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PRIVILEGIA NE IRROGANTO  di  Mauro Novelli         

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DOSSIER “CINA”

 

 

 

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Report "Cina"   20-27 luglio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Cina

il nuovo contrabbando di sigarette - napoli ( da "Repubblica, La" del 20-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: bionde" in arrivo da Cina e Polonia. E a Napoli rispuntano le "tabaccaie" Il nuovo contrabbando di sigarette NAPOLI «Vi consiglio "le polacche". Le chiedono tutti, costano meno. Sono tornato a vendere, ma a una condizione: le cinesi no. Fanno male, puzzano». L´uomo della bancarella, Antonio o´ Chichì, le sfila dal pacchetto.

il ritorno dei contrabbandieri da polonia e cina le false "bionde" - (segue dalla prima pagina) conchita sannino ( da "Repubblica, La" del 20-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cronaca Il ritorno dei contrabbandieri da Polonia e Cina le false "bionde" Un pacchetto frutta fino a 10 volte e a Napoli rispuntano le tabaccaie L´industria delle "stecche" rende centinaia di milioni l´anno. Triplicati i sequestri Il traffico di sigarette sull´onda della crisi, ma è assai peggio di trenta anni fa (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) CONCHITA SANNINO Ma è la disicantata Nanè,

cagnotto ai piedi del podio il pubblico contro la cina - corrado zunino ( da "Repubblica, La" del 20-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: un altro quarto posto: "Mi viene da piangere" Cagnotto ai piedi del podio il pubblico contro la Cina CORRADO ZUNINO ROMA - Tania si sveglia tardi, gli ultimi due tuffi. Sono puliti, finalmente distesi, la fanno risalire nella gara del trampolino da un metro: ottava, sesta, quarta. Ma lì chiude, a 6,35 punti dalla cinese Wu Minxia, terza.

Gli addetti al check-in di British Airways e Virgin Atlantic possono d'ora in poi rifiutarsi di... ( da "Unita, L'" del 20-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: in Thailandia e in Cina le autorità hanno già installato degli scanner per il controllo della temperatura corporea per identificare i passeggeri che hanno la febbre. Le maglie che si restringono anche nei vari campus londinesi dove alcuni casi sospetti hanno spinto le autorità britanniche a procedere a opere di isolamento,

Suina, stop imbarchi a Londra Paura nei campus dei ragazzi ( da "Unita, L'" del 20-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: in Thailandia e in Cina le autorità hanno già installato degli scanner per il controllo della temperatura corporea per identificare i passeggeri che hanno la febbre. Le maglie che si restringono anche nei vari campus londinesi dove alcuni casi sospetti hanno spinto le autorità britanniche a procedere a opere di isolamento,

Mondiali di nuoto. La Cagnotto sfiora il podio ( da "AmericaOggi Online" del 20-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Medaglia di bronzo alla Cina con 96.667. L'Italia ha chiuso al sesto posto con 94.666, migliorando di una posizione rispetto ai piazzamenti delle precedenti edizioni dei Mondiali. ROMA . Massimiliano Rosolino accompagna l'Italia per mano, la guida al suo mondiale di casa.

Perché miriamo in basso ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: ingresso della Cina nel club esclusivo degli Stati che espandono la loro sfera d'influenza, anche attraverso il progettato sbarco di un suo equi- paggiosulla Lunaentroil 2017. L'immaginazione, soprattutto quella dei giovani, alimentata dalla fantascienza, non ha, inoltre, mai smesso di vagare tra le immense regioni siderali e i " tempi profondi"

Tassata la redditività potenziale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: obbligo del monitoraggio I PAESI Paesi i cui fabbricati devono essere dichiarati se locati o anche solo se tenuti a disposizione Belgio, Cina, Hong Kong, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera Paesi i cui fabbricati devono essere dichiarati solo se locati Argentina, Austria, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Malta, Portogallo, Russia,Stati Uniti

la scienza illuminista - giorgio cosmacini ( da "Repubblica, La" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Questo metodo è in uso da tempo immemorabile in Cina e nelle grandi Indie; lo si impiega da più secoli in Georgia e in Circassia; è stato introdotto a Costantinopoli da un centinaio d´anni; fu infine portato in Inghilterra nel 1721 da una donna di nobile sentire, lady Mary Wortley Montague, che era stata testimone del successo con cui lo si usava a Costantinopoli,

narcos - (segue dalla prima pagina) dal nostro inviato ( da "Repubblica, La" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: immensa eco in tutta la Cina. Due i bersagli: Rebiya Kadeer, la leader uigura in esilio accusata di avere istigato la rivolta a scopi secessionisti; la stampa estera bollata come faziosa, bugiarda, anti-cinese. Il controllo capillare di Wang Lequan mi insegue anche nella tappa successiva del mio viaggio, a Kashgar: la roccaforte musulmana dove gli uiguri sono ancora maggioranza.

appalti miliardari in africa nei guai il figlio di hu jintao ( da "Repubblica, La" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: non in Cina. Nello Stato africano la magistratura ha disposto l´arresto di Yang Fan, un dirigente dell´azienda di Stato cinese Nuctech che fornisce apparecchi scanner per la sicurezza di aeroporti e porti. Gli inquirenti della Namibia vogliono sentire come testimone Hu Haifeng, figlio 38enne del leader di Pechino,

eclissi - valerio gualerzi ( da "Repubblica, La" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: passando per la Cina, il cielo domani si oscurerà per oltre due miliardi di persone Tra alberghi presi d´assalto dai turisti e profezie di sventura, un evento che non si ripeterà fino al 2132 Eclissi Asia, sei minuti senza sole Il buio più lungo del secolo VALERIO GUALERZI Sei minuti e 39 secondi di buio in pieno giorno.

i tuffi colorati di mitcham "gay e oro a pechino: il massimo" - emanuela audisio roma ( da "Repubblica, La" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: uomo che ha beffato la Cina, è l´omo, il primo dichiarato, a vincere le Olimpiadi. Che fa, Mitcham, insiste? «Sì. Ho solo 22 anni. Voglio arrivare a Londra e essere versatile, vincere non solo dalla piattaforma, ma anche dai trampolini. Quello che mi ha dato fastidio a Pechino è che si sia detto che è stato Luxin a perdere e non io a vincere.

a urumqi, dopo la rivolta della minoranza islamica soffocata nel sangue di oltre 200 morti. dove si vive sotto l'assedio dell'esercito cinese - federico rampini urumqi ( da "Repubblica, La" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: paesaggio di neon e pubblicità sfavillanti come in tutte le metropoli della Cina. Ma una trincea di paura separa il centro storico, il ghetto dove i musulmani sono in stato d´assedio. Le vie d´accesso alla città vecchia sono vuote di automobili. Sfilano regolari solo le colonne di autocarri dell´esercito: segnalano l´inizio della "no man´s land" dove i cinesi han non si avventurano più.

Cina e Goldman imperi in salute ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-07-21 - pag: 1 autore: SCENARI DI RIPRESA Moisés NaÍm u pagina 12 Cina e Goldman imperi in salute IN EDICOLA «Lezioni per il futuro» Il libro per capire come battere la crisi A 9,90 euro oltre il prezzo del quotidiano

Recessione più lunga a Londra per colpa della nuova influenza ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Thailandia, Cina, India ed Egitto hanno già installato degli scanner termici per identificare i passeggeri con la febbre. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO DRAMMATICO Con 100mila contagi al giorno il Pil scenderebbe del 7,5% in sei mesi tra calo della produzione e riduzione dei consumi

Quei bonus di Cina e Goldman ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: 12 autore: Quei bonus di Cina e Goldman di Moisés NaÍm L a Cina ha appena annunciato che una pioggia di denaro si è abbattuta sul paese. O, per dirla in maniera un po' più tecnica, secondo la Banca centrale cinese alla fine del secondo trimestre di quest'anno le riserve internazionali hanno superato quota 2 miliardi di dollari.

Chi fa l'indiano sull'effetto serra ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cina e India. Non sorprende dunque, che ieri, alla prima verifica dell'accordo con chi i tagli dovrà farli, il patto ha subito il primo colpo. Senza troppi giri di parole, il ministro dell'Ambiente indiano ha detto al segretario di stato americano Hillary Clinton che non si possono chiedere tagli ai paesi che hanno contribuito in maniera marginale a un secolo di inquinamento e che

I CONCORRENTI ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: ammontare dei fondi pubblici richiesti Baic La casa automobilistica cinese punta alla tecnologia di Opel soprattutto per competere sul mercato interno cinese (sul quale opera attualmente insieme a Daimler e Hyundai). è l'offerta che chiede meno fondi in assoluto ai governi, mai sindacati tedeschi temono un rapido trasferimento della produzione in Cina

Si apre la successione ai vertici Bhp ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: il recente e molto discusso arresto di un executive e di tre dirigenti di Rio Tinto, che ha avuto l'effetto di rallentare tutte le consegne di minerale dall'Australia verso la Cina. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'ATTENZIONE è SUL FERRO Sui tempi del passaggio influiranno la joint con Rio e anche i dati di produzione (deludenti) che dovranno essere annunciati domani

Il fanalino di coda è l'alluminio ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: 4 milioni solo in Cina. Questi drastici interventi hanno contribuito a sostenere i prezzi, ma non sono stati sufficienti ad attirare l'interesse degli investitori, che si è riversato su rame, piombo e altre materie prime. I tagli apportati in Cina hanno spinto l'Ente cinese per le riserve strategiche ad acquistare nei mesi scorsi 590mila tonnellate di alluminio,

Nel retail la crescita Esprit ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: A trainare le vendite sono stati mercati emergenti come Cina (+34,5%), Medio Oriente (+33,4%) e Russia (+32,6%). «Ma l'Europa resta importante per il nostro gruppo – precisa Gerbaulet –. In particolare, siamo molto conosciuti in Germania e Francia e stiamo crescendo anche in Italia, grazie a forti partnership con La Rinascente e Coin.

Gara Asia-Francia per gestire i porti a sud del Sahara ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cina verso i porti di Lomé, Cotonou e Pointe Noire, imitata da altri operatori. Ma è la gestione dei terminal container la posta in gioco in grado di scatenare duelli e ambizioni sfrenate. Come quella che vede il gruppo Bolloré e la spagnola Pregosa (ma con al vertice un altro francese, Jacques Dupuydauby) spararsi bordate di carte bollate e ricorsi in tribunale per il controllo

L'occasione Senegal per le aziende italiane ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: grazie al debito estero a condizioni di mercato garantito soprattutto dai paesi del Golfo, ma anche dalla Cina. Le imprese italiane presenti oggi sono un centinaio nei settori edile-immobiliare, import-export (soprattutto ittico) e trasporti marittimi (Messina, Msc e Grimaldi). Nei grandi lavori ha una base la Astaldi, mentre per l'energia Edison International nella ricerca offshore.

Pechino investe sull'auto verde ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: davvero a mettere un piede fuori dalla Cina.E,solo l'anno scorso, ha venduto circa 25mila Saibao in giro per il mondo. «Con il lancio del nuovo modello a motore elettrico saremo più competitivi sui mercati internazionali » spiega Yang. Geely, primo costruttore indipendente di auto in Cina, ha annunciato che immetterà sul mercato già nel 2010 la sua prima vettura a trazione elettrica,

Guerra dei polli Usa e Cina ora trattano ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: La Cina, però, non attuerà misure drastiche, preferendo chiedere un nuovo incontro all'interno dell'organizzazione multilaterale. I produttori americani di pollame, dal canto loro, stanno dalla parte della Cina, per paura che Pechino decida di bloccare gli scambi con quello che per loro rappresenta il maggiore mercato d'esportazione,

Vizi e virtù del diritto in Cina ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: STUDI Vizi e virtù del diritto in Cina T ra ritualismo e modernizzazione: è il sottotitolo del libro che ben sintetizza la difficoltà affrontate dall'Impero di mezzo sul fronte del diritto in Cina. Strada senza ritorno dopo l' apertura al mondo varata da Deng Xiaoping a fine anni 70 con la sua "politica delle porte aperte".

Fondi ai progetti idrici in Asia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: luogo in progetti in Cina, che nel solo settore dell'acqua, secondo fonti della Banca asiatica di sviluppo, ammontano a 140 miliardi di dollari. Si amplia l'aeroporto internazionale Pulkovo-2 di San Pietroburgo. La gara d'appalto per i lavori di ampliamento dell'aeroporto Pulkovo-2 di San Pietroburgo è stata vinta da un consorzio di imprese composto dalla tedesca Fraport e dall'

Scarpe carioca crescono ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Il Brasile è il terzo produttore mondiale dopo Cina e India, nonché il primo esportatore con 65,8 milioni di scarpe vendute nel primo semestre del 2009 pari a circa 680 milioni di dollari, in calo del 26,5% per volume e del 28,5 per valore rispetto allo stesso periodo del 2008, ma in crescita del 6% negli ultimi tre mesi.

Il nord Africa pesa più di India e Cina ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: partecipate dalle aziende italiane Il nord Africa pesa più di India e Cina Franco Vergnano MILANO Sono quasi un migliaio le società dell'area del Mediterraneo partecipate da aziende italiane; inoltre il nord Africa pesa in termini di interscambio più di Cina e India messe assieme. L'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, dopo aver ricordato di aver speso 1,

L'imperatrice Guo Oggi la Cina si ferma per vedere la Jingjing La stravorita della prova ha vinto sei medaglie olimpiche È la regina dei tuffi e ha diviso il paese con le foto pati ( da "Unita, L'" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Oggi la Cina si ferma per vedere la Jingjing La stravorita della prova ha vinto sei medaglie olimpiche È la regina dei tuffi e ha diviso il paese con le foto patinate vuole un altro oro prima di sposare il figlio di un magnate COSIMO CITO Il qui e l'ora per la Cina, la sveglia, il giorno del mondiale, dell'anno è oggi,

Sud del mondo a rischio ( da "Avvenire" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: la Cina (2.300), il Giappone ( 2.000) e le Filippine ( 1.700). E proprio dalle Filippine è giunto l'allarme su alcuni casi di una variante del virus Ebola tra i suini che, in caso di mutazioni, diventerebbe pericolosa anche per l'uomo. Sarebbe un'ulteriore minaccia che andrebbe ad aggiungersi a quella della nuova influenza.

Il "Patrimonio" del duca ( da "Famiglia Cristiana" del 21-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: per noi è una vera passione», sintetizza a nome dei cin-quanta soci Elena Del Bon, che veste i panni della duchessa Gonzaga. La magnificenza dei costumi è presa dagli affreschi negli edifici laici più belli, Palazzo Giardino, Palazzo Ducale e il Teatro all?Antica, ai quali lavorarono le migliori maestranze d?

Dopo l'astinenza da Ipo la Borsa cinese sente la pressione sulla liquidità di ... ( da "Finanza e Mercati" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Sono tante le aziende che dopo la riapertura del mese scorso alle Ipo in Cina guardano al mercato (anche la casa automobilistica Chery ha tolto dal cassetto il piano per l'esordio sul listino). Dal 26 luglio poi, Pechino accetterà le domande per il mercato growth enterprise. Il risultato, ieri, è stato un calo del 2% di Shenzhen (Shanghai ha perso l'1,6%).

harvard, polizia sotto accusa "professore arrestato perché nero" ( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Rientrando da un giro di lezioni in Cina, l´altro giorno, ha cercato di forzare la porta evidentemente difettosa, della sua nuova casa di Cambridge, prima di farsi aiutare dal suo più pratico autista. Troppo tardi: Lucia Whalen, 77 anni, una di quelle signore che contribuiscono ad abbassare la soglia del crimine in America, aveva già chiamato il 911,

Una delegazione cinese al balcone di Giulietta ( da "Finanza e Mercati" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cina), un'importante città che si trova nello Zhejiang, una provincia orientale e costiera della Repubblica Popolare Cinese. Il Zhejiang confina a nord con la provincia di Jiangsu e la municipalità di Shanghai. La delegazione arriva su invito del Comune di Verona, con il quale intrattiene da alcuni anni rapporti di collaborazione.

Auto, il peggio deve venire. Parola di S&P ( da "Finanza e Mercati" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: India e Cina. Oltre all'auto, particolarmente debole si rivela il comparto dei veicoli industriali. Da ottobre l'outlook è drasticamente peggiorato: nel primo trimestre le immatricolazioni di mezzi leggeri sono crollate del 35%, dopo essere già scese del 10% negli ultimi tre mesi del 2008, mentre quelle dei veicoli pesanti si sono quasi dimezzate (

patto mafia-servizi, riaperta l'inchiesta - salvo palazzolo ( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: il suo medico Antonino Cinà e l´ex sindaco Vito Ciancimino. Erano accusati di aver «veicolato» un «papello» di richieste per far cessare le stragi. Ora, l´indagine cerca oltre, perché la trattativa sarebbe iniziata molti mesi prima della stagione degli eccidi Falcone e Borsellino, e sarebbe proseguita anche oltre.

È nero. La polizia arresta come ladro uno studioso di razzismo ( da "Unita, L'" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: uno studioso di razzismo bostonTornava a casa da un viaggio in Cina. Henry Louis Gates, professore di studi afro-americani nel più prestigioso ateneo d'America, è stato arrestato da un poliziotto bianco che lo ha scambiato per uno scassinatore. Quando il professore ha visto che non riusciva a sbloccare la serratura, ha chiesto aiuto all'autista che l'aveva portato dall'aeroporto e,

Dall'Himalaya al Pacifico, l'eclisse più lunga ( da "Unita, L'" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: possono vedere oggi la più lunga eclissi solare del 21esimo secolo, che nel suo punto più alto, nella metropoli sulla costa orientale della Cina, durerà sei minuti e 39 secondi. La precedente eclissi totale, agosto del 2008, è durata poco più di due minuti. Sarà visibile dal golfo di Khambhat in India fino al Giappone.

il batman della piattaforma un veterano di quindici anni - paolo rossi roma ( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: olimpionico australiano Mitcham e la Cina (qualche testa salterà ad agosto). Lo scoprimmo ad Eindhoven il 24 marzo del 2008. Diventò il campione europeo più giovane di sempre (ora anche mondiale). Apprendemmo della malattia del papà (un tumore), motivo per il quale aveva cominciato a tuffarsi («per farlo felice») e restammo tutti sorpresi e conquistati dalla serenità d´

moratti vara un'altra inter bilancio sano e champions - giulio cardone roma ( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Tania terza davanti al padre ex campione "Ma per battere la Cina abbiamo bisogno di strutture" "Gareggiare in casa mi ha bloccato, sentivo la tensione: avrei potuto prendere l´argento" Al camerunense 10 mln a stagione e un bonus per la vittoria in coppa. Buonuscita di 5 mln dal BarÇa. Marotta: "Cassano resta al 98%.

classe e nervi, cagnotto di bronzo l'italia è finalmente sul podio - emanuela audisio roma ( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: E lì capisci che incubo sia la Cina dei tuffi. «Per batterla abbiamo bisogno di strutture. Loro possono allenarsi anche otto ore al giorno, noi invece a malapena quattro». Anche Giorgio Cagnotto non ha più saliva. Confessa: «E´ stata una gara con un´atmosfera pesantissima.

Thomas, baby d'oro Il prodigio Daley primo dai 10 metri ( da "Unita, L'" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Un altro quarto posto e una nuova finale per le azzurre del nuoto sincronizzato. La squadra italiana ha concluso i preliminari del libero combinato con il punteggio di 95 alle spalle di Spagna (97.5), Cina (96.6) e Canada (96). Stamattina le finali. UOMINI

anche la cina scommette sulla guinness ( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cronaca La curiosità Anche la Cina scommette sulla Guinness La Cina decide d´investire sulle bevande alcoliche. Il fondo d´investimento China Investment Corporation ha acquisito l´1,1% del gruppo di drink britannico Diageo. La Diageo rappresenta il più grande colosso di superalcolici al mondo e possiede dieci delle venti marche più vendute al mondo tra cui Sminroff e Baileys e,

al risveglio a palazzo grazioli il cavaliere disse a patrizia "ora dammi il tuo cognome" ( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cina, Sud Africa, Messico, Egitto, Brasile. E poi G16... E io dovrò andare in tutti questi paesi e per un anno dare l´avvio alla gestione dell´economia mondiale che non si è reso possibile... Io per avventura... io sono l´unico al mondo che ha presieduto due volte nel 1994 e nel 2002, non c´è nessun altro che ha presieduto due volte.

Istat: è superata la fase più grave ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: se si eccettua quello verso la Cina, su valori positivi da marzo e con un più 19% a maggio. è stato l'Isae, col presidente Alberto Majocchi, a avanzare stime sulla ripresa economica mondiale, che l'istituto di ricerca vede «molto graduale ». A un primo semestre 2009 negativo, anche per il trascinamento della caduta accusata tra gennaio e marzo,

I cavalieri dimezzati della finanza ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cina hanno superato i 2mila miliardi di dollari è l'ennesima L indicazione di un progressivo spostamento del baricentro della finanza mondiale verso est. Le banche centrali asiatiche, assieme ai fondi sovrani dello stesso continente, e i paesi produttori di petrolio sono due dei power brokers , le nuove potenze della finanza mondiale identificate due anni fa dal McKinsey Global Institute.

EuroMed per arginare la Cina ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: arginare la Cina La Lombardia promuove università e fiera per i paesi del Magreb Vittorio Da Rold MILANO «Un Europa più integrata con l'area della sponda sud del Mediterraneo è la risposta alla crescente invadenza della Cina nella regione». è un Franco Frattini a tutto tondo quello che chiamato a concludere i lavori della due giorni del Forum Economico e Finanziario per il Mediterraneo,

Wall Street ancora in rialzo Apple fa il pieno di profitti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: fiscali e monetari che sono stati introdotti soprattutto in Cina. Per il resto, hanno concluso gli amministratori,«c'è ancora grande incertezza ovunque ». In ogni caso il clima di Wall Street è rimasto sereno e piuttosto incline all'ottimismo. Gli analisti del Credit Suisse hanno alzato a 1.050 punti l'obiettivo 2009 per l'indice S&P500, dunque con un potenziale di crescita del 10%

Pechino alla guerra del cognac ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: anno ha creato una business unit dedicata esclusivamente alla Cina. L'ufficio ha un un unico obiettivo: superare Pernod e fare del mercato cinese l'area più importante dell'azienda entro il 2021. Le prospettive in effetti sono molto promettenti. Secondo il gruppo di ricerca del settore Canadean le vendite di alcolici potrebbero crescere, dal 2008 al 2014 di 17,6 miliardi di litri.

È nero, docente preso per ladro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Che era appena tornato da un viaggio in Cina, aveva trovato la porta bloccata e, assieme al suo tassista, era stato costretto a usare le maniere forti per aprirla. Nulla da fare: Gates, a quel punto agitato, è stato portato in manette alla stazione di polizia per disturbo della quiete pubblica e rilasciato soltanto dopo alcune ore.

La Pac di ieri non serve all'agricoltura di domani ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: se si capisce che il protagonismo di Cina e India sposta il baricentro dell'agricoltura dalla qualità alla quantità. Alla sicurezza alimentare. Oggi c'è la crisi della domanda ma il rischio vero è che ci riveliamo incapaci di soddisfare la nuova domanda globale. In Africa Cina, Corea, India hanno comprato 45 milioni di ettari di terre arabili: 3 Italie,

Cina e Medio Oriente non rinunciano al lusso ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: pag: 22 autore: Consumi Cina e Medio Oriente non rinunciano al lusso Altagamma: in giugno cresce anche l'America Latina Giulia Crivelli «S iamo tutti, nessuno escluso, nel mezzo di un uragano. Ma non dobbiamo farci schiacciare dal pessimismo, perché nel secondo semestre dell'anno dovremmo vedere i primi segnali di ripresa.

Harvard. Disavventura di un professore nero. Scambiato per scassinatore ( da "AmericaOggi Online" del 22-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: dopo un viaggio di lavoro in Cina. Posato il bagaglio a terra quando la serratura aveva rifiutato di cedere, il professore aveva chiesto aiuto all'autista della limousine che l'aveva accompagnato dall'aeroporto. Due uomini di colore che prendono a spallate la porta di una casa da ricchi in una tranquilla mattina d'estate: dall'altro lato della strada Linda Whalen,

L'Italia perde quote di export, ma il Sud resiste ( da "Finanza e Mercati" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: India e Cina) e in particolare il Brasile, mentre la Cina si sta risvegliando come anche la Russia. E quindi anche i nostri prodotti che - ha proseguito Scajola - su questi mercati viaggiano molto. Resta la crisi d'Europa che è il primo mercato dell'export italiano ma anche qui vediamo timidi segnali di ripresa.

l'energia che viene dal sole può salvare i conti dei comuni - mario pagliaro ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: in Cina, sapeva che tutta la produzione sarebbe finita in Cina proprio per i bassissimi costi dell´energia. Un errore ancor più grave considerato che le stesse tecnologie di stampa serigrafica applicate al silicio per la produzione dei microprocessori possono facilmente essere estese alla produzione dei moduli fotovoltaici a film sottile.

l'asia al buio per sei minuti tra terrore e profezie di sventure - (segue dalla prima pagina) dal nostro corrispondente ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: In Cina lungo tutto il corso del fiume Yangze la polizia ieri era in stato di allerta, pronta a fronteggiare disordini di piazza. Il sindaco di Chongqing (30 milioni di abitanti, la metropoli più popolosa della Cina e del mondo) ha vietato l´uso dei telefonini durante l´oscuramento del sole.

marchionne: incentivi anche nel 2010 - salvatore tropea ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Con la Chrysler e dopo l´apertura in Cina, la soglia dei 5,5 milioni non è lontana» ha chiarito ieri Marchionne davanti al cda, archiviando il caso Opel a proposito del quale ha ribadito che «non c´erano le condizioni che assicurassero la gestione dell´azienda né con Gm, né con le parti sociali, né col governo tedesco».

Fiat in rosso, ma si difende Marchionne vuole incentivi ( da "Unita, L'" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cina, sfruttando l'alleanza paritetica con Guangzhou Automobile Group, che contempla una produzione iniziale di 140mila vetture e 220mila motori all'anno e che può salire fino a 250 vetture e 300mila motori. ALLEANZE Di alleanze Marchionne ha parlato alla comunità finanziaria, durante la conferenza di ieri: «Continueremo a guardare le opzioni strategiche per rafforzare le attività

Asia al buio. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Centinaia di milioni di asiatici, in una fascia larga 250 km dall'India fino a Cina e Giappone, sono stati coinvolti nella eclissi di Sole più lunga del secolo ( la foto è a Karachi, in Pakistan). Ma in molte zone lo spettacolo è stato rovinato da nuvole e pioggia. u pagina 9 AFP l'articolo prosegue in altra pagina

A maggio export in ripresa per la prima volta nel 2009 Le famiglie più ottimiste ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: export in Cina. Secondo i dati contenuti nel Rapporto Ice, nel 2008 la crisi non ha penalizzato le esportazioni e la bilancia dei pagamenti, al netto delle componenti energetiche, ha segnato un saldo positivo di 50 miliardi di euro. Intanto dalle famiglie arrivano nuovi segnali di fiducia, fotografati dall'indagine Confcommercio- Censis.

La Cina bacchetta gli Usa sul debito ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cina bacchetta gli Usa sul debito Dura presa di posizione sulle costose misure anti-recessione adottate dalla Casa Bianca Marco Valsania NEW YORK La Cina torna all'attacco degli Stati Uniti e delle loro politiche economiche e valutarie per affrontare la crisi, chiedendo garanzie sulla stabilità del dollaro e sulla sicurezza dei colossali investimenti di Pechino in titoli di debito

GRANDE COME UNA CITTÀ ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: miliardi di dollari di fatturato e 500mila dipendenti in tutta la Cina. Ha stabilimenti anche in Brasile, Messico, Ungheria, Repubblica Ceca, India e Vietnam Foxcon è uno dei maggiori produttori mondiali di componenti per l'elettronica, fornitore di colosssi come Apple, Sony, Dell, Samsung, Nokia, Microsoft, Motorola ( si veda Il Sole 24 Ore del 7 gennaio 2009) Il fondatore Terry Gou,

Pechino scommette sul solare ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: la Cina si appresta a far salire sensibilmente i propri obbiettivi di generazione elettrica tramite il fotovoltaico, in modo da raggiungere i 10 gigawatt entro il 2020. Per finanziare questa iniziativa su larga scala, la Cina attingerà a 30 miliardi di dollari già stanziati per le energie rinnovabili nel pacchetto nazionale di stimolo all'

Segreti Apple, terzisti cinesi e un suicidio ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: nella Cina meridionale. Dietro al gesto, la pressione psicologica e forse anche la coercizione fisica esercitata in una indagine interna dal datore di lavoro Foxconn International, divisione del colosso taiwanese Hon Hai, per la scomparsa di un prototipo della prossima generazione di iPhone della Apple.

Niente yacht per Kim Jong-Il ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: la Cina». La guardia di finanza, però, ha scoperto che,dietro un'operazione apparentemente regolare, gli acquirenti nascondevano un tentativo di violare l'embargo sulla Corea del nord. Ed è scattato il sequestro amministrativo dei due yacht. Tutto sarebbe partito da un'informativa dei reparti speciali della guardia di finanza,

Pubblicità in calo del 7,2% ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Rallenta la Cina (+2,5%). «Gli effetti della crisi finanziaria hanno raggiunto l'advertising », spiega il direttore di Global AdView, Ben van der Werf. Malissimo i periodici (-17,4%), male i quotidiani (-9,1%), in tenuta tv e radio (-4,7% e -2,5%). Tra i settori in positivo solo distribuzione (+6%) e largo consumo (+ 0,

Cin cin con Fellini, Flaiano e Saragat ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: La decadenza di uno dei simboli della «Dolce vita» Cin cin con Fellini, Flaiano e Saragat di Guido Compagna V enire a sapere che il Café de Paris di via Veneto è stato sequestrato dai Ros e dalla Guardia di finanza perché «risultato nella disponibilità della Cosca Alvaro della 'ndrangheta calabrese» è motivo di ragionevole malinconia.

L'Emilia-Romagna investe ancora ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: dove emergono segnali di ripresa come la Cina, e puntando sull'innovazione ».Intanto però«all'autunno dobbiamo arrivarci e non dobbiamo lasciare nessuno sul campo. Al contrario è necessario essere il più possibile uniti e compatti in particolare per aiutare le aziende a superare quello che sarà il punto più critico, cioè le tensioni sul credito e la bassa capitalizzazione»

Il cuore altrove ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: in acqua anche la Nazionale azzurra femminile contro la Cina per le eliminatorie del gruppo A del torneo di pallanuoto. Spettacolo PREMIUM CINEMA 21,00 Un mondo perfetto, di Clint Eastwood, con Kevin Costner (1993, 132'). A Dallas, nella notte di Halloween, un evaso di prigione prende in ostaggio un ragazzino.

Anche senza Opel, Torino punta a 5,5 milioni di vetture prodotte ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: produrre a regime circa 250mila vetture in Cina («l'esordio sarà tra due anni con una berlina del segmento C», spiega Marchionne nella conference call con gli analisti) mentre in India cresce l'alleanza con Tata. «Opel era una grande opportunità, avrebbe accelerato il nostro obiettivo ma sono venute meno tutte le condizioni perché Fiat potesse impegnarsi: non è un questione di soldi,

Bhp Billiton delusa dal ferro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: dal Brasile verso la Cina sono partite ben 31 navi cariche di ferro, un record assoluto, mentre dall'Australia ne sono partite solo 12, tre volte meno del normale. Il gruppo Bhp ha estratto solo poco più di 27 milioni di tonnellate, il 10% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, causa gli incidenti nella zona di Pilbara,

Venezia riemerge con le cerniere ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Una rivincita che conferma quanto la città abbia saputo accogliere l'indicazione profetica di Vittorio Cini pronunciata subito dopo la devastante marea del 1966, quella che mise a nudo tutta la fragilità di questa città. «Salviamo Venezia con la collaborazione di tutti - disse Cini - ma salviamola noi, tocca ai veneziani farlo con il concorso di tutti gli italiani».

Tre vie per un villaggio globale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: caso della Cina sia in quello della Germania, alla base dell'elevata propensione a risparmiare troviamo un evidente strutturale fattore demografico, cioè la ridotta dinamica della popolazione, corrente e attesa. Nel caso della Cina, ciò era stato dimostrato qualche anno fa da un bello studio di Olivier Blanchard (attuale capo degli studi economici al Fondo Monetario Internazionale)

Il made in Italy rialza la testa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: avanzata della Cina, che è al secondo posto, che passa dall'8,7 all'8,9 come quote di mercato, mentre la Germania, prima in classifica (ma che potrebbe cedere il posto alla Cina a breve), si ridimensiona, dal 9,4 al 9,1. Gli altri grandi Paesi davanti a noi calano, mentre migliorano la Russia, l'Arabia Saudita e gli Emirati (questi ultimi grazie a consistenti flussi di riesportazioni)

Liberi e informati per mangiare (e stare) meglio ( da "Avvenire" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: pomodori «San Marzano» che vengono dalla Cina, mozzarelle «di bufala» che sono tutte una bufala, burro «di malga» preparato con latte delle pianure danesi. Per non dire delle cipolle «di Tropea» coltivate in quel di Alessandria. Qualcuno arricchisce, gli agricoltori faticano a far quadrare i conti, le massaie sono prese in giro.

ECONOMIA E SOCIETÀ ( da "Avvenire" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Mentre la Cina riparte di slancio, gli effetti della frenata economica rischiano di farsi sentire nei luoghi di lavoro, dove i costi sono tradizionalmente bassi e i diritti, almeno in passato, sono stati spesso calpestati. A un anno e mezzo dall'entrata in vigore del primo moderno contratto di lavoro, le condizioni negli stabilimenti del gigante asiatico sarebbero di nuovo peggiorate.

Salari & sicurezza i diritti calpestati ( da "Avvenire" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: imprese occidentali che operano in Cina affermano di monitorare costantemente il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle condizioni di sicurezza negli stabilimenti, ma sostengono che non sempre è facile. Come ha denunciato l'autore della nuova legge, i governi locali tendono ad interpretare i dettami del contratto per ammorbidirli e renderli meno stringenti per i datori di lavoro.

La proposta: ( da "Avvenire" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: In Cina la crisi si è tradotta in un aumento delle violazioni del nuovo contratto di lavoro e in un nuovo peggioramento delle condizioni nelle fabbriche. «Non solo. Molti imprenditori ci- nesi stanno delocalizzando nei nuovi protettorati africani e nelle colonie come il Turkestan Orientale per ridurre ancora il costo del lavoro.

Nord Corea-Myanmar, nuovo incubo nucleare ( da "Avvenire" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: dopo essersi incontrata con i ministri degli Esteri di Cina, Russia, Giappone e Corea del sud, il segretario di Stato ha rincarato la dose. Alla Corea del Nord ha mandato a dire che gli U- sa e i suoi alleati non concederanno più incentivi politici o economici se non otterranno una «denuclearizzazione completa e irreversibile ».

A Phuket i 10 Paesi dell'Asean: in agenda la sicurezza regionale e lotta al terrorismo islamico ( da "Avvenire" del 23-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cina, Russia, Giappone, Australia, Corea del Sud ed altri 11 Paesi rende l'appuntamento un vero evento, considerato pure l'attuale contesto. Se già i temi della sicurezza regionale, della pace e della denuclearizzazione erano nel programma, la loro urgenza è drammaticamente emersa dopo l'attacco terroristico di matrice islamista che ha toccato una settimana fa l'

Migliora la bilancia commerciale A giugno +155 mln dall'extra-Ue ( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: a eccezione della Cina (+10,2%), che conferma la dinamica positiva in atto da marzo, e dei paesi Asean (+2,8 per cento). Le flessioni più significative si rilevano verso la Russia e il Messico (per entrambi -40,9%), la Turchia (-25,8%), l'Oceania e altri territori (-19,2%), i paesi Mercosur (-14,3%), gli Stati Uniti (-8,

Urso: Un recupero del 65%. Il bicchiere adesso è mezzo pieno ( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: la crescita delle nostre esportazioni in Cina per oltre il 10%, segno che la nostra attenzione verso Pechino è confermata dalle imprese italiane che guardano a questo mercato sempre più come una grande opportunità. Siamo certi - conclude il viceministro - che con l'imminente approvazione del decreto anti crisi predisposto dal governo ci saranno nuovi stimoli per l'

"il mio inferno in cella adesso voglio giustizia" - soledad o'brien ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: sappiamo che aveva effettuato un lungo viaggio in Cina e stava tornando a casa. Che cosa è successo esattamente? «Stavo filmando la mia nuova serie di documentari per la Pbs intitolata "Faces of Americans", che parla di immigrazione. E avevamo filmato per una settimana in Cina il cimitero ancestrale di Yo-Yo Ma.

Cina, un topolino artificiale da cellule totopotenti Ed è già papà ( da "Unita, L'" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cina, un topolino «artificiale» da cellule totopotenti Ed è già papà Si chiama Xiao Xiao, in italiano «Piccino», il primo topolino ottenuto in laboratorio usando cellule somatiche di topo ringiovanite, e trasformate in simil-staminali embrionali.

Temiamo per la vita di San Suu Kyi ( da "Unita, L'" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: gli Usa come la Russia o la Cina. È benvenuto ogni tipo di pressione sui generali affinché rilascino i prigionieri politici (erano 2100 sino ad alcuni mesi fa), cessi la persecuzione delle minoranze etniche, e così via. L'elenco degli abusi è purtroppo molto lungo. Speriamo che l'iniziativa internazionale dia frutti».

Il processo a Aung San Suu Kyi sta per finire. L'udienza fissata per oggi dovrebbe avviare la f... ( da "Unita, L'" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: gli Usa come la Russia o la Cina. È benvenuto ogni tipo di pressione sui generali affinché rilascino i prigionieri politici (erano 2100 sino ad alcuni mesi fa), cessi la persecuzione delle minoranze etniche, e così via. L'elenco degli abusi è purtroppo molto lungo. Speriamo che l'iniziativa internazionale dia frutti».

mozzarelle adulterate nella pizza - sandro de riccardis ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: detenzione e somministrazione di prodotti in cattivo stato di conservazione e per importazione dalla Cina di carne e pesce, vietata dal 2002. E ieri Coldiretti ha manifestato proprio contro la contraffazione dei prodotti importati dall´estero, all´interno del centro commerciale Milanofiori, ad Assago, per «riaffermare il gusto del vero made in Italy e svelare gli inganni a tavola».

da bernstein a gershwin c'è broadway al priamàr ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Reduce da una tournée in Corea e Cina, dopo Savona andrà a dirigere i Berliner Symphoniker. Ancora una donna protagonista nella parte della solista: il soprano Gabriella Costa, artista versatile e ben nota e molto apprezzata dal pubblico savonese. Il programma, che vede gli arrangiamenti di Luciano Di Giandomenico, inizierà con un brano da "Les Miserables"

violante dai pm sul patto mafia-stato "mori mi disse: ciancimino vuol parlarle" - salvo palazzolo ( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cinà SALVO PALAZZOLO PALERMO - Arrivano i primi riscontri al racconto di Massimo Ciancimino sulla trattativa fra Cosa Nostra e pezzi delle istituzioni durante la stagione delle stragi del 1992. Il figlio dell´ex sindaco aveva parlato di «garanzie politiche» chieste da suo padre al colonnello Mario Mori: «Della trattativa doveva essere informato il presidente della commissione antimafia

A Pechino non conviene sparare sul dollaro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: durante la sua prima visita ufficiale in Cina, il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Tim Geithner, tenne un discorso all'università di Pechino. Al termine del quale insistette sul fatto che gli Usa restano a favore di una politica del dollaro forte, inaugurata ormai quasi due decenni fa dal mentore e predecessore di Geithner, Bob Rubin,

La lunga marcia dello yuan sul dollaro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: di cui la Cina è diventata di recente il principale partner. In privato, molti imprenditori brasiliani, forti esportatori in Cina, hanno suggerito a Lula di lasciar perdere questa iniziativa. Non sanno che farsene di esser pagati in yuan, una moneta non convertibile, sottoposta a pesanti controlli sui movimenti di capitale e che dovrebbero comunque "

Il tormentone del made in ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: macchine e attrezzature importate da marchi italiani che hanno delocalizzato in Cina o Romania, sui quali tra qualche giorno bisognerà dichiarare la vera origine del prodotto. Nulla sfugge, dopo decenni di distrazioni o di (colpevole) disinteresse, al furore della tracciabilità che sembra aver pervaso il popolo del "made in".

"Il manifesto" quarant'anni anni dopo ( da "AprileOnline.info" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: facendo nostra la geopolitica del mondo, quella del post G8: Cina, India, Brasile... . C'è bisogno di un ancoraggio, per intraprendere una rotta adeguata, per contrastare la deriva del regime italiano: una mistura - patologica ma prefigurante - di peronismo elettrico, localismi corporativi, spiriti reazionari e tentazioni razziste.

Fine della luna di miele ( da "AprileOnline.info" del 24-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: la Cina continua nella sua politica repressiva nello Sinkiang e, di fronte alle rimostranze occidentali, chiede che il dollaro non sia più la moneta di scambio internazionale; l'India si permette di imbarazzare pubblicamente il segretario di stato Hillary Clinton in visita ufficiale rifiutando i limiti alle emissioni di carbonio;

cina, la rivolta del figlio unico - pechino ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina Cina, la rivolta del figlio unico PECHINO Contrordine compagni: crescete e moltiplicatevi. Dopo trent´anni di rigido controllo delle nascite, spesso applicato con terribili abusi contro i diritti umani, ora Shanghai dà il segnale di una svolta storica.

shanghai si ribella al figlio unico - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: si ribella al figlio unico Cina, la capitale economica incoraggia le coppie: aumentano i vecchi, fate più bambini Trent´anni di controllo delle nascite hanno sconvolto tutti gli equilibri In futuro si rischia di non avere abbastanza giovani per sostenere gli anziani (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) dal nostro corrispondente federico rampini Spesso all´avanguardia nelle svolte politiche,

"marchionne è reticente" - pier paolo luciano ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: MARCHIONNE racconta cosa produrrà in Cina nel 2011 ma tace sulle missioni degli stabilimenti italiani. Dunque è reticente. E per questo va incalzato: dal sindacato ma anche dagli enti locali». Giorgio Airaudo, segretario della Fiom, gioca ancora una volta la parte dell´avvocato del diavolo, ma crede sia un ruolo necessario.

triste, solitario e melodico moby stasera in concerto a lucca ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Pagina XV - Firenze Cine & Chianti Triste, solitario e melodico Moby stasera in concerto a Lucca Triste, solitario e melodico Moby stasera in concerto a Lucca Indipendenza produttiva, più dark e meno dance: il nuovo disco fatto in casa è una svolta Un cielo di orribili presagi si addensa sulla città.

paura del licenziamento, si uccide ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Era uno dei sei collaudatori che la Chloride di Castel Guelfo aveva deciso di mettere in mobilità: la multinazionale, di proprietà inglese, non era in crisi ma stava delocalizzando in Cina. Stava prendendo anti depressivi e l´azienda lo stava pressando per poterlo licenziare. CORI A PAGINA II E IN NAZIONALE

il matrimonio fallito la paura del licenziamento e lui l'ha fatta finita - alessandro cori ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: ma sta ridimensionando il reparto collaudo perché la produzione sarà spostata in Cina. Dal 13 luglio erano state avviate le trattative per la procedura di mobilità e Luca sapeva di essere uno dei «prescelti». I suoi colleghi ieri mattina, insieme ai rappresentanti sindacali delle Rsu e della Fiom sono rimasti davanti ai cancelli della ditta.

pandev, adesso è giallo in forse la supercoppa in cina - stefano carina ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: adesso è giallo in forse la Supercoppa in Cina STEFANO CARINA «Non spetta a me decidere se partirà per Pechino, queste sono decisioni tecniche. Ma se un giocatore dichiara di non sentirsi all´interno del progetto e di voler andare via, lei lo impieghe-rebbe?». Le frasi sibilline di Lotito su Pandev creano il caso: il macedone parteciperà o no alla trasferta in Cina per la Supercoppa?

paura del licenziamento, operaio si uccide - alessandro cori ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: il ridimensionamento del reparto collaudo perché la produzione si sposterà in Cina. Luca, era uno dei sei esuberi previsti. Poi, dal 13 luglio, l´azienda aveva comunicato l´avvio della procedura di mobilità. «Mi diceva che stava subendo delle pressioni dall´azienda - dice Stefano Pedini, della segreteria della Fiom-Cgil di Imola - che lo chiamava continuamente perché andasse via.

"ecco perché la spiritualità sta riconquistando il mondo" - (segue dalla copertina) eugenio occorsio ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: cioè intesa come ideale e non come ideologia: in Cina, che è solo uno dei tanti esempi, c´è la più grande ondata di cristianesimo di tutti i tempi, di pari passo con la diffusione del capitalismo, come se le due cose fossero congiunte e la religione occidentale costituisca un viatico all´iniziativa economica libera in antitesi con l´ateismo comunista,

la sorte di zunino appesa alle filosofie di unicredit e intesa ( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: appesa alle filosofie di Unicredit e Intesa La Cina è risoluta a mantenere una politica monetaria adeguatamente accomodante perché l´economia non marcia ancora a passo sicuro MILANO - Come già avvenuto in quasi tutti i casi di ristrutturazione degli ultimi due anni, anche nel salvataggio di Risanamento stanno affiorando le diverse "filosofie di vita" di Unicredit e Intesa Sanpaolo.

Bologna, si toglie la vita operaio licenziato da una multinazionale ( da "Unita, L'" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: la produzione si sarebbe trasferita in Cina. Anche quel settore della ditta quindi diventava inutile. E solo per quattro dei sei collaudatori si apriva l'ipotesi di un trasferimento a Torino o Mantova. Non era fra loro L.D. a cui, ricostruisce il responsabile del personale Andrea Cocchi, era stato semplicemente offerto un aiuto per trovare lavoro altrove,

Indaga sul papello e sulle rivelazioni di Ciancimino ( da "Unita, L'" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: inchiesta sono le rivelazioni di Massimo Ciancimino e le rivelazioni del boss Luigi Ilardo (poi ucciso)che chiamano in causa anche pezzi deviati dei servizi segreti. Ci sarebbero già nuovi indagati. Adesso l'indagine è molto più ampia di quella chiusa nel 2004 con l'archiviazione di Riina, Cinà e Vito Ciancimino. Sotto processo, per favoreggiamento, il generale Mori. Palermo

La lunga siesta della vecchia Europa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cina sono naufragati nella scadente performance economica e nella carenza di leadership politica del Vecchio continente. Il resto del mondo ci guarda con disprezzo (Pechino e Mosca) e delusione (l'amministrazione Obama a Washington). Facendo parte dello schieramento europeista, mi sento combattuto tra il rivendicare gli importanti successi della costruzione europea e il rimpiangere

Mondiali a Roma. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Storica medaglia italiana nei tuffi sincronizzati MICHEAL SOHN - AP/LAPRESSE Argento. Primo podio italiano nei tuffi sincro: Francesca Dallapè (a sinistra) e Tania Cagnotto seconde dietro alla Cina e davanti alla Russia. u pagina 10 l'articolo prosegue in altra pagina

Balzo dell'export per la Corea del Sud ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Aggiungendosi a Singapore e Cina nella lista di paesi in ripresa, la Corea ha fatto segnare un Pil in crescita del 2,3% rispetto al primo trimestre dell'anno, alimentata anche dalla ripresa dei consumi ( nella foto, shopping in una zona commerciale di Seul). AFP

FAMIGLIE A REGIME ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Dal 2050 in Cina ci saranno oltre 438 milioni di ultrasessantenni e 100 milioni di ultraottantenni A Shanghai gli over 60 sono il 21,6% dei residenti; entro il 2020 saranno il 34 per cento. La città ha lanciato una campagna di sostegno alle nascite ( nella foto sopra l'affissione dei volantini) IMAGINECHINA AP/ LAPRESSE

Shanghai dice basta al figlio unico ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: 8 autore: Cina. Al via nella capitale economica e finanziaria del paese la prima campagna a sostegno delle nascite Shanghai dice basta al figlio unico Manca manodopera: in soffitta il diktat demografico di Deng Xiaoping Dario Aquaro Contrordine. Basta con la politica dei "piccoli imperatori", qui si invecchia, figliate di più.

Ban ki-Moon: Nessun accordo senza Pechino ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Non ci potranno essere nuovi accordi internazionali quest'anno sul clima senza la Cina. Lo ha affermato il segretario generale dell'Onu, Ban ki-Moon, in Cina per lanciare un programma sull'ambiente. «Al contrario - ha aggiunto con la Cina c'è un enorme potenziale per il mondo di raggiungere un accordo al vertice di Copenaghen.

La lunga siesta dell'Europa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: la Ue si poteva annoverare, insieme a Stati Uniti, Cina, India, Russia e magari un altro paio di nazioni, tra i soggetti che avrebbero dato forma al nuovo ordine internazionale. Ora, quando si trova a parlare con politici cinesi, russi o indiani, Grant trova «raggelanti » le loro opinioni sull'influenza europea.

Mutanda pazza non salva il mondo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: indifferenza del mondo e con il tacito sostegno della superpotenza Cina, terrorizza la popolazione, deporta le minoranze, incendia i villaggi, affama i bambini e stupra le donne, lasciate alla soldataglia dei janjaweed. Ma è vendere mutande tanga con il logo Salvate il Darfur, ultima moda negli Usa, la strada seria per ricordare quella tragedia?

Manca la visione globale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Svizzera, Russia, Giappone, Taiwan, Cina, Emirati Arabi, Bahrain e Kuwait, oltre alla presenza mondiale in più 400 negozi multimarca e prestigiosi department store». Ovvio che Gabrieli non veda di buon occhio l'obbligo del "made in" così come è stato confezionato e licenziato dal Parlamento in questi giorni.

Ipo da record per il big cinese delle costruzioni ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Sono state vendute agli investitori 12 miliardi di azioni al prezzo di 4,18 yuan per titolo: il prezzo si colloca nella parte alta della forchetta. State Construction intende approfittare del rally delle Borse in Cina per raccogliere capitali e sviluppare nuovi progetti immobiliari in vista di un possibile nuovo boom dei prezzi delle case. BLOOMBERG

Semestre nero per De Beers ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cina e India assorbiranno fino al 35% delle gemme mondiali, invece dell'attuale 20%. Una domanda aggiuntiva sufficiente a garantire lunga vita al colosso nato 120 anni orsono in Sudafrica. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'OTTIMISMO NON MANCA Per Gareth Penny il peggio ormai è alle spalle: i costi sono stati ridotti e la domanda è in risalita grazie ai tagli all'

La Cina sorpassa l'India nei consumi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Nuova Delhi un primato storico La Cina sorpassa l'India nei consumi La Cina quest'anno salirà al primo posto nel consumo di oro, un'egemonia finora feudo dell'India. Grazie alla robusta ripresa economica, la domanda di gioielli in Cina è salita, mentre il declino della rupìa ha rallentato i consumi indiani, che rischiano di diminuire ancora per il recente raddoppio del dazio sull'

Le fragilità di un'economia monotematica che cerca nuovi sbocchi in Africa e in Oriente ( da "Avvenire" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Germania e Cina il 6 per cento delle importazioni. L'obbiettivo a medio termine della politica economica è la riduzione della dipendenza dall'oro nero, che attualmente determina il 95% del bilancio dell'emirato. In quest'ottica vanno lette le recenti missioni di uomini d'affari kuwaitiani in Benin, Gabon, Gibuti,

E Shanghai promuove le nascite: incentivi alle coppie con due fratelli ( da "Avvenire" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: La municipalità della capitale economica della Cina scrive il China Daily online , annuncia che incoraggerà attivamente le coppie con figli unici ad avere un secondo figlio. Lo scopo: contrastare l'invecchiamento della popolazione e il peso crescente di genitori e nonni in pensione sui figli unici.

Cina, gli nella politica del figlio unico ( da "Avvenire" del 25-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: politica del figlio unico" in vigore dalla fine degli anni '70 come uno dei lati oscuri della Cina. Un libro ne svela i lati più concertanti: «Strage di innocenti. La politica del figlio unico in Cina», scritto da Harry Wu e curato da Toni Brandi e Francesca Romana Poleggi, è stato pubblicato il 23 luglio scorso dell'Editrice Angelo Guerini.

eterni ragazzi uniti dal sogno di sandokan - torino ( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: della Cina, dei Mari del Sud, dell´Africa, delle Americhe. Si documentava scrupolosamente, invece, consultando resoconti di viaggi, enciclopedie, atlanti, giornali e riviste». Sarti, dopo avere elencato i personaggi dei libri, ha compilato una lista di tutti i popoli, le tribù, i reami, i luoghi, le montagne,

zhe e compagni, le nuove facce della cina - laura montanari ( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Pagina XI - Firenze Zhe e compagni, le nuove facce della Cina Studiano all´Università, vivono con 7mila euro l´anno, giocano a basket alle Cascine Appartengono alla middle class e non hanno alcuna paura di parlare: "Chiudersi a Chinatown non ha senso" LAURA MONTANARI Il pivot è quello che arriva presto la mattina del sabato.

stragi, riina promette ai giudici un dossier su capaci e via d'amelio - salvo palazzolo ( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: ha ricevuto visite di investigatori e magistrati anche Antonino Cinà, il medico di Riina accusato di aver scritto il «papello» della trattativa fra le stragi. Dice il suo avvocato, Mimmo La Blasca, nell´arringa dell´ultimo processo: «Sono autorizzato a riferire che quando preparavamo l´interrogatorio in aula è stato affrontato anche l´argomento papello.

titusville, la città-fantasma che inventò l'oro nero - vittorio zucconi ( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: immancabile grande magazzino di ciarpame made in Cina, il Wal Mart, quattro saloon e una dozzina di ristoranti alla svelta sono tutto quello che rimane di una scoperta che avrebbe prodotto, centocinquanta anni più tardi, una ricchezza mondiale da milletrecento miliardi di dollari annui per le nazioni produttrici di petrolio.

obama studia il modello cinese contro la crisi funziona meglio - federico rampini ( da "Repubblica, La" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: cinese contro la crisi funziona meglio FEDERICO RAMPINI Agli europei questa sigla fa venire le convulsioni, ma non c´è dubbio che assomiglia a un "G2" il summit che riunisce oggi a Washington i governanti dell´America e della Cina. Obama, la Clinton e il segretario al Tesoro Geithner ricevono la più vasta delegazione governativa (150 persone) mai partita da Pechino. SEGUE A PAGINA 23

obama studia il modello cinese contro la crisi funziona meglio - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Venti accordi di libero scambio in dirittura di arrivo hanno per protagonista la Cina. Uno di questi, aprendo ulteriormente le frontiere tra 1,3 miliardi di cinesi e 500 milioni di abitanti del sudest-asiatico, segna l´avvio del più grande "mercato comune" della storia. La marcia trionfale della Cina è turbata però da incidenti molto seri.

arriva il sottomarino nucleare ora l'india è una super potenza - daniele mastrogiacomo ( da "Repubblica, La" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: facevano parte solo Cina, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Federazione russa. L´annuncio è stato dato dal primo ministro Manmohan Singh durante la cerimonia d´inaugurazione dell´»Arihant», «Distruttore di nemici», un bestione di 6 mila tonnellate, spinto da un reattore di 85 megawatt e in grado di raggiungere i 24 nodi tra gli abissi.

quando la vacanza è dolce i turisti sulle strade del miele - irene maria scalise ( da "Repubblica, La" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: ognuno diventa sosta di un capitolo apistico ben preciso che passa da Monteu Roero a Città di Brà. Anche all´estero, però, la passione del miele comincia a dilagare. Il paese con maggiore produzione è la Cina (180mila tonnellate), seguito da Stati Uniti (90mila), Argentina (85mila) e Messico (60mila).

hamilton e raikkonen, riecco i vecchi padroni - budapest ( da "Repubblica, La" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: che non vinceva una gara dal 19 ottobre scorso, gp in Cina, Raikkonen, che continua il digiuno di successi, datato ormai 15 mesi, ma che mai quest´anno era arrivato secondo. Nobiltà al completo, se sul podio ci fosse stato anche Massa, bloccato invece dopo il terrificante incidente di sabato in un letto d´ospedale.

dollari, applausi e tv: è il calcio usa - andrea sorrentino boston ( da "Repubblica, La" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: prima della partenza il 3 agosto per la Cina: l´8 a Pechino è Supercoppa contro la Lazio. Calendario fittissimo, e si sa che giocare tanto con i muscoli non ancora a posto può essere rischoso, ma ormai va così. Intanto oggi e domani saranno i giorni delle visite mediche e delle presentazioni per Eto´o all´Inter e Ibrahimovic a Barcellona: il mercato interista,

Fuori dalla crisi, dentro la pandemia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Ma se l'influenza si diffondesse in Cina, per ora poco colpita, «sarebbe molto preoccupante ». In Australia, i casi confermati fino a due giorni fa erano 16.567, un aumento del 25% in quattro giorni, e dall'inizio del contagio, poco più di cinque settimane fa, le vittime sono state circa 40.

La tv cinese parla anche arabo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Ancora Zheng: «Speriamo che il mondo possa conoscere la Cina e la Cina il resto del mondo sempre meglio». Uno staff iniziale di 80 persone, composto da giornalisti e conduttori cinesi che parlano arabo, ha perciò da ieri il compito di contrastare l'immagine spesso «distorta» che i media stranieri trasmettono del paese.

STRATEGIE GLOBALI ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: immagine della Cina nel mondo e prevede l'apertura di numerose sedi di corrispondenza dell'emittente statale e dell'agenzia ufficiale di stampa Xinhua Secondo il South China Morning Post, quotidiano di Hong Kong in lingua inglese, si tratterebbe di un'operazione da 45 miliardi di yuan (4,6 miliardi di euro) IMAGINECHINA

I mutui degli inglesi arrivano da Pechino ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Dal nostro corrispondente La Cina s'avvicina.Alla City. Bank of China soccorre gli inglesi a caccia di un mutuo e offre tassi più vantaggiosi dei maggiori concorrenti. Il fenomeno è ancora limitato nei volumi, ma -secondo gli analisti - è destinato a svilupparsi creando un temibile concorrente alle maggiori banche, da Barclays a Hsbc,

Un ambasciatore per il manager ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: a Pechino in qualità di coordinatore del comitato governativo Italia-Cina, ha lavorato in Enel nella veste di responsabile delle Relazioni istituzionali internazionali e da circa un anno dirige l'ambasciata italiana a Teheran. E anche Vincenzo Petrone, distaccato negli scorsi anni in Confindustria come responsabile degli Affari internazionali, è ora ambasciatore in Giappone dove,

L'infinito quartiere cinese ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: ma la Cina sembrava vicina, anche se in realtà più come utopia che come realtà. Ora che si è passati dalla teoria «dei cento fiori» della rivoluzione culturale alla pratica delle «cento città» del capitalismo globalizzato, la Cina si è ritagliata un posto centrale: nonostante sia diventata un centro di gravità per l'intera economia mondiale,

Buoni sentimenti a passo di danza ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cambogia e Cina dal poetico Shen Wei, oggi tra gli artisti orientali più corteggiati. Ma siamo solo alla prima delle due settimane della vetrina che quest'anno compie 25 anni e la Shen Wei Dance Arts vi giungerà quasi alla fine. Per ora, nella puntigliosa città organizzatrice di danza e balletto per tutto l'anno,

Da Riccione a Scampia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Vent'anni dopo, a 35 anni, nel giugno del 1989 mi ritrovo in Cina,nell'estate della protesta e di Piazza Tienanmen. Pechino è blindata. Resto a Shanghai e di notte fotografo una manifestazione di studenti, migliaia di cande-le, e sopra di loro, come il monolite di un nuo-vo potere, incombe il primo grattacielo.

Cina Rivolta in fabbrica Operai uccidono manager Trentamila lavoratori di un'a... ( da "Unita, L'" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: Cina Rivolta in fabbrica Operai uccidono manager Trentamila lavoratori di un'acciaieria cinese, che protestavano contro l'acquisizione della lora fabbrica da parte di un'altra società, venerdì scorso hanno picchiato a morte un manager. Pesante il bilancio degli scontri con la polizia: almeno cento feriti.

Staminali: riavvolgere il film della vita e poi riproiettarlo ( da "Unita, L'" del 27-07-2009)
Argomenti: Cina

Abstract: in una dozzina di stabulari in Cina. Loro non lo sanno, ma sono i nipotini di una cellula staminale adulta indotta a diventare pluripotente. Insomma, il frutto di una lunga e formidabile catena di esperimenti di laboratorio portata a termine da un gruppo di ricercatori dell'Accademia Cinese delle Scienze di Pechino e dell'Università Jiao Tong di Shangai,


Articoli

il nuovo contrabbando di sigarette - napoli (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 20-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 1 - Prima Pagina Il caso Le false "bionde" in arrivo da Cina e Polonia. E a Napoli rispuntano le "tabaccaie" Il nuovo contrabbando di sigarette NAPOLI «Vi consiglio "le polacche". Le chiedono tutti, costano meno. Sono tornato a vendere, ma a una condizione: le cinesi no. Fanno male, puzzano». L´uomo della bancarella, Antonio o´ Chichì, le sfila dal pacchetto. SEGUE A PAGINA 23

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il ritorno dei contrabbandieri da polonia e cina le false "bionde" - (segue dalla prima pagina) conchita sannino (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 20-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 23 - Cronaca Il ritorno dei contrabbandieri da Polonia e Cina le false "bionde" Un pacchetto frutta fino a 10 volte e a Napoli rispuntano le tabaccaie L´industria delle "stecche" rende centinaia di milioni l´anno. Triplicati i sequestri Il traffico di sigarette sull´onda della crisi, ma è assai peggio di trenta anni fa (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) CONCHITA SANNINO Ma è la disicantata Nanè, settantre anni, da ventotto vestita a lutto nel cuore di Forcella, a porgere le sigarette con una familiarità più ostile che antica. «Le americane dell´epoca mia sono finite. Dovrei mollare, troppi acciacchi, troppe medicine, ma questa roba è la mia malattia», dice Nanè, mille notti in questura e venti farmaci sotto il trabiccolo. Sono i reduci, loro. Ma sopra queste teste corre un business risorto dalle sue ceneri. Più esteso. Che passa liscio alle frontiere. E torna a costruire tesori. Affare per cupole sommerse, il segreto dei padrini di lunga durata. è il nuovo Contrabbando. Una partita da centinaia di milioni ogni anno. Il pacchetto da 20 pezzi realizzato in Ucraina per 50 centesimi frutta fino a 10 volte andando da Napoli a Londra. Nel 2008 è stato boom di sequestri. Oltre alla Cina, sono dieci i Paesi dell´Est coinvolti dal giro. A guidare il gioco, ex contrabbandieri napoletani di seconda fila che oggi sono i boss di Varsavia o di Katowice. Collegati al gotha dei clan Mazzarella o Sarno. L´industria delle "stecche" riesplode infatti nel cuore dell´Europa. Un´inchiesta dell´antimafia di Napoli avrebbe già identificato quasi duecento persone. Oltre all´esercito di corrieri stranieri sguinzagliati su rotte inedite. E mimetizzati, con milioni di sigarette, perfino su camper da turisti. L´uomo che, nell´alveare di Forcella, ha piantato di nuovo il banchetto con marche estere in vendita da 2 ai 3,10 euro a pacchetto si chiama Antonio Prisco. Se è ricomparso all´imbocco di vico dei Gravonari, e rifornisce fumatori italiani e stranieri delle nuove marche, Classic, L&M, Mg, è perché le "bionde" restano la sua materia: si può dire ne abbiano nutrito l´esistenza fin dal suo stesso concepimento. Invecchiato rampollo d´arte, Luigi o´ Chichì, è infatti il settimo figlio di quella Concetta Muccardi la cui storia fu immortalata nel film capolavoro di De Sica «Ieri, oggi e domani»: Titina era la contrabbandiera, incarnata da Adelina-Sophia Loren, che pur di non finire in manette si faceva trovare gravida ad ogni visita dei finanzieri. Quando chiuse gli occhi, alcuni anni fa, i banchetti erano già spariti dalla città, in Puglia lo Stato aveva vinto la sua guerra contro la ferocia dei contrabbandieri-killer, l´epopea degli scafi blu era alle spalle, perfino sulle coste spagnole e francesi i «sudditi» del leggendario boss del contrabbando anni Settanta, il napoletano Michele Zaza detto ‘o Pazzo, si erano convertiti al più redditizio mercato del narcotraffico. E con Concetta si pensò d´aver seppellito anche il traffico. Falso. Le "bionde" sono tornate. Più pericolose di prima. La Tabacco Connection del 2009 fattura in Europa centinaia di milioni. Dialoga a est con la camorra emigrata in Polonia, e ad ovest con i campioni cinesi della «falsificazione». Accade sull´onda della crisi economica, ma è assai peggio di trenta anni fa. Anche perché, nel caso del falso made in China, i pacchetti sono due volte «illegali». Violano le leggi del mercato italiano e risultano contraffatti negli ingredienti. Solo negli ultimi diciotto mesi, la Connection ha triplicato i profitti e prodotto un´impennata di sequestri. Stando ai dati di Fiamme Gialle e polizia, dalle 90 tonnellate sequestrate in Italia nel 2006, si è passati alle 260 tonnellate del 2008. A Napoli erano solo 6 tonnellate nel 2006, sono diventate 20 nel 2008. Così le bancarelle sequestrate in provincia: dalle 67 del 2007 alle 170 dei primi sei mesi del 2009. La Guardia di Finanza ha calcolato che il numero di sequestri e denunce è arrivato a triplicarsi se si mettono a confronto i dati degli ultimi anni. L´analisi del comandante delle Fiamme Gialle di Napoli, il generale Giovanni Mainolfi, è netta: «La recrudescenza del fenomeno indica, con l´avvento della crisi dei consumi, anche il ritorno di un ammortizzatore sociale. Fino a due anni fa, anche nei rioni popolari, le bancarelle clandestine per la vendita al minuto erano praticamente sparite. Oggi la situazione è diversa anche da questo epidermico aspetto. I dati e le attività in corso lo confermano. Ci raccontano alleanze con gli stranieri. E pregiudicati di spicco che si sono trasferiti all´estero per meglio condurre le loro partite». Anche alla direzione della Criminalpol, il Servizio Analisi ha registrato «un incremento del 35 per cento di tutti i soggetti denunciati», tra il 2008 e l´anno precedente. L´intelligence accende i riflettori su un affare che ha ridisegnato strategie e percorsi. I clan puntano anche su corrieri mimetizzati da turisti, impiegano container e roulotte, oppure viaggiano su voli economici e con borsoni griffati carichi di pacchetti sui quali la camorra e le sue «consociate» incassano un ricarico che va dal 70 all´87 per cento. Si va via mare, dalla Grecia al porto di Ancona. O sui vecchi scali di Napoli e Bari. Ma anche i trasporti via terra sono divenuti più abili: tonnellate di sigarette bloccate dagli specialisti antimafia del Gico della Finanza, erano nascoste negli infissi di un mega carico di porte di legno, oppure nello scheletro metallico dei furgoni. Lo screening delle forze di polizia evidenzia due canali. Lo spiega il prefetto Francesco Cirillo, il vicecapo della polizia che guida la Direzione della Criminalpol. «Da un lato c´è la grande alleanza europea: il mercato coinvolge Ucraina, Romania, Polonia, Lituania e Serbia, e dalla Slovenia passando per la Federazione russa e la Grecia. Dall´altro lato, scopriamo la rotta asiatica dalla quale arrivano sigarette completamente contraffatte e ad alto rischio di danno per la salute, soprattutto per i luoghi e le modalità e gli ingredienti del confezionamento». La differenza - rispetto agli anni Settanta - è che i boss napoletani ora operano da accorti registi. Gestiscono pattuglie di trasportatori e fanno vita dorata in Polonia, dopo aver messo su famiglie «nuove» o parallele con le più giovani compagne straniere. La Campania è solo una delle regioni del business: il 75 per cento delle 270 tonnellate sequestrate nel paese sono state bloccate in altre sei regioni. Al primo posto le Marche, seguita da Lombardia e Liguria, infine Campania e Friuli Venezia Giulia, in coda Calabria e Lazio. Spicca il volume delle sigarette russe. Sono quelle che assicurano il ricarico più alto: escono dall´Ucraina con un valore di 50 centesimi di euro, in Polonia passano ad 1 euro, a Napoli saltano a 2.50 o 3 euro sulla bancarella, a Londra schizzano fino al prezzo di 8 sterline. Il business perfino più robusto riguarda i produttori della rotta cinese, che con l´affare delle «bionde» guadagnando fino a 20 volte l´investimento. Gli inquirenti napoletani sono volati a Shanghai, a caccia delle fabbriche «nocive». Lì il tabacco non si stende al sole per farlo asciugare, ma viene essiccato con additivi e impiego di gas. Luigi ‘O Chichì, figlio di Titina Muccardo, conferma di averle provate a vendere, ma d´essere stato investito dalle proteste. «Hanno un odore di marcio».

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cagnotto ai piedi del podio il pubblico contro la cina - corrado zunino (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 20-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 42 - Sport Dopo i Marconi, un altro quarto posto: "Mi viene da piangere" Cagnotto ai piedi del podio il pubblico contro la Cina CORRADO ZUNINO ROMA - Tania si sveglia tardi, gli ultimi due tuffi. Sono puliti, finalmente distesi, la fanno risalire nella gara del trampolino da un metro: ottava, sesta, quarta. Ma lì chiude, a 6,35 punti dalla cinese Wu Minxia, terza. Niente bronzo per la Cagnotto: medaglia di legno. Come i fratelli Marconi il giorno prima. L´inizio dei mondiali di nuoto, non solo sul piano organizzativo, è difficile. E Tania Cagnotto, che ai recenti Europei di Torino aveva preso tre ori, a Roma prende atto della superiorità delle cinesi (seconda è arrivata la Wang Han) e del ritorno sorprendente della russa Julia Pakhalina, 32 anni, data per assente, alla fine dominatrice. Maria Elisabetta Marconi, sorella dei due componenti del duo, è finita sesta. «Mi viene da piangere, se non avessi iniziato contratta sarei sul podio», dirà la Cagnotto, «ma questa è la gara in cui soffro di più». Dopo il trampolino da un metro, arrivano i tre. Mentre mamma Cagnotto, ex campionessa, viene allontanata dal servizio buttafuori della sala stampa (l´altro giorno hanno maltrattato Popov). I primi due giorni scivolano via con arbitri stretti con gli azzurri e fischi ai cinesi. Fischi nei tuffi, nel sincro. Loro non ascoltano e, ieri, con le donne, vincono la piattaforma sincro.

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Gli addetti al check-in di British Airways e Virgin Atlantic possono d'ora in poi rifiutarsi di... (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 20-07-2009)

Argomenti: Cina

Gli addetti al check-in di British Airways e Virgin Atlantic possono d'ora in poi rifiutarsi di far imbarcare i passeggeri che mostrano sintomi simili a quelli della nuova influenza. Questo l'ultimo fotogramma britannicosull'influenza suina, un tambureggiamento che alterna fasi allarmanti a momenti di stasi e che nelle ultime ore ha subito un'impennata determinando anche uno scontro nel governo italiano. Al Sunday Times, dirigenti di due aerolinee hanno confermato l'ordine imposto ai propri dipendenti, un salto di qualità nella restrizione delle maglie contro la diffusione del virus. «Il nostro personale è addestrato a riconoscere i sintomi della nuova influenza o di altre malattie contagiose. Il personale può rivolgersi ad un medico e a chi è affetto da nuova influenza non verrà concesso di viaggiare», ha detto un portavoce di British Airways al domenicale, sottolineando di aver già vietato l'imbarco ad alcune persone. Chi non viene bloccato in partenza, potrebbe comunque trovarsi in quarantena nel Paese di arrivo: in Thailandia e in Cina le autorità hanno già installato degli scanner per il controllo della temperatura corporea per identificare i passeggeri che hanno la febbre. Le maglie che si restringono anche nei vari campus londinesi dove alcuni casi sospetti hanno spinto le autorità britanniche a procedere a opere di isolamento, bonifica o distribuzione di farmaci. A Fiumicino, poco preoccupati i passeggeri. Gruppi di passeggeri in transito nello scalo romano provenienti da Londra non hanno mostrato particolari timori, e ieri salvo sporadici casi, quasi nessuno indossava le mascherine sul volto. poche mascherine Nel settore «Arrivi internazionali» alcuni turisti inglesi appena sbarcati si sono soffermati a leggere i cartelli del ministero della Salute, sui quali sono indicati consigli sia per coloro che sono diretti in un'area affetta da nuova influenza sia per quanti tornano. «Cosa penso di questa influenza? - sorride un'anziana turista britannica, in vacanza in Italia con il marito - Temo che ci siano troppo allarmismo... ». A Malpensa, diffidenza nei confronti dei giornalisti tra i genitori di alcuni degli adolescenti di ritorno da Londra, dove hanno contratto l'influenza e sono poi guariti. «La tensione l'avete creata voi giornalisti in questi giorni - dice una madre -. I nostri figli non ci sono mai sembrati spaventati al telefono, anche quando parlavano dei compagni che si erano ammalati». Ma è un fatto che l'influenza suina faccia discutere. Sul battibecco all'interno del governo interviene anche il ministro Brunetta: «Non c'è nessun pericolo - dice - se non quelli che ci sono ogni anno su l'influenza di un tipo piuttosto che di un altro». Intanto si allunga il bollettino dei contagi. Due sospetti casi in Molise, altri due a Pistoia.

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Suina, stop imbarchi a Londra Paura nei campus dei ragazzi (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 20-07-2009)

Argomenti: Cina

Suina, stop imbarchi a Londra Paura nei campus dei ragazzi GIUSEPPE VITTORI Gli addetti al check-in di British Airways e Virgin Atlantic possono d'ora in poi rifiutarsi di far imbarcare i passeggeri che mostrano sintomi simili a quelli della nuova influenza. Questo l'ultimo fotogramma britannicosull'influenza suina, un tambureggiamento che alterna fasi allarmanti a momenti di stasi e che nelle ultime ore ha subito un'impennata determinando anche uno scontro nel governo italiano. Al Sunday Times, dirigenti di due aerolinee hanno confermato l'ordine imposto ai propri dipendenti, un salto di qualità nella restrizione delle maglie contro la diffusione del virus. «Il nostro personale è addestrato a riconoscere i sintomi della nuova influenza o di altre malattie contagiose. Il personale può rivolgersi ad un medico e a chi è affetto da nuova influenza non verrà concesso di viaggiare», ha detto un portavoce di British Airways al domenicale, sottolineando di aver già vietato l'imbarco ad alcune persone. Chi non viene bloccato in partenza, potrebbe comunque trovarsi in quarantena nel Paese di arrivo: in Thailandia e in Cina le autorità hanno già installato degli scanner per il controllo della temperatura corporea per identificare i passeggeri che hanno la febbre. Le maglie che si restringono anche nei vari campus londinesi dove alcuni casi sospetti hanno spinto le autorità britanniche a procedere a opere di isolamento, bonifica o distribuzione di farmaci. A Fiumicino, poco preoccupati i passeggeri. Gruppi di passeggeri in transito nello scalo romano provenienti da Londra non hanno mostrato particolari timori, e ieri salvo sporadici casi, quasi nessuno indossava le mascherine sul volto. poche mascherine Nel settore «Arrivi internazionali» alcuni turisti inglesi appena sbarcati si sono soffermati a leggere i cartelli del ministero della Salute, sui quali sono indicati consigli sia per coloro che sono diretti in un'area affetta da nuova influenza sia per quanti tornano. «Cosa penso di questa influenza? - sorride un'anziana turista britannica, in vacanza in Italia con il marito - Temo che ci siano troppo allarmismo... ». A Malpensa, diffidenza nei confronti dei giornalisti tra i genitori di alcuni degli adolescenti di ritorno da Londra, dove hanno contratto l'influenza e sono poi guariti. «La tensione l'avete creata voi giornalisti in questi giorni - dice una madre -. I nostri figli non ci sono mai sembrati spaventati al telefono, anche quando parlavano dei compagni che si erano ammalati». Ma è un fatto che l'influenza suina faccia discutere. Sul battibecco all'interno del governo interviene anche il ministro Brunetta: «Non c'è nessun pericolo - dice - se non quelli che ci sono ogni anno su l'influenza di un tipo piuttosto che di un altro». Intanto si allunga il bollettino dei contagi. Due sospetti casi in Molise, altri due a Pistoia. Nella capitale inglese alcune compagnie potranno impedire a chi presenta i sintomi dell'influenza di salire sugli aerei. In Italia, anche se aumenta il numero dei contagiati (o sospetti tali), la psicosi non c'è.

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Mondiali di nuoto. La Cagnotto sfiora il podio (sezione: Cina)

( da "AmericaOggi Online" del 20-07-2009)

Argomenti: Cina

Mondiali di nuoto. La Cagnotto sfiora il podio 20-07-2009 ROMA - Podio mancato per Tania Cagnotto. La tuffatrice azzurra ha chiuso al 4/o posto la finale mondiale del trampolino da 1 metro a Roma '09 con il punteggio di 296.60. L'oro è andato alla russa Julia Pakhalina con 325.05, davanti alla coppia di cinesi Minxia Wu, argento con 311.90, e Han Wang, bronzo con 303.95. Sesta l'altra azzurra Maria Marconi (268.80). La Russia ha conquistato l'oro nella prova a squadre di nuoto sincronizzato dei Mondiali di Roma 2009. Le russe hanno conquistato il titolo con il punteggio di 98,833 davanti alla Spagna, argento con 97.883. Medaglia di bronzo alla Cina con 96.667. L'Italia ha chiuso al sesto posto con 94.666, migliorando di una posizione rispetto ai piazzamenti delle precedenti edizioni dei Mondiali. ROMA . Massimiliano Rosolino accompagna l'Italia per mano, la guida al suo mondiale di casa. Federica Pellegrini si concede l'ultimo tocco di femminilita' pura prima di infilarsi nel costume a caccia dell'ennesimo record. Sotto gli occhi paterni del Presidente della Repubblica sfila l'azzurro e si apre la XIII edizione della rassegna iridata delle discipline acquatiche: la cerimonia d'apertura di Roma 09 fa il verso a quelle olimpiche, perche' dopo 'aver trattenuto il respiro' adesso si svela il grande mondiale che torna nella Capitale dopo 15 anni. Il tricolore passa prima nelle mani della Pellegrini, sulle note di Casta diva rese immortali dalla Callas, e poi sfila tra le mani del campione di Sydney. ''Dichiaro aperti i tredicesimi Campionati del mondo della Federazione nuoto'', le parole di Giorgio Napolitano con cui si alza definitivamente il sipario sulla kermesse. Ed e' uno show, costato caro (oltre due milioni di euro), quello andato in scena allo stadio dei Marmi, messo a festa per le grandi occasioni: l'inno di Claudio Baglioni, 'Un solo mondo', ha aperto la cerimonia (alla quale hanno partecipato il presidente della Camera, Gianfranco Fini; il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta; il sottosegretario allo Sport, Rocco Crimi; il sindaco di Roma, Gianni Alemanno; il presidente del Coni, Gianni Petrucci, accompagnato dal segretario generale Raffaele Pagnozzi, e l'ex sindaco di Roma, Walter Veltroni) ed il cantautore romano ha concesso, cantando anche l'inno composto 15 anni fa e dal titolo Acqua nell'acqua. E poi sono state due ore di musica, impreziosita dai brani suonati al pianoforte dal maestro Giovanni Allevi e di danza spettacolare, con sirene che hanno volteggiato sospese in aria e accompagnate a terra dal passo sensuale di Alessia Marcuzzi. E dai mille metri quadrati del maxischermo istallato ai Marmi scorrono i quadri di danza sempre ispirati all'acqua, ma c'e' spazio anche per la parentesi di solidarieta', la campagna per i pozzi d'acqua in Africa, promossa da Amres con testimonial Caterina Murino. Poi e' il momento degli atleti: 180 Paesi a sfilare, ma pochi campioni dietro le bandiere. Molti i volontari che hanno preso il posto dei portabandiera per mostrare comunque la presenza delle nazioni: nutrita la rappresentanza solo per Brasile, Germania, Nuova Zelanda e Sudafrica, guidato dalla nuotatrice di fondo Nathalie Du Toit, che gareggia senza una gamba. Ma la standing ovation e' per l'Italia, elegantissima nel tailler blu: applausi per la Pellegrini che cammina vicino al fidanzato Luca Marin, e per Filippo Magnini, che si sbraccia per salutare le tribune. Ma il via ufficiale arriva da Napolitano: ''Dichiaro aperti i 13/i Mondiali di nuoto'', secondo quella formula mutuata dalle Olimpiadi. Una notte magica, per un mondiale che vuole stupire e non solo con gli effetti speciali dei fuochi d'artificio che hanno squarciato di lampi colorati il cielo estivo di Roma: la kermesse entra nel vivo e per due settimane la citta' eterna sara' l'ombelico del mondo.

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Perché miriamo in basso (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-19 - pag: 28 autore: Continua da pag. 23 Perché miriamo in basso Nell'avvertire acutamente la responsabilità del suo deterioramento la natura ci appare come una Mater dolorosa, lambita e contagiata sul nostro pianeta dalla stessa fragilità che segna la storia umana. Comincia pertanto a serpeggiare la paura – cui ha dato voce l'Ethical Working Group on Astrobiology and Planetary Protection of the European Space Agency dell'Unesco – che lo spazio esterno e i corpi celesti possano diventare ricettacolo dei nostri detriti e venire contaminati da forme di vita di origine terrestre o, viceversa, che la Terra possa essere infettata da eventuali, anche se improbabili, agenti esobiologici. Gettando uno sguardo indietro, è possibile constatare come, da oggetto di contemplazione, il cielo sia diventato spazio di conquista reale e simbolica, quasi una continuazione del grande ciclo di esplorazioni e scoperte geografiche aperto da Cristoforo Colombo. Dapprima, grazie ai fratelli Mongolfier, poi ai fratelli Wright, alle stazioni interplanetarie, alle passeggiate nello spazio e alle astronavi, lo staccarsi dell'uomo dalla superficie materna del nostro pianeta è sembrato la realizzazione di un antico sogno, il culmine della modernità in quanto trionfo della nostra specie, che, invece di subire la natura, ora la domina. Tale percezione è poi cambiata non appena si è visto che, dallo spazio, il nostro globo appare come una gemma di incomparabile bellezza su uno sfondo di velluto nero: azzurro, coperto di bianche nubi, con le montagne brune che si stagliano su verdi pianure, gli oceani che ritagliano i continenti, i poli che esibiscono le loro lucenti calotte di ghiaccio. Osservando la superficie brulla e butterata della Luna, posando piede sui suoi mari o studiando le immagini degli altri pianeti e dei loro satelliti dalle atmosfere per noi irrespirabili, dalle forze di gravità per noi fuori scala, e dalle temperature arroventate o gelide, si è scoperta la nostalgia per la Terra, l'unico luogo, per quanto finora sappiamo, dove c'è vita. Paragonato al desertico squallore di altri mondi, privi di quell'aura che la fantasia attribuiva loro, in mancanza, finora, di altre forme di vita o con altri esseri intelligenti, il nostro globo risulta essere la sola oasi in cui l'uomo può abitare, posare saldamente i piedi, senza portarsi dietro un artificiale guscio protettivo, rappresentato dall'astronave. Risalta così l'ambiguità dell'impresa spaziale nell'annodare lo spirito di conquista e colonizzazione interplanetaria, il desiderio di andare rischiosamente incontro all'ignoto, di proiettarsi con curiosità verso l'esterno, al complementare bisogno di un'Itaca cui fare ritorno e alla voglia di rimettere l'uomo e il suo habitat al centro, se non dell'universo, del senso stesso della realtà. Dopo l'entusiasmo per l'astronautica, alla spinta centrifuga succede una spinta "geotropica", di segno opposto. A suo modo, nelle menti e nei cuori, Tolomeo celebra una vittoria postuma. Lo sguardo dall'interno verso la "cupola metafisica"del cielo –che nei primi filosofi greci, come Pitagora e Anassagora, aveva legittimato l'atteggiamento teoretico della contemplazione – si combina, a partire dal telescopio di Galileo, con uno sguardo dall'esterno. Si comincia cioè a pensare alla Terra come una stella tra le stelle, oggetto non più della sola fisica, ma anche dell'astronomia. Per certi versi, il contemplare il nostro pianeta dal di fuori ha avuto la funzione dello specchio,di un'immagine che ci ha finalmente situato nel cosmo e ci ha fatto comprendere meglio chi siamo: una specie animale – risultato di processi evolutivi forse casuali – che può vivere in spontanea simbiosi solo con l'ambiente terrestre e non altrove. In questo specchio abbiamo visto quanto avevamo fino a ora solo pensato. Eppure, non è certamente scomparsa né la contemplazione silenziosa, a occhio nudo, del cielo stellato (di cui si gioisce in rari ed estatici momenti), né la prospettiva di futuri viaggi interplanetari e di una possibile, sebbene remota, colonizzazione di altri mondi. Con minor clamore e con maggior segretezza, i progetti scientifici continuano a svilupparsi in un clima di accresciuta, lungimirante concorrenza di tipo economico, politico e militare, che vede, ad esempio, l'ingresso della Cina nel club esclusivo degli Stati che espandono la loro sfera d'influenza, anche attraverso il progettato sbarco di un suo equi- paggiosulla Lunaentroil 2017. L'immaginazione, soprattutto quella dei giovani, alimentata dalla fantascienza, non ha, inoltre, mai smesso di vagare tra le immense regioni siderali e i " tempi profondi"dell'universo. Non occorre aspettare lontane migrazioni di massa degli uomini verso improbabili pianeti, alla maniera di Anni senza fine di Clifford D. Simak o di Cronache marziane di Ray Bradbury. Una volta lacerata la placenta protettiva della biosfera, che aveva tenuto finora gli umani racchiusi al suo interno, si può ragionevolmente presumere che le imprese spaziali non solo continueranno, ma subiranno un incremento, tanto più sensibile quanto più urgente diventerà l'esigenza di procurarsi piattaforme strategiche e minerali rari, di compiere esperimenti in assenza di gravità o quanto più ci si renderà conto che la risorsa più abbondante dello spazio interplanetario è proprio lo spazio, magari per depositarvi le nostre scorie radioattive. Remo Bodei © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Tassata la redditività potenziale (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM (SUBARU) data: 2009-07-19 - pag: 4 autore: I requisiti per la regolarizzazione Tassata la redditività «potenziale» di Alessandro Dragonetti e Gabriele Labombarda L a terza edizione dello "scudo fiscale" verrà introdotta con un emenamento alla manovra estiva, il decreto legge 78/09. Dal 15 settembre prossimo e sino al 15 aprile 2010, i contribuenti interessati avranno, infatti, la possibilità di sanare la detenzione di attività finanziarie e patrimoniali, esistenti all'estero in violazione della disciplina di monitoraggio fiscale (legge 167/1990), rimpatriandole o regolarizzandole. Il nuovo scudo consente, tra l'altro,di sanare le violazioni relative alla detenzione di immobili oltreconfine. Tra le altre, saranno proprio le residenze estive, sottratte all'occhio del fisco,a poter essere oggetto della nuova opportunità di regolarizzazione che, prendendo spunto da orientamenti di legislatori di altri paesi europei, sembra, questa volta, voler dar prevalenza al reddito potenziale rispetto a quello di fatto prodotto dalle attività stesse. L'emendamento posto all'esame della Camera prevede che la sanatoria possa essere portata efficacemente a termine mediante il pagamento (non, quindi, a compensazioni con crediti e ritenute) di una imposta una tantum del 5%, pari all'aliquota del 50% applicata ad un reddito lordo presunto annuo del 2% per i cinque anni aperti all'accertamento. La regolarizzazione, i cui adempimenti attuativi sono demandati a un provvedimento del direttore dell'agenzia delle Entrate, avverrà all'atto del pagamento dell'una tantum. Questa somma rappresenterà, quindi, un pegno che il contribuente dovrà corrispondere al fisco per sanare il proprio comportamento omissivo. Nel contesto delle regolarizzazione, contrariamente alle anticipazioni dei mesi scorsi, potranno rientrare anche gli immobili, quali attività patrimoniali detenute all'estero, alle condizioni seguenti. Anzitutto, si dovrà trattare di immobili detenuti in violazione degli obblighi di monitoraggio, ovvero che avrebbero dovuto essere indicati nell'annuale modello RW. Il fisco considera tali gli immobili che, anche potenzialmente, sono produttivi di reddito. Sono ricompresi gli immobili locati - per definizione, essendo il reddito di locazione ordinariamente tassato inItalia – nonché gli immobili che, pur essendo tenuti a disposizione, sono tassati nei Paesi in cui si trovano sulla base di coefficienti presuntivi – in maniera del tutto analoga a quanto avviene in Italia in riferimento all'attribuzione di reddito da fabbricato sulla base dei coefficienti catastali. Detto questo, gli immobili detenuti a disposizione oltreconfine costituiscono, da sempre, uno dei più grossi busillis per i contribuenti che li detengono, e anche per il loro consulenti, quando si accingano alla compilazione della dichiarazione di monitoraggio. è spesso assai difficile, infatti, verificare se lo stato estero tassi gli immobili con criteri catastali o simili, facendo, quindi, sorgere l'obbligo di indicazione nel quadro RW. Solo specifiche ricerche, talvolta difficili, consentono di discernere le differenti fattispecie che si incontrano nella fiscalità degli altri Paesi. Ne risulta che esclusivamente gli immobili da indicarsi nel quadro RW, ma che non lo siano stati, costituiscono attività detenute in violazione della disciplina di monitoraggio, pertanto, teoricamente " regolarizzabili". Solo teoricamente, però, posto che esclusivamente alcuni tra essi potranno essere effettivamente regolarizzati aderendo allo scudo, qualora ricorrano ulteriori condizioni. Secondo il dettato normativo, infatti, quella della regolarizzazione è un'opportunità disposta solo in riferimento ad attività patrimoniali ( tra cui rientrano gli immobili): detenute almeno al 31 dicembre 2008; in Paesi dell'Unione europea. Completati i relativi adempimenti, quindi, i proprietari di immobili Ue regolarizzati, potranno fruire del possesso delle loro proprietà avendo ottenuto la sanatoria degli inadempimenti pregressi, restando preclusa al fisco la possibilità di accertamento. Particolarmente delicata risulta, invece, la posizione di immobili detenuti in violazione in Paesi extra-Ue. Secondo la formula utilizzata nell'emendamento,infatti,sembrerebbe che, mentre l'omissione nella dichiarazione obbligatoria di un immobile esistente sul territorio Ue può essere sanata attraverso la regolarizzazione ( con conseguente possibilità per il contribuente di continuare a detenere l'immobile stesso), gli immobili extra-Ue, non potendo essere oggetto di regolarizzazione, potranno accedere alla sanatoria solo mediante rimpatrio, con una "monetizzazione" dell'investimento (che, di questi tempi, potrebbe risultare economicamente assai svantaggiosa). Ai proprietari di immobili extra- Ue, che abbiano commesso violazioni alla disciplina del monitoraggio fiscale, sembrerebbe, quindi, non rimanga altra scelta se non vendere l'immobile e sanare la violazione mediante il rimpatrio del corrispettivo ottenuto, ovvero continuare a detenere l'immobile in violazione delle norme, rischiando, però, in tal caso, l'applicazione delle sanzioni raddoppiate (dal 5% al 10%) introdotte dall'emendamento. Tali innalzate sanzioni, con la presunzione di evasione per attività finanziarie detenute in Paesi Black List (articolo 12 del Dl) consigliano di porre ancor più attenzione al puntuale soddisfacimento degli obblighi di monitoraggio fiscale. Ove si commetta un errore o omissione, infatti, passata l'opportunità concessa dallo scudo fiscale ter, la possibilità di ravvedersi appare, di fatto, impraticabile. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN LOCAZIONE E NON Sono inclusi i fabbricati dati in affitto e quelli disponibili non indicati nel quadro RW di Unico nonostante l'obbligo del monitoraggio I PAESI Paesi i cui fabbricati devono essere dichiarati se locati o anche solo se tenuti a disposizione Belgio, Cina, Hong Kong, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera Paesi i cui fabbricati devono essere dichiarati solo se locati Argentina, Austria, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Malta, Portogallo, Russia,Stati Uniti

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la scienza illuminista - giorgio cosmacini (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 33 - Cultura Oscurantismo Si aprì un dibattito tra chi sosteneva una nuova pratica basata sulla razionalità e chi era contario sostenendo l´argomento che il corpo come l´anima doveva purgarsi dei propri peccati Il significato della sconfitta del vaiolo La scienza illuminista GIORGIO COSMACINI Nel 1761 un clinico svizzero di grande valore, Samuel August Tissot (poi in cattedra a Pavia nel triennio 1783-85), diede alle stampe a Losanna, dove era médecin de ville, un Avis au peuple sur sa santé che era un vero progetto di "medicina pubblica" con ampia descrizione di tutti i rischi da contagio, primo fra tutti il vaiolo con la sua elevata mortalità la sua vasta diffusione, i suoi gravi danni (tra cui la cecità) e il suo rimedio sovrano, la "variolizzazione" o "inoculazione" fatta da mani abili. è questa, scrive Tissot, «la operazione per mezzo della quale, mettendo un po´ di pus preso da pustole mature su una leggera incisione fatta sulla pelle, si procura questa malattia, però in forma attenuata: infatti basta sapere che su 690 soggetti ne morranno 106 e che se invece si pratica a essi l´inoculazione, ne morranno appena 2 sullo stesso numero». Tissot traccia una breve storia dell´inoculazione. Scrive: «Questo metodo è in uso da tempo immemorabile in Cina e nelle grandi Indie; lo si impiega da più secoli in Georgia e in Circassia; è stato introdotto a Costantinopoli da un centinaio d´anni; fu infine portato in Inghilterra nel 1721 da una donna di nobile sentire, lady Mary Wortley Montague, che era stata testimone del successo con cui lo si usava a Costantinopoli, dove suo marito era ambasciatore». Nella breve storia tracciata manca ovviamente la trasformazione, posteriore di 37 anni, della "variolizzazione" di metà Settecento, praticata con pus umano non senza qualche rischio, nella "vaccinazione" di fine Settecento, e poi dell´Ottocento e del Novecento, praticata con pus vaccino innocente. Nel 1798 il naturalista inglese Edward Jenner (1749-1823) rese infatti noto che il cow-pox o vaiolo vaccino, trasferito dal bovino all´uomo, provocava in quest´ultimo una malattia mite (variola minor) che impediva al vaiolo umano (variola maior) di attecchire e fare danno. Tale "non ritorno" della malattia in chi l´aveva avuta, attenuata e provocata ad arte, era l´equivalente biologico di quella che poi sarebbe stata detta "immunità". «Il favoloso innesto», come venne chiamato da Giuseppe Parini, salvò nell´Ottocento più vite di quante ne sacrificarono le guerre napoleoniche, quelle risorgimentali e quella franco-prussiana del 1870. Fu un evento non solo medico-scientifico, ma anche medico-sociale. Inoltre fornì una ulteriore dimostrazione del fatto che la medicina scientifica è fitta di ispirazioni derivanti dalla medicina popolare: se nel Seicento i medici avevano imparato a curare le febbri con la china-china (da cui il chinino), appartenente da tempo alla farmacopea popolare degli Indios, nel Settecento i medici impararono a prevenire il vaiolo con la tecnica ricavata dalla pratica delle donne cinesi e caucasiche. Infine, nella settecentesca "età dei lumi", la vaccinazione fu un reagente capace d´indicare la posizione di ciascuno nel campo di due schieramenti ideologici contrapposti: quello "oscurantista", in cui militava chi si opponeva a una pratica che impediva al corpo di purgarsi come l´anima dal peccato, e quello "illuminista", in cui militava chi si schierava – come in Francia gli enciclopedisti e in Italia Pietro Verri e Cesare Beccaria – a favore di una pratica salvavita. "Vaccinazione" è oggi il termine con cui si designa la somministrazione di una sostanza antigenica in grado di stimolare una risposta immunitaria protettiva nei confronti di una malattia infettiva. Due secoli di storia dimostrano che il metodo è ricco di indubitabili e inestimabili meriti. Tra le prove che si possono addurre basti quella dell´eradicazione del vaiolo su scala planetaria e della poliomielite nei paesi nordoccidentali del globo.

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narcos - (segue dalla prima pagina) dal nostro inviato (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 28 - Esteri Narcos La città proibita Dopo la rivolta della minoranza islamica che ha provocato almeno duecento vittime siamo andati nella capitale dello Xinjiang Strade presidiate dall´esercito, il regime assorda la popolazione con inni patriottici Impossibile collegarsi a Internet o telefonare: i pochi cronisti sono guardati a vista dai funzionari di Pechino. Una censura telematica. Perché la tragedia possa essere dimenticata Due settimane fa la più cruenta repressione etnico-religiosa mai vista da 40 anni nella Repubblica Popolare. I soldati, schierati in assetto da guerra, puntano i loro fucili in faccia alla gente che passa Nella casbah in disfacimento i bambini giocano a piedi nudi tra cumuli di rifiuti sporcizia e puzza di fogna La propaganda si scaglia contro la leader uigura in esilio Rebiya Kadeer e la stampa estera "faziosa e anti-cinese" (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) DAL NOSTRO INVIATO (segue dalla copertina) federico rampini Vaste macchie nere - le divise dei reparti speciali di polizia antisommossa - si alternano con chiazze verde-marrone - le tute mimetiche dei soldati - e colorano in modo sinistro il paesaggio urbano. Una volta attraversati i posti di blocco si penetra nella casbah islamica: diroccata, in disfacimento, con bambini che scorazzano a piedi nudi nella sporcizia, vicoli che puzzano di fogna e trasudano miseria, dove i grattacieli della città cinese sembrano appartenere a un mondo lontano. Anche lì è tornata una sorta di normalità, le bancarelle con ciambelle calde e pane "nan" schiacciato, spiedini di agnello alla griglia, profumi di spezie, donne velate, bazaar di sete, un pezzo di Medio Oriente finito a viva forza dentro la Repubblica Popolare. Quella che non ritorna, invece, è la finzione che le due città cinese e turcomanna possano convivere tranquillamente, sotto lo sguardo paterno delle autorità di Pechino. La trincea armata che separa le due Urumqi, la zona libera e i territori occupati, evoca l´altro isolamento soffocante. Su tutto lo Xinjiang - un´area vasta cinque volte l´Italia - è calato un impressionante silenzio elettronico che blocca le comunicazioni con l´esterno. Non esiste più Internet; il manager olandese dello Sheraton a cinque stelle allarga le braccia sconsolato: da due settimane non arrivano né partono email. E´ impossibile telefonare all´estero, le linee internazionali sono mute, anche i cellulari sono limitati alle chiamate locali. Per sei lunghissimi giorni sono tagliato fuori dal mondo. L´implacabile macchina della censura cinese ha chiuso gli accessi, ha il controllo totale sull´informazione. Non escono notizie dall´interno dello Xinjiang. L´occupazione militare è la stessa che avevo visto un anno fa a Lhasa, dopo la rivolta del Tibet. E´ nuovo il black-out tecnologico. E´ un salto di efficienza che dà i risultati previsti. La tragedia degli uiguri è presto dimenticata, nonostante l´escalation nel bilancio delle vittime e degli arresti in massa dopo la strage del 5 luglio. Questa operazione hi-tech porta la firma di Wang Lequan, 64 anni, numero uno del partito comunista nello Xinjiang e fedelissimo del presidente Hu Jintao. Preso alla sprovvista nelle prime 48 ore di guerriglia urbana, che costrinse Hu a disertare il G8 dell´Aquila per rientrare precipitosamente a Pechino, in seguito Wang si è rifatto una credibilità studiando il caso Tibet. Alle tradizionali tecniche anti-insurrezionali, basate sul dispiegamento di una schiacciante forza militare, il boss del partito comunista ha aggiunto lo spregiudicato blitz tecnologico per accecare le comunicazioni. Il controllo sull´informazione consente al regime di lasciar filtrare una sola versione: il terrore del 5 luglio fu una fiammata di violenza a senso unico, gli uiguri si sono scatenati con una furia selvaggia contro gli han, mentre la polizia è intervenuta con misura. Può esserci una parte di verità in questa ricostruzione. Ma nessun osservatore indipendente ha avuto accesso agli ospedali e agli obitori. Nessuno ha potuto verificare il conteggio etnico che nella versione governativa assegna un numero preponderante di morti alla comunità han. I mass media di Stato alimentano una virulenta campagna nazionalista, con un´immensa eco in tutta la Cina. Due i bersagli: Rebiya Kadeer, la leader uigura in esilio accusata di avere istigato la rivolta a scopi secessionisti; la stampa estera bollata come faziosa, bugiarda, anti-cinese. Il controllo capillare di Wang Lequan mi insegue anche nella tappa successiva del mio viaggio, a Kashgar: la roccaforte musulmana dove gli uiguri sono ancora maggioranza. La punta estrema dello Xinjiang nel cuore dell´Asia centrale. Non passano 15 minuti dalla mia registrazione all´hotel e già una voce ostile urla al telefono della mia camera, mi convoca nel salone d´ingresso. E´ un commissario di polizia in borghese, mi fa capire il personale dell´hotel. Lui non si qualifica, non mi dirà mai il suo nome. Io in piedi, lui sprofondato in una poltrona della reception con l´aria minacciosa e onnipotente, mi fa un interrogatorio in piena regola. Non ci sono turisti occidentali in albergo. Ad altri colleghi il visto da giornalista sul passaporto è valso un´espulsione immediata (e illegale). «Qui le interviste le organizzo io», mi avverte. Gli incontri con lui saranno frequenti, fino alla mia partenza. La sua presenza deve essere ben visibile ad altri, anche quando non lo vedo io: il pedinamento dei giornalisti da parte della polizia intimidisce gli uiguri, cuce le bocche dei testimoni. Davanti al mio albergo, nella Piazza del Popolo dominata dalla gigantesca statua in granito di Mao Zedong, un grande schermo proietta a ripetizione le immagini maledette del 5 luglio a Urumqi. E´ un film horror offerto gratis a tutta la cittadinanza. Sono riprese selezionate, appaiono solo cinesi han dai volti sfigurati di botte e coperti di sangue. In questa roccaforte musulmana le immagini potrebbero avere quasi un effetto di incitamento alla rivolta. Ma il messaggio è completato dal via vai incessante di camion militari. Procedono a gruppi di tre autocarri. I soldati hanno i mitra spianati, e sacchetti di sabbia anti-esplosivi. Dai camion i megafoni urlano alla cittadinanza appelli all´ordine. Nel venerdì di preghiera il piazzale davanti alla moschea grande (Idh Kah) si riempie di truppe. La mia visita "turistica" dentro il luogo di culto avviene proprio in parallelo con un´ispezione di sicurezza. Mancano poche ore all´afflusso dei fedeli, un piccolo gruppo misto di ufficiali dell´esercito e funzionari di polizia perlustra l´interno della moschea. Li dirige un giovane in borghese molto curato, con i capelli cortissimi, giacca di lino e jeans chiari aderenti in foggia Armani. Un esemplare di tecnocrate che potrebbe lavorare in una merchant bank di Shanghai. A me riservano poche occhiate di sbieco, hanno ben altro da fare. Studiano con cura la disposizione dei luoghi, gesticolano per indicare le vie d´uscita. Poco dopo vedrò installare i metal detector all´ingresso della moschea. E al centro del piazzale un minaccioso camion bianco con antenna satellitare, più varie telecamere puntate sulla gente che entra. Da Kashgar prendo la strada che porta ai confini con Pakistan, Tajikistan e Afghanistan. Sono luoghi maestosi, dove il deserto Taklimakan finisce alle falde dei monti Kunlun. Paesaggi solitari e magnifici, come il lago Karakul dominato dalla cima innevata del Monte di Giada, 7.600 metri di altitudine. Le montagne desertiche sono solcate dall´autostrada nuova fiammante a quattro corsie; spuntano miniere a cielo aperto, dove le scavatrici frugano questa terra ricca di risorse. Si spinge fino a queste alture semidesertiche la potenza economica cinese, segnalata dai Tir e dalle centrali fotovoltaiche. E´ la porta d´accesso ai vicini dell´Asia centrale. Ma i camionisti uiguri e kazakhi sono fermati regolarmente ai posti di blocco. Vedi i loro volti turcomanni incupirsi davanti ai poliziotti cinesi. Intuisci l´onta della loro sottomissione. Qui la potenza imperiale di Pechino lambisce il suo fronte caldo con l´Islam. Da qui la solidarietà con la causa degli uiguri viaggia verso l´Asia musulmana, provoca i raid dei talebani contro le imprese cinesi in Afghanistan, arriva fino a creare una crisi politica con il governo di Ankara. Sono appena otto milioni gli uiguri dello Xinjiang, più quattro milioni di emigrati per cercare lavoro nel resto della Repubblica Popolare: come i due uiguri uccisi in una fabbrica di Canton, la scintilla dei moti del 5 luglio. Sono un´inezia, come le altre 56 minoranze etniche, soverchiati da oltre un miliardo di han. Ma visti dalle frontiere dell´Asia centrale sono una spina nel fianco della Cina, un disturbo per la penetrazione economica in altre nazioni islamiche. In Occidente è ben più popolare la causa del popolo tibetano. Contro gli uiguri Pechino ha saputo usare l´argomento dell´anti-terrorismo, dopo che alcuni militanti sono stati catturati dagli americani in Afghanistan, e detenuti per anni a Guantanamo. L´Amministrazione Usa e i governi europei non vogliono schierarsi con movimenti secessionisti dello Xinjiang accusati di avere legami con al Qaeda. E´ nel mondo islamico che la questione uigura assume un altro aspetto. Proietta l´immagine di una Cina efficiente e ricca ma spietata; un´impero multietnico che piega tutte le razze al ritmo della sua modernizzazione ma non le integra. Nell´ondata nazionalista con cui il paese ha reagito alla rivolta di Urumqi, molti cinesi hanno gettato la maschera della "società armoniosa" esaltata da Hu Jintao. Nei commenti sui giornali, nei blog e nei forum online, si è scatenato un fiume di accuse contro gli uiguri. Ladri e mafiosi. Parassiti. Privilegiati dalle facilitazioni per le minoranze. Un lungo elenco di recriminazioni si è levato dal ventre della Cina profonda, contro le forme di "affirmative action" elargite per placare le etnìe non-han. Sconvolti dalle immagini della tv di Stato sui linciaggi degli han a Urumqi, a Pechino Shanghai e Canton molti hanno ricordato che gli uiguri non sono sottoposti al controllo delle nascite, possono avere tutti i figli che vogliono. Ricevono "punti" supplementari nei concorsi di ammissione alle università. Facilitazioni che non hanno impedito un crescente divario socio-economico. E non cancellano altre umiliazioni. Come quella che cerca di nascondermi pudicamente la mia guida, che chiamerò Mohammed, quando gli chiedo se è mai stato in pellegrinaggio alla Mecca. "Non ho fretta - mi risponde - prima devo sistemare i figli. Il Corano dice che ci sono altre priorità". Una penosa bugìa. Agli uiguri il viaggio alla Mecca è proibito dal 2001. In un paese dove la libertà di andare all´estero è ormai un diritto di massa, per gli uiguri è difficile ottenere il passaporto. Sono ridotti a sentirsi prigionieri, in una terra che consideravano tutta loro.

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appalti miliardari in africa nei guai il figlio di hu jintao (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 29 - Esteri L´inchiesta Appalti miliardari in Africa nei guai il figlio di Hu Jintao PECHINO - Un´inchiesta per corruzione e frode coinvolge il figlio primogenito di Hu Jintao, presidente della Repubblica Popolare e segretario generale del partito comunista cinese. L´indagine giudiziaria è in corso in Namibia, non in Cina. Nello Stato africano la magistratura ha disposto l´arresto di Yang Fan, un dirigente dell´azienda di Stato cinese Nuctech che fornisce apparecchi scanner per la sicurezza di aeroporti e porti. Gli inquirenti della Namibia vogliono sentire come testimone Hu Haifeng, figlio 38enne del leader di Pechino, in quanto presidente della società capogruppo che controlla la Nuctech. L´indagine ha poche probabilità di colpire così in alto. Ma può rappresentare una fonte di imbarazzo per Hu Jintao. I sospetti di corruzione possono essere usati dagli avversari in seno al partito, mentre si avvicinano le grandi manovre per la successione al vertice.

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eclissi - valerio gualerzi (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 30 - Esteri Dall´India al Giappone, passando per la Cina, il cielo domani si oscurerà per oltre due miliardi di persone Tra alberghi presi d´assalto dai turisti e profezie di sventura, un evento che non si ripeterà fino al 2132 Eclissi Asia, sei minuti senza sole Il buio più lungo del secolo VALERIO GUALERZI Sei minuti e 39 secondi di buio in pieno giorno. Sarà l´eclissi totale di sole più lunga del secolo quella che domani farà calare le tenebre su una lunga striscia di Asia centrale, dall´India alla Cina, passando poi sopra le isole meridionali del Giappone, fino al Pacifico, dove alle 4.35 ora italiana, a circa 100 chilometri a sud delle Isole Bonin, toccherà la durata massima di quasi sette minuti. La terra emersa dove l´eclissi sarà più lunga è invece l´isola settentrionale di Iwo Jima. Ancora più vasta, praticamente l´intero Sudest asiatico, è la fascia di Terra su cui la luna, frapponendosi al sole, proietterà la sua ombra parziale. Per rivedere un´eclissi totale di sole così lunga occorrerà attendere il 2132, ma a rendere il fenomeno straordinario non sarà solo la sua lunghezza, bensì il tracciato percorso. Toccando oltre che metropoli di India e Cina come Bhopal, Surat, Shangai e Wuhan anche il Nepal, il Buthan, il Bangladesh e la Birmania, l´eclissi tocca uno dei tratti di Pianeta più densamente popolati e sarà vista da circa due miliardi di persone, ai quali si aggiungerà una grande folla di turisti. Il centro di maggiore attrazione è naturalmente Shangai, considerato dagli astronomi anche uno dei migliori luoghi di osservazione, dove gli alberghi fanno registrare il quasi tutto esaurito. Il Parco della Scultura della città cinese in previsione dell´evento ha già venduto oltre 2000 biglietti, senza tralasciare di sfruttare fino in fondo l´occasione commerciale con il lancio di una serie di gadget commemorativi e occhialini speciali per la visione. I più ricchi che si sono potuti permettere la spesa di 1.200 euro partiranno invece da Nuova Delhi, dove un´agenzia specializzata ha organizzato un «inseguimento» in volo dell´eclisse a bordo di un Boeing 737-700 noleggiato per l´occasione. Il decollo è previsto poco prima dell´alba, verso le 6.30 del mattino ora locale, quando sopra la capitale indiana tornerà a farsi buio. Sarebbe una vera beffa se, come prevede il servizio meteorologico cinese, il cielo domani si presentasse affollato di grossi nuvoloni carichi di pioggia. Maltempo è atteso in particolare su Shangai e altri grandi centri posti lungo la «rotta» dell´eclissi. Ma se per qualcuno questo straordinario fenomeno naturale è un grosso affare, una splendida occasione di business, c´è anche chi attende il nuovo giorno con angoscia. Non solo molte antiche credenze indiane e cinesi associano l´oscurarsi del sole a un segno premonitore di sventure, ad alimentare una certa apprensione ci si è messo anche un blogger statunitense che ha rilanciato online la teoria pseudoscientifica che correla l´influenza gravitazionale esercitata in occasione delle eclissi ai fenomeni sismici e in particolare allo tsunami. Una teoria che gode di scarsa credibilità nel mondo accademico, ma che ha comunque guadagnato l´attenzione del popolo di internet.

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i tuffi colorati di mitcham "gay e oro a pechino: il massimo" - emanuela audisio roma (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 21-07-2009)

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Pagina 45 - Sport A Roma una mostra su di me I tuffi colorati di Mitcham "Gay e oro a Pechino: il massimo" "Sono più artista dei cinesi, ma gli sponsor dove sono?" "All´Australia ho dato il primo titolo dopo 84 anni, però dicono che sono troppo eccentrico" L´Nbc censurò l´abbraccio col mio Lachlan, quando vinsi alle Olimpiadi A Roma ci sarà una mostra su di me, ma non voglio essere un eroe: un tuffo non cambia il mondo EMANUELA AUDISIO ROMA è l´uomo che ha beffato la Cina, è l´omo, il primo dichiarato, a vincere le Olimpiadi. Che fa, Mitcham, insiste? «Sì. Ho solo 22 anni. Voglio arrivare a Londra e essere versatile, vincere non solo dalla piattaforma, ma anche dai trampolini. Quello che mi ha dato fastidio a Pechino è che si sia detto che è stato Luxin a perdere e non io a vincere. Insomma è lui che ha sbagliato, non io che ci ho creduto e ho fatto tutto giusto». L´Australia è ancora scioccata d´avere un gay campione olimpico? «Non lo so, non mi pare, io non ho mai nascosto la mia sessualità e la mia naturalezza è stata premiata. Solo l´americana Nbc a Pechino non ha voluto inquadrare l´abbraccio al mio compagno e pur raccontando che per sei mesi nel 2006 avevo smesso con i tuffi ed ero caduto in depressione, non ha detto nulla sul fatto che fossi gay. Comunque si sono scusati». Quanto vale un tuffo d´oro in Australia? «Poco. Da noi va il nuoto, io vengo ancora definito con le iniziali: t.d.g., that diving guy, quel ragazzo che si tuffa. Eppure sono il primo oro australiano dopo 84 anni. Non ho sponsor, a febbraio è arrivata Telstra, grazie al fatto di essere finito con la mia faccia su un francobollo del mio paese ho guadagnato 18mila sterline. Mi sono iscritto a Medicina, ho una borsa di studio, e l´università cerca di venirmi incontro sulla programmazione degli esami». Il libro che si porta in piscina cos´è? «Un trattato di biologia molecolare, tra un tuffo e l´altro passa un sacco di tempo, e io mi porto avanti. Devo anche studiare algebra, ma in piscina non ce la faccio». I pochi sponsor sono dovuti alla sua omosessualità? «Non so, non credo, non mi sembra che il mondo sia così indietro. Ero con un astista australiano dai capelli lunghi quando ne ho discusso con uno specialista del marketing e questo mi fa: io a voi due non vi prenderei mai. Perché? Ho chiesto. Perché siete troppo eccentrici e visibili, è stata la risposta. Io invece mi prenderei proprio per quello». Cosa le ha regalato l´oro di Pechino? «Un posto privilegiato nella cerimonia del Mardi Gras, l´annuale parata del Gay Pride a Sydney. Non mi hanno pagato, ma è stata una grande soddisfazione, l´anno prima c´era stato l´attore Rupert Everett». Vive sempre con il suo compagno? «Sì con Lachlan. L´anno scorso per portarlo a Pechino avevo dovuto fare una colletta, a Roma invece offro io. Quando prima dei Giochi un giornalista mi ha chiamato al telefono e mi ha chiesto con chi vivessi, ho risposto: con il mio lui. Pareva un´outing sconvolgente, secondo alcuni, invece non è successo niente. A mia madre Viviene l´avevo detto a 14 anni e lei si era fatta una bella risata. Se n´era già accorta, naturalmente. Ora è venuta a vivere vicino a me». Venerdì a Roma si inaugura una mostra su di lei. «Sì, si chiama Matt Dive Gold, è a cura di Jonathan Turner, con 20 artisti che mi celebrano su quadri. Ci andrò, ma mi imbarazza, chi l´avrebbe mai detto?». A Pechino è stato capace di recuperare 32 punti a Liuxin. «So che lui all´ultimo tuffo ha ceduto, so che io sono rimasto concentrato, sono entrato nell´acqua e ho pensato chissà, chissà, quando ho messo la testa fuori c´era la folla ululante. Una giornalista che mi ha intervistato all´antidoping mi ha fatto rivedere quella registrazione. Ero io, ma giuro che non ricordavo nemmeno una di quelle parole, l´unica cosa di cui sono sicuro è che cercavo una toilette». Qui si ritrova contro Luxin. «Ormai passo per l´ammazza-cinesi, sono la loro bestia nera. Credo che la loro tecnica abbia un po´ stancato: è fredda, automatica, da robot. Sono intensi, ma poco coinvolgenti. Io sono diverso, più fluido, più artistico, più bello che accurato. E poi ho il piercing sulla lingua». Come fa con la tensione? «Come tutti ho provato tutto: yoga, meditazione, training autogeno, ma l´unica cosa che funziona è concentrarsi sui particolari. Sto studiando una tecnica diversa e un nuovo repertorio per Londra». Beve? «Solo vino rosso, niente birra. Non sono il perfetto australiano. E la mia dieta varia, a periodi mangio sano, ma quando mi dicono che ho bisogno di grasso, allora comincio con le schifezze». Il suo oro è servito al movimento gay? «Almeno a far capire che l´omosessualità è capace di salire sul gradino più alto, che noi non siamo deboli e fragili, incapaci di combattere e di vincere. Nessun atleta dovrebbe essere giudicato per la sessualità, lo sport è già difficile così. Non voglio essere un eroe, ho fatto solo quello che mi sentivo, se posso aiutare i diritti dei diversi bene. Ma non credo che un tuffo possa cambiare il mondo».

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a urumqi, dopo la rivolta della minoranza islamica soffocata nel sangue di oltre 200 morti. dove si vive sotto l'assedio dell'esercito cinese - federico rampini urumqi (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 21-07-2009)

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Pagina 27 - R2 A Urumqi, dopo la rivolta della minoranza islamica soffocata nel sangue di oltre 200 morti. Dove si vive sotto l´assedio dell´esercito cinese FEDERICO RAMPINI URUMQI dal nostro inviato A ogni crocevia i soldati cinesi sono disposti "a testuggine" come gli antichi romani. Quadrilateri di scudi per proteggersi da un attacco nemico che può arrivare da ogni lato, all´improvviso. Sono centurioni ad alta tecnologia: giubbe antiproiettile, scudi di plexiglas, fucili automatici puntati in faccia alla gente che passa. Due settimane dopo la rivolta degli uiguri che ha fatto duecento morti (bilancio ufficiale), la capitale dello Xinjiang vive sotto la morsa di un´occupazione militare. Accentuata da un impenetrabile black-out delle comunicazioni. Un test di accecamento elettronico che segna un nuovo progresso nelle tecniche di repressione. Teatro della più cruenta protesta etnico-religiosa mai vista da quarant´anni nella Repubblica Popolare, oggi Urumqi è tagliata in due. Nella zona moderna dove gli immigrati cinesi (han) sono la schiacciante maggioranza, la vita è tornata quasi alla normalità: ingorghi di auto e supermercati pieni, un paesaggio di neon e pubblicità sfavillanti come in tutte le metropoli della Cina. Ma una trincea di paura separa il centro storico, il ghetto dove i musulmani sono in stato d´assedio. Le vie d´accesso alla città vecchia sono vuote di automobili. Sfilano regolari solo le colonne di autocarri dell´esercito: segnalano l´inizio della "no man´s land" dove i cinesi han non si avventurano più. Negli edifici pubblici requisiti dalle forze armate si vedono marce e si sentono inni patriottici a tutte le ore. La presenza militare deve essere esibita, ben visibile giorno e notte. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE SEGUE A PAGINA 28

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Cina e Goldman imperi in salute (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-07-21 - pag: 1 autore: SCENARI DI RIPRESA Moisés NaÍm u pagina 12 Cina e Goldman imperi in salute IN EDICOLA «Lezioni per il futuro» Il libro per capire come battere la crisi A 9,90 euro oltre il prezzo del quotidiano

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Recessione più lunga a Londra per colpa della nuova influenza (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-21 - pag: 10 autore: Regno Unito. Ernst & Young stima i contraccolpi economici Recessione più lunga a Londra per colpa della nuova influenza Dario Aquaro Se da agosto la nuova influenza si diffondesse al ritmo di 100mila contagi al giorno, e continuasse così per sei mesi, quest'anno il Pil britannico subirebbe un calo del 7,5 per cento. Se poi la malattia continuasse a questi livelli, nel 2010 ci sarebbe un'ulteriore caduta dell'1,2 per cento. Il rapporto diffuso ieri da Ernst &Young traccia una previsione delle ricadute che un'esplosione del virus H1N1 avrebbe sull'economia britannica (sempre che mantenga un tasso di mortalità dello 0,4%). Se i dati del governo sulla diffusione dell'influenza A dovessero essere confermati, la Gran Bretagna scivolerebbe in una lunga recessione. Il primo effetto diretto della pandemia sarebbe l'assenza dal lavoro degli impiegati colpiti dal virus. Dal lato della domanda, invece, si assisterebbe a un taglio delle spese di beni non necessari e di servizi: per stare lontano dai luoghi pubblici e non rischiare il contagio, la gente andrebbe meno al ristorante o rinuncerebbe alle vacanze. E l'incertezza sugli sviluppi spingerebbe a procrastinare i progetti di investimento. Il report di E&Y arriva nel mezzo della bufera sollevata dalla stretta di Londra sui viaggi in aereo, che ieri ha proseguito in una scia di polemiche. L'Organizzazione mondiale della sanità «non si pronuncia sulle situazioni specifiche, ma in generale non raccomanda di controllare i viaggiatori in partenza o in arrivo: la gente può infatti avere la febbre per diversi motivi, mentre ci possono essere persone che hanno contratto il virus, ma non manifestano alcun sintomo ». Gregory Harlt, portavoce dell'Oms, ha spiegato ieri il punto di vista dell'organizzazione che coordina la risposta mondiale al virus H1N1. Un commento quasi obbligato, dopo il rifiuto di British Airways e Virgin Atlantic di imbarcare chiunque mostri segni evidenti della nuova influenza. Misure, già in vigore a Heathrow e nei principali aeroporti britannici, accompagnate dai consigli del dipartimento della Salute inglese: se avvertite sintomi riconducibili alla "suina", rimandate le vacanze. L'invito del National childbirth trust, il principale ente di assistenza a gestanti e neonati, di rinviare le gravidanze («le donne incinte sono più vulnerabili a qualsiasi tipo d'influenza »)il governo britannico l'ha invece ritirato, dopo le accuse di allarmismo piovute dalla comunità scientifica: l'analisi è corretta, ma il consiglio diffonde un'inutile senso di isteria. Appunto, no panic. I sintomi della nuova influenza sono simili a quelli di una semplice influenza, e di questo passo una semplice tosse o un raffreddore in aeroporto potrebbero negare la vacanza. Una mano su questo fronte viene dalla tecnologia. Thailandia, Cina, India ed Egitto hanno già installato degli scanner termici per identificare i passeggeri con la febbre. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO DRAMMATICO Con 100mila contagi al giorno il Pil scenderebbe del 7,5% in sei mesi tra calo della produzione e riduzione dei consumi

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Quei bonus di Cina e Goldman (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-21 - pag: 12 autore: Quei bonus di Cina e Goldman di Moisés NaÍm L a Cina ha appena annunciato che una pioggia di denaro si è abbattuta sul paese. O, per dirla in maniera un po' più tecnica, secondo la Banca centrale cinese alla fine del secondo trimestre di quest'anno le riserve internazionali hanno superato quota 2 miliardi di dollari. Inoltre, nello stesso periodo, l'economia del Celeste Impero è cresciuta dell'8 per cento. Lo stesso sta succedendo in India, dove, nonostante la crisi mondiale, quest'anno anche l'economia crescerà in misura analoga. Per contestualizzare questi dati basti sapere che in questi stessi giorni si è appreso che l'economia russa ha perso oltre il 10% dall'inizio dell'anno e che le riserve internazionali sono calate pesantemente e continuano sulla loro china discendente. Ma non è solo ai cinesi che le cose vanno bene. Per la Goldman Sachs e la J.P. Morgan, le due maxibanche americane, la crisi è quello che succede agli altri. Le due società hanno appena annunciato che nel secondo trimestre di quest'anno hanno registrato guadagni spettacolari. La Goldman Sachs ha anche annunciato che verserà ai suoi dirigenti 11,4 miliardi di dollari di bonus. Non male per un anno in cui l'economia mondiale è prostrata e la disoccupazione continua a crescere quasi ovunque. In queste notizie forse ci sono indizi del mondo che ci attende. La tormenta economica mondiale comincia a scemare, ma continua a seminare devastazione e a cambiare molte cose. Le sorprese non sono finite. Istituzioni che credevamo forti e permanenti si sono rivelate fragili e transitorie (General Motors, Aig) e persone di cui non avevamo mai sentito parlare si sono trasformate in simboli della nostra epoca (Bernard Madoff). Anche se è impossibile descrivere con precisione quale aspetto avrà il panorama mondiale quando questa crisi sarà passata, la performance di Cina e India, quella delle superbanche statunitensi o la catastrofe economica della Russia gettano luce sulla direzione in cui stiamo andando. Cina e India non sono invulnerabili e la probabilità che incorrano in incidenti (politici, ecologici, militari, finanziari) capaci di rallentarne lo sviluppo non è da escludere. Ma è indiscutibile che fino a questo momento la loro perfomance è stata stratosferica. Il reddito medio di un cinese oggi è 1.000 volte più alto di com'era nel 1980, e in India 230 volte più alto. Nessun altro paese al mondo ha registrato risultati del genere nello stesso periodo. Ci sono molte ragioni che spiegano questo evento, ma il fatto che entrambi i paesi si siano maggiormente aperti e integrati nell'economia mondiale sicuramente ha aiutato. Un decennio fa, ad esempio, gli scambi col resto del mondo rappresentavano solo un terzo dell'economia cinese e un quarto di quella indiana. Oggi il commercio internazionale genera più della metà dell'attività economica di questi due paesi e nel caso della Cina prima dello scoppio della crisi, nel 2007, generava quasi il 70 per cento. Dopo la crisi, sia Pechino che Nuova Delhi sembrano essere riuscite a sostituire la domanda dei mercati esteri, penalizzata dalla recessione, con i consumi interni. Mano a mano che gli altri paesi si riprenderanno, l'India e la Cina potranno recuperare questi mercati esteri con in più la certezza di poter contare su una maggiore domanda dei consumatori interni. Il segnale che inviano queste statistiche è che i due giganti asiatici erano in ottima forma e che la crisi non ha inflitto loro gli stessi danni che ha inflitto ad altri importanti protagonisti della scena internazionale, come ad esempio la Russia. E che se proseguiranno su questa strada, quello che succede in Cina e in India ci riguarderà sempre di più. I risultati della Goldman Sachs e della J.P. Morgan contengono segnali riguardo al mondo che verrà. Confermano che la concorrenza è una delle vittime lasciate sul terreno dal salvataggio del sistema finanziario. Ridare vigore al credito e impedire il collasso del sistema sono state le priorità seguite, giustamente, da chi si è assunto il compito di risuscitare il moribondo settore finanziario. Nel corso di questo processo, il numero dei concorrenti è diminuito ed è aumentata la concentrazione del potere politico e finanziario. La buona notizia è che c'è ancora tempo per impedire che il monopolio e la creazione di cartelli all'interno del sistema finanziario diventino aspetti fondamentali della nuova economia mondiale. Sperando che oltre al tempo ci sia anche la volontà di farlo. (Traduzione di Fabio Galimberti)

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Chi fa l'indiano sull'effetto serra (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-21 - pag: 12 autore: ... NIENTE ACCORDO CON CLINTON Chi fa l'indiano sull'effetto serra C he l'accordo sul clima raggiunto al G-8 dell'Aquila fosse scritto sull'acqua che corre veloce, gli osservatori più avveduti lo avevano capito subito. Gli otto avevano convenuto che bisogna dare un taglio consistente alle emissioni di CO2. In un clima cordiale e tra grandi pacche sulle spalle. Soprattutto perché una fetta consistente di emissioni dovranno eliminarla Cina e India. Non sorprende dunque, che ieri, alla prima verifica dell'accordo con chi i tagli dovrà farli, il patto ha subito il primo colpo. Senza troppi giri di parole, il ministro dell'Ambiente indiano ha detto al segretario di stato americano Hillary Clinton che non si possono chiedere tagli ai paesi che hanno contribuito in maniera marginale a un secolo di inquinamento e che oggi combattono una battaglia per uscire dalla povertà. A ruota, c'è da aspettarsi che la Cina, che fino ad ora lo ha sussurrato, si esprimerà con altrettanta franchezza. Se questo è il terreno che prepara il vertice di Copenhaghen, c'è da stare allegri. Il rischio di un altro fallimento è dietro l'angolo.

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I CONCORRENTI (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-21 - pag: 32 autore: I CONCORRENTI Magna-Sberbank Il produttore canadese di componenti auto e la banca russa sono associati con la casa automobilistica Gaz, e puntano molto alla crescita sul mercato russo. Taglierebbero circa 10mila posti alla Opele chiederebbero 4,8 miliardi di garanzie ai Governi Rhj La finanziaria puntaa risanare Opel, con un numero di tagli simile ma più concentrato in Germania (anche se non chiuderebbe impianti). L'impianto di Eisenach verrebbe "fermato" per due anni.Minore l'ammontare dei fondi pubblici richiesti Baic La casa automobilistica cinese punta alla tecnologia di Opel soprattutto per competere sul mercato interno cinese (sul quale opera attualmente insieme a Daimler e Hyundai). è l'offerta che chiede meno fondi in assoluto ai governi, mai sindacati tedeschi temono un rapido trasferimento della produzione in Cina

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Si apre la successione ai vertici Bhp (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-07-21 - pag: 38 autore: Società minerarie. In vista dell'imminente uscita del presidente Don Argus Si apre la successione ai vertici Bhp Barbara Pezzotti SYDNEY è lotta aperta per la successione ai vertici di Bhp Billiton. In previsione dell'uscita di Don Argus dal gruppo minerario australiano, si contendono ora la presidenza due figure interne al gruppo: l'ex presidente e chief executive di Ford, Jacques Nasser, e l'ex presidente della Commonwealth Bank, John Schubert. Quest'ultimo sembrerebbe il favorito, a causa della sua passata esperienza in Esso e nel Business Council of Australia. Il processo per determinare chi sarà a capo della più importante corporate in Australasia è stato avviato questa settimana, nonostante il 71enne Argus non abbia ancora reso nota la data ufficiale del suo ritiro. Gli addetti ai lavori prevedono che il presidente tenga il suo discorso d'addio al meeting annuale di Bhp, fissato per novembre a Brisbane, o che, quantomeno, riveli le sue intenzioni in quel consesso. Bhp ha rifiutato di fare commenti sul processo di selezione in corso, anche se qualche tempo fa aveva assicurato che il piano di successione era a uno stadio avanzato. La tempistica del passaggio di consegne non dipende solo dalla necessità di trovare la persona più adatta, ma anche dagli sviluppi dell'accordo da 116 miliardi di dollari australiani sui minerali ferrosi tra Bhp Billiton e la sua eterna rivale Rio Tinto, la cui piena realizzazione rappresenterebbe una magnifica uscita di scena per Argus. Nel mezzo delle speculazioni sulla successione, Bhp Billiton si trova ad affrontare un difficile momento: quello in cui dovrà annunciare al mercato di non aver raggiunto il suo obiettivo di produzione annuale di 130 milioni di tonnellate di minerali di ferro. Il report del quarto trimestre, che sarà presentato mercoledì, dovrebbe infatti rivelare un output totale pari a 127 milioni di tonnellate. Molte le cause dell'insoddisfacente performance: la messa sotto accusa dei sistemi di sicurezza della società, dopo la morte di cinque operai a luglio; quindi le cattive condizioni del clima, che hanno esercitato un forte impatto sull'attività; infine, il recente e molto discusso arresto di un executive e di tre dirigenti di Rio Tinto, che ha avuto l'effetto di rallentare tutte le consegne di minerale dall'Australia verso la Cina. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'ATTENZIONE è SUL FERRO Sui tempi del passaggio influiranno la joint con Rio e anche i dati di produzione (deludenti) che dovranno essere annunciati domani

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Il fanalino di coda è l'alluminio (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-07-21 - pag: 38 autore: Non ferrosi. Mentre gli altri metalli hanno già recuperato molto e promettono nuovi rincari Il fanalino di coda è l'alluminio Le scorte sono ampie e l'offerta mondiale è ancora in eccesso Gianni Mattarelli MILANO Le quotazioni dell'alluminio dal 31 dicembre 2008 sono aumentate all'incirca solo del 16%, in confronto con l'88% di quelle del rame, il 75% di quelle del piombo e rispettivamente il 42% e il 47% dello zinco e del nickel. I principali freni alla crescita dei prezzi dell'alluminio sono stati e sono tuttora l'eccesso di offerta e l'incessante aumento della disponibilità. Il totale delle giacenze note ( ovvero dichiarate da governi, magazzini e commercian-ti), che alla fine di giugno era pari all'equivalente di 16,7 settimane di consumo dei Paesi occidentali, si sta portando verso il precedente picco dei primi anni 80. I produttori avevano reagito prontamente al crollo della domanda del quarto trimestre 2008 e dei primi mesi del 2009 apportando tagli alla produzione peruna quantità che gli analisti valutano pari a una capacità produttiva da 6 a 7 milioni di tonnellate all'anno, di cui 3,5-4 milioni solo in Cina. Questi drastici interventi hanno contribuito a sostenere i prezzi, ma non sono stati sufficienti ad attirare l'interesse degli investitori, che si è riversato su rame, piombo e altre materie prime. I tagli apportati in Cina hanno spinto l'Ente cinese per le riserve strategiche ad acquistare nei mesi scorsi 590mila tonnellate di alluminio, con il risultato di far diventare quest'anno la Cina netta importatrice: secondo i dati ufficiali, infatti, nei primi 5 mesi dell'anno i cinesi avrebbero importato 779mila tonnellate di alluminio e leghe, in confronto a nette esportazioni per 185mila tonnellate nello stesso periodo 2008 e quantità simili negli anni precedenti. Le importazioni cinesi hanno intanto spinto da qualche mese la quotazione dello Shanghai Futures Exchange a premio sul London Metal Exchange (Lme), per cui questo maggior valore ha riportato a operare con profitto molte raffinerie locali, che hanno di conseguenza deciso di ripristinare molte linee di produzione per un totale di circa 3 milioni di tonnellate di capacità raffinativa annua. Non ci sono state sinora riaperture di impianti negli altri Paesi, dove peraltro la domanda è stagnante, mentre in Cina dal secondo trimestre i consumi sono in ripresa nel campo delle costruzioni e dell'energia. Venerdì scorso i prezzi dell'alluminio all'Lme hanno superato di slancio i 1.700 $ (base tre mesi) sulla scia della nuova salita del rame, ma le prospettive sono che, pur in un mercato delle materie prime con quotazioni in aumento, il valore dell'allumino finisca per registrare la minore crescita tra i metalli industriali. Dall'indagine semestrale condotta giorni fa dall'agenzia Reuters tra 60 analisti, che vanno dalle banche di Wall Street ai grossi commercianti di Shanghai, risulta infatti che in media la quotazione dell'alluminio per il 2010 è vista a 1.654 $ (peraltro identica a quella risultata per piombo e zinco), ma in ribasso del 15% dalla precedente previsione fatta in gennaio, in piena depressione dei prezzi, mentre le attese per gli altri metalli, da allora, sono tutte in rialzo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nel retail la crescita Esprit (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: STILI E TENDENZE data: 2009-07-21 - pag: 20 autore: Casualwear Nel retail la crescita Esprit Gerbaulet, wholesale manager del gruppo di Hong Kong: «La crisi è l'opportunità per investimenti immobiliari» Giulia Crivelli «N on sono d'accordo con chi pensa che questa crisi cambierà per sempre le abitudini di acquisto. Quando l'economia tornerà a crescere e si diffonderà di nuovo fiducia, le persone ricominceranno a comprare, spinte dallo stesso desiderio di novità e dalla stessa passione per la moda e la cura del proprio aspetto che hanno sostenuto l'industria in questi anni. Saranno le aziende, piuttosto, a risultare cambiate da questo difficile momento economico ». Henning Gerbaulet, wholesale manager per l'Europa di Esprit, multinazionale del casualwear, riassume così la sua visione sui consumi, di abbigliamento e non solo, in tempo di crisi globale. E prevede una ripresa «molto lenta, che arriverà non prima della fine del 2010». Una ripresa che Esprit può permettersi di aspettare senza troppe ansie: nel semestre che si è chiuso il 31 dicembre 2008, il gruppo – nato negli Stati Uniti negli anni 70 e oggi quotato alla Borsa di Hong Kong – ha avuto ricavi per 19,1 miliardi di dollari di Hong Kong (circa 1,9 miliardi di euro), in crescita del 3% rispetto allo stesso periodo dell'esercizio precedente. A trainare le vendite sono stati mercati emergenti come Cina (+34,5%), Medio Oriente (+33,4%) e Russia (+32,6%). «Ma l'Europa resta importante per il nostro gruppo – precisa Gerbaulet –. In particolare, siamo molto conosciuti in Germania e Francia e stiamo crescendo anche in Italia, grazie a forti partnership con La Rinascente e Coin. La crisi globale sta rivoluzionando il settore immobiliare e per chi, come noi, vuole espandersi nel retail diretto, ci sono tante opportunità: nell'ultimo semestre abbiamo aperto 77 punti vendita a gestione diretta, di cui 9 megastore, compreso quello sugli Champsélysées. Continuiamo a guardarci intorno e ci sono diverse città italiane in cui vorremmo aprire dei monomarca». Le linee di abbigliamento e accessori Esprit da donna, uomo e bambino sono vendute in 40 paesi grazie a una rete di 770 negozi a gestione diretta e 15.150 punti vendita di altro tipo (multimarca, franchising o department store) e il modello di business assomiglia a quello di altre grandi catene, come Zara ed H&M. «Il gruppo Esprit ha sposato da tempo la filosofia dei riassortimenti continui dei punti vendita – precisa Gerbaulet –. Per ogni linea di prodotti gli uffici stile sono attrezzati per disegnare dodici collezioni all'anno, in modo da poter avere, almeno in teoria, una gamma completa di novità ogni mese. Dico in teoria – spiega il manager – perché la pratica può essere diversa: tutto dipende dai dati che riceviamo, ogni ora, dai punti vendita, sia a gestione diretta sia in franchising. In base alle statistiche su ciò che si vende riassortiamo o rimoduliamo le consegne delle settimane successive». Oltre agli investimenti in tecnologia, Esprit non lesinerà sulla comunicazione, cercando però formule innovative: «La pubblicità tradizionale non basta più, bisogna trovare il modo per coinvolgere, soprattutto tramite internet, i più giovani, creando una vera e propria community di consumatori Esprit». © RIPRODUZIONE RISERVATA Nuovo. Lo store di Santa Monica (California), inaugurato il 3 aprile scorso

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Gara Asia-Francia per gestire i porti a sud del Sahara (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-07-21 - pag: 21 autore: Focus. Aumenta la competizione sui terminal container Gara Asia-Francia per gestire i porti a sud del Sahara Da Dp World e cinesi sfida all'impero Bolloré Alfredo Sessa Se un uomo con il fiuto per gli affari come Vincent Bolloré insiste sull'Africa, un motivo ci sarà. Da esperto navigatore del business,l'industriale e finanziere francese ha scelto di arrivare dal mare. Con la sua società, Bolloré Africa Logistics, ha preso il controllo di alcuni dei più importanti terminal container dell'Africa subsahariana. E non nasconde le sue ambizioni su altri hub, rivali permettendo. Perché non sono in pochi ad aver capito che la gestione dei porti è la chiave che apre tutti i business in Africa. Inevitabile in un'area dove gli scali marittimi, spesso unica via di accesso per paesi che hanno grandi flussi di import-export, sono i veri elementi che condizionano lo sviluppo. Nonostante la crisi finanziaria, Bollorè Africa Logistics ha deciso così di mantenere l'investimento da 600 milioni di euro nel porto di Pointe Noire, in Congo Brazzaville, dove si è aggiudicato la gestione dei container. Pointe Noire è il più grande porto ad alto fondale del Golfo di Guinea, una naturale porta di accesso per la regione dell'Africa centrale e per il bacino del Congo, la zona più ricca di materie prime. Ce n'è abbastanza per giustificare scorribande di uomini in arrivo anche da terre più lontane dell'Europa. Tanto per cominciare, aumenta il traffico marittimo Asia- Africa occidentale. Maersk Line, una delle regine delle rotte commerciali, ha recentemente rafforzato il servizio diretto dalla Cina verso i porti di Lomé, Cotonou e Pointe Noire, imitata da altri operatori. Ma è la gestione dei terminal container la posta in gioco in grado di scatenare duelli e ambizioni sfrenate. Come quella che vede il gruppo Bolloré e la spagnola Pregosa (ma con al vertice un altro francese, Jacques Dupuydauby) spararsi bordate di carte bollate e ricorsi in tribunale per il controllo del terminal container del porto di Lomé. Nella sua strategia panafricana, Bolloré Africa Logistics, che in associazione con Apm Terminals lavora ad Abidjan (Costa d'Avorio), Douala (Camerun) e Tema (Ghana), non nasconde l'ambizione di assumere il controllo anche dei terminal di Cotonou (Benin), Mombasa (Kenya) e Dar es Salaam (Tanzania). Ma la vita non sarà facile per il gruppo europeo, che in Africa gestisce anche la logistica della società di telecomunicazioni cinese Huawei. La guerra sulle concessioni portuali in Africa sarà lunga e piena di colpi di scena. Il terminal container di Dakar, in Senegal, è stato strappato al gruppo francese da Dp World, il grande operatore portuale di Dubai. E sempre Dp World ha inaugurato a inizio anno il terminal container di Doraleh, il più grande e moderno dell'Est Africa. Il porto di Doraleh, che può gestire 1,2 milioni di teu (il volume standard dei container) all'anno, aiuterà a migliorare la connessione di tutta l'area Comesa, il mercato comune dell'Africa orientale e meridionale, con il Mar Rosso e il resto del mondo. Queste operazioni, unite al rafforzamento delle rotte commerciali Africa- Asia, lasciano ipotizzare ad alcuni osservatori un nuovo ordine, caratterizzato dall'accelerazione degli scambi tra Asia e Africa a svantaggio degli scambi con l'Europa. Neanche la crisi economica internazionale ha fermato la corsa alla gestione dei terminal. Anzi, l'Africa si sta rivelando un affare per chi sceglie di investire nella logistica, anche tra gli italiani. E c'è chi decide di costruire un porto privato per sostenere l'attività. Come il gruppo Cremonini, che investirà complessivamente 25 milioni di euro per realizzarea Matadi, nella Repubblica democratica del Congo, un porto fluviale completo di magazzini frigoriferi. «Grazie alla nostra rete logistica abbiamo raddoppiato i volumi. La crisi provoca una riduzione dei prezzi, non dei volumi, per cui i porti sono fondamentali. è comprensibile che si stia sviluppando una competizione internazionale per gestirli» dice Luigi Scordamaglia, ad di Inalca Jbs (Gruppo Cremonini). E intanto l'affare dei porti diventa sempre più un affare SudSud. L'arrivo degli asiatici lascia prevedere una concorrenza ancora più forte per ottenere le concessioni. I cinesi sono sbarcati nel congestionatissimo porto di Dar es Salaam con Hutchison Port Holding, che fa capo al miliardario Li Ka Shing. Anche la statale China Harbour Engineering lascia l'impronta in Africa, e punta alla costruzione di un nuovo porto ad alto fondale a Grand Batanga, in Camerun. I cinesi sono poi molto attenti (e più bravi) a creare le infrastrutture stradali che collegano città e miniere ai porti. Infinec'èil vento del Maghreb che soffia fino al Golfo di Guinea. Il nuovissimo porto marocchino di Tanger Med (Tmsa), che ha da poco avviato i lavori per il raddoppio di capacità, è stato chiamato a cooperare nella gestione di Bata e Malabo, in Guinea equatoriale. La battaglia per i porti del Continente nero è in pieno svolgimento. E l'Africa ha tutto l'interesse a scatenare la concorrenza. Per dotarsi di una logistica che la proietti nel futuro. alfredo.sessa@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA PIù ROTTE PER IL FAR EAST Buoni volumi e risultati per chi punta sulla logistica In Congo Cremonini investe in uno scalo privato Tanger Med sbarca in Guinea

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L'occasione Senegal per le aziende italiane (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-07-21 - pag: 21 autore: Oggi alla Farnesina. Country presentation anche per la Sierra Leone L'occasione Senegal per le aziende italiane di Carlo Marroni «I cinesi? La loro presenza in Africa ha raggiunto il picco». Se è vero che la colonizzazione di Pechino del continente nero potrebbe progressivamente declinare – come assicura un diplomatico che conosce bene la realtà sub-sahariana - allora questo è il momento per l'Italia di muoversi con decisione, dopo troppo immobilismo. IlG 8 ha dato le linee guida per un intervento di lungo termine, ora tocca al sistema economico italiano cercare nuove strade per fare sviluppo e affari, per andare in Africa e rimanerci (anche se servirebbe una presenza diretta di banche italiane, oggi del tutto assenti). Anche in quella parte di continente dove non zampilla petrolio. Il Governo ci punta: il ministro degli Esteri, Franco Frattini, lo scorso febbraio nella sua missione – oltre ai petro-stati Angola e Nigeria – è stato anche in Senegal e Sierra Leone, due paesi ai quali è dedicata la "country presentation" di oggi alla Farnesina organizzata dalla DG Africa sub-sahariana, con Frattini, i ministri dei due paesi, operatori economici, agenzie governative di promozione e finanziamento e associazioni di categoria. Tra i due mercati in esame, certamente il Senegal – paese dove forte è l'impronta francese - è quello che offre maggiori segni di stabilità, anche se sconta la totale mancanza di fonti energetiche proprie. Ma i progetti per il futuro sono imponenti, specie nelle infrastrutture: il nuovo aeroporto di Dakar, l'autostrada a pedaggio dalla capitale a Thiès, l'ampliamento del porto,la privatizzazione e riabilitazione della rete ferroviaria e un radicale cambiamento urbano di Dakar in un decennio. Chi pagherà? Le autorità hanno annunciato la prosecuzione del programma di grandi lavori grazie al debito estero a condizioni di mercato garantito soprattutto dai paesi del Golfo, ma anche dalla Cina. Le imprese italiane presenti oggi sono un centinaio nei settori edile-immobiliare, import-export (soprattutto ittico) e trasporti marittimi (Messina, Msc e Grimaldi). Nei grandi lavori ha una base la Astaldi, mentre per l'energia Edison International nella ricerca offshore. Diversa è la situazione della Sierra Leone, paese dove il 75% della popolazione di 6 milioni di abitanti vive al di sotto della soglia di povertà (2 dollari al giorno) e la mortalità infantile ha il tasso più alto del mondo. Dopo dieci anni di guerra civile (la tregua è del 2002) il paese ha avviato un programma lento ma costante di ricostruzione, investendo soprattutto nelle attività agricole (cacao, olio di palma, caffè) e minerarie. Quest'ultimo comparto, pur impiegando solo il 2% della popolazione (all'agricoltura è dedito il 70%) contribuisce alla totalità dell'export e al 20% del Pil, specie grazie ai diamanti. I settori cui potrebbero puntare le imprese italiane, quindi, sono l'agroindustria (bio-energia in particolare), turismo (tutto da ricostruire), pesca e infrastrutture. Qui la Salini Costruttori sta completando il grande progetto idroelettrico di Bumbuna, che fornirà energia alla capitale Freetown e all'area di Makeni, città dell'interno dove la Cooperazione e la Fondazione DonGnocchi hanno realizzato un ospedale all'avanguardia. carlo.marroni@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Abdoulaye Wade Presidente del Senegal.

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Pechino investe sull'auto verde (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-07-21 - pag: 23 autore: Pechino investe sull'auto verde Così la piccola Hafei sfida i big mondiali: qui partiamo alla pari Luca Vinciguerra HARBIN. Dal nostro inviato Si chiama Saibao. è la vettura di punta di Hafei, la casa automobilistica controllata dal colosso aerospaziale di Stato, Avic. La disegnò cinque anni fa Pininfarina su commissione della società di quattroruote di Harbin bramosa di andare alla conquista dei mercati internazionali. Ora, dopo diversi restyling, la Saibao è pronta al cambio di pelle più importante della sua esistenza. «Entro qualche mese, inizieremo a vendere anche la versione con il motore elettrico », dice orgoglioso il capo della progettazione di Hafei, Yang Zhifa, mostrando le migliaia di utilitarie allineate nei piazzali e pronte per la consegna ai concessionari cinesi. E anche a qualche rivenditore straniero. Grazie alla collaborazione di Pininfarina, la casa automobilistica dell'Heilongjiang è riuscita davvero a mettere un piede fuori dalla Cina.E,solo l'anno scorso, ha venduto circa 25mila Saibao in giro per il mondo. «Con il lancio del nuovo modello a motore elettrico saremo più competitivi sui mercati internazionali » spiega Yang. Geely, primo costruttore indipendente di auto in Cina, ha annunciato che immetterà sul mercato già nel 2010 la sua prima vettura a trazione elettrica, che si chiamerà Panda. Mentre Dongfeng Motor Group ha firmato un accordo di collaborazione con Detroit Electric per la produzione di vetture a trazione elettrica. Cosa spinge tutte queste case automobilistiche? La risposta è semplice: i soldi pubblici. Pressato dalla necessità di contenere l'inquinamento urbano e diminuire la dipendenza dalle importazioni petrolifere, negli ultimi tre anni il governo cinese ha schiacciato forte l'acceleratore sullo sviluppo di vetture a impatto ambientale zero. L'obiettivo di Pechino è molto ambizioso: trasformare in breve tempo la Cina nel principale produttore mondiale di auto ibride ed elettriche. «Entro il 2012, sulle nostre strade circoleranno 60mila vetture ecologiche » ha dichiarato di recente il ministro della Scienza e Tecnologia, Wan Gang. La scommessa è stuzzicante. I costruttori cinesi sono gli ultimi arrivati nella produzione di quattroruote tradizionali. E, nonostante i bassi costi di produzione dell'industria automobilistica del Dragone, la partita per affermarsi sul mercato globale si sta rivelando assai più dura del previsto. La sfida dell'auto elettrica, invece, è tutta da giocare. Qui i cinesi non scendono in campo da una posizione di svantaggio. Tutti i concorrenti planetari partono da zero, perché la ricerca e sviluppo sulle tecnologie da applicare alle vetture verdi è appena cominciata. E sulla scena mondiale non è ancora emerso un paese leader. La Cina si candida a diventarlo, e non ne fa mistero. Così, negli ultimi tre anni, tutte le case cinesi hanno deciso di gettarsi a capofitto nella produzione di vetture ibride ed elettriche. Per i grandi gruppi, come Saic, Chery, Byd o Geely abituati ormai da un decennio a pensare in grande, è stata un'operazione relativamente facile. Ma per le società più piccole, come appunto Hafei, la corsa alla vettura a emissioni zero ha richiesto uno sforzo assai più articolato. «Noi produciamo solo la scocca e la carrozzeria dell'auto elettrica. Il resto, dal propulsore alla batteria, lo acquistiamo da fornitori esterni. Poi assembliamo la vettura» ammette Yang. I sussidi pubblici hanno avuto un ruolo decisivo nella svolta ecologista delle case cinesi. Il governo centrale, e soprattutto le amministrazioni locali, hanno messo un belpo' di quattrini nelle tasche dei costruttori. Quanto, però, non è dato sapere. Massima trasparenza, invece, sugli incentivi ai consumi. In base alla nuova legge approvata qualche mese fa, gli acquirenti di vetture ecologiche riceveranno fino a 60mila yuan (circa 8.700 dollari, cioè circa la metà del prezzo me-dio di un'utilitaria verde) di sconto sovvenzionato sull'acquisto di ogni auto. I ricchi sussidi pubblici, però, hanno un raggio d'azione limitato. Per ora coinvolgono solo 13 grandi città. E a beneficiarne sono solo gli enti pubblici, che sugli autobus elettrici potranno percepire un maxisussidio di ben 500mila yuan (73mila dollari) a vettura. Il prossimo passo sarà stimolare lo sviluppo di una domanda privata di auto verdi. Le condizioni ci sono. Le grandi città soffocano nello smog.I cinesi utilizzano l'auto per spostamenti brevi, così l'autonomia delle batterie non è un grosso problema. Il mercato potenziale è composto soprattutto da utenti di prima motorizzazione, per i quali un motore elettrico o a benzina non fa una grande differenza. Ma c'è un ostacolo che oggi frena lo sviluppo popolare dell'auto ecologica in Cina:il prezzo di vendita è ancora troppo alto. Una vettura verde costa il doppio di un'utilitaria tradizionale. «Per trasformare l'auto elettrica in un prodotto di massa servirebbero incentivi anche per i consumatori privati – osserva Charles Guo, analista di Jp Morgan – ma ci vorrebbero un sacco di soldi. Ecco perché è piuttosto improbabile che, almeno a breve, il governo promuova dei piani per sostenere l'acquisto individuale di vetture ecologiche». Al quartier generale di Hafei sono più ottimisti: «è solo una questione di costi di produzione – avverte Yang Zhifa – quando scenderà quello delle batterie, che da solo rappresenta il 40% del totale, nelle grandi città molta gente inizierà a comprare auto elettriche ». ganawar@gmail.com © RIPRODUZIONE RISERVATA REUTERS NOVITà ELETTRICHE Geely sarà sul mercato già a partire dal 2010, Dongfeng Motor firma un accordo di collaborazione con Detroit Electric FIRMATO PININFARINA La Hafei Motor (sopra, le linee di produzione di Harbin) è conosciuta in Europa per la sua collaborazione tecnica e stilistica con Pininfarina: è stato lui, nel 2002, a disegnare la Saibao (a sinistra) che ora la Hafei trasformerà in auto elettrica.

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Guerra dei polli Usa e Cina ora trattano (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-07-21 - pag: 23 autore: WTO & PROTEZIONISMO Guerra dei polli Usa e Cina ora trattano Da Washington e Pechino arrivano segnali di distensione sul fronte degli scambi commerciali, e in particolare sulla cosiddetta guerra dei polli. I due paesi infatti, pur rimanendo su posizioni ancora distanti, hanno accettato di trattare la questione all'interno dell'Organizzazione mondiale per il commercio (Wto), e non attraverso misure di stampo protezionistico. Ieril'ultima mossa: gli Stati Uniti hanno bloccato la creazione di una commissione giudicante presso la Wto, che avrebbe dovuto valutare il bando americano all'importazione di pollame cinese in nome della sicurezza alimentare. Un bando che la Repubblica popolare rivendica come illegale perché in contrasto con le regole fissate dalla stessa Wto. La Cina, però, non attuerà misure drastiche, preferendo chiedere un nuovo incontro all'interno dell'organizzazione multilaterale. I produttori americani di pollame, dal canto loro, stanno dalla parte della Cina, per paura che Pechino decida di bloccare gli scambi con quello che per loro rappresenta il maggiore mercato d'esportazione, per un valore di 700 milioni di dollari l'anno.

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Vizi e virtù del diritto in Cina (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-07-21 - pag: 24 autore: LIBRI & STUDI Vizi e virtù del diritto in Cina T ra ritualismo e modernizzazione: è il sottotitolo del libro che ben sintetizza la difficoltà affrontate dall'Impero di mezzo sul fronte del diritto in Cina. Strada senza ritorno dopo l' apertura al mondo varata da Deng Xiaoping a fine anni 70 con la sua "politica delle porte aperte". Ma anche strada complessa là dove la tradizione confuciana (ordine senza uomini di legge) e un bimillenario uso repressivo della norma si devono confrontare con i processi di globalizzazione economico-finanziaria e i relativi standard giuridici di matrice perlopiù occidentale.

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Fondi ai progetti idrici in Asia (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-07-21 - pag: 24 autore: FINANZIAMENTI & APPALTI Fondi ai progetti idrici in Asia I f ondi di investimento Malaysian Investment Bank Group di Kuala Lumpur e Konzen Group di Singapore stanno per lanciare un fondo di 320 milioni di dollari destinato a finanziare una serie di progetti infrastrutturali nel settore idrico in Asia. Il fondo, a partecipazione paritaria fra i due gruppi finanziari, investirà in primo luogo in progetti in Cina, che nel solo settore dell'acqua, secondo fonti della Banca asiatica di sviluppo, ammontano a 140 miliardi di dollari. Si amplia l'aeroporto internazionale Pulkovo-2 di San Pietroburgo. La gara d'appalto per i lavori di ampliamento dell'aeroporto Pulkovo-2 di San Pietroburgo è stata vinta da un consorzio di imprese composto dalla tedesca Fraport e dall'istituto bancario russo VTB Capital. I lavori, per cui è previsto un investimento di 1,3 miliardi di dollari, prevedono la costruzione di un nuovo terminal internazionale predisposto per un flusso di circa 7 milioni di passeggeri entro l'anno 2010, che entro il 2025 dovranno diventare 22 milioni. Il governatorato di San Pietroburgo prevede di terminare la ricostruzione dell'aeroporto entro il 2013. Panama lancia la gara per la metropolitana. La città di Panama si appresta a lanciare la gara per la realizzazione della metropolitana. La linea avrà una lunghezza complessiva di 16 chilometri e costerà 700 milioni di dollari. Si prevede che il tragitto partirà dalla località di San Isidro, nel municipio di San Miguelito alla periferia della città, per arrivare fino alla Piazza 5 maggio, ubicata nel centro storico della capitale. Attualmente il trasporto pubblico nella città viene assicurato dagli autobus, che però non riescono più a sostenere l'aumento della popolazione in seguito al crescente sviluppo urbanistico. La gara con licitazione pubblica verrà lanciata entro i primi cento giorni del nuovo governo panamense, insediatosiil1 Úluglio2009. Hannogiàmo-strato interesse al progetto imprese canadesi, tedesche, francesi, spagnole e giapponesi. La Slovacchia ora affida all'esterno la gestione degli uffici postali. La compagnia postale nazionale slovacca Slovenska Posta,con l'intenzionedirisparmiare sui costi di gestione, trasferirà le attività operative di 602 uffici postali ubicati nei comuni minori a una ditta partner. A tale scopo, Slovenska Posta ha già pubblicato una gara pubblica. Al momento, già 47 uffici postali sono gestiti in partnership. La Grecia studia la ferrovia Atene-Mosca. Il ministro dei Trasporti e delle telecomunicazioni greco Stylianidis ha reso noto che è intenzione del suo governo e di quello russo istituire un collegamento ferroviario diretto Atene-Mosca per la movimentazione delle merci, in considerazione degli aumentati scambi commerciali tra i due paesi. Intanto, a breve sarà bandita una gara per l'ammodernamento della linea ferroviaria AteneSalonicco, per permettere il trasporto di container in tempi ridotti rispetto agli attuali. Il costo dell'intervento è di circa 130 milioni di euro. A PANAMA La città lancia la gara per realizzare la sua prima linea di metropolitana: sarà lunga 16 chilometri e costerà 700 milioni di dollari

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Scarpe carioca crescono (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-07-21 - pag: 24 autore: Scarpe carioca crescono I produttori brasiliani puntano sulla qualità per vendere in Usa e Ue Antonio Dini SAN PAOLO La scarpa del futuro è una morbida sapathila , prodotta dalla brasiliana Divalesi: costa il 15% in più dei modelli equiva-lenti, circa 42 euro, ma è a impatto zero; niente sostanze chimiche inquinanti nella concia del pellame e la gomma della suola è prodotta in modo naturale da fonti rinnovabili. Il segreto non è tecnologico ma nel rispetto delle procedure: ogni parte non è solo eco, ma anche tracciabile e certificabile. «Il nostro obiettivo è quello di far partire in tre aziende nello stato di Rio Grande do Sul la produzione delle scarpe con etichetta ecologica, aderenti alle norme più stringenti per l'area in cui esportiamo di più, quella europea» spiega Carmen Serrano, docente universitaria e ricercatrice del Senai, Servizio nazionale di ricerca per l'industria brasiliana. Fra le tre aziende, Divalesi è quella già pronta per la produzione: «è la nostra scommessa: noi ci siamo e ora aspettiamo il mercato. Ci vorrà qualche anno, ma quando la coscienza globale delle eco-scarpe arriverà, ci troverà pronti » spiega Orceni Bernardi, titolare di Divalesi, media impresa familiare che 18 anni fa aveva iniziato producendo 20 paia di scarpe al giorno e oggi è a quota 1.500. La scarpa ecologica è una delle armi a medio termine che l'industria brasiliana schiera per uscire dalla crisi e rilanciare sui mercati di tutto il mondo. Il Brasile è il terzo produttore mondiale dopo Cina e India, nonché il primo esportatore con 65,8 milioni di scarpe vendute nel primo semestre del 2009 pari a circa 680 milioni di dollari, in calo del 26,5% per volume e del 28,5 per valore rispetto allo stesso periodo del 2008, ma in crescita del 6% negli ultimi tre mesi. «La crisi comincia a rallentare e, nel calzaturiero, dopo il secondo semestre cominceranno i dati positivi, nonostante la debolezza del dollaro; le nostre aziende devono essere pronte a ripartire» spiega Heitor Klein, direttore esecutivo di AbicalÇados,l'associazione nazionale brasiliana dei produttori di scarpe, a San Paolo durante Francal, la più grande fiera calzaturiera in America latina. Per uscire dalla crisi, da un lato si punta agli accordi con mercati "amici" come quello italiano e, dall'altro, sulla trasformazione da terzisti del mondo, in competizione con Cina e India, in produttori di scarpe firmate, di buona qualità e prezzi mediobassi. «In Italia cerchiamo accordi per la licenza di marchi italiani in Brasile e la distribuzione in Brasile di scarpe italiane », sottolinea Klein, che con AbicalÇados lavora alla tutela della produzione nazionale contro il dumping di aziende cinesi e vietnamite: entro un mese il Mercosur deciderà se agire per compensare con una misura anti-dumping i ribassi di quei Paesi, valutati a + 400%. «Questo è il momento per accelerare con la costruzione del nostro franchising mondiale» afferma Paulo Kieling, direttore marketing di Via Uno, marchio del gruppo Bison che sta lanciando la sua terza linea "eco" e apre negozi in 15 Paesi. Gli fa eco Joao Gimenes, responsabile export del brand di lusso Dumond del colosso Paquetà: «Apriamo 50 negozi, 30 solo negli Emirati Arabi, e portiamo avanti 23 brand». Il carnet di aziende per cui Paquetà è terzista è infinito: Geox, Adidas, Clarks, Hugo Boss, Max Mara e decine di altre. Con boutique di design e pubblicità in tutto il mondo, il fenomeno della scarpa da donna Melissa, marchio del colosso Grendene, è stata definita la principale innovazione nel settore dopo le lussuose sneakers in pelle di Prada di 10 anni fa. Nel campo dell'ecoc'è anche la regina delle infradito, cioè Havaianas, che ne produce 22 milioni l'anno. O, per finire, l'ultima arrivata dell'eco-sandalo: Goòc. Pelé come testimonial, infradito realizzati recuperando copertoni di auto (12 milioni in 5 anni) e primo posto al mondo, come spiega il responsabile Aleio Faria, per " sandalìa reciclada e reciclàvel ". E un obiettivo comune: conquistare il mondo tenendo pulito il Brasile. antoniodini@me.com © RIPRODUZIONE RISERVATA IN PRIMA LINEA Via Uno si appresta ad aprire negozi in 15 Paesi, mentre i sandali di Goòc si sono aggiudicati Pelé come testimonial

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Il nord Africa pesa più di India e Cina (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-21 - pag: 7 autore: Sono circa un migliaio le società del bacino partecipate dalle aziende italiane Il nord Africa pesa più di India e Cina Franco Vergnano MILANO Sono quasi un migliaio le società dell'area del Mediterraneo partecipate da aziende italiane; inoltre il nord Africa pesa in termini di interscambio più di Cina e India messe assieme. L'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, dopo aver ricordato di aver speso 1,2 miliardi di euro per acquisire la Bank of Alexandria del Cairo, racconta con alcuni numeri il fatto che «oggi parliamo di qualcosa che è già importante ». I molti relatori intervenuti ieri alla sezione sulle Pmi nella prima giornata del Forum economico e finanziario per il Mediterraneo, sono stati prodighi di cifre che illustrano il peso della nostra presenza nell'area. Dove ci sono anche strumenti finanziari ad hoc dedicati alle aziende di minori dimensioni come il fondo di private equity con una dotazione finanziaria di 58 milioni di euro, chiamato Euromed e promosso dalla Camera di commercio/ Promos, gestito da Finlombarda e partecipato dalla stessa Cdc milanese, dalla Regione Lombardia, dalla banca europea degli investimenti (Bei) e da altre banche: lo scopo è appunto quello di fornire, in un'area dove l'evoluzione dei mercati finanziari risulta ancora incompleta e incide quindi negativamente sulle dinamiche di sviluppo, un sostegno concreto alle imprese operanti nel mediterraneo attraverso una partecipazione nel capitale. «Più di un terzo dell'interscambio con i Paesi del Mediterraneo è prodotto dalle Pmi e l'Italia negli ultimi decenni ha svolto un ruolo chiave per facilitare i rapporti con l'area. Non possiamo quindi permetterci di perdere un'occasione come quella della crisi per intensificare questi rapporti», ha detto ieri il presidente di Assolombarda, Alberto Meomartini. Aprendo i lavori del pomeriggio, il vicepresidente della Camera di commercio di Milano, Diana Bracco, aveva in precedenza sottolineato come «il contesto territoriale milanese sia sempre di più il vero crocevia economico e finanziario euromediterraneo essendo storicamente apertissimo agli stimoli che la globalizzazione offre ». Nei primi tre mesi del 2009, ha spiegato la Bracco, a fronte di un crollo generalizzato delle nostre esportazioni, Paesi come Egitto, Marocco, Libia, Libano, Siria, Emirati Arabi, Arabia Saudita, hanno registrato incrementi importanti. Non per niente le Pmi che agiscono nel bacino del Mediterraneo non esportano solo prodotti ma anche competenze e sono capaci di implementare know how di sistema nella sanità e nell'educazione. La Bracco ha sottolineato il ruolo delle Pmi italiane dicendo che «effettivamente hanno segnato un aumento dell'export con i Paesi del Mediterraneo di cui siamo il quarto partner per valore degli scambi e il presidente Berlusconi ha alzato l'asticella invitandoci ad accettare la sfida del miglioramento continuo in modo da scalare il terzo posto». Anche in termini di presenza diretta, cioè come investimenti diretti (Ide), il nostro Paese sta lavorando con impegno. Il primo investitore della sponda sud del Mediterraneo, in termini di imprese italiane partecipate, è Israele, seguito da Libia e Turchia. Il paese guidato da Gheddafi si conferma, ad ogni modo, partner privilegiato per la Lombardia e Milano. La nazione, infatti, si posiziona al primo posto per addetti e fatturato, oltre che per numero di imprese. Seguono, a lunga distanza, Turchia e Israele. I numeri della presenza italiana all'estero raccontano un totale di 913 imprese della sponda sud a partecipazione italiana, cui fanno capo 69.591 addetti e un fatturato che ammonta a 12,2 miliardi di euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA MERCATO IN ESPANSIONE In piena controtendenza rispetto all'andamento generale dell'export, crescono le vendite verso Libia, Marocco, Libano e Siria

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L'imperatrice Guo Oggi la Cina si ferma per vedere la Jingjing La stravorita della prova ha vinto sei medaglie olimpiche È la regina dei tuffi e ha diviso il paese con le foto pati (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

L'imperatrice «Guo» Oggi la Cina si ferma per vedere la Jingjing La stravorita della prova ha vinto sei medaglie olimpiche È la regina dei tuffi e ha diviso il paese con le foto patinate vuole un altro oro prima di sposare il figlio di un magnate COSIMO CITO Il qui e l'ora per la Cina, la sveglia, il giorno del mondiale, dell'anno è oggi, è al Foro Italico. Sulla tavola sospesa a tre metri sopra il baratro, i piedi fatali di Guo Jingjing, le sue braccia infinite, le sue gambe, il suo enigmatico sorriso terranno inchiodati al teleschermo 2 miliardi di occhi a mandorla. Nulla di questo mondiale, per l'immenso paese asiatico, conta più di questa gara. Conta più di questa donna, un po' sirena, un po' demonio, capace di vincere dal 2001 a oggi quattro ori olimpici e otto mondiali. Più di ogni altra donna nella storia dei tuffi. La Regina dei tuffi, «Guo Jie» per le compagne, «sorellina Guo» è una ragazza assai poco normale. 28 anni a ottobre, nei primissimi giorni del mondiale ha trascorso, muta e imperscrutabile, gran parte del suo tempo in tribuna. Prendeva il sole, leggeva. Mentre i compagni lavoravano in palestra, lei era ferma, immobile, una cariatide seduta. Inavvicinabile. Non parla con la stampa da due anni. Il sipario sulla sua vita s'è chiuso due anni fa. A Pechino il suo viso compariva dovunque, sui cartelloni pubblicitari, in tv, legato a McDonald e alla Coca Cola. Ma i cinesi hanno smesso presto di sapere di lei. La sua guerra con i media è iniziata nel 2007. Rotto il fidanzamento con Tian Lian, un collega dei tuffi che da quel momento - coincidenza o no - ha perso il giro della nazionale, si accompagna da allora con Kenneth Fok, figlio di un ricchissimo uomo d'affari di Hong Kong. Nel 2004 aveva smesso, anche dopo aver scoperto una malattia agli occhi che rendeva quasi impossibile l'incontro durissimo con l'acqua dopo ogni tuffo. Era ingrassata Guo, faceva anche vita mondana, inaudito per un'atleta cinese, per una ragazza che salta in acqua da quando aveva 6 anni e che è condannata dalla natura a non smettere mai di farlo, per ogni giorno di ogni anno della sua vita. A un certo punto Guo però aveva smesso di avere fame, di avere stimoli. Presto chiese scusa al Governo, alla Cina, poco prima dei Giochi di Pechino si rimise a saltare in acqua, e a farlo meglio di chiunque altra al mondo, e mai nella storia. A Roma è accompagnata da un'allenatrice personale, non perde una gara da 3 anni, non perderà, tranne impossibili sorprese, la sua gara più amata. Farà anche il 3 sincro, altro oro quasi certo. Saranno 10 mondiali, poi di certo smetterà davvero. È la sportiva più famosa e pagata di tutta la Cina, seconda solo al mitico cestista Yao Ming per fama e introiti. Le riviste se la contendono, ha posato per Cosmopolitan, vestita, stupenda. È incredibilmente bella, incredibilmente timida. Le chiesero: «Se i tuffi fossero una persona, come la descriveresti?». Lei rispose: «Sono io, quella persona sono io, ha il mio viso». Inseguita fin sul trampolino dai paparazzi, si è chiusa in un mutismo che non smetterà nemmeno durante il mondiale. Poi sposerà Fok, si chiuderà come Kubrick, come Salinger, in un eremo dorato, sparirà. Cristallizzata nella memoria del mondo nell'attimo del tuffo, dell'arte di entrare nell'acqua e sparire sotto, senza fare schizzi, senza fare rumore. Il ritratto

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Sud del mondo a rischio (sezione: Cina)

( da "Avvenire" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

MONDO 21-07-2009 Sud del mondo a rischio «I poveri senza difese» Sistemi sanitari già deboli: l'H1n1 può essere devastante DI P AOLO M. A LFIERI È nei Paesi con sistemi sanitari di base già precari che il virus H1n1 rischia di scatenare una pandemia dalle conseguenze devastanti. In Africa, Asia e America Latina le autorità locali hanno annunciato misure precauzionali contro la nuova influenza, ma gli esperti temono che non saranno sufficienti. E che, soprattutto, la gran parte dei Paesi del Sud del mondo non ha né i mezzi per combattere la malattia né una presenza capillare di medici di base e laboratori in grado di compiere test approfonditi sui pazienti. In Asia i Paesi finora più colpiti dal virus H1n1 sono la Thailandia (2.700 casi), la Cina (2.300), il Giappone ( 2.000) e le Filippine ( 1.700). E proprio dalle Filippine è giunto l'allarme su alcuni casi di una variante del virus Ebola tra i suini che, in caso di mutazioni, diventerebbe pericolosa anche per l'uomo. Sarebbe un'ulteriore minaccia che andrebbe ad aggiungersi a quella della nuova influenza. In Indonesia, invece, il ministero della Salute ha parlato del rischio di una combinazione tra il virus dell'influenza suina e quello dell'aviaria. Preoccupazione anche a Bangkok, dove le autorità hanno chiuso oltre 450 scuole e 200 asili per effettuare una disinfestazione completa. Sono 285, invece, i contagiati dall'H1n1 in India. A Delhi le autorità stanno effettuando i controlli sugli studenti di una grande scuola pubblica, nella quale si sono finora registrati quattro contagi. In Africa, continente fino a poche settimane fa quasi immune dalla nuova influenza, l'allarme sta lentamente salendo: si contano ormai 157 contagi in undici Paesi. L'Organizzazione mondiale sella sanità ha istituito una squadra d'emergenza che da Brazzaville, capitale del Congo, ha il compito di monitorare la situazione. Diversi Paesi, come Egitto, Etiopia, Ghana, Marocco e Gabon hanno stabilito maggiori controlli sanitari alle frontiere, nei porti e negli aeroporti. Proprio ieri le autorità del Cairo hanno riferito del primo decesso di un cittadino egiziano, una donna 25enne che avrebbe contratto l'H1n1 durante un pellegrinaggio alla Mecca. In Sudafrica, dove i contagi sono finora 103, il timore è che la nuova influenza possa diffondersi ancor di più con la riapertura delle scuole ( le vacanza scolastiche sono finite ieri). Primi contagi anche in Tanzania, Botswana e Zimbabwe, Paese in cui un'epidemia di colera scoppiata lo scorso agosto stante un sistema sanitario al collasso ha ucciso più di 4mila persone. «Il problema dell'Africa è che i sistemi di sorveglianza non sono così buoni come in Occidente» , sottolinea Frew Benson, dirigente del Dipartimento nazionale della salute del Sudafrica. Si teme inoltre che il virus H1n1 possa essere ancora più devastante per le persone sieropositive ( in Africa subsahariana vivono quasi i due terzi degli affetti da Hiv), anche se gli esperti sottolineano che non c'è finora alcuna indicazione sul fatto che la nuova influenza avrebbe un impatto maggiore sui sieropositivi rispetto a qualsiasi altra malattia. Alcuni Paesi africani come il Marocco, che ne ha un milione hanno a disposizione dosi di Tamilflu. Altri, come il Burkina Faso, ammettono di non potersi permettere il lusso di accumulare scorte di farmaci. C'è poi chi, tra gli analisti africani, si chiede se l'allarme per la nuova influenza non sia altro che l'ultimo esempio dello iato esistente tra Nord e Sud del mondo. «Perché non c'è una mobilitazione simile per i 2,5 milioni di bambini che ogni anno muoiono di diarrea?» , si chiede David Sanders, che insegna salute pubblica all'università sudafricana del Western Cape. Né un simile allarme, concordano altri osservatori, è mai risuonato a livello mondiale per i 3mila bambini che ogni giorno muoiono in Africa di malaria, o per le 1.900 vittime provocate da gennaio a oggi da un'epidemia di meningite in Nigeria, Niger e Ciad. Un bimbo con la madre in attesa del ricovero all'ospedale del Gerardo Barrios di El Salvador (Reuters) l'emergenza Molti Paesi stanno aumentando le misure di controllo alle frontiere, ma la mancanza di numeri adeguati di medici di base, di laboratori attrezzati e di scorte di farmaci efficaci contro l'influenza di tipo A, legittimano gli analisti a tracciare scenari drammatici

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Il "Patrimonio" del duca (sezione: Cina)

( da "Famiglia Cristiana" del 21-07-2009)

Argomenti: Cina

di Rosanna Biffi foto di Attilio Rossetti LE BANDIERE ARANCIONI DEL TOURING CLUB ITALIANO / 7 SABBIONETA IL "PATRIMONIO " DEL DUCA La splendida "nuova Roma" di Vespasiano Gonzaga ha appena ottenuto l'ambìto riconoscimento dell'Unesco, insieme a Mantova. Venirci significa tuffarsi nel Rinascimento. Fuori dalle mura di Sabbioneta, il sole schiaccia sotto l’afa la pianura Padana e le campagne coltivate tra il Po e l’Oglio, le case coloniche alternate a villette moderne e gli aironi che planano tra le stoppie. Ma varcati i bastioni intatti, solo la presenza delle automobili impedisce di fare un salto all’indietro di 400 anni, all’epoca del duca Vespasiano Gonzaga. Il Gruppo storico davanti a Palazzo Ducale. Con le strade in selciato, le chiese e i palazzi di principesca eleganza, Sabbioneta è più che un borgo intatto: è una città ideale sopravvissuta al tardo Rinascimento. Il nucleo omogeneo che vediamo oggi fu costruito tra il 1556 e il 1591, ma come fortezza e centro di un ducato non durò dopo la morte di Vespasiano, capitata proprio in quell’anno. Invece, ha conservato nei secoli l’immagine di città del principe, essendo il suo fondatore un militare e un architetto di valore, esponente di un ramo cadetto dei Gonzaga, che crebbe alle corti europee più importanti dell’epoca. Piazza Ducale, cuore della città, con il Palazzo e la chiesa di Santa Maria Assunta sulla destra. Il 2008 ha portato a Sabbioneta una doppia consacrazione: la Bandiera arancione e l’inclusione, in accoppiata con Mantova, tra i siti "patrimonio dell’umanità" dell’Unesco. Riconoscimenti che hanno dato le ali a cittadini e amministratori nell’associare rilancio della storia e qualità della vita. L’ingresso a Sabbioneta da Porta Vittoria. Costumi ricalcati dagli affreschi Il "Gruppo storico città di Sabbioneta", per esempio, era già sorto nel 1999, soprattutto per forte volontà del suo presidente, Arturo Beltrami, che lo sognava da quarant’anni. Ma l’aumento di appuntamenti turistici e culturali offre loro ancora più occasioni per esibirsi nei costumi rinascimentali, tra balli e madrigali del ’500 e tornei di scherma. «Ci ritroviamo ogni settimana, per noi è una vera passione», sintetizza a nome dei cin-quanta soci Elena Del Bon, che veste i panni della duchessa Gonzaga. La magnificenza dei costumi è presa dagli affreschi negli edifici laici più belli, Palazzo Giardino, Palazzo Ducale e il Teatro all’Antica, ai quali lavorarono le migliori maestranze d’Italia, piacentini e cremonesi, veneti e toscani, perché il munifico Vespasiano Gonzaga voleva i più esperti per creare la "nuova Roma", partorita dalla sua provvidenziale ambizione. Maria Teresa d’Austria e i soldati di Napoleone spogliarono gli interni di marmi e statue, arazzi e rivestimenti d’oro zecchino, ma ciò che rimane lascia intuire i fasti della corte del principe umanista. Sala dei Dardi a Palazzo Ducale. A Palazzo Giardino, per esempio, la Galleria degli Antichi possiede una meravigliosa prospettiva architettonica e l’interno affrescato è, con i suoi 96 metri, la terza galleria più lunga d’Italia; ospitava decine di statue e busti antichi, fronti di sarcofagi e 20 palchi di corna di cervo. Mentre nelle altre stanze, compreso il famoso "camerino delle Grazie", gli affreschi di Bernardino Campi e dei suoi collaboratori parlano d’arte e ricchezza, con i colori ricavati da pietre preziose: cinabro per i rossi, malachite per i verdi e lapislazzuli per i blu. L'interno della chiesa di Santa Maria Assunta, l'edificio religioso più importante. Palazzo Ducale, che era la residenza pubblica di Vespasiano, aveva soffitti rivestiti d’oro o intagliati nei cedri del Libano. Dei primi, solo due sono sopravvissuti alle razzie dei napoleonici, mentre i secondi sono rimasti intatti, perché troppo complicati da smontare. Da soli varrebbero una visita a Sabbioneta, tale è la ricchezza scenografica degli intagli di gusto spagnolo. E lascia a bocca aperta l’imponente "cavalcata", quattro statue equestri di legno a grandezza naturale dei più eminenti Gonzaga, Vespasiano compreso. Erano dieci, ma un incendio ne distrusse buona parte. Particolari del centro storico. La nuova Giunta comunale di Sabbioneta, un gruppo di trentenni dalle molte idee, studia progetti che attirino turisti e diano agli abitanti la coscienza del loro patrimonio. «Noi abbiamo 4.250 abitanti, e 300 dentro le mura», sottolinea il sindaco Marco Aroldi, cardiologo. «Per rivitalizzare il nucleo storico, potremmo farne un centro servizi, punto di riferimento per i convegni delle molte realtà industriali nelle province di Mantova, Cremona e Parma. Nella nostra economia il turismo è importante, abbiamo circa 45.000 visitatori l’anno, ma finora non ha fatto il salto di qualità». Perciò Giovanni Sartori, poliedrico assessore alla Cultura e al Turismo, ha già in cantiere iniziative culturali e popolari, da qui ai prossimi anni. A sua volta, il parroco don Massimo Morselli sta valutando la possibilità di aprire le quattro chiese del nucleo storico alle visite dei turisti (ora serve una telefonata di prenotazione al centro culturale "A passo d’uomo", 0375-22.02.99). Soprattutto le cinquecentesche chiese di Santa Maria Assunta e della Beata Vergine Incoronata racchiudono interni del ’700 molto decorati, ma elegantissimi. Nell’Assunta, la cappella del Santissimo Sacramento ha una forte suggestione teatrale creata da Antonio Galli Bibiena; nell’Incoronata riposano le spoglie di Vespasiano Gonzaga, sotto un mausoleo di marmi rari. Il profilo di chiese e palazzi visto dall'esterno delle mura, che racchiudono per intero Sabbioneta. «Parrocchie e oratori sono ancora luoghi di coesione, qui», nota don Morselli. «A Sabbioneta la vita è tranquilla. La povertà sostanzialmente non esiste, il disagio giovanile è contenuto e gli anziani hanno possibilità di aggregazione». È vero: i rumori sono smorzati e il camminare mai frenetico, nelle vie piene di armonia, anche tra le case più semplici. È la migliore Italia dei Comuni, dove anche l’artigianato e i cibi sono "Doc". In anni recenti, Sabbioneta ha costituito un suo consorzio di prodotti d’eccellenza, il "Sablonetae Excélsus". Riunisce i tortelli mantovani di zucca del pastificio di Annamaria Boni, i Lambruschi e le grappe al Lambrusco dell’azienda agricola Corte Frati, le torte "sbrisolone" della pasticceria Atena e le ceramiche graffite di Donatella Ghidini, eseguite secondo un’antica tecnica mantovana del ’400. Sapori e oggetti selezionati e dalla qualità garantita. D’altronde, l’Italia è questo: un concentrato di luoghi dove la bellezza spunta ovunque, creando naturalmente quel gusto per il quale siamo famosi nel mondo. Sul prossimo numero TENNO (Trentino Alto Adige)

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Dopo l'astinenza da Ipo la Borsa cinese sente la pressione sulla liquidità di ... (sezione: Cina)

( da "Finanza e Mercati" del 22-07-2009)

Argomenti: Cina

Dopo l'astinenza da Ipo la Borsa cinese sente la pressione sulla liquidità di ... da Finanza&Mercati del 22-07-2009 Dopo l'astinenza da Ipo la Borsa cinese sente la pressione sulla liquidità di megacollocamenti come quello di China State Construction Engineering, che ha prezzato il collocamento, e punta a raccogliere fino a 5,2 miliardi di euro. Sono tante le aziende che dopo la riapertura del mese scorso alle Ipo in Cina guardano al mercato (anche la casa automobilistica Chery ha tolto dal cassetto il piano per l'esordio sul listino). Dal 26 luglio poi, Pechino accetterà le domande per il mercato growth enterprise. Il risultato, ieri, è stato un calo del 2% di Shenzhen (Shanghai ha perso l'1,6%). Ma per gli analisti, il contraccolpo dell'Ipo di China State sarà presto metabolizzato e i listini cinesi torneranno a correre. Come hanno fatto a partire dallo scorso ottobre, raddoppiando di valore.

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harvard, polizia sotto accusa "professore arrestato perché nero" (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)

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Pagina 13 - Esteri Henry Louis Gates jr. stava entrando in casa sua. Rilasciato dopo "l´equivoco" Harvard, polizia sotto accusa "Professore arrestato perché nero" Il docente finito in manette per oltraggio è amico di molte star afroamericane DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK - Fermato dalla polizia per aver cercato di entrare in casa propria, il professor Henry Louis Gates jr, docente di letteratura americana ad Harvard, aveva più di una ragione per protestare con il sergente James Crowley del Police Department di Harvard, Massachussets. Ma il professor Gates è un nero, e il sergente Cromley un bianco. Così, di fronte al poliziotto che gli chiedeva di farsi riconoscere, il professore inviperito ha incominciato a urlare: «Perché? Mi trattate così perché sono un uomo nero». Ed è finito in manette per resistenza e oltraggio. L´ultima, paradossale storia di razzismo, nell´America di Obama, è una vicenda che richiama allarme e disappunto. A fine serata, la magistratura di Boston, con una celerità a noi sconosciuta, ha archiviato le accuse. E un comunicato congiunto tra il professore, la città di Cambrdige e il dipartimento di polizia, come usa nelle diatribe internazionali, chiudeva il caso: «L´incidente non deve essere visto come nocivo della reputazione del professor Gates o della polizia di Cambridge. Tutte le parti concordano che questa è la giusta risoluzione di una sfortunata serie di circostanze». Letto, approvato e controfirmato. Lo strano caso del professore nero arrestato per essere entrato a casa sua, insomma, è tutto un equivoco. O forse no. Gates, amico del Nobel nigeriano Wole Sovinka ma anche di numerose star afroamericane, da Tina Turner in giù, è un vero luminare ad Harvard, ha scritto di Shakespeare e letteratura bantu, rap e basket. Forse l´unica colpa è davvero quella di non essere molto pratico con le chiavi. Rientrando da un giro di lezioni in Cina, l´altro giorno, ha cercato di forzare la porta evidentemente difettosa, della sua nuova casa di Cambridge, prima di farsi aiutare dal suo più pratico autista. Troppo tardi: Lucia Whalen, 77 anni, una di quelle signore che contribuiscono ad abbassare la soglia del crimine in America, aveva già chiamato il 911, insospettita da quei «due uomini neri che cercavano di abbattere la porta, uno facendo anche forza con la spalla». Quando il sergente Crowley è piombato sulla scena, ha trovato il professore sul divano di casa. «Che ci fa qui, venga fuori?». «Che ci fa lei». «Documenti, prego». «Lei non sa chi sono io». «Documenti, esca». «Ora chiamo subito il capo della polizia e lei vede». Le versioni, prima del comunicato congiunto finale, ovviamente discordano, il sergente dice che il professore gli ha dato del razzista ed è andato in escandescenze, il professore che il sergente lo ha assalito. Soltanto quando Gates, finalmente, ha seguito il poliziotto davanti all´uscio di casa, quello gli ha rinfacciato: «Grazie per aver acconsentito alla mia prima richiesta». E sono scattate le manette. Tutto finito? Ieri sera sulla Cnn, tv non certo di destra, le news di Rick Sanchez rispolveravano la vicenda sulla vera nazionalità di Obama: perché tanti continuano a credere che non sia nato in America? Non avremo davvero un presidente nato in Africa? No, certe storie da queste parti non finiscono mai. (a. aq.)

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Una delegazione cinese al balcone di Giulietta (sezione: Cina)

( da "Finanza e Mercati" del 22-07-2009)

Argomenti: Cina

Una delegazione cinese al balcone di Giulietta da Finanza&Mercati del 22-07-2009 Verona continua a sviluppare i rapporti economici e commercaili con l'estremo oriente: sarà infatti oggi nella città scaligera una delegazione proveniente dal Comune di Ningbo (Cina), un'importante città che si trova nello Zhejiang, una provincia orientale e costiera della Repubblica Popolare Cinese. Il Zhejiang confina a nord con la provincia di Jiangsu e la municipalità di Shanghai. La delegazione arriva su invito del Comune di Verona, con il quale intrattiene da alcuni anni rapporti di collaborazione. La delegazione, composta da funzionari dell'area Sviluppo economico del Comune di Ningbo, sarà ricevuta nel primo pomeriggio nella Camera di Commercio dal vicepresidente Ferdinando Albini che illustrerà le principali caratteristiche della provincia veneta. Da parte loro i membri della delegazione presenteranno le opportunità economiche offerte dal Comune di Ningbo e dalle aree circostanti.

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Auto, il peggio deve venire. Parola di S&P (sezione: Cina)

( da "Finanza e Mercati" del 22-07-2009)

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Auto, il peggio deve venire. Parola di S&P da Finanza&Mercati del 22-07-2009 L'industria dell'auto è a un crocevia, ma il fondo della crisi non è stato ancora toccato. Parola di Standard and Poor's. Gli analisti della compagnia americana hanno analizzato la situazione del comparto, che ha visto negli ultimi mesi il fallimento di due dei tre colossi di Detroit in Usa e si attendono per il prossimo anno una domanda estremamente debole in Europa. In particolar modo in Germania, Francia e Italia, Paesi dove gli incentivi hanno «drogato» la richiesta di veicoli nel 2009, predisponendo il 2010 a essere il peggiore anno degli ultimi decenni. Gli aiuti messi in campo dai governi possono aiutare le aziende ad affrontare la crisi nel breve periodo, ma rischiano di rallentare il processo di razionalizzazione e riduzione della sovrapproduzione, fattori che consentirebbero il riposizionamento dei produttori nel mercato del futuro. Inoltre le compagnie del settore vedranno i loro profitti ulteriormente ridotti dalla necessità di investire in ricerca e sviluppo, per esempio su vetture a impatto ambientale sempre più ridotto. Le uniche nazioni i cui mercati mostrano segnali di ripresa, grazie comunque ai provvedimenti governativi sono Corea, Brasile, Russia, India e Cina. Oltre all'auto, particolarmente debole si rivela il comparto dei veicoli industriali. Da ottobre l'outlook è drasticamente peggiorato: nel primo trimestre le immatricolazioni di mezzi leggeri sono crollate del 35%, dopo essere già scese del 10% negli ultimi tre mesi del 2008, mentre quelle dei veicoli pesanti si sono quasi dimezzate (con una flessione del 42%). E così fra ordini ridotti o cancellati gli esperti di S&P si aspettano per il mercato dei truck un calo del 40% nel 2009, un fenomeno che inizia a farsi sentire anche in America Latina, area finora poco toccata dalla crisi.

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patto mafia-servizi, riaperta l'inchiesta - salvo palazzolo (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)

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Pagina 11 - Cronaca Patto mafia-servizi, riaperta l´inchiesta Nuovi indagati a Palermo. E spunta un intermediario americano per Totò Riina SALVO PALAZZOLO PALERMO - Le ultime richieste sono state girate ai vertici dei servizi segreti, su alcuni 007. «Voglia la Signoria Vostra illustrare le mansioni svolte nell´ambito della struttura palermitana dell´intelligence da…». I pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia, gli stessi che hanno portato a processo l´ex capo del Sisde Mario Mori per favoreggiamento a Cosa nostra, hanno riaperto l´inchiesta sulla misteriosa trattativa che vide protagonista la cupola mafiosa e alcuni uomini delle istituzioni. Adesso, l´indagine sarebbe molto più ampia di quella che nel 2004 era stata chiusa con un´archiviazione per Totò Riina, il suo medico Antonino Cinà e l´ex sindaco Vito Ciancimino. Erano accusati di aver «veicolato» un «papello» di richieste per far cessare le stragi. Ora, l´indagine cerca oltre, perché la trattativa sarebbe iniziata molti mesi prima della stagione degli eccidi Falcone e Borsellino, e sarebbe proseguita anche oltre. Secondo i pm di Palermo, uno degli «effetti» del presunto (e raggiunto) patto sarebbe stata la mancata cattura di Provenzano nel 1995 da parte del Ros di Mario Mori, che con Ciancimino aveva iniziato a dialogare. Ecco perché le risultanze dell´ultima inchiesta potrebbero finire presto anche al processo Mori. Intanto, ci sarebbero già dei nuovi indagati per la trattativa, al vaglio della Procura diretta da Messineo. Il filone principale che viene approfondito è quello dei rapporti fra boss e uomini dei servizi. Dalla vecchia inchiesta i magistrati hanno poi ripreso il giallo della trattativa americana di Riina. A parlarne era stato Paolo Bellini, ex estremista di destra che ai processi per le stragi aveva svelato le confidenze di uno degli assassini di Falcone, Nino Gioè, morto suicida in carcere. «Riina aveva un ulteriore canale per cercare di ottenere benefici - questa la confidenza - era una trattativa triangolare, fra Italia e Usa, nel senso che Cosa nostra aveva dei tramiti oltreoceano per una trattativa da condurre in porto con ambienti italiani». Chissà se il misterioso intermediario è l´avvocato americano arrivato in Sicilia poco prima delle stragi. Ne ha parlato il pentito Giuffrè. Lui sa poco, solo che qualche mafioso aveva il compito di andarlo a prendere nel lussuoso albergo di Villa Igiea.

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È nero. La polizia arresta come ladro uno studioso di razzismo (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 22-07-2009)

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È nero. La polizia arresta come ladro uno studioso di razzismo bostonTornava a casa da un viaggio in Cina. Henry Louis Gates, professore di studi afro-americani nel più prestigioso ateneo d'America, è stato arrestato da un poliziotto bianco che lo ha scambiato per uno scassinatore. Quando il professore ha visto che non riusciva a sbloccare la serratura, ha chiesto aiuto all'autista che l'aveva portato dall'aeroporto e, insieme hanno preso a spallate l'uscio. Un'anziana vicina che evidentemente non lo conosceva, si è allarmata e ha chiamato la polizia. All'arrivo degli agenti Gates, visibilmente irritato, si sarebbe rifiutato di seguirli: «Non sapete con chi state trattando», sostengono i poliziotti. È stato ammanettato per «condotta disordinata» e portato al commissariato pur avendo mostrato sia la patente di guida che lo dimostrava legittimo proprietario della sua casa che il tesserino di Harvard che lo collegava all'università dove dal 1991 ha una cattedra. «Ecco cosa succede a un nero in America», ha commentato il professore indignato, accusando i poliziotti di essere «razzisti». L'episodio ha provocato sdegno tra i colleghi di Gates: una prova della persistenza dei veleni del razzismo nell'America di Barack Obama a pochi isolati dalla super-liberal Harvard Square dove ha studiato il primo presidente nero degli Stati Uniti. «Incredibile: un'umiliazione e una violazione di ogni diritto che pensavamo ci fosse garantito», ha detto Lawrence Bobo, sociologo e amico, che ha visitato Gates in commissariato e lo ha riaccompagnato a casa dopo il pagamento di una cauzione da 40 dollari. La magistratura di Boston ha oggi archiviato le accuse ma inizialmente la polizia aveva giustificato l'arresto sostenendo che il professore aveva perso le staffe. Gates ha 58 anni. È il direttore del W.E.B. DuBois Institute for African and African American Studies di Harvard, è considerato una delle massime autorità negli studi sul razzismo. È conosciuto per aver condotto diversi documentari per la Pbs. Ma anche per lui essere nero in Usa «è scomodo, a causa del razzismo dei bianchi». Come aveva scritto in uno dei suoi libri.

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Dall'Himalaya al Pacifico, l'eclisse più lunga (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 22-07-2009)

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Dall'Himalaya al Pacifico, l'eclisse più lunga Milioni di persone in tutta l'Asia, da Mumbai a Shanghai, possono vedere oggi la più lunga eclissi solare del 21esimo secolo, che nel suo punto più alto, nella metropoli sulla costa orientale della Cina, durerà sei minuti e 39 secondi. La precedente eclissi totale, agosto del 2008, è durata poco più di due minuti. Sarà visibile dal golfo di Khambhat in India fino al Giappone.

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il batman della piattaforma un veterano di quindici anni - paolo rossi roma (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)

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Pagina 42 - Sport L´inglese Daley batte i cinesi. Quarto l´oro di Pechino Mitcham Il Batman della piattaforma un veterano di quindici anni PAOLO ROSSI ROMA Londra 2012 ha la sua icona, l´Europa un "cinese" con la faccia da inglese, un tuffatore di quindici anni: Tom Daley. Chi è? Il nuovo campione del mondo. Ha messo in riga l´olimpionico australiano Mitcham e la Cina (qualche testa salterà ad agosto). Lo scoprimmo ad Eindhoven il 24 marzo del 2008. Diventò il campione europeo più giovane di sempre (ora anche mondiale). Apprendemmo della malattia del papà (un tumore), motivo per il quale aveva cominciato a tuffarsi («per farlo felice») e restammo tutti sorpresi e conquistati dalla serenità d´animo, del suo modo gentile di porsi. Tra Eindhoven ´08 e Roma ´09 c´è stata Pechino, che non deve ingannare («il mio programma non aveva speranze: volevo solo assaggiare l´atmosfera olimpica»). Un fenomeno, questo Batman dei tuffi. Come lo ha definito Giorgio Cagnotto (ieri uno dei papà più felici del mondo): «I pipistrelli si buttano giù radenti, hanno il radar. E Tom è così, un fuoriclasse. Un dono della natura. Lui, per migliorare, impiega cento tuffi. Altri ne dovranno fare mille, e non è detto che migliorino». Chiaro il concetto? Ieri ha vinto con la forza dell´incoscienza dei suoi quindici anni e con pensate da grande. Un trionfo all´ultimo tuffo. Terzo in classifica, è salito lassù spensierato ed ha stregato i giudici (quattro 10 e tre 9,5): un tuffo da 100,30 punti. Un gesto che ha mandato in tilt innanzitutto il cinese Qui Bo, magnifico perdente, e l´australiano delle rimonte miracolose, Matthew Mitcham, cioè colui che fece lo scherzetto alla Cina intera in quel di Beijing con il tuffo perfetto da sette 10. Entrambi si tuffavano dopo l´inglese: spiazzati e confusi dal magnifico del volo di Batman, non hanno retto alla pressione regalando l´oro a Tom. Non solo: Mitcham è perfino scivolato dal podio, offrendo gentilmente il bronzo all´altro cinese, Zhou. Solo la vista del tabellone ha sciolto Tom: «Quando ho visto che avevo vinto sono quasi svenuto». S´è ripreso subito: «Non so come festeggiare: devo gareggiare ancora, voglio mangiare». Chiudendo con una bacchettata al papà: «Piange sempre durante le mie gare, ma io no. E´ un po´ imbarazzante, ma cosa ci vogliamo fare?». I cinesi avranno di che preoccuparsi.

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moratti vara un'altra inter bilancio sano e champions - giulio cardone roma (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)

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Pagina 42 - Sport Moratti vara un´altra Inter bilancio sano e Champions Accordo con Eto´o: "Così siamo più forti" Mondiali di nuoto a Roma, Tania terza davanti al padre ex campione "Ma per battere la Cina abbiamo bisogno di strutture" "Gareggiare in casa mi ha bloccato, sentivo la tensione: avrei potuto prendere l´argento" Al camerunense 10 mln a stagione e un bonus per la vittoria in coppa. Buonuscita di 5 mln dal BarÇa. Marotta: "Cassano resta al 98%..." GIULIO CARDONE ROMA Clamoroso all´Inter: il bilancio del mercato è in attivo di 5 milioni. E´ vero che manca ancora parecchio al 31 agosto, ma si profila una decisa inversione di tendenza rispetto al profondo rosso (-60 milioni) registrato lo scorso anno. E´ un altro Moratti: in una settimana ha preso Lucio, che tra l´altro ha già raggiunto i suoi nuovi compagni negli States, per 5 milioni; ha ottenuto Hleb in prestito e un certo Eto´o a titolo definitivo, incassando come conguaglio per Ibra la bellezza di 48 milioni. Lo scambio con il Barcellona ha perfino costretto il milanista Bronzetti ad ammettere, sul suo blog, che «l´affare lo ha fatto l´Inter». Ne è convinto anche capitan Zanetti: «Con Eto´o di sicuro non ci siamo indeboliti». Ne è convinto, soprattutto, il presidente Moratti. Ibra gli ha regalato scudetti, è vero, ma non gli ha garantito il salto di qualità in Europa. Anzi. Peggio di così in Champions non si poteva fare: fuori agli ottavi nelle ultime tre edizioni. Si può solo migliorare. Poi c´è quel dato che inquieta: nella sua carriera europea, Ibra ha segnato una sola volta in 18 scontri diretti. Al contrario dello svedese, Eto´o segna (anche) i gol facili e in Champions si esalta: due finali e due reti decisive. Per questo il camerunense non si spiega l´enorme conguaglio versato dal Barcellona, determinato in realtà anche dal suo contratto in scadenza nel 2010; per questo Moratti è sicuro di aver messo a segno un colpo clamoroso. L´unico rimpianto di una settimana storica è il prezzo di Maxwell: vale più dei 4,5 milioni ottenuti dal BarÇa, ma non era il caso di stravincere. E´ già importante aver attenuato la fama di inguaribile spendaccione che lo accompagna da sempre. Il Moratti dell´estate 2009 è più attento al bilancio, più saggio nelle scelte, meno avventato negli investimenti. Ma non rinuncia al sogno Champions. Ora tocca allo scontroso Mourinho ridisegnare l´Inter che deve centrare l´obiettivo più prestigioso. Due formule possibili: 4-3-1-2 con il doppio centravanti, Eto´o più Milito e Stankovic (o Hleb) trequartista; 4-3-3 con Balotelli a destra, Eto´o al centro e Cassano a sinistra. Già, Cassano. Adesso Moratti è impegnato a chiudere la trattativa con il Barcellona, dopodiché parlerà con la Samp per il genio di Bari. «Antonio resterà con noi al 98%», dice Marotta, dg dei blucerchiati. Quel due per cento riguarda proprio l´interesse dell´Inter. Ora però l´Inter è concentrata sulla questione Eto´o. Ieri lungo vertice negli uffici di Ghelfi: presenti il vicepresidente nerazzurro, il ds Branca e Mesalles, manager del camerunense. Dopo quattro ore, trovato un accordo di massima: contratto fino al 2014 a partire da 10,5 milioni di euro netti a stagione più un bonus (2 milioni) legato non a presenze e gol, ma alla vittoria in Champions. Richiesta che è piaciuta molto a Moratti. Dei 65 milioni in 5 anni pretesi da Eto´o, 60 ne garantirà l´Inter, gli altri 5 il Barcellona come buonuscita. Proprio per ottenerla, Mesalles ieri sera è volato nella città catalana. Moratti spera di chiudere tutto già oggi: previsto un nuovo incontro con Mesalles. Intanto un emissario va a Londra per (tentare di) vendere Burdisso e Vieira: la nuova Inter vuole vincere lo scudetto del bilancio. E la Champions con Eto´o.

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classe e nervi, cagnotto di bronzo l'italia è finalmente sul podio - emanuela audisio roma (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 42 - Sport Classe e nervi, Cagnotto di bronzo l´Italia è finalmente sul podio EMANUELA AUDISIO ROMA Diavolo, che angelo azzurro. Nervoso, imperfetto, emozionato. Con il cuore che trilla. Un tuffo dove l´acqua è più blu, e tutto di più. Un bronzo e l´addio all´adolescenza. In punta di piedi. «Sono esausta, ma strafelice». E´ la prima medaglia dell´Italia ai mondiali. Baby Tania non c´è più, piccole figlie crescono, si fidanzano con un altro tuffatore, e singhiozzano tra le braccia del padre. «Non c´era niente da dire». Dopo la paura di perdere il bronzo, dopo la consapevolezza di aver buttato via l´argento, Tania Cagnotto si commuove. Con un padre allenatore, Giorgio, che è stato un dio dei tuffi, è inutile fare finta. Lei non nasconde di aver sbagliato «i miei tuffi» e di aver fatto bene «quelli loro». Loro sono le cinesi, la strepitosa Guo Jingjing, che con due tuffi fa il vuoto: da otto anni è un dragone che non perde in questa specialità. Sì, Tania è brava come una cinese, ma sbaglia come un´italiana. «Per l´emozione, la paura, perché ero bloccata, sentivo il boato, la responsabilità. Ho lavorato molto con lo psicologo, ma gareggiare in casa ti smuove qualcosa dentro». Si diventa grandi anche così, dall´alto di un trampolino di tre metri, si dice addio a quello che si è stati, si conferma quello che si vorrà essere, davanti ai tuoi genitori, ai tuoi tifosi, al tuo paese. Terzo bronzo consecutivo ai mondiali. Segno che Tania c´è. Anche se prende male la tavola, ne regala troppa, non è decisa, è impaurita. «Primo tuffo decisamente male, mi sono detta, cara mia, qui devi tirare fuori le unghie, altrimenti è finita, non ero per niente soddisfatta». Maluccio anche il secondo. Nel trampolino devi indurire i muscoli del collo, ma non le spalle, altrimenti anticipi i tempi della carpiatura e più che un angelo diventi un baccalà. Tania è prima quinta, poi terza. Si vede che è agitata, mezza morta, che il mondo le pesa, non è che tutti quelli nati a Bolzano sono d´acciaio, e soprattutto non è abituata al tifo che si scatena prima, quando deve ancora saltare. In quel lunghissimo breve momento in cui ha bisogno di silenzio. E´ in quel momento che il pubblico le si piazza sulle spalle e le dice: fai volare anche noi. Per lei che ha vinto all´estero, a Montreal e a Melbourne, è una situazione nuova. «Ho iniziato con un indietro non bene per colpa della troppa tensione. Facevo fatica a respirare, non vedevo l´ora di finire». Eppure Tania si prepara leggendo anche libri di psicologia, con training autogeno e ipnosi. «Perché i tuffi danno sensazioni, senti una cosa molto forte e capisci subito come sei andata». Il terzo tentativo va meglio. Parte bene, ma ha un´incertezza nell´apertura. Ecco il quarto, quello che come dice lei «è il mio incubo, il tuffo delle cinesi». Pero stavolta Tania, che è terza, si butta subito, come per farla finita, le riesce un po´ corto, ma è contenta che in tribuna ci sia anche la sua cara amica Krizia, a cui salvò la vita, perché per vedere in tv la sua gara, la ragazza non andò nella discoteca di Sharm el Sheik che saltò in aria per un attentato. L´ultimo tuffo, quello che può portarla all´argento, è buono, ma non abbastanza. Ammette: «Non ci ho creduto, lo so fare meglio». C´è ancora la He Zi che può sorpassarla, ma dai, la cinese non ce la fa. Tania chiude alle spalle della canadese Heymans e alla cinese Guo Jingjing. «Mi sono messa una cinese alle spalle, la canadese sbucata dal nulla non mi preoccupa». E lì capisci che incubo sia la Cina dei tuffi. «Per batterla abbiamo bisogno di strutture. Loro possono allenarsi anche otto ore al giorno, noi invece a malapena quattro». Anche Giorgio Cagnotto non ha più saliva. Confessa: «E´ stata una gara con un´atmosfera pesantissima. Quando ho visto che Tania all´Acqua Acetosa aveva la stessa stanza di Klaus Di Biasi e dove ho dormito anch´io le ho detto: vuoi vedere che porta bene? Non è stata perfetta, ma regolare: il tre e mezzo avanti l´ha sporcato. Se avesse fatto quello delle eliminatorie avrebbe vinto l´argento. E´ vero abbiamo bisogno di impianti, lavoriamo sempre in emergenza». Però da oggi Tania Cagnotto lo sa: meglio tenaci, che splendide.

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Thomas, baby d'oro Il prodigio Daley primo dai 10 metri (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 22-07-2009)

Argomenti: Cina

Thomas, baby d'oro Il prodigio Daley primo dai 10 metri ROMA Un baby fenomeno al Foro Italico. Il 15enne britannico Thomas Daley ha conquistato la medaglia d'oro nella piattaforma 10 metri con il punteggio di 539,85. Alle sue spalle i due cinesi, Bo Qiu (532,20) e Luxin Zhou ( 530,55). Fuori dal podio l'australiano Matthew Mitcham, campione olimpico a Pechino nella specialità, quarto con 529,50. Nel fondo, il tedesco Thomas Lurz ha vinto a Ostia l'oro nella prova dei 5 km con il tempo di 56'27". L'argento è andato al greco Spyridon Giannotis, davanti al sudafricano Chad Ho. Ennesimo quarto posto per l'Italia che si è piazzata ai piedi del podio con Luca Ferretti. Nono l'altro azzurro in gara, Simone Ruffini. Un altro quarto posto e una nuova finale per le azzurre del nuoto sincronizzato. La squadra italiana ha concluso i preliminari del libero combinato con il punteggio di 95 alle spalle di Spagna (97.5), Cina (96.6) e Canada (96). Stamattina le finali. UOMINI

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anche la cina scommette sulla guinness (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 33 - Cronaca La curiosità Anche la Cina scommette sulla Guinness La Cina decide d´investire sulle bevande alcoliche. Il fondo d´investimento China Investment Corporation ha acquisito l´1,1% del gruppo di drink britannico Diageo. La Diageo rappresenta il più grande colosso di superalcolici al mondo e possiede dieci delle venti marche più vendute al mondo tra cui Sminroff e Baileys e, soprattutto, la birra Guinness. Con il costante innalzamento del tenore di vita dei cittadini cinesi, aumenta anche l´uso di bevande alcoliche e particolarmente il consumo della birra. Gli ultimi dati dicono che la Cina produce circa 400 milioni di ettolitri di birra l´anno. Per l´operazione China Investment Corporation ha messo sul piatto 221 milioni di sterline (257 milioni di euro). Dopo l´operazione Cic sarà il nono più grande azionista della Diageo. Cic ultimamente ha dovuto affrontare pesanti critiche a causa delle sue scelte d´investimento ma, recentemente, ha riavviato l´acquisto di azioni di imprese estere ed ha annunciato di voler diversificare le sue operazioni.

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al risveglio a palazzo grazioli il cavaliere disse a patrizia "ora dammi il tuo cognome" (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 22-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 6 - Interni Un regalo se resti Senza protezione Amica, non escort In-su-pe-ra-bi-le Al risveglio a Palazzo Grazioli il Cavaliere disse a Patrizia "Ora dammi il tuo cognome" Le registrazioni Ti passa a prendere l´autista e andiamo lì. Mille ora te li ho già dati. Poi se rimani con lui ti fa il regalo… "Vedi che lui non usa il preservativo". "Ma non esiste senza, come faccio a fidarmi? Sai quanta gente è rimasta?" Tu puoi decidere ma lui non ti prende come una escort, capito? Lui ti prende come un´amica mia, che ho portato… Sono l´unico al mondo che ha presieduto il G8 due volte. Ora sono in-su-pe-ra-bi-le. Tre volte! Un grande risultato serata A CASA DEL PREMIER Ottobre 2008. Prima di andare a Palazzo Grazioli Gianpaolo Tarantini e Patrizia si mettono d´accordo sulla serata a casa del premier. Gianpaolo Tarantini: Allora... Patrizia D´Addario: Mi volevi parlare? GT: Non volevo parlare, volevo dirti... che alle nove e un quarto vi passa a prendere l´autista e andiamo lì... RAGAZZA: Andiamo lì... poi se lui decide rimani lì... PD: ... E mille per la serata. GT: Mille ora già te li ho già dati... poi se rimani con lui... ti fa il regalo solo lui... ah... vedi che lui non usa il preservativo... eh... PD: Ma non esiste una cosa senza preservativo... come faccio a fidarmi? GT: Ma... è Berlusconi... PD: Ma tu chi sei? Guarda che... sai quanta gente è rimasta... GT: Sai quanti esami fa lui? PD: Lo so, ma... sai... per noi donne è anche più bello... voglio dire... ma sentire una cosa del genere... GT: Tu puoi decidere, però lui non ti prende come escort, capito? Lui ti prende come un´amica mia, che ho portato... DIMMI COME TI CHIAMI E´ la mattina del 5 novembre. Obama è il nuovo presidente Usa, Silvio e Patrizia fanno colazione a Palazzo Grazioli. Patrizia D´Addario: Scusami (ero in bagno) Silvio Berlusconi: Allora, come stai? PD: Io bene. Tu? SB: Tranquillo. Allora, prendiamo il caffè o il tè? PD: Tè SB: Allora io vado via, tu ti leggi il giornale PD: Che prendo? SB: C´è di tutto di più PD: E´ dolcissimo sai. E poi la tisana era superdolce SB: Ecco perché non lo giro, perché mi fregano con questo fatto PD: Il miele non è zucchero PD: Che dolore, all´inizio mi hai fatto un dolore pazzesco SB: Ma dai! Non è vero! PD: Ti giuro, un dolore pazzesco all´inizio SB: Mi vuoi dare il cognome? PD: Si, è un cognome famoso. C´è una grossa concessionaria che fa pubblicità, un grosso dottore ginecologo SB: (legge un biglietto?) D´Addario? PD: Sì, non è tanto comune.... SB: D´Addario... IL COMIZIO DI ECONOMIA E´ ottobre 2008. La Lehman Brothers è fallita da poco. Berlusconi fa un comizio di economia davanti a Patrizia D´Addario, Giampaolo Tarantini e gli altri ospiti. SB: Perché vado a Berlino? Vado a Berlino per la riunione Europa Asia. Ma invece a partire dal primo di gennaio sono il responsabile dell´organismo internazionale che governerà l´economia del mondo VOCE FEMMINILE: Eeeehhh... SB: Che si chiama ora G8, poi sarà G14 con dentro India, Cina, Sud Africa, Messico, Egitto, Brasile. E poi G16... E io dovrò andare in tutti questi paesi e per un anno dare l´avvio alla gestione dell´economia mondiale che non si è reso possibile... Io per avventura... io sono l´unico al mondo che ha presieduto due volte nel 1994 e nel 2002, non c´è nessun altro che ha presieduto due volte... Siccome si va a sedici, uno deve stare lì, e si fa un anno ciascuno, ora sono in-su-pe-ra-bi-le... tre volte! ed è un grande risultato per l´Italia... LE CHIESE FINLANDESI Continua la festa a Palazzo Grazioli. Berlusconi parla con Patrizia delle opere d´arte italiane. SB: Io sono andato in Finlandia... mi hanno fatto vedere una cosa... una chiesa di legno, cadente... Noi qui abbiamo... 40mila parchi storici con tutti i tesori dentro, 3500 chiese, 2500 siti archeologici, pari al 52% di tutte le opere d´arte catalogate al mondo e al 70 % di tutte le opere d´arte catalogate in Europa: questa è l´Italia. PDA: E perché non vengono più?

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Istat: è superata la fase più grave (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-07-22 - pag: 3 autore: Nell'audizione il presidente Isae Majocchi conferma una ripresa «molto graduale» Istat: è superata la fase più grave ROMA Un Documento di programmazione condivisibile nella sua impostazione, ha detto il presidente dell'Istat Luigi Biggeri a proposito del Dpef 2010-2013. Tuttavia, ha rilevato Biggeri, alcuni chiarimenti sarebbero utili. Inoltre, il presidente dell'Istat ha informato che la fase più grave della crisi appare superata. «Alcune modalità di rappresentazione dell'intervento pubblico e dei quadri programmatici potrebbe essere utilmente supportato da analisi quantitative», ha avvertito Biggeri, che è in procinto di lasciare la guida dell'Istat. Queste, ha proseguito, dovrebbero riflettere «l'assetto vigente e quello programmato delle politiche pubbliche». Un fraseggio elegante, che sembra indicare un punto del Dpef che ha attratto la curiosità degli esperti: si tratta del progressivo migliorare, dal 2011, dei valori programmati del disavanzo e del debito rispetto a quelli tendenziali, in assenza però di indicazioni specifiche di misure di politica economica. Alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, Biggeri ha detto che, «a partire da aprile, si è osservata in Italia una prima interruzione della tendenza al crollo delle attività produttive», pari al 20-25% a inizio 2009 rispetto all'anno precedente. Questo «sembra configurare il superamento della fase più grave della crisi, senza però che vi siano al momento segnali capaci di indicare tempi e intensità del successivo recupero». L'indice della produzione industriale, depurato dalla stagionalità, ha segnato un più 1,2% in aprile e una variazione nulla a maggio. Netta anche la caduta dell'export,se si eccettua quello verso la Cina, su valori positivi da marzo e con un più 19% a maggio. è stato l'Isae, col presidente Alberto Majocchi, a avanzare stime sulla ripresa economica mondiale, che l'istituto di ricerca vede «molto graduale ». A un primo semestre 2009 negativo, anche per il trascinamento della caduta accusata tra gennaio e marzo, un segno positivo nell'evoluzione del nostro prodotto lordo dovrebbe emergere a partire dal terzo trimestre. In media d'anno, il Pil si ridurrebbe del 5,3% secondo dati aggiustati per il calendario e del 5,2% secondo i dati grezzi (il valore indicato dal Dpef). Sulla dinamica del 2010 influirebbe il progressivo rafforzamento del commercio mondiale. I provvedimenti decisi dal Governo con la manovra estiva contribuirebbero al sostegno della domanda interna. Il Pil aumenterebbe, nel 2010, dello 0,2 per cento. Quanto alla finanza pubblica, il presidente dell'Isae ha sottolineato che le previsioni sul disavanzo sono in linea con quanto indicato nel Dpef, «seppure appena più sfavorevoli per il 2010».

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I cavalieri dimezzati della finanza (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-22 - pag: 12 autore: MERCATI E MERCANTI ... I cavalieri dimezzati della finanza di Alessandro Merli a notizia che le riserve ufficiali della Cina hanno superato i 2mila miliardi di dollari è l'ennesima L indicazione di un progressivo spostamento del baricentro della finanza mondiale verso est. Le banche centrali asiatiche, assieme ai fondi sovrani dello stesso continente, e i paesi produttori di petrolio sono due dei power brokers , le nuove potenze della finanza mondiale identificate due anni fa dal McKinsey Global Institute. Gli altri due sono hedge fund e società di private equity. Alla vigilia dello scoppio della grande crisi, il quartetto deteneva attività per 8.400 miliardi di dollari, più del triplo che nel 2000. Nell'euforia dell'epoca, McKinsey riteneva che potesse raggiungere entro il 2012 quota 15.200 miliardi, o addi-rittura, nella migliore delle ipotesi, 20.700. La devastazione dei mercati finanziari da parte della crisi ha travolto anche queste previsioni. In un nuovo rapporto, appena pubblicato, McKinsey osserva ora che, mentre a fine 2007 i quattro cavalieri della nuova finanza avevano asset per 12.700 miliardi, questa cifra, invece di aumentare, si era ridotta a 12.100 a fine 2008, con le perdite più pesanti accusate dagli hedge fund. Anche le proiezioni, ora al 2013, sono state drasticamente ridimensionate, almeno per quanto riguarda hedge fund e private equity, che, secondo il più recente studio McKinsey, si ritroveranno fra quattro anni più o meno con le dimensioni attuali. In questo caso forse,l'estrapolazione pecca di pessimismo, come quella di due anni fa grondava ottimismo e risente dei recenti rovesci di queste due categorie: la ripresa, almeno degli hedge fund, da inizio anno mostra che il trend potrebbe cambiare di nuovo. Certo è che fondi hedge e private equity devono ora fare i conti con la fine del denaro facile e limitare l'uso della leva finanziaria: il loro impatto sui mercati sarà quindi minore che in passato. Diverso il discorso per capitali asiatici (banche centrali e fondi sovrani) e petrodollari: McKinsey ritiene che i primi balzeranno a 7.500 miliardi di dollari nel 2013 e i secondi a 8.900 miliardi. Anche qui però le incognite sono molte. Ad alimentare le casse dell'Asia sono stati colossali surplus commerciali, a rischio con il crollo degli scambi internazionali, mentre anche la volontà di abbandonare progressivamente il dollaro come moneta di riserva potrebbe pesare sulle finanze cinesi e asiatiche in genere. Mentre il prezzo del petrolio resta difficilmente prevedibile a così lunga scadenza e dipendente soprattutto dal vigore di una ripresa mondiale quanto mai incerta. Fra un paio d'anni, insomma, i quattro power brokers di McKinsey potrebbero un'altra volta presentare un quadro assai diverso da quello che dipingono le tendenze di oggi. Intanto, a chi di volta in volta elegge i fondi sovrani o gli hedge fund o le "locuste" del private equity come la bestia nera di turno, è bene ricordare che il peso complessivo dei quattro power brokers sui mercati è un quinto degli investitori istituzionali tradizionali. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com/economia Online «Mercati e mercanti» di Alessandro Merli Marco Onado © RIPRODUZIONE RISERVATA

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EuroMed per arginare la Cina (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-07-22 - pag: 20 autore: Il forum di Milano. Il ministro Frattini auspica un parternariato del Mediterraneo per frenare Pechino EuroMed per arginare la Cina La Lombardia promuove università e fiera per i paesi del Magreb Vittorio Da Rold MILANO «Un Europa più integrata con l'area della sponda sud del Mediterraneo è la risposta alla crescente invadenza della Cina nella regione». è un Franco Frattini a tutto tondo quello che chiamato a concludere i lavori della due giorni del Forum Economico e Finanziario per il Mediterraneo, trae le fila della due giorni di lavori e approfitta per delineare le linee strategiche della nostra diplomazia nell'area. Il ministro degli Esteri, riprende il concetto caro a Bruno Ermolli, presidente di Promos e padrone di casa, secondo cui «la competizione globale non è più fra Paesi ma tra aree e l'area del Mediterraneo è una di queste», per chiarire che un Europa più integrata con i paesi del sud del Mediterraneo potrà meglio rispondere alle sfide che Cina, India e da ultimo il Brasile stanno portando in Africa. Il responsabile della Farnesina non nasconde le difficoltà presenti alla vasta platea di uomini d'affari ( c'è Naguib Sawiris,presidente di Orascom Telecom Egitto; Fouad Makhzoumi della Future Pipes Industries degli Emirati Arabi Uniti e Pier Francesco Guarguaglini presidente e Ceo di Finmeccanica) e politici provenienti da 35 paesi dell'area: «La crisi di Gaza ha provocato la paralisi dell'Unione per il Mediterraneo e non c'è ancora accordo sulle co-presidenze in sede Ue», ma la vera sfida «è evitare la trappola del protezionismo e costruire un sistema di regole condiviso tra le due sponde del Mediterraneo». «Il nostro prossimo obiettivo è quello di ripartire – ha aggiunto il ministro – cercando in ogni caso di evitare tendenze protezionistiche, attraverso un vero parternariato in cui i protagonisti si riconoscano reciprocamente e creino un sistema di regole comuni e rispettate. Questo è l'unico modo per avere un mercato Euromed ». Chiaro il riferimento alla ripresa dei negoziati e alla sua conclusione del Doha Round entro il 2010 deciso al vertice del G-8 all'Aquila. Frattini non ha escluso i "macigni" politici sul tracciato di integrazione economica: «è necessario avere due Stati e due popoli (Israele e Palestina) perché i giovani devono potersi impegnare per il loro futuro e per la crescita economica del loro paese, senza dovere pensare da una parte ai missili e dall'altra ad un muro». «è necessario risolvere il problema di Cipro ( di cui ricorre il 35esimo anniversario dell'invasione turca) e ribadire che la Turchia ha un futuro europeo». «Con la nuova amministrazione americana – ha concluso Frattini– ci troviamo in una situazione in cui Ue e Usa parlano con una voce sola, bisogna cogliere questo momento magico». Parole di speranza riprese da Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, che ha lanciato due proposte:un'universitÁ euro- mediterranea con scambio di studenti, docenti e ricercatori e una Fiera euro-mediterranea che coinvolga la principali manifestazioni espositive dei paesieuropei e nordafrica da tenersi l'anno prossimo nello stesso periodo del Forum. La macchina si è messa in movimento. © RIPRODUZIONE RISERVATA Esteri. Il ministro Franco Frattini INFOPHOTO

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Wall Street ancora in rialzo Apple fa il pieno di profitti (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-22 - pag: 37 autore: Mercati. Il gruppo di Steve Jobs annuncia un risultato netto di 1,23 miliardi di dollari Wall Street ancora in rialzo Apple fa il pieno di profitti Indice S&P 500 in progresso da sette sedute: ieri +0,36% Wall Street non s'è presa alcuna pausa. E così dopo sei sedute passate a macinare rialzi, ne ha aggiunta una settima ancora in guadagno, seppur solo in virtù di un rimbalzo nell'ultima mezz'ora. L'S&P500 è salito dello 0,36%, esattamente come il Nasdaq. Del resto, gli ingredienti per crescere c'erano tutti: dal presidente della Fed che ha fatto intendere comei tassi resteranno così bassi ancora a lungo in un'economia che«appare aver rallentato significativamente il suo declino »; e soprattutto agli utili aziendali che sono stati quasi tutti migliori delle attese. Quelli di Caterpillar, in primo luogo. Perché la società, pur con un risultato operativo ancora in perdita per 255 milioni di $, è riuscita a guadagnare alla fine 60 centesimi per azione contro i 22 attesi dagli analisti. E per quanto i ricavi siano apparsi invece un po' sotto le stime, è piaciuto al mercato il fatto che gli amministratori abbiano migliorato i risultati prospettati per fine anno: cosa che ha fatto volare il titolo del 13% inizialmentee del 7,7% alla fine. Meglio del consenso hanno fattole farmaceutiche Merck e Schering Plough, Coca-Cola, Jda, Boston Scientific, Dupont, Lockeed Martin e pure Texas Instruments, pur avvertendo quest'ultima che non ci sarà crescita per un po' di tempo. E meglio delle attese, seppure per un misero penny , hanno fatto United Technologies e Td Ameritrade (+5,5%): ma la prima ha perso l'1,8%perché hanno deluso i ricavi e le meno lusinghiere prospettive 2009 annunciate dagli amministratori. Ai complessivamente buoni risultati arrivati prima dell'apertura di Wall Street, vanno aggiunti quelli di Apple e Yahoo comunicati a Borsa chiusa. Apple ha chiuso il secondo trimestre con numeri superiori alle attese:utili per 1,35 $per azione (pari a 1,23 miliardi $) e ricavi di 8,34 miliardi (il titolo è salito nel dopo Borsa). Anche Yahoo, con utili di 0,10 centesimi per azione e ricavi di 1,57 miliardi, ha fatto leggermente meglio delle attese. Ma il titoloè sceso nel dopo Borsa. La sorpresa Caterpillar ha avuto solo modeste ricadute sulle società concorrenti, come Deere (+1,9%), Case New Holland del of America gruppo Fiat (+0,3%) e Terex C. (-0,9%). Infatti i risultati migliori del previsto non sono arrivati da un incremento della domanda generato dalle migliorate condizioni economiche, ma solo dagli incentivi fiscali e monetari che sono stati introdotti soprattutto in Cina. Per il resto, hanno concluso gli amministratori,«c'è ancora grande incertezza ovunque ». In ogni caso il clima di Wall Street è rimasto sereno e piuttosto incline all'ottimismo. Gli analisti del Credit Suisse hanno alzato a 1.050 punti l'obiettivo 2009 per l'indice S&P500, dunque con un potenziale di crescita del 10% circa rispetto alla chiusura. E per quanto il broker si sia mostrato meno ottimista sul medio-lungo periodo (immaginando una sorta di doppio minimo per l'economia e una ripresa a "W"),lo studio s'è aggiunto a quello pubblicato lunedì da Goldman Sachs: moderatamente ottimista sulla tenuta della Borsa americana ( obiettivo a 1.060 punti per fine anno) ma problematico sulla consistenza dell'attesa ripresa dell'economia Usa. Decisamente meno fiduciosi si sono rivelati gli analisti di Merrill Lynch, preoccupati per l'anemica crescita dei consumi anche nel 2010. W. R. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Pechino alla guerra del cognac (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-22 - pag: 37 autore: Investimenti. China Investment acquista l'1,1%di Diageo Pechino alla guerra del cognac Giovanni Vegezzi L o Stato cinese entra in campo nella guerra del cognac, il confronto commerciale che contrappone nel paese, i grandi marchi di alcolici, per lo più francesi, alla ricerca di nuovi business. Con un mercato, quello dei liquori, che è il maggiore al mondo per prospettive di crescita, Pechino non ha voluto farsi scappare l'investimento, e ha deciso di comprarsi l'1,1%di Diageo il maggior produttore al mondo di bevande a base di alcol, con un gigantesco portafoglio marchi che va da Baileys a Johnny Walker passando per Guinness. In realtà i primi a capire le potenzialità di un mercato così promettente sono stati i proprio francesi. Attualmente il leader di mercato è Pernod Ricard , che nello scorse settimane ha cercato di rafforzare ulteriormente la propria presenza con una strategia di marketing aggressiva per il cognac Martell. In questa situazione, Diageo, multinazionale con sede a Londra quotata anche a Wall Street, è stata costretta ad inseguire e, per non perdere troppo terreno, lo scorso anno ha creato una business unit dedicata esclusivamente alla Cina. L'ufficio ha un un unico obiettivo: superare Pernod e fare del mercato cinese l'area più importante dell'azienda entro il 2021. Le prospettive in effetti sono molto promettenti. Secondo il gruppo di ricerca del settore Canadean le vendite di alcolici potrebbero crescere, dal 2008 al 2014 di 17,6 miliardi di litri. E così Diageo, con l'entrata nel capitale della China Investment Corp, si sta attrezzando per le sfide dei prossimi anni. L'investimento del fondo sovrano cinese è stato pari a 221 milioni di sterline (257 milioni di euro) e fa del governo di Pechino il nono investitore in Diageo. Il gruppo è in realtà già attivo in Cina dal 2007, quando ha comprato un produttore locale. Dopo aver investito ulteriormente, Diageo detiene oggi il 49% di Sichuan Chengdu Quanxing, gruppo che controlla il principale produttore cinese di liquori, Shui Jing Fang , azienda quotata sul listino a Shanghai. Diageo in questo modo possiede così il maggior distillatore di "baiju", il tradizionale liquore bianco, che negli ultimi anni ha conosciuto un boom delle esportazioni. Non solo, il mese scorso la società londinese, sempre attraverso Sichuan Chengdu Quanxing ha lanciato a Hong Kong una nuova vodka, Shanghai White, che presto sarà distribuita in tutta la Cina. Quella che potrebbe aprirsi adesso è una guerra commerciale fra colossi: da una parte i marchi francesi, capitanati da Pernod Ricard, dall'altra il gigante inglese Diageo, con al suo fianco il fondo sovrano di Pechino. Un confronto che si giocherà soprattutto sui superalcolici, visto che secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità i cinesi, più che vino e birra, consumano soprattutto liquori. La battaglia, considerato anche l'investimento di China Investment Corp, è più che mai aperta. Non resta che aspettare i prossimi mesi per vedere chi vincerà il confronto fra tradizionale "baijiu" e il raffinato cognac. © RIPRODUZIONE RISERVATA LO SCENARIO è partito lo scontro commerciale fra i grandi produttori di liquori sulle prospettive di crescita dei consumi

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È nero, docente preso per ladro (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-07-22 - pag: 8 autore: Razzismo in Massachusetts è nero, docente preso per ladro Marco Valsania NEW YORK Arrestato per aver forzato la porta di casa sua. è accaduto a Cambridge in Massachusetts al più influente intellettuale afroamericano, il professore di Harvard Henry Louis Gates jr. Chiamata da un vicino che aveva notato due persone di colore trafficare attorno alla porta d'ingresso della villetta a due piani, la polizia non ha creduto a Gates, neppure quando l'elegante 58enne direttore dell'Istituto W.E.B. Du Bois per la ricerca africana e afroamericana ha mostrato al sergente James Crowley patente e tessera universitaria per dimostrare che non era un ladro o un intruso. Che lui, davvero, viveva lì. Che era appena tornato da un viaggio in Cina, aveva trovato la porta bloccata e, assieme al suo tassista, era stato costretto a usare le maniere forti per aprirla. Nulla da fare: Gates, a quel punto agitato, è stato portato in manette alla stazione di polizia per disturbo della quiete pubblica e rilasciato soltanto dopo alcune ore. Storie di ordinario - o questa volta straordinario - razzismo nell'America di Barack Obama? Le autorità negano. E ieri Gates e la città di Cambridge, vicino a Boston, hanno fatto pace: polizia e procura hanno ritirato ogni accusa contro il professore e in un comunicato congiunto l'episodio, che risale a giovedì scorso, è stato definito «deplorevole e sfortunato ». Un incidente che non deve mettere in dubbio «la reputazione del professor Gates o quella del Dipartimento di polizia». Ma il comunicato difficilmente potrà mettere a tacere le polemiche. Le versioni degli eventi date da Gates e dalla polizia hanno dato voce alle tensioni razziali che continuano a segnare la società americana. Il verbale del sergente Crowley afferma che alle sue domande il professore avrebbe risposto in modo belligerante, rifiutandosi di uscire dall'abitazione. «Perché - avrebbe detto - perché sono un afroamericano?» Avrebbe poi inveito contro l'agente che a quel punto avrebbe estratto le manette. I colleghi di Gates, che ad Harvard insegna dal 1991 e ha una delle venti cattedre più prestigiose denunciano invece il racial pro-filing, il pregiudizio razziale nel comportamento delle forze dell'ordine. Il suo avvocato Charles Ogletree ha detto che Gates «è rimasto scioccato quando ha continuato a essere interrogato dopo aver dimostrato la propria identità». Altri noti intellettuali afroamericani ad Harvard hanno riportato, negli ultimi anni, «spiacevoli incidenti»: Allen Counter, studioso di neuroscienze, è stato fermato nel campus da agenti che lo avevano scambiato per un sospetto. «Non crediamo affatto - ha dichiarato in risposta al nuovo episodio - che Gates sarebbe stato arrestato se fosse stato bianco». Gates ha alle spalle una lunga carriera accademica, di autore e critico letterario, che lo ha spesso portato alla ribalta. Vanta quasi 50 lauree onorarie e la rivista Time lo ha iscritto nel 1997 nell'albo degli americani più influenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA ERA SENZA CHIAVI DI CASA Henry Louis Gates Jr, tra i più noti professori di Harvard, ha tentato di forzare la porta Ha mostrato i documenti, ma la polizia non gli ha creduto Intellettuale. Henry Louis Gates Jr AP/ LAPRESSE

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La Pac di ieri non serve all'agricoltura di domani (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE MERCATI data: 2009-07-22 - pag: 21 autore: INTERVISTA Paolo De Castro «La Pac di ieri non serve all'agricoltura di domani» Adriana Cerretelli BRUXELLES. Dal nostro corrispondente è raggiante Paolo De Castro: è tornato al suo antico e persistente amore, l'agricoltura, questa volta in chiave istituzionale europea. Nella nuova veste di eurodeputato del Pd, ha appena conquistato la presidenza della commissione agricoltura, un posto che, se il Trattato di Lisbona entrerà in vigore, acquisterà peso e influenza. Soprattutto, per la prima volta, poteri co-decisionali con il Consiglio dei ministri. C'è la riforma della politica agricola post-2013 da fare, c'è il Doha Round da chiudere entro il 2010 secondo gli auspici del G-8 allargato dell'Aquila. E, nell'immediato, c'è il crollo dei prezzi, latte in testa. Tutti temi sui quali De Castro, 51 anni, due volte ex-ministro delle Politiche agricole, ha già in testa alcune idee da proporre. Per la stabilizzazione dei mercati da combinare con nuovi meccanismi che frenino la fluttuazione dei prezzi e dei redditi. Gli agricoltori europei sono dovunque in armi per il crollo dei prezzi... Che però non deriva da un problema strutturale. Tanto è vero che nel 2008 la questione era esattamente opposta, era quella di ridurre i prezzi. Siamo in una fase congiunturale che, complice la crisi economica, deve fare i conti con il calo della domanda globale. Sia come sia, che cosa suggerisce di fare? Non di tagliare la produzione, perchè viviamo in un mondo dove il rischio è ritrovarci nell'incapacità di soddisfare la domanda mondiale che, fino all'esplosione della crisi, cresceva del 4-5% annuo. Quindi? Se l'Europa non è più una roccaforte chiusa ma un mercato aperto, se la globalizzazione porta la variabilità dei prezzi in funzione della domanda mondiale e se i nostri produttori, come tutti, hanno bisogno di stabilità, dobbiamo inventare meccanismi anti-fluttuazioni. Dei prezzi e dei redditi. Magari ricorrendo a polizze assicurative contro questo tipo di rischi, come già accade negli Stati Uniti. E poi, nel caso dell'Italia, bisogna continuare a puntare sulla qualità della produzione. Il G-8 allargato dell'Aquila ha lanciato l'invito a chiudere il Doha Round, il negoziato commerciale multilaterale, entro il 2010. Lei ci crede? è fattibile. L'Europa ha fatto la sua parte e i suoi sacrifici. Tra l'altro restail maggiore importatore agricolo del mondo. Ora tocca agli Stati Uniti. Che cosa si aspetta dall'Americadi Obama? Oggi il bilancio agricolo Ue è di 52 miliardi di euro per 10 milioni di agricoltori. Quello Usa è di 77 miliardi per 2 milioni di beneficiari. Per di più l'ultimo Farm Bill di George W. Bush contiene non solo i sussidi all'export che noi europei abbiamo ormai abolito ma anche il riaccoppiamento degli aiuti. Spero che Obama inverta la linea. Spero anche che, di fronte alle sfide della mondializzazione, ci muoveremo insieme evitando gli errori del passato. Insieme come? Anche stabilendo contatti sempre più frequenti tra parlamentari europei e americani. Lei dovrà affrontare anche la riforma della politica agricola ( Pac)post-2013 in un'Europa decisa a tagliarle drasticamente i fondi. è ancora difendibile secondo lei la Pac nel mondo globalizzato? Sì, se si capisce che il protagonismo di Cina e India sposta il baricentro dell'agricoltura dalla qualità alla quantità. Alla sicurezza alimentare. Oggi c'è la crisi della domanda ma il rischio vero è che ci riveliamo incapaci di soddisfare la nuova domanda globale. In Africa Cina, Corea, India hanno comprato 45 milioni di ettari di terre arabili: 3 Italie, il triplo della nostra superficie coltivabile. Se i cinesi mangeranno più carne, la produzione di cereali andrà moltiplicata per sette. Conclusione? La Pac non può affrontare i problemi di oggi con le riforme di ieri. Ci vogliono nuove riforme però nella consapevolezza che la politica agricola europea oggi non è importante per i suoi 10 milioni di agricoltori ma per i suoi 500 milioni di cittadini. © RIPRODUZIONE RISERVATA «è necessario studiare meccanismi anti-fluttuazione dei prezzi e dei redditi» «L'Europa ha fatto la sua parte, spero che l'amministrazione Usa ora riveda il Farm Bill» Europarlamento. Paolo De Castro IMAGOECONOMICA

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Cina e Medio Oriente non rinunciano al lusso (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: STILE E TENDENZE data: 2009-07-22 - pag: 22 autore: Consumi Cina e Medio Oriente non rinunciano al lusso Altagamma: in giugno cresce anche l'America Latina Giulia Crivelli «S iamo tutti, nessuno escluso, nel mezzo di un uragano. Ma non dobbiamo farci schiacciare dal pessimismo, perché nel secondo semestre dell'anno dovremmo vedere i primi segnali di ripresa. O, perlomeno, di un calo meno pesante». Le parole di Armando Branchini, segretario generale della Fondazione Altagamma, vogliono essere più di una dichiarazione d'intenti: «Ho passato gli ultimi mesi a studiare le più importanti crisi economiche degli ultimi 40 anni. All'uscita di ogni tunnel, il settore del lusso è sempre il primo a ripartire e torna a crescere a ritmi superiori a quelli dell'anno precedente la crisi. Quando arriverà, l'accelerazione riguarderà tutte le aziende che, nel mondo, operano nell'alto di gamma e per il nostro Paese potrà essere un importante volano: l'Italia copre il 30%del mercato globale del lusso». Lungi da Branchini, però, pensare che, archiviata la crisi, tutto tornerà come prima: «I consumatori saranno più consapevoli: all'attenzione per la qualità aggiungeranno quella per la sostenibilità sociale e ambientale di ogni prodotto, anche e forse soprattutto se di lusso. Le aziende invece saranno rafforzate perché questi mesi difficili hanno spinto tutti a riflettere e a migliorare ogni processo aziendale. Ma ricordiamo una cosa: la stragrande maggioranza delle aziende italiane dell'alto di gamma, al 30 giugno 2008, prima che la tempesta finanziaria si abbattesse sui mercati mondiali, aveva bilanci in ordine e strategie impeccabili. Per resistere bastano piccoli aggiustamenti, nessuno deve stravolgere il proprio modello di business». «Si conferma il fatto che le aziende che negli ultimi anni hanno seguito un modello di espansione sano, mantenendo i conti a posto e crescendo con realismo e su solide basi finanziarie – aggiunge Leonardo Ferragamo, presidente della Fondazione Altagamma – sono quelle che si sono ritrovate con gli strumenti più adatti ad affrontare questa difficile fase». I dati più recenti sull'andamento dei consumi di lusso emergono dall'ultima indagine congiunturale della Fondazione Altagamma, che confronta il periodo maggio- giungo 2009 con lo stesso bimestre del 2008: i settori dei beni di lusso (moda, design, gioielleria e alimentare) hanno avuto un calo che si colloca tra "leggero" e "significativo", come somma di un maggio piuttosto negativo e un giugno in miglioramento. Per quanto riguarda i mercati, l'Italia ha registrato un calo rispetto al 2008 e l'Europa occidentale ha reagito allo stesso modo. I mercati della Grande Cina (Repubblica popolare cinese, Hong Kong, Macao, Taiwan) sono invece tuttora in crescita, mentre il Giappone ha mostrato nel bimestre un ulteriore frenata rispetto a un 2008 che era stato già calante (per il quarto anno consecutivo) rispetto all'anno precedente. «Anche il Medio Oriente registra una leggera crescita – sottolinea Branchini – mentre gli Stati Uniti, culla e causa della crisi finanziaria ed economica mondiale, continuano a rivelarsi in calo significativo rispetto agli stessi mesi del 2008. I mercati dell'America Latina, invece, in particolare Messico, Brasile e Argentina, sono in leggera crescita». P e r l'inter o 2009, Branchini con ferma le previsioni fatte da Altagamma nel marzo scorso:l'ebitda delle aziende del lusso calerà del 20%. A soffrire di più saranno i consumi di orologi e gioielli (-12,3%) e l'abbigliamento (- 8,7%). Conterranno le perdite borse e scarpe (- 6,2%) e profumi e cosmetici (-4,8%). Il calo complessivo delle vendite potrebbe essere a una cifra sola. Che si riduce ulteriormente a «qualche punto percentuale» per l'alimentare, come sottolinea Andrea Illy, vicepresidente della Fondazione: «La diminuzione dei consumi alimentari d'alta gamma riguarda per lo più prodotti da regalo o ostentativi, ma la propensione per la qualità, il prestigio e la reputazione resta invariata». © RIPRODUZIONE RISERVATA A Parigi. Un momento della sfilata di alta moda della maison Dior, che si è tenuta nella capitale francese all'inizio di luglio, attirando buyer da tutto il mondo

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Harvard. Disavventura di un professore nero. Scambiato per scassinatore (sezione: Cina)

( da "AmericaOggi Online" del 22-07-2009)

Argomenti: Cina

Harvard. Disavventura di un professore nero. Scambiato per scassinatore di Alessandra Baldini 22-07-2009 Normal 0 MicrosoftInternetExplorer4 BOSTON. Tornare a casa da un viaggio o dalle vacanze e trovare la serratura di casa bloccata è di per sé irritante ma per un luminare nero di Harvard il rientro in città dopo un lungo viaggio in Asia è diventato un incubo. Henry Louis Gates, influente professore di studi afro-americani nel più prestigioso ateneo d'America, è stato arrestato da un poliziotto bianco che lo ha scambiato per uno scassinatore dopo che una vicina lo aveva visto forzare la porta di casa. Gates era rientrato nella sua villa di Ware Street a Cambridge (Massachusetts) dopo un viaggio di lavoro in Cina. Posato il bagaglio a terra quando la serratura aveva rifiutato di cedere, il professore aveva chiesto aiuto all'autista della limousine che l'aveva accompagnato dall'aeroporto. Due uomini di colore che prendono a spallate la porta di una casa da ricchi in una tranquilla mattina d'estate: dall'altro lato della strada Linda Whalen, una vicina bianca di 77 anni, si insospettisce e fa scattare l'allarme. Arriva la polizia, scoppia un alterco al termine del quale il luminare di Harvard viene portato in manette al commissariato. L'episodio ha provocato sdegno tra i colleghi di Gates: una prova della persistenza dei veleni del razzismo nell'America di Barack Obama a pochi isolati dalla super-liberal Harvard Square dove ha studiato il primo presidente nero degli Stati Uniti. "E' incredibile: un'umiliazione e una violazione di ogni diritto che pensavamo ci fosse garantito", ha commentato Lawrence Bobo, sociologo e amico, che ha visitato Gates in commissariato e lo ha riaccompagnato a casa dopo il pagamento di una cauzione da 40 dollari. La magistratura di Boston ha archiviato le accuse ma inizialmente la polizia aveva giustificato l'arresto sostenendo che il professore aveva perso le staffe. Secondo il rapporto ufficiale, all'arrivo degli agenti, un Gates visibilmente irritato si sarebbe rifiutato di lasciare la sua abitazione: "Non sapete con chi state trattando", avrebbe detto il professore al sergente James Crowley che gli chiedeva i documenti. Gates è stato quindi ammanettato per "condotta disordinata" e portato al commissariato pur avendo mostrato sia la patente di guida che lo dimostrava legittimo proprietario della sua casa che il tesserino di Harvard che lo collegava all'università dove dal 1991 ha una cattedra. "Ecco cosa succede a un nero in America", ha commentato il professore indignato, accusando i poliziotti di essere "razzisti". Gates ha 58 anni. E' il direttore del W.E.B. DuBois Institute for African and African American Studies di Harvard ed è considerato una delle massime autorità negli studi sul razzismo. Nel 1997 Time lo ha inserito nella lista dei 25 americani più influenti degli Usa. Il professore è anche un volto noto della tv avendo prodotto e condotto numerosi documentari sulla rete pubblica Pbs. Ciò nonostante, come ha scritto lo stesso Gates nel suo libro 'Colored People, A Memoir', essere nero "é scomodo a causa del razzismo" dei bianchi: "Quando entro in una stanza mi sento percepito come nero, più di quanto non mi si veda come Gates, o come una personalità letteraria o accademica".

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L'Italia perde quote di export, ma il Sud resiste (sezione: Cina)

( da "Finanza e Mercati" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

L'Italia perde quote di export, ma il Sud resiste da Finanza&Mercati del 23-07-2009 Le esportazioni risentono negativamente della crisi economica globale ma le dimensioni della loro caduta sono state superiori a quelle della domanda estera, configurando una nuova perdita di quota di mercato, sia a prezzi correnti che a prezzi costanti. È questo il quadro che emerge dal rapporto 2008-2009 dell'Ice, l'Istituto per il commercio estero, che registra una tendenza negativa delle quote in corso da oltre un decennio e che accomuna la maggior parte delle economie sviluppate. Le esportazioni italiane, però, hanno perso quota anche rispetto a quelle dell'area dell'euro perché, come evidenzia il rapporto, «pesa sulla competitività delle nostre imprese la dinamica sfavorevole della produttività del lavoro». Dal punto di vista territoriale il calo di quota delle esportazioni si è verificato in quasi tutte le aree con l'eccezione dell'Africa settentrionale, dove le esportazioni italiane hanno ulteriormente rafforzato la loro posizione. Quanto alle diverse aree del Paese, c'è stata una netta flessione di quota dell'Italia centrale e nord orientale, spinta soprattutto dalle perdite di Veneto, Toscana e Marche, mentre mostra valori confortanti l'Emilia Romagna che conferma la sua tendenza espansiva. Per quanto riguarda l'analisi settoriale, invece, l'Ice rileva una posizione favorevole dell'industria dei componenti per automobili e altri mezzi di trasporto. L'Industria metalmeccanica, continua il rapporto, ha permesso «un risultato relativamente migliore in Lombardia e Liguria», mentre mezzi di trasporto e alimentari hanno sostenuto il Piemonte. Incremento di quote infine nel Mezzogiorno, grazie all'aumento dei prezzi dell'energia che ha dilatato il valore dell'export di Sicilia e Sardegna. Per il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola i dati evidenziano «timidi segnali di risalita» e il governo deve impegnarsi per «accompagnare l'export delle piccole e medie imprese impegnate nell'internazionalizzazione». «Il primo bimestre 2009 - ha detto - ha dato i primi timidi segnali di ripresa sull'export: i dati di giugno ci danno una modesta ripresa dell'export per l'1,5% il che significa che la fase delle difficoltà che si è manifestata in modo particolare nel quarto trimestre 2008 comincia a cessare. Ci sono alcuni mercati stranieri che cominciano a tirare di nuovo come i Paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina) e in particolare il Brasile, mentre la Cina si sta risvegliando come anche la Russia. E quindi anche i nostri prodotti che - ha proseguito Scajola - su questi mercati viaggiano molto. Resta la crisi d'Europa che è il primo mercato dell'export italiano ma anche qui vediamo timidi segnali di ripresa. Voglio dire - ha spiegato - che se togliamo la bolletta energetica che costa 60 milioni di euro l'anno, l'export italiano è la nostra grande opportunità». Lo stesso ministro ha fatto presente che il saldo dell'interscambio 2008, a parte la bolletta energetica, è sempre molto forte. D'altronde i dati Istat indicano un +0,5% dell'export a maggio e un saldo commerciale positivo. E nel ribadire l'impegno del governo per favorire l'export e l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, Scajola ha ricordato come la nomina di Adolfo Urso a vice ministro e le norme in crisi del provvedimento per lo sviluppo, testimoniano l'impegno del governo per l'internazionalizzazione. In particolare la riforma di tutti gli enti preposti come Ice, Simest e Camere di Commercio: enti che nonostante l'ottimo lavoro svolto hanno bisogno, in uno scenario mondiale, di rafforzare il loro peso a fronte della crescente competitività.

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l'energia che viene dal sole può salvare i conti dei comuni - mario pagliaro (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina XXIII - Palermo L´ENERGIA CHE VIENE DAL SOLE PUò SALVARE I CONTI DEI COMUNI MARIO PAGLIARO L e straordinaria opportunità di crescita economica, sviluppo dell´occupazione e risanamento ambientale aperte alla Sicilia dal boom del fotovoltaico passano dall´adozione in massa della tecnologia da parte di famiglie e imprese. Per farlo, ci servono gli «evangelisti del solare», persone qualificate dotate di competenze operative e aggiornate che agiscono sul territorio per la diffusione dell´energia solare. Ecco dunque il Solar master del polo fotovoltaico della Sicilia: organizzato in partnership con i giovani di Confindustria, un corso per colmare un gap di conoscenze e competenze pratiche che è di tutta Italia. In Sicilia giungono due metanodotti da Libia e Algeria. Vi si raffina il 40 per cento del consumo italiano di carburanti, e l´isola esporta mediamente un surplus quotidiano del 10 per cento dell´elettricità prodotta in otto grandi centrali termoelettriche, dove si bruciano pet coke e olio combustibile refluo delle lavorazioni petrolchimiche (la petroliera "Erika" che contaminò un´ampia zona della costa francese era diretta a Termini Imerese). Tuttavia, a fronte dei conseguenti gravi costi ambientali, il costo dell´elettricità è il più elevato dell´Unione europea. Lo scorso 8 dicembre, a esempio, con i prezzi del petrolio in picchiata a 30 dollari dai 147 di luglio, il prezzo raggiunge i 30 centesimi di euro per kwh. La grid-parity in Sicilia è già una realtà: il 23 gennaio l´Authority per l´energia apre un´istruttoria. Vuol capire le ragioni di questi prezzi astronomici sempre attribuiti alla vetustà della rete elettrica siciliana. Pochi giorni e, come per miracolo, ecco il prezzo del kwh crollare a 10 centesimi di euro. L´energia solare, in perfetta antitesi, ha tutte le caratteristiche necessarie a dare avvio in Sicilia a uno sviluppo nuovo e duraturo capace di creare una preziosa fonte di reddito pagato puntualmente dallo Stato ogni due mesi per la produzione autonoma dell´elettricità dal sole. Adottando l´elettricità solare, infatti, aziende, enti locali e cittadini siciliani non solo smettono di pagare le astronomiche tariffe dell´elettricità prodotta nell´isola, ma incassano per venti anni fino a 40 centesimi di euro per ogni chilowattora prodotto con i pannelli, come fanno a esempio l´azienda marsalese Ausonia, o l´azienda vinicola Donnafugata. Con 1,2 miliardi di euro di fatturato stimato per fine 2009 e un tasso di crescita superiore al 200 per cento, l´industria fotovoltaica è quella con il più alto tasso di crescita nel Paese. Il numero di imprese nel settore è passato da 20 a oltre 200, con oltre 8 mila addetti. La gran parte delle imprese sono attive nella parte terminale della filiera, come l´azienda di Catania che dopo aver realizzato una prima serra fotovoltaica da 40 kw per l´azienda agricola Murgo, ne sta realizzando un´altra - immensa - da oltre 7 Mw nel territorio di Caltagirone dove cresceranno una varietà di coltivazioni ad alto valore aggiunto. Alla fine degli anni Novanta - ripete spesso l´ex patron di ST Pasquale Pistorio - venne mancata l´occasione di trasformare la Sicilia attraverso una crescita più robusta della St. E il perché di questa occasione mancata sta nel fatto che il management di St invece di puntare sulla produzione di moduli fotovoltaici, scelse di continuare a fare la cosa sbagliata - microprocessori - nel modo giusto (con formidabili tecnologie proprietarie). Ma questo è quello che accade sempre con le curve di crescita rapida: a una fase di crescita sostenuta, seguono prima la stasi, e poi la decrescita. E il management della St, che da tempo operava propri impianti a Shenzen, in Cina, sapeva che tutta la produzione sarebbe finita in Cina proprio per i bassissimi costi dell´energia. Un errore ancor più grave considerato che le stesse tecnologie di stampa serigrafica applicate al silicio per la produzione dei microprocessori possono facilmente essere estese alla produzione dei moduli fotovoltaici a film sottile. Dieci anni dopo le considerazioni di Pistorio, i Comuni della Sicilia sono quasi tutti prossimi al default finanziario e non riescono più a pagare le bollette elettriche. Ecco allora cosa fare. Il Comune decide di costruire una centrale elettrica fotovoltaica in Conto Energia, diciamo da 1 megawatt, utilizzando moduli di nuova generazione. Per acquistarli, ricorre a un prestito da parte della Cassa e depositi e prestiti dello Stato. Ma stavolta, invece di costruire parcheggi o stadi che nessuno usa, l´investimento è fruttifero. Genera reddito pagato dallo Stato in contanti ogni 2 mesi, mentre l´elettricità generata serve ad alimentare uffici, scuole, piscine e ospedali. E quando l´investimento si sarà ripagato ecco che il Comune continuerà a usare gratuitamente l´energia del sole per garantire i pubblici servizi. Nel management, come in politica, mai fidarsi degli scettici.

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l'asia al buio per sei minuti tra terrore e profezie di sventure - (segue dalla prima pagina) dal nostro corrispondente (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 20 - Esteri L´Asia al buio per sei minuti tra terrore e profezie di sventure L´eclisse del secolo rovinata dal maltempo. Una vittima in India Secondo credenze popolari, l´evento anticipa nuove guerre e calamità Ma in alcuni hotel di Shanghai è stato un grande business (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FEDERICO RAMPINI E continua: «Negli ultimi 200 anni questa configurazione stellare ha sempre provocato guerre su scala mondiale». In Cina lungo tutto il corso del fiume Yangze la polizia ieri era in stato di allerta, pronta a fronteggiare disordini di piazza. Il sindaco di Chongqing (30 milioni di abitanti, la metropoli più popolosa della Cina e del mondo) ha vietato l´uso dei telefonini durante l´oscuramento del sole. Dietro il nervosismo delle autorità cinesi traspariva il ricordo di miti antichissimi. Nell´Impero di Mezzo il potere del sovrano derivava dal "mandato celeste", un´eclissi poteva essere interpretata come la revoca simbolica della legittimazione divina, il segnale capace di scatenare rivolte popolari e crisi dinastiche. I tecnocratici leader del partito comunista cinese non sono immuni dalle superstizioni. Il bilancio finale, almeno nell´immediato, è stato meno drammatico. Una sola vittima ufficiale: un´indiana di 80 anni è morta calpestata dalla folla per l´improvviso panico tra i fedeli accalcati attorno a un tempio di Varanasi, il centro religioso sulle rive del Gange. Un tornado ha minacciato l´isola giapponese di Akuseki. Un violento nubifragio ha paralizzato il traffico di Pechino, dove peraltro l´eclisse è stata semi-invisibile per la fitta coltre di smog. Poca cosa, rispetto alle attese millenariste che avevano preceduto l´eccezionale fenomeno: sei minuti e 39 secondi di "sole nero", una durata record che secondo gli astronomi non si ripeterà fino al 2132. Uno spettacolo esaltato dall´area geografica eccezionalmente vasta che ieri è stata ricoperta dal cono d´ombra. L´oscuramento è cominciato alle 6.30 del mattino (ora locale) nello Stato indiano del Gujarat, ha coperto via via Bangladesh, Thailandia e Birmania, Nepal e Buthan, Cina e Giappone meridionale, fino alle isole del Pacifico. Una zona così densamente abitata, da far sì che senza alcun dubbio questa sia stata l´eclissi più "vista" nella storia umana. Dall´India alla Cina la forza di credenze ancestrali si è mescolata con la moderna logica del mercato, che ha fatto di tutto per trasformare lo spettacolo astronomico in business. L´emittente di Stato cinese, Cctv, ha organizzato una maratona televisiva intitolata "La Grande Eclissi Solare dello Yangze". Così tra entertainment e un profluvio di statistiche, interviste ai turisti stranieri e divulgazione scientifica, i mass media governativi si sono adoperati per placare le ansie e massimizzare gli incassi pubblicitari. A Shanghai gli hotel a cinque stelle lungo il Bund avevano venduto i posti a sedere per un breakfast sulle loro terrazze con vista a prezzi da cerimonia d´apertura delle Olimpiadi. (Previdenti, gli albergatori avevano escluso in anticipo i rimborsi in caso di maltempo, che puntualmente ha guastato lo spettacolo nella metropoli cinese degli affari). In India una compagnia di voli charter ha fatto il tutto esaurito sull´aereo speciale che ha inseguito l´eclissi prolungando per i passeggeri l´immersione nelle tenebre. I più coraggiosi – cinesi e turisti stranieri accorsi dal mondo intero – si sono appostati a sud del delta dello Yangze, sulla costa marina dello Zheijiang, nella speranza che la "marea boreale" associata all´eclissi provocasse un vero e proprio tsunami. Perfino gli animali hanno dato segni di turbamento. Su alcune isole del Giappone intere mandrie di bufali si sono dirette di colpo verso le mangiatoie delle stalle come se fosse arrivata la notte. In tutta l´Asia, induista o buddista, confuciana e taoista, l´estinzione del sole che è la sorgente di vita è sempre stata legata a guerre, carestie, inondazioni, disordini. Nella mitologia cinese l´eclissi avviene quando un dragone divora il sole. Per i testi sacri dell´induismo sono i due demoni Rahu e Ketu a ingoiare l´astro. Se le tradizioni culturali sembrano convergere, la reazione dei due giganti asiatici ha tradito le profonde differenze politiche. New Delhi ha preferito lasciare la gestione dell´evento alle autorità religiose, e sotto la direzione dei guru spirituali i templi si sono riempiti di fedeli in preghiera. Neppure l´India hi-tech si è sottratta alla suggestione dei riti scaramantici: nella Silicon Valley di Bangalore molte donne hanno rinviato il parto cesareo già programmato, per l´antico timore che l´eclissi porti male al neonato. In Cina è il governo ad aver preso saldamente in pugno la situazione, con una raffica di ordinanze ben pubblicizzate: le direttive agli aeroporti per passare al controllo notturno dei voli, le misure speciali per evitare disservizi sulla rete ferroviaria e metropolitana. Un modo per scongiurare ogni dubbio sulla tenuta del mandato celeste.

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marchionne: incentivi anche nel 2010 - salvatore tropea (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)

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Pagina 24 - Economia Marchionne: incentivi anche nel 2010 "Con o senza un nuovo partner, raggiungeremo i 6 milioni di vetture" "Basta auto a Termini Imerese. Spin off valido, ma non ora. Opel, partita chiusa" SALVATORE TROPEA TORINO - Anche senza Opel, con la quale il discorso «è ormai definitivamente chiuso», la Fiat conta di raggiungere la soglia di sicurezza dei 5,5-6 milioni di vetture all´anno. Naturalmente assieme alla Chrysler. Il suo nuovo alleato potrebbe essere il mercato, nel senso che una ripresa consentirebbe di farcela senza altri accordi. Se così non sarà, Sergio Marchionne assicura che il Lingotto «ci arriverà attraverso nuove alleanze, magari più limitate, meno efficaci, ma ci arriverà». Anche perché entro i prossimi dodici mesi nel panorama dell´industria mondiale dell´automobile «ci saranno altri movimenti strategici». Un anno dopo l´inizio della grande crisi l´ad del Lingotto conferma dunque che, mese più mese meno, per la fine del 2011 la Fiat avrà un posto tra i primi sei player mondiali del settore. Nella sua strategia del dopo-Opel non c´è però un piano B, che forse non c´è mai stato, ma una fase B alla quale Marchionne sta lavorando sia sul fronte internazionale che su quello domestico, ovvero da Detroit a Termini Imerese. «Con la Chrysler e dopo l´apertura in Cina, la soglia dei 5,5 milioni non è lontana» ha chiarito ieri Marchionne davanti al cda, archiviando il caso Opel a proposito del quale ha ribadito che «non c´erano le condizioni che assicurassero la gestione dell´azienda né con Gm, né con le parti sociali, né col governo tedesco». A suo giudizio «è stata questa la ragione per cui Fiat si è chiamata fuori e non per sua incapacità di finanziare l´operazione». Come dire, ora ci pensi Magna, se ci riuscirà. Fiat andrà avanti per la sua strada sulla quale al momento ci sono la Bertone da acquisire e l´impianto di Termini da sistemare. Naturalmente è più facile la prima operazione che non la seconda, perché «intanto la Bertone non farà mai grandi volumi e comunque è un´azienda che si trova nel cuore del distretto dell´auto dove tutto si può raggiungere a piedi». Al contrario di Termini per il cui impianto la data della riconversione del 2011 è per il Lingotto definitiva. «Fiat sovvenziona da cinque anni Termini producendo auto che costano ognuna mille euro in più rispetto a Melfi o Mirafiori. In cinque anni ci è costata mezzo miliardo in più e questo non è più giustificabile». Si tratta di vedere ora come riconvertire. Fiat è disposta a discutere, escludendo in partenza di continuare a produrre automobili. Se però il discorso si fa politico la posizione rigida del Lingotto potrebbe non essere più tale, tenuto conto che la Fiat, come ripetuto ieri da Marchionne, ritiene necessario prorogare gli incentivi «senza i quali nel 2010 ci sarebbe un forte impatto sulla domanda». Ancor di più se questo sostegno, oltre che alle auto dovesse essere esteso agli autobus e, come qualcuno ipotizza anche ai camion che, come rivelano i conti Fiat stanno pagando un prezzo altissimo alla crisi. Con i riflettori puntati sul mercato, la Fiat affronta il secondo semestre 2009 dopo aver temporaneamente accantonato il progetto di spin off dell´auto annunciato quando si pensava che dopo Chrysler sarebbe andato a buon fine anche Opel. «Il progetto non è tramontato, ma è stato soltanto spostato nel tempo» ha spiegato Marchionne. «Forse ci vorranno 2-3 anni ma lo scorporo avverrà. Si farà quando Fiat Automobile Group avrà le dimensioni e i muscoli di una realtà che può vivere come stand alone».

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Fiat in rosso, ma si difende Marchionne vuole incentivi (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Fiat in rosso, ma si difende Marchionne vuole incentivi G.VES «Un buon trimestre in un mercato terribile», così Fiat definisce il periodo aprile-giugno di cui ha presentato ieri i conti. Numeri che hanno disatteso le previsioni degli analisti, e non sono stati ben accolti da Piazza Affari, dove il titolo ha perso l'1,7 per cento dopo aver toccato quota «meno tre». RISULTATI Il Lingotto ha incassato una perdita netta di 179 milioni di euro, contro i 646 milioni di utile registrati a giugno 2008, ma precisa che senza «poste atipiche» il risultato sarebbe stato prossimo al pareggio. In calo anche i ricavi (-22%), scesi a 13,2 miliardi di euro dai 17,022 del 2008. Mentre è stato ridimensionato l'indebitamento industriale, passato da 6,6 miliardi del primo trimestre dell'anno a 5,7 miliardi. Numeri che non preoccupano Marchionne e i suoi, anzi. «Sono molto soddisfatto - ha commentato in serata l'amministratore delegato - perchè in un mercato simile abbiamo fatto quello che si doveva fare». Dunque per la fine del 2009 gli obiettivi restano quelli già fissati: il risultato della gestione ordinaria del gruppo sarà superiore a un miliardo di euro, l'utile netto superiore a 100 milioni e l'indebitamento netto industriale inferiore a 5 miliardi. Per raggiungerli, però la casa automobilistica torinese prevede ulteriori «fermi» degli impianti. Mentre già nel 2010 il Lingotto sarà in grado di fare profitti anche senza aiuti, sebbene il manager si aspetti pure per il prossimo anno «qualche forma di incentivi». Dal 2011 invece Fiat produrrà una berlina in Cina, sfruttando l'alleanza paritetica con Guangzhou Automobile Group, che contempla una produzione iniziale di 140mila vetture e 220mila motori all'anno e che può salire fino a 250 vetture e 300mila motori. ALLEANZE Di alleanze Marchionne ha parlato alla comunità finanziaria, durante la conferenza di ieri: «Continueremo a guardare le opzioni strategiche per rafforzare le attività che abbiamo - ha detto - ma non siamo alla ricerca di nuovi fidanzati». C'è già Chrysler, che prima di due anni e mezzo non potrà andare in Borsa, perchè solo dopo il 2010 tornerà a fare profitti, quando tornerà a vendere «13-14 milioni di auto» grazie al trasferimento di tecnologia dal Lingotto che produrrà i primi effetti «alla fine del 2010». Ci vuole tempo, insomma, e un piano strategico, al quale Marchionne dice di pensare «tutti i giorni». Mentre su Opel, il numero uno del Lingotto ha ribadito la sua posizione: «Siamo pronti a riprendere il dialogo, come abbiamo già detto, alle condizioni che avevamo offerto. Ma fintanto che le preferenze si sono mostrate altre e non includono quella di creare un forte player europeo, Fiat non può entrare nella partita». In Italia invece gioca per aggiudicarsi le Carrozzerie Bertone, un affare interessante «perché ci serve la capacità produttiva per produrre vetture di nicchia». I conti in calo nel secondo trimestre Fiat non preoccupano Marchionne, che conferma i risultati fissati per la fine dell'anno. Il manager prevede altri stop per gli impianti italiani e incentivi per il 2010.

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Asia al buio. (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-07-23 - pag: 1 autore: Asia al buio. Il maltempo rovina l'eclissi del secolo La prossima tra 120 anni. Centinaia di milioni di asiatici, in una fascia larga 250 km dall'India fino a Cina e Giappone, sono stati coinvolti nella eclissi di Sole più lunga del secolo ( la foto è a Karachi, in Pakistan). Ma in molte zone lo spettacolo è stato rovinato da nuvole e pioggia. u pagina 9 AFP l'articolo prosegue in altra pagina

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A maggio export in ripresa per la prima volta nel 2009 Le famiglie più ottimiste (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-07-23 - pag: 1 autore: Censis: i consumi ripartono da Nord-Est A maggio export in ripresa per la prima volta nel 2009 Le famiglie più ottimiste Dopo quattro mesi in negativo, con un calo che ha sfiorato il 25%, le esportazioni tornano a crescere. Nel mese di maggio è riapparso il segno positivo (+0,5%), accompagnato da un nuovo balzo (+19%) dell'export in Cina. Secondo i dati contenuti nel Rapporto Ice, nel 2008 la crisi non ha penalizzato le esportazioni e la bilancia dei pagamenti, al netto delle componenti energetiche, ha segnato un saldo positivo di 50 miliardi di euro. Intanto dalle famiglie arrivano nuovi segnali di fiducia, fotografati dall'indagine Confcommercio- Censis. Da gennaio a giugno è cresciuto il numero dei nuclei che si dichiara ottimista (dal 52,4% al 56,8%). Nei prossimi mesi l'attesa è per una ripresa dei consumi a partire dal Nord-Est. Servizi u pagina 6 l'articolo prosegue in altra pagina

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La Cina bacchetta gli Usa sul debito (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-23 - pag: 9 autore: I volti della crisi. Alla vigilia del vertice bilaterale di Washington torna l'allarme per la sicurezza dei forti investimenti in titoli di stato americani La Cina bacchetta gli Usa sul debito Dura presa di posizione sulle costose misure anti-recessione adottate dalla Casa Bianca Marco Valsania NEW YORK La Cina torna all'attacco degli Stati Uniti e delle loro politiche economiche e valutarie per affrontare la crisi, chiedendo garanzie sulla stabilità del dollaro e sulla sicurezza dei colossali investimenti di Pechino in titoli di debito americani. La presa di posizione, dai toni assai poco diplomatici, è giunta alla vigilia del primo appuntamento a Washington del dialogo strategico tra l'amministrazione Obama e il governo cinese, lunedì e martedì prossimo. Un dialogo ereditato dal predecessore di Obama, George W. Bush e che sotto il neopresidente democratico ha un'agenda ancor più ambiziosa e scottante: accanto al binario economico, negoziati paralleli affronteranno le sfide di politica estera, dal dossier nucleare a quello ambientale. Gli interrogativi sulle strategie per fare i conti con recessione e bufera finanziaria, però, sono quelli che più preoccupano Pechino, che già a marzo aveva lanciato un allarme echeggiato sulle piazze internazionali. «Chiederemo di adottare politiche responsabili, che assicurino la stabilità del tasso di cambio del dollaro e proteggano gli asset cinesi», ha ribadito ieri l'alto funzionario del ministero delle finanze Zhu Guangyao. Che ha incalzato, oltre alla Casa Bianca, la Federal Reserve: «Come importanti investitori nel debito statunitense, siamo naturalmente preoccupati dello stato dell'economia americana.Speriamo che le politiche adottate dagli Stati Uniti si rivelino più efficaci il più presto possibile, che il deficit pubblico gradualmente diminuisca e che il bilancio della Fed migliori». Dalla banca centrale si attendono anche scelte corrette in politica monetaria. Accanto al governo, la Fed ha agito con inedita aggressività, a colpi di misure multimiliardarie, per arginare la crisi e l'espansione dei suoi interventi ha sollevato perplessità sulle sue stesse finanze e sulla sua credibilità di guardiano anti-inflazione. Il governatore Ben Bernanke, durante le testimonianze al Congresso terminate ieri, è parso voler rispondere indirettamente al nuovo monito cinese: si è detto impegnato a rassicurare i mercati sull'intenzione della Fed di ritirare con tempismo, seppur non subito, il sostegno straordinario offerto alla finanza e all'economia. La Fed, ha promesso, saprà evitare rischi inflazionistici, che potrebbero danneggiare anche il dollaro. La Cina, di sicuro, ha diritto di parola: è il più grande creditore americano, forte di oltre 800 miliardi in titoli del tesoro, una cifra salita ancora del 5% in maggio. Circa il 70% delle sue immense riserve in valuta estera, le più vaste al mondo dall'alto (oltre duemila miliardi), è in asset denominati in valuta statunitense. E ieri Guangyao ha sottolineato che la Cina si augura che i suoi acquisti di titoli del tesoro si rivelino «appropriatamente redditizi ». Pechino è inoltre il secondo partner commerciale degli Stati Uniti, con un interscambio che l'anno scorso ha sfiorato i 334 miliardi di dollari, cresciuto di 130 volte dal 1979, da quando cioè i due paesi hanno ristabilito relazioni diplomatiche. E di recente la sua economia ha ritrovato slancio, dando ancor più peso al ruolo della Cina di potenza globale. La delicatezza dell'appuntamento bilaterale del 27-28 luglio affiora fin dal programma ufficiale: a inaugurarlo sarà Obama. Che cederà poi il timone del "dialogo" ai co-presidenti del summit: il ministro del tesoro Tim Geithner e l'esponente del consiglio di stato cinese Dai Bingguo sul fronte economico; il ministro degli esteri Hillary Clinton, reduce da un viaggio asiatico, e il vipremier Wang Qishan per il binario politico. La delegazione cinese sarà affollata, composta da ben 28 esponenti a livello ministeriale. Il vertice nella sua versione allargata, Us-China Strategic and Economic Dialogue (S&ED) con scadenze semestrali a Washington o Pechino, è stato ideato lo scorso aprile da Obama e dal presidente cinese Hu Jintao. Fa seguito a forum nati nel 2005 sotto gli auspici dell'amministrazione Bush e dell'allora ministro del tesoro John Snow, volti esclusivamente a facilitare rapporti costruttivi sull'economia. In vista dei colloqui di quest'anno, invece, il viceministro degli Esteri cinese He Yafei ha messo in chiaro che altri temi saranno in discussione: dalla cooperazione energetica, con il nodo dell'effettoserra,alla Corea del Nord, con i suoi arsenali atomici. Alla Casa Bianca Pechino non avrà remore neppure a chiedere di «limitare le attività » di Rebiya Kadeer, leader in esilio degli Uiguri. mvalsania@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA MAESTRI DI ECONOMIA «Chiederemo politiche responsabili che assicurino stabilità al tasso di cambio e proteggano i nostri asset Il deficit deve diminuire» Eclissi cinese. Studenti di un college di Shenyang ieri mentre osservano l'eclissi totale di sole. Per averne un'altra così lunga bisognerà aspettare 300 anni EPA

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GRANDE COME UNA CITTÀ (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-23 - pag: 9 autore: GRANDE COME UNA CITTà La fabbrica Il complesso della Foxconn di Longhua ( nella foto in alto), città satellite di Shenzen, ha un perimetro di 12 chilometri e dà lavoro a 230mila operai specializzati. Erano 270mila all'inizio del 2009,ma la recessione ha globale ha colpito anche qui Il gruppo Foxconn è il braccio operativo di Hon Hai precision, gruppo quotato a Taipei con 50 miliardi di dollari di fatturato e 500mila dipendenti in tutta la Cina. Ha stabilimenti anche in Brasile, Messico, Ungheria, Repubblica Ceca, India e Vietnam Foxcon è uno dei maggiori produttori mondiali di componenti per l'elettronica, fornitore di colosssi come Apple, Sony, Dell, Samsung, Nokia, Microsoft, Motorola ( si veda Il Sole 24 Ore del 7 gennaio 2009) Il fondatore Terry Gou, 58 anni, taiwanese di nazionalità ma cinese d'origine, secondo la classifica di Forbes è al 160Úpostotragliuominipiù ricchi del pianeta

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Pechino scommette sul solare (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-23 - pag: 9 autore: Pechino scommette sul solare Marco Magrini Mentre la Cina aspettava l'arrivo dell'eclissi del secolo, il governo di Pechino ha deciso di spingere l'acceleratore sull'energia solare. I ministeri delle finanze e dello sviluppo rurale hanno annunciato un piano per incentivare massicciamente l'adozione del fotovoltaico. I singoli progetti su larga scala (dovranno essere di almeno 300 Kw) riceveranno contributi statali fino al 50% e, nel caso di impianti nelle aree rurali più disagiate, fino al 70 per cento.L'obiettivo è aggiungere al patrimonio energetico del paese 500 megawatt in due anni. Secondo alcuni analisti, la Cina si appresta a far salire sensibilmente i propri obbiettivi di generazione elettrica tramite il fotovoltaico, in modo da raggiungere i 10 gigawatt entro il 2020. Per finanziare questa iniziativa su larga scala, la Cina attingerà a 30 miliardi di dollari già stanziati per le energie rinnovabili nel pacchetto nazionale di stimolo all'economia, che è già il più "verde" del mondo. Eppure appare chiaro che, con questa mossa, la Repubblica popolare ha lanciato un salvagente alle imprese nazionali del fotovoltaico, come Suntech Power, Yingli Green Energy o Trina Solar che, leader mondiali nella produzione di pannelli, fino all'anno scorso esportavano complessivamente circa il 95% della propria produzione. Un guaio, visto che con il recente calo degli incentivi statali in Germania e il crollo di quelli in Spagna,l'intero mercato del fotovoltaico è piombato in una crisi da sovracapacità produttiva che ha spinto verso il basso i prezzi di vendita e quindi i fatturati. Dopo l'annuncio degli incentivi, i titoli di tutte le società cinesi del fotovoltaico sono schizzati in Borsa (Suntech, Yingli e Trina sono tutte quotate a Wall Street). Eppure, a detta degli analisti, la mossa di Pechino potrebbe non bastare a compensare i fatturati in fisiologico calo. «La Cina sta facendo solo una buona campagna di relazioni pubbliche per le aziende cinesi », ha scritto Mehdi Hosseini, analista della Fbr Capital Markets, in una nota ai clienti. In compenso, la Suntech ha annunciato la costruzione di quattro impianti in Cina per un totale di 1,8 gigawatt. La Repubblica popolare, oggi indietro rispetto alla Germania nel fotovoltaico, si prepara ad essere comunque la numero uno al mondo nel giro di dieci anni, o forse meno. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Segreti Apple, terzisti cinesi e un suicidio (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-23 - pag: 9 autore: Lavorava alla Foxconn e aveva perso un prototipo di iPhone: a 25 anni si è buttato dal 12Úpiano Segreti Apple, terzisti cinesi e un suicidio Antonio Dini Ha chiuso gli occhi, ha stretto i pugni ed è saltato giù. Sun Danyong, 25 anni, da poco laureato in economia e assunto nel 2008 da un colosso cinese dell'elettronica, si è tolto la vita così, alle 3.30 del mattino dello scorso 16 luglio, con un lungo volo dal 12Ú piano della palazzina in cui abitava a Shenzen, nella Cina meridionale. Dietro al gesto, la pressione psicologica e forse anche la coercizione fisica esercitata in una indagine interna dal datore di lavoro Foxconn International, divisione del colosso taiwanese Hon Hai, per la scomparsa di un prototipo della prossima generazione di iPhone della Apple. Ma Sun appare in realtà sempre di più come una vittima indiretta del cieco meccanismo che regola il rapporto tra committenti occidentali e fabbriche cinesi. Sun, cinese dello Yunnan che la fidanzata e un amico definiscono come una persona timida e molto scrupolosa, aveva l'incarico di gestire la spedizione di 16 segretissimi prototipi della prossima generazione di iPhone, progettati dalla Apple, che dal 1986 si serve di Foxconn come terzista in Cina. Uno di questi apparecchi era stato perso ai primi di luglio e la divisione centrale della sicurezza interna di Foxconn aveva condotto un'indagine raccontata da alcuni giornali cinesi, stigmatizzando l'estrema durezza nei confronti di Sun, «colpevole» di non riuscire a giustificarsi adeguatamente per l'accaduto. Sina Online News e Nanfang Daily hanno infatti raccontato nei giorni scorsi di una lunga serie di procedure illegali condotte dall'ufficio indagini di Foxconn: perquisizioni nella casa di Sun, restrizione della sua libertà personale (un eufemismo per indicare la reclusione) e anche abusi fisici. Incaricato dalla dirigenza di Foxconn di risolvere il "problema Sun" era un funzionario, soprannominato Gu, che adesso Foxconn avrebbe sospeso dal lavoro senza stipendio per una nuova indagine, questa volta della polizia cinese. Il nodo della questione sarebbe in realtà nel meccanismo che lega le fabbriche cinesi ai committenti occidentali e al loro bisogno di segretezza per proteggere gli investimenti miliardari dei nuovi prodotti. In questa circostanza Apple, giudicata molto rigida anche in un settore paranoico come quello dell'elettronica di consumo, e soprattutto nel caso in cui, come accade per Foxconn, la fabbrica cinese produca in contemporanea per i concorrenti. Dalla gigantesca cittàfabbrica di Longhua, città satellite di Shenzen, chiusa agli occhi di qualsiasi osservatore non autorizzato in cui lavorano circa 230mila operai altamente specia-lizzati, ogni giorno escono centinaia di container pieni di computer e apparecchi elettronici di Dell, Hp, Motorola, Microsoft, Nintendo e Sony, tra gli altri. Apple ha appena presentato i risultati fiscali del terzo trimestre, registrando le vendite più elevate per il trimestre di riferimento, pari a 2,6 milioni di Mac e 5,2 milioni di iPhone, prodotti in buona parte da Foxconn, e con ricavi complessivi di 8,34 miliardi di dollari. Due mesi fa l'azienda aveva lanciato sul mercato la terza generazione di iPhone, e due giorni fa ha pagato in anticipo 500 milioni di dollari a Toshiba per assicurare il flusso continuo di componenti per iPod e iPhone. Soprattutto da quando nel 1997 è rientrato alla guida dell'azienda il fondatore Steve Jobs, Apple ha aumentato la sua già estrema segretezza, che prevede il licenziamento immediato dei dipendenti che lascino trapelare indizi sui piani di sviluppo futuri. Nel 2005 aveva generato scalpore la causa intentata a Nicholas Ciarelli, giornalistablogger di 19 anni titolare del sito Think Secret, con la richiesta che rivelasse il nome della sua fonte dentro Apple. Secondo gli osservatori, lo "smarrimento" di un prototipo potrebbe far scattare le clausole degli accordi con i fornitori come Foxconn, che comportano la rescissione dei contratti e penali miliardarie. L'incidente si potrebbe quindi tramutare in un inferno per l'azienda taiwanese controllata dal multimiliardario Terry Gou. Da qui le pressioni su Sun, forti anche per un ambiente dove arrivare a 80 ore di lavoro settimanale non è insolito e dove per punizione si viene lasciati per ore in piedi dai capoturno. Nel giugno del 2006 un quotidiano inglese aveva rivelato le pratiche contrarie agli accordi di lavoro nella fabbrica in cui venivano prodotti gli iPod di Apple, che aveva effettuato una indagine indipendente minacciando di rescindere il contratto con Foxconn, che a sua volta aveva fatto causa (poi ritirata) a due giornalisti cinesi. Nell'agosto dell'anno scorso, invece, erano apparse in un telefono acquistato in Europa le foto di una misteriosa "iPhone girl", cioè una giovane e sorridente operaia della fabbrica di Shenzen, immortalata da una collega e che avevano fatto il giro del web. A differenza di quanto è accaduto con Sun, i portavoce di Foxconn si erano af-frettati a definire l'accaduto un «meraviglioso errore», dopo che un giornale cinese aveva eletto la ragazza «Miss catena di montaggio in Asia ». © RIPRODUZIONE RISERVATA SOTTO PRESSIONE Il colosso di Shenzen rischia penali e grosse commesse Il ragazzo non ha retto allo stress psicologico dovuto all'indagine interna

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Niente yacht per Kim Jong-Il (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-23 - pag: 11 autore: Corea del Nord. L'Italia blocca la vendita di due scafi prodotti dalla Azimut-Benetti Niente yacht per Kim Jong-Il Raoul de Forcade GENOVA Il dittatore nordcoreano Kim Jong-Il ha recentemente tentato diacquistare,in violazione all'embargo internazionale in atto contro la Corea del Nord, due yacht italiani prodotti da Azimut-Benetti. Un tentativo bloccato, però, dalla guardia di finanza. Teatro dell'operazione i cantieri di Viareggio dell'azienda, dove le due barche, un Azimut 95 e un Azimut 105, del valore complessivo di circa 13 milioni di euro, sono state realizzate. Il gruppo italiano, leader mondiale nella produzione di yacht di lusso, spiega di aver ricevuto un ordine di acquisto per le due imbarcazioni «da un cliente di nazionalità austriaca attraverso i normali canali commerciali, su segnalazione del concessionario locale di Azimut, che da anni collabora con l'azienda. Il cliente austriaco ( che, a quanto risulta, aveva pagato in contanti, ndr ) ha successivamente ceduto l'ordine, come talvolta avviene, a una società cinese indicando, quale destinazione finale dei due yacht, appunto, la Cina». La guardia di finanza, però, ha scoperto che,dietro un'operazione apparentemente regolare, gli acquirenti nascondevano un tentativo di violare l'embargo sulla Corea del nord. Ed è scattato il sequestro amministrativo dei due yacht. Tutto sarebbe partito da un'informativa dei reparti speciali della guardia di finanza, che rivelava, tra l'altro, come la società cinese che aveva acquisito l'ordine fosse collegata a Kim Jong-Il. Anche la polizia austriaca ha effettuato un blitz nella sede della società che aveva ceduto i diritti. E seguendo la pista dei denari spostati di banca in banca, i finanzieri italiani, in collaborazioni con gli austriaci, avrebbero stabilito che dietro ai pagamenti c'era proprio il dittatore nordcoreano. Al momento del sequestro degli yacht, avvenuto in maggio, spiegano alla Azimut Benetti, l'azienda «si è attivata immediatamente dando mandato ai propri legali non solo di risolvere immediatamente gli ordini di vendita delle imbarcazioni, ma di agire senza indugio contro gli autori dell'illecito, facendo valere i propri diritti come parte lesa per frode contrattuale». Inoltre, «non appena è stata avvisata delle reali intenzioni dei presunti acquirenti delle imbarcazioni», Azimut Benetti «si è messa immediatamente a disposizione, per fornire alla guardia di finanza tutto il supporto necessario, in termini di informazione e documentazione, per svolgere al meglio e in tempi rapidi le indagini investigative». Il ministero dello Sviluppo economico, chiarisce ancora il gruppo, «ha recentemente disposto il dissequestro dei due yacht, restituendoli alla piena disponibilità dell'azienda». Quanto alle somme corrisposte per l'acquisto delle due imbarcazioni, «restano nella disponibilità di Azimut-Benetti sino alla successiva rivendita degli yacht, fermo restando il diritto della società di non subire alcun danno economico da questa vicenda. Azimut-Benetti viene così prosciolta dall'accusa di tentata esportazione illegale». © RIPRODUZIONE RISERVATA EMBARGO DA FAR RISPETTARE La guardia di finanza è risalita al dittatore coreano seguendo i conti bancari di un mediatore in Austria e di una società cinese

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Pubblicità in calo del 7,2% (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-23 - pag: 11 autore: Nel mondo Pubblicità in calo del 7,2% Nel mondo la spesa pubblicitaria in tv, stampa e radio è scesa del 7,2% nei primi tre mesi del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008. Il rapporto Global AdView Pulse, di Nielsen, mostra che sono i paesi europei a soffrire di più: in particolare Spagna (-28,2%); Irlanda (-21,2%); Italia (-19,1% e -16,5% nei primi cinque mesi per il mercato nel complesso); e Gran Bretagna (-14,7%). Gli Usa perdono il 12,7 per cento. Rallenta la Cina (+2,5%). «Gli effetti della crisi finanziaria hanno raggiunto l'advertising », spiega il direttore di Global AdView, Ben van der Werf. Malissimo i periodici (-17,4%), male i quotidiani (-9,1%), in tenuta tv e radio (-4,7% e -2,5%). Tra i settori in positivo solo distribuzione (+6%) e largo consumo (+ 0,2%).

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Cin cin con Fellini, Flaiano e Saragat (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-07-23 - pag: 15 autore: La decadenza di uno dei simboli della «Dolce vita» Cin cin con Fellini, Flaiano e Saragat di Guido Compagna V enire a sapere che il Café de Paris di via Veneto è stato sequestrato dai Ros e dalla Guardia di finanza perché «risultato nella disponibilità della Cosca Alvaro della 'ndrangheta calabrese» è motivo di ragionevole malinconia. Certo, il locale non è di quelli menzionati nel primo capitolo del libro di Eugenio Scalfari "La sera andavamo in via Veneto", ma è pur sempre stato, come si legge nel depliant pubblicitario, «punto di riferimento della Dolce vita, palcoscenico sul quale si sono avvicendati i più famosi attori, produttori cinematografici, politici, capi di Stato, intellettuali italiani e stranieri». Ragionevole malinconia, dunque, perché se è vero che i caffè storici segnano la vita e la qualità di una città (si pensi all'Harry's bar a Venezia, per fortuna ancora nelle solide ed esperte mani di Arrigo Cipriani, ma anche al vecchio Gambrinus e al Cristallo che ora non c'è più a Napoli) è altrettanto vero che quando essi decadono sono il segnale più evidente del declino di quelle città. A via Veneto, nei suoi caffè, si ritrovavano Scalfari e i suoi amici, in particolare il gruppo de "Il mondo" con Mario Pannunzio, l'avvocato Franco Libonati e Leone Cattani che aveva fondato il partito liberale. Al Caffè Rosati ad una certa ora – è Scalfari a ricordarlo, mantenendo però una distanza di tavolino – si affacciava anche il futuro presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, sempre accompagnato da Italo De Feo, che diverrà anche il suocero di Emilio Fede. Ma in quei caffè si ritrovava, accanto al mondo del giornalismo e della politica, anche la parte più intelligente del cinema italiano: da Federico Fellini a Steno, a Flaiano che era anche il caporedattore de " Il Mondo". Su quei tavolini nascevano sceneggiature di film di successo, si inventavano le battute che avrebbero arricchito prima i film di Totò e poi la commedia all'italiana. E il Café de Paris, fu negli anni '50 e '60 punto di ritrovo di attori e attrici più o meno famosi, ma comunque integrati nella vita non soltanto mondana di Roma. Era un'Italia di altri tempi nella quale, quando in primavera spuntavano i tavolini sui marciapiedi, si commentavano gli sviluppi dei processi Montesi e Fenaroli, leggendo sui giornali della sera i resoconti stenografici delle udienze, invece che i contenuti di pruriginose intercettazioni telefoniche. Oggi là dove si incontravano il conte Carandini, Giulia Massari, Ennio Flaiano e, perché no, Giovannino Russo è, a giudizio dei Ros e della Guardia di finanza, insediata la 'ndrangheta. Certo, la storia dei caffè, e di una strada come via Veneto, la fanno assai più i frequentatori che coloro che hanno la disponibilità dei locali. Però quello della cosca Alvaro non è certo un buon biglietto da visita per luoghi che dovrebbero poter tornare ad accogliere intellettuali, pittori, gente di cultura e soprattutto persone perbene. Un problema che dovrebbe preoccupare, e non poco, chi ha a cuore le sorti della città di Roma. Da tempo c'è chi, come i radicali, denuncia che ormai le mani della criminalità organizzata sono robustamente arrivate nelle attività commerciali del centro della città. La notizia del Café de Paris dimostra che potrebbe essere proprio così. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dolce vita. Federico Fellini al Cafè de Paris nel 1960 ALINARI

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L'Emilia-Romagna investe ancora (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-07-23 - pag: 20 autore: Industria. Il manifatturiero nel 2009 conferma la spesa per R&S e per il potenziamento dei mercati internazionali L'Emilia-Romagna investe ancora Artoni: «L'autunno sarà difficile, il punto critico resta la tensione sul credito» Emilio Bonicelli BOLOGNA Ci sarà un autunno difficile per il sistema manifatturiero dell'Emilia Romagna con il rischio di chiusura di imprese e licenziamenti. Il pericolo riguarda soprattutto le unità più piccole e meno capitalizzate. Al crollo degli ordini corrisponde un forte ridimensionamento degli investimenti. Vi sono tuttavia due note in contro tendenza. Nonostante la crisi, tiene la spesa in ricerca e sviluppo e cresce quella per attività produttive e commerciali all'estero. L'indice di intensità degli investimenti effettuati nel 2008, a confronto con quelli previsti per il 2009, passa nel primo caso da 44,6 a 44,8, mentre nel secondo caso si sale da 14,3 a 19,9. Calano invece tutte le altre tipologie di spesa, compresa l'Information Technology (da 48,6 a 36,3). Il cambio di strategia per uscire dalla tempesta sui mercati si concentra dunque non solo sulla riduzione della capacità produttiva (23,2%) e sulla ristrutturazione dei processi produttivi (42,4%), ma anche, e in misura più intensa, su innovazione dei mercati di sbocco (43,1%) e innovazione di prodotto (51,8%). Sono questi alcuni dati che emergono dall'Indagine 2009 sugli investimenti delle imprese industriali in Emilia Romagna. «La crisi è grave ed è crisi di domanda – commenta Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria in regione –. In questo scenario risulta positivo il modo con cui reagiscono le nostre imprese, andando a cercare nuovi mercati, dove emergono segnali di ripresa come la Cina, e puntando sull'innovazione ».Intanto però«all'autunno dobbiamo arrivarci e non dobbiamo lasciare nessuno sul campo. Al contrario è necessario essere il più possibile uniti e compatti in particolare per aiutare le aziende a superare quello che sarà il punto più critico, cioè le tensioni sul credito e la bassa capitalizzazione». L'indagine sugli investimenti, da un campione di 500 aziende rappresentative del territorio, viene presentata a Bologna in occasione del convegno che segue il Consiglio in cui Anna Maria Artoni viene confermata alla guida di Confindustria Emilia Romagna per un terzo biennio (2009-2011). Dal rapporto emerge che le aziende non si aspettavano la crisi e avevano programmato per il 2008 investimenti in crescita che sono stati poi nettamente ridimensionati per tutte le tipologie di spesa. Per il 2009, come detto, vi sarà un ulteriore rallentamento, tranne che per la spesa in ricerca e in internazionalizzazione. Circa poi gli ostacoli che quest'anno si frappongono alla realizzazione degli investimenti programmati al primo posto (52,8%) vi è l'insufficiente livello della domanda attesa e al secondo (35,3%) le difficoltà nel reperire risorse finanziarie. Solo due anni fa, nel 2007, gli stessi indicatori erano meno della metà (rispettivamente 22,5% e 13,5%). Se poi si analizza la situazione delle piccole imprese, l'indicatore sulle difficoltà nel reperire credito sale sino a sfiorare il 40 per cento. All'incontro di Confindustria è presente anche il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, che annuncia 1,5 miliardi di euro per lo sviluppo entro il 2013, con l'obiettivo di diventare la regione «con la più alta quota di energia da fonti rinnovabili». © RIPRODUZIONE RISERVATA RISORSE PUBBLICHE La Regione mette in cantiere 1,5 miliardi per lo sviluppo entro il 2013, puntando al record di energia da fonti rinnovabili

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Il cuore altrove (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-23 - pag: 29 autore: TV ACURADI MARIA LUISA COLLEDANI Il cuore altrove RAITRE 21,10 Di Pupi Avati (2003, 103'), con Neri Marcorè (nella foto): un professore innamorato della bella Angela nell'Italia degli anni Venti Da non perdere CANALE 5 21,10 A crepapelle. è l'ultima puntata di Zig Zelig prima dell'estate. è una carrellata di gag dalle edizioni trasmesse fra 2003 e 2008. Tra gli altri, Checco Zalone, Katia e Valeria, Marco Marzocca, Ficarra e Picone. RAIUNO 21,20 Mondo e natura. Nella puntata odierna di Superquark Piero Angela propone un filmato della Bbc girato in inverno lungo le coste del Sudafrica: è il viaggio delle sardine verso acque più miti e l'assalto dei predatori. Poi, si parla del primo asilo musicale d'Europa fondato a Berlino dal maestro Daniel Barenboim; di misure antisismiche, del cibo del futuro. RAITRE 23,45 Oltre l'arcobaleno. Nel film-documentario in prima tv si parla del diritto alla maternità/paternità delle coppie omosessuali (la regia è curata da Maria Martinelli e Simona Cocozza). Attualità RAIDUE 14,45 Contre la montre. è l'ultima cronometro del Tour de France prima dei Campi Elisi. I ciclisti, scossi dal caso doping di Di Luca, si misureranno contro il tempo nel circuito attorno al lago di Annecy, situato a 450 metri di altitudine e considerato il più pulito d'Europa. è un percorso piatto perfetto per gli specialisti, in attesa - sabato - del temibile Mont Ventoux. RAITRE 14,45 Da Roma. Cristopher Sacchin si confronta con gli specialisti cinesi nella specialità del trampolino da 3 metri; in acqua anche la Nazionale azzurra femminile contro la Cina per le eliminatorie del gruppo A del torneo di pallanuoto. Spettacolo PREMIUM CINEMA 21,00 Un mondo perfetto, di Clint Eastwood, con Kevin Costner (1993, 132'). A Dallas, nella notte di Halloween, un evaso di prigione prende in ostaggio un ragazzino. Inizia una disperata fuga verso l'Alaska. LA7, 21,10 I morituri, di Bernhard Wicki, con Yul Brynner, Marlon Brando (1965, 123'). Siamo nel 1942: su un mercantile che trasporta un carico prezioso nel Pacifico spie inglesi e aguzzini nazisti, antinazisti veri e falsi giocano al gatto e al topo. RETE 4 23,50 Basta guardare il cielo, di Peter Chelsom, con Sharon Stone (1998, 100'). Kevin è afflitto da una malformazione che lo obbliga a camminare con le stampelle. Maxwell, pur grasso e impacciato, lo porta sulle spalle per far fronte ai cattivi. Due amici che diventano un sol corpo, una sola anima.

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Anche senza Opel, Torino punta a 5,5 milioni di vetture prodotte (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-23 - pag: 31 autore: Il numero uno: vogliamo rafforzarci ma «non cerchiamo fidanzati» Anche senza Opel, Torino punta a 5,5 milioni di vetture prodotte Aldo Bernacchi TORINO Dal nostro inviato L'aveva chiamata, in un crescendo negativo, prima lotteria e poi addirittura una soap opera brasiliana. Erano i giorni caldi di fine maggio. Ieri, nel cda che ha esaminato i dati del secondo trimestre, Sergio Marchionne ha messo una volta per tutte la parola fine alla vicenda Opel . Che si accomodino pure Magna , Baic o il private equity di Rhj «come se la disastrosa gestione di Cerberus alla Chrysler – sottolinea il top manager del Lingotto – non abbia insegnato nulla». Ma Marchionne, se rinuncia all'avventura tedesca, non accantona affatto l'obiettivo di produrre quanto prima oltre 5 milioni e mezzo di vetture: «Impiegheremo solo più tempo ma entro il 2011 ci andremo vicini». Fiat ne produce già 2,2 milioni, altri 1,8 milioni verranno dalla nuova Chrysler, poi c'è il recente accordo con la Guangzhou automobile group (Gac) per produrre a regime circa 250mila vetture in Cina («l'esordio sarà tra due anni con una berlina del segmento C», spiega Marchionne nella conference call con gli analisti) mentre in India cresce l'alleanza con Tata. «Opel era una grande opportunità, avrebbe accelerato il nostro obiettivo ma sono venute meno tutte le condizioni perché Fiat potesse impegnarsi: non è un questione di soldi, ma piuttosto di mancanza di chiarezza degli obiettivi. In più c'era la pretesa di Gm di mantenere l'ultima parola sui progetti. Ecco perché Fiat si è tirata fuori e si concentra su Chrysler». Un'operazione, quella americana, definita dal presidente Luca Cordero di Montezemolo, affascinante per tecnologia e prodotti con una straordinaria potenzialità: sotto la guida di Marchionne, che fa la spola tra Torino e Detroit, vi sta lavorando una task force di 23 manager, venti di estrazione Chrysler e tre inviati da Torino. Marchionne, parlando agli analisti, si dice molto fiducioso sul rilancio del gruppo Usa. Dodge e Jeep sono i marchi su cui punta Fiat che dal 10 giugno ha una quota del 20% con possibilità di salire in futuro fino al 51% se verranno rimborsati tutti i debiti contratti con il Governo Usa. «Vogliamo costruire un gruppo del tutto nuovo e veramente internazionale, ma perchè l'impatto del trasferimento delle tecnologie Fiat e la condivisione delle piattaforme comincino a dare i primi risultati bisognerà aspettare la seconda metà del 2010». Intanto per rianimare le vendite Chrysler ha annunciato ieri di raddoppiare fino a 9mila dollari il piano di incentivi governativi per l'acquisto di nuove auto. L'America è la grande scommessa di Torino anche se Fiat non cesserà di monitorare nel mondo le opzioni strategiche per rafforzarsi. «Ma – avverte Marchionne – non siamo alla ricerca di fidanzati. Abbiamo già fatto molto e siamo pronti a cogliere in pieno la ripresa, quando verrà». © RIPRODUZIONE RISERVATA L'IMPEGNO CON CHRYSLER Costruire un gruppo del tutto nuovo e internazionale: i primi risultati si vedranno nella seconda metà del prossimo anno

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Bhp Billiton delusa dal ferro (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-07-23 - pag: 38 autore: Società minerarie. Nel trimestre la produzione del gruppo anglo-australiano è scesa del 10% Bhp Billiton delusa dal ferro è il Brasile ad avvantaggiarsi dei prezzi elevati del minerale Roberto Capezzuoli Come era previsto, il dato sulla produzione di minerale di ferro da parte dell'anglo-australiana Bhp Billiton nel trimestre aprile- giugno non è stato soddisfacente. Una delusione aggravata dai recenti rincari del prezzo sul mercato spot: con lo scontro tra Pechino e la mineraria Rio Tinto ancora tutto da dipanare, il mercato fisico indiano vede la merce con un tenore del 63-63,5% avvicinarsi ai 100 dollari per tonnellata, un valore ben superiore a quello che la stessa Rio Tinto ha concordato nei mesi scorsi con le acciaierie giapponesi e coreane per le forniture del 2009- 10. Ad avvantaggiarsi è soprattutto la brasiliana Vale, il numero uno della graduatoria mondiale che vede Rio e Bhp rispettivamente al secondo e terzo posto. Nel mese di luglio, fino a questo momento, dal Brasile verso la Cina sono partite ben 31 navi cariche di ferro, un record assoluto, mentre dall'Australia ne sono partite solo 12, tre volte meno del normale. Il gruppo Bhp ha estratto solo poco più di 27 milioni di tonnellate, il 10% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, causa gli incidenti nella zona di Pilbara, in Australia occidentale, e le inondazioni causate dal clima avverso. Nei 12 mesi la cifra è risultata di 114,4 milioni di tonnellate, a fronte di un obiettivo fissato a 130 milioni. La flessione brucia particolarmente, perché nello stesso trimestre i cugini- rivali di Rio Tinto hanno prodotto il record di 53 milioni di tonnellate. Decisamente positivo invece, almeno fino a giugno, il dato sull'export di ferro da Bhp verso la Cina, che ha conosciuto un aumento del 29% nel primo semestre 2009. Tuttavia i futuri sviluppi non sono ancora ben delineati, secondo i vertici del gruppo minerario, perché potrebbe essere ormai al termine la fase di acquisti effettuati da cinesi per aumentare le scorte. Per la Bhp comunque le cifre del ferro sono importanti, ma non come lo sono per Rio. Bhp ricava dall'iron ore il 40% dei profitti operativi, mentre Rio ne ottiene l'80 per cento. Tuttavia c'è un'altra spina per la «regina d'Australia» nelle statistiche del trimestre, e riguarda soprattutto la miniera cilena di Escondida, che Bhp controlla al 57,5% e che è il primo giacimento mondiale di rame per produzione. I problemi a Escondida hanno ridotto del 21% l'output Bhp di rame, come si può vedere in tabella. A Londra il titolo ha reagito chiudendo la giornata con una perdita dell'1,8 per cento, a 1502,5 pence, interrompendo una fase positiva avviata poco dopo l'inizio di luglio. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE SPINE DEL RAME Una serie di problemi ha causato una riduzione nell'attività estrattiva della miniera cuprifera cilena di Escondida

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Venezia riemerge con le cerniere (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-07-23 - pag: 2 autore: Venezia riemerge con le cerniere Con il nuovo sistema di paratoie il Mose, iniziato nel 2003, sarà ultimato nel 2014 di Claudio Pasqualetto L a notizia è piccola piccola: sono state presentate le cerniere su cui si snoderà il movimento delle paratoie che, secondo il progetto Mose iniziato nel 2003, sono destinate a proteggere la città lagunare dalla marea. Se la notizia è piccola, il risultato è decisivo: da oggi quel progetto cui si sta lavorando tra mille polemiche da oltre quarant'anni, potrà navigare meglio e più speditamente. Di più. Patrizio Cuccioletta, presidente del magistrato alle acque, il braccio operativo dello stato a Venezia e come tale referente del Mose, promette che si risparmierà anche «qualche giorno» su quel termine del 2014 entro il quale Venezia garantirà piedi asciutti ai turisti e ai cittadini case, negozi e magazzini non più inondati. La Venezia delle mille contraddizioni comincia a prendersi una prima rivincita con Stephen Fay e Philip Knightley, i due giornalisti del Sunday Times che concludevano un libro inchiesta pubblicato nel 1977 affermando che i loro nipoti non avrebbero visto la Venezia che loro avevano conosciuto. Una rivincita che conferma quanto la città abbia saputo accogliere l'indicazione profetica di Vittorio Cini pronunciata subito dopo la devastante marea del 1966, quella che mise a nudo tutta la fragilità di questa città. «Salviamo Venezia con la collaborazione di tutti - disse Cini - ma salviamola noi, tocca ai veneziani farlo con il concorso di tutti gli italiani». I veneziani non hanno imposto quella accelerazione che il mondo intero sembrava chiedere sulla spinta emozionale del disastro. Delusero anche gli intellettuali che avevano avuto più a cuore il problema della città. Indro Montanelli, dopo tante battaglie, annunciò di volersene lavare la mani, sostenendo che forse era meglio porre la città sotto la protezione del'Onu. Paolo Costa, il sindaco della grande svolta sul Mose,e oggi presidente dell'Autorità portuale, giustifica quegli eccessi di prudenza, il dibattito ampio, le tante reticenze ed anche le critiche costruttive: «Sono serviti a dare quelle certezze sulle quali oggi Venezia ricomincia a muoversi». Costa ha fatto parte del collegio dei cinque saggi internazionali chiamati a dare una valutazione scientifica sul progetto Mose, poi per due anni, come ministro per le infrastrutture, ha seguito i lavori del Comitato interministeriale per Venezia, infine come sindaco ha trasformato quello che era un sostanziale «no» della città a un sì subordinato ad undici condizioni. Quella fondamentale era che il progetto garantisse alla città tutta la sua vitalità economica, anzi le permettesse di tornare ad esprimere a pieno un potenziale storicamente straordinario. «Così è stato - commenta Costa - e oggi, per un destino imprevedibile allora, mi trovo a guidare un porto che grazie a quelle scelte ha un futuro sicuro, può progettare, programmare, stringere accordi». Riecco la Venezia delle contraddizioni. Quella che teme di venire stritolata dal turismo, di diventare una sorta di Disneyland storico- culturale da chiudere la sera e riaprire al mattino, ma che al tempo stesso non si preoccupava della sua "azienda" più importante, il porto. E se da un lato il Mose garantisce a questo la piena funzionalità, grazie anche alle conche già ben visibili alle bocche che separano la laguna dal mare, dall'altro restituisce a un'economia attiva anche l'Arsenale, fabbrica straordinaria che arrivò ad impressionare Dante («Quale nell'arzanà de' viniziani bolle l'inverno la tenace pece a rimpalmare i legni lor non sani che navicar non ponno», Inferno XXI canto), ma troppo a lungo sminuito a reperto di archeologia industriale. Qui ci sarà l'officina di sperimentazioni e manutenzione della paratoie e dei loro movimenti elettromeccanici, qui sono stati costruiti i quattro grandi piloni ai quali è agganciato il rigassificatore collocato in mare davanti a Porto Tolle. E all'Arsenale, dove si è insediata da qualche anno Thetis, società leader nello sviluppo di tecnologie ambientali, arriverà anche il Consorzio Venezia Nuova, il concessionario che ha ideato, progettato e sta ora costruendo il Mose. Segnali importanti per la Venezia che non accetta un dorato declino, che non vuole che l'Economist torni a scrivere, come quarant'anni fa, che «la trascuratezza è andata incontro a una triste retribuzione». E se Massimo Cacciari, sindaco simbolo della città, non ha mai nascosto il suo scetticismo, dopo aver accettato il progetto adesso lavora per porre le basi della nuova città. Sul fronte internazionale i consensi sono ben più convinti: dai professori del Mit (ormai di casa nei cantieri) a Kathleen Kennedy, figlia di Bob e consulente per l'ambiente del presidente Obama. Kathleen, a Venezia nei giorni scorsi, si è detta sicura che la città vincerà la sua sfida con il mare. Certo, servirebbe una città più reattiva, più consapevole dell'occasione straordinaria che ha davanti, più capace di cogliere i segnali di cambiamento e di attrezzarsi nella maniera più opportuna per un 2014 che resterà nella sua storia. Ma la "discesa" del Moseè appena cominciata grazie a quella cerniera. Un sistema meccanico dietro alla quale ci sono mille storie ma soprattutto c'è l'orgoglio dell'impresa e della tecnologia italiana, o per meglio dire veneta. Bisognerebbe cominciare dal Consorzio Venezia Nuova che ha resistito spesso in silenzio a mille attacchi in tutti questi anni e dargli atto di avere mantenuto diritta la barra sul suo progetto resistendo al fiorire delle idee più fantasiose e bizzarre. Giovanni Mazzacurati, storica anima del Consorzio, è l'uomo che ha saputo mediare tra la politica spesso disattenta, gli interessi delle imprese e le istituzioni, a tutti i livelli. La decina di procedimenti giudiziari tutti vinti, i ricorsi a Bruxelles, le battaglie ambientaliste sono stati trasformati in utile contributo più che sterilizzati nella polemica. Ma quel che conta è che il Consorzio ha saputo mettere insieme una squadra di saperi e di professionalità tutta italiana che oggi si avvia a realizzare la più importante opera idraulica in costruzione al mondo. Per prime sono emerse le eccellenze ingegneristiche, quelle che oggi hanno creato i supporti per andare ad affondare alle bocche di porto gli enormi cassoni in cemento sui quali verranno poste le paratoie. C'è stato chi come la Terex, che ha sede in Friuli, ha fornito gru adatte a lavorare in mare, chi s'è inventato ex novo un'organizzazione logistica e di cantiere tutta sull'acqua per non disturbare la normale vita di Venezia con una attività nella quale, oggi, sono impiegate più di tremila persone. E da un lavoro di collaborazione e confronti durato anni fra i tecnici del Consorzio e le migliori società venete è uscita quella cerniera innovativa che ora sarà sperimentata per 18 mesi in un campo prova appositamente creato ma della quale partiranno i primi ordini di produzione già a fine anno. La costruisce la Fip, una media azienda padovana creata parecchi decenni fa da Romeo Chiarotto che ancora ieri mostrava orgogliosamente il frutto del suo lavoro, partito nel dopoguerra dall'invenzione di placche metalliche vulcanizzate con la gomma per ammortizzare le spinte di ogni tipo ed approdato oggi non solo alle cerniere del Mose ma anche a quella sorta di molle destinate ad assorbire i movimenti del terreno che verranno poste sotto i nuovi edifici antisismici in costruzione a L'Aquila e dintorni. «Quest'anno altro che ferie-commentava ieri Chiarotto - tutti al lavoro e a fare straordinari per rispondere al meglio a questi due importanti incarichi che abbiamo avuto.» è giusto anche dare qualche numero per avere un'idea di quanto si va a realizzare: ogni cerniera è composta da un elemento maschio alto 2,7 metri ed uno femmina largo più di 3 metri, uniti tra loro da un pistone che fa anche da elemento di spinta, il tutto per un peso complessivo di oltre 50 tonnellate e realizzato con lamiere, acciai e saldature speciali. Ci saranno due cerniere per ognuna delle 78 paratoie che andranno ad appoggiarsi su cassoni in cemento posati sul fondale lunghi 60 metri e larghi 40. Marghera, la chimica, il nuovo waterfront stanno al di là del ponte, verso la terraferma. Verso il mare Venezia conquista una nuova eccellenza mondiale. Scriveva lo storico dell'arte André Chastel che la salvezza di Venezia è il simbolo delle nostre responsabilità, il vero banco di prova del ventesimo secolo. Sta ai veneziani e agli italiani del ventunesimo secolo dimostrare con orgoglio al mondo che le sfide si possono vincere. Sempre. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PROSPETTIVE Paolo Costa: «Quando il sistema sarà terminato, il porto potrà programmare accordi e anche l'Arsenale avrà la possibilità di rinascere» Il destino. Il Mose dovrà salvare Venezia e la Laguna non solo dalle maree. Sarà pronto per il 2014 e garantirà un nuovo futuro alla città. Il porto, grazie alle conche già visibili alle bocche di porto, avrà piena funzionalità: potrà incrementare il flusso commerciale e turistico (nella foto, una nave da crociera davanti alla chiesa di San Giorgio) e commerciale. All'Arsenale sarà offerta la possibilità di una nuova vita economica. Venezia scongiura così uno dei suoi incubi: quello di venire stritolata dal turismo, di diventare una sorta di Disneyland storico-culturale da chiudere la sera e riaprire al mattino. REUTERS

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Tre vie per un villaggio globale (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-07-23 - pag: 13 autore: Tre vie per un villaggio globale Giochi cooperativi, politiche coordinate e opposte: così si può uscire dalle crisi di Giacomo Vaciago I l successo del G-8 dell'Aquila ha riproposto in termini nuovi i "giochi cooperativi" che sono alla base di questi incontri tra i principali governi del mondo. Cosa significa incontrarsi per raggiungere un qualche accordo sulle cose da fare nel periodo di tempo successivo? Sostanzialmente tre sono i principali modi con cui ciò può realizzarsi. L'accordo può riguardare l'adozione da parte di tutti delle stesse regole. Qualcosa del genere si sta portando avanti con riferimento al cosiddetto "Lecce framework": principii generali che tutti devono far propri con riferimento alle regole ed alla supervisione dell'attività economica e finanziaria. Oppure ci si impegna a correggere con le appropriate politiche economiche problemi e crisi economiche in qualche modo comuni. Qualcosa del genere si è fatto nell'ottobre scorso a Bruxelles, approvando, in modo un po' più coordinato del solito i piani nazionali di stimolo all'economia, in seguito all'aggravarsi della crisi economica post fallimento di Lehman. Infine, con riferimento alle cause della crisi finanziaria emersa a partire dall'agosto 2007 molto s'è detto e scritto del grave squilibrio tra l'eccesso di consumo di alcuni Paesi (anzitutto Stati Uniti) e l'eccesso di risparmio di altri (soprattutto Cina e Germania). Il saving glut degli anni scorsi avrebbe significato una troppo rischiosa riduzione della normale "avversione al rischio" degli intermediari finanziari e ciò avrebbe finito col produrre il loro probabile fallimento. Questo aspetto significa un terzo diverso modo di coordinamento: i paesi coinvolti dovrebbero fare "politiche opposte" cioè cambiare ciascuno, in direzione diversa, la propria politica e in questo modo ridurre fino ad eliminare gli squilibri che caratterizzano i loro rapporti. è evidente che questo terzo tipo di coordinamento è il più complicato ed assieme il più utile nella misura in cui evita che si accumulino problemi irrisolti che prima o poi causano guai seri. Ma il fatto che sia utile non significa che sia facile da ottenere. Pensiamo all'elevato risparmio dei cinesi e dei tedeschi, accumulato a fronte di una rilevante produzione di beni che è venduta all'estero. La capacità di esportare di un Paese è da considerare una virtù, certo non un difetto. E tale è la parsimonia dei suoi cittadini. Se a livello internazionale quell'eccesso di risparmio è un problema, le politiche per correggerlo non mancano. Si potrebbe rivalutare la valuta del Paese che ha un rilevante saldo positivo della bilancia dei pagamenti. e/o con politiche monetarie e fiscali favorire la domanda interna e così indirettamente ridurre le loro esportazioni. Ma il problema vero è un altro ed è rappresentato dai fattori strutturali che concorrono a spiegare quell'elevato risparmio. Sia nel caso della Cina sia in quello della Germania, alla base dell'elevata propensione a risparmiare troviamo un evidente strutturale fattore demografico, cioè la ridotta dinamica della popolazione, corrente e attesa. Nel caso della Cina, ciò era stato dimostrato qualche anno fa da un bello studio di Olivier Blanchard (attuale capo degli studi economici al Fondo Monetario Internazionale) e Francesco Giavazzi. Poiché la politica del Governo cinese costringe le famiglie ad avere un solo figlio, è più necessario risparmiare per la propria vecchiaia, non potendo contare sull'assistenza dei figli (come dire che anche il proletariato - privato dei figli - risparmierebbe!). Analoghe considerazioni si possono fare per la Germania, altro paese a demografia negativa, dove i cittadini devono contare sul proprio risparmio per campare da vecchi. Cosa significa tutto ciò? Che in un mondo globale ci sono cose che "giochi cooperativi" dei principali Governi possono facilmente correggere, nell'interesse comune. Ma ci sono anche differenze strutturali che non saranno da correggere, ma semmai da rendere sostenibili. In altre parole, in un mondo globale non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo essere tutti uguali. Possiamo benissimo far coesistere differenze anche radicali che facciano emergere altrettante complementarità. Il bello del mondo globale - se è percepito durare nel tempo - è dato dal fatto che consente un maggior grado di specializzazione, cioè differenze tra parti tra loro complementari. In questi casi, è un errore parlare di squilibri ( imbalances), ma dovremmo imparare a gestire - traendone beneficio, per tutti - delle differenze che possono durare a lungo. Qualcosa che se non abbiamo saputo fare negli anni scorsi poi non possiamo darne la colpa ai virtuosi risparmiatori cinesi e tedeschi. © RIPRODUZIONE RISERVATA ESEMPI VIRTUOSI L'elevato risparmio dei tedeschi e dei cinesi non può essere un problema: bisogna fare emergere le complementarietà con gli altri paesi ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO ROSA

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Il made in Italy rialza la testa (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: IL COMMERCIO E IL LAVORO data: 2009-07-23 - pag: 6 autore: Il made in Italy rialza la testa Esportazioni in aumento a maggio - Quote di mercato 2008 in flessione Nicoletta Picchio ROMA Maggio come mese della svolta. Un recupero che, passo dopo passo, si dovrebbe consolidare verso la fine dell'anno. Dopo i primi quattro mesi neri sul fronte dell'export,con un calo che ha sfiorato il 25%, a maggio è ritornato per la prima volta nel 2009 il segno positivo davanti alle nostre esportazioni: +0,5%. Addirittura +19% in Cina. E ieri il ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola, ha indicato per giugno un +1,5 per cento. Anche il 2008 si è chiuso con un segno positivo: +0,3%, a fronte di un aumento delle importazioni dell'1,1%. Il problema, però, è che il nostro Paese ha perso quote di mercato: dopo la risalita del 2007, che ha visto l'Italia a quota 3,5, il 2008 ha segnato un 3,3%. Anche se l'Italia non ha perso posizioni a livello mondiale, rimanendo sempre al settimo posto. è la fotografia dell'Italia nel mondo come emerge dal Rapporto Ice-Istat 2008-2009, che è stato presentato ieri, a Roma. Pesa l'avanzata della Cina, che è al secondo posto, che passa dall'8,7 all'8,9 come quote di mercato, mentre la Germania, prima in classifica (ma che potrebbe cedere il posto alla Cina a breve), si ridimensiona, dal 9,4 al 9,1. Gli altri grandi Paesi davanti a noi calano, mentre migliorano la Russia, l'Arabia Saudita e gli Emirati (questi ultimi grazie a consistenti flussi di riesportazioni). Non è però solo l'avanzata dei paesi in via di sviluppo a farci ar-retrare, ma caliamo anche nell'export nell'area euro. La perdita di quote di mercato dell'Italia nell'export ha riguardato tutte le aree del mondo. Unica eccezione, l'Africa settentrionale: le esportazioni si sono rafforzate per effetto della vendita di beni intermedi e di investimento, un fenomeno legato ai processi di frammentazione delle produzione. Analizzando i Paesi, come destinazione di export al primo posto c'è la Germania, anche se il valore è diminuito dell'1,3%; seguita dalla Francia (-2,5), al terzo posto la Spagna, (- 12,7). Sono diminuite le esportazioni verso gli Usa, -5%, mentre la Cina ha segnato + 2,5. Nei primi mesi del 2009,l'andamento resta confermato a livello generale. In alcuni Paesi, però, c'è un recupero. In Cina nel gennaio-maggio di quest'anno, confrontato con lo stesso periodo dell'anno scorso, si è passati dall'1% all'1,2; in Giappone dall'1,1 all'1,2; in Russia dal 4,0 al 4,5%; in Germania dal 5,7 al 6,1; in Francia dal 7,9 al 10,7. Restano identiche le quote negli Usa, 1,8, mentre c'è un calo in Spagna, dal 7,9 al 6,9% e nel Regno Unito, dal 4,2 al 3,9. «Il peggio è passato, a fine 2009 ci sarà quasi un pareggio della bilancia commerciale italiana », ha detto il vice ministro allo Sviluppo, con delega al Commercio estero, Adolfo Urso ( nel 2008 la bilancia dei pagamenti al netto dei prodotti energetici ha avuto un saldo positivo di quasi 50 miliardi di euro) A penalizzare l'Italia nello scenario mondiale, dice il Rapporto, è la specializzazione produttiva, orientata verso settori a domanda mondiale relativamente lenta. Un handicap, in questa fase dove il commercio mondiale frena e arretra: nel 2008 c'è stato un aumento del 3,3, positivo ma con un calo di circa 4 punti rispetto all'anno precedente. Il 2009, prevede l'Ice, si sarà un calo degli scambi dell'11 per cento. è la rotta Sud-Est, secondo Urso, quella dove le aziende devono indirizzarsi, per avere più possibilità di crescita. E sia il presidente dell'Ice, Umberto Vattani,sia quello dell'Istat,Luigi Biggeri, hanno sottolineato al capacità soprattutto delle piccole e medie imprese italiane di reagire alle difficoltà. Ieri ci sono stati anche due testimonial: Diana Bracco, una impresa con oltre un miliardi di euro di fatturato, e Matteo Lunelli, al vertice dell'azienda di vini Ferrari, che hanno raccontato la loro storia di successo, focalizzata sull'internazionalizzazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA BILANCIA COMMERCIALE Per il viceministro Adolfo Urso a fine 2009 è atteso il pareggio. Secondo l'Ice pesa ancora l'handicap della specializzazione produttiva

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Liberi e informati per mangiare (e stare) meglio (sezione: Cina)

( da "Avvenire" del 23-07-2009)

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POLITICA 23-07-2009 L A BATTAGLIA PER LA CHIAREZZA INGAGGIATA DALLA C OLDIRETTI Liberi e informati per mangiare (e stare) meglio A NTONIO G IORGI S e è vero che l'uomo è anche quello che mangia, nutrirsi con misura e saggezza facendo uso di alimenti sicuri diventa essenziale per svariate ragioni: la protezione della salute, la difesa del potere d'acquisto, la salvaguardia di una identità culturale compromessa anche a tavola dalla globalizzazione dei consumi. Oggi è più facile trovare all'ipermercato una partita di frutta proveniente dall'America meridionale che non una cassetta di pesche tipiche della nostra zona di residenza, in barba agli appelli ad acquistare prodotti a chilometro zero. La battaglia di migliaia di coltivatori e allevatori che presidiano i posti di frontiera stradali e marittimi per invocare una seria politica a favore della «tracciabilità» delle derrate non va sbrigativamente catalogata come un tentativo generoso fin che si vuole, ma sostanzialmente inutile dopo la caduta di tante barriere in Europa e nel mondo di ripristinare un regime di contingentamento o limitazione delle importazioni. Questo va spiegato con chiarezza, perché chi segue distrattamente un tg serale e ascolta un allevatore che lamenta l'eccessivo ingresso in Italia di latte francese o tedesco può ritenere che la protesta sia tutta giocata in chiave nazionalistica, protezionistica, perfino sciovinistica, e priva pertanto di qualunque chance di successo. I produttori italiani sono sufficientemente avvertiti per sapere che fermare l'import è impossibile, almeno in ambito Ue. Il mercato ha le sue leggi: se gli olandesi mandano latte o formaggio è perché trovano sbocchi redditizi, altrimenti risparmierebbero la fatica. Certo, poi il consumatore medio di casa nostra porterà in tavola un «parmigiano» che del vero parmigiano non ha neppure l'ombra, perché negli infiniti meandri della filiera alimentare, nei molteplici passaggi della trasformazione industriale della materia prima è facile confondere le carte in tavola, proporre quando nel circuito si inseriscono operatori disonesti un made in Italy fasullo, pomodori «San Marzano» che vengono dalla Cina, mozzarelle «di bufala» che sono tutte una bufala, burro «di malga» preparato con latte delle pianure danesi. Per non dire delle cipolle «di Tropea» coltivate in quel di Alessandria. Qualcuno arricchisce, gli agricoltori faticano a far quadrare i conti, le massaie sono prese in giro. Entrare nella logica della tracciabilità fino a farne il principio cardine del rapporto tra produttore e consumatore, con benefici reciproci, significa allora far in modo che ogni alimento in vendita sia corredato da una etichetta che ne specifichi origine, tipologia, località di produzione, luogo e stabilimento di eventuale lavorazione, trattamenti subiti. Quanto basta per risalire all'origine, alla fonte, alla stalla che ha dato il latte, all'allevamento di suini che ha fornito il salame che abbiamo nel piatto. E così nessuno potrà più propinare per taleggio un formaggio nato in Baviera. È una questione di chiarezza, di garanzia, di correttezza mercantile. E di rispetto per chi compra. È significativo che chi è in testa alla filiera dell'agroalimentare agricoltori ed allevatori riuniti nella Coldiretti si esponga in prima persona per affermare un principio di attenzione e rispetto che dovrebbe sempre costituire la base di un leale rapporto commerciale. Chi protesta alle frontiere non chiede che si torni al passato ma che si guardi al futuro, ad una agricoltura fattore di difesa delle nostre peculiarità culturali, locali e nazionali a un tempo. Poi, ognuno sarà libero di comprare gli alimenti che preferisce al prezzo che gli conviene, il mercato globale garantisce ampia scelta. Purché ricordi che comprare (e mangiare) fin che è possibile italiano non è chiusura provinciale o rifugio nel nazionalismo gastronomico. È un modo per tutelare il made in Italy vero. Quando da parte italiana si è tentato l'acquisto di una nota acqua minerale francese (parliamo di acqua!), a Parigi alzarono la paletta rossa. Su quelle bottiglie è scritto: sorgente di interesse nazionale.

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ECONOMIA E SOCIETÀ (sezione: Cina)

( da "Avvenire" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

POLITICA 23-07-2009 ECONOMIA E SOCIETÀ DA M ILANO A LESSANDRO B ONINI L a crisi ha lasciato il segno nella ' fabbrica del mondo'. Mentre la Cina riparte di slancio, gli effetti della frenata economica rischiano di farsi sentire nei luoghi di lavoro, dove i costi sono tradizionalmente bassi e i diritti, almeno in passato, sono stati spesso calpestati. A un anno e mezzo dall'entrata in vigore del primo moderno contratto di lavoro, le condizioni negli stabilimenti del gigante asiatico sarebbero di nuovo peggiorate. Complice la recessione, ma anche la smania di far ripartire l'economia, il

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Salari & sicurezza i diritti calpestati (sezione: Cina)

( da "Avvenire" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

POLITICA 23-07-2009 Salari & sicurezza i diritti calpestati A un anno e mezzo dall'entrata in vigore del primo contratto 'moderno', le condizioni nelle fabbriche sono peggiorate. Se venissero applicate le regole, il lavoro costerebbe il 70% in più nuovo contratto, che fissa le regole per l'inquadramento e i minimi requisiti di sicurezza, in molti casi viene ancora ignorato. A sorvegliare sulla sua applicazione dovrebbe essere la All- China Federation of Trade Unions, che con i suoi 170 milioni di iscritti è il sindacato più grande del mondo, oltre che il più discusso, essendo controllato dallo Stato, di cui spesso si ritrova come controparte. Nel solo 2008 però le cause di lavoro sono raddoppiate a quota 693.000, segno questo che i lavoratori cinesi stanno prendendo coscienza dei loro diritti. «Il problema è che le aziende e i governi locali interpretano liberamente gli obblighi previsti dal contratto» , ha spiegato al New York Times Liu Cheng, giuslavorista all'Università di Shanghai e fra i principali estensori della legge. A far scattare l'allarme sono stati alcuni episodi emersi nelle ultime settimane. Nella provincia dell'Anhui, la polizia ha scoperto una trentina di disabili mentali messi a lavorare in condizioni di schiavitù. Nel laborioso Guangdong, 13 ragazze sono morte nell'incendio del loro dormitorio all'interno di una fabbrica abusiva. In un caso denunciato dalla Ong China Labor Watch, il 17enne Liu Pan è morto intrappolato in una macchina difettosa alla cartiera Yiuwah, che produce biglietti e articoli da regalo per la Disney e per la catena commerciale britannica Tesco. Gli investigatori hanno scoperto diverse altre violazioni. È emerso inoltre che il giovane Liu era stato assunto in nero all'età di 15 anni. La Disney ha cambiato fornitore, mentre la Tesco ha detto che contribuirà a migliorare le condizioni di lavoro nella fabbrica. E ancora nei giorni scorsi l'esplosione in un impianto chimico dell'Henan ha provocato la morte di 7 operai e il ferimento di oltre un centinaio di altri: l'azienda, che dà lavoro a 180 persone, produce materiale per tingere stoffe e commercia con Giappone, Gran Bretagna e Paesi del Sudest asiatico. Gli infortuni e le ' morti bianche' sarebbero tuttavia in calo, anche perché la crisi ha costretto molte attività a chiudere o a ridimensionarsi. Il peggioramento dell'economia ha portato fra l'altro alla perdita di almeno 20 milioni di po- sti. I numeri delle sciagure restano comunque elevati. Nei primi sei mesi del 2009, l'ente per la sicurezza ha registrato 186.775 incidenti, che hanno provocato la morte di 36.370 lavoratori, con un calo rispettivamente del 14,9% e del 12,3% rispetto al primo semestre del 2008. Il governo nei mesi scorsi ha annunciato condanne più pesanti come deterrente. Gli abusi più frequenti restano però quelli relativi all'inquadramento e alla paga promessi al dipendente, quasi mai rispettati. Le cause intentate contro i datori di lavoro, dopo il balzo segnalato nel 2008, sono in continuo aumento, al punto che i tribunali di Pechino, efficienti per quanto talvolta sbrigativi, non riescono a stare dietro a tutte le pratiche. Le imprese occidentali che operano in Cina affermano di monitorare costantemente il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle condizioni di sicurezza negli stabilimenti, ma sostengono che non sempre è facile. Come ha denunciato l'autore della nuova legge, i governi locali tendono ad interpretare i dettami del contratto per ammorbidirli e renderli meno stringenti per i datori di lavoro. Sullo sfondo c'è il fenomeno non ancora sradicato della corruzione. Se il contratto fosse rispettato, il costo del lavoro dovrebbe salire mediamente del 70%. La legge impone alle aziende di assumere a tempo indeterminato quei dipendenti che abbiano già onorato due contratti a termine o che vantino almeno dieci anni di anzianità. Alla vigilia dell'entrata in vigore, avvenuta il primo gennaio 2008, a migliaia di dipendenti con oltre dieci anni di servizio fu chiesto di licenziarsi spontaneamente, per essere quindi riassunti con un escamotage. A sventare lo stratagemma fu il sindacato ' unico', richiamando con una lettera i vertici delle aziende, «poiché un simile comportamento violerebbe palesemente gli obiettivi fissati dalla Costituzione per un'armoniosa società» . Disabili mentali obbligati a lavorare in condizioni di schiavitù, ragazze morte nell'incendio del loro dormitorio all'interno di una fabbrica abusiva. Si moltiplicano le denunce Ombre sul comportamento del sindacato più grande del mondo (170 milioni di iscritti) che viene controllato dallo Stato e del quale spesso si ritrova controparte. Il nervo scoperto della corruzione

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La proposta: (sezione: Cina)

( da "Avvenire" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

POLITICA 23-07-2009 La proposta: «Boicottare le merci» DA M ILANO « U na clausola negli accordi commerciali per costringere le aziende cinesi a rispettare i diritti sindacali» . A proporla, come forma di solidarietà da parte del movimento sindacale internazionale, è Claudio Tecchio dell'Ufficio Internazionale Cisl Piemonte. In Cina la crisi si è tradotta in un aumento delle violazioni del nuovo contratto di lavoro e in un nuovo peggioramento delle condizioni nelle fabbriche. «Non solo. Molti imprenditori ci- nesi stanno delocalizzando nei nuovi protettorati africani e nelle colonie come il Turkestan Orientale per ridurre ancora il costo del lavoro. Inoltre aumenta il ricorso alle deportazioni di massa e al lavoro forzato » . Tuttavia gli operai cinesi iniziano a prendere coscienza: nel solo 2008 le cause di lavoro sono raddoppiate a quota 693.000. Gli operai hanno da tempo preso coscienza del fatto che sino a quando non verrà abbattuta la dittatura del Partito Comunista Cinese non potranno davvero migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro. Il vero problema è che gli apparati repressivi stroncano sul nascere ogni forma di opposizione sociale organizzata che potrebbe, in questa fase, unificare le lotte operaie destabilizzando il regime. Cos'altro si può fare per sensibilizzare i lavoratori o le autorità cinesi? Gli operai cinesi devono poter contare sulla fattiva solidarietà del movimento sindacale internazionale. Penso ad esempio a un'iniziativa che imponga l'inserimento in tutti gli accordi commerciali di una ' clausola sociale' che costringa le aziende che operano in Cina a rispettare i diritti sindacali. Per quanto riguarda il Governo cinese ritengo che l'unica forma di pressione praticabile oggi sia il boicottaggio mirato delle merci prodotte nei Laogai, veri e propri lager dove attualmente sono internate milioni di persone costrette ai lavori forzati. Le violazioni spesso avvengono in stabilimenti fornitori di società occidentali. La proverbiale disinvoltura degli investitori cinesi, l'assenza di un sindacato libero e la corruzione diffusa di fatto impediscono alle aziende occidentali di esercitare una qualche forma di controllo sulle aziende fornitrici. Alessandro Bonini

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Nord Corea-Myanmar, nuovo incubo nucleare (sezione: Cina)

( da "Avvenire" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

MONDO 23-07-2009 LA SFIDA ATOMICA Nord Corea-Myanmar, nuovo incubo nucleare Monito della Clinton per i traffici tecnologici verso l'ex Birmania Washington avverte Ahmadinejad : ancora porte aperte al dialogo con Teheran ma è già pronto il progetto per un «ombrello difensivo» con tutti gli alleati nel Golfo Persico DA N EW Y ORK E LENA M OLINARI G li Stati Uniti sono preoccupati per i trasferimenti di tecnologia nucleare dalla Corea del Nord di Kim Jong-il verso la Birmania e non staranno a guardare mentre Pyonyang e Teheran continuano la loro corsa all'atomica. Minacciando per la prima volta misure concrete contro le due nazioni «canaglia» ieri dalla Thailandia il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha lanciato un avvertimento. Washington è disposta ad armare i suoi partner in Asia, formando un «ombrello nucleare » a difesa della regione. Allo stesso tempo, Clinton ha fatto alla giunta birmana un'offerta inattesa: se il governo militare liberasse Aung San Suu Kyi e cessasse ogni traffico sospetto con la Corea del Nord, gli Stati Uniti sarebbero disposti a tornare a investire nel Paese. La Clinton parlava da Bangkok, prima di partire per un summit sulla sicurezza regionale dominato dai dossier della Birmania e del nucleare della Corea del Nord nella località balneare di Phuket. «La minaccia che ho sempre temuto come la prima e principale è la proliferazione di armi nucleari e armi di distruzione di massa ha detto la Clinton . Così naturalmente siamo molto preoccupati per la Corea del Nord e per le recenti notizie sui loro probabili affari con quella che chiamiamo Birmania». Da Phuket, dopo essersi incontrata con i ministri degli Esteri di Cina, Russia, Giappone e Corea del sud, il segretario di Stato ha rincarato la dose. Alla Corea del Nord ha mandato a dire che gli U- sa e i suoi alleati non concederanno più incentivi politici o economici se non otterranno una «denuclearizzazione completa e irreversibile ». E all'Iran che Washington è pronta a «rafforzare la difesa dei suoi partner nella regione ». «Continuiamo a lasciare la porta aperta al dialogo con l'Iran ma l'orologio del nucleare va avanti», ha precisato infatti Clinton, ripetendo che «l'ombrello nucleare » sarebbe uno dei provvedimenti severi che gli Usa minacciano da mesi nel caso in cui l'Iran non apra i suoi impianti nucleari alle ispezioni internazionali. «Vogliamo che l'Iran tenga conto di questo: se gli Usa estendono la loro difesa sulla regione, se aumentano il sostegno alla capacità militare dei partner nel Golfo, Tehran non riuscirà ad intimidire nessuno come pensa invece di fare una volta che avrà in mano un'arma nucleare», ha concluso. La settimana scorsa Clinton aveva detto che le intenzioni dell'Iran non sono chiare dopo le elezioni di giugno, e che l'offerta di Washington di colloqui con Teheran sul suo programma nucleare è a termine. Ai partner dell'Asean, l'associazione degli stati del sud-est asiatico, il capo della diplomazia americana ha invece portato il messaggio che «gli Stati Uniti sono tornati». Clinton ha confermato infatti l'attenzione dell'amministrazione Obama per la regione, quindi ha firmato il Trattato di amicizia e cooperazione nel sud-est asiatico, una sorta di codice di condotta già siglato dai Paesi membri fondatori dell'Asean e da quelli dell'Asean dialogue partners, tra cui Australia, Cina, India, Giappone e Corea del Sud. «Il presidente Barack Obama e io crediamo che questa regione sia vitale per il progresso globale, la pace e la prosperità ha detto la Clinton . Il trattato sigilla il nostro impegno a lavorare con l'Asean». Il segretario di Stato Usa Clinton (seconda a destra) incontra la delegazione sudcoreana a Phuket (Ap)

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A Phuket i 10 Paesi dell'Asean: in agenda la sicurezza regionale e lotta al terrorismo islamico (sezione: Cina)

( da "Avvenire" del 23-07-2009)

Argomenti: Cina

MONDO 23-07-2009 IL VERTICE A Phuket i 10 Paesi dell'Asean: in agenda la sicurezza regionale e lotta al terrorismo islamico DA B ANGKOK I l Forum regionale dell'Asean che si apre oggi blindato per il timore di manifestazioni delle opposizioni politiche locali e la minaccia del terrorismo internazionale sull'isola di Phuket in Thailandia è, per il continente asiatico, un appuntamento di tutto rispetto. La presenza, insieme ai dieci membri dell'Asean (Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico: Thailandia, Indonesia, Filippine, Malaysia,Vietnam, Singapore, Myanmar, Cambogia, Laos, Brunei: una realtà che somma 600milioni di abitanti e un territorio 20 volte quello italiano), di Stati Uniti, Cina, Russia, Giappone, Australia, Corea del Sud ed altri 11 Paesi rende l'appuntamento un vero evento, considerato pure l'attuale contesto. Se già i temi della sicurezza regionale, della pace e della denuclearizzazione erano nel programma, la loro urgenza è drammaticamente emersa dopo l'attacco terroristico di matrice islamista che ha toccato una settimana fa l'Indonesia. Un clima di attesa e ansia a cui hanno pure contribuito le affermazioni di Hilary Clinton sulla necessità di espellere il Myanmar dall'Asean non condividendo gli obiettivi di democrazia e diritti per i propri cittadini. Anche su pressione del premier thailandese Abhisit Vejjajiva, la condanna del programma nucleare nordcoreano e la ripresa dei colloqui a sei per arrivare a un soluzione negoziata, avranno un ampio spazio nell'assemblea come negli incontri bilaterali. Pyongyang ha annunciato la partecipazione di un semplice funzionario del ministero degli Esteri, precludendo la possibilità di una ricerca di compromesso in questa sede. ( S.V.) Un impianto nucleare a Pyongyang (Ap)

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Migliora la bilancia commerciale A giugno +155 mln dall'extra-Ue (sezione: Cina)

( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)

Argomenti: Cina

Migliora la bilancia commerciale A giugno +155 mln dall'extra-Ue da Finanza&Mercati del 24-07-2009 È in miglioramento la bilancia commerciale italiana con i paesi extra-Ue nel mese di giugno. L'Istat segnala infatti che il mese si è chiuso con un avanzo di 155 milioni euro: un risultato ragguardevole se confrontato con il deficit di 2,3 miliardi segnato nello stesso mese del 2008. Per quanto riguarda invece i flussi commerciali giugno 2009 si conferma il sesto mese consecutivo con andamento tendenziale negativo, nonostante un rallentamento della flessione: è del 15,3% il calo delle esportazioni e del 29,6% quelle delle importazioni. Rispetto al mese scorso, continua l'Istat, al netto della stagionalità, si registrano lievi variazioni negative sia per le esportazioni (-0,1%) sia per le importazioni (-0,3 per cento). Nel primo semestre del 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008, le esportazioni sono diminuite del 20,2% e le importazioni del 27,3%: il saldo è stato negativo per 3,9 miliardi di euro, notevolmente inferiore al disavanzo di 12,7 miliardi registrato nello stesso periodo dell'anno precedente. Rispetto al giugno del 2008 l'Istat registra variazioni tendenziali negative delle esportazioni verso tutti i paesi e le aree geoeconomiche, a eccezione della Cina (+10,2%), che conferma la dinamica positiva in atto da marzo, e dei paesi Asean (+2,8 per cento). Le flessioni più significative si rilevano verso la Russia e il Messico (per entrambi -40,9%), la Turchia (-25,8%), l'Oceania e altri territori (-19,2%), i paesi Mercosur (-14,3%), gli Stati Uniti (-8,6%), i paesi Eda (-7,4 per cento). Per le importazioni si rilevano variazioni negative generalizzate a eccezione del Messico (+4,8 per cento). Si segnalano in particolare le flessioni del Sudafrica (-62,7%), dei paesi Opec (-45,7%), dei paesi Eda (-31,7%), della Svizzera (-18,9%), della Russia (-18,2%) e della Cina (-13,2 per cento). Ancora con riferimento al giugno dell'anno scorso l'Istat rileva come le esportazioni facciano segnare variazioni tendenziali negative per tutti i principali settori di attività economica ad eccezione dei prodotti dell'agricoltura, della silvicoltura e della pesca (+13,9%), dei computer, apparecchi elettronici e ottici (+6,8%) e degli articoli farmaceutici chimico-medicinali e botanici (+2,2 per cento). Tra i settori più rilevanti si segnalano le diminuzioni tendenziali di coke e prodotti petroliferi raffinati (-27,6%), mezzi di trasporto (-25,1%), apparecchi elettrici (-20,7%), prodotti tessili, abbigliamento, pelli ed accessori (-20,3%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-19,8%), articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-17,9%) e macchinari e apparecchi n.c.a. (-12,2 per cento). Tendenze negative, ma di entità molto più ridotta, riguardano i prodotti alimentari, bevande e tabacco (-3,8 per cento). Per le importazioni, considerando i principali settori, si rilevano variazioni tendenziali positive per i computer, apparecchi elettronici e ottici (+23,7%), gli articoli farmaceutici chimico-medicinali e botanici (+16,5%), gli articoli di abbigliamento (+5,8%) e i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+1,6 per cento). Le diminuzioni più significative riguardano metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-56,7%), coke e prodotti petroliferi raffinati (-56,5%), petrolio greggio (-41,3 per cento), sostanze e prodotti chimici (-32,2%), macchinari ed apparecchi n.c.a. (-28,8%), il gas naturale (-24,1%) e i mezzi di trasporto (-12,2 per cento).

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Urso: Un recupero del 65%. Il bicchiere adesso è mezzo pieno (sezione: Cina)

( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)

Argomenti: Cina

Urso: «Un recupero del 65%. Il bicchiere adesso è mezzo pieno» da Finanza&Mercati del 24-07-2009 «Il primo semestre del 2009 segna un netto recupero del passivo commerciale sceso dagli oltre 12,7 miliardi di euro a 3,9 con un recupero di circa il 65%, questo potrebbe portare per la prima volta, dopo oltre un decennio, ad avere a fine anno il pareggio della bilancia commerciale». È quanto afferma Adolfo Urso, viceministro dello Sviluppo economico con delega al Commercio estero commentando i dati diffusi dall'Istat. «Se poi togliessimo dal calcolo della bilancia commerciale il grande fardello dell'import energetico - prosegue Urso - potremmo vedere che al netto di petrolio e gas naturale, registreremmo un saldo positivo per oltre 15 miliardi di euro, segno che nonostante la crisi economica che ha colpito tutti grandi paesi esportatori, dal Giappone alla Germania, il made in Italy continua a resistere». «Anche il mese di giugno - prosegue il viceministro - mostra un rallentamento della flessione per il nostro export, vuol dire che siamo usciti dalla tempesta dei mesi scorsi e molto probabilmente la seconda parte dell'anno, in modo particolare l'ultimo quadrimestre, si assisterà a una progressiva ripresa delle nostre esportazioni. Tra i paesi colpisce il dato negativo del nostro export in Russia (-40%) e in Turchia (-25%) mentre si conferma, per il quarto mese consecutivo, la crescita delle nostre esportazioni in Cina per oltre il 10%, segno che la nostra attenzione verso Pechino è confermata dalle imprese italiane che guardano a questo mercato sempre più come una grande opportunità. Siamo certi - conclude il viceministro - che con l'imminente approvazione del decreto anti crisi predisposto dal governo ci saranno nuovi stimoli per l'internazionalizzazione con le imprese che avranno a disposizione un plafond di oltre 22 miliardi di euro per l'accesso al credito e quindi per la crescita nei mercati esteri. Oggi, possiamo dire che, dopo la forte crisi dei mesi scorsi, il bicchiere non è più mezzo vuoto ma certamente mezzo pieno».

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"il mio inferno in cella adesso voglio giustizia" - soledad o'brien (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

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Pagina 13 - Esteri Il professore scambiato per un ladro: "Mi batto per i deboli" "Il mio inferno in cella adesso voglio giustizia" "è stato terribile Mi sono reso conto di quanto vulnerabili siano tutti gli uomini di colore" SOLEDAD O´BRIEN Professor Henry Louis Gates, sappiamo che aveva effettuato un lungo viaggio in Cina e stava tornando a casa. Che cosa è successo esattamente? «Stavo filmando la mia nuova serie di documentari per la Pbs intitolata "Faces of Americans", che parla di immigrazione. E avevamo filmato per una settimana in Cina il cimitero ancestrale di Yo-Yo Ma. Io e mia figlia eravamo appena tornati. Siamo andati a casa, a Harvard Square, e la porta era bloccata; non si apriva. Per farla breve ho chiesto al mio autista, in pratica, di forzare la porta. Poi gli ho dato la mancia e lui se ne è andato. A quel punto è arrivato sul mio portico un poliziotto di Cambridge. Io mi sono avvicinato e lui ha chiesto che uscissi dall´abitazione». Ha detto solo questo? «Ha detto: "Vorrei che venisse fuori. Sto indagando su una segnalazione di violazione di domicilio". Io gli ho risposto: "Questa è casa mia, sono un professore di Harvard, vivo qui". E lui: "Lo può dimostrare?". Mi sono girato e sono andato in cucina per prendere il mio tesserino. Lui mi ha seguito senza che gliene avessi dato il permesso. Gli ho dato i miei documenti di identità e ho chiesto di conoscere il suo nome e il suo numero di matricola». E quando gli ha chiesto questo, lui che cosa ha detto? «Guardava i documenti di identità. Non diceva niente. E io ho detto: "Perché non mi risponde? Non mi risponde perché è un poliziotto bianco e io sono un nero?". E lui mi fa: "Lei è in arresto". Mi ha messo le manette e mi hanno portato in prigione». Come ha vissuto quel momento? «è stato terribile. Mi sono reso conto di quanto vulnerabili siano tutti gli uomini neri e tutte le persone povere di fronte a forze incontrollate come un poliziotto che non rispetta le regole». Le accuse adesso sono state ritirate «Il sindaco mi ha telefonato per scusarsi. Ma con i miei avvocati sto valutando se intraprendere altre iniziative». Allude a una causa legale? «Forse. Perché qui non si tratta solo di me. Qui si tratta della vulnerabilità degli uomini neri in America». (Copyright Cnn. Traduzione Fabio Galimberti)

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Cina, un topolino artificiale da cellule totopotenti Ed è già papà (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 24-07-2009)

Argomenti: Cina

Cina, un topolino «artificiale» da cellule totopotenti Ed è già papà Si chiama Xiao Xiao, in italiano «Piccino», il primo topolino ottenuto in laboratorio usando cellule somatiche di topo ringiovanite, e trasformate in simil-staminali embrionali. Uno studio eccezionale, firmato su «Nature» dal team di Qi Zhou, della Chinese Academy of Sciences di Pechino e di Fanyi Zeng della Shanghai Jiao Tong University, che dimostra per la prima volta quello che si può fare con dei fibroblasti ringiovaniti artificialmente e trasformati in cellule «bambine» pluripotenti, proprio come le staminali estratte dagli embrioni. I ricercatori cinesi hanno realizzato linee cellulare iPS dai fibroblasti (come già avevano fatto colleghi americani), ma poi le hanno usate per arrivare a generare cuccioli di topo vivi e addirittura fertili. Infatti Xiao Xiao ha già avuto a sua volta un piccolo, diventando papà in modo «naturale»: accoppiandosi con una topolina. Per dimostrare la pluripotenza delle staminali, i ricercatori possono controllare la presenza di alcuni marker, iniettarli in normali blastocisti per generare una chimera oppure inocularle in una blastocisti tetraploide (un gruppo di cellule che può trasformarsi solo in tessuto placentale). In base a quest'ultima tecnica, detta complementazione tetraploide, le cellule testate devono poi formare tutte quelle che compongono l'embrione. È il test più importante per dimostrare la pluripotenza delle staminali, ed era stato eseguito in precedenza con cellule "bambine" embrionali ma mai con le simil-embrionali indotte in laboratorio (iPS). «Finora - dice Giuseppe Novelli genetista di Roma-Tor Vergata - si pensava che queste cellule adulte riprogrammate fossero simili alle embrionali, oggi finalmente sappiamo che sono davvero identiche. Insomma, è la prova regina». La tecnica usata, detta complementazione tetraploide, viene utilizzata «per testare la potenza delle staminali, e permette di evitare i problemi della clonazione "classica", bypassando il rischio di difetti della placenta».

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Temiamo per la vita di San Suu Kyi (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 24-07-2009)

Argomenti: Cina

«Temiamo per la vita di San Suu Kyi» Amnesty International «Questo processo non andava fatto. È una dura detenzione per lei e per più di duemila prigionieri politici» GABRIEL BERTINETTO Il processo a Aung San Suu Kyi sta per finire. L'udienza fissata per oggi dovrebbe avviare la fase finale del dibattimento. La dirigente dell'opposizione birmana, premio Nobel per la pace nel 1991, rischia una condanna a 5 anni di carcere per violazione delle norme sugli arresti domiciliari. Accusa del tutto pretestuosa, fondata sull'ospitalità concessa per una notte ad un cittadino americano introdottosi a nuoto nella villa sul lago di Rangoon, in cui Suu Kyi è rimasta reclusa per gran parte degli ultimi vent'anni. Se sarà pronunciato un verdetto di colpevolezza, è evidente che lo scopo è solo quello di tenere la leader democratica in prigione ancora per un po', evitando soprattutto che sia in libertà nel periodo delle elezioni che la giunta militare intende convocare l'anno prossimo. Del processo e delle violazioni dei diritti umani in Birmania (Myanmar) parliamo con Donna Jean Guest, vicedirettrice di Amnesty International (A.I.)per l'Asia. Signora Guest, risulta anche a lei che la sentenza del processo ad Aung San Suu Kyi sia immimente? «Non abbiamo informazionei particolari, non sappiamo cosa intendano fare i generali. Sappiamo che il 24 luglio è prevista un'udienza, ma quando venga emesso il verdetto è davvero impossibile dire. La preoccupazione di Amnesty International riguarda il fatto che questo processo non avrebbe mai dovuto esserci. Aung San Suu Kyi ha trascorso agli arresti domiciliari gran parte degli ultimi 20 anni. Il suo imprigionamento in marzo è stato un ulteriore terribile sviluppo di una situazione già ingiusta. Temiamo per la salute di Suu Kyi, e non abbiamo informazioni recenti sul modo in cui sia tratta in carcere. Aggiungo che alla Croce rossa internazionale viene impedito l'accesso alle prigioni birmane sin dal 2005. Così non c'è alcun controllo indipendente sulle condizioni in cui sono detenute le migliaia di persone che affollano le carceri di Myanmar. Ci indigna anche il fatto che ai suoi avvocati viene impedito incontrarla, il ché è contrario a qualunque minimo standard internazionale di equità processuale». Hillary Clinton ha proposto al governo birmano: liberate Suu Kyi, e investiremo nel vostro paese. È un modo corretto di affrontare il problema? «Noi pensiamo che ci sia un grande bisogno di attenzione internazionale verso quel Paese e quella vicenda. Non spetta ad A.I. dire quale tipo di attenzione. Ma credo siano importanti iniziative da parte dei membri più importanti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, gli Usa come la Russia o la Cina. È benvenuto ogni tipo di pressione sui generali affinché rilascino i prigionieri politici (erano 2100 sino ad alcuni mesi fa), cessi la persecuzione delle minoranze etniche, e così via. L'elenco degli abusi è purtroppo molto lungo. Speriamo che l'iniziativa internazionale dia frutti». In generale la formula dello scambio fra sostegno economico e maggiore rispetto dei diritti umani è valida? Non c'è il rischio di accontentarsi di promesse? «Certo devono essere fissate delle soglie, dei punti di riferimento. Ci sono passi concreti che un governo deve intraprendere, prima che gli altri Paesi, a livello unilaterale o multilaterale, modifichino le proprie politiche, riducendo le sanzioni ad esempio o incrementando gli aiuti. Nel caso birmano a nostro giudizio la condizione prima è il rilascio dei detenuti politici. Se l'impegno a fornire aiuti materiali ottiene quel risultato, benissimo. Ma l'importante è stabilire dei criteri con cui misurare i progressi o la mancanza di progressi dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. In Myanmar come in ogni altro Paese. In realtà la condizione normale sarebbe che ognuno godesse dei diritti umani e non ne fosse privato. Garantirlo è un dovere dei governi, non un comportamento da premiare. E tuttavia se i generali facessero sostanziali concessioni, ad esempio rilasciando i prigionieri politici, certo sarebbe un grande passo avanti». Come hanno agito L'Onu e le altre istituzioni internazionali verso Myanmar? C'è stata mancanza di dinamismo, timidezza? «Tutti sappiamo che l'azione dell'Onu non è stata efficace. Anzi la situazione è andata peggiorando. Ma esiste un diffuso sentimento di volontà positiva da parte di molti soggetti. Il problema principale tuttavia è che i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza non parlano con una sola voce, non c'è accordo sul modo in cui procedere. Russia e Cina particolarmente dovrebbero iniziare ad essere più attive». Nel dramma dei diritti violati in Birmania, esiste una specificità femminile che vada oltre la figura di Aung San Suu Kyi, il cui caso è universalmente noto? «La Birmania ha enormi difficoltà economiche. Il tasso di mortalità infantile è elevatissimo. Le risorse destinate dal governo alle famiglie, alle madri, è minimo. C'è poi la tragedia delle donne appartenenti alle minoranze etniche, shan, karen, e altre, che sono particolarmente vulnerabili agli abusi sessuali da parte dei militari durante le operazioni contro i movimenti ribelli». Intervista a Donna Jean Guest

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Il processo a Aung San Suu Kyi sta per finire. L'udienza fissata per oggi dovrebbe avviare la f... (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 24-07-2009)

Argomenti: Cina

Il processo a Aung San Suu Kyi sta per finire. L'udienza fissata per oggi dovrebbe avviare la fase finale del dibattimento. La dirigente dell'opposizione birmana, premio Nobel per la pace nel 1991, rischia una condanna a 5 anni di carcere per violazione delle norme sugli arresti domiciliari. Accusa del tutto pretestuosa, fondata sull'ospitalità concessa per una notte ad un cittadino americano introdottosi a nuoto nella villa sul lago di Rangoon, in cui Suu Kyi è rimasta reclusa per gran parte degli ultimi vent'anni. Se sarà pronunciato un verdetto di colpevolezza, è evidente che lo scopo è solo quello di tenere la leader democratica in prigione ancora per un po', evitando soprattutto che sia in libertà nel periodo delle elezioni che la giunta militare intende convocare l'anno prossimo. Del processo e delle violazioni dei diritti umani in Birmania (Myanmar) parliamo con Donna Jean Guest, vicedirettrice di Amnesty International (A.I.)per l'Asia. Signora Guest, risulta anche a lei che la sentenza del processo ad Aung San Suu Kyi sia immimente? «Non abbiamo informazionei particolari, non sappiamo cosa intendano fare i generali. Sappiamo che il 24 luglio è prevista un'udienza, ma quando venga emesso il verdetto è davvero impossibile dire. La preoccupazione di Amnesty International riguarda il fatto che questo processo non avrebbe mai dovuto esserci. Aung San Suu Kyi ha trascorso agli arresti domiciliari gran parte degli ultimi 20 anni. Il suo imprigionamento in marzo è stato un ulteriore terribile sviluppo di una situazione già ingiusta. Temiamo per la salute di Suu Kyi, e non abbiamo informazioni recenti sul modo in cui sia tratta in carcere. Aggiungo che alla Croce rossa internazionale viene impedito l'accesso alle prigioni birmane sin dal 2005. Così non c'è alcun controllo indipendente sulle condizioni in cui sono detenute le migliaia di persone che affollano le carceri di Myanmar. Ci indigna anche il fatto che ai suoi avvocati viene impedito incontrarla, il ché è contrario a qualunque minimo standard internazionale di equità processuale». Hillary Clinton ha proposto al governo birmano: liberate Suu Kyi, e investiremo nel vostro paese. È un modo corretto di affrontare il problema? «Noi pensiamo che ci sia un grande bisogno di attenzione internazionale verso quel Paese e quella vicenda. Non spetta ad A.I. dire quale tipo di attenzione. Ma credo siano importanti iniziative da parte dei membri più importanti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, gli Usa come la Russia o la Cina. È benvenuto ogni tipo di pressione sui generali affinché rilascino i prigionieri politici (erano 2100 sino ad alcuni mesi fa), cessi la persecuzione delle minoranze etniche, e così via. L'elenco degli abusi è purtroppo molto lungo. Speriamo che l'iniziativa internazionale dia frutti». In generale la formula dello scambio fra sostegno economico e maggiore rispetto dei diritti umani è valida? Non c'è il rischio di accontentarsi di promesse? «Certo devono essere fissate delle soglie, dei punti di riferimento. Ci sono passi concreti che un governo deve intraprendere, prima che gli altri Paesi, a livello unilaterale o multilaterale, modifichino le proprie politiche, riducendo le sanzioni ad esempio o incrementando gli aiuti. Nel caso birmano a nostro giudizio la condizione prima è il rilascio dei detenuti politici. Se l'impegno a fornire aiuti materiali ottiene quel risultato, benissimo. Ma l'importante è stabilire dei criteri con cui misurare i progressi o la mancanza di progressi dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. In Myanmar come in ogni altro Paese. In realtà la condizione normale sarebbe che ognuno godesse dei diritti umani e non ne fosse privato. Garantirlo è un dovere dei governi, non un comportamento da premiare. E tuttavia se i generali facessero sostanziali concessioni, ad esempio rilasciando i prigionieri politici, certo sarebbe un grande passo avanti». Come hanno agito L'Onu e le altre istituzioni internazionali verso Myanmar? C'è stata mancanza di dinamismo, timidezza? «Tutti sappiamo che l'azione dell'Onu non è stata efficace. Anzi la situazione è andata peggiorando. Ma esiste un diffuso sentimento di volontà positiva da parte di molti soggetti. Il problema principale tuttavia è che i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza non parlano con una sola voce, non c'è accordo sul modo in cui procedere. Russia e Cina particolarmente dovrebbero iniziare ad essere più attive». Nel dramma dei diritti violati in Birmania, esiste una specificità femminile che vada oltre la figura di Aung San Suu Kyi, il cui caso è universalmente noto? «La Birmania ha enormi difficoltà economiche. Il tasso di mortalità infantile è elevatissimo. Le risorse destinate dal governo alle famiglie, alle madri, è minimo. C'è poi la tragedia delle donne appartenenti alle minoranze etniche, shan, karen, e altre, che sono particolarmente vulnerabili agli abusi sessuali da parte dei militari durante le operazioni contro i movimenti ribelli».

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mozzarelle adulterate nella pizza - sandro de riccardis (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

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Pagina XIII - Milano Sequestri in tre caseifici Mozzarelle adulterate nella pizza SANDRO DE RICCARDIS Rifornivano le pizzerie e i ristoranti di mezza città con mozzarella realizzata da cagliata estera, in cattivo stato di conservazione, trattata quasi sempre con additivi non ammessi. Nei loro controlli a tappeto in città e hinterland, i carabinieri dei Nas, guidati dal capitano Paolo Belgi, hanno denunciato tre caseifici, aziende che insieme coprono quasi il 50% del mercato all´ingrosso. Nel blitz - costato la denuncia a quattro titolari di caseifici - i militari hanno trovato anche coloranti usati per sbiancare i latticini diventati vecchi e latte in polvere. Le altre ispezioni hanno riguardato Chinatown, dove sono stati sanzionati 18 esercizi tra alimentari, ristoranti, macellerie, pescherie, tutti gestiti da cinesi. Sei le denunce per detenzione e somministrazione di prodotti in cattivo stato di conservazione e per importazione dalla Cina di carne e pesce, vietata dal 2002. E ieri Coldiretti ha manifestato proprio contro la contraffazione dei prodotti importati dall´estero, all´interno del centro commerciale Milanofiori, ad Assago, per «riaffermare il gusto del vero made in Italy e svelare gli inganni a tavola».

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da bernstein a gershwin c'è broadway al priamàr (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

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Pagina XVIII - Genova Da Bernstein a Gershwin c´è Broadway al Priamàr Si chiude oggi, alle 21.30, la stagione estiva dell´Opera Giocosa al Priamàr, con un concerto dell´Orchestra Sinfonica di Sanremo. Con "Passeggiando per Broadway" si esplora il mondo del musical e i suoi grandi compositori, oramai entrati nel novero dei classici. A dirigere l´Orchestra sarà Gianna Fratta, insignita il 7 marzo scorso del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana. Reduce da una tournée in Corea e Cina, dopo Savona andrà a dirigere i Berliner Symphoniker. Ancora una donna protagonista nella parte della solista: il soprano Gabriella Costa, artista versatile e ben nota e molto apprezzata dal pubblico savonese. Il programma, che vede gli arrangiamenti di Luciano Di Giandomenico, inizierà con un brano da "Les Miserables" di Claude-Michel SchÖnberg (classe 1944) forse il suo più noto musical, dal 1980 in cartellone a Londra e Broadway. Non potevano mancare nel concerto i più celebri brani (Maria, Blues & Mambo, Somewhere, Tonight, America) da "West side story", l´opera celeberrima di Leonard Bernstein. Di Giandomenico rivisiterà poi i più famosi temi di un grande compositore di canzoni quale Cole Porter; quasi naturalmente a Porter si affianca quindi il nome di George Gershwin, del quale saranno ascoltate «The man I love", "It´s Wonderful", "I Got Rhythm" e l´immancabile "Summertime". Prezzi dei biglietti: 15, 20 e 25 euro a seconda dei settori, 10 euro per gli under 18.

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violante dai pm sul patto mafia-stato "mori mi disse: ciancimino vuol parlarle" - salvo palazzolo (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 24-07-2009)

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Pagina 11 - Interni Violante dai pm sul patto mafia-Stato "Mori mi disse: Ciancimino vuol parlarle" L´ex presidente dell´Anti-mafia rifiutò l´incontro. Nell´inchiesta sulla "trattativa" indagati Riina e il suo medico Cinà SALVO PALAZZOLO PALERMO - Arrivano i primi riscontri al racconto di Massimo Ciancimino sulla trattativa fra Cosa Nostra e pezzi delle istituzioni durante la stagione delle stragi del 1992. Il figlio dell´ex sindaco aveva parlato di «garanzie politiche» chieste da suo padre al colonnello Mario Mori: «Della trattativa doveva essere informato il presidente della commissione antimafia Luciano Violante. Un altro misterioso interlocutore aveva invece detto che il ministro Mancino già sapeva». Queste rivelazioni di Massimo Ciancimino sono apparse nei giorni scorsi sui giornali. Dopo averle lette, Violante ha contattato i magistrati di Palermo, chiedendo di essere ascoltato. Ieri mattina, davanti al procuratore aggiunto Antonio Ingroia e al sostituto Roberto Scarpinato, ha spiegato che per davvero qualcuno gli chiese di incontrare «in modo riservato, a quattr´occhi» Vito Ciancimino. La proposta arrivò da Mario Mori subito dopo la sua nomina all´Antimafia, nel settembre 1992. Violante ha messo a verbale di aver rifiutato qualsiasi contatto con il sindaco boss. è questa l´ultima novità nell´inchiesta sulla trattativa, che al momento è ritornata ad avere come indagati Totò Riina e il suo medico Antonino Cinà. Nessuno, prima di Massimo Ciancimino, aveva mai parlato delle «garanzie Mancino e Violante» chieste da don Vito per portare avanti la trattativa con gli ufficiali del Ros. Non ne aveva fatto cenno Vito Ciancimino, quando nel 1993 aveva raccontato al procuratore Caselli alcuni passaggi dei suoi rapporti con i carabinieri. Di garanzie politiche non ha mai parlato neanche il generale Mori, poi diventato capo del Sisde e oggi consulente per la Sicurezza del Comune di Roma mentre è imputato a Palermo per la mancata cattura del latitante Provenzano. Mori e il capitano Giuseppe De Donno sono stati sempre categorici: «Parlammo con Ciancimino solo per indurlo alla collaborazione». I carabinieri negano di aver mai preso in consegna il «papello» con le richieste di Riina e di averlo girato nei palazzi delle istituzioni. Ma le ombre sono rimaste. Sul reale contenuto del dialogo fra Ciancimino e gli ufficiali del Ros, sugli altri protagonisti ancora senza nome, e soprattutto sui tempi della trattativa. Mori sostiene di aver incontrato Ciancimino dopo la strage Borsellino, prima ci sarebbero stati solo dei contatti preliminari fra De Donno e Massimo Ciancimino. Ma il giovane Ciancimino smentisce e riempie quei mesi di particolari. Un pool di magistrati, che comprende anche Nino Di Matteo e Paolo Guido, sta cercando riscontri al fiume di dichiarazioni. Ciancimino, si ribadisce in Procura, non è un collaboratore. Resta un imputato, condannato per riciclaggio, che si difende.

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A Pechino non conviene sparare sul dollaro (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-07-24 - pag: 1 autore: VALUTE A Pechino non conviene sparare sul dollaro di Alessandro Merli A lla fine di maggio, durante la sua prima visita ufficiale in Cina, il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Tim Geithner, tenne un discorso all'università di Pechino. Al termine del quale insistette sul fatto che gli Usa restano a favore di una politica del dollaro forte, inaugurata ormai quasi due decenni fa dal mentore e predecessore di Geithner, Bob Rubin, e che le attività finanziarie cinesi investite in dollari sono sicure. Riferiscono le cronache che, fra il pubblico, diversi ascoltatori scoppiarono in una grassa risata. Aveva poca voglia di scherzare, questa settimana, il funzionario del ministero delle Finanze cinese, Zhu Guangyao, quando, echeggiando una posizione espressa più volte in questi mesi da Pechino, ha richiamato gli Stati Uniti a «politiche responsabili per assicurare la stabilità del cambio del dollaro e proteggere gli asset cinesi ». La faccenda è ancora più seria perché il rimbrotto arriva quasi alla vigilia dell'incontro di Washington della prossima settimana per il cosiddetto "dialogo strategico ed economico" fra le due grandi potenze.Il futuro del dollaro –il cui collasso viene ritenuto da molti economisti come uno degli eventi che potrebbero far piombare economia e finanza globale nell'abisso sull'orlo del quale si sono affacciate nell'autunno scorso – si gioca sull'asse Washington-Pechino. Dall'alto dei suoi 2.130miliardi di dollari di riserve (oltre due terzi dei quali, secondo stime ufficiose, denominati nella valuta Usa) e della sua montagna di Treasuries, (801 miliardi di dollari, quasi più della somma di Giappone e Russia), che ne fanno il maggior creditore del Tesoro Usa, Pechino è preoccupata: che le politiche di stimolo monetario e fiscale adottate a Washington per far uscire l'economia dalla recessione portino al crollo del dollaro. I cinesi pensano che l'abuso che gli Stati Uniti hanno fatto della loro valuta come moneta di riserva abbia contribuito alla crisi globale. Del resto, le politiche della Cina, di crescita attraverso l'export, rappresentano l'altra faccia degli squilibri globali, che affliggono l'economia mondiale da anni e di cui i disavanzi americani sono l'aspetto più evidente. Continua u pagina 8 l'articolo prosegue in altra pagina

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La lunga marcia dello yuan sul dollaro (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-24 - pag: 8 autore: Geopolitica e moneta. Pechino nutre ambizioni da superpotenza ma per ora ha interesse a una divisa statunitense stabile La lunga marcia dello yuan sul dollaro Quella cinese è l'unica candidatura naturale al ruolo di futura valuta globale u Continua da pagina 1 I richiami di Pechino a Washington, hanno scritto Aiyar Swaminathan, del Cato Institute, e Arvind Subramanian, del Peterson Institute, sono come «lo spacciatore che chiede al drogato di disintossicarsi ». D'altra parte, osserva Stephen Jen, economista dell'hedge fund londinese BlueGold, con l'enorme quantità di titoli del debito pubblico americano in loro possesso, «i cinesi sono come un'azionista degli Stati Uniti e la loro voce deve essere ascoltata». La questione di fondo di questo confronto fra Washington e Pechino è quale sia il futuro del dollaro come moneta dominante. E se, eventualmente, possa essere lo yuan a sostituirlo. «Lo status di moneta di riserva - ha scritto già qualche anno fa l'economista Avinash Persaud, ricordando il ruolo internazionale, nel lontano passato, della dracma greca, dei denari romani e del ducato veneziano - non dura in eterno». Il paragone contemporaneo che viene avanzato più spesso è quello del passaggio del testimone fra la sterlina e il dollaro. La Cina, nelle stime di lungo periodo di Angus Maddison, è destinata a superare, in termini di parità di potere d'acquisto, gli Stati Uniti nel 2015 e a diventare, secondo la Wto, il primo esportatore mondiale già quest'anno. Sommando questi titoli a quello di creditore internazionale, qualcuno avanza l'ipotesi che possa essere, prima o poi, lo yuan a sostituire il dollaro. Le dimensioni delle riserve cinesi sono espressione di una potenza finanziaria spaventosa se si calcola, come hanno fatto questa settimana in un articolo per la Brookings Institution, Eswar Prasad, ex capo della divisione Cina del Fondo monetario, e Isaac Sorkin, che oltre 2.100 miliardi di dollari equivalgono al valore di tutti i terreni e le proprietà immobiliari di New York City, Los Angeles e Boston messe insieme, oppure ai tre quarti della capitalizzazione delle imprese del Dow Jones a fine giugno, o a un quarto dell'S&P500. La spinta per «la caduta dell'impero del dollaro», come l'ha definita l'economista dell'Ocse,Helmut Reisen,ha soprattutto un connotato geopolitico. Con la loro richiesta di diversificazione dalle riserve in dollari, la Cina e gli altri Bric (Brasile, Russia, India) vogliono soprattutto affermare che il peso degli Stati Uniti nel mondo è declinante e che il loro, crescente nei fatti, dovrebbe essere riconosciuto anche nella governance globale. Non a caso a far la voce grossa è, a fianco della Cina, soprattutto la Russia, che mal sopporta il proprio declassamento a potenza di secondo rango. è però una diversificazione non facile e tutt'altro che immediata, considerando che la nascita dell'euro, dieci anni fa, ha a mala pena scalfito la percentuale delle riserve globali denominata in dollari, che oscilla da anni in una fascia limitata, comunque sempre sopra il 60%, e che trovare attività non in dollari nelle quantità richieste presuppone una profondità di mercati difficile da reperire fuori dagli Stati Uniti. La proposta degli stessi Bric di rilanciare il ruolo dei diritti speciali di prelievo, la moneta-paniere dell'Fmi, si scontra con la realtà. Anche dopo l'emissione, già deliberata, per un'equivalente di 250 miliardi di dollari, i diritti speciali di prelievo resteranno una piccola frazione della somma delle riserve ufficiali. Ulteriori emissioni, osserva Mark Williams, di Capital Economics, sarebbero una minaccia potenziale alla stabilità monetaria globale. Quanto allo yuan,l'economista di Hsbc, Qu Hongbin, sottolinea che Pechino ha dato il via a un processo di internazionalizzazione della valuta che, a suo parere, seppur graduale, andrà più rapidamente di quanto molti si aspettino. Questo processo passa attraverso l'utilizzo della potenza commerciale della Cina, favorendo l'uso dello yuan negli scambi. Non si tratta però di un percorso senza ostacoli. Un grande assertore dell'uso delle rispettive valute, al posto del dollaro, per regolare il commercio bilaterale, è Luiz Inacio Lula da Silva, il presidente del Brasile, di cui la Cina è diventata di recente il principale partner. In privato, molti imprenditori brasiliani, forti esportatori in Cina, hanno suggerito a Lula di lasciar perdere questa iniziativa. Non sanno che farsene di esser pagati in yuan, una moneta non convertibile, sottoposta a pesanti controlli sui movimenti di capitale e che dovrebbero comunque "swappare", con costi ulteriori. Alle pressioni geopolitiche per il ridimensionamento del dollaro si contrappongono le ragioni dell'economia e della finanza. E qui Pechino, che appare presa in quella che è stata definita la trappola del dollaro, sembra contraddire la sua campagna. La Cina infatti ha due obiettivi principali: preservare il valore delle proprie ingenti riserve e mantenere competitivo l'export. Entrambi presuppongono un dollaro, se non forte, quanto meno sufficientemente stabile. Non è un caso che, dopo la rivalutazione dello yuan seguita alla riforma del regime di cambio del 2005, l'apprezzamento della valuta cinese in termini nominali sul dollaro si sia arrestato già a metà del 2008, anche se c'è un modesto rialzo del cambio reale effettivo (misurato cioè anche sulle altre valute degli altri paesi e al netto dell'inflazione). Di fatto, come ha ribadito anche ieri l'Fmi nella sua analisi dell'economia cinese, il cambio dello yuan è «notevolmente sottovalutato». Un libro uscito in questi giorni, di Morris Goldstein e Nicholas Lardy, del Peterson Institute, calcola questa sottovalutazione nel 19%, con una correzione limitata rispetto al 23% dell'estate del 2005, quando fu introdotta la riforma del cambio. La sua dipendenza dall'export, soprattutto per la creazione di posti di lavoro, e il peso delle riserve significano che la politica di diversificazione della Cina dal dollaro (già cominciata, per piccole quantità, puntando sull'oro, altre materie prime e ora, come è stato annunciato questa settimana dal primo ministro Wen Jiabao, sul rafforzamento all'estero dei gruppi cinesi, con investimenti e acquisizioni) procederà molto cautamente. Ma, sostengono Prasad e Sorkin, «le autorità cinesi sanno che nel lungo periodo devono svezzare l'economia dalla dipendenza dalle esportazioni». Anche perché il costo dell'accumulazione di riserve è pesante, non solo in termini di squilibri globali, ma anche di squilibri interni e di sacrifici per la popolazione. La mancata correzione di questi squilibri, è la poco incoraggiante conclusione dei due economisti della Brookings, «pone enormi rischi di un'altra catastrofe globale ».C'è poco da ridere. Alessandro Merli © RIPRODUZIONE RISERVATA TRAPPOLA AMERICANA La dipendenza dall'export e le colossali riserve rendono Pechino ancora troppo vulnerabile allo stato di salute del biglietto verde Dollari e dragoni. Il disegno sulla valuta Usa che si trasforma in dragone cinese è stato pubblicato sull'Economist dell'11 luglio

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Il tormentone del made in (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-24 - pag: 12 autore: ... OBBLIGO DI TRACCIABILITà Il tormentone del «made in» L' os sessione dell'estate 2009? Non c'è dubbio: mettere una bella etichetta su tutto l'etichettabile possibile. Bottiglie di olio extravergine di oliva e di latte di mucca. Oppure vestiti, scarpe, macchine e attrezzature importate da marchi italiani che hanno delocalizzato in Cina o Romania, sui quali tra qualche giorno bisognerà dichiarare la vera origine del prodotto. Nulla sfugge, dopo decenni di distrazioni o di (colpevole) disinteresse, al furore della tracciabilità che sembra aver pervaso il popolo del "made in". Con effetti perversi o, nella migliore delle ipotesi, boomerang ma reversibili. Come nel caso della legge sul " made in" obbligatorio. Se mani pietose non interverranno a disinnescare un testo che non prevede fasi transitorie, né notifiche all'Unione Europea ma solo una serie di trabocchetti di cavilli e commi. Quanto tutto ciò possa giovare realmente al nostro sistema produttivo non è dato sapere. Finora, almeno.

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"Il manifesto" quarant'anni anni dopo (sezione: Cina)

( da "AprileOnline.info" del 24-07-2009)

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"Il manifesto" quarant'anni anni dopo Vincenza Vita, 24 luglio 2009, 15:44 Politica Integrazione, valore delle differenze, dialogo tra culture e storie diverse. Questo doveva, voleva essere il Pd. Non lo è stato. Potrà tornare ad esserlo? Sembra essere la domanda congressuale, con le candidature per la segreteria che evocano implicitamente simile scelta di campo, con l'irruzione per di più di categorie come ‘generazione' e rifiuto della politica professionale E' urgentissimo un vero, non tattico, confronto programmatico. Nel e per il nuovo secolo, facendo nostra la geopolitica del mondo, quella del post G8: Cina, India, Brasile... . C'è bisogno di un ancoraggio, per intraprendere una rotta adeguata, per contrastare la deriva del regime italiano: una mistura - patologica ma prefigurante - di peronismo elettrico, localismi corporativi, spiriti reazionari e tentazioni razziste. La domanda per chi sente di voler continuare un'esperienza di sinistra aperta, critica, creativa è se c'è ancora spazio nel Pd per un'autonoma - quasi ‘federata'- attività in un più vasto contenitore. Non è una questione retorica, quanto piuttosto la presa d'atto che ciò finora non è avvenuto. Siamo in una congiuntura dove constatare che ormai la politica senza una visione del mondo, senza un'idea di futuro e di paese in nome della quale rivendicare il consenso, è solo marketing. E non è un caso che a vincere in una fase dove la politica ha deposto l'ambizione dell'idea lunga sia proprio il re del marketing. Ora, alla vigilia di un tracollo epocale, dobbiamo dire basta: o ci si conta sulle idee o allora il resto è solo marketing per fare marketing. Quando, ormai molti mesi fa, si decise di partecipare alle primarie con una specifica lista di appoggio alla candidatura di Veltroni, si suppose che il partito sarebbe diventato plurale e realmente rappresentativo di culture diverse. Le differenze come ricchezza. Il pluralismo come aspetto costitutivo della nuova forma politica: non la gentile concessione di un'oligarchia. E ora? Di fronte all'evidente insuccesso dell'impostazione originaria, che rendeva persino accettabile lo scambio tra l'affievolimento delle identità e però un plus di partecipazione (nonché un avvio concreto di disgelo generazionale), il quadro odierno appare davvero amaro. La sconfitta elettorale del 2008, seguita dalle gravi flessioni delle regionali e poi dal voto recente europeo ed amministrativo, non va banalizzata. Né le colpe vanno cercate a senso unico. Tuttavia, sono ormai numerosi i milioni di voti perduti. Le astensioni. Diventate clamorosamente ampie con l'assurdo referendum elettorale. E' mancata nel corso dei mesi passati un'analisi autocritica, a cominciare dalla rimessa in discussione - ancor prima della ‘vocazione maggioritaria'- dell'idea ‘aconflittuale' del dopo Novecento. E così il nuovo partito ha navigato senza una bussola precisa, mentre si assiepava persino negli interstizi della società italiana il ‘berlusconismo', ormai diventato una sorta di post-ideologia. Espressione distorta dei fenomeni della ipermodernità, fissati sui ritmi e sugli stili della società mediatica: il populismo autoritario dell'era digitale. Una destra pericolosa, densa di nostalgie parafasciste, di localismi corporativi e di richiami plebiscitari. La destra contemporanea richiede un'interlocuzione alternativa in grado di ristrutturare il campo sociale progressista, progressivo, quello che abbiamo chiamato centrosinistra. Ecco perché il Pd ha bisogno di avere una sinistra interna, che dialoghi con quella esterna. Anche per rimettere in causa l'insieme della attuale morfologia delle forze in campo. Su quali linee? Il dio socialdemocratico ci salverà? Si può immaginare di fare a meno di una riconsiderazione della sfera stessa della Politica, dopo un secolo e mezzo di pratica dei modelli della rappresentanza? E' un dato di fatto che le istituzioni democratiche vivano in una condizione difficile, contraddittoria, solcata da fremiti e tendenze autoritari. La stessa politica tradizionale è demotivante e demotivata. Siamo di fronte ad un crescente deficit democratico, con un pericoloso distacco tra la sfera pubblica e i flussi della vita reale, ben oltre la più classica antinomia tra stato e società civile. E' anche, e soprattutto, un deficit di motivazione, che dà luogo a forme di nichilismo attivo e passivo. La ricostruzione del Politico richiede, dunque, di scartare le soluzioni solo tattiche, interne alla diaspora dei vecchi schieramenti, per correre - invece - il rischio di reinterpretare la parte pubblica come esperienza etica, al più alto livello possibile. Tra l'altro, il Politico - malgrado tutto - continua a determinare la vita sociale: per la sua presenza o per la sua assenza. Riprendere il filo del discorso della, sulla politica significa fare i conti (tentare di...) con la conclusione del Novecento in tutti i sensi. E di tutte le grandi narrazioni, ivi compresa la costruzione socialdemocratica. In fondo, l'idea del partito democratico nasceva da qui, dalla volontà di superare identità intaccate dalla corrosione del tempo e dall'inadeguatezza rispetto alle novità clamorose avvenute nell'ultima parte del secolo scorso: la realizzazione della società informazionale. Nessuno ci ha poi provato davvero. La società dell'informazione, con la ridefinizione delle caratteristiche stesse (la ‘forma') della produzione e del consumo, con l'entrata in scena dei beni immateriali appoggiati su di una catena del valore post-fordista, implode nella politica. E' il rovesciamento: la politica si fa comunicazione; la comunicazione è la politica. Ma quale comunicazione? Quella delle dichiarazioni o dei titoli del TG1, o dei messaggi degli opinionisti? Questa è la miseria di un'economia politica che oggi ci avvolge e che continuiamo a non riconoscere. La comunicazione di cui dobbiamo parlare, rispetto alla quale dobbiamo comprometterci, sulla quale dobbiamo definirci, è il linguaggio dei nuovi conflitti sociali, è il metodo della produzione di valore, è la forma dei nuovi rapporti degli individui fra loro, e fra l'insieme di loro con lo stato. Parliamo della comunicazione che ha abbattuto il muro di Berlino e che sta ricostruendo altre gerarchie invisibili sul pianeta. Quella che ha decentrato la potenza di calcolo agli individui, sbriciolando l'idea fordista di un mainstream produttivo verticale. La modalità veloce che ha portato moltitudini di donne e uomini a concorrere alla circolazione di saperi e competenze, sulla base della propria individualità: scavalcando ed emarginando la televisione di massa. La comunicazione che sta riclassificando i modelli di consumo e di utenza nel mercato e nei servizi sociali, annullando omologazioni e subalternità. E'un fenomeno analogo all'industrializzazione del ‘900, che trascinava le popolazioni verso la modernità, ma imponeva pedaggi e servitu'. Allora si aprì una straordinaria epoca culturale e politica, dove intellettuali e masse popolari trovarono le parole e le idee per negoziare il futuro e recintare la smodata potenza della ricchezza. Una stagione dove il conflitto fu il motore del progresso. Oggi la sinistra non riconosce la nuova sfida, rimane imprigionata nei ricordi dei centocinquanta anni che abbiamo alle spalle, o si consola con un estetismo novista, leggero e inconcludente. Rimuove il conflitto perché non maneggia i contenuti e le modalità della nuova dialettica sociale. Il sapere è la nuova fabbrica, Google è un ordine seducente ma incontrollabile, la rete è una potenza che libera, ma impone valori non neutrali. Dobbiamo misurarci con tale realtà. Chi non parla di questo parla di niente. Nessuno può ambire a ricostruire un fronte riformatore se non si misura sul modo con il quale le persone oggi mangiano e pensano. Come ritrovare la via del nord se non si intercetta il nuovo alfabeto digitale? Come mettersi alla testa di un movimento di sviluppo del sud se non si governa lo sviluppo multimediale del mediterraneo? E' questo il buco nero dove siamo caduti da anni. Abbiamo abbandonato con l'ideologia del passato ogni ambizione di leggere il futuro. Non decifriamo la lezione americana, neanche quando parliamo in inglese: nel Pd si pensa forse che Obama sia il figlio di una fortunata propaganda o, peggio ancora, di un'accorta manovra di avveduti apparati, e non si coglie invece che l'elezione del Presidente americano dimostra che la cultura digitale conta e che si affaccia sulla scena un soggetto sociale nuovo, il ceto che lavora con la rete, che guadagna con lo sviluppo del territorio, che compete con un'amministrazione innovativa. E' forse dire cose scontate: da anni il mondo vive così. E i candidati alla segreteria sanno bene di tutto questo. Ma sappiamo anche che questa strada non può essere imboccata in maniera indolore: scegliere di rappresentare l'economia della conoscenza, di essere il partito della rete, di guidare l'innovazione distribuita, significa cambiare radicalmente mentalità, cultura, insediamenti sociali, modo di operare. Chi si è costruito un primato nel presente non rischierà di vederselo contestare nel nuovo mondo. Ed è questo il motivo per cui da anni parliamo di innovazione, ma pratichiamo la sussistenza culturale. Ora siamo alla fine della corsa: o si sceglie la strada di un riformismo concreto e moderno, o si annega nella parodia di ‘come eravamo'. Con qualche giovane di buona volontà - benvenuto - ad illuderci che il mondo ci ascolta. La politica, le culture, l'economia della stagione della rete evocano, richiedono un riformismo forte, ben lontano da quello leggero che ci ha accompagnato negli ultimi anni. Obama docet. Non ha funzionato da noi il partito democratico, non regge la vecchia concezione della sinistra, ancorata al suo ‘doppio' recente, il capitalismo liberista. E' indispensabile un nuovo ‘Manifesto', quarant'anni dopo. Non è una forzatura retorica. Mutatis mutandis serve ora, come allora, una ben diversa cultura politica: liberale, libertaria, ecologista, pacifista, socialista, immersa nell'universo digitale. La rete è la metafora di un'altra possibilità di sviluppo e ben si intreccia con la ‘green economy'; con la decrescita serena; con l'affermazione dei nuovi spazi pubblici comuni; con l'evoluzione non autoritaria, bensì partecipativa della post-democrazia; con la costituzione, attraverso un capillare impegno sul territorio, di una ‘coda lunga', ovvero di un moderno blocco sociale: fondato sul lavoro produttivo, sulla cultura materiale, ‘artigianale'. Il ‘Quinto Stato', cementato da saperi, diritti di cittadinanza e libertà. Sempre quarant'anni fa la rivoluzione interrotta di Praga - il più vero '68 - ci ammoniva che il socialismo deve avere il volto umano. O non è. La fine (tragica) delle ideologie ci ha consegnato così, né intatta né solitaria, tutta intera la questione dell'individuo, che vuol dire il tema enorme della biopolitica, da cui sono nate le controversie politiche più aspre dell'ultima stagione. Che richiedono, per essere affrontate, la scelta nettissima per la laicità delle istituzioni. Diritti, lavoro, libertà, conoscenza sono più di slogan generali e illuminano le nostre doverose scelte per una rinnovata idea di sinistra, anche in Europa. Creativa, contemporanea, capace di ricostruire i suoi miti e i suoi simboli. Contro la precarietà del lavoro e della vita. Meno immaginario, più valori. Meno televisione, più scuola e più internet. Più informazione plurale. La nostra, infatti, è stata innanzitutto una sconfitta culturale. Di qui dobbiamo ripartire. Per sottolineare i punti qualificanti di un programma fondamentale: attenzione straordinaria al lavoro, valorizzazione dell'innovazione tecnologica come strumento anticrisi, politiche ambientali. Impianto locale e globale (‘glocal'). Solidarietà, economia del dono, lotta alle emarginazioni antiche e a quelle figlie della postmodernità. Attenzione alla biopolitica. Vuol dire occuparsi delle contraddizioni tra i percorsi di vita più lunghi e la cura delle malattie, l'integrazione dei portatori di handicap sensoriali, l'attenzione agli anziani. Serve un nuovo ‘Manifesto', che contribuisca a costruire un laboratorio di cultura e di teoria politica: per riaprire la narrazione di una nuova sinistra, non fuori ma dentro un contenitore più grande. Il partito democratico nacque probabilmente come strategia difensiva, per l'impraticabilità di una mera continuità con il passato. Né la sinistra è un ‘copyright', o un recinto da tutelare. Integrazione, valore delle differenze, dialogo tra culture e storie diverse. Questo doveva, voleva essere il Pd. Non lo è stato. Potrà tornare ad esserlo? Sembra essere la domanda congressuale, con le candidature per la segreteria che evocano implicitamente simile scelta di campo, con l'irruzione per di più di categorie come ‘generazione' e rifiuto della politica professionale. Ma è questo davvero l'interrogativo? O non è ben più radicale, ovvero: il Pd non è forse il traghettatore collettivo verso i nuovi confini, che oggi supponiamo siano popolati dai ‘barbari'? E se è così, il segretario (peccato siano solo uomini) non deve avere le sembianze egli stesso del primo attore di una transizione, in grado innanzitutto di garantire che le diversità si scompongano e si ricompongano in una sintesi più avanzata? Per riaprire la storia interrotta e divisa della sinistra? Insomma, chi ‘tutela' maggiormente il ‘Manifesto'?

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Fine della luna di miele (sezione: Cina)

( da "AprileOnline.info" del 24-07-2009)

Argomenti: Cina

Fine della luna di miele Stefano Rizzo, 24 luglio 2009, 15:50 Mondo I titoli dei giornali sono stati di allarme: "Crollo della fiducia per Obama", "Il programma di Obama si sta già arenando". Non c'è dubbio che la popolarità del neopresidente sia scesa nei sondaggi, dal 70 per cento di febbraio a meno del 60 per cento di luglio, anche se si tratta di un calo fisiologico -- la fine della luna di miele -- che ha riguardato tutti i presidenti a questo punto del loro mandato La nuova amministrazione, dopo sei mesi di governo, sta incontrando numerose difficoltà, e su molti fronti. Su quello internazionale si ha l'impressione che i vari stati e leader stranieri stiano testando la effettiva volontà, e la capacità, dell'amministrazione di realizzare il cambiamento annunciato. Israele continua nella sua politica di insediamenti nei territori occupati e mette in soffitta la soluzione "due popoli - due stati"; la Russia accetta di trattare la riduzione delle armi nucleari, ma punta i piedi sullo scudo missilistico e sull'ingresso (fortemente caldeggiato dagli Stati Uniti) dell'Ucraina nella Nato; la Cina continua nella sua politica repressiva nello Sinkiang e, di fronte alle rimostranze occidentali, chiede che il dollaro non sia più la moneta di scambio internazionale; l'India si permette di imbarazzare pubblicamente il segretario di stato Hillary Clinton in visita ufficiale rifiutando i limiti alle emissioni di carbonio; e soprattutto l'Iran, che dopo le elezioni, di fronte ad una protesta popolare non ancora sopita nonostante la dura repressione, rifiuta ogni trattativa sul suo programma nucleare. Prima delle elezioni l'allora candidato alla vicepresidenza Joe Biden aveva imprudentemente previsto che la nuova presidenza sarebbe stata messa alla prova da un drammatico attacco terroristico. Così non è stato, fortunatamente -- almeno per il momento -- ma il test o meglio le molte punzecchiature sono venute da altre parti, da "attori" statali invece che da un'organizzazione terroristica: l'intenzione è di verificare se la volontà di dialogo annunciata da Obama, sia davvero una svolta o solo un segno di debolezza di cui approfittare nel momento in cui il gigante americano è colpito dalla crisi economica e sta rivalutando le sue strategie di fronte ai fallimenti in Iraq e in Afghanistan. Tutto ciò ha indubbiamente appannato l'immagine di Barack Obama come grande innovatore, almeno per chi pensava che sarebbero bastati alcuni ispirati discorsi a Istanbul, a Londra, in Costa Rica, al Cairo per cambiare il corso delle relazioni internazionali. Così non è stato e, se mai lo sarà, ci vorrà ancora del tempo prima che si incomincino a vedere i risultati concreti della nuova politica americana. Ma è dalla politica interna che vengono le maggiori amarezze per la presidenza Obama al primo giro di boa di mezzo anno. Le previsioni economiche continuano ad essere negative, la disoccupazione aumenta, gli investimenti languono, e la gente - comprensibilmente - è scontenta. Naturalmente Obama l'aveva detto e ripetuto: i provvedimenti di risanamento finanziario e rilancio dell'economia non avranno effetti immediati, la crisi è grave e durerà ancora. La sua strategia era un'altra: aiutare le persone in difficoltà con sostegni al reddito nell'immediato e investire per il futuro (energia, tecnologia, università, infrastrutture) perché, finita la crisi, l'economia americana possa ripartire in una posizione di vantaggio sui mercati mondiali. Per fare tutto ciò ha stanziato enormi quantità di denaro, aumentando il deficit di bilancio (che ha superato il 10 per cento) e il debito pubblico a livelli mai visti dalla seconda guerra mondiale: la scommessa è di ripagare il debito e ripianare il bilancio quando l'economia ripartirà e fornirà nuove risorse. La spina più dolorosa di questi giorni nel fianco di Obama è la riforma sanitaria, che, per renderla più accettabile a chi la accusa di "statalismo", è stata ribattezzata "la riforma dell' assicurazione sanitaria". L'impegno preelettorale era chiaro: dare a tutti gli americani la possibilità di essere curati e assistiti, dal momento che quasi 50 milioni di loro sono privi di copertura assicurativa -- un numero che cresce ogni giorno a causa dei licenziamenti e delle difficoltà economiche. Gli strumenti erano stati lasciati opportunamente nel vago per non provocare l'ostilità dei gruppi di pressione (medici, case farmaceutiche, assicurazioni) che esercitano un'enorme influenza sulla politica americana; e anche per consentire al futuro governo margini di manovra dal momento che sui contenuti e il finanziamento della riforma ci sono dissensi tra gli stessi democratici. Il risultato è che la riforma si è impantanata nel Congresso, proprio per i dissensi dei democratici "blue dogs" (i "cani blù", molti dei quali eletti solo recentemente in distretti repubblicani) che non vogliono sentire parlare di nuove tasse, tanto più che l'anno prossimo dovranno cercare di essere rieletti. Ciononostante la speaker della camera, Nancy Pelosi, aveva annunciato di essere pronta a far votare il provvedimento, a patto che non si arenasse poi nel senato. Il paradosso è che i democratici al senato hanno, dopo la convalida (ci sono voluti otto mesi!) dell'elezione di Al Franken, una maggioranza schiacciante di sessanta seggi su cento; ma anche al senato molti democratici storcono la bocca di fronte all'idea di una tassa sui ricchi (al di sopra dei 280.000 dollari o, secondo un'altra proposta, al di sopra dl milione di dollari) che dovrebbe finanziare la riforma; preferiscono nascondersi dietro l'esigenza di "approfondimenti" per arrivare ad "una riforma condivisa" e bipartisan. La conseguenza è che la riforma sanitaria non sarà approvata, come era stato promesso, prima della pausa estiva e le previsioni sono piuttosto plumbee anche per l'autunno. In tutto ciò il presidente può fare ben poco. La leggendaria separazione dei poteri del sistema americano fa sì che lui risponda al suo elettorato, e che i 535 tra senatori e rappresentanti rispondano ciascuno al suo. Il presidente può esercitare pressioni, provare a convincerli, promettere il sostegno nelle loro campagne elettorali o minacciare di non darlo. Ma non sempre funziona e, anche quando funziona, ci vuole tempo, trattative sottobanco da cui spesso escono soluzioni pasticciate. Nella conferenza stampa convocata mercoledì sera per fare il punto della situazione Obama è sembrato piuttosto distaccato: ha perorato la causa della riforma, ma ha gettato la palla nel campo del Congresso. Il fatto è che vorrebbe portare a casa la riforma, ma non vuole neppure rovinarsi se non ci riesce. Intanto i 50 milioni di americani senza copertura sanitaria possono aspettare.

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cina, la rivolta del figlio unico - pechino (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 1 - Prima Pagina Cina, la rivolta del figlio unico PECHINO Contrordine compagni: crescete e moltiplicatevi. Dopo trent´anni di rigido controllo delle nascite, spesso applicato con terribili abusi contro i diritti umani, ora Shanghai dà il segnale di una svolta storica. Afflitta da un rapido invecchiamento demografico, angosciata da scenari di penuria della manodopera e crac previdenziale, la città simbolo del capitalismo cinese osa attaccare il tabù del figlio unico. SEGUE A PAGINA 13

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shanghai si ribella al figlio unico - (segue dalla prima pagina) (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 13 - Esteri Shanghai si ribella al figlio unico Cina, la capitale economica incoraggia le coppie: aumentano i vecchi, fate più bambini Trent´anni di controllo delle nascite hanno sconvolto tutti gli equilibri In futuro si rischia di non avere abbastanza giovani per sostenere gli anziani (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) dal nostro corrispondente federico rampini Spesso all´avanguardia nelle svolte politiche, la capitale finanziaria lancia un nuovo slogan - «due genitori, due figli» - che anticipa un ripensamento generale delle regole sulla natalità nella nazione più popolosa del pianeta. Il cambiamento è annunciato dal principale quotidiano cittadino, che dà ampio spazio alla "campagna d´informazione" delle autorità municipali. Ufficialmente infatti il Comune di Shanghai non compie uno strappo rispetto alla politica demografica nazionale, ma vuole sensibilizzare la popolazione alle numerose eccezioni consentite rispetto alla regola del figlio unico. La più importante: quando due sposi sono entrambi figli unici, scatta il permesso automatico per avere due figli, in modo da pareggiare il bilancio demografico ed evitare un brusco calo della popolazione. L´eccezione, almeno secondo i dirigenti di Shanghai, non sarebbe abbastanza nota, e non tutte le coppie che vi hanno diritto la stanno utilizzando. La "campagna per i due figli" può preludere però a una revisione più generale delle regole, auspicata da tempo da autorevoli economisti e demografi cinesi, per gli effetti perversi che la denatalità sta producendo. La città di Shanghai ne è una dimostrazione estrema. Su 15 milioni di residenti ufficiali nella metropoli industriale e finanziaria, gli ultrasessantenni sono già oggi più di tre milioni, il 21,6%. Entro dieci anni saranno oltre un terzo. Shanghai vive in anticipo quello che diventerà l´incubo di tutta la Cina: entro il 2050 nell´intera Repubblica Popolare ci saranno solo 1,6 adulti in età lavorativa per mantenere ogni pensionato. Il rapporto era di 7,7 a 1 nel 1978, quando venne imposta la politica del figlio unico. Il colosso asiatico conoscerà presto i problemi tipici delle società mature: l´eccesso di anziani rispetto ai giovani crea tensioni sul mercato del lavoro, nei sistemi pensionistici e sanitari. Squilibri tanto più sconvolgenti in una nazione con 1,3 miliardi di abitanti, e finora pressoché priva di Welfare State. Anche la famiglia ne risente: da tempi ancestrali nelle società d´impronta confuciana gli anziani sono accuditi da figli e nipoti, ma questo diventa impossibile se il rapporto è di quattro nonni per un nipote come succede in alcune zone della Cina. L´allarme-denatalità è già discusso ai massimi livelli nel governo e nel Partito comunista. Finora però i cambiamenti drastici sono stati rinviati. I leader cinesi ricordano che, senza la regola del figlio unico, oggi il paese avrebbe 400 milioni di abitanti in più da sfamare. Perciò si è proceduto con piccoli aggiustamenti e un proliferare di eccezioni, come i "privilegi" concessi ai contadini poveri e alle minoranze etniche.

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"marchionne è reticente" - pier paolo luciano (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina I - Torino L´intervista "Marchionne è reticente" PIER PAOLO LUCIANO «MARCHIONNE racconta cosa produrrà in Cina nel 2011 ma tace sulle missioni degli stabilimenti italiani. Dunque è reticente. E per questo va incalzato: dal sindacato ma anche dagli enti locali». Giorgio Airaudo, segretario della Fiom, gioca ancora una volta la parte dell´avvocato del diavolo, ma crede sia un ruolo necessario. SEGUE A PAGINA III

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triste, solitario e melodico moby stasera in concerto a lucca (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina XV - Firenze Cine & Chianti Triste, solitario e melodico Moby stasera in concerto a Lucca Triste, solitario e melodico Moby stasera in concerto a Lucca Indipendenza produttiva, più dark e meno dance: il nuovo disco fatto in casa è una svolta Un cielo di orribili presagi si addensa sulla città. Scarabocchi aggrovigliano i grattacieli come un´aria vischiosa. In un appartamento un colpo di pistola ferisce la nuca di un uomo che sta baciando una testa mozza. E poi la fuga in una strada solcata da auto fantasma, i piedi che calpestano l´asfalto nero. Ma lassù ci sono la luna, e le stelle, a promettere qualcosa di buono. Moby non è mai stato così cupo come nell´ultimo singolo, Shot In The Back Of The Head, complice il videoclip di David Lynch, che ha partorito un piccolo e claustrofobico capolavoro del cinema d´animazione. Non poteva essere altrimenti: Wait For Me, che il musicista newyorkese presenta con la sua band stasera al Summer Festival di Lucca (piazza Napoleone, 21.30, ancora biglietti a 30 euro, 0584/46477), è un album sulla crisi. Del mondo, sua e di tutta l´onda elettronica che Moby, al secolo Richard Melville Hall, ha cavalcato sul surf di una musica poco alchemica e molto di cuore, tra ritmi dance, voci soul e melodia. Il climax fu l´album Play (1999) che vendette qualcosa come 10 milioni di copie: «Meraviglioso, ma come avrei dovuto muovermi in futuro?». Alla domanda, Moby ha dato risposte apprezzabili ma incerte, accarezzando la forma canzone più compiuta nel «cantautorale» Motel (2005), o buttandosi a capofitto nella dance degl ultimi vent´anni con Last Night (2008). Poi, l´incontro con Lynch: «L´ho conosciuto alla cerimonia dei Bafta Awards, in Inghilterra, dove parlò del diritto di cittadinanza di una creatività fuori dal mercato. Troppo spesso la produzione creativa di artisti, musicisti e scrittori viene misurata e giudicata seguendo criteri legati a dinamiche commerciali e soprattutto alla quantità di denaro che genera. Lynch ha sempre realizzato ciò che ha voluto, obbedendo prima di tutto alla sua progettualità artistica. Dopo anni di compromessi tra le mie esigenze creative e quelle della casa discografica, penso sia stato molto più salutare lavorare a un cd che magari piacerà solo a 10 persone, le quali però lo capiranno e lo apprezzeranno davvero, e non perché fa moda». Il nuovo Moby è un album perlopiù di pezzi strumentali, concepito e registrato tra le quattro pareti della sua abitazione newyorkese, senza più l´appoggio della Emi ma in totale indipendenza: «Le cose stanno cambiando. Sono finiti i giorni in cui le case discografiche costruivano campagne promozionali mostruose. Oggi i dischi non vendono più e questo è salutare: chi va in studio deve farlo solo per amore della musica e provocare emozioni. Se registri un album, devi chiederti: farò piangere qualcuno, nel senso più bello o più puro?». Wait For Me «è il disco più pacato e melodico, il più malinconico ed intimo che io abbia mai registrato. Influenzato da Nick Drake e Joy Division, ho sempre amato la musica triste». Ma attenzione: dal vivo spesso Moby ripesca il punk che fu, trasformando la sua piccola musica notturna in un sogno hardcore. (f.p.)

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paura del licenziamento, si uccide (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina III - Bologna Anche il suo matrimonio era appena andato in crisi. In una lettera ha lasciato scritto: "La vita mi sta scappando" Paura del licenziamento, si uccide Operaio 32enne della Chloride di Castelguelfo. Era depresso Matrimonio in crisi e licenziamento dietro l´angolo: Luca Disarò, operaio di 32 anni, non ha retto e si è impiccato nella casa di Molino Nuovo dove si era trasferito da pochi mesi. Era uno dei sei collaudatori che la Chloride di Castel Guelfo aveva deciso di mettere in mobilità: la multinazionale, di proprietà inglese, non era in crisi ma stava delocalizzando in Cina. Stava prendendo anti depressivi e l´azienda lo stava pressando per poterlo licenziare. CORI A PAGINA II E IN NAZIONALE

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il matrimonio fallito la paura del licenziamento e lui l'ha fatta finita - alessandro cori (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina IV - Bologna Il matrimonio fallito la paura del licenziamento E lui l´ha fatta finita L´addio di Luca Il padre l´ha trovato impiccato al soffitto di casa . Ieri sarebbe stato il suo compleanno ALESSANDRO CORI Quell´ultima tremenda notizia, l´idea di essere licenziato, è stato un colpo troppo duro da assorbire. Luca Disarò, 32 anni, dipendente nel reparto collaudo della multinazionale Chloride di Poggio Piccolo di Castel Guelfo, ha pensato che la vita gli stesse scivolando via e ha deciso di farla finita. Da due giorni non rispondeva più al telefono, in azienda nessuno lo aveva più visto e quando il padre giovedì sera è andato a casa sua, a Molino Nuovo, lo ha trovato impiccato con una corda ad una delle assi di legno del soffitto. Luca era già morto dalla sera prima. Ieri sarebbe stato il suo compleanno. In una lettera lasciata sul tavolo spiega i motivi del suo gesto: la crisi con la compagna, che se ne era andata di casa e poi la paura di perdere il lavoro. Una situazione che Luca non riusciva più a sopportare. Dipendente da otto anni della ditta britannica che produce gruppi di continuità, l´uomo da circa un mese e mezzo aveva saputo di essere uno dei sei collaudatori in esubero ai quali la società aveva chiesto di lasciare l´azienda. La Chloride non è in crisi, ma sta ridimensionando il reparto collaudo perché la produzione sarà spostata in Cina. Dal 13 luglio erano state avviate le trattative per la procedura di mobilità e Luca sapeva di essere uno dei «prescelti». I suoi colleghi ieri mattina, insieme ai rappresentanti sindacali delle Rsu e della Fiom sono rimasti davanti ai cancelli della ditta. Visi scuri, occhi lucidi. Hanno deciso di non lavorare e rimanere uniti per ricordare Luca. «Siamo qui non perché imputiamo all´azienda la morte del nostro collega - ha spiegato Giambattista Boninsegna, sindacalista Rsu Fim-Cisl - ma i dirigenti, che sono uomini, devono ricordarsi sempre che dall´altra parte ci sono altri uomini». Prima di avviare la mobilità, a metà giugno il responsabile del personale aveva contattato tutti gli addetti al collaudo, 18 persone, per annunciare la decisione. «Tuttavia solo per quattro dipendenti c´era la possibilità di una ricollocazione con altre mansioni in alcune sedi al Nord» spiega il presidente della Chloride Systems, Lamberto Tassara. Per altri due, fra cui Luca, si profilava la fine del rapporto di lavoro. «Ma non era ancora stato deciso nulla - continua Tassara - abbiamo proposto ai dipendenti alcune alternative che erano in discussione. Quello che è successo ci ha sconvolto». Andrea Cocchi, responsabile del personale della multinazionale ha avuto diversi colloqui con Luca. «Sembrava sereno, certo, non parlavamo di andarci a prendere un caffè, ma nulla poteva far pensare ad una cosa del genere. Gli ho detto - continua Cocchi - che era nostra intenzione arrivare a un accordo e nel frattempo dargli una mano a trovare una soluzione. Un nostro responsabile aveva trovato un fornitore disponibile a fargli un´offerta di lavoro. Ma lui ha rifiutato». Luca voleva rimanere alla Chloride. Proprio ieri durante un incontro tra i sindacati e l´azienda si era aperto uno spiraglio. Pare che altri due dipendenti avessero accettato di lasciare il reparto. Una delegata Rsu aveva chiamato Disarò per dargli la buona notizia. Lui però se ne era già andato. «Luca lo conoscevo personalmente - dice Sara Brunori, sindaco di Castel San Pietro Terme - Aveva chiesto di donare gli organi, ma non è stato possibile perché è passato troppo tempo dal ritrovamento».

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pandev, adesso è giallo in forse la supercoppa in cina - stefano carina (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina XXVII - Roma Pandev, adesso è giallo in forse la Supercoppa in Cina STEFANO CARINA «Non spetta a me decidere se partirà per Pechino, queste sono decisioni tecniche. Ma se un giocatore dichiara di non sentirsi all´interno del progetto e di voler andare via, lei lo impieghe-rebbe?». Le frasi sibilline di Lotito su Pandev creano il caso: il macedone parteciperà o no alla trasferta in Cina per la Supercoppa? Ad alimentare il dubbio ci pensa nel pomeriggio di ieri Corsi, uno dei procuratori dell´attaccante: «Difficile che parta ma non per sua scelta». Situazione che nei prossimi giorni troverà una soluzione: al momento il calciatore figura nella lista dei 24 convocati per la sfida contro l´Inter. A confermarlo indirettamente è il ds Tare, assicurando che «il ragazzo partirà per Pechino». Capitolo Lugano: nell´incontro fra Lotito e l´entourage del difensore sono emerse le prime difficoltà. La differenza fra le parti non è irrisoria: proposto inizialmente un quadriennale da 1,5 milioni, a fronte di una richiesta di quasi 2,5 (il FenerbahÇe offre 2,8). Per limare il gap, il club biancoceleste sarebbe disposto a garantire all´uruguaiano un quinto anno di contratto. In alternativa la Lazio continua a tenere sotto osservazione il nazionale svedese Under 21 Bengtsson, ora al Trelleborg (si prende con 400mila euro), e il romeno Goian dello Steaua Bucarest. Rifiutata l´offerta del Liverpool per Ledesma: i Reds nei giorni scorsi avevano proposto 7 milioni per il cartellino del mediano che ora potrebbe rinnovare. Oggi, quarta amichevole contro la Triestina. Curiosità per capire se Ballardini continuerà con il 4-2-3-1 oppure schiererà la squadra con il 4-4-2.

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paura del licenziamento, operaio si uccide - alessandro cori (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 14 - Cronaca Paura del licenziamento, operaio si uccide Bologna, i sindacalisti lo chiamano per dirgli che gli hanno salvato il posto: era già morto Anche il suo matrimonio era in crisi. La lettera d´addio: "La vita mi sta scappando" L´azienda lo pressava: "Qui non c´è più bisogno di te, trovati un altro lavoro" ALESSANDRO CORI BOLOGNA - La moglie che va via di casa e poi quell´ultimo colpo, impossibile da incassare, l´incubo di perdere il lavoro alla Chloride, dove era assunto a tempo indeterminato come collaudatore. Ha pensato che la sua vita non avesse più senso. Luca Disarò, 32 anni, di Castel San Pietro, mercoledì sera ha preso una corda, l´ha legata alla trave più alta del suo appartamento e si è impiccato. I motivi del suo gesto li ha spiegati in una lettera lasciata sul tavolo. è stato suo padre a trovarlo, dopo due giorni che il cellulare continuava a squillare a vuoto. Ieri era il suo compleanno. Non solo i familiari avevano cercato Luca in questi giorni, ma anche una delegata di fabbrica. Voleva rassicurarlo perché dopo un incontro con l´azienda pare che il licenziamento del trentaduenne potesse essere scongiurato. Una telefonata arrivata troppo tardi, Luca era già morto. In casa i carabinieri hanno trovato diversi ansiolitici. «Negli ultimi due mesi aveva perso una decina di chili», raccontano i colleghi che ieri sono rimasti tutta la mattina davanti ai cancelli della multinazionale britannica che produce gruppi di continuità. «è stato un momento di debolezza, non avevo capito che stesse così male» ha confidato la madre del trentaduenne al sindaco di Castel San Pietro, Sara Brusori. A metà giugno la Chloride, azienda con 224 dipendenti, gli aveva annunciato il ridimensionamento del reparto collaudo perché la produzione si sposterà in Cina. Luca, era uno dei sei esuberi previsti. Poi, dal 13 luglio, l´azienda aveva comunicato l´avvio della procedura di mobilità. «Mi diceva che stava subendo delle pressioni dall´azienda - dice Stefano Pedini, della segreteria della Fiom-Cgil di Imola - che lo chiamava continuamente perché andasse via. Era preoccupato». Per la Chloride, al contrario, non erano pressioni ma il tentativo di trovare un´alternativa, economica, o contatti con altre società. «Gli ho detto che era nostra intenzione arrivare a un accordo - spiega Andrea Cocchi, responsabile del personale dell´azienda - e nel frattempo aiutarlo a trovare una soluzione. Non era scritto da nessuna parte che sarebbe stato licenziato». Il collaudatore però pare non volesse prendere in considerazione l´ipotesi di lasciare il suo reparto alla Chloride. «Gli abbiamo proposto di lavorare all´assistenza tecnica con l´abitazione pagata per un anno, l´auto aziendale e quasi il 50% in più del suo stipendio». Ma bisognava trasferirsi fuori regione. «Lui mi disse "bisogna che ne parli con mia moglie" - continua Cocchi - ma eravamo all´oscuro dei suoi problemi familiari. Siamo sconvolti da quello che è successo». Nelle due pagine lasciate a «tutti quelli che mi vogliono bene», così scrive Luca, escono fuori tutte le sue angosce «per il fallimento di una vita». La moglie se n´è andata, da circa un mese. Poi, c´è l´incubo del licenziamento. Tutto sembra scivolargli via: «Il lavoro che c´è e non c´è come del resto sapete tutti in Italia. Questa situazione non riesco a capirla», è scritto nella lettera. Molto colpito dalla tragedia il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani: «Anche questo è un segno che non bisogna sottovalutare in nessun modo, la crisi e i suoi effetti sociali». Martedì, a Castel San Pietro, si svolgeranno i funerali del trentaduenne che aveva chiesto di essere cremato. Ci sarà tutto il paese.

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"ecco perché la spiritualità sta riconquistando il mondo" - (segue dalla copertina) eugenio occorsio (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

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Pagina 31 - Cronaca L´intervista John Micklethwait, direttore dell´Economist "Ecco perché la spiritualità sta riconquistando il mondo" (SEGUE DALLA COPERTINA) EUGENIO OCCORSIO Micklethwait proviene da una gloriosa famiglia old catholic inglese, una delle poche aristocratiche che si rifiutarono di abiurare malgrado le pene tremende quando la chiesa Anglicana si separò dal papato. Che ci sia più religione nel mondo non sembra però una novità. L´11 settembre 2001 gli aerei si schiantarono sulle torri al grido di "Allah è grande"... «Bisogna riconoscere che nell´Islam, che non ha mai avuto l´equivalente dell´Illuminismo, c´è più resistenza alla modernità american style, e anzi un´ostilità dichiarata. Lascerei però da parte i fondamentalismi. Perché allora bisognerebbe parlare del tono da crociata che assumono certe iniziative occidentali in Medio Oriente. Parliamo della religione "sana", cioè intesa come ideale e non come ideologia: in Cina, che è solo uno dei tanti esempi, c´è la più grande ondata di cristianesimo di tutti i tempi, di pari passo con la diffusione del capitalismo, come se le due cose fossero congiunte e la religione occidentale costituisca un viatico all´iniziativa economica libera in antitesi con l´ateismo comunista, e tutto per la prevalenza del modello americano». Lei stesso però nel libro descrive ampiamente le aberrazioni del modello americano, le mega-assemblee dei pastori businessmen che lei chiama "pastorpreneurs", la vacuità del messaggio, la superficialità di chi va alla chiesa per confrontarsi sulla dieta o per fare amicizia. è religione? «Negli Stati Uniti ci sono 225 milioni di aderenti a qualche chiesa, il più grande bacino del pianeta di consumatori, con delle infrastrutture spaventose, dalle scuole alle reti televisive. E dopo l´anabattismo di Bush, anche un presidente "di sinistra" come Obama riempie i suoi discorsi con riferimenti a Dio. Ecco, nel libro abbiamo cercato con sguardo sereno di fotografare la situazione: modernità, tecnologia, anche la democrazia, non hanno allontanato gli uomini dalla religione come si poteva credere ma li hanno avvicinati. Anzi, quanto più si sono separati Stato e Chiesa sul modello di Tocqueville, tanto più la religione è diventata importante. L´opposto di quello che diceva Francis Fukuyama nella "Fine della storia" del 1992. E la religione è diventata una componente primaria delle decisioni, politiche, economiche, sociali, innanzitutto dell´America ma anche di molti altri paesi. è importante guardare, per leggere i segnali dell´influenza della religione, al di là dell´Europa, che è diventata quasi una zona God free, come l´università di Harvard o Manhattan. Con tutto che la chiesa di Times Square ha 8 mila congreganti alla settimana». Quindi il cristianesimo che si sta esportando non è più quello europeo ma quello americano? «Sì, ed è la prima volta nella storia. è un meccanismo che con Obama è destinato a moltiplicarsi. I democratici hanno vinto anche entrando nelle comunità evangeliche che erano appannaggio della destra. Somiglia al modello americano il pentecostalismo che si diffonde in Brasile e Sud Corea, e addirittura l´Islam del cantante indonesiano Abdullah Gymnastiar, detto Aa Gym, o del televangelista egiziano Amr Khaled».

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la sorte di zunino appesa alle filosofie di unicredit e intesa (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 19 - Economia Global market La sorte di Zunino appesa alle filosofie di Unicredit e Intesa La Cina è risoluta a mantenere una politica monetaria adeguatamente accomodante perché l´economia non marcia ancora a passo sicuro MILANO - Come già avvenuto in quasi tutti i casi di ristrutturazione degli ultimi due anni, anche nel salvataggio di Risanamento stanno affiorando le diverse "filosofie di vita" di Unicredit e Intesa Sanpaolo. La prima vorrebbe un aumento di capitale più sostanzioso per la società, diciamo 500 milioni, che andrebbe incontro alle richieste della procura ma penalizzerebbe Zunino. Costui sta puntando i piedi per non essere completamente estromesso dal gruppo di cui è ancora azionista, dopo essere stato finanziato con generosità dalle banche, arrivando alla minaccia di lasciar fallire il gruppo. E in questa sua presa di posizione è in qualche modo sostenuto da Intesa che attraverso l´accoppiata Miccichè-Mancuso segue da vicino le sorti dell´imprenditore piemontese. Le riunioni di questi giorni diranno quale linea prevarrà e se le banche arriveranno anche a "salvare" le holding sovrastanti il gruppo che fanno capo allo stesso Zunino. Il detto "quando va bene ti finanziano, quando va male ti spolpano" potrebbe essere confermato anche questa volta. Giovanni Pons [LA CRISI DEL DIAMANTE GREZZO] LONDRA - Quando la savana brucia anche i leoni soffrono: De Beers, il maggior produttore di diamanti del mondo (controlla il 40% del mercato) ha registrato nei primi sei mesi dell´anno il calo delle vendite più forte dal 1974. Anche i ricchi risparmiano, la recessione colpisce il lusso e quindi le vendite di diamanti grezzi sono scese del 57%. L´amministratore delegato Gareth Penny ha fermato le miniere del gruppo in Botswana e Namibia per non alimentare il mercato di diamanti, soprattutto quello americano che da solo vale il 50%. Ma parlando da Johannesburg, Penny sostiene che comunque il peggio è passato e il futuro può tornare a luccicare. Vincenzo Nigro

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Bologna, si toglie la vita operaio licenziato da una multinazionale (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Bologna, si toglie la vita operaio licenziato da una multinazionale GIULIA GENTILE Un intero progetto di vita da riorganizzare a soli 32 anni, un matrimonio fallito, un lavoro che a breve non ci sarebbe più stato. Troppi problemi visti come insormontabili per un uomo solo. Un dramma a cui L.D., da otto anni operaio alla Chloride Italia di Poggio Piccolo di Castel Guelfo, multinazionale specializzata nella progettazione di gruppi di continuità per l'energia elettrica a una manciata di km da Bologna, ha preferito una corda appesa all'anticamera della stanza da letto, il giorno precedente al primo compleanno che avrebbe trascorso senza una moglie né un posto di lavoro. Nelle due pagine di quadernone a quadretti lasciate in cucina, e trovate dal padre giovedì sera dopo aver scoperto la tragica scelta del figlio, il giovane uomo parla di «difficoltà» che non potevano essere superate «senza la donna della mia vita». Circa un mese fa, il gruppo britannico aveva annunciato la scelta di chiudere il reparto collaudo a Poggio piccolo: la produzione si sarebbe trasferita in Cina. Anche quel settore della ditta quindi diventava inutile. E solo per quattro dei sei collaudatori si apriva l'ipotesi di un trasferimento a Torino o Mantova. Non era fra loro L.D. a cui, ricostruisce il responsabile del personale Andrea Cocchi, era stato semplicemente offerto un aiuto per trovare lavoro altrove, previa buonuscita. «Gli ho chiarito che era nostra intenzione arrivare a un accordo - dice - e che gli avremmo dato una mano a trovare una soluzione. Mi aveva detto che ne avrebbe parlato con la moglie, in azienda ora siamo tutti sotto choc». Dei problemi personali in ditta non sapeva probabilmente nessuno, e nemmeno degli ansiolitici prescritti all'uomo dal medico per tenere a bada la depressione. «La sua morte dev'essere un'occasione per aprire una riflessione sulle situazioni di disagio e solitudine», si limita a dire commossa uscendo dalla casa dei genitori Sara Brunori, amica di famiglia e giovane sindaca di Castel San Pietro dove il ragazzo era cresciuto. Dramma nel dramma: proprio giovedì, in una riunione fiume con la proprietà, i rappresentanti sindacali avevano ottenuto «garanzie perchè in azienda si avviasse un contratto di solidarietà», ricostruisce scosso Stefano Pedini (Fiom-Cgil). Tanto che, al termine dell'incontro, dice ancora Pedini «la delegata Rsu aveva cercato di telefonare a L.D. per dargli la buona notizia, ma il cellulare era staccato». Da quando, a giugno, i sei lavoratori «rottamabili» erano stati convocati dalla Chloride, il 32enne e il sindacalista si sentivano con frequenza. «Mi ha chiamato un mese e mezzo fa e mi ha detto che stava subendo pressioni dall'azienda per andare via - ricorda ora straziato - Era preoccupato». Troppo per reggere. Perde il lavoro e si uccide. È la tragica decisione di un operaio bolognese, che aveve anche rotto i rapporti con la moglie. Un mese fa la multinazionale per la quale lavorava aveva soppresso un reparto.

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Indaga sul papello e sulle rivelazioni di Ciancimino (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Indaga sul papello e sulle rivelazioni di Ciancimino Il procuratore Messineo e i sostituti Di Matteo e Ingroia hanno riaperto il fascicolo di indagini sui contatti tra Stato e mafia prima e dopo le stragi del 1992 e del 1993. Cuore dell'inchiesta sono le rivelazioni di Massimo Ciancimino e le rivelazioni del boss Luigi Ilardo (poi ucciso)che chiamano in causa anche pezzi deviati dei servizi segreti. Ci sarebbero già nuovi indagati. Adesso l'indagine è molto più ampia di quella chiusa nel 2004 con l'archiviazione di Riina, Cinà e Vito Ciancimino. Sotto processo, per favoreggiamento, il generale Mori. Palermo

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La lunga siesta della vecchia Europa (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-07-25 - pag: 1 autore: RIFORME NEGATE La lunga siesta della vecchia Europa di Philip Stephens D iscutere del futuro dell'Europa in questo periodo ha un che d'irreale. Gli euroscettici (più rumorosamente in Gran Bretagna, ma anche in altri paesi) vivono ancora l'antico incubo della possibile nascita degli Stati Uniti d'Europa. Eppure, sull'altro fronte, non si può certo dire che gli europeisti festeggino. Anzi, più verosimilmente guardano con scoramento alla palpabile incapacità dell'Unione europea di incidere sulle sorti del mondo. Se mi annoverassi tra gli scettici, canterei vittoria già da tempo nella grande lotta immaginaria tra la sovranità dello Stato-nazione e il moloch comunitario che ha il suo cuore a Bruxelles. La spinta integrazionista che ha portato alla creazione di un mercato unico e di una valuta unica si è da tempo sbriciolata. Se c'è mai stato un momento in cui si poteva temere che le nazioni europee sarebbero state assorbite da un superstato federale, quel momento è passato da più di un decennio. Qualunque dubbio residuo al riguardo avrebbe dovuto scomparire di fronte alle risposte alla crisi finanziaria da parte di Berlino, Parigi e Londra, accentuatamente nazionalistiche. Il leggendario motore francotedesco è seriamente inceppato, troppo debole per trainare un'Unione allargata a 27 stati. I grandiosi discorsi sull'ascesa dell'Europa come superpotenza accanto a Stati Uniti e Cina sono naufragati nella scadente performance economica e nella carenza di leadership politica del Vecchio continente. Il resto del mondo ci guarda con disprezzo (Pechino e Mosca) e delusione (l'amministrazione Obama a Washington). Facendo parte dello schieramento europeista, mi sento combattuto tra il rivendicare gli importanti successi della costruzione europea e il rimpiangere tutte le opportunità mancate. Per metà del tempo il bicchiere è mezzo pieno;per l'altra metà,mezzo vuoto. Quando mi rivolgo a un pubblico che guarda con favore all'idea, tutt'altro che rivoluzionaria, che la cosa di gran lunga più logica da fare per l'Europa sia mettere in comune le proprie capacità, se vuole rimanere visibile nel caleidoscopio in rapida trasformazione del potere globale, tendo ad accentuare gli aspetti negativi. L'Europa è diventata una maxi- Svizzera del XXI secolo: confortevole, compiaciuta e indisponibile ad avventurarsi all'esterno.

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Mondiali a Roma. (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-07-25 - pag: 1 autore: Mondiali a Roma. Storica medaglia italiana nei tuffi sincronizzati MICHEAL SOHN - AP/LAPRESSE Argento. Primo podio italiano nei tuffi sincro: Francesca Dallapè (a sinistra) e Tania Cagnotto seconde dietro alla Cina e davanti alla Russia. u pagina 10 l'articolo prosegue in altra pagina

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Balzo dell'export per la Corea del Sud (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-25 - pag: 7 autore: Oltre la crisi Balzo dell'export per la Corea del Sud Rimbalzano le esportazioni della Corea del sud, trascinando l'economia del paese. L'export, che pesa per circa il 60% del Pil, è cresciuto del 14,7% nel secondo trimestre dell'anno, il miglior risultato dal quarto trimestre del 2003. Aggiungendosi a Singapore e Cina nella lista di paesi in ripresa, la Corea ha fatto segnare un Pil in crescita del 2,3% rispetto al primo trimestre dell'anno, alimentata anche dalla ripresa dei consumi ( nella foto, shopping in una zona commerciale di Seul). AFP

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FAMIGLIE A REGIME (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-25 - pag: 8 autore: FAMIGLIE A REGIME Pianificazione La legge del figlio unico fa parte delle politiche di controllo delle nascite attuata dal governo cinese nell'ambito della pianificazione familiare Introdotta nel 1979 da Deng Xiaoping ( a destra nella foto) per contrastare il forte aumento demografico, vieta alle donne di avere più di un figlio e impone penalità alle coppie che disattendono la prescrizione, concedendo invece degli incentivia chi la rispetta Dopo forti proteste nelle campagne, le norme sono state riviste per eliminarne alcune rigidità. Oggi il divieto si applica alla sola popolazione urbana, il 36% del totale. Sono previste deroghe per le minoranze etniche (11%); per le famiglie nelle aree rurali di 19 province (53%); per i cinesi che rimpatriano; per le coppie al secondo matrimonio e per quelle composte da figli unici In trent'anni sono nate 400 milioni di persone in meno. Mai vincoli demografici hanno causato un profondo squilibrio di genere: la preferenza per i figli maschi ha diffuso la pratica degli aborti selettivi. Dal 2050 in Cina ci saranno oltre 438 milioni di ultrasessantenni e 100 milioni di ultraottantenni A Shanghai gli over 60 sono il 21,6% dei residenti; entro il 2020 saranno il 34 per cento. La città ha lanciato una campagna di sostegno alle nascite ( nella foto sopra l'affissione dei volantini) IMAGINECHINA AP/ LAPRESSE

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Shanghai dice basta al figlio unico (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-25 - pag: 8 autore: Cina. Al via nella capitale economica e finanziaria del paese la prima campagna a sostegno delle nascite Shanghai dice basta al figlio unico Manca manodopera: in soffitta il diktat demografico di Deng Xiaoping Dario Aquaro Contrordine. Basta con la politica dei "piccoli imperatori", qui si invecchia, figliate di più. Non che alla trentennale legge cinese sul "figlio unico" non fossero previste deroghe, ma quella lanciata a Shanghai è la prima campagna di informazione a incoraggiare pubblicamente le eccezioni alla regola. Con visite porta a porta e depliant illustrativi, funzionari del dipartimento per la pianificazione familiare e volontari inviteranno le coppie della metropoli ad avere un secondogenito: non tutte però, solo quelle formate da figli unici. Causa invecchiamento della popolazione, quindi, la linea ufficiale di Pechino può essere tradita a Shanghai. Disinnescare la bomba demografica ha favorito sì la crescita economica degli ultimi decenni, ma la city della finanza e capitale del boom industriale è da tempo alle prese con la carenza di manodopera. «Raccomandiamo alle coppie qualificate di avere due bambini, per aiutare a ridurre la percentuale di anziani», ha spiegato Xie Lingli, direttore della pianificazione familiare di Shanghai. Per effetto delle restrizioni, queste coppie sono in continua crescita: erano 4.600 nel 2005; 7.300 l'anno scorso. Le nuove nascite oggi caldeggiate dovrebbero permettere di bilanciare il crescente invecchiamento della città più popolata di Cina, con quasi 20 milioni di abitanti. Zhang Meixin, portavoce per la pianificazione familiare: «A Shanghai gli ultrasessantenni hanno superato i tre milioni, il 21,6% della popolazione residente ». Una proporzione destinataa raggiungere il 34% entro il 2020. «Se tutte le coppie idonee avessero dei bambini - spiega Zhang questo aiuterebbe sicuramente ad alleviare la pressione sul lungo termine ».L'analisi dell'americano Center for strategic and international studies, pubblicata ad aprile, prevede che dal 2050 in Cina ci saranno oltre 438 milioni di cittadini sopra i 60 anni d'età, e oltre 100 milioni di ultraottantenni. Il rapporto tra adulti in età lavorativa e pensionati sarà di 1,6 contro il 7,7 del 1975, con pesanti ripercussioni in un paese che non ha un vero welfare state e in cui la previdenza è lasciata a risorse individuali e all'assistenza filiale. Xie: «Il numero crescente di persone anziane peserà sempre di più sulle giovani generazioni e sulla società. Dobbiamo trovare il modo di risolvere il problema, senza per questo stravolgere la politica di pianificazione familiare». Con una politica diversa, Pechino potrebbe ancora invertire la tendenza. I due terzi delle donne cinesi vorrebbero avere dueo più figli per evitare di mettere al mondo bambini viziati o solitari. "Piccoli imperatori", così chiamano i figli unici oggetto di amore e cure eccessive. Nel marzo scorso, all'assemblea nazionale del popolo, alcuni parlamentari avevano avanzato la proposta di ammorbidire i divieti alla procreazione: «Va incoraggiato chi fa un figlio solo, bisogna permettere di farne due, vietarne tre, premiare chi non fa figli». Ma lo scontro tra falchi e colombe interno al governo ha conservato sostanzialmente la legge, lanciata tra fine anni Settanta e primi Ottanta dall'allora premier Deng Xiaoping, ambigua e zeppa di deroghe. L'idea originaria dicontenere l'aumento demografico ha trovato un'applicazione irregolare. La politica del figlio unico si applica in pratica solo alla popolazione urbana, il 36% del totale. Sono previste eccezioni per le minoranze etniche, l'11% dei cinesi, a cui è consentito di avere anche più di due bambini. Per le famiglie che vivono nelle aree rurali di 19 province (52,9% della popolazione) alle quali è concesso un secondo figlio se il primo parto ha dato una femmina. Altre deroghe sono contemplate per i cinesi che rimpatriano, per le coppie a un secondo matrimonio e per quelle di figli unici. E per i ricchi, naturalmente, che non hanno problemi a pagare multe salate, e che possono andare a partorire all'estero o ad Hong Kong, autonoma ed esente da controlli. Decenni di vincoli demografici hanno causato un profondo squilibrio di genere. Il controllo delle nascite e la predilezione per il maschio ha portato all'uso diffuso degli aborti selettivi. Ma ai duri e puri della regola, ulteriori eccezioni non vanno giù: in trent'anni, sostengono, sono nate 400 milioni di persone in meno rispetto a quanto sarebbe accaduto senza limitazioni. L'obiettivo della Cina resta quello di mantenere la popolazione totale sotto gli 1,36 miliardi entro la fine dell'anno. TROPPI ANZIANI Nel 2020 i cittadini con oltre 60 anni saranno il 34% della popolazione: deroga alla legge per le coppie composte da figli unici

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Ban ki-Moon: Nessun accordo senza Pechino (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-25 - pag: 8 autore: CLIMA Ban ki-Moon: «Nessun accordo senza Pechino» Non ci potranno essere nuovi accordi internazionali quest'anno sul clima senza la Cina. Lo ha affermato il segretario generale dell'Onu, Ban ki-Moon, in Cina per lanciare un programma sull'ambiente. «Al contrario - ha aggiunto con la Cina c'è un enorme potenziale per il mondo di raggiungere un accordo al vertice di Copenaghen. Pechino, insieme ad altri paesi in via di sviluppo, si è da sempre opposta a ogni taglio delle emissioni attribuendo la responsabilità dell'effetto serra soprattutto ai paesi industrializzati. Restano comunque le aspettative che, in occasione del vertice di dicembre in Danimarca, la Cina possa presentare la proposta di un tetto alle sue emissioni. Greenpeace da tempo sollecita Pechino a impegnarsi a ridurre l'aumento di emissioni di CO2 del 15-30% entro il 2020.

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La lunga siesta dell'Europa (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-25 - pag: 9 autore: DALLA PRIMA La lunga siesta dell'Europa Se invece mi rivolgo a quegli scettici che, glissando per convenienza sulla prima metà del XX secolo, rivendicano concezioni ottocentesche di sovranità indivisa, sottolineo i tanti successi dell'Unione europea. Non è difficile trovarli. Anche senza voler citare il periodo di pace e prosperità seguito alla fine della seconda guerra mondiale, il radicamento della democrazia nell'Europa centro-orientale postcomunista risalta come un successo straordinario. Detto questo, è facile scivolare nella depressione pensando all'introversione del continente. Il mondo sta assistendo a sommovimenti geopolitici di portata mai vista nella storia; il potere si sta spostando dall'Occidente all'Oriente; le istituzioni e le regole internazionali su cui l'Europa fonda la sua sicurezza e prosperità sono in difficoltà. E l'Europa sembra pronta ad autoescludersi dal dibattito. La tesi pessimistica è stata esposta con eloquenza da Charles Grant, fondatore e direttore del londinese Centre for european reform. Grant è un europeista straconvinto. Ma il titolo di un suo recente saggio la dice lunga sul suo stato d'animo attuale: "L'Europa è destinata a fallire come potenza?". Un decennio fa circa, la Ue si poteva annoverare, insieme a Stati Uniti, Cina, India, Russia e magari un altro paio di nazioni, tra i soggetti che avrebbero dato forma al nuovo ordine internazionale. Ora, quando si trova a parlare con politici cinesi, russi o indiani, Grant trova «raggelanti » le loro opinioni sull'influenza europea. L'Unione ha ancora ambizioni, ma è giudicata «divisa, lenta a muoversi e male organizzata». Barack Obama riponeva grandi speranze nel partenariato con l'Europa per rifondare su nuove basi i rapporti tra Occidente e resto del mondo. Ma l'inquilino della Casa Bianca si sta rapidamente rendendo conto di quanto l'Europa sia riluttante a parlare con una voce unica in materia di politica estera e di difesa. La posta in gioco è considerevole. è diventata una banalità dire che stiamo avanzando a grandi passi verso un mondo multipolare dove l'Occidente non sarà in grado come un tempo di determinare gli eventi. In un contesto simile, le potenze di medio calibro del Vecchio continente hanno da perdere più di chiunque altro se salta il sistema di regole. Anche per le nazioni europee più grandi andare da sole è semplicemente improponibile. Ma, come fa notare Grant, i governi europei sono molto più interessati a tenersi aggrappati ai totem del potere - una grossolana distribuzione di posti nelle varie istituzioni globali - che a contribuire a progettare l'architettura di un nuovo ordine. Un pericolo evidente è che Usa e Cina possano scavalcare l'Europa creando un G-2. Lo si può già vedere sui cambiamenti climatici. Tutte le cariche di cui dispone l'Europa nel G-8, nel Fondo monetario internazionale e così via a quel punto diventerebbero come una valuta deprezzata. E dietro c'è una minaccia più grande, il rischio che l'emergente ordine multipolare sia basato sulla forza invece che sul diritto. Grant riconosce che c'è anche un altro aspetto della faccenda. L'Europa dispone ancora di una robusta dose di soft power, in virtù della sua considerevole forza economica, dei suoi valori e della sua stabilità politica. Se è vero che non è riuscita a elaborare politiche comuni nei confronti, ad esempio, di Cina e India, è vero anche che dà un contributo sostanziale, e spesso sottovalutato, al mantenimento della pace e della stabilità in tutto il mondo. Robert Cooper, il direttore generale Ue per gli affari esteri, espone con efficacia questa tesi in un commento critico che Grant, con ammirevole equità, ha pubblicato congiuntamente alla sua analisi. Per quanto inefficiente e spesso irritante, la Ue odierna rappresenta un enorme passo in avanti rispetto a prima. Chi non è d'accordo pensi al disastroso fallimento dell'Europa negli anni 90 di fronte al tracollo dell'ex Jugoslavia.Cooper mette in evidenza anche l'errore comune di giudicare l'Europa sulla base di aspettative irrealistiche. Non si è mai pensato che dalla costruzione europea sarebbe emerso un unico stato, perciò non ha senso comparare la Ue con Usa o Cina. Per usare le parole di Cooper, «l'ambizione della Ue spesso non può essere più grande della somma delle ambizioni dei suoi Stati membri, e questi ultimi non sempre sono ambiziosi ». Ma è qui, secondo me, che sta il problema. Non mi viene in mente nessun momento nella storia recente in cui sia stato tanto importante, per gli europei, dimostrare al mondo le loro ambizioni. Anche se adesso sembra tranquilla e soddisfatta, l'Europa scoprirà presto che viaggiare col freno tirato non è per niente agevole. Philip Stephens (traduzione di Fabio Galimberti) © FINANCIAL TIMES

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Mutanda pazza non salva il mondo (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-25 - pag: 10 autore: ... GROTTESCA IDEA PER IL DARFUR Mutanda pazza non salva il mondo P er salvare il mondo ci son tanti modi, spegnere la luce quando non serve, disegnare uno strumento che risparmi energia, lavorare alla solidarietà e al volontariato, unirsi alle idee di buona volontà. Ma anche le buone intenzioni talvolta cadono nel ridicolo, con il risultato di rendere grottesca la nobile causa che vorrebbero servire. Il Darfur, l'area del Sudan da anni squassata dalla guerra civile, è tra le cause più importanti su cui impegnarsi. Un governo locale di criminali di guerra, nell'indifferenza del mondo e con il tacito sostegno della superpotenza Cina, terrorizza la popolazione, deporta le minoranze, incendia i villaggi, affama i bambini e stupra le donne, lasciate alla soldataglia dei janjaweed. Ma è vendere mutande tanga con il logo Salvate il Darfur, ultima moda negli Usa, la strada seria per ricordare quella tragedia? O è piuttosto la moda del momento? Rendere farsa tutto, anche il male?

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Manca la visione globale (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE MERCATI IT data: 2009-07-25 - pag: 20 autore: Il caso/2. Gianmarco Gabrieli, a.d. «I Pinco Pallino» «Manca la visione globale» MILANO I Pinco Pallino è un marchio di abbigliamento, scarpe e accessori per bambini, di fascia alta, creato da Imelde Bronzieri che si occupa della parte creativa insieme a Stefano Cavalleri. L'azienda, che ha sede a Bergamo, è gestita dal figlio di Imelde, Gianmarco Gabrieli. Leggiamo da una schedaprofilo ufficiale che I Pinco Pallino «elaborano 300 capi a stagione concepiti internamente all'azienda, mentre la produzione è quasi totalmente esterna » e che «la rete distributiva conta una quarantina di mono-marca in Italia, Francia, Germania, Svizzera, Russia, Giappone, Taiwan, Cina, Emirati Arabi, Bahrain e Kuwait, oltre alla presenza mondiale in più 400 negozi multimarca e prestigiosi department store». Ovvio che Gabrieli non veda di buon occhio l'obbligo del "made in" così come è stato confezionato e licenziato dal Parlamento in questi giorni. «Ne faccio una questione di metodo - dice Gabrieli - perchè avrei visto meglio un testo unico in grado di riunire tutte le sfaccettature del problema etichettatura. Così mi sembra un vero e proprio meccanismo con variabili assolutamente imprevedibili. Penso all'azienda italiana che in parte fa confezionare all'estero, ma anche al marchio italiano tipo Gucci che a sua volta ha una proprietà straniera, inserito com'è in una multinazionale francese». «Penso anche ai posti di lavoro che comunque si vanno perdendo nel settore, una realtà sociale ricca di professionalità, penso alle scuole sartoriali che rischiamo di perdere per strada - aggiunge l'amministratore delegato –. Eppoi mi spiegate come si fa con magazzini già pronti per la spedizione a fermarli per etichettarli come questa legge prevede? La logica, ribadisco, dovrebbe essere a 360 gradi perchè qualcuno deve anche spiegarmi che se uso la lana di alpaca, dove altro la posso trovare se non in Perù». R.Fa. © RIPRODUZIONE RISERVATA LEGGI FRAMMENTATE Bisognava pensare a un provvedimento in grado di riunire in maniera organica tutti gli aspetti legati all'etichetta

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Ipo da record per il big cinese delle costruzioni (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-25 - pag: 29 autore: Raccolti sul mercato 7,3 miliardi di dollari Ipo da record per il big cinese delle costruzioni China State Construction Engineering, il principale colosso cinese delle costruzioni di immobili ( nella foto uno dei cantieri della società), ha raccolto sul mercato 50,16 miliardi di yuan, pari a 7,3 miliardi di dollari, nella maggiore offerta pubblica di acquisto a livello mondiale degli ultimi 16 mesi. Sono state vendute agli investitori 12 miliardi di azioni al prezzo di 4,18 yuan per titolo: il prezzo si colloca nella parte alta della forchetta. State Construction intende approfittare del rally delle Borse in Cina per raccogliere capitali e sviluppare nuovi progetti immobiliari in vista di un possibile nuovo boom dei prezzi delle case. BLOOMBERG

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Semestre nero per De Beers (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-07-25 - pag: 36 autore: Diamanti. La produzione e i prezzi delle pietre grezze hanno accusato il peso della recessione Semestre nero per De Beers Le vendite sono diminuite del 57%, il calo peggiore dal 1974 Roberto Capezzuoli Dopo un semestre così, si può solo migliorare. è questo il senso delle dichiarazioni che ieri mattina hanno accompagnato il tradizionale rapporto della sudafricana De Beers, la società che controlla il 40% del mercato mondiale dei diamanti grezzi. Nei primi sei mesi le sue vendite hanno accusato il peggior calo degli ultimi 35 anni, scendendo del 57%, a 1,4 miliardi di dollari, affondate dalla recessione e dal conseguente calo della domanda negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone. Dalle miniere De Beers in Sudafrica, Botswana, Namibia e Canada sono state estratte pietre per 6,6 milioni di carati, in flessione del 73% rispetto allo stesso periodo del 2008. La crisi infatti ha imposto alla società di bloccare per alcuni mesi l'attività in Namibia e Botswana, oltre che l'esplorazione di promettenti aree del Congo. Per la proprietà – al 45% del gruppo Anglo American, al 40% della famiglia Oppenheimer e al 15% del Botswana – non sono buone notizie. I profitti netti del semestre sono calati del 99%, dai 316 milioni di dollari del ricco bilancio registrato nella prima parte del 2008 ai 3 milioni segnalati ieri. Però la ripresa è alle porte. «Il peggio è passato», ha dichiarato il direttore Gareth Penny intervistato dal Financial Times, e lo dimostra l'intenzione di riattivare le miniere. La produzione dell'intero 2009 scenderà "solo" del 50% rispetto all'anno scorso, quindi arriverà a 24 milioni di carati, contro i 48,1 milioni del 2008 e i 51,1 milioni dell'anno precedente. Anche i costi saranno quasi dimezzati, mentre la perdita dei posti di lavoro è calcolata intorno al 23%, pari a 4.700 dipendenti in meno. La posizione debitoria, che a fine giugno totalizzava 4,06 miliardi di dollari, non preoccupa Penny, che sta trattando con le banche il riscadenzamento di 1,5 miliardi dovuti al marzo 2010. L'ottimismo si fonda soprattutto sulle condizioni di mercato: i prezzi delle gemme grezze, saliti del 16% nei primi 8 mesi 2008, tra ottobre e marzo hanno accusato una riduzione del 50%, ma secondo i calcoli degli analisti di Rbc Capital Markets hanno già recuperato il 30% negli ultimi tre mesi e mezzo, mentre la filiera ha potuto assottigliare le scorte grazie allo stop precedentemente imposto, come si è detto, alle ricche miniere dell'Africa meridionale. Anche lo zoppicante rilancio economico occidentale fa oggi meno paura a De Beers: tempo 5-6 anni, dice Penny, Cina e India assorbiranno fino al 35% delle gemme mondiali, invece dell'attuale 20%. Una domanda aggiuntiva sufficiente a garantire lunga vita al colosso nato 120 anni orsono in Sudafrica. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'OTTIMISMO NON MANCA Per Gareth Penny il peggio ormai è alle spalle: i costi sono stati ridotti e la domanda è in risalita grazie ai tagli all'offerta

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La Cina sorpassa l'India nei consumi (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-07-25 - pag: 36 autore: Oro. La rupìa e le tasse fanno perdere a Nuova Delhi un primato storico La Cina sorpassa l'India nei consumi La Cina quest'anno salirà al primo posto nel consumo di oro, un'egemonia finora feudo dell'India. Grazie alla robusta ripresa economica, la domanda di gioielli in Cina è salita, mentre il declino della rupìa ha rallentato i consumi indiani, che rischiano di diminuire ancora per il recente raddoppio del dazio sull'import. La Bombay Bullion Association ritiene che il sorpasso sarà solo sulla carta, perché non potrà tener conto delle crescenti importazioni effettuate tramite canali non ufficiali, per evitare le tasse. Ma le cifre del World Gold Council non lasciano dubbi. Nei primi sei mesi l'import indiano è sceso del 54%, a 63,8 tonn., mentre gli acquisti cinesi hanno superato 105 tonn. solo nel primo trimestre. I dati dell'intero 2008, secondo l'ultimo rapporto della casa di studi statistici Gfms, vedevano la domanda indiana viaggiare oltre 650 tonnellate d'oro, con quella cinese a 400 tonnellate. Quantitativi notevoli rispetto al totale mondiale dello scorso anno, che il World Gold Council stimava in aumento del 3,8% a 3.658,6 tonnellate, per un valore di 101,8 miliardi di dollari. La China Gold Association non esclude il sorpasso, che però non intacca il favore che gli indiani riservano all'oro in occasione dei matrimoni e delle feste tradizionali. A contribuire alla crescita della domanda cinese c'è anche il graduale aumento delle riserve auree ufficiali del paese, riserve che oggi, con 1.054 tonnellate, sono al sesto posto dopo quelle di Usa, Germania, Fmi, Francia e Italia.

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Le fragilità di un'economia monotematica che cerca nuovi sbocchi in Africa e in Oriente (sezione: Cina)

( da "Avvenire" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

POLITICA 25-07-2009 Le fragilità di un'economia monotematica che cerca nuovi sbocchi in Africa e in Oriente D alla scorsa estate, con l'arrivo dell'onda lunga della crisi finanziaria anche in Kuwait, il sistema mostra tutta la propria fragilità, dipendente com'è dal petrolio. Il quinto maggiore esportatore al mondo (dopo Arabia Saudita, Canada, Iran e Iraq) è palesemente esposto alle fluttuazioni del prezzo dell'oro nero, eppure il Parlamento non è ancora riuscito a trovare un accordo per il piano di rilancio e diversificazione dell'economia, il cui budget prevede un'iniezione di 5 miliardi di dollari. Nel primo trimestre del 2009, 158 società kuwaitiane quotate in borsa hanno registrato complessivamente un crollo dei propri risultati pari al 94% (dati Global investment house). Le società di investimenti sono le più colpite, mentre i servizi sopportano meglio la crisi. Affannosamente, la casa reale cerca nuove intese strategiche e opportunità di sbocco a O- riente. Un esempio: l'Autorità del Kuwait per gli investimenti all'estero (Kia), l'agenzia che cura gli investimenti dell'emirato, già a fine 2008 aveva acquistato azioni per oltre 700 milioni di dollari nella Banca commerciale cinese e manifestava l'intenzione di triplicare l'attuale investimento in Giappone nei prossimi tre anni, come riferito dal rapporto Ice di Kuwait City. Su base regionale, il Kuwait punta a diventare il centro commerciale finanziario della regione, ma il suo tasso di inflazione in costante crescita (+11,7 nel 2008) mette a repentaglio le ambizioni della casa reale, oltre che il progetto di una moneta unica nel Golfo. La bilancia commerciale si mantiene comunque positiva. Il Kuwait importa dall'Italia preceduta da Stati Uniti, Giappone, Germania e Cina il 6 per cento delle importazioni. L'obbiettivo a medio termine della politica economica è la riduzione della dipendenza dall'oro nero, che attualmente determina il 95% del bilancio dell'emirato. In quest'ottica vanno lette le recenti missioni di uomini d'affari kuwaitiani in Benin, Gabon, Gibuti, Senegal, con progetti di sviluppo nei settori acqua, agricoltura, energia, comunicazione, turismo. ( F.Z.)

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E Shanghai promuove le nascite: incentivi alle coppie con due fratelli (sezione: Cina)

( da "Avvenire" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

MONDO 25-07-2009 E Shanghai promuove le nascite: incentivi alle coppie con due fratelli PECHINO. Shanghai rompe la regola del figlio unico. La municipalità della capitale economica della Cina scrive il China Daily online , annuncia che incoraggerà attivamente le coppie con figli unici ad avere un secondo figlio. Lo scopo: contrastare l'invecchiamento della popolazione e il peso crescente di genitori e nonni in pensione sui figli unici. «Raccomandiamo alle coppie qualificate di avere due figli perché in questo modo si potrà aiutare a ridurre la percentuale di persone anziane e a prevenire una futura carenza di manodopera», ha spiegato al giornale Xie Lingli, direttore della pianificazione familiare di Shanghai. La campagna di incentivi sarà affidata a volontari che distribuiranno i volantini informativi sotto le porte. Le coppie avranno diritto a consulenze finanziarie e assistenza psicologica. Alla fine degli anni Settanta ad angosciare i governanti di Pechino era la crescita incontrollata della popolazione nelle città in un Paese che proprio allora varcava la soglia del miliardo di abitanti. Oggi sono fonte d'angoscia il conseguente invecchiamento della popolazione e il crescente peso delle coppie formate da due figli unici che si prendono a carico i quattro genitori se non addirittura gli otto nonni. A Shanghai il 22% della popolazione, oltre 3 milioni di persone, ha più di 60 anni e la previsione è che la percentuale salga a 34 entro il 2020.

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Cina, gli nella politica del figlio unico (sezione: Cina)

( da "Avvenire" del 25-07-2009)

Argomenti: Cina

MONDO 25-07-2009 Cina, gli «orrori» nella politica del figlio unico Un libro denuncia il lato più terribile della pianificazione in atto dagli anni '70, dagli aborti forzati ai bimbi gettati via L a "politica del figlio unico" in vigore dalla fine degli anni '70 come uno dei lati oscuri della Cina. Un libro ne svela i lati più concertanti: «Strage di innocenti. La politica del figlio unico in Cina», scritto da Harry Wu e curato da Toni Brandi e Francesca Romana Poleggi, è stato pubblicato il 23 luglio scorso dell'Editrice Angelo Guerini. Harry Wu, oggi direttore esecutivo della Laogai Research Foundation, è sopravvissuto all'esperienza dei "Laogai", i lager cinesi, in tutto simili a quelli nazisti. I metodi con cui il regime di Pechino persegue il controllo delle nascite non sono meno violenti. Non solo vige l'obbligo del figlio unico (tranne che in pochi casi): anche per il primo figlio occorre il permesso di una "cellula del controllo della popolazione", in base ai numeri rigidamente pianificati dal governo centrale per ogni zona del Paese. «Meglio dieci tombe che una nascita fuori piano», «Una sterilizzazione fa onore a tutta la famiglia», «Meno bambini, più maialini da fattoria»: questi sono gli slogan con cui il regime cerca di inculcare nella popolazione l'idea del figlio unico obbligatorio. Per chi sgarra c'è l'aborto forzato, talvolta al 7° o 9° mese, o anche l'infanticidio: almeno mezzo milione di funzionari girano per il Paese arrestando le donne rimaste incinte senza permesso, o i loro familiari per indurle a costituirsi. Alcune testimonianze sono agghiaccianti; donne fatte abortire con metodi atroci, bambini appena nati buttati nella spazzatura, ancora vivi, o uccisi barbaramente davanti agli occhi della madre. Il regime si vanta di avere così evitato circa 400 milioni di nascite. Gli effetti di questa politica, a quanto denuncia Wu, sono il rapido invecchiamento della popolazione; un forte squilibrio fra i sessi, tant'è che milioni di cinesi non possono sposarsi per mancanza di donne e diventa sempre più frequente il rapimento o il commercio di donne vietnamite. Non solo: sono in aumento i suicidi di donne che hanno subito la violenza dell'aborto forzato. Mentre sono tantissimi i bimbi non registrati all'anagrafe, quindi privi di ogni diritto. A tutto questo si aggiunge la repressione contro che denuncia queste violenze o cerca di difendere le vittime: l'arresto e la tortura sono all'ordine del giorno. Matteo Zuccari Impedite in Cina 400 milioni di nascite

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eterni ragazzi uniti dal sogno di sandokan - torino (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 34 - Cultura Eterni ragazzi uniti dal sogno di Sandokan C´è chi ne ristampa i libri, chi gli dedica sale nei musei, chi colleziona carte autografe e cimeli e chi, come Ernesto Ferrero, addirittura abita nella sua ultima casa, a Torino. I fedelissimi dell´autore che inventò il romanzo italiano d´avventura sono tanti. Tutti pronti a celebrarlo nel 2011, per il centenario della morte. Intanto, è in preparazione un dizionario che ne raccoglierà personaggi, temi e luoghi Una voce robusta, con una specie di vibrazione metallica, s´alzò dal mare ed echeggiò fra le tenebre, lanciando queste parole minacciose: "Uomini del canotto! Alt, o vi mando a picco!" TORINO Si definiscono salgarofili piuttosto che salgariani. Sono una pattuglia composita di donne e uomini sparsi per l´Italia che dell´inventore del romanzo nostrano d´avventura sanno davvero tutto, ne collezionano edizioni preziose, carte autografe e cimeli, ne tengono vivo il ricordo in convegni, mostre, pubblicazioni. C´è chi, come Giovanna e Franca Viglongo, da anni stampa e ristampa i suoi libri. Chi gli ha dedicato una sala nel Museo della scuola e del libro per l´infanzia, come ha fatto Pompeo Vagliani a Torino, a Palazzo Barolo. E chi, da Roberto Antonetto a Ernesto Ferrero, a Silvino Gonzato, a Felice Pozzo e a Vittorio Sarti, scrive di lui, ovviamente di capitan Emilio Salgari, con una fedeltà pari a quella di Yanez per Sandokan. Ognuno di loro ha cominciato in netto anticipo a preparare la celebrazione del centenario della morte dello scrittore veronese, che si suicidò sulla collina di Torino il 25 aprile 1911, oppresso dal carico impressionante di lavoro, dalla miseria, dagli editori che lo pagavano poco o niente, dalla malattia mentale della moglie Ida. Tra questi c´è Ernesto Ferrero, narratore, saggista e direttore della Fiera del libro di Torino, che sta scrivendo un romanzo sugli ultimi sei mesi di vita del nostro "Tusitala", Colui che racconta, come gli abitanti di Samoa avevano chiamato Robert Louis Stevenson. è un´idea nata in un contesto e in uno scenario perfetti. Il letterato abita nella stessa casa che fu l´estrema dimora di Salgari, in corso Casale 205, a due passi dal Po. Il destino e i suoi giochi, uniti ai richiami misteriosi, fantasmatici, di un coinquilino segreto hanno avuto la loro brava parte nell´indurlo a cimentarsi con la tragica fine del creatore del Corsaro Nero, di Tremal-Naik, dei Pirati della Malesia, dei Naviganti della Meloria. Ma l´impresa veramente degna del Capitano, lussureggiante e sconfinata quanto il delta gangetico delle Sunderbunds ne I misteri della Jungla Nera, ha deciso di compierla Vittorio Sarti, lombardo di Casalbuttano (Cremona), bancario in pensione che vive fra Milano e Parma, già autore di una pregevole bibliografia salgariana. Insieme a Silvino Gonzato, giornalista e scrittore veronese, qui in veste di coordinatore, e all´editore Sergio Pignatone, sta componendo la bibbia delle bibbie in questa materia: si tratta del dizionario enciclopedico dei personaggi (oltre millequattrocento), della flora e della fauna, dei luoghi geografici, che s´affollano nelle decine di romanzi di Salgari. Un´opera eccessiva, che sarà terminata nel corso del 2010, per un narratore che dell´eccesso fantastico era il maestro. Soprattutto una summa, spiegano Sarti e Gonzato, che ha uno scopo preciso: «Vogliamo dimostrare che Salgari non descriveva a casaccio o inventando di sana pianta la natura, le popolazioni, gli usi e i costumi, gli animali dell´India, del Borneo, della Cina, dei Mari del Sud, dell´Africa, delle Americhe. Si documentava scrupolosamente, invece, consultando resoconti di viaggi, enciclopedie, atlanti, giornali e riviste». Sarti, dopo avere elencato i personaggi dei libri, ha compilato una lista di tutti i popoli, le tribù, i reami, i luoghi, le montagne, i fiumi, i mari, gli animali, le piante e i fiori citati nei romanzi e nei racconti. Tanto per dire: da «Abad, voce indo-iranica che significa luogo abitato» a «Fico delle pagode, grandissimo albero delle Indie Orientali», passando per «Sindhia, nome di un regno dell´Indostan» e per «Sandakan, porto dell´isola di Borneo». E chiudendo, perché no, con «Valez-de-Gomera, città d´Affrica (sic) nel regno di Fez», che ispirò verosimilmente il nome di Yanez de Gomera. In seguito è andato a cercarne i riscontri nelle enciclopedie e nei compendi scientifici, di viaggi e di esplorazioni dell´epoca, fra Ottocento e primo Novecento, avendo la conferma di ciò che sapeva: «Salgari non ha mai mentito o inventato. Si era semplicemente attenuto a quanto aveva letto». Vittorio Sarti lavora a un tavolino che sembra quello di Salgari, quel piccolo tavolo nella casa di Torino su cui vergava febbrilmente e senza sosta migliaia di pagine. Non è casuale, naturalmente. Nulla, tra i salgarofili, è ispirato dal caso. Li lega un destino: quello di essere riusciti a restare ragazzi, di sapere ancora appassionarsi per un romanziere che era la quintessenza dell´avventura e della fantasia.

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zhe e compagni, le nuove facce della cina - laura montanari (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina XI - Firenze Zhe e compagni, le nuove facce della Cina Studiano all´Università, vivono con 7mila euro l´anno, giocano a basket alle Cascine Appartengono alla middle class e non hanno alcuna paura di parlare: "Chiudersi a Chinatown non ha senso" LAURA MONTANARI Il pivot è quello che arriva presto la mattina del sabato. Zhe, un metro e 85 centimetri. Pallone da basket sotto il braccio, divisa indosso già appiccicata di sudore, numero 82 e il nome stampato dietro sulla maglietta. «2 è il giorno, 8 il mese. Sono nato il 2 agosto a Jinan, vicino a Pechino. Per caso, la conosci?». Zona delle Cascine, campetto comunale, ingresso libero e gratuito, due canestri e niente spogliatoi, la doccia non è compresa e il pubblico è di strada in transito. L´«All star game» degli studenti cinesi a Firenze che giocano a pallacanestro si tiene due volte la settimana, il sabato mattina e il mercoledì dopo cena «fino alle 23,30 quando il Comune stacca la luce del lampione». La squadra cerca uno sponsor e qualche maglia da esibire in un torneo amatoriale. Non ha ancora un nome né un capitano, gira a ranghi ridotti per via dell´estate e delle vacanze che hanno richiamato qualche «atleta» in patria, ma sono due o tre anni che sfida in amichevole chi capita come gli assemblaggi temporanei di squadre fiorentine o si mescola con loro. Zhe Cheng, Den Xin, Yin Hang, Cui Ren, Li Da non sono il quintetto base, ma soltanto alcune delle nuove facce della Cina. Età fra i 19 e 24 anni. Immigrazione formato middle class, niente a che vedere con la Chinatown dell´Osmannoro o di San Donnino, niente muri, chiusure, paura di parlare, mostrare i documenti. Nessuna notte nei dormitori in fabbrica, né povertà evidenti anche se non si può dire che questi ragazzi largheggino con gli euro in tasca, anzi. «I miei genitori mi danno 7mila euro all´anno per vivere e studiare a Firenze, ma la città è cara, ne spendo 250 per un posto letto in una casa che divido con una ragazza cinese, un albanese e un italiano, tutti studenti come me» racconta Deng Xin, 23 anni, iscritto a Disegno industriale. Per vivere con quella cifra, tagliare sulle spese può non essere sufficiente: «Mangio in mensa all´università per risparmiare - racconta Zhe Cheng, stesso budget annuale di Deng - ma vivere con 7mila euro all´anno è quasi impossibile». Così si arrangiano e cercano lavoretti part time in giro. Uno che è motorizzato fa le consegne per una rosticceria, un altro ha fatto per un po´ la guida turistica, uno ha spostato le casse al mercato di San Lorenzo, uno capita di trovarlo la sera a fare il cameriere di un ristorante. «Cerco lavoro in estate, quando non devo dare esami» spiega Yin Hang, 19 anni, iscritto a Economia. La nuova generazione cinese viene dalle città, sbarca a Firenze in aereo coi programmi internazionali di studio e viaggia a porte aperte. Si incontrano con ragazzi come loro, con la passione del basket, sognando Yao Ming (il campione cinese dell´Nba) e coltivando desideri di lavoro che vengono non dopo una laurea, ma almeno dopo un master. «Venire qui e chiudersi in una qualche Chinatown non ha senso - spiega Cui Ren, maglia Converse originale, 21 anni, iscritto a Storia dell´Arte - siamo venuti per conoscere un pezzo di mondo diverso dal nostro. Io dell´Italia mi ero fatto già un´idea guardando su Internet». Zhe condivide, racconta di cene con amici di varie nazionalità dove ogni tanto lo costringono a cucinare il riso cantonese o gli involtini primavera. Ci vorrebbe un Osvaldo Soriano del basket che si affacciasse una sera da queste parti a guardare la «selecao» cinese universitaria darsi appuntamento nel solitario campo delle Cascine e sfidare il resto del mondo, palleggiare, alzarsi in sospensione, pompare ossigeno e centrare la retina con un tiro da tre punti, o provare un disperato alley-oop pescato dall´archivio dei desideri. Centrarlo qui sarebbe come vincere molto più di uno scudetto.

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stragi, riina promette ai giudici un dossier su capaci e via d'amelio - salvo palazzolo (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 21 - Cronaca L´interrogatorio di tre ore venerdì scorso nel carcere di Opera. Una nuova strategia Stragi, Riina promette ai giudici un dossier su Capaci e via d´Amelio SALVO PALAZZOLO PALERMO - Il primo interrogatorio di Salvatore Riina, venerdì mattina nel carcere milanese di Opera, si è concluso con una promessa al procuratore Sergio Lari: la consegna, al più presto, di un memoriale. Il capo di Cosa nostra in carcere dal 1993, che ribadisce di rifiutare qualsiasi collaborazione con la giustizia, inaugura una nuova strategia. Non solo risponde alle domande dei pm che indagano sulle stragi Falcone e Borsellino, ma annuncia di voler offrire ulteriori elementi di analisi. I magistrati non si aspettano rivelazioni ma sono interessati a capire le mosse di Riina. Nelle tre ore di audizione sono state molte di più le allusioni che gli spunti concreti. Il padrino è tornato a citare il «Castello», come già aveva fatto quattro anni fa, nel processo per il fallito attentato allo stadio Olimpico. E´ il Castello Utveggio che sovrasta la via d´Amelio dove fu ucciso Paolo Borsellino, forse sede di una struttura di servizi deviati, così ipotizzano le sentenze. Dice Riina: «Andate a vedere là, questa è roba vostra. Da me non è venuto nessuno». Poi il boss sostiene la tesi di un complotto nei confronti non solo suoi, ma anche del figlio Giovanni (in cella all´ergastolo), affermando che sarebbe stata costruita ad arte la notizia secondo cui il giovane avrebbe dato dello «sbirro» a Bernardo Provenzano al momento del suo arrivo in carcere. In cella, qualche tempo fa, ha ricevuto visite di investigatori e magistrati anche Antonino Cinà, il medico di Riina accusato di aver scritto il «papello» della trattativa fra le stragi. Dice il suo avvocato, Mimmo La Blasca, nell´arringa dell´ultimo processo: «Sono autorizzato a riferire che quando preparavamo l´interrogatorio in aula è stato affrontato anche l´argomento papello. Il dottore Cinà mi ha detto: "Nel 1992 cosa poteva interessare a Cosa nostra? La revisione del carcere duro, dei processi, della legge sui collaboratori di giustizia. Io non penso che occorresse un medico con tre specializzazioni per scrivere queste cose"». Per Cinà i pm Di Matteo e Paci hanno chiesto una condanna a 16 anni, 14 per l´ex deputato regionale di Forza Italia, Giovanni Mercadante, accusato di essere vicino a Provenzano. La sentenza è attesa domani.

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titusville, la città-fantasma che inventò l'oro nero - vittorio zucconi (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 30 - Cronaca Titusville, la città-fantasma che inventò l´oro nero Secolo del petrolio la copertina Era il 27 agosto 1859 quando la rudimentale trivella di Edwin Drake, un avventuriero che si faceva chiamare "colonnello", fece sgorgare in Pennsylvania un fiotto del carburante che avrebbe cambiato la Storia Siamo tornati in quel paese sperduto tra i monti Appalachiani per vedere cosa resta della "rivoluzione nera" che, dopo centocinquant´anni, sembra aver esaurito la sua spinta propulsiva Un villaggio qualsiasi, nel "grande ovunque americano" Ironicamente, nessuna autostrada raggiunge il paese che lanciò l´industria del petrolio, nessun viandante lo attraversa se non sbaglia strada VITTORIO ZUCCONI (segue dalla copertina) E ppure luogo meno trionfale, meno pomposo, più timido, con la scontrosità della Pennsylvania che Michael Cimino raccontò nel suo Cacciatore, potrebbe essere immaginato di questa languida cittadina di seimilaquattrocento abitanti, molti dei quali studenti in un campus della Università di Pittsburgh. Un villaggio qualsiasi, nel «grande ovunque americano», che sta nascosto tra le infinite valli degli antichissimi monti Appalachiani, la spina di roccia logorata dalle ere geologiche fra l´Alabama e Terranova. Ironicamente, per il Paese che inventò l´industria del petrolio, nessuna autostrada lo raggiunge, nessun viandante lo attraversa se non smarrisce la strada, e rari turisti transitano avanti e indietro lungo una Main Street rimasta intrappolata nel tempo, dove non ti sorprenderebbe vedere Superman bambino sulla Ford Modello T del padre. Soltanto perché io sono l´unico passeggero, e visibilmente adulto, sul finto tranvaino turistico che offre per cinque dollari il giro della città, la guida mi addita, con pudore, un palazzetto di mattoni rossi a tre piani che negli anni della "corsa al petrolio" era il più vivace e frequentato bordello della contea. E oggi ospita, per pura coincidenza, un negozio di abiti da sposa che quelle povere ragazze di fine Ottocento costrette ad amplessi fetidi con i trapanatori del petrolio avrebbero sognato invano. Tutto quello che rimane del fiotto che sgorgò dal campo dove ora sorge il museo è appena abbastanza greggio per alimentare la riproduzione (autentica, come si dice qui) della prima trivella del finto colonnello Edwin Drake, un secolo e mezzo fa, e per mostrare ai visitatori delle scuole come funziona l´estrazione del petrolio che non c´è più. Se Titusville, battezzata con il nome del fondatore, non è diventata una città fantasma come le città minerarie del Colorado, del Klondike, della California quando le vene aurifere si esaurirono, è per il campus universitario e per la presenza di una fabbrica di plastica, alimentata con il petrolio importato dall´Arabia Saudita. Due motel a una stellina, l´immancabile grande magazzino di ciarpame made in Cina, il Wal Mart, quattro saloon e una dozzina di ristoranti alla svelta sono tutto quello che rimane di una scoperta che avrebbe prodotto, centocinquanta anni più tardi, una ricchezza mondiale da milletrecento miliardi di dollari annui per le nazioni produttrici di petrolio. E che qui, nella terra spompata, è un ricordo. Il petrolio greggio, per chi non lo avesse mai visto da vicino, è una cosa che fa schifo, come è ovvio che sia un distillato di putrefazioni organiche millenarie. Ma qui non si avverte più nell´aria quell´odore di corruzione sulfurea che mi rimase per sempre nelle narici dai giorni della Prima guerra del Golfo, quando Saddam Hussein nel febbraio del 1991 allagò il Kuwait per la rabbia di averlo perduto. Sono ormai solo i nomi dei paesi e dei luoghi che si attraversano nel labirinto degli Appalachiani per raggiungere Titusville da Pittsburgh che ricordano che cosa esplose qui, nomi come Oil City, Pithole (il buco del pozzo, oggi villaggio fantasma) e Oil Creek, il torrente del petrolio, nel quale ancora affiorano striature luminescenti di greggio. Alla metà dell´Ottocento, quando arrivò il "colonnello" Drake, che si era attribuito il grado fasullo, il fetore di petrolio era pungente. Furono quell´odore, la tradizione dei nativi che lo scucchiaiavano dalle pozzanghere e il traffico dei pochi barilotti usati per accendere i lumi a petrolio ad attirare il "colonnello" e a spingerlo a chiedere i diritti di esplorazione al proprietario dei terreni, che neppure immaginava di essere seduto sopra il futuro del mondo. Drake arrivò a Titusville quando il paese era un grumo di casette di legno attorno a un "trading post", un emporio per il commercio con gli indiani della vicina valle dell´Ohio, con una borsa di pelle, un cambio di mutandoni, duemila dollari in contanti ottenuti da finanziatori di Wall Street e lo spazzolino da denti con le setoline logore che la badessa del tempio, la signora Zolli, figlia di generazioni di immigrati italiani piovuti sulla Pennsylvania, mi mostra compiaciuta. Ai geologi, come agli abitanti originali degli Appalachiani, la presenza di petrolio nel sottosuolo era evidente, e la nafta, da esso derivata, era conosciuta all´umanità da secoli, probabilmente parte della inestinguibile miscela infernale che le navi di Bisanzio lanciavano sulle flotte nemiche, il fuoco greco. Ma quando, dopo ripetuti fori nella terra, e debiti per rifinanziare la ricerca, il primo "gusher", il primo fiotto uscì dal praticello fangoso, la sua intuizione non fu la materia oleosa succhiata ai sedimenti lasciati dall´oceano tiepido che aveva inondato questa valle per milioni di anni. Fu nella visione della domanda insaziabile che il mondo avrebbe sviluppato per quella schifezza maleolente e fino ad allora quasi inutile, perché il petrolio in quel 1859 era una soluzione alla ricerca di un problema. Un carburante senza un motore. Mancavano ancora diciassette anni alla messa a punto del primo motore a quattro tempi e a combustione interna, creato da Daimler, Otto e Maybach nella lontanissima Germania. E decenni alla scoperta della superiorità del motore diesel sulle caldaie a carbone per le navi da battaglia, insaziabili divoratrici di nafta. Ma qualcun altro, anche meglio del finto colonnello, aveva capito quale inimmaginabile ricchezza la sua trivella in Pennsylvania aveva stappato. Il suo nome era John D. Rockefeller, piccolo commerciante di Cleveland, che dieci anni dopo la scoperta del giacimento nel cuore dei monti della Pennsylvania già si era impadronito del controllo dell´ottanta per cento di tutte le raffinerie della regione, necessarie per trasformare il brodo nero in carburanti, con la sua Standard Oil. La reazione a catena che avrebbe travolto l´intero pianeta era partita. In tre anni, le catapecchie di Titusville sarebbero cresciute per ospitare quindicimila persone, il doppio di oggi, diecimila nella vicina Pithole, ventimila a Oil City, con tralicci fitti come oggi i larici e i pioppi che hanno misericordiosamente ricoperto e risanato la terra trasformata in fango dalle ruote dei carri e dagli zoccoli dei cavalli che trasportavano le botti. Pozzi e trivelle spuntarono a caso, senza regole o norme di sicurezza, come i cercatori d´oro con i pentolini nel Klondike, talmente vicini e fitti da scatenare incendi ed esplosioni che in un solo giorno avrebbero incenerito ottanta persone, cremate e raccolte in una fossa comune senza croci o nomi. Sgorgarono marche di lubrificanti e carburanti destinate a stamparsi sulle pareti di ogni garage, Quaker Oil, dalla setta di quaccheri che qui erano emigrati, Pennzoil, Kendall, Sunoco, e la più celebre, la Exxon, partorita dalla Standard Oil dei Rockefeller, a sua volta figlia della Pennsylvania Rock Oil Company. Titusville era diventata la città del fango, dove era più faticoso estrarre i carri dalla terra collosa che estrarre il petrolio. Una vampata che, come quella che consumò la vita di ottanta uomini, cominciò a spegnersi nei primi anni del Ventesimo secolo, quando un oceano incomparabilmente più vasto e facile da estrarre fu scoperto sotto la prateria del Texas. Il regno di Titusville, i suoi sontuosi bordelli e saloon, le fonderie che erano spuntate nelle valli vergini degli altri fiumi vicini, il Monogahela, il fiume della luna, l´Ohio, l´Allegheny, conobbero una seconda, fuligginosa primavera nella Seconda guerra mondiale, quando si dissanguarono per alimentare la mobilitazione bellica. Mentre Detroit era l´arsenale della democrazia, Titusville e la sua regione fornivano il carburante per far funzionare le macchine da guerra. Oggi il "jurassic park" della rivoluzione nera sta esausto, come se il parto di quella mostruosità l´avesse sfiancato. I sedicimila pozzi ancora attivi in queste valli producono 4.027 barili al giorno, appena un cucchiaio di "olio di roccia" rispetto agli otto milioni di barili pompati - ogni giorno - soltanto dai deserti d´Arabia. Resta, sotto l´occhio affettuoso della signora Zolli, la reliquia di un santo che li ha sedotti e abbandonati. Il tranvaino per turisti che non ci sono funziona a batterie elettriche, per non inquinare la città fossile di un combustibile fossile.

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obama studia il modello cinese contro la crisi funziona meglio - federico rampini (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 27-07-2009)

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Pagina 1 - Prima Pagina Il caso Oggi a Washington la più vasta delegazione governativa mai partita da Pechino Obama studia il modello cinese contro la crisi funziona meglio FEDERICO RAMPINI Agli europei questa sigla fa venire le convulsioni, ma non c´è dubbio che assomiglia a un "G2" il summit che riunisce oggi a Washington i governanti dell´America e della Cina. Obama, la Clinton e il segretario al Tesoro Geithner ricevono la più vasta delegazione governativa (150 persone) mai partita da Pechino. SEGUE A PAGINA 23

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obama studia il modello cinese contro la crisi funziona meglio - (segue dalla prima pagina) (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 27-07-2009)

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Pagina 23 - Commenti OBAMA STUDIA IL MODELLO CINESE CONTRO LA CRISI FUNZIONA MEGLIO (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Non c´è questione strategica per la quale l´America non abbia bisogno della cooperazione cinese: rilancio della crescita economica, risanamento dell´ambiente, Iran, Corea del Nord. Mai nella storia due superpotenze rivali hanno avuto tanto bisogno l´una dell´altra. E nell´immediato è l´America che sembra affrontare questo dialogo in stato di necessità. Alla vigilia di questo G2 le riserve valutarie della banca centrale cinese hanno fatto un ulteriore balzo in avanti, superando i 2.130 miliardi di dollari: un arsenale finanziario unico al mondo, con cui Pechino compra titoli del Tesoro Usa, finanziando il crescente debito pubblico di Obama. Sullo sfondo di questo G2 c´è una domanda che i dirigenti americani sono costretti a porsi. Perché la strategia anti-recessiva cinese ha funzionato meglio? Con 586 miliardi di dollari di spesa pubblica aggiuntiva, prontamente varati alla fine del 2008, la Cina è l´unica grande economia mondiale che può vantarsi di avere evitato il contagio della recessione. Ha subìto solo un rallentamento temporaneo della crescita, ora è già ripartita. A fine anno il suo Pil aumenterà attorno al 7,9%. Un exploit che sembrava impossibile. Ancora pochi mesi fa tra gli esperti e le istituzioni internazionali il consenso era unanime: nessun paese sarebbe riuscito a "sganciarsi" dal convoglio della globalizzazione avviato verso la crisi. Lo sganciamento c´è stato. Dall´altra parte del Pacifico i 787 miliardi di dollari di investimenti pubblici pro-crescita varati dal Congresso di Washington all´inizio di quest´anno hanno al massimo attutito e forse accorciato la recessione, che ancora non si è conclusa. Questa divaricazione si spiega con la diversa natura del sistema cinese. Economia mista; con tanto mercato e tanto Stato; con elementi di concorrenza e una forte capacità di pianificazione; con la vitalità imprenditoriale del capitalismo e insieme il decisionismo di un governo autoritario. 140 enti di Stato, dall´energia alle banche, dalle telecom ai trasporti, dalle miniere alle assicurazioni, sono la cinghia di trasmissione che diffonde in tutto il sistema economico gli impulsi dati dall´alto della catena di comando. Perciò è vano interrogarsi sull´attendibilità delle statistiche cinesi. Agli occidentali sembra una coincidenza sospetta, il fatto che la crescita nel 2009 si avvicinerà proprio all´8% annunciato dal governo molti mesi fa. Ma nel sistema cinese tra i piani del governo e i risultati la distanza è più corta che altrove: i 140 presidenti dei colossi pubblici sono parte integrante della nomenklatura comunista che ha deciso un´eccezionale mobilitazione di risorse per impedire la recessione. Una parte si perderà per strada, nei rivoli della corruzione e nei conti cifrati dei gerarchi comunisti a Hong Kong e Macao. Gran parte della spesa però arriva a destinazione. La si vede già nei cantieri di autostrade, porti, aeroporti, centrali nucleari e solari, aperti in tempi record. Nella gara sulla modernità delle infrastrutture, è l´America che arranca con anni di ritardo dietro alla Cina. Avendo scampato la recessione, Pechino ne approfitta per accelerare la rincorsa nei rapporti di forze con la grande rivale. «Espandetevi nel mondo», è la direttiva esplicita che il premier Wen Jiabao ha dato alle grandi aziende cinesi: esortandole a riciclare il giacimento di capitali interni, usandoli per prendere il controllo di interi pezzi dell´economia globale. Gli investimenti cinesi all´estero, che erano appena 143 milioni di dollari nel 2002 (l´anno dopo l´ingresso di Pechino nel Wto), sono saliti a 40 miliardi l´anno scorso e raddoppieranno entro la fine del 2009. Miniere australiane e argentine, petrolio iracheno e gas pachistano, grandi magazzini giapponesi e automobili sudcoreane: il mondo intero scopre un´altra ondata di invasori cinesi, sono capitalisti con il libretto degli assegni in mano pronti ad acquistare aziende, terreni, risorse naturali. Anche la Opel, sfuggita alla Fiat, è nel loro mirino. è probabile che la globalizzazione stia entrando in una fase sino-centrica. Africa e America Latina vengono risucchiate in una densa rete di rapporti politico-economici con Pechino. I leader cinesi promuovono accordi di libero scambio proprio mentre l´Occidente è diventato scettico e protezionista. Venti accordi di libero scambio in dirittura di arrivo hanno per protagonista la Cina. Uno di questi, aprendo ulteriormente le frontiere tra 1,3 miliardi di cinesi e 500 milioni di abitanti del sudest-asiatico, segna l´avvio del più grande "mercato comune" della storia. La marcia trionfale della Cina è turbata però da incidenti molto seri. Si è appena spenta l´eco della rivolta islamica nello Xinjiang - soffocata dalla forza militare e dal silenzio stampa - e un´altra protesta è esplosa con violenza. 30.000 operai metalmeccanici nella provincia nord-orientale di Jilin si sono ribellati ai licenziamenti nell´acciaieria di Stato Tonghua. Hanno aggredito l´amministratore delegato nel suo ufficio, lo hanno ucciso a botte, hanno impedito l´arrivo dell´ambulanza, hanno dato fuoco alle auto della polizia e bloccato l´autostrada. Non tolleravano che il top manager ricevesse 250.000 euro di stipendio all´anno, mentre i pensionati e i cassaintegrati dell´acciaieria devono sopravvivere con 20 euro al mese. La tragica esplosione di rabbia di quegli operai è un evento più frequente di quanto si venga a sapere. L´accumularsi di risentimenti per le diseguaglianze sociali è il risultato di uno sviluppo dominato dagli interessi delle grandi imprese. In base alle sue stesse statistiche ufficiali la Cina ha 300.000 ultramilionari, ma la quota dei salari sul Pil è scesa dal 53% al 40% negli ultimi dieci anni. Per placare le tensioni create da questo modello economico, i leader di Pechino hanno una sola risposta: correre sempre più velocemente, in modo che la diffusione del benessere a nuovi strati della popolazione anestetizzi le richieste di giustizia. è una ricetta che per il momento funziona: i conflitti sociali proliferano ma restano frammentati. A differenza dall´Iran, non si vede all´orizzonte una sfida alla legittimità del regime cinese. Ben diversa da tante altre nazioni emergenti, Pechino governa in modo efficiente una società complessa che ha le dimensioni di un continente. La sua classe dirigente non mostra di avere divisioni interne, un ingrediente essenziale per segnare l´inizio di una crisi. L´Amministrazione Obama che oggi riceve la "delegazione imperiale" della grande rivale, scopre nei rapporti con la Cina una serie di dilemmi ben più intricati rispetto a ciò che fu il confronto con l´Urss per Kennedy, Nixon, Carter e Reagan. Mai in passato l´America ebbe come principale concorrente un paese che le era al tempo stesso indispensabile come lo è la Repubblica Popolare. è una Cina con la quale l´Occidente ha un´irriducibile divergenza di valori, politici e morali; ma nessun leader democratico può augurarsi a cuor leggero che il gigante asiatico sprofondi in una crisi. In che mondo vivremmo, se Pechino perdesse il controllo della situazione? A meno di improvvisi scherzi della storia, Obama e i suoi preferiranno lasciare quella domanda aperta, a una prossima generazione.

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arriva il sottomarino nucleare ora l'india è una super potenza - daniele mastrogiacomo (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 27-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 17 - Esteri Arriva il sottomarino nucleare ora l´India è una super potenza Grande festa per il varo, porterà missili balistici Il primo ministro Singh: "Questo è un momento storico per la nostra difesa. Ma non abbiamo disegni aggressivi, vogliamo solo proteggere i nostri valori" DANIELE MASTROGIACOMO Da ieri anche l´India ha il suo sottomarino nucleare. Il gigante del sud est asiatico possiede già la bomba atomica (come del resto il rivale e confinante Pakistan); ma avere a disposizione un mezzo navale in grado di trasportare missili a grande gittata sotto le acque degli oceani è un obiettivo diverso e più ambizioso. Rafforza le difese strategiche e firma l´ingresso automatico in quel club dei potenti del mondo di cui, finora, facevano parte solo Cina, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Federazione russa. L´annuncio è stato dato dal primo ministro Manmohan Singh durante la cerimonia d´inaugurazione dell´»Arihant», «Distruttore di nemici», un bestione di 6 mila tonnellate, spinto da un reattore di 85 megawatt e in grado di raggiungere i 24 nodi tra gli abissi. Il varo è avvenuto a Visakhapatnam, cittadina del sudest dell´India, nello stato dell´Andra Pradesh. Sospinto in mare di poppa, come vuole la tradizione, il sottomarino è stato battezzato con il lancio di una noce di cocco sulla carena, da petali di fiori, da corone di ghirlande, tra i fumi degli incensi e le note di una fanfara e sotto l´attenta regia della moglie del premier, la signora Gursharan Kaur. La folla di maestranze, di autorità e di semplici cittadini ha assistito con trepidazione ma soprattutto con l´orgoglio di aver centrato un obiettivo che l´India inseguiva da almeno venti anni. «Il nostro paese», ha subito avvertito il primo ministro, «non ha alcun disegno aggressivo e non vuole minacciare nessuno. Vogliamo proteggere i nostri valori e questo è un momento storico nell´allestimento della nostra difesa». A nessuno è tuttavia sfuggito il senso della data scelta per il varo del nuovo mezzo navale. Proprio ieri ricorreva il decimo anniversario di una guerra lampo con il Pakistan lungo la Linea di Controllo (Loc) sulle alture di Kargil, nel Cashemir indiano: giorno epico e storico a cui l´India, tra propositi rassicuranti e vari imponenti, ha voluto dare nuova valenza politico-militare. Nel1999, un migliaio di soldati pakistani e indiani morì nelle furiose battaglie nate da una decisione che provocò condanne e infinite polemiche. Convinto di essere in grado di forzare la mano, il capo di Stato maggiore dell´esercito di Islamabad infranse la linea di confine e aiutò centinaia di militanti islamici a trasferirsi dal Cashemir pakistano a quello indiano. Ma in realtà quella che sembrò subito una mossa azzardata nell´infinito conflitto tra i due stati si trasformò in una mattanza. Realizzato interamente in casa, con l´assistenza russa, l´»Arihant» non potrà essere operativo prima di due anni. Dovrà essere sottoposto a numerosi test nel Golfo del Bengala. Lungo 112 metri, carica siluri e missili, tra cui 12 balistici, i K-15, armati con ogive nucleari in grado di raggiungere un raggio di 700 chilometri e il missile nucleare Agni-III con una gittata di 3500 chilometri. La sua costruzione fa parte di un programma di ammodernamento nucleare costato finora 2,4 miliardi di dollari. In attesa dei test, l´India difenderà le sue coste e le sue acque con un sottomarino preso in affitto dalla marina russa. L´acquisto di sei unità franco-spagnole, modello «Scorpene», stipulato nel 2005, per il momento è stato accantonato. Il contratto aveva sollevato molte perplessità dell´opposizione che accusava il governo di corruzione. Si era parlato di una bustarella di due miliardi di dollari e l´inchiesta della magistratura aveva messo in difficoltà il ministro della Difesa Pranab Mukherjee. La cosa alla fine era scemata. Il primo ministro Singh si era impegnato a fare pulizia e ha puntato sulla trasparenza. L´obiettivo di un sottomarino costruito in casa non consentiva ombre e sospetti. Vent´anni dopo ci è riuscito e ieri si è goduto il successo.

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quando la vacanza è dolce i turisti sulle strade del miele - irene maria scalise (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 27-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 21 - Cronaca Quando la vacanza è dolce i turisti sulle strade del miele Tappe in quaranta città a caccia del nettare doc Viaggi low cost per amanti della natura, alla scoperta delle varietà più gustose IRENE MARIA SCALISE ROMA - è nato da poco e ha già un nome: è l´honey traveller. Nuova specie di viaggiatore low cost che punta a una vacanza dolce per il palato e per il portafoglio. E in Italia, nell´estate della crisi, è in costante ascesa. Segue un itinerario ben preciso: le città del miele. Inaugurando così un´inedita frontiera del turismo enogastronomico. Non ha pretese e neppure regole fisse: può accontentarsi di una gita fuori porta o girare per un mese intero ma, di sicuro, rifugge dalle rotte commerciali. Nello zaino un vasetto e la curiosità di conoscere le quaranta (e più) varietà di nettare made in Italy. E, naturalmente, porta sempre a casa qualche specialità. Spesso, infatti, l´acquisto diretto è una delle motivazioni che spinge l´honey traveller a fare le valigie. Spinto dal desiderio esplora così nuovi itinerari o torna in quelli che lo hanno maggiormente entusiasmato. L´appassionato ha anche una carta d´identità ben precisa: salutista, esploratore di sapori, attento al territorio e alla qualità dell´ambiente. Insomma "turisticamente corretto". Consuma 500 grammi di miele alla settimana, pari a 6 kg in un anno, e sa tutto di acacia, castagno e millefiori. «Quello del miele è un discorso complesso che non si esaurisce parlando del prodotto ma fa parte di una cultura generale», spiega Giancarlo Naldi, presidente dell´Osservatorio nazionale miele e tra i fondatori dell´Associazione città del miele, «per chi decide di approfondire la questione viaggiando non c´è il rischio di annoiarsi perché le possibilità sono praticamente infinite, dalle località di mare sino alle città d´arte». Sono infatti più di 40 i comuni, comunità montane e parchi, che rientrano nel circuito goloso. «Le città del miele sono uniche», aggiunge Naldi, «ciascuna mantiene vivo l´interesse del turista con fiere, concorsi e dei punti di ritrovo che spiegano come si allevano le api e cosa succede in un alveare». Per ciascun viaggiatore, poi, ci sono guide e siti internet che aiutano nella scelta del percorso. E, per ogni territorio, abbondano le varietà di sapori da scoprire. Il giallo miele di girasole si produce in Toscana, Piemonte e Abruzzo. Quello di corbezzolo in Sardegna mentre il millefiori di alta montagna è legato alle vette delle Alpi, della Valle d´Aosta, del Piemonte, della Lombardi e del Tentino. Poi c´è il miele di rododendro che si trova a più di duemila metri di altitudine e il pregiato nettare di sulla in Toscana. L´Italia con i suoi 75mila apicoltori, un milione e 100mila alveari, una produzione media di oltre 10mila tonnellate e un consumo di circa 20mila tonnellate è tra le poche nazioni con una tradizione affermata. «Il mercato del miele è già fiorente nel nostro Paese e ha dei numeri confortanti» aggiunge il presidente dell´Osservatorio nazionale, «il valore della produzione supera i 20 milioni di euro, il valore di ogni alveare è di 55 euro e il valore di ogni mille api è di un euro». Ma la novità è che, con l´aumentare della passione, il miele esce dalla sua umile funzione originale. Quella di dolcificare. Non è più solo un´ alternativa allo zucchero da usare nel latte o nel caffè ma un "cibo" nell´elaborazione di ricette in cucina e diventa il partner ideale, anzi indispensabile, in ricercati abbinamenti con i formaggi. Spesso, inoltre, anche un ingrediente di bellezza in impacchi e creme naturali. Qualche esempio d´itinerario? "La strada del miele nel Roero", la prima esperienza che si snoda sul territorio nazionale. Tocca 13 comuni, ognuno diventa sosta di un capitolo apistico ben preciso che passa da Monteu Roero a Città di Brà. Anche all´estero, però, la passione del miele comincia a dilagare. Il paese con maggiore produzione è la Cina (180mila tonnellate), seguito da Stati Uniti (90mila), Argentina (85mila) e Messico (60mila).

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hamilton e raikkonen, riecco i vecchi padroni - budapest (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 27-07-2009)

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Pagina 42 - Sport Prima vittoria della McLaren quest´anno. Kimi secondo. I giudici squalificano la Renault per il prossimo gp a causa della ruota volata via ad Alonso Hamilton e Raikkonen, riecco i vecchi padroni Barrichello: "Ogni volta che passavo da quel punto mi vedevo davanti la faccia di Felipe" BUDAPEST dal nostro inviato Il ritorno degli antichi padroni. McLaren, Ferrari, Hamilton, che non vinceva una gara dal 19 ottobre scorso, gp in Cina, Raikkonen, che continua il digiuno di successi, datato ormai 15 mesi, ma che mai quest´anno era arrivato secondo. Nobiltà al completo, se sul podio ci fosse stato anche Massa, bloccato invece dopo il terrificante incidente di sabato in un letto d´ospedale. O Alonso, appiedato dalla propria squadra che, come nel 2006, stessa spiaggia, stesso mare, Budapest gli ha regalato il primo trionfo in carriera, ma poi gli ha sempre portato jella, gli monta male la gomma anteriore destra e lo fa precipitare dal paradiso del primo posto (avvio bruciante dalla pole) all´inferno del ritiro. Non solo, al danno di ieri si aggiunge la beffa, perché alla Fia non piace quella ruota che abbandona la sua macchina e va in giro per la pista (per fortuna stavolta senza conseguenze), non gradisce Alonso che se ne va a spasso con tre gomme, ma soprattutto è arrabbiata perché la Renault via radio non ha avvertito il pilota del pericolo, non gli ha detto nulla del problema avuto al pit stop anche quando lui temeva una foratura, lo ha lasciato libero di correre nella sua insicurezza e ora deve pagare con l´esclusione di entrambe le macchine dal prossimo gp, guardacaso a Valencia, in Spagna, la terra del suo leader. La Fia è furiosa, accusa il team di condotta pericolosa e punisce senza pietà, anche per dare un segnale forte dopo quanto è successo a Surtees in Formula 2 e a Massa sabato durante le qualifiche. La Renault però non ci sta a passare da capro espiatorio e presenta subito appello. Seguirà il solito viaggio a Parigi, tribunale in azione, e la casa francese che spera di potersi schierare in griglia a Valencia. La resurrezione dei leader antichi. Che coincide con il ridimensionamento dei peones di quest´anno, ormai in chiaro affanno, vedi l´ex mostro Brawn, settima con Button, mai protagonista, decima con l´anonimo Barrichello, più perdonabile, perché costretto a correre in stato di choc, dopo quanto era capitato all´amico Massa il giorno prima, colpito da una molla persa dall´ammortizzatore della sua macchina. Sospira, Rubens: «Ogni volta che attraversavo quel punto, mi vedevo il suo volto davanti». La Brawn è in crisi, la Red Bull invece si fa male da sola. Vettel si fa imprigionare alla partenza, da secondo si trasforma in settimo, si fa chiudere in maniera regolare da Raikkonen (il finlandese va sotto inchiesta, ma verrà assolto dai giudici) e finisce per navigare a centro gruppo. Un´uscita di pista, l´ala anteriore cambiata, il ritiro. Va meglio a Webber, terzo in gara, secondo nella classifica iridata. Però con un mea culpa: si fa fregare al pit stop da Raikkonen e gli regala la seconda piazza, beccandosi pure un´ammonizione per uscita pericolosa dai box. Il ferrarista invece stavolta è impeccabile: grande avvio con il kers, da settimo a quarto, buon ritmo, un problema allo scarico destro tenuto sotto controllo. Mai comunque come il redivivo Hamilton. Eccezionale allo start, da quarto a terzo, e poi nel sorpasso a Webber. Alonso si fa parte e lui ritrova il trionfo. (s.z.)

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dollari, applausi e tv: è il calcio usa - andrea sorrentino boston (sezione: Cina)

( da "Repubblica, La" del 27-07-2009)

Argomenti: Cina

Pagina 46 - Sport Dollari, applausi e tv: è il calcio Usa Successo della tournée di Milan e Inter. E ora ci proverà la Juve Gattuso si appella a Berlusconi: "Ci servono due o tre giocatori. Spero ci faccia un regalo" ANDREA SORRENTINO BOSTON dal nostro inviato Hanno diffuso il "brand", che in America serve sempre. Hanno intascato il gettocino di presenza: più o meno due milioni e mezzo di euro. Hanno giocato amichevoli e si sono allenati a migliaia di chilometri di distanza dall´Italia, un paese da cui, per brevi o lunghi periodi, a volte è salutare allontanarsi. Inter e Milan hanno chiuso col derby di Foxborough la loro campagna d´America, ma l´avventura continua. Sia perché l´estate dei viaggi non è per niente terminata, sia perché un giretto negli Usa torneranno a farlo nei prossimi anni. In fondo il torneo a cui hanno partecipato, il World Football Challenge con il Chelsea e i messicani del Club America (organizzato dalla CAA Sports di Charlie Stillitano), ha avuto successo: le sei partite disputate hanno fatto registrare una media di due milioni di dollari di incassi, perché gli stadi si sono riempiti quasi sempre, e altro denaro è arrivato dalla vendita dei diritti tv a Espn, che ha trasmesso in diretta gli incontri. Un affare per tutti, perché il calcio tira anche negli Usa: a patto che ci si apra a questo sconfinato paese e che lo si frequenti un po´, perché se si riesce a diffondere il proprio nome e il proprio marchio poi il ritorno di interesse è assicurato, dato che di ragazzi (e ragazze) che giocano a pallone nei parcheggi, nei parchi pubblici o nelle università, è piena l´America. Per questo, ad esempio, il Chelsea è il club che in questo torneo ha attirato il maggior numero di tifosi, che accorrono allo stadio con le magliette "Blues" e inneggiano a Drogba: già da quattro anni, già insomma dai tempi di Mourinho, il Chelsea ha battuto l´America d´estate in lungo e in largo, e ora sta passando alla cassa. Per questo gli organizzatori hanno scoperto che anche la Juventus è interessata agli Usa, al punto che sere fa a Pasadena c´era Jean Claude Blanc, ad della Juventus: per il 2011 i bianconeri potrebbero partecipare al World Football Challenge, magari insieme al Manchester United che interessa moltissimo agli organizzatori. La prossima estate invece non ci saranno tornei, perché sul calendario degli impegni di tutti giganteggia il Mondiale sudafricano. Ma è probabile che l´Inter torni comunque a Los Angeles per un periodo di allenamenti: a Mourinho piace moltissimo la California (e non è affatto l´unico) e anche la squadra si è trovata bene nelle strutture di Ucla. Dopo il derby il Milan non rientrerà in Italia ma volerà direttamente a Monaco di Baviera per il torneo Audi, con Bayern, Manchester United e Boca Juniors, cui farà seguito l´amichevole di Lisbona l´8 agosto contro il Benfica e il torneo Tim di Pescara il 14 contro Inter e Juve. I nerazzurri invece giocheranno il 30 luglio a Montecarlo contro il Monaco per il trofeo Pirelli, prima della partenza il 3 agosto per la Cina: l´8 a Pechino è Supercoppa contro la Lazio. Calendario fittissimo, e si sa che giocare tanto con i muscoli non ancora a posto può essere rischoso, ma ormai va così. Intanto oggi e domani saranno i giorni delle visite mediche e delle presentazioni per Eto´o all´Inter e Ibrahimovic a Barcellona: il mercato interista, a parte un possibile ritorno di fiamma per Cassano, è formalmente chiuso. Apertissimo quello del Milan, che tenta una rincorsa su Huntelaar. Gattuso, intervistato da Sky, manda un messaggio a Berlusconi: «Fino al 31 agosto speriamo nel nostro presidente. Penso che questa squadra sia competitiva, ma con due-tre giocatori in più possiamo dire la nostra. Anche così è possibile, ma c´è la consapevolezza che manca qualcosina. Credo e spero che il presidente ci faccia un regalo».

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Fuori dalla crisi, dentro la pandemia (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-26 - pag: 6 autore: La corsa dell'H1N1 Allarme influenza. Proprio mentre ci sono i primi segnali di superamento della recessione il mondo si prepara ad affrontare una nuova emergenza Fuori dalla crisi, dentro la pandemia Il virus mette alla prova politica ed economia - Un altro test per la cooperazione globale di Brian Groom L a pandemia di influenza spagnola del 1918, che uccise decine di milioni di persone, si era abbattuta su un mondo devastato da quattro anni di guerra. La pandemia di influenza suina del 2009 arriva in un mondo per lo più in pace, ma in preda alla peggior recessione economica degli ultimi sessant'anni. Il virus H1N1, identificato per la prima volta in aprile in Messico, si diffonde a una velocità senza precedenti, aiutato dalla mobilità internazionale. Per fortuna, fin qui si è mostrato non più letale dell'influenza di stagione, sebbene per gruppi diversi dal solito, come i giovani e le donne incinte. L'Organizzazione mondiale della sanità, la quale ha annunciato venerdì che il virus è presente in 160 paesi e ha fatto circa 900 vittime nel mondo, si aspetta una pandemia «moderatamente severa» a meno che l'H1N1 non muti diventando più letale. è iniziata la gara per produrre dosi di vaccino in tempo per l'autunno, stagione di influenza nell'emisfero nord. La minaccia si presenta mentre la fiducia nei vari governi è già intaccata dalla loro incapacità di prevedere e di prevenire la crisi finanziaria. Le imprese già stanno combattendo contro la recessione e in Gran Bretagna soltanto il 43% di esse ritiene essere bene o abbastanza bene preparato contro la pandemia, stando ai dati raccolti dal Chartered Management Institute per conto del Cabinet Office. I datori di lavoro sono stati avvisati che un quinto dei dipendenti potrebbe essere assente durante il picco del contagio, e forse di più nelle piccole aziende e in settori cruciali. Le aziende che hanno tenuto conto degli annunci di una possibile pandemia hanno intensificato i preparativi negli ultimi tre anni, per garantire che i prodotti alimentari siano distribuiti, i bancomat riforniti e le transazioni online effettuate. In alcuni paesi però, potrebbero essere meno preparate, soprattutto dopo licenziamenti dovuti al rallentamento dell'economia. Se milioni di dipendenti dovranno lavorare a casa, sarà un duro collaudo per la robustezza di internet. Società multinazionali potrebbero avere problemi transfrontalieri in paesi che adottano misure diverse contro il contagio. Per gli economisti è difficile fare previsioni sensate dell'impatto che finora si è fatto sentire sul continente americano, in Australia e in Gran Bretagna. In Messico, dove i casi sono stati 14.800 e le morti 138,l'influenza A potrebbe tagliare dello 0,3-0,5% il prodotto interno lordo dell'anno in corso, ha calcolato la Commissione economica delle Nazioni Unite per l'America Latina e i Caraibi. Per l'Ernst & Young Item Club, l'influenza potrebbe far perdere alla Gran Bretagna fino al 3% del Pil quest'anno e l'1,7% l'anno prossimo. «Con il mondo occidentale sull'orlo della deflazione- si legge in un suo rapporto - non è esagerato dire che una pandemia di questa portata potrebbe farlo precipitare». Altri analisti sono più circospetti. «A meno che l'influenza A non uccida un maggior numero di persone, o che i media non riescano a far montare il panico, l'impatto sull'economia e sul mercato potrebbe essere limitato », dice Rob Carnell, responsabile per l'economia internazionale della banca Ing. Colin Ellis, che segue l'economia europea per Daiwa Securities SMBC, ritiene che nei paesi industrializzati potrebbe esserci un calo delle vendite al dettaglio e nella fiducia dei consumatori che costerebbe al massimo l'1,5% del Pil britannico. Ma se l'influenza si diffondesse in Cina, per ora poco colpita, «sarebbe molto preoccupante ». In Australia, i casi confermati fino a due giorni fa erano 16.567, un aumento del 25% in quattro giorni, e dall'inizio del contagio, poco più di cinque settimane fa, le vittime sono state circa 40. Robert Marks, economista all'università del New South Wales, stima che per ora il costo economico non superi quello di un'influenza stagionale, «ma ci sono costi associati alle reazioni individuali al virus, e queste sono difficili da quantificare». Inoltre pensa che le aziende non abbiano ancora preso in seria considerazione l'effetto di un'assenza massiccia del loro personale. Anche la clientela si assenta. La compagnia Air New Zealand attribuisce all'H1N1 il calo del 25% dei passeggeri sui voli per l'Asia e la Gran Bretagna delgiugno scorso, rispetto al giugno 2008. Negli Stati Uniti sono 44mila i casi ufficiali accertati, e le vittime sono 303. Non si sono mai vendute tante mascherine e i disinfettanti per le mani sono comparsi ovunque, alle casse dei supermercati come alla reception del Fondo monetario internazionale. Le autorità prevedono che, a differenza di quanto succede con l'influenza stagionale, il contagio aumenterà con la riapertura delle scuole. «Un vaccino sarà disponibile in ottobre, al più presto, e la scuola inizia tra un paio di settimane», fa notare Janet Napolitano, ministro della Sicurezza interna. Il governo federale lascerà le autorità locali decidere se le scuole vanno chiuse o meno, ma intende accertarsi che le aziende siano pronte ad affrontare l'assenteismo. Il mese scorso il presidente Barack Obama ha inserito una richiesta di 7,7 miliardi di dollari per combattere il virus nel decreto per il finanziamento delle guerre in Iraq e Afghanistan, dicendo che era meglio «abbondare con la prudenza». Stando a Sidney Weintraub, un economista del Center for Strategic Studies, «se tutto procede abbastanza bene» l'influenza farà calare il Pil di mezzo punto percentuale. Oppure di 1,3-1,5% se in autunno la situazione si deteriora e il vaccino non basta. In Gran Bretagna i casi stimati sono quasi raddoppiati in una settimana, passando da 55mila a 100mila, e sono morte 30 persone. è stato varato un servizio di consulenza per telefono e su internet, «troppo poco, troppo tardi », per il partito conservatore all'opposizione. Secondo Ben Willmott del Chartered Institute of Personnel and Development ( Cidp), invece, la reazione delle autorità è stata «ottima e le linee-guida per i datori di lavoro molto chiare».Le reazioni delle imprese variano: la banca Hsbc ha distribuito l'antivirale Tamiflu ai dipendenti, mentre la catena di supermercati Sainsbury ha fatto incetta di mascherine. Il Cidp raccomanda ai datori di lavoro di identificare i posti-chiave e le mansioni che si possono svolgere online, e di verificare come possono funzionare con il personale ridotto al minimo. In Spagna, con 1.526 casi confermati e 5 morti, gli enti del turismo citano la paura di viaggiare come uno dei fattori che hanno contribuito al calo dei visitatori. Una guida governativa che indica alle aziende come minimizzare l'impatto dell'influenza sulla produttività verrà pubblicata entro venerdì prossimo, quando la maggioranza dei cittadini parte per le vacanze. «Altri paesi, come la Gran Bretagna, sono stati più lungimiranti - ha scritto il quotidiano finanziario El Economista- e hanno da marzo un piano dettagliato per affrontare una pandemia da influenza». Nessun panico in Germania per ora, malgrado il titolo a caratteri cubitali del Bild, il quotidiano più venduto: "Il virus è fuori controllo!" Su 2.500 persone con-tagiate, la maggioranza rientrava da vacanze in Spagna, ma non sembra che il governo intenda limitare i viaggi. Al Messer Group, che produce gas industriali e ha 4.700 dipendenti in 120 località dell'Europa e dell'Asia, i lavoratori stanno perdendo l'abitudine di stringersi la mano. La portavoce della "squadra pandemia", Diana Buss, spiega che è solo una delle misure introdotte da quando l'Organizzazione mondiale della sanità ha alzato il livello d'allarme. Negli uffici della sede, ci sono saponi e fazzoletti disinfettanti a ogni piano e i dipendenti di ritorno dall'estero devono andare nell'infermeria aziendale a farsi misurare la temperatura. La campagna "Siate educati anche senza una stretta di mano" è stata ben accolta dalle società collegate e dai fornitori, ma va ancora collaudata sui nuovi clienti. «Sorridiamo all'interlocutore e cominciamo a parlare », dice la Buss. In Asia, spiega Tai Hui della Standard Chartered Bank, gli effetti sono stati limitati in confronto a quelli della Sars nel 2003. «Ma se la situazione peggiora,- aggiunge- potrebbero risentirne non solo destinazioni turistiche come la Thailandia, ma anche gli hub dei trasporti internazionali come Singapore e Hong Kong». La Cina ha adottato le misure più stringenti, provocando l'indignazione degli stranieri tenuti in quarantena a migliaia. Come hanno scoperto decine di studenti britannici e americani, negli aeroporti e ai posti di frontiera il test diagnostico è diventato obbligatorio. Le autorità hanno riferito di quasi 1.800 casi di contagio, per ora senza alcuna vittima. Memore della Sars - sulla quale all'inizio il governo aveva taciuto - appena saputo dei primi casi in Messico, Pechino è intervenuta senza perdere tempo. L'Organizzazione mondiale della sanità sta studiano l'organizzazione di una risposta globale. In alcuni paesi, i dirigenti della sanità lamentano che non distribuisca con il dovuto tempismo i dati clinici di cui hanno bisogno per assegnare le loro scarse risorse. Proprio come la crisi economica e finanziaria, la pandemia metterà a dura prova la cooperazione internazionale. Traduzione di Sylvie Coyaud L'EFFETTO SULLE AZIENDE Durante il picco del contagio un numero elevatissimo di dipendenti sarà assente A milioni lavoreranno da casa, dura prova per le reti

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La tv cinese parla anche arabo (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-26 - pag: 7 autore: Politica e comunicazione. Cctv lancia un canale per Medio Oriente e Nord Africa La tv cinese parla anche arabo Dario Aquaro I media cinesi continuano la lunga marcia nell'etere globale. Ultima tappa conquistata: Nord Africa e Medio Oriente. L'emittente statale China Central Television ha lanciato ieri un canale in lingua araba, ventiquattrore al giorno di notizie, intrattenimento e programmi culturali accessibili da un'audience potenziale di 300 milioni di persone, distribuite in 22 paesi. Il nuovo canale della Cctv apre così alla quarta lingua straniera, dopo le edizioni inglese, francese e spagnola. Zhang Changming, vicepresidente della Cctv, è stato chiaro: «è imperativo per noi essere un'emittente multilingue, sfaccettata e con più punti di vista». Come dire: sappiamo bene che in tempi di globalizzazione la partita geopolitica si gioca con gli strumenti della comunicazione di massa. E chi può dare lezioni a Pechino sull'argomento? Basta leggere i comunicati di presentazione. Il canale, si dice, mostrerà a Medio Oriente e Nord Africa la «vera» Cina. Dove la verità è concetto che appartiene al Politburo. «Il nostro principio è essere obiettivi, accurati e trasparenti », ha spiegato Zhang. Appunto, la verità «vera». Ma sotto il tappeto delle dichiarazioni d'intenti è ancora nascosto lo sporco di decenni di censura. Le questioni tibetana e quella uigura, da ultime, senza parlare dei limiti imposti al web, sono esempi che commentano da sé. Vanno bene l'assalto all'economia e al territorio, la discussione sulla valuta globale e la sponsorizzazione degli investimenti all'estero. Senza il controllo sull'informazione, però, non si va abbastanza lontano. Ancora Zheng: «Speriamo che il mondo possa conoscere la Cina e la Cina il resto del mondo sempre meglio». Uno staff iniziale di 80 persone, composto da giornalisti e conduttori cinesi che parlano arabo, ha perciò da ieri il compito di contrastare l'immagine spesso «distorta» che i media stranieri trasmettono del paese. Come se, parafrasando Wittgenstein, i limiti del mondo non siano i limiti del linguaggio, ma quelli della lingua. Diffondere il punto di vista del regime e coinvolgere nel "conflitto" sul territorio le persone che lo abitano, questa la strategia di Pechino. La scelta di inaugurare il canale arabo della Cctv cade nei giorni seguenti alle critiche piovute sulla gestione cinese della rivolta nello Xinjiang. Diversi ambienti islamici non hanno gradito il trattamento riservato alla minoranza musulmana degli uiguri. Ora Pechino potrà spiegare le sue ragioni- fittizie o meno- parlando la stessa lingua. E con gran guadagno per gli affari. Gli scambi commerciali con l'Africa sono cresciuti enormemente negli ultimi anni; la penetrazione dei cantieri cinesi, che sfidano l'occidente in cerca di energia e materie prime, è arrivata a partorire il neologismo Cinafrica. La Cctv parlerà ora anche ai cittadini del Medio Oriente: le armi mediatiche l'aiuteranno a propinare modello di sviluppo e stile di vita nelle regioni del cosiddetto secondo mondo, in linea con le ipotesi del giovane studioso Parag Khanna: una lotta globale senza quartiere tra «i tre imperi»: Cina, Stati Uniti e Unione Europea. Costruire «un ponte importante per rafforzare la comunicazione e la comprensione tra la Cina e i paesi arabi», dice Zhang. Ma non solo. L'iniziativa della Cctv è parte di un programma più ambizioso, che punta a promuovere l'immagine della Cina nel mondo, elevare il profilo dei suoi media all'estero. Un elaborato piano di espansione che comporta anche l'apertura di numerose sedidi corrispondenza della stessa emittente statale e dell'agenzia ufficiale di stampa Xinhua. Secondo il South China Morning Post, quotidiano di Hong Kong in lingua inglese, si tratterebbe di un'operazione da 45 miliardi di yuan, 4,6 miliardi di euro, anche se la cifra non è stata confermata da alcuna fonte ufficiale di Pechino. Nello sviluppo della rete informativa rientra anche il lancio - in calendario a settembre - di un canale televisivo in lingua russa. Nel momento in cui gli immigrati cinesi rivendicano demograficamente alcune parti della Siberia, e il controllo politico della Russia sui propri territori estremi si va indebolendo. La rivoluzione culturale si completa - con pazienza - fuori casa. LA VERITà DI PECHINO Lo status di grande potenza impone di affiancare all'ormai diffusa presenza economica e commerciale un'informazione mirata

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STRATEGIE GLOBALI (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-26 - pag: 7 autore: STRATEGIE GLOBALI In funzione da ieri L'emittente statale China Central Television ( nella foto la sede di Pechino) ha lanciato ieri un'edizione in lingua araba, che offrirà ventiquattrore al giorno di notizie, intrattenimento e programmi educativi Il nuovo canale è il quarto in una lingua straniera, dopo le edizioni in inglese, francesee spagnolo. A settembreè prevista anche la partenza di un canale in russo La Cctv in arabo sarà accessibile in 22 paesi, con un'audience potenziale di 300 milioni di persone Lo staff iniziale è composto da 80 persone, composto da giornalisti e conduttori cinesi che parlano arabo e che avranno il compito di offrire all'estero una«diversa lettura dei fatti di Pechino» L'iniziativa della Cctv fa parte di un piano che puntaa promuovere l'immagine della Cina nel mondo e prevede l'apertura di numerose sedi di corrispondenza dell'emittente statale e dell'agenzia ufficiale di stampa Xinhua Secondo il South China Morning Post, quotidiano di Hong Kong in lingua inglese, si tratterebbe di un'operazione da 45 miliardi di yuan (4,6 miliardi di euro) IMAGINECHINA

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I mutui degli inglesi arrivano da Pechino (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-26 - pag: 17 autore: Bank of China offre i tassi più vantaggiosi I mutui degli inglesi arrivano da Pechino LONDRA. Dal nostro corrispondente La Cina s'avvicina.Alla City. Bank of China soccorre gli inglesi a caccia di un mutuo e offre tassi più vantaggiosi dei maggiori concorrenti. Il fenomeno è ancora limitato nei volumi, ma -secondo gli analisti - è destinato a svilupparsi creando un temibile concorrente alle maggiori banche, da Barclays a Hsbc, fra le più attive nell'offrire credito immobiliare. Soprattutto perché Bank of China ha già esperienza nel settore, ma fino ad ora limitava la propria attività alla clientela cinese residente nel Regno Unito. Il credit crunch ha offerto nuove opportunità all'istituto di Pechino. Non solo perché ha sbaragliato la concorrenza portando Boc al terzo posto mondiale nella classifica bancaria, ma soprattutto perché le consente di svilupparsi in un settore che le banche occidentali ora avvicinano con grande cautela. La crisi del credito esplosa sulla bolla immobiliare ha avuto, fra l'altro, l'effetto di contrarre l'erogazione dei mortgage facendo ulteriormente precipitare i valori delle case. Non basterà certo Bank of China per cambiare il corso delle vendite nel Regno Unito, ma è un aiuto sostanziale radicato, oltretutto, in accordi con alcune società immobiliari britanniche che si sono associate all'iniziativa. L'approccio di Bank of China è limitato, per ora, nei volumi, ma aggressivo nella politica. Con spread relativamente contenuti i mutui di Pechino sono considerati oggi a Londra fra i più competitivi in assoluto anche se diretti a una clientela ristretta (in particolare a chi compra per affittare). Le offerte di Bank of China metteranno pressione sulla concorrenza britannica che dopo aver chiuso del tutto le erogazioni nello scorso autunno le ha riprese recentemente, ma con il contagocce. Le pratiche di concessione sono più complesse di prima e i margini sono molto più elevati del passato anche se il tasso di sconto è a zero. Brokers e analisti apprezzano la mossa cinese proprio perché si augurano che la spinta esterna induca le banche inglesi a rivedere le condizioni oggi in vigore. Se lo augurano tanto da sperare che dopo la banca di Pechino, altri istituti internazionali, meno terremotati dalla crisi di quelli britannici, decidano di concedere crediti in Gran Bretagna. L.Mais. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA SVOLTA Finora l'istituto di credito limitava la propria attività alla clientela cinese residente nel Regno Unito

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Un ambasciatore per il manager (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MANAGER E IMPRESE data: 2009-07-26 - pag: 14 autore: Un ambasciatore per il manager Gli sherpa lavorano a fianco degli executive sull'internazionalizzazione di Massimiliano Del Barba L' esperienza del ministero degli Esteri al servizio del made in Italy. A sette anni dalla sua introduzione, cominciano a vedersi i frutti della legge 145/02 che ha sancito anche in Italia il "distacco" dei dirigenti pubblici presso le aziende. Sono una decina i funzionari statali ad aver compiuto il passaggio: tutti provenienti dalla Farnesina e inseriti in importanti realtà (Eni, Enel, Unicredit, Intesa Sanpaolo) proiettate oltreconfine. A lavorare sulla passerella che divide il mondo delle feluche da quello degli imprenditori si è messa l'unità «Sistema Paese » degli Esteri, la cabina di regia nata l'estate scorsa dall'intesa fra Confindustria, il dicastero degli Esteri e quello dello Sviluppo economico e diretta da Vincenzo Schioppa: «La mobilità fra pubblico e privato in paesi come Usa, Francia, Germania e Gran Bretagna – spiega il diplomatico – è da tempo uno dei punti di forza per consolidare la presenza delle nostre imprese all'estero. L'applicazione concreta di una norma ad hoc anche in Italia ha permesso di avvicinare due mondi che si erano sempre guardati con diffidenza». Impostata del ministero della Funzione pubblica,Franco Bassanini, l'iniziativa è diventata legge grazie al suo successore, Franco Frattini, nel 2002, per trovare la prima applicazione nel settembre 2003 con il "distacco" del consigliere diplomatico Giuseppe Scognamiglio dagli Esteri a Unicredit (si veda la storia di fianco). La procedura prevede che Pa e associazioni di categoria fissino le priorità. Di qui la richiesta di distacco di un funzionario che conosca la realtà dei Paesi in cui si va a operare. è poi la Pa a indicare il candidato (per un massimo di quattro anni, salvo proroghe). Tanti, si è detto, gli esempi stranieri. E molti di successo, anche se nessuno, spiegano al ministero, è stato veramente preso come modello per scrivere il testo della legge 145. Dalla prassi non formalizzata del turnover pubblico-privato tipica dei Paesi anglosassoni, alla tradizione pluricentenaria dell'" amakudari " giapponese – la "discesa dal paradiso", l'usanza diffusa fra i boiardi di Stato di passare un paio di anni nei board delle corporation prima di andare in pensione – fino al sistema francese imperniato sull'Ena, la grande fucina continentale della diplomazia, punto di riferimento a partire dagli anni cinquanta per gran parte delle sperimentazioni di mobilità pubblicoprivata. Normale, per un alto funzionario d'oltralpe, uscire dall'Ena, entrare in magistratura, passare al gabinetto del primo ministro, essere distaccato in una grande azienda per un paio di anni, tornare in magistratura e, magari, concludere la propria carriera nel consiglio d'amministrazione di una multinazionale. Aperta a tutti i settori amministrativi, la legge italiana ha avuto finora un solo interlocutore pubblico, la Farnesina: «Fortemente voluta da Frattini quando era ministro della Funzione pubblica – prosegue Schioppa – è stata subito recepita dal ministero degli Esteri che ha messo a disposizione delle imprese l'esperienza maturata dai suoi funzionari nelle 300 sedi che compongono la rete internazionale del dicastero. Il fatto che alla fine del 2002 Frattini sia diventato ministro degli Esteri ha permesso il subitaneo passaggio alla fase operativa». Una legge, per usare la definizione dell'avvocato ed ex membro del Consiglio superiore della magistratura, Bartolo Gallitto, che ha configurato anche nel nostro Paese «una sorta di mercato dei manager, liberi di affermarsi professionalmente in regime di concorrenza, non solo tra aziende, ma anche e fra imprese e pubblica amministrazione». Una legge, soprattutto, che risponde al principio del "do ut des": «Non si tratta infatti di mero turismo amministrativo – tiene a precisare Schioppa – bensì di un investimento produttivo sia delle aziende, che possono disporre di know how di altissimo livello, sia del ministero, poiché al loro ritorno i funzionari sono chiamati a condividere Fra i promotori della “cabina di regia” nata dall'intesa fra Confindustria, il ministero degli Esteri e quello dello Sviluppo economico per coordinare il lavoro di Governo e imprenditoria, c'è anche il diplomatico Enzo De Luca, oggi in Eni: «Si tratta – spiega – di un'iniziativa che sta consentendo all'Italia di poter far circolare esperienze fra pubblico e privato, mettendo a disposizione delle imprese un know how di carattere sistemico». Una decina i diplomatici selezionati nell'arco di questi anni, ma per De Luca non si tratta di un numero esiguo: «è vero, non stiamo parlando di centinaia di manager – conclude –. Tuttavia l' intento della legge era quello di promuovere maggior sinergia a livello delle grandi aziende e dell'amministrazione. Un obiettivo che non si può raggiungere giocando sui grandi numeri dato anche che, in Italia, le realtà che si occupano di settori come quello bancario ed energetico si contano sulle dita di due mani. Si tratta, comunque, di un modello che ha attirato l'attenzione di molti paesi stranieri». M. D. B. con il resto dell'amministrazione le esperienze maturate durante il distacco». Oltre a un esperto di Est Europa come Giuseppe Scognamiglio, giunto in Unicredit quasi sei anni fa durante le operazioni di shopping portate avanti dalla banca di Profumo sul mercato postsovietico, la Farnesina ha recentemente "prestato" all'Eni Enzo De Luca, già distaccato in Enel e prima ancora consigliere diplomatico del ministero dello Sviluppo economico, e ha "ceduto" all'Enel Mauro Battocchi, fino allo scorso ottobre a capo dell'ufficio di promozione per il Commercio del ministero degli Esteri nonché, durante il decennio precedente, responsabile delle relazioni industriali all'ambasciata Bonn e di Tel Aviv. Se in Francia sono addirittura le stesse aziende a ripagare lo Stato dell'investimento fatto per la crescita professionale del corpo diplomatico distaccato, il Governo italiano cerca di trovare un tornaconto per l'internazionalizzazione dell'intero sistema Paese. Così Alberto Bradanini, dopo significative esperienze all'Onu e a Pechino in qualità di coordinatore del comitato governativo Italia-Cina, ha lavorato in Enel nella veste di responsabile delle Relazioni istituzionali internazionali e da circa un anno dirige l'ambasciata italiana a Teheran. E anche Vincenzo Petrone, distaccato negli scorsi anni in Confindustria come responsabile degli Affari internazionali, è ora ambasciatore in Giappone dove, grazie ai contatti maturati nell'associazione industriale sta contribuendo all'organizzazione dell'evento «Italia in Giappone 2009» per la promozione del made in Italy nel Paese asiatico. © RIPRODUZIONE RISERVATA CRESCONO LE OPPORTUNITà Tra i numerosi casi di successo dei diplomatici dislocati per un periodo di quattro anni nelle imprese ci sono Enel, Eni, UniCredit e Intesa Sanpaolo IL RETROSCENA Sviluppo economico ed Esteri alla guida della cabina di regia ILLUSTRAZIONE DI UMBERTO GRATI

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L'infinito quartiere cinese (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: ARTE data: 2009-07-26 - pag: 35 autore: Architettura L'infinito quartiere cinese di Fulvio Irace N el 1967, quando uscì il film di Bellocchio, pochi c'erano stati, ma la Cina sembrava vicina, anche se in realtà più come utopia che come realtà. Ora che si è passati dalla teoria «dei cento fiori» della rivoluzione culturale alla pratica delle «cento città» del capitalismo globalizzato, la Cina si è ritagliata un posto centrale: nonostante sia diventata un centro di gravità per l'intera economia mondiale, però, rimane di fatto una grande incognita, l'enigmatico punto della bilancia di un destino che non riguarda solo i cinesi. Tra i tanti indicatori della rinascita asiatica, quello edilizio è forse il più forte e senza dubbio il più visibile. A Shanghai e a Pechino, i punti d'attrazione per migliaia di turisti sono i nuovi musei della città, dove le megalopoli del futuro offrono lo spettacolo dei grandi cantieri: un'ispida barriera di grattacieli sotto i quali soccombono ogni giorno gli ultimi residui delle forme di vita tradizionale, gli hutong, le case-cortile simbolo di un proletariato che un tempo era comunità. Proprio all'ultimo hutong è dedicato questo libro-inchiesta di Vittorio Gregotti, il cui lavoro di architettura in Cina da dieci anni sta misurando difficoltà e speranze di costruire realistiche alternative a uno sviluppo che ha ormai i connotati inquietanti di un'ideologia mondiale. «Ogni volta che torno in Cina –scrive Gregotti di ritorno dai suoi cantieri a Pudong, a Dalian o a Shanghai – mi domando come sia possibile che l'architettura possa diventare il più efficace ritratto degli aspetti più concitati e meno amabili della convivenza sociale nonostante il loro efficiente funzionamento. Il termine sviluppo senza fine dimostra qui i suoi limiti di senso. Quartieri, ma non città. Immensi, ripetitivi e tristissimi complessi di abitazioni che sembrano vivere in attesa di un destino incombente di demolizione e spostamento ulteriore: il segno più evidente di un'occasione perduta». Come ha mostrato la vetrina delle Olimpiadi e come dimostrerà l'Expo di Shanghai, l'architettura e la città mantengono in Cina un significato simbolico oltre che economico: sono la dimostrazione di aver raggiunto e anzi superato l'Occidente sul suo stesso campo, mettendo in gioco quella variabile della grande dimensione che ha consentito a Shenzhen di passare a 12 milioni di abitanti dai circa 30mila di pochi decenni fa. Ma la modernizzazione può essere un frutto avvelenato e la riproduzione del modello occidentale sulla scala demografica cinese richiede molto più che un aggiornamento di misure, pena l'apocalisse ambientale e l'olocausto culturale. Gregotti è uno degli ultimi architetti-intellettuali che non concepisce il progetto separato dalla dimensione autocritica del lavoro in architettura: l'opera diventa così materiale di riflessione che spinge a interrogarsi sulle differenze, sulle contraddizioni, sulle difficoltà che comporta ogni atto di confrontare una forma culturale con un nuovo contesto. Nel 1978, con Delirious New York Rem Koolhaas scrisse il manifesto dello spirito animale del capitalismo nell'immaginario della città della congestione. A trent'anni di distanza il diario di viaggio di Gregotti misura le devastazioni di questo modello potenziato dall'ideologia della deregulation e dal trapianto in un altro contesto: quello dell'Oriente. Qui «le città crescono e si muovono secondo il principio di una libertà come assenza di impedimenti anziché come progetto: secondo la cinica ideologia della "città generica", dove l'unico spazio pubblico è quello sorvegliato e privatizzato. Città costruite come accumulazione di oggetti costipati e inessenziali in competizione: sempre più grandi, sempre più in alto, non per raggiungere il cielo ideale dell'universo ma solo per battere in altezza il vicino». Sospinta dal terrore della povertà e dall'ossessione dell'arretratezza, la Cina sta cadendo nell'imbuto del male occidentale, sospesa, come dice Gregotti, tra disastro e possibile salvezza. Proprio per questo non ci è mai stata vicina come adesso: una prossimità pericolosa a meno che non si riesca a trasformarla in occasione per una comune uscita. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 Vittorio Gregotti, «L'ultimo Hutong. Lavorare in architettura nella nuova Cina», Skira, Milano, pagg. 142, Á 19,50. Da Shanghai a Shenzhen, le città sono sempre più grandi e più alte. «Solo per battere in altezza il vicino», afferma Vittorio Gregotti Metropoli del futuro. Plastico della nuova capitale cinese, Urban Center, Pechino

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Buoni sentimenti a passo di danza (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: MUSICA data: 2009-07-26 - pag: 37 autore: Bolzano Buoni sentimenti a passo di danza di Marinella Guatterini L' appuntamento più chic di «Bolzano Danza 2009» è la prima europea del monumentale trittico, Re (I,II,III), dedicato a Tibet, Cambogia e Cina dal poetico Shen Wei, oggi tra gli artisti orientali più corteggiati. Ma siamo solo alla prima delle due settimane della vetrina che quest'anno compie 25 anni e la Shen Wei Dance Arts vi giungerà quasi alla fine. Per ora, nella puntigliosa città organizzatrice di danza e balletto per tutto l'anno, si sono già incontrati nomi noti (Maguy Marin, Ismael Ivo)e c'è attesa sia per coinvolgenti "Break Dance", milonghe, tanghi "tinti", in piazza, sia per un primo concorso internazionale di "hip hop",ospitato con baldanza all'interno del Teatro Comunale. Scivolando su tre parole guida, «Oggi Ieri Domani», il festival mescola disinvoltamente le carte, estraendo anche gruppi non troppo celebri ma che forse lasceranno dolci ricordi. è il caso della Bonachela Dance Company, compagnia "british" ma con un leader catalano in sintonia con molta attuale danza inglese al punto da essersi conquistato il favore degli anglosassoni, forse solo ora disposti a cedere le armi del proprio pervicace patriottismo coreografico. Rafael Bonachela è sicuramente un neo-romantico; alla novità The Land of YES and the Land of NO infonde una grazia sottile; esige morbidezza da corpi sempre vestiti in candidi costumi dai tessuti quasi trasparenti, e non chiede molto allo spazio scenico: solo un fondale che si accende di rosso, verde, blu notte, nero e una serie di cornici al neon molto vistose quando debbono sembrare porte verso un al di là che non c'è. Divisa in due parti, la sua coreografia sulle «terre del sì e del no» ha un andamento conchiuso, circolare. La danzatrice dell'inizio, sofferente nel continuo lisciarsi la pelle delle braccia nude, e che rifiuta il giovane con il quale crea il primo "passo a due", si troverà avvinghiata a un altro vigoroso danzatore nel duetto dalla sensualità spirituale e angelica che chiude la prima parte. Ma sarà ancora lei, alla fine dello spettacolo, a dividersi dal primo compagno che l'aveva avvicinata. In mezzo, tra l'unione felice e,per così dire,il divorzio, c'è una quantità di danza derivata dalle scuole del Modern, elegante negli intrecci, nelle prese a terra, negli "assolo" e idealmente ripartita tra una drammaticità vagamente "old style" (e soporifera) e un'eccitazione meccanica, quasi neotribale e ben sostenuta dalla musica di Ezio Bosso. Per Bonachela, artista dai buoni sentimenti, c'era forse un tempo (antico) capace d'unione e amore, e c'è un presente dove il gesto di sfregarsi la testa con le mani dei suoi sei ballerini a piedi scalzi rivela confusione e solipsismi propizi alle separazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 «Bolzano Danza 2009», Teatro Comunale e piazza Walther; sino al 1º agosto. PIERO TAURO «The Land of YES and the Land of NO». Bonachela Dance Company

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Da Riccione a Scampia (sezione: Cina)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Cina

Il Sole-24 Ore sezione: TEMPO LIBERATO data: 2009-07-26 - pag: 31 autore: Da Riccione a Scampia Olivo Barbieri FOTOGRAFO L e puoi sovrapporre una sopra l'altra, uguali eppure diversissime, le estati di una vita, a segnare, meglio di qualsiasi stagione, i cambiamenti, i desideri, i progetti. Un appuntamento fisso per un'identità in movimento. Ogni estate una fotografia, un meridiano in più, e io che cerco un nuovo orizzonte. Se la visione è omerica, il ricordo della mia prima estate, di quel punto di partenza che è l'infanzia nell'Italia degli anni 60, mi sorprende, e non ero solo, a Riccione. Ho otto anni e qualcuno mi ha sorpreso accanto a un Topo Gigio più alto di me. Ma non è quello che mi fa soffrire.La meta è un'altra,i flipper di una sala giochi, la prima. Un mondo alieno che accende la mia immaginazione e basta premere un pulsante, come per la macchina fotografica, e quella biglia di acciaio ricomincia a girare e io con lei.Accanto a me questa volta c'è Al Bano, in braghine elasticizzate azzurre, e io lo guardo con invidia assoluta: a lui le monetine non finiscono mai. A me, mia nonna, dal fondo del-la sala, dice che non me ne dà più. Aspetto con ansia l'estate dei diciotto anni.Si entra in un'altra età, si passa il confine nazionale. Destinazione, Francia. Mezzo di sbarco, una Fiat 850 bianca, e alla guida mi alterno con il mio amico Umbertino. A Digione buchiamo. Il pit stop dura una notte intera e alla mattina, alle 5.30, ci sveglia il tuono di un camion. Abbiamo piantato la tenda in mezzo a un cantiere. Parigi è alle porte, entriamo. Anche questa è una prima volta. Euforia, troppa. Con vigore tamponiamo a Boulevard Saint Michel e a bordo del carro attrezzi accompagniamo la nostra macchina nel quartiere di Malakoff per la rottamazione. Torniamo in Italia con altri mezzi. Vent'anni dopo, a 35 anni, nel giugno del 1989 mi ritrovo in Cina,nell'estate della protesta e di Piazza Tienanmen. Pechino è blindata. Resto a Shanghai e di notte fotografo una manifestazione di studenti, migliaia di cande-le, e sopra di loro, come il monolite di un nuo-vo potere, incombe il primo grattacielo. Oggi ce ne sono quasi duemila. Oggi sono a Napoli, la sto sorvolando nell'afa di luglio, in elicottero sopra il quartiere delle "Vele" di Secondigliano. Un inferno dantesco, al contrario. Una voragine ribaltata, a gradoni verso il cielo, scomposta, oscena, senza legge. L'estate dell'Italia. (a cura di Laura Leonelli) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cina Rivolta in fabbrica Operai uccidono manager Trentamila lavoratori di un'a... (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 27-07-2009)

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Cina Rivolta in fabbrica Operai uccidono manager Trentamila lavoratori di un'acciaieria cinese, che protestavano contro l'acquisizione della lora fabbrica da parte di un'altra società, venerdì scorso hanno picchiato a morte un manager. Pesante il bilancio degli scontri con la polizia: almeno cento feriti. Cecenia Sei morti in un attentato A Grozny torna la paura Un kamikaze ieri si è fatto saltare in aria davanti ad un teatro di Grozny, in mezzo ad un gruppo di agenti. Sei persone sono morte, tra le vittime 4 agenti e un passante. Casa Bianca Hillary sogna ancora una donna presidente L'ex sfidante di Obama non ha nascosto di sperare ancora di vedere, dopo un nero, anche una donna alla guida della Casa Bianca. Ma ha escluso di voler riprovare a vincere la sfida. «La donna giusta riuscirà a vincere le elezioni ed essere eletta». Germania In vacanza con l'auto blu Bufera su ministra Ulla Schmidt (Spd) ministra della salute ha fatto arrivare la sua Mercedes di servizio blindata con il suo autista in Spagna, dove sta trascorrendo un periodo di vacanza ad Alicante. A far scoprire il caso è stato il furto della vettura. India Varato il primo sottomarino nucleare L'india ieri ha varato il suo primo sottomarino nucleare interamente costruito nel Paese entrando così nel gruppo ristretto dei Paesi (Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e Gran Bretagna)che progettano e realizzano sottomarini nucleari. Stati Uniti Addio camice bianco Trasmette microbi Per il simbolo della professione medica potrebbe arrivare il momento dell'addio. Per l'organizzazione dei medici americani trasmette microbi. Brevi

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Staminali: riavvolgere il film della vita e poi riproiettarlo (sezione: Cina)

( da "Unita, L'" del 27-07-2009)

Argomenti: Cina

Staminali: riavvolgere il film della vita e poi riproiettarlo La sperimentazione sulle cellule staminali indotte, cioè ricavate da cellule adulte e non dagli embrioni, sta dando buoni risultati. Eppure la percentuale di successi è ancora troppo bassa. I topolini scorazzano a decine, sani e in apparenza felici, in una dozzina di stabulari in Cina. Loro non lo sanno, ma sono i nipotini di una cellula staminale adulta indotta a diventare pluripotente. Insomma, il frutto di una lunga e formidabile catena di esperimenti di laboratorio portata a termine da un gruppo di ricercatori dell'Accademia Cinese delle Scienze di Pechino e dell'Università Jiao Tong di Shangai, i cui risultati sono stati pubblicati dalla rivista inglese Nature. L'inizio della storia è in realtà a Kyoto e risale al 2006, quando Shinya Yamanaka riesce a indurre una cellula somatica adulta a ritornare allo stato di cellula staminale pluripotente. Un successo clamoroso, sia in termini strettamente scientifici (è come riavvolgere il film della vita di un uomo e poi riproiettarlo, accorgendosi che la nuova proiezione può generare non un'altra storia di vita, ma infinite altre); sia in termini bioetici: perché con la produzione di staminali pluripotenti si potrebbe fare a meno delle staminali embrionali (e degli embrioni da cui si ricavano): il cui uso, si sa, è controverso. Bisogna però dimostrare che le staminali pluripotenti indotte sono analoghe a quelle embrionali. E la migliore dimostrazione è farle diventare embrioni di una nuova e completa vita. LA PROVA DEL TOPO Molti hanno tentato, ma non vi diciamo come - la tecnica è piuttosto complicata - e sembra proprio che Qi Zhou, Fanyi Zeng e i loro gruppi ci siano infine riusciti. Hanno preso una cellula adulta di topo, l'hanno indotta a diventare pluripotente, l'hanno impiantata in un embrione "tetraploide" (capace di generare una placenta e tutto quanto serve per lo sviluppo dell'embrione, ma non cellule staminali embrionali). Hanno impiantato il tutto nell'utero di una topolina «ospite» e, alla fine - dopo 20 giorni - è nato un topolino che i caratteri genetici trasmessi dalla cellula pluripotente indotta. L'operazione in realtà è stata tentata 624 volte e solo 22 (3,5% dei casi) è giunta alla fine con la nascita di un topolino vivo e vegeto. Ahimé non sempre sano. Molti tra quei 22 nati non ce l'hanno fatta. Tuttavia 12, alcuni con seri problemi, sono riusciti ad accoppiarsi, generando una prole. Tutti gli individui di tutte le proli sono sani. Un analogo esperimento è stato condotto da un altro gruppo cinese (a dimostrazione che in Cina si inizia a fare ricerca d'avanguardia) con una percentuale di successi inferiore: i topolini nati sono stati solo l'1% rispetto ai tentativi esperiti. I due gruppi hanno dimostrato, dunque, che una cellula pluripotente indotta ritorna a uno stadio di sviluppo cellulare analogo a quello delle staminali embrionali e quindi tale da poter intraprendere un altro percorso di vita, sia pure con l'aiuto delle embrionali "tetraploidi". Ma analogo o omologo? La domanda resta ancora senza risposta. Perché i tentativi di insuccesso, compresi tra il 96,5 e il 99%, sono altissimi rispetto alle normali performance delle staminali embrionali. La differenza è dovuta all'imperizia umana o a qualcosa di strutturale? Occorre ancora ricerca, per cercare di capirlo. PIETRO GRECO

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