda la "fermezza" di Napolitano, ironizza sul Tremonti-Robin Hood però caldeggia il dialogo: "Se la destra non lo vuole, se ne assume la responsabilità". Lui con Berlusconi ci lasciò le penne, ma se la Bicamerale fallì la colpa fu anche di una certa sinistra. Il governo ombra? "Il problema è che ci siamo solo noi, mentre all'opposizione non siamo soli". Quanto al Pd, definirsi un "simpatizzante" fu una battuta: "Posseggo un attestato e sono in trepidante attesa di una tessera…". "Red? Opportunità per il Pd" Così Massimo D'Alema ieri sera alla festa dell'Unità a Roma, mostrando la sua tessera di Red ( foto di Benvgnù e Guaitoli) Monica Guerzoni.

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Carfagna sotto attacco Ma la solidarietà è bipartisan (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE Il caso Contro il ministro Facci ("Vada via") e il dipietrista Donadi Carfagna sotto attacco Ma la solidarietà è bipartisan Armeni e Gagliardi: nel mirino perché donna. Carra: fango giustizialista Santanché: "Se una cretina arriva in un posto importante c'è vera parità. Non dico che la Carfagna sia cretina ma se lei è inadeguata lo sono anche tanti ministri uomini" ROMA - "Mara Rosaria Carfagna dovrebbe dimettersi perché tutto sommato è un danno per il governo cui appartiene". D'accordo, le pagine sono quelle del Riformista, quotidiano di sinistra anche se mai ortodosso. Ma a scrivere è Filippo Facci, che di sinistra certo non è. Firma del Giornale, volto di Mediaset, autore della rubrica che sul quotidiano di Antonio Polito prende significativamente il nome di "Destri ". Fuoco amico. Sostiene Facci che le intercettazioni non c'entrano, ma che il ministro per le Pari opportunità rappresenta il "punto di non ritorno per un elettorato cui puoi propinare quasi tutto ma non tutto. Ha cominciato a fare politica nel 2006 e a metà del 2008 è diventata ministro: è troppo, punto". Via dal governo non per quelle telefonate che si addensano sul Palazzo ma perché inadeguata. Nello stesso giorno c'è anche il fuoco nemico. Arriva dal partito di Di Pietro con la firma di Massimo Donadi: "Se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro la vicenda sarebbe diventata di rilevanza politica oppure no?". Non fa il nome della Carfagna, la donna che Berlusconi avrebbe voluto sposare, parole sue, se non ci fosse stata già Veronica. Ma di cosa parla si capisce benissimo. E a chiarire il tutto ci pensa Antonio Di Pietro in persona: "Sarebbe immorale se il presidente del Consiglio avesse nominato ministro una persona per ragioni diverse da quelle politiche". E aggiunge "il gossip politico fa male anche agli interessati, ma soprattutto ai coniugi degli interessati". Mara Carfagna è a Napoli e non risponde: "Non mi occupo di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero ". Ma incassa la solidarietà di molte donne, anche a sinistra. Alessandra Mussolini se la ride: "Ricordo più di un ministro per le Pari opportunità che scippava i disegni di legge a noi parlamentari. Noi studiavamo, e quelle si pigliavano gli applausi. Mara no. Ci ascolta, è umile. E poi fare il ministro è come fare la mamma: all'inizio non sai fare nulla, ma giorno dopo giorno impari". A colpire la Mussolini è stata una riunione che pochi giorni fa il ministro ha fatto alla Camera con tutte le parlamentari del Popolo della Libertà. "Ci ha illustrato - racconta Margherita Boniver - un eccellente progetto contro la prostituzione che, ispirato al modello britannico, vieta l'adescamento in luogo pubblico. Intelligente, equilibrata. Attenta ai suggerimenti e senza la falsa forza di chi vuole imporre la propria opinione". Certo, è anche solidarietà di parte. Verso una collega di partito e, di riflesso, verso il grande capo. Ma pure attraversando il fossato che un tempo divideva destra e sinistra c'è chi la Carfagna la difende. "Il paragone con la Lewinsky è una volgarità gratuita" dice la giornalista Ritanna Armeni che pure del ministro non ha condiviso tante cose, a partire dall'esternazioni sui gay. "E chiederne le dimissioni perché non ha esperienza - aggiunge - significa essere davvero strabici. Se andiamo a guardare gli ultimi governi non ricordo presidi al ministero dell'Istruzione, professori alla Giustizia o espertoni vari alla Difesa". Alla fine la storia è sempre quella: "Prendersela con le donne è sempre facile". Condivide e sottoscrive Rina Gagliardi, ex parlamentare di Rifondazione: "Non ho alcuna ragione specifica per esprimere la mia solidarietà a questa signora ma sono sempre un po' sospettosa quando si attacca una donna. Non è adeguata al ruolo? Probabile. Ma perché, il ministro della Giustizia, che si occupa peraltro di cose un tantino più importanti, non è ornamentale anche lui?". Non sparate sulle donne. La scrittrice Lidia Ravera la pensa diversamente: "è un bersaglio fin troppo facile. La stellina tv diventa ministro perché cara al presidente, uno stereotipo, un po' mi fa pena poverina". Ma la sua è solo una premessa: "Va bene svecchiare la classe politica. Ma farlo cooptando le amiche e i figli degli amici è un insulto alle istituzioni". La leghista Carolina Lussana invita ad aspettare: "Non conta da dove si viene, conta quello che si fa. Ed è ancora troppo presto per giudicare il lavoro della Carfagna. Lasciamola in pace e, per favore, evitiamo scivoloni come quel paragone sulla Lewinsky: è la dimostrazione che quando si arriva in un posto importante la tentazione della battuta facile e del pregiudizio non muoiono mai". Chiara Moroni, invece, se la prende con Facci, che è pure amico suo: "Liberissimo di pensare che un ministro non sia adeguato. Ma che per questo il ministro medesimo si debba dimettere, beh, mi sembra davvero che abbia una considerazione troppo elevata del proprio ruolo. Mara è brava e alla lunga tutti lo capiranno". Daniela Santanché, come capita spesso, sceglie la provocazione: "Quando una cretina arriva in un posto importante vuol dire che c'è vera parità. Non dico che la Carfagna sia cretina ma se lei è inadeguata lo sono anche tanti ministri uomini, presenti e passati. Solo che di loro nessuno dice niente. è il solito tiro al piccione contro le donne". Ecco, e gli uomini che ne pensano? "Tutti i ministri di questo governo - dice il giornalista Marco Travaglio - sono scelti con lo stesso criterio, il totale servilismo verso il capo. Sono fotocopiatrici e almeno lei è una fotocopiatrice carina. O si dimette in blocco il governo oppure viva la Carfagna". Antonio Martusciello, di Forza Italia e campano come la ministra, torna alle origini del partito: "Siamo nati proprio per portare nel Palazzo chi non aveva a che fare con le vecchie liturgie della politica. Perché questo deve essere un difetto solo per lei?". Anche Enzo Carra torna indietro con la memoria. A quando lui, all'epoca portavoce della Dc, fu portato in manette in tribunale: "Poveretta, qua si mesta nel fango. E questo è giustizialismo. Anzi, se permettete, manettismo". 2006 Mara Carfagna al Gran Premio della tv 2008 Il ministro Mara Carfagna a Napoli il 21 maggio al Consiglio dei Ministri Lorenzo Salvia.

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Veltroni e l'ipotesi decreto: ci batteremo con ogni arma (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE Veltroni e l'ipotesi decreto: ci batteremo con ogni arma I dubbi di An, Lega contraria. Calderoli: no ai pasticci L'opposizione annuncia battaglia in caso di un decreto legge sulle intercettazioni. E la maggioranza è divisa ROMA - Contrarietà totale dell'opposizione, ma anche riserve da Alleanza nazionale e dure critiche dalla Lega. L'ipotesi che oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri compaia il decreto legge sulle intercettazioni cementa un blocco trasversale ostile al provvedimento chiesto e, per ora, accantonato da Silvio Berlusconi. Durissima l'Italia dei Valori, che più volte allude alle intercettazioni della Procura di Napoli, nelle quali sarebbero coinvolti il premier e alcuni ministri. Massimo Donadi, capogruppo alla Camera, non esita a ricorrere a un paragone con gli Stati Uniti: "Il dirimente tra pubblico e privato nella politica nel caso di un capo di governo è molto labile. L'informazione deve prevalere ". Antonio Di Pietro, commentando l'ipotesi che non venga più presentato il decreto, attacca: "Almeno adesso le cose sono chiare: loro facevano il decreto per impedire che venissero pubblicate queste intercettazioni. Hanno capito che non le pubblicano più e quindi non si fa più il decreto". Per Massimo D'Alema un decreto "sarebbe una forzatura inaccettabile" e anche Walter Veltroni interviene con decisione: "Se il governo vuole fare un decreto, lo faccia sui salari, sugli stipendi, sulle pensioni e sui prezzi. Queste sono le urgenze del Paese". Se invece il governo decidesse di presentare il decreto sulle intercettazioni, farebbe "un atto incostituzionale" e dovrebbe "mettere nel conto un ulteriore inasprimento del clima in Parlamento. Useremmo tutti gli strumenti e le armi per difendere le prerogative delle Camere". Nella maggioranza, An ribadisce le perplessità, con Ignazio La Russa: "Nel merito non sarebbe uno scandalo, ma c'è una difficoltà tecnica: l'ingorgo parlamentare. D'agosto è più facile convertire un mujaheddin al cattolicesimo che un decreto in legge". I dubbi dei giorni scorsi della Lega si sono tramutati in aperta contrarietà. Il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, ieri ha riunito nei suoi uffici i capigruppo Cota e Bricolo per un minivertice. "Questa storia del decreto - spiega Calderoli - non esiste, nessuno ci ha mai avvisato che ci sarà". E se spuntasse fuori? "Bisogna seguire le strade previste dalla Costituzione e dai regolamenti. Diciamo no ai pasticci". Nel caso in cui si ponesse il problema, la Lega indicherebbe un'altra strada: "Se bisogna risolvere la questione, facciamolo bene. Fuori il dente, fuori il dolore. Ma bisogna dire basta agli opposti estremisti e coinvolgere tutti i soggetti. Se la legge la scrive una parte sola si sbaglia. Quando a Bossi suggerirono il mio nome per fare il ministro della Sanità, disse che mai un medico deve scrivere le regole sulla salute. Ecco, vediamo di non far scrivere solo ad avvocati e magistrati le regole di questo Paese". Le regole Il ministro lumbard: evitiamo di far scrivere solo ad avvocati e magistrati le regole di questo Paese Alessandro Trocino.

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Woodcock: <Vittorio Emanuele a giudizio> (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-07-04 num: - pag: 19 categoria: REDAZIONALE L'inchiesta Il magistrato non si ferma dopo l'archiviazione di Como e l'analoga richiesta della Procura di Roma Woodcock: "Vittorio Emanuele a giudizio" MILANO - La via verso una possibile condanna la provò per prima la Corte d'Assise di Parigi, nel 1991. Chiese per lui cinque anni di carcere per "un atto da vandalo ": il colpo di fucile che uccise il tedesco Dirk Hammer, il 18 agosto del 1978, sull'isola di Cavallo in Corsica. "Spararono altri, io soltanto un colpo in aria" si difese lui. Ne uscì con l'assoluzione. Ci prova ora il pubblico ministero di Potenza Henry John Woodcock. Ipotizza il reato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso "contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio " e chiede il rinvio a giudizio per il principe Vittorio Emanuele di Savoia, il reale che dall'inizio degli anni Settanta "colleziona" procedimenti penali: "Chiusi tutti con un nulla di fatto o una richiesta di archiviazione" tiene a far sapere il suo avvocato, Francesco Murgia. Dalla procura potentina Woodcock contesta al principe di aver promosso e organizzato una "holding del malaffare" specializzata in corruzioni di vario tipo, specie nel settore del gioco d'azzardo: lui e un'altra dozzina di indagati sarebbero coinvolti, a vario titolo, in un presunto giro di tangenti per ottenere dai Monopoli di Stato certificati per l'installazione delle cosiddette "macchinette mangiasoldi", attività che avrebbe anche favorito il riciclaggio di denaro di provenienza illecita tramite "relazioni con casinò autorizzati e, in particolare, con il Casinò di Campione d'Italia". Operazioni rese possibili, dicono le carte della procura, da un "sistematico ricorso allo strumento della corruzione e del falso". Dopo l'arresto di Vittorio Emanuele (in carcere nel giugno del 2006, poi ai domiciliari a Roma, e infine libero con il solo divieto di espatrio, ndr) l'inchiesta di Potenza è stata smembrata per motivi di competenza territoriale. A Como, per esempio, sono arrivati due filoni d'indagine: l'associazione finalizzata ad alcuni episodi di corruzione e quella che aveva come fine lo sfruttamento della prostituzione. Risultato: è stata la stessa procura lariana a chiedere e a ottenere l'archiviazione per il principe e gli altri indagati. Anche a Roma è finita una parte (episodi di corruzione) del materiale messo assieme a Potenza in questi anni d'inchiesta (in tutto 170 mila fogli fra quelli fisici e quelli in forma elettronica). E i pubblici ministeri romani stanno seguendo l'esempio dei colleghi comaschi: hanno chiesto l'archiviazione al giudice per le indagini preliminari, che però non ha ancora deciso. Tutto questo mentre riemerge dal passato l'omicidio dell'isola di Cavallo. Perché nel carcere di Potenza, Vittorio Emanuele, intercettato, disse di quella storia: "Anche se avevo torto li ho fregati". Secondo i suoi avvocati fra una parola e l'altra nella registrazione ci sono decine di secondi di pausa e non si può dedurre che il principe si riferisse agli investigatori. A Potenza, però, non la pensano così. E gli atti su quella conversazione in cella sono stati già trasmessi a Parigi. Vittorio Emanuele di Savoia Giusi Fasano.

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Saccà in Rai. Baci, abbracci e nuovo atto disciplinare (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere della Sera" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-07-04 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE Il ritorno Il capo della fiction rientra in ufficio. Per lui un'altra contestazione basata sulle intercettazioni Saccà in Rai. Baci, abbracci e nuovo atto disciplinare ROMA - Il regalo aziendale di bentornato gli è stato recapitato nel tardo pomeriggio: una nuova contestazione disciplinare. Dieci ore dopo il suo applaudito e baciato rientro in ufficio, subito uno sgradito "C'è posta per te" di 14 cartelle per Agostino Saccà. Le accuse si basano sulla seconda tornata di intercettazioni (solo 148 su 8.452 ritenute interessanti) però sono praticamente le stesse: aver cercato di pilotare i vertici aziendali, segnalato attrici per scopi personali, svelato alla concorrenza i suoi futuri progetti imprenditoriali. Il reintegrato direttore di Raifiction, che avrà 5 giorni per presentare le controdeduzioni l'ha presa bene: "Benissimo, me l'aspettavo. Sarà la terza o quarta che ricevo, ho perso il conto, gli ho dato un'occhiata veloce, sono sempre le stesse cose. Basate su intercettazioni avute illegalmente ". Il suo avvocato Federico Tedeschini ravvisa infatti una palese violazione del-l'art 270 del codice di procedura penale: perché si tratta di materiale utilizzato per procedimenti diversi da quelli per cui è stato ordinato. "E oltretutto sono trascrizioni senza garanzie e piene di strafalcioni, perché se le sono fatte da soli. Se la cantano e se la suonano". Nel merito: "Ma quale trama per eliminare il dg: ci sono solo io, s'è mai visto un complotto a uno? Minoli ha già smontato benissimo questa tesi. Che poi con gli ascolti e la redditività in caduta libera, avevo ogni sacrosanta ragione di preoccuparmi ". Nessuno dei big è passato a salutarlo al secondo piano: non il presidente Claudio Petruccioli ("Che ne so io di Saccà? "), non il dg Cappon, i consiglieri, nemmeno il direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce ("Non l'ho visto"). Saccà si consola con l'accoglienza ricevuta al mattino, quando per una mezzora buona è rimasto bloccato con saluti, abbracci e pacche, nell'androne di via Pasubio, ingresso laterale. "Per me la Rai è questa. Guardie, autisti, vicedirettori e capistruttura, segretarie. Tutti a dirmi: bentornato direttore, lo sappiamo che lei ha sempre difeso la Rai, magari lo facessero quelli che la attaccano, abbiamo bisogno di lei". Si è commosso. "Come ripetono i miei avvocati, l'azienda combatte una battaglia al di là del merito, con materiale banale. Hanno perso e invece insistono. Vogliono tenere aperta una ferita per un'altra ragione, non per me". Sottinteso: per colpire Berlusconi. "Cos'è questa? Un'esercitazione? Un'esibizione di muscoli"?. Non se ne capacita. "Ma dico: questo cda è scaduto, questo dg è scaduto, so che pure il comitato etico ha escluso il licenziamento per giusta causa. Gli resta quello per giustificato motivo. Costosissimo. E che peraltro il consiglio ha già bocciato. Questa è la volta che diventi ricco, ha scherzato uno dei miei legali. Ma a me i soldi non interessano, se ci sono ci sono, l'onore conta più di ogni cosa". Nel dubbio una collaboratrice gli ha regalato un corno e un ferro di cavallo d'argento. Un primo giorno di lavoro esplorativo, a colloquio con il reggente Gusberti. E una certezza: "Mi hanno buttato nel fuoco ma io non mi sono bruciato". In Rai Agostino Saccà ieri al rientro in Rai dopo l'ordinanza del giudice del lavoro che ne ha ordinato il reintegro, dichiarando illegittima la sospensione Giovanna Cavalli.

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"Vai a rubare o ti faccio violentare" (sezione: Intercettazioni)

( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

N. 158 del 2008-07-04 pagina 0 "Vai a rubare o ti faccio violentare" di Redazione Ecco le intercettazioni in cui i rom minacciavano i figli di stupri e botte per costringerli a svaligiare le case. Il gip di Verona che ha rilasciato i nomadi: "Sono solo espressioni volgari. Non è detto che poi seguissero condotte corrispondenti" Milano - Vera è appena uscita dall'appartamento quando squilla il telefonino. Il nome è di fantasia, perché è minorenne: ha 11 anni. "Ho preso solo una catenina e un braccialetto, avevo paura...". Suo padre, Zoro Sulic, capo del clan fermato lunedì dalla squadra mobile di Verona, perde il controllo: "Prego che Dio vi uccida. Perché non hai messo tutto l'oro nella borsa?", urla in lingua rom. "Abbiamo paura – risponde Vera – Papà, non mi picchierai?". Così lavoravano i Sulic, la banda finita in prigione e in parte già scarcerata dal giudice per le indagini preliminari veronese, Giorgio Piziali, perché "non sussiste pericolo di fuga". I grandi se ne stavano tranquilli a bordo dei loro camper, con cui erano arrivati da Slavonski Brod, in Croazia, e con cui ora giravano l'Italia. I bambini, tutti tra gli 8 e i 12 anni, entravano nelle case attraverso le finestre oppure scassinando i portoni con dei cacciaviti, e seguivano gli ordini dei genitori via cellulare. "Guarda sotto il materasso". "Aspetta che esca la vecchia". "Spaccate la finestra". E se qualcosa andava storto? "Quando torni ti ammazzo a colpi in testa. Ora vengo indietro e ti uccido". O ancora: "Ti prendo il c... in bocca". "Ti faccio violentare da un marocchino". Da gennaio ad aprile, la polizia ha intercettato oltre 4 mila telefonate. Il settimanale Panorama in edicola oggi ne pubblica ampi stralci in esclusiva. Due i temi ricorrenti: le minacce degli adulti, la paura dei bambini. Una paura che sembra non lasciare dubbi su cosa succedeva quando quei bimbi tornavano a casa, cioè nei camper. Eppure, secondo il giudice che non ha convalidato l'arresto di 4 degli 8 fermi disposti dalla Procura, "si tratta di mere espressioni linguistiche rudi e volgari, utilizzate con funzione aggressiva e intimidatoria ma senza che si possa dire in questa fase e con i dati fin qui acquisiti, che siano frasi di cui si potevano ritenere susseguire condotte corrispondenti". Come dire: altro che minacce, altro che violenze. Sono i normali rimproveri di un padre al figlio, quando il piccolo fa i capricci e non lo ascolta. Un altro esempio? Il 14 aprile, alle 4 del pomeriggio, un altro colpo va a vuoto. La bimba chiama il padre: "Sono entrata in casa e dentro c'era un pitbull. Mi ha buttato a terra. Poi mi ha salvato un vecchio". "Ti ha morso?", chiede papà. "Era un cane grosso, con i denti grandi – risponde la piccola –. Se non arrivava il vecchio, mi sbranava". Quindi si mette a piangere: "Non cerchiamo più case in cui rubare a Padova. Prima o poi i cani ci mangeranno vivi". Minacce di morte, di stupro, di botte pesanti. Se il furto va male, piangere non serve a nulla. Però la maggior parte delle volte va tutto liscio. Solo a Verona, 47 rapine in 23 giorni. Zoro Sulic, 27 anni, decine di precedenti penali e 48 "alias" conosciuti dalle forze dell'ordine, ha la passione per auto e vestiti di lusso. Ieri nella sua roulotte la polizia ha trovato un milione di euro falsi, in banconote da cento praticamente fotocopiate: nessun negozio le avrebbe incassate, forse potevano funzionare per truffare degli anziani. Autentico, invece, il Rolex d'oro tempestato di diamanti scoperto nel camper di Miso Sulic, 42 anni, scarcerato dal gip mercoledì. Valore di mercato 30 mila euro. La moglie di Miso, Vesna Dordevic, era stata condannata a 11 mesi per furto dal tribunale di Firenze. Ieri è tornata libera anche lei, grazie all'indulto. Il tribunale dei minori di Venezia le ha restituito subito il figlio di 5 mesi che le aveva tolto temporaneamente, ma non ancora (chissà perché) la figlia più grande, che ha 9 anni. La legge, si sa, dovrebbe essere uguale per tutti. E se per il giudice non c'è alcun pericolo che Miso e consorte – ora che sono di nuovo liberi – possano solo pensare di fuggire, bisogna stare tranquilli. Il fatto che siano rom non deve scatenare pregiudizi, insegna il dottor Piziali. La Procura, però, ieri ha presentato ricorso contro le scarcerazioni. Il problema è che gli altri membri della banda Sulic sono stati fermati proprio mentre stavano scappando in Francia. E lo stesso Miso, intervistato mercoledì dal Corriere di Verona, ha annunciato pubblicamente che "appena mia moglie esce dal carcere torniamo in Croazia, da dove veniamo". Adesso che Vesna è fuori, non resta che prendere l'autostrada. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Saccà torna, la Rai vuole sfrattarlo di nuovo (sezione: Intercettazioni)

( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

N. 158 del 2008-07-04 pagina 0 Saccà torna, la Rai vuole sfrattarlo di nuovo di Gian Maria De Francesco Il direttore di Raifiction nell'ufficio di viale Mazzini dopo la sospensione. E l'azienda lo accoglie con un'altra contestazione disciplinare. Brutta sorpresa nel suo "primo giorno" di lavoro: dopo le ultime conversazioni contestate dalla procura di Napoli, ancora accuse per il dirigente Roma - Un rapporto che non si è mai interrotto. Il "primo giorno" di lavoro di Agostino Saccà a Viale Mazzini, dopo il reintegro deciso dal Tribunale del Lavoro di Roma, è stato salutato con affetto. Un piccolo drappello di fotografi e gli abbracci da parte dei colleghi e dei dipendenti della tv di Stato hanno accolto il direttore generale di RaiFiction che aveva cercato di "dribblarli" utilizzando un ingresso secondario. Tra un "come va?" e un "bentornato", il manager è salito nel suo ufficio al secondo piano. Ma le sorprese per il dirigente non sono state solo positive. La Rai gli ha formalizzato una nuova lettera di contestazione disciplinare, in seguito alle nuove intercettazioni acquisite il 16 maggio scorso dalla Procura di Napoli che sta indagando Saccà per corruzione. I "capi d'accusa", a quanto s'apprende, sarebbero analoghi a quelli del primo procedimento: il tentativo di modificare surrettiziamente gli assetti Rai; l'anticipazione del "progetto Pegasus" (la società di produzione da avviare dopo il pensionamento; ndr) ai concorrenti di Mediaset e la segnalazione di attrici per interessi privati. Le prime dichiarazioni di Saccà, che mercoledì aveva presentato un esposto al Garante della privacy, al rientro in Rai hanno acquistato così un valore quasi profetico. "Anche negli stralci delle intercettazioni che si continuano a pubblicare - ha detto - non c'è alcunché di rilevante... Continua a non essere chiaro il motivo per cui queste intercettazioni sono state mandate qui. E oggi il consigliere Gennaro Malgieri ha denunciato un furto. Come dicono i miei legali, “sembra un'operazione gestita dal dottor Stranamore”". Il primo atto di Saccà è stata la richiesta all'azienda di "accesso alla documentazione e ai regolamenti interni in base ai quali è stato preparato un fascicolo con le trascrizioni di intercettazioni che erano state trasmesse dai magistrati solo in forma multimediale". Come ha spiegato il legale del manager, Federico Tedeschini: "Dubito che possano essere trasmesse a terzi intercettazioni non funzionali al perseguimento di alcun reato". Ma Viale Mazzini ha replicato che il materiale è stato acquisito "legittimamente" spiegando che il trattamento a fini disciplinari "trova sicuro fondamento" nel Codice della privacy. Sono infatti 148 su un totale di 8.452 le telefonate intercettate e trascritte dalla Rai perché ritenute utili ai fini dell'inchiesta interna. Durante il consiglio di martedì scorso il direttore generale Claudio Cappon, anche su richiesta dei consiglieri Urbani, Staderini e Petroni, ha disposto il rinvio della documentazione agli uffici interni affinché si porti a conoscenza dei vertici tutto il materiale. Il punto fondamentale è questo: l'azione disciplinare nei confronti di Saccà si basa su elementi parziali che rendono difficile comprendere se vi siano elementi discrezionali nella procedura. Come ha detto Giuliano Urbani, riferendosi alle rimostranze del presidente Petruccioli, "si cerca di istruire un processo sovietico". E, considerate le divisioni tra i consiglieri, si amplia il potere decisionale del dg Cappon, titolare dei procedimenti, che ieri ha disposto la sospensione del dirigente Loris Mazzetti, "reo" di aver scritto un editoriale critico sull'Unità. L'accertamento dei fatti non è scontato. "Raiset non esiste", ha dichiarato Saccà in un'intervista a Panorama. "Mediaset - ha aggiunto - non ha avuto mai tante botte come quando sono stati scelti gli uomini di Berlusconi in Rai". Le inchieste sulle telefonate con il premier? "Su questa vicenda scriverò un libro", ha tagliato corto. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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L'arcivescovo di Crotone contro Famiglia Cristiana : "Difende i rom criminali" (sezione: Intercettazioni)

( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

N. 158 del 2008-07-04 pagina 8 L'arcivescovo di Crotone contro Famiglia Cristiana: "Difende i rom criminali" di Redazione Monsignor Domenico Graziani non condivide la linea del settimanale paolino sulle impronte digitali: "Il classico buonismo cattolico autolesionista. Io invece sono favorevole". Ecco le intercettazioni in cui i roma minacciavano i figli di stupri e botte per costringerli a rubare Crotone - Nella Chiesa c'è anche chi invita a non drammatizzare sulla vicenda delle impronte digitali che il Governo vuole prendere ai bambini rom. Come si ricorderà, nei giorni scorsi il settimanale dei Paolini Famiglia Cristiana, che ha inaugurato una stagione di nuovo protagonismo con i suoi editoriali politici, aveva criticato duramente l'intenzione del Governo di procedere con l'identificazione anche attraverso le impronte digitali dei piccoli rom presenti in Italia. Perplessità erano state espresse pure dalla fondazione Migrantes della Cei. Ora l'arcivescovo di Crotone, Domenico Graziani, alla guida di una Diocesi fortemente interessata dal fenomeno immigrazione, prende le distanze dal settimanale cattolico. Lo fa con un'intervista concessa a Vaticanspy, una nuova rubrica del sito dell'associazione cattolica "Milizia di San Michele Arcangelo". "In linea teorica, ma solo teorica - spiega l'arcivescovo Famiglia Cristiana parla bene. Ma che ne sanno loro? Nel loro servizio partono dal classico buonismo cattolico autolesionista che alla fine premia giochi o interessi criminali molto più forti e presenti. Il parlare chiaro mi impone di dire - aggiunge il prelato - che da tempo la sinistra cavalca la tigre dell'immigrazione clandestina come strumento di lotta politica e non è giusto speculare su drammi tanto forti e penosi". Alla domanda se sia d'accordo con l'iniziativa dell'identificazione a mezzo delle impronte digitali, monsignor Graziani risponde: "Nel concreto, sono favorevole. Ho parlato a lungo con le forze di polizia, con il Prefetto e mi sono fatto un'idea chiara. Le impronte servono per dare un'identità a bimbi che spesso non la hanno. Non possedendo dati documentali si prestano al commercio degli organi, a delitti su commissione da parte di bande di adulti senza scrupoli. Insomma, tutti noi chiediamo collaborazione alla polizia e alle forze dell'ordine, quando qualcuno si muove come ha fatto il governo, ecco le critiche. è necessario dare un'identità a questi bimbi proprio nel loro interesse e per stroncare traffici criminali". Nell'intervista l'arcivescovo parla anche dell'immigrazione clandestina. "Intanto - precisa Graziani - non mi sembra giusto definire gli immigrati “clandestini”, vanno chiamati “irregolari”. Ovvio che compito dei cattolici e della Chiesa è quello della solidarietà e dell'accoglienza. Quello dell'immigrazione è un fenomeno disumano, un vero business per pochi delinquenti. Credo che il problema vada risolto con la collaborazione dei Paesi rivieraschi, anche se esprimo la mia solidarietà alle forze di polizia. L'esodo ormai è una isteria di massa e produce guadagni spaventosi per pochissimi. Ne parlo con competenza di causa. Nella mia diocesi esiste un Centro di temporanea accoglienza divenuto ormai ingestibile e lancio l'allarme: è una vera bomba ad orologeria". Quanto alle iniziative concrete da prendere, il prelato conclude: "Bisogna coniugare solidarietà e accoglienza, ma ridurre al minimo i tempi di permanenza. Impopolare ma è cosi. Poi scattino i provvedimenti". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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<Ruba o ti faccio stuprare> (sezione: Intercettazioni)

( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

N. 158 del 2008-07-04 pagina 1 "Ruba o ti faccio stuprare" di Redazione Ecco le intercettazioni in cui i rom minacciavano i bambini rendendoli schiavi Ecco come la famiglia Sulic, i nomadi croati scarcerati dal giudice di Verona, costringeva i figli a rubare. Le minacce: "Se non lo fai ti faccio stuprare da un marocchino". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Evitato il muro contro muro: vince la linea della mediazione (sezione: Intercettazioni)

( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

N. 158 del 2008-07-04 pagina 0 Evitato il muro contro muro: vince la linea della mediazione di Redazione Il Cavaliere ha desistito per evitare altre polemiche. Decisive le telefonate dei suoi più stretti collaboratori e il ruolo del sottosegretario Letta, che ha sentito gli umori del Quirinale da Roma Alla fine, ha avuto la meglio la realpolitik. Alla fine, il Cavaliere ha desistito, convinto dai suoi a non prestare il fianco a inutili polemiche. Alla fine, il suo sfogo non è giunto, via Matrix, quindi via etere, a risvegliare il dopocena degli italiani. Alla fine, in parole povere, ha prevalso la linea della cautela. Quella della laboriosa mediazione, delle trattative riservate. Quella che ha portato ancora una volta il sodale Gianni Letta ad intercettare gli umori del Colle - ma non solo - poco propenso, manco a dirlo, a dover gestire un nuovo scontro tra premier e magistrati, tra maggioranza e opposizione. Già, basta andare infatti oltre la versione ufficiale del forfeit mediatico, illustrata in maniera esauriente dalla nota di palazzo Chigi e dalle parole di Enrico Mentana, per capire che il passo indietro del Cavaliere si può spiegare anche in un altro modo. Basti pensare che i primi dubbi sulla sua partecipazione iniziavano a circolare già mercoledì sera, quando tutto lasciava presagire che Berlusconi avrebbe parlato agli italiani, come annunciato il giorno prima da Acerra, per raccontare ciò che di buono ha fatto in questi mesi il suo governo e spiegare quello che sta succedendo nel Paese. Per dare quindi la sua versione dei fatti, il suo punto di vista sul clima rovente che si respira da settimane. Ma così non è stato. Così come quelle pericolose e piccanti intercettazioni telefoniche provenienti da Napoli, che avrebbero come protagonisti il premier ma anche alcune ministre, non sono uscite fuori. Forse non esistono, abbozza ora qualche bene informato, ma di certo non sono state pubblicate, nonostante in molti scommettessero, ieri mattina, l'arrivo imminente di un nuovo patatrac. Telefonate, riunioni, trattative. C'è di tutto negli ultimi boatos in circolazione da ieri pomeriggio, concentrati sul ruolo sotto copertura svolto da un paio di fedelissimi. Alla luce del sole, invece, nelle ore precedenti al no ufficiale - sul quale, assicurano fonti parlamentari del Pdl, hanno influito di certo anche i temi che avrebbe voluto affrontare in trasmissione Mentana - il Cavaliere ha avuto modo, come da prassi consolidata, di sentire il parere di una cerchia ristretta di collaboratori. Alcuni per telefono, altri direttamente a palazzo Grazioli. Da Ghedini a Bonaiuti, da Cicchitto a Quagliarello. Ha sentito tutti, insomma, poi ha deciso di rimanere a guardare. "Avrei tante cose da dire, ma mi trattengo per il bene del Paese", avrebbe riferito in uno dei faccia a faccia. E chi ha avuto modo di parlargli assicura in ogni caso che Berlusconi non mollerà la presa, in particolar modo sulla tutela della privacy, sulla necessità di portare presto in Parlamento un provvedimento che tuteli la sfera privata dei cittadini, dinanzi al propagare delle intercettazioni. In ogni caso, comunque, non finirà oggi in Consiglio dei ministri il decreto legge in materia.\ © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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<Pescano> un milione con false mail delle Poste (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere di Bologna" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Corriere di Bologna - BOLOGNA - sezione: CRONACA - data: 2008-07-04 num: - pag: 7 categoria: REDAZIONALE Banda on line La centrale di raccolta per le password sottratte ai correntisti era nell'Europa dell'Est, ma i referenti operavano tra Verona e Bologna "Pescano" un milione con false mail delle Poste Sei in manette, italiani e romeni. Per l'accusa hanno ripulito via web centinaia di conti Prelevavano piccole somme per non allarmare i sistemi di sicurezza E poi versavano i soldi su carte postali prepagate La svolta è arrivata quando la polizia postale di Bologna ha intercettato una massa imponente di numeri di serie in viaggio su internet dall'Italia alla Romania. A spedirli era un camionista romeno che vive nel Veronese, a riceverli un connazionale di Craiova. Insospettiti, gli investigatori li hanno intercettati e dopo un po' hanno sentito che parlavano in modo strano di "gialle": uno diceva "mi servono altre gialle", l'altro rispondeva "tra un po' avremo le gialle"... Gli investigatori telematici, che su delega del pm Enrico Cieri indagavano su un centinaio di denunce di bolognesi che avevano subito furti sul conto corrente postale, hanno messo insieme i pezzi e hanno scoperto che le "gialle" erano carte "Postepay", carte prepagate ricaricabili di Poste Italiane, sulle quali confluiva il denaro rubato da altre carte o dai conti. I malviventi accedevano tramite codici e password recuperati sul web con le consuete tecniche di phishing: email contenenti link a falsi siti di poste. it che invitavano a migliorare la sicurezza del conto e alla fine, dopo una serie di messaggi rassicuranti, chiedevano i codici di accesso al cliente. Così è stato possibile dare un nome e un cognome ai presunti responsabili di milioni di tentativi e di centinaia, forse migliaia, di truffe telematiche riuscite, per un giro d'affari di almeno un milione di euro. Trentotto casi ricostruiti dall'inizio alla fine hanno permesso di arrivare, ieri l'altro, all'operazione "Yellow card" con cinque arresti ordinati dal gip di Bologna Bruno Perla, uno dei quali eseguito per rogatoria a Craiova dalle autorità romene e gli altri nel Veronese e a Livorno, e quindici perquisizioni, quasi tutte a Verona e dintorni. Il presunto capobanda, preso nel suo paese, si chiama Mihail Gluga detto Nicu ed è pregiudicato per vari reati tra i quali l'omicidio. Il capofila in Italia era Vergiu Corneliu Galbenu, 30 anni, un camionista residente a Belfiore (Verona) che per portare a termine le truffe si avvaleva di due complici italiani, anche loro arrestati. Sono Rodolfo Isella, tecnico informatico 48enne di Verona e Costantina Scattolini, artigiana, originaria di Monza ma abitante a Sona (Verona). In manette anche altri due romeni trapiantati in Veneto. I magistrati contestano l'associazione a delinquere aggravata finalizzata alla frode informatica, a vari reati di falso e alla truffa. Il meccanismo, descritto ieri in conferenza stampa dai dirigenti della polizia postale dell'Emilia Romagna e del Veneto, Antonio Apruzzese e Ciro Pellone, era piuttosto semplice, ma la realizzazione tecnica abbastanza sofisticata. I dati personali venivano rubati con le email spedite a pioggia a milioni di ignari destinatari. Gli Ip di provenienza erano mascherati con server proxy per lo più statunitensi oppure utilizzando computer violati da hacker professionisti. I dati confluivano così a una centrale romena, dalla quale Gluga e i suoi operavano sulle carte e sui conti. Nella maggior parte dei casi trasferivano i soldi - in genere piccole somme di poche centinaia o al massimo poche migliaia di euro, in modo da evitare i sistemi di sicurezza - sulle carte "postepay" appositamente acquistate dai due italiani, che le intestavano a prestanome, ad anziani estranei alla truffa, a stranieri ma anche a persone decedute, e poi andavano all'ufficio postale a ritirare il contante da spedire, via Wester Union o con sistemi analoghi, ai capi di Craiova. Oppure la banda acquistava ingenti quantità di ricariche telefoniche per riciclare il denaro. Alessandro Mantovani Segugi telematici Il dirigente della polizia postale di Bologna, Antonio Apruzzese.

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Quando anche Di Pietro voleva una legge contro le intercettazioni (sezione: Intercettazioni)

( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

N. 158 del 2008-07-04 pagina 0 Quando anche Di Pietro voleva una legge contro le intercettazioni di Antonio Signorini Da ministro di Prodi auspicava "sanzioni durissime" per chi avesse diffuso e pubblicato le conversazioni private dei politici da Roma Il tempo passa per tutti. E la politica italiana non è esattamente il regno della coerenza. Poi però, a sorprenderci, spunta qualcuno che mostra di soffrire più degli altri il cambio di stagione. Ad esempio Antonio Di Pietro, così come emerge da un'intervista rilasciata a Gente appena 14 mesi fa. Per carità, niente che scalfisca la sua militanza giustizialista, ma sull'uso delle intercettazioni - in particolare quelle che non c'entrano niente con le indagini - l'ex Pm non la pensava come ora e usava argomentazioni che oggi non stonerebbero nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi sulla rinuncia del premier a Matrix. Forse sul Tonino nazionale pesava la carica di ministro; magari i venti grillini non lo avevano portato verso quel modo di fare opposizione, tutto invettive, che ieri ha denunciato il governatore della Puglia Nichi Vendola. Fatto sta che al settimanale, Di Pietro spiegò che lo strumento delle intercettazioni doveva essere difeso (e su questo fece una battaglia anche contro la sua maggioranza). Ma poi non fece sconti a chi - stiamo parlando dei tempi di Vallettopoli - aveva esagerato. "Ci si deve dare delle regole non riducendo il sistema delle intercettazioni, ma ponendo limiti all'invasione della sfera privata di ognuno di noi... Ci sono tanti casi di gossip puramente irrilevanti. è un magma indistinto da cui bisognerà estrarre i fatti penalmente rilevanti", spiegò alla giornalista. Ragionamento fine, che più volte hanno dipanato i giuristi interpellati in questi giorni dai giornali, ma che suona strano in bocca al leader di Italia dei Valori come lo conosciamo oggi. Quello, tanto per intenderci, che difende la pubblicazione delle telefonate tra Saccà e il Cavaliere perché "offrono uno spaccato di questa classe dirigente italiana che ci fa vergognare e dice che non si devono pubblicare le intercettazioni". Scorrendo la bella intervista si capisce però che, non molto tempo fa, lui di quella classe dirigente face parte a pieno titolo. Nel senso che anche a suo avviso le telefonate non andavano pubblicate. Arrivava a proporre il pugno di ferro contro chi le faceva uscire dalle aule di giustizia. Lamentava la mancanza di una "norma che preveda il divieto della pubblicazione e della informazione", quando riguarda la sfera privata dei personaggi coinvolti. Credo, diceva, che "si debba passare a un'autoregolamentazione delle categorie e che vadano stabilite norme più ferree e sanzioni più dure verso chi fa uscire la notizia". Bisognerà, aggiungeva, "prevedere sanzioni durissime per chi diffonde la notizia: l'avvocato, il cancelliere, l'imputato stesso, il giudice e poi mettere in pratica la sospensione di quei giornalisti o editori che diffondono la notizia". Roba che oggi suonerebbe eccessiva anche in bocca ai radicali più garantisti. Ma il Di Pietro d'annata, non si fermava qui. E spiegava che non bisogna esagerare nemmeno quando di mezzo c'è la classe dirigente. I politici "non possono essere tutelati più dei singoli cittadini, anzi devono avere un comportamento irreprensibile. Questo non significa umiliare la loro vita oltre il limite del dovere d'informazione". Insomma, il privato è privato anche per i politici. Altro ragionamento complesso, dalle mille implicazioni giuspubblicistiche, che Di Pietro sembra aver smarrito nel viaggio dalla maggioranza all'opposizione. Così come un certo riguardo che l'allora ministro riservò alle showgirl coinvolte nelle intercettazioni di Henry Woodcock. Mentre spiegava che la sovraesposizione mediatica non fa bene alla lotta contro la corruzione, faceva l'esempio delle ragazze coinvolte, spesso "fanciulle coscienti e maggiorenni, che hanno deciso di fare del proprio corpo ciò che vogliono". Insomma, lasciatele stare. Una sensibilità quasi femminista che stona decisamente con il Di Pietro versione 2.0, quello macho-trebbiatore dell'ormai famoso "magnaccia". Che era rivolto al premier, ma che, c'è da scommetterlo, alle "fanciulle" finite nelle intercettazioni non deve aver fatto troppo piacere. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Ora il governo frena sul decreto (sezione: Intercettazioni)

( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

N. 158 del 2008-07-04 pagina 4 Ora il governo frena sul decreto di Anna Maria Greco Salta l'ipotesi di trasformare in "provvedimento urgente" il disegno di legge in materia già presentato in Parlamento da Roma Non sarà un decreto legge, quello sulle intercettazioni. Silvio Berlusconi l'avrebbe preferito, all'interno del suo partito c'era chi l'aveva già studiato, ma alla fine si è deciso di non insistere. Soprattutto, per problemi legati all'ingorgo dei lavori parlamentari, che avrebbe messo a rischio la conversione in legge entro 60 giorni. Ma anche per evitare ogni possibile tensione con il Quirinale. Così, all'ordine del giorno di oggi del consiglio dei ministri non figura nessun provvedimento d'urgenza in materia di intercettazioni. E sul tavolo rimane solo il disegno di legge sulla stessa questione approvato il 13 giugno e firmato dal presidente della Repubblica il 26, ma non ancora assegnato alla competente Commissione giustizia della Camera. In questi giorni di incertezza, con il premier che parlava esplicitamente di un decreto legge e il guardasigilli Angelino Alfano che ne illustrava le caratteristiche di urgenza e necessità, sono state valutate diverse ipotesi. Oltre a quella di convertire in decreto il disegno di legge tout court, c'era quella di stralciarne una parte: quella relativa alla diffusione e pubblicazione dei testi delle intercettazioni. Il resto sarebbe rimasto nel disegno di legge che avrebbe seguito l'iter normale a Montecitorio. "Non si può andare avanti così - spiega uno stretto collaboratore del Cavaliere -, con la minaccia ogni giorno di veder finire sui giornali fatti di vita privata della gente". La tentazione di spingere sull'acceleratore era forte, ma valutate tutte le conseguenze alla fine Berlusconi ha rinunciato. Il problema dei pochi giorni a disposizione, come hanno spiegato diversi esponenti azzurri da Alfano a Niccolò Ghedini, è concreto: ci sarebbe voluto un tour de force, costringendo i parlamentari ad accorciare le ferie, per non far decadere il decreto in piena estate. Poi gli alleati, Alleanza nazionale e Lega, consigliavano di soprassedere preoccupati anche di un'immagine negativa dell'operazione. "Non ci sono problemi nella maggioranza", assicurano a Forza Italia. Ma sempre meglio non tirare troppo la corda. E infine c'era la delicata questione del Colle. A Giorgio Napolitano si poteva portare solo un provvedimento ben motivato e garantendone anche la praticabilità parlamentare in sede di conversione. Anche perché il capo dello Stato ripete ad ogni occasione che lo strumento dei provvedimenti d'urgenza non può essere utilizzato con troppa disinvoltura. La domanda allora era: "C'è la concreta possibilità di non trovare resistenze sul Colle?". Una risposta positiva nessuno si è sentito di darla con certezza. E così il disegno di legge è rimasto integro, in attesa del suo percorso normale a Montecitorio. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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E sui brogliacci Unipol c'era il fuoco di fila Pd (sezione: Intercettazioni)

( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

N. 158 del 2008-07-04 pagina 4 E sui brogliacci Unipol c'era il fuoco di fila Pd di Stefano Casamassima Solo 11 mesi fa D'Alema e Fassino urlavano contro "il circo mediatico che travolge le garanzie" E Mastella tuonava: così si altera la democrazia da Roma Sembrano passati anni luce dai tempi di Fassino e D'Alema alle prese con le intercettazioni del caso Unipol e le richieste di utilizzo del Gip (oggi "riabilitato") Clementina Forleo. Invece era appena undici mesi fa quando, la Quercia, compatta, fece quadrato contro la pubblicazione indiscriminata delle conversazioni registrate. E, insieme, sulla necessità di riformare un sistema non più in grado di garantire il loro corretto impiego. Non aveva sorpreso più di tanto la posizione dell'allora Guardasigilli Clemente Mastella ("non vogliamo che le intercettazioni alterino il piano della democrazia nel nostro Paese. Alterazioni che possono avvenire manipolando le notizie") mentre ben più forti erano state le posizione all'interno del Botteghino. Linea ben espressa dall'avvocato e senatore Calvi, che, condannando "il circo mediatico che travolge il nostro sistema di garanzie", definiva "intempestiva" le richieste del Gip Forleo chiedendo di "fermare questo scempio". Poco prima Nicola Latorre, braccio destro dalemiano, fiducioso si era lanciato (sbagliando) in un avventuroso pronostico sulle intercettazioni: "Non solo non saranno rese pubbliche, ma non essendo penalmente rilevanti non ci sarà motivo di conoscerle". Sappiamo tutti come è andata. Non ottimistiche ma condivisibili le parole dello stesso Massimo D'Alema che, verso la fine di luglio, si sfogava dicendo: "Non si può crocifiggere in questo modo un cittadino formulando un giudizio che pare già una sentenza". Per poi concludere: "Così salta in aria il sistema democratico". Quasi in contemporanea, Piero Fassino sguainava la spada verso i media e "l'intreccio perverso tra informazione e politica" che fa sì che "le stesse telefonate vengano pubblicate quattro volte" per deligittimarne i protagonisti. Una censura che, l'ex procuratore di Milano D'Ambrosio, dal 2006 al Senato con l'Ulivo sentiva di rivolgere anche alla Forleo che "ha sbagliato" perché "ha usato le intercettazioni come se volesse imporre ai pm l'iscrizione nel registro degli indagati". Dal già procuratore nazionale Antimafia, Pierluigi Vigna, invece era arrivato, sempre in quei giorni, un monito lungimirante: "C'è un problema grave: spesso vengono fatti nomi e riferite circostanze che non hanno attinenza con le indagini". A un passo da Giuliano Amato, che da ministro dell'Interno dice: "Una follia tutta italiana che qualunque cosa venga detta al telefono se poi tocca incidentalmente un processo esce quale sia la rilevanza. È chiaro", concludeva, "che il sistema non funziona". Taglia corto il professor Conso, suo ex Guardasigilli e presidente emerito della Consulta, che qualche giorno prima aveva chiosato: "Delle due l'una: o fermiano la fuga di notizie o gli investigatori dovranno rinunciare alle intercettazioni". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Spie, intercettazioni e la voce d'un imitatore Il blitz come un film (sezione: Intercettazioni)

( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

N. 158 del 2008-07-04 pagina 10 Spie, intercettazioni e la voce d'un imitatore Il blitz come un film di Fausto Biloslavo Un ostaggio in fuga, il sequestro del computer di un capo guerrigliero, agenti infiltrati e un clamoroso "bluff" finale. Non è la trama di un film, ma la storia dell'operazione "Scacco", che ha beffato i terroristi colombiani. Con l'obiettivo raggiunto di liberare Ingrid Betancourt e altri 14 ostaggi, tra cui tre americani. La storia inizia nel maggio dello scorso anno. Il sottotenente "Frank" Pinchao, prigioniero delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), riesce a fuggire. Chi ci aveva provato prima di lui si era perso nella fitta selva colombiana, finendo per morire di stenti. A Pinchao va meglio: le forze di sicurezza colombiane organizzano una vasta operazione di salvataggio e il militare viene recuperato. Subito inizia a raccontare che ha diviso la prigionia con la Betancourt, l'ostaggio più eccellente delle Farc. Nasce così il progetto di localizzare il lager nella selva della franco-colombiana. Con la liberazione di altri ostaggi, compreso Clara Rojas, braccio destro della Betancourt, il cerchio si stringe. In febbraio i corpi speciali Omega, addestrati dagli israeliani, si infiltrano dietro le linee dei bandidos. Sul fiume Apaporis vedono due ostaggi americani e uno colombiano che fanno il bagno. Non intervengono per evitare di far saltare l'operazione, che punta all'obiettivo principale, la Betancourt. Ma da quel giorno i satelliti americani si concentrano nella zona. Il primo marzo le unità Omega mettono a segno un colpo da manuale. Eliminano il numero due delle Farc, Raul Reyes, nascosto in Ecuador. Fra i resti del suo accampamento recuperano il computer utilizzato per comunicare con il "segretariato", il vertice della guerriglia. Nomi in codice, spie, numeri di satellitari, contatti preziosi finiscono nelle mani dell'intelligence colombiana. L'operazione Scacco comincia a delinearsi. La prima mossa è l'infiltrazione. Grazie ai consigli del Mossad i servizi di Bogotà riescono a introdurre un agente nel "segretariato". Allo stesso tempo le tecnologie satellitare e di intercettazione americane permettono di localizzare le prigioni nella giungla di Guaviare, dove i bandidos tengono i sequestrati più importanti. L'area è sotto il comando di Gerardo Antonio Aguillar, nome di battaglia "Cesar". L'antidroga americana arresta "Sonia", la sua amante, che in realtà si chiama Luz Dary Conde Rubio. Vizi e virtù del comandante Cesar vengono radiografati per capirne la psicologia. La fase finale dell'operazione scatta agli inizi di giugno. L'ostacolo maggiore è concentrare gli ostaggi, che sono dispersi in tre diverse prigioni. I servizi di Bogotà attivano l'infiltrato al vertice delle Farc, guidate dal nuovo leader, Alfonso Cano. La "spia" trasmette un ordine al comandante Cesar, come se arrivasse da Cano: bisogna raggruppare gli ostaggi e trasferirli in un'altra zona per un possibile scambio di prigionieri. Tutto dovrà avvenire alla presenza di Cano, che dovrà farli incontrare con dei mediatori internazionali. Per rendere l'operazione più credibile sembra sia arrivata a Cesar anche una finta telefonata satellitare di Cano, effettuata in realtà da un agente in grado di imitare perfettamente la voce del capo guerrigliero. Il giorno prima del blitz Uribe è a cena con John McCain, candidato repubblicano alle presidenziali Usa e lo informa dell'intenzione di tentare la liberazione dei tre ostaggi americani, prigionieri dal 2003. Il giorno fissato i militari giocano la carta del bluff: fingono l'esistenza di un'organizzazione umanitaria, incaricata di prelevare gli ostaggi con degli elicotteri dipinti di bianco. Cesar ci casca in pieno. Oppure, come qualcuno sospetta, sta al gioco perché le Farc sono oramai divise e a pezzi. "La fase dell'azione e della liberazione è durata solo 22 minuti e 13 secondi, ma sono stati i più lunghi della mia vita", ha confessato il generale Mario Montoya, il comandante dell'esercito colombiano che guidava l'operazione. Mercoledì mattina un elicottero bianco con a bordo nove uomini dei corpi speciali e dell'intelligence colombiana atterra nel punto concordato. Indossano magliette con il faccione barbuto di Che Guevara, e tengono le armi ben nascoste. Una sessantina di guerriglieri scorta i 15 ostaggi, compresa la Betancourt, che pensa all'ennesimo spostamento. Il comandante Cesar e il suo vice vengono fatti salire a bordo con la richiesta di lasciare la pistola a terra, perché la missione è umanitaria. Entrambi vengono subito immobilizzati e incappucciati. L'elicottero decolla, con gli ostaggi ancora incatenati. "In quota ho visto che il comandante delle Farc era sul fondo del velivolo bendato - racconta la Betancourt -. A quel punto gli uomini con la maglietta di Che Guevara hanno detto: siamo dell'esercito colombiano, siete liberi". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Barca senza passeggeri al largo del Circeo (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

A sette miglia dalla costa Barca alla deriva, imprenditore disperso Ricerche senza esito. La segnalazione arrrivata dagli operai della sua azienda che non l'hanno visto rientrare LATINA - - Un imprenditore romano, Maurizio Ramini di 59 anni, risulta disperso in mare al largo del Circeo. A dare l'allarme gli operai della sua stessa azienda che hanno chiamato le forze dell'ordine, non vedendolo rientrare al lavoro ed essendo al corrente che si era recato a San Felice Circeo per un giro in barca, che tiene ancorata al porto del piccolo paese costiero. La Capitaneria di porto di Terracina, che indaga sull'accaduto, ha intercettato il natante sul quale nessuno era a bordo a largo della costa tra il Circeo e Terracina. L'uomo per il momento risulta disperso. stampa |.

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Carfagna sotto attacco, solidarietà bipartisan (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Il caso Contro il ministro Facci ("Vada via") e il dipietrista Donadi Carfagna sotto attacco Ma la solidarietà è bipartisan Armeni e Gagliardi: nel mirino perché donna. Carra: fango giustizialista Santanché: "Se una cretina arriva in un posto importante c'è vera parità. Non dico che la Carfagna sia cretina ma se lei è inadeguata lo sono anche tanti ministri uomini" ROMA "Mara Rosaria Carfagna dovrebbe dimettersi perché tutto sommato è un danno per il governo cui appartiene". D'accordo, le pagine sono quelle del Riformista, quotidiano di sinistra anche se mai ortodosso. Ma a scrivere è Filippo Facci, che di sinistra certo non è. Firma del Giornale, volto di Mediaset, autore della rubrica che sul quotidiano di Antonio Polito prende significativamente il nome di "Destri". Fuoco amico. Sostiene Facci che le intercettazioni non c'entrano, ma che il ministro per le Pari opportunità rappresenta il "punto di non ritorno per un elettorato cui puoi propinare quasi tutto ma non tutto. Ha cominciato a fare politica nel 2006 e a metà del 2008 è diventata ministro: è troppo, punto". Via dal governo non per quelle telefonate che si addensano sul Palazzo ma perché inadeguata. Nello stesso giorno c'è anche il fuoco nemico. Arriva dal partito di Di Pietro con la firma di Massimo Donadi: "Se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro la vicenda sarebbe diventata di rilevanza politica oppure no?". Non fa il nome della Carfagna, la donna che Berlusconi avrebbe voluto sposare, parole sue, se non ci fosse stata già Veronica. Ma di cosa parla si capisce benissimo. E a chiarire il tutto ci pensa Antonio Di Pietro in persona: "Sarebbe immorale se il presidente del Consiglio avesse nominato ministro una persona per ragioni diverse da quelle politiche". E aggiunge "il gossip politico fa male anche agli interessati, ma soprattutto ai coniugi degli interessati". Mara Carfagna è a Napoli e non risponde: "Non mi occupo di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero". Ma incassa la solidarietà di molte donne, anche a sinistra. Alessandra Mussolini se la ride: "Ricordo più di un ministro per le Pari opportunità che scippava i disegni di legge a noi parlamentari. Noi studiavamo, e quelle si pigliavano gli applausi. Mara no. Ci ascolta, è umile. E poi fare il ministro è come fare la mamma: all'inizio non sai fare nulla, ma giorno dopo giorno impari". A colpire la Mussolini è stata una riunione che pochi giorni fa il ministro ha fatto alla Camera con tutte le parlamentari del Popolo della Libertà. "Ci ha illustrato racconta Margherita Boniver un eccellente progetto contro la prostituzione che, ispirato al modello britannico, vieta l'adescamento in luogo pubblico. Intelligente, equilibrata. Attenta ai suggerimenti e senza la falsa forza di chi vuole imporre la propria opinione". Certo, è anche solidarietà di parte. Verso una collega di partito e, di riflesso, verso il grande capo. Ma pure attraversando il fossato che un tempo divideva destra e sinistra c'è chi la Carfagna la difende. "Il paragone con la Lewinsky è una volgarità gratuita" dice la giornalista Ritanna Armeni che pure del ministro non ha condiviso tante cose, a partire dall'esternazioni sui gay. "E chiederne le dimissioni perché non ha esperienza aggiunge significa essere davvero strabici. Se andiamo a guardare gli ultimi governi non ricordo presidi al ministero dell'Istruzione, professori alla Giustizia o espertoni vari alla Difesa". Alla fine la storia è sempre quella: "Prendersela con le donne è sempre facile". Condivide e sottoscrive Rina Gagliardi, ex parlamentare di Rifondazione: "Non ho alcuna ragione specifica per esprimere la mia solidarietà a questa signora ma sono sempre un po' sospettosa quando si attacca una donna. Non è adeguata al ruolo? Probabile. Ma perché, il ministro della Giustizia, che si occupa peraltro di cose un tantino più importanti, non è ornamentale anche lui?". Non sparate sulle donne. La scrittrice Lidia Ravera la pensa diversamente: "È un bersaglio fin troppo facile. La stellina tv diventa ministro perché cara al presidente, uno stereotipo, un po' mi fa pena poverina". Ma la sua è solo una premessa: "Va bene svecchiare la classe politica. Ma farlo cooptando le amiche e i figli degli amici è un insulto alle istituzioni". La leghista Carolina Lussana invita ad aspettare: "Non conta da dove si viene, conta quello che si fa. Ed è ancora troppo presto per giudicare il lavoro della Carfagna. Lasciamola in pace e, per favore, evitiamo scivoloni come quel paragone sulla Lewinsky: è la dimostrazione che quando si arriva in un posto importante la tentazione della battuta facile e del pregiudizio non muoiono mai". Chiara Moroni, invece, se la prende con Facci, che è pure amico suo: "Liberissimo di pensare che un ministro non sia adeguato. Ma che per questo il ministro medesimo si debba dimettere, beh, mi sembra davvero che abbia una considerazione troppo elevata del proprio ruolo. Mara è brava e alla lunga tutti lo capiranno". Daniela Santanché, come capita spesso, sceglie la provocazione: "Quando una cretina arriva in un posto importante vuol dire che c'è vera parità. Non dico che la Carfagna sia cretina ma se lei è inadeguata lo sono anche tanti ministri uomini, presenti e passati. Solo che di loro nessuno dice niente. È il solito tiro al piccione contro le donne". Ecco, e gli uomini che ne pensano? "Tutti i ministri di questo governo dice il giornalista Marco Travaglio sono scelti con lo stesso criterio, il totale servilismo verso il capo. Sono fotocopiatrici e almeno lei è una fotocopiatrice carina. O si dimette in blocco il governo oppure viva la Carfagna". Antonio Martusciello, di Forza Italia e campano come la ministra, torna alle origini del partito: "Siamo nati proprio per portare nel Palazzo chi non aveva a che fare con le vecchie liturgie della politica. Perché questo deve essere un difetto solo per lei?". Anche Enzo Carra torna indietro con la memoria. A quando lui, all'epoca portavoce della Dc, fu portato in manette in tribunale: "Poveretta, qua si mesta nel fango. E questo è giustizialismo. Anzi, se permettete, manettismo". Lorenzo Salvia stampa |.

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Rai, rientro amaro per Saccà Il dirigente è di nuovo sott'accusa (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

I "capi d'accusa" sarebbero analoghi a quelli del primo procedimento Rai, rientro amaro per Saccà Il dirigente è di nuovo sott'accusa Il numero uno di Rai Fiction torna a Viale Mazzini ma l'azienda gli invia una nuova lettera disciplinare Agostino Saccà (Ansa) ROMA - Rientro a Viale Mazzini per Agostino Saccà, che riprende possesso della sua poltrona di direttore di Rai Fiction sulla quale lo ha rimesso il giudice del lavoro. Ma con la Rai è ancora guerra: in serata l'azienda consegna al dirigente una nuova contestazione disciplinare, basata sulla seconda tranche di intercettazioni acquisite dalla procura di Napoli. Come da prassi, Saccà ha ora cinque giorni di tempo per difendersi con eventuali controdeduzioni. A quanto si apprende, i "capi d'accusa" per Saccà sarebbero analoghi a quelli del primo procedimento disciplinare a suo carico: l'inserimento indebito nel tentativo di modificare assetti aziendali con l'aiuto di pressioni esterne; il progettoPegasus, che sarebbe stato comunicato ai vertici di Mediaset prima che alla stessa Rai; un ruolo improprio nel progetto di realizzazione della Città della fiction in Calabria; la segnalazione di attrici e soubrette non per fini aziendali, ma per interessi privati. Si chiude così con amarezza una giornata iniziata per Saccà alle 9 con l'arrivo all'ingresso laterale di via Pasubio, attorniato da alcuni cronisti e fotografi, ma anche da colleghi e dipendenti per un saluto. "Anche negli stralci delle intercettazioni che si continuano a pubblicare - è il suo primo commento - non c'è alcunchè di rilevante. Continua a non essere chiaro il motivo per cui queste intercettazioni sono state mandate qui e rese pubbliche". Poche ore dopo, l'istanza di accesso al suo fascicolo. "Dubito - commenta uno dei legali di Saccà, il professor Federico Tedeschini - che possano essere depositate e trasmesse a terzi intercettazioni che non sono funzionali al perseguimento di alcun reato". A piano terra, intanto, c'è la presentazione del progetto di lettura della Bibbia, che sarà inaugurata da Papa Benedetto XVI il 5 ottobre. I cronisti intercettano il presidente Claudio Petruccioli e gli chiedono di Saccà: "E che ne so io? Non l'ho visto", replica seccamente. Allarga le braccia anche il direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce: "Non l'ho visto". Incalzato dalle domande, Petruccioli poi risponde: "Saccà è rammaricato per la diffusione dei testi delle intercettazioni? Voglio considerarlo un segno di rammarico per il fatto che quelle cose siano state dette". "Il punto non è chi ha detto cosa - replica il legale di Saccà - ma l'uso che si fa, fuori del processo penale, di materiale probatorio che può essere utilizzato solo nell'ambito del processo e che solo a tal fine gli è stato inviato dai magistrati". L'azienda però non ci sta: in una nota sottolinea che le intercettazioni sono state "legittimamente acquisite" dalla procura e che "il trattamento a fini disciplinari dei dati contenuti nelle intercettazioni trova sicuro fondamento legittimante nel Codice della privacy". Insiste Tedeschini: "Il Codice della Privacy non c'entra. La Rai ha violato il Codice di procedura penale, che all'articolo 270 vieta l'uso delle intercettazioni in procedimenti diversi da quelli nei quali sono state disposte". Delle 8.452 intercettazioni messe a disposizione a metà maggio in formato audio dalla procura di Napoli - spiegano in Rai - la struttura dell'Internal auditing, dopo averle ascoltate tutte, ne ha trascritte solo 148 ritenute di rilevanza aziendale. E in ogni caso, a quanto si apprende, questi documenti non sarebbero stati portati nella stanza del cda in occasione dell'ultima riunione, martedì scorso, ma sarebbero stati messi a disposizione in un secondo momento su insistenza di alcuni consiglieri e ritirati da tutti, senza alcuna obiezione (qualcuno avrebbe addirittura aperto le buste durante la riunione). Il giorno successivo, la restituzione del materiale da parte dei consiglieri Marco Staderini, Angelo Maria Petroni e Giuliano Urbani che oggi contesta il "comportamento improprio della direzione generale". Saccà, in ogni caso, non molla. In un'intervista a Panorama, in edicola domani, critica Petruccioli ("lo stimo, è un uomo equilibrato e intelligente, ma stavolta non lo capisco: io sono un uomo che ha onorato la Rai") e annuncia che sulla sua vicenda scriverà un libro. (Ansa) stampa |.

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<L'ho contattato io Non farò Torquemada ma vi divertirete> (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Enrico Mentana Parla il conduttore di "Matrix" "L'ho contattato io Non farò Torquemada ma vi divertirete" ROMA L'ha invitato lei, si è proposto lui? "Io. Confalonieri gli aveva appena consigliato di parlare al Paese. Feltri pure. Mi sono detto: ci provo, siamo gli unici ancora in onda, possiamo fare il colpo". Fatto. Stasera a Matrix (alle 21.15 salvo imprevisti) Enrico Mentana, intervisterà in esclusiva Silvio Berlusconi. "E sarà particolarmente divertente, visto com'è finita l'ultima volta". Con lei che gli toglieva la parola. Lo rifarebbe, se necessario? "Non siamo sotto elezioni. Lui ha interesse a parlare, io conosco diritti e doveri di giornalista. Non sarò né un Torquemada nè un reggimicrofono... Vergin di servo encomio e di codardo oltraggio" (Manzoni, 5 maggio). Vi ha tenuto sulla corda? "L'ok è arrivato dopo due giorni". Condizioni? "Nessuna. Bastava che fossimo io e lui, a viso aperto, uno contro uno. Il Cavaliere deve spiegare molte cose, noi ne abbiamo molte da chiedergli". Domande concordate in anticipo? "No. Ma non serve nemmeno, è talmente ovvio che cosa gli chiederò: di questo clima avvelenato, del dialogo interrotto con Veltroni, delle intercettazioni e di Saccà, del processo Mills, di Napoli, del lodo Schifani e ora Alfano, dell'esercito in strada, della cordata Alitalia, del contrasto col Csm e dei rapporti con Napolitano. Mercoledì prossimo comunque ospito Walter Veltroni, bene così?". Le basta un'ora e mezza? "Se sforiamo nessuno protesta". Nel dubbio di sembrare troppo morbido, sarà più severo del solito? "Giustamente serrato. Spero sia un colloquio sereno e amichevole, non è un interrogatorio, non devo torchiare nessuno. Cercherò di dare il meglio, però l'intervista si fa in due". Come lo vede il premier? "Resta l'uomo che ha vinto le elezioni, il più popolare. Al contrario di quanto si crede, secondo me la sua luna di miele con gli italiani non è finita. La sua immagine non è graffiata". Intercettazioni: giuste o troppe? "Con alcuni soggetti meno tutelati abbiamo, lo lasci dire, indegnamente calcato la mano. Con i potenti avrei meno preoccupazioni. Ma se nessuno deve porsi al di sopra della legge, la legge deve garantire anche chi è famoso". Che pensa delle telefonate Berlusconi-Saccà con raccomandazioni accluse? "Cambiano i nomi, la sostanza è sempre la stessa da quando esiste la Rai. Quelle conversazioni sono irrilevanti, i riferimenti sessuali sono l'unica cosa che solletica il gusto del guardone che è in noi. Che differenza c'è tra un politico che segnala un'attrice e uno che piazza il suo notista di fiducia in un tg?". Girerebbero bobine scottanti. "Lo so. Preferisco pubblicare che censurare, ma se esageriamo si rischia che sia la gente a dire basta. Devo poter dire se Berlusconi rispetta le leggi o no. A chi telefona o quel che fa quando smette di lavorare sono affari suoi. Vogliamo guardare dal buco della serratura? Facciamolo, ma ammettiamo che di questo si tratta". Berlusconi vuole un decreto legge urgente anti-intercettazioni. "Credo che una materia così delicata meriterebbe un adeguato dibattito in Parlamento. Ma glielo chiederò stasera". È il suo quarto a tu per tu col Cavaliere. Teso? "Tranquillo, non sono emotivo". Abito della grande occasione? "Ma va, completo e camicia". Lei dà un dolore a Vespa che d'estate parlerà solo d'amore. "Se ne parlerà anche da me... Quella parte magari la dedico a Bruno". Giovanna Cavalli stampa |.

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Berlusconi non va a <Matrix> (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Salta la puntatA su mediaset dedicata al caso intercettazioni Berlusconi non va a "Matrix" Il Cavaliere: "Basta gossip che ammorbano la politica" Mentana: "È regalo a Veltroni". Il leader Pd: io vado Silvio Berlusconi (LaPresse) ROMA - Il dilemma è stato sciolto. La puntata di Matrix di giovedì sera dove era previsto come ospite Silvio Berlusconi è saltata. Lo ha annunciato Enrico Mentana. Già in mattinata il premier aveva annullato i due appuntamenti in agenda: il saluto all'assemblea pubblica di Farmindustria al teatro Capranica (alle 10) e la partecipazione all'assemblea annuale dell'Ance in programma alle 11 all'Eur. Enrico Mentana ci sperava e si dava il 50% di possibilità. GOSSIP - Poi nel pomeriggio l'ufficializzazione della rinuncia di Berlusconi con una nota di Silvio Berlusconi: "Il Governo ha lavorato tanto e benissimo in questi primi due mesi di attività. Non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi proposti da Matrix (giustizia e intercettazioni) che farebbero passare in secondo piano le tante cose realizzate dal Governo per cedere il passo ad argomenti e gossip negativi che inquinano ed ammorbano il dibattito politico e parapolitico di questi giorni, deviando l'attenzione del Paese dai problemi concreti e dai risultati dell'azione di Governo". MENTANA - "Peccato, è un'occasione perduta ma sarebbe stata peggio un'occasione onorata solo a metà": lo dice Enrico Mentana, commentando la cancellazione della puntata di Matrix. "Sarebbe stato giornalisticamente inconcepibile un incontro con il Presidente del Consiglio, da tempo assente dalla televisione, senza che venissero affrontate le questioni che campeggiano sulle prime pagine dei giornali e che sono sulla bocca di tutti in questo periodo. Per questo avevo prospettato un'intervista a tutto campo che comprendesse i temi della giustizia, delle intercettazioni, del "blocca-processi", dello scontro con i magistrati, della vicenda Mills, al caso Saccà". Berlusconi ha semplicemente detto: "Non mi conviene". E ha chiuso con una battuta: "È stato il regalo di compleanno a Veltroni". Il leader dell'opposizione compie proprio oggi 53 anni. VELTRONI - Resta confermata invece la puntata con Walter Veltroni. "Leggo che il presidente del Consiglio ha deciso di non partecipare a Matrix per non cedere il passo al gossip e ad elementi negativi che inquinano il dibattito - afferma il segretario del Pd -. Non lo discuto. Io invece ci andrò ma potete stare sicuri che non parlerò di queste cose che invece impegnano il governo da diverse settimane, ma parlerò delle questioni politiche e sociali che a me stanno a cuore". GRILLO - Intanto, prima della rinuncia del premier, Beppe Grillo esortava il suo "popolo" a telefonare a Matrix, indicando anche il numero della redazione, per protestare contro il previsto intervento del Cavaliere: il premier "sarà ospite del suo dipendente Mentana, nella sua trasmissione Matrix, nella sua rete Canale 5 a dire "pacatamente e serenamente che la giustizia è una vera emergenza". Per lui. Il Paese, pacatamente e serenamente, lo ascolterà e poi lo manderà affanc...", scriveva Grillo nel suo blog. Berlusconi - diceva il comico - "vuole abolire le intercettazioni per la maggior parte dei reati. Quelli in cui sono coinvolti politici e industriali". stampa |.

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Silvio, il <regime> e il telefonino rovente (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Il premier ai suoi: Stato di polizia, per il Quirinale non si deve reagire con urgenza? Silvio, il "regime" e il telefonino rovente ROMA Fini ha cercato anzitutto di dissipare ogni sospetto, "perché nessuno di noi è contrario a un decreto per fermare questa vergogna delle intercettazioni, Silvio. Vorrei che tu ne fossi consapevole". E dinnanzi all'irruenza di Berlusconi, intenzionato addirittura a "chiamare in piazza il popolo del centrodestra", il presidente della Camera ha spiegato che "in questo modo non si risolverebbe nulla": "Il punto è che il capo dello Stato non ravvede i presupposti di necessità e urgenza, e il decreto non lo firmerebbe". Così, durante il pranzo a Montecitorio, al Cavaliere che evocava lo scontro istituzionale con Napolitano, Fini ha contrapposto la strategia della "mediazione" con il Colle e con l'opposizione, "perché anche tra i loro leader c'è chi è rimasto vittima di intercettazioni pubblicate sui giornali". È questa l'unica strada che secondo Fini si può perseguire, "c'è tempo fino al Consiglio dei ministri per provarci". Certo, l'inquilino della Camera comprende lo stato d'animo di Berlusconi, deciso a combattere una battaglia contro "l'ingiusta giustizia", una lotta che agli occhi del Cavaliere appare "impari", "dato che alla politica si chiede di agire seguendo le regole, sui decreti, sui disegni di legge e sul resto, mentre le procure agiscono al di fuori delle regole e danno in pasto la vita delle persone". Ecco perché parla di "emergenza" il premier. Ecco perché era giunto da Fini con il testo del provvedimento che vieta la pubblicazione delle intercettazioni, redatto la notte prima dal ministro della Giustizia. E per Berlusconi le intercettazioni che "circolano nei giornali" sono "illegali". Di più: "È tutto illegale, Gianfranco. Questa non è una inchiesta giudiziaria, sa tanto di operazione spionistica, di golpe. La verità è che dal '94 hanno tentato di tutto per farmi fuori e ora ci provano sul piano personale". Ecco l'incredibile novità: un governo, un Parlamento, la politica sono appesi da giorni alla possibile diffusione di colloqui pruriginosi in cui sarebbero coinvolti il presidente del Consiglio ed alcune esponenti del governo. Ma nel Palazzo non si respira l'atmosfera degli anni di Tangentopoli, non c'è l'attesa drammatica degli avvisi di garanzia su vicende che incrociavano corrotti e corruttori. Le storie sono diverse, anche se gli effetti potrebbero essere simili. "Ed è chiaro l'obiettivo", spiegava giorni fa Berlusconi ad un amico, mentre seduto in poltrona batteva nervosamente il piede: "Il tentativo è quello di farmi fuori. Ma se non l'hanno capito glielo ripeterò: non finirà come nel '94, perché io non me ne andrò nemmeno se mi dovessero condannare". È difficile parlare di prerogative istituzionali e di calendari parlamentari con chi si sente vittima di una macchinazione e si scervella sul modo in cui quei colloqui sono stati registrati e a quali indagini sono riferibili. È complicato restar calmi, se un premier si sente chiedere dai propri avvocati se per caso ha usato quel cellulare privato che da qualche tempo possiede, e se il telefonino che nelle notti pare si facesse rovente era riconducibile direttamente a lui o era intestato ad altri. "E dinnanzi allo scempio di vite private, Napolitano pensa che uno Stato liberale non debba reagire con un decreto?". L'ira di Berlusconi è il riflesso di sentimenti personali e di considerazioni politiche. In questo caso l'indice è puntato contro il leader del Pd, "perché Veltroni era avvertito di questa situazione della giustizia, sapeva dei guasti profondi e condivideva la necessità di porvi rimedio. E sarei io ad aver rotto il dialogo? O lui piuttosto, che non ha fatto nulla per restituire alla politica quel primato che un pezzo di magistratura militante non vuole riconoscerle?". Nel Pd c'è chi vorrebbe dire ciò che non può dire. È certo che al loft sapevano di come stavano precipitando le cose, se è vero che un dirigente democratico venne informato da Ghedini, l'avvocato-deputato del Cavaliere: "Al processo Mills a Milano eravamo d'accordo per riprendere a settembre, invece c'è stata un'accelerazione. Berlusconi è terrorizzato all'idea che si torni al '94. La politica deve dare una risposta". Invece la politica si trova appesa a telefonate pecorecce. Alla Camera si discute se inserire il premier nel pantheon dei grandi leader-amatori del socialismo europeo, accanto al francese Mitterrand, allo svedese Palme e al tedesco Brandt, che pare s'intrattenesse con signorine al soldo dei sovietici. E intanto il dipietrista Donadi s'informa: "Quand'è che usciranno le intercettazioni?". Francesco Verderami stampa |.

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Parte del centrodestra cerca di evitare tensioni con il Colle (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

LA NOTA Parte del centrodestra cerca di evitare tensioni con il Colle La marcia verso la resa dei conti potrebbe subire un rallentamento. Oggi Silvio Berlusconi dovrebbe parlare in tv di quella che considera l'emergenza della giustizia. E domani si terrà un Consiglio dei ministri segnato dalla preoccupazione ed il nervosismo del premier. Ma l'ipotesi di arrivare ad un decreto legge che blocchi subito la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche deve fare i conti con ostacoli oggettivi. Il primo è la massa dei provvedimenti che il Parlamento deve approvare entro luglio. Il secondo è il "no" di un'opposizione che, sebbene divisa, è in grado di rallentare i lavori delle Camere. Ma esistono anche controindicazioni politiche. Nel colloquio di ieri col presidente della Camera, Gianfranco Fini, Berlusconi ha capito che nel Pdl la linea dello scontro con la magistratura non è a scatola chiusa. Esiste una volontà comune di ristabilire il primato del potere politico sul sistema giudiziario. Lo conferma l'offensiva del Pdl contro il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, accusato di avere criticato il Parlamento. Ma nessuno sembra disposto a sacrificare il rapporto con il Quirinale. La Lega ma anche An considerano Giorgio Napolitano essenziale, in una fase così caotica. E nei giorni scorsi il capo dello Stato si è dichiarato contrario allo strumento del decreto legge. Tuttavia, l'ipotesi che domani prevalga la linea del muro contro muro, costi quel che costi, non è da escludersi. Le parole del senatore Niccolò Ghedini, esegeta della strategia berlusconiana sulla giustizia, fanno pensare. Ghedini parla di un "vaso già traboccato"; e di intercettazioni "senza rilevanza penale, ma che possono rovinare" persone estranee alle indagini. Non è l'annuncio del decreto. Ma si intravede un invito a Napolitano perché "abbia accortezza della situazione di gravissimo disagio". I toni non sono polemici, né di rottura: risentono degli inviti alla prudenza arrivati da Fini e dal capo leghista Umberto Bossi. D'altronde, ieri la presidenza della Repubblica ha autorizzato la presentazione del "lodo Alfano" che mette le quattro maggiori cariche dello Stato al riparo dai processi: decisione che gli ha tirato addosso attacchi e insulti da parte della sinistra girotondina. Lo stesso Antonio Di Pietro ha sostenuto che Berlusconi avrebbe "raggirato" Napolitano. Ma il segretario dell'Idv si rende conto che si sta spezzando l'alleanza col Pd, già lesionata. La lettera comune di Walter Veltroni e del leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, a difesa del Parlamento e contro il governo, sa di alleanza in embrione, dalla quale Di Pietro è escluso. E la manifestazione contro le "leggi vergogna" indetta per l'8 luglio dai seguaci dell'ex pm e dall'estrema sinistra inserisce un altro cuneo con il Pd. È un contesto confuso per tutti. Le parole che stasera Berlusconi userà in tv diranno come potrà evolversi: sempre che non ci sia un ripensamento. Massimo Franco stampa |.

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Intercettazioni, frenata sul decreto (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

"Probabilmente ci sono termini di necessità e urgenza" aveva detto berlusconi Intercettazioni, frenata sul decreto Il provvedimento non è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di venerdì. L'unica certezza è ora il ddl ROMA - L'ipotesi di un decreto legge sulle intercettazioni, avanzata dal premier Silvio Berlusconi, perde quota. Il provvedimento non è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri che si terrà venerdì alle 9.30. Secondo quanto riferisce un comunicato di Palazzo Chigi, l'ordine del giorno della riunione dell'Esecutivo comprende i seguenti punti: avvio delle procedure di nomina dei Presidenti di Enti previdenziali e leggi regionali. "EMERGENZA" - Quella del decreto sulle intercettazioni era un'ipotesi ventilata dal Cavaliere. "Probabilmente ci sono termini di necessità e urgenza per intervenire, non con un disegno di legge che richiede tempi lunghi, ma con un decreto legge", aveva detto Berlusconi a riguardo. "Stiamo vivendo un momento di emergenza, perché siamo fuori da una società che abbia comportamenti civili. Non credo che un Paese possa permettersi ciò che sta accadendo, che è accaduto e che si prospetta possa accadere, cioè che privati cittadini si vedano sottratto il loro diritto alla privacy con interventi violenti che possono portare danni irreparabili alla loro immagine: uno Stato liberale democratico questo non lo può permettere". DI PIETRO - La decisione del governo di non inserire la questione intercettazioni nell'ordine del giorno del Cdm di venerdì arriva al termine di una lunga giornata di veleni e polemiche sull'argomento, al quale ora non si sottrae neanche il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro. "Almeno adesso le cose sono chiare: loro facevano il decreto per impedire che venissero pubblicate queste intercettazioni. Hanno capito che non le pubblicano più e quindi non si fa più il decreto... questo la dice lunga sul modo di agire dell'attuale governo". DDL UNICA CERTEZZA - Ora però che l'ipotesi del decreto perde quota per il Parlamento resta al momento una sola certezza in tema di intercettazioni: il provvedimento varato il 13 giugno dal governo e firmato dal Capo dello Stato il 26. Ma vediamo quali sono gli elementi centrali del provvedimento che sarà esaminato dalle Camere. VIA IL MAGISTRATO CHE PARLA TROPPO - La "toga" che ha "pubblicamente rilasciato dichiarazioni" sul procedimento che gli è stato affidato ha l'obbligo di astenersi. Il capo dell'ufficio (o il Pg) deve provvedere a sostituire il magistrato che risulta iscritto nel registro degli indagati per rivelazione del segreto d'ufficio. DIVIETO PUBBLICAZIONE - Anche parzialmente, per riassunto o nel contenuto non si possono più pubblicare gli atti dell'indagine preliminare, o quanto acquisito al fascicolo del Pm o del difensore ("anche se non sussiste più il segreto"), "fino a che non siano conclude le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare". REATI INTERCETTABILI - Possono essere "spiati" solo quelli con pene massime dai dieci anni in su. Sì alle intercettazioni anche per i delitti per i quali indaga la direzione distrettuale antimafia (sequestro, mafia, tratta etc); i delitti contro la pubblica amministrazione "per i quali è prevista la pena della reclusione nel massimo non inferiore a 5 anni" (inclusi quindi i reati di concussione e corruzione); i reati di ingiuria, minaccia, usura, molestia o disturbo delle persone con il mezzo del telefono. LIMITI DI TEMPO - Non si potrà intercettare per un tempo superiore a tre mesi; nel caso di reati di criminalità organizzata, mafia, terrorismo o di minaccia col mezzo del telefono si può arrivare a 40 giorni prorogabili di altri 20. AUTORIZZA UN COLLEGIO - Non sarà più il gip ma un tribunale a dare il via libera alle intercettazioni chieste dal pm, e ciò dovrà avvenire "con decreto motivato, contestuale e non successivamente modificabile o sostituibile, quando vi siano gravi indizi di reato". ARCHIVIO RISERVATO E DIVIETO DI ALLEGARE VERBALI A FASCICOLO. L'archivio sarà presso l'ufficio del pm . DIVIETO UTILIZZO IN PROCEDIMENTI DIVERSI - Le intercettazioni non potranno essere utilizzate in procedimenti diversi da quelli nei quali sono state disposte, fatta eccezione per i reati più gravi di mafia, terrorismo etc (fino ad oggi, invece, erano consentite per tutti i reati con arresto in flagranza). UN FASCICOLO AD HOC - Nell'ordinanza le intercettazioni possono essere richiamate soltanto nel contenute e sono inserite in un apposito fascicolo allegato agli atti. CARCERE PER I GIORNALISTI - Chi pubblica le intercettazioni è punito con l'arresto da uno a tre anni e con un'ammenda da 500 a 1.032 euro. CARCERE PER CHI DIVULGA - Chiunque "rivela indebitamente notizie inerenti ad atti del procedimento penale coperti dal segreto" o ne agevola la conoscenza è punito con al reclusione da uno a cinque anni. stampa |.

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Nuovi veleni sulle intercettazioni (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

La carfagna: "Solo gossip". Veltroni: "Tutte le armi contro dl intercettazioni" "Clinton non fece ministro la Lewinsky" Donadi (Idv): "L'informazione prevalga sulla privacy". Rotondi: "L'Italia parla al telefono come Silvio" Massimo Donadi (Imago) ROMA - Intercettazioni e veleni. Per Massimo Donadi (Idv) "l'informazione deve prevalere sulla privacy". Per il ministro Gianfranco Rotondi "quelle telefonate" potrebbero addirittura essere apprezzate. Posizioni opposte sulle indiscrezioni che negli ultimi giorni stanno scuotendo gli ambienti della politica. Il tema è l'ipotesi della pubblicazione di nuove intercettazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (che avrebbero spinto il premier a non partecipare alla puntata di "Matrix"). L'allusione del capogruppo dell'Italia dei valori è piuttosto esplicita: ""E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo?" si chiede Donadi a a 'Radio Radicale'. "Il dirimente tra pubblico e privato nella politica nel caso di un capo di governo è molto labile. Credo che l'informazione debba prevalere". "Io sono rispettoso al massimo della privacy dei cittadini italiani - aggiunge - ma credo che nella vita di un uomo politico di privacy ce ne debba essere molto poca. Se poi quest'uomo politico riveste cariche istituzionali di massimo rilievo prevale quasi sempre il diritto dei cittadini ad essere informati". "PORCHERIE" - E se il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, non vuole rilasciare commenti ("Non mi occupo di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero, e quindi non me ne occupo"), il suo collega di governo, Rotondi, assicura che "l'Italia parla al telefono come Berlusconi e non come Eugenio Scalfari: gli italiani scherzano, alludono, dicono pure una porcheria ogni tanto, e gli piace così". "La cultura azionista del giornalismo italiano - aggiunge - impedisce la comprensione storica della Dc prima e del berlusconismo poi. Ora credono di illuminare con le intercettazioni le miserie di Berlusconi e, invece, per la gente saranno grandezze". PDL-PD - Gli esponenti della maggioranza, comunque, confermano l'esistenza dei requisiti di necessità e urgenza per un decreto legge sulle intercettazioni (nonostante i dubbi del presidente della Camera, Gianfranco Fini). Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl a Montecitorio: "Le ragioni dell'urgenza per un intervento legislativo sul tema barbarico delle intercettazioni ci stanno tutte, poi bisogna fare i conti con i tempi parlamentari. Siamo di fronte o a violazioni del segreto istruttorio o a fatti di autentico spionaggio nella vita privata dei cittadini". Di parere opposto è l'ex ministro Arturo Parisi: "La scelta di procedere per decreto è evidentemente guidata dalle urgenze e dalle necessità del presidente del Consiglio e non da quelle del Paese". VELTRONI - E dopo l'annuncio della mancata partecipazione di Silvio Berlusconi a "Matrix" ("Basta gossip"), interviene sul tema anche Walter Veltroni: "Io andrò da Mentana ma non per parlare di pettegolezzi". E sul decreto intercettazioni? "Useremo tutte le armi contro il provvedimento" assicura il segretario del Pd. "Se il governo continuerà con l'atteggiamento che ha tenuto in questi venti giorni, se non toglieranno l'emendamento che sposta i processi e se faranno un atto incostituzionale come quello di presentare un decreto sulle intercettazioni, allora devono mettere nel conto un inasprimento del clima parlamentare perché l'opposizione risponderà difendendo le prerogative del Parlamento con tutti gli strumenti a sua disposizione". stampa |.

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BERLUSCONI: GOSSIP AVVELENATI. AL MACERO TELEFONATE DEL PREMIER - OLIMPIADI. SÌ DI BUSH A PECHINO: CI SARÒ - LUCIA ANNUNZIATA: 'SARÒ IN PIAZZA' - COFFERATI: NOI NON DOBBIAMO ANDARC (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

I? Da Il Velino.it CORRIERE DELLA SERA - Editoriale di Francesco Giavazzi: "Il nuovo shock petrolifero". "La mossa di Trichet: su i tassi". "Olimpiadi. Sì di Bush a Pechino: ci sarò". In un riquadro: "Paulson in tour per rassicurare i leader europei". "Torna l'austerità e ripesca le idee della New economy". Fotocolor: "Hitler, lite per la statua di cera". A centropagina: "Cofferati: in piazza l'8 luglio? Noi non dobbiamo andarci". In un riquadro: "Il premier in trincea: reagirò ai ricatti". "Londra, giallo dei due studenti assassinati". In basso: "Il primo uomo incinto: è nata una bimba". In un riquadro: "Lo scandalo della sposa madre a 12 anni". "Comparsa di Gomorra in cella per camorra". LA REPUBBLICA - "Berlusconi: gossip avvelenati. Al macero telefonate del premier". In un riquadro: " Appello di cento costituzionalisti: 'Fermate lodo e blocca processi'". Fotocolor: "Rapporto dal Tibet,viaggio nella città proibita". A centropagina: "la Bce alza il costo del denaro. Di un quarto di punto. Nuovo record del petrolio". In un riquadro: "La Betancourt riabbraccia ifigli: 'Ora mi sento in paradiso'". In basso: "I truffatori della tavola vendevano cibo avariato". "Boom tra le ragazzine della 'pillola del lunedì'". In un riquadro: "Una giovane italiana scomparsa a Barcellona". LA STAMPA - "Alt campi rom e moschee. Ragazzina serba di 11 anni venduta in sposa: 'Da noi si usa così'". "Berlusconi frena. Intercettazioni, niente decreto". Commento di Luigi La Spina: "Gossip di Stato". A centropagina: "Eurolandia alza i tassi per fermare l'inflazione". Fotocolor: "Franzoni, 3 anni in meno". In basso: "Dove parlano la lingua di Gesù". IL GIORNALE - Editoriale di Alain de Benoist: "Questa Europa a tasso variabile". "Mutui più cari, ecco come difendersi. "Fotocolor: "Toh, nel 2007 Di Pietro voleva una legge anti intercettazioni". In un riquadro: "Berlusconi: 'Stop al gossip che inquina la politica". "Perchè il premier ha rinunciato ad andare in tv". A centropagina: "'Ruba o ti faccio stuprare'. Ecco le intercettazioni in cui i rom minacciano i bambini rendendoli schiavi". Fotocolor: "La Betancourt riabbraccia i figli: 'Ora mi sento come in paradiso'". In un riquadro: "Il vizietto dei Veronesi". "Il Ringhio della verità". In basso: "Scontro di inciviltà". IL TEMPO - Editoriale di Achille Chiappetti: "La garanzia che arriva dal Quirinale". "Silvio spegne il gossip politico. Berlusconi rinuncia a Matrix: avrei oscurato il lavoro del governo". In un riquadro: "Sicurezza e viabilità. Ecco le sfide di Alemanno". Fotocolor: "Mara Meis accusa il giudice: costrinse Vittorio a lasciarmi". A centropagina: "La Bce alza i tassi al 4,25%". In un riquadro: "Betancourt riabbraccia la famiglia". "Rossi Stuart in gommone travolge un uomo". "Sparito in mare un imprenditore romano". In basso: "Danni ai monumenti di Roma. Arrivano i controlli in video". L'UNITA' - "Ingrid, e adesso il Nobel". A centropagina: "Intercettazioni, Berlusconi all'angolo. Fini e la Lega contrari al decreto, il premier rinuncia da andare in tv: 'Non parlo di gossip'. Veltroni: pronti a dare battaglia. D'Alema alla festa de l'Unità: dalla destra forzatura inaccettabile". In un riquadro: "Trichet alza i tassial 4,25%. Stangata sui mutui". In basso: "'Alla Diaz la vendetta dei poliziotti'". IL FOGLIO - "Il Cav. rinuncia (per ora) all'autodifesa in tv, il decreto resta in canna". "Lo Strega sbagliato". "Eccola, è 'rimasta viva per riabbracciare i figli' ed è più forte di un uomo". "Mc Cain fa un altro rimpasto, s'affida al 'sergente' di Rove". In un riquadro: "Intercettazioni nate prima del telefono". A centropagina: "Alitaliani europei". "Colombia della pace". IL RIFORMISTA - Editoriale di Pietro Calabrese: "Si può fare opposizione senza gridare". "Il silenzio è d'oro, Berlusconi rinuncia a Matrix. E oggi in Consiglio dei ministri niente decreto legge". Commento di Fabrizio Esposito: "'Silvio non avere paura, anche il Duce amava le donne'". "Bini Smaghi e la Bce: 'C'è un problema di comunicazione tra l'Europa e i cittadini'". "Sulla scena irrompe la Lewinsky. Consiglio dei minisky". A centropagina: "Lucia Annunziata: 'Sarò in piazza'". "Diventa un libro il duello tra Draghi e Tremonti". In un riquadro: "Walter tra Casini e i girotondi". In basso: "'Vedrete, Ratzinger bucherà il video'". IL SOLE 24 ORE - Editoriale di Adriana Cerretelli: "Il disegno di Tremonti e la timidezza europea". "Tassi, conto da 10 miliardi. Trichet: così si stabilizzano i prezzi - petrolio a 146 dollari". Fotocolor: "Edison si allea in Grecia e diventa il secondo big energetico". In un riquadro: "La miglior riforma per la Rai? Rompere lo status quo". "Intercettazioni, niente decreto. Berlusconi rinuncia a 'Matrix'". A centropagina: "Marcegaglia: bene i tagli, ora vanno ridotte le tasse", "Passera: per il piano Alitalia la situazione è difficile, rispetteremo le norme Ue". In un riquadro: "Un Fisco a rate per 90mila". "La Secom: sui gruppi tlc in Argentina soltanto mosse autorizzate". In basso: "Non solo stelle: per la qualità gli hotel avranno un rating". Dagospia 04 Luglio 2008.

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GUZZANTI IN PIAZZA: SIAMO GOVERNATI DA LADRI MA TUTTA LA SOCIETÀ È CORROTTA E RICORDO CHE IL PD SCALAVA BANCHE - "WALTER, PRENDI PUBBLICAMENTE LE DISTANZE DALLA MANIFESTAZIONE DI P (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

OTERE OPERAIO"? 1 - SIAMO GOVERNATI DA LADRI MA TUTTA LA SOCIETÀ È CORROTTA Lettera di Sabina Guzzanti al "Corriere della Sera" © Foto U.Pizzi"> Sabina Guzzanti © Foto U.Pizzi Caro direttore, sull'aereo al ritorno da un viaggio di un mese per un lavoro sulla satira nel mondo, ho preso l'Espresso per aggiornarmi un po'. Meno male che avevo la cintura di sicurezza perché rischiavo di cadere dalla sedia! La notizia è scioccante. L'articolo di apertura dice che Berlusconi ha mostrato il suo vero volto: non un grande statista ma un uomo che pensa solo a fare leggi per sé! Ha ingannato l'opposizione con straordinaria abilità! La sua performance è stata talmente geniale e inaspettata (sorrideva! Lui che non ha mai sorriso!), che ha ingannato perfino Veltroni! Appena atterrata vengo a sapere della manifestazione dell' 8 luglio. I commenti che sento e che leggo in proposito sono sempre gli stessi. La gente non arriva alla quarta settimana questi sono i problemi, non le intercettazioni, non la giustizia, non la difesa della vecchia obsoleta Costituzione, non la difesa dei giornalisti che sono una casta e che se non scendono in piazza loro non si capisce perché dovremmo scendere in piazza noi, non la difesa dei magistrati che sono un'altra casta. Shenderovich, satirista russo, lavorava ad un programma con il 50% di share, è stata una delle prime vittime di Putin. Sono anni che può esprimersi solo in una radio dissidente e la gente che ha votato Putin continua a fermarlo per chiedergli: come mai non ti si vede più in tv? Shenderovich osserva acutamente che la sua gente non associa la libertà al benessere. Guardano l'Occidente e vorrebbero quello stile di vita. Non capiscono che questo stile di vita è stato raggiunto grazie alla libertà. E votano Putin in massa. © Foto La Presse"> Il Divin Tonino © Foto La Presse Tutti proviamo fastidio a risentire la parola girotondi, proviamo fastidio al nome di Di Pietro, al nome Veltroni, Fava e ormai anche Vendola. Sarebbe meglio che ci fossero dei politici che ci convincono di più ma non ci sono. Nell'attesa dell'arrivo del messia una manifestazione è stata convocata l'8 luglio e bisogna andarci. Il leader plebiscitario Veltroni dice che si tratta dei soliti quattro gatti. Su Veltroni non c'è altro da aggiungere al commento di Altan: - Si manifesta in autunno. - A che ora? La ragione per cui non si arriva alla quarta settimana è che tutti i settori della nostra società, compresi tutti quelli che dovrebbero svolgere attività di controllo, sono corrotti. La ragione per cui stiamo male e staremo peggio è che siamo governati da ladri. È grazie alle intercettazioni che sono state fermate le scalate alle banche da parte di Berlusconi, della Lega e del Pd, grazie alle intercettazioni e soprattutto grazie al fatto che siano state rese pubbliche a mezzo stampa Fazio è stato costretto a dimettersi e ora ci troviamo con Draghi che è onesto e capace. La violazione della privacy è già punita dalla legge, Anna Falchi ha avuto giustizia. Gli italiani continuano ad essere truffati dalle banche, dai partiti, dall'ultimo arrivato come Fiorani che con in tasca decine di milioni di euro rubati alle vecchiette che poi votano Berlusconi, ci saluta dai canali Mediaset, sempre educativi, ballando a torso nudo a casa di Lele Mora. 2 - "WALTER, PRENDI PUBBLICAMENTE LE DISTANZE DALLA MANIFESTAZIONE DI POTERE OPERAIO: BERLUSCONI E DI PIETRO SONO DUE FACCE DELLA STESSA ANOMALIA" Giovanni Fasanella per "La Storia Nascosta" (http://www.lastorianascosta.com/news.php?extend.240) © Foto U.Pizzi"> Walterloo Veltroni © Foto U.Pizzi Il politico Berlusconi non mi piace, l'ho sempre detto sin dal giorno della sua "discesa in campo". Però mi chiedo: ma perchè, nonostante tutto, lui continua a vincere, e la sinistra a perdere? La risposta credo che sia abbastanza semplice: perché la maggioranza degli italiani considera la sinistra un male peggiore. Si dovrebbe partire da qui, una buona volta. Non per omologarsi al berlusconismo, ma per costruire una proposta più forte e credibile. E invece vedo il pericolo di una recidiva: la tentazione di affidarsi ai giudici per liquidare un problema, l'anomalia berlusconiana, che non si riesce a risolvere sul piano politico-elettorale. Non ha mai funzionato, finora. E dubito che funzionerà in futuro. Walter Veltroni "non vada alla manifestazione romana dell'8 luglio, promossa dagli ex dirigenti di Potere operaio e alla quale hanno subito aderito "gli intellettuali". I soliti che da quarant'anni non fanno altro che firmare appelli e inviare messaggi, invece di produrre analisi coraggiose della realtà italiana (a proposito, attenti alle parole: se si continua a urlare in modo così scomposto che la "dittatura è alle porte", prima o poi qualcuno finirà per crederci; e gli sembrerà un gesto di romantico eroismo impugnare una pistola per sparare in testa a un "simbolo"). Ma non faccia il pesce in barile, il leader del Pd. Prenda pubblicamente le distanze da quella compagnia di giro di comici, politici e intellettuali tanto chiassosa e presenzialista quanto inconcludente. E lo faccia spiegando agli italiani le proprie ragioni, con chiarezza, rigore e determinazione. Perchè ci sono milioni e milioni di elettori moderati, di destra, di centro e di sinistra, che non vogliono morire schiacciati nella morsa Berlusconi-Di Pietro, due facce della stessa anomalia. Qualcuno davvero crede che entrare in politica, con ambizioni plebiscitarie e presidenzialiste, 5 minuti dopo aver decapitato il Paese della sua classe dirigente, come fece il Pm Antonio Di Pietro, sia una cosa normale per una democrazia? Dagospia 04 Luglio 2008.

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VIVA LA CARFAGNA! ARMENI: "IL PARAGONE CON LA LEWINSKY È UNA VOLGARITÀ GRATUITA" - SANTADECHÉ: "SE UNA CRETINA ARRIVA IN UN POSTO IMPORTANTE C'È VERA PARITÀ" RAVERA: "MI FA PEN (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

VIVA LA CARFAGNA! ? ARMENI: "IL PARAGONE CON LA LEWINSKY È UNA VOLGARITÀ GRATUITA" - SANTADECHÉ: "SE UNA CRETINA ARRIVA IN UN POSTO IMPORTANTE C'È VERA PARITÀ" ? RAVERA: "MI FA PENA"? BEATI Jena per La Stampa - Su tutta questa storia di pseudo politica e di falso moralismo, si può dire solo una cosa: se Berlusconi e Carfagna sono stati amanti, beati loro. Anzi, beato lui. Lorenzo Salvia per il Corriere della Sera Il ministro Mara Carfagna "Mara Rosaria Carfagna dovrebbe dimettersi perché tutto sommato è un danno per il governo cui appartiene". D'accordo, le pagine sono quelle del Riformista, quotidiano di sinistra anche se mai ortodosso. Ma a scrivere è Filippo Facci, che di sinistra certo non è. Firma del Giornale, volto di Mediaset, autore della rubrica che sul quotidiano di Antonio Polito prende significativamente il nome di "Destri". Fuoco amico. Sostiene Facci che le intercettazioni non c'entrano, ma che il ministro per le Pari opportunità rappresenta il "punto di non ritorno per un elettorato cui puoi propinare quasi tutto ma non tutto. Ha cominciato a fare politica nel 2006 e a metà del 2008 è diventata ministro: è troppo, punto". Via dal governo non per quelle telefonate che si addensano sul Palazzo ma perché inadeguata. Nello stesso giorno c'è anche il fuoco nemico. Arriva dal partito di Di Pietro con la firma di Massimo Donadi: "Se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro la vicenda sarebbe diventata di rilevanza politica oppure no?". Non fa il nome della Carfagna, la donna che Berlusconi avrebbe voluto sposare, parole sue, se non ci fosse stata già Veronica. Ma di cosa parla si capisce benissimo. E a chiarire il tutto ci pensa Antonio Di Pietro in persona: "Sarebbe immorale se il presidente del Consiglio avesse nominato ministro una persona per ragioni diverse da quelle politiche". E aggiunge "il gossip politico fa male anche agli interessati, ma soprattutto ai coniugi degli interessati". Mara Carfagna è a Napoli e non risponde: "Non mi occupo di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero". Ma incassa la solidarietà di molte donne, anche a sinistra. Alessandra Mussolini se la ride: "Ricordo più di un ministro per le Pari opportunità che scippava i disegni di legge a noi parlamentari. Noi studiavamo, e quelle si pigliavano gli applausi. Mara no. Ci ascolta, è umile. E poi fare il ministro è come fare la mamma: all'inizio non sai fare nulla, ma giorno dopo giorno impari". A colpire la Mussolini è stata una riunione che pochi giorni fa il ministro ha fatto alla Camera con tutte le parlamentari del Popolo della Libertà. "Ci ha illustrato ? racconta Margherita Boniver ? un eccellente progetto contro la prostituzione che, ispirato al modello britannico, vieta l'adescamento in luogo pubblico. Intelligente, equilibrata. Attenta ai suggerimenti e senza la falsa forza di chi vuole imporre la propria opinione". Certo, è anche solidarietà di parte. Verso una collega di partito e, di riflesso, verso il grande capo. Ma pure attraversando il fossato che un tempo divideva destra e sinistra c'è chi la Carfagna la difende. "Il paragone con la Lewinsky è una volgarità gratuita" dice la giornalista Ritanna Armeni che pure del ministro non ha condiviso tante cose, a partire dall'esternazioni sui gay. "E chiederne le dimissioni perché non ha esperienza ? aggiunge ? significa essere davvero strabici. Se andiamo a guardare gli ultimi governi non ricordo presidi al ministero dell'Istruzione, professori alla Giustizia o espertoni vari alla Difesa". Alla fine la storia è sempre quella: "Prendersela con le donne è sempre facile". Condivide e sottoscrive Rina Gagliardi, ex parlamentare di Rifondazione: "Non ho alcuna ragione specifica per esprimere la mia solidarietà a questa signora ma sono sempre un po' sospettosa quando si attacca una donna. Non è adeguata al ruolo? Probabile. Ma perché, il ministro della Giustizia, che si occupa peraltro di cose un tantino più importanti, non è ornamentale anche lui?". Non sparate sulle donne. La scrittrice Lidia Ravera la pensa diversamente: "È un bersaglio fin troppo facile. La stellina tv diventa ministro perché cara al presidente, uno stereotipo, un po' mi fa pena poverina". Ma la sua è solo una premessa: "Va bene svecchiare la classe politica. Ma farlo cooptando le amiche e i figli degli amici è un insulto alle istituzioni". La leghista Carolina Lussana invita ad aspettare: "Non conta da dove si viene, conta quello che si fa. Ed è ancora troppo presto per giudicare il lavoro della Carfagna. Lasciamola in pace e, per favore, evitiamo scivoloni come quel paragone sulla Lewinsky: è la dimostrazione che quando si arriva in un posto importante la tentazione della battuta facile e del pregiudizio non muoiono mai". Chiara Moroni, invece, se la prende con Facci, che è pure amico suo: "Liberissimo di pensare che un ministro non sia adeguato. Ma che per questo il ministro medesimo si debba dimettere, beh, mi sembra davvero che abbia una considerazione troppo elevata del proprio ruolo. Mara è brava e alla lunga tutti lo capiranno". Daniela Santanché, come capita spesso, sceglie la provocazione: "Quando una cretina arriva in un posto importante vuol dire che c'è vera parità. Non dico che la Carfagna sia cretina ma se lei è inadeguata lo sono anche tanti ministri uomini, presenti e passati. Solo che di loro nessuno dice niente. È il solito tiro al piccione contro le donne". Ecco, e gli uomini che ne pensano? "Tutti i ministri di questo governo ? dice il giornalista Marco Travaglio ? sono scelti con lo stesso criterio, il totale servilismo verso il capo. Sono fotocopiatrici e almeno lei è una fotocopiatrice carina. O si dimette in blocco il governo oppure viva la Carfagna". Antonio Martusciello, di Forza Italia e campano come la ministra, torna alle origini del partito: "Siamo nati proprio per portare nel Palazzo chi non aveva a che fare con le vecchie liturgie della politica. Perché questo deve essere un difetto solo per lei?". Anche Enzo Carra torna indietro con la memoria. A quando lui, all'epoca portavoce della Dc, fu portato in manette in tribunale: "Poveretta, qua si mesta nel fango. E questo è giustizialismo. Anzi, se permettete, manettismo". Dagospia 04 Luglio 2008.

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Lo sciunami di Mastella (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

I VESPRI Lo sciunami di Mastella Norma Rangeri Ogni volta che compare in tv, Clemente Mastella, ancora lui, si fa del male da solo. Non importa se il giornalista che gli sta di fronte sia più o meno gentile. Naturalmente, se va nel programma di Michele Santoro a discutere di unioni omosessuali, è facile vederlo rimanere senza parole, abbandonare lo studio, o minacciare di togliere l'appoggio al Cda della Rai se per caso non gli piace la puntata di "Anno Zero" sul giudice De Magistris. Ma se anche va da Mentana (Matrix, mercoledì), in una serata a lui dedicata, lunga da sembrare interminabile, l'ex ministro della Giustizia fa del suo peggio. Intanto ricomincia con gli elogi verso se stesso nella maniera più indigesta: simulando umiltà. In pratica facendo la vittima. Non di se stesso, come sarebbe normale, ma di oscuri complotti. Non gli passa nemmeno per la testa di riflettere sui propri errori, preferisce cantare sempre lo stesso ritornello: "Dovevo cadere io, perché volevano far fuori Prodi". Perché Mentana abbia scelto di farcelo ascoltare di nuovo è un mistero. O forse no. In fondo Mastella perseguitato dai magistrati è un buon ventriloquo del Berlusconi vittima dei giudici. Quindi eccoci a ripercorrere le tappe della via crucis mastelliana a base di intercettazioni. "Sono innocente", ripete l'imputato, che si ritiene ingiustamente perseguitato insieme alla sua famiglia. Rivendica, con ragione, la primogenitura dello stop alla pubblicazione delle intercettazioni. E' Mastella l'uomo di punta delle leggi ad hoc per chiudere le cronache giudiziarie dei giornali. Con i suoi decreti e disegni di legge, che ogni sera discuteva a "Porta a porta". E' sempre lui che attacca il procuratore che lo indaga. E' lui che accusa certi magistrati di essere troppo politicizzati. E' lui che parla di emergenza democratica della giustizia. Non perché il cittadino attende per anni una sentenza, ma per colpa di alcuni settori della magistratura. Mentana manda in onda un lungo filmato con la performance del procuratore del tribunale di S. Maria Capua Vetere che, attaccato da Mastella nel suo discorso di dimissioni alla Camera, a sua volta annunciava di volersi tutelare dalla ingiurie ricevute dal ministro. Il magistrato sembra il protagonista di una commedia, "una scena che avrà fatto guadagnare voti alla Lega", commenta il conduttore. Giusto, ma l'ospite che ha davanti forse no? Mastella che, a proposito delle sue disavventure politico-giudiziarie, dice di essere stato colpito e travolto da uno "sciunami", è forse meno imbarazzante di quel magistrato rubato a una commedia di De Filippo? nrangeri@ilmanifesto.it.

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La famiglia della ragazza stuprata "convinta" ad arrendersi (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

CINA La famiglia della ragazza stuprata "convinta" ad arrendersi Alla fine hanno dovuto piegarsi al volere delle autorità, i genitori di Li Shufen, la ragazza di 17 anni la cui morte ha scatenato sabato scorso proteste e disordini nelle strade di Weng'an, cittadina del Guizhou, dove oltre 30mila persone sono scese nelle strade indignate per la conclusione dell'inchiesta di polizia secondo la quale la ragazza si era suicidata. La famiglia ha sempre sostenuto che la giovane era stata uccisa, dopo essere stata violentata, da tre uomini, protetti dalle autorità. Li Xiuhua e Luo Pingbi non avevano voluto seppellire il corpo perché lo consideravano una prova della violenza subita dalla propria figlia. Ma da allora non hanno avuto pace. Al quotidiano di Hong Kong South China Morning Post hanno raccontato di essere stati sistematicamente pedinati, spiati e intercettati. Decine di funzionari governativi li hanno assediati con visite e colloqui per fargli accettare un risarcimento di 30mila yuan (tremila euro circa) per il funerale. "Abbiamo dovuto accettare" ha detto il padre. "Io sono solo un contadino".

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Saccà e il fantasma (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

VUOTI DI MEMORIA Saccà e il fantasma Alberto Piccinini Ora che il fantasma di Monica Lewinsky agita le fantasie di chi attende le nuove puntate delle intercettazioni telefoniche, giova ricordare la coincidenza che a metà dicembre 2002 costrinse l'ex direttore generale della Rai Agostino Saccà a annullare una comparsata della stagista di Clinton prima a "Domenica in" e poi a "Porta a porta". La conduttrice Mara Venier aveva promesso una cosa "friccicarella". Saccà la corresse assicurando "spunti di riflessione utili nell'attuale società caratterizzata da relativismo e da un forte soggettivismo". Ma non bastò. Le proteste dei politici, quasi tutti di centro-destra a partire dal ministro Gasparri, si appuntarono soprattutto sul cachet: 10 mila, forse 25 mila euro ("meno di molti attori minori o famosi centrocampisti", commentò pure Saccà). I giornali stranieri ci presero in giro: "Censura insolita - scrissero - in genere la tv italiana ospita show per adulti pieno di sesso e nudità". Al posto della Lewinsky ci fu Paolo Villaggio, che alle sette di sera "finse di camminare sui carboni ardenti gridando sei o sette volte porca puttana". Lo ricorda una malinconica dichiarazione dell'Osservatorio per i diritti dei minori.

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LA POLITICA smarrita (sezione: Intercettazioni)

( da "Manifesto, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

LA RINCORSA DELLE FINZIONI CHE HA DISSOLTO LA SINISTRA LA POLITICA smarrita La destra può permettersi di rifiutare la complessità della contemporaneità, svuotandola nella virtualità della messa in scena mediatica. La sinistra dovrebbe ristabilire l'arduo primato della conoscenza Giovanni De Luna C'è in giro un'acuta nostalgia del Pci ed è paradossale che questo sentimento prevalga in chi nel Pci non è mai stato e che, soprattutto, si è tenuto alla larga da tutte le tappe successive che - attraverso, prima il Pds poi i Ds - hanno portato all'attuale Pd, in settori quindi, che si possono collocare alla sinistra di quella traiettoria. Credo che si tratti di questo: almeno fino a tutti gli anni '70 i rapporti del Pci con quest'area erano definiti da una sorta di oscillazione del pendolo. Nella pedagogia autoritaria che ispirava il modo in cui il partito si riferiva ai suoi iscritti e al popolo di sinistra era infatti insito un continuo andirivieni tra due posizioni: nei momenti alti della mobilitazione collettiva e del conflitto sociale il Pci, per legittimare la propria funzione, doveva porsi come freno a una spontaneità troppo radicale, normalizzare la carica dirompente della spinta dal basso per capitalizzarne il valore sul piano del proprio ruolo istituzionale, come unico titolare delle interrelazioni politicamente significative; nelle pause del conflitto, ma soprattutto dopo le sconfitte più rovinose, il suo compito era invece di sostituirsi ai movimenti, di surrogarne la mancanza di slancio, indicare una linea di continuità e di resistenza che permettesse di non smarrire il filo della speranza e della militanza. Questo è stato il Pci fino alla fine degli anni '70 e questo smise di essere quando - sotto la duplice spinta della solidarietà nazionale e della lotta al terrorismo - il partito si fece compiutamente "Stato", ritirando la passerella tra le istituzioni e i movimenti, rinchiudendosi nel "palazzo" insieme all'intero sistema politico e candidandosi a essere travolto insieme agli altri dalla slavina che sancì la fine della Prima repubblica. E' interessante sottolineare oggi, quando ormai quella vicenda è del tutto conclusa, come anche durante il "lungo '68" ci fosse la sensazione diffusa che ci si potesse consentire qualsiasi "estremismo" perché poi, alla fine, comunque ci sarebbe stata la "mediazione" del Pci (e, nelle fabbriche, del sindacato) che dal tumulto ribollente della "contestazione" avrebbe poi estrapolato delle istanze in qualche modo compatibili con le regole del sistema politico. E credo che proprio quella sensazione sia alla radice delle nostalgie odierne. Ancora negli anni '90, dopo la dissoluzione del Pci, nelle varie sigle che hanno affollato la galassia dei partiti postcomunisti affioravano tracce di quell'atteggiamento, così come più recentemente nei comportamenti irresponsabili della coalizione che sosteneva il governo Prodi: richieste fatte solo per salvare la faccia o per accampare meriti venivano avanzate con la consapevolezza di avviare un gioco a ribasso in cui questa volta, però, non ci sarebbe stato nessuno a "mediare" autorevolmente e tutto si sarebbe trasformato in una litigiosità permanente che alla fine avrebbe fatto implodere maggioranza e partiti. Anche nell'ultima campagna elettorale quel remoto sentimento è entrato in campo confezionando un ulteriore paradosso: quasi due milioni di voti sono transitati dalla sinistra verso il Pd, verso un partito che aveva detto chiaramente di avere come obbiettivo quello di strappare voti al centro e di voler interpretare la sua vicenda politica nel segno di una netta discontinuità con il vecchio Pci, recidendo qualsiasi legame con quella storia e quei comportamenti anche sul piano delle alleanze e dei rapporti con i movimenti. In questo caso, però, alla nostalgia si è accompagnata la paura. Una paura che nasceva dalla possibilità che il partito liquido di Veltroni evaporasse del tutto e che a sinistra si configurasse uno schieramento di partiti dal peso elettorale più o meno equivalente, cancellando l'immagine tradizionale e rassicurante che in tutta la storia dell'Italia repubblicana aveva visto sempre un grande partito, affiancato da pochi piccoli partiti e da una vasta area movimentista. Credo che il Pd debba interrogarsi seriamente su questo paradosso e sull'horror vacui che ne emerge. Nato per stare al centro, con un processo di formazione che è sembrato una fusione burocratica tra due consigli di amministrazione, ha intercettato il voto di sinistra attraverso la proposta elettorale di "andare da solo". Come non leggervi la nostalgia di un grande partito, e anche l'insofferenza per la ridda di sigle che avevano dato vita alla dis-unione del governo Prodi? La durezza dei fatti Adesso nostalgia e paura convivono strettamente intrecciate. E' una vecchia storia. Dopo la sconfitta c'è dapprima una sorta di intontimento, poi si aprono le cataratte delle recriminazioni, dei regolamenti di conti, delle accuse e dei rimpianti. Più che guardare al passato bisognerebbe forse cominciare a ridare un senso alle parole che abbiamo ricevuto in eredità dal Novecento e che hanno cambiato totalmente il loro significato (guerra, stato, lavoro, ....), studiando, raccontando la contemporaneità, ridefinendone i linguaggi, ridisegnando una mappa concettuale in grado di guidarci lungo rotte sconosciute in oceani tutti da esplorare. La destra non accetta la sfida della complessità, semplicemente la elude. Nel suo asse concettuale non sono c'è spazio per i "fatti" ma solo per la loro "rappresentazione". Di qui l'importanza strategica che ha per Berlusconi il controllo dei media. Ci sono alcuni espedienti che risultano particolarmente efficaci quando vengono lanciati nell'universo mediatico: per esempio quello di svincolare un argomento dal controllo del presente dicendo che solo il futuro può rivelarne i meriti. E' stato così per il milione di posti di lavoro ed è così per l'abbassamento delle tasse. E' un modo di convincere l'elettorato puntando non sulla conoscenza ma sull'immaginazione. Proprio mentre la vita e le esperienze reali della contemporaneità mettono seriamente in discussione le aspettative e i desideri di tutti, la destra si adopera per individuare alcuni elementi di realtà da usare sottraendoli all'esperienza verificabile e proiettandoli in un sistema che è tanto più granitico e seduttivo, quanto meno sottoposto al confronto con i fatti. E' il meccanismo che porta a mietere successi agitando emergenze come quelle della "sicurezza". Su un dato reale - il fastidio, l'insofferenza e la paura suscitate dal confronto quotidiano con la microcriminaliità - si innesta un armamentario propagandistico che enfatizza gli stereotipi, rifiuta ogni argomentazione che non sia un randello da calare sulla schiena delle opinioni diverse. Con i rom questo paese ha sempre convissuto attraverso un sistema di relazioni fondato sulla realtà di scambi che di volta in volta ti mettevano in contatto con ladri, ricettatori, indovini, fabbri, commercianti di cavalli, mendicanti, artigiani e maniscalchi... Ora, tutte queste figure sono precipitate nelle stereotipo del diverso e del delinquente, identificato non più nella materialità e nella concretezza dei rapporti diretti ma nei segni del corpo, nei simboli che si addensano sui suoi vestiti, sui suoi monili, sui suoi modi di vivere. E lo sradicamento sociale diventa fatto criminale. Lo stesso meccanismo, sempre legato al "sistema sicurezza", lo si vede all'opera nella scelta di usare l'esercito per l'ordine pubblico e presidiare il territorio. Qui i dati di fatto sono i 300 carri armati, i 121 Neurofighter Typhoon e i 131 F 35 che, come dice autorevolmente il generale Mini, ci dissangueranno per i prossimi decenni o le nostre belle navi con missili, aerei e siluri impegnate quasi esclusivamente nelle "visite ai porti". Nella realtà, insomma, le nostre forze armate sono costruite e gestite in funzione di una guerra simmetrica che, come sostiene lo stesso Mini, oggi è solo la "nebbia della guerra"; non si capisce quale sia il nemico di un'eventuale guerra simmetrica; ce lo si immagina come noi ma come noi - intendendo l'Unione Europea - ci sono solo gli Stati uniti, la Russia e la Cina. Ci stiamo preparando a una guerra contro uno di questi stati? I miliardi spesi per navi e aerei bellissimi, un addestramento efficiente solo per i 10 mila soldati impiegati per le missioni all'estero, le polizie che trovano difficoltà a coordinarsi e perfino a scambiarsi i dati principali sui rischi della criminalità e del terrorismo, le forze militari che non hanno nessuna idea di cosa sia una visione comune della sicurezza. Questa è la realtà. Che la destra accantona per lucrare consensi sull'immagine dei "soldati per le strade". La finzione evitabile Questi esempi sottolineano l'urgenza di tornare ai fatti, di ristabilire il primato della realtà sulla finzione. E' l' unico antidoto alla virtualità delle rappresentazioni che oggi egemonizzano il racconto della contemporaneità. Proprio le considerazioni sulla guerra ci suggeriscono un esempio efficace di come si possa sviluppare questo percorso. Nuove figure di combattenti (il mercenario, il kamikaze), nuove strategie militari (l'opzione zero morti), nuove configurazioni dei rapporti tra stati (asimmetria e guerre civili di terza generazione) hanno disintegrato il concetto stesso di guerra così come è stato adoperato nel '900. Tutto questo ha prodotto un discorso mediatico fondato sulla finzione della negazione della guerra, su artifici lessicali che rendono possibile ogni guerra chiamandola con nomi diversi, con vere e proprie bizzarrie terminologiche, ossimori come "guerra umanitaria". Invece di conoscere la guerra ci si propone di eluderla, di cancellarne l'essenza ultima che resta quella di uccidere e farsi uccidere. Riproporre il confronto con la realtà vuole dire essere consapevoli che la guerra oggi non scaturisce più solo dalla concentrazione monopolistica della violenza nello stato nazionale ma anche da una sorta di deficit di autorità e di legittimità che ha investito il suo ruolo, proponendo da un lato la deriva privatistica che ha assunto la sua condotta (i mercenari, ma non solo), dall'altro la dimensione sempre più sovranazionale dei poteri di comando sulle forze armate che operano nei varie teatri delle guerre postnovecentesche. Le guerre postnazionali Così, alle forme di guerra classica che ancora sopravvivono si sono affiancate quelle che possiamo definire "le guerre postnazionali", segnate dal passaggio dal monopolio della violenza al mercato della violenza e che corrispondono a situazioni di crisi del tutto diverse da quelle che comportano l'organizzazione e l'impiego statali della violenza. E sono cambiati anche gli aspetti ideologici della guerra, con una netta accentuazione della sua "confessionalità": si combatte in nome di Dio, e la dimensione laica delle categorie "amico" e "nemico" viene dissolta in un universo in cui l'avversario diventa un alleato del diavolo, un ostacolo all'espandersi del bene da rimuovere, da cancellare. Così l'annientamento del nemico rappresenta così l'unico scopo plausibile della guerra. Questa è la novità della guerra più difficile da accettare, psicologicamente e politicamente, per noi occidentali. Non più un simmetrico esercizio di azioni e reazioni tra due contendenti giuridicamente alla pari, uno scontro carico di orrore ma a suo modo prevedibile con le sue regole e i suoi riti, ma guerra a senso unico che sempre include la possibilità di una risposta asimmetrica e irrazionale, il terrorismo, i kamikaze, la "guerra santa" propugnata dal fondamentalismo islamico. Tornando alla differenza tra destra e sinistra e al confronto con la realtà: la destra può concedersi il lusso di rifiutare la complessità della contemporaneità, svuotandola nella virtualità della rappresentazione della messa in scena mediatica; la sinistra deve ristabilire il primato dei fatti e della conoscenza. E' evidente la difficoltà che il ritorno ai fatti trova nello spirito del nostro tempo, segnato da una marcata congruenza con la rappresentazione del mondo che offrono i media. Pure invocarlo continuamente a me sembra solo un brutto alibi. Il governo Prodi è caduto sui fatti non sulle intenzioni. L'opinione pubblica ha giudicato inadeguata quella classe politica e ha votato di conseguenza. Se si va allo scontro tra due centrali propagandistiche, se si riduce la politica a problemi di comunicazione, è inevitabile la destra si dimostri più attrezzata. Pure l'opinione pubblica che noi oggi descriviamo come razzista, intollerante, egoista, solo tre anni aveva fatto vincere la sinistra in 15 regioni su 18; e due anni fa, alla fine del governo Berlusconi, la sinistra si era presentata con sette punti di vantaggio, dilapidati in quella campagna elettorale che era stata il prologo dell'insipienza e dell'incapacità che avrebbero portato alla disfatta.

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"Un regalo di compleanno a Veltroni" (sezione: Intercettazioni)

( da "Stampaweb, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

ROMA Aveva già sulla punta della lingua la domanda da cui cominciare: "Perché vorrebbe un decreto urgente sulle intercettazioni?". Si stava preparando per la puntata speciale, un "corpo a corpo" col presidente del Consiglio: "Sappiamo che ha annullato vari impegni e oggi ha una giornata campale. Vediamo: per ora siamo in alto mare, diciamo fifty-fifty", sospirava a mezzogiorno Enrico Mentana. Aspettava il premier Silvio Berlusconi in trasmissione in serata, a Matrix: argomenti già decisi (partenza, appunto, sulla giustizia, e poi via a tutto campo, dall'Alitalia ai rapporti con Veltroni, i rifiuti di Napoli e i rom) e domande da formulare in itinere, "non le preparo mai prima: se hai in testa quello di cui parlare capisci dove battere, dove ci sono incongruenze, esitazioni... Nessuna scaletta". Scaletta che comunque il premier non ha chiesto: "Quando l'ho invitato era ovvio che si parlasse di tutto, e che non si può dire "però di questo non parliamo"". Tutto pronto, eppure già mercoledì sera comincia l'incertezza sulla presenza dell'ospite, "poi il no definitivo è arrivato all'ora di pranzo dallo staff del presidente del Consiglio": sono le cinque del pomeriggio, Mentana esce dagli studi Mediaset di Largo del Nazareno, nel centro di Roma, con Fedele Confalonieri e il direttore dell'informazione del gruppo Mauro Crippa, "Sono cose che capitano", mastica amaro. Niente Berlusconi in studio; il conduttore prende atto e commenta dispiaciuto: "Peccato, perché è un'occasione perduta. Ma sarebbe stata peggio un'occasione onorata a metà senza che si potesse parlare di tutto". Già, perché il problema è il tema giustizia: "Non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi proposti da Matrix, giustizia e intercettazioni", scrive la presidenza del Consiglio. E dire che Mentana neanche intendeva mandare in onda il sonoro delle intercettazioni già pubblicate, quelle che impazzano sui siti Internet: "Un'intervista non è un interrogatorio. E quello che conta è se una cosa può avere o no rilevanza penale. E le cose che non ne hanno probabilmente è giusto che non escano", spiega. L'invito a Berlusconi era per parlare dei "temi più scottanti del momento. Sarebbe stato giornalisticamente inconcepibile un incontro senza che venissero affrontate le questioni che sono sulla bocca di tutti in questo periodo". Berlusconi fa marcia indietro e il giornalista valuta diplomatico, "giustamente, il premier ha detto "non mi conviene""; ma così, all'ultimo minuto? "Anche il premier, come tutti, può avere un ripensamento. Ci possono essere questioni di opportunità". Nessun nesso però, secondo lui, tra il forfait e la mancata pubblicazione di ipotetiche intercettazioni di cui da giorni si vocifera: "Ma no, penso che il problema sia più alto, quello della giustizia, il conflitto di poteri", liquida l'argomento. E aggiunge una frecciatina: "Ha fatto un regalo di compleanno a Veltroni".

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La Lega insiste: "No ai minareti e ai campi rom" (sezione: Intercettazioni)

( da "Stampaweb, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

ROMA Alla Lega Nord, il Pacchetto Sicurezza così come è stato varato dal governo non basta mica. Troppo dolce. Anche se è un loro ministro, Bobo Maroni, uno degli ideatori. "E' in arrivo un pacchetto di emendamenti tutto di marca leghista", gongola il presidente dei senatori Federico Bricolo. "Mentre la politica italiana si sta occupando di gossip e intercettazioni - dice ancora Bricolo, che non nasconde l'insofferenza della Lega per un dibattito polarizzato sui guai giudiziari del premier - il gruppo al Senato sta lavorando alla stesura degli emendamenti. L'obiettivo è di ripulire le città dai delinquenti, da quei campi nomadi che portano degrado e criminalità e di controllare la presenza degli extracomunitari". Hanno intenzione di presentare una raffica di nuove norme. Contro i minareti delle future moschee. "Non c'entrano con le nostre città". Contro i campi nomadi. "Prima di allestirne uno, va fatto obbligatoriamente un referendum consultivo tra i cittadini". Contro l'immigrazione islamica. "Prendiamo esempio da Australia e Gran Bretagna, che da tempo selezionano i flussi di entrata. Meglio privilegiare chi conosce già la lingua oppure chi ha la nostra stessa religione". Gli emendamenti non sono ancora stati messi per iscritto, ma al gruppo leghista del Senato si stanno preparando per il dibattito che inizierà la prossima settimana sul Pacchetto Sicurezza. Nel ddl, come si ricorderà, ci sono gli inasprimenti di pena, la prostituzione, il nuovo reato d'immigrazione clandestina. Tanti fronti caldi. Ma ai leghisti, appunto, tutto ciò non basta. Dice Bricolo: "Un emendamento riguarderà sicuramente il fenomeno delle rapine in villa. Dalle nostre parti, in Padania, è il terrore. Allora intensificheremo le pene per chi si introduce in una casa a prescindere da eventuali aggravanti di minacce o di percosse. Dobbiamo ripristinare la sacralità della casa". Farà discutere la questione delle moschee. "Servono norme urbanistiche severe. Regole ferree. Sempre nel rispetto della libertà di religione, che però non deve entrare in conflitto con la libertà degli altri. Non si può permettere che locali nati per altra destinazione siano trasformati in luoghi di culto. Serviranno spazi e parcheggi adeguati. E i minareti con il muezzin che chiama alla preghiera? Nel centro di una nostra città non c'entrano nulla. Dobbiamo impedire, attraverso norme urbanistiche adeguate, che si inseriscano in zone che storicamente sono estranee". Il referendum consultivo obbligatorio contro i campi nomadi - ciò che i leghisti chiedono ad esempio a Mestre - è l'arma finale contro gli zingari. "Presenteremo un emendamento in questo senso. Prima che un Comune investa i soldi dei cittadini nell'allestimento di un campo per i nomadi, è giusto che vengano consultati proprio i cittadini. E vogliamo vedere chi approverà un insediamento di rom sotto casa sua". I leghisti hanno spulciato poi tra le norme che riguardano la polizia locale e hanno scoperto che i vigili urbani hanno il potere di fermo "per identificazione" limitato a 12 ore mentre la polizia giudiziaria ha 24 ore a disposizione. "Con un fermo di ventiquattro ore - dice Bricolo - i vigili potranno fermare per identificazione chi fa schiamazzi di notte, chi si ubriaca, chi molesta i passanti. Magari una notte al fresco farà riflettere qualcuno che non rispetta le regole della civile convivenza". Ma per una norma del genere, quantomeno i vigili urbani dovranno dotarsi di camere di sicurezza, al pari di una questura o di una stazione dei carabinieri? "Certo". LINK + Via al censimento dei bimbi: "Impronte? Meglio le foto" SCRIVI Il Vescovo di Crotone: "Sì alle impronte per i rom" Dal blog di MARCO TOSATTI.

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Roma, 11:30 - INTERCETTAZIONI: RONCHI, NON SI E' PARLATO DI DECRETO (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

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"Fango su di me e sui ministri Mi difenderò nei processi" (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Intercettazioni "Gli attacchi non ci impressionano" Berlusconi: "Gettato fango su me e i ministri. Il governo ha già mantenuto molti impegni" ROMA - I "sondaggi confermano la fiducia degli italiani nel governo" nonostante il "fango" gettato sul governo in generale e sui ministri in particolare da "pettegolezzi senza fondamento". L'argomento è ancora quello, scottante delle intercettazioni e a parlare è Silvio Berlusconi. Il premier, al termine del Consiglio dei minsitri, fa sapere però che "gli attacchi non impressionano" l'Esecutivo e che "quello che appare su stampa e televisioni è un panorama completamente diverso rispetto all'azione del governo. L'attenzione - spiega il premeir - si concentra su fatti che nulla hanno a che vedere con il programma di governo e portano in primo piano l'attacco continuo di certa magistratura a chi deve governare scelto dal Paese, mentre si vuole sovvertire il voto popolare". NAPOLI - Proprio sulla questione intercettazioni intanto, il gip di Napoli, Luigi Giordano, si è riservato di decidere sulla richiesta da inoltrare al Parlamento per utilizzare le telefonate tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e l'ex direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà. Il giudice dovrebbe pronunciarsi entro sette giorni e dovrà anche esprimersi in merito alla questione di competenza territoriale sollevata dai legali del premier che vorrebbero che il procedimento fosse trasferito nella capitale. Per l'8 luglio, invece, è fissata l'udienza preliminare davanti al gup, Lia Paola Laviano, che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio. stampa |.

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Ipotizzato il reato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso "Vittorio Em... (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

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Ipotizzato il reato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso "Vittorio Emanuele a giudizio" Woodcock non si ferma dopo l'archiviazione di Como e l'analoga richiesta della Procura di Roma Vittorio Emanuele di Savoia (Ansa) MILANO La via verso una possibile condanna la provò per prima la Corte d'Assise di Parigi, nel 1991. Chiese per lui cinque anni di carcere per "un atto da vandalo ": il colpo di fucile che uccise il tedesco Dirk Hammer, il 18 agosto del 1978, sull'isola di Cavallo in Corsica. "Spararono altri, io soltanto un colpo in aria" si difese lui. Ne uscì con l'assoluzione. Ci prova ora il pubblico ministero di Potenza Henry John Woodcock. Ipotizza il reato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso "contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio " e chiede il rinvio a giudizio per il principe Vittorio Emanuele di Savoia, il reale che dall'inizio degli anni Settanta "colleziona" procedimenti penali: "Chiusi tutti con un nulla di fatto o una richiesta di archiviazione" tiene a far sapere il suo avvocato, Francesco Murgia. Dalla procura potentina Woodcock contesta al principe di aver promosso e organizzato una "holding del malaffare" specializzata in corruzioni di vario tipo, specie nel settore del gioco d'azzardo: lui e un'altra dozzina di indagati sarebbero coinvolti, a vario titolo, in un presunto giro di tangenti per ottenere dai Monopoli di Stato certificati per l'installazione delle cosiddette "macchinette mangiasoldi", attività che avrebbe anche favorito il riciclaggio di denaro di provenienza illecita tramite "relazioni con casinò autorizzati e, in particolare, con il Casinò di Campione d'Italia". Operazioni rese possibili, dicono le carte della procura, da un "sistematico ricorso allo strumento della corruzione e del falso". Dopo l'arresto di Vittorio Emanuele (in carcere nel giugno del 2006, poi ai domiciliari a Roma, e infine libero con il solo divieto di espatrio, ndr) l'inchiesta di Potenza è stata smembrata per motivi di competenza territoriale. A Como, per esempio, sono arrivati due filoni d'indagine: l'associazione finalizzata ad alcuni episodi di corruzione e quella che aveva come fine lo sfruttamento della prostituzione. Risultato: è stata la stessa procura lariana a chiedere e a ottenere l'archiviazione per il principe e gli altri indagati. Anche a Roma è finita una parte (episodi di corruzione) del materiale messo assieme a Potenza in questi anni d'inchiesta (in tutto 170 mila fogli fra quelli fisici e quelli in forma elettronica). E i pubblici ministeri romani stanno seguendo l'esempio dei colleghi comaschi: hanno chiesto l'archiviazione al giudice per le indagini preliminari, che però non ha ancora deciso. Tutto questo mentre riemerge dal passato l'omicidio dell'isola di Cavallo. Perché nel carcere di Potenza, Vittorio Emanuele, intercettato, disse di quella storia: "Anche se avevo torto li ho fregati". Secondo i suoi avvocati fra una parola e l'altra nella registrazione ci sono decine di secondi di pausa e non si può dedurre che il principe si riferisse agli investigatori. A Potenza, però, non la pensano così. E gli atti su quella conversazione in cella sono stati già trasmessi a Parigi. stampa |.

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PORNOPOLITIK - BERLUSCONI FRENA SU DECRETO. TRASCRIZIONI AL MACERO - GIP NAPOLI, PRONUNCIA SU PREMIER ENTRO 7 GIORNI - SACCA': DG NON PUO' NULLA, FUFFA NUOVE INTERCETTAZIONI (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

? Il preoccupato Silvio! 1 - GIP NAPOLI, PRONUNCIA SU PREMIER ENTRO 7 GIORNI? (Apcom) - Il gip di Napoli, Luigi Giordano, si è riservato di decidere sulla richiesta da inoltrare al Parlamento per utilizzare le telefonate tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e l'ex direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà. Il giudice dovrebbe pronunciarsi entro sette giorni e dovrà anche esprimersi in merito alla questione di competenza territoriale sollevata dai legali del premier che vorrebbero che il procedimento fosse trasferito nella capitale. Per l'8 luglio, invece, è fissata l'udienza preliminare davanti al gup, Lia Paola Laviano, che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio. 2 - BERLUSCONI FRENA SU DECRETO. TRASCRIZIONI AL MACERO? (Asca) - I segnali distensivi provenienti dalla procura di Napoli e la cautela dimostrata dagli alleati verso l'adozione con procedura d'urgenza di un provvedimento sulle intercettazioni telefoniche che limita fortemente lo spazio investigativo della magistratura e la liberta' della stampa di riferirne gli esiti, frenano la determinazione del Cavaliere. All'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi il decreto blocca-gossip non c'e', anche se alcuni esponenti di governo non escludono che il tema verra' comunque affrontato. E' il risultato di una giornata convulsa culminata con la rinuncia del presidente del Consiglio a partecipare alla puntata serale di Matrix, che doveva essere l'occasione per Berlusconi di spiegare, faccia a faccia con il pubblico, le ragioni di un intervento legislativo che blocca la gogna mediatica alla quale il premier si sente condannato e ridimensiona l'iniziativa della procura di Napoli nel rinvio a giudizio per corruzione basato sul contenuto delle conversazioni tra il patron di Mediaset e allora capo dell'opposizione e il direttore di Raifiction Agostino Sacca'. La paventata nuova 'lenzuolata' di intercettazioni sulle anticipazioni delle pagine dell'Espresso in edicola oggi, data per scontata da molti osservatori, questa volta non c'e' stata. Anzi il settimanale del gruppo De Benedetti si e' affrettato ieri nel pomeriggio a smentire l'imminente pubblicazione di una nuova puntata dello stillicidio di 'brogliacci' proveniente dalla procura di Napoli, che nel frattempo manda un inaspettato segnale di pace: i testi delle intercettazioni che non sono attinenti direttamente all'indagine verranno distrutte. Questa mattina il giudice Luigi Giordano decidera' se chiedere al Parlamento l'autorizzazione ad utilizzare le sei conversazioni sulle quali il pm Vincenzo Piscitelli ha basato l'accusa di corruzione contestata al premier in concorso con Sacca'. L'avvocato di Berlusconi, Niccolo' Ghedini sembra intenzionato a chiedere che sia riconosciuta l'incompetenza territoriale con il trasferimento del procedimento a Napoli. Sul fronte degli alleati di governo esponenti di An sono intervenuti riproponendo la linea illustrata da Gianfranco Fini al Cavaliere nel pranzo dei giorni scorsi: l'urgenza di un intervento in materia c'e' ma l'ingorgo di provvedimenti all'esame del Parlamento potrebbe vanificare l'effetto di un decreto che rischierebbe di non essere riconvertito. © Foto U.Pizzi"> Agostino Saccà © Foto U.Pizzi Il presidente della Camera ieri ha anche risposto alle preoccupazioni per un possibile esproprio delle prerogative del Parlamento e dei diritti dell'opposizione determinati da un eccessivo ricorso alla decretazione d'urgenza, messe nero su bianco da Walter Veltroni e Pier Ferdinando Casini. I tempi del dibattito sono stati garantiti, ribatte Fini, nessuna lesione quindi della dignita' del Parlamento, ma il presidente riconosce che il problema e' annoso e va comunque affrontato. Intanto, il segretario del Pd minaccia un'opposizione parlamentare senza sconti e con il ricorso a tutti gli strumenti regolamentari a disposizione se non verra' ritirato l'emendamento blocca-processi e se questa mattina verra' varato il decreto sulle intercettazioni. Uno dei due obiettivi sembra essere stato centrato. 3 - SACCA': DG NON PUO' NULLA, FUFFA NUOVE INTERCETTAZIONI? (Ansa) - Sulle vecchie intercettazioni 'Cappon non puo' fare nulla', e le nuove 'sono solo fuffa'. Al suo rientro in Rai dopo l'autosospensione, Agostino Sacca' guarda al futuro e liquida il polverone sollevato dalle sue intercettazioni come 'tutta una grande ipocrisia'. La Rai, ribadisce, 'e' un'azienda politica, lo dice la legge Gasparri'. Allora 'che c'e' di strano se tra dirigenti si parla di sostituzioni? Forse che gli altri dirigenti Rai o i direttori dei Tg non fanno lo stesso con i loro referenti?'. Sacca' ricorda che nessuna raccomandazione, comunque, e' andata a buon fine, 'ho dovuto dire dei no dolorosi, anche a Letizia Moratti che e' una cara amica'. Per il futuro della Rai auspica l'amministratore unico, proposta avanzata dal Pd di Veltroni che sembra non piacere al premier: 'Pazienza - conclude il capo di RaiFiction - per la Rai sarebbe la cosa migliore'. Dagospia 04 Luglio 2008.

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ROM - PALOMBELLI: DISTRATTI DALLA PORNOPOLITICA, RISCHIAMO DI NON VEDERE L'ESTINZIONE DI UN PRINCIPIO INDISCUTIBILE: L'UGUAGLIANZA DEGLI ESSERI UMANI - ARBASINO: ISPEZIONI ANALI NO (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

N SOLO DIGITALI? Foto da La Stampa"> Bambina rom Foto da La Stampa 1 - ISPEZIONI ANALI NON SOLO DIGITALI Lettera di Alberto Arbasino a La Stampa A proposito di impronte digitali: anche a noi passeggeri dell'Alitalia (e di altre compagnie) tocca subire quell'onta, giungendo negli Stati Uniti per fare acquisti natalizi, dunque beneficando l'economia locale. E a proposito dell'"habeas corpus", su un vulnus molto più intimo si ridacchiava in certi ambientini torinesi, tempo fa: quando un miliardario playboy milanese venne sottoposto a perquisizione anale, alla frontiera di Tijuana, in cerca di chissà quali diamanti. "... E si sa che i doganieri messicani hanno dita grossissime", si sogghignò all'epoca. 2 - QUEI BIMBI NON SONO "DIVERSI" Barbara Palombelli a La Stampa Caro direttore, siamo confusi, stonati, accaldati, forse persino i più maliziosi sono ormai stanchi della rissa pornopolitica e pornogiudiziaria di queste ore. E dunque rischiamo di non vedere. Rischiamo di non vedere - fra le righe - che, ben mascherato da urgenze e necessità improrogabili, sta per saltare di nuovo in Italia, a settant'anni dalle famigerate leggi razziali, un principio indiscutibile. Quello dell'uguaglianza degli esseri umani. Un principio che viene prima di ogni e qualsiasi schieramento politico e/o nazionale. Un principio che i nati come me negli Anni Cinquanta hanno appreso verso i tre anni, in famiglia o alla scuola. Le suore e i sacerdoti - forse allora meno distratti dai matrimoni o dalle conversioni vip - ci formavano con l'ascolto dei padri missionari... e, anche per questo, quel principio è scolpito nei nostri cuori da tempo immemorabile. Nessuna esigenza "razionale", nessun pregiudizio, nessuna paura emotivamente comprensibile può farci tornare indietro di settant'anni, laggiù negli inferi da dove siamo usciti grazie all'eroismo dei nostri padri. © Foto U.Pizzi"> Barbara Palombelli © Foto U.Pizzi Sono poche le voci che si levano in Italia contro le schedature dei rom, o sulle violenze perpetrate nei centri di accoglienza temporanea, documentate delle ispezioni dei radicali, anche perché la sconfitta sui temi della sicurezza ha annichilito il Partito Democratico nella sua corsa a inseguire temi e provvedimenti che solo dieci o venti anni fa avrebbero fatto orrore certamente agli ex partigiani ma anche ai democristiani e ai moderati più destrorsi. La sola idea che i bambini mendicanti o i disperati che annegano accanto alle nostre isole più belle siano "diversi" da noi è raccapricciante. Eppure, anche nei nostri titoli e nei nostri articoli, qualche volta dimentichiamo che noi potremmo essere quelle madri o quei padri sulle navi della disperazione o che quei bambini al semaforo potrebbero essere i nostri figli. Nasciamo tutti nello stesso modo, in luoghi diversi e in condizioni diverse, ma siamo la stessa cosa, la stessa carne, lo stesso sangue. Ergo: i ruoli e le destinazioni in cui ci troviamo ad esistere non dipendono dalle nostre presunte e future qualità (o difetti). Fa fatica, fa impressione, fa perfino un po' paura doverlo ribadire, riscrivere, sottolineare. Ed è davvero una tragedia se - distratti dalle intercettazioni e dalle prevedibili modestie del Pd, partito nato al gazebo, insediato all'ombra e finito spiaggiato o sdraiato - non ci rendiamo conto che qui non è questione di impronte o di Cpt (quei recinti e quelle gabbie sono una vergogna mondiale almeno quanto le torture americane di Guantanamo o la pena di morte), è in discussione il fondamento della nostra intera società. Dagospia 04 Luglio 2008.

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FRATTINI NON ACCORPA VERDI, PROFUMO DI GRAZIA "IL GIORNALE" RALLENTA - SGARBI E FISCHI - BAUDELAIRE BY CALASSO COMMA ROTH - TOSCANA: LI MANDA RUINI VOLPE GALAN MOLTI SGAR (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

FRATTINI NON ACCORPA ? VERDI, PROFUMO DI GRAZIA ? "IL GIORNALE" RALLENTA - SGARBI E FISCHI - BAUDELAIRE BY CALASSO ? COMMA ROTH - TOSCANA: LI MANDA RUINI ? VOLPE GALAN ? MOLTI SGARBI E TANTI FISCHI? A cura di Enrico Arosio e Paolo Forcellini per "L'espresso" © Foto U.Pizzi"> Franco Frattini © Foto U.Pizzi 1 - SCAJOLA BATTE FRATTINI? Crescono i malumori per la rassegnazione con la quale il ministro degli Esteri Franco Frattini ha incassato il mancato accorpamento all'interno del suo dicastero delle strutture una volta facenti capo al ministero del Commercio con l'estero (nell'ultimo governo Prodi raccolte nel ministero per il Commercio internazionale e le politiche europee). Eppure, in campagna elettorale, spalleggiato dall'ex ministro degli Esteri Gianfranco Fini, sul punto Frattini aveva preso quasi un impegno solenne. Che, non rispettato, sta provocando delusione e lagnanze tra diplomatici e uomini di An. Il fatto è che Frattini non aveva fatto i conti con la tenacia di Claudio Scajola, attuale titolare del ministero dello Sviluppo economico all'interno del quale, dovendo tornare agli organigrammi fissati dalla riforma Bassanini (rispetto alla quale il presidente della Repubblica Napolitano non ha per il momento ammesso deroghe), sono finite quelle strutture con relativi centri di potere (organismi come Ice, Sace e Simest). E di perdere questi strumenti (solo l'Ice ha un centinaio di sedi all'estero) Scajola, uomo forte di Fi, non vuole sentir parlare. Nemmeno per il futuro, nel caso in cui, magari con un disegno di legge, Berlusconi dovesse davvero provare a mettere mano alla riforma Bassanini. (P.D.N.) 2 - VERDI - PROFUMO DI GRAZIA? Sulla carta Grazia Francescato ha i numeri per uscire dall'assemblea nazionale dei Verdi (dal 18 al 20 luglio a Chianciano) con la presidenza in tasca e il mandato di cercare il dialogo con il Pd senza chiudere con la sinistra. È lei la prima firmataria della mozione di maggioranza appoggiata da Paolo Cento, anche lui tra i papabili alla presidenza, e dai pecoraniani rimasti nelle fila del partito. Entrambi dovranno vedersela però con i sostenitori di Marco Boato, concentrati soprattutto in Emilia, che considerano conclusa l'esperienza con la sinistra. Un braccio di ferro in un partito che cerca una leadership forte per uscire da una situazione di caos, dopo la débâcle alle politiche, e per affrontare le prossime amministrative. Chiusa la stagione dell'ex ministro all'Ambiente, sull'esito pesa anche la disaffezione dell'opinione pubblica ai temi ambientali. "Siamo in pieno riflusso", dice ai suoi la consigliera regionale dell'Emilia Daniela Guerra. (N.R.) © Foto La Presse"> Mario Giordano © Foto La Presse 3 - GIORDANO VA PIANO PIANO? Tempi duri per i quotidiani. Anche al 'Giornale' di Paolo Berlusconi non gioiscono. Se i dati della Fieg attestano una diffusione di poco sopra le 200 mila copie, i numeri delle vendite reali sono di molto inferiori. Secondo un documento interno ('Dati di vendita settimanale Il Giornale'), da gennaio a inizio giugno la media è stata di sole 119 mila copie. Anche gli ultimi dati sulle vendite giornaliere, dal 1 al 17 giugno, danno il quotidiano diretto da Mario Giordano (comprensivo dei 'panini', i giornali locali acclusi) parecchio al di sotto dei rispettivi giorni del 2007: tra le 21 mila e le 43.500 copie in meno. Tempi duri per tutti, anche per la stampa di governo. (L.Q.) 4 - MOLTI SGARBI E TANTI FISCHI? Vittorio Sgarbi non ha gradito il 24 giugno il modo caloroso con il quale il pubblico del Teatro Greco di Siracusa ha accompagnato le parole dell'inviato dell'Ansa, Lirio Abbate, che ha spiegato come il ddl sulle intercettazioni imbavaglierà l'informazione. Lo scenario era quello del Premio Vittorini, che ha assegnato ad Abbate, che vive sotto scorta perché la mafia ha tentato di ucciderlo, un alloro per il giornalismo, mentre a Sgarbi per la cultura. Il cronista dell'Ansa è stato il più applaudito della serata. Ma quando è arrivato sul palco Sgarbi, si è scagliato contro Abbate e contro le intercettazioni, sostenendo che "non erano utilizzate nemmeno da Falcone e Borsellino". Ha iniziato a urlare e chiedere alla gente come mai "nella terra che ha scelto di votare in larga maggioranza il Pdl si può applaudire chi parla contro un ddl del governo Berlusconi". Il Teatro Greco gli si è rivoltato contro con boati di disapprovazione e l'abbandono del palco da parte di quasi tutta la commissione giudicatrice presieduta da Vincenzo Consolo. (T.M.) 5 - BAUDELAIRE VERSIONE CALASSO? Viva attesa tra i lettori esigenti (anche a Parigi) per il sesto volume dell'Opus Calassianum. Parliamo di Roberto Calasso, l'editore-scrittore di Adelphi. Il suo nuovo libro si chiama 'La Folie Baudelaire' e uscirà in ottobre. È un'indagine delle sue, in cui si entra al buio con casco e torcia, intorno al poeta francese, crocevia di energie artistiche e letterarie nella Parigi dei Paradisi non solo artificiali. Una sorpresa il titolo: più spiritoso che spiritista. (E.A.) 6 - FIERA DI MILANO - COMMA ROTH? In vista dell'Expo 2015, la Fiera di Milano si ritrova al centro di crescenti appetiti. Martedì 8 luglio è convocata una riunione del consiglio della Fondazione che controlla la Fiera, guidata dal formigoniano Luigi Roth. All'ordine del giorno figura la modifica dell'articolo 8 dello statuto, che impedisce ai vertici della Fondazione di passare alla guida della Fiera Spa, la società che gestisce le stutture espositive. Rischia così di cadere un vincolo che era stato introdotto per limitare i conflitti d'interessi in una struttura pubblica come la Fiera. Il cambiamento renderà in teoria possibile una mossa di cui si era parlato nei mesi scorsi: il passaggio di Roth, in scadenza di mandato, dalla Fondazione alla Fiera. Per il posto lasciato libero, circola fra gli altri il nome di Antonio Intiglietta, imprenditore vicino al presidente lombardo Roberto Formigoni. (L.P.) 7 - FLOP IN CAMERA? Il Punto Camera ha chiuso i battenti. Il 'negozio istituzionale' era stato aperto nel marzo 2005, su iniziativa dell'allora presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, per avvicinare la politica al cittadino, offrendo gadget firmati Camera dei Deputati. Nel Punto Camera, progettato dall'architetto Cristina Mazzantini, tra i marmi e gli arredi in noce c'era anche un dipinto murale di Gino Severini, emerso dai sotterranei del Palazzo, e dieci postazioni Internet per fare ricerche sull'attività delle istituzioni. In vendita, portachiavi a 45 euro e agende da 70, tappetini da mouse (39 euro) e porta pc (140), stilografiche e orologi. Nonostante la centrale ubicazione tra via del Corso e via del Parlamento, il negozio scarseggiava di clienti. L'incasso medio è stato stimato in 25 mila euro mensili, troppo poco se si pensa che ad accogliere i clienti vi erano due o tre assistenti parlamentari e ben due consiglieri bibliotecari per aiutare i cittadini nelle ricerche, senza contare che il 16 per cento degli introiti era appannaggio della società Qualità Italiana che gestiva la parte commerciale. (L.P.D.) © Foto U.Pizzi"> Don Camillo Ruini © Foto U.Pizzi 8 - TOSCANA: LI MANDA RUINI? Dopo aver scelto negli ultimi mesi due vescovi di stretta osservanza ruiniana, Giovanni Paolo Benotto per Pisa e Simone Giusti per Livorno, al posto rispettivamente di Alessandro Plotti e Diego Coletti, schierati su posizioni progressiste, la normalizzazione della Chiesa toscana dovrebbe completarsi con l'arrivo a settembre di Giuseppe Betori, segretario della Cei e fedelissimo di Camillo Ruini, al posto del cardinale Ennio Antonelli, chiamato dal papa alla guida del 'ministero' vaticano della famiglia. L'arrivo dato quasi per scontato di Betori non sembra però molto gradito ai vescovi toscani che, interpellati dalla Santa Sede sulla successione di Antonelli, avrebbero indicato la propria preferenza per l'attuale vescovo di Arezzo, Gualtiero Bassetti, ex rettore del seminario di Firenze, espressione del cattolicesimo fiorentino di Giorgio La Pira e don Lorenzo Milani, o comunque per figure non imposte da Ruini, ma vicine alla linea del dialogo della Cet, la Conferenza episcopale toscana. (M.La.) 9 - LA VOLPE GALAN? Giancarlo Galan e la Lega Nord sono ai ferri corti. Motivo del contendere? Ufficialmente la nascita del Partito della libertà del Veneto, federato con quello nazionale. Ma sarebbe meglio dire che in gioco c'è l'autonomia e la forza elettorale del governatore Galan, unico incrollabile sostegno alla sua ripresentazione per un quarto mandato regionale. Se Galan avrà un suo partito forte e autonomo, nessun accordo fra Berlusconi e Bossi potrà ostacolarlo. Alle politiche la Lega Nord ha ottenuto alla Camera il 27,1 per cento, il Pdl il 27,4. La Lega alle regionali del 2005 era al 14,7. Un balzo felino che fa nascere voci presidenziali dentro il Carroccio: perché non candidare un leghista alla Regione? Si fanno i nomi di Flavio Tosi, sindaco di Verona, e del ministro Luca Zaia. (P.T.) Giancarlo Galan 10 - APAT NELLA BUFERA - CHE BRUTTO AMBIENTE? Gli ispettori chiamati da Stefania Prestigiacomo faranno visita all'Apat, l'Agenzia per la protezione del territorio che è stata commissariata con l'ultima finanziaria. A muovere il ministro per l'Ambiente è stata la relazione con cui Alberto Stancanelli, dopo appena due mesi di lavoro, si è dimesso dall'incarico di direttore generale. Al suo arrivo il dirigente aveva contestato la decisione del presidente, Giancarlo Viglione (vicino ad Alfonso Pecoraro Scanio), di stabilizzare con un'assunzione a tempo indeterminato una serie di precari a suo avviso non in possesso dei requisiti stabiliti dalla legge. All'inizio Viglione aveva riconosciuto come fondate le obiezioni del suo direttore. Ma poi, dopo un paio di bellicosi comunicati sindacali e l'occupazione di alcuni locali, ha cambiato idea, decidendo di andare per la sua strada e provocando così le dimissioni di Stancanelli. Ora la Prestigiacomo vuole capire chi ha ragione. (S.L.) 11 - PDL - MADONNA APPARE IN TRIBUNALE? Madonna contro Unto dal Signore. È la sintesi della lite che il 16 settembre si terrà dinnanzi al Tribunale di Roma tra un sociologo casertano (Michelangelo Madonna) e Silvio Berlusconi. Oggetto: il simbolo del Pdl che l'ideatore Madonna vuole indietro, con congruo risarcimento. I giudici esamineranno un dossier che attesterebbe come la mezzaluna tricolore nel cerchio azzurro con la scritta 'Popolo delle Libertà' sia stata ceduta dinanzi a un notaio da Madonna (che l'aveva utilizzata per le amministrative di Casal di Principe del 27 maggio 2007) a Berlusconi il 19 dicembre scorso, dietro promessa di un seggio parlamentare e di un ruolo dirigente nel Pdl. Niente di ciò è avvenuto. Così l'azzurro mancato ora chiede di riavere simbolo, soldi e onore della cronaca. (M.F.) Dagospia 04 Luglio 2008.

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FASSINO: NON VADO IN PIAZZA CON DI PIETRO E CHI FA GRILLISMO - A COSSIGA IL POSTO 007 DEL SENATO BETTINI: LAVORARE PER ALLEANZE LARGHE DALL'UDC AL PRC - COFFERATI: BERLUSCONI DUR (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

FASSINO: NON VADO IN PIAZZA CON DI PIETRO E CHI FA GRILLISMO - A COSSIGA IL POSTO 007 DEL SENATO ? BETTINI: LAVORARE PER ALLEANZE LARGHE DALL'UDC AL PRC - COFFERATI: BERLUSCONI DURERA' CINQUE ANNI? Foto da 'Visto'"> Il 'fino' Fassino con la moglie ai Caraibi Foto da 'Visto' 1 ? FASSINO: NON VADO IN PIAZZA CON DI PIETRO E CHI FA GRILLISMO? (Adnkronos) - 'Non ritengo di dover manifestare con Di Pietro perche' dissento dal suo modo di condurre la battaglia politica'. Lo ha dichiarato Piero Fassino, ministro ombra del Pd, intervenendo a 'Viva Voce' su Radio 24 e parlando della manifestazione dell'8 luglio a Roma. 'Secondo me ci andra' tanta gente, e anche tanta gente che vota il Partito democratico ? ha aggiunto Fassino - e non ho niente da obiettare. Ma io avro' diritto di non andarci?'. Fassino ha poi parlato di intercettazioni: 'Dove sta scritto che i giornali, quando vengono in possesso di un'intercettazione, devono pubblicarla? - ha detto -. Come se fosse un obbligo morale pubblicare qualsiasi cosa. Non si pubblica qualsiasi cosa per vendere quattro copie in piu' e sputtanare il mondo'. 2 - SENATO: A COSSIGA ASSEGNATO IL POSTO '007' (Ansa) ? Forse e' una coincidenza, visto che e' considerato tra i massimi esperti di intelligence, ma e' cosi': a Francesco Cossiga e' stato assegnato nell'aula del Senato il posto numero '007'. L'assegnazione dei posti in aula e' stata decisa dal Consiglio di presidenza di Palazzo Madama. I senatori a vita sono stati sistemati nei posti di prima fila a sinistra dell'emiciclo. E a Cossiga il suo capogruppo, Giampiero D'Alia, ha comunicato con una lettera che gli tocca il posto '007': il codice con cui veniva riconosciuto James Bond, il mitico agente segreto dei romanzi di Ian Fleming. © Foto U.Pizzi"> L'affamato Bettini © Foto U.Pizzi 3 ? BETTINI: LAVORARE PER ALLEANZE LARGHE DALL'UDC AL PRC? (Asca) -'Costruire il campo piu' largo possibile di alleanze, a partire da una rigorosa verifica di convergenza sui programmi, che poi devono essere rispettati quando si governa'. E' questo, spiega Goffredo Bettini, stretto collaboratore di Veltroni, il lavoro che spetta al Pd. In una intervista all'Unita', Bettini sostiene che 'bisogna uscire dall'assillo se dialogare di piu' con una parte o con l'altra. Dobbiamo dialogare con tutti e per quanto riguarda le future alleanze per il governo dobbiamo costruire il fronte piu' ampio sulla base di una seria coesione programmatica'. La vocazione maggioritaria del Pd, aggiunge bettini 'non significa autosufficienza', ma 'avere l'ambizione di mettere in moto e innovare tutte le forze di centrosinistra'. Alleanze larghe, quindi. Certo, oggi una coalizione che vada dall'Udc al Prc 'sarebbe irrealistica. Se poi si creano le condizioni di innovazione non vedrei come fumo negli occhi nessuna alleanza nel campo democratico. Ma non sarebbe la vecchia Unione, bensi' un nuovo centrosinistra piu' oceso e credibile con un forte baricentro riformista'. 4 - BARBI (PD): SCONVOLTO DALLA SFRONTATEZZA DI BETTINI? (Adnkronos) - "Non so se essere ammirato o sconvolto dalla disinvoltura politica di Bettini, ideologo della sfrontatezza e delle solitudine del Pd, che oggi, in una intervista all'Unita', ci spiega che nei mesi passati Veltroni, nonostante le sconfitte politiche-elettorali, ha sempre fatto la cosa giusta ma che in futuro il Pd, per fare la cosa giusta, dovra' fare l'esatto contrario di quanto ha fatto in passato, vale a dire opposizione dura a Berlusconi e alleanze larghe, anzi larghissime, ancora piu' larghe dell'Unione'. Lo dice l'ulivista del Pd Mario Barbi, che aggiunge: 'Su quanto dice Bettini, solo due brevi annotazioni: il Berlusconi del "dialogo" e della "grande apertura e disponibilita'" di cui egli parla era lo stesso che, negli stessi giorni, era a caccia di voti di senatori del centrosinistra e del Pd da convincere con ogni mezzo'. 'Il "fronte piu' ampio" di alleanze evocato da Bettini poteva essere costruito meglio difendendo Prodi e l'Unione anziche' divorziando consensualmente da Bertinotti e accompagnando negli spogliatoi il leader che ha sconfitto due volte Berlusconi", conclude. 5 ? CERAMI: A SABINA GUZZANTI, NON STIAMO CON CHI URLA 'VAFFA'? (Adnkronos) - Vicenzo Cerami, ministro ombra dei Beni culturali del Pd, replica in una lettera al 'Corriere della Sera' a Sabina Guzzanti che ha criticato la scelta di Walter Veltroni di non aderire alla manifestazione dell'8 luglio. "Il filone -a cui ricorre Guzzanti, secondo Cerami- e' quello del 'vaffa', dell'invettiva generalizzata (...). Non sono questi i toni e la filosofia che possono entusiasmare una grande forza riformista". "Anche il cittadino piu' sprovveduto -aggiunge - sa che il Pd non potra' mai andare a tavola con chi inneggia ai 'vaffa' di Beppe Grillo. Se si voleva fare una manifestazione insieme bisognava discutere, confrontarsi, scegliere modi e tempi". Sergio Cofferati 6 - COFFERATI: BERLUSCONI DURERA' CINQUE ANNI? (Apcom) - "Sarebbe un errore ragionare su presunte difficoltà di breve periodo" del governo Berlusconi, "cammin facendo può succedere di tutto, ma dobbiamo pensare che Berlusconi ha di fronte cinque anni di lavoro, e attrezzarci perché in questo arco di tempo l'opinione dei cittadini cambi a nostro favore perché abbiamo trovato soluzioni più efficaci ai loro problemi, dalla sicurezza alla crisi dei mercati finanziari". Lo afferma in un'intervista al Corriere della Sera il sindaco di Bologna Sergio Cofferati. Con Berlusconi non c'è un rischio immediato per la democrazia, sostiene il sindaco: "Non mi pare che ci sia un pericolo incombente. Né mi pare che, sul merito dei provvedimenti di Berlusconi sulla giustizia, ci siano contrasti dentro l'opposizione: anche il Pd ha a cuore lo Stato di diritto". "E' del tutto naturale" che i girotondi "manifestino, con le forme che hanno sempre adottato. Ma non dovrebbero rappresentare un'alternativa all'idea di un'opposizione che si eserciti sull'intera gamma della politica del governo", sostiene Cofferati che, al pari del Pd, non andrà l'8 luglio in piazza Navona: "Mi convince la manifestazione, molto più grande, da fare in autunno". 7 - SORO (PD): BOSSI CI AIUTI AD ARGINARE 'CAIMANO' PER LE RIFORME? (Ansa) - Il Pd lancia una sfida alla Lega: arginare 'la deriva del premier' per fare ripartire il dialogo sulle r iforme, in primis quella del federalismo fiscale. La proposta al Caroccio la fa Antonello Soro, intervistato dal 'Sole 24 Ore', che a Bossi chiede una mano 'a evitare il ritorno del 'caimano' e del massimalismo dei girotondi'. Il 'macigno' sulla via del dialogo, spiega il capogruppo del Pd alla Camera, e' la norma blocca-processi, 'inaccettabile perche' danneggia la comunita' a vantaggio di uno solo'. Per Soro proprio da li', con l'aiuto della Lega ('come possono votare un provvedimento che di fatto e' una amnistia occulta?') si puo' disinnescare il muro contro muro e tornare al 'clima di dialogo, nell'interesse generale e con l'obiettivo di approvare riforme come il federalismo fiscale'. E 'Umberto Bossi - conclude - e' l'unico in grado di arginare la deriva del premier'. © Foto U.Pizzi"> Antonello Soro © Foto U.Pizzi 8 - MANTOVANO: PREFETTI TENUTI A ESEGUIRE ORDINANZA SUI NOMADI? (Ansa) - I prefetti 'sono tenuti ad applicare quanto scritto nell'ordinanza secondo canoni omogenei'. Lo sottolinea in una intervista al 'Messaggero' il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, dopo che il prefetto di Roma, Carlo Mosca ha illustrato l'idea di non prendere le impronte digitali ai minori, ma di censirli secondo altri metodi, ad esempio attraverso le fotografie. 'L'ordinanza prevede il censimento anche per i minori e - ribadisce Mantovano - sara' applicata in modo omogeneo'. E sulle misure per la sicurezza della Capitale, per il sottosegretario bisogna rifarsi al modello della New York del sindaco Giuliani: bisogna insomma 'intervenire anche sul vetro rotto, perche' il degrado, la mancanza di decoro, sono l'humus per la crescita della criminalita' '. 9 - BERSANI: ABBIAMO LASCIATO CONTI PUBBLICI CHE 'CANTANO'? (Adnkronos) - Il governo Prodi ha lasciato al nuovo esecutivo dei dati sui conti pubblici "che cantano". A sostenerlo e' il ministro ombra dell'Economia Pierluigi Bersani. "Voglio risolvere una volta per tutte la vicenda del tesoretto -ha detto Bersani a margine di un convegno a Milano- perche' la verita' dimostrata dai dati sul fabbisogno e sui conti pubblici e sono dati che 'cantano' ed e' questo l'effetto del nostro risanamento. Questa e' la situazione che abbiamo consegnato a questo governo. Sono dati che non sono opinabili, non c'e' possibilita' di contestarli". © Foto U.Pizzi"> Nichi Vendola © Foto U.Pizzi 1O - "LIBERAZIONE": ANNULLARE I CONGRESSI PRC E' UNA PAZZIA? (Adnkronos) - "Noi come giornale che rispetta tutte le posizioni in campo, non possiamo in questa circostanza esimerci dal prendere posizione. La si smetta con gli annullamenti, i ricorsi, i boicottaggi. Il congresso deve continuanre a svolgersi nell'unica modalita' democratica che conosciamo: vince la posizione politica che prender piu' voti". Si legge in un'editoriale di 'Liberazione' dal titolo 'Annullare i congressi? Una pazzia'. Il quotidiano prende cosi' parte alla disputa in corso sul congresso di Rifondazione, dove si fa sempre piu' duro lo scontro tra i candidati alla segreteria: il bertinottiano Nichi Vendola e l'ex ministro Paolo Ferrero. Tra i due e' in atto da settimane una guerra sul tesseramento, sfociata ieri in una violenta polemica per un congresso annullato a Reggio Calabria, dove i sostenitori di Vendola avevano vinto con 345 voti con 2 soli voti di opposizione. 'Liberazione' chiede che si interrompano le polemiche e si ritirino le richieste di annullamento delle assise: "Forse siamo ancora in tempo per fare un congresso vero, di discussione, di analisi, di rilancio della battaglia politica e per non trasformare l'appuntamento di Chianciano in una conta al massacro". Dagospia 04 Luglio 2008.

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RAI INSACCATA BACI, ABBRACCI E NUOVO ATTO DISCIPLINARE - PETRUCCIOLI, CAPPON, DEL NOCE: NESSUNO È PASSATO A SALUTARLO SACCA': "MI HANNO BUTTATO NEL FUOCO MA IO NON MI SONO BRUC (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

RAI INSACCATA ? BACI, ABBRACCI E NUOVO ATTO DISCIPLINARE - PETRUCCIOLI, CAPPON, DEL NOCE: NESSUNO È PASSATO A SALUTARLO ? SACCA': "MI HANNO BUTTATO NEL FUOCO MA IO NON MI SONO BRUCIATO"? Giovanna Cavalli per il "Corriere della Sera" Foto da La Stampa"> Saccà entra in Rai Foto da La Stampa Il regalo aziendale di bentornato gli è stato recapitato nel tardo pomeriggio: una nuova contestazione disciplinare. Dieci ore dopo il suo applaudito e baciato rientro in ufficio, subito uno sgradito "C'è posta per te" di 14 cartelle per Agostino Saccà. Le accuse si basano sulla seconda tornata di intercettazioni (solo 148 su 8.452 ritenute interessanti) però sono praticamente le stesse: aver cercato di pilotare i vertici aziendali, segnalato attrici per scopi personali, svelato alla concorrenza i suoi futuri progetti imprenditoriali. Il reintegrato direttore di Raifiction, che avrà 5 giorni per presentare le controdeduzioni l'ha presa bene: "Benissimo, me l'aspettavo. Sarà la terza o quarta che ricevo, ho perso il conto, gli ho dato un'occhiata veloce, sono sempre le stesse cose. Basate su intercettazioni avute illegalmente". Il suo avvocato Federico Tedeschini ravvisa infatti una palese violazione dell'art 270 del codice di procedura penale: perché si tratta di materiale utilizzato per procedimenti diversi da quelli per cui è stato ordinato. "E oltretutto sono trascrizioni senza garanzie e piene di strafalcioni, perché se le sono fatte da soli. Se la cantano e se la suonano". Nel merito: "Ma quale trama per eliminare il dg: ci sono solo io, s'è mai visto un complotto a uno? Minoli ha già smontato benissimo questa tesi. Che poi con gli ascolti e la redditività in caduta libera, avevo ogni sacrosanta ragione di preoccuparmi". Nessuno dei big è passato a salutarlo al secondo piano: non il presidente Claudio Petruccioli ("Che ne so io di Saccà? "), non il dg Cappon, i consiglieri, nemmeno il direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce ("Non l'ho visto"). Saccà si consola con l'accoglienza ricevuta al mattino, quando per una mezzora buona è rimasto bloccato con saluti, abbracci e pacche, nell'androne di via Pasubio, ingresso laterale. "Per me la Rai è questa. Guardie, autisti, vicedirettori e capistruttura, segretarie. Tutti a dirmi: bentornato direttore, lo sappiamo che lei ha sempre difeso la Rai, magari lo facessero quelli che la attaccano, abbiamo bisogno di lei". Si è commosso. "Come ripetono i miei avvocati, l'azienda combatte una battaglia al di là del merito, con materiale banale. Hanno perso e invece insistono. Vogliono tenere aperta una ferita per un'altra ragione, non per me". Sottinteso: per colpire Berlusconi. "Cos'è questa? Un'esercitazione? Un'esibizione di muscoli"?. Non se ne capacita. "Ma dico: questo cda è scaduto, questo dg è scaduto, so che pure il comitato etico ha escluso il licenziamento per giusta causa. Gli resta quello per giustificato motivo. Costosissimo. E che peraltro il consiglio ha già bocciato. Questa è la volta che diventi ricco, ha scherzato uno dei miei legali. Ma a me i soldi non interessano, se ci sono ci sono, l'onore conta più di ogni cosa". Nel dubbio una collaboratrice gli ha regalato un corno e un ferro di cavallo d'argento. Un primo giorno di lavoro esplorativo, a colloquio con il reggente Gusberti. E una certezza: "Mi hanno buttato nel fuoco ma io non mi sono bruciato". Dagospia 04 Luglio 2008.

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QUEI BIMBI NON SONO "DIVERSI" (sezione: Intercettazioni)

( da "Stampa, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Barbara Palombelli QUEI BIMBI NON SONO "DIVERSI" Caro direttore, siamo confusi, stonati, accaldati, forse persino i più maliziosi sono ormai stanchi della rissa pornopolitica e pornogiudiziaria di queste ore. E dunque rischiamo di non vedere. Rischiamo di non vedere - fra le righe - che, ben mascherato da urgenze e necessità improrogabili, sta per saltare di nuovo in Italia, a settant'anni dalle famigerate leggi razziali, un principio indiscutibile. Quello dell'uguaglianza degli esseri umani. Un principio che viene prima di ogni e qualsiasi schieramento politico e/o nazionale. Un principio che i nati come me negli Anni Cinquanta hanno appreso verso i tre anni, in famiglia o alla scuola. Le suore e i sacerdoti - forse allora meno distratti dai matrimoni o dalle conversioni vip - ci formavano con l'ascolto dei padri missionari... e, anche per questo, quel principio è scolpito nei nostri cuori da tempo immemorabile.Nessuna esigenza "razionale", nessun pregiudizio, nessuna paura emotivamente comprensibile può farci tornare indietro di settant'anni, laggiù negli inferi da dove siamo usciti grazie all'eroismo dei nostri padri. Sono poche le voci che si levano in Italia contro le schedature dei rom, o sulle violenze perpetrate nei centri di accoglienza temporanea, documentate delle ispezioni dei radicali, anche perché la sconfitta sui temi della sicurezza ha annichilito il Partito Democratico nella sua corsa a inseguire temi e provvedimenti che solo dieci o venti anni fa avrebbero fatto orrore certamente agli ex partigiani ma anche ai democristiani e ai moderati più destrorsi. La sola idea che i bambini mendicanti o i disperati che annegano accanto alle nostre isole più belle siano "diversi" da noi è raccapricciante. Eppure, anche nei nostri titoli e nei nostri articoli, qualche volta dimentichiamo che noi potremmo essere quelle madri o quei padri sulle navi della disperazione o che quei bambini al semaforo potrebbero essere i nostri figli. Nasciamo tutti nello stesso modo, in luoghi diversi e in condizioni diverse, ma siamo la stessa cosa, la stessa carne, lo stesso sangue. Ergo: i ruoli e le destinazioni in cui ci troviamo ad esistere non dipendono dalle nostre presunte e future qualità (o difetti). Fa fatica, fa impressione, fa perfino un po' paura doverlo ribadire, riscrivere, sottolineare. Ed è davvero una tragedia se - distratti dalle intercettazioni e dalle prevedibili modestie del Pd, partito nato al gazebo, insediato all'ombra e finito spiaggiato o sdraiato - non ci rendiamo conto che qui non è questione di impronte o di Cpt (quei recinti e quelle gabbie sono una vergogna mondiale almeno quanto le torture americane di Guantanamo o la pena di morte), è in discussione il fondamento della nostra intera società.

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Intercettazioni, il Cdm non ne parla 'Attacco dei giudici non ci spaventa' (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

ROMA - Il Consiglio dei ministri, come era stato anticipato già ieri, non ha esaminato il decreto legge sulle intercettazioni. Intervenendo in conferenza stampa subito dopo la riunione del governo, Silvio Berlusconi ha voluto mettere in chiaro che in ogni caso "gli attacchi dei giudici non ci impressionano". "Rinuncio a ogni vantaggio, non ho bisogno di nuove norme giudiziarie - ha detto ancora il premier - Mi sono sempre difeso nei processi e sono il recordman dei processi con 2.500 udienze". Il lodo Alfano, ha aggiunto, non è una legge 'ad personam'. I "nostri avversari - ha lamentato - stanno cercando di farla passare per una norma ad personam e invece è una norma salvatutti". "Quello che appare su stampa e televisioni - ha denunciato il presidente del Consiglio - è un panorama completamente diverso rispetto all'azione del governo. L'attenzione si concentra su fatti che nulla hanno a che vedere con il programma di governo e portano in primo piano l'attacco continuo di certa magistratura a chi deve governare scelto dal Paese, mentre si vuole sovvertire il voto popolare". Un tentativo, ha aggiunto Berlusconi, "riuscito nel 1994, ma che non riuscirà nel 2008''. "Come io pensavo da subito, i sondaggi dimostrano che il fango senza fondamento dei pettegolezzi non hanno scalfito la fiducia degli italiani nel governo e nella sua attività", ha proseguito il premier citando sondaggi che indicherebbero nell'ultima settimana un aumento di consenso nei suoi confronti dello 0,3%. Rivendicando i successi del suo governo, Berlusconi ha definito la manovra economica "una assoluta innovazione" e ha annunciato che "nei prossimi 15 giorni rimuoveremo i rifiuti da tutte le strade di Napoli e della Campania e ipotizziamo che alla data del 20 di luglio non ci saranno più cumuli in strada". Il Consiglio dei ministri odierno, oltre al tema intercettazioni, non ha affrontato neppure la vicenda Alitalia. Deciso invece il ricambio ai vertici degli istituti previdenziali e assistenziali con la scelta dei nuovi dirigenti di Inps, Inail e Inpdap. Antonio Mastrapasqua è stato indicato come nuovo presidente dell'Inps al posto di Gian Paolo Sassi. Ai vertici dell'Inail va Marco Sartori, che succede a Vincenzo Mungari. All'Inpdap, invece, sale Paolo Crescimbeni, al posto di Marco Staderini. Le indicazioni di nomina sono state accolte su proposta del ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Palazzo Chigi ha ratificato anche la nomina del presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, a commissario ad acta per la realizzazione degli obiettivi di risanamento finanziario previsti nel piano di rientro dai disavanzi nel settore sanitario. (4 luglio 2008.

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D'Alema e la giustizia "Così non va, bisogna cambiare" (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

ROMA - Attacca tutti. Berlusconi per primo che ha demolito la sua immagine di statista". Poi la giustizia, i magistrati, la sinistra radicale, le intercettazioni. Se la prende anche con Di Pietro perchè l'obiettivo non deve essere quello di "togliere un po' di voti a noi ma portarne via tanti a Berlusconi". Difende solo una cosa, anche se al modo di D'Alema: il Partito Democratico per cui chiede però "una rapida e urgente solidificazione", cioè tessere, sedi, territorio, altrimenti il resto sono solo chiacchiere. Massimo D'Alema a ruota libera giovedì sera ospite della Festa dell'Unità di Roma. "Le offerte vanno al Pd, sono loro che organizzano" precisa la maschera all'ingresso. Nell'area dibattiti sono previste 6-700 seggiole, poche visto che sotto i pini marittimi di Caracalla ci sono almeno il doppio delle persone, giovani, anziani, mezza età, molte donne. In prima fila Sabrina Ferilli ma anche Gustavo Selva. L'intervista è condotta da Antonio Padellaro, direttore dell'Unità, più di due ore di dibattito, spesso applaudono, quella parte di Italia che vuole ascoltare e ragionare ed è stufa di urla e slogan. Magistratura sotto attacco. Una cosa è certa, dice D'Alema: "Berlusconi non può fare leggi per difendere se stesso quando è al governo. Ma se la sinistra continuerà a difendere la macchina della giustizia così com'è, gli italiani voteranno sempre Berlusconi". Applausi, quasi liberatori. La giustizia quindi non va, come dimostrano nove milioni di processi arretrati. Ma non funziona anche un certo modo di condurre le inchieste. "In Italia - osserva l'ex ministro degli Esteri - abbiamo il più alto numero di magistrati per numero di abitanti, eppure ci sono 9 milioni di processi in sospeso". Così D'Alema racconta alcune sue "avventure" giudiziarie. "A un certo punto della mia vita (1995 ndr) sono stato indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e un'altra lista di reati contro la pubblica amministrazione con un gruppo denominato Pci-Pds-Ds. Cioè - fa una pausa - come dire la Storia. Era l'inchiesta sulle cooperative rosse. Un sostituto procuratore (il pm veneziano Carlo Nordio, ndr ) decide di perquisire le sedi delle cooperative in tutta Italia e di sequestrare ogni foglio con l'intestazione cooperativa, vi immaginate? Milioni e milioni di pagine, dopo un po' se sò persi. Dopo otto anni il gip archivia perchè il fatto non sussiste". In quegli otto anni D'Alema è il segretario del partito, fa il ministro, il Presidente del consiglio "e non mi sono mai sognato di dire alcunchè. Mi sono difeso nel processo, in silenzio, con il mio avvocato. Poi però alla fine ho chiesto i danni per colpevole ritardata giustizia. E ho vinto. Ho avuto pazienza...". Ecco il grande rimprovero a Berlusconi: "Invece di stare lì, aspettare, difendersi come ogni altro cittadino e poi magari alla fine chiedere i danni, fa le leggi ad personam. Così avvelena il dibattito, lo falsa e non cambia nulla". D'Alema non fa parola dell'inchiesta Unipol scoppiata oltre un anno fa. Ancora una volta aspetta. "Giornalisti? Trafficanti di carte proibite". Inevitabile che il discorso porti alla intercettazioni. L'ex ministro degli Esteri ci va giù durissimo: "I giornalisti, quelli veri, non hanno bisogno delle intercettazioni per fare le inchieste serie. Quelle devono servire ai magistrati, per indagare. Ma non ai giornalisti". Padellaro tenta la difesa del ruolo. D'Alema spiega come dovrebbe essere secondo lui la nuova normativa sulle intercettazioni: "Nè bavagli nè manette così sgomberiamo il campo da ogni rischio di censura. Però se scrivi una cosa sbagliata, poi mi paghi i danni. Una volta hanno scritto che avevo un conto corrente in Brasile e che l'avevo chiamato Quercia. Mi hanno dato del ladro e del coglione, un po' troppo. Non era vero, ho chiesto i danni. Ho vinto". "In piazza? Solo se conquisti elettori". Sul tema "piazza sì-piazza no", con Di Pietro oppure no l'8 luglio in piazza Navona, D'Alema ha le idee molto chiare, in linea con quelle del segretario Veltroni. Dice basta al giochino in corso dell' "autoconvocazione", chi invita e chi viene invitato. Ma fin qui è ancora forma. La sostanza è ben più pesante: "Una manifestazione non può servire solo a sfogare gli umori dei militanti ma a creare consenso. Andare in piazza serve se il giorno dopo qualcuno viene dalla tua parte. Se qualcuno dei tre milioni e mezzo in più che hanno votato Berlusconi votano noi". "Il partito? Solido, e il prima possibile". "Io dico che simpatizzo per il Pd perchè ancora non ho la tessera, nel senso che non esistono ancora...". Una battuta per dire quello che non va nel partito "riformista a vocazione maggioritaria". "Il Pd ha un enorme potenziale, anche di passione, non dobbiamo disperderlo" dice D'Alema. "Nella mia storica sezione Ds di viale Mazzini ci sono il doppio di simpatizzanti Pd rispetto al massimo storico degli iscritti Ds". Quindi servono tessere, sedi, territorio, "solidificare il Pd il prima possibile". Perchè se stai tra le persone "capisci quello succede molto prima dei sondaggi". Lui è un appassionato di tessere, aggiunge, "quella di Red infatti c'è già". "Liberi ma non soli". Dal punto di vista delle alleanze politiche "necessarie" ma "non devono essere sommatorie bensì concordate su programmi". Liberi ma non soli, quindi. Allora ben venga la lettera insieme di Veltroni-Casini, "non una nuova alleanza ma un accordo politico". Ben vengano i contributi di associazioni politico-culturali, Red, Italianieuropei, Astrid, Don Strurzo, "perchè portano contributi nuovi e avvicinano la società alla politica". Certo non si può dire sì a chi, ad esempio in politica estera, "è fuori dal mondo e pensa, come quel gruppetto di trotzkisti che erano al governo convinti che il mondo abbia ancora come prospettiva la rivoluzione permanente". Addio Unione, quindi. E questo è per sempre. (4 luglio 2008.

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Roma, 12:41 - INTERCETTAZIONI: DI PIETRO,CHI GOVERNA SIA TRASPARENTE (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

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Londra, superspia finisce in coma: sospetti di veleno (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Sospetti di un possibile avvelenamento, ma fonti governative smentiscono Gb: superspia finisce in coma, è giallo Alex Allan, 56 anni, presidente del Joint Intelligence Committee, rinvenuto in fin di vita in casa DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA (GRAN BRETAGNA) - Il funzionario più alto in grado nei servizi segreti britannici è stato trovato in fin di vita a casa sua a Londra. Alex Allan, 56 anni, presidente del Joint Intelligence Committee (JIC) che controlla MI5 (controspionaggio), MI6 (spionaggio all'estero) e GCHQ (il centro comunicazioni, ascolto e intercettazioni) è stato portato in un ospedale londinese lunedì notte, ma la notizia è filtrata solo giovedì sera. E il Sun, potente giornale popolare che ha ottimi contatti nell'establishment della sicurezza e della polizia, ha presentato la storia sotto il titolo inquietante: "Superspy in coma mistery". IPOTESI - Il tabloid ha speculato sul fatto che dopo l'assassinio a Londra nel 2006 dell'ex colonnello del Kgb Alexander Litvinenko, un altro caso di avvelenamento è sempre possibile. Chi potrebbe aver avuto interesse di colpire il chairmain del responsabile dei servizi segreti? Il Sun indica Al Qaeda e i russi, perchè in un Paese come la Gran Bretagna, affascinato e ossessionato dalle spy stories, la teoria del complotto è uno sport nazionale. Ma anche la Bbc ha dato spazio al mistero. Dopo la fuga di notizie sulla stampa, fonti governative hanno escluso che Allan possa essere stato vittima di un attentato: "era troppo elevato in grado, troppo di alto profilo per essere un bersaglio realistico. È un funzionario statale, non può avere nemici nel mondo delle spie". Anche Scotland Yard conferma di non trattare al momento il caso come "sospetto". Qualche mese fa Allan aveva perso la moglie, uccisa da un tumore: qualcuno ora ipotizza che il funzionario possa essere entrato in coma per abuso di tranquillanti. Eppure qualche circostanza misteriosa non manca. Perchè gli amici dicono che ultimamente era parso di ottimo umore. E perchè, se come è vero, Alex Allan è un alto burocrate statale, un grand commis, ci sono voluti tre giorni per scoprire che si era sentito male? A quanto pare la polizia ha saputo "casualmente" del suo ricovero, perchè lunedì notte due agenti erano "di passaggio" nell'ospedale. Così la Special Branch anti-terrorismo di Scotland Yard è stata avvisata e ha steso un cordone di sicurezza intorno alla stanza di terapia intensiva. CHI E' - Alex Allan è un uomo molto potente. Guida il Joint Intelligence Committee da un anno: il comitato riceve e analizza tutti i rapporti dei "servizi" e li filtra per il governo. Durante la Guerra Fredda il JIC aggiornava Downing Street sulla forza militare sovietica; nel 2003 fu al centro della crisi irachena e produsse i dossier che inchiodarono Saddam Hussein (e che erano tutt'altro che accurati). Allan in passato è stato segretario privato del primo ministro conservatore John Major e del laburista Tony Blair: un uomo per tutte le stagioni. E anche un uomo estroverso, brillante. Anche troppo brillante secondo alcuni. Da ragazzo era maniaco di musica rock: capelli lunghi, cotonati e riccissimi, chitarra sempre in mano. Ma anche dopo essere entrato nelle stanze del potere, non ha perso il gusto per la vita: sportivo, sportivissimo. Pratica il ciclismo, la corsa, gli sport d'acqua. Durante uno sciopero dei trasporti si fece fotografare in vestito gessato, valigetta dei documenti, ombrello, bombetta: aggrappato al windsurf mentre discendeva il Tamigi diretto a Whitehall. Informazioni e foto sulle sue prodezze le aveva messe sul suo sito web: secondo gli esperti di intelligence forse il capo del JIC aveva esagerato nel fornire tutti quei dettagli sulla sua vita privata. Guido Santevecchi stampa |.

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L'ammiraglio Usa: <Teheran lancerà un attacco contro Israele> (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

James Winnefeld, comandante della Sesta flotta Usa nel Mediterraneo L'ammiraglio Usa: "Teheran lancerà un attacco contro Israele" "Molto probabile attacco con missili balistici" ROMA - Secondo l'ammiraglio James Winnefeld, comandante della Sesta flotta Usa nel Mediterraneo, l'Iran probabilmente lancerà un attacco con missili balistici contro Israele, e gli Stati Uniti e gli alleati Nato devono prepararsi a questa eventualità. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz. Negli ultimi anni, gli uomini della Sesta flotta si sono addestrati per intercettare i missili iraniani Shahab-3, nel caso di attacco contro il territorio israeliano. L'ammiraglio ha espresso le sue previsioni in un articolo intitolato "Maritime Strategy in an Age of Blood and Belief", pubblicato su "Proceedings", il mensile dell'Istituto Navale Usa. Winnefeld sostiene che l'Iran è un avversario "imprevedibile", che potrebbe decidere anche di attaccare in seguito a un evento secondario. stampa |.

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Berlusconi: "Basta gossip, inquina la politica" (sezione: Intercettazioni)

( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

N. 158 del 2008-07-04 pagina 0 Berlusconi: "Basta gossip, inquina la politica" di Redazione Berlusconi declina l'invito di Matrix a parlare di intercettazioni: "Argomenti che stanno ammorbando il dibattito. Sbagliato deviare l'attenzione del Paese dai problemi concreti e dai risultati dell'esecutivo". Il retroscena/Evitato il muro contro muro Roma - Va o non va? Certo che sì, forse che no. Silvio Berlusconi sorprende tutti. O quasi. E a poche ore dalla diretta in prima serata, su Canale 5, declina l'invito di Enrico Mentana, rinunciando al faccia a faccia con il conduttore di Matrix. Un forfeit che scuote il Palazzo, in trepida attesa da ore, e che rivoluziona l'agenda di politici e giornalisti. Ma tant'è. E al termine di una lunga meditazione, a metà pomeriggio - dopo il "niente da fare" anticipato da Mentana - il Cavaliere spiega le sue ragioni. E lo fa partendo da una chiara premessa: "Il governo ha lavorato tanto e benissimo in questi primi due mesi di attività". Ecco perché, scrive il premier in una nota diffusa da palazzo Chigi, "non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi proposti da Matrix (giustizia e intercettazioni)". Ma l'intoppo potrebbe stare dietro l'angolo. Andando in tv con queste premesse, sottolinea non a caso Berlusconi, passerebbero "in secondo piano le tante cose realizzate dal governo". E al tempo stesso, rimarca, si finirebbe con il "cedere il passo ad argomenti e gossip negativi, che inquinano ed ammorbano il dibattito politico e parapolitico di questi giorni". Con il rischio concreto, in definitiva, di "deviare l'attenzione del Paese dai problemi concreti e dai risultati dell'azione di governo". La strada da seguire, per palazzo Chigi, è quindi un'altra. Andare avanti evitando le buche, senza farsi intralciare da questioni non prettamente politiche (vedi continue polemiche sul fronte magistratura e fantomatiche intercettazioni piccanti, provenienti dai brogliacci dell'inchiesta napoletana sulla presunta collusione Rai-Mediaset). Punto e a capo. Spetta poi a Mentana proseguire il racconto, che diventa quasi retroscena. "Peccato, è un'occasione perduta, ma sarebbe stata peggio un'occasione onorata solo a metà", attacca il giornalista, attorniato dai colleghi delle agenzie al termine di un colloquio negli studi Mediaset di Largo del Nazareno, a Roma, avuto anche con il presidente Fedele Confalonieri. "è stato il regalo di compleanno a Veltroni", ironizza poi il conduttore, ricordando che il segretario del Pd festeggiava proprio ieri il suo cinquantatreesimo compleanno. "Come si evince dal comunicato" di palazzo Chigi, spiega inoltre l'ex direttore del Tg5, "ho invitato Berlusconi a Matrix per affrontare i temi più scottanti del momento e sarebbe stato giornalisticamente inconcepibile un incontro con il capo del governo, che non va in televisione da tempo, senza che potessero essere affrontate le notizie che sono in questi giorni sulle prime pagine di tutti i giornali". Mentana, inoltre, tiene a sottolineare che "l'importante era salvaguardare le rispettive prerogative: così come il giornalista e l'ospite devono fare ciascuno la sua parte, è altrettanto giusto che l'ospite e il padrone di casa abbiano garantite le proprie prerogative". Insomma, Berlusconi "forse ha pensato o è stato consigliato che non gli conveniva più", visto che "sarebbe stata un'intervista a tutto campo", dove il tema della giustizia sarebbe stato il principale. Ma in ogni caso, conclude, si tratta di una scelta legittima, "sacrosanta". "è una scelta che non discuto", commenta dal canto suo Veltroni, la cui presenza a Matrix era prevista per mercoledì prossimo. "Se mi sarà confermato l'invito, sarò onorato di accettarlo - aggiunge l'ex sindaco di Roma - e parlerò delle questioni sociali e politiche che stanno a cuore agli italiani" senza il timore, espresso dal premier, che si finirebbe a parlare "di gossip". Sempre in casa democratici, a sperare che "la retromarcia di Berlusconi sia un ripensamento sul fatto di aver messo le vicende personali al centro dell'azione di governo" è Enrico Letta. Non concorda il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi: "Il governo non ha alcuna necessità di cambiare strategia". A giudicare "ragionevole e sensata" la rinuncia del premier è infine Sandro Curzi, consigliere Rai in quota centrosinistra. L'ex direttore del Tg3 si augura però che "non si tratti di uno stop-and-go", ma dell'avvio di "un clima finalmente favorevole a un proficuo confronto/scontro fra governo e opposizione". In ogni caso, ammonisce: "Basta col gossip e con le sue ricadute melmose nei dintorni delle istituzioni. La politica faccia politica". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Intercettazioni, il gip: decisione entro 7 giorni (sezione: Intercettazioni)

( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

N. 158 del 2008-07-04 pagina 0 Intercettazioni, il gip: decisione entro 7 giorni di Redazione Il gip di Napoli si riserva di decidere sulla richiesta di utilizzazione delle intercettazioni telefoniche fra Saccà e Berlusconi. Alfano: "Entro breve un ddl salva privacy". Gasparri: "Pausa di riflessione, ma l'emergenza resta" Napoli - Il gip di Napoli Luigi Giordano si è riservato di decidere sulla richiesta da inoltrare al Parlamento per utilizzare intercettazioni telefoniche di conversazioni tra il top manager Rai Agostino Saccà e il premier Silvio Berlusconi. Il giudice dovrà anche pronunciarsi sulla questione di competenza territoriale avanzata dai legali del presidente del Consiglio dei ministri, Nicolò Ghedini e Michele Cerabona. Le intercettazioni rientrano nell'ambito dell'inchiesta del pm Vincenzo Piscitelli su alcune produzioni di Rai Fiction, di cui Saccà è responsabile, e sono relative a segnalazioni di attrici da inserire in cast di fiction. Il prossimo 18 luglio il gip Pasqualina Laviano dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi. La decisione di Giordano potrebbe arrivare la prossima settimana. Consiglio dei ministri "Non si è parlato del decreto legge sulle intercettazioni" nel Consiglio dei ministri di oggi. Lo ha riferito il ministro delle Politiche Comunitarie, Andrea Ronchi, al termine della riunione. Nel Cdm non si è parlato neppure di Alitalia, ha inoltre aggiunto Ronchi. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha confermato un disegno di legge sulle intercettazioni che però, ha sottolineato, dovrebbe essere chiamato "salva privacy". Nella conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri, Alfano ha auspicato che il parlamento lo approvi "come primo provvedimento dopo la pausa estiva". L'attacco di Di pietro Sulle intercettazioni spiega Antonio Di Pietro: "Secondo me non ci deve essere la riforma. Il problema di fondo è che le intercettazioni, se autorizzate dal giudice, sono uno strumento molto importante per la lotta alla criminalità", mentre sulla divulgazione delle stesse Di Pietro spiega: "Dipende. Quelle che hanno rilevanza penale è giusto che siano messe a conoscenza anche dell'opinione pubblica, quelle che sono solo questioni private di ognuno, è giusto che vadano al macero. Ci sono due filoni di intercettazioni, quelle serie come quelle a d'Alema e quelle così dette gossippare. All'italiano medio interessano altri temi come quelli economici, dispiace constatare che il governo, invece, ci costringe a occuparcene". Emergenza intercettazioni "Una pausa di riflessione su un tema che comunque dovrà essere affrontato e risolto". Così il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, ha commentato l'esito del Consiglio dei ministri di oggi, nel corso del quale non si è discusso di decreto intercettazioni. "Resta l'emergenza - ha aggiunto Gasparri - di uno stillicidio di pubblicazioni che non hanno alcuna rilevanza penale e la necessità di trovare soluzioni che ci auguriamo siano concordate anche con l'opposizione soprattutto sulle sanzioni nei confronti di chi le pubblica. La mancata decisione di oggi del Cdm su questo argomento speriamo possa comportare da parte di tutti una valutazione più serena. Indagare è doveroso, la denigrazione e lo spreco di soldi dei cittadini con intercettazioni inutili deve cessare. Su questo - ha concluso il presidente dei senatori del Pdl - siamo aperti al confronto con una opposizione più seria e matura e ci auguriamo che il Pd la smetta di farsi dettare l'agenda politica da Di Pietro, a metà tra un politico di terza fila e Pappagone". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.

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Girotondo attorno a Walter (sezione: Intercettazioni)

( da "Giornale.it, Il" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Così Veltroni prova a sottrarsi all'abbraccio mortale di Tonino Di Pietro. Niente Pd (almeno quello ufficiale) in piazza Navona per manifestare contro il Cav. Di Pietro e i girotondini saranno lì, compagnia del teatrino della politica che mette in scena la (solita) recita a soggetto che gli italiani conoscono bene. Spiazzati da Napolitano, attaccato improvvidamente dall'ex pm leader dell'Idv, hanno messo un altro bersaglio grosso nel mirino: Veltroni. Pronti a scavare trincee da imbottire di esplosivo per far saltare le mura del loft assediato. Tanto che l'intellighenzia vicina da sempre alla sinistra giustizialista e movimentista (Paolo Flores d'Arcais e Furio Colombo) si sono affrettati a dire che no, la manifestazione non è contro Walter. (ci vanno ma.). E se Rita Borsellino andrà lo farà turandosi il naso: Grillo (che si collegherà con la piazza via etere) non ha progetto e diventa qualunquista e pericoloso. E Nanni Moretti, il regista del "Caimano" e uomo simbolo del girotondismo d'antan? Niente piazza, a che serve? Retropensiero: sulla sua Vespa c'è posto per Veltroni. E Rifondazione? Ferrero ci sarà, Nichi Vendola no (entrambi vogliono guidare il partito dopo l'addio di Bertinotti): anche il governatore della Puglia prenda le distanze da Tonino la sua, dice, "è solo invettiva". D'Alema e Cofferati sono per il no alla piazza senza se e senza ma. Insomma le "sinistre" si dividono su Tonino e sul Cav, mentre Parisi e altri (ex?) prodiani potrebbero essere in piazza: indovinate contro chi? Scritto in Varie Commenti ( 4 ) " (4 votes, average: 3.5 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 30Jun 08 Tonino rispedisce Veltroni sul bus. contrordine compagni Tonino Di Pietro parla (anzi insulta e grilleggia.) e Walter Veltroni si adegua e gli corre dietro (leggi l'articolo di Laura Cesaretti). Già, Tonino da Montenero detta la linea al Pd dopo aver sfondato la Maginot elettorale del "dialogo" con il Pdl su cui si era attestato il solitario Veltroni. E' bastato poco per cambiare tutto. I sondaggi affondano il Pd, Massimo D'Alema lancia "Red" (prototipo di partito. casomai servisse, o correntone del Pd che invece serve subito) e i suoi si smarcano, almeno a parole, da Di Pietro sul terreno delle intercettazioni e della giustizia. Così Veltroni combatte su due fronti interni: il dialogo lo apre ma con i Verdi e poi toccherà a Rifondazione e agli altri residui comunisti e si allinea ai giustizialisti dell'Idv (nel partito c'è anche Pancho Pardi, l'uomo dei girotondi) in nome della nuova stagione dell'anti berlusconismo a prescindere. A quando un bella convention o una manifestazione di piazza con Beppe Grillo dimenticando Unipol, banche e scalate, si è chiesto qualcuno? Il segretario del Pd fa sapere che con Di Pietro ha fatto un mezzo strappo: niente manifestazione con Tonino e Grillo. io e lui siamo lontani. Meglio tardi che mai. Intanto, passate le ferie, Walter è costretto (dal Tonino senza freni e a caccia di voti di protesta) a riprendere il pellegrinaggio per l'Italia. Insomma, risale sul bus per battere il Paese provincia per provincia. Come annuncia in una lettera all'Unità . "Ora voglio dire a te - spiega Veltroni al direttore Padellaro- che da settembre riprenderò, riprenderemo, ad attraversare ogni provincia, ad andare in ogni città, ad ascoltare e a parlare, a capire e a spiegare". Interlocutori saranno "tutti gli italiani", a cominciare dal "popolo del Pd, dodici milioni di donne e uomini che ci hanno dato fiducia" fino "a quanti hanno votato per l'attuale maggioranza nella speranza, nell'illusione stanno scoprendo ora, di vedere risolti i propri problemi". Ma il tour servirà, scrive Veltroni, anche a lanciare la "manifestazione che abbiamo annunciato per l'autunno" e rivendica che l'opposizione del Pd sarà condotta "come deve fare un partito che vuole mantenere la sua vocazione maggioritaria, che non è mai stata vocazione all'autosufficienza: lavorando per unire". Non c'è male, come svolta: un clamoroso contrordine compagni di vecchia memoria. Tanto che Pierferdinando Casini in un'intervista al Corriere lo avverte: Di Pietro è una polizza sulla vita per il premier, se l'opposizione è questa l'alternativa a Berlusconi non c'è. Lo dice Casini, ma lo pensano anche D'Alema e Rutelli. Stando così le cose c'è da chiedersi quante divisioni abbia il comandante Veltroni Scritto in Varie Commenti ( 69 ) " (21 votes, average: 3.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 23Jun 08 Per Walter avviso di sfratto. Resisterà all'assedio? In politica tutti nodi vengono al pettine, dopo le sconfitte elettorali. Ma il sogno di Walter Veltroni, creare un grande partito di centrosinistra, scommettere sul bipolarimo, tagliare fuori la sinistra radicale (che è riuscito a estromettere dal parlamento anche grazie al voto degli italiani) appare in questo momento davvero un sogno. La verità è che Veltroni è sotto assedio, e a circondare il fortilizio del loft sono proprio molti dei suoi: a cominciare da Massimo D'Alema per finire al "silente" (troppo.) Romano Prodi. E a dargli un avviso di sfratto di sfratto in modo diretto è Arturo Parisi, l'inventore dell'Ulivo: "Cambiamo leader", dice senza tanti giri di parole con un linguaggio che rifugge le liturgie del politichese vecchio stile (Pci, Dc). Così, come scrive sul "Giornale" Paolo Guzzanti, la debolezza del segretario ridà forza all'ala Furiosa (leggi l'articolo), alla sinistra che fa dell'antiberlusconismo e del giustizialismo forcaiolo una ragion politica, una questione di sopravvivenza: unico programma , in mancanza di proposte serie per l'Italia, abbattere Berlusconi. Poi si vedrà. Del resto quando si è aperto il dibattito su Veltrusconi, sul dialogo tra destra e sinistra, sulle grandi riforme condivise nell'interesse del Paese, le nubi dell'uragano si sono subito addensate sulla testa (da tagliare) del leader del Pd. Riuscirà Walter a resistere all'assedio? A contrattaccare? A conquistare una leadership vera alla guida di un'opposizione credibile e realmente alternativa? Ora tocca a lui non spezzare quell'idea di una sinistra moderna e non condizionata da quella radicale (e radical chic), a fare im modo che non resti solo un bel sogno. E Parisi insiste: già, perché dopo essere uscito allo scoperto senza se e senza ma, l'ex ministro della Difesa vuol far uscire allo scoperto gli avversari di Veltroni, in particolare Massimo D'Alema, che ha lanciato - anche se lui dice che non cerca lo scontro - una sorta di partito-ombra che si chiama "Red" (Riformisti e democratici). Dice Parisi: "Sento D'Alema avanzare proposta diversa da Veltroni, vorrei essere sicuro che lo faccia esplicitamente.". Aspettiamo la prossima puntata. Scritto in Varie Commenti ( 47 ) " (26 votes, average: 3.46 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 20Jun 08 L'autunno caldo di Walter. Dì la tua Tanto tuonò che piovve, sul Partito democratico e sul suo leader dimezzato Walter Veltroni. Già, perché le rese dei conti, nella sinistra. ma anche nel centrosinistra, si consumano con calma, secondo un rito vecchio che ha alle spalle decenni di scuola comunista e democristiana. Stretto fra l'offensiva di Massimo D'Alema e della sua fondazione (corrente?), tra l'idea di ritorni ulivisti (per alleanza allergate, acnora alla sinistra), tra il nodo delle elezioni Europee e niet preventivo della Bindi al tentativo di "abbraccio" con Casini e l'Udc, tra il secco e ribadito addio di Prodi alla presidenza del Pd e il nodo gordiano dell'adesione al Pse (D'Alema dice sì, gli ex Margherita dicono no, lui dice. andiamo oltre), Veltroni ora scopre il doppio binario: dialogo sulle riforme con Berlusconi ma anche opposizione più "dura" per non perdere consensi a vantaggio del vasto e diviso mondo della sinistra a cui guarda invece D'Alema. Così alla Costituente del Pd lancia la doppia sfida interna e esterna: no alle correnti personali (facile a dirsi ma.) e "autunno in piazza" (più facile da fere e comodo): Walter "buonista". ma anche "oppositore duro" di Berlusconi, quello che ha strappato la tela del dialogo. Due volti dello stesso leader che vuol impedire che la sua moneta di fresco conio politico venga svalutata e rotoli via assieme al Pd. Perchè il rischio c'è, e Veltroni lo sa bene: non c'è solo l'ombra lunga di D'Alema, ma pure quelle di Prodi (che il segretario invita a restare ne l Pd). Tanto che, per fare un 'esempio, Rutelli dice del Ppe: "Siamo più innovatori noi dei socialdemocratici". E spinge Veltroni a dire, in Europa: "Costruiamo un nuovo campo riformista". Come dire, andiamo oltre il Ppe altrimenti per noi sono guai. Già, perché sul Ppe D'Alema e suoi, ma pare anch Fassino, la pensano in modo opposto. Insomma, la "guerra" è solo agli inizi, con il voto alla Costituente si cominceranno a contare le truppe e la traversata nel deserto è appena iniziata. Vedremo chi sopravviverà alla guida dell'esercito perduto di Senofonte. Parisi: "Se è l'Ulivo fatto partito, si è fatto male." E gli attacchi arrivano dal centrosinistra, impietoso il giusidizio dell'inventore dell'Ulivo. Arturo Parisi a margine dell'assemblea del Pd, non risparmia una critica alla relazione di Walter eltroni che, tra l'altro, ha fatto un esplicito riferimento all'Ulivo. "Noi abbiamo sempre lavorato con l'idea che "Ulivo avesse come obiettivo un bipolarismo a vocazione bipartitica ma con l'unificazione di tutto il campo del entrosinistra", ha spiegato Parisi. Più in generale, l'ex ministro della Difesa ha detto del discorso di Veltroni: "una comprensibile difesa del suo perato, purtroppo l'unico giudizio sul nostro operato risulta essere quello degli elettori in casi come la Capitale o a Sicilia". Scritto in Varie Commenti ( 111 ) " (27 votes, average: 3.37 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 10Jun 08 Walter e il loft degli amici nemici. Cattolici contro radicali Il Pd sfoglia la margherita, dunque, nel senso che in casa Veltroni tira aria di lite che potrebbe sfociare prima o poi in separazione. Già, fra le anime diessina e teodem i rapporti non sono proprio idilliaci. Dopo l'anatema dei cattolici contro la "contaminazione" dei pannelliani, le dure critiche di "Famiglia Cristiana" e della solita Binetti a cui si aggiunge l'ex ministro Fioroni (infuriato) che dice "il loft? sembra di stare a Teheran.", la frenata sull'adesione al Partito socialista europeo, la strada per Veltroni è ancora più in salita. Da un lato c'è il governo Berlusconi che piace sempre di più agli italiani, dall'altro il livello dello scontro che assomiglia a un tutti contro tutti a pochi mesi dalle elezioni europee. Di Pietro, ma anche i Teodem, D'Alema ma anche Rutelli che pare meditare "vendetta" politica dopop la clamorosa trombatura rimediata nella corsa al Campidoglio. E ci si mette pure Bertinotti, il "parolaio rosso" di Pansa che rientra nel gioco della poltica con un seminario sul futuro della sinistra e invita Massimo D'Alema, capace di guardare a sinistra più di quanto non sappia o non voglia fare Veltroni (che vuole lo sbarramento anche per le europee, tanto per tener fuori i "cespugli" rossi anche dal parlamento di Strasburgo). Grande è l'agitazione nel campo della sinistra, dove si agitano spettri di scissioni e "ricomposizioni". Già, perché fra i teodem e gli uomini della margherita c'è chi guarda a Casini e quel che resta dell'Udc, isolata e senza per ora spartito politico da suonare che la lancia la sua Costituente popolare (a cui guarda con interesse anche Clemente Mastella), e in più c'è chi teme le mosse di Rutelli. Intanto il governo Berlusconi va. Scritto in Varie Commenti ( 35 ) " (29 votes, average: 3.17 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 28May 08 La Sapienza e il rito dell'intolleranza Prima il no dei Collettivi di sinistra a Papa Benedetto XVI, poi il no al dibattito sulle foibe: alla Sapienza di Roma l'intolleranza è di casa in nome di una "tradizione democratica" che tenta di riproporre schemi antichi, quelli del "rituale antifascista" degli anni Settanta. Già, brutto periodo quello, nelle università e nel Paese. con il corollario nel secondo caso dei manifesti di Forza Nuova strappati dai militanti dei Collettivi di sinistra, della rissa, degli arresti, delle polemiche e delle accuse. Salvo poi chiarire (rapporto della Digos) che l'aggressione è partita da sinistra. Ma stabilire colpe e responsabilità spetta ai giudici. E' il tema dell'intolleranza travestita da antifascismo, come scrive il nostro Mario Cervi, a preoccupare. E' il tentativo a questo punto nemmeno tanto mascherato di ricreare un clima di tensione, di scontro e di odio, a preoccupare. E' il tentativo di tornare allo schema degli opposti estremismi, ad allarmare. L'intolleranza si traveste, sbandiera ideali nobili, ma resta intolleranza: di parte e da parte di pochi. Bene ha fatto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a dire: "Noi dobbiamo lanciare messaggi chiari, ovvero che questi episodi sono solati, estranei al contesto culturale e storico della nostra città e della nostra nazione. Questo è il messaggio che deve venire da tutti. Quando si costruiscono teoremi politici su una rissa tra giovani si comincia ad aprire un varco e armare le contrapposizioni ideologiche. Bisogna evitare questi schemi e queste persone vanno trattate come imbecilli fuori dalla storia e dal tempo". Veltroni invita la destra a "non minimizzare" e dice (giustamente) che le istituzioni devono stroncare subito l'insorgere della violenza. Ma quale? quella di una parte o di quella di tutte le parti? penso voglia dire quella di tutte. forse il "ma anche" stavolta ci sarebbe stato bene, per evitare fraintendimenti. Cosa che non fa Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori: "L'aggressione fascista a La Sapienza - sullo sfondo del nuovo quadro politico - ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.E. E aggiunge il Ferrando: "E' necessario che ogni realtà minacciata appronti strutture di autodifesa, democraticamente designate e controllate". Parole gravi, le sue che ricordano proprio quegli anni di piombo che la maggioranza degli italiani vorrebbe consegnare agli archivi della storia. A chi giova strumentalizzare questi episodi per interessi di parte politica? A chi giova tornare a pescare nel torbido? Credo a nessuno, una democrazia è tanto più forte quanto è capace di rifiutare l'intolleranza delle estreme politiche ("frange" si diceva una volta). Il "giustificazionismo ideologico" stavolta non pagherebbe, gli italiani hanno scelto un' altra strada. Il dibattito è aperto. Scritto in Varie Commenti ( 76 ) " (50 votes, average: 3.5 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 16May 08 Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Vi è mai successo di dimenticare il cellulare a casa? E' facile immaginare la sensazione che avete provato, perché la maggioranza di noi l'ha vissuta in prima persona. Ci si sente persi. Vulnerabili. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori britannici ha rilevato che è una sensazione paragonabile alla "tremarella del giorno delle nozze" o alla paura di quando si va dal dentista. Addirittura è stato coniato appositamente un termine medico. "Nomofobia", così si chiama la paura di rimanere senza portatile ("nomo" è l'abbreviazione di no mobile). Quale futuro? Non c'è niente da fare. Dobbiamo ammetterlo. La tecnologia fa parte di noi. Della nostra quotidianità. Ma dove stiamo andando? Quali saranno i nuovi mezzi di comunicazione e quale ruolo ricopriranno in un futuro più o meno vicino? Possible. ou probable Il Gruppo Editis, una prestigiosa casa editrice francese, ha proposto il suo punto di vista attraverso la realizzazione di un cortometraggio intitolato "Possible ou probable". Il film, che ha ricevuto il Laurier di bronzo al festival di Creusot, si propone di fare un salto in avanti nel tempo. Nella vita di una giovane coppia nell'era dell'editoria digitale. Di' la tua Editis apre il dibattito. Il Giornale.it, in occasione del 17 maggio, giornata mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell'Informazione, segue lasciando a voi lo spazio per esprimere le vostre idee e le vostre riflessioni su quello che è e che potrà essere. Guarda il cortometraggio (9 minuti) Scritto in Varie Commenti ( 12 ) " (117 votes, average: 1.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 14May 08 Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo Il discorso di Silvio Berlusconi alla Camera (leggi il discorso del premier), l'apertura unilaterale al dialogo con l'opposizione (che è seguita alla telefonata del premier a leder del Pd), sono i segnali più evidenti che qualcosa sta davvero cambiando, nel Parlamento e nel Paese. Aggiungiamoci anche il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di alto profilo istituzionale e politico, come ha riconosciuto il presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, molti saranno scettici, ma parlare di avvio di Terza Repubblica forse non è azzardato. Basta rileggere le parole del premier, il "sì" di Fassino a nome del Pd: l'asse Berlusconi-Veltroni si rinsalda, su questo punto cruciale, pur nella distinzione dei ruoli. Ma non sono tutte rose e fiori, anche Berlusconi e Veltroni devono fare come Fanfani qualche decennio fa: contare amici e nemici. E parare i colpi. Soprattutto Veltroni. Sconfitta alle urne la sinistra massimalista, resta da sconfiggere il partito "giacobino", quei giustizialisti che sono ripartiti alla carica (vedi il caso Travaglio-Schifani) e faranno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote proprio a Veltroni. E' lui l'anello "debole" che la sinistra giacobina vuole colpire fino a indebolirlo e condizionarlo. Una prova? La sceneggiata di Antonio Di Pietro alla Camera: "Noi non abboccheremo, non intendiamo cadere nella tela del ragno. Abbiamo memoria e non intendiamo perderla. Conosciamo bene la sua storia personale e politica". Così ha parlato Tonino, l'ex pm. Ma il bersaglio non è il Cavaliere. No, lui ha una maggioranza solida, consegnatagli dal voto popolare. Il bersaglio è Walter, e di Pietro non è certo il suo solo nemico. C'è un filo che lega il Santoro, Travaglio, Grillo. Tonino punta dritto su quel mondo e pensa alle Europee del 2009. Come ci pensa su un altro versante Massimo D'Alema, tornato gran manovratore dentro e fuori il Pd. Del resto, come racconta Augusto Minzolini sulla "Stampa", alla cerimonia della consegna della Campanella usata per le riunioni del Consiglio dei ministri, Prodi ha detto a Berlusconi: "Tu sei un avversario, io i veri nemici li ho avuti qua dentro.". La battuta ora vale anche per Veltroni. A cosa serve un'opposizione parlamentare debole in una Paese normale? Peserà di più l'opposizione nelle piazze? L'apertura di Berlusconi (ma già in campagna elettorale era stato chiaro) aiuta Veltroni, ma anche l'Italia. L'ha capito anche Walter: "Occorre il riconoscimento della vittoria e della responsabilità da parte degli sconfitti ma anche l'equilibrio dei vincitori, perciò vi prendo in parola: siamo pronti da subito. Ma non pensate di avere il paese in mano". Scritto in Varie Commenti ( 101 ) " (56 votes, average: 2.86 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 09May 08 E Walter diventa il "premier ombra" Dopo Occhetto (Pci poi Pds) nel 1989, Veltroni (Pci, Pds, Ds, Pd): la storia sembra ripetersi (ovviamente Veltroni spera in esiti migliori.) e torna il "governo ombra" (leggi l'articolo). Edizione rinnovata e aggiornata ai tempi di quella lontana esperienza partorita a Botteghe Oscure che - come ha ricordato Visco all'Unità - fu un fallimento e l'ex ministro ritiene che ci sarà il bis). Veltroni diventa "premier ombra" del "governo dell'opposizione": alla fine dopo trattative e incontri, divisioni e riavvicinamenti, no eccellenti (D'Alema e Parisi), tentennamenti divenuti alla fine un "sì accetto" (Bersani) ed entusiasti (Fassino, Franceschini) il leader del Partito democratico ha varato lo "shadow cabinet" di stampo anglosassone. Per ora le analogie finiscono qui, inutile fare il processo alle intenzioni che sulla carta sono buone. Tanto che la lista dei ministri ombra è stata presentata al presidente Napolitano (che fece parte - Esteri - della prima compagine occhettiana). Certo è sospetta la fretta con cui Walter si è affrettato a dichiarare "con D'Alema nessun conflitto, perché bisognerebbe essere in due.". Come dire: non sono io quello che polemizza e fa i distinguo. Insomma ponti d'oro al D'Alema portatore d'idee nel suo"ruolo importante che deve svolgere" alla fondazione ItalianiEuropei. Dopotutto il centralismo democratico non c'è più in casa degli ex-post e a-comunisti. Andare avanti, pensare subito alla direzione del Pd che sarà partorita dall'assemblea costituente. Mentre sprisce il "caminetto" e nasce il coordinamento dei "nove" che affiancherà il segretario piddino. Insomma, Veltroni riparte per tentare di rafforzare la sua non fortissima leadership. Vedremo se anche a sinistra nascerà davvero il "partito di Veltroni". Scritto in Varie Commenti ( 89 ) " (31 votes, average: 2.77 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08May 08 Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Il governo Berlusconi quater va e stavolta per i detrattori più accaniti del Cavaliere sarà difficile sostenere che non c'è niente di nuovo a Palazzo Chigi. Già, perché i ministri (quelli che contano, con portafoglio) sono solo 12 (9 senza portafoglio ma con la casella chiave delle Riforme affidata a Umberto Bossi) e perché sono entrati uomini nuovi che affiancano ministri già collaudati: 13 new entry (quattro hanno fra 31 e 40 anni). Continuità-discontinuità, insomma. Il premier è deciso è riprendere il filo del suo progetto Paese interrotto dai due anni di Prodi, ma molto è cambiato. Questo sarà davvero il governo del premier, innanzitutto, che potrà contare su un nocciolo duro di governo che ruota attorno al sottegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, a Tremonti, Bossi, Maroni. e poi ci sono Matteoli e La Russa. Poco spazio ai tradizionali giochi di partito e 23 giorni per mettere a posto tutto, come ha riconosciuto soddisfatto il presidente Giorgio Napolitano ("Lungaggini? Siamo stati più veloci della Spagna."). Velocità, azione (ai tempi di Craxi fu coniato l'efficace "decisionismo"), la scelta bipartitica degli elettori che hanno semplificato il quadro politico di maggioranza e opposizione rende tutto più "decisionista" e apre la strada a una nuova stagione del "fare". Berlusconi su questo è deciso: anche perché da "fare" c'è davvero molto: pensiamo solo al caso Alitalia o alla vergogna dei rifiuti in Campania. E poi ci sono "problemini" non da poco che si chiamano stipendi, carico fiscale, sicurezza, immigrazione clandestina, rilancio del sistema paese, costi della politica e della burocrazia, federalismo. Mali antichi e problemi nuovi. Ecco perché Berlusconi ancora una volta ha sparigliato le carte. Per "fare", come chiedono gli italiani, serve un governo del premier (il Cavaliere) più che dei partiti. Ora ci aspettano i primi cento giorni di "luna di miele" con il Paese e le responsabilità di governo e maggioranza sono davvero grandi. Intanto la sinistra litiga sul governo che non ha sul "governo ombra" voluto da Veltroni (leggi l'articolo). Già perché anche il premier ombra ha i suoi problemi. Intanto D'Alema e Parisi hanno detto no, Bersani non è convinto, mentre Fassino ha detto sì per recuperare ruolo e visibilità. Ma serve il governo ombra? Esperienza di stampo anglosassone già sperimentata nel 1989 dal Pci poi diventato Pds. Allora non funzionò. lo volle Achille Occhetto quandò andò in crisi il governo De Mita e subentrò Andreotti (sesto governo) e la maggioranza era pentapartito. Sapete chi c'era? Giorgio Napolitano (esteri), Visco (finanze), Giovanni Berlinguer (sanità), Scola (spettacolo), Rodotà (giustizia). E oggi sull'Unità lo stesso Visco lo stronca: "Il governo ombra non ha un suo ruolo istituzionale e dunque non riesce ad operare. Si aggiunga il fatto che in un sistema dove ci sono più partiti, e non solo due come in Gran Bretagna, ciascun partito ha gruppi e rappresentanti in commissione. A questo punto si capisce perché non è stato esportato dalla Gran Bretagna in nessun altro paese. Lì è un luogo riconosciuto dell'opposizione. Da noi no". Senza contare, fa notare Visco, che tale proposta "anche interessante nella nostra esperienza passata non funzionò" e che "ci sono delle persone autorevoli dei partiti che stanno fuori dal governo ombra e che certo non smetteranno di dire quello che pensano", a cominciare da Massimo D'Alema. Comunque Walter ci riprova ma quello che dovrebbe essere un punto di forza del Pd rischia di rivelare che il re è nudo, perché sta mettendo in mostra divisioni correntizie, lacerazioni personali di un partito che pare allo sbando ed in cerca della rotta con una bussola rotta. Scritto in Varie Commenti ( 69 ) " (52 votes, average: 2.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Alberto Taliani © 2008 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Sono il caporedattore del Giornale.it, un toscano "adottato" da Indro Montanelli e da Milano nel 1983. Tutti gli articoli di Alberto Taliani su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (42) Ultime discussioni Alberto Taliani: Proprio no, caro Athos, ora è lei che "ciurla nel manico", io ho grande rispetto per i... luciano: ma non vi accorgete che rispetto a paesi nostri concorrenti stiamo perdendo la faccia, affari e lavoro. e... Rino Gioffrè: C'è una sola parola per definirli: PATETICI. Athos: Ennesimo Post inutile: qual'è il problema se dei cittadini esprimono il proprio dissenso?????? jose': Non ci sarebbe bisogno di commenti. L'On.le DI PIETRO dimostra d'essere un oppositore... I più inviati Sayed, primo risultato della mobilitazione internazionale: il senato afgano ha ritirato la conferma della condanna a morte - 12 Emails Pensioni, a chi gli aumenti... - 3 Emails E Walter diventa il "premier ombra" - 2 Emails Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra - 1 Emails Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo - 1 Emails La Sapienza e il rito dell'intolleranza - 1 Emails Per Walter avviso di sfratto. Resisterà all'assedio? - 1 Emails Tonino rispedisce Veltroni sul bus... contrordine compagni - 1 Emails Ultime News Beni culturali, Pompei stato di emergenza per 12 mesi: incuriaGela, condanna a 8 mesi per il giudice lumacaLa Betancourt: "Tre anni in catene". 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Cattolici contro radicali La Sapienza e il rito dell'intolleranza Così le tecnologie ci cambiano la vita. Dì la tua Berlusconi, Veltroni e i nemici del dialogo E Walter diventa il "premier ombra" Berlusconi e il governo del "fare". Veltroni e le liti sul governo "ombra". Dite la vostra Pagine About Disclaimer Filo diretto con il lettori del Giornale.it Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Alberto Taliani © 2008 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti.

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FELTRI: "SILVIO NON AVER PAURA, ANCHE IL DUCE CI DAVA CON LE DONNE - ABBIAMO BISOGNO DI UN PREMIER, NON DI UN FRATE. UN PREMIER CHE PERÒ HA UN PROBLEMA CHE RISCHIA DI DIVENTARE POL (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

ITICO: LA GNOCCA"? Fabrizio d'Esposito per "Il Riformista" Giovedì, gnocca. A detta dei soliti bene informati, ieri doveva essere il grande giorno delle intercettazioni hard del Cavaliere con due ministre e una sottosegretaria del suo governo. E invece niente. Perdipiù il premier ha anche annullato all'ultimo momento la sua intervista a Matrix , una sorta di appello alla nazione. Allarme rientrato? In ogni caso, i termini del problema non cambiano: "Il vero guaio di Silvio è la gnocca". Come ha scritto la settimana scorsa Vittorio Feltri sul quotidiano di cui è fondatore e direttore, Libero . Direttore, esistono queste intercettazioni? "Sì". Ma voi di Libero ce l'avete? "No, se le avessi le pubblicherei immediatamente. Non ci penserei su un minuto. Anche perché, in casi come questi, col trascorrere dei giorni la fantasia passa dal trotto al galoppo". E allora perché ha scritto che il guaio di Berlusconi è la "gnocca"? "Perché sono a conoscenza del contenuto di alcune telefonate". La sua è una fonte sicura? "Crede forse che sia un avventore del bar Diana sotto la mia redazione qui a Milano? Il contenuto mi è stato riferito da un personaggio importante. E mi stupisce che le tenga ancora nascoste nel cassetto". Ma usciranno? "Se penso alla storia recente del nostro paese credo proprio di sì, che usciranno. Ma c'è sempre la prima volta... (e qui a Feltri scappa una risata, ndr ). Comunque fossi in Berlusconi non mi preoccuperei". Perché? "Gli italiani comprenderebbero. Anche Mussolini era uno che ci dava con le signore. Io non credo che le intercettazioni a luci rosse lo danneggerebbero più di tanto. Semmai il problema sarebbe solo politico". Si riferisce all'eventuale coinvolgimento di due ministre? "Sì. Io sul giornale non ho fatto nomi, il pettegolezzo spicciolo non mi interessa anche se rispetto le riviste specializzate nel gossip. Ma facciamo un caso di scuola (altra risata, ndr)..." Quale? "Ammettiamo che in teoria venga fuori il nome di una ministra. Gli italiani sono tipi da bar sport e penserebbero che quelli sono affari privati del Cavaliere e basta. Molti, poi, si riconosceranno anche in qualche brano delle telefonate. A quel punto la polemica ginecologica riguarderebbe i soliti moralisti della politica". Per questo lei ha scritto che il Cavaliere farebbe bene a rivolgersi direttamente agli italiani? "Esatto. Ieri (mercoledì per chi legge, ndr ) sono stato molto contento quando ho letto che il premier sarebbe andato a Matrix . Nel mio piccolo ho fatto parecchie pressioni in merito". Invece poi ha rinunciato. Che cosa è successo? "Al momento mi dicono che non sarebbe andato su consiglio di Letta per non peggiorare i rapporti con Napolitano, ma francamente non lo so. Io penso comunque che farebbe bene a parlare al paese". Per dire cosa? "Che ogni volta che lui va a Palazzo Chigi c'è qualche procura che tenta di bloccare il suo lavoro. Ed è per questo motivo che adesso i magistrati fanno circolare queste storie di letto. Ecco, fossi in lui spiegherei chiaramente tutto questo. Per poi rimettermi a lavorare, accada quel che accada". Lei pare ottimista. "Abbiamo bisogno di un premier, non di un frate trappista. Un premier che però ha un problema che rischia di diventare politico: la gnocca". Dagospia 04 Luglio 2008.

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PARISI TRANSFORMER - DAL PUBBLICO AL PRIVATO COME UN CAMALEONTE, DALLA DESTRA ALLA SINISTRA COME UNA SALAMANDRA - E CON PARISI A VIALE MAZZINI, L'OSTILITÀ VERSO MEDIASET AVRÀ LA DU (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

REZZA DEL VELLUTO? Denise Pardo per "L'espresso" © Foto U.Pizzi"> Stefano Parisi con Maurizio Sacconi © Foto U.Pizzi È già così calato nella parte da scambiare un mendicante per un questuante Rai. È successo pochi giorni fa, di prima mattina, mentre passeggiava dalle parti di piazza Navona con il suo vecchio compagno di scuola Maurizio Gasparri, l'ex ministro delle Comunicazioni, autore dell'omonima lex, ora capogruppo Pdl al Senato, chiacchierando, potete immaginarvi di cosa. Da un angolo, sbuca un ragazzo che lo avvicina e inizia a parlargli: "Dottore." gli fa. Lui indietreggia e lo blocca schermandosi con la mano. Gasparri ride e lo rassicura: "Non ti preoccupare. Chiede solo l'elemosina. Lo conosco è amico mio. Non è mica uno della Rai". Ancora non è stato trovato l'accordo sul suo futuro stipendio (anche se ci si sta lavorando alacremente) e sul modo di superare il Mach 2 dei 275 mila euro previsti per i manager pubblici. Ancora è in alto mare la battaglia politica per la composizione del consiglio d'amministrazione Rai. Ma Stefano Parisi, candidato unico alla poltrona di direttore generale a viale Mazzini, unto dall'Unto del Signore in un colloquio underground di investitura, già sente gravare su di sé la popolarità invadente e sfrontata che si abbatte su chi è al vertice della tivù pubblica. Sotto la buona stella del terzo governo Berlusconi, questa dovrebbe essere la volta buona. La volta e la svolta che dovrebbe portare finalmente al settimo piano del palazzo dal famigerato cavallo Parisi, romano, 52 anni, amministratore delegato Fastweb da un milione e 700 mila euro l'anno, nipote di un pastore di anime, padre Alberto Parisi (ora deceduto) icona fascinosa e indimenticata dei fedeli di San Roberto Bellarmino, chiesa chic e pariolina, e sposo di Anita Friedman, principessa newyorkese, ben facoltosa secondo la vulgata, e tosta copresidente dell'associazione Appuntamento a Gerusalemme da cui ha avuto due figlie. Sulla poltronissima televisiva l'ex studente del liceo Righi (anche Gianni Alemanno tra i compagni di scuola) con la gigantografia degli Intillimani in stanza da letto, l'ex universitario vicino al Garofano, l'uomo che è passato dal pubblico al privato come un camaleonte, dalla destra alla sinistra come una salamandra, sospira da anni. Fin dal 1994, almeno, quando Letizia Moratti, presidente Rai, lo introdusse nella Babilonia di viale Mazzini come membro del collegio sindacale. Non riuscì poi a piazzarlo a più alti gradi, ma da allora non gli ha mai sottratto benevolenza e protezione. Mica solo lei. Per Parisi, anche l'arena di Palazzo Chigi non ha mai chiuso i battenti. Chiunque fosse l'inquilino: caimano, mortadella, rospo o topolino. Per anni, è stato il capo del Dipartimento Affari economici. Prima nominato da Giuliano Amato. Poi confermato da Carlo Azeglio Ciampi e da Lamberto Dini. Tra lui e Silvio Berlusconi, il rapporto e il filo è diretto. Loro due hanno già parlato della futura investitura. L'intesa è forte. E con Parisi a viale Mazzini, c'è da star tranquilli che l'ostilità verso Mediaset avrà la durezza del velluto. In fondo, è questo l'unico lato della faccenda che sta veramente a cuore al premier. Anche con il governo Prodi, con Parisi è quasi un ballo liscio. Infatti, è Fastweb a vincere la gara (battendo Telecom che farà ricorso), bandita dalla Consip per la fornitura dei servizi telefonici della pubblica amministrazione. Al tempo del Professore al potere, Parisi entra ed esce dall'ufficio a Palazzo Chigi di Daniele De Giovanni, eminenza grigia e ascoltatissimo consigliere. Un gran pontiere e un gran secchione. Un primo della classe che vuole riuscire in tutto. Il tipo di professionista ad alto tasso di trasversalità, agilissimo per fisico minuto e mente più che sveglia, artista del savoir faire che non sbaglia mai l'avversario con cui scontrarsi. Parisi è un esponente di rilievo della categoria degli umani che non conoscono il su e giù delle stagioni. Ma si godono la stabilità di una stagione unica fatta di una fila ininterrotta di incarichi collezionati. Qualunque sia il tempo, il potere, la politica. Il candidato alla direzione generale della Rai è duttile, mutante e capace di evolversi come un Pokemon dall'offerta multiplex. Il suo catalogo mostra quanto l'offerta sia vasta. Il Parisi sindacalista? C'è. Infatti, appena laureato, muove i primi passi nell'ufficio studi della Cgil dove conosce Guglielmo Epifani. Il Parisi anti-sindacato? C'è anche quello. Quando diventa il city manager del sindaco azzurro Gabriele Albertini elabora il Patto per Milano, un elenco di contratti per favorire le assunzioni. Ma il patto non fa il suo lavoro: non patteggia, spacca i sindacati, e si becca il gran rifiuto proprio della Cgil. Serve un Parisi a fianco dei padroni? Eccolo. Arriva in Confindustria con il sostegno dell'allora potentissimo Cesare Romiti. Entra dalla porta principale, chiamato al ruolo di direttore generale dal presidente Antonio D'Amato di cui diventa il gran suggeritore. Non è una delle più fulgide stagioni di viale dell'Astronomia. Certamente, è tra le più filo-governative, segnate dal grande afflato con il Cavaliere e dalla battaglia per l'articolo 18. Manca il Parisi manager privato? Macché. Voilà. La nuova veste viene infilata quando Luca di Montezemolo diventa capo degli imprenditori. È l'ora del trasloco. Questa volta verso i lidi di Fastweb, la creatura tlc di Francesco Micheli e Silvio Scaglia, proprio i due che, al tempo di Parisi uomo forte della giunta di Palazzo Marino, si erano aggiudicati il monopolio del cablaggio della città con l'operazione Aem-e.Biscom. Negli anni giusti, il nostro, la sera andava in via del Corso. A scoprirlo, in effetti, è Gianni De Michelis. Prima, se lo porta al ministero del Lavoro. Poi al ministero degli Esteri come capo della segreteria tecnica. In quell'enclave conosce fra gli altri, Maurizio Sacconi, Renato Brunetta, e soprattutto l'uomo che dagli anni Novanta in poi diventerà potentissimo: Giulio Tremonti, ora a capo del ministero che è azionista al 99,55 per cento della Rai. Alcuni di loro aderiranno all'Associazione amici di Mario Rossi (poi dedicata a Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Br), una lobby che dibatte e si riunisce per discutere di pubblica amministrazione e modernità. Ne sono coinvolti Tiziano Treu, la Moratti, Angelo Maria Petroni, consigliere Rai fedelissimo di Tremonti, e soprattutto il Letta del Nord, Bruno Ermolli, grande sponsor di Parisi nella partita Rai. Nel ring sempre più incandescente dove si gioca il futuro assetto dei vertici di viale Mazzini, lui non sembra dover temere rivali. Pochi hanno le sue relazioni altolocate e parallele, il curriculum da pokemon, il rapporto di lunga data con l'attuale presidente Rai Claudio Petruccioli che ha ottime probabilità di essere riconfermato. E la fiducia incondizionata del presidente del Consiglio. Dal canto suo, oltre che un molto desiderato miraggio, per Parisi la Rai può rappresentare un trampolino (non lo è quasi mai, ma per alcuni vedi Flavio Cattaneo lo è stata). Quello per tornare in circolo nel grande giro delle nomine del Palazzo di Roma, città che la famiglia non ha lasciato (sua moglie Anita preferisce fare la spola con New York, non con Milano). I tempi sono maturi. Parisi ha appena firmato una transazione con Telecom che chiude varie controversie legali e apre nuovi rapporti di collaborazione. Fastweb nel frattempo ha cambiato assetto ed è proprietà di Swisscom. Parisi, in questi anni, tra stock option e dividendi, ha già incassato fior di dobloni. Ora c'è il problema dello stipendio. Si cerca il varco o tra le pieghe della Finanziaria, o stralciando la legge o infilandolo nell'Olimpo dei 25 over 275 mila euro. Nel frattempo, il paese è in fiamme. A Viale Mazzini, dopo l'exploit delle intercettazioni, non ne parliamo: per attraversarlo si consiglia un giubbotto anti-proiettile. Soprattutto dopo la decisione del giudice di reintegrare Agostino Saccà. E nell'attesa dell'8 luglio, quando la Consulta si dichiarerà sulla legittimità della sospensione di Petroni dal cda. Superati questi ostacoli Pokemon Stefano ha tutte le carte per arricchire il suo catalogo con un Parisi Rai. Se no, non c'è da preoccuparsi. Ci sono ancora tanti fogli da riempire, magari con un Parisi garante di un'authority o con un Parisi papa. Perché no? Dagospia 04 Luglio 2008.

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IL FURBETTO DEL BOTULINO ELIO OLDRINI, "STAR" DELLA CHIRURGIA ESTETICA (MARINA DI SAVOIA, VANONI, MALGIOGLIO), È RICCO SFONDATO PECCATO CHE NON FOSSE UN MEDICO E CHE RIFILASSE (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

IL FURBETTO DEL BOTULINO ? ELIO OLDRINI, "STAR" DELLA CHIRURGIA ESTETICA (MARINA DI SAVOIA, VANONI, MALGIOGLIO), È RICCO SFONDATO ? PECCATO CHE NON FOSSE UN MEDICO E CHE RIFILASSE PRODOTTI "GUASTI"? Vittorio Malagutti per "L'espresso" Marina e Vittorio Emanuele di Savoia Quando i militari della Guardia di finanza sono entrati nella clinica per metterla sotto sequestro, non credevano ai loro occhi. Si aspettavano il lusso di un ambiente per soli Vip, veri o presunti. Ma certo non erano preparati allo sfarzo di quei locali nel centro di Milano, in un palazzo d'epoca in una delle zone più prestigiose della città. Soffitti altissimi, marmi e stucchi, arredi di pregio, obelischi e palle di cristallo, parquet intarsiati e alle pareti dipinti di gran valore. Tra questi anche un ritratto a grandezza naturale del padrone di casa. Proprio lui, Elio Oldrini, 50 anni, meglio conosciuto come 'il re del botulino', il guru della medicina estetica capace di cancellare rughe e affanni dai volti delle sue affezionate clienti. A forza di iniezioni Oldrini era diventato una sorta di celebrità nel suo campo. Operava di preferenza a Milano, ma su richiesta incontrava le pazienti anche a Roma, nelle stanze dell'Hotel Excelsior, oppure a Catania, in uno studio medico. La potenza del botox e il volano del passaparola ne avevano fatto una sorta di santone, con un codazzo di amici-fedeli-seguaci popolato da volti noti come Ornella Vanoni, Cristiano Malgioglio e Marina Doria, moglie di Vittorio Emanuele di Savoia. Un carrierone, almeno fino a quando un'inchiesta della Procura di Milano non ha mandato in frantumi l'immagine del presunto mago dell'eterna giovinezza. A fine aprile, dopo un anno di indagini, Oldrini è finito agli arresti domiciliari con l'accusa di esercizio abusivo della professione medica e associazione a delinquere per il commercio e la somministrazione di medicinali 'guasti o imperfetti' e privi di autorizzazione in Italia, dove venivano introdotti clandestinamente. Secondo il pm Elisa Moretti, il centro di questa attività era l'Istituto Mesoterapico, sede a Milano in un palazzo di viale Bianca Maria, controllato e gestito dallo stesso Oldrini. "Ma in tanti anni questi trattamenti non hanno mai provocato nessuna lesione", ha protestato Francesco Isolabella, legale del patron del Mesoterapico. E poi: "Le pazienti erano ben consapevoli di non avere a che fare con un vero medico", si legge nel primo ricorso (respinto) presentato dall'avvocato per la liberazione del suo assistito. Fatto sta che in aprile i magistrati hanno messo sotto sequestro il centro medico. Parte da qui un'indagine patrimoniale che sta riservando numerose sorprese. Si è scoperto per esempio che il guru del botulino era anche un campione del business immobiliare. Per i 500 metri quadrati (13 vani) della sua clinica era riuscito a spuntare un affitto di soli 78 mila euro all'anno, molto meno, quasi la metà, rispetto ai prezzi correnti in quella zona di Milano per un palazzo così prestigioso. Dalla carte risulta che il proprietario dell'immobile è l'Istituto dei ciechi. Oldrini non è certo uno sconosciuto ai vertici dello storico ente morale milanese. È in ottimi rapporti con Antonio Picheca, il segretario generale a cui fa capo la gestione dello sterminato patrimonio accumulato in oltre un secolo e mezzo di attività grazie ai lasciti di innumerevoli benefattori. A quanto sembra, però, Milano andava stretta all'imprenditore del botox. Abitava a pochi metri dalla sua clinica, ma la passione per gli affari lo aveva portato lontano. La sua residenza ufficiale stava al sole dei Caraibi, nell'accogliente e vacanziera Santo Domingo, e nel corso degli anni Oldrini aveva comprato casa negli Stati Uniti e anche in Turchia. Un patrimonio milionario, che adesso gli investigatori della Guardia di finanza stanno mettendo a confronto con le ultime dichiarazioni dei redditi del proprietario del Mesoterapico. In base ai bilanci ufficiali, infatti, la sua azienda fatturava circa un milione di euro l'anno con utili minimi, poche decine di migliaia di euro. Numeri irrisori, che a prima vista sembrano difficili da conciliare con il gran via vai di clienti che ogni giorno venivano ricevuti nel palazzo di viale Bianca Maria. La fama della clinica milanese cresceva di anno in anno anche grazie alle frequentazioni Vip del suo fondatore. Le cronache mondane raccontano per esempio dell'amicizia con i Savoia, che hanno spalancato a Oldrini le porte di molti salotti. E così, di anno in anno, i fan del botulino aumentavano. Pochi testimonial dal nome altisonante servivano da traino a decine di clienti ordinari, quelli che portavano fatturato. Un vero trionfo delle pubbliche relazioni applicate alla medicina, o presunta tale. Tutto bene, niente di illegale, se non fosse che l'indagine della magistratura ha scoperchiato un giro vorticoso di farmaci illegali. Prodotti per uso ospedaliero come il Botox e il Dysport, che in Italia non possono essere somministrati nei trattamenti estetici. Motivo? Semplice: hanno un contenuto molto elevato di principio attivo e possono provocare gravi lesioni ai pazienti, addirittura la morte. Secondo l'accusa, Oldrini si riforniva all'estero: Francia, Turchia, Grecia. In questo modo, oltre ad aggirare i divieti, riusciva a tagliare i costi di approvvigionamento. Che senza la scorciatoia del contrabbando dovevano essere molti elevati. Basti pensare che la spesa per una sola confezione di Dysport può superare gli 800 euro. E i controlli? Possibile che il patron del Mesoterapico sia riuscito a costruirsi la fama del guru sfruttando le miracolose doti taumaturgiche di farmaci vietati, anzi "guasti e imperfetti", secondo quanto recita l'ordinanza di custodia cautelare? A ben guardare, gli incidenti di percorso non erano mancati. Oldrini era recidivo. A Torino era già stato denunciato per esercizio abusivo della professione medica. Nel 2004 arriva la condanna, ma il caso viene chiuso con una sanzione di soli 3.040 euro. Nel giugno del 2006 un'ammenda di 6.280 euro è sufficiente per sanare un'altra violazione di legge per l'uso di farmaci non in regola. Non aveva un passato immacolato neppure Matteo Andreoli, il direttore sanitario del Mesoterapico finito anche lui agli arresti insieme al suo principale. Andreoli, che invece medico lo è per davvero, nel giugno del 2007 si era lasciato alle spalle con un patteggiamento l'inchiesta su uno studio odontoiatrico dove lavorava personale non autorizzato. Anche lui, comunque, era riuscito a cavarsela a buon mercato: una semplice multa di 3.420 euro. Sembravano indagini per fatti tutto sommato marginali. Che però suonavano come segnali d'allarme per due professionisti non proprio al di sopra di ogni sospetto. Niente da fare. Il botulino è un grande affare. Porta fama e ricchezza. I clienti aumentano e Oldrini ormai è lanciatissimo. Nella primavera del 2007, forse dopo la denuncia di una paziente insoddisfatta, la Procura di Milano inquadra nel mirino quella che da tutti veniva dipinta come la clinica dei Vip. Il guru è marcato stretto per mesi e mesi. I suoi telefoni vengono messi sotto controllo. Gli investigatori frugano perfino nella spazzatura del Mesoterapico a caccia di prove sull'uso di farmaci illegali. Due agenti donna della Guardia di finanza prendono appuntamento per un trattamento estetico. L'indagine seguiva una pista precisa. All'inizio dell'anno scorso, infatti, i carabinieri del Nas avevano già bussato alla porta del centro medico, mettendo sotto sequestro alcuni prodotti irregolari. La tempesta è in arrivo, ma Oldrini non sembra granché preoccupato da quei nuvoloni neri all'orizzonte. Si sente in una botte di ferro. E se ne vanta al telefono, che è intercettato dalle Fiamme gialle. Quando parla a un amico del primo sequestro, quello dei Nas, il mago del botulino racconta con orgoglio di aver visto arrivare i militari. Appena in tempo - spiega - per mettere al sicuro la merce più compromettente. Un dribbling da furbetto. L'ultimo. Dagospia 04 Luglio 2008.

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IL GIUDICE GANDUS, IN ATTESA DELLE LEGGI BLOCCA-PROCESSI E LODO ALFANO, SEPARERÀ LA POSIZIONE DEL CAV. DA QUELLA DI MILLS? VERDETTO-LAMPO CHE PARLANDO DI MILLS, DEMOLIREBBE SILVI (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

IL GIUDICE GANDUS, IN ATTESA DELLE LEGGI BLOCCA-PROCESSI E LODO ALFANO, SEPARERÀ LA POSIZIONE DEL CAV. DA QUELLA DI MILLS? ? VERDETTO-LAMPO CHE PARLANDO DI MILLS, DEMOLIREBBE SILVIO? Paolo Colonnello per La Stampa Silvio su La Stampa Il conto - giudiziario - alla rovescia, per il premier è cominciato. Oggi a Napoli si svolgerà l'udienza camerale tra accusa e difesa per stabilire davanti al gip quali intercettazioni, tra le 9 mila realizzate per l'imbarazzante feuilleton di "pornopolitica" che coinvolge Silvio Berlusconi, potranno essere ammesse alle udienze preliminari del processo per corruzione del manager Rai, Agostino Saccà. Secondo i capi d'imputazione, la promessa di 30 milioni di euro da investire in future attività imprenditoriali in cambio di favori in Rai per alcune fanciulle care al Cavaliere e il tentativo di far cambiare casacca a un senatore della passata maggioranza Prodi. Il bello è che buona parte di quanto già ampiamente pubblicato dai giornali, regolarmente depositato alle parti come previsto dall'articolo 415 bis, potrebbe essere considerato "penalmente irrilevante" e dunque mandato al macero. E sarebbe proprio un bel paradosso, visto che sui "si dice" di queste intercettazioni, in particolare di quelle non ancora pubblicate e che forse nessuno potrà veramente mai leggere (la loro rilevanza nel processo dovrebbe essere pari a zero), si potrebbe arrivare vicino a una seria crisi di governo. Bisognerà ovviamente vedere se chi ne possiede copia si adeguerà all'eventuale ordine di distruzione promanato dal gip napoletano. Ma sarebbe acqua al mulino dei sostenitori del decreto anti-intercettazioni. Da lunedì invece si ricomincerà a Milano con una nuova udienza al processo per la corruzione dell'avvocato inglese David Mills: secondo l'accusa, 600 mila dollari versati da Silvio Berlusconi per comprare la testimonianza del legale londinese in vecchi processi. A dispetto delle attese e del fuoco di sbarramento che da un mese in qua accompagna il dibattimento presieduto dalla "ricusanda" Nicoletta Gandus, l'udienza di lunedì si prevede noiosa e moscia. Piena di numeri e tecnicismi, dovrebbe vedere come protagonisti i consulenti dei difensori Niccolò Ghedini e Pietro Longo chiamati ad analizzare i flussi finanziari dei complicati conti e investimenti di Mills, nonché della galassia berlusconiana. Sbadiglio assicurato insomma, sebbene non sia escluso l'intervento di variabili interessanti contenute in alcuni files ritrovati nel computer di Mills a Londra, come anticipato ieri dall'Espresso. Con uno scenario per l'accusa che ipotizzerebbe somme ben superiori ai 600 mila dollari ricevuti da Mills per mentire ai processi di "Mister B." Il problema è che di questi soldi non esiste una traccia precisa e nulla riesce a ricondurli direttamente a Berlusconi. Nemmeno un fondo internazionale da cui passarono, il Torrey Fund, utilizzato pare dal defunto cugino del Cavaliere, Carlo Bernasconi, per omaggiare "l'amico David" di almeno 500 mila sterline. Ma Bernasconi, appunto, è morto e non potrà testimoniare. Berlusconi nega ovviamente tutto. E Mills, dopo un'iniziale confessione, ha cambiato almeno 5 volte versione. Il giudice Nicoletta Gandus I tempi di prescrizione stringono e un'eventuale nuova contestazione suppletiva potrebbe non reggere di fronte all'impazienza del giudice Gandus. C'è però una mina vagante che, dopo tanti sforzi per cambiare a suo favore le leggi in Parlamento, potrebbe deflagrare sulla strada del Cavaliere. E cioè che il giudice Gandus, in attesa dell'entrata in vigore delle leggi blocca-processi e Lodo Alfano, decida di separare la posizione di Berlusconi da quella di Mills. Arrivando a sentenza quasi immediata per quest'ultimo. A questo punto si avrebbe un effetto perverso con una requisitoria e un verdetto che parlando di Mills, si rivolgerebbero in realtà a Berlusconi. Certo, a mandare di nuovo tutto per aria potrebbe essere il 10 luglio una decisione della Corte d'Appello sulla ricusazione presentata dai legali di Berlusconi. Un nodo che, finché non verrà sciolto, impedirà l'emissione di qualsiasi sentenza. I pronostici danno come improbabile una decisione favorevole alle difese del Cavaliere, ma esiste un ulteriore cavillo, contenuto nelle carte, che potrebbe spingere i legali a presentare in quella sede un'eccezione di costituzionalità che, se accolta dai giudici di secondo grado, potrebbe sospendere "a divinis" ogni eventuale sentenza. La corsa potrà fermarsi solo a fine mese, quando passerà il Lodo Alfano che dovrebbe mettere al sicuro Berlusconi almeno per il prossimo quinquennio. Dagospia 04 Luglio 2008.

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Berlusconi: contro di me solo fango (sezione: Intercettazioni)

( da "Stampaweb, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

ROMA All'indomani della rinuncia a partecipare alla puntata tv di "Matrix", il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi torna ad attaccare la magistratura. "Ci sono dei giudici che non accettano il verdetto delle urne, dal '94 in poi contro di me sono state inventate delle accuse fasulle, lo sapevano anche loro che erano fasulle ma faceva comodo creare questo fango mediatico che mi portava anche alla possibilità di non essere producente sul piano politico". Lo ha detto il presidente del Consiglio silvio Berlusconi durante una conferenza stampa a palazzo Chigi. Il premier: "Io, sempre assolto" Berlusconi difende inoltre la norma blocca-processi che, dice, "non è per me. Io rinuncio assolutamente a qualsiasi vantaggio, non ho bisogno di nuove norme, mi sono sempre difeso nei processi". Il premier ricorda poi di aver sempre avuto "assoluzioni totali perché il fatto non sussiste o perché non ho commesso il fatto". Quindi insiste: "Non ho bisogno di essere salvato". "Tante cose in questi due mesi" Quanto all'operato dell'esecutivo, il premier rivendica "le tante cose fatte in due mesi" e, in conferenza stampa, attacca i media che invece si concentrano "su fatti che nulla hanno a che vedere con la politica" e portano in primo piano "gli attacchi continui della magistratura" che vuole sovvertire il voto popolare. Ma, aggiunge "abbiamo una vasta esperienza in proposito e non ci impressioniamo. Il tentativo di farmi fuori nel '94 ha funzionato, ma ora è destinato a fallire". Nel cdm non si parla del decreto Nel frattempo il gip di Napoli, Luigi Giordano, si è riservato di decidere sulla richiesta da inoltrare al Parlamento per utilizzare le telefonate tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e l'ex direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà. Il giudice dovrebbe pronunciarsi entro sette giorni e dovrà anche esprimersi in merito alla questione di competenza territoriale sollevata dai legali del premier che vorrebbero che il procedimento fosse trasferito nella capitale. Il decreto legge sulle intercettazioni oggi non è stato esaminato dal Consiglio dei ministri. LINK + Berlusconi rinuncia a Matrix e al dl + Mentana: "Un regalo di compleanno a Veltroni" + L'ira di Silvio: "E' pornopolitica" + Csm: irragionevole la blocca-processi.

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Beppe Grillo parteciperà in videoconferenza. Marco Travaglio sul palco Parisi in piazza, Grillo in v... (sezione: Intercettazioni)

( da "Corriere.it" del 04-07-2008)

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Beppe Grillo parteciperà in videoconferenza. Marco Travaglio sul palco Parisi in piazza, Grillo in video Tutto pronto per l'8 luglio Martedì la manifestazione anti-premier in Piazza Navona. I promotori: "Tante adesioni da sezioni del Pd" Beppe Grillo sul palco del V2-Day in piazza San Carlo a Torino (Ansa) ROMA - Ci saranno politici e personaggi dello spettacolo alla manifestazione anti-premier in programma a Piazza Navona. Tutti in piazza per protestare contro i provvedimenti in materia di giustizia e intercettazioni del governo Berlusconi. Senza essere afflitti dal "complesso di piazza San Giovanni" cioè dall'ansia di portare un milione di persone. L'appuntamento è per l'8 luglio alle 18 e i promotori dell'iniziativa, il direttore di Micromega, Paolo Flores D'Arcais, Pancho Pardi, Furio Colombo e Antonio Di Pietro (leader dell'Idv, unico partito presente in Parlamento ad aver aderito) hanno spiegato in una conferenza stampa a Montecitorio che alla manifestazione ci sarà anche tanta gente del Partito democratico nonostante il vertice del partito abbia deciso di non aderire. "Stanno arrivando tante adesioni di sezioni del Pd, anche da altre città. Tanta gente autorganizzata, al punto che non siamo assolutamente in grado di fare previsioni sull'affluenza". GRILLO IN VIDEOCONFERENZA - La manifestazione di Piazza Navona serve a difendere una "giustizia indipendente e un'informazione libera", spiega Di Pietro. L'elenco delle adesioni lo fa Flores: sul palco si alterneranno Marco Travaglio, Sabina Guzzanti, Ascanio Celestini, Andrea Camilleri, Rita Borsellino, Moni Ovadia, Lidia Ravera e Arturo Parisi. A causa di impegni lontani da Roma, non sarà presente Beppe Grillo che però interverrà in videoconferenza. "Ci sarà anche il professor Alexian Spinelli, rappresentante del popolo Rom, e molti militanti del Pd - sostiene Flores - che si stanno organizzando per essere presenti. Oltre a semplici cittadini". SLOGAN - Tre gli slogan scelti: "L'articolo 3 della Costituzione - spiega ancora Flores - che parla dell'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge; poi, secondo slogan, la scritta che campeggia in tutti i tribunali, "la legge è uguale per tutti". Infine, il terzo: la frase di una sentenza della Corte Suprema degli Stati uniti del 1972 che sembra scritta per l'Italia di oggi". A citarla è Furio Colombo: "Nessun governo potrà censurare la libertà di stampa affinchè la stampa sia libera di censurare i governi". NUMERI - Su quanti saranno in piazza martedì prossimo, Pardi sottolinea: "Non abbiamo il complesso di piazza San Giovanni. Anche se non ci saranno un milione di persone l'importante è esserci e lanciare un messaggio. Questa è un'iniziativa civile che punta a riaprire un nuovo ciclo" a dimostrare anche che "piazza e riformismo vanno perfettamente d'accordo. La sensazione - conclude - è che può ricominciare un nuovo cammino". Di Pietro spiega che "non ci sarà nessuna conta" e che l'opposizione è unita. Sulle presunte divisioni con il Pd, che non ha aderito lanciando invece la proposta di una manifestazione per autunno, l'esponente del Pd, Colombo, aggiunge: "È impossibile immaginare che io possa averlo fatto contro il Pd. Sono un fondatore di quel partito dopo essere stato tutta la vita estraneo ai partiti o al massimo ospite. È perfettamente legittimo manifestare in autunno, e io ci sarò, ma non contraddice l'importanza di incontrare i cittadini in questo momento". stampa |.

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SILVIO: PIÙ FORTE DEI PETTEGOLEZZI IL GIUDICE CARNEVALE PRO-CAV. GASPARRI: DI PIETRO SEMBRA VITO CATOZZO UN'INIZIATIVA DELLA CARFAGNA: IL GARANTE PER L'INFANZIA PM: "ALLA D (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

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SILVIO: PIÙ FORTE DEI PETTEGOLEZZI ? IL GIUDICE CARNEVALE PRO-CAV. ? GASPARRI: DI PIETRO SEMBRA VITO CATOZZO ? UN'INIZIATIVA DELLA CARFAGNA: IL GARANTE PER L'INFANZIA ? PM: "ALLA DIAZ FU PESTAGGIO"? © Foto U.Pizzi"> Silvio Berlusconi © Foto U.Pizzi 1 - BERLUSCONI: GOVERNO PIU' FORTE DI FANGO E PETTEGOLEZZI? (Adnkronos) - Esordisce difendendo a spada tratta il lavoro del suo governo nei primi due mesi: 'Sono estremamente soddisfatto della mia squadra e del lavoro eccezionale che siamo riusciti a fare, perche' siamo andati dritti nella realizzazione dei nostir impegni elettorali, forti dei precedenti cinque anni di esecutivo. E sostenuto dall'entusiasmo e dalla passione di ministri nuovi e giovani'. Poi un nuovo affondo contro i giudici: 'Tutta l'attenzione si concentra su fatti che non hanno nulla a che vedere con il programma di governo che ancora portano in primo piano quell'attacco continuo di certa magistratura a chi, scelto dal Paese, deve governare e si pensa debba essere cambiato con un sovvertimento del voto popolare degli italiani'. In una conferenza stampa a palazzo Chigi con ben sei ministri, il Cavaliere parte anche all'attacco sul gossip di questi giorni nato da voci su alcune intercettazioni telefoniche con protagonista il premier:'Nonostante i pettegolezzi e il fango che si butta sul presidente del Consiglio e su alcuni ministri, secondo i sondaggi l'apprezzamento degli italiani cresce'. Poi torna sulla sua vicenda giudiziaria: 'Non voglio nessun vantaggio, mi salvo e mi difendo da solo'. Quindi, non c'e' bisogno di 'nuove norme' salva-processi, ne' di un decreto legge per le intercettazioni. Il leader del Pdl bacchetta piu' volte la stampa. Lo fa in apertura dell'intervento: 'Noi lavoriamo tanto e troppo, ma quello che appare sui giornali e in tv ci da' un panorama completamente diverso da quello di un governo e di un Parlamento intenti a fare cose utili per il Paese'. Altre critiche alla fine: 'Ora parto per il Giappone dove partecipero' al G8'. In agenda ci sono tanti temi importanti, come quello dell'energia e il problema della fame nel mondo. 'Tutti problemi molto seri, che francamente fanno vedere come piccole cose da cortile tutte le situazioni che, invece, invadono le pagine dei nostri provincialissimi giornali'. 2 - GIUDICE CARNEVALE: PM INDAGANO SOLO DA UNA PARTE? (Agi) - 'L'azione penale e' obbligatoria. Trovo singolare, tuttavia, che si indaghi sempre a destra. Evidentemente, Berlusconi non e' simpatico ai magistrati di Milano'. Lo afferma il giudice Corrado Carnevale in un'intervista al sito cattolico papanews.it. 'Lascio a lei - dice al giornalista - ogni commento ulteriore, che sarebbe peraltro facilissimo'. Riguardo a verbali e intercettazioni, il presidente di sezione della Cassazione ritiene che bisognerebbe perseguire non la stampa 'ma chi li fa uscire'. 'Ed e' intuibile - dice - chi sia. In Italia, ormai, si vive con l'incubo patologico delle intercettazioni: e' assurdo che fatti irrilevanti, cioe' puro gossip, finiscano in pasto all'opinione pubblica. Mi chiedo - aggiunge -quanto costano allo Stato queste intercettazioni'. Secondo Carnevale, 'i magistrati che svolgono degnamente il loro mestiere, rappresentano la maggioranza della categoria, ma alcuni invece di andare in Tv farebbero meglio ad approfondire la conoscenza dei codici e delle carte processuali'. Nell'intervista, l'alto magistrato non risparmia una frecciata a Di Pietro. 'Oggi - confida ? mi pento di averlo fatto promuovere al concorso in Magistratura'. © Foto U.Pizzi"> Anna Finocchiaro © Foto U.Pizzi 3 - FINOCCHIARO: PERCHE' GOVERNO INSISTE SU SALVA-PROCESSI? (Apcom) - "Questa mattina il Presidente del Consiglio ha annunciato in conferenza stampa di volere rinunciare ad avvalersi della norma salva-processi contenuta nel decreto sulla sicurezza. Poche ore dopo il Ministro della Giustizia Alfano dichiara che non ci sarà nessuno stralcio della norma dal decreto sicurezza. Perchè questa insistenza?". E' quanto chiede Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato che aggiunge: "Se non è fatta per il premier e se non è una norma ad personam il governo farebbe bene a stralciarla perchè tutto il mondo della giustizia, tutto, la considera sbagliata, perchè getta nel caos i tribunali e non si capisce perchè si debbano sospendere reati per i quali si chiede di aggravare la pena". "Hanno fatto retromarcia sul decreto intercettazioni grazie alla battaglia dell'opposizione - sottolinea Finocchiaro -. E' bene che sappiano che senza il ritiro della norma salva-processi dal dl sicurezza qualsiasi ipotesi di confronto costruttivo sui temi della giustizia, di cui invece ci sarebbe molto bisogno, rischia di essere preclusa". 4 - CARFAGNA: "AVREMO PRESTO GARANTE INFANZIA"? (Italpress) - "Avremo presto un garante per l'infanzia". Cosi' il ministro per le Pari Opportunita', Mara Carfagna, dopo il Cdm. "Abbiamo introdotto una nuova figura di reato, lo stalking - ha aggiunto -, e abbiamo varato un ddl contro la violenza sessuale tende a rafforzare la tutela penale introducendo delle aggravanti". Quindi il premier Silvio Berlusconi ha spiegato che "presto ci sara' una profonda rivisitazione di norme e metodi per le adozioni". 5 - 8 LUGLIO: CI SARA' ANCHE PARISI, GRILLO IN VIDEO? (Agi) - Molti personaggi del mondo dello spettacolo, qualcuno di quello politico, tutti in piazza per protestare con tro i provvedimenti in materia di giustizia e intercettazioni del governo Berlusconi. Senza pero' essere afflitti dal "complesso di piazza San Giovanni" cioe' dall'ansia di portare un milione di persone. L'appuntamento e' per l'8 luglio a piazza Navona a Roma (ore 18) e i promotori dell'iniziativa, il direttore di 'Micromega', Paolo Flores D'Arcais, Pancho Pardi e Furio Colombo, hanno spiegato in una conferenza stampa a Montecitorio il senso di questa manifestazione negando che ci sia alcuna divisione con il Pd. Una iniziativa che serve per difendere una "giustizia indipendente e un'informazione libera" come sottolinea Antonio Di Pietro, rappresentante dell'Idv, unico partito presente in Parlamento ad aver aderito. L'elenco delle adesioni lo fa Flores: sul palco si alterneranno Marco Travaglio, Sabina Guzzanti, Ascanio Celestini, Andrea Camilleri, Rita Borsellino, Moni Ovadia, Lidia Ravera e Arturo Parisi. A causa di impegni lontani da Roma, non sara' presente Beppe Grillo che pero' interverra' in videoconferenza. "Ci sara' anche il professor Alexian Spinelli, rappresentante del popolo Rom, e molti militanti del Pd - sostiene Flores - che si stanno organizzando per essere presenti. Oltre a semplici cittadini". © Foto U.Pizzi"> Maurizio Gasparri © Foto U.Pizzi 6 - GASPARRI: DI PIETRO TRA CATOZZO E ZORRO DI CICCIO E FRANCO? (Agi) - "Temo che il Partito Democratico sia un po' condizionato da un'agenda dettata da Di Pietro. Che ormai e' una via di mezzo tra Vito Catozzo di 'Drive In' e la parodia del film di Zorro di Ciccio e Franco. A Di Pietro piace questo ruolo, ha un suo mercato e condiziona un po' anche il Pd. Che pero' dovrebbe valutare un percorso piu' serio, come ha detto tante volte Walter Veltroni, ma poi purtroppo, alla fine, anche lui segue troppo spesso alcune suggestioni massimaliste e da cabaret che ha scelto Di Pietro. Il Pd ritrovi un percorso maturo di un partito di opposizione'. Lo afferma al quotidiano online Affaritaliani.it il capogruppo al Senato del Popolo della Liberta', Maurizio Gasparri. 7 - GASPARRI: DOPO INSULTI IDV NO ORLANDO ALLA VIGILANZA? (Apcom) - "Io che sono sempre stato possibilista sull'elezione di Leoluca Orlando, dopo la campagna di insulti, offese e violenze verbali dell'Italia dei Valori mi pare purtroppo non praticabile l'elezione di Orlando". Lo afferma Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, parlando ad Affariitaiani.it della presidenza della Commissione di Vigilanza. A proposito della Rai, aggiunge, "mi permetto di ricordare che è già stata convocata l'assemblea per il rinnovo dei vertici dell'azienda, che sono scaduti il 31 maggio. Il rinnovo è essenziale e quindi non c'è bisogno di aspettare l'autunno, come sulle riforme. E' ovvio che prima c'è la Vigilanza. L'opposizione ha diritto di avere quell'incarico e ha il dovere di trovare soluzioni diverse. Perché in una commissione di garanzia non può andare un esponente di un partito che ha fatto dell'insulto anche personale la sua unica linea politica". 8 - DEFICIT SANITÀ, LAZIO COMMISSARIATO, MARRAZZO COMMISSARIO? (Apcom) - La Regione Lazio è stata commissariata per il deficit sanitario e ora deve uniformarsi "alle Regioni più efficienti". Lo ha affermato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, dopo la nomina del governatore Piero Marrazzo a commissario 'ad acta' per realizzare il piano di rientro del disavanzo. Nel Consiglio dei ministri, ha detto Sacconi in conferenza stampa, "è stata commissariata la sanità del Lazio, con il presidente della Regione che diventa nostro commissario sulla base di un mandato in 11 punti per attuare il piano di rientro. Questo significa che la sanità continuerà a essere finanziata con fondi incrementali rispetto agli anni precedenti, perchè i tagli sono solo rispetto alle aspettative e ai sogni". Tuttavia, ha sottolineato il ministro, "occorre anche gestire la spesa sanitaria perchè si uniformi alle Regioni più efficienti e, in questo contesto, la decisione tempestiva e non semplice che è stata presa oggi ha un significato". Il cadavere di Giuliani al G8 di Genova 9 - GABRIELLA ALEMANNO NUOVO DIRETTORE AGENZIA TERRITORIO? (Apcom) - Gabriella Alemanno sarà la prossima direttrice dell'Agenzia del territorio. Il consiglio dei ministri, si legge nella nota conclusiva, "ha avviato la procedura per la nomina del dirigente di prima fascia, Gabriella Alemanno (sorella del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ndr), a direttore dell'Agenzia del territorio. Sulla proposta sarà acquisito il parere della Conferenza unificata". 10 - PM: NO RESISTENZA MANIFESTANTI, AL G8 DI GENOVA FU PESTAGGIO? (Agi) - Lesioni gravi, fratture di arti, ematomi, contusioni, traumi cranici, ferite: e' lungo l'elenco delle 'lesioni gravi' riportate dai manifestanti 'pestati' dalla polizia all'interno della scuola Diaz durante il G8 e ricordate, nell'aula bunker di Palazzo di Giustizia di Genova, dal pm Francesco Cardona Albini che oggi ha proseguito la requisitoria, iniziata ieri dal collega Enrico Zucca, nell'ambito del processo sulla sanguinosa irruzione nell'edificio di via Cesare Battisti durante il G8 del 2001. 'Fu un pestaggio - ha sottolineato il magistrato - e non venne mai fornita alcuna prova che vi fosse una giustificazione al comportamento degli uomini che entrarono alla Diaz. Non fu posta alcuna resistenza da parte dei manifestanti, non ci fu alcun lancio di oggetti e non c'e' alcuna prova sul luogo specifico del ritrovamento di armi all'interno della scuola. Anzi - ha sottolineato il pm - abbiamo provato la provenienza esterna delle due molotov'. Nel corso della giornata viene esaminata l'attivita' di 'messa in sicurezza e bonifica dei luoghi alla quale possono essere ricondotte le percosse e le violenze nei confronti dei manifestanti - ha proseguito il magistrato - incompatibili con qualsiasi possibile resistenza, come provato dai referti medici. L'ipotesi poi delle ferite pregresse - ha spiegato Cardona Albini - contrasta palesemente con le migliaia di immagini e con la documentazione medica prodotta dalle parti offese. Le testimonianze raccolte hanno inoltre provato che non c'erano feriti ne' armi o bastoni o oggetti contundenti come quelli visti durante gli scontri di piazza con i black block'. 11 ? TUTTI A MESSA Mentre Antonio Di Pietro sceglie di chiamare parte dell'opposizione in piazza, la fondazione e rivista "Formiche" preferisce insistere sulla linea del dialogo. L'occasione è data dalla presentazione del nuovo libro del giornalista Giuliano Torlontano "L'alba della Terza Repubblica" (ed. Marsilio-Formiche). Ne discuteranno infatti il ministro Roberto Calderoli, i capigruppo di Udc e Pdl Pier Ferdinando Casini e Fabrizio Cicchitto e l'ex presidente del Senato Franco Marini. Il dibattito si terrà proprio l'8 luglio dalle ore 17 presso Palazzo Wedekind, sede del quotidiano "Il Tempo". "La scelta della data - spiega Paolo Messa di Formiche - non è casuale: vogliamo dimostrare che è possibile resistere alle sirene della piazza e dello scontro istituzionale. Continuare a dialogare sul tema delle riforme è possibile". © Foto U.Pizzi"> Arturo Parisi con Giuliano Amato © Foto U.Pizzi 12 ? PARISI GLASNOST La Stampa - "Non m'arrendo alla normalizzazione oligarchica del partito". L'ex ministro Arturo Parisi va all'attacco della direzione del Pd: "Un mini-organismo formato da correnti e nominato da 10 capicorrenti o meglio da otto capi più due mezzi capi che vi lascio individuare". Parisi ha deciso, con Gad Lerner, di non accettare la nomina nell'organo direttivo e ha detto che non sarà presente alla riunione del 10 luglio. Ha anche ipotizzato di non prendere la tessera: "Quello del tesseramento (al via nei prossimi mesi, ndr) è un tema delicato, ma l'esperienza dice che quel che ci aspetta è un partito di pacchetti di tessere". E l'8 potrebbe scendere in piazza con Di Pietro. 13 ? COSSIGA VA DA D'ALEMA Il portavoce del Senatore a vita Francesco Cossiga rende noto che il Presidente Emerito si recherà alla sede della Fondazione Italiani Europei per salutarne il Presidente, l'amico e collega Massimo D'Alema. Sono previsti gli scambi di auguri di buone vacanze e quelli per questo povero Paese. Dagospia 04 Luglio 2008.

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UNA FARSA CHIAMATA ONU L'AMBASCIATORE DI MOSCA RINVIA UNA SEDUTA PER VEDERE LA PARTITA SPAGNA-RUSSIA L'INVIATO IN BIRMANIA ASPETTA IL VISTO DA 4 MESI DELLE NAZIONI UNITE NON (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

UNA FARSA CHIAMATA ONU ? L'AMBASCIATORE DI MOSCA RINVIA UNA SEDUTA PER VEDERE LA PARTITA SPAGNA-RUSSIA ? L'INVIATO IN BIRMANIA ASPETTA IL VISTO DA 4 MESI ? DELLE NAZIONI UNITE NON FREGA NIENTE A NESSUNO? Maurizio Molinari per "La Stampa" Vitaly Churkin è l'inflessibile ambasciatore russo all'Onu che più di una volta ha tenuto in scacco il Consiglio di sicurezza su Iran e Kosovo, ma è anche un accanito tifoso di calcio e quando la sua nazionale ha guadagnato le semifinali degli Europei non ha esitato a chiedere - e ottenere - il rinvio di un'importante seduta sul Medio Oriente, per potersi vedere in tranquillità il match con la Spagna. In altri tempi la diplomazia del Cremlino avrebbe fatto scelte differenti per difendere i propri interessi sullo scacchiere arabo-israeliano ma il passo di Churkin, come il fatto che nessuno si sia opposto, è la cartina di tornasole di un fenomeno che un crescente numero di veterani del Palazzo di vetro descrive parlando, con amarezza, di "irrilevanza dell'Onu". Il riferimento non è tanto al fallimento del negoziato sul Kosovo o alle trattative multilaterali sul nucleare di Iran e Corea del Nord gestite fuori dal Palazzo di Vetro quanto a una miriade di episodi che si sono succeduti a ritmo incalzante negli ultimi mesi mettendo in evidenza una lampante carenza di credibilità dell'Onu. Per accorgersene basta guardare a quanto sta avvenendo in Birmania dove l'inviato Onu, Ibrahim Gambari, nominato dopo la repressione dello scorso settembre, è da quattro mesi in attesa di un visto di entrata che la giunta di Rangoon continua a rinviare. "Non abbiamo idea di quando Gambari tornerà in Birmania", ammette il portavoce Brandon Varma. Ma ai berretti blu del contingente Onu in Darfur è andata anche peggio: senza indossarli le forze del contingente di pace africano non possono rappresentare a pieno titolo le Nazioni Unite e il governo del Sudan, che non vede di buon occhio la missione, non ha fatto altro che tenerli sequestrati per oltre tre mesi dentro un container nello scalo di Karthum. Il braccio di ferro fra Onu e governo sudanese per sbloccare circa quattromila berretti ha trasformato quasi in "farsa" - questa è l'espressione che alcune feluche adoperano - una missione umanitaria che a parole l'intero mondo afferma di volere per bloccare il genocidio di civili in Darfur. Foto da Repubblica"> Gli scontri in Birmania Foto da Repubblica Il presidente sudanese Omar al-Bashir aveva già saggiato la vulnerabilità dell'Onu in primavera, riuscendo a bloccare con un semplice veto l'arrivo in Darfur di ingegneri scandinavi incaricati di costruire strade nel deserto, facendo invece entrare quelli cinesi dei quali si fida di più. Ma sul Darfur la vicenda più imbarazzante riguarda gli elicotteri del contingente. Il Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, non riesce a trovare i 12 velivoli da pattuglia e trasporto senza i quali nessuna operazione nel deserto potrà svolgersi. Li va cercando dal luglio 2007, quando li chiese anche all'allora premier Romano Prodi durante una visita a Roma, ma tanto l'Italia quanto altri Paesi come Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania si sono tirati indietro, facendo presente che le rispettive forze impegnate in Libano, Afghanistan o altrove sono tante e tali che al Darfur dovrà pensarci qualcun altro. Se il Sudan tiene facilmente nell'angolo l'Onu pur essendo soggetto a una risoluzione redatta sotto il capitolo VII della Carta - che prevede l'uso della forza militare se il Paese in questione si oppone - l'Eritrea è addirittura riuscita a metterla in fuga. Risale a febbraio la decisione del governo di Asmara di tagliare i rifornimenti di carburante ai 1700 uomini del contingente "Unmee", schierati dal 2000 lungo i confini con l'Etiopia dopo un conflitto che fece circa 70 mila morti. Asmara rimproverava ai caschi blu di non riuscire a far rispettare il confine internazionale all'Etiopia e il taglio del carburante ha obbligato i soldati a levare le tende. Il Consiglio di sicurezza non è stato in grado di trovare altre fonti di approvvigionamento e così a fine giugno ha iniziato a discutere lo scioglimento dell'"Unmee" che sarà rimpiazzato da un "avamposto di osservatori in territorio etiope", ovvero un pugno di uomini per sorvegliare una frontiera che si estende per circa mille chilometri. A Shola Omoregie, inviato di Ban in Guinea Bissau, va anche peggio. La sua missione è combattere il traffico della droga che arriva dal Sud America e viene da lì inviata verso l'Europa o il Sud Africa. I narcotrafficanti gestiscono operazioni imponenti grazie a una flotta di barchini veloci nelle acque del Golfo e a pesanti complicità locali ma Omoregie per fronteggiarli non ha né gommoni né veicoli a motore, al punto da essere obbligato a far muovere in taxi i suoi pochi collaboratori. Pur spostandosi in quest'anomala maniera gli investigatori Onu sono comunque riusciti a intercettare un carico di droga. E c'è chi giura che se la sarebbero venduta, per comprare finalmente una macchina. "Ma ora l'auto è ferma perché non hanno i soldi per la benzina", racconta un diplomatico al corrente della vicenda, aggiungendo un ulteriore dettaglio: "Hanno i telefonini con le batterie rotte, per farli funzionare devono attaccarli alla corrente in un negozio locale". Dagospia 04 Luglio 2008.

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BOCCA IN MEMORIA DI RINALDI: LO STIMAVO, ANCHE SE M'AVEVA SPOSTATO LA RUBRICA - QUEL RODOTÀ LÌ DEV'ESSERE PIÙ PETTEGOLO DELLA COLLEGA MARIA LAURA I COLPI DI SÒLE DEI VANZINA (BY (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

BOCCA IN MEMORIA DI RINALDI: LO STIMAVO, ANCHE SE M'AVEVA SPOSTATO LA RUBRICA - QUEL RODOTÀ LÌ DEV'ESSERE PIÙ PETTEGOLO DELLA COLLEGA MARIA LAURA ? I COLPI DI SÒLE DEI VANZINA (BY JOHNNY PALOMBA)? 1 ? LE NOBILI PASSIONI DI RINALDI? Giorgio Bocca per "la Repubblica" E' passato un anno dalla morte di Claudio Rinaldi Tufi, Tufi per via di un nonno materno. Un collega che avrei dovuto detestare: quando dirigeva L'espresso, un giorno, senza spiegazione o ragione, retrocesse dalle prime alle ultime pagine la rubrica "L'Antitaliano" che scrivevo dalla fondazione del giornale. Glielo ricordai quando gli consegnai il premio di giornalismo che avevo fondato con Biagi, Montanelli e il mecenate Aneri. Senza rancore, perché era un uomo di grande intelligenza e di nobili passioni. Faceva delle scelte strane, Claudio Rinaldi, strane per me partigiano e piemontese: passava dal '68 a Lotta continua al Panorama di Lamberto Sechi, all'Europeo, per approdare all'Espresso e a Repubblica. Ma dietro a quella nervosa odissea giornalistica c'era sempre la sua intelligenza elegante, acuta, sorprendente, che ho sempre invidiato come piemontese di eccessivo buonsenso. Che cosa avevamo in comune? Poco, ma decisivo: non ci piacevano gli ipocriti e i furbi. Rinaldi assomigliava, come intelligenza e inventiva, a Giuseppe Trevisani, un altro modello della mia professione. Come Trevisani è morto giovane, senza lamentarsi mai di una malattia ingiusta. Nella vita e nella professione è una fortuna trovare compagni di strada così diversi da te. Così rari. 2 - QUEL RODOTÀ LÌ? Andrea Marcenaro per "Il Foglio" Non lo so con certezza. Ma quel Rodotà lì, che la legalità non è più un valore, che la libertà di comunicare sembra ferita a morte, che si stanno mettendo le manacce sulle (ma li mortacci sua) delicatissime questioni della giustizia, che gli equilibri democratici ormai vacillano, che il presidente del Consiglio occupa il centro di un sistema di feudalità, e mica è finita, io, ripeto, non lo so con certezza. Ma quel Rodotà lì che l'uguaglianza è morta, la solidarietà è morta, il razzismo è in fiore, la dignità umana viene calpestata, il craxismo sta vincendo, le elezioni non sono più un esercizio di democrazia, macché, tutt'al più un lavacro per il principe losco, sciolto dall'osservanza delle leggi, insomma, quel Rodotà lì, che per due intercettazioni in meno (forse), e un po' di cotone nel buco della serratura, scrive quel che ha scritto, suda, tribola come un tarantolato, sviene e stramazza, quel Rodotà lì dev'essere più pettegolo della collega Maria Laura. 3 - LA RECINZIONE: UN'ESTATE AL MARE (NESTATEARMARE)... Johnny Palomba per il "Corriere della Sera ? Roma" "Colpi di sòle" nestatearmare parla de certe cose de certi personaggetti de certi eppisodi tipo tipoooo come ve posso dì come ve posso spiegà? chenfatti lestate armare uno tipo può giocà aracchettoni oppure piià ersole lestate armare infatti senannamio tutti affà erbagno famo finta de esse serfisti e sartamio sulle onde lestate armare se magnamio nagrattachecca se piiamo laria bona la sera lestate armare potemo anche pescà potemo mettese la crema bronzante lestate armare se magnamio erfritto misto de paranza de calamaretti de sabbia lestate armare stamo bene stamio sereni e se per caso ce viè ermardepanza furminante nunè che ne famo un caso nazzionale dadì attutti pé falli ride lestate armare se potemio spizzà le donne oppure no lestate armare potemio inzomma vive una vita vivissima lestate perlappunto potemio annà armare e nunè popo detto e nunè forze ercaso che dovemio pé forza annà arcinema. maché davero? Dagospia 04 Luglio 2008.

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CON UN VOLO RIO DE JANEIRO-MALPENSA E' TORNATA VERONICA E SILVIO CORRE SUBITO A MACHERIO - L'ORIGINE DELL'ETERNA CRISI TRA I DUE? LA DIVISIONE DELL'IMPERO (PER 5 O PER 2?) COSSIG (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

CON UN VOLO RIO DE JANEIRO-MALPENSA E' TORNATA VERONICA E SILVIO CORRE SUBITO A MACHERIO - L'ORIGINE DELL'ETERNA CRISI TRA I DUE? LA DIVISIONE DELL'IMPERO (PER 5 O PER 2?) ? COSSIGA PIZZICA SCALFARI? © Foto La Presse"> Veronica Lario e Silvio Berlusconi © Foto La Presse 1 - Fermi tutti: con un volo proveniente da Rio de Janerio è sbarcata (due giorni fa) alla Malpensa Lady Veronica Lario. Per ora ? ha confidato agli amici ? resta a guardare come va a finire il gnocca-gate? 2 - (ASCA) - Un 'mordi e fuggi' a Milano per incontrare la moglie, Veronica Lario. E' cosi' che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, avrebbe riempito il 'buco' di qualche ora apertosi ieri nella sua agenda dopo aver rinunciato a partecipare a Matrix. Secondo quanto riferiscono fonti qualificate, una volta terminati i suoi impegni romani, il premier avrebbe deciso di salire su un aereo per volare a Milano. Infatti, poco prima delle 18,00 di ieri lasciava Palazzo Grazioli a Roma. Una decisione presa per incontrare la consorte. I due, sempre da quanto si e' saputo, si sarebbero visti nella residenza di Macherio. Un 'tete a tete' durato soltanto qualche ora. Berlusconi e' infatti rientrato a Roma in serata. 3 ? Sotto il primo strato di orgoglio ferito di Veronica batte sempre la ferita della divisione dell'impero berlusconiano. Secondo gli "addetti ai livori", in parole povere, il reale motivo della crisi eterna tra Silvio e la moglie avrebbe origine dalla divisione. Ora il frutto di primo letto sono Marina e Piersivio, quelli sfornati dai lombi della Lario sono invece tre: Luigi, Barbara ed Eleonora. Ora se la matematica non è un'opinione si prende il montepremi dei sudori del Cav e lo si divide per 5: 20% ciascheduno. Facile, no? Invece, qui sta il casino: dividendo così i tre pargoli di Veronica avrebbero il 60%, ergo la maggioranza e Silvio non ci sta: vuole il 50% per il primo letto e l'altra metà ai pargoli di Veronica. Così raccontano. © Foto U.Pizzi"> Francesco Cossiga © Foto U.Pizzi 4 - COSSIGA: AMORI DI BERLUSCONI?A CHI INTERESSA?... (Ansa) - 'Cosa volete che ne freghi agli italiani, per i quali il sesto ed il nono Comandamento altro non sono se non il sesto ed il nono Comandamento, se Silvio Berlusconi ha avuto degli amorazzi con qualche attricetta o anche di piu'?'. Lo chiede il senatore a vita Francesco Cossiga a proposito delle intercettazioni telefoniche, secondo cui 'quelle che sembrano essere rivelazioni eclatanti in materia per cosi' dire 'sentimentale' possano avere qualche influenza sulla attuale situazione politica italiana'. 'Per come sono fatti gli italiani, specie quelli di oggi e i cattolici (tutti peccatori) - rileva - la cosa puo' andare ad onore di Berlusconi. Gli unici ad obiettare saranno Eugenio Scalfari, noto per la sua fedelta' matrimoniale e per la sua profonda avversione all'adulterio o peggio ancora a vite e famiglie parallele; e magari i cattolici democratici, per potere difendere poi difendere i Dico anche a tre o la inseminazione delle lesbiche'. In verita', secondo Cossiga, 'i pericoli per il governo sono altri. La magistratura militante - spiega - terrorizzata dalla vittoria del Cavaliere ha deciso che 'o ora o mai piu''. Si tratta di vedere se vorranno umiliarlo condannandolo prima o ancor peggio durante il G8 o se per rispondere agli appelli del presidente Napolitano lo condanneranno dopo'. Dagospia 04 Luglio 2008.

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AL MACERO BERLUSCONI HARD-CORE? CALMI, C'È "LA REPUBBLICA" DEL BUCO "SILVIO" E "FEDELE" SULLE VIRTÙ DI UNA GIOVANE (DALLO SHOW ALLA POLITICA) LO RIVOLTI PER 20 ANNI COME UN CALZINO (sezione: Intercettazioni)

( da "Dagospia.com" del 04-07-2008)

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E ALLA FINE COSA TROVI ? LE CORNA Foto dal settimanale 'Oggi' 1 - LE PAROLE MALIZIOSE CANCELLATE A MILANO Giuseppe D'Avanzo per La Repubblica Foto da 'Oggi'"> Il gentil Silvio se le mette tutte sulle ginocchia Foto da 'Oggi' Il regime di Berlusconi è ipnotico. Combina l'agenda del governo come se fosse un palinsesto televisivo. Da giorni, come una giacca al chiodo, il Paese è appeso a un dilemma: che cosa dice Berlusconi nelle conversazioni privatissime registrate dalla procura di Napoli? Le sue parole sono davvero così viziose da metterlo nei guai? Addirittura da costringerlo alle dimissioni? È vero che, in un documento acustico, spiega a Fedele Confalonieri le ragioni postribolari dell'ingresso di qualche ministra nel governo (gli uomini di Di Pietro arrivano a chiederlo in pubblico)? La politica di Palazzo Chigi è soprattutto arma psicologica. Le necessità e le urgenze nascono, come nella performance di un illusionista, in un mondo di immagini, umori, riflessi mentali, paure, odio del tutto artefatti come le emozioni dinanzi alla visione di un film. Il metodo dovrebbe essere ormai familiare. Qualcuno grida qualcosa, lo grida di nuovo e ancora più forte finché non diventa un mezzo fatto, un quasi fatto. Ecco allora che cosa strilla un'aquila del Partito della libertà (Boniver): "Quelle intercettazioni private. Eccome se ci sono. E dentro c'è di tutto e di più. Le ha in mano un magistrato. Bisognerà solo capire come e quando verranno fuori". Le fa eco un'altra voce femminile del partito blu (Santelli): "Una parte della magistratura ha perso ogni pudore nell'utilizzo delle intercettazioni e ora ha la tentazione di usarle come arma finale nella guerra politica del governo". © Foto U.Pizzi"> Fedele Confalonieri © Foto U.Pizzi Dunque le cose stanno così, strepitano i corifei mossi dal sovrano: i magistrati spiano Berlusconi; ne registrano le conversazioni; ne raccolgono flussi verbali privatissimi e licenziosi, pronti a farne una mazzuola per ferirlo a morte. È necessario un provvedimento con immediata forza di legge che impedisca le intercettazioni della magistratura; che punisca con la galera i giornalisti che le pubblicano, che mandi in rovina gli editori. Giorgio Napolitano dovrà ricredersi e riconoscere, come non ha voluto fare finora, l'urgenza di quel decreto: ricattano il capo del governo, accidenti. Nel tableau di cartapesta, la memoria deperisce, i fatti si confondono. Nessuno si chiede se siano "fatti" o "quasi fatti", se abbiano appena un palmo di attendibilità. Il fasullo appare più vero del vero, nel regime ipnotico del mago di Arcore. Il fumo è più concreto dell'arrosto. Nel bailamme, non si ode la domanda più ragionevole e pratica: esiste a Napoli un'intercettazione telefonica tra Berlusconi e Confalonieri? Posta la domanda, si può scoprire che neppure può esistere quella telefonata a Napoli perché, nel rispetto della legge, Berlusconi non è stato mai intercettato direttamente e Confalonieri, nell'affare Saccà, è una comparsa del tutto marginale (e quindi mai sottoposto ad "ascolti" diretti). Non a Napoli, ma a Milano andrebbero cercate le conversazioni tra il presidente di Mediaset e il mago di Arcore. A Milano, nei faldoni elettronici dell'inchiesta sul fallimento di Hdc, la società di Luigi Crespi, sondaggista e fortunato inventore del "contratto con gli italiani". In quei file-audio, c'è un colloquio alquanto simile a quello che, soltanto immaginato, ingrassato dalla malafede o dall'ingenuità, ammattisce istericamente i Palazzi di Roma e ingolosisce le redazioni. "Silvio" e "Fedele" si intrattengono sulle virtù di una giovane signora planata dallo spettacolo nella politica. Ma nessuno, fortunatamente, potrà più ascoltare le loro parole. La registrazione è stata mandata al macero, il 13 giugno, per decisione del giudice delle indagini preliminari Marina Zelante: la telefonata era irrilevante per il processo. © Foto U.Pizzi"> Niccolò Ghedini con Silvio Berlusconi e Gianni Letta © Foto U.Pizzi Il capo del governo, come gli avrà spiegato senza dubbio il suo avvocato-senatore-consigliere Niccolò Ghedini, può stare tranquillo: non ne esistono copie perché il software utilizzato dalla ditta milanese che lavora, in appalto, per la procura di Milano impedisce che i file-audio possano essere copiati senza lasciarne traccia elettronica. Serenità, il presidente del Consiglio, dovrebbe ricavare anche da quel che presto accadrà a Napoli. Nei prossimi giorni saranno distrutte le conversazioni di Berlusconi irrilevanti per il processo, come Ghedini sa e maliziosamente, malignamente non dice (anche se parla tanto e quotidianamente). Sono conversazioni malinconiche, a quanto pare. Il mago si protegge da ogni tentazione giovanile e pressing femminile. Appare consapevole, con qualche nostalgia, dell'ingiuria che il tempo infligge all'energia. Le soubrette ne parlano tra di loro, deluse. Ricapitoliamo. In due inchieste - a Milano, per il fallimento di una società di sondaggi legata a Mediaset; a Napoli, per i traffici di Agostino Saccà - affiora la voce di Berlusconi. Gli investigatori la raccolgono e catalogano. In alcuni casi, è utile a ricostruire i fatti. In altri, è inservibile perché parla d'altro. Nel primo caso, in contraddittorio con la difesa, dinanzi a un giudice terzo, il pubblico ministero domanda che sia chiesto al Parlamento l'utilizzo della memoria acustica. Nel secondo, alla presenza degli avvocati della difesa e dinanzi a un giudice che decide, l'accusatore chiede che quei documenti sonori siano distrutti, come prevede la legge. La procedura è lineare. Protegge gli interessi di tutti gli attori. Permette l'efficacia dell'accertamento dei fatti (che cosa è accaduto e per responsabilità di chi?). Tutela la privacy degli indagati e di chi è coinvolto nell'inchiesta, malgré lui. Se ne potrebbe dedurre che il sistema, nonostante riforme sgorbio, traffici legislativi, procedure sovraccariche, ha coerenza, appare adeguato e regolato da una magistratura equilibrata. Vediamo al contrario, che cosa accade nel regime ipnotico. Con un tramescolio di carte, notizie storte affidate a fedeli e famigli, veleni insufflati in un circo mediatico disposto a enfatizzare e credere, senza raziocinio, a qualsiasi intrigo, paradosso, salto logico, lavorando come fosse un'utile leva anche la sprovvedutezza degli avversari, il mago di Arcore confonde la scena. Anzi, la modella a mano con la sua "macchina fascinatoria". Il furbo Silvio usa la carta per non essere intercettato Mi spiano illegalmente, geme. Vogliono ricattarmi con intercettazioni private, raccolte illegalmente e abusivamente consegnate alla redazioni. L'anatema gli consente di non discutere delle accuse che gli sono mosse. Imperversa, allora, come ossessionato da se stesso e dai suoi fantasmi. Protesta, deplora, minaccia incursioni televisive o requisitorie parlamentari. La pantomina, che si è affatturato con la complicità del suo avvocato-consigliere, lo autorizza a chiedere alle Camere genuflesse una nuova legge cucita per la sua silhouette. Si sente abilitato a pretendere dal capo dello Stato di riconoscere l'urgenza costituzionale di un decreto legge che di necessario ha soltanto la sua personale ansia di impunità. Berlusconi, a quanto pare, avrebbe voluto già oggi un provvedimento che vieta, pena la galera per il giornalista e la disgrazia dell'editore, la pubblicazione delle intercettazioni. Non l'avrà, almeno per oggi. Il gran rumore di queste ore se l'è procurato da solo. Che buona medicina sono i fatti. 2 ? CONTRO D'AVANZO: PERCHE' NON PUBBLICATE? Lettera a Dagospia Ah che goduria leggere il retroscena di davanzo su repubblica. Il cane rabbioso è a due cm dall' osso (ha le intercettazioni di berlusca sul tavolo) , sbava ringhia, ha il pelo dritto, ma poi il collare si stringe e tutto si dissolve in un guaito incomprensibile. Il suo padrone (oops scusate, libero editore ) questa volta ha qualche partita grossa da giocare è ha chiuso lo strangolo. Una domanda: se è come racconta Fido, perché non pubblicano? Aspettano la legge liberticida? Mandati a letto i bambini, si può offrire la spiegazione per adulti. Se al governo ci sono i cattocomunisti chi mena la danza in italia dal dopoguerra se la cava con le mance. Sono pauperisti e si accontentano. Li mantieni con poco e si li porti nel salotto scodinzolano e non sporcano.In cambio ti danno tutte la cassa integrazione che ti serve, ti regalano concessioni autostradali, concessioni telefoniche a prezzi di saldo, sconti fiscali. S' accontentano del loro paradiso fiscale delle coop. Se esagerano e vogliono mettersi in proprio con le banche gli pianti un calcio in culo e li rimetti al loro posto. Ma se vince Silvio, che un debenedetti se lo compra e lo pianta in giardino a fare lui il nano di arcore, che si fa? Come ci tratti con uno così? ha già tutto.! Soluzione: lo rivolti per 20 anni come un calzino. E alla fine cosa trovi ? che fa le corna alla moglie con le attricette. Dubito che questi nuovi partigiani di libertà e giustizia possano salvare la democrazia: stanno dietro il buco della serratura e in mano stringono altro che un fucile?? Carlo Aimeri Dagospia 04 Luglio 2008.

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Berlusconi: "Patto scelleraro tra riformisti e giustizialisti" (sezione: Intercettazioni)

( da "Repubblica.it" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

ROMA - "La sinistra riformista ha siglato un patto scellerato con l'ala giacobina e giustizialista della società italiana che propugna il dominio della magistratura sullo Stato, sulle istituzioni, sulla politica e sulla società". Lo scrive il premier Silvio Berlusconi in un messaggio inviato all'incontro dei Giovani per la Libertà-Forza Italia in corso a Napoli. "Questa deriva giustizialista va assolutamente fermata", aggiunge Berlusconi. "E' inconcepibile che la sinistra, invece di difendere il diritto del popolo sovrano a scegliersi i suoi governanti, si schieri con chi cerca con ogni mezzo di deviare il corso della democrazia sovvertendo il voto degli elettori". Il premier non si ferma. Impegnato da giorni in una durissima battaglia contro quella magistratura che considera il nemico pubblico numero uno, Berlusconi torna ad alzare i toni. Soltando poche ore dopo il mancato esame del provvedimento sulle intercettazioni, il premier è tornato ad attaccare le toghe: "I giudici non ci impressionano". Ostenta sicurezza il premier; è convinto che quella che lui ritiene essere una persecuzione nei suoi confronti non ha fatto breccia nell'opinine pubblica: "I sondaggi dimostrano che il fango senza fondamento dei pettegolezzi non hanno scalfito la fiducia degli italiani nel governo e nella sua attività". Rispondendo alle critiche dei giorni scorsi, Berlusconi ha ripetuto che è pronto a rinunciare "a ogni vantaggio. Non ho bisogno di nuove norme giudiziarie", ha detto. "Mi sono sempre difeso nei processi e sono il recordman dei processi con 2.500 udienze". Il lodo Alfano, ha aggiunto, non è una legge 'ad personam'. I "nostri avversari - ha lamentato - stanno cercando di farla passare per una norma ad personam e invece è una norma salvatutti". "L'attenzione si concentra su fatti che nulla hanno a che vedere con il programma di governo e portano in primo piano l'attacco continuo di certa magistratura a chi deve governare scelto dal Paese, mentre si vuole sovvertire il voto popolare". Un tentativo, ha aggiunto Berlusconi, "riuscito nel 1994, ma che non riuscirà nel 2008''. Rivendicando i successi del suo governo, Berlusconi ha definito la manovra economica "un'assoluta innovazione" e ha annunciato che "nei prossimi 15 giorni rimuoveremo i rifiuti da tutte le strade di Napoli e della Campania e ipotizziamo che alla data del 20 di luglio non ci saranno più cumuli in strada". Il Consiglio dei ministri odierno, oltre al tema intercettazioni rimandato, non ha affrontato neppure la vicenda Alitalia. Deciso invece il ricambio ai vertici degli istituti previdenziali e assistenziali con la scelta dei nuovi dirigenti di Inps, Inail e Inpdap. Antonio Mastrapasqua è stato indicato come nuovo presidente dell'Inps al posto di Gian Paolo Sassi. Ai vertici dell'Inail va Marco Sartori, che succede a Vincenzo Mungari. All'Inpdap, invece, sale Paolo Crescimbeni, al posto di Marco Staderini. Le indicazioni di nomina sono state accolte su proposta del ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Palazzo Chigi ha ratificato anche la nomina del presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, a commissario ad acta per la realizzazione degli obiettivi di risanamento finanziario previsti nel piano di rientro dai disavanzi nel settore sanitario. (4 luglio 2008.

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GOSSIP DI STATO (sezione: Intercettazioni)

( da "Stampa, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Luigi La Spina GOSSIP DI STATO Le motivazioni, a questo punto, hanno un'importanza relativa. Sarà stato l'effetto della paziente offensiva moderatrice del Quirinale. O la convinzione che l'attacco preventivo, rispetto alla possibile pubblicazione delle intercettazioni "pornopolitiche", potesse essere controproducente. Oppure la speranza che non siano così scontati sia il rifiuto della ricusazione nei confronti del giudice Gandus sia la sua condanna nel processo sul caso Mills. Siano stati i consigli di Letta o quelli dei suoi avvocati, bene ha fatto Berlusconi a rinunciare all'appello agli italiani, dagli schermi di "Matrix", contro la magistratura. Sull'orlo di un passo dalle conseguenze imprevedibili e comunque drammatiche, alla vigilia di uno scontro istituzionale gravissimo, il presidente del Consiglio si è arrestato forse nella consapevolezza di un allarme che incomincia a serpeggiare nell'opinione pubblica: il rischio che il "corpo a corpo" tra Berlusconi e i giudici impedisca il rispetto di quei due impegni fondamentali per cui ha ottenuto, per la terza volta, le chiavi di Palazzo Chigi: il miglioramento della situazione economica e la garanzia di una maggiore sicurezza, soprattutto nelle città. Due promesse che, al di là dei fuochi artificiali comunicativi di alcuni ministri, sono difficili da mantenere. Difficili anche per chi dispone di un'ampia maggioranza parlamentare ed è fronteggiato da un'opposizione debole, divisa e in tutt'altre faccende affaccendata. Prima la legge salvaprocessi, poi il lodo salvacariche dello Stato, infine l'ipotesi di un decreto salvaintercettazioni. Una febbrile scarica di provvedimenti contro la magistratura che sfrutta il momento di scarsa autorevolezza e credibilità di questa categoria. Ma che, in maniera troppo evidente, non cerca, innanzi tutto, di porre rimedio a quelli che appaiono i più urgenti e scandalosi mali della giustizia italiana, ma sembra concentrata a risolvere le questioni personali del premier. Partiamo proprio dal problema più grave: la lentezza dei processi, soprattutto quelli civili. Perché il Parlamento, con l'ampio consenso possibile, non provvede a ridurla drasticamente? Pigrizie, sciatterie, vanità, anche faziosità sono diffuse in alcuni settori della magistratura e il Csm, l'organo di autogoverno, spesso appare troppo corporativo nei riguardi dei colleghi. Riconoscerlo è doveroso, ma non si capisce perché le Camere, con una seria discussione, non possano provvedere a norme di correzione che sarebbero largamente condivise. Anche la questione delle intercettazioni può non essere un tabù. Si possono regolare in maniera più garantista per i diritti dei cittadini, senza pregiudicare due condizioni: l'uguaglianza di tutti gli italiani davanti alla legge e la libertà, che è anche un dovere dei giornalisti, di assicurare un'informazione non compiacente nei confronti del potere, da chiunque sia rappresentato in quel momento. Quello che non è accettabile, in una democrazia, è un salvacondotto personale acquistato nel momento in cui si ottiene la maggioranza dei consensi elettorali. Sappiamo che Berlusconi si sente al centro di un accanimento giudiziario. Vero o falso che sia questo giudizio, è comunque un fatto che il nostro premier sia stato quasi sempre riconosciuto non colpevole delle accuse a lui rivolte, da quella stessa magistratura che imputa di intollerabile pregiudizio nei suoi confronti. Senza considerare che, in Italia, ci sono ben tre gradi di giudizio prima che cada, per un imputato, la presunzione di innocenza. E questi non sono più i tempi nei quali bastava un avviso di garanzia per imporre le dimissioni. Resta, sempre a proposito delle fantomatiche intercettazioni "pornopolitiche", la questione del confine tra pubblico e privato. A parte la labilità di questo confine, in Italia e all'estero, a proposito di personaggi di vasta notorietà, dai politici alle star di cinema e tv, non si può dimenticare che lo stesso Berlusconi è stato il primo e il più assiduo picconatore del presunto muro tra i due campi della sua vita, quella personale e quella dell'uomo di Stato. Anzi, l'uso sapiente e consumato della simpatia che poteva suscitare negli italiani l'esibizione delle sue "galanterie" nei confronti delle donne, del suo successo con loro, persino della sua virilità, a dispetto degli anni e dei conseguenti acciacchi, è stato coscientemente e assiduamente adoperato proprio come strumento di seduzione politica. Ora, il presidente del Consiglio invoca, come garanzia di costume democratico e di convivenza civile, il rispetto del limite fra pubblico e privato. Accogliamo la richiesta come un sia pur tardivo ravvedimento. Ma, soprattutto, come una solenne e impegnativa promessa.

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Berlusconi frena Intercettazioni, niente decreto (sezione: Intercettazioni)

( da "Stampa, La" del 04-07-2008)

Argomenti: Intercettazioni

Il premier rinuncia a "Matrix" Berlusconi frena Intercettazioni, niente decreto Silvio Berlusconi ha rinunciato ad andare a "Matrix" per parlare dei problemi della giustizia, come aveva annunciato. "Il gossip inquina il dibattito politico, non era opportuno che io andassi", ha detto il premier. Per quanto riguarda le intercettazioni, il governo ha deciso di non mettere l'atteso decreto all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi. DA PAG. 2 A PAG. 5.

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