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PRIVILEGIA NE IRROGANTO  di  Mauro Novelli         

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DOSSIER “BUROCRAZIA”

 

 

 

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Report "Burocrazia"  22-30 giugno 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Burocrazia

Il capitale comprime sempre più i salari ( da "Eco di Bergamo, L'" del 22-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia oggetto della storia altrui «Siamo dominati dal mercato finanziario e intanto si moltiplicano le distruzioni dei posti di lavoro» Lunedì 22 Giugno 2009 GENERALI, pagina 8 e-mail print Abbiamo chiesto a Alain De Benoist, pensatore francese controcorrente, che cosa ne pensa della crisi economica nella quale siamo precipitati e quali siano gli scenari che si vanno prospettando

Un'alba amaranto Il Livorno è tornato ai piani alti del calcio Il ritorno in A dei labronici dopo un anno di purgatorio in B La gavetta di Ruotolo, veterano al debutto come allenat ( da "Unita, L'" del 22-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: la squadra fosse stata cancellata da gestioni trapezistiche e burocrazie sorde alla deroga. Ripartire non è stato semplice. Ora verranno nuove sfide con la Fiorentina, un trapasso societario nel nome del padre (il figlio Simone subentrerà ad Aldo) e processi kafkiani tra un allenamento e l'altro in mancanza di risultati.

Riparte l'esodo lombardo verso il Ticino ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Imposte basse e burocrazia efficiente» Riparte l'esodo lombardo verso il Ticino Marco Alfieri L'appuntamento è per questa mattina a Ville Ponti, cuore verde e appartato di Varese. E sarà un confronto infuocato tra gli artigiani locali a secco di creditoe di fidi e Alberto Pedroli, il responsabile delle strategie del credito del gruppo Ubi banca,

Ai consumers non serve altra protezione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: i La burocrazia non muore mai. Se crei una burocrazia e le assegni dei poteri, non te la toglierai mai di torno: s'inventerà ogni più futile motivo per giustificare la sua esistenza e il denaro versato dai contribuenti. Basta così: purtroppo la tendenza a creare un regolamentatore per ogni problema si palesa negli Stati Uniti a intervalli regolari.

Oms: pochi medici e poche risorse per il Sud del mondo ( da "Sole 24 Ore, Il (Sanità)" del 22-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Inoltre una burocrazia lenta e tetti finanziari rigidi finiscono spesso per allontanare medici e infermieri dal settore pubblico per dirottarli in quello privato. E ancora, sono soprattutto le città ad attrarre medici e infermieri, che nelle zone rurali diventano sempre più rari».

La PA deve cambiare visione, lo impone la riforma Brunetta ( da "Data Manager" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: voglia di risolvere la complessità della burocrazia pubblica. “Per troppo tempo – ha concluso Dal Co – abbiamo speso energie preziose per avere motori efficientissimi, in grado di far fronte a migliaia di variabili possibili dimenticando che un motore ha bisogno di un volante da affidare ad un conducente e una frizione, in grado di trasferire il movimento alle ruote.

teddy, testimone in fuga "abbandonato dallo stato" - raffaele sardo ( da "Repubblica, La" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: La burocrazia deve fare il suo corso. «Abbiamo trovato tanti ostacoli, a partire dal rinnovo del permesso di soggiorno, ottenuto a distanza di due anni dalla richiesta. Viviamo in uno stato di totale indigenza. Siamo pur sempre, anche se stranieri, una famiglia vittima della mafia - racconta Teddy - sopravvissuta per miracolo all´

il grande sconfitto è il governatore martini ( da "Tirreno, Il" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Dopo oltre 60 anni di grigia burocrazia politica, che ha occupato tutti gli spazi della società - ha proseguito Magnolfi - i pratesi hanno avuto la forza di scegliere la nostra proposta». «Per me poi - ha detto - si compie un impegno che avevo preso con me stesso tanti anni fa: c'è voluto un pò di tempo ma i pratesi hanno cacciato gli ex padroni».

( da "Secolo XIX, Il" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: «Meno burocrazia nei porti o la nautica italiana soffrirà» intervista a fabio pesto (federagenti yacht) «C'è un mondo semisommerso nel nostro settore. Non solo cantieri» genova. «Serve più uniformità nei porti italiani. La legge viene applicata, ma mai con gli stessi criteri».

mansi (confindustria): il manifatturiero rende la regione più fragile ( da "Tirreno, Il" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Il quarto punto riguarda la necessità di imprimere una forte accelerazione allo snellimento della burocrazia. La quinta priorità riguarda la Regione Toscana, con la richiesta di estendere il Piano casa anche agli edifici ad uso industriale. Carlo Bartoli

Le facce sono quelle dei concorsi. Tirate e con tanta tensione che traspare dai sorrisi di circostan... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Giri di paure da incubo della burocrazia, ma se anche i precari meno precari di tutti vanno al consorso per tre ani da precario, vuol dire che l'aria che tira è brutta. I sindacati (Cgil) hanno lanciato l'allarme: i numeri e le parole del rettore Bistoni dicono che l'Università finché non vede la moneta del governo, non cede il cammello del posto fisso e a tempo indeterminato.

Le imprese chiedono sgravi per chi investe ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia. Tutti da riformare per aiutare l'Italia a ripartire. Parola della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia (nella foto) intervenuta ieri pomeriggio alle assemblee delle locali associazioni industriali di Parma e Reggio. «La riforma più importante è quella della scuola ha sottolineato la Marcegaglia I dati Ocse indicano che noi spendiamo come gli altri paesi nella

Gli operai occupano la Regione ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: paradosso di una fabbrica ferma per le lentezze della politica e della burocrazia». L'occupazione in viale Trento è proseguita per tutto il giorno. A tarda sera i lavoratori si sono preparati a trascorrere la notte nel palazzo. «Non ce ne andremo da qui fino a quando non sarà fissato un incontro con tutti gli assessori competenti, la Presidenza della Giunta e l'azienda - dice Fabio Enne,

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: » I nemici più temibili delle olive sono i parassiti o la burocrazia? «Nessun problema burocratico». Difesa d'ufficio dei colleghi di un tempo. «La velocità della burocrazia dipende anche dalla capacità e dalla correttezza di chi l'amministra». Perché i giovani non vogliono più lavorare in campagna?

Ballottaggio, vince Vitali: ''subito tagli stipendi politici'' ( da "RomagnaOggi.it" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Tra gli obiettivi primari "la riduzione del 10% dei costi della politica, a partire dal mio stipendio, la creazione di Mister prezzi, un controllore del carovita ed infine l'istituzione dell'agevolatore, una figura in Provincia che deve accelerare i procedimenti della burocrazia".

Ultime gare per stabilirela griglia di partenzadei quarti di finale ( da "Sicilia, La" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: l'impatto con una burocrazia molto miope. Il presidente De Luca apprezzando la vivacità dei giovani presenti ha messo in evidenza la provenienza del giovane venticinquenne Benedetto Valvo, figlio di Enrico, noto allevatore di Enna , con una certa esperienza in campo agricolo.

( da "Sicilia, La" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Così tra indifferenza e burocrazia a farne le spese è solo mia figlia». Inoltre pochi giorni fa al padre della ragazza arriva un documento del centro di Firenze che, nel ribadire il mancato pagamento di due fatture per circa 17.000 euro, annuncia la sospensione della terapia se entro 7 giorni non verrà regolarizzata la situazione economica.

Le riforme, una priorità per ridare fiato al Paese ( da "Famiglia Cristiana" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: economia e della società nazionale e riguardano, secondo Confindustria, «liberalizzazioni, burocrazia, giustizia civile, istruzione, rapidità nelle infrastrutture». Altre due riforme, non citate nell?elenco, riguardano il sistema pensionistico e quello del lavoro. In particolare è quest?ultimo che richiede un minimo di riflessione, visto che l?

Un popolo due anime ( da "Famiglia Cristiana" del 23-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: miliziani, pasdaran e i membri della sterminata burocrazia di Stato. Gli stessi schieramenti che poi vediamo in strada, gli uni a urlare in favore di Moussavi, gli altri a menare per conto di Ahmadinejad. Poco importa, ormai, se dietro a tutto questo c?è anche la rivalità tra l?ayatollah Khamenei e l?

"Giovani entusiasti" La giunta Sozzani è da ieri al lavoro ( da "Stampa, La" del 24-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia e i tempi che separano l'ente dai cittadini. «La gente si aspetta da noi risposte concrete in tempi brevi dovremo essere in grado di soddisfare queste esigenze -ammette Sozzani -. Nel primo incontro informale ho trovato persone entusiaste del loro nuovo ruolo in grando di rispondere alle esigenze della politiche ed al tempo stesso pragmatiche che ci consentiranno di tenere>

Case in proprietà ai residenti trent'anni dopo la ricostruzione ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 24-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: affogata per 58 anni nel fango della burocrazia. La vicenda della proprietà delle case ricostruite dopo l'alluvione del 1951. Il disastro che costrinse gli abitanti di Osini ad abbandonare il borgo madre per ricostruire una vita qualche centinaio di metri più in là. Da oltre 30 anni le famiglie che vivono nelle case, gli eredi, quelli che le case le hanno avute solo qualche anno fa,

ulrica è la prima eletta nel collegio grosseto viii ( da "Tirreno, Il" del 24-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: tipiche e dallo snellimento della burocrazia in agricoltura, fino all'apertura a Roselle di una biglietteria per il Parco Archeologico, alla valorizzazione all'area collinare compresa fra Batignano e Montepescali e al recupero del Centro di Canottaggio di Istia. Oltre a questo, vorrei dare un contributo affinché vengano valorizzate le iniziative di solidarietà dei Centri Anziani,

La bolletta della luce? Un abbaglio ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 24-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Fino ad ora però non si è fatto vivo nessuno ed io ho timore che con tutta questa burocrazia va a finire che mi staccano la corrente!». Una ipotesi fortunatamente remota dal momento che l'ufficio comunicazione dell'Enel, dopo avere esaminato la pratica e fatte le verifiche, spiega al Carlino che si tratta di un errore materiale che verrà al più presto corretto.

Servizio civile decimato' da tagli e burocrazia ( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 24-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: da tagli e burocrazia La denuncia della Cnesc: «Giovani penalizzati» ANCHE impegnarsi per gli altri può diventare difficile. Di recente infatti sono stati pubblicati alcuni dati preoccupanti, che parlano di una riduzione del 75 % dei giovani che saranno coinvolti nel servizio civile nel 2010 rispetto all'anno scorso (in tutto saranno 25mila)

CON UNA DECISIONE salomonica, il nuovo sindaco di Civitella Pierangelo Bergamasch... ( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 24-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Il sindaco sarà in Comune dal martedì al venerdì con ricevimento al pubblico dalle 9 alle 13. I principali problemi che già scottano sul tavolo del primo cittadino? Il mantenimento dei servizi, la sicurezza degli edifici scolastici, la viabilità comunale, la difesa del cittadino e lo snellimento della burocrazia. Quinto Cappelli

Sussidiarietà: insieme la crisi non si subisce ma la si affronta ( da "Eco di Bergamo, L'" del 24-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: eccessiva burocrazia - ha continuato Vittadini - che pesa per l'1% del Pil. Non c'è semplificazione, ma irrazionalità. Una perdita di tempo che sottrae risorse alla crescita». «Il rapporto pone poi l'accento sulla necessità della contrattazione decentrata - ha proseguito - se si vuole che la produttività diventi salario».

di ANDREA ALESSANDRINI ANTONELLA Celletti (Lega) e Luigi... ( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del 24-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: sgravamento della burocrazia e velocizzazione dei pagamenti da parte degli enti pubblici. Ancora: i programmi di Lucchi su traffico e parcheggi lasciano prefigurare il quadro di una città che sarà posta sotto vincolo e diventerà ancor meno fruibile. Il Pdl li contrasterà affermando le ragioni di cittadini liberi e non mortificati negli spostamenti e nelle soste»

Per i giudici del Lavoro di Catania Salvatore La Ferlita è un caso che fa scuola: da quattro an... ( da "Unita, L'" del 24-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: lesi dopo un incidente dai datori di lavoro o dalla burocrazia delle Istituzioni. Oggi l'Inail presenta i dati sugli infortuni in Italia, per i quali troppo spesso si perdono il posto o i diritti di riconoscimento e indennizzo dei danni subiti. Anni ad inseguire pratiche e visite mediche, che sovente si traducono in udienze davanti al giudice, con un danno economico anche per l'

La Basilicata rosa è seconda in Italia ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 24-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: dalla burocrazia e dal difficile reperimento di manodopera specializzata, per non parlare degli innumerevoli ostacoli allo startup. La legge 215 ha fatto molto, pur con le rigidità che hanno creato non poche rinunce, ma è il momento di pensare a nuove forme di accompagnamento per avvicinarsi alla soglia Ue del 56%,

Costruttore di case e intese ( da "Denaro, Il" del 24-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Il problema è che l'orologio della burocrazia cittadina scandisce tempi molto particolari, lentissimi. C'è poi dell'altro. Cosa?? Mi riferisco alla legge sulla casa del Governo, i possibili ampliamenti per le ville mono e bifamiliari, concordati con le regioni, una legge molto valida, tra l'altro recepita celermente dalla Campania.

Meno vigili in ufficio e più sulla strada: indagine "Sole 24 Ore" colloca Asti tra le città più virtuose per le funzioni della Polizia Municipale ( da "Sestopotere.com" del 24-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Corpo di Polizia Municipale è meno presente tra i cittadini ma più legato alla burocrazia degli uffici. “Non mi stupisce questa positiva valutazione del prestigioso quotidiano - afferma il sindaco Galvagno - perché in effetti questa situazione è frutto di una precisa scelta dell'Amministrazione Comunale di Asti, che dopo aver fortemente potenziato il Corpo dei Vigili Urbani,

Scrivono a Berlusconi i tre assessori sospesi ( da "Sicilia, La" del 24-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: delle infrastrutture, dei trasporti, della sanità, intervenendo per semplificare e alleggerire il peso della burocrazia sulla vita dei cittadini e delle imprese siciliane. Questa è la risposta che gli elettori ci chiedono, non quella di proporre fantasiose leggi per esautorare il presidente della Regione».

l'imbarazzo dei presidenti "rossi" ( da "Tirreno, Il" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Sapevo che Carlesi avrebbe voluto rafforzare i poteri dei quartieri con una maggiore entrata d risorse che avrebbe consentito di dare risposte più rapide ai cittadini, in termini di burocrazia più snella. Non conosco ancora le intenzioni di Cenni, ma spero vivamente che non venga meno il confronto nell'interesse dei cittadini». Ma.La.

( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: 11 «Meno burocrazia per risparmiare» Il presidente Cna Coltrinari: «Sfruttiamo al meglio gli apparati esistenti» SENZA LA ZAVORRA burocratica, che pesa per 15 miliardi di euro all'anno sui sistemi aziendali, la produttività delle microimprese aumenterebbe del 5,8%.

Idee innovative per la Carbon e un grande evento in cantiere ( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: così come ha annunciato la possibile sinergia con Roma nell'ambito di un progetto di portata europea cui sta già lavorando il sindaco Alemanno. Castelli, infine, ha parlato anche di regolamento per l'uso delle piazze, di nuovi sistemi per la trasparenza amministrativa e di una riorganizzazione della macchina comunale con snellimento della burocrazia.

Per Tagliani debutto ufficiale a Unindustria ( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: della burocrazia, «di un progetto organico di rilancio del nostro sistema economico prosegue Puglioli ; continuo a ritenere vitale che le amministrazioni pubbliche debbano mettere l'impresa, ed a chi non ha ben compreso spiego che non parlo solo dell'industria il riferimento sibillino a Sateriale , al centro del progetto di rilancio della provincia.

di FABIO ZECCHI E' STATO eletto sindaco da pochi giorni, ma si ritrova gi... ( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: consentendo ai cittadini di sbrigare la burocrazia direttamente online: ormai i servizi non si fanno più agli sportelli». Piovono commenti, ma possiamo dire che su una cosa tutti sono d'accordo: «Sono tante le cose da fare - dice Giuseppe - ma l'importante è iniziare subito a risolvere i problemi piccoli e grandi dei cittadini.

Scuola Titanic in rotta verso il naufragio o il talk show ( da "Unita, L'" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: anche se non è il paradiso, anche se la burocrazia è alle stelle». LA TRONISTA L'emozione che, oltre al sorriso, suscitano queste testimonianze in forma di racconto, risulta soprattutto dal contatto con ciò che tv e giornali tendono a ignorare: la quantità e la qualità della passione degli insegnanti.

Il mondo della scuola è l'unico, forse, dove è vero tutto e il contrario di tut... ( da "Unita, L'" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: anche se non è il paradiso, anche se la burocrazia è alle stelle». LA TRONISTA L'emozione che, oltre al sorriso, suscitano queste testimonianze in forma di racconto, risulta soprattutto dal contatto con ciò che tv e giornali tendono a ignorare: la quantità e la qualità della passione degli insegnanti.

PARLANO di sicurezza e indicano piani di illuminazione, ronde... Tutto ok, ma dopo poche ore... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Parlano di ripresa economica ma abbiamo un carico fiscale enorme ed una burocrazia paralizzante. Parlano di evasione fiscale ma ci sono sprechi nella politica e nell'amministrazione pubblica enormi e insensati. Ho notato la compagine che appoggiava Delbono. E' la fotocopia del governo Prodi L. B., Bologna

i lavori fantasma dell'amia ( da "Repubblica, La" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Amia messo nero su bianco dal presidente del Collegio dei revisori dei Conti del Comune Luigi Di Simone che ha scritto una nota ai vertici della burocrazia. I lavori "fantasma" si sarebbero svolti tra il 21 settembre e il 31 dicembre quando presidente era ancora il senatore del Pdl Enzo Galioto. SARA SCARAFIA A PAGINA II

L'eolico viaggia con il ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: eccesso di burocrazia nelle autorizzazioni? «Questo è uno dei problemi: troppi lacci, norme regionali troppo diverse tra loro e l'incertezza sul futuro degli incentivi del conto energia. Poi ci sono i problemi tecnici» Che sarebbero? «Le pale eoliche girano solo se c'è vento, le celle fotovoltaiche producono energia solo col sole.

La burocrazia rallenta le rinnovabili' ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: 30 La burocrazia rallenta le rinnovabili' «E' una giungla di leggi nelle Regioni» Allarme di Assoelettrica per la «via crucis» di autorizzazioni per i nuovi impianti di ELENA COMELLI MILANO SENZA un piano nazionale, che fissi la quota di fonti rinnovabili da raggiungere per ogni Regione italiana, non ci sarà sviluppo dell'energia del vento e del sole nel nostro Paese.

I giovani imprenditori: Bisogna puntare sul merito ( da "Messaggero, Il" del 25-06-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Giovedì 25 Giugno 2009 Chiudi I giovani imprenditori: «Bisogna puntare sul merito» Dall'ideatore delle Winx al creatore dell'algoritmo alla base di Google, tutti d'accordo: «Meno burocrazia»

Una crisi da cui Roma può uscire prima di altre città, purché si punti sul me... ( da "Messaggero, Il" del 25-06-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Burocrazia

Abstract: auspicio è di una minore burocrazia. «E' uno degli ostacoli più frequenti - conclude il sindaco Gianni Alemanno - Se Comune e Regione riuscissero a spendere i soldi che hanno, senza i lacci burocratici, si uscirà meglio e prima dalla crisi. Vanno sostenuti i grandi progetti: il Gran Premio di Formula Uno garantirebbe un indotto di un miliardo di euro per la città»

In sei mesi il via alla direttiva servizi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: della burocrazia. è la più grande liberalizzazione mai realizzata. Quali effetti concreti produrrà? La libera circolazione dei servizi e la creazione reale di uno spazio senza frontiere, finora limitato da barriere anacronistiche e burocratiche, aumenterà la competitività delle imprese europee e contribuirà alla semplificazione e al varo di norme che non creino discriminazione all'

Di recente, avendo proposto di esaminare a fondo i libri di testo mi sono sentito ri... ( da "Messaggero, Il" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: potere dalle burocrazie ministeriali centraliste a gruppi di "esperti scolastici" che non hanno mai insegnato un minuto né mai pubblicato una riga se non relativamente alle loro tecniche gestionali, allora ci troveremmo esattamente in questa situazione. Difatti, è manifesto che l'interesse di questi "esperti" è di affermare la supremazia della loro specifica competenza gestionale-

Stranieri e burocrazia: Bergamo taglia i tempi ( da "Eco di Bergamo, L'>" del 25-06-2009)
Argomenti:
Burocrazia

Abstract: Stranieri e burocrazia: Bergamo taglia i tempi «Famiglie riunite grazie all'aiuto delle istituzioni» --> Giovedì 25 Giugno 2009 BERGAMONDO, pagina 32 e-mail print Dalla piazza ai fatti. Grazie al dialogo con Prefettura e Questura, il tavolo tecnico della «Rete Bergamo 28 marzo» ha raggiunto dei risultati significativi: tempistiche rispettate per rilascio dei ricongiungimenti familiari;

IL RICHIAMO del Governatore della Banca d'Italia è un'ulteriore autorevole manife... ( da "Messaggero, Il" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: potere dalle burocrazie ministeriali centraliste a gruppi di "esperti scolastici" che non hanno mai insegnato un minuto né mai pubblicato una riga se non relativamente alle loro tecniche gestionali, allora ci troveremmo esattamente in questa situazione. Difatti, è manifesto che l'interesse di questi "esperti" è di affermare la supremazia della loro specifica competenza gestionale-

usa, copertura sanitaria per tutti per obama la sfida più difficile - alberto flores d'arcais ( da "Repubblica, La" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: che aumenti la burocrazia pubblica. La minaccia più grossa, poi, non arriva dalle assicurazioni sanitarie o dai medici ma proprio dal Congressional Budget Office. La settimana scorsa il Cbo ha stimato che le proposte di cui discute il Senato costerebbero allo Stato mille miliardi di dollari, riducendo il numero dei non-assicurati solo di 16 milioni.

Usa, copertura sanitaria per tutti per Obama la sfida più difficile ( da "Repubblica.it" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: che aumenti la burocrazia pubblica. La minaccia più grossa, poi, non arriva dalle assicurazioni sanitarie o dai medici ma proprio dal Congressional Budget Office. La settimana scorsa il Cbo ha stimato che le proposte di cui discute il Senato costerebbero allo Stato mille miliardi di dollari, riducendo il numero dei non-assicurati solo di 16 milioni.

La sanità nazionale un colabrodo di spese ( da "SaluteEuropa.it" del 25-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia mangiasoldi" fa la sua parte: negli ultimi dieci anni il costo della macchina amministrativa locale è aumentato del 34,5% rispetto alla spesa effettiva per i servizi erogati da quegli stessi enti. "Nel nostro sistema assistenziale c'è qualcosa che non va ha proseguito Menicacci se l'Italia possiede il triplo delle apparecchiature diagnostiche che ci sono in Francia,

( da "Secolo XIX, Il" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: L'ho ripetuto spesso: produrre buona burocrazia, buona salute, buona giustizia, buona sicurezza, buon insegnamento è molto più importante che non produrre bulloni, Ferrari o griffe. Per questo ringrazio di cuore la signora Santina, unendomi con il mio applauso a quello di tutta la sua città».>

La politica chiamataa uno scatto d'orgoglio ( da "Secolo XIX, Il" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: esistenza di una burocrazia esperta, motivata, responsabile , condizionano in misura decisiva - unitamente alla disponibilità di mezzi materiali e strumenti tecnici adeguati - il funzionamento se non ottimale almeno accettabile della macchina giudiziaria, rispetto alla quale il ruolo del giudice è come la famosa punta dell'iceberg.

L'arte di barcamenarsifra esperienze direttee citazioni aeree ( da "Secolo XIX, Il" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: L'invito dell'alta burocrazia ministeriale preposta alle scelta dei temi assomiglia a un sorta di situazione da Scilla e Cariddi. Forse, alla fine, avrà dovuto semplicemente sapersi barcamenare o all'opposto puntare direttamente al bersaglio grosso, eppoi incrociare le dita.

la tassa occulta - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia. Un´impresa di grande lena e lunga durata che non si può esaurire con il «bricolage» degli scoppiettanti annunci del ministro Brunetta. Al quale dovrebbe venire almeno il dubbio che il lassismo diffuso nei livelli più bassi degli uffici possa essere niente altro che il riflesso conseguente alla corruzione ben più sostanziosa praticata ai piani alti del sistema pubblico.

JESI (Ancona) PER LA SUA ULTIMA uscita pubblica il presidente di... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Nella sua chiusura dei lavori il ministro Brunetta ha invece fatto un lungo approfondimento storico sulle ragioni dei mali della pubblica amministrazione italiana ed ha spiegato per quali ragioni oggi i suoi interventi di riforma sono accettati dall'opinione pubblica: «Questo era il momento giusto, fino a poco tempo fa il termine burocrazia era una bestemmia».

il tonfo dell'ars: nessuna legge in due mesi - emanuele lauria ( da "Repubblica, La" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Non si sa più nulla della legge di snellimento della burocrazia, con le sanzioni per i funzionari lenti. E che fine hanno fatto le misure anticrisi, ovvero i 73 articoli presentati dal governo a metà aprile e in gran parte accantonati per non "appesantire" la Finanziaria? C´era di tutto, dai finanziamenti ai Comuni ai sussidi per l´Esa, fino ai contributi per i tassisti.

la sinistra siciliana si rinnova partendo dalla base - piero di giorgi ( da "Repubblica, La" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: trattato di una semplice sommatoria tra le burocrazie e oligarchie dei Ds e della Margherita senza un´apertura di un ampio processo di discussione partecipata in tutte le province e comuni. Il congresso che si preannuncia a ottobre non mostra alcun segno di ravvedimento, ma si colloca ancora una volta all´insegna di lotte leaderistiche, sbarrando la via a un´ampia discussione allargata,

aiuti agli stranieri per l'istruzione, la sanità e il lavoro ( da "Tirreno, Il" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: attinente le questioni legate all'ambito sociale e sanitario. Accanto a questi, ne dovrebbe nascere un terzo, per rendere meno difficile il rapporto con la burocrazia legato alle pratiche per il soggiorno - dai permessi al ricongiungimento familiare -, al quale saranno invitate prefettura e questura.

in carcere? si parla solo straniero ( da "Tirreno, Il" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ma c'è di più: per devolvere una cifra a favore dell'Abruzzo, il personale del carcere ha dovuto fare una colletta. Il desiderio di donare la cifra stanziata per la festa ha cozzato contro l'iceberg della burocrazia. «Stornare una spesa pubblica infatti - ha spiegato Cerri - è reato penale».

la crisi pistoiese si sposta a roma ( da "Tirreno, Il" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: la burocrazia, garantendo procedure più snelle, attraverso un patto di sangue con le aziende in modo che gli stessi soggetti intenzionati ad investire a Pistoia abbiano tempi certi e rapidi; un'attività di riqualificazione professionale per le maestranze locali, un compito precipuo della Provincia».

C'è troppa burocrazia nelle mosse di Bruxelles ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: INTERVISTA Abdoulaye Wade Presidente del Senegal «C'è troppa burocrazia nelle mosse di Bruxelles» Adriana Cerretelli BRUXELLES. Dal nostro inviato Non ha peli sulla lingua Abdoulaye Wade, men che meno un atteggiamento ossequioso verso l'Europa: la conosce da sempre e troppo bene. Il presidente del Senegal, 83 anni, uno degli ultimi patriarchi del continente nero,

La novità. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: arrivo norme più semplici sulle rinnovabili ROMA Stop alla burocrazia autorizzativa e largo alle rinnovabili. Pressato dai rimproveri dell'Unione Europea e dalle sollecitazioni degli operatori il governo si appresta a varare l'atteso decreto sulle nuove "Linee guida per l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili&

Sono rimasto solo per questo vendo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: professionalità, soffocate dalla burocrazia ma soprattutto dalla disattenzione e dai silenzi. Una vicenda comune a quella di tante microimprese che nessuno sembra vedere ma in realtà sono un sostegno fondamentale per l'economia del nostro Paese. Ero e sono arrabbiato per clamorose disparità di trattamento.

) DELL'AMORE Già deciso il presidente: è strano TRO... ( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia, così come trovo assolutamente pertinente il suo richiamo a nuove modalità di confronto all'interno delle istituzioni. A proposito delle proposte emerse nell'assemblea di Confindustria tenutasi a Cesena anch'io sottolineo che le imprese del nostro territorio stanno attraversando un momento di grande difficoltà e chi fa politica deve avere come obiettivo il bene della città,

( da "Eco di Bergamo, L'" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: latte e carne in primis, esistono problemi come i costi soffocanti della burocrazia, la riforma della politica agraria comunitaria, la direttiva nitrati, la questione Ogm, e soprattutto la cronica assenza di ammortizzatori sociali nel settore, insieme a un accesso al credito che si è andato complicando negli ultimi mesi.

Bisogna sconfiggere la cultura del no ( da "Messaggero, Il (Latina)" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Venerdì 26 Giugno 2009 Chiudi L'Assemblea di Confindustria all'insegna delle strategie per superare il difficile momento che stanno vivendo le aziende «Bisogna sconfiggere la cultura del no» Il presidente Mazzenga e la crisi: troppa burocrazia, cantieri fermi e regole certe

Al suo secondo e ultimo mandato alla guida della Confindustria provinciale, Fabio Mazzenga, ... ( da "Messaggero, Il (Latina)" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Parla dei costi della burocrazia che gravano sulle aziende, delle risorse umane e della loro formazione e istruzione, degli investimenti infrastrutturali e delle liberalizzazioni, della collaborazione con le forze sindacali, della necessità di regole "certe, trasparenti e condivise".

PERUGIA - L'ultimo caso è quello di un anziano di 87 anni: per lui cambiare reside... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: è la burocrazia da battere. E allora ecco che il cambio di residenza diventa un rebus. Primo appuntamento all'ufficio anagrafe decentrato di San Sisto a febbraio. «Torni a giungo», gli dicono gli uffici. Lui batte gli acciacchi, la memoria che potrebbe perdere qualche colpo e si presenta puntuale: «Stavolta ce la faccio»,

La grande sfida dei cittadini. ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Venerdì 26 Giugno 2009 Chiudi La grande sfida dei cittadini. Quattro mesi per cambiare residenza, novantenne finisce nei guai Burocrazia folle per pensioni e assicurazioni Niente agriturismo, ma nel cuore del parco resta il tetto all'amianto

E' il caso di Abdiraim,, 54 anni, nato in Macedonia ma residente a Torgiano. E' in... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ma la burocrazia è in agguato e quando l'ex boscaiolo presenta, nel 2005, la richiesta di aprire un'istruttoria per ottenere l'invalidità civile, il Comune di Perugia risponde picche. Il motivo è semplice: manca la carta di soggiorno. Eppure l'avvocato Gentile tira fuori anche normative e regolamenti dell'Unione Europea.

UPesaro NA STORIA travagliata, quello di un film ingoiato dalle sabbie mobili del... ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: quello di un film ingoiato dalle sabbie mobili della burocrazia e riaffiorato dopo anni, grazie alla tenacia del regista e di alcuni amici. E' la storia di La fisica dell'acqua, film di Felice Farina con protagonisti Claudio Amendola, Paola Cortellesi e Stefano Dionisi che sarà presentato stasera (ore 21,15), in piazza del Popolo alla Mostra internazionale del nuovo cinema.

Qualità della Vita dell'Impresa. Indagine Confartigianato : a Bolzano e nel Nord Est le migliori condizioni ( da "Sestopotere.com" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Concorrenza sleale del sommerso, Burocrazia, Credito, Tempi della giustizia civile, Legalità e conflittualità, Utilities e servizi pubblici locali, Capitale sociale del territorio e Infrastrutture. Anche nella classifica per regioni, la prima piazza va al Trentino Alto - Adige), seguita da Emilia Romagna, Valle d?

Consiglio comunalesul depuratore ( da "Sicilia, La" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: La burocrazia comunale nei suoi più alti livelli non gode più della fiducia del Consiglio comunale. Per fare nomi e cognomi, il segretario generale Calogero Marrella ed i suoi più stretti collaboratori. Lo ha detto a chiare lettera il presidente del Consiglio, Luca Gargano, al sindaco, Domenico Russello,

Il Consiglio MarrellaFavara. ( da "Sicilia, La" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Il vertice della burocrazia comunale nel mirino del civico consesso Lampedusa. «Molti paesi europei, ci hanno definito il buco nero dal punto di vista dell'immigrazione clandestina - afferma il ministro, Andrea Ronchi - perché a loro il problema non interessava, oggi il buco nero è chiuso».

Comitato per il ( da "Sicilia, La" del 26-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: è da pensare che si siano persi nei meandri della burocrazia», ha detto Di Maria che ha aggiunto: «Il presidente dell'associazione Casa Famiglia Rosetta don Vincenzo Sorce ha infatti ribadito che le somme non sono ancora arrivate nelle casse dell'associazione che pertanto continua a non essere in condizioni di potere pagare le mensilità di stipendio rivendicate dai lavoratori»

Bonus a chi non licenzia e investe Ecco il decreto per le imprese ( da "Corriere.it" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: mentre il presidente del Senato Renato Schifani lo invita a proseguire anche nella lotta alla burocrazia. «Non è facile fare tutto, ci vogliono anche i soldi...» ha detto, aggiungendo pure che «bisogna essere realisti. C'è una diminuzione del pil ha detto riferendosi alle stime di Bankitalia e Confindustria, che oggi indicano una flessione del 5% per il 2009 ed un aumento del deficit.

E' stato inaugurato, ieri pomeriggio, Palazzo Oddo, cuore del patrimonio archeologi... ( da "Stampa, La" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: con riferimento alla burocrazia che ha ritardo l'apertura. Ha detto: «Vorremmo che l'Oddo fosse la palestra per la cultura dei nostri giovani». Il direttore della società, Umberto Airaudi, ha ricordato che palazzo Oddo significa 4 piani nei quali quasi 900 metri quadrati sono destinati al polo museale (riferendosi ad un futuro Museo Archeologico Albenganese)

"Con Montezemolo per rilanciare l'Italia che lavora" ( da "Stampa, La" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia difficile e contorta». Ha fatto riferimento a un aiuto concreto al Governo in termini propositivi. Intende questo governo? «Be', nel momento in cui mi confronto con le istituzioni, devo prendere atto di chi c'è in questo momento. Ma in democrazia occorre lavorare per gli italiani, a prescindere di chi governa e quindi dovremo confrontarci con le responsabilità del governo.

L'ecosostenibilità passa in banca ( da "Finanza e Mercati" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: intervento degli istituti di credito può così colmare una lacuna creata dalla burocrazia e da una politica di incentivi statali apparsa spesso troppo debole o troppo mutevole. «Salvo il Conto energia - ribadisce Fedeli - sono pochi gli stimoli e troppe le difficoltà per ottenerli». Ciò nonostante, numeri alla mano, l'Italia regge il confronto con le altre realtà internazionali,

le public utilities reggono la crisi ma pagano i ritardi della burocrazia - stefano parola ( da "Repubblica, La" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Le public utilities reggono la crisi ma pagano i ritardi della burocrazia Il presidente Romano: "I nostri dipendenti sono cresciuti, siamo una risorsa" STEFANO PAROLA Vorrei ma non posso. Confservizi Piemonte, l´associazione di categoria che riunisce le aziende ex municipalizzate della regione, mostra i muscoli e lancia due appelli alle istituzioni.

( da "Secolo XIX, Il" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: stravolto dagli inghippi della burocrazia, stritolato tra i ricorsi legali che si susseguono con esiti diversi, sparigliando in modo inestricabile le carte della partita? I vertici dell'Ufficio scolastico regionale assicurano che non sarà così: la partenza avverrà come era stato stabilito, perché non è più possibile fermare in corsa la macchina già avviata.

Il presidente regionale Vitali ai saluti: i giovani possono risollevare l'Ascolano ( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: abbattere la burocrazia». Per Adolfo Guzzini, la qualità delle risorse umane, i brevetti e la rimodellazione dei sistemi giocheranno un ruolo cruciale alla fine di questa fase congiunturale. «Non sono qui con una ricetta spiega Maurizio Pizzuti -, i cali ci sono in tutti i settori, nel nostro la crisi è selettiva: ci sono aziende che vanno meglio e altre che sono in profonda difficoltà»

Tremonti: meno costi allo sportello ( da "Eco di Bergamo, L'" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ma non entrano perché sono bloccati dalla burocrazia». Ma Tremonti ha insistito anche sull'«impressionante numero delle frodi sulle compensazioni. Abbiamo abusi evidentissimi, c'è una casistica impressionante di frodi sulle compensazioni. L'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza lavorano per ridurre questi abusi.

Urbanistica ed edilizia, il sindaco Cavallo: Meno burocrazia e un iter più snello ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Sabato 27 Giugno 2009 Chiudi Urbanistica ed edilizia, il sindaco Cavallo: «Meno burocrazia e un iter più snello»

MONDOLFO - Non si ricorrerà più ad un piano particolareggiato per interventi di ristruttur... ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: viabilità permettano ai privati interventi edilizi senza dover attendere i tempi lunghi della burocrazia. Planivolumetrici che non dovranno essere approvati dalla Provincia e che consentiranno ai cittadini di costruire dimostrando che c'è un ritorno pubblico. A tal riguardo abbiamo individuato aree di intervento di grande interesse che attualmente versano in condizioni di degrado.

Un'occasione persa. Questo per Ance Umbria è il piano casa con cui la Giunta regionale ha ... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Burocrazia. «L'applicazione della legge regionale sarebbe dovuto, invece, essere un grimaldello - sottolinea Paolo Ratini, presidente di Ance Terni - che facesse saltare le lungaggini burocratiche per dare una spinta immediata al settore. Quello che la legge promette nelle sue premesse poi si vanifica nell'attuazione».

ASCOLI Snellire la burocrazia politico-amministrativa, valorizzare e supportare l'imprendit... ( da "Messaggero, Il (Marche)" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Sabato 27 Giugno 2009 Chiudi di LUCA CAPPONI ASCOLI Snellire la burocrazia politico-amministrativa, valorizzare e supportare l'imprenditoria giovane e adottare le opportune misure di controllo contro le speculazioni. Il tutto senza perdere altro tempo, poiché la situazione attuale impedisce qualsiasi previsione.

Incontro con le imprese italiane ( da "Denaro, Il" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: cooperare servendosi degli organi preposti a semplificare la burocrazia'' riferendosi all'Unione delle Camere di Commercio libiche e al nuovo ufficio della Confindustria locale di cui ha colto l'occasione per annunciare la recente apertura. Alla Confindustria italiana Al Hawej ha chiesto ''l'impegno ad organizzare corsi di formazione e ad incoraggiare lo scambio di innovazione''.

La crisi del terzo millennio ( da "Denaro, Il" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Europa se vuole tornare ad essere protagonista dello sviluppo economico mondiale deve smantellare rapidamente le super burocrazie europee, che producono tonnellate di carte di regolamentazioni, spesso assai astruse ed inutili, che costituiscono una pesante palla al piede di tutte le imprese europee, con aggravio dei costi e perdita di competitività sui mercati internazionali.

Fisherman Fest, avanti tutta ( da "Sicilia, La" del 27-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Consiglio comunale relativi anche allo scollamento tra le istituzioni e la burocrazia, lamentato dai consiglieri di diversi partiti. «La democrazia a Favara manca ad ogni livello istituzionale - afferma Fallea - manca in Giunta, perché ogni decisione viene presa senza il minimo contrasto, visto che Russello non deve tenere conto del pensiero di assessori che fanno riferimento ai partiti,

Domani alle 11 all'hotel Golden Palace (via Arcivescovado 18) è in programma l'assemb... ( da "Stampa, La" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: quale chiave principale per superare la crisi, ma anche fisco, burocrazia, alto costo per l'energia che complicano la vita alle imprese. Secondo una rilevazione dell'Ufficio studi di Confartigianato, è dal gennaio 2006 che i tassi medi applicati dalle banche italiane sui prestiti alle imprese sono più elevati rispetto alla media dell'area euro.

I bus disertano l'opedale di Albenga ( da "Stampa, La" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Speriamo che i tempi per una soluzione siano rapidi e che la burocrazia non si metta ad intralciare le cose».Gabbiani e topi interviene l'Enpa Egregio Signor "Lettera firmata", il problema dei gabbiani, specie intelligente in espansione e crescita numerica nelle città, dovrebbe essere affrontato con maggiore equilibrio: sono grossi e defecanti ma non sono pericolosi,

Alcide e Carolina, due cuoridivisi da una casa di riposo ( da "Secolo XIX, Il" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: abitiamo al Righi» INSIEME da una vita, separati - alla vigilia dei novant'anni - dalla burocrazia che non sa cogliere le ragioni del cuore. «Nemmeno la guerra e i tedeschi sono riusciti a tenermi lontano da Carolina - racconta Alcide Beneventi, classe 1920 - e in 65 anni di matrimonio non siamo mai stati divisi per più di poche ore.

( da "Secolo XIX, Il" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: si aggiungono gli ostacoli della burocrazia, allora la tentazione di arrendersi diventa forte. «Quando lunedì (domani) tornerò in ufficio, esaminerà certamente il caso di questa persona - promette il professor Ernesto Palummeri, responsabile del dipartimento Assistenza Anziani della Asl 3, sollecitato dal Secolo XIX - e vedremo se è possibile accontentare la sua richiesta.

Il recupero dell'ex ospedale fermo per malattia ( da "Secolo XIX, Il" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: recupero del vecchio ospedale è bloccato dalla burocrazia. Mentre continuano i contatti tra la Geo di Andrea Nucera e l'amministrazione comunale sul progetto che l'impresario cerialese sta preparando per trasformare il vecchio Santa Maria di Misericordia in parte in alloggi e in parte in un albergo di lusso, il grande edificio abbandonato all'ingresso del centro storico è ancora,

le "epurazioni" del governatore silurati gli amici degli ex-alleati - emanuele lauria ( da "Repubblica, La" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: dagli Ato rifiuti al regime di aiuti alle imprese) ma anche nuovi ritocchi alla mappa della burocrazia. A fine anno scadrà l´incarico di un altro cuffariano doc, Felice Crosta, capo di un´agenzia dei rifiuti e delle acque soppressa per legge. E altri manager pubblici, come il vicepresidente dell´Irfis Massimo Dell´Utri (uomo vicino a Saverio Romano), adesso tremano.

fondi per i metrò 4 e 5 tra un mese la decisione ( da "Repubblica, La" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Mentre si discute ancora della richiesta di una legge speciale per il 2015 per velocizzare tempi e abbattere la burocrazia. «Non ho mai in nessuna circostanza espresso valutazioni circa la necessità di richiedere norme speciali», precisa Lucio Stanca, l´amministratore delegato della società. Nel suo cda, però, c´è chi ci spera. Così come dentro al Pdl e alla Lega.

un direttore per la provincia ( da "Tirreno, Il" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: «La burocrazia è estrema - spiega il neo presidente - naturalmente è una decisione che sarà presa insieme alla giunta, ma penso che sia fondamentale avere una figura che agisca sopra le parti per raccordare il lavoro di tutti e renderlo il più snello ed efficiente possibile».

gli aiuti di palermo ai sinistrati di messina - sergio di giacomo ( da "Repubblica, La" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: che ha il merito di portare alla luce contraddizioni e limiti della burocrazia ma anche il «crogiolo di comportamenti pubblici e privati» e i tanti slanci umanitari che coinvolsero comitati locali e internazionali. Nella "diaspora" dei profughi un ruolo importante ebbe Palermo dove furono allestiti diversi centri di assistenza pubblici e privati, tra cui l´Albergo degli emigranti,

la burocrazia costa mille euro al mese ( da "Repubblica, La" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Pagina 25 - Economia Il caso La burocrazia costa mille euro al mese Mille euro al mese. Tanto costa alle imprese, secondo i calcoli di Unioncamere, aver a che fare con la burocrazia statale. Nel 2008 il sistema produttivo ha pagato per oneri amministrativi 16,6 miliardi di euro (l´1,1% del Pil), cioè 12.

La burocrazia costa 16,6 miliardi l'anno ( da "Eco di Bergamo, L'" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: La burocrazia costa 16,6 miliardi l'anno --> Da una ricerca di Unioncamere sul 2008 ogni impresa spende in media oltre mille euro al mese Rispetto al 2006 l'onere è cresciuto del 4,4%. Il manifatturiero più penalizzato rispetto al terziario Domenica 28 Giugno 2009 GENERALI, pagina 2 e-mail print ROMAAmmonta a 16,

Berlusconi: niente manovra correttiva ( da "Eco di Bergamo, L'" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: economia Dossier di Unioncamere: la burocrazia in un anno è costata oltre 16 miliardi alle imprese Domenica 28 Giugno 2009 PRIMA, pagina 1 e-mail print Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi smentisce l'ipotesi di una manovra correttiva di fine anno: «Non abbiamo mai parlato o previsto una manovra di questo tipo», ha dichiarato ieri.

Burocrazia: alle aziende costa mille euro al mese ( da "Unita, L'" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Burocrazia: alle aziende costa mille euro al mese Cara burocrazia. Nel 2008 le imprese italiane hanno speso 16,6 miliardi di euro per timbri, autorizzazioni, licenze, carte, marche da bollo e, più in generale, i cosiddetti oneri amministrativi.

E' un termine entrato in uso nel XVIII secolo per indicare il corpo dei funzionari preposto... ( da "Messaggero, Il" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: un termine entrato in uso nel XVIII secolo per indicare il corpo dei funzionari preposto all'amministrazione pubblica. Nell'Ottocento, con lo sviluppo ulteriore delle funzioni dello stato, la burocrazia allargò di molto le sue competenze. Oggi il termine viene spesso usato in senso negativo ed è sinonimo di lentezza e sprechi.

Il peso della burocrazia: costa l'1% del Pil ( da "Messaggero, Il" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Domenica 28 Giugno 2009 Chiudi Il sistema produttivo ha sborsato complessivamente nel 2008 16,6 miliardi , 1,7 in più rispetto all'anno precedente Il peso della burocrazia: costa l'1% del Pil Indagine Unioncamere: imprese "soffocate", oneri per mille euro al mese

( da "Sicilia, La" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Insieme al Forum, ricordiamo, in contemporanea, come suo braccio operativo, è nato anche lo "Sportello dei Popoli" ospitato nella sede dell'assessorato sociale. Una risposta alle cento e più esigenze dei migranti, costretti a fare i conti con la burocrazia a cui si aggiungono le difficoltà di comunicazione. D. C.

Africa, la crisi è un'opportunità per attirare investimenti ( da "Stampaweb, La" del 28-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: dalla debolezza delle infrastrutture e dal peso della burocrazia. Il trasporto di un container dal Ruanda al porto keniano di Mombasa, per circa un migliaio di chilometri, è almeno due volte più costoso del suo trasferimento da Mombasa in Europa. «L?Africa offre numerose opportunità. La sfida è nelle mani dei leader - ha detto il Presidente sudafricano Jacob Zuma,

una lotta fra ayatollah - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ex della Guardia rivoluzionaria hanno invece fatto carriera nella burocrazia: il ministro degli Interni Sadegh Mahsouli, il suo vice Kamran Daneshjou, supervisore delle elezioni, e lo stesso presidente Ahmadinejad. Il loro ispiratore è l´ayatollah Mohammed Taghi Mesbah Yazdi, il più conservatore dei grandi capi religiosi.

barabino e l'erosione delle spiagge bisogna farci sentire in provincia ( da "Tirreno, Il" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Troppa burocrazia e anche una certa incapacità degli enti preposti. Sì, la Provincia, ma anche il Comune che vi tiene stretti contatti». Sul ripascimento, le previsioni più ottimistiche indicavano per fine anno l'apertura del cantiere. Le più realistiche spostavano la scadenza alla prossima primavera.

Crisi di condominio ( da "Secolo XIX, Il" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: allarme A Ponente crescono sempre di più i morosi e i pignoramenti LA BUROCRAZIA che, anche nel settore casa, si è complicata a dismisura facendo lievitare in proporzione impegni e relative spese. I costi delle bollette, notoriamente al galoppo, in particolare per quanto riguarda l'acqua, le cui tariffe «sono cresciute di un buon 30 per cento dal '99 ad oggi».

Trasloco di fine estateper il mercato della frutta ( da "Secolo XIX, Il" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Adesso aspettiamo, ma non dipende che dalla burocrazia, che vengano liberati gli spazi per gli allestimenti interni». I lavori agli stand richiederanno un investimento superiore ai 3 milioni di euro, che saranno i grossisti a dover sostenere. Prima, però, ci sono le carte delle autorizzazioni da sistemare.

la donna che regnò sull'arte - roma ( da "Repubblica, La" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ritualizzato da una decisa familiarità con la burocrazia e una instancabile applicazione in ogni suo gesto, pensiero, comportamento. E´ una Leni Riefenstahl in versione italiana, candore spudorato per un ruolo esercitato senza alcuna remissione o incertezza: un amore totale, Leni per il cinema e Palma per l´arte.

Cicerone, Cesare e gli antenati della corruzione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Laddove la burocrazia ha ampi margini sulle sanzioni da infliggere, l'interpretazione di leggi oscure e i tempi di evasione delle pratiche, tutto contribuisce a creare un rapporto distorto coi cittadini i quali hanno così l'incentivo ad ungere le ruote.

Il visto sui rimborsi esclude i tributaristi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: in un momento di crisi troppa burocrazia sarebbe da evitare ». Il provvedimento è invece accolto positivamente da Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro: «I soggetti individuati per la certificazione sono tutti iscritti a degli ordini, e questo è un segnale chiaro dell'affidabilità e della valenza del sistema ordinistico»

Il dumping dei camionisti dell'Est ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: E poi la burocrazia. «Il nostro ispettorato del lavoro è inflessibile - spiega Thomas Baumgartner, a.d. della Fercam di Bolzano - e siamo costrettia seguire una serie incredibile di norme, compreso il dettaglio delle quantità di gasolio». Fercam è uno dei giganti italiani dell'autotrasporto e della logistica con 2.

Iran, è una lotta fra ayatollah ( da "Repubblica.it" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ex della Guardia rivoluzionaria hanno invece fatto carriera nella burocrazia: il ministro degli Interni Sadegh Mahsouli, il suo vice Kamran Daneshjou, supervisore delle elezioni, e lo stesso presidente Ahmadinejad. Il loro ispiratore è l'ayatollah Mohammed Taghi Mesbah Yazdi, il più conservatore dei grandi capi religiosi.

Il dolore di tutti i giorni. Che non si cura ( da "Corriere.it" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: azzerare la burocrazia per farmaci anti-dolorifici quali gli op­pioidi: niente più ricettari speciali, né registri di entrata e di uscita, né obbligo di conservarli in armadi chiusi a chiave. Insomma sono diven­tati anche per la burocrazia italiana farmaci normali, prescrivibili come gli altri e non come «sostanze stupe­facenti ».

Il sindaco Ravaioli: "Ideologie finite, oggi ogni voto costa fatica" ( da "RomagnaOggi.it" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: la burocrazia. E restano i crucci: "Il primo- spiega Ravaioli- e' di non avere fatto di piu' per accrescere una cultura della responsabilizzazione in citta'". Il secondo e' di "essere in ritardo sul complesso tema del rinnovamento della macchina comunale", anche se "siamo riusciti a diminuire il numero delle figure dirigenziali"

Controlli sanitari, Cia: nuove tasse mettono in ginocchio le aziende agricole toscane ( da "Sestopotere.com" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: come cantine o macelli) che equivalgono a costi elevati e tanta burocrazia in più. Anche perché il nuovo decreto introdotto dal Governo (tra l?altro non previsto in questi termini dall?Ue) mette di fronte la Regione Toscana, a profonde incertezze sulle modalità del controllo e del contributo che l?azienda si trova a dover pagare.

Riformenon manovre ( da "Sicilia, La" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ognuno di questi livelli di amministrazione impiega burocrazia, foraggia politicanti, spende e spande per gli obiettivi più discutibili e rappresenta un macigno che stronca le nostre possibilità di sviluppo. Possiamo permetterci lo spreco di non riformarlo, specie in un periodo di crisi? La fiscalità si porta via circa la metà di tutto ciò che l'Italia produce,

Burocrazia regionale e titolari dei bagni di spiaggia in "rivolta", solidarietà di Giovanni Lucchi (Pri) e Luca Bartolini (An/PdL) ( da "Sestopotere.com" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Burocrazia regionale e titolari dei bagni di spiaggia in "rivolta", solidarietà di Giovanni Lucchi (Pri) e Luca Bartolini (An/PdL) (29/6/2009 14:13) | (Sesto Potere) - Cesenatico - 29 giugno 2009 - Luca Bartolini, capogruppo di an-pdl, in un?

Il sindaco di Rimini confessa crucci e problemi ancora aperti della sua città ( da "Sestopotere.com" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: la burocrazia. Resta soprattutto il problema dell?eccessiva lentezza dal momento della decisione sino alla concretizzazione, soprattutto allorché si tratta di opere necessitanti il contributo di Enti statali o sovracomunali. Rimini, Italia, checché se ne possa pensare attraverso una visione magica, autoassolutaria ma non realistica delle cose"

"Ero convinto che il giornalismo fosse solo fatti, m'ero impigliato in un grosso equivoco" ( da "Foglio, Il" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Se deve chiedere qualche cosa alla burocrazia la ottiene assai più facilmente del cittadino qualunque. Le mogli hanno sufficienti motivi per essere soddisfatte. Per inciso – ma è un particolare di qualche importanza – aggiungerò che a poco a poco negli ultimi anni, attraverso i segretari particolari o con mezze parole scherzose scambiate nei corridoi di Montecitorio,

Liguria, basta un click e la Galleria di Palazzo Bianco diventa una mostra virtuale ( da "Sestopotere.com" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Etnoantropologici La mostra virtuale Fasti della burocrazia. Uniformi civili e di corte XVIII-XIX, è visitabile in internet, www.CulturaInLiguria.it sotto il menù pubblicazioni/multimedia/mostre virtuali/uniformi civili e di corte. Basta un click, dunque, per ammirare uniformi che attraverso particolari elementi rendevano riconoscibile la carica ed il ruolo che il personaggio ricopriva nell'

Cna Siena: Credito problema gravissimo e burocrazia killer per i virtuosi ( da "Sestopotere.com" del 29-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Cna Siena: Credito problema gravissimo e burocrazia killer per i virtuosi (29/6/2009 18:50) | (Sesto Potere) - Siena - 29 giugno 2009 - Burocrazia e imprese, tante dichiarazioni di intenti, pochi fatti concreti. Con queste poche parole si potrebbe sintetizzare il pensiero della Cna sui tanti “

Provincia, accordo last minute ( da "Stampa, La" del 30-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: abbattimento della burocrazia, rispetto e collaborazione con l'opposizione chiamata «a svolgere con chiarezza e schiettezza il suo ruolo». Un sassolino dalle scarpe: «In campagna elettorale ci sono state volgarità. Maleducazione, maldicenza restano comportamenti inqualificabili che è giusto lasciarci alle spalle, relegate in un passato che spero non torni più»

"Pila non resterà senza farmacia" ( da "Stampa, La" del 30-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Siamo vincolati alla burocrazia, non ultimo per la gestione della licenza da parte dello Sportello Unico». Incerti i tempi di riapertura. «Speriamo - ha aggiunto Gorraz - che sia possibile entro fine luglio o, al massimo, nella prima settimana di agosto». La minoranza ha presentato un'interpellanza anche sul crollo del tetto dell'alpeggio comunale Champ Vert,

Provincia, s'inizia l'era Nobili ( da "Stampa, La" del 30-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: La semplificazione della burocrazia, Domo2 e l'autonomia sono tra le priorità». Ha poi proposto al consiglio di aderire al progetto Lift e annunciato di voler «puntare su innovazione tecnologica ed energie rinnovabili». Ars Uni Vco «dovrà avere una funzione di alta specializzazione».

catasto ai comuni, slitta tutto ( da "Tirreno, Il" del 30-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: BUROCRAZIA Il decreto del presidente del Consiglio sul decentramento del Catasto risale al giugno del 2007 - era in carica l'ultimo governo Prodi - ma è rientrato in gioco di recente. Il tribunale amministrativo del Lazio, infatti, nel 2008 ne aveva dichiarato l'illegittimità;

ad alberto gilardino il premio versilia 2009 domani la consegna ( da "Tirreno, Il" del 30-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia, veri e propri bastoni tra le ruote, indifferenza ed oblio per quanto si è fatto per imporre, nel mondo, il nome ed il prestigio della Versilia. E' stato questo l'argomento principale di conversazione tra me e Sergio nel viaggio di ritorno di quella sera, nonostante avessimo molti altri spunti dalla nostra giornata "

L'impegno dei Gibelli ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 30-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Non possiamo continuare a essere ingabbiati dai tempi della burocrazia. I processi di bonifica e reindustrializzazione potrebbero consentire di riassorbire i lavoratori». L'ENI Dai sindacalisti il pressing su Eni. «I deficit contabili a Porto Torres sono voluti dalla multinazionale per giustificare la chiusura», ha attaccato Piero Cossu della Cgil.

Provincia, meno assessori e ( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 30-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: una nuova delega spiega Sabattini che deve farci superare il grosso problema della burocrazia: produciamo troppa carta») e alle risorse umane. Dal 2006 alla fine del precedente mandato è stata assessore alle pari opportunità, agli interventi economici e all'innovazione. Già prima cittadina di Camposanto, è stata assessore all'urbanistica a Modena.

di DAVIDE MISERENDINO OTTO assessori, sei del Pd (quattro i Ds), uno dell'... ( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 30-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: una nuova delega spiega Sabattini che deve farci superare il grosso problema della burocrazia: produciamo troppa carta») e alle risorse umane. Dal 2006 alla fine del precedente mandato è stata assessore alle pari opportunità, agli interventi economici e all'innovazione. Già prima cittadina di Camposanto, è stata assessore all'urbanistica a Modena.

Latina dovrebbe finalmente avere una zona artigianale. La aspetta trent'anni, e non è un m... ( da "Messaggero, Il (Latina)" del 30-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: A fine anno, burocrazia permettendo, il piano relativo alla zona artigianale dovrebbe essere operativo. Un piano atteso e che dovrebbe ridare fiato all'economia. Almeno così venne salutato nel 2005 quando arrivò il sì del Comitato tecnico regionale alla variante.

FANO - Il sistema economico fanese al gran completo, ieri pomeriggio in Municipio, per un nuovo conf... ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 30-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Le associazioni chiedono meno pressione sul contribuente fanese, per riattivare i consumi, meno burocrazia, opere pubbliche per dare ossigeno alle imprese e interventi sulle banche, che continuano a tirare i cordoni del credito. Si chiede, inoltre, di potenziare il ruolo della consulta come sede di confronto sulla crisi e luogo per elaborare le contromisure.

Storia di Palma una donna al comando ( da "Riformista, Il" del 30-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: tra i meandri della burocrazia italiana per raggiungere un unico obiettivo: fare della Galleria Nazionale un museo del presente che dialoghi con i maggiori musei del mondo. Nel 1971 presenta la Merda d'Artista di Piero Manzoni, guadagnandosi la censura democristiana, si innamora dei quadri specchianti di Michelangelo Pistoletto e delle prime prove pittoriche di Jannis Kounellis,

Sanità Amica, protocollo Fiaso-Innovazione ( da "Sole 24 Ore, Il (Sanità)" del 30-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: in esecuzione del protocollo, le parti istituiranno un gruppo di coordinamento costituito da due rappresentanti per ciascun soggetto firmatario, per la direzione e il coordinamento delle attività. «Si tratta di un nuovo colpo di ariete», ha concluso Brunetta, «alla fortezza della cattiva burocrazia». Indietro

Il segretario generale, 47 anni, in pensione ma non ora: per ( da "Sicilia, La" del 30-06-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: nominato nell'alto ruolo di capo della burocrazia regionale, lo scorso febbraio durante una travagliata seduta di giunta, in realtà la domanda di pensionamento l'avrebbe presentata, ma poi differita. «Allo stato attuale - ha dichiarato - non è previsto che io vada in pensione, ma non è escluso che ciò possa accadere».


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Il capitale comprime sempre più i salari (sezione: Burocrazia)

( da "Eco di Bergamo, L'>" del 22-06-2009)

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Il capitale comprime sempre più i salari --> L'intellettuale francese: l'Europa subisce il presente ed è una burocrazia oggetto della storia altrui «Siamo dominati dal mercato finanziario e intanto si moltiplicano le distruzioni dei posti di lavoro» Lunedì 22 Giugno 2009 GENERALI, pagina 8 e-mail print Abbiamo chiesto a Alain De Benoist, pensatore francese controcorrente, che cosa ne pensa della crisi economica nella quale siamo precipitati e quali siano gli scenari che si vanno prospettando a fronte delle novità che provengono dai Paesi emergenti, in primis Cina e India. De Benoist è un attento osservatore dei fenomeni socio-politici e internazionali: gli abbiamo chiesto anche quale ruolo possa giocare l'Europa in un mondo multipolare come quello che pare prospettarsi all'orizzonte. Come sempre, le sue osservazioni sono originali e soprattutto spiazzano le vecchie logiche di appartenenza. La crisi economica che stiamo vivendo evidenzia in modo eclatante i limiti del modello neoliberista. Lei che ha sempre criticato tale modello, che cosa pensa di questa crisi, quali saranno le conseguenze? «L'attuale crisi economica è certamente in parte dovuta alle misure di deregulation poste in essere, dopo l'epoca di Reagan e della Thatcher, dagli economisti d'ispirazione neoliberale. Sono queste le misure che spiegano la crisi americana dei subprime, che ha provocato il collasso dell'autunno 2008. Ma se si trattasse solo di questo basterebbe attivare le classiche tecniche di regolazione per superare la crisi. È ciò che la maggior parte degli Stati e dei governi tentano di fare, specie dopo il G20 di Londra. Ma tali misure non sono sufficienti, poichè la crisi ha cause più vaste e un carattere più generale. In realtà ci troviamo di fronte a una crisi che non è congiunturale ma strutturale. Si tratta di una crisi sistemica del regime fondato sull'accumulazione del capitale, che ha già affondato il mondo intero in quella che potremmo chiamare una "grandissima depressione". È una recessione legata alla globalizzazione, le scosse finanziarie si trasmettono oramai in "tempo zero" da un capo all'altro del pianeta. È infine l'appannamento dell'egemonia del dollaro, che fino a ieri era la moneta dominante ma che sembra oramai destinata al declino. Questa crisi, di cui i dirigenti di second'ordine sottostimano l'ampiezza, è destinata a durare e ad aggravarsi. Per adesso siamo entrati nell'era dell'interferenza statistica: i disperati tentativi di salvare il sistema finanziario mondiale hanno fin da ora frantumato tutti gli "strumenti di navigazione", tanto che le quantità astronomiche di liquidità iniettate da un anno in questo sistema, hanno condotto l'insieme degli attori politici e finanziari a una totale perdita di contatto con la realtà. Ogni giorno si perdono migliaia di posti di lavoro. Questa tendenza si va aggravando a causa dell'ostinato rifiuto dei dirigenti politici di adottare misure di protezionismo su scala continentale, come l'Europa per esempio. I salariati sono oramai schiacciati tra due tipi di scelte obbligate: quella dell'azionariato e quella della concorrenzialità. Uno dei tratti dominanti del capitalismo attuale è la completa dominazione del mercato finanziario. Tale egemonia conferisce un accresciuto potere ai detentori del capitale e più in particolare agli azionisti, che sono oggi i veri proprietari delle società quotate in Borsa. Desiderosi di ottenere un rendimento sempre più elevato e più rapido dei loro investimenti, costoro puntano alla compressione dei salari e alla delocalizzazione opportunistica della produzione verso i Paesi emergenti dove l'aumento della produttività va di pari passo con i bassissimi costi dei salari. L'aumento del valore aggiunto, approfittando del reddito da capitale rispetto a quello del lavoro, la deflazione salariale si traduce nella stagnazione o nella diminuzione del potere d'acquisto, e nella diminuzione della domanda solvibile globale. Il risultato finale è che il salario diventa quasi una variabile di aggiustamento macroeconomico, e che le distruzioni dei posti di lavoro si moltiplicano. La strategia attuale del capitale è dunque di comprimere sempre di più i salari, di aggravare sempre più la precarietà del mercato del lavoro, producendo così l'impoverimento relativo delle classi popolari e delle classi medie le quali, nella speranza di mantenere il loro livello di vita, non hanno altra scelta che di indebitarsi, mentre la loro solvibilità reale non cessa di diminuire». L'emergere di Paesi come la Cina e l'India, quali elementi di primo piano nell'economia e nella politica mondiale, potrà mutare gli attuali equilibri geopolitici e di conseguenza economici, a livello planetario? «Il Paese importante è la Cina. Da quando hanno iniziato ad acquistare massicciamente i buoni del Tesoro americani, i cinesi sono oggi i primi creditori degli Stati Uniti. Fino agli ultimi mesi una sorta d'implicito accordo ha legato gli americani e i cinesi: i primi accettavano la sottovalutazione massiccia dello yuan, ma ottenevano in cambio un costante finanziamento del loro debito pubblico e il riconoscimento del dollaro come sola vera moneta di riserva. Ora questa situazione sta cambiando. La Cina è sempre più restia a finanziare i deficit americani, mentre continua a capitalizzare sul suo commercio estero con il vantaggio che gli dà la sottovalutazione della sua moneta. Lo scorso aprile la Cina è diventata il primo partner commerciale del Brasile, sostituendo così gli Stati Uniti (i quali avevano a loro volta soppiantato l'Inghilterra in questo ruolo all'inizio degli anni '30 del secolo scorso). Meglio ancora, il 18 maggio scorso, in occasione del viaggio del presidente brasiliano Lula a Pechino, è stato annunciato che il Brasile e la Cina non utilizzeranno più il dollaro come moneta per i loro scambi bilaterali. Una simile pressione s'è esercitata parallelamente sui Paesi produttori di petrolio affinché si muovano sulla stessa linea. D'altra parte la Cina, pressata dalla Russia, così come il Brasile, l'India e l'Iran, ha preso ufficialmente posizione, qualche mese fa, a favore della creazione di una nuova moneta di riserva internazionale. Altre voci si levano a favore del ritorno al tallone aureo (sistema monetario basato sull'oro, il cui prezzo viene stabilito e che può essere usato come moneta legale: n.d.r). Vale la pena segnalare qui che la Cina è diventata nel 2007 il primo Paese produttore d'oro (al posto del Sudafrica) e che le sue riserve auree sono raddoppiate durante gli ultimi cinque anni per raggiungere quasi le mille tonnellate. È chiaramente troppo presto per sapere come le cose si evolveranno sotto questo profilo, ma è chiaro che i cinesi hanno fin d'ora preso coscienza di una situazione in trasformazione». A suo avviso, quale ruolo dovrebbe giocare l'Europa nell'attuale congiuntura? «Gli americani, i russi e i cinesi si sforzano di pensare all'avvenire. Gli europei si accontentano di subire il presente, senza dare prova della minima immaginazione. L'Unione europea oggi è bloccata. Non è altro che una burocrazia che, sul piano politico, è al tempo stesso impotente e paralizzata. Incapace di parlare con una sola voce, depauperata di ogni autentica legittimità democratica, essa sembra deviare ogni giorno di più da quella che dovrebbe essere la sua naturale vocazione - costituire una potenza continentale autonoma, alleata con la Russia -, per ridursi ad una semplice zona di libero scambio desiderosa d'integrarsi in un grande mercato transatlantico e rimettendosi totalmente alla Nato per quanto riguarda la sua Difesa. L'Europa sembra così in procinto di uscire dalla storia, poiché accetta di diventare l'oggetto della storia altrui. Si può, beninteso, augurarsi che essa abbia un altro atteggiamento, che essa giochi un ruolo trainante nell'instaurazione di un mondo multipolare, svincolato dall'egemonia americana. Ma la verità obbliga a dire che, nelle attuali condizioni, ciò non può essere che una mera speranza». Alessandro Bedini 22/06/2009 nascosto-->

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Un'alba amaranto Il Livorno è tornato ai piani alti del calcio Il ritorno in A dei labronici dopo un anno di purgatorio in B La gavetta di Ruotolo, veterano al debutto come allenat (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 22-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Un'alba amaranto Il Livorno è tornato ai piani alti del calcio Il ritorno in A dei labronici dopo un anno di purgatorio in B La gavetta di Ruotolo, veterano al debutto come allenatore Paolo Virzì, regista e tifoso: «La livornesità si può indossare» MALCOM PAGANI Shangai, Corea e Congo nella testa. Al risveglio, quando una notte di motorini scarburati, grida selvagge, brindisi, lucciconi, bestemmie e ronde pacifiche tra i quartieri popolari è evaporata e tra le reti appoggiate sul porto, le bandiere i volti bianciardiani abbandonati come boe senza padrone ai tavolini, rimane un percepibile hang-over. «Abbiamo fatto l'alba, felici, ebbri, insieme a migliaia di persone», dice Paolo Virzì e racconta un delirio di popolo che promette repliche. «Se restate in B, vi facciamo un culo così», minacciavano i tifosi qualche settimana fa, ai tempi in cui Aldo Spinelli esonerava il profeta pauperista ed ex bancario umbro, Leonardo Acori e regalava proscenio e salto nel buio al vice Gennaro Ruotolo da Santa Maria a Vico, occhi chiarissimi, frequentazioni ardenzine a prova di Spectre e ingegno sviluppato portando le borse tra le linee. Secondo il commendatore del lavoro calabrese, presidente del Genoa di Scoglio e Bagnoli dall'85 al '97, fila di container in zona porto, infanzia avventurosa con tragedia familiare e scaramanzia patologica, poteva farcela solo lui. Gennarino il generoso che divideva il pane (cifra unica di un'esistenza sorrentina con 8 fratelli) e riscopriva il buonumore da spandere tra i soldati di una congrega intimorita. Costretto a parlare, Gennaro si è rivelato. E ha battezzato la cura «democratica». Tutti utili, nessuno o quasi, indispensabile. Ha riattivato la circolazione. Tre reti al Brescia e nuova gita a casa Berlusconi. La prima volta, a San Siro, si presentarono irridenti in ottomila, tutti con la bandana, sul futuro prossimo, nella città che diede respiro a destrutturanti beffe mediatiche, nascite di partiti, rivalità pendenti a portata di torre, il vernacolo è già al lavoro. Una freddura a superare l'altra. A Livorno, libertaria e dogmatica, indomabile e disperata, è così da sempre. «La livornesità si può indossare» riflette Virzì e descrive una rivincita che parte da lontano «Sabato si respirava il senso di rivincita che solo una piccola città può raccontare». Un pianto che si scioglie, la vita che si sceglie e l'indifferenza verso i forestieri. Così Spinelli, l'unico disposto in zona e non solo a rifornire la barca, è stato a più riprese invitato a prendere la via del ritorno, nonostante non più di 15 anni fa, la squadra fosse stata cancellata da gestioni trapezistiche e burocrazie sorde alla deroga. Ripartire non è stato semplice. Ora verranno nuove sfide con la Fiorentina, un trapasso societario nel nome del padre (il figlio Simone subentrerà ad Aldo) e processi kafkiani tra un allenamento e l'altro in mancanza di risultati. L'anno scorso fu retrocessione. Risalire sembrava una chimera. Invece nel regno depresso dei fratelli Lucarelli e del principe malinconico, Protti, della politica al centro del quotidiano, del Bar Civili e di Bobo Rondelli, la differenza l'hanno fatta una parabola felice a qualche assonanza pallonara. È bastato un Diamanti e "Venezia" non ha emanato più cattivi odori. «A un livornese ci vole cento lire pe' fallo 'omincia e mille pe' fallo smette'». Ora si naviga per inventare. E profanare, se si può. Viaggiando in seconda, felicemente stretti. Il dossier

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Riparte l'esodo lombardo verso il Ticino (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-06-21 - pag: 15 autore: Territori & competitività. Già cento le aziende migrate in Svizzera: «Imposte basse e burocrazia efficiente» Riparte l'esodo lombardo verso il Ticino Marco Alfieri L'appuntamento è per questa mattina a Ville Ponti, cuore verde e appartato di Varese. E sarà un confronto infuocato tra gli artigiani locali a secco di creditoe di fidi e Alberto Pedroli, il responsabile delle strategie del credito del gruppo Ubi banca, cioè l'ultimo lembo di sistema bancario autoctono (Bcc escluse), dopo che nel 2003 i vicini bergamaschi hanno colonizzato i gloriosi istituti del territorio (Popolare di Bergamo- Credito Varesino e Commercio & Industria) accorpandoli in quella Bpu poi fusa in Ubi con Banca Lombarda. I piccoli del capitalismo diffuso sono in guerra da mesi con le banche. Lamentano «il rischio asfissia e la tendenza a dare i soldi ai soliti noti, Fiat e Alitalia in primis», come denunciato l'altra sera da un gruppo di artigiani varesotti. Eppure mentre il triangolo banche-imprese-istituzioni ai piani alti vacilla e litiga, sul territorio la crisi rischia di avvitarsi incentivando chi vuol continuare a produrre e innovare a trovarsi un contesto più funzionale al proprio business. Un miraggio che per gli imprenditori di queste parti prende le forme della fuga in Canton Ticino. Tutto cominciò qualche anno fa con il programma Copernico. «A chi apriva attività nel cantone le autorità svizzere offrivano agevolazioni finanziarie e assistenza burocratica», racconta Franco Ambrosetti, presidente della Camera di Commercio ticinese. «La mossa funziona e in poco tempo 53 società lombarde aprono il capannone tra Lugano, Bellinzonae Chiasso». Per questo il trend rischia di ripartire. I primi spiragli diluce, dopo l'estate, imporranno di stressare i fattori competitivi. Secondo i dati camerali, su 500 imprese industriali presenti in Ticino, il 20% ha una matrice tricolore: imprenditore, azionisti o management. Dai gruppi più strutturati come Lagostina, Recordati, Bracco, Galbani, Inda, Zegna e Ugo Boss, alla galassia delle imprese artigiane aderenti al Plat (Progetto di lavoro transfrontaliero artigiano). Sono attratti da una fiscalità di vantaggio evidente. Il sistema tributario elvetico prevede infatti 3 livelli molto snelli: il confederale (aliquota 8,5%), il cantonale (9%) e il comunale (tra il 50 e il 100% dell'imposta cantonale), che poi il Ticino integra con alcune misure ad hoc. Dai contributi a fondo perduto per l'innovazione (tra il 10% e il 25% degli investimenti materiali e immateriali), alle agevolazioni fiscali per nuove iniziative industriali e nel terziario avanzato (esenzioni sulle imposte cantonali sull'utile e sul capitale fino a 10 anni). Mentre nel campo della logistica l'esenzione sull'Iva in entrata è molto efficace. «Circa il 15% dei nostri associati ha aperto unità produttive o realizzato joint venture con imprese oltreconfine», spiega non a caso Franco Colombo, presidente di Api Varese. «Dover pagare salari più alti è compensato dalla minor tassazione». Non solo. «Anche la duttilità della Pa locale è un forte incentivo», spiega Sandro Lombardi, per vent'anni a capo degli industriali ticinesi. «Un imprenditore vuole esattamente questo: poter definire con certezza, per investimenti o start up, i costi e gli standard di tassazione. Senza seccature e fastidi ». Insomma fiscalità di vantaggio, burocrazia ridotta al minimo e un rapporto trasparente con gli organi cantonali che spingono sempre più vecchie lande di contrabbando e frontalierato ( il Lavenese,l'Ossola,l'Alto Comasco e il Luinese raccontato nei romanzi di Piero Chiara) a trasformarsi in teste di ponte per imprese che sconfinano in Ticino. Parrebbe una secessione di velluto. Una goccia cinese che scava. «Ma solo per chi ragiona ancora nell'ottica dei confini di ferro della statualità classica», ironizza Piero Bassetti, primo presidente della Regione Lombardia e animatore della fondazione Globus et Locus. A Varese, infatti, è dal 1995 che esiste la Regio Insubrica. «Nello spirito delle Euroregioni, il nuovo europeismo che si riorganizza per macroaree omogenee superando i vecchi vincoli di We-stfalia, armonizzando mobilità e infrastrutture, economia e mercato del lavoro, cultura e autonomismo ». Ne fanno parte 5 province italiane (Varese, Como, Lecco, Novara e Vco) e, appunto, il Canton Ticino. 757 comuni, 2,5 milioni di abitanti, 188 mila imprese attive che generano un pil di 70 miliardi di euro. Difficile separare con il bisturi dei confini di stato realtà così compenetrate anche se transfrontaliere. E dove il 50%di forza lavoro nell'industria ticinese è lombarda e piemontese. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ai consumers non serve altra protezione (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI data: 2009-06-21 - pag: 10 autore: LA MANO VISIBILE ... Ai «consumers» non serve altra protezione C oraggio, distogliamo lo sguardo da Gheddafi e Patrizia D'Addario e volgiamolo verso Obama, il quale ha appena annunciato la "nuova fondazione" del sistema finanziario americano con alcune proposte del suo piano che possono darci qualche utile spunto di riflessione in chiave locale. Luigi Zingales ha già commentato sul Sole 24 Ore del 19 giugno gli aspetti generali del disegno di legge. Vorrei perciò soffermarmi su un aspetto particolare,vale a dire l'idea d'istituire un'apposita agenzia di protezione del consumatore di servizi finanziari (la Consumer Financial Protection Agency, Cfpa), in particolar modo mutui, credito al consumo, risparmio e carte di credito, che in parte erediterà i compiti di altre istituzioni. In buona sostanza vigilerà sulle istituzioni finanziarie, promuoverà standard di trasparenza e semplicità dei prodotti offerti, eliminando le clausole contrattuali che nonostante tutto rimangano a suo giudizio «inique», emanerà la regolamentazione di settore e ne perseguirà le violazioni con ampi poteri d'indagine e decisori. Un altro compito un po' bizzarro sarà di assicurarsi che i consumatori tradizionalmente «underserved» (non serviti a sufficienza) abbiano accesso ai prestiti e altri servizi. Questa norma ricorda il Community Investment Act che spalancò la porta ai mutui subprime, "incoraggiando" le banche a concedere credito a chi non ne era meritevole: forse a Geithner è sfuggito. Ebbene, il sistema americano è molto complesso e un po' di semplificazione può far bene, così come l'applicazione di standard di semplicità e trasparenza,ma c'è bisogno di un'agenzia federale apposita? Ecco qui alcuni dubbi sull'utilità dientità pubbliche autonome che ( in America come altrove) si occupino di consumer protection. e Nemo iudex in re propria. Avere un'autorità che riunisca il ruolo di legislatore, poliziotto e giudice è sbagliato. Difficile resistere alle raccomandazioni, anche le più strampalate, di qualcuno che ti può cambiare la norma, mandarti frotted'ispettori e poi irrogarti una bella sanzione. Ma ci si può appellare in tribunale, no? Sì, campa cavallo... r Concorrenza. In un mercato con regole intelligibili e una forte competizione i prodotti finanziari migliori dovrebbero emergere spontaneamente. Negli Usa mancavano trasparenza e chiarezza a causa del caos regolamentare: magari bastava ribadire legislativamente i due principi. t Se la tua funzione è difendere i consumatori, come ogni avvocato che si rispetti, sarai ben disposto verso i tuoi clienti (i consumatori, appunto) e mal disposto verso le controparti (banche e istituzioni finanziarie). Peccato che il Cfpa sia una pubblica autorità che dovrebbe quindi essere neutrale, non partigiana. u In America i rimedi privati - in primis le class action- abbondano. Non si può avere tutto: regolamentazione stringente ex ante e vigoroso contenzioso ex post, altrimenti il sistema intero ne soffre e perde d'efficienza. i La burocrazia non muore mai. Se crei una burocrazia e le assegni dei poteri, non te la toglierai mai di torno: s'inventerà ogni più futile motivo per giustificare la sua esistenza e il denaro versato dai contribuenti. Basta così: purtroppo la tendenza a creare un regolamentatore per ogni problema si palesa negli Stati Uniti a intervalli regolari. Noi almeno siamo più co-erenti: la fioritura continua di enti e autorità pubbliche è sempre stata una caratteristica di tutti i governi del Belpaese. adenicola@adamsmith.it © RIPRODUZIONE RISERVATA IL PIANO DI OBAMA Dubbi sull'utilità della creazione di una Consumer Financial Protection Agency di Alessandro De Nicola

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Oms: pochi medici e poche risorse per il Sud del mondo (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Sanità)" del 22-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Indietro 22 giugno 2009 Oms: pochi medici e poche risorse per il Sud del mondo Pochi medici, altrettanto pochi infermieri e fondi così scarsi che costringono a fare «sforzi incredibili»: al di là delle guerre e delle epidemie che spesso mettono in ginocchio i Paesi più poveri, sono queste le emergenze maggiori nel Su del mondo. Risulta dal rapporto nato dalla collaborazione di oltre cento esperti, curato dall' Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms)e discusso oggi a Venezia, nella conferenza internazionale su sistemi sanitari e Iniziative di salute globale. «La carenza di risorse umane sia fra i medici che fra gli infermieri è un problema comune alla maggior parte dei Paesi considerati nel rapporto», ha detto Francesca Celletti, dell'Oms, che ha partecipato allo studio. «Medici e infermieri - ha aggiunto - non sono formati in numero sufficiente, nelle università non ci sono abbastanza iscritti. Inoltre una burocrazia lenta e tetti finanziari rigidi finiscono spesso per allontanare medici e infermieri dal settore pubblico per dirottarli in quello privato. E ancora, sono soprattutto le città ad attrarre medici e infermieri, che nelle zone rurali diventano sempre più rari». L'altro grande problema, ha aggiunto, è «riuscire ad allineare i finanziamenti con i bisogni del Paese». Una prospettiva che, secondo l'esperta, deve valere anche per i fondi messi a disposizione dalle Iniziative per la salute globale, come il Fondo Globale per la lotta ad Aids, tubercolosi e malaria, il Piano di emergenza per l'Aids voluto dal governo statunitense (Pepfar) l'Alleanza globale per i vaccini e l'immunizzazione (Gavi)e il programma sull'Aids della Banca Mondiale. «La prima responsabilità nell'uso delle risorse è dei singoli Paesi, mentre l'Oms - ha osservato l'esperta - ha un ruolo normativo e di supporto tecnico. Molte Iniziative per la salute globale hanno meccanismi che consentono un allineamento con le iniziative dei singoli Paesi e di conseguenza esiste uno scambio fra Paesi e finanziatori». Tuttavia accade spesso che le iniziative abbiano già dei loro particolari obiettivi da perseguire (ed è accaduto che a volte abbiano generato sistemi sanitari paralleli, impoverendo quelli locali). Per questo, ha concluso l'esperta, «serve un maggiore allineamento fra le iniziative di salute globale e quelle dei singoli Paesi». Indietro

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La PA deve cambiare visione, lo impone la riforma Brunetta (sezione: Burocrazia)

( da "Data Manager" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Basta con i premi a pioggia per dirigenti e dipendenti della pubblica amministrazione. Da oggi in poi su 100 lavoratori pubblici solo 25 potranno ricevere una valutazione “eccellente” e, quindi, percepire il massimo dello stipendio accessorio legato alla produttività, 25 dovranno necessariamente rinunciare al premio, mentre i restanti 50 saranno nella cosiddetta “zona intermedia”. Su questa premessa, contenuta nel Decreto Legislativo di attuazione della Riforma Brunetta (Legge Delega n.15/marzo 2009) - cosiddetto “Decretone” per la complessità e la quantità di elementi che contiene – si è svolto il 18 giugno a Roma presso il Palazzo Rospigliosi il convegno “Governance strategica. Innovazione normativa e processi tecnologici per il ciclo di gestione della performance nelle PA”, organizzato da SAS e FORUM PA. L’incontro ha richiamato l’attenzione sul fatto che in 20 anni in Italia si sono trovati tanti nomi per una stessa cosa (ciclo delle performance, ciclo dei controlli, ciclo della valutazione, controllo strategico o governance strategica) eppure mai, prima del “Decretone”, si era riusciti a sistematizzare in una norma il processo né a descriverlo in maniera puntuale. In particolare il Decreto individua sei elementi che d’ora in poi dovrebbero divenire patrimonio fondamentale di ogni amministrazione pubblica: â— Definizione degli obiettivi amministrativi, coerenti con gli obiettivi strategici dettati dalla politica; â— Allocazione delle risorse idonee al raggiungimento degli obiettivi; â— Monitoraggio in itinere del processo; â— Valutazione dell’organizzazione e delle performance individuali; â— Implementazione dei sistemi premiali; â— Rendicontazione e Trasparenza. “SAS è in grado di rispondere a tutte queste esigenze – dichiara Fabrizio Padua, responsabile SAS Italia per la Pubblica Amministrazione e Sanità – con l’utilizzo di soluzioni tecnologiche in grado di applicare strumenti statistico-analitici a qualunque tipologia di analisi: sistemi che vanno oltre la semplice analisi a consuntivo o di reporting, ma che supportano l’utente nella pianificazione e nelle scelte organizzative della struttura”. I giudizi dei rappresentanti del mondo pubblico intervenuti all’incontro non sono concordi nei confronti del Decreto. Giancarlo Del Bufalo del Ministero dell’Economia, ad esempio, ha mostrato qualche riserva sul fatto che la norma non distingue il tipo di attività né dice “cosa” bisogna valutare; Gregorio Tito dell’INPS e Renzo Marin del CRC Veneto hanno portato la testimonianza di come la pa può introdurre sistemi di governance strategica al suo interno puntando sulla misurazione delle perfomance, sull’individuazione di livelli essenziali di servizio, su strumenti informatici in grado di analizzare i dati e su un’innovazione graduale e costante nel tempo. A conclusione del convegno Mario Dal Co, Consigliere del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, ha ricordato come il Ministro Brunetta abbia più volte annunciato l’intenzione di aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione del 50%, come obiettivo di legislatura, e di raggiungere questo obiettivo non con grandi investimenti, ma lavorando sull’organizzazione interna e sull’innovazione gestionale. Raggiungere questo obiettivo è possibile se si individuano i veri fattori di crisi e si interviene su quelli, senza lasciarsi prendere dalla voglia di risolvere la complessità della burocrazia pubblica. “Per troppo tempo – ha concluso Dal Co – abbiamo speso energie preziose per avere motori efficientissimi, in grado di far fronte a migliaia di variabili possibili dimenticando che un motore ha bisogno di un volante da affidare ad un conducente e una frizione, in grado di trasferire il movimento alle ruote. Con la sua riforma e il relativo Decreto il Ministro Brunetta ha voluto puntare proprio su quegli elementi in grado di cambiare l’approccio stesso alla gestione dell’ente e di trasmettere il cambiamento ai dirigenti e ai lavoratori del pubblico impiego”." /> --> La PA deve cambiare visione, lo impone la riforma Brunetta A cura di Redazione DMO Pubblicato il 23-06-2009 0:00 . --> Basta con i premi a pioggia per dirigenti e dipendenti della pubblica amministrazione. Da oggi in poi su 100 lavoratori pubblici solo 25 potranno ricevere una valutazione “eccellente” e, quindi, percepire il massimo dello stipendio accessorio legato alla produttività, 25 dovranno necessariamente rinunciare al premio, mentre i restanti 50 saranno nella cosiddetta “zona intermedia”. Su questa premessa, contenuta nel Decreto Legislativo di attuazione della Riforma Brunetta (Legge Delega n.15/marzo 2009) - cosiddetto “Decretone” per la complessità e la quantità di elementi che contiene – si è svolto il 18 giugno a Roma presso il Palazzo Rospigliosi il convegno “Governance strategica. Innovazione normativa e processi tecnologici per il ciclo di gestione della performance nelle PA”, organizzato da SAS e FORUM PA. L’incontro ha richiamato l’attenzione sul fatto che in 20 anni in Italia si sono trovati tanti nomi per una stessa cosa (ciclo delle performance, ciclo dei controlli, ciclo della valutazione, controllo strategico o governance strategica) eppure mai, prima del “Decretone”, si era riusciti a sistematizzare in una norma il processo né a descriverlo in maniera puntuale. In particolare il Decreto individua sei elementi che d’ora in poi dovrebbero divenire patrimonio fondamentale di ogni amministrazione pubblica: â— Definizione degli obiettivi amministrativi, coerenti con gli obiettivi strategici dettati dalla politica; â— Allocazione delle risorse idonee al raggiungimento degli obiettivi; â— Monitoraggio in itinere del processo; â— Valutazione dell’organizzazione e delle performance individuali; â— Implementazione dei sistemi premiali; â— Rendicontazione e Trasparenza. “SAS è in grado di rispondere a tutte queste esigenze – dichiara Fabrizio Padua, responsabile SAS Italia per la Pubblica Amministrazione e Sanità – con l’utilizzo di soluzioni tecnologiche in grado di applicare strumenti statistico-analitici a qualunque tipologia di analisi: sistemi che vanno oltre la semplice analisi a consuntivo o di reporting, ma che supportano l’utente nella pianificazione e nelle scelte organizzative della struttura”. I giudizi dei rappresentanti del mondo pubblico intervenuti all’incontro non sono concordi nei confronti del Decreto. Giancarlo Del Bufalo del Ministero dell’Economia, ad esempio, ha mostrato qualche riserva sul fatto che la norma non distingue il tipo di attività né dice “cosa” bisogna valutare; Gregorio Tito dell’INPS e Renzo Marin del CRC Veneto hanno portato la testimonianza di come la pa può introdurre sistemi di governance strategica al suo interno puntando sulla misurazione delle perfomance, sull’individuazione di livelli essenziali di servizio, su strumenti informatici in grado di analizzare i dati e su un’innovazione graduale e costante nel tempo. A conclusione del convegno Mario Dal Co, Consigliere del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, ha ricordato come il Ministro Brunetta abbia più volte annunciato l’intenzione di aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione del 50%, come obiettivo di legislatura, e di raggiungere questo obiettivo non con grandi investimenti, ma lavorando sull’organizzazione interna e sull’innovazione gestionale. Raggiungere questo obiettivo è possibile se si individuano i veri fattori di crisi e si interviene su quelli, senza lasciarsi prendere dalla voglia di risolvere la complessità della burocrazia pubblica. “Per troppo tempo – ha concluso Dal Co – abbiamo speso energie preziose per avere motori efficientissimi, in grado di far fronte a migliaia di variabili possibili dimenticando che un motore ha bisogno di un volante da affidare ad un conducente e una frizione, in grado di trasferire il movimento alle ruote. Con la sua riforma e il relativo Decreto il Ministro Brunetta ha voluto puntare proprio su quegli elementi in grado di cambiare l’approccio stesso alla gestione dell’ente e di trasmettere il cambiamento ai dirigenti e ai lavoratori del pubblico impiego”.

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teddy, testimone in fuga "abbandonato dallo stato" - raffaele sardo (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina VII - Napoli La denuncia dell´ex presidente dell´associazione nigeriana Teddy, testimone in fuga "Abbandonato dallo Stato" Fu vittima di un raid da parte del gruppo camorristico di Giuseppe Setola RAFFAELE SARDO Teddy non ce la fa più. è senza un lavoro. Racconta di essere stato lasciato solo con la sua famiglia. Moglie e tre figli. Abbandonato da tutti, anche dallo Stato. Il nigeriano Egonwman Nogiemwen, meglio conosciuto come "Teddy", fino ad alcuni mesi fa era il presidente dell´associazione dei nigeriani campani e promotore di iniziative contro il racket della prostituzione sul litorale domizio. La moglie gestiva un negozio di prodotti etnici mentre i figli frequentavano il liceo scientifico della vicina Mondragone. Il 18 agosto dello scorso anno subì un attentato a Castel Volturno da parte del gruppo camorrista di Giuseppe Setola. Quattro uomini con il volto coperto da caschi, armati di kalashnikov e pistole, fecero irruzione nella sua villetta di via Cesare Battisti. Ci furono cinque feriti. Una sorta di prova generale prima della strage dei ghanesi a Ischitella, esattamente un mese dopo. A Casa di Teddy arrivarono all´improvviso. Erano da poco passate le otto di sera. Le armi automatiche spararono per uccidere: lui era sulla veranda della sua villetta con la famiglia e alcuni amici. Si salvarono solo perché un cancelletto impediva ai camorristi di centrare il loro obiettivo. «Da allora la mia vita - dice Teddy - la vita di mia moglie Alice e la vita delle mie tre figlie è cambiata radicalmente. A causa dell´attentato abbiamo perso tutto, siamo stati costretti a scappare da Castel Volturno, a rinunciare alla nostra attività, a dormire nelle stazioni ferroviarie, non avendo un posto dove andare. Ora non abbiamo un lavoro, né risorse economiche sufficienti per vivere dignitosamente, sradicati forzatamente dal tessuto sociale che faticosamente siamo riusciti a costruirci in vent´anni di permanenza in Italia». Teddy si trova in una località lontana da Castel Volturno. Ma non è riconosciuto ancora come testimone di giustizia. La burocrazia deve fare il suo corso. «Abbiamo trovato tanti ostacoli, a partire dal rinnovo del permesso di soggiorno, ottenuto a distanza di due anni dalla richiesta. Viviamo in uno stato di totale indigenza. Siamo pur sempre, anche se stranieri, una famiglia vittima della mafia - racconta Teddy - sopravvissuta per miracolo all´attentato camorra. Lo Stato ci ha abbandonato. Io vorrei solo avere una vita normale».

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il grande sconfitto è il governatore martini (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 3 - Prato «Il grande sconfitto è il governatore Martini» Mazzoni spara anche sulla Curia. Berlusconi: «Sonora vittoria» PRATO. Per il centrodestra è l'ora dell'entusiasmo. E anche Berlusconi non si tira indietro da citare Prato come simbolo «della sonora sconfitta del centrosinistra». E se dal presidente del consiglio arrivano i complimenti, a Prato i politici locali cominciano già a pensare al futuro. E questa volta non dall'opposizione. Berlusconi, una sonora sconfitta. «Prato, con Savona e Crotone, è una delle tre città italiane strappate dal Pdl al centrosinistra. Con 130.000 abitanti, terza città del centro Italia, era un bastione rosso ininterrottamente da 63 anni. Una sonora sconfitta per il centrosinistra». E' con queste parole che Silvio Berlusconi ha commentato la vittoria di Roberto Cenni. Mazzoni, Pd disastro amministrativo. «Oggi è una giornata straordinaria per Prato. E' giusto e legittimo festeggiare ma già da subito dobbiamo metterci a lavorare per Prato», commenta il parlamentare Mazzoni. «La storica vittoria di Roberto Cenni - ha aggiunto - dimostra che la città aveva voglia e necessità di cambiare e che le acrobazie politiche del Pd non erano più sufficienti a mascherare il disastro amministrativo degli ultimi anni. La sinistra, nel tentativo di non perdere le poltrone, è ricorsa purtroppo a tutto il vecchio armamentario di delegittimazione e di calunnie, potendo contare sull'appoggio surrettizio di una parte della Curia, cui nessuno contesta il diritto di pronunciarsi anche sui temi della politica, ma che nelle ultime settimane si è trasformata in un comitato elettorale per Carlesi. Sento il dovere di dirlo per dare voce a tanti cattolici che si sono sentiti a disagio per certe omelie. Ma ora è il momento di voltare pagina». «Questa è la vittoria di Prato e la grande sconfitta di Martini, il dominus della politica pratese degli ultimi venti anni. Dispiace per aver perso la Provincia di un soffio, ma Cristina Attucci, giovane e preparata, ha compiuto un piccolo miracolo in una competizione che all'inizio pareva impossibile». Magnolfi, una scelta di libertà. Una giornata che «cambia la storia di Prato, una scelta di libertà». Così il capogruppo di Fi-Pdl in Consiglio regionale Alberto Magnolfi, vice sindaco di una giunta Pci-Psi a metà degli anni Ottanta saluta la vittoria di Roberto Cenni. «Dopo oltre 60 anni di grigia burocrazia politica, che ha occupato tutti gli spazi della società - ha proseguito Magnolfi - i pratesi hanno avuto la forza di scegliere la nostra proposta». «Per me poi - ha detto - si compie un impegno che avevo preso con me stesso tanti anni fa: c'è voluto un pò di tempo ma i pratesi hanno cacciato gli ex padroni». Silli, la fine di un equivoco. E' con questa frase «la fine di un equivoco durato 63 anni» che Giorgio Silli coordinatore di Forza Italia e consigliere più votato del consiglio comunale commenta la vittoria di Cenni. E precisa: «Lavoreremo per tutti i pratesi. Del resto ce n'è bisogno». Bernocchi, abbiamo vinto per la città. «Non è stato facile - esordisce Filippo Bernocchi, ex coordinatore di An e ora co-coordinatore del Pdl - ma il nostro Guazzaloca, come chiamo affettuosamente Cenni, ha saputo prendere voti anche a sinistra. Adesso abbiamo bisogno di governare in tempi brevi». ..E Chechi non ha votato. Il signore degli anelli pratese, ex consigliere comunale del centrosinistra, più volte negli ultimi tempi, ha criticato la città e il suo centro storico, i politici che la amministravano.E aveva garantito che avrebbe votato Cenni. Così non è stato. Yuri Chechi non si è recato al seggio.

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(sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

«Meno burocrazia nei porti o la nautica italiana soffrirà» intervista a fabio pesto (federagenti yacht) «C'è un mondo semisommerso nel nostro settore. Non solo cantieri» genova. «Serve più uniformità nei porti italiani. La legge viene applicata, ma mai con gli stessi criteri». Andando avanti così la nautica potrebbe impazzire di burocrazia, come un Asterix alle prese con una delle sue dodici fatiche più note, l'andirivieni da un ufficio all'altro con un modulo in mano. Che, per peggiorare le cose, non è mai lo stesso. Fabio Pesto, vicepresidente della sezione yacht di Federagenti, chiede una maggior attenzione ai problemi del settore, rivendicando il ruolo di tutti gli attori della nautica, perché«troppo spesso si parla con Ucina pensando di parlare con l'unico interlocutore che sa di tutto e di più di quel che è la nautica. Ma la nautica sono tante cose. Noi agenti marittimi in particolare viviamo di un settore legato più alle grandi imbarcazioni, all'operatività, alla navigazione, all'indotto collegato al turismo nautico». Eppure proprio l'Ucina, per bocca del presidente Albertoni, ha rilanciato l'ipotesi dei porti a secco. Un'idea che coinvolge un po' tutti... «In linea di massima è una buona idea quella di parcheggiare le piccole barche in una maniera diversa rispetto al solito porticciolo turistico. E fare all'americana, costruendo piccoli capannoni dove sistemare le barche su piani diversi, può funzionare. Ma l'ultimo posto dove si dovrebbe fare una cosa del genere è la Liguria. Basta vedere i pochi spazi. Forse Albertoni ce l'ha con i campi da calcio o da bocce, ma si ricordi che in Liguria c'è anche chi gioca a bocce o a calcio». In Liguria dice no. E altrove? «Anche se esteticamente questi cubotti non sono il massimo, altrove potrebbero funzionare. In effetti i posti-barca mancano, costano troppo. Dove si può fare è una gran bella soluzione». Ci sono alternative alla carenza di posti? «Ci sono tante zone non sfruttate nei porti. Si potrebbe fare come a Genova, recuperando parti dei porti commerciali inutilizzate per rilanciare il turismo». Parlando invece di crisi. Per la nautica siamo passati dalla crescita a doppia cifra al crollo... «C'è stata un crescita, negli ultimi anni, superiore a ogni altro settore. Dovuta a tante cose: qualcosa si è mosso a livello di porti, incentivi, cantieri e prezzi delle imbarcazioni, che costruite in serie sono venute a costare meno. Per il momento, però, nessuna ripresa. Forse si è arrestata la discesa. Per risalire bisognerà aspettare la prima metà del 2010. Non più una crescita a due cifre, ma più graduale. Servirà tempo per tornare a quei livelli. Gli sforzi economici degli espositori ai saloni internazionali saranno il termometro». Come Federagenti, qual è la situazione a livello occupazionale? «Sentiamo la crisi. Ma non credo ci siano problemi di occupazione. Anche se c'è una flessione del 20%-25% sul numero di barche circolanti nelle acque italiane. Stesso discorso per i noleggi. Da un punto di vista occupazionale sono tutte realtà piccole o mediopiccole e questo ci ha aiutato». State sgomitando per far capire i vostri obiettivi primari, ovvero... «Uno dei problemi è far conoscere la nostra realtà, di cosa ci occupiamo. Cosa significa l'indotto legato alla movimentazione dei grandi yacht. A tutto ciò che accade dopo la consegna dello yacht da parte del cantiere. E penso, soprattutto ai problemi legati alla burocrazia: pratiche relative ad arrivi e partenze, dogana, immigrazione. Nei porti italiani manca uniformità a livello di applicazione dei regolamenti». Un esempio? «Può capitare che lo stesso yacht fa uno scalo, per dire, a Napoli e gli vengono chieste determinate formalità o pratiche, poi arriva a Genova e gliene vengono chieste delle altre. Completamente differenti». Ogni quanto succedono succedono casi di questo tipo? «Spesso. Creando problemi di tempo e concorrenza». Un problema italiano? «Sì. All'estero c'è più uniformità ma è anche vero che c'è meno attenzione nell'applicare leggi o direttive europee. Noi siamo più zelanti. È un bene, ma a volte crea problemi. Difficile spiegare al cliente, magari americano, come mai in Francia tutto è filato più liscio. Fondamentalmente abbiamo ragione noi. Siamo noi quelli in regola. Ma rimaniamo troppo burocratizzati. D'altronde il problema per il cliente non è quando non gli chiedono niente, ma quando gli chiedono qualcosa. Per lui è una rottura di scatole e basta». E quindi? Cosa chiedete? «Non uno snellimento, ma chiarezza. Se le disposizioni sono sempre le stesse sono poi anche più facili da gestire. Per un comandante sarebbe l'ideale essere trattato allo stesso modo in tutti i porti». A cos'altro vi preme dare risalto in un momento così difficile per la nautica? «Vogliamo far capire cosa significa "refit" in Italia. Siamo i primi costruttori, ma queste barche devono fare manutenzione: era un settore in espansione prima della crisi, pur non essendo di forte impatto. Ma la movimentazione di yacht e indotto che crea è notevole. È una realtà che va salvaguardata. In media, ogni anno il 10% del valore di uno yacht viene speso per il mantenimento degli standard. Che sono migliorati molto recentemente. A vantaggio della sicurezza». Roberto scarcella scarcella@ilsecoloxix.it 23/06/2009 AZIONARIO 23/06/2009

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mansi (confindustria): il manifatturiero rende la regione più fragile (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

EXPORT IN CALO Mansi (Confindustria): il manifatturiero rende la regione più fragile FIRENZE. La crisi scuote il sistema produttivo italiano e la Toscana è la regione che maggiormente accusa l'effetto della recessione. Una ricerca effettuata dal Centro studi Sintesi per il Sole 24 ore assegna alla Toscana il triste primato di maglia nera della crisi, seguita da Marche, Lombardia, Campania. Lo studio condanna la Toscana e il cuore delle difficoltà della nostra regione è costituito da export, occupazione e credito. Secondo Antonella Mansi, presidente di Confindustria toscana, le difficoltà della nostra regione si spiegano con la forte quota di manifatturiero prodotta e la rilevante apertura ai mercati esteri delle nostre aziende. «Sicuramente - spiega - la crisi viene assorbita più facilmente nelle regioni meridionali, dove l'incidenza delle attività produttive è sensibilmente minore». Una crisi inevitabile, dunque, ma anche un pericolo enorme, il perché lo spiega con chiarezza il numero uno di Confindustria toscana. «C'è il rischio di perdere pezzi importanti del nostro apparato produttivo. La crisi colpisce non più di tanto le aziende decotte, ma aggredisce le imprese virtuose, quelle che hanno investito, che si sono internazionalizzate e che adesso scontano una forte esposizione bancaria e quindi sono più esposte al pericolo di asfissia finanziaria». Il credito resta la prima emergenza da affrontare per gli industriali, in particolare per le piccole e medie imprese. La spia della fame di finanziamenti è fornita dalla valanga di richieste pervenute dalle aziende, oltre 2.700, alla Fidi toscana: «Finora sono stati deliberati 450 interventi - precisa - e pur apprezzando il lavoro svolto dalla Regione e la decisione di rifinanziare il fondo, è indispensabile velocizzare al massimo le procedure per concedere i finanziamenti. Il fattore tempo è essenziale, anche se alle banche diciamo che non tutto può passare per il sistema delle garanzie». Al secondo punto delle priorità dettate da Confindustria toscana ci sono gli interventi a sostegno degli investimenti produttivi, varando un provvedimento che altre regioni hanno già approvato e che sta iniziando a dare buoni frutti. Terza priorità, la necessità di accelerare sulle infrastrutture, a partire dalle opere immediatamente cantierabili. Il quarto punto riguarda la necessità di imprimere una forte accelerazione allo snellimento della burocrazia. La quinta priorità riguarda la Regione Toscana, con la richiesta di estendere il Piano casa anche agli edifici ad uso industriale. Carlo Bartoli

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Le facce sono quelle dei concorsi. Tirate e con tanta tensione che traspare dai sorrisi di circostan... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Martedì 23 Giugno 2009 Chiudi Le facce sono quelle dei concorsi. Tirate e con tanta tensione che traspare dai sorrisi di circostanza. La corsa per 18 posti da impiegato (per tre anni) all'Università utile per un contratto di tre anni inizia, per qualcuno, troppo presto rispetto all'ora di convocazione per i quiz. Quando arriva mezzogiorno c'è chi è lì da più di due ore. Il motivo è semplice: c'è chi ha snobbato internet e si è fidato della prima convocazione on-line, non guardando l'aggiornamento di venerdì. Fatica supplementare prima di infilarsi nelle quattro aule dove è stato estratta la busta con la traccia numero tre, venti domande e via. C'è stata qualche defezione, ma il limite dei quattrocento concorrenti è stato sfiorato. Tanti comunque anche perché molte facce erano le solite: quelle di chi è precario anche da più di dieci anni, di chi ha fatto più di otto concorsi in pochi anni. Di più. L'occhio attento ha scrutato anche alcuni precari "sine die", cioè non ancora stabilizzati ma ahc e hanno in tasca una scrittura privata con l'Università che li assicura che terranno il posto anche dopo la scadenza del contratto e troveranno la stabilizzazione appena si libera un posto in pianta organica dei dipendenti pensionati. Giri di paure da incubo della burocrazia, ma se anche i precari meno precari di tutti vanno al consorso per tre ani da precario, vuol dire che l'aria che tira è brutta. I sindacati (Cgil) hanno lanciato l'allarme: i numeri e le parole del rettore Bistoni dicono che l'Università finché non vede la moneta del governo, non cede il cammello del posto fisso e a tempo indeterminato. E l'ultima battaglia si gioca sul filo delle date e dei conti che presenterà in settimana il ministro Gelmini. Con l'incubo che i precari, come è già successo, vadano a casa dopo anni di attesa e di diritti conquistati per la stabilizzazione. Naturalmente al concorso c'erano anche i precari già messi alla porta. Anche loro hanno combattuto contro l'aria condizionata a palla. E anche loro sperano di arivare alle orali di domani.

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Le imprese chiedono sgravi per chi investe (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

ECONOMIA & FINANZA pag. 27 Le imprese chiedono sgravi per chi investe Anche le banche chiamate a fare la loro parte REGGIO EMILIA SCUOLA, fisco, burocrazia. Tutti da riformare per aiutare l'Italia a ripartire. Parola della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia (nella foto) intervenuta ieri pomeriggio alle assemblee delle locali associazioni industriali di Parma e Reggio. «La riforma più importante è quella della scuola ha sottolineato la Marcegaglia I dati Ocse indicano che noi spendiamo come gli altri paesi nella scuola, ma la qualità non è sempre al livello dei migliori». «Nel nostro paese - ha spiegato ancora - manca la mobilità sociale, chi è povero resta povero mentre la scuola deve essere un ascensore sociale». Promosso (ma senza lode) il ministro Gelmini: «Qualcosa sta facendo, ma bisogna dare i soldi alle scuole buone e agli insegnanti bravi». Tra le priorità nella nuova stagione di riforme auspicata, il presidente di Confindustria mette inserisce le semplificazioni e l'eliminazione degli enti inutili («Pensiamo che anche le province in parte lo siano, ma partiamo pure dagli altri») e le liberalizzazioni. Ma c'è anche il nodo della pressione fiscale. «In Italia - ha sottolineato - c'è una pressione fiscale alta in generale, che è salita ulteriormente quest'anno. Sappiamo che c'è un problema di limiti di bilancio, ma è chiaro che se vogliamo parlare di competitività e far ripartire l'economia quello della pressione fiscale è un problema molto serio». La presidente attende quindi con speranza la Tremonti Ter, augurandosi che contenga sgravi fiscali per gli investimenti sulla tecnologia. Ma c'è anche un ammonimento alle banche. «I banchieri devono tornare a fare il loro mestiere. E cioè finanziare le imprese sane. Altrimenti si ritroveranno con meno lavoro e un paese più povero». Infine, una stoccata al governo: «I crediti dello Stato verso le imprese sono una vergogna nazionale. Vogliamo che venerdì il governo dica che in futuro non si ripeterà mai più».

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Gli operai occupano la Regione (sezione: Burocrazia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Prov Sulcis Pagina 2026 Industrie. L'azienda minaccia la chiusura per i costi dell'energia. Eurallumina, operai a casa e dirigenti tutti a lavoro Gli operai occupano la Regione Industrie.. L'azienda minaccia la chiusura per i costi dell'energia. Eurallumina, operai a casa e dirigenti tutti a lavoro I lavoratori della Portovesme srl presidiano viale Trento --> I lavoratori della Portovesme srl presidiano viale Trento La loro fabbrica rischia di fermarsi nel giro di dieci giorni a causa del costo dell'energia la Regione tace. Così gli operai della Portovesme srl hanno occupato la sede della Giunta regionale. Un centinaio di lavoratori della Portovesme srl ha occupato ieri mattina la sede della Regione, in viale Trento a Cagliari: alla fermata totale della fabbrica (annunciata dalla direzione se non verrà sciolto il nodo sui costi dell'energia) mancano dieci giorni, ma dalle istituzioni non arrivano risposte e dunque i lavoratori, esasperati, hanno scelto la strada della protesta più clamorosa. Di buon mattino sono partiti da Portovesme con pullman e auto, alla volta di Cagliari, con l'obiettivo di ottenere notizie sul collegato alla Finanziaria regionale che riguarda i progetti sull'eolico. ALLA REGIONE Era un atto che lavoratori ed organizzazioni sindacali attendevano per lo scorso venerdì, e che avrebbe potuto dare il via libera alla centrale eolica che la Glencore vuole realizzare a Portovesme per l'autoproduzione. Uno dei provvedimenti (insieme alla proroga delle tariffe energetiche scontate previste dal Governo) per ridurre i costi di produzione ed evitare la fermata totale. Ma tra le delibere approvate dalla Giunta Cappellacci non ce n'è traccia in quanto l'esecutivo avrebbe deciso di inserirlo in un dispositivo ad hoc sull'energia, da approvare in seguito. «Continuiamo a non trovarci d'accordo sul metodo - dice Mario Crò, segretario Uil - questa mattina abbiamo dovuto aspettare quattro ore per avere un colloquio con l'assessore all'Industria, e purtroppo non c'è stato nessun impegno concreto. Ci chiedono tempo, ma il tempo è abbondantemente scaduto e il problema non si sta affrontando con la giusta sensibilità». L'OCCUPAZIONE Senza nessuna assicurazione in merito all'eolico, sindacati e lavoratori hanno deciso di occupare la sede di viale Trento della Regione insediandosi una buona parte al piano terra, altri al quarto piano, dove si trova la sede dell'assessorato all'Industria. «È vergognoso che la politica non si adoperi concretamente per evitare la fermata totale di una fabbrica, in presenza di una multinazionale che vuole investire - dice Tore Cappai, della Filcem Cgil - l'obiettivo comune dovrebbe essere la tutela dei posti di lavoro, invece le decisioni politiche tardano ad arrivare e tra qualche giorno avremmo il paradosso di una fabbrica ferma per le lentezze della politica e della burocrazia». L'occupazione in viale Trento è proseguita per tutto il giorno. A tarda sera i lavoratori si sono preparati a trascorrere la notte nel palazzo. «Non ce ne andremo da qui fino a quando non sarà fissato un incontro con tutti gli assessori competenti, la Presidenza della Giunta e l'azienda - dice Fabio Enne, segretario della Cisl - purtroppo la giornata di oggi ha confermato tutta la nostra delusione: abbiamo sentito tante parole, ma per scongiurare la fermata servono fatti concreti che finora non ci sono stati». Nel tardo pomeriggio gli operai hanno ricevuto la convocazione da parte del presidente Cappellacci e hanno deciso di interrompere il presidio. EURALLUMINA Una fabbrica sta per fermarsi, ma nel Sulcis ce n'e un'altra ferma ormai da marzo, l'Eurallumina di proprietà Rusal. Venerdì è stata convocata un'assemblea generale dei lavoratori, particolarmente preoccupati dalla notizia che, contrariamente a quanto era stato promesso, le banche non hanno congelato i mutui per i prossimi 12 mesi. I lavoratori sono anche sul piede di guerra perché nonostante la fabbrica sia chiusa sette dirigenti sono rimasti regolarmente al loro posto. «A dirigere cosa e chi non si capisce - dice Sergio Murenu, rappresentante Rsu - visto che la fabbrica è ferma e i lavoratori in cassa integrazione». ANTONELLA PANI

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(sezione: Burocrazia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Prov Medio Camp Pagina 3025 Dietro le quinte. La loro azienda di Villacidro ha vinto ad Andria il primo premio internazionale per il miglior olio biologico «La libertà? È un oliveto nel silenzio della campagna» Dietro le quinte.. La loro azienda di Villacidro ha vinto ad Andria il primo premio internazionale per il miglior olio biologico Giovanni Deidda e Franca Maria Serra: abbiamo realizzato un sogno Impiegato e maestra hanno lasciato tutto per dedicarsi all'agricoltura --> Giovanni Deidda e Franca Maria Serra: abbiamo realizzato un sogno Impiegato e maestra hanno lasciato tutto per dedicarsi all'agricoltura DAL NOSTRO INVIATO PAOLO PAOLINI VILLACIDRO All'ombra di 1850 ulivi si realizza il sogno maturo di Giovanni Deidda e Franca Maria Serra. Impiegato comunale e maestra, tra il 1999 e il 2000 hanno tagliato col passato per abbracciare l'agricoltura. «Mai pentiti», giurano in un'intervista a due voci, «Abbiamo appena avuto il premio internazionale Biol per il migliore olio biologico, meglio di così». Due ragazzi di sessant'anni o giù di lì che hanno cambiato vita per scommessa. Inscatolati in aule e uffici per una fetta importante della vita, non hanno mai smesso di progettare la fuga: «Nel 1990 abbiamo fatto la ricerca dell'acqua in un terreno che avevamo ricevuto in eredità. Pensavamo di venderlo, ma abbiamo cambiato idea. C'era un mandorleto improduttivo che abbiamo sostituito con due varietà di olive: nera di Villacidro e nera di Gonnosfanadiga. Pensavamo: "Quando andremo in pensione, cosa faremo?" Così è nata l'azienda che prende il nome dalla zona: Masoni-Becciu». Aiuti pubblici? «Un contributo per impiantare gli ulivi». Quanto olio producete? «Più o meno tremilacinquecento litri e un po' di olive in salamoia». Il bello del lavoro in campagna? «L'aria aperta, il silenzio, sentirsi liberi e meditare. È un po' come stare in mezzo al mare». Il lato brutto? «La stanchezza a fine giornata, ma per chi lavora la fatica è parte dell'esistenza. Comunque è stato molto più usurante resistere in Municipio per trent'anni, soprattutto perché non avevo le stesse idee dei padroni del vapore. Arrivare in campagna è stata una liberazione». Rimedi contro l'invidia altrui? «Se si è sicuri di ciò che si fa, l'invidia non ti scalfisce. Dico sempre: è giusto che chi ha dei meriti li veda riconosciuti». Come dividete i compiti? «Mio marito cura l'aspetto amministrativo, mentre io garantisco l'ordine nel laboratorio. In azienda lui usa il trattore o la motosega, ma la raccolta delle olive la facciamo insieme. Preparo anche il pranzo per chi ci aiuta in queste occasioni». Mai pensato di mollare? «La nave non si abbandona mai. E poi nostra figlia si è iscritta e laureata in Agraria, anche il marito è un agronomo. Entrambi partecipano alla vita dell'azienda». Il prezzo del vostro olio? «È fermo dal 2004, un litro di olio biologico sfuso lo vendiamo otto euro. È un prodotto certificato a denominazione d'origine protetta». C'è chi dice che il marchio biologico spesso è una finzione. «Dal punto di vista ideale un prodotto biologico non esiste: la perfezione non è di questo mondo. E infatti la legge parla di agricoltura biologica, non prodotto biologico. D'altronde anche l'aria è inquinata, con le conseguenze che tutti possono intuire». I vostri clienti? «Tanti privati e i migliori ristoranti della Sardegna: la Ghinghetta e Sa Musciara a Portoscuso, a Cagliari Il corsaro e Crackers, Andreini ad Alghero e tanti altri». Quanti pirati ci sono nel vostro settore? «Se esistono, non li conosciamo. E non li vogliamo conoscere». Progetti? «Un'espansione moderata, l'obiettivo è migliorare riuscendo contemporaneamente a vendere tutto l'olio che produciamo. I nostri figli ci hanno promesso che in futuro si occuperanno a tempo pieno dell'azienda». Quanti ne avete? «Una, ma nostro genero ormai è un figlio adottivo». Le piccole imprese sono la spina dorsale dell'Italia? «Non ho mai creduto a queste cose, la spina dorsale sono tutti quelli che hanno voglia di fare bene il proprio lavoro». È un Paese malato di evasione fiscale? «Sempre in regola su tutto, non temiamo nulla. Se dovessimo sbagliare, pagheremmo subito la multa perché si tratterebbe di un errore non voluto». Siete diventati ricchi? «Di soldi?» Sì. «No, ma siamo carichi di soddisfazioni, che valgono molto di più. Avete presente cosa si prova quando un cliente ti fa i complimenti per la qualità dell'olio?» I nemici più temibili delle olive sono i parassiti o la burocrazia? «Nessun problema burocratico». Difesa d'ufficio dei colleghi di un tempo. «La velocità della burocrazia dipende anche dalla capacità e dalla correttezza di chi l'amministra». Perché i giovani non vogliono più lavorare in campagna? «Non tutti la pensano così. Comunque un giudizio non sono in grado di darlo perché non conosco la situazione così bene». Il colore politico delle sue olive? «Non dobbiamo niente a nessuno». L'agricoltura può aiutare il turismo? «Deve diventare il vero valore aggiunto. Altrimenti del turismo ai sardi cosa resta?»

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Ballottaggio, vince Vitali: ''subito tagli stipendi politici'' (sezione: Burocrazia)

( da "RomagnaOggi.it" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

23 giugno 2009 - 0.42 (Ultima Modifica: 23 giugno 2009) RIMINI - Stefano Vitali è il presidente della Provincia di Rimini. Il candidato del centrosinistra ha sconfitto al ballottaggio con il 53,59% il candidato Pdl Marco Lombardi, che si è fermato al 46,40%. Quest'ultimo ha a individuato nel presidente della Regione Vasco Errani "l'artefice della vittoria" del centrosinistra. Creando l'alleanza con l'Udc, ha spiegato, "ha cambiato lo scenario". Ma Lombardi non si abbatte: "ne prendiamo atto e ci muoveremo di conseguenza". Il vincitore Vitali già pensa al futuro: "nei prossimi tempi noi dobbiamo subito governare: fin da martedì cercherò di mettermi in contatto con gli uffici". Per il neo presidente della Provincia occorre ripartire perché "il nostro territorio - come il resto d'Italia - sta vivendo una crisi, ma ha grandi potenzialità per affrontarla al meglio". Tra gli obiettivi primari "la riduzione del 10% dei costi della politica, a partire dal mio stipendio, la creazione di Mister prezzi, un controllore del carovita ed infine l'istituzione dell'agevolatore, una figura in Provincia che deve accelerare i procedimenti della burocrazia".

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Ultime gare per stabilirela griglia di partenzadei quarti di finale (sezione: Burocrazia)

( da "Sicilia, La" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

il torneo di leonforte Ultime gare per stabilire la griglia di partenza dei quarti di finale I problemi delle giovani imprese agricole ennesi sono stati oggetto di un attento esame da parte dei Giovani della Coldiretti, i quali, alla presenza del presidente provinciale Francesco De Luca e del direttore provinciale Antonio Ciotta si sono dati appuntamento per rinnovare il Comitato Coordinatore provinciale dei Giovani Coldiretti. Il dibattito, vivace ed animato, ha visto la presenza di numerosi giovani imprenditori agricoli , provenienti da tutto il territorio provinciale. Gli imprenditori agricoli, in questo momento ,si trovano in grande difficoltà , sono tante le problematiche che li travagliano ed hanno avuto la opportunità di rappresentare ai vertici dell'Organizzazione Professionale Agricola le carenze , che il comparto sta registrando. "In particolare - sottolinea il presidente De Luca - è stato evidenziato come l'economia di mercato abbia stimolato la nascita di numerose imprese agricole, affidate nella gestione ai giovani che, prendendo le redini dell'impresa familiare o sorgendo dal nulla, si sono scommessi in un progetto imprenditoriale, mettendo in gioco la posta più alta che è il loro futuro". Nel corso della riunione è stato eletto il delegato di Giovani Impresa, nella persona di Benedetto Valvo, il quale ha sottolineato quali le difficoltà di realizzazione del nuovo Psr i cui bandi ancora non vedono la luce. Si è anche parlato dell'importanza di un'efficace sistema creditizio , che consenta alle giovani imprese una liquidità finanziaria per realizzare investimenti; l'impatto con una burocrazia molto miope. Il presidente De Luca apprezzando la vivacità dei giovani presenti ha messo in evidenza la provenienza del giovane venticinquenne Benedetto Valvo, figlio di Enrico, noto allevatore di Enna , con una certa esperienza in campo agricolo. Ampia soddisfazione è stata espressa dal direttore della Coldiretti provinciale, Antonio Ciotta, al termine dell'incontro, che ha sottolineato che occorre stare vicino alle aziende agricole, abbandonando vecchie logiche politiche e costruendo insieme le premesse per un'agricoltura che sia all'avanguardia. Flavio Guzzone

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(sezione: Burocrazia)

( da "Sicilia, La" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

«Multato all'ospedale di S. Cataldo anche se ho il tesserino da disabile» «Che fine ha fatto il diritto alla salute?». A chiederselo è il padre di una ragazza di 18 anni, costretta a vivere su una sedia a rotelle in conseguenza di un incidente stradale risalente a due anni fa, quando la giovane aveva appena 16 anni e viaggiava, come passeggera, sull'automobile di un amico. Un incidente che stravolge la famiglia, dividendola tra Firenze e Siracusa. Con i problemi economici che una simile situazione comporta e soprattutto con una ragazza costretta a vivere su una sedia a rotelle. All'epoca dell'incidente la ragazza viene ricoverata a Villa Azzurra. Seguono giorni di coma e poi la diagnosi. Agghiacciante: tetraplegia post traumatica C5, che in poche parole si traduce in una vita costretta sulla carrozzina. Ma dopo un periodo di riabilitazione nel centro della Fondazione Sant'Angela Merici la famiglia della ragazza viene a conoscenza dell'esistenza di un istituto privato di medicina fisica e riabilitativa a Firenze, il centro «Giusti». Qui, con uno schema organizzativo mirato e personalizzato, la ragazza fa notevoli progressi. La sua muscolatura comincia a prendere tonicità e seppur aiutata da tutori, riesce perfino a muovere qualche passo. Ma i costi sono alti. «Mia moglie ? racconta il padre della ragazza ? si trasferisce a Firenze con lei e io resto qui con gli altri figli. Ma, a parte i costi per vivere fuori, il centro di riabilitazione ha un costo di quasi 2.000 euro a settimana». Operaio lui, casalinga la moglie, il padre della giovane decide di continuare su questa strada che ha dato i suoi frutti «nonostante ? precisa ? l'Asl mi abbia fatto sapere che non c'è alcuna possibilità di rimborso o di convenzione perché si tratta di un centro privato». Il padre racconta inoltre che, dopo aver speso tutto ciò di cui disponeva, potrebbe utilizzare i soldi dell'assicurazione. «Ma il giudice tutelare ? spiega ? li ha bloccati in quanto mia figlia è minorenne. >Così tra indifferenza e burocrazia a farne le spese è solo mia figlia». Inoltre pochi giorni fa al padre della ragazza arriva un documento del centro di Firenze che, nel ribadire il mancato pagamento di due fatture per circa 17.000 euro, annuncia la sospensione della terapia se entro 7 giorni non verrà regolarizzata la situazione economica. Ad essere messi da parte sono insomma solo i sogni di una giovane donna che nonostante tutto continua a lottare e ad avere una speranza nel futuro. È questo che spinge il padre ad andare avanti nella sua battaglia. A chiedere un aiuto – all'Asl o al giudice – che se non arriverà costringerà l'uomo a rivolgersi al Presidente della Repubblica. Paola Altomonte

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Le riforme, una priorità per ridare fiato al Paese (sezione: Burocrazia)

( da "Famiglia Cristiana" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

di Beppe Del Colle L’ITALIA DOPO IL VOTO, TRA URGENZE ECONOMICHE E QUESTIONE MORALE LE RIFORME, UNA PRIORITÀ PER RIDARE FIATO AL PAESE Nei giorni scorsi, Benedetto XVI ha invitato i politici a seguire l’esempio di De Gasperi (foto), lo statista di «riconosciuta dirittura morale, basata su una indiscussa fedeltà ai valori umani e cristiani». Finita l’ondata elettorale a doppio turno, con l’infelice puntata referendaria, è il momento in cui ci si può permettere un esame di coscienza sull’Italia che c’è e su quella che vorremmo. L’Italia che c’è sembra essere quella denunciata dalla scarsa affluenza alle urne: un Paese deluso, una democrazia indebolita psicologicamente da troppe cadute non solo di stile ma anche di moralità, alle prese con una crisi che difficilmente può essere analizzata partendo da punti di vista opposti, l’ottimismo e il pessimismo. De Gasperi (foto Ansa). La Confindustria prevede per il 2009 un calo del 4,9 per cento nel Prodotto interno lordo, del 17,3 per cento nelle esportazioni di beni e di servizi, del 13,1 per cento negli investimenti fissi produttivi, di quasi il 2 per cento nei consumi delle famiglie; mentre aumenterà dell’8,6 per cento la disoccupazione. La presidente Marcegaglia ha detto che «senza riforme il rischio vero è che ci metteremo cinque anni per tornare ai livelli di crescita del 2007» (quando già non erano alti). Accettando queste percentuali e la diagnosi che ne consegue, possiamo permetterci di discutere su un argomento sulla bocca di tutti, politici di governo o di opposizione, economisti, sindacalisti, giornalisti economici: le riforme necessarie. Si tratta di riforme strutturali, cioè che toccano i fondamenti dell’economia e della società nazionale e riguardano, secondo Confindustria, «liberalizzazioni, burocrazia, giustizia civile, istruzione, rapidità nelle infrastrutture». Altre due riforme, non citate nell’elenco, riguardano il sistema pensionistico e quello del lavoro. In particolare è quest’ultimo che richiede un minimo di riflessione, visto che l’aumento della disoccupazione toccherà circa un milione di persone, che in prevalenza sono già vittime di una politica del lavoro fondata su una molteplicità di tipi di contratto a termine, stabiliti nell’ultimo decennio: ben 45, come ha calcolato il sociologo Luciano Gallino. Il quale sa benissimo da che cosa dipende il delicatissimo fenomeno: dalla globalizzazione, che sta creando differenze sempre meno sopportabili fra il mondo occidentale (europeo, in particolare) e il cosiddetto Bric (Brasile, Russia, India, Cina), in cui l’assenza di welfare e i costi del lavoro inferiori ai nostri costituiscono la vera rivoluzione del secolo. Anche le "liberalizzazioni" (di cui parla la Marcegaglia; Gallino le chiama più concretamente privatizzazioni) devono essere considerate con attenzione, visto quanto incidono sulla strategia di trasformazione dell’economia da produttrice di beni e di servizi per tutti gli abitanti della Terra in «un terreno su cui mietere sempre maggiori rendite e profitti» (Luciano Gallino: Con i soldi degli altri, Einaudi). Infine, per tornare all’inizio: che Italia è questa di oggi? Benedetto XVI ha ricordato la scorsa settimana Alcide De Gasperi, statista di «riconosciuta dirittura morale, basata su una indiscussa fedeltà ai valori umani e cristiani», come pure la sua «serena coscienza che lo guidò nelle scelte della politica, senza mai servirsi della Chiesa per fini politici». Non facciamo paragoni offensivi. L’Italia di oggi non è più quella del dopoguerra, impegnata nel ricostruire sé stessa dai disastri della dittatura, partendo dai princìpi cristiani contenuti nel Codice di Camaldoli, profezia dell’economia mista pubblico-privato. Quella del "Piano Fanfani" e del sindaco La Pira, per intenderci. Dove sono adesso gli omologhi?

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Un popolo due anime (sezione: Burocrazia)

( da "Famiglia Cristiana" del 23-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

di Fulvio Scaglione foto AP/La Presse COSÌ CAMBIA IL MEDIO ORIENTE - IRAN ALLE RADICI DELLO SCONTRO CHE SCUOTE IL PAESE UN POPOLO DUE ANIME Giovani, donne e borghesi da un lato. Burocrati, miliziani e contadini dall’altro. Gli ayatollah hanno spaccato l’Iran. Tutto può essere. Che Mahmud Ahmadinejad abbia davvero ottenuto senza brogli i 24,5 milioni di preferenze che gli vengono attribuite, cioè 8 milioni di voti in più di quelli ricevuti nel 2005, quando da sindaco di Teheran divenne presidente della Repubblica. Che il regime guidato dall’ayatollah Ali Khamenei riesca infine a soffocare senza troppe vittime la protesta. Persino che l’Occidente continui a scambiare per rivoluzionario Mir Hossein Moussavi, che fu tra i più stretti collaboratori di Khomeini e primo ministro negli anni della guerra contro l’Irak (1980-1988) e che sui temi decisivi (per esempio il diritto dell’Iran al nucleare) la pensa come Ahmadinejad. Ma da quando i seguaci di Moussavi sono scesi in piazza, una cosa è diventata impossibile: nascondere che l’Iran, trent’anni dopo la rivoluzione islamica, è un Paese diviso in due e più che mai diviso. Manifestazione a favore dell ayatollah Ali Khamenei. Il paradosso sta nel fatto che proprio la Rivoluzione islamica, dei cui valori Khamenei e Ahmadinejad si proclamano custodi, potrebbe aver innescato alcuni dei mutamenti epocali che ora minacciano il loro potere. In nessun altro Paese del Medio Oriente, per dirne una, il tasso di alfabetizzazione della popolazione sfiora l’80 per cento e le ragazze sanno di poter studiare tanto quanto i maschi, in media 13 anni. Come stupirsi, dunque, se oggi, in prima linea nei cortei, ci sono proprio le ragazze e magari le loro madri, che giovanissime videro la caduta dello scià e il trionfo di Khomeini? E se l’Iran ha 24 milioni di utenti Internet (e più di 30 milioni di cellulari) su meno di 67 milioni di abitanti, di nuovo come nessuno in Medio Oriente, e connessioni telefoniche a costo relativamente basso, come stupirsi poi se proprio in rete esplode e si diffonde la voglia di cambiamento? Scuola e università. Computer e cellulari. Giovani e donne. Non si parla di operai e contadini, o di soldati ribelli. E infatti quanto accade a Teheran non somiglia a una rivoluzione (islamica, bolscevica…) ma piuttosto alla fine del socialismo reale, che abbiamo sempre chiamato "crollo" e avremmo invece dovuto chiamare "collasso". Uno degli enormi cortei nel centro di Teheran. Molto giovò, al disfacimento dell’Urss e del suo impero, la scomparsa del nemico. A che scopo campare così male, fare tanti sacrifici? Un simile spaesamento colpisce oggi tanti iraniani. Saddam Hussein non c’è più, e in Irak è subentrato un regime dominato da sciiti che saranno pure aiutati dagli Usa ma hanno studiato e sono stati in esilio in Iran. George Bush non c’è più e al suo posto è arrivato un nero come Obama, che manda pure gli auguri di buon Capodanno. Chi resta ora da temere? Inevitabile, a questo punto, guardare in casa propria. E la vista non è delle migliori. Sarebbe forse successo anche prima se la Casa Bianca non avesse invaso l’Irak, fornendo così agli ayatollah un gigantesco diversivo. Tra il 1988 (quando il prezzo del greggio era sotto gli 11 dollari a barile) e il 2006, gli incassi petroliferi dell’Iran crebbero di 4 volte. Negli stessi anni, il budget dello Stato crebbe di 8 volte, facendo decollare l’inflazione, che le autorità iraniane hanno valutato nel 28% l’anno scorso, con la disoccupazione al 13% e un debito pubblico pari al 25% del Prodotto interno lordo. Risultato strepitoso, se si pensa che l’abbondanza di giovani istruiti (il 60% degli iraniani ha meno di 25 anni) e di petrolio (il 9% delle riserve mondiali di greggio è qui, l’Iran è il quarto tra i produttori) renderebbe lo sviluppo economico quasi inevitabile. Sostenitori di Moussavi. Ma il sistema iraniano, proprio come quello sovietico, non è fatto per sviluppare il Paese ma per nutrire sé stesso. Le bonyad (fondazioni) controllano circa il 30% dell’economia ma non pagano tasse, rispondono solo alla guida suprema Ali Khamenei, sono in un modo o nell’altro legate ai comparti vitali del regime. Aggiungiamo a questo che il settore petrolifero è controllato dallo Stato, che a sua volta pratica con larghezza una politica di sussidio ai consumi delle fasce più povere della popolazione, e avremo la spiegazione di quanto vediamo ora nelle strade di Teheran. Un sistema che non funziona e mortifica la classe media imprenditrice, i commercianti, i giovani istruiti, mentre spende per gratificare proletari, contadini, miliziani, pasdaran e i membri della sterminata burocrazia di Stato. Gli stessi schieramenti che poi vediamo in strada, gli uni a urlare in favore di Moussavi, gli altri a menare per conto di Ahmadinejad. Poco importa, ormai, se dietro a tutto questo c’è anche la rivalità tra l’ayatollah Khamenei e l’ayatollah Hashem Rafsanjani, già presidente (1989-1997) e figura autorevole nella lista Forbes degli uomini più ricchi del mondo. Nel Medio Oriente che cambia, anche personaggi come loro possono resistere o seguire l’onda, ma non essere l’acqua.

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"Giovani entusiasti" La giunta Sozzani è da ieri al lavoro (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 24-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

PALAZZO NATTA.LA PRESENTAZIONE Dieci assessori "Giovani entusiasti" La giunta Sozzani è da ieri al lavoro Prevista una verifica ogni sei mesi sulla attuazione del programma [FIRMA]RENATO AMBIEL NOVARA Da ieri mattina la giunta Sozzani è operativa. Succede 15 giorni dopo le elezioni: quasi un record. Il presidente ha firmato le deleghe per i dieci assessori che sono poi stati presentati nell'aula consigliare prima di raggiungere le rispettive sedi dislocate in diversi edifici del centro storico. Dopo il tourbillon di cambiamenti decisi all'ultimo momento, da chi avrebbe lasciato il palazzo, i nuovi devono racapezzarsi anche loro. Figurarsi i cittadini utenti: sono a dir poco disorientati. Così si comprende come uno dei primi impegni del nuovo esecutivo sarà quello di ridurre la burocrazia e i tempi che separano l'ente dai cittadini. «La gente si aspetta da noi risposte concrete in tempi brevi dovremo essere in grado di soddisfare queste esigenze -ammette Sozzani -. Nel primo incontro informale ho trovato persone entusiaste del loro nuovo ruolo in grando di rispondere alle esigenze della politiche ed al tempo stesso pragmatiche che ci consentiranno di tenere fede all'impegno per una giunta del fare...e di lavoro ce n'è davvero tanto». Esecutivo giovane, con un'età media di 41, anni e mezzo. Tre assessori (Tenace, Policaro e Godio) hanno già avuto esperienze di giunta a palazzo Natta ma tutti possono vantare un buon passato amministrativo. E poi si va decisamente nella direzione del cambiamento. E' da intendere così anche una sorta di coordinamento con i rappresentanti dei due partiti di maggioranza (Antonio Tenace per il Pdl e Angelo Luca Bona per la Lega) che lavoreranno a stretto contatto con il presidente per dar modo a Sozzani di avere sempre il polso della situazione e l'umore della maggioranza quando si tratta di prendere decisioni relative alle strategie politiche che richiedono consultazioni immediate. Due le verifiche previste: ogni sei mesi per quanto concerne il programma e ogni anno per l'andamento dell'attività amministrativa. Per favorire la conoscenza delle problematiche sul territorio(ben rappresnetatoi anche in Giunta oltre che in Consiglio) Sozzani ha ribadito la volontà di istituire quanto prima cinque comprensori. Ma la giunta andrà anche in trasferta proprio per testimoniare la volontà di vicinanza ai problemi della gente. Il nuovo Consiglio che si riunirà per la prima volta lunedì prossimo dovrà provvedere anche alla nomina di sei nuovi consiglieri in sostituzione degli eletti che sono entrati a far parte dell'esecutivo.Marzio Liuni, Lega Nord Giardiniere, 45 anni, novarese. Deleghe all'agricoltura, caccia e pesca, parchi, aree protette e valorizzazione risorse naturali.Alessandro Canelli,Lega Investigatore, 38 anni, di Novara si occuperà di cultura, università, ricerca, sicurezza e polizia, sport e tempo libero.

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Case in proprietà ai residenti trent'anni dopo la ricostruzione (sezione: Burocrazia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 24-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Ogliastra Pagina 6032 Osini Case in proprietà ai residenti trent'anni dopo la ricostruzione Osini --> Potrebbe essere vicino il lieto fine per una grana senza tempo. Una storia che ha dell'incredibile, iniziata con una frana e affogata per 58 anni nel fango della burocrazia. La vicenda della proprietà delle case ricostruite dopo l'alluvione del 1951. Il disastro che costrinse gli abitanti di Osini ad abbandonare il borgo madre per ricostruire una vita qualche centinaio di metri più in là. Da oltre 30 anni le famiglie che vivono nelle case, gli eredi, quelli che le case le hanno avute solo qualche anno fa, aspettano venga loro riconosciuto il diritto alla nuda proprietà. Tante volte negli ultimi anni (l'ultima nel 2004) sembrava che la faccenda potesse essere risolta. Illusioni e speranze, una lunghissima scia di promesse mancate. Ma forse è davvero arrivato il momento propizio. Nei giorni a Cagliari si è tenuta una conferenza di servizi. È stato tracciato l'iter che nei prossimi mesi (con tutti gli scongiuri del caso, dovrebbe sciogliere i nodi. Cosa succederà. A settembre l'agenzia del demanio, che detiene i diritti sulle case cederà i titoli alla Regione che a sua volta incaricherà il Comune di compiere tutti i passi necessari per assegnare la piena proprietà ai cittadini. La buona notizia arriva in un settore, quello dell'edilizia, che nell'ultimo anno a Osini ha beneficiato di importanti novità. Nei primi mesi del 2008 erano infatti stati assegnati 33 lotti agli eredi degli sfollati del dopo alluvione che nel 1951 distrusse il vecchio abitato. Nel contempo il Comune aveva avviato i lavori per altri 20 appartamenti all'ingresso dell'abitato, mentre i primi sedici erano già stati assegnati. Dopo anni di attesa tanti osinesi, e tra loro molte persone che vivono fuori, emigrati di lungo corso che hanno deciso di rientrare i paese, potranno avere una nuova abitazione. Da non dividere con nessuno, neppure con i demanio.

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ulrica è la prima eletta nel collegio grosseto viii (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 24-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

LA NOVITà Ulrica è la prima eletta nel collegio Grosseto VIII GROSSETO. Per la prima volta il collegio Grosseto VIII (Roselle, Istia, Batignano, Grosseto zona ospedale) ha eletto un consigliere provinciale: è Ulrica Fatarella, 36 anni, segretaria del circolo di Roselle e Istia del Partito Democratico e neo consigliera provinciale. «E' un risultato importante, soprattutto alla luce di alcuni ostacoli incontrati durante la campagna elettorale - afferma Ulrica Fatarella -. Desidero ringraziare tutti gli elettori che hanno dato fiducia al Partito Democratico e alla mia persona, e che hanno così contribuito all'elezione di Leonardo Marras a Presidente della Provincia. Un grazie, in particolare, a tutte quelle persone che hanno deciso di impegnare una parte del loro tempo per partecipare in modo attivo alla campagna elettorale. Sono convinta che il valore aggiunto del Partito Democratico sia proprio nella capacità di condividere con la gente comune idee e proposte politiche». «Per prima cosa, farò di tutto per mantenere le promesse fatte in campagna elettorale - afferma la neo consigliera provinciale - a partire dalla filiera corta per le produzioni tipiche e dallo snellimento della burocrazia in agricoltura, fino all'apertura a Roselle di una biglietteria per il Parco Archeologico, alla valorizzazione all'area collinare compresa fra Batignano e Montepescali e al recupero del Centro di Canottaggio di Istia. Oltre a questo, vorrei dare un contributo affinché vengano valorizzate le iniziative di solidarietà dei Centri Anziani, le loro reti di sostegno sociale e la promozione del volontariato. Per finire, ritengo si debbano prendere in considerazione soluzioni efficaci ai problemi della circolazione nella zona dell'ospedale e a Roselle».

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La bolletta della luce? Un abbaglio (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 24-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

VETRINA CASALECCHIO pag. 18 La bolletta della luce? Un abbaglio «Io centomila euro non li pago» MONTEVEGLIO MAXI FATTURA AD UN RISTORANTE SARDO MONTEVEGLIO «QUANDO l'ho ricevuta mi sono preoccupato. E tanto anche! Ma poi ho pensato: mica la pago una bolletta tanto alta, non ho neanche i soldi!» e così Attilio Curreli, titolare del ristorante-pizzeria Ajo' di Monteveglio, invece di pagare o contestare una salatissima fattura da 100 mila euro emessa dell'Enel, l'ha affissa davanti alla cassa: un argomento in più per uno scambio di battute con i suoi avventori. Eppure questa bolletta da 99.978,38 euro, riferita al bimestre maggio-giugno, non è uno scherzo, così come la scadenza per il pagamento. L'ultimo giorno era ieri, 23 giugno. Normalmente le bollette elettriche della società titolare di questo locale dove si servono le specialità sarde ammontano a 5-600 euro a bimestre. E Attilio Curreli non ha dubbi sul fatto che si tratti di un errore. «Mi sono accorto subito dice che c'era qualcosa che non andava. Una bolletta da 200 milioni di vecchie lire è per forza un abbaglio. Ma come si fa? Se ne sentono tante. Ovviamente ho subito telefonato al numero verde e all'ufficio informazioni. Mi sono fatto ore ed ore di attesa e di colloqui inconcludenti al call center racconta il giovane cuoco sardo e solo dopo tre giorni sono riuscito a parlare con un ufficio che mi ha dato una indicazione precisa: il numero di telefono della sede di Bologna dove, secondo loro, io sarei dovuto andare per ricevere spiegazioni. Ma come faccio? Io devo lavorare, dopo avere perso ore ed ore al telefono mi perdo un'altra mezza giornata? Ho lasciato detto tutto all'operatore, lasciato i dati, il numero di fattura, le scadenze. Tutto quello che mi hanno chiesto. Fino ad ora però non si è fatto vivo nessuno ed io ho timore che con tutta questa burocrazia va a finire che mi staccano la corrente!». Una ipotesi fortunatamente remota dal momento che l'ufficio comunicazione dell'Enel, dopo avere esaminato la pratica e fatte le verifiche, spiega al Carlino che si tratta di un errore materiale che verrà al più presto corretto. «Siamo davanti ad un errore di lettura del contatore e, trattandosi di una società, la cosa non è stata subito rilevata. Ci scusiamo con il cliente, anche per il disagio arrecato, correggeremo al più presto la bolletta» chiarisce la società elettrica. Tira un respiro di sollievo anche Curreli: «Meno male! Adesso che sento questo sono molto più sereno. Sarò comunque tranquillo solo quando avrò la comunicazione ufficiale». Gabriele Mignardi Image: 20090624/foto/1189.jpg

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Servizio civile decimato' da tagli e burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 24-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

MODENA pag. 13 Servizio civile decimato' da tagli e burocrazia La denuncia della Cnesc: «Giovani penalizzati» ANCHE impegnarsi per gli altri può diventare difficile. Di recente infatti sono stati pubblicati alcuni dati preoccupanti, che parlano di una riduzione del 75 % dei giovani che saranno coinvolti nel servizio civile nel 2010 rispetto all'anno scorso (in tutto saranno 25mila). Quello che stupisce è che la causa del calo non è la mancanza di voglia o un improvviso crollo del senso civico da parte dei giovani, ma sono i tagli delle risorse pubbliche e le lungaggini normative, che hanno fatto slittare la pubblicazione dei bandi a ridosso delle ferie estive. Punti che necessitano di una riflessione, e che sono al centro del Cnesc, la conferenza nazionale enti servizio civile a cui aderiscono numerosi enti operanti nel volontariato a livello nazionale, tra cui Arci, Acli, Wwf e Legacoop. «I RITARDI accumulati e le lungaggini di cui si parlava spiegano dal Cnesc hanno fatto slittare la pubblicazione delle graduatorie, prevista tra pochi giorni, e così le associazioni e gli enti non sanno ancora quali progetti potranno esser proposti ai giovani e quindi non possono attivarsi per la loro promozione. A questo ritardo vanno aggiunte le difficoltà legate al periodo estivo, che da sempre la Cnesc denuncia come inadatto per il bando. Sono tutti ostacoli per i giovani che vogliono partecipare al servizio civile». Anche la valutazione dei progetti è indicata dal Cnesc come fattore problematico. «Anche quest'anno spiegano infatti si sono di nuovo manifestate in tutta la loro evidenza le criticità del sistema di ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni. Pare che il bando verrà pubblicato solo il 26 giugno anche a causa del ritardo con cui alcune Regioni hanno valutato i progetti di servizio civile nazionale presentati dagli enti. Inoltre, i criteri di valutazione utilizzati e il livello minimo necessario per l'ammissibilità dei progetti non sono stati unanimi a livello regionale e tra questo e il livello nazionale». Sotto accusa anche le scarse informazioni fornite sui criteri utilizzati per la valutazione dei progetti e sulle regole che varranno per il futuro, «che contribuiscono a rendere ancora più difficoltoso il lavoro di progettazione futuro». IN QUESTO quadro poco confortante la Cnesc chiede «che parta subito il processo di riforma normativa per superare insieme le criticità e per valorizzare le grandi opportunità offerte dal servizio civile nazionale. Inoltre, si propone che si prevedano risorse aggiuntive per l'avvio quest'anno di almeno altri 10mila giovani e che si rendano subito noti i progetti che saranno inseriti nel bando». Image: 20090624/foto/5511.jpg

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CON UNA DECISIONE salomonica, il nuovo sindaco di Civitella Pierangelo Bergamasch... (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 24-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

FORLI' PROVINCIA pag. 7 CON UNA DECISIONE salomonica, il nuovo sindaco di Civitella Pierangelo Bergamasch... CON UNA DECISIONE salomonica, il nuovo sindaco di Civitella Pierangelo Bergamaschi ha composto la giunta di sei assessori, tre di Civitella e tre di Cusercoli. I tre civitellesi sono: Chiara Cesarini, 31 anni, archeologo, che assume la carica di vice sindaco; Tania Ravaioli, 28 anni, nubile, geometra; Maria Pia Mingozzi, 46 anni, insegnante, sposata e con due figli. I tre assessori che abitano a Cusercoli sono: Katiuscia Gentili, 28 anni, psicologa, sposata e con una figlia, unico assessore confermato della passata legislatura, che ha raccolto il maggior numero di preferenze (69); Jimmi Ravaglia, 32 anni, sposato, imprenditore agricolo, segretario comunale del Pd e consigliere comunale della passata legislatura; Giovanni Rosati, 62 anni, pensionato, sposato e con una figlia. «La giunta assicura Bergamaschi è stata formata non solo in base ai criteri di territorialità dei due principali centri, ma soprattutto tenendo conto del rinnovamento, delle preferenze, della disponibilità di tempo e impegno, della professionalità». Per ora il primo cittadino ha individuato gli assessori, senza però attribuire le deleghe, «che saranno decise spiega Bergamaschi insieme a tutti i componenti della lista». LA GIUNTA sarà presentata al primo consiglio comunale, fissato per domani alle 20.30. Il sindaco sarà in Comune dal martedì al venerdì con ricevimento al pubblico dalle 9 alle 13. I principali problemi che già scottano sul tavolo del primo cittadino? Il mantenimento dei servizi, la sicurezza degli edifici scolastici, la viabilità comunale, la difesa del cittadino e lo snellimento della burocrazia. Quinto Cappelli

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Sussidiarietà: insieme la crisi non si subisce ma la si affronta (sezione: Burocrazia)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 24-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Sussidiarietà: insieme la crisi non si subisce ma la si affronta --> Le piccole imprese puntano a più libertà, ma non a privilegi Spirito collaborativo fondamentale per creare ricchezza diffusa Mercoledì 24 Giugno 2009 ECONOMIA, pagina 40 e-mail print Libertà d'impresa (non privilegi), alleanza tra imprenditori e lavoratori, collaborazione tra imprese per creare una ricchezza diffusa. Su questi cardini si sviluppa la sussidiarietà nelle piccole e medie imprese, secondo quanto evidenziato dal Rapporto presentato ieri al Centro Congressi Giovanni XXIII, nel convegno promosso da Imprese e Territorio, Ikaros e Fondazione per la Sussidiarietà. «Le piccole e medie imprese rappresentano il 99,9% del totale delle aziende attive nel Paese, raccolgono l'81,7% degli occupati e contribuiscono per oltre il 71% alla creazione di valore aggiunto. Il 54,5% delle Pmi coinvolte nell'indagine (1.600, nella fascia tra 15 e 250 addetti) - ha spiegato Gianmaria Martini, ordinario di Economia all'Università di Bergamo - vuole più semplificazione burocratica amministrativa e fiscale per favorire lo sviluppo. La defiscalizzazione per favorire le imprese che operano per scopi sociali trova d'accordo il 28,5% delle aziende. Il 36,3% delle Pmi vuole la contrattazione salariale decentrata e il 58,3% è abbastanza d'accordo con questa ipotesi. La sussidiarietà per loro si estrinseca all'interno nella centralità e nella crescita della persona e all'esterno nelle realtà con le quali quotidianamente si trova a dialogare: clienti, fornitori, stakeholders (portatori di interessi, Ndr), territorio». «Lo scopo dello Stato - ha osservato Daniele Nembrini, presidente della Cooperativa Ikaros - è di garantire le condizioni perché ciascuno possa esprimere se stesso, la propria capacità di intrapresa, il proprio desiderio di costruire qualcosa di buono per sé e per tutti». Un concetto di sussidiarietà che «Imprese e Territorio ha declinato nell'associazionismo - ha ricordato Sergio Bonetti, presidente del sodalizio, soggetto politico sindacale, nato nel 2007, che riunisce dieci associazioni d'impresa bergamasche, dall'industria all'agricoltura, dal commercio alla cooperazione, in rappresentanza di 90 mila aziende e 314 mila addetti - per favorire la vicinanza al territorio e per far vivere le aziende, non far licenziare i lavoratori, accompagnare le imprese nella loro crescita. Nel rispetto delle regole, della solidarietà, nella visione del bene comune». «Il rapporto mette bene in evidenza il nesso tra il bene delle persone e quello delle imprese - ha sostenuto Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere -; mettere al centro la persona vuol dire anche responsabilizzarla. È l'unica modalità attraverso la quale si genera poi il bene comune». In questo ambito, «il ruolo dei corpi intermedi è importante, perché la persona da sola non può far fronte alle difficoltà. Insieme, la crisi non si subisce, ma si affronta. L'individualismo uccide. I corpi intermedi, invece, svolgono un ruolo di accompagnamento, creano socialità e la mantengono viva». «La crisi ci ha reso più coscienti sull'importanza della valorizzazione della singola persona - ha aggiunto Scholz - della sua dignità, a prescindere da quello che può dare. Valorizzazione che, unita alla responsabilizzazione, può fornire un contributo notevole alla democrazia del Paese». «Il rapporto ci dice che nella corsa dei 100 metri - ha osservato Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà - il piccolo imprenditore italiano ai 60 metri è fermato da un elastico, quello delle imposte che gravano pesantemente sulla sua attività. Il privato deve finanziare il pubblico, ma a tutto c'è un limite. Se non ci fossero questi lacci e lacciuoli, l'impresa potrebbe lavorare di più per il bene comune e per accrescere il valore economico, con beneficio per tutti». La sussidiarietà «verticale», riguarda anche «l'eccessiva burocrazia - ha continuato Vittadini - che pesa per l'1% del Pil. Non c'è semplificazione, ma irrazionalità. Una perdita di tempo che sottrae risorse alla crescita». «Il rapporto pone poi l'accento sulla necessità della contrattazione decentrata - ha proseguito - se si vuole che la produttività diventi salario». «Non si chiede di essere privilegiati, ma di poter competere con gli altri Paesi». Sul piano della sussidiarietà interna, invece, bisogna ricordare che «impresa non vuole dire solo profitto - ha concluso Vittadini - ma anche amore per il proprio lavoro, per i propri collaboratori, per il territorio. Senza la molla delle motivazioni ideali non si fa impresa. La crisi è nata dalla sfiducia. Dobbiamo ricostruire le basi ideali per la creazione del valore. Anche nella concorrenza, deve prevalere la volontà di collaborare. E l'azione politica deve favorire le aggregazioni tra imprese, modelli che rappresentano il futuro e nei quali si responsabilizzano gli imprenditori». Andrea Iannotta 24/06/2009 nascosto-->

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di ANDREA ALESSANDRINI ANTONELLA Celletti (Lega) e Luigi... (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del 24-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

CESENA PRIMO PIANO pag. 5 di ANDREA ALESSANDRINI ANTONELLA Celletti (Lega) e Luigi... di ANDREA ALESSANDRINI ANTONELLA Celletti (Lega) e Luigi Di Placido (Pri) hanno già affilato le armi e graffiato la nuova amministrazione e il sindaco Paolo Lucchi. Che opposizione faranno invece il Pdl e il suo capogruppo Italo Macori, tacciato di eccessiva morbidezza e financo di inciucismo col centrosinistra in campagna elettorale, che lunedì a 65 anni siederà per la prima volta nel seggio di consigliere comunale? «Sulla storia dell'inciucio non rispondo neanche più, visto che è una abissale stupidata. Quanto all'opposizione, vedrete: sarà seria, serissima risponde Macori . Non urlata, perché il mio stile non è quello, ma fermissima sul merito dei problemi e, qualora fosse richiesto, sul metodo. Faremo un'opposizione utile, che paghi». Può essere più preciso? «Se, come dice a parole, il sindaco Lucchi vuole puntare sul dialogo anche con i partiti non di governo, lavoreremo per incidere sulle decisioni, per lasciare un segno anche dall'opposizione, non per fare semplice velleitaria testimonianza». Ci fa un esempio? «Il nuovo sindaco minimizza la crisi economica, da quel che ho evinto leggendo le sue dichiarazioni programmatiche che illustrerà lunedì nella prima seduta del consiglio e che ha già inviato ai capigruppo. Ecco, noi gli obietteremo, dati alla mano, che la crisi non va sottovalutata, che le imprese vanno sostenute, che bisogna intervenire subito con detassazione, sgravamento della burocrazia e velocizzazione dei pagamenti da parte degli enti pubblici. Ancora: i programmi di Lucchi su traffico e parcheggi lasciano prefigurare il quadro di una città che sarà posta sotto vincolo e diventerà ancor meno fruibile. Il Pdl li contrasterà affermando le ragioni di cittadini liberi e non mortificati negli spostamenti e nelle soste». Lei crede davvero che la maggioranza possa farsi influenzare dall'opposizione? «Avremo modo di verificarlo presto. Di certo noi vogliamo renderci utili alla città e daremo molto filo da torcere a questa giunta». Cosa pensa degli effettivi della nuova amministrazione? «I fatti diranno se Lucchi è stato coraggioso o temerario». Lei è pronto a fare per cinque anni il leader dell'opposizione? «È un impegno gravoso, ma in consiglio siamo in sei, una bella squadra. Faremo bene e onoreremo l'impegno preso con gli elettori».

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Per i giudici del Lavoro di Catania Salvatore La Ferlita è un caso che fa scuola: da quattro an... (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 24-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

GIUSEPPE VESPO Per i giudici del Lavoro di Catania Salvatore La Ferlita è un caso che fa scuola: da quattro anni entra ed esce dal Tribunale etneo collezionando sentenze di reintegro al posto di lavoro, ma ogni volta che ritorna in azienda viene licenziato. La sua colpa sta nell'essersi infortunato gravemente al braccio sinistro nel 2004, quando aveva 38 anni e lavorava alla Francesco Ferrara Accardi e Figli, impresa di bitumi e asfalto. Puliva le macchine utilizzate dai suoi colleghi quando un flacone di sostanze chimiche gli si è riversato sul braccio, che non era coperto integralmente dai guanti speciali che si usano per queste mansioni. Risultato: compromessi tendini e tessuti dell'avambraccio; la corsa in ospedale e i ripetuti interventi chirurgici gli costano due mesi in corsia e un danno permanente che gli toglie forza al braccio sinistro. Il calvario Quanto vale questo infortunio lo stabilisce l'Inail, che valuta l'invalidità lavorativa dell'operaio al 10 per cento. Troppo poco per avere diritto ad un indennizzo, troppo per svolgere gli stessi compiti in azienda. La Ferlita fa ricorso e il giudice stabilisce che l'handicap è del 40 per cento: ha diritto a ricevere dei soldi. Trascorsi sette mesi dall'incidente, l'operaio torna al lavoro e viene accolto con una lettera di licenziamento. Per l'azienda non è idoneo a svolgere l'attività per la quale era stato assunto. Segue fulminea battaglia sindacale corredata dall'intervento della Prefettura e La Ferlita viene riassunto nel giro di una settimana. Stavolta dovrà occuparsi della pulizia dei nastri trasportatori. Incubo finito? Macché, due anni dopo si riparte dal via: l'azienda gli chiede di guidare un mezzo meccanico, ma viste le sue riconosciute difficoltà non può farlo: licenziato. Di nuovo proteste, Prefettura, Tribunale. Il procedimento d'urgenza, richiesto perché l'operaio mantiene con un solo stipendio moglie e figlio, gli permette di tornare al lavoro dopo otto mesi. L'azienda fa ricorso e lui vince anche l'appello, viene reintegrato ma visto che la sentenza non è coercitiva, viene parcheggiato nella nullafacenza, anche se ha diritto allo stipendio. Diventa così operaio generico. Trascorsi otto mesi l'azienda lo licenzia di nuovo, perché non è adatto neanche a quel lavoro, stavolta a dirlo è anche il medico legale. E allora di nuovo: ricorso, appello e reintegro. Il quarto licenziamento arriva invece con "la soppressione del posto di lavoro". A nulla sono servite le proteste dei suoi colleghi, due dei quali si sono pure incatenati, e l'appello al gesto di coscienza fatto dalla Prefettura ai datori di lavoro. Oggi le pratiche di Salvatore La Ferlita sono ancora in Tribunale, fanno coppia con i decreti ingiuntivi presentati per ottenere i soldi persi durante i periodi di inattività forzata. Inail e paradossi Questo è uno dei tanti calvari che ogni anno i lavoratori infortunati affrontano per far valere i loro diritti, lesi dopo un incidente dai datori di lavoro o dalla burocrazia delle Istituzioni. Oggi l'Inail presenta i dati sugli infortuni in Italia, per i quali troppo spesso si perdono il posto o i diritti di riconoscimento e indennizzo dei danni subiti. Anni ad inseguire pratiche e visite mediche, che sovente si traducono in udienze davanti al giudice, con un danno economico anche per l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni. Chiamato, nel caso vinca il lavoratore, a pagare oltre alle indennità le spese legali. Fatto sta che nel 2007 un lavoratore su cinque ha dovuto aprire un contenzioso legale con l'ente per vedere riconosciuti i propri diritti. Lo dice la Cgil, mentre i dati del bilancio sociale dello stesso Inail dicono che nel 2006 su 500mila incidenti più di 100mila sono stati definiti e trattati oltre il termine previsto di trenta giorni. Tempi lunghi anche per le rendite ai superstiti, cioè gli assegni mensili (in attesa degli indennizzi) che spettano ai familiari dei lavoratori morti a seguito di un incidente. Nel 2006 il 29% dei casi (1.186)è stato trattato oltre i tempi previsti (nel 2005 era il 35%). Ma i paradossi si spiegano meglio con i protagonisti che con i numeri. Prendete Leopoldo Buzzo, napoletano di 42 anni che lavorava all'Italcementi (oggi l'azienda fa parte di un'altra società). A più di dieci anni dall'incidente che lo costringe a fare le pulizie là dove prima era responsabile alle macchine, è in causa con l'Inail. Racconta che l'ultimo giorno disponibile prima di chiudere la sua pratica (cioè dieci anni dopo l'incidente) l'Istituto lo ha chiamato per una visita con la quale gli ha tolto 10 punti di invalidità. Retrocedendo dal 60 al 50% il suo handicap e tagliando da 1.200 euro a 700 il suo indennizzo mensile. Lui però ha le stesse difficoltà di sempre. Certo ha superato le difficoltà psicologiche ma per il resto è uguale. «Perché l'Inail deve risparmiare sulla mia pelle?», domanda. Aurelio Ciaus, 52 anni romeno, nel 2002 stava lavorando al Mazda Palace (oggi Palasharp) a Milano. Un collega gli ha riversato per errore il materiale ferroso che trasportava col muletto. Gamba rotta e dito amputato, due mesi in ospedale e tre in una comunità. Lavoro perso e indennizzo, dice il lavoratore, "arrivato solo due anni dopo. Settemila euro". Mancanza di cultura Volendo fare il punto, Walter Schiavella - segretario degli Edili della Cgil (Fillea), categoria tra le più colpite dagli incidenti anche mortali - individua tre elementi a danno degli infortunati: «I tempi lunghi per gli indennizzi, il riconoscimento delle nuove tipologie di malattie professionali e l'onerosità delle azioni legali, alle quali sono chiamati i lavoratori che non vedono riconosciuti i propri diritti. Cioè quando al danno fisico si aggiunge spesso la beffa». Un problema culturale per il sindacalista, che punta il dito contro la direzione assunta dal governo nei confronti della sicurezza sul lavoro: «Vedi quello che stanno facendo al Testo Unico» e contro le aziende, che «in linea di principio sono d'accordo a rendere i luoghi di lavoro più sicuri, poi però le intenzioni non si traducono in fatti, accordi e misure reali». Ad di là dei numeri che ci fornirà l'Inail, aggiunge il sindacalista, «è l'assenza di un approccio coerente che rende il fenomeno infortuni ancora più complesso. Penso alla scarsa attenzione che viene data a quegli aspetti che sembrano lontani dal problema, ma di cui in realtà fanno parte. Dall'organizzazione del ciclo produttivo e quindi del lavoro, alle gare d'appalto al massimo ribasso, giocate sui diritti dei lavoratori. Fino ai controlli. Perché è vero che smantellando il sistema di leggi sulla sicurezza smantelliamo diritti. Ma è altrettanto vero che la prevenzione, la formazione, la regolamentazione del mercato e il Testo Unico, sono nulli se non ci sono adeguati controlli ed equilibrate sanzioni". Sul tema oggi, contemporaneamente al Rapporto annuale dell'Inail sull'andamento infortunistico, la Fillea-Cgil insieme all'Ires, l'Istituto di ricerca di Corso d'Italia, presenta uno studio sul dopo infortunio. L'obiettivo «è analizzare le conseguenze pratiche e l'impatto psico-fisico sulla vita dei lavoratori infortunati e verificare quale sia il percorso che deve essere affrontato per affermare i diritti e perseguire un efficiente percorso di cura e reinserimento al lavoro».

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La Basilicata rosa è seconda in Italia (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 24-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Sud sezione: BASILICATA data: 2009-06-24 - pag: 16 autore: Imprenditoria femminile. Unioncamere: percentuale più alta solo in Molise La Basilicata «rosa» è seconda in Italia POTENZA Massimo Brancati L'imprenditoria lucana è sempre più rosa: poco meno di un terzo delle imprese individuali è guidato da donne, con una percentuale (31,5%) seconda solo al Molise nella classifica Unioncamere- InfoCamere (su base Registro imprese). Gli ultimi dati camerali (relativi al 2008) registrano di 14.192 imprese lucane gestite da donne e 30.862 da uomini, per un totale di 45.054. Scorporando i dati per provincia, si scorge che Potenza è al 71esimo posto, in Italia, per numero di imprese individuali al femminile (9.552), con un "peso" delle donne del 33,21%. Matera è 77esima con 4.640 (il 28,49% rispetto al totale ditte individuali locali). C'è stata una lieve diminuzione di numero nel 2008 ( come in Campania, Lazio, Liguria, Piemonte e Val d'Aosta), in linea con la crisi in atto (-1,75% tra le donne, -1,49% tra gli uomini e -1,58% complessivo). «Ciononostante i numeri restano alquanto significativi anche in rapporto allo scenario nazionale – dice il presidente di Unioncamere Basilicata, Pasquale Lamorte –, soprattutto se si pensa che fare impresa in tempi di crisi è molto più difficile. Se il 2008 ha confermato una migliore "tenuta" delle aziende guidate dalle donne rispetto alle performance di quelle che hanno a capo un uomo, il dato deve spingerci a proseguire nelle azioni di orientamento, formazione e sostegno delle imprese al femminile, per fare ancor meglio». I settori a presenza femminile preponderante si confermano sanità (dove le donne sono il 60% del totale dei titolari su una media nazionale del 66,4%) e servizi alla persona ( 48% contro 59,1%). Presenze significative anche in istruzione (35% contro 41,6%), alberghi e ristoranti (38% contro 40,5%), e servizi alle imprese e agricoltura (rispettivamente 25% e 28%, in linea col resto d'Italia). «Le imprenditrici sono triplicate negli ultimi anni, ma possono crescere ancora –dice Franco Bitetti, economista dell'Unioncamere Basilicata –: sono determinate, anche se le difficoltà che incontrano non diminuiscono. Prima tra tutte quella di conciliare lavoro e famiglia seguita a ruota da quella della rappresentatività della loro figura in azienda, dalla burocrazia e dal difficile reperimento di manodopera specializzata, per non parlare degli innumerevoli ostacoli allo startup. La legge 215 ha fatto molto, pur con le rigidità che hanno creato non poche rinunce, ma è il momento di pensare a nuove forme di accompagnamento per avvicinarsi alla soglia Ue del 56%, che produrrebbe un + 7% del Pil». Tra le donne occupate e chi è in cerca di lavoro, il tasso in Basilicata è ben al di sotto del 50%: segmentando il dato, si scopre che tra le donne sposate e tra quelle con figli la percentuale precipita a livelli molto bassi. Il paradosso è che le donne lavorano meno, ma fanno anche meno figli, per cui c'è qualcosa che non torna. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Costruttore di case e intese (sezione: Burocrazia)

( da "Denaro, Il" del 24-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Commenti edilizia Costruttore di case e intese Clemente Del Gaudio:Metto nella Borsa Immobiliare anche la conciliazione Clemente Del Gaudio, 51 anni, avvocato, terza generazione di costruttori edili, è il presidente della Borsa Immobiliare di Napoli S.r.l. (Bin), la società di servizi istituita dalla Camera di Commercio di Napoli con lo scopo di regolamentare, valorizzare e rendere trasparente il mercato immobiliare di Napoli. Alla Borsa Immobiliare, società in house della Camera di Commercio di Napoli, è stata affidata dalla giunta camerale la responsabilità di attuazione dei servizi organizzativi di conciliazione . Gianpaolo Santoro Quando è nato il legame con l'edilizia? Direi che è una passione di famiglia che mi è stata trasmessa e che ho coltivato cercando di proseguire una sorta di tradizione. Spero di esserci riuscito nel migliore dei modi. E l'altra grande passione? La politica, nel senso di impegno e attenzione per offrire un contributo alla soluzione dei problemi della mia città, per la quale nutro un grane amore. In che modo crede che questi problemi possano essere risolti? Servono efficienza, capacità di gestione e trasparenza. Credo sia necessaria una grande concertazione delle categorie professionali, della società civile e delle istituzioni politiche. In altre parole? Una grande mobilitazione collettiva per rendere Napoli una città più vivibile ed elevarla al livello delle grandi metropoli europee. Che definizione darebbe di se stesso? Potrei dire che sono un imprenditore che ama la dialettica e lo sport, dal momento che ho sempre coltivato l'hobby dell'equitazione. In un certo senso mi definisco cultore della mente e del corpo. L'equitazione esercita sempre un certo fascino, è d'accordo? Verissimo. Sono stato allievo del mitico Alberto Riario Sforza alla scuola napoletana di equitazione. Quando posso cavalco ancora. Ho una cavalla, Isotta della Mezzaluna, una mezzo sangue araba che mi dà grandi emozioni. Come quella di averla vista in gara e ben figurare al concorso di Piazza Plebiscito. L'organizzazione dello sportello del servizio di conciliazione è stato affidato alla Borsa Immobiliare. Un compito importante, e anche oneroso? Si, un compito decisamente di grande responsabilità che cercheremo di assolvere nel migliore dei modi. Per il migliore funzionamento dello Sportello abbiamo assunto quattro unità lavorative. Ma non è tutto. Per il settore immobiliare faremo di più.. Che cosa intende? La Bin si farà promotrice di introdurre la clausola di conciliazione nei contratti di locazione e compravendita di immobili. Questo, ovviamente, si tradurrà in maggiore fiducia negli investimenti sul mattone da parte della popolazione. L'istituto della conciliazione è il modo migliore, più rapido ed economico per risolvere le controversie?. Certamente questo sistema può aiutarae in maniera considerevole la soluzione extragiudiziale delle controversie e snellire diverse procedure. E' una bella sfida anche per noi operatori. A maggio si è svolto il secondo corso di Alta formazione per gli operatori del settore immobiliare realizzato in collaborazione con l'Università La Sapienza di Roma e Tecnoborsa. Vogliamo tracciare un bilancio? Molto positivo. In due anni abbiamo avuto più di settanta partecipanti. Siamo molto soddisfatti. E' una esperienza che porteremo certamente avanti. A Napoli c'è una grande fame di case. E' emergenza abitativa? E' proprio così, siamo di fronte a una esigenza abitativa molto forte e la fuga dal centro è la logica conseguenza di una palese carenza di offerta rispetto ad una sempre crescente domanda. Il "grande esodo" verso la grande area metropolitana è diventato ormai l'unica soluzione possibile? La provincia è diventata al momento l'unica valvola di sfogo possibile. Due le ragioni principali, i prezzi ed il target delle case. Naturalmente la gran parte di domanda è assorbita dalla richiesta di "prima casa", quindi giovani coppie, ragazzi che vogliono andare a vivere da soli e pensionati. Ma le case per queste esigenze sono rarissime E quali prospettive ci sono? Esiste una serie di progetti dell'amministrazione comunale, nei quali sono impegnati anche i privati, in avanzata fase di realizzazione. Manca l'espletamento di alcune procedure burocratiche. Il problema è che l'orologio della burocrazia cittadina scandisce tempi molto particolari, lentissimi. C'è poi dell'altro. Cosa?? Mi riferisco alla legge sulla casa del Governo, i possibili ampliamenti per le ville mono e bifamiliari, concordati con le regioni, una legge molto valida, tra l'altro recepita celermente dalla Campania. Ma non solo. Si sta lavorando ad un progetto affascinante che potrebbe consentire molto di più. A che cosa si riferisce? Una valida prospettiva può essere la costruzione di case secondo la filosofia dell'housing sociale, cioè ampliare e qualificare l'offerta degli alloggi in affitto e, in misura minore anche in vendita, mettendo a disposizione nuove unità abitative a favore di quelle persone che, escluse per ragioni di reddito dall'accesso all'edilizia residenziale pubblica, non sono in grado però di sostenere i costi del libero mercato. Ritiene che ci siano anche altre soluzioni? Si può certamente puntare sugli insediamenti industriali riconvertiti, che rappresenteranno in talune zone della città una risposta di grande effetto architettonico con soluzioni innovative e che contribuirebbero in positivo a modificare il concetto abitativo. Con quale risultato? In questo modo riusciremmo a far compiere un grande passo in avanti alla città di Napoli e inoltre a garantire un salto di qualità complessivo che partirebbe dall'edilizia ed andrebbe a coinvolgere in maniera piena anche la qualità della vita dei nostri concittadini. del 24-06-2009 num.

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Meno vigili in ufficio e più sulla strada: indagine "Sole 24 Ore" colloca Asti tra le città più virtuose per le funzioni della Polizia Municipale (sezione: Burocrazia)

( da "Sestopotere.com" del 24-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Meno vigili in ufficio e più sulla strada: indagine “Sole 24 Ore” colloca Asti tra le città più virtuose per le funzioni della Polizia Municipale (24/6/2009 11:59) | (Sesto Potere) - Asti - 24 giugno 2009 - Da un'indagine de “Il Sole 24 ore” risulta che la città di Asti è considerata tra le più virtuose in relazione alla funzionalità dei servizi di Polizia Municipale e Sicurezza. Il parametro scelto per tale valutazione è legato all'effettiva presenza dei vigili sul territorio, infatti il 93% degli agenti è impegnato direttamente sulla strada. Ciò non accade per esempio in altre città con la medesima densità di abitanti, dove si è creato il cosiddetto fenomeno della “piramide rovesciata” per cui il Corpo di Polizia Municipale è meno presente tra i cittadini ma più legato alla burocrazia degli uffici. “Non mi stupisce questa positiva valutazione del prestigioso quotidiano - afferma il sindaco Galvagno - perché in effetti questa situazione è frutto di una precisa scelta dell'Amministrazione Comunale di Asti, che dopo aver fortemente potenziato il Corpo dei Vigili Urbani, con uomini e mezzi, ha operato in modo che i propri agenti siano sempre a contatto con i cittadini, in prima linea nei luoghi in cui è più necessaria la loro presenza”. “Ma non ci fermiamo qui - ha aggiunto il Sindaco - è infatti nostra precisa volontà potenziare ulteriormente i servizi di polizia locale in piena collaborazione con le altre Forze dell’Ordine, attraverso un piano operativo che proprio in questa settimana il vice sindaco Sergio Ebarnabo, assessore delegato alla Sicurezza, sta mettendo a punto con il Comando del Corpo. Tale piano prevede anche una maggiore estensione dei controlli alle periferie e ai centri frazionari, raggiungendo livelli di efficienza e di funzionalità sempre più elevati”.

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Scrivono a Berlusconi i tre assessori sospesi (sezione: Burocrazia)

( da "Sicilia, La" del 24-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Scrivono a Berlusconi i tre assessori sospesi «Una parte del Pdl persevera in vecchi riti» Giovanni Ciancimino Palermo. E' probabile che il teatrino della politica siciliana si avvii alla fase terminale. Berlusconi ha convocato protagonisti e comparse con l'intento di trovare una via d'uscita: un compromesso che salvi la faccia di tutti. In questo quadro si innesta la lettera al premier di Bufardeci, Cimino e Gentile, sospesi dal partito perché riconfermati dal presidente Lombardo nel suo governo-bis, contro il parere dei coordinatori del Pdl. Una lettera fondata sui loro meriti al servizio degli ideali difesi da Fi fin dalla nascita per il rinnovamento del Paese. Gentile, però, era sulla sponda di An che pur lottò per gli stessi impegni di rinnovamento nel quadro dell'alleanza con Fi divenuta indissolubile fino alla fusione in unico soggetto. Una lettera con cui, evidenziando le loro benemerenze, i firmatari presentano una sorta di memoria difensiva: «Siamo quelli che da sospesi abbiamo continuato con passione e orgoglio a ricercare il consenso per le elezioni europee per il nostro partito, per lei e per il candidato che abbiamo espresso (Cimino, ndr)». A giustificazione della loro presenza nel Lombardo-bis, precisano: «In nome di quegli ideali poniamo la difesa della Sicilia, l'impegno per il suo sviluppo sociale, civile ed economico al centro del nostro lavoro politico». E poi: «In nome dei nostri ideali condivisi, presidente, riteniamo doveroso anche lo stimolo, la critica costruttiva, la proposta nei confronti del governo nazionale, laddove temiamo che le ragioni dei siciliani possano passare in secondo piano». Quindi: «E' un dovere che sentiamo da siciliani, perché il consenso del Pdl in Sicilia è un patrimonio fondamentale per il nostro schieramento a livello nazionale, e non possiamo correre il rischio che venga intaccato da attenuata sensibilità verso la nostra Isola». Ecco il clou della memoria difensiva: «Ci siamo intestati la battaglia per i fondi Fas che devono essere ragione di orgoglio e misura dell'impegno del governo per la Sicilia e non una colpa, un elemento di disaffezione dell'elettorato nei confronti del "nostro" governo nazionale. Ci siamo battuti affinché le somme di denaro confiscate e depositate nel fondo unico giustizia gestito da Equitalia spa, poste a disposizione del ministero della Giustizia e dell'Interno, siano reimpiegate nel territorio siciliano». Che fare, dunque? «Dobbiamo rappresentare - scrivono a Berlusconi i tre assessori sospesi dal Pdl - con i nostri comportamenti, il nostro lavoro, le nostre priorità, e anche con le nostre facce, il futuro della Sicilia, non il suo passato». E qui arriva la stoccata di accusa nei confronti dell'altra parte del Pdl, quella che ha sancito la loro sospensione: «Dobbiamo, come lei ci insegna, presidente, segnare una rottura con le liturgie della vecchia politica, con i veti, con i balletti di potere, che qui in Sicilia hanno una storia antica e nefasta per la nostra terra». Come dire che, dall'altra parte del Pdl, c'è il vecchio, anzi il marcio. Ecco, alla luce di queste considerazioni la certificazione della loro presenza nel Lombardo-bis, seppure, a onta del no del partito: «Questo è quello che fino a oggi abbiamo fatto seguendo il suo esempio, presidente. Questo è ciò che riteniamo di dover continuare a fare, governando la Regione, intervenendo con sollecitudine per affrontare gli enormi problemi dello sviluppo, delle infrastrutture, dei trasporti, della sanità, intervenendo per semplificare e alleggerire il peso della burocrazia sulla vita dei cittadini e delle imprese siciliane. Questa è la risposta che gli elettori ci chiedono, non quella di proporre fantasiose leggi per esautorare il presidente della Regione».

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l'imbarazzo dei presidenti "rossi" (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

DAI QUARTIERI L'imbarazzo dei presidenti "rossi" PRATO. 'è ancora un po' di rosso nella mappa del Comune di Prato. Una spruzzatina di quel colore che per 63 anni ha riempito una pagina di storia di questa città. Tocca ai quartieri (oltre alla Provincia) portare alta la bandiera di questa tradizione politica che si è conservata per così tanti anni: la circoscrizione Ovest, la Sud e la Nord. Ultimi baluardi di un centrosinistra che si è fatto scappare una delle sue proverbiali roccaforti. Per i tre presidenti usciti vittoriosi dalla prima tornata del 6-7 giugno (Giovanni Mosca alla Ovest, Alberto Manzan alla Nord e Luisa Peris alla Sud), si profila un passaggio obbligato, quello di misurarsi con un sindaco che esprime una coalizione politica diversa dalla loro. Senza contare che il centrodestra si è insediato negli altri due quartieri con Alessandro Ciardi alla presidenza dell'Est e Massimo Taiti alla Centro. Non nasconde la sua preoccupazione Giovanni Mosca, forte dei suoi 731 voti di preferenza ottenuti alla Ovest. «Ho vinto presentandomi con un programma nei confronti degli elettori. Sono pronto a confrontarlo con quello del sindaco, ma mi auguro che la giunta comunale dia alle circoscrizioni gli strumenti per risolvere i problemi più urgenti sul territorio, come la manutenzione delle strade». Nessun preconcetto, ad ogni modo, per quanto riguarda il rapporto di collaborazione con il nuovo sindaco. «Non ho ancora parlato con Cenni, ma mi aspetto da parte sua piena disponibilità a discutere con i presidenti di circoscrizione sulle questioni dirette che riguardano i territori». Stesso auspicio per Alberto Manzan, che ha rinnovato il suo mandato alla circoscrizione Nord. «Sapevo che Carlesi avrebbe voluto rafforzare i poteri dei quartieri con una maggiore entrata d risorse che avrebbe consentito di dare risposte più rapide ai cittadini, in termini di burocrazia più snella. Non conosco ancora le intenzioni di Cenni, ma spero vivamente che non venga meno il confronto nell'interesse dei cittadini». Ma.La.

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(sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

FERMO IMPRESE E SERVIZI pag. 11 «Meno burocrazia per risparmiare» Il presidente Cna Coltrinari: «Sfruttiamo al meglio gli apparati esistenti» SENZA LA ZAVORRA burocratica, che pesa per 15 miliardi di euro all'anno sui sistemi aziendali, la produttività delle microimprese aumenterebbe del 5,8%. La Cna di Fermo è partita da questo interessante e, per certi versi, sconcertante dato Istat per la scelta del tema di approfondimento alla prossima assemblea provinciale in programma il 16 luglio all'hotel Royal di Porto San Giorgio e alla quale parteciperanno, oltre alle autorità locali, il Segretario Nazionale della Cna, Sergio Silvestrini. Il primato di difficoltà lo raggiunge l'imprenditore che voglia avviare un'attività di raccolta e smaltimento rifiuti, il quale deve svolgere ben 78 adempimenti burocratici e bussare' a 24 diverse amministrazioni; il secondo posto spetta invece al futuro carrozziere, rispettivamente con 76 pratiche in 24 uffici; incalzato dal costruttore edile che, per la sua società, deve affrontare 73 pratiche e rivolgersi a 18 uffici. «Dobbiamo riconoscere sostiene Sandro Coltrinari, presidente della Cna di Fermo e vice presidente della Camera di Commercio che negli ultimi anni qualche passo avanti nel senso di una minore gravosità degli adempimenti è stato fatto. Ma oltre ai nuovi strumenti di semplificazione sempre auspicabili sarebbe già ben sufficiente, far funzionare quelli esistenti. Gli impegni e le promesse sono importanti ma i risultati gli imprenditori li devono toccare con mano giorno per giorno cercando di mandare avanti la propria attività». «Per ottenere questo risultato la Cna aggiunge la coordinatrice interprovinciale, onorevole Orietta Baldelli si sta muovendo da tempo e su più fronti. E' infatti forte e determinata l'azione delle nostre strutture centrali a livello di Governo nazionale, così come lo è a livello regionale. Come Cna di Fermo, inoltre, stiamo portando avanti un progetto di sempre maggiore vicinanza alle imprese, per aiutarle a districarsi meglio nella giungla della burocrazia. Vanno in tal senso la costituzione di tutte le Unioni di mestiere, in grado di monitorare le criticità capillarmente, settore per settore, e il potenziamento degli strumenti di analisi aziendale che consentiranno ai nostri imprenditori di valutare qual è la strada migliore da intraprendere per sviluppare la propria impresa». Image: 20090625/foto/4073.jpg

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Idee innovative per la Carbon e un grande evento in cantiere (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

ASCOLI PRIMO PIANO pag. 3 Idee innovative per la Carbon e un grande evento in cantiere I PROGETTI DEL PRIMO CITTADINO SUBITO DOPO aver metabolizzato la propria elezione, Guido Castelli è già pronto a muoversi su alcune idee e direttrici che dovrebbero costituire i punti di partenza del suo mandato. E così, nelle sue prime dichiarazioni sulle intenzioni e i nuovi metodi amministrativi, il neo sindaco anticipa alcune delle proprie idee. Idee che emergono dal primo confronto televisivo della sua legislatura da sindaco, durante la trasmissione «Il dito nella piaga» sull'emittente locale Quintarete (che andrà in onda questa sera alle 21,15 e in replica alle 00,30). A confronto con alcuni rappresentanti del tessuto cittadino per quel che riguarda il mondo giovanile, quello degli operatori economici e di quelli turistici, Castelli si è sbilanciato su alcune linee guida che vorrebbe porre in essere. Ha parlato, innanzitutto, di «un progetto di città da creare tutti insieme, attraverso un continuo confronto e con l'obiettivo di programmare l'Ascoli dei prossimi 25 anni, assestando il tiro e apportando correttivi lungo il percorso». Tra le idee emerse, la possibilità di andare a rivedere e studiare nel dettaglio l'ipotesi per rendere vitale ed efficace il «cuore» del progetto Carbon, pensando anche a possibili coinvolgimenti di quelle che ha definito «archistar», ovvero architetti di grande livello o altre funzionalità in grado di garantire sviluppo e occupazione. Si è detto, poi, favorevole all'individuazione di un evento di grande riconoscibilità a livello nazionale che possa fungere da traino anche dal punto di vista turistico. Ha inoltre preannunciato la visita, in autunno, del presidente della Camera, Gianfranco Fini, in città, così come ha annunciato la possibile sinergia con Roma nell'ambito di un progetto di portata europea cui sta già lavorando il sindaco Alemanno. Castelli, infine, ha parlato anche di regolamento per l'uso delle piazze, di nuovi sistemi per la trasparenza amministrativa e di una riorganizzazione della macchina comunale con snellimento della burocrazia.

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Per Tagliani debutto ufficiale a Unindustria (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

FERRARA CRONACA pag. 4 Per Tagliani debutto ufficiale a Unindustria OGGI L'ASSEMBLEA Piero Puglioli di STEFANO LOLLI FORTUNA O intuito che sia, l'assemblea annuale di Unindustria (in programma oggi nei saloni della Pinacoteca di palazzo dei Diamanti, dalle 15.30 in sessione privata e quindi con la parte pubblica dalle 17.30), potrà vantare un primato storico; sarà infatti la prima ribalta ufficiale per il nuovo sindaco Tiziano Tagliani e per la neo eletta presidente della Provincia Marcella Zappaterra. I due amministratori del Pd interverranno infatti subito dopo la relazione del presidente Piero Puglioli.Soddisfatto, evidentemente, per l'attesa che a questo punto è suscitata dall'evento. «NON AVREI VOLUTO trovarmi, invece, al timone di Unindustria nel momento di crisi più grave degli ultimi decenni. Ma il proprio tempo non lo si può scegliere...», dice Puglioli limando la relazione con cui aprirà di fatto il proprio ultimo anno di mandato. «Sarà un anno difficilissimo, non tanto per me quanto per la situazione economica e occupazionale del territorio afferma Puglioli ; il calo degli ordini e dei fatturati prosegue, il ricorso alla cassa integrazione è sempre massiccio, anche se per fortuna è stato introdotto qualche correttivo nel calcolo delle giornate reali». MA SULLA RECESSIONE i calcoli, forse, sono inutili: «Per la propria vocazione industriale, più concentrata sulla manifattura e la subfornitura, Ferrara continuerà a risentire più di altre aree della crisi globale incalza Puglioli , e su questo abbiamo già richiamato l'urgenza di risposte da tutti gli attori in campo». RIFERIMENTO ANCHE al dossier' che, alla vigilia delle elezioni, Unindustria ha inviato a tutti i candidati in lizza alle amministrative; suscitando, come si ricorderà, una risposta dura e piccata del sindaco Gaetano Sateriale. Oggi perciò c'è chi si attende la stoccata di Puglioli: «Stoccata che non ci sarà, almeno non con l'ansia di sangue di un matador sorride il presidente ; il nostro documento non intendeva rappresentare una critica a Sateriale, cui anzi va riconosciuto un impegno positivo quanto meno per il petrolchimico, su cui si è mosso con coraggio. La polemica fine a se stessa, poi, non ci interessa più; se avessi voluto fare uno sgambetto a lui e alla sua parte politica, avrei risposto a caldo e non l'ho fatto. Adesso credo che sia invece più utile guardare avanti, ragionare con i nuovi amministratori eletti». I TEMI PERCIÒ su cui verrà sollecitato il confronto con Tagliani e la Zappaterra sono quelli delle infrastrutture (ad iniziare dalle opere pubbliche, grandi o piccole che siano, in grado di ridare ossigeno alle imprese), della burocrazia, «di un progetto organico di rilancio del nostro sistema economico prosegue Puglioli ; continuo a ritenere vitale che le amministrazioni pubbliche debbano mettere l'impresa, ed a chi non ha ben compreso spiego che non parlo solo dell'industria il riferimento sibillino a Sateriale , al centro del progetto di rilancio della provincia. Solo così possiamo tentare di creare un po' di ricchezza per poi, possibilmente, distribuirla». MA NON BASTERA' la sola collaborazione con le istituzioni. Cruciale anche il tema del credito: «La presenza di due banche locali un po' ci ha preservato dice Puglioli , e va lodata anche la lungimiranza del sistema imprenditoriale ferrarese di sostenerne l'autonomia. Guardando però in generale, è evidente una specie di cartello' degli istituti di credito, che sta facendo tornare a galla il vecchio meccanismo della commissione sul massimo scoperto. Significa che le imprese, anche valide, devono pagare interessi troppo alti visto che le banche intendono tutelare se stesse da ogni rischio...». PER UNINDUSTRIA però quella odierna (la prima dopo la nascita formale dell'associazione) non sarà un'assemblea elettiva: anzi, anche nel 2010 non ci saranno votazioni. L'intesa tra l'ex Confindustria e l'Api ha previsto infatti un passaggio di consegne morbido' e concordato, in base al quale il prossimo anno sarà Riccardo Fava a subentrare a Piero Puglioli in modo automatico. Image: 20090625/foto/3226.jpg

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di FABIO ZECCHI E' STATO eletto sindaco da pochi giorni, ma si ritrova gi... (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

FERRARA CRONACA pag. 4 di FABIO ZECCHI E' STATO eletto sindaco da pochi giorni, ma si ritrova gi... di FABIO ZECCHI E' STATO eletto sindaco da pochi giorni, ma si ritrova già l'agenda fittissima. Finita la campagna elettorale, ora è il tempo di rimboccarsi le maniche per Tiziano Tagliani: le cose da fare non gli mancano di certo. Sono gli stessi cittadini a ricordargliele, in un forum aperto sul nostro portale online in cui i nostri lettori stanno segnalando i temi più urgenti cui mettere subito mano. Tra complimenti e perplessità sul risultato elettorale, l'agenda si riempie presto. Tagliani prenda nota... IL SONDAGGIO ancora in corso sul nostro sito propone ai lettori di scegliere tra sette temi caldi' quello che Tagliani dovrebbe affrontare subito. La più cliccata' è la questione relativa alla viabilità: il bisogno di parcheggi e nuove strade è avvertito dal 28% dei votanti. Segue a breve distanza, con il 24%, la crisi che morde fabbriche e famiglie. Più staccati, in un'ideale classifica delle urgenze' da risolvere, temi come sicurezza, sanità e ambiente, mentre i conti delle casse comunali e le politiche turistiche non sembrano riscaldare gli animi dei lettori. Dal forum emergono i temi caldi' che interessano la nostra città. Uno di questi, l'integrazione e la questione degli immigrati, è particolarmente sentito. Francesco invita il neo sindaco a «ripensare la politica abitativa del centro storico che ha portato alla creazione delle casbah e delle China town'». La viabilità è segnalata come priorità da più di un lettore: secondo Michele non ci si dovrà occupare solo «di costruire nuove strade, ma anche di sistemare l'attuale manto stradale, ora in condizioni indecenti». Francesco rilancia, invitando a «completare la tangenziale, sbloccando i lotti rimanenti, e creare una sorta di via Emilia bis». Non poteva mancare, tra i problemi della città, Cona e il suo polo ospedaliero, che semina incertezza tra i lettori: Carlo è irremovibile, «l'ospedale deve rimanere in città». Un altro spauracchio è il progetto dell'idrovia, «un'idea insensata» secondo Michele, che invita a «non portarla avanti, ci sono cose più urgenti su cui pensare e spendere soldi». C'È ANCHE CHI si avventura in analisi sul risultato elettorale. Ale pensa che sia stato «il Pdl a perdere un'occasione unica, non riuscendo a catalizzare l'opposizione e il malcontento diffuso». Daniela è netta nel suo giudizio: «Tutto cambia per non cambiare niente, i problemi sono sempre gli stessi così come i nostri amministratori». Non si respira sicuramente grandissima fiducia nel forum sulle sorti della nostra città. Secondo Stefano «Ferrara è una città in visibile declino rispetto ai fasti degli anni 60 del secolo scorso e non regge con le altre città vicine (Mantova, Verona, Ravenna, Bologna, ecc.)». Rivolgendosi direttamente a Tagliani, uno sfiduciato Stefano gli chiede «di non rendere la nostra città come la Kabul del libro Il Cacciatore di Aquiloni'». Non si guarda solo al passato, ma si getta uno sguardo anche al futuro. Diana chiede di pensare soprattutto «ai nostri bambini». E solleva la delicata questione relativa alla ricerca sulle cellule staminali. «In tutte le strutture sanitarie si promuove la donazione del sangue cordonale ma purtroppo al S.Anna di Ferrara - scrive Diana - se si partorisce il fine settimana esso viene buttato via perchè non c'è un corriere che lo porti alla banca di Bologna». Secondo Diana «basterebbe poco poco a sistemare la situazione visto che ci sono molte associazioni di volontariato, cui si potrebbero far calare le tasse alle imprese di corrieri di Ferrara in cambio dell'impegno a gestire questo servizio nel fine settimana». Sempre sul tema dell'infanzia, è ancora Michele a intervenire, ricordando al nuovo sindaco come «la sistemazione delle scuole debba essere un obiettivo da portare a termine nel minor tempo possibile». UN TEMA che provoca molti malumori è la complessità della macchina burocratica comunale, vero e proprio spauracchio tra i lettori del forum. Sarebbe davvero il caso di «snellire le pratiche burocratiche che ormai congestiano tutte le attività del Comune», sottolinea Michele, che lancia un suggerimento a Tagliani: «Trasferire tutti i servizi al pubblico su internet, consentendo ai cittadini di sbrigare la burocrazia direttamente online: ormai i servizi non si fanno più agli sportelli». Piovono commenti, ma possiamo dire che su una cosa tutti sono d'accordo: «Sono tante le cose da fare - dice Giuseppe - ma l'importante è iniziare subito a risolvere i problemi piccoli e grandi dei cittadini. Auguri e buon lavoro, a ei ed a tutti i suoi collaboratori». Sperando, come scrive Carlo, «che non siano parole al vento». Image: 20090625/foto/3230.jpg

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Scuola Titanic in rotta verso il naufragio o il talk show (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Scuola Titanic in rotta verso il naufragio o il talk show PAOLO DI PAOLO «Il mondo della scuola è l'unico, forse, dove è vero tutto e il contrario di tutto», scrive Giulia Alberico nelle storie raccolte in Cuanta pasión! (Mondadori). Proprio mentre iniziano gli esami, si chiude una stagione editoriale incredibilmente ricca di racconti e testimonianze dalle aule italiane. Testi e autori diversi hanno affrontato, nel corso di questi mesi, l'universo-scuola con lo spirito di chi si affaccia da «un piccolo osservatorio sul mondo, sulla infinita varietà di ciò che è la vita». Si tratta, di solito, di insegnanti-scrittori; ne abbiamo in Italia una fitta e nota schiera, che comprende Starnone e Affinati, Lodoli e Mastrocola. Tra questi, c'è anche Giulia Alberico, che in Cuanta pasión! propone piccole ed enormi vicende di vita tra i banchi, mescolando l'ironia alla tenerezza, la severità alla comprensione. La scrittrice riesce come pochi a restituirci la verità complessa dello stare dietro la cattedra: lo sforzo di comprendere, interpretare, sedurre, guidare quella piccola folla di adolescenti detta «la classe». «Il messaggio - scrive rivolta a un ipotetico alunno difficile - è, deve essere: io non mi stancherò mai di dialogare con la parte bella che tu possiedi, nonostante gli sforzi tremendi che fai per ostacolarmi, deridermi, fiaccarmi. Io reggerò, sappilo. Perché sono più cocciuta e testarda di te». Alberico non blandisce i lettori; la sua scrittura diretta, vivace, senza orpelli, arriva al cuore delle cose: a volte con crudezza, e sempre con un tale carico di autenticità da commuovere. Come quando racconta l'ostinato sforzo di insegnare letteratura, sfidando il disinteresse generale, e intanto strappando «Urbani alla depilazione delle sopracciglia, Lucrezia al pusher, Sara alla sua follia». Perché quello che conta in un docente, prima ancora della preparazione culturale, è «saper tenere la classe»: «e chi è entrato in aula una volta nella vita lo sa», scrive Chiara Valerio, trentenne, in Nessuna scuola mi consola (Nottetempo). È il piccolo memoriale della giovane insegnante Faggi: «Entrare in un'aula oggi è una grande doccia di umiltà del tipo non siamo niente». Il talento di Valerio, che rende le pagine mosse, vibrate, quasi elettriche, si sofferma su spazi interstiziali, istanti, scadenze della vita scolastica. Consigli di classe, scrutini. Piccoli dialoghi riprodotti con straordinaria abilità e perciò capaci di riassumere questioni gigantesche. «Sai che in IV G ci sono solo maschi?, entro e, mentre faccio l'appello, mi dicono Prof lei è la nostra tronista, e ridono»; ecco, allora, la televisione e la scuola, o la televisione quando mette in scena la scuola, «un grande fratello didattico» in cui l'allievo finisce per discutere con il docente di turno, per zittirlo: «Rispetto la sua opinione ma io penso di averlo fatto bene e poi è una sua opinione». Conclude la prof. Faggi: «Il messaggio è Insegnare non serve a niente». Eppure anche se per molti fare il professore è una fatica inutile e malpagata, «io mi diverto, mi sento utile. Io sono contenta di stare qui dove sto, anche se non è il paradiso, anche se la burocrazia è alle stelle». LA TRONISTA L'emozione che, oltre al sorriso, suscitano queste testimonianze in forma di racconto, risulta soprattutto dal contatto con ciò che tv e giornali tendono a ignorare: la quantità e la qualità della passione degli insegnanti. Nonostante gli stipendi non esaltanti e i pregiudizi diffusi: «Molti mi dicono che gli insegnanti non fanno un bel nulla e che quello che prendono è fin troppo», scrive Cosimo Argentina, scrittore e professore anche lui, in Beata ignoranza (Fandango). «Nella scala sociale siamo scesi agli ultimi posti. Mi hanno chiesto dei ragazzi: perché non ha fatto l'avvocato? faceva più soldi». La «scuola che resiste nell'era Gelmini» - come la definisce Argentina nel sottotitolo del suo libro - si muove a fatica tra problemi vecchi e nuovi. Professori precari alle prese, per esempio, con alunni pachistani o cinesi. «Mohamed. hai capito l'astrattezza della norma giuridica? - Eh? - L'astrattezza. - Prof. no capire! - Cosa? - Eh? - Cos'è che non hai capito, Mohamed? - Prof. sì, bene!». La scuola come il Titanic, dice Argentina: cambiano i ministri e la situazione peggiora. Ma guai a parlare dei problemi dell'istruzione pubblica in astratto. Il punto di vista dev'essere interno. Fosse pure quello, risentito, di Valerio, lo studente protagonista dell'aspro romanzo di Simone Consorti In fuga dalla scuola e verso il mondo (Hacca). L'autore, che insegna a Pomezia, dà voce alla rabbia giovane, a un amore insofferente, di un ragazzo di periferia. Dice: i professori non si fanno capire e nemmeno tra loro si capiscono, «da loro non c'è molto da imparare»; insegue l'idea di una bomba che riduca «la scuola a brandelli» e si prepara alla fuga. Alla voce brusca di Valerio un buon controcanto potrebbe essere quello dell'immaginario prof. Libero Occhipinti, nel bel libro di racconti Ultimo banco (Edilet) di Federica Bellinati e Palmira De Angelis, docenti in un liceo romano. Occhipinti riassume in un lungo verbale le disavventure di una gita a Mirabilandia. L'effetto che produce la lingua solenne del professore a contatto con i guai della gita è esilarante: al momento dell'appello sul pullman c'è uno studente in più, «ma li abbiamo ricontati toccando le teste - non dando scappellotti, come qualche studente bugiardo ha raccontato ai genitori, né dicendo cose come "fatela finita se è uno scherzo non fa ridere guardate mi sto incazzando come una bestia e ve la faccio pagare vi butto giù dalla ruota di Mirabilandia" - insisto a dire, et iuro per omnes deos et caput meum, che né io né la collega ci siamo mai sognati di usare tali indecorose espressioni». La punizione finale sull'alunno in più, Carosi Mirko del IV B, «un coattone strafottente», non sarà però la sospensione, spiega Occhipinti: «nella certezza che venire a scuola gli è più sgradito dell'esserne fuori». Mentre cominciano gli esami, si chiude una stagione editoriale incredibilmente ricca di racconti e testimonianze dalle aule scolastiche: scrittori - insegnanti che raccontano la vita e le relazioni dentro la scuola.

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Il mondo della scuola è l'unico, forse, dove è vero tutto e il contrario di tut... (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

«Il mondo della scuola è l'unico, forse, dove è vero tutto e il contrario di tutto», scrive Giulia Alberico nelle storie raccolte in Cuanta pasión! (Mondadori). Proprio mentre iniziano gli esami, si chiude una stagione editoriale incredibilmente ricca di racconti e testimonianze dalle aule italiane. Testi e autori diversi hanno affrontato, nel corso di questi mesi, l'universo-scuola con lo spirito di chi si affaccia da «un piccolo osservatorio sul mondo, sulla infinita varietà di ciò che è la vita». Si tratta, di solito, di insegnanti-scrittori; ne abbiamo in Italia una fitta e nota schiera, che comprende Starnone e Affinati, Lodoli e Mastrocola. Tra questi, c'è anche Giulia Alberico, che in Cuanta pasión! propone piccole ed enormi vicende di vita tra i banchi, mescolando l'ironia alla tenerezza, la severità alla comprensione. La scrittrice riesce come pochi a restituirci la verità complessa dello stare dietro la cattedra: lo sforzo di comprendere, interpretare, sedurre, guidare quella piccola folla di adolescenti detta «la classe». «Il messaggio - scrive rivolta a un ipotetico alunno difficile - è, deve essere: io non mi stancherò mai di dialogare con la parte bella che tu possiedi, nonostante gli sforzi tremendi che fai per ostacolarmi, deridermi, fiaccarmi. Io reggerò, sappilo. Perché sono più cocciuta e testarda di te». Alberico non blandisce i lettori; la sua scrittura diretta, vivace, senza orpelli, arriva al cuore delle cose: a volte con crudezza, e sempre con un tale carico di autenticità da commuovere. Come quando racconta l'ostinato sforzo di insegnare letteratura, sfidando il disinteresse generale, e intanto strappando «Urbani alla depilazione delle sopracciglia, Lucrezia al pusher, Sara alla sua follia». Perché quello che conta in un docente, prima ancora della preparazione culturale, è «saper tenere la classe»: «e chi è entrato in aula una volta nella vita lo sa», scrive Chiara Valerio, trentenne, in Nessuna scuola mi consola (Nottetempo). È il piccolo memoriale della giovane insegnante Faggi: «Entrare in un'aula oggi è una grande doccia di umiltà del tipo non siamo niente». Il talento di Valerio, che rende le pagine mosse, vibrate, quasi elettriche, si sofferma su spazi interstiziali, istanti, scadenze della vita scolastica. Consigli di classe, scrutini. Piccoli dialoghi riprodotti con straordinaria abilità e perciò capaci di riassumere questioni gigantesche. «Sai che in IV G ci sono solo maschi?, entro e, mentre faccio l'appello, mi dicono Prof lei è la nostra tronista, e ridono»; ecco, allora, la televisione e la scuola, o la televisione quando mette in scena la scuola, «un grande fratello didattico» in cui l'allievo finisce per discutere con il docente di turno, per zittirlo: «Rispetto la sua opinione ma io penso di averlo fatto bene e poi è una sua opinione». Conclude la prof. Faggi: «Il messaggio è Insegnare non serve a niente». Eppure anche se per molti fare il professore è una fatica inutile e malpagata, «io mi diverto, mi sento utile. Io sono contenta di stare qui dove sto, anche se non è il paradiso, anche se la burocrazia è alle stelle». LA TRONISTA L'emozione che, oltre al sorriso, suscitano queste testimonianze in forma di racconto, risulta soprattutto dal contatto con ciò che tv e giornali tendono a ignorare: la quantità e la qualità della passione degli insegnanti. Nonostante gli stipendi non esaltanti e i pregiudizi diffusi: «Molti mi dicono che gli insegnanti non fanno un bel nulla e che quello che prendono è fin troppo», scrive Cosimo Argentina, scrittore e professore anche lui, in Beata ignoranza (Fandango). «Nella scala sociale siamo scesi agli ultimi posti. Mi hanno chiesto dei ragazzi: perché non ha fatto l'avvocato? faceva più soldi». La «scuola che resiste nell'era Gelmini» - come la definisce Argentina nel sottotitolo del suo libro - si muove a fatica tra problemi vecchi e nuovi. Professori precari alle prese, per esempio, con alunni pachistani o cinesi. «Mohamed. hai capito l'astrattezza della norma giuridica? - Eh? - L'astrattezza. - Prof. no capire! - Cosa? - Eh? - Cos'è che non hai capito, Mohamed? - Prof. sì, bene!». La scuola come il Titanic, dice Argentina: cambiano i ministri e la situazione peggiora. Ma guai a parlare dei problemi dell'istruzione pubblica in astratto. Il punto di vista dev'essere interno. Fosse pure quello, risentito, di Valerio, lo studente protagonista dell'aspro romanzo di Simone Consorti In fuga dalla scuola e verso il mondo (Hacca). L'autore, che insegna a Pomezia, dà voce alla rabbia giovane, a un amore insofferente, di un ragazzo di periferia. Dice: i professori non si fanno capire e nemmeno tra loro si capiscono, «da loro non c'è molto da imparare»; insegue l'idea di una bomba che riduca «la scuola a brandelli» e si prepara alla fuga. Alla voce brusca di Valerio un buon controcanto potrebbe essere quello dell'immaginario prof. Libero Occhipinti, nel bel libro di racconti Ultimo banco (Edilet) di Federica Bellinati e Palmira De Angelis, docenti in un liceo romano. Occhipinti riassume in un lungo verbale le disavventure di una gita a Mirabilandia. L'effetto che produce la lingua solenne del professore a contatto con i guai della gita è esilarante: al momento dell'appello sul pullman c'è uno studente in più, «ma li abbiamo ricontati toccando le teste - non dando scappellotti, come qualche studente bugiardo ha raccontato ai genitori, né dicendo cose come "fatela finita se è uno scherzo non fa ridere guardate mi sto incazzando come una bestia e ve la faccio pagare vi butto giù dalla ruota di Mirabilandia" - insisto a dire, et iuro per omnes deos et caput meum, che né io né la collega ci siamo mai sognati di usare tali indecorose espressioni». La punizione finale sull'alunno in più, Carosi Mirko del IV B, «un coattone strafottente», non sarà però la sospensione, spiega Occhipinti: «nella certezza che venire a scuola gli è più sgradito dell'esserne fuori».

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PARLANO di sicurezza e indicano piani di illuminazione, ronde... Tutto ok, ma dopo poche ore... (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

LETTERE E COMMENTI pag. 31 PARLANO di sicurezza e indicano piani di illuminazione, ronde... Tutto ok, ma dopo poche ore... PARLANO di sicurezza e indicano piani di illuminazione, ronde... Tutto ok, ma dopo poche ore il malvivente è in circolazione. Parlano di ripresa economica ma abbiamo un carico fiscale enorme ed una burocrazia paralizzante. Parlano di evasione fiscale ma ci sono sprechi nella politica e nell'amministrazione pubblica enormi e insensati. Ho notato la compagine che appoggiava Delbono. E' la fotocopia del governo Prodi L. B., Bologna

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i lavori fantasma dell'amia (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina I - Palermo Rilievi dei revisori dei conti del Comune sulle fatture emesse della ex municipalizzata per la manutenzione stradale I lavori fantasma dell´Amia Tra gli introiti 4,5 milioni di euro per opere mai eseguite Fatture da 4 milioni 678 mila euro per lavori di manutenzione stradale che non sarebbero mai stati eseguiti. Ecco l´ultimo giallo nei conti dell´Amia messo nero su bianco dal presidente del Collegio dei revisori dei Conti del Comune Luigi Di Simone che ha scritto una nota ai vertici della burocrazia. I lavori "fantasma" si sarebbero svolti tra il 21 settembre e il 31 dicembre quando presidente era ancora il senatore del Pdl Enzo Galioto. SARA SCARAFIA A PAGINA II

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L'eolico viaggia con il (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

SPECIALE ENERGIA pag. 28 L'eolico viaggia con il Potrebbe coprire una fetta importante del UNA «MINIERA» DI ENERGIA DA di MASSIMO DEGLI ESPOSTI MILANO «Le opportunità ci sono, le potenzialità sono lungi dall'essere esaurite». Dunque, avanti tutta con le fonti di energia rinnovabili, eolico in primis. L'ingegner Alessandro Salerno, responsabile dello sviluppo Italia del gruppo multinazionale Relight, è convinto che entro qualche decennio l'energia verde possa arrivare a coprire in Italia il 40-50% del fabbisogno energetico. Una sfida sulla quale scommette il suo gruppo, nato a Milano dall'idea di Gokhan Baykam, maggior azionista e attuale amministratore delegato, oggi attivo in Turkia, Grecia e Stati Uniti con circa 300 Mw di potenza installata con l'obiettivo di salire a 1000 Mw entro tre anni (200 Mw da nuovi progetti in partenza in Italia). Ingegnere, molti ritengono che le fonti rinnovabili possano essere solo «marginali». Lei cosa ne pensa? «Eolico, fotovoltaico e biomasse hanno sicuramente una bassa densità energetica, cioè richiedono molto territorio per sviluppare quantità significative di energia. Però anche un Paese piccolo e densamente abitato come l'Italia ha vento, sole, biomasse e territorio sufficienti a coprire quote importanti del fabbisogno. Si tratta di mettere a punto gli strumenti normativi e tecnologici per sfruttarli al meglio» Si riferisce all'eccesso di burocrazia nelle autorizzazioni? «Questo è uno dei problemi: troppi lacci, norme regionali troppo diverse tra loro e l'incertezza sul futuro degli incentivi del conto energia. Poi ci sono i problemi tecnici» Che sarebbero? «Le pale eoliche girano solo se c'è vento, le celle fotovoltaiche producono energia solo col sole. Insomma l'energia verde non arriva secondo le necessità, non è controllabile. E' un sistema complesso. Ci vorrebbe uno sviluppo pianificato e integrato con un gestore della rete che si occupasse dell'interconnessione fra le diverse fonti» E in positivo? Solo la sostenibilità ambientale? «Non solo, ma sarebbe già tantissimo riequlibrare le emissioni a lungo termine. Ma eolico, biomasse e fotovoltaico hanno anche il pregio di poter essere diffuse, con tantissimi impianti di piccole dimensioni, ciascuno dei quali proterebbe ricchezza nel territorio. Noi per esempio, faremo un intervento in Puglia investendo quasi 150 milioni di euro in un paesino di 5 mila abitanti. Avremo una centrale eolica da 40 Mw, una fotovoltaica da 15 Mw e, speriamo, un impianto a biomasse che sfrutta residui agricoli. Un piccolo esempio di sistema integrato» E' ipotizzabile che il progresso tecnologico apra nuove frontiere? «Noi in Turchia stiamo studiando nuove turbine eoliche verticali azionate con vele che potrebbero garantire una più alta efficienza energetica. Poi credo molto alla ricerca Usa: la Silicon Valley ha abbandonato l'informatica e si è buttata nella ricerca sull'energia pulita, partendo dal silicio che è la materia prima chiave delle celle fotovoltaiche. Se queste ricerche avranno successo potremmo vivere un boom della generazione diffusa che sfrutta le immense superfici dei tetti delle abitazioni e delle fabbriche» Resta il problema dei costi. Col nucleare, per esempio, non c'è gara... «Falso. Se si calcola il costo di smantellamento delle centrali nucleari e quello di smaltimento delle scorie si arriva già a costi di produzione superiori rispetto a quelli dell'eolico»

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La burocrazia rallenta le rinnovabili' (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

SPECIALE ENERGIA pag. 30 La burocrazia rallenta le rinnovabili' «E' una giungla di leggi nelle Regioni» Allarme di Assoelettrica per la «via crucis» di autorizzazioni per i nuovi impianti di ELENA COMELLI MILANO SENZA un piano nazionale, che fissi la quota di fonti rinnovabili da raggiungere per ogni Regione italiana, non ci sarà sviluppo dell'energia del vento e del sole nel nostro Paese. «Serve fissare al più presto un burden sharing per le Regioni», ha detto Massimo Orlandi, vicepresidente di Assoelettrica, intervenendo martedì a Roma al primo workshop dell'Osservatorio sull'industria delle rinnovabili, dove sono state presentate le «Dieci priorità per lo sviluppo delle fonti rinnovabili». «Vanno create le condizioni di una cooperazione fattiva tra Stato e Regioni, con standard comuni per l'adeguamento degli stimoli regionali e criteri condivisi per ripartire i nuovi obiettivi fissati dalla Commissione europea», ha detto. PER QUESTO potrebbe essere utile «individuare un meccanismo di premio-sanzione per le singole Regioni propone Assoelettrica in modo che siano responsabilizzate. La direttiva Ue Clima-Energia deve essere occasione per semplificare il quadro normativo in Italia e regolamentare un settore che oggi mostra costi disparati a livello locale o criteri addirittura opposti, con alcune aree prive di piano elettrico regionale». Pure in presenza di incentivi, questa mappa nazionale estremamente differenziata «è inaccettabile per gli investitori ha spiegato Orlandi con costi più alti in Italia che altrove, che ci rendono meno competitivi e ben lontani dal clima di grande effervescenza che vediamo oggi negli Stati Uniti anche a livello di piccole aziende». LE DIFFERENZIAZIONI e i blocchi regionali si avvertono in maniera evidente sull'eolico. «In Italia spiega Simone Togni, segretario generale dell'Anev la crescita dell'eolico è bloccata da quasi quattro anni in Sardegna, considerata l'area con il migliore potenziale eolico d'Europa. E anche le altre regioni più ventose, dalla Sicilia alle Marche, dall'Abruzzo alla Calabria, lungo tutta la dorsale appenninica, vanno avanti a singhiozzo». «Ci vorrebbe una semplificazione normativa: al momento attuale, tirare su una pala eolica è più difficile che costruire una centrale nucleare. Ci vorrebbero linee guida nazionali, per introdurre principi di uniformità e certezza su tutto il territorio italiano», conferma Togni. LA DELEGA alle Regioni di competenze fondamentali in materia di pianificazione e autorizzazione, infatti, ha portato ogni Regione a fissare regole diverse, spesso condizionate da localismi. Nel proliferare del caos normativo, gli operatori energetici hanno abbandonato le fasi di sviluppo e di autorizzazione degli impianti, lasciando il passo ai cosiddetti developer'. Da questi intermediari gli operatori acquistano poi i progetti una volta divenuti cantierabili. Una semplificazione e unificazione delle norme eviterebbe questo mercato di carta', che appesantisce il settore e lo espone all'infiltrazione di elementi criminali, com'è successo recentemente in Sicilia.

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I giovani imprenditori: Bisogna puntare sul merito (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il" del 25-06-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero, Il (Civitavecchia))

Argomenti: Burocrazia

Giovedì 25 Giugno 2009 Chiudi I giovani imprenditori: «Bisogna puntare sul merito» Dall'ideatore delle Winx al creatore dell'algoritmo alla base di Google, tutti d'accordo: «Meno burocrazia»

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Una crisi da cui Roma può uscire prima di altre città, purché si punti sul me... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il" del 25-06-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero, Il (Civitavecchia))

Argomenti: Burocrazia

Giovedì 25 Giugno 2009 Chiudi di LUCA BRUGNARA Una crisi da cui Roma può uscire prima di altre città, purché si punti sul merito. Lo sottolinea il Gruppo dei Giovani imprenditori dell'Unione industriali di Roma. «Nella Capitale, ci sono imprenditori di grande successo che investono nella creatività, esportandola nel mondo - ricorda il presidente dei Giovani imprenditori romani, Massimiliano Raffa. - La crisi, qui, è forse meno sentita perché si lavora molto per la pubblica amministrazione. Occorre il coraggio di investire sui giovani di talento e con merito». Roma e l'Italia possono vantare eccellenze mondiali, come Iginio Straffi, ideatore delle Winx, Luca Ascani, 30 anni, editore on-line di 160 portali tra cui Excite, Massimo Marchiori, creatore dell'algoritmo alla base di Google. All'assemblea degli imprenditori hanno partecipato, tra gli altri, il presidente di Eur Spa, Mauro Miccio, Federica Guidi, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria. «Le piccole opere, facilmente cantierabili - afferma il presidente della Uir, Aurelio Regina - sono essenziali per rimettere in moto l'economia delle piccole e medie imprese». L'auspicio è di una minore burocrazia. «E' uno degli ostacoli più frequenti - conclude il sindaco Gianni Alemanno - Se Comune e Regione riuscissero a spendere i soldi che hanno, senza i lacci burocratici, si uscirà meglio e prima dalla crisi. Vanno sostenuti i grandi progetti: il Gran Premio di Formula Uno garantirebbe un indotto di un miliardo di euro per la città».

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In sei mesi il via alla direttiva servizi (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-25 - pag: 6 autore: INTERVISTA Andrea Ronchi Ministro per le Politiche europee In sei mesi il via alla direttiva servizi Barbara Fiammeri ROMA «Tempo sei mesi e la direttiva sui servizi per il mercato interno sarà pienamente operativa ». A lanciare la sfida è Andrea Ronchi, ministro per le Politiche comunitarie, all'indomani dell'approvazione della legge comunitaria, che recepisce complessivamente 50 direttive europee tra cui quella che istituirà lo sportello elettronico per le imprese e le norme che consentiranno di far scontare la pena nel Paese d'origine ai cittadini comunitari condannati con sentenza definitiva. Ministro, sei mesi non sono troppo pochi per realizzare lo sportello unico? Questa per noi è una grande scommessa e intendiamo vincerla. Anche perché l'Italia, rispetto agli altri paesi, è decisamente avanti nella fase di attuazione. I servizi oggi rappresentano il 70% del Pil europeo ed è un settore che ha ulteriori margini di sviluppo e quindi di occupazione. Abbiamo calcolato che l'attuazione della direttiva consentirà alle imprese un risparmio di almeno il 25% dei costi sopportati attualmente a causa del carico della burocrazia. è la più grande liberalizzazione mai realizzata. Quali effetti concreti produrrà? La libera circolazione dei servizi e la creazione reale di uno spazio senza frontiere, finora limitato da barriere anacronistiche e burocratiche, aumenterà la competitività delle imprese europee e contribuirà alla semplificazione e al varo di norme che non creino discriminazione all'interno del mercato unico. In altre parole faciliterà le imprese di servizi a prestare la propria attività in altri Paesi del continente europeo? Certo, perché ci sarà un sistema di regole comuni che non consentirà più come è avvenuto finora di introdurre barriere all'ingresso, sia pure di tipo burocratico. A partire da gennaio, tutte le imprese europee che operano nel campo dei servizi avranno a che fare con un unico interlocutore. Come funzionerà lo sportello unico? Attraverso la rete e consentirà ai prestatori di servizi di poter espletare tutte le procedure richieste nonché, ovviamente, di ottenere le informazioni necessarie a esercitare la loro attività in tempi brevissimi. Vorrei che fosse chiaro: questa è una vera e propria rivoluzione, le imprese potranno operare liberamente, a prescindere dal paese d'origine e da quello dove realizzeranno la loro prestazione. L'obiettivo è, dunque, una maggiore omogeneità all'interno dell'Unione europea? Sì, e non vale solo in campo economico. Abbiamo migliorato in modo sostanziale la collaborazione tra le forze di polizia europee. Non solo: l'Italia ha spinto affinché fosse anticipata l'attuazione del principio in base al quale le sentenze di condanna adottate da uno Stato membro nei confronti di un cittadino di un altro Stato membro potranno essere eseguite nel paese di origine. Vuol dire che chi ha commesso un reato in Italia potrà scontare la pena all'estero? Esattamente. Ed è un principio che, grazie al forcing del governo italiano, si applicherà fin dal 2010 e non dal 2011 come previsto inizialmente. Tutti i cittadini della Ue che sono stati condannati in Italia con sentenza definitiva, anche se non lo vogliono, dovranno scontare la pena comminatagli dal tribunale italiano nel loro Paese d'origine. © RIPRODUZIONE RISERVATA RISPARMI ATTESI «Per le imprese minori spese del 25% rispetto al carico della burocrazia» SPORTELLO UNICO «Dal primo gennaio tutte le aziende europee avranno un solo interlocutore in rete» Andrea Ronchi, 53 anni, è un esponente del Pdl AGF

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Di recente, avendo proposto di esaminare a fondo i libri di testo mi sono sentito ri... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Giovedì 25 Giugno 2009 Chiudi di GIORGIO ISRAEL Di recente, avendo proposto di esaminare a fondo i libri di testo mi sono sentito rispondere da un pulpito autorevole: «Non faremo mai i poliziotti e i delatori dei colleghi». È curioso che si ragioni in questo modo proprio mentre si parla da mattina a sera di valutazione. O piuttosto fa capire che è più comodo scegliere la valutazione che si nasconde dietro giudizi impersonali e "oggettivi". Così tocchiamo il nodo dolente della questione. Tutti concordano sul fatto che un sistema così ingessato e burocratizzato deve essere reso più duttile. E allora le parole d'ordine sono "autonomia" e "valutazione". Il sistema classico dell'istruzione statale va certamente riformato, anche se nessuna persona ragionevole può negare che ad esso dobbiamo la diffusione dell'istruzione di massa e che dal punto di vista storico esso, quantomeno a livello della scuola, si è rivelato superiore a qualsiasi sistema privatistico e liberista. Ma il problema è di evitare la tradizionale caduta dalla padella nella brace. Se tutto dovesse risolversi nel trasferire il potere dalle burocrazie ministeriali centraliste a gruppi di "esperti scolastici" che non hanno mai insegnato un minuto né mai pubblicato una riga se non relativamente alle loro tecniche gestionali, allora ci troveremmo esattamente in questa situazione. Difatti, è manifesto che l'interesse di questi "esperti" è di affermare la supremazia della loro specifica competenza gestionale-valutativa sulle competenze tipiche degli insegnanti e degli uomini di cultura. Difatti, da questi esperti proviene spesso un atteggiamento sprezzante nei confronti dei contenuti disciplinari, fino a proclamare che occorreranno ancora una decina di anni di "lotta militante"per frantumare definitivamente il sistema disciplinare. Allora ha ben ragione il celebre filologo Cesare Segre a osservare che, si finirà col «mettere la museruola ai competenti, i soli ad avere la capacità di giudicare», riducendo «le valutazioni, ormai affidabili a chiunque, a puro calcolo quantitativo. Alla faccia della meritocrazia». È altresì inquietante che un muro di silenzio assoluto si erga contro tutte le critiche che vengono mosse nei confronti dell'uso spesso acritico e sconsiderato vero esempio di mancanza di probità scientifica di metodi di valutazione numerica a dir poco discutibili. Non importa che tali critiche vengano mosse da organismi scientifici di primo livello, non importa che tutti sappiano che metodologie di valutazione della ricerca come il "citation index" siano delle assurdità totali, che le liste delle riviste scientifiche accreditate per le valutazioni contengano omissioni scandalose. E qui parlo di ricerca scientifica, ma anche l'esame delle statistiche internazionali sulla scuola fornisce una materia per esercitarsi a trovarne le numerose falle e a rivoltarne a piacere le conclusioni. Ci stiamo mettendo passivamente nelle mani di "esperti" il cui potere spesso deriva soltanto dal far parte di imprese e gruppi influenti. Agli inizi del Novecento, si svolse uno scambio di idee tra il fondatore dell'economia matematica, Léon Walras e il grande matematico Henri Poincaré sul significato e la portata di un concetto fondante della teoria, l'utilità. Nessuno dei due, neppure Walras, ardiva supporre che l'utilità potesse essere misurata: tutt'al più si discuteva se potesse essere oggetto di una speculazione matematica generica, senza applicazioni numeriche concrete. Ma oggi gli "esperti" si avventurano a misurare qualsiasi qualità umana senza provare neppure a chiedersi se ciò abbia il minimo senso e il minimo fondamento scientifico. Per misurare qualcosa occorre definirne l'unità di misura: qual è l'unità di misura della "competenza"? La questione è cruciale perché la presunzione di poter raggiungere una valutazione strettamente oggettiva e quantitativa si basa sulla distinzione ormai invalsa tra "conoscenze" e "competenze" che è ormai divenuta una filastrocca ripetuta senza sapere neppure bene di cosa si tratti. La competenza è ritenuta fondamentale in quanto su di essa si appuntano le speranze di una valutazione oggettiva e, in alcuni Paesi, ciò è stato tentato proprio in relazione alle prove del tipo "maturità". Ma cos'è la competenza? Con questo termine si vorrebbe definire una dimensione soggettiva di capacità, risorse e attitudini, non soltanto professionali ma anche relazionali, acquisite nel processo formativo. Dietro certe affermazioni di facciata, gli addetti ai lavori ammettono che una definizione univoca di competenza non esiste. Anzi, una commissione mondiale istituita negli anni novanta per tentare di pervenire a una siffatta definizione ne ha prodotte un numero enorme senza concludere nulla. Non soltanto: si ammette che le definizioni che includono i fattori relazionali e affettivi sono assolutamente inadatte a essere misurate, mentre per altre definizioni "deboli" si è tentato qualcosa con poco costrutto. Ad ogni modo, se anche gli specialisti in materia ammettono, sia pure tra i denti, che per una valutazione delle competenze con test siamo ancora in alto mare, è saggio affidarsi mani e piedi legati a simili metodologie? Forse il tema della misurazione oggettiva dei fattori soggettivi è un tema scientifico (e filosofico) troppo complesso per qualche azienda di valutatori. Ma non è comunque un bel segnale che troppi ripetano parole come "conoscenze-competenze", "valutazione" e "autonomia" solo perché fanno parte dei codici dell'eurocrazia. Dove muore lo spirito critico muore anche la cultura e l'istruzione. Cosa è più urgente fare? Proviamo a dirlo in pillole. Occorre riqualificare la funzione dell'insegnante introducendo una progressione di carriera e un sistema di formazione e reclutamento basati sul merito (ovvero su prove e verifiche). Occorre ricondurre gli attori della scuola ai loro ruoli: niente più famiglie sindacati dei figli e studenti che comandano a scuola (da questo punto di vista la vicenda dei tabelloni del Liceo Berchet di Milano con i voti dati dai docenti agli studenti accanto a quelli dati dagli studenti ai docenti è un episodio di squallida demagogia). La valutazione delle scuole va effettuata da commissioni ispettive "umane" composte da insegnanti esterni o anche in pensione. Occorre procedere a un riesame a fondo di curricula e programmi mettendo al bando fumisterie e metodologismi vacui e procedendo a una rigorosa riqualificazione disciplinare. Infine, occorre un esame della questione dei libri di testo: troppi e non sempre di buona qualità; davvero troppi e spesso pessimi alle elementari, probabilmente come conseguenza della loro gratuità. In generale, meno statistiche e più valutazioni di contenuto. Per l'università va fatto un discorso analogo. Appare ormai chiaro che il meccanismo di reclutamento basato sulle liste nazionali è l'unica scelta sensata, mentre una ristrutturazione della "governance" deve mantenere al corpo docente il ruolo di indirizzo scientifico-didattico. Anche qui, per la valutazione meno numeri e più "giudizi ponderati" per dirla con le parole della International Mathematical Union.

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Stranieri e burocrazia: Bergamo taglia i tempi (sezione: Burocrazia)

( da "Eco di Bergamo, L'>" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Stranieri e burocrazia: Bergamo taglia i tempi «Famiglie riunite grazie all'aiuto delle istituzioni» --> Giovedì 25 Giugno 2009 BERGAMONDO, pagina 32 e-mail print Dalla piazza ai fatti. Grazie al dialogo con Prefettura e Questura, il tavolo tecnico della «Rete Bergamo 28 marzo» ha raggiunto dei risultati significativi: tempistiche rispettate per rilascio dei ricongiungimenti familiari; rilascio delle carte di soggiorno per motivi familiari anche al coniuge senza cinque anni di residenza; rinnovo del permesso di soggiorno per attesa occupazione della durata di almeno sei mesi, a partire da quando il permesso è stampato dalla Zecca di Stato. Tra i nodi da sciogliere: eliminare sia le discrezionalità applicate da alcuni Comuni verso criteri di valutazione e costi per il rilascio dell'idoneità alloggiativa, sia i ritardi della pubblica amministrazione nel visionare le richieste di carta e permesso di soggiorno, il che, alla luce dell'attuale crisi economica e occupazionale, può provocare dinieghi nel rilascio di tali documenti, qualora il richiedente perda l'occupazione prima che la sua richiesta venga vagliata. Criticità quest'ultima che rischia di portare al fallimento i progetti migratori. Mentre tra i punti del documento politico stilato dalla Rete si sottolinea la necessità di sensibilizzare la gente a coesione sociale, contro intolleranza e paura favoriti da norme discriminatorie previste nel pacchetto di sicurezza ora in corsa verso l'approvazione definitiva da parte del Governo. Dopo la manifestazione di 2 mila persone, che il 28 marzo hanno attraversato le strade cittadine per portare le istanze dei cittadini stranieri come portatori di diritti e doveri, la Rete punta a coinvolgere gli stranieri come attori privilegiati nel monitoraggio sulla normativa sull'immigrazione e nel dialogo con le istituzioni, per sciogliere i nodi critici, evitare ingiustizie a favore di politiche d'integrazione nel rispetto dei diritti umani. Costituitasi all'inizio di quest'anno e composta da cittadini, associazioni di immigrati, associazioni che operano con gli stranieri, sindacati e partiti politici, la Rete si è ritrovata il 23 giugno nella sede della Comunità Ruah per comunicare l'andamento dei lavori del tavolo tecnico con Prefettura e Questura, nato dall'incontro tenutosi tra una delegazione della Rete e il prefetto vicario Lucio Marotta, Gennaro Terrusi, dirigente dell'area immigrazione della Prefettura, e Pasqualina Ciaccia, dirigente ufficio immigrazione della Questura di Bergamo, a conclusione del corteo dello scorso marzo. Bertha Bayon, portavoce della Rete, insieme ad Adriano Allieri, Giuseppe Errico e Lorenzo Lanfranchi hanno esposto i risultati positivi raggiunti e le criticità emerse dagli incontri del 2 aprile e del 26 maggio scorsi e svoltisi con Prefettura e Questura. Comune denominatore la disponibilità delle istituzioni a risolvere i nodi critici, nonostante scarsità di personale e lentezze burocratiche dovute a disguidi tecnici siano un cappio al collo. «Da una settimana è fuori uso il portale ministeriale dell'immigrazione, dove inserire i dati relativi al primo permesso e le richieste di carte di soggiorno», ha dichiarato Adriano Allieri, aggiungendo: «Grazie a una circolare prefettizia si sta lavorando per passare dalla discrezionalità all'uniformità dei criteri di valutazione e dei costi per il rilascio dell'idoneità alloggiativa. Alcuni Comuni, quali Brignano Gera d'Adda o Caravaggio impongono criteri restrittivi e costi alti, quali 100 o 150 euro. Per ora è una discriminazione imposta solo agli stranieri ma, con il pacchetto sicurezza, l'idoneità alloggiativa verrà richiesta anche agli italiani». Secondo nodo da sciogliere: i troppi documenti richiesti per l'iscrizione anagrafica al Comune, dall'idoneità degli impianti elettrici e di gas, alla copia del contratto di lavoro e alla busta paga, mentre «per legge l'iscrizione dovrebbe avvenire per l'abituale dimora in un posto», ha incalzato Lanfranchi, riportando il documento stilato dalla Rete. Redatto per promuovere coesione sociale a dispetto del «deterioramento delle politiche immigratorie a favore di intolleranza e paura - ha sottolineato Lanfranchi -, alla luce delle norme discriminatorie del pacchetto sicurezza e dell'accordo sull'immigrazione clandestina stretto con la Libia, che non ha ratificato la convenzione di Ginevra sui diritti umani», il documento sottolinea alcune negatività delle norme sull'immigrazione in dirittura d'arrivo per l'approvazione: prolungamento da 30 giorni a sei mesi nei centri di identificazione ed espulsione; introduzione del reato di clandestinità, fonte di un mercato sanitario parallelo e clandestino; aggiunta di 200 euro al costo del rinnovo di permesso di soggiorno e richiesta di cittadinanza. E chiede: diritto all'unità familiare, semplificazione nel rinnovo e rilascio del permesso di soggiorno con decentramento ai Comuni per le pratiche amministrative a esso correlate, prolungamento dei permessi di soggiorno per attesa occupazione a seconda dei casi del migrante. «L'interculturalità va riprogettata per contrastare l'attuale mentalità di sospetto verso l'immigrato. Per questo, oltre al tavolo tecnico, in programma vi sono la realizzazione sia di un corso di formazione per i rappresentati delle associazioni della Rete, sia di un tavolo per sensibilizzare il territorio al dialogo e alla conoscenza dello straniero, sia l'iniziativa di indossare la maglietta "Essere… umani" in occasione dell'imminente voto del pacchetto sicurezza», ha concluso Bertha Bayon che, da portavoce della Rete, farà parte del Consiglio territoriale dell'immigrazione. Daniela Morandi 25/06/2009 nascosto-->

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IL RICHIAMO del Governatore della Banca d'Italia è un'ulteriore autorevole manife... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il" del 25-06-2009)

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Giovedì 25 Giugno 2009 Chiudi di GIORGIO ISRAEL IL RICHIAMO del Governatore della Banca d'Italia è un'ulteriore autorevole manifestazione della consapevolezza sempre più diffusa che occorre riavviare un sistema dell'istruzione inceppato. Ma una visione chiara dei rimedi non esiste ancora. È sorprendente la diffusa resistenza a verificare programmi e contenuti dell'insegnamento. Di recente, avendo proposto di esaminare a fondo i libri di testo mi sono sentito rispondere da un pulpito autorevole: «Non faremo mai i poliziotti e i delatori dei colleghi». È curioso che si ragioni in questo modo proprio mentre si parla da mattina a sera di valutazione. O piuttosto fa capire che è più comodo scegliere la valutazione che si nasconde dietro giudizi impersonali e "oggettivi". Così tocchiamo il nodo dolente della questione. Tutti concordano sul fatto che un sistema così ingessato e burocratizzato deve essere reso più duttile. E allora le parole d'ordine sono "autonomia" e "valutazione". Il sistema classico dell'istruzione statale va certamente riformato, anche se nessuna persona ragionevole può negare che ad esso dobbiamo la diffusione dell'istruzione di massa e che dal punto di vista storico esso, quantomeno a livello della scuola, si è rivelato superiore a qualsiasi sistema privatistico e liberista. Ma il problema è di evitare la tradizionale caduta dalla padella nella brace. Se tutto dovesse risolversi nel trasferire il potere dalle burocrazie ministeriali centraliste a gruppi di "esperti scolastici" che non hanno mai insegnato un minuto né mai pubblicato una riga se non relativamente alle loro tecniche gestionali, allora ci troveremmo esattamente in questa situazione. Difatti, è manifesto che l'interesse di questi "esperti" è di affermare la supremazia della loro specifica competenza gestionale-valutativa sulle competenze tipiche degli insegnanti e degli uomini di cultura. Difatti, da questi esperti proviene spesso un atteggiamento sprezzante nei confronti dei contenuti disciplinari, fino a proclamare che occorreranno ancora una decina di anni di "lotta militante"per frantumare definitivamente il sistema disciplinare. Allora ha ben ragione il celebre filologo Cesare Segre a osservare che, si finirà col «mettere la museruola ai competenti, i soli ad avere la capacità di giudicare», riducendo «le valutazioni, ormai affidabili a chiunque, a puro calcolo quantitativo. Alla faccia della meritocrazia». È altresì inquietante che un muro di silenzio assoluto si erga contro tutte le critiche che vengono mosse nei confronti dell'uso spesso acritico e sconsiderato vero esempio di mancanza di probità scientifica di metodi di valutazione numerica a dir poco discutibili. Non importa che tali critiche vengano mosse da organismi scientifici di primo livello, non importa che tutti sappiano che metodologie di valutazione della ricerca come il "citation index" siano delle assurdità totali, che le liste delle riviste scientifiche accreditate per le valutazioni contengano omissioni scandalose. E qui parlo di ricerca scientifica, ma anche l'esame delle statistiche internazionali sulla scuola fornisce una materia per esercitarsi a trovarne le numerose falle e a rivoltarne a piacere le conclusioni. Ci stiamo mettendo passivamente nelle mani di "esperti" il cui potere spesso deriva soltanto dal far parte di imprese e gruppi influenti. Agli inizi del Novecento, si svolse uno scambio di idee tra il fondatore dell'economia matematica, Léon Walras e il grande matematico Henri Poincaré sul significato e la portata di un concetto fondante della teoria, l'utilità. Nessuno dei due, neppure Walras, ardiva supporre che l'utilità potesse essere misurata: tutt'al più si discuteva se potesse essere oggetto di una speculazione matematica generica, senza applicazioni numeriche concrete. Ma oggi gli "esperti" si avventurano a misurare qualsiasi qualità umana senza provare neppure a chiedersi se ciò abbia il minimo senso e il minimo fondamento scientifico. Per misurare qualcosa occorre definirne l'unità di misura: qual è l'unità di misura della "competenza"? La questione è cruciale perché la presunzione di poter raggiungere una valutazione strettamente oggettiva e quantitativa si basa sulla distinzione ormai invalsa tra "conoscenze" e "competenze" che è ormai divenuta una filastrocca ripetuta senza sapere neppure bene di cosa si tratti. La competenza è ritenuta fondamentale in quanto su di essa si appuntano le speranze di una valutazione oggettiva e, in alcuni Paesi, ciò è stato tentato proprio in relazione alle prove del tipo "maturità". Ma cos'è la competenza? Con questo termine si vorrebbe definire una dimensione soggettiva di capacità, risorse e attitudini, non soltanto professionali ma anche relazionali, acquisite nel processo formativo. Dietro certe affermazioni di facciata, gli addetti ai lavori ammettono che una definizione univoca di competenza non esiste. Anzi, una commissione mondiale istituita negli anni novanta per tentare di pervenire a una siffatta definizione ne ha prodotte un numero enorme senza concludere nulla. Non soltanto: si ammette che le definizioni che includono i fattori relazionali e affettivi sono assolutamente inadatte a essere misurate, mentre per altre definizioni "deboli" si è tentato qualcosa con poco costrutto. Ad ogni modo, se anche gli specialisti in materia ammettono, sia pure tra i denti, che per una valutazione delle competenze con test siamo ancora in alto mare, è saggio affidarsi mani e piedi legati a simili metodologie? Forse il tema della misurazione oggettiva dei fattori soggettivi è un tema scientifico (e filosofico) troppo complesso per qualche azienda di valutatori. Ma non è comunque un bel segnale che troppi ripetano parole come "conoscenze-competenze", "valutazione" e "autonomia" solo perché fanno parte dei codici dell'eurocrazia. Dove muore lo spirito critico muore anche la cultura e l'istruzione. Cosa è più urgente fare? Proviamo a dirlo in pillole. Occorre riqualificare la funzione dell'insegnante introducendo una progressione di carriera e un sistema di formazione e reclutamento basati sul merito (ovvero su prove e verifiche). Occorre ricondurre gli attori della scuola ai loro ruoli: niente più famiglie sindacati dei figli e studenti che comandano a scuola (da questo punto di vista la vicenda dei tabelloni del Liceo Berchet di Milano con i voti dati dai docenti agli studenti accanto a quelli dati dagli studenti ai docenti è un episodio di squallida demagogia). La valutazione delle scuole va effettuata da commissioni ispettive "umane" composte da insegnanti esterni o anche in pensione. Occorre procedere a un riesame a fondo di curricula e programmi mettendo al bando fumisterie e metodologismi vacui e procedendo a una rigorosa riqualificazione disciplinare. Infine, occorre un esame della questione dei libri di testo: troppi e non sempre di buona qualità; davvero troppi e spesso pessimi alle elementari, probabilmente come conseguenza della loro gratuità. In generale, meno statistiche e più valutazioni di contenuto. Per l'università va fatto un discorso analogo. Appare ormai chiaro che il meccanismo di reclutamento basato sulle liste nazionali è l'unica scelta sensata, mentre una ristrutturazione della "governance" deve mantenere al corpo docente il ruolo di indirizzo scientifico-didattico. Anche qui, per la valutazione meno numeri e più "giudizi ponderati" per dirla con le parole della International Mathematical Union.

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usa, copertura sanitaria per tutti per obama la sfida più difficile - alberto flores d'arcais (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 17 - Esteri Repubblicani sul piede di guerra. Scettici anche molti senatori democratici Usa, copertura sanitaria per tutti per Obama la sfida più difficile Entro l´anno la riforma. Ma al Congresso è scontro ALBERTO FLORES D´ARCAIS dal nostro inviato NEW YORK - La riforma sanitaria si farà «assolutamente» entro la fine del 2009. Barack Obama ne è convinto, lo ha detto martedì in conferenza stampa, lo ha ripetuto ieri nell´intervista alla rete Abc che riportiamo in questa pagina. Fornire l´assicurazione sanitaria ai 45,7 milioni di americani che oggi ne sono sprovvisti (otto milioni i bambini) è la sua sfida più grande, di gran lunga la più importante sul piano interno. Era una promessa elettorale, è una necessità «non rinviabile» ed il presidente intende portarla avanti fino in fondo. Non sarà facile. L´opposizione repubblicana è sul piede di guerra ma anche diversi senatori democratici sono scettici e una di loro, Dianne Feinstein, ha messo in guardia la Casa Bianca («Obama potrebbe non avere i voti di tutti») dal fidarsi troppo del proprio partito. I democratici sono ancora scottati da quanto successe a Clinton nel biennio ‘93-‘94, quando l´ambizioso piano sanitario voluto dall´allora First Lady Hillary (oggi segretario di Stato) fallì miseramente aprendo le porte alla grande sconfitta del partito nelle elezioni di medio-termine. Giornali e tv danno ogni giorno ampi spazi al dibattito in corso anche con reciproche accuse - lo speciale di ieri sera (tre di notte in Italia) della Abc è stato bollato dalla Fox come un «infomercial della Obama Tv» - mentre le lobby più interessate (industrie farmaceutiche, ospedali, associazioni mediche, assicurazioni) premono ognuna per proprio conto per difendere gli interessi di bottega. La riforma non ha ancora un volto definito, il progetto di legge presentato al Congresso dai democratici (Ted Kennedy in testa) il 9 giugno è un librone di 615 pagine (titolo «Legge su scelte di sanità accessibili») che nella prefazione indica come obiettivo quello di «mettere a disposizione di tutti gli americani una protezione sanitaria di qualità e accessibile, ridurre i costi, migliorare la loro qualità, prevenire le malattie e rafforzare gli effettivi nel settore della sanità». I tre punti essenziali restano quelli indicati da Obama: allargamento del programma Medicaid (l´assistenza sanitaria pubblica per i poveri) in modo che vengano assicurati tutti i bambini (otto milioni oggi senza copertura) e per aiutare le famiglie che hanno i redditi più bassi ad acquistare (grazie a contributi e sgravi fiscali) una polizza a condizioni agevolate; la creazione del National Health Insurance Exchange, una sorta di "superassicurazione governativa" formata da un pool di compagnie che avrebbero un tornaconto economico nella negoziazione «collettiva» delle polizze e che permetterebbe alle famiglie americane di risparmiare 2.500 dollari l´anno rispetto a quanto paga oggi; 3) il divieto per le assicurazioni di rifiutare la polizza ai malati cronici (la cosiddetta «pre-existing condition»). Il tutto accompagnato da una radicale digitalizzazione del sistema sanitario che potrebbe fare risparmiare miliardi di dollari. Parlando giorni fa all´Ama (l´American Medical Association) il presidente Usa ha rassicurato i medici («l´opzione pubblica, una forma di assistenza per tutti, non è nemica dei medici, ma amica») e ha ricordato che controllare i costi sanitari è «un passo essenziale, perché gli aumenti in questo campo sono una minaccia per la nostra economia». Per la sanità gli Stati Uniti spendono ogni anno 2mila miliardi di dollari, nell´ultimo decennio i costi delle assicurazioni sono raddoppiati e in futuro rischiano di salire ancora di più. La Casa Bianca ha intenzione di creare un fondo in cui saranno accantonati (per i prossimi dieci anni) 635 miliardi di dollari destinati alla sanità in modo che l´impatto sul deficit sia «neutrale nell´arco del prossimo decennio»; vuole anche «introdurre sul mercato farmaci generici», frenare i pagamenti eccessivi al Medicare, l´assistenza pubblica agli anziani («ogni anno crescono più di quanto dovrebbero») e utilizzare questi risparmi per mettere insieme «una somma di 950 miliardi di dollari». Costi e cifre che però non convincono del tutto il Congresso e una consistente minoranza dell´opinione pubblica. Anche tra chi appoggia Obama (58 per cento) c´è «grande preoccupazione» e un timore diffuso: che la riforma penalizzi i singoli, che la qualità del servizio diminuisca, che aumenti la burocrazia pubblica. La minaccia più grossa, poi, non arriva dalle assicurazioni sanitarie o dai medici ma proprio dal Congressional Budget Office. La settimana scorsa il Cbo ha stimato che le proposte di cui discute il Senato costerebbero allo Stato mille miliardi di dollari, riducendo il numero dei non-assicurati solo di 16 milioni. Cifre che fanno più male alla Casa Bianca di tutti gli attacchi repubblicani contro la «medicina socialista».

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Usa, copertura sanitaria per tutti per Obama la sfida più difficile (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica.it" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

NEW YORK - La riforma sanitaria si farà "assolutamente" entro la fine del 2009. Barack Obama ne è convinto, lo ha detto martedì in conferenza stampa, lo ha ripetuto ieri nell'intervista alla rete Abc che riportiamo in questa pagina. Fornire l'assicurazione sanitaria ai 45,7 milioni di americani che oggi ne sono sprovvisti (otto milioni i bambini) è la sua sfida più grande, di gran lunga la più importante sul piano interno. Era una promessa elettorale, è una necessità "non rinviabile" ed il presidente intende portarla avanti fino in fondo. Non sarà facile. L'opposizione repubblicana è sul piede di guerra ma anche diversi senatori democratici sono scettici e una di loro, Dianne Feinstein, ha messo in guardia la Casa Bianca ("Obama potrebbe non avere i voti di tutti") dal fidarsi troppo del proprio partito. I democratici sono ancora scottati da quanto successe a Clinton nel biennio '93-'94, quando l'ambizioso piano sanitario voluto dall'allora First Lady Hillary (oggi segretario di Stato) fallì miseramente aprendo le porte alla grande sconfitta del partito nelle elezioni di medio-termine. Giornali e tv danno ogni giorno ampi spazi al dibattito in corso anche con reciproche accuse - lo speciale di ieri sera (tre di notte in Italia) della Abc è stato bollato dalla Fox come un "infomercial della Obama Tv" - mentre le lobby più interessate (industrie farmaceutiche, ospedali, associazioni mediche, assicurazioni) premono ognuna per proprio conto per difendere gli interessi di bottega. La riforma non ha ancora un volto definito, il progetto di legge presentato al Congresso dai democratici (Ted Kennedy in testa) il 9 giugno è un librone di 615 pagine (titolo "Legge su scelte di sanità accessibili") che nella prefazione indica come obiettivo quello di "mettere a disposizione di tutti gli americani una protezione sanitaria di qualità e accessibile, ridurre i costi, migliorare la loro qualità, prevenire le malattie e rafforzare gli effettivi nel settore della sanità". I tre punti essenziali restano quelli indicati da Obama: allargamento del programma Medicaid (l'assistenza sanitaria pubblica per i poveri) in modo che vengano assicurati tutti i bambini (otto milioni oggi senza copertura) e per aiutare le famiglie che hanno i redditi più bassi ad acquistare (grazie a contributi e sgravi fiscali) una polizza a condizioni agevolate; la creazione del National Health Insurance Exchange, una sorta di "superassicurazione governativa" formata da un pool di compagnie che avrebbero un tornaconto economico nella negoziazione "collettiva" delle polizze e che permetterebbe alle famiglie americane di risparmiare 2.500 dollari l'anno rispetto a quanto paga oggi; 3) il divieto per le assicurazioni di rifiutare la polizza ai malati cronici (la cosiddetta "pre-existing condition"). Il tutto accompagnato da una radicale digitalizzazione del sistema sanitario che potrebbe fare risparmiare miliardi di dollari. OAS_RICH('Middle'); Parlando giorni fa all'Ama (l'American Medical Association) il presidente Usa ha rassicurato i medici ("l'opzione pubblica, una forma di assistenza per tutti, non è nemica dei medici, ma amica") e ha ricordato che controllare i costi sanitari è "un passo essenziale, perché gli aumenti in questo campo sono una minaccia per la nostra economia". Per la sanità gli Stati Uniti spendono ogni anno 2mila miliardi di dollari, nell'ultimo decennio i costi delle assicurazioni sono raddoppiati e in futuro rischiano di salire ancora di più. La Casa Bianca ha intenzione di creare un fondo in cui saranno accantonati (per i prossimi dieci anni) 635 miliardi di dollari destinati alla sanità in modo che l'impatto sul deficit sia "neutrale nell'arco del prossimo decennio"; vuole anche "introdurre sul mercato farmaci generici", frenare i pagamenti eccessivi al Medicare, l'assistenza pubblica agli anziani ("ogni anno crescono più di quanto dovrebbero") e utilizzare questi risparmi per mettere insieme "una somma di 950 miliardi di dollari". Costi e cifre che però non convincono del tutto il Congresso e una consistente minoranza dell'opinione pubblica. Anche tra chi appoggia Obama (58 per cento) c'è "grande preoccupazione" e un timore diffuso: che la riforma penalizzi i singoli, che la qualità del servizio diminuisca, che aumenti la burocrazia pubblica. La minaccia più grossa, poi, non arriva dalle assicurazioni sanitarie o dai medici ma proprio dal Congressional Budget Office. La settimana scorsa il Cbo ha stimato che le proposte di cui discute il Senato costerebbero allo Stato mille miliardi di dollari, riducendo il numero dei non-assicurati solo di 16 milioni. Cifre che fanno più male alla Casa Bianca di tutti gli attacchi repubblicani contro la "medicina socialista". (25 giugno 2009

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La sanità nazionale un colabrodo di spese (sezione: Burocrazia)

( da "SaluteEuropa.it" del 25-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

25/06/2009 La sanità nazionale un colabrodo di spese "Se si evitassero i tanti sprechi nelle spese del sistema sanitario nazionale, potremmo dirottare risorse su servizi più utili ai cittadini ha affermato il segretario dell'Associazione nazionale anziani e pensionati (Anap), Fabio Menicacci, intervenendo al IV Congresso nazionale promosso dalla Federazione italiana medicina geriatrica (FIMeG), illustrando poi alcune delle soluzioni proposte da Anap. Il quadro generale di un sistema che spreca molte delle sue risorse è ben illustrato dai dati sulla diffusione del parto cesareo in Italia. "Nel 2004 i bambini nati nel nostro paese sono stati 562.599 ha detto Menicacci, citando una ricerca prodotta dall'Ufficio studi di Confartigianato il 37,8% è nato con il parto cesareo, laddove l'Organizzazione mondiale della Sanità raccomanda una percentuale del 15%. Il parto cesareo costa il 60,1% in più rispetto ad un parto naturale. Se riuscissimo ad avvicinarci almeno al dato del Friuli Venezia Giulia, dove solo il 23,1% dei bambini nasce con il cesareo, il sistema sanitario pubblico risparmierebbe 73,7 milioni di euro che potrebbero essere dirottati altrove". Molti dei paradossi della spesa sanitaria colpiscono le generazioni non più giovanissime (in Italia gli "over 65" sono il 19,5% della popolazione totale, per una spesa sanitaria pubblica pari al 44,2%). "Nel nostro paese un malato d'Alzheimer che chiede l'indennità di accompagno ha proseguito il segretario di Anap - deve poi subire visite di verifica con scadenza annuale. Queste visite sono costose ed inutili, perché l'Alzheimer non è una malattia che possa regredire, dunque "rivedere" i malati è uno spreco di denaro pubblico". Sono gli stessi "assistiti anziani" ad aver indicato, nella ricerca condotta dall'Osservatorio nazionale Anap Confartigianato sulla terza età, la direzione verso cui dirigere gli sforzi per rendere più efficiente il sistema. "Circa la metà degli anziani intervistati ha sottolineato Menicacci - ritiene prioritario favorire l'assistenza domiciliare integrata. Un terzo chiede di incentivare case di riposo, case albergo e comunità alloggio, mentre un quinto si è dichiarato a favore della creazione e diffusione degli ospedali a domicilio. Quest'ultima è una necessità ormai urgente soprattutto nella regione Lazio che recentemente ha tagliato molti posti letto. Purtroppo però le residenze sanitarie assistite già esistenti, invece di essere luoghi di terapia, riabilitazione e reinserimento, stanno diventando sempre più dei "parcheggi" per la lunga degenza". Anche la distribuzione diretta dei farmaci, affermano le statistiche, permetterebbe un notevole risparmio di risorse. "Se le Aziende Sanitarie e ospedaliere avessero adottato il metodo previsto dalla legge ed applicato dalla Asl 1 di Imperia ha commentato Menicacci - solo nel 2006 avremmo avuto un risparmio di ben 456 milioni di euro". Anche la "burocrazia mangiasoldi" fa la sua parte: negli ultimi dieci anni il costo della macchina amministrativa locale è aumentato del 34,5% rispetto alla spesa effettiva per i servizi erogati da quegli stessi enti. "Nel nostro sistema assistenziale c'è qualcosa che non va ha proseguito Menicacci se l'Italia possiede il triplo delle apparecchiature diagnostiche che ci sono in Francia, il doppio di quelle in Germania e Spagna e poi, paradossalmente, le lunghe liste d'attesa per una Tac costringono 4 anziani su 10 a rivolgersi a strutture private!". La via da percorrere è stata già in qualche modo indicata dal Procuratore Generale presso la Corte dei Conti diffusa nel 2007, dal cui intervento può essere ricavato un vero e proprio Vademecum: "Strutture sanitarie incompiute oppure completate, ma mai entrate in funzione; attrezzature, spesso di alta e sofisticata tecnologia, rimaste inutilizzate; farmaci sospettati di essere assolutamente inutili e tuttavia posti in commercio, prestazioni diagnostiche inutili ma particolarmente costose, ecc. A tutto questo ha concluso Menicacci si aggiunge la disfunzione di un paese in cui il 30% dei pensionati di vecchiaia ha meno di 65 anni. Per riequilibrare il sistema dovremmo coscientemente ragionare sull'età di accesso alla pensione tenendo presente i lavori realmente usuranti sia nel settore privato che in quello autonomo".

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(sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 26-06-2009)

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«anch'io mi uniscoall'applausodella sua città» la missiva ECCO il testo completo della lettera che il ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione, Renato Brunetta, ha inviato ieri al sindaco di Bogliasco, Luca Pastorino. «SIGNOR SINDACO, con un pizzico di sincera commozione, ho appreso dal "Secolo XIX" la storia esemplare di Santina Terzi. La celebrazione bipartisan decisa in suo onore dal Comune di Bogliasco è un giusto riconoscimento al prezioso lavoro che questa dipendente pubblica ha svolto per quasi mezzo secolo al servizio della sua comunità. Mi aggiungo quindi, buon ultimo, a quanti in queste ore le stanno manifestando la loro riconoscenza e il loro affetto. La sua straordinaria professionalità e dedizione al dovere non è peraltro un caso isolato. Ogni giorno, all'interno della pubblica amministrazione, lavorano persone eccezionali che con il loro esempio aiutano a ridare il necessario prestigio a un lavoro fondamentale per la tenuta di un Paese. L'ho ripetuto spesso: produrre buona >burocrazia, buona salute, buona giustizia, buona sicurezza, buon insegnamento è molto più importante che non produrre bulloni, Ferrari o griffe. Per questo ringrazio di cuore la signora Santina, unendomi con il mio applauso a quello di tutta la sua città». Renato Brunetta Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione 26/06/2009

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La politica chiamataa uno scatto d'orgoglio (sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

La politica chiamataa uno scatto d'orgoglio luigi leone Fermate l'Italia, voglio scendere. E' la sola reazione ragionevole che un cittadino può avere rileggendo le durissime relazioni che accompagnano il rendiconto generale dello Stato diffuso ieri dalla Corte dei Conti. Un Paese ostaggio di una pubblica amministrazione corrotta («una tassa occulta» stimata in 60 miliardi l'anno), di una sanità i cui costi sono abnormi a causa di «reati, sprechi, disfunzioni, cattiva gestione», di un'evasione fiscale che assume dimensioni da flagello biblica e verso la quale si sta allentando la morsa del contrasto, di un debito che minaccia di debordare ogni sostenibile compatibilità e crescerà perché la leva delle tassse non è più azionabile (la pressione è già ai massimi) mentre la spesa non cala in modo soddisfacente e anzi è la più alta del dopoguerra (il 40,4% del pil). Tutto ciò, dice la Corte, riduce gli spazi per le manovre anticrisi, anche per la mancata realizzazione di riforme strutturali come quella previdenziale. Peraltro, di nuovo invocata a gran voce da Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, e richiamata dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi, il quale ci avverte che quest'anno la ricchezza prodotta sarà«almeno del 5% inferiore a quella del 2008». Lo scenario è questo, basta e avanza per pensare davvero di tagliare la corda. Come sempre, però, anche la peggiore delle veritàè una medaglia con il suo rovescio. La stessa Corte, infatti, fa sapere che «il Paese ha solide basi per ripartire». Si tratta solo di guardare ad esse senza farsene un alibi, magari iscrivendo la magistratura contabile al partito degli "sfascisti" o con il sottinteso (vedasi il commento del ministro Giulio Tremonti a Draghi: «Ma non diceva il 2%?») che "tutto va bene madama la marchesa" perché restiamo voraci consumatori di telefonini. Certo, quando viene sbattuta in faccia la realtà fa più male, ma mica c'era bisogno delle toghe contabili per sapere come gira il piccolo mondo antico italiota. Per questa ragione il vero motivo d'allarme che viene dalla giornata di ieri non è il quadro a tinte fosche dipinto dalla Corte, bensì le valutazioni andate emergendo dalla platea politica. Il gioco dello scaricabarile subito avviato da opposizione e maggioranza è esattamente ciò che ancora una volta non ci condurrà da nessuna parte. Con avvedutezza dettata dal ruolo, il presidente del Senato Renato Schifani definisce la corruzione «come la mafia» e, quindi, chiama alle armi «tutte le forze sociali, sindacali e istituzionali» per combatterla. Ecco, due sono i pericoli: che del rendiconto rimanga impresso solo l'elemento più inquietante, oscurando tutto il resto (molto e non meno rilevante), e che l'appello alla coesione si limiti a quest'aspetto più eclatante. L'emergenza italiana, perché di emergenza si tratta e tanto vale chiamarla con il suo nome, richiede invece uno scatto d'orgoglio della politica prima di tutti, secondo i livelli di responsabilità che il corpo elettorale ha assegnato. Per cominciare, dunque, è il governo a dover cambiare passo (e metodo - la deriva dell'uomo solo al comando e perciò odiato è surreale). Ma l'opposizione deve saper dare stimoli più credibili di quelli offerti finora. Impossibile? Sì, se la politica è incapace di un gesto d'amore verso questo Paese. leone@ilsecoloxix.it 26/06/2009 michele marchesiello Ricorre il centenario della Associazione nazionale magistrati. Ultra centennale è invece la crisi della giustizia , avviata a diventare una costante nella vita del nostro Paese. D'accordo nel riconoscerne le cause nel sommarsi di più fattori: crisi di efficienza, di credibilità e anche di potere, tutti - o quasi - finiscono però con l'addossare quelle cause alla sola magistratura, di cui l'Anm è ente esponenziale per eccellenza. Se è vero che quasi mai il capro è innocente, è altrettanto vero che la sua funzione espiatoria va quasi sempre ben oltre le colpe effettive: il povero animale rischia di stramazzare sotto il peso di un carico eccessivo e ingiusto. Proviamo allora a ragionare sui fattori della crisi, sulle responsabilità della magistratura e - per quanto di competenza - su quelle dell'Anm. L'efficienza riguarda il buon funzionamento come macchina burocratico-amministrativa; la credibilità riguarda il rapporto con i cittadini e la pubblica opinione; il potere investe il rapporto che corre tra funzione giudiziaria , legislativa ed esecutiva, essendo quella giudiziaria la più"debole" ma - al tempo stesso - la più temibile e temuta delle tre. L'efficienza è legata al funzionamento complessivo di una macchina che solo in una parte relativamente minore dipende dall'esercizio della giurisdizione. L'apparato amministrativo, l'esistenza di una burocrazia esperta, motivata, responsabile , condizionano in misura decisiva - unitamente alla disponibilità di mezzi materiali e strumenti tecnici adeguati - il funzionamento se non ottimale almeno accettabile della macchina giudiziaria, rispetto alla quale il ruolo del giudice è come la famosa punta dell'iceberg. Avvocatura, cancellerie, polizia giudiziaria, strutture ministeriali, collaborazione da parte degli "utenti", costituiscono altrettante condizioni indispensabili. Se non funziona anche uno solo di questi elementi, la macchina va in tilt: emette sentenze, in ipotesi, perfette, ma a distanza di anni dai fatti, incorre in "vizi di forma" a ripetizione, incespica nelle procedure, sollecita il giudice a farsi lui carico degli aspetti "operativi" della sua attività. Se poi il giudice - incoraggiato da una condizione che ne deprime la vocazione trasformandolo in un ottuso produttore di sentenze - si arrende al divenire burocratico della sua funzione, allora si manifestano in tutta la loro virulenza i mali consueti della pubblica amministrazione: pigrizia, indifferenza, insofferenza verso gli "utenti", arroganza, corporativismo. Il ministro Renato Brunetta, nella sua opera moralizzatrice, ha cercato di far fronte a questa situazione, ma non ha compreso - o ha mostrato di non comprendere - la specificità del ruolo e la complessità della situazione che si proponeva di regolare con i tornelli, il cartellino, riesumando una fordismo giudiziario che aspira a trasformare il magistrato in un solerte, chapliniano operaio addetto alla catena di montaggio della giustizia, secondo una distorta visione produttivistica e quantitativa. Ben più gravi sono le responsabilità della magistratura, in particolare della magistratura associata, con riferimento alla credibilità come capacità di rendere la propria funzione non solo accessibile ma, soprattutto, partecipabile al pubblico. Quella che nel gergo degli esperti di marketing si chiama customer satisfaction non è certo una priorità per la gran parte dei giudici, intesa per tale non la prospettiva banale di ottenere una sentenza favorevole, ma quella - ben più importante ai fini della credibilità - di rendere condivisibili o almeno comprensibili al pubblico le ragioni e i percorsi argomentativi delle proprie decisioni. Il cosiddetto protagonismo dei giudici non è che il tentativo malinteso di colmare un vuoto, di riempire il silenzio che separa il magistrato dai cittadini, rivolgendosi direttamente a questi ultimi. Se questo dialogo potesse finalmente aprirsi, si scoprirebbe che i giudici parlano il linguaggio di tutti, nutrono il loro sapere del comune senso della giustizia, sono in gran parte preparati, motivati, capaci di una indipendenza che viene loro invidiata da Paesi con sistemi giudiziari di maggiore reputazione. Rimane, irrisolta, la questione delle questioni: come calibrare quel potere così originale che la Costituzione affida loro, in un sistema che - nella pratica materiale - sembra incentrato più sul conflitto permanente che sulla rispettosa e leale cooperazione dei tre poteri? La questione è più complicata del necessario per essere stata troppo frequentata e sfigurata nei suoi termini. Limitiamoci a osservare che il giudice esercita il suo potere non quando arresta, condanna, o esercita l'azione penale, ma solo quando interpreta la legge nel caso concreto. Questa è la forza, ma anche il limite della sua funzione in un sistema democratico. Quello dei giudici non è un potere in senso politico, ma è un potere a valenza politico-costituzionale, che si esercita attraverso l'interpretazione della legge nel caso singolo. Solo per questo il giudice è indipendente, sfugge alla rappresentanza degli interessi ed è addirittura dichiarato dalla legge non responsabile civilmente per la propria attività interpretativa. Non è un equivoco, ma una tragedia della giustizia il fatto che si sia spesso confuso, o scambiato, questo difficile potere con la possibilità di entrare direttamente, o di costringere i giudici - gladiatori smarriti e disarmati - a entrare nella polverosa, confusa, violenta arena del potere politico. Questa confusione è all'origine dell'incapacità del nostro Paese di darsi una vera politica della giustizia, sempre il frutto della collaborazione e del reciproco limitarsi dei poteri costituzionali. La crisi non si potrà risolvere, quindi, se non affrontando tutti insieme (voglio dire tutti e tre, ma anche con uno sforzo collettivo) questi aspetti: efficienza, credibilità, potere. Non serve a nulla porre mano a una riforma del sistema senza cercare al tempo stesso di ristabilire - l'Anm per prima, ma insieme ad essa la politica, il governo e i mezzi di informazione - una ragionevole sintonia della funzione giudiziaria con le aspettative e la cultura complessiva del Paese. Senza, soprattutto, che si instauri un dialogo finalmente normale tra quella funzione e le altre due componenti della trinità laica cui sono affidate la sopravvivenza e la prosperità di un sistema democratico.michele marchesiello è magistrato. 26/06/2009 Se non si ristabiliscono efficienza, credibilità e potere non serve a nulla una riforma del sistema 26/06/2009

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L'arte di barcamenarsifra esperienze direttee citazioni aeree (sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

L'arte di barcamenarsifra esperienze direttee citazioni aeree 2 / innamoramento e amore nL'ANTEFATTO o lo premessa potrebbero passare sotto la voce incredibile ma vero. È questa, almeno, la prima impressione che si avverte a proposito del tema su "innamoramento e amore" proposto nel mazzo delle possibili tracce per la prima prova degli esami di maturità. L'impressione si accentua se si entra nel merito delle indicazioni che arricchiscono il titolo. In particolare, colpisce l'invito rivolto al maturando di utilizzare nella sua esposizione un taglio di scrittura piuttosto speciale, tecnico, quando non professionale, vuoi nell'accezione del "saggio breve", vuoi in quella del pezzo giornalistico. Colpisce anche il fatto che non ci si limita a tanto, ma si invita lo scrivente, nel caso della seconda opzione, a esplicitare persino la testata in cui si intenderebbe collocare l'articolo in questione. Okay, verrebbe da dire: "okay professionale". Ma c'è dell'altro, ovvero un seguito con tanto di immagini corredate da citazioni. L'ambito: letteratura, arti visive, sociologia con un'oscillazione temporale almeno di due secoli. Impegnativa, quindi. Molto impegnativa, verrebbe da aggiungere. Il maturando, insomma, la dovrebbe sapere piuttosto lunga. Lavorare di bulino con un occhio avvertito alle tante complessità legate al tema e alle citazioni allegate. Fare quindi di necessità virtù. Aggirarsi intorno a "estasi e tormento", non senza tener nella giusta misura le plastiche effusioni di "Amore e Psiche", ergo svoltare fra le aeree pulsioni di Chagall (intendi "la passeggiata") o in prossimità dei ciechi trasporti de "Gli innamorati" siglati Magritte. Una faticaccia. Certo, il maturando alle prese con luci accecanti o opacità diffuse può inerpicarsi lungo le alture che crede. Mescolare curiosità ed esperienze in presa diretta. Fondere sublime e mediocre, tutto, di più. L'invito dell'alta burocrazia ministeriale preposta alle scelta dei temi assomiglia a un sorta di situazione da Scilla e Cariddi. Forse, alla fine, avrà dovuto semplicemente sapersi barcamenare o all'opposto puntare direttamente al bersaglio grosso, eppoi incrociare le dita. Magari in forma di "saggio breve" o perché no, di articolo di giornale, con la segnalazione da pubblicarsi sulla testata ics oppure ipsilon. 26/06/2009

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la tassa occulta - (segue dalla prima pagina) (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 39 - Commenti La tassa occulta (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Un fenomeno che tuttora imperversa un po´ dappertutto negli uffici della Pubblica Amministrazione. Così imponendo - per usare lo stesso linguaggio dei magistrati contabili - una «tassa immorale e occulta pagata coi soldi prelevati dalle tasche dei cittadini». Non è la prima volta che la Corte dei Conti mette in guardia sulla cattiva amministrazione dello Stato, ma è forse la prima nella quale azzarda una stima economica dei danni conseguenti indicando una cifra che suona da sola del tutto sconvolgente. Si deve sperare che ieri il primo a fare un salto sulla sedia sia stato il ministro Brunetta, che non lascia passare giorno senza annunciare provvedimenti per risanare i troppi casi di malcostume diffusi nei pubblici uffici. Altro che perseguire - per altro giustamente - gli assenteisti cronici o i dipendenti furbetti che vanno a fare la spesa al supermercato in orario d´ufficio. Le parole della Corte invitano con forza a guardare alle travi prima che alle pagliuzze. E lo fanno con parole che chiamano direttamente in causa proprio le responsabilità politica di chi è chiamato a gestire la pubblica amministrazione. Dice, infatti, il procuratore della Corte che sarebbe una mera illusione affrontare il problema della corruttela generalizzata e diffusa soltanto con misure repressive. A suo avviso, ci si trova di fronte a un vero e proprio sistema di metastasi che traggono il proprio alimento dall´organizzazione stessa degli uffici. E perciò è su questo terreno che occorre intervenire «agendo sui comportamenti, sulle procedure, sulla trasparenza dell´attività amministrativa». In poche parole, si tratta di ripensare e riformare alla radice l´impianto e il modo di operare della burocrazia. Un´impresa di grande lena e lunga durata che non si può esaurire con il «bricolage» degli scoppiettanti annunci del ministro Brunetta. Al quale dovrebbe venire almeno il dubbio che il lassismo diffuso nei livelli più bassi degli uffici possa essere niente altro che il riflesso conseguente alla corruzione ben più sostanziosa praticata ai piani alti del sistema pubblico. E, dunque, che da qui si debba cominciare un´effettiva e utile opera di risanamento del costume generale. Analoghe considerazioni si debbono fare per la seconda - purtroppo meno sorprendente - denuncia fatta ieri dalla stessa Corte dei Conti sul tema sempre attuale dell´evasione fiscale. Ritengono i magistrati contabili che all´Erario sia in varie forme sottratto circa un centinaio di miliardi l´anno: quanto basterebbe - si può soggiungere - per risanare in breve il bilancio dello Stato e al contempo ridurre significativamente la pressione tributaria sulla generalità dei contribuenti onesti. Ma anche in questo caso - fa presente la Corte - c´è un serio ostacolo rappresentato dalla complicata (forse non a caso) legislazione che alla fine rende difficile se non impossibile per l´Erario incassare il dovuto da parte di chi pure è stato scoperto in palese posizione fraudolenta. Di qui il pressante invito a rivedere il sistema delle procedure di recupero del maltolto, anche per evitare che le brillanti scoperte di cui si vanta ogni anno la Guardia di Finanza si risolvano in annunci privi di alcun riscontro finale in termini di cassa. In sintesi, ciò che la Corte dei Conti manda dire è che in Italia si continua a tollerare e mantenere una legislazione e un´organizzazione compiacenti verso chi vive di corruzione e di evasione fiscale. Non si conosce peggior giudizio che si potrebbe dare sulla conduzione di uno Stato moderno.

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JESI (Ancona) PER LA SUA ULTIMA uscita pubblica il presidente di... (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

ECONOMIA & FINANZA pag. 27 JESI (Ancona) PER LA SUA ULTIMA uscita pubblica il presidente di... JESI (Ancona) PER LA SUA ULTIMA uscita pubblica il presidente di Confindustria Marche Federico Vitali sceglie di declinare il tema della classe dirigente e chiama al tavolo dei relatori il rettore della Luiss Egidi, il professor Carboni, l'imprenditore Guzzini, il rettore della Politecnica delle Marche Pacetti ed il sindacalista Cisl Mastrovincenzo. Una discussione che analizzando gli errori del passato ha però avuto il merito di gettare un ponte verso il futuro utilizzando la parola merito'. Un inevitabile richiamo ad una scala di valori che trasversalmente dovrà attraversare tutti i settori della società del Paese. Ognuno dei relatori intervenuti ha sottolineato come la scommessa del cambiamento debba partire dai più giovani e per questo motivo non solo i relatori di stampo accademico ma anche impresa e sindacato hanno posto l'attenzione sul tema della formazione. Guzzini ha ricordato l'impegno del sistema confindustriale nel rilancio dell'Istao, la scuola olivettiana che Fuà volle per creare classe dirigente e cultura di impresa, Mastrovincenzo ha ricordato come il merito oggi, in tempi di crisi, il merito debba essere qualità socialmente inclusiva e non soltanto successo individuale. Pacetti ha ricordato come in realtà una classe dirigente si cambia solo se è già pronta un'altra con la missione di sostituirla. Tutti insieme hanno insistito sul fatto che l'affermazione di una meritocrazia capillarmente diffusa nella società marchigiana possa essere il motore della ripresa di un'economia marchigiana forse pronta più di altre a riprendere la corsa. NEL SUO INTERVENTO il presidente della Regione Spacca ha riconosciuto i meriti di Vitali nella guida di Confindustria, tre anni di leale confronto su temi non sempre condivisi. Nella sua chiusura dei lavori il ministro Brunetta ha invece fatto un lungo approfondimento storico sulle ragioni dei mali della pubblica amministrazione italiana ed ha spiegato per quali ragioni oggi i suoi interventi di riforma sono accettati dall'opinione pubblica: «Questo era il momento giusto, fino a poco tempo fa il termine burocrazia era una bestemmia».

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il tonfo dell'ars: nessuna legge in due mesi - emanuele lauria (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina V - Palermo Il tonfo dell´Ars: nessuna legge in due mesi Aiuti alle imprese, Ato rifiuti, misure anticrisi. Ecco le norme al palo De Benedictis: "La Sicilia in ginocchio Delle tattiche del centrodestra alla gente non importa" EMANUELE LAURIA L´ultimo nulla di fatto, con il governatore Lombardo a lambiccarsi per far tornare i conti della nuova giunta e il presidente dell´Ars Cascio in trasferta in Spagna, si è registrato mercoledì pomeriggio. Una Sala d´Ercole sonnecchiante, scossa solo dalla protesta del Pd, ha rinviato ancora una volta il disegno di legge che sbloccherebbe i fondi europei della nuova programmazione. Nuova si fa per dire, visto che teoricamente la spesa sarebbe dovuta partire nel 2007 e la Regione, nei fatti, è in ritardo di oltre due anni. Otto miliardi nel cassetto, 800 milioni da spendere per forza entro dicembre. Ma i soldi di Bruxelles restano chiusi nella cassaforte degli «aiuti alle imprese»: senza la legge niente bandi. L´assessore alle Finanze Michele Cimino se l´è presa con il capogruppo del Pdl Leontini che ha chiesto uno slittamento dei lavori definito «irresponsabile», per l´ennesima guerra nella maggioranza. Nei fatti, dopo il bilancio e la Finanziaria varati alla scadenza dell´esercizio provvisorio - era il 29 aprile - l´Ars non ha più varato una legge. Segnando, in concomitanza con la campagna elettorale e la crisi del governo Lombardo, una frenata più che brusca. Vertiginosa. Si è fermata, la corsa del Parlamento, che aveva ringalluzzito il neo presidente Cascio: ben 23 leggi da agosto a dicembre. Ma soltanto 7 nei primi sei mesi del 2009, compresi atti obbligatori come i documenti contabili e la proroga dell´esercizio provvisorio. Non si hanno più notizie della riforma degli Ato rifiuti sommersi da 900 milioni di debiti, bloccata dopo un´approvazione trasversale in commissione. Non si sa più nulla della legge di snellimento della burocrazia, con le sanzioni per i funzionari lenti. E che fine hanno fatto le misure anticrisi, ovvero i 73 articoli presentati dal governo a metà aprile e in gran parte accantonati per non "appesantire" la Finanziaria? C´era di tutto, dai finanziamenti ai Comuni ai sussidi per l´Esa, fino ai contributi per i tassisti. E il fondo unico per gli investimenti, che avrebbe dovuto assorbire Irfis, Crias e Ircac e agevolare il credito. Provvedimenti passati in secondo piano, dietro la raffica di scontri, accuse e insulti che ha accompagnato il viaggio ancora non cominciato del Lombardo-bis. Un «teatrino insopportabile», per il vicecapogruppo del Pd Roberto De Benedictis. «Mi sa che alla gente, delle tattiche di bottega del centrodestra, non frega più niente. Fuori dal Palazzo c´è una Sicilia colpita dai morsi della crisi, c´è il declino di Termini Imerese o di Siracusa, dove 700 operai dell´area industriale sono avviati alla cassa integrazione». L´allarme finisce per toccare anche gli esponenti della maggioranza. A partire da Cascio, che ha convocato per martedì una conferenza dei capigruppo. E che chiede un cambio di marcia. Almeno per una questione d´onore: «L´Ars stava marciando a gran ritmo sino a quando non sono esplose le tensioni fra alleati. Ma io non voglio giocarmi la faccia».

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la sinistra siciliana si rinnova partendo dalla base - piero di giorgi (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina XVI - Palermo La sinistra siciliana si rinnova partendo dalla base PIERO DI GIORGI L e elezioni amministrative in Sicilia hanno messo in luce una trasversalità inaudita, che rivela in maniera inequivocabile come qui la politica sia una manifestazione di pragmatismo parossistico, al di fuori di ogni premessa valoriale e di ancoraggio ideale, che ingenera sfiducia e disaffezione nella stessa. Si è visto un Pd inserito in alleanze anomale, dall´Udc all´Mpa, a dissidenti del Pdl, in ammucchiate spesso scandalose. La fine delle ideologie, salutata spesso positivamente, ha prodotto omologazione di comportamenti e di pratiche politiche, che hanno dato spazio a personalismi, lotte leaderistiche, riduzione della politica a interessi personali, carrierismi e riduzione dello spazio pubblico. Penso che sia urgente uscire dallo stato di «liquidità» della politica, riconsiderando e ridefinendo linguaggi e terminologie. La fine delle ideologie può essere considerato un fatto positivo se per ideologia s´intende fideismo, dogmatismo, arroccamento su posizioni che ingenerano intolleranza e rigide barriere. Ideologia tuttavia è sinonimo di un sistema di idee e ideali, di una visone di mondo e di società. Senza un orizzonte di senso e di valori, si restringe lo spazio pubblico, la politica si sclerotizza, trionfano gli egoismi e l´individualismo più bieco. Quindici anni di berlusconismo sono stati forieri di una subcultura che ha prodotto una mentalità diffusa di disimpegno, un coltivare il proprio privato e cercare il proprio tornaconto. La sinistra non è stata in grado di costruire un progetto alternativo al circuito produzione-consumo senza fine. Ed è anche per questo che è oggi a pezzi. Da una parte un Pd senza identità, dall´altra una sinistra radicale ancorata a un´ideologia dogmatica, incapace di aggiornarsi rispetto alle enormi trasformazioni della società. Credo che sia urgente pensare a una ricostruzione della sinistra, attraverso una sua ridefinizione dal basso, consistente in una vera rivoluzione contro il clero politico e contro l´usurpazione di ogni partecipazione e decisione dei cittadini. Tale ricostruzione s´impone con assoluta priorità in Sicilia, dove, senza la crescita di una cittadinanza attiva diffusa, è impossibile ogni cambiamento elargito dalle oligarchie che, da decenni, spadroneggiano nella nostra regione, alimentando assistenzialismo, clientele e voti di scambio. La nascita del Pd poteva essere in Sicilia l´occasione per mettere in moto un processo di aggregazione dal basso sulla base di un processo condiviso di un progetto di società. C´è stato invece un vizio d´origine: si è trattato di una semplice sommatoria tra le burocrazie e oligarchie dei Ds e della Margherita senza un´apertura di un ampio processo di discussione partecipata in tutte le province e comuni. Il congresso che si preannuncia a ottobre non mostra alcun segno di ravvedimento, ma si colloca ancora una volta all´insegna di lotte leaderistiche, sbarrando la via a un´ampia discussione allargata, attraverso la quale dare un messaggio di speranza e un segnale che si voglia cambiare rotta. La sinistra radicale, dopo la fallimentare esperienza governativa nel governo Prodi, in occasione delle elezioni politiche del 2008, ha preferito fruire della legge "porcellum", come tutti gli altri partiti, e scegliersi in maniera autoreferenziale i candidati. Rimasti fuori dal Parlamento, gli oligarchi del Pdci e di Rifondazione, immemori di quanto avvenuto, hanno con tenacia continuato a farsi male dividendosi e non cercando un accordo neppure per un cartello elettorale, sprecando tre milioni di voti. Per cambiare occorre un grande atto di coraggio, azzerare tutta la dirigenza, restituire la delega ai cittadini e ripartire aprendo un grande dibattito attraverso assemblee diffuse, aperte a tutti i cittadini che intendono contribuire alla formulazione di un nuovo progetto condiviso e a impegnarsi in esso, e che esprimano una nuova dirigenza con nuove regole, informate all´orizzontalità della politica e alla partecipazione.

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aiuti agli stranieri per l'istruzione, la sanità e il lavoro (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Incontro con il Consiglio dei Migranti Aiuti agli stranieri per l'istruzione, la sanità e il lavoro CAPANNORI. Il presidente della Provincia Stefano Baccelli e l'assessore provinciale alle politiche sociali Mario Regoli hanno incontrato il Consiglio dei Migranti della Piana e la Rete Antirazzista. Un momento di ascolto e di confronto con i rappresentati delle molte comunità straniere. è stata presentata la richiesta di dare vita a due tavoli. Uno di confronto con la Provincia, al quale prendano parte, oltre all'assessorato alle politiche sociali, anche quello alle politiche del lavoro e l'assessorato alla pubblica istruzione, per realizzare delle politiche integrate che aiutino i migranti a orientarsi meglio nei vari settori della vita lavorativa e sociale. Un altro, invece, di coordinamento, fra le amministrazioni comunali della Piana e l'Asl 2, attinente le questioni legate all'ambito sociale e sanitario. Accanto a questi, ne dovrebbe nascere un terzo, per rendere meno difficile il rapporto con la burocrazia legato alle pratiche per il soggiorno - dai permessi al ricongiungimento familiare -, al quale saranno invitate prefettura e questura.

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in carcere? si parla solo straniero (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il 75% dei detenuti non è italiano: primi i nordafricani, seguiti da albanesi, rumeni e slavi In carcere? Si parla solo straniero Il direttore denuncia: il Don Bosco scoppia e manca il personale La cerimonia è stata l'occasione per tirare le somme sui tanti problemi della casa circondariale pisana PISA. In carcere si parla straniero. Il 75% dei detenuti infatti non è italiano, quelli che vengono dalla penisola sono solo il 25%. è uno dei dati forniti ieri dal direttore del Don Bosco, Vittorio Cerri, durante le cerimonie per la festa del Corpo di polizia penitenziaria, che sfiora i due secoli. Ieri, nel 192º anno del Corpo, si è svolta nella caserma di polizia penitenziaria, in via D'Achiardi, una cerimonia civile. Hanno partecipato dirigenti di Pisa e Volterra, funzionari di polizia, carabinieri, finanza, aeronautica e prefettura. Martedì prossimo alle 10, invece, nella chiesa del carcere, l'arcivescovo, monsignor Giovanni Paolo Benotto, celebrerà una messa per ricordare il patrono del corpo, San Basilide. La ricorrenza è stata per il direttore l'occasione per tirare le somme su problematiche annose che attanagliano il carcere, quella del sovraffollamento e della carenza di personale. Sono arrivate infatti a 385 le presenze al Don Bosco, nonostante la struttura abbia posto solo per 240 persone. La maggior parte dei detenuti è straniera, per lo più nordafricani, marocchini, tunisini, algerini, e in misura minore albanesi, rumeni ed ex yogoslavi. Solo 38 le donne, in misura uguale fra italiane e non. «Le possibilità di recupero e interazione con gli italiani - ha spiegato Cerri - sono molto più alte perché si possono mettere in atto tutte le opportunità previste. Diverso è il discorso con gli stranieri, la cui cultura crea non poche barriere di gestione e controllo, con credenze religiose di "premi oltre la vita" che non risparmiano comuni comportamenti suicidi o di autolesionismo. E non basta: la questione più urgente è quella del personale, meno di 300 guardie, sotto organico di 28 unità per distacchi senza cambio, cioè gente che ha ottenuto il trasferimento, quasi sempre al Sud, senza sostituzione, mentre la presenza di un centro clinico fa affluire a Pisa detenuti da tutta Italia, che si curano anche fuori, in ospedale, imponendo servizi di piantonamento: ce ne sono stati 12 da gennaio al 15 giugno. Il 2008 ha registrato 1.200 ingressi, il 2009 a metà giugno ne ha registrati già 629 con 578 uscite più 566 traduzioni in aule di giustizia. Un numero di servizi spropositati rispetto a carceri con più personale e meno sovraffollamento». Ma c'è di più: per devolvere una cifra a favore dell'Abruzzo, il personale del carcere ha dovuto fare una colletta. Il desiderio di donare la cifra stanziata per la festa ha cozzato contro l'iceberg della burocrazia. «Stornare una spesa pubblica infatti - ha spiegato Cerri - è reato penale».

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la crisi pistoiese si sposta a roma (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 3 - Pistoia La crisi pistoiese si sposta a Roma Presto un blitz dal ministro. Martini in città: «Siamo al vostro fianco» E' compito della task force, ma tutti devono contribuire, il trovare aziende disposte ad investire in un progetto nuovo PISTOIA. Presto la vertenza Pistoia si sposterà sui banchi del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Dell'imminente visita a Roma ha dato l'annuncio il sindaco Renzo Berti durante l'incontro di ieri sulla crisi dell'economia pistoiese col governatore toscano Claudio Martini e con gli assessori Brenna e Simoncini. Un doppio incontro, il primo coi sindacati e i rappresentanti delle quattro aziende emblema di questa crisi: Mas, Radicifil, AnsaldoBreda e Cdm di Pescia. Il secondo, in Sala maggiore, su invito del sindaco Renzo Berti e della neo-presidente della Provincia Federica Fratoni, con le istituzioni e le categorie economiche pistoiesi. «La vertenza Pistoia non è l'unica in Toscana - ha sottolineato Martini - Ogni provincia ha le sue vertenze aperte e tutte complicate. Assicuro ai lavoratori di questa aziende il massimo impegno e chiedo a tutti di contribuire a questo sforzo di dialogo sociale per gestire al meglio la crisi e individuare vie di uscita. Tutti dobbiamo sentirsi impegnati al massimo, dal governo nazionale a quelli locali, alle associazioni economiche e sociali fino agli istituti di credito». «Ma - aggiunge - voglio essere chiaro fino in fondo: qui c'è bisogno di un maggiore impegno e presenza del governo nazionale che ha competenze e strumenti per intervenire in modo assai più efficace e consistente. La Toscana ha bisogno di più attenzione, di più impegno e di più risorse». Il presidente toscano ha poi descritto come funziona l'azione della task force regionale contro la crisi. «La nostra strategia è quella di salvare tutti i siti produttivi, guadagnare tempo, uno o due anni almeno, facendo ricorso alla cassa integrazione e ad altri ammortizzatori sociali: utilizzare questo spazio di tempo per cercare nuovi imprenditori disponibili a rilanciare queste imprese attraverso l'attivazione di un processo di reindustrializzazione. L'impegno deve accumularci tutti, la Regione non ha un ufficio specializzato nella ricerca di nuovi imprenditori». Il modello da seguire è quello che ha portato al rilancio della Electrolux di Scandicci, che produceva frigoriferi e adesso pannelli fotovoltaici. Il sindaco Renzo Berti nel suo intervento ha parlato della necessità di una riscossa, in grado di guardare in faccia la realtà per quello che è. Berti ha annunciato un pacchetto di misure anti-crisi che si muovono su tre linee di intervento: «L'urbanistica, creando condizioni di rilancio dei siti produttivi, come per esempio l'abbattimento degli oneri di urbanizzazione per i soggetti che presentino piani industriali seri; la burocrazia, garantendo procedure più snelle, attraverso un patto di sangue con le aziende in modo che gli stessi soggetti intenzionati ad investire a Pistoia abbiano tempi certi e rapidi; un'attività di riqualificazione professionale per le maestranze locali, un compito precipuo della Provincia». Il primo cittadino di Pistoia ha poi rivolto un appello perché la richiesta al governo di rivedere i vincoli che il patto di stabilità detta nei confronti degli enti locali e «per il quale non abbiamo la possibilità di spendere ciò che sia ha, con gravi ricadute sul sistema dell'economia locale» sia considerata una richiesta di tutta la città. Francesco Albonetti

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C'è troppa burocrazia nelle mosse di Bruxelles (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-06-26 - pag: 8 autore: INTERVISTA Abdoulaye Wade Presidente del Senegal «C'è troppa burocrazia nelle mosse di Bruxelles» Adriana Cerretelli BRUXELLES. Dal nostro inviato Non ha peli sulla lingua Abdoulaye Wade, men che meno un atteggiamento ossequioso verso l'Europa: la conosce da sempre e troppo bene. Il presidente del Senegal, 83 anni, uno degli ultimi patriarchi del continente nero, preferisce l'approccio business-like, libero mercato e concorrenza. Per questo dice: attenta Europa, niente è più scontato quando ci sono Cina, India e Brasile che all'Africa offrono le stesse cose a prezzi inferiori e a condizioni di credito molto lunghe. Wade non perde l'occasione per lanciare un messaggio specifico all'Italia. In particolare alla Fiat: perché non produrre auto di piccola cilindrata sul nostro mercato? In Africa occidentale vivono 300 milioni di persone. Davvero rien ne va plus tra Europa e Africa? L'Europa è il continente che conosce meglio l'Africa però noi spesso abbiamo l'impressione di non essere capiti, di non avere interlocutori. Meno male che ci sono persone come il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, che dice che bisogna cambiare le cose. Cambiarle come, secondo lei? Una volta l'India era considerata la capitale della miseria, oggi è un partner attivo dell'Africa. Ci offre contratti di forniture di macchinari, riso, generi alimentari con condizioni di credito a 15-20 anni. Di recente ha fornito al Senegal 10mila trattori. Lo stesso fa la Cina.L'Europa si limita a distribuire aiuti a fondo perduto e in tempi eterni. Per di più senza una strategia. Insomma un disastro... L'Europa sta perdendo competitività in Africa. Oggi io posso telefonare al presidente cinese Hu e so che, qualsiasi cosa gli chieda, nel giro di qualche giorno avrò un sì o un no. A Bruxelles è impossibile. Tra dossier, studi, burocrazie non si finisce più. Idem se ricorro alla Banca mondiale: per fare cinque chilometri di strade ci vogliono almeno cinque anni. Tutto questo non succede con India e Cina. Presto in Africa ci sarà anche il Brasile con le sue grandi risorse tecnologiche. E la Russia? Il presidente Medvedev sta facendo la sua tournée africana proprio in queste ore. Per anni l'Africa è stato il buco nero della diplomazia russa. Ho tenuto un ambasciatore a Mosca, anche se continuava a non succedere niente. Ora è scattata l'offensiva del Cremlino che non vuole lasciare l'Africa a India e Cina. Uno scatto del genere non è nel Dna e neanche nei meccanismi decisionali di Bruxelles. Il suo quadro è nero però gli aiuti Ue sono sempre abbondanti. E poi i cinesi che arrivano con al seguito centinaia di operai non tolgono lavoro ai locali? Sono uno degli ultimi keynesiani. Supponiamo che l'Unione europea decida di investire un miliardo di dollari nelle ferrovie africane. La procedura richiederà anni. Se l'Europa volesse mandare le sue imprese, ricorrendo a aziende locali quando ci sono, non avrei obiezioni perché sarebbe un'operazione in cui tutti guadagniamo. Naturalmente non rifiuto i doni senza contropartite ma per me è meglio cooperare attraverso i meccanismi economici. Anche quegli operai cinesi che lavorano in Africa rispondono alla sua logica economica? I cinesi stanno costruendo una diga in Ghana. Loro alla fine se ne andranno ma la diga resterà: questo è quel che conta. E poi gli operai cinesi non fanno scioperi ed è un grande vantaggio in un paese come il Senegal dove invece gli scioperi sono lo sport nazionale. Dopo tante critiche, ha un messaggio positivo per l'Europa? Non capiamo la Fiat. Prego? Non la capiamo perché va a costruire la 500 negli Stati Uniti e non viene a produrre piccole auto da noi quando il mercato dell'Africa occidentale conta 300 milioni di persone. Sono appena stato a Lagos: è invasa dalle Honda e dalle Toyota. Dove è l'Europa? mi sono chiesto. Dovete investire in Africa che è un mercato aperto. Molti africani continuano a credere nella cooperazione con l'Europa. Però bisogna coltivarla. Altrimenti può succedere che ci offriate, come oggi, di fare insieme strade, ferrovie e porti ma poi saranno i cinesi e gli asiatici a venire a costruire. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Perché la Fiat non viene a produrre city car da noi? Il mercato è enorme» Leader. Abdoulaye Wade AP/LAPRESSE

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La novità. (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-06-26 - pag: 26 autore: La novità. Le regole saranno basate sul silenzio-assenso - Eolico, fotovoltaico, biomasse e biogas i settori interessati In arrivo norme più semplici sulle rinnovabili ROMA Stop alla burocrazia autorizzativa e largo alle rinnovabili. Pressato dai rimproveri dell'Unione Europea e dalle sollecitazioni degli operatori il governo si appresta a varare l'atteso decreto sulle nuove "Linee guida per l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili”. La bozza è in mano agli operatori per una consultazione che si dovrà concludere entro il 3 luglio. Subito dopo – promette il governo - il varo. Le nuove procedure, stando alla bozza, ruoteranno attorno al principio dell'autorizzazione unica e del silenzio-assenso da parte della Regione e della Provincia interessata. Con una decisa "blindatura" dai possibili (per non dire abituali) intralci amministrativi pretestuosi. Una semplice dichiarazione di inizio attività (Dia) sarà sufficiente per avviare la realizzazione di impianti eolici fino a 60 kilowatt, fotovoltaici fino a 20 kW, idroelettrici fino a 100 kW, da biomasse fino a 200 kW e da gas di discarica e biogas fino a 250 kW. Entro 15 giorni dalla presentazione dell'istanza gli amministratori locali dovranno in ogni caso verificare la documentazione presentata, comunicando o il via libera all'opera o le eventuali contestazioni sulla documentazione. Trascorso il termine il via libera è automaticamente acquisito. Il testo del decreto prevede esplicitamente un argine alle normative "locali" varate con i piani energetici regionali per limitare o sbarrare la strada agli impianti.Norme che in ogni caso non precludono – si legge nel testo – «l'avvio e la conclusione favorevole del procedimento». In questi, e comunque in tutti i casi controversi, le amministrazioni devono convocare entro 30 giorni la Conferenza dei servizi. Nessun margine, oltretutto, per giustificare dilazioni nei tempi con l'eventuale affastellarsi delle richieste: il procedimento di autorizzazione unica dovrà essere avviato sulla base dell'ordine cronologico di presentazione delle istanze. E nella bozza del provvedimento si sottolinea comunque che «non possono essere posti in via generale divieti o restrizioni di tipo programmatico per l'utilizzo di determinate fonti rinnovabili, mentre eventuali restrizioni o divieti di utilizzo, nel caso concreto ossia sul singolo progetto, devono fondarsi su criteri di ragionevolezza, adeguatezza e proporzionalità da valutarsi nell'ambito del procedimento amministrativo». Solo pochi giorni fa gli imprenditori del fotovoltaico associati al Gifi Anie avevano sottolineato in una nota come i ritardi nella semplificazione normativa stessero producendo un pericoloso rallentamento proprio nelle regioni più favorevoli al solare ma più ostiche nella normativa: la Sicilia e la Basilicata. F.Re. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'INIZIATIVA Il 3 luglio termineranno le verifiche sulla bozza di provvedimento Per i nuovi impianti basterà una dichiarazione

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Sono rimasto solo per questo vendo (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-26 - pag: 5 autore: Lettera «Sono rimasto solo per questo vendo» C aro direttore cedo attività artigiana orafa con più di 3.500 modelli che vanno dallo stile classico veneziano, allo stile etrusco, all'americano anni Cinquanta, oltre ad una serie completa di animali smaltati e chiusure per collane. Cederei anche più di mille disegni originali creati da me e da mio padre e mai visionati da alcuno. Mi perdoni se, provocatoriamente, ho cominciato con una sorta di annuncio economico. Nell'ottobre scorso il suo giornale raccolse la storia della mia piccola azienda artigiana, una storia fatta di una grande passione e di un'altrettanto grande, credo, professionalità, soffocate dalla burocrazia ma soprattutto dalla disattenzione e dai silenzi. Una vicenda comune a quella di tante microimprese che nessuno sembra vedere ma in realtà sono un sostegno fondamentale per l'economia del nostro Paese. Ero e sono arrabbiato per clamorose disparità di trattamento. Per uno Stato che aiuta le banche che hanno fatto ogni genere di pasticcio e dimentica la piccola impresa. Quelle stesse banche che oggi sono forti con i deboli e deboli con i forti. Devono dare fiducia ed essere "flessibili" verso la galassia di una piccola e media impresa che è dispostaa vendere anche l'anima al diavolo per riuscire a far fronte agli impegni presi con i fornitori e le banche stesse. Non sono stati gli artigiani ed i lavoratori a creare questo disastro ma, anzi, sono queste categorie con i loro risparmi che hanno dato la possibilità agli istituti di credito di ingrandirsi. In questi mesi non è cambiato nulla. Pensavo che, grazie allo spazio trovato sul suo giornale, il mio caso potesse diventare un simbolo, accendesse una luce su questa realtà ed invece ho raccolto solo la solidarietà della persona che all'Associazione artigiani si occupa della mia contabilità. Un silenzio assordante è arrivato da "quelli" che vediamo in televisione, di qualsiasi segno politico, quelli che si sbracciano, si allentano il nodo della cravatta,sbraitano l'uno contro l'altro accorati peri problemi dei cittadini italiani. Solo parole. Nessuno ha chiamato almeno per cercare di capire, per chiedere a noi quali possono essere i mezzi e le strategie per affrontare, oltre alla crisi, il nostro grande disagio. Nessuno è venuto a toccare con mano, a vedere i tanti capannoni chiusi. Anche noi abbiamo le nostre colpe: nei momenti migliori non abbiamo saputo tutelare il nostro prodotto, abbiamo costruito troppi capannoni puntando sulla quantità anziché sulla qualità. Oggi sentiamo paura e solitudine, ci sentiamo abbandonati a noi stessi. Temiamo già la prima settimana del mese, non certo la terza, e non troviamo nessuno al nostro fianco. Ma non è certo questo il momento di piangerci addosso né di dividerci, e lo dico anche a chi occupa certe poltrone. Mi rivolgo soprattutto alle piccole e medie imprese, ai loro titolari, ai lavoratori: non dobbiamo lasciare che qualcuno ci divida, abbiamo bisogno gli uni degli altri perchè uniti siamo forti. Dobbiamo, tutti assieme, fare sistema. Solo così possiamo uscirne. Solo così potrò cancellare il mia annuncio di vendita. La passione c'è ancora tutta, vorrei solo trovare qualcuno concretamente al mio fianco. Andrea Gaviore (Brendola, Vicenza) DISPARITà «Lo Stato aiuta le banche che hanno combinato disastri ma noi "piccoli" ci sentiamo abbandonati proprio dagli istituti aiutati»

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) DELL'AMORE Già deciso il presidente: è strano TRO... (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

AGENDA CESENA pag. 7 ) DELL'AMORE Già deciso il presidente: è strano TRO... ) DELL'AMORE Già deciso il presidente: è strano TROVO STRANO che si decida prima della convocazione del consiglio provinciale che farà il presidente del consiglio senza avvertire i gruppi di minoranza spiegando con quali criteri si scelga un segretario provinciale di partito per un compito che deve essere sempre garanzia di tutti. E' un'anomalia che ha la sua importanza perché non è giusta che la Provincia mantenga una persona, per quanto autorevole, che poi svolge anche un compito importante nel Partito democratico ma assolutamente non istituzionale. A meno che il consigliere Zoffoli di svolgere tale compito gratuitamente anche per diminuire le spese di rappresentanza della Provincia. Vittorio Dell'Amore ) FABIO DELLAMOTTA La Garbuglia sia coerente: non accetti l'assessorato NEL RINGRAZIARE gli elettori di San Mauro Pascoli e di Gatteo che mi hanno confermato la fiducia, eleggendomi al consiglio provinciale. Non è stato facile, in quanto il Pd ha presentato in contrapposizione un "pezzo da 90", come l'ex sindaco di San Mauro Luciana Garbuglia. Eppure la Garbuglia, pur aumentando i voti del suo partito, non stata eletta. Si dice però che il presidente della provincia Bulbi la nominerà comunque assessore, anche se non è stata eletta, come esterno. Ebbene, visto che, da avversario, riconosco alla Garbuglia forza e coraggio, ci dimostri anche coerenza e onestà con quanto lei ha stabilito per San Mauro. Infatti, nel Comune che lei ha amministrato, lo statuto comunale prevede, all'articolo 21, che il sindaco può chiamare in giunta come assessore esterno (cioè non eletto dal consiglio) chi vuole, purchè non abbia però partecipato come candidato alle elezioni comunali. La "ratio" di questa norma è chiara: non si può chiamare come assessore esterno in giunta chi è stato bocciato dagli elettori. Una norma in vigore dal 1992 nel comune che la Garbuglia ha amministrato come sindaco per nove anni. A San Mauro cioè, il sindaco può chiamare in giunta qualunque consigliere eletto o cittadino illustre, purchè non abbiano partecipato come candidati alle elezioni del consiglio comunale in carica. Cioè non siano stati bocciati dagli elettori. SE IN PROVINCIA fosse in vigore lo statuto che lei ha dato ai sanmauresi, la Garbuglia non potrebbe fare l'assessore. Ma lo statuto di San Mauro non vale per la Provincia quindi formalmente Bulbi potrebbe chiamare la Garbuglia in giunta. Penso che moralmente la Luciana abbia l'obbligo di rispettare le regole che lei stessa ha voluto per i suoi concittadini. Altrimenti verrebbe da pensare che le regole vanno bene solo per gli altri. La Garbuglia dimostri coraggio e coerenza e rinunci alla poltrona. Fabio Dellamotta ) LAURA BIANCONI (PDL) Privatizzazione dei servizi: sono d'accordo con Ugolini TROVO DEL TUTTO condivisibili e pertinenti le posizioni espresse dall'esponente del Pri Denis Ugolini in merito alla privatizzazione dei servizi pubblici e alla lotta alla burocrazia, così come trovo assolutamente pertinente il suo richiamo a nuove modalità di confronto all'interno delle istituzioni. A proposito delle proposte emerse nell'assemblea di Confindustria tenutasi a Cesena anch'io sottolineo che le imprese del nostro territorio stanno attraversando un momento di grande difficoltà e chi fa politica deve avere come obiettivo il bene della città, di chi ci lavora, di chi ci vive. E non è con le sterili polemiche su questa o quella presidenza a Palazzo Albornoz che si dà risposta ai problemi dei cittadini. Bene ha fatto dunque Ugolini a porre l'attenzione sulla necessità di passare da una politica delle parole a una politica della concretezza che impegni il nuovo sindaco a confrontarsi con i cittadini, con il mondo delle imprese e con l'opposizione. sen. Laura Bianconi vice presidente del gruppo Pdl al Senato

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(sezione: Burocrazia)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

«L'agricoltura orobica deve aprirsi di più alle innovazioni» --> Il presidente Colombi prima dell'assemblea provinciale «Situazione terribile, ma c'è già chi sta rialzando la testa» Venerdì 26 Giugno 2009 ECONOMIA, pagina 45 e-mail print Nonostante la crisi, tanti comparti in Coldiretti cominciano a dare qualche segno di rilancio «Sia chiaro, noi non ci rassegnano: non abbiamo mai attraversato un momento così critico ma la volontà è quella di risollevarsi, con ogni mezzo». Se la recessione travolge l'agricoltura come un fiume in piena, ci sono sono due possibilità: rassegnarsi o resistere, per poi ripartire. Alla vigilia forse della più difficile assemblea provinciale della sua storia, Coldiretti sceglie senza indugi la seconda strada. E attraverso il presidente Giancarlo Colombi rilancia, pur consapevole che «questa crisi è durissima e per ora non arretra di un passo». Eppure è importante «cogliere ogni opportunità per reagire: questa assemblea dovrà dare un segnale importante, di vitalità innanzitutto al nostro interno, per poi chiedere a gran voce aiuti che il settore merita, perché altrimenti pezzi importanti della sua storia finiranno per morire». Poi rivolge un messaggio agli iscritti: «Molti di loro - spiega il presidente -, di fronte a un disastro di queste proporzioni, fanno fatica a mantenere la calma, perché vedono andare in fumo non solo il loro lavoro, ma quello che era stato l'orgoglio dei loro padri. Sono pronti ad azioni forti, ma è necessario che insieme alle rivendicazioni sacrosante, anche da parte nostra si analizzino fino in fondo le criticità, per tornare rapidamente ad essere competitivi». Sul tavolo non c'è solo l'andamento «da profondo rosso» di certi comparti, latte e carne in primis, esistono problemi come i costi soffocanti della burocrazia, la riforma della politica agraria comunitaria, la direttiva nitrati, la questione Ogm, e soprattutto la cronica assenza di ammortizzatori sociali nel settore, insieme a un accesso al credito che si è andato complicando negli ultimi mesi. La questione latte resta in primo piano: «Non si riesce ad avere un dialogo con le parti industriali - sottilinea Colombi - che propongono quotazioni inferiori 30 centesimi al litro per il latte alla stalla, le stesse di 10-15 anni fa. Così facendo le aziende non resisteranno a lungo. In Lombardia produciamo 40 milioni di quintali e ne entrano ancora 30 milioni dall'esterno, eppure non riusciamo a stare sul mercato perché nessuno ci aiuta. Il paradosso è che il latte continua ad essere molto consumato dalle famiglie, e lo stesso vale per i formaggi, ma c'è una strozzatura del prezzo nella filiera a monte, non certo a valle. Il mondo politico promesse ne ha fatte tante, ma finora di concreto si è visto poco». Colombi approva la richiesta del collega dell'Unione Renato Giavazzi, che chiede di creare un'Authority con poteri forti di controllo sul prezzo del latte e dei prodotti agricoli: «Può essere una strada, vedremo. Anche il nostro progetto per richiedere a gran voce l'etichettatura dei prodotti migliorerebbe le cose, perché così si scoraggia la trasformazione con il latte straniero di nostri formaggi anche prestigiosi, persino alcune Dop. Chiediamo controlli più rigidi: il cittadino vuole il made in Italy per tutta la filiera e crede di essere garantito comprando un formaggio italiano: purtroppo non è sempre così». Ma se alcuni comparti tradizionali sono in forte sofferenza, ne esistono altri dove la crisi non ha quasi lasciato il segno: «Mi riferisco al florovivaismo, alla viticoltura, all'orticoltura e agli oltre cento agriturismi - precisa Colombi -: bisogna assecondare e incoraggiare questa voglia di natura che il consumatore non perde occasione di dimostrarci, abbracciando anche nuove attività. penso ad esempio a come si è sviluppato negli ultimi anni il discorso delle fattorie didattiche per i bambini, che boom hanno avuto gli allevamenti di caprini spesso affidati a giovani coppie che non arrivano neanche dall'agricoltura, mentre anche nel florovivaismo, nostro punto di forza con quasi 200 aziende sul territorio, sta proponendo formule alternative come l'arredo urbano». Come organizzazione, Coldiretti sente su di sé la responsabilità di dover rappresentare gran parte del mondo agricolo bergamasco: «Pur nelle difficoltà - spiega il presidente - manteniamo un trend di crescita in settori come l'agriturismo, florovivaismo, vitivinicolo e aziende dei servizi. Rappresentiamo 3.500 aziende con 6.000 iscritti tra titolari e coadiuvanti, numeri rimasti abbastanza stabili negli ultimi anni». Per il futuro, Colombi punta forte sul binomio formazione-innovazione: «Già da tempo abbiamo messo in campo una serie di corsi per sviluppare l'innovazione in comparti strategici come latte, carne, ortaggi, florovivaismo e agriturismi. Questi aggiornamenti, che svilupperemo ulteriormente, devono portare a un approccio diverso verso l'esterno: l'azienda agricola deve aprirsi di più, comunicare meglio le sue iniziative, magari legandole ad altri soggetti sul territorio per varare un'offerta più completa e attraente». Maurizio Ferrari 26/06/2009 nascosto-->

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Bisogna sconfiggere la cultura del no (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Latina)" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Venerdì 26 Giugno 2009 Chiudi L'Assemblea di Confindustria all'insegna delle strategie per superare il difficile momento che stanno vivendo le aziende «Bisogna sconfiggere la cultura del no» Il presidente Mazzenga e la crisi: troppa burocrazia, cantieri fermi e regole certe

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Al suo secondo e ultimo mandato alla guida della Confindustria provinciale, Fabio Mazzenga, ... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Latina)" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Venerdì 26 Giugno 2009 Chiudi di LAURA PESINO Al suo secondo e ultimo mandato alla guida della Confindustria provinciale, Fabio Mazzenga, nelle sale dell'antica infermeria di Fossanova, alla presenza del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, apre la 65^ assemblea pubblica dell'Associazione industriali sulla grave crisi economica nazionale. L'immagine è quella di una "forbice allargata": da un lato la caduta rapida dell'economia, dall'altro la lenta ripresa, di cui pure qualche segnale si avverte da lontano. Parla della "mutazione incompiuta" del sistema economico del Paese, delle difficoltà delle piccole e medie imprese oppresse dal crollo degli ordini, dei segnali preoccupanti che arrivano anche dal mondo delle multinazionali. «La crisi è per tutti - esordisce il presidente - Ma la partita decisiva si gioca dopo la crisi. Noi confermiamo il nostro atteggiamento di fiducia, non c'è rassegnazione nel mondo delle imprese, ma preoccupazione e voglia di andare avanti». Parla dei costi della burocrazia che gravano sulle aziende, delle risorse umane e della loro formazione e istruzione, degli investimenti infrastrutturali e delle liberalizzazioni, della collaborazione con le forze sindacali, della necessità di regole "certe, trasparenti e condivise". Quanto alla provincia pontina, «il territorio stenta - ammette il presidente di Confidustria Latina - e mostra chiari segni di involuzione. C'è il rischio del collasso e di una vera e propria destrutturazione generalizzata del sistema economico locale». Cosa manca? Le infrastrutture prima di tutto. Strade, ferrovie, ponti e aeroporti. «Non si possono aspettare anni per aprire i cantieri. Bisogna sconfiggere la cultura dei no e dei veti. Confindustria continuerà la sua battaglia per dotare la provincia pontina di grandi infrastrutture, che per ora restano ancora sulla carta». Ma a monte c'è un nodo tutto istituzionale: il rapporto tra la Provincia e la Regione, il ruolo preponderante di Roma da sciogliere nella riforma di Roma Capitale. Poi, il presidente bacchetta la politica, locale e regionale, sulla sanità, le tariffe e il sistema di tassazione e tutti i costi che si abbattono sui cittadini. Snocciola anche i temi caldi del territorio: rifiuti ed energia. Il primo affrontato in diversi incontri tra i presidenti Cusani e Marrazzo, il secondo in un protocollo d'intesa per la realizzazione di una centrale solare per la produzione di energia da fonti rinnovabili, il primo nel Lazio e il secondo in Italia. Un accenno anche alla Camera di Commercio, rappresentata in assemblea dal presidente Vincenzo Zottola, e alla sua ritrovata stabilità. Infine, la speranza di una rinascita economica dalle ceneri della crisi. Per concludere, gli interventi del presidente della piccola e media industria Giuseppe Morandini e del prefetto Bruno Frattasi introdotti dal direttore di Confidustria, Sergio Viceconte. L'appello di Frattasi è ancora una volta rivolto alla sicurezza e alla legalità legati alla cultura della buona impresa, contro il pericolo reale e concreto di "infiltrazioni mafiose di stampo non autoctono".

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PERUGIA - L'ultimo caso è quello di un anziano di 87 anni: per lui cambiare reside... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Venerdì 26 Giugno 2009 Chiudi di LUCA BENEDETTI PERUGIA - L'ultimo caso è quello di un anziano di 87 anni: per lui cambiare residenza a Perugia diventa un incubo. Eppure pensava che fosse la cosa più facile del mondo: deve soltanto attraversare l'incrocio. «Ci riusciranno anche le scartoffie», ha pensato. Errore. C'è la burocrazia da battere. E allora ecco che il cambio di residenza diventa un rebus. Primo appuntamento all'ufficio anagrafe decentrato di San Sisto a febbraio. «Torni a giungo», gli dicono gli uffici. Lui batte gli acciacchi, la memoria che potrebbe perdere qualche colpo e si presenta puntuale: «Stavolta ce la faccio», si dice. Niente da fare. L'impiegato, con garbo e gentilezza, gli chiede di esibire le visure catastali. «Ma le avete», replica l'anziano un po' spazientito. Niente da fare, deve tornare. Ma è caldo, l'estate è in agguato e gli uffici di pomeriggio pare che siano chiusi e l'anziano ha mandato al diavolo il cambio di residenza. Succede, insomma, che la burocrazia diventi un ostacolo insormontabile. E non basta pagare per riuscire a venirne a capo. Claudio, perugino, assistito dall'avocato Francesco Pierri, è uno che paga la sua assicurazione sulla vita. La paga dal 1999. Nel 2007 ha una frattura ad una gamba. E' logico che apra una pratica di risarcimento. L'anno dopo l'assicurazione gli dice che deve rivolgersi al medico legale che esaminerà la cartella clinica per dare il via libera al risarcimento. La visita c'è stata a novembre, ma siamo arrivati a fine giungo e nessuno ha fatto sapere se l'assicurazione dà il via libera al risarcimento. Ma nel frattempo succedono altre cose: l'assicurato ha un ictus ed apre una seconda pratica di risarcimento. Che però si arena perché la compagnia non invia al medico legale le condizioni del contratto, e quindi è impossibile fare la perizia e dare il via libera alla liquidazione. Naturalmente, nel frattempo, anche la prima pratica frena. Il motivo? E' cambiato il medico-perito dell'assicurazione. E si deve ripartite da zero. Non basta pagare. Ma può capitare di peggio se si è un cittadino straniero che viene in Italia per lavorare. Continua a pagina 43

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La grande sfida dei cittadini. (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Venerdì 26 Giugno 2009 Chiudi La grande sfida dei cittadini. Quattro mesi per cambiare residenza, novantenne finisce nei guai Burocrazia folle per pensioni e assicurazioni Niente agriturismo, ma nel cuore del parco resta il tetto all'amianto

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E' il caso di Abdiraim,, 54 anni, nato in Macedonia ma residente a Torgiano. E' in... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Venerdì 26 Giugno 2009 Chiudi di LUCA BENEDETTI E' il caso di Abdiraim,, 54 anni, nato in Macedonia ma residente a Torgiano. E' in Italia dal 1994, ha lavorato come boscaiolo e nel 2002 è stato colpito da infarto. «Una situazione -spiega l'avvocato Nicodemo Gentile che lo assiste - che ha comportato una invalidità civile permanente con riduzione della capacità lavorativa pari all'80% come è stato riconosciuto dalla Commissione medica di verifica delle direzione provinciale dei servizi social». Per uno che perde la possibilità di lavorare è un riconoscimento importante verso l'agognata pensione di invalidità. Ma la burocrazia è in agguato e quando l'ex boscaiolo presenta, nel 2005, la richiesta di aprire un'istruttoria per ottenere l'invalidità civile, il Comune di Perugia risponde picche. Il motivo è semplice: manca la carta di soggiorno. Eppure l'avvocato Gentile tira fuori anche normative e regolamenti dell'Unione Europea. Niente da fare, la pensione non arriva. Con il paradosso che una Commissione medica riconosce l'invalido e un'altra commissione non gli consente di ottenere i soldi che spettano in quei casi perché non ha la carta di soggiorno. Ma la carta di soggiorno la può ottenere solo se lavora. Cosa impossibile in quelle condizioni, certificate dalla legge. L'ultima speranza, allora, è nel giudice: l'avvocato Gentile ha presentato una ricorso (sezione lavoro) in materia di previdenza. L'udienza è fissata per il prossimo anno, a otto anni dall'infarto che impedisce all'ex boscaiolo di lavorare. Una speranza l'accende una sentenza (la numero 11 del 2009) della Corte Costituzionale che, cancella la norma del reddito e della carta di soggiorno di fronte a casi come quelli dell'ex boscaiolo. Basterà? Altro giro, altra corsa. Stavolta è l'urbanistica a mandare in bestia il cittadino che sbatte contro il muro di gomma. Per carità, la legge va rispettata al millimetro. E' la logica che fa a pugni con i codici come nel caso che arriva da Spello. Nessun vuol mettere a rischio le pendici del monte Subasio, il suo parco e tanto meno i suoi olivi che spremono uno degli extravergine più buoni del mondo. Non vuol farlo certo Luciano Capodicasa, una vita passata in mezzo agli animali e poi la svolta verde dell'azienda agraria. Olivicoltore dal 2003, pensa bene di rimettere a posto una rimessa agricola che si trova nel suo terreno alle pendici del monte, nella zona di rispetto del parco, le cosiddette aree Sic (sito di interesse comunitario). L'idea è quella di concorrere a un bando regionale per la realizzazione di un mini agriturismo: bagno, due posti letto e soggiorno. Si tratta di metter a posto un vecchio rudere che per anni ha ospitato un pastore in odore di transumanza. Inizia una sorta di sfida con gli uffici comunali. Da una parte la legge ferrea, dall'altra la lampadina dell'imprenditore che si accende. «Ma nel rispetto dell'ambiente», dice Capodicasa. Il primo stop arriva perché il vecchio rudere non ha l'abitabilità. E non serve a nulla neanche dimostrare che ci abbia vissuto il pastore? No, dice il Comune. Addio agriturismo. Meglio provare con un piccolo punto di assaggio di prodotti locali dove portare i clienti, olio e miele a farla da padrone. Ma neanche la vetrina passa: nei Sic la sagoma degli edifici non può cambiare. Il tempo passa, i finanziamenti pure, le prescrizioni ai progetti (nove per i lavori) crescono. Quella che sembra la più curiosa riguarda la relazione di incidenza per verificare che la nuova struttura non alteri il rapporto della flora-fauna locale. Cioè i nidi degli uccelli e la "corsa" delle lucertole. Nessuna obiezione se non che quelle relazioni in Umbria la fanno solo due studi. Fino a oggi solo in progettazioni e zero lavori se ne sono andati migliaia di euro. In mezzo al Subasio non c'è un un'antenna per mostrare i sapori dell'Umbria ma soltanto un vecchio rudere con il tetto in cemento amianto. C'è anche chi dive di sbattere contro il muro (presunto) della giustizia. La storia la racconta Antonietta Vetriani che ha addirittura costituito un Comitato vittime della giustizia. La vicenda è complessa, fatta di avvocati, carte bollate e non solo. Ma suona più o meno così e attenti alle date. Tutto inizia nel 1993 quando il figlio della signora Vetriani viene inseguito da alcuni creditori per un assegno e una cambiale protestata, roba da milioni e mezzo di lire. Nel 1995 i processo è stato fermato perché viene disconosciuta la firma, risultata fasulla, sulla cambiale. Tutti vissero felici e contenti? Macché. Il processo va avanti, l'uomo cambia residenza e la notifica dell'udienza del 7 ottobre 1998 non gli viene mai consegnata. I creditori inseguono l'assegno, nel frattempo qualcuno passa a miglior vita. Il Comitato denuncia: «Adesso il nostro assistito rischia di perdere la casa pignorata per quel debito». Possibile?

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UPesaro NA STORIA travagliata, quello di un film ingoiato dalle sabbie mobili del... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Venerdì 26 Giugno 2009 Chiudi di CLAUDIO SALVI UPesaro NA STORIA travagliata, quello di un film ingoiato dalle sabbie mobili della burocrazia e riaffiorato dopo anni, grazie alla tenacia del regista e di alcuni amici. E' la storia di La fisica dell'acqua, film di Felice Farina con protagonisti Claudio Amendola, Paola Cortellesi e Stefano Dionisi che sarà presentato stasera (ore 21,15), in piazza del Popolo alla Mostra internazionale del nuovo cinema. In anteprima al festival (dopo circa sette anni di limbo produttivo e distributivo), il film esplora le tinte del thriller gli antri più bui della psiche di un bambino. Una pellicola diventata una vera e propria odissea burocratica sulla quale anche Claudio Amendola nel corso della conferenza stampa di presentazione del festival pesarese a Roma aveva usato parole di fuoco: «Trovo indegno che un film come il nostro, girato spendendo tanti milioni dei contribuenti possa poi arenarsi per una somma ridicola. Credo che in questi casi lo Stato abbia il dovere di investire quel poco che manca per portare avanti un film». Più morbido rispetto al protagonista, il regista che dopo fallimento, blocco delle riprese e poi termine del montaggio della pellicola si dice comunque soddisfatto perché tutte queste vicissitudini sono terminate. Ma ora, dice Farina «ho fatto il film che volevo fare». Insomma uno stop quasi provviddenziale? «Anche se non cercato, in un certo senso è stato così perché il film mi è cambiato sotto le mani. Alla fine di tutto questo delirio ho ritrovato in questa pellicola i miei sentimenti ed esattamente quello che volevo esprimere. Anche se è un film pieno di difetti, ora e solo ora ci vedo tutto quello che avrei voluto vedere». Perchè dopo tutti questi anni di stand-by ha deciso di presentare il suo film proprio a Pesaro? «Perché sono affezionato a Pesaro ed a questo festival di tono "alto" e poi perché amo la piazza ed il suo pubblico e sono incuriosito dalle sue reazioni. Credo che sia un bel banco di prova per ogni regista». Come ha fatto a rientrare in possesso della pellicola e a finire il suo lavoro? «Dopo la chiusura della produzione il film era finito al tribunale fallimentare dopodiché sarebbe andato irrimediabilmente al macero. Questa cosa mi ha spinto a fare questa specie di follia cercando di finirlo dando fondo a risorse personali e grazie all'aiuto di alcuni amici e ad un modesto contributo di Raicinema». Ci sono parecchie polemiche sui film finanziati dallo Stato. «Alimentate ad arte. In un Paese dove si fa disprezzo della cultura e dove si fa largo uso di populismo, quello del cinema finanziato è il classico luogo comune. Vi sono tanti settori in questo Paese dove vengono elargite e sperperate risorse pubbliche e dove si annidano fenomeni di corruttela. Il cinema gode di risorse irrisorie rispetto ad altri paese. Un moderno Stato democratico ha il dovere di produrre proteggere e incoraggiare la cultura e non sbeffeggiarla come ha fatto recentemente qualche nostro ministro».

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Qualità della Vita dell'Impresa. Indagine Confartigianato : a Bolzano e nel Nord Est le migliori condizioni (sezione: Burocrazia)

( da "Sestopotere.com" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Qualità della Vita dell’Impresa. Indagine Confartigianato : a Bolzano e nel Nord Est le migliori condizioni (26/6/2009 13:10) | (Sesto Potere) - Roma - 26 giugno 2009 - Bolzano, è la provincia italiana dove esistono le condizioni migliori per fare impresa. Seguono Trento, Ravenna, Rimini e Reggio Emilia. All’ultimo posto Crotone, preceduta da Catanzaro e Cosenza. E’ quanto emerge dal Rapporto “Il cielo sopra la crisi” curato dall’Ufficio Studi di Confartigianato e che è stato presentato oggi in occasione dell’Assemblea della Confederazione che rappresenta 520.000 artigiani e piccole imprese. Per misurare l’ambiente ideale per fare impresa, Confartigianato ha preso in esame 39 indicatori raggruppati in 11 ambiti . Ne è scaturito l’Indice della Qualità della Vita dell’Impresa che valuta la capacità di ciascun territorio provinciale di mettere a disposizione degli imprenditori italiani il miglior contesto possibile dove operare con la propria impresa. In particolare, sono stati analizzati i seguenti ambiti: Densità imprenditoriale, Mercato del lavoro, Pressione fiscale, Concorrenza sleale del sommerso, Burocrazia, Credito, Tempi della giustizia civile, Legalità e conflittualità, Utilities e servizi pubblici locali, Capitale sociale del territorio e Infrastrutture. Anche nella classifica per regioni, la prima piazza va al Trentino Alto - Adige), seguita da Emilia Romagna, Valle d’Aosta, Veneto e Lombardia. In fondo alla classifica si trovano Sicilia, Campania e, in ultima posizione, Calabria. Dal rapporto emerge che è il Nord Est la macro area italiana più favorevole al fare impresa. A seguire il Nord Ovest, il Centro, le Isole ed il Sud. Per gli indicatori relativi alla Pressione fiscale le prime tre province virtusoe sono tutte quelle dotate di una forte autonomia: Bolzano, Trento e Aosta. Le ultime tre, invece, sono Salerno, Latina e Napoli. Per minore peso della Burocrazia le prime province sono Prato, Ravenna e Reggio Emilia, mentre le ultime tre sono Roma, Campobasso e Catanzaro. Per le condizioni del Credito le prime province sono Sondrio, Piacenza e Terni, mentre le ultime tre sono Salerno, Napoli e Avellino. Per Tempi della giustizia le province ideali per fare impresae sono Trento, Torino e Como, mentre le ultime tre sono Messina, Catanzaro e Lecce. Per condizioni legate ad Utilities e servizi pubblici locali le province con le migliori condizioni sono Aosta, Milano e Genova, mentre le ultime tre sono Teramo, Campobasso e Isernia.Bolzano, è la provincia italiana dove esistono le condizioni migliori per fare impresa. Seguono Trento, Ravenna, Rimini e Reggio Emilia. All’ultimo posto Crotone, preceduta da Catanzaro e Cosenza. E’ quanto emerge dal Rapporto “Il cielo sopra la crisi” curato dall’Ufficio Studi di Confartigianato e che è stato presentato oggi in occasione dell’Assemblea della Confederazione che rappresenta 520.000 artigiani e piccole imprese. Per misurare l’ambiente ideale per fare impresa, Confartigianato ha preso in esame 39 indicatori raggruppati in 11 ambiti . Ne è scaturito l’Indice della Qualità della Vita dell’Impresa che valuta la capacità di ciascun territorio provinciale di mettere a disposizione degli imprenditori italiani il miglior contesto possibile dove operare con la propria impresa. In particolare, sono stati analizzati i seguenti ambiti: Densità imprenditoriale, Mercato del lavoro, Pressione fiscale, Concorrenza sleale del sommerso, Burocrazia, Credito, Tempi della giustizia civile, Legalità e conflittualità, Utilities e servizi pubblici locali, Capitale sociale del territorio e Infrastrutture. Anche nella classifica per regioni, la prima piazza va al Trentino Alto - Adige), seguita da Emilia Romagna, Valle d’Aosta, Veneto e Lombardia. In fondo alla classifica si trovano Sicilia, Campania e, in ultima posizione, Calabria. Dal rapporto emerge che è il Nord Est la macro area italiana più favorevole al fare impresa. A seguire il Nord Ovest, il Centro, le Isole ed il Sud. Per gli indicatori relativi alla Pressione fiscale le prime tre province virtusoe sono tutte quelle dotate di una forte autonomia: Bolzano, Trento e Aosta. Le ultime tre, invece, sono Salerno, Latina e Napoli. Per minore peso della Burocrazia le prime province sono Prato, Ravenna e Reggio Emilia, mentre le ultime tre sono Roma, Campobasso e Catanzaro. Per le condizioni del Credito le prime province sono Sondrio, Piacenza e Terni, mentre le ultime tre sono Salerno, Napoli e Avellino. Per Tempi della giustizia le province ideali per fare impresae sono Trento, Torino e Como, mentre le ultime tre sono Messina, Catanzaro e Lecce. Per condizioni legate ad Utilities e servizi pubblici locali le province con le migliori condizioni sono Aosta, Milano e Genova, mentre le ultime tre sono Teramo, Campobasso e Isernia.

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Consiglio comunalesul depuratore (sezione: Burocrazia)

( da "Sicilia, La" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

cammarata Consiglio comunale sul depuratore Favara. La burocrazia comunale nei suoi più alti livelli non gode più della fiducia del Consiglio comunale. Per fare nomi e cognomi, il segretario generale Calogero Marrella ed i suoi più stretti collaboratori. Lo ha detto a chiare lettera il presidente del Consiglio, Luca Gargano, al sindaco, Domenico Russello, durante il faccia a faccia dopo la plateale protesta dei consiglieri che durante l'ultima seduta hanno abbandonato l'aula in segno di protesta contro il segretario. Lo ha ribadito l'intero Consiglio comunale firmando una lettera al sindaco dove si manifesta questo disagio e si richiama il primo cittadino alle sue responsabilità nei confronti della burocrazia comunale. Il feeling in realtà non c'è mai stato, con gli scontri che si sono man mano intensificati sia in aula, durante il dibattito consiliare che in segreteria. L'ultimo martedì con la forte protesta innescata dal consigliere Giovanni Mossuto che accusa il massimo burocrate del comune di ostacolate l'attività propria del consigliere non favorendo ed in certi casi addirittura negando l'accesso agli atti ai consiglieri. Accuse riprese con altri esempi anche da Antonio Valenti del Mpa, Enzo Biancucci e Antonio Fallea del Pdl. E naturalmente condivise dalla maggior parte dei consiglieri presenti che, come dicevamo, hanno abbandonato l'aula. A seguito di questa forte presa di posizione era necessario un incontro tra le due massime istituzioni comunali. Ma il colloquio tra Gargano e Russello non è stato, forse, del tutto chiarificatore in quanto, nonostante il vertice, i consiglieri comunali hanno inviato una lettera al sindaco nella quale il giudizio sui vertici della burocrazia comunale è molto chiaro, e le accuse precise «non sono garanti per i consiglieri nell'espletamento del loro ruolo istituzionale». Si vuole chiedere la testa di Marrella e con lui quella di altri suoi collaboratori? Espressamente la defenestrazione non è stata avanzata ma le posizioni sembrano distanti così come i termini per una ricomposizione. Nonostante tutto, però, l'azione amministrativa del consiglio comunale di Favara non si ferma. La conferenza dei capigruppo ha deciso di riconvocare la riunione del Consiglio comunale per continuare la trattazione dello schema di massima del Prg. La seduta dovrebbe essere fissata dal presidente Luca Gargano per le ore 19 del 2 luglio prossimo con all'ordine del giorno, oltre al Prg anche una ventina di altri punti di ordinaria amministrazione Giuseppe Moscato

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Il Consiglio MarrellaFavara. (sezione: Burocrazia)

( da "Sicilia, La" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Consiglio «sfiducia» MarrellaFavara. Il vertice della burocrazia comunale nel mirino del civico consesso Lampedusa. «Molti paesi europei, ci hanno definito il buco nero dal punto di vista dell'immigrazione clandestina - afferma il ministro, Andrea Ronchi - perché a loro il problema non interessava, oggi il buco nero è chiuso». Lancia queste accuse il ministro per le Politiche comunitarie, in visita ieri nella maggiore delle Pelagie. Lo scopo principale del tour lampedusano è stato quello di poter stabilire una strategia mirante a ridare all'isola sua immagine di isola turistica. «Per affrontare il problema delle emergenze a Lampedusa - continua il ministro - bisognava risolvere a monte il problema dell'immigrazione clandestina, questo lo abbiamo fatto, il nostro governo lo ha fatto e per questo abbiamo restituito a Lampedusa il suo ruolo di perla del turismo in Italia». Visita il centro di accoglienza dove esprime apprezzamento al direttore Federico Miragliotta, perché nonostante al momento il centro sia a «presenze zero» la Lampedusaccoglienza continua a mantenere impiegato personale; lì ricorda la precedente visita, avvenuta nel mese di luglio dello scorso anno, quando il centro era strapieno di immigrati. Poi va al molo Favarolo per salutare gli equipaggi delle motovedette di Fiamme Gialle, Carabinieri e Capitaneria di Porto. Visita la stazione operativa della Guardia di finanza, dove guardando il monitor che segnala le operazioni in corso, sottolinea come «tutto sia in stato di tranquillità». Ed infine il ministro si reca nella sede dell'Area marina protetta Isole Pelagie dove c'è l'incontro con gli amministratori locali e gli operatori del settore turistico, i quali lamentano un calo di presenze pari al 50%, dato questo molto preoccupante per l'economia isolana. Ed è proprio qui che il ministro lancia la sua proposta «Parlerò domani con il ministro Brambilla, che si è appena insediata - dice Ronchi - proprio per trovare un modo strutturale di dialogo, realtà locale Lampedusa e istituzione governativa». La visita che è durata 5 ore era iniziata alle 10 all'aeroporto, dove ad attendere il ministro sottobordo c'era il sindaco Bernardino De Rubeis, e alcuni amministratori. «Purtroppo nel passato si è parlato tanto e non si è parlato certamente bene di Lampedusa - dice il sindaco De Rubeis - ecco perché noi chiediamo un atto di compensazione; la nostra isola a saputo accogliere i disperati quando ce ne stato di bisogno, adesso la situazione è cambiata, per questo non può essere abbandonata. Queste sono isole - continua il sindaco - che hanno volontà di crescere nel settore turistico». CALOGERO MARIA SPARMA

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Comitato per il (sezione: Burocrazia)

( da "Sicilia, La" del 26-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Costituito dai 40 licenziati del call center delle Poste Comitato per il «diritto al pane quotidiano» Si inasprisce la protesta dei dipendenti dell'associazione Casa Famiglia Rosetta da 7 mesi senza stipendio che minacciano lo sciopero e la conseguente sospensione dei servizi che assicurano. Oggi i lavoratori effettueranno un sit-in davanti alla prefettura “per dare visibilità alla nostra protesta e per indurre chi di dovere a intervenire”. Nel corso della protesta chiederanno di essere ricevuti dal prefetto Vincenzo Petrucci. Intanto hanno detto chiaramente di non volere più prestare servizio sino a quando non riceveranno le mensilità di stipendio maturate. «I lavoratori - ha detto ieri il segretario provinciale della Cisl Fp Gianfranco Di Maria - sono esasperati e sono pronti a tutto. Non vogliono più aspettare perché hanno aspettato già tanto e non si può dare loro torto». Anche ieri sono state effettuate ricerche dei mandati di pagamento che l'Assessorato regionale alla Sanità ha comunicato ufficialmente di avere emesso la settimana scorsa in favore dell'associazione. «È come se si fossero volatilizzati anche se c'è da pensare che si siano persi nei meandri della burocrazia», ha detto Di Maria che ha aggiunto: «Il presidente dell'associazione Casa Famiglia Rosetta don Vincenzo Sorce ha infatti ribadito che le somme non sono ancora arrivate nelle casse dell'associazione che pertanto continua a non essere in condizioni di potere pagare le mensilità di stipendio rivendicate dai lavoratori». Di Maria ha comunicato di avere già chiesto l'intervento del prefetto. Si è detto rammaricato per le manifestazioni di protesta che i lavoratori si accingono ad effettuare «anche perché lo sciopero - ha affermato - comporterà la sospensione del servizio che assicurano ai sofferenti che hanno tanto bisogno di assistenza continua, ma bisogna capire la loro disperazione». L. S.

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Bonus a chi non licenzia e investe Ecco il decreto per le imprese (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere.it" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

la crisi Bonus a chi non licenzia e investe Ecco il decreto per le imprese Misure per 2 miliardi, tagli e nuovi prelievi. Pagamenti, Cassa depositi in campo. Il pacchetto Sacconi ROMA Un solo decreto legge da approvare prima della pausa estiva e che, a regime, vale circa due miliardi di euro l'anno. Con una lunga serie di sgravi per le imprese diretti a favorire gli investimenti e l'occupazione, coperti in gran parte da nuovi tagli alla spesa pubblica, ma anche da «prelievi» che, sottolineano fonti di governo, «non colpiranno, né si scaricheranno direttamente o indirettamente sui cittadini». Il piatto forte del provvedimento, che avrà al suo interno anche alcune norme di «manutenzione» della Finanziaria triennale dell'anno scorso, sarà «la detassazione degli utili che vengono reinvestiti nell'azienda» ha spiegato ieri il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, confermando anche il «bonus per le imprese che non licenziano», e l'accelerazione dei pagamenti arretrati della pubblica amministrazione alle imprese. «È scandaloso che lo Stato non rispetti le scadenze» ha detto il presidente del Consiglio, spiegando che sarà introdotto un meccanismo di certificazione dei crediti delle imprese, che potranno dunque essere scontati dalla Cassa Depositi e Prestiti. Il decreto messo a punto dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti conterrà anche una nuova disciplina per i crediti delle imprese nei confronti del fisco. Sarà innalzato il limite dei 516 mila euro entro i quali i crediti possono essere compensati con i debiti fiscali, ma dovrebbe essere eliminato anche l'automatismo dell'operazione oltre una certa soglia da definire. Nel pacchetto ci sono diverse misure per favorire l'occupazione, studiate dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. A cominciare dalle agevolazioni per le imprese che assumono lavoratori in cassa integrazione o in mobilità, che potranno incamerare i sussidi pubblici non utilizzati. Altri interventi sono diretti ai lavoratori in cassa integrazione: potranno ricevere in un'unica volta tutto l'assegno per avviare nuove attività in proprio, svolgere lavori occasionali pagati con un voucher, rientrare in azienda per seguire corsi di formazione. Dovrebbe esserci anche l'aumento dal 60 all'80% dell'integrazione del salario da parte dello Stato, nel caso in cui le aziende in difficoltà facessero ricorso ai contratti di solidarietà per evitare i licenziamenti. Buone notizie anche per i possessori delle obbligazioni Alitalia: il rimborso, dall'attuale 30%, potrebbe salire con vari meccanismi fino al 70%. E nel decreto potrebbero esserci misure anche a favore degli azionisti della vecchia compagnia di bandiera, oggi commissariata. Nel provvedimento ci sarà anche una norma che rende nulle, e quindi inapplicabili, le clausole attraverso le quali le banche ripropongono fittiziamente le commissioni per il massimo scoperto sui fidi bancari. Un orientamento già maturato dal ministero dell'Economia, che il governo avrebbe deciso di rendere esplicito nel decreto. In arrivo anche una nuova stretta sulle regioni che sforano il tetto della spesa sanitaria. Le norme che portano al commissariamento in caso di mancato rientro, dovrebbero essere rafforzate. E non si escludono nuovi tagli per il 2010 al prezzo dei farmaci. «Speriamo di fermarci al 2009» ha detto ieri Berlusconi all'assemblea della Farmindustria, ribadendo il suo ottimismo sul superamento della crisi economica. «Siamo in grado di venirne fuori e di superare le difficoltà», ha detto, mentre il presidente del Senato Renato Schifani lo invita a proseguire anche nella lotta alla burocrazia. «Non è facile fare tutto, ci vogliono anche i soldi...» ha detto, aggiungendo pure che «bisogna essere realisti. C'è una diminuzione del pil ha detto riferendosi alle stime di Bankitalia e Confindustria, che oggi indicano una flessione del 5% per il 2009 ed un aumento del deficit. Ne parleremo domani in Consiglio dei ministri». Tremonti dovrebbe illustrare le grandi linee del nuovo Documento di Programmazione, che sarà presentato tra due o tre settimane. Con la manutenzione della manovra triennale già nel decreto, la Finanziaria di settembre sarà ridotta solo alle tabelle. . M. Sen stampa |

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E' stato inaugurato, ieri pomeriggio, Palazzo Oddo, cuore del patrimonio archeologi... (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

E' stato inaugurato, ieri pomeriggio, Palazzo Oddo, «cuore» del patrimonio archeologico e museale della città, ove è stato ricavato spazio per la mostra delle «Magiche trasparenze - I vetri dell'antica Albingaunum» con lo stupendo «Piatto di vetro antico più bello del mondo». La gestione del complesso che sorge accanto all'auditorium San Carlo, in via Roma, è ora affidata alla Oddo srl. Il restauro dell'Oddo è durato quasi 30 anni, durante i quali si arrivò persino a ipotizzarne l'uso per la realizzazione di un piano di edilizia pubblico-residenziale. La scelta fu fermata dall'allora sindaco Mauro Zunino. «Alla fine ce l'abbiamo fatta: la goccia scava la roccia», ha ricordato Carlo Basso, presidente della Oddo srl, con riferimento alla burocrazia che ha ritardo l'apertura. Ha detto: «Vorremmo che l'Oddo fosse la palestra per la cultura dei nostri giovani». Il direttore della società, Umberto Airaudi, ha ricordato che palazzo Oddo significa 4 piani nei quali quasi 900 metri quadrati sono destinati al polo museale (riferendosi ad un futuro Museo Archeologico Albenganese), altri 900 metri sono per la «ritornata» biblioteca, 350 metri destinati ad aree espositive, con spazi per il Centro studi sulla Resistenza, una foresteria con 7 posti letto, un bar al piano terra». Il sindaco Antonello Tabbò ha ringraziato gli amministratori della Oddo e il professore Bruno Massabò, soprintendente e mente coordinatrice del patrimonio archeologico locale. Tra gli altri ieri pomeriggio erano presenti l'assessore regionale Carlo Ruggeri, Antonio Ricci, prefetto, questore e vescovo. Grande impressione ha destato il Museo dedicato alle Magiche trasparenze, una dozzina di sale, ricche di preziosissimi reperti, che conducono alla visione del Piatto blu (trovato 14 anni fa al Pontelungo, databile alla fine del primo secolo, realizzato in vetro blu cobalto, mediante cottura a stampo, con facce levigate al tornio e fregio riproducente due putti bacchici danzanti). Un gioiello facente parte dell'arredo funerario di un ricco commerciante locale. Oggi e domani il palazzo è aperto alla visite gratuite. Da martedì, 4 euro il biglietto di ingresso (2 euro i ridotti).

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"Con Montezemolo per rilanciare l'Italia che lavora" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Intervista Flavio Repetto "Con Montezemolo per rilanciare l'Italia che lavora" GINO FORTUNATO NOVI LIGURE Dobbiamo capire e valorizzare i valori che abbiamo in casa. Sono valori capaci di trasformare la crisi, cogliendo opportunità importanti. Ci sono momenti di riflessione e altri in cui occorre svegliarsi presto al mattino per mettersi subito in moto». E lui è pronto a mettersi in gioco, come sempre. Flavio Repetto, patron della Novi Elah Dufour è stato chiamato dal presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, per costituire il centro studi «Italia futura» che sarà presentato martedì. Oltre a loro ci sono altri personaggi dell'imprenditoria nazionale, come il casalese Sandro Buzzi, Carlo Calenda, Gianni Punzo, Agostino Gallozzi. C'è già chi definisce Italia futura «il partito di Montezemolo». «Se si prospettasse una cosa del genere sarei il primo a defilarmi. Un partito è fatto di politici, nel qual caso dovremmo cambiare mestiere e non darei vita a questa idea. Piuttosto siamo una parte importante dell'impresa Italia, ovvero un segmento che produce e che non vende fumo. Vede, durante la mia vita di imprenditore, ho avuto molte occasioni tra Senato e Camera, ma ho sempre risposto che il mio mestiere lo sto ancora imparando. Fare l'imprenditore mi emoziona ancora oggi e non cambierò i miei orientamenti». Che cosa è oggi e cosa diventerà Italia futura? «È un'iniziativa molto opportuna ideata dell'avvocato Montezemolo. In sostanza riunisce imprenditori che hanno dimostrato competenza e capacità sul piano nazionale e internazionale. Attraverso sforzi congiunti valuteremo cosa fare per rilanciare il Paese sotto l'aspetto economico e produttivo, per arrivare a costituire un sistema Italia che sia competitivo rispetto al resto del mondo. La partita si gioca a livello internazionale. L'Italia possiede cose meravigliose e se saremo capaci di mettere le imprese nelle condizioni di lavorare in un mercato aperto, emergeranno ottime professionalità. Sinora abbiamo avuto personaggi che hanno scambiato la finanza per un bene, mentre invece è un servizio. Rappresentiamo una nazione fondata sul lavoro e quindi siamo un territorio di trasformazioni di beni che occorre portarli al consumatore finale. Ma anche il governo dovrà svolgere la sua parte». Quali problemi punterete a risolvere? «Al momento puntiamo su nomi di ottimi imprenditori della Liguria e del Piemonte e presto ci saranno altri colleghi della Lombardia, dell' Emilia e di altre regioni. Siamo solo agli inizi. La nostra sarà una politica imprenditoriale che aiuterà, come ho detto, il sistema Italia, appesantito da una burocrazia difficile e contorta». Ha fatto riferimento a un aiuto concreto al Governo in termini propositivi. Intende questo governo? «Be', nel momento in cui mi confronto con le istituzioni, devo prendere atto di chi c'è in questo momento. Ma in democrazia occorre lavorare per gli italiani, a prescindere di chi governa e quindi dovremo confrontarci con le responsabilità del governo. Le dirò un'altra cosa, durante un incontro con l'onorevole novese Manuela Repetti, dopo aver esposto il mio punto di vista, la signora mi ha detto ironicamente: "Ma Cavaliere, non sarà mica di sinistra!". Le ho risposto che non è questione né di sinistra né di destra, contano solo le persone e le loro capacità. Dall'85 mi sono confrontato direttamente con i sindaci novesi Pagella, Angeli, Lovelli e ora con Robbiano. Ho ritenuto che queste persone avessero e abbiano valori importanti. Sono un imprenditore con responsabilità d'impresa e quindi non posso prescindere da chi c'è in Comune e dai valori che rappresentano».

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L'ecosostenibilità passa in banca (sezione: Burocrazia)

( da "Finanza e Mercati" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

L'ecosostenibilità passa in banca da Finanza&Mercati del 27-06-2009 Banche e ambiente. Ecco le parole chiavi per un mondo più verde, che non rinuncia al profitto. Sempre più imprese e famiglie sono interessate a investire in energie rinnovabili e per questo rappresentano, agli occhi del sistema bancario, una fetta di mercato ancora tutta da scoprire. «Secondo i nostri studi esistono almeno cinque milioni di persone che esprimono un bisogno consapevole di ecosostenibilità», dichiara Marco Fedeli, docente all'Università di Genova e managing director di Globiz, la società che organizza la Green Globe Banking Conference, la cui terza edizione si è tenuta nelle scorse settimane. «Lo vediamo anche nelle pubblicità - continua - tutto sta diventando più verde». Una domanda, quella dell'ecosostenibilità, che per ora resta maggiore dell'offerta. Ma cosa c'entrano gli istituti di credito e finanziari con la sensibilità ambientale? «Le banche - spiega Fedeli - possono avere due tipi di approcci per rendere la loro vision più verde: possono mettere direttamente in pratica comportamenti virtuosi, come fare attenzione agli sprechi pratiche di risparmio energetico negli uffici, oppure, e questo è quel che più ci interessa, incidere sui comportamenti dei clienti, esercitando un impatto indiretto attraverso la proposta di prodotti finanziari che favoriscano l'acquisto di beni eco-compatibili come impianti fotovoltaici o auto ibride». Ma per le piccole imprese decidere di affrontare un investimento ecosostenibile è una scelta che può pesare sul bilancio aziendale senza contare che spesso gli stessi imprenditori non sanno come mettere in pratica un progetto di questo tipo. Ecco perché molte banche, in cerca della via di uscita da una crisi che in molti casi ne ha anche minato la credibilità, stanno cercando di occupare questo spazio nascente. Una vera e propria corsa che, almeno dal punto di vista dimensionale, non esclude nessuno, dalle grandi realtà come Intesa Sanpaolo e Unicredit fino alle esperienze locali di istituti di credito cooperativo. «Si assiste a una coevoluzione - spiega il managing director di Globiz - in una logica win-win, ossia il verificarsi di un doppio profit: da una parte il cliente che riesce a migliorare la sua qualità di vita soddisfacendo le sue esigenze etiche ed ecologiche, dall'altra le banche che emettono prodotti finanziari conquistando nuove fette di mercato. E poi - chiosa - è anche un'occasione irrinunciabile per il sistema bancario di rifarsi una reputazione». L'intervento degli istituti di credito può così colmare una lacuna creata dalla burocrazia e da una politica di incentivi statali apparsa spesso troppo debole o troppo mutevole. «Salvo il Conto energia - ribadisce Fedeli - sono pochi gli stimoli e troppe le difficoltà per ottenerli». Ciò nonostante, numeri alla mano, l'Italia regge il confronto con le altre realtà internazionali, soprattutto rispetto ai competitor continentali. «Il mondo oggi è costretto a reagire ai problemi ambientali ma l'Italia - osserva - ha tutte le carte in regola per ottenere la leadership in questo settore. Bisogna crederci e ovviamente investire. Ormai da tre anni - continua - come Globiz organizziamo una conferenza e un premio sul rapporto fra sistema bancario ed ecosostenibilità e ogni volta constatiamo la crescita dell'interesse. I partner che decidono di affiancarsi in questa campagna di sensibilizzazione sono in aumento e con loro aumenta l'autorevolezza dell'iniziativa. Per ora l'Abi ci dà un appoggio esterno - conclude - noi speriamo comunque di fare sempre meglio». Anche perché «fare sempre meglio», dal punto di vista del sistema-paese, vorrebbe dire moltiplicare le chance di arrivare preparati alla scadenza del 2020 rispettando il Protocollo di Kyoto.

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le public utilities reggono la crisi ma pagano i ritardi della burocrazia - stefano parola (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina IV - Torino L´allarme di Confservizi: "Strangolati dalla mancanza di semplificazione amministrativa" Le public utilities reggono la crisi ma pagano i ritardi della burocrazia Il presidente Romano: "I nostri dipendenti sono cresciuti, siamo una risorsa" STEFANO PAROLA Vorrei ma non posso. Confservizi Piemonte, l´associazione di categoria che riunisce le aziende ex municipalizzate della regione, mostra i muscoli e lancia due appelli alle istituzioni. Il primo: i tempi burocratici degli enti pubblici sono troppo lunghi, quasi eterni. Il secondo: siamo troppo frenati dai regolamenti, vogliamo essere più liberi di crescere. Perché, a ben guardare, le cosiddette pubblic utilities sono quelle che meno hanno risentito del momento economico sfavorevole: «Sviluppo occupazionale ed investimenti rappresentano indubbiamente un apporto concreto che le aziende dei servizi pubblici locali stanno dando per contenere gli effetti negativi della crisi», ha detto Paolo Romano, presidente di Confservizi, durante il dibattito che ha fatto seguito alla quarantacinquesima assemblea dei soci. Un settore in piena salute, che mette sul piatto somme importanti come i 75 milioni investiti dall´Amiat tra il 2006 e l´anno passato, o i 240 milioni che il Gtt spenderà nel 2009, tanto per fare due esempi. Un comparto che dà lavoro in forma diretta a 13 mila addetti e che crea anche un discreto indotto consentendo l´impiego di 14 mila dipendenti attraverso le attività che vengono affidate ad aziende esterne. Dati che sono rimasti stabili negli anni e che i management delle varie aziende prevedono quantomeno stabili. Insomma, le pubblic utilities si sentono abbastanza forti da aiutare l´economia piemontese ad uscire dall´impasse in cui si trova. Ma c´è un problema: i tempi della burocrazia piemontese. Confservizi ha svolto un´indagine per quantificarli e i dati che emergono sono sconfortanti. Per avere un parere da Rfi, la società delle Ferrovie, sulla possibile interferenza di un´opera con la rete dei treni ci vogliono in media 313 giorni, più di dieci mesi. E non va tanto meglio con le ferrovie locali: 272 giorni. Anche la Regione si rivela un ente pachidermico: otto mesi e mezzo per una valutazione d´impatto ambientale, poco meno di mezzo anno per una risposta dalle attività produttive, 157 giorni per un parere idrogeologico. Il tutto per le sole fasi iniziali, perché poi, come ha evidenziato Romano, «i tempi per aprire il cantiere di un progetto sono il doppio o il triplo». E poi ci sono i vincoli istituzionali, che tarpano le ali alle ex municipalizzate. Amiat per esempio ricava 23 milioni dal trattamento dei rifiuti di terzi, denaro utile a coprire le spese per l´igiene urbana. Ma la società torinese vorrebbe fare di più: «Però - ha rimarcato l´ad Maurizio Magnabosco - il contratto di servizio non ci permette di partecipare a gare che potremmo vincere facilmente». Ragionamento simile per la Smat, la società che gestisce gli acquedotti torinesi: «Viviamo - ha detto il presidente Giorgio Gilli - in una gabbia governativa. Nel 2008 i nostri "side business", cioè le nostre attività collaterali, hanno generato 8 milioni: troppo poco rispetto alle nostre potenzialità».

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(sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

«Il piano sulla scuoladeve andare avanti» medie, linea dura sugli accorpamenti Il Provveditorato: tempi stretti. Cassini e Da Vinci, ricorsi bocciati L'ANNO SCOLASTICO (che verrà) stravolto dagli inghippi della burocrazia, stritolato tra i ricorsi legali che si susseguono con esiti diversi, sparigliando in modo inestricabile le carte della partita? I vertici dell'Ufficio scolastico regionale assicurano che non sarà così: la partenza avverrà come era stato stabilito, perché non è più possibile fermare in corsa la macchina già avviata. Ma il quadro legale della vicenda si fa sempre più intricato. Perché gli accorpamenti previsti dal piano, con il passaggio dalle attuali 235 a 222 scuole, scontentano molti. Alle scuole medie Virginia Centurione (ricorrente insieme alla succursale Dante Alighieri di Sestri) e alle medie Boccanegra ed Enrico di Borgoratti, che nei giorni scorsi avevano visto accolto il proprio ricorso contro la delibera regionale e i suoi accorpamenti, ieri si è aggiunta la Gramsci-Volta che - allo stesso modo - ha visto riconosciute le proprie ragioni dai giudici del Tar. Pollice verso, invece, per i comitati dei genitori dei licei Cassini e Leonardo Da Vinci. Ancora da definire le posizioni di altre scuole medie: per la Foscolo e la D'Azeglio il Tar ha chiesto un supplemento di documentazione e la sentenza arriverà dopo il 9 luglio. La tegola dei ricorsi piovuta sul capo della neodirettrice dell'Ufficio scolastico regionale, Anna Maria Dominici, scuote il palazzo di via Assarotti sede della dépendance del ministero dell'Istruzione. Ma Ambrogio Delfino, 62 anni, vicedirettore dell'ufficio e trait d'union tra la gestione Massara e la nuova direzione, si dice sereno. A settembre, annuncia, il piano regionale così come è stato predisposto partirà comunque. La retromarcia immediata non ci sarà, semplicemente perché non è attuabile nel breve lasso di tempo delle vacanze estive. «La richiesta di una sospensiva dei provvedimenti del Tar è già stata approntata, se verrà accolta sarà tutto più semplice - dice a botta calda - Se non sarà così, noi non potremo fare altro che adeguarci alla legge: ma a partire dall'anno scolastico 2010-2011. Non è infatti tecnicamente possibile approntare entro settembre il nuovo apparato, visto che, nella migliore delle ipotesi, sono necessari otto mesi di tempo perché ogni tassello vada a posto. Presenteremo una risposta motivata in questo senso e, sono certo, non ci saranno ulteriori difficoltà». È una storia che inizia nella primavera del 2008, quando le diverse Province liguri hanno presentato i loro piani che, a seguito di tre delibere successive, sono confluite nel documento ufficiale della Regione sul dimensionamento degli istituto scolastici, tra fine 2008 e inizio 2009. «In massima parte - riprende Delfino - la Regione ha recepito le indicazioni provinciali. A questo punto, si doveva scegliere: o dilazionare gli interventi a scadenze programmate nel corso di un triennio. Oppure attuare un intervento iniziale più deciso, al quale far seguire piccoli aggiustamenti una volta verificate sul campo le eventuali difficoltà». La Regione ha scelto la seconda strada, avviando però - secondo il dirigente del Provveditorato - un cammino condiviso con i "tecnici" e gli operatori del ministero dell'Istruzione. «Sì, abbiamo fornito alla Regione tutte le consulenze richieste, i dati, gli elementi utili all'intervento, prendendo parte anche a numerose audizioni. Poi il compito dell'Ufficio scolastico regionale era solo quello di dare esecuzione al decreto, cosa che abbiamo fatto malgrado qualche perplessità su alcune scuole sottodimensionate e sui tempi. Ma, senza aprire scontri, ritenevamo che ci fosse e che ci sia ancora spazio per ulteriori contributi e, in definitiva, per migliorare le cose». Bruno Viani viani@ilsecoloxix.it [+] www.ilsecoloxix.it Commenta la notizia sul nostro sito 27/06/2009 Ringraziamento Desidero ringraziare il Prof. Ezio Gianetta ordinario di chirurgia dell'Università degli Studi di Genova e tutto il suo staff sino alle infermiere ed infermieri di tutto il reparto. Grazie a tutti per la grande professionalità ed attenzione di cui sono stata circondata in occasione dei miei ricoveri ed interventi del 22 aprile e 1 giugno scorsi. Carolina Isnardi. Finale Ligure. 27/06/2009 giorni contatiSi può rifare tutto ma solo dal 2010/2011 Ambrogio DelfinoUfficio scolastico 27/06/2009

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Il presidente regionale Vitali ai saluti: i giovani possono risollevare l'Ascolano (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ascoli)" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

ASCOLI PRIMO PIANO pag. 3 Il presidente regionale Vitali ai saluti: i giovani possono risollevare l'Ascolano ASSEMBLEA CONFINDUSTRIA RICETTE' PER IL RILANCIO: LE TESTIMONIANZE DI CIMINI, GUZZINI E PIZZUTI di EMANUELA ASTOLFI ALLA SUA ULTIMA uscita ufficiale da presidente di Confindustria Marche, Federico Vitali, lancia un appello accorato ai giovani. «Abbiate coraggio, entusiasmo e fantasia. E' mai uscito un filo d'erba dall'asfalto? La risposta è sì». Da lunedì cederà il testimone del vertice dell'Associazione degli Industriali delle Marche e ad Ascoli, in occasione dell'assemblea ordinaria di Confindustria, lancia la ricetta per uscire da questa fase di crisi economica e produttiva che ha investito anche le aziende del Piceno. «L'Ascolano - dice - sta pagando la delocalizzazione fatta da tante multinazionali che non sono attaccate al territorio. Quando questo legame non c'è, le imprese lasciano. Per uscire dalla crisi dobbiamo comunicare l'impresa». Creare una nuova cultura imprenditoriale, in primis, nelle giovani generazioni. Contro la tanto discussa fuga di cervelli e la convinzione che il Piceno può tornare ad essere la punta di diamante della Regione', Vitali lancia un messaggio: «Si può fare impresa, le banche hanno liquidità, ma si fidano poco. Se c'è un progetto nuovo, difficilmente dicono no». La crisi economica per Federico Vitali è una sorta di selezione che uccide le imprese che non sono in grado di sfruttare le proprie potenzialità per affrontarla. «Ci sono imprese che nonostante le difficoltà - sottolinea - stanno andando avanti, perché hanno saputo innovarsi e ritagliare nnuove nicchie di mercato. Confindustria è vicina alle idee che non meritano di essere sottovalutate». Vitali ricorda che i cinesi nelle crisi vedono sempre un'opportunità e così introduce l'esempio di alcuni grandi imprenditori che con la loro esperienza hanno cercato di superare momenti di difficoltà. Per Giovanni Cimini che ha partecipato all'assemblea per conto di Roberto Benigni la terapia' per uscire dalla crisi è tutta nella produzione di energia. «Sviluppare nuovi sistemi di generazione di energia dal vento - dice sarà un'opportunità per le aziende del Piceno. Alle banche chiediamo di supportare la ricerca, mentre alla politica regionale chiediamo di abbattere la burocrazia». Per Adolfo Guzzini, la qualità delle risorse umane, i brevetti e la rimodellazione dei sistemi giocheranno un ruolo cruciale alla fine di questa fase congiunturale. «Non sono qui con una ricetta spiega Maurizio Pizzuti -, i cali ci sono in tutti i settori, nel nostro la crisi è selettiva: ci sono aziende che vanno meglio e altre che sono in profonda difficoltà».

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Tremonti: meno costi allo sportello (sezione: Burocrazia)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Tremonti: meno costi allo sportello --> Sabato 27 Giugno 2009 GENERALI, pagina 2 e-mail print RomaCompromesso per le banche nella trattativa con il governo per modificare le commissioni di massimo scoperto. Il regime viene modificato e non cancellato come prevedeva la prima bozza del decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Nell'ultima versione del testo, si stabilisce che «allo scopo di accelerare e rendere effettivi i benefici derivanti dal divieto della commissione di massimo scoperto, l'ammontare del corrispettivo onnicomprensivo non può comunque superare lo 0,5 per cento, per trimestre, dell'importo dell'affidamento, a pena di nullità del patto di remunerazione». «Noi - ha detto il ministro parlando delle commissioni bancarie - abbiamo deciso di intervenire in modo "spintaneo". Avere un buon rapporto con la banca è interesse della banca stessa. Quindi aiutiamo le famiglie ma anche lo stesso settore bancario con livelli per le commissioni accettabili per tutti». «ALLE BANCHE UN CADEAU» Poi il «cadeau»: il decreto contiene «un incremento della svalutazione fiscale dei crediti che entrano in sofferenza, che passa dalla 0,30 allo 0,50%. Non credo che le banche conoscano questa misura. I giornalisti possono segnalarla come un cadeau», ha aggiunto il ministro. Tremonti ha poi precisato che «l'articolo 2 del decreto prevede il contenimento del costo delle commissioni bancarie», sottolineando di avere «ragione di ritenere che il mondo bancario alla fine condividerà i nostri provvedimenti. Si anticipa quello che le banche avrebbero fatto sul mercato. I livelli delle commissioni diventano, così, sopportabili sia per le banche che per le famiglie». CAPITALI BLOCCATI Su altri fronti, uno degli interventi contenuti nel decreto anticrisi «consentirà di sbloccare capitali che sono pronti a entrare nell'economia, ma non entrano perché sono bloccati dalla burocrazia». Ma Tremonti ha insistito anche sull'«impressionante numero delle frodi sulle compensazioni. Abbiamo abusi evidentissimi, c'è una casistica impressionante di frodi sulle compensazioni. L'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza lavorano per ridurre questi abusi. Con quei soldi - ha riferito - aumentiamo i coefficienti per le compensazioni reali». Infine una conferma: il decreto fiscale varato dal governo contiene la proroga della sospensione dell'entrata in vigore della class action. Una proroga non condivisa dalle associazioni dei consumatori e da parte della politica. 27/06/2009 nascosto-->

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Urbanistica ed edilizia, il sindaco Cavallo: Meno burocrazia e un iter più snello (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Sabato 27 Giugno 2009 Chiudi Urbanistica ed edilizia, il sindaco Cavallo: «Meno burocrazia e un iter più snello»

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MONDOLFO - Non si ricorrerà più ad un piano particolareggiato per interventi di ristruttur... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Sabato 27 Giugno 2009 Chiudi MONDOLFO - Non si ricorrerà più ad un piano particolareggiato per interventi di ristrutturazione viaria ed edilizia in alcune aree lungo via Litoranea a Marotta. A tale determinazione è arrivata la giunta-Cavallo che lunedì proporrà al consiglio comunale di utilizzare uno strumento urbanistico più rapido ed innovativo. Si tratta di planivolumetrici a risposta immediata alle richieste di interventi edilizi nel rispetto, ovviamente, delle norme tecniche del piano regolatore. Come anticipa il sindaco Cavallo:«Con la crisi in atto non possiamo affidarci a piani particolareggiati per la cui approvazione ed attuazione sono necessari tempi lunghi. Di qui la necessità di trovare soluzioni, strumenti urbanistici in grado di giungere in tempi brevi a compimento. Soluzioni che avendo un ritorno pubblico in termini di verde, parcheggi e viabilità permettano ai privati interventi edilizi senza dover attendere i tempi lunghi della burocrazia. Planivolumetrici che non dovranno essere approvati dalla Provincia e che consentiranno ai cittadini di costruire dimostrando che c'è un ritorno pubblico. A tal riguardo abbiamo individuato aree di intervento di grande interesse che attualmente versano in condizioni di degrado. E mi riferisco principalmente alle zone ex Ideal Marmi, Moretti Forni, Dama Luce ed Alberto Abbigliamento. Inoltre stiamo acquisendo l'immobile a ridosso dell'incrocio della Sp 424 con la Statale Adriatica che ci permetterà, tramite la permuta della cubatura col proprietario, di realizzare una rotatoria e di eliminare il semaforo». Gi.Bi.

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Un'occasione persa. Questo per Ance Umbria è il piano casa con cui la Giunta regionale ha ... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Sabato 27 Giugno 2009 Chiudi Un'occasione persa. Questo per Ance Umbria è il piano casa con cui la Giunta regionale ha recepito l'intesa stato-regioni del 31 marzo scorso che, secondo l'associazione del costruttori edili, ne risulta addirittura depotenziata. «Anche se alcune delle osservazioni che avevamo mostrato a suo tempo sono state recepite - commenta Massimo Calzoni, presidente di Ance Perugia - il fatto è che la legge regionale "Norme per il governo del territorio e la pianificazione e per il rilancio dell'economia attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente" di fatto è un'occasione persa se lo scopo era quello di combattere la crisi attuale attraverso il rilancio del settore edilizio». Se da un lato il governo nazionale non ha ancora dato il via al procedimento di semplificazione (soprattutto burocratica) a livello locale il tutto sarebbe recepito in maniera anomala e cioè introducendo e accentuando limiti e vincoli. «Vogliamo comunque ribadire - precisano i vertici regionali di Ance - che le nostre osservazioni vogliono rimanere al di fuori del dibattito politico, al di fuori di ogni possibile strumentalizzazione». Sotto accusa è per esempio il termine a 18 mesi dalla pubblicazione della legge per le imprese per presentare la documentazione per l'accesso. Burocrazia. «L'applicazione della legge regionale sarebbe dovuto, invece, essere un grimaldello - sottolinea Paolo Ratini, presidente di Ance Terni - che facesse saltare le lungaggini burocratiche per dare una spinta immediata al settore. Quello che la legge promette nelle sue premesse poi si vanifica nell'attuazione». Altra storia, poi, quella del settore agricolo totalmente escluso dalla normativa, ma «ancora più grave è il fatto che i Comuni potranno ulteriormente appesantire la legge oppure rifiutarsi di applicarla con una semplice delibera». «Trovo ingenerosa l'insoddisfazione espressa oggi dall'Ance umbra», ha commentato in serata l'assessore Bottini. F.Arm.

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ASCOLI Snellire la burocrazia politico-amministrativa, valorizzare e supportare l'imprendit... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Marche)" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Sabato 27 Giugno 2009 Chiudi di LUCA CAPPONI ASCOLI Snellire la burocrazia politico-amministrativa, valorizzare e supportare l'imprenditoria giovane e adottare le opportune misure di controllo contro le speculazioni. Il tutto senza perdere altro tempo, poiché la situazione attuale impedisce qualsiasi previsione. Sono questi i passaggi salienti della "ricetta anticrisi" proposta da Confindustria Ascoli durante l'assemblea generale ordinaria 2009 tenutasi ieri pomeriggio presso l'Hotel Casale di Colli del Tronto. Si è ritrovato il gotha del mondo imprenditoriale regionale. A presenziare, oltre ai presidenti Federico Vitali (Confindustria Marche) ed Adriano Federici (Ascoli), c'erano il professor Giacomo Vaciago, illustre ordinario di politica economica all'Università Cattolica di Milano, Antonio Berloni (a capo dell'omonimo gruppo leader nel mondo della produzione di cucine), Adolfo Guzzini (tra i massimi esponenti nel settore dell'illuminazione), Gennaro Pieralisi (produzione di impianti per l'estrazione dell'olio di oliva), Maurizio Pizzuti (colosso nel campo della moda con i marchi Cult e Docksteps) e Giovanni Cimini (presidente della Western Co, impegnata nel fotovoltaico). Assente per motivi di lavoro Roberto Benigni, presidente dell'Ascoli Calcio, a capo di Elettromeccanica Adriatica. «La crisi è nata da un corto circuito finanziario e si è espansa a tutti livelli mettendo in ginocchio intere zone, mi riferisco in particolare proprio al Piceno ha spiegato Adriano Federici Confindustria non ha né i mezzi né l'autorità per cambiare le sorti dell'economia mondiale, ma può tutelare gli interessi della categoria attraverso il confronto con le istituzioni. Penso, ad esempio, al lavoro fatto per ridurre i tempi di approvazione della cassa integrazione ed alla dotazione di 3milioni di euro ottenuta al fine di spostare la scadenza dei debiti per le piccole e medie imprese della nuova Provincia di Ascoli». «Il fattore tempo rappresenta il punto nodale. continua Federici Agli operatori economici ed ai decisori non resta dunque che agire rapidamente per adeguarsi alle contingenze, cosa che non sta avvenendo nel mondo politico e amministrativo, soprattutto in fase di contromisure normative, controllo e sanzioni in materia di speculazione». «Le liquidità nelle banche ci sono, ciò che manca è la fiducia nei giovani e nei progetti seri, che sono sempre più rari. ha ribadito Federico Vitali Per questo credo che, oltre alle evidenti difficoltà economiche, si tratti anche di un problema culturale. Non a caso il ruolo di Confindustria è anche quello di individuare le potenzialità inespresse da parte dei nuovi imprenditori, sempre più sfiduciati da tale situazione. Non possiamo permetterci di perdere questa opportunità». «Il futuro è nello sviluppo sostenibile ha detto Giovanni Cimini poiché le Marche sono al secondo posto in Italia per questo tipo di politica. Il fotovoltaico può essere ad esempio il settore dove investire in modo preponderante».

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Incontro con le imprese italiane (sezione: Burocrazia)

( da "Denaro, Il" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Mediterraneo libia Incontro con le imprese italiane Agevolazioni, semplificazioni burocratiche, fiducia reciproca e legalita'. E' questa la ricetta del Ministro libico per l'Industria, l'Economia e il Commercio, Mohammed Ali Al Hawej, per ''attivare concretamente i punti del Trattato di Amicizia italo-libico che riguardano la cooperazione economica''. Con queste parole, a meno di due settimane dalla visita in Italia del Leader Gheddafi e della sua delegazione, il Ministro Al Hawej, ha voluto incontrare giovedì sera a Tripoli, nella sede della Camera di Commercio cittadina, gli operatori economici italiani che operano nel Paese. Agli oltre 50 imprenditori convenuti, alla presenza dei presidenti dell'Unione delle Camere di Commercio libiche e dell'associazione di Amicizia libico-italiana, del direttore dell'Ice di Tripoli, Umberto Bonito, e dell'ambasciatore d'Italia, Francesco Paolo Trupiano, il Ministro ha chiesto di ''cooperare servendosi degli organi preposti a semplificare la burocrazia'' riferendosi all'Unione delle Camere di Commercio libiche e al nuovo ufficio della Confindustria locale di cui ha colto l'occasione per annunciare la recente apertura. Alla Confindustria italiana Al Hawej ha chiesto ''l'impegno ad organizzare corsi di formazione e ad incoraggiare lo scambio di innovazione''. Il Ministro ha poi ribadito di avere individuato "45 zone dove potranno investire aziende italiane". del 27-06-2009 num.

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La crisi del terzo millennio (sezione: Burocrazia)

( da "Denaro, Il" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Cultura economia e politica internazionale La crisi del terzo millennio Cambiare le strategie di crescita del Vecchio continente europeo Pubblichiamo la seconda parte dell'intervento di Carlo Zappatori, presidente della Fecec, Federazione europea diregenti del credito, tenuto a Lisbona in occasione del convegno sull'economia europea e la crisi internazionale. La prima parte dell'intervento è stata pubblicato sul Denaro di sabato 20 giugno Carlo Zappatori* Il crollo avvenuto sui mercati finanziari si è rapidamente diffuso ai settori dell'economia reale, amplificato dai timori della gente comune che, in presenza di un clima economico turbolento ed incerto, con pesanti ricadute negative sul fronte occupazionale, è spinto a ridurre i consumi e, con ciò, indirettamente contribuisce ad un'ulteriore caduta del prodotto interno lordo. La caduta del PIL dei vari Paesi europei è stata, nell'ultimo trimestre del 2008 e nei primi mesi del 2009, molto forte, mentre, nello stesso periodo, cresceva l'indebitamento pubblico per alimentare gli ammortizzatori sociali e tentare di sostenere la ripresa dell'economia. La Bce riduceva i tassi ai minimi storici e, per la prima volta, l'idea del Ministro dell'Economia italiano, Giulio Tremonti, dell'emissione di Eurobond da parte dell'Istituto Centrale di Francoforte, di cui avevamo discusso a Lisbona lo scorso anno, ha fatto breccia nella generalità dei Governi europei e nell'Unione Europea ed ora si sta concretamente realizzando, dotando, così, la Banca Centrale Europea di un nuovo strumento di politica economica che può rimettere in moto la stagnate economia del vecchio continente. La crisi economica internazionale ha messo a nudo i limiti di una Unione Europea, in cui solo in parte vi è una moneta comune, ma che è, in realtà priva di una strategia e politica economica comune, come sarebbe, invece, necessario. Gli Stati Uniti, con la nuova Amministrazione di Barack Obama, stanno producendo uno sforzo finanziario pubblico di dimensioni gigantesche, in cui lo Stato sta esercitando, nel cuore del mondo capitalistico, un ruolo di guida e stimolo all'economia finanziaria e reale, che, solo alcuni anni fa, era inimmaginabile, come quello di salvataggio, ad opera dell'Erario statunitense, di moltissime Banche, Assicurazioni, ma anche società manifatturiere in ogni settore, a partire da quello più in crisi che era quello automobilistico, che, in base alle regole della libera concorrenza e del mercato, sarebbe dovuto fallire, con conseguenze drammatiche sul piano economico e sociale. La prima crisi economica del terzo millennio sembra essere arrivata al suo punto più basso e, dopo il secondo semestre del 2009, in cui vi sarà una prima significativa, anche se modesta, inversione di tendenza, nel 2010 dovrebbe terminare il ciclo negativo e l'economia mondiale ritornare su livelli positivi, a partire dai Paesi Emergenti Asiatici e dagli Stati Uniti, cui si aggancerà anche l'economia europea. L'Europa se vuole tornare ad essere protagonista dello sviluppo economico mondiale deve smantellare rapidamente le super burocrazie europee, che producono tonnellate di carte di regolamentazioni, spesso assai astruse ed inutili, che costituiscono una pesante palla al piede di tutte le imprese europee, con aggravio dei costi e perdita di competitività sui mercati internazionali. E' necessario dedicare maggiori risorse finanziarie europee alla ricerca e sviluppo, con programmi strategici comuni in ogni settore, a partire da quello energetico fondamentale per la crescita economica. L'Europa deve, però, rivolgere il suo sguardo verso il Sud verso il vicino Continente Africano, che, con la fine del colonialismo europeo del secolo scorso, è incapace, con le sue sole forze, nonostante l'abbondanza di materie prime, ad assicurare benessere alla propria gente ( oltre 1 Miliardo di persone) che cerca di immigrare, in massa, verso il nostro Continente, con drammatici risvolti umani, economici e sociali. * presidente Fecec del 27-06-2009 num.

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Fisherman Fest, avanti tutta (sezione: Burocrazia)

( da "Sicilia, La" del 27-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

lampedusa Fisherman Fest, avanti tutta favara Fallea attacca Russello g.mo.) - Un nuovo duro attacco al sindaco Russello. A sferrarlo Antonio Fallea consigliere comunale del Pdl (area Alfano), suo sostenitore e compagno di partito, fino allo scorso anno, quando il sindaco ha deciso di lasciare i partiti e continuare da solo. «La democrazia a Favara non esiste più, l'ha uccisa Russello - scrive in una Fallea - un sindaco che opera ed agisce senza tenere conto dei partiti che hanno contribuito alla sua elezione, è un monarca senza regno». L'attacco arriva dopo gli ultimi recenti scontri in Consiglio comunale relativi anche allo scollamento tra le istituzioni e la burocrazia, lamentato dai consiglieri di diversi partiti. «La democrazia a Favara manca ad ogni livello istituzionale - afferma Fallea - manca in Giunta, perché ogni decisione viene presa senza il minimo contrasto, visto che Russello non deve tenere conto del pensiero di assessori che fanno riferimento ai partiti, essendo una Giunta personale. Manca anche in Consiglio comunale in quanto Russello è stato capace di distruggere una maggioranza all'inizio costituita da 25 consiglieri ed oggi tutti 30 all'opposizione». La conseguenza di questa situazione, secondo Fallea, è sotto gli occhi di tutti: «Un paese in ginocchio».

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Domani alle 11 all'hotel Golden Palace (via Arcivescovado 18) è in programma l'assemb... (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Domani alle 11 all'hotel Golden Palace (via Arcivescovado 18) è in programma l'assemblea annuale di Confartigianato Piemonte. L'assemblea si articolerà in due momenti: l'elezione del nuovo presidente regionale e la tavola rotonda «Non solo credito per battere la crisi». Interverranno il sottosegretario alle Infrastrutture Bartolomeo Giachino, il direttore generale di Unicredit Banca Rodolfo Ortolani, il segretario regionale di Confartigianato Silvano Berna e il presidente della Regione Mercedes Bresso. Non solo il credito, quale chiave principale per superare la crisi, ma anche fisco, burocrazia, alto costo per l'energia che complicano la vita alle imprese. Secondo una rilevazione dell'Ufficio studi di Confartigianato, è dal gennaio 2006 che i tassi medi applicati dalle banche italiane sui prestiti alle imprese sono più elevati rispetto alla media dell'area euro.

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I bus disertano l'opedale di Albenga (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

La parola ai lettori «I bus disertano l'opedale di Albenga» Lettere ed e-mail vanno inviate a:LA STAMPA REDAZIONE DI SAVONA p.za Marconi, 3/6 - 17100 Savona Fax: 019 810.971, e.mail: savona@lastampa.it Preghiamo i lettori di essere sintetici. I testi privi di generalità, indirizzo e recapito telefonico non saranno pubblicati.Siamo una coppia di anziani lettori. Ci permettiamo pertanto di segnalare il profondo disagio che abbiamo subìto giovedì nel recarci nel nuovo ospedale di Albenga. Purtroppo per un problema alla schiena mio marito non può più guidare e ci siamo recati in pullman. Abbiamo davvero sudato per raggiungere l'ospedale considerato che il pullman prevede una fermata relativamente lontana. Ci erano stati promessi pullman navetta o comunque in grado di entrare all'interno dell'ospedale. Invece niente. Per noi, come per tanti altri, un disagio che ci costringerà, per la visita di controllo di martedì, a disturbare nostro figlio che ci porterà in macchina. LETTERA FIRMATA ALBENGA Risponde Gian Paolo Carlini: «Pubblichiamo con speranza questa vostra lettera. Crediamo che con un pizzico di buona volontà il problema si possa superare. In fondo si chiede soltanto di far entrare qualche pullman all'interno dell'ospedale. Speriamo che i tempi per una soluzione siano rapidi e che la burocrazia non si metta ad intralciare le cose».Gabbiani e topi interviene l'Enpa Egregio Signor "Lettera firmata", il problema dei gabbiani, specie intelligente in espansione e crescita numerica nelle città, dovrebbe essere affrontato con maggiore equilibrio: sono grossi e defecanti ma non sono pericolosi, neppure quando difendono i piccoli e ti svolazzano attorno strillanti ma senza mai toccarti. Per "fare qualcosa" di efficace occorre capire perché si sono spostati dalle spiagge e scogliere marine alle scogliere (palazzi) cittadine. Per farveli ritornare potrebbe essere utile preservare ciò che è rimasto della costa e difendere gli animali marini di cui si cibano; oltre gestire meglio le discariche ed eliminare quelle abusive, occorrerebbe quindi vietare la pesca sub e sportiva da terra e la raccolta di frutti di mare, patelle e polpetti, ricci e pesciolini. Siamo disposti a farlo? Noi temiamo di no e alle inevitabili proteste rispondiamo che sono sempre tanti i cannisti e sub e, soprattutto, i turisti piemontesi, che ogni giorno dell'anno eliminano ogni essere che tenti di vivere vicino a riva. E allora, escludendo l'opzione di autorizzarne la caccia nelle vie cittadine, saremo costretti a tenerci i gabbiani in città. --------------------------- Circola da qualche tempo a Savona, la "leggenda metropolitana" secondo cui i topi aumenterebbero a causa degli avanzi del pasto dei gatti liberi, che gli animalisti e le animaliste posizionano ogni giorno per le colone feline di Corso Ricci. A parte qualche raro caso, l'Enpa ricorda che le gattare, che agiscono secondo le vigenti norme di legge, dosano esattamente il cibo in funzione del numero dei gatti presenti e in modo da non sprecarne, pur assicurando il quantitativo necessario alla corretta alimentazione degli animali; inoltre il numero dei gatti cittadini è sotto controllo, grazie alle campagne di sterilizzazione che conduce ininterrottamente dal 1992; ogni anno i volontari dell'associazione, con grande fatica ed impegno personali e scarso aiuto dal Comune di Savona, catturano circa 200 gatti, li consegnano al Servizio Veterinario Asl2 o ai medici convenzionati con l'Enpa per le operazioni di sterilizzazione, assicurano le cure di pre e postdegenza nei locali di via Cavour e li reimmettono poi nella colonia felina di provenienza. Sono ben altre le fonti di alimentazione a cui accedono i topi: i rifiuti umidi ed edibili abbandonati ovunque dai soliti maleducati, le discariche, i sacchetti lasciati fuori dei cassonetti, le dispense private ed i depositi alimentari scarsamente segregati, etc. ENPA SAVONA

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Alcide e Carolina, due cuoridivisi da una casa di riposo (sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Alcide e Carolina, due cuoridivisi da una casa di riposo la storia Lei ricoverata a Quinto: «Troppo lontana: ho 90 anni, abitiamo al Righi» INSIEME da una vita, separati - alla vigilia dei novant'anni - dalla burocrazia che non sa cogliere le ragioni del cuore. «Nemmeno la guerra e i tedeschi sono riusciti a tenermi lontano da Carolina - racconta Alcide Beneventi, classe 1920 - e in 65 anni di matrimonio non siamo mai stati divisi per più di poche ore. Ma lei ora è a Quinto in un centro di riabilitazione dopo un ricovero al Galliera, lontanissima per me che abito al Righi...». Alcide, che ha scoperto di avere quasi sotto casa un'altra struttura convenzionata con la Asl, è disperato: «Lì non c'è posto, mi hanno detto». È una storia d'amore che commuove, nella città dei tanti anziani e delle coppie giovani che hanno vita sempre più breve. E inizia negli anni lontani del fascismo e delle speranze poi deluse di una generazione. «Abitavamo entrambi in una palazzo popolare di via Achille Papa - racconta - e siamo cresciuti fianco a fianco». Lei, una bambina con i capelli neri, è la figlia della portinaia. Lui un monello che, a quattordici anni, inizia già a lavorare a tempo pieno alle Officine elettriche di via Canevari. Alcide e Carolina crescono e sognano, da sempre, un futuro insieme. Ma le nuvole della storia si addensano, Carolina - lasciati i giochi dell'infanzia - impara a chinarsi con ago e filo per cucire le divise per i militari di un'Italia che, di lì a poco,entrerà in guerra. E per aiutare la sua famiglia ad arrivare a fine mese. «Io sono stato richiamato alle armi, alla Spezia - racconta - ma dopo l'8 Settembre sono entrato nei partigiani, mente lei era sfollata con la famiglia a Castelnuovo Monti». All'approssimarsi della Liberazione, la famiglia di Carolina torna a Genova e Alcide la segue come può, passando alla brigata partigiana "Lattanzi" che presidia le campagne alle spalle di Torriglia. «Da lì potevo tornare a valle, qualche volta. E anche se lei non poteva mai uscire da sola dopo il tramonto, riuscivo almeno a vederla da lontano, senza uscire allo scoperto». Il 25 Aprile è festa per tutta Italia,ma per i due innamorati è qualcosa di più. Esattamente tre mesi dopo, il 25 luglio, possono coronare il loro sogno. Si sposano nella chiesa di Loreto a Oregina, senza troppe cerimonie: lui, lei, i rispettivi genitori e il prete. E, come nido d'amore, una stanza affittata da una signora nella stessa scala del vecchio palazzo popolare dove sono cresciuti. Sessant'anni dopo, il cuore sempre giovane di Carolina comincia a perdere colpi. Un ricovero, poi un altro. L'ultimo due settimane fa, al Galliera. «Hanno detto che aveva bisogno di trascorrere un periodo in una struttura di riabilitazione - riprende il marito - e mi hanno presentato una lunga lista di centri convenzionati. Ma diversi erano già pieni, l'unica possibilità era presso una residenza di Quinto: lontanissimo, per me che vivo vicino al Righi, in via Costanzi». Con gli acciacchi dell'età, i confini della città possono dilatarsi a dismisura. E mentre il popolo dei giovani e dei sani viaggia a tutta velocità, per chi è nato all'epoca dei telefoni bianchi salire su un bus può essere una impresa impossibile. Alcide Beneventi cammina faticosamente appoggiandosi a un bastone, ha perso la vista da un occhio e dall'altro non gli è rimasto che un residuo di poco più di un decimo. «Nel nostro quartiere, tutti mi conoscono - racconta - e se scendo in strada c'èsempre qualcuno che mi tende il braccio. Per andare a Quinto a trovare Carolina, subito dopo il suo trasferimento, ho dovuto prendere un taxi e ho speso sessanta euro tra andata e ritorno». Le ragioni del cuore e quelle dell'economia sono difficilmente conciliabili, ma chi lo conosce sa che è impossibile fermare l'ex partigiano Alcide, che per vedere da lontano la sua giovane innamorata scendeva dai monti di Torriglia sfidando il pericolo dei tedeschi. E oggi, con i capelli bianchi, non intende certo fermarsi davanti ai primi ostacoli della burocrazia. «Mi hanno detto che si era appena liberato un posto nel centro di riabilitazione vicino a casa, ma era già assegnato, lunedì entrerà un'altra persona. E mi sono detto: magari abita in un quartiere del levante, forse sarebbe possibile fare cambio». Lui, giura, lontano dalla sua Carolina - dopo tanti anni fianco a fianco - non sa stare. Bruno Viani viani@ilsecoloxix.it [+] www.ilsecoloxix.it Commenta la notizia sul nostro sito 28/06/2009

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(sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

«faremo tutto il possibileper avvicinarli» la asl C'È UNA CITTÀ con i capelli bianchi che fatica a far sentire la sua voce, per spiegare al mondo che - quando gli anni si fanno sentire - ogni azione quotidiana può diventare un peso. E quando alle difficoltà economiche, e ai problemi di salute, si aggiungono gli ostacoli della burocrazia, allora la tentazione di arrendersi diventa forte. «Quando lunedì (domani) tornerò in ufficio, esaminerà certamente il caso di questa persona - promette il professor Ernesto Palummeri, responsabile del dipartimento Assistenza Anziani della Asl 3, sollecitato dal Secolo XIX - e vedremo se è possibile accontentare la sua richiesta. Mi impegno fin d'ora a fare il possibile». Nel caso dei ricoveri temporanei destinati alla riabilitazione, aggiunge, il primo criterio seguito è quello della rapidità dell'intervento. Ma i posti letto sono sufficienti? «In questo periodo - risponde - esiste una carenza legata alla ristrutturazione del Brignole, ma contiamo dopo l'estate di tornare a pieno regime, 460 posti. Più problematica è la situazione per le sistemazioni definitive in residenze assistite: abbiamo a disposizione 2600 posti e bisognerebbe arrivare a oltre tremila per coprire le richieste. Soprattutto a ponente, la mancanza si fa sentire». 28/06/2009

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Il recupero dell'ex ospedale fermo per malattia (sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il recupero dell'ex ospedale fermo per malattia manca il nulla osta della soprintendenza L'assenza di alcuni funzionari fa slittare l'avvio dell'operazione che trasformerà l'ex S.Maria in alloggi e albergo di lusso 28/06/2009 Albenga. Il recupero del vecchio ospedale è bloccato dalla burocrazia. Mentre continuano i contatti tra la Geo di Andrea Nucera e l'amministrazione comunale sul progetto che l'impresario cerialese sta preparando per trasformare il vecchio Santa Maria di Misericordia in parte in alloggi e in parte in un albergo di lusso, il grande edificio abbandonato all'ingresso del centro storico è ancora, almeno formalmente, di proprietà dell'Asl, nonostante il nuovo ospedale sia operativo dall'ottobre scorso. In realtà l'Asl avrebbe dovuto cedere il vecchio ospedale a Progetto Ponente (società composta da Arte e Nucera) a parziale pagamento della costruzione del nuovo, e a sua volta Progetto Ponente, visto il naufragio del progetto delle torri di Consuegra, lo dovrebbe cedere alla ditta Geo (cioè Nucera) per la trasformazione. Dopo i problemi legati ad alcuni debiti non saldati da alcune ditte, finalmente Asl e Progetto Ponente si sono date appuntamento dal notaio per venerdì pomeriggio, ma l'incontro è stato rinviato. Manca il nulla osta alla vendita da parte della soprintendenza ai beni architettonici, che è stato richiesto a marzo. Così i protagonisti della compravendita si sono chiesti perché quel nulla osta non arrivasse ancora e hanno scoperto che i ritardi non sarebbero dovuti a problemi di merito (anzi, tutti i documenti sarebbero già pronti) ma che il via libera sarebbe rimasto imbrigliato nei passaggi tra un ufficio e l'altro, anche per questioni di avvicendamenti e assenze (peraltro giustificate) di funzionari. Il documento dovrebbe comunque arrivare in tempi brevi, e probabilmente già nel mese di luglio dovrebbero essere firmati i due contratti di vendita. Poi bisognerà approvare i progetti e cominciare i lavori. E chi vive nel centro storico si augura che tutto si concluda in fretta, perché quel palazzone abbandonato è visto dai più come un pericolo, sia dal punto di vista igienico-sanitario, sia per il riparo che può offrire a clandestini e delinquenti, anziché quella occasione di rilancio per la città antica promesso al momento del trasferimento dell'ospedale. L. Reb. 28/06/2009

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le "epurazioni" del governatore silurati gli amici degli ex-alleati - emanuele lauria (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina III - Palermo Rimossa la commissaria del Consorzio autostrade e ridotto il compenso del liquidatore Eas Le "epurazioni" del governatore silurati gli amici degli ex-alleati Nell´agenda della nuova giunta Agenzia rifiuti e Irfis In bilico gli uomini di Cuffaro e Romano e vicini a Castiglione che occupano posti ritenuti strategici EMANUELE LAURIA (segue dalla prima di cronaca) I primi due atti del nuovo esecutivo, adottati in un´insolita seduta del sabato, vanno a colpire due funzionari vicini al senatore dell´Udc e al coordinatore del Pdl. Il primo provvedimento riguarda l´avvocato Marcello Massinelli, uno dei simboli dell´era cuffariana, consulente di fiducia dell´ex governatore. Massinelli dal settembre del 2004 è commissario liquidatore dell´Eas e reclama compensi arretrati per oltre un milione e mezzo di euro. Ieri la giunta ha determinato la sua indennità, sulla base di un parere dell´Avvocatura dello Stato: è stato fissato un tetto di 3.500 euro mensili, cifra alla quale corrispondono arretrati per non più di 200 mila euro. Massinelli è pronto a impugnare la delibera: «Quel parere si riferisce ai commissari straordinari degli enti, non ai liquidatori. Io mi dimetto anche subito, a patto che mi venga corrisposto quanto mi spetta». L´assessore al Bilancio, Michele Cimino, pone una questione morale: «Certe parcelle non sono accettabili. A meno che non vogliamo far fare alla Regione la fine di Alitalia». Uno, due. Dall´Ente acquedotti al Consorzio autostrade, guidato da poco più di un anno da Patrizia Valenti, commissario che ha denunciato sprechi e inefficienze di un ente cui l´Anas ha minacciato di revocare la concessione. Lombardo ha deciso di sciogliere l´intero cda. Per ora, al consorzio è stato inviato un commissario ad acta: Manlio Munafò, dirigente vicino a Gianfranco Micciché. Un ennesimo motivo di amarezza per Giuseppe Castiglione, che ha sempre sostenuto la Valenti, ex capo di gabinetto dell´assessore La Via. «Lombardo e Micciché, pur di rimettere le mani sul consorzio, hanno interrotto un percorso amministrativo finalmente trasparente. Ma io porto tutte le carte alla procura della Corte dei conti», dice il coordinatore del Pdl. Non si placa, quella che Cuffaro chiamò la «furia sostitutrice» di Lombardo. Via i superburocrati cuffariani, rimpiazzati in qualche caso da dirigenti dell´Mpa quali Vernuccio e Interlandi. Smantellati i cda delle società regionali dove avevano trovato spazio «trombati» dell´Udc e di Forza Italia, oltre che dirigenti regionali legati all´ex governatore. «Dobbiamo ridurre le spese», ha detto Lombardo. Che non ha esitato a piazzare, nei posti liberati, i suoi fedelissimi. Come gli ex deputati Pietro Rao, presidente di Italia Lavoro Sicilia, e Nino Amendolia, nominato nel servizio di controllo strategico. E quando non è intervenuto per sostituire un alfiere del sottogoverno, Lombardo ha comunque ottenuto un atto di fedeltà: basti pensare a Sebastiano Burgaretta, presidente di Multiservizi, passato in campagna elettorale dall´Udc all´Mpa. Piazza pulita. Continuerà, c´è da scommetterci, il repulisti del governatore che si è svincolato dalla marcatura stretta dell´Udc e dell´ala più ostile del Pdl. E che in agenda ora ha sì le grandi riforme e le leggi sblocca-spesa (dagli Ato rifiuti al regime di aiuti alle imprese) ma anche nuovi ritocchi alla mappa della burocrazia. A fine anno scadrà l´incarico di un altro cuffariano doc, Felice Crosta, capo di un´agenzia dei rifiuti e delle acque soppressa per legge. E altri manager pubblici, come il vicepresidente dell´Irfis Massimo Dell´Utri (uomo vicino a Saverio Romano), adesso tremano. Il Lombardo II è appena cominciato.

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fondi per i metrò 4 e 5 tra un mese la decisione (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina V - Milano L´Expo Fondi per i metrò 4 e 5 tra un mese la decisione I cantieri per il 2015 dovranno vincere la concorrenza fratricida di altre città italiane. Il Cipe ha infatti inserito le metropolitane 4 e 5 di Milano nella lista di grandi opere che si dovranno iniziare a finanziare nel corso dell´anno. Ma insieme a fondi per i trasporti di Palermo, Catania, Bari, Cagliari, Roma, Torino e Napoli. Concorrenza interna, appunto. E per nessuno, ancora, il vero sblocco dei finanziamenti: per le nuove linee milanesi è atteso a fine luglio. Ci spera Letizia Moratti. E ci sperano nella società per i cantieri dell´Expo. Mentre si discute ancora della richiesta di una legge speciale per il 2015 per velocizzare tempi e abbattere la burocrazia. «Non ho mai in nessuna circostanza espresso valutazioni circa la necessità di richiedere norme speciali», precisa Lucio Stanca, l´amministratore delegato della società. Nel suo cda, però, c´è chi ci spera. Così come dentro al Pdl e alla Lega. Ma quelle sono «affermazioni di altri a me attribuite in modo strumentale e forse malizioso», annota Stanca.

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un direttore per la provincia (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Gestri annuncia una riorganizzazione a partire dalla figura mancante Un direttore per la Provincia PRATO. Il presidente della Provincia Lamberto Gestri annuncia una riorganizzazione in Provincia finalizzata alla razionalizzazione e all'efficienza del servizio, da un anno, infatti, manca il direttore generale, che potrebbe essere nominato in autunno. «La burocrazia è estrema - spiega il neo presidente - naturalmente è una decisione che sarà presa insieme alla giunta, ma penso che sia fondamentale avere una figura che agisca sopra le parti per raccordare il lavoro di tutti e renderlo il più snello ed efficiente possibile». La nuova organizzazione porterà anche ad un chiarimento dei ruoli di ciascuno.

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gli aiuti di palermo ai sinistrati di messina - sergio di giacomo (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina XIX - Palermo Storia Gli aiuti di palermo ai sinistrati di Messina SERGIO DI GIACOMO Il centenario del terremoto di Messina del 1908 continua a essere l´occasione per approfondire e rievocare episodi, momenti, personaggi, argomenti di grande rilevanza storiografica. Un contributo a questa ricerca e analisi, che apre nuove frontiere di ricerca, lo offre la monografia La grande diaspora di Luciana Caminiti, ordinaria di storia contemporanea nell´Ateneo messinese. La disamina delle fonti presenti presso l´Archivio centrale dello Stato di Roma permette alla storica di rintracciare elementi significativi legati al sisma siculo-calabro e a tutte le problematiche legate ai soccorsi e alla ricostruzione. La gestione degli aiuti, i rapporti centro-periferia, il riaffiorare di pregiudizi antimeridionali rappresentano gli elementi conduttori del volume, che ha il merito di portare alla luce contraddizioni e limiti della burocrazia ma anche il «crogiolo di comportamenti pubblici e privati» e i tanti slanci umanitari che coinvolsero comitati locali e internazionali. Nella "diaspora" dei profughi un ruolo importante ebbe Palermo dove furono allestiti diversi centri di assistenza pubblici e privati, tra cui l´Albergo degli emigranti, la Badia Vecchia, il monastero della Pietà di via Alloro, il sanatorio dello Spasimo, la scuola "Crispi" a Porta San Giorgio adattata dalla Croce Rossa in ospedale, il Fricker´s Savoy Hotel e l´Excelsior Palace Hotel gestita dalla anglopalermitana Anna Landry, mentre le dame dello Sporting Club vestivano con cura i derelitti e i consoli francesi e americani si attivarono per fornire biancheria per i terremotati. SEGUE A PAGINA XXII

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la burocrazia costa mille euro al mese (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 25 - Economia Il caso La burocrazia costa mille euro al mese Mille euro al mese. Tanto costa alle imprese, secondo i calcoli di Unioncamere, aver a che fare con la burocrazia statale. Nel 2008 il sistema produttivo ha pagato per oneri amministrativi 16,6 miliardi di euro (l´1,1% del Pil), cioè 12.334 euro a società.

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La burocrazia costa 16,6 miliardi l'anno (sezione: Burocrazia)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

La burocrazia costa 16,6 miliardi l'anno --> Da una ricerca di Unioncamere sul 2008 ogni impresa spende in media oltre mille euro al mese Rispetto al 2006 l'onere è cresciuto del 4,4%. Il manifatturiero più penalizzato rispetto al terziario Domenica 28 Giugno 2009 GENERALI, pagina 2 e-mail print ROMAAmmonta a 16,6 miliardi di euro (l'1,1% del Pil) la spesa che le imprese hanno dedicato agli oneri amministrativi nel 2008. Una cifra complessiva da cui deriva che ogni azienda ha speso in media 12.334 euro annui, ovvero circa 1.000 euro al mese. Lo sostiene il centro studi di Unioncamere in base a un'indagine realizzata a giugno. Rispetto al 2006 - sottolinea Unioncamere - le imprese hanno speso circa 1,7 miliardi in più, con un aumento medio del 4,4%: una crescita, comunque, inferiore a quella dell'inflazione. MANIFATTURIERO, COSTI PIÙ ALTI In particolare - secondo lo studio - il costo medio sostenuto dalle imprese dei servizi (circa 12.700 euro) è superiore a quello delle aziende manifatturiere (circa 11.700 euro). Inoltre l'indagine mostra che il 45,5% dell'ammontare complessivo degli oneri amministrativi si riferisce a costi esterni, mentre il restante 54,5% è relativo a costi interni. Per il 27,8% delle imprese - aggiunge Unioncamere - i costi dei principali adempimenti amministrativi sono aumentati rispetto al 2007 (nel 2006, questa percezione interessava il 24,6% delle aziende), mentre per il 63,6% sono rimasti sostanzialmente invariati (la quota analoga era 60,2% nel 2006). Solo per l'8,5% del sistema produttivo c'è stata una diminuzione, «in maniera pressochè identica all'ultima indagine». Il 50,1% delle imprese, tuttavia, dà un giudizio «abbastanza soddisfacente» sui servizi resi dalla pubblica amministrazione, mentre il 4,3% si ritiene «molto soddisfatto». All'opposto, il 32,2% esprime una valutazione «poco soddisfacente» e il 13,4% evidenzia la propria insoddisfazione. Le aziende più soddisfatte sono quelle dei servizi (il 55,7% è abbastanza o molto soddisfatto), a fronte di una quota più bassa nel comparto industriale (52,3%). «OCCORRE SEMPLIFICAZIONE» «I costi che le imprese pagano per gli adempimenti amministrativi - evidenzia il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - sono purtroppo ancora molto elevati. Indubbiamente è necessario procedere sulla strada della semplificazione amministrativa e della diffusione della telematica, che oggi, ed è un dato che ci conforta, interessa il triplo delle imprese rispetto al 2006». Le Camere di commercio, aggiunge Dardanello, «storicamente in prima linea nei percorsi di modernizzazione dei rapporti tra amministrazione e imprese e da tutti riconosciute come un settore fra i più efficienti della Pubblica amministrrazione, stanno contribuendo in maniera fattiva a tanti progetti di semplificazione: dalla comunicazione unica all'impresa in un giorno». Proprio l'incidenza dei costi della pubblica amministrazione e gli interventi di semplificazione amministrativa saranno al centro dell'assemblea dei presidenti delle Camere di commercio-consiglio generale di Unioncamere, in programma a Roma il 1° luglio. 28/06/2009 nascosto-->

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Berlusconi: niente manovra correttiva (sezione: Burocrazia)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Berlusconi: niente manovra correttiva --> «A istituzioni e giornali ho chiesto prudenza». Draghi: non fermare gli aiuti all'economia Dossier di Unioncamere: la burocrazia in un anno è costata oltre 16 miliardi alle imprese Domenica 28 Giugno 2009 PRIMA, pagina 1 e-mail print Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi smentisce l'ipotesi di una manovra correttiva di fine anno: «Non abbiamo mai parlato o previsto una manovra di questo tipo», ha dichiarato ieri. Il premier è poi tornato sull'invito fatto venerdì a «chiudere la bocca» ai catastrofisti, dalla stampa alle istituzioni economiche: «Io non ho mai detto di chiudere la bocca agli enti o ai media», ha affermato, sostenendo che il suo obiettivo era piuttosto quello di «chiedere maggiore prudenza» nel fornire dati che rischiano di accrescere la sfiducia. Intanto, dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, è arrivato ieri un invito al governo a non fermare gli aiuti all'economia. E sempre ieri, da un dossier di Unioncamere, è emerso che la burocrazia costa in un anno alle imprese oltre 16 miliardi di euro. alle pagine 2 e 3 28/06/2009 nascosto-->

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Burocrazia: alle aziende costa mille euro al mese (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Burocrazia: alle aziende costa mille euro al mese Cara burocrazia. Nel 2008 le imprese italiane hanno speso 16,6 miliardi di euro per timbri, autorizzazioni, licenze, carte, marche da bollo e, più in generale, i cosiddetti oneri amministrativi. La cifra, indicata da uno studio di Unioncamere, equivale a poco più di un punto di Pil, 1,1 per l'esattezza. È come se ogni azienda avesse pagato per l'anno scorso 12.334 euro i costi della burocrazia. Più di mille euro al mese. Oneri che sono lievitati di 1,7 miliardi - evidenzia l'indagine - rispetto al 2006, con un incremento medio per ogni impresa del 4,4 per cento. Una crescita, comunque, inferiore a quella dell'inflazione nello stesso periodo. «I costi che le imprese pagano per gli adempimenti amministrativi sono purtroppo ancora molto elevati - commenta il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - È necessario procedere sulla strada della semplificazione e della diffusione della telematica, che oggi, e il dato conforta, interessa il triplo delle imprese rispetto al 2006». Proprio l'informatica registra un boom per l'espletamento degli adempimenti amministrativi: oltre l'85% delle imprese intervistate dichiara di utilizzare almeno qualche volta modalità telematiche (46,5% nel 2006), mentre sale al 44,3% (dal 16,3% del 2006) la quota di chi utilizza solo procedure informatiche. Dall'indagine risulta inoltre che a pagare di più, in media, sono le imprese di servizi (circa 12.700 euro) seguite da quelle manifatturiere (11.700 euro). A crescere è anche la percezione dei costi legati alla burocrazia. Per il 27 per cento degli intervistati, infatti, gli oneri sono aumentati rispetto al 2007 (nel 2006 questa percezione interessava il 24,6% delle aziende) mentre per il 63,6 per cento sono rimasti invariati. Unioncamere

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E' un termine entrato in uso nel XVIII secolo per indicare il corpo dei funzionari preposto... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Domenica 28 Giugno 2009 Chiudi E' un termine entrato in uso nel XVIII secolo per indicare il corpo dei funzionari preposto all'amministrazione pubblica. Nell'Ottocento, con lo sviluppo ulteriore delle funzioni dello stato, la burocrazia allargò di molto le sue competenze. Oggi il termine viene spesso usato in senso negativo ed è sinonimo di lentezza e sprechi.

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Il peso della burocrazia: costa l'1% del Pil (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Domenica 28 Giugno 2009 Chiudi Il sistema produttivo ha sborsato complessivamente nel 2008 16,6 miliardi , 1,7 in più rispetto all'anno precedente Il peso della burocrazia: costa l'1% del Pil Indagine Unioncamere: imprese "soffocate", oneri per mille euro al mese

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(sezione: Burocrazia)

( da "Sicilia, La" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

«Battaglia vinta, guerra no» La città di Vittoria ha un cittadino in più. E' il senegalese Dieng Allasen che venerdì 26, con il seguito di parenti, famiglia ed amici, è andato a Palazzo di Città a ricevere direttamente dalle mani del primo cittadino vittoriese Giuseppe Nicosia il suo status di "cittadino onorario". "Siamo felici- commenta il sindaco- di avere conferito la cittadinanza a Dieng Allasen". Scatto di rito per celebrare la storica giornata, Dieng Allasen ha manifestato tutta la gioia e l'orgoglio di essere diventato un vittoriese a tutti gli effetti. La città conferma cosi il suo volto più ospitale nel segno di un percorso di una cultura dell'integrazione. Appena qualche mese fa è infatti nato il Forum per l'immigrazione, una rete istituzionale e civile con il compito di raccordare tutte e organizzazioni impegnate a prospettare proposte, azioni,soluzioni in materia di integrazione, accoglienza ed interculturalità, contrattualizzando la volontà del dialogo. Insieme al Forum, ricordiamo, in contemporanea, come suo braccio operativo, è nato anche lo "Sportello dei Popoli" ospitato nella sede dell'assessorato sociale. Una risposta alle cento e più esigenze dei migranti, costretti a fare i conti con la burocrazia a cui si aggiungono le difficoltà di comunicazione. D. C.

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Africa, la crisi è un'opportunità per attirare investimenti (sezione: Burocrazia)

( da "Stampaweb, La" del 28-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

CITTA' DEL CAPO La crisi economica mondiale potrebbe rivelarsi un’opportunità per l’Africa, attirando investimenti in una delle poche regione che nel 2009 dovrebbe comunque registrare un tasso di crescita di almeno il 2%. Tuttavia, ammoniscono gli esperti, per approfittare di tale situazione, il continente dovrà dimostrarsi più "flessibile". Ma secondo l'Osservatore Romano, è colpa dei «grandi consessi internazionali, compreso il G8, da anni assumono impegni con il ContinenteAfricano, ma le promesse restano in gran parte non mantenute e le aspettative disattese». «Proprio il precedente vertice del G8 tenuto in Italia, quello del luglio 2001 a Genova, sembrò segnare una svolta nei rapporti con l’Africa». «Capi di Stato e di Governo africani - continua l’articolo - furono invitati al vertice per presentare il Nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa (Nepad), basato sulla gestione autonoma delle problematiche, sulla ripartizione delle responsabilità e sulla collaborazione con il G8». L’Osservatore Romano elenca quindi le «promesse solenni» fatte all’Africa e non mantenute: «destinare almeno lo 0,7 per cento del proprio prodotto interno lordo all’aiuto allo sviluppo. Ci fu appoggio ai principi istitutivi del Nepad, a partire dalla volontà dei popoli del continente di riappropriarsi del proprio futuro (ownership) e alla ripartizione delle responsabilità (mutual responsability), con l’impegno dei Paesi africani a migliorare le proprie capacità di governo e dei Paesi del G8 a garantire maggiori e migliori aiuti al continente africano, anche avviando concretamente la cancellazione del debito e la rimozione delle barriere che impediscono l’accesso dei prodotti africani ai mercati internazionali». L’Africa appare oggi come l’area «più favorevole agli investimenti rispetto ad altre regioni del mondo», dice il Direttore generale della Banca mondiale, Ngozi Okonjo-Iweala. Parere condiviso dall’investitore Soud Baalawy, alla testa del Dubai Group: «In questi ultimi 20 anni, l’Africa ha conosciuto un tasso di crescita molto positivo. Ancora oggi, il Pil del continente è buono. È molto interessante per gli investitori». L’Africa ha conosciuto negli ultimi cinque anni un tasso di crescita superiore al 5%. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha previsto un tasso del 2% per il 2009, quando molti Paesi ricchi sono ormai entrati in recessione. Per l’Africa orientale, poco dipendente dalle ricchezze naturali che hanno visto crollare il loro prezzo sul mercato, si prevede anche un tasso di crescita superiore, pari al 3,8%. Tuttavia, massicci investimenti, soprattutto nel settore delle telecomunicazioni e dei servizi finanziari, sono frenati in molti Paesi africani dall’assenza di stabilità politica, dalla debolezza delle infrastrutture e dal peso della burocrazia. Il trasporto di un container dal Ruanda al porto keniano di Mombasa, per circa un migliaio di chilometri, è almeno due volte più costoso del suo trasferimento da Mombasa in Europa. «L’Africa offre numerose opportunità. La sfida è nelle mani dei leader - ha detto il Presidente sudafricano Jacob Zuma, intervenendo nei giorni scorsi al 19esimo Forum economico mondiale sull’Africa - siamo capaci di vedere queste occasioni? siamo capaci di usare le strutture appropriate e di trarne vantaggio?». «Gli investitori considerano l’Africa come un’opportunità, ma se l’ambiente non è promettente, se ne vanno - dice Omari Issa, Direttore generale dell’Istituto per gli investimenti in Africa (Icf) - se al contrario trovano un ambiente favorevole per fare affari, restano, e molti sono pronti ad emularli». Anche gli investitori istituzionali come i fondi pensione, fuggiti a settembre a causa della crisi, stanno tornando nell’Africa sub-sahariana, in particolare in Nigeria, mentre India, Paesi arabi e Cina stanno approfittando del vuoto lasciato dalle aziende occidentali. In piena crisi, la Banca del Marocco, Attijariwafa Bank, ha così acquistato cinque filiali africane della banca francese Crédit agricole. L’Africa è una «zona calda per gli investimenti», ha detto il Presidente della Banca industriale e commerciale della Cina (Icbc), Jian Jianqing. Il rendimento del capitale investito in Africa oscilla in media tra il 24 e il 30% contro il 16 e il 18% dei paesi sviluppati, sottolinea Jianqing. La Banca industriale e commerciale della Cina (Icbc) possiede oggi il 20% della banca sudafricana Standard Bank, uno dei principali investitori in Africa sub-sahariana. «Noi sosteniamo con forza gli investimenti che la Cina può fare in Africa», ha detto il direttore della Banca mondiale, Okonjo-Iweala, ricordando però che, a parte gli investimenti privati, gli aiuti internazionali rimangono oggi vitali per aiutare i Paesi africani a superare la crisi. «Vogliamo passare dalla politica degli aiuti e dei doni a quella della partnership per lo sviluppo», ha detto, nel corso del convegno organizzato da Simest "Italy & Africa", il vice ministro per lo Sviluppo Economico, Adolfo Urso, spiegando che «sino ad oggi l’Africa sub-sahariana è stata considerata come oggetto delle nostre attenzioni, ora però è un soggetto maturo col quale avere un confronto paritetico sul piano delle partnership economiche e industriali». Con riflessi positivi, ha sottolineato Urso, anche sul fronte dell’immigrazione: «la politica dull’immigrazione poggia su due gambe. La prima è la politica della difesa, con la chiusura delle nostre frontiere, per la qualche ci ha lodato anche il presidente del Senegal. La seconda, che deve essere affrontata in chiave europea come la prima, è creare investimenti e occupazione nell’Africa sub-sahariana». L’azione italiana si muoverà in tre direzioni: questa zona «può essere per le imprese italiane quello che è stato negli ultimi 10 anni l’area dei Balcani», ha spiegato Urso, con «l’obiettivo di raddoppiare nei prossimi 3 anni l’interscambio commerciale, ora pari a 37 miliardi di euro e la quota di investimenti italiani in Africa, ora al 4%». Infine, appunto, la trasformazione del rapporto da quello di fornitori di aiuti umanitari a quello di partner industriali, soprattutto sul fronte delle piccole e medie imprese attive nel settore agricolo, manifatturiero e turistico.

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una lotta fra ayatollah - (segue dalla prima pagina) (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 25 - Commenti UNA LOTTA FRA AYATOLLAH Khamenei e Ahmadinejad agitano polverosi fantasmi capaci di accendere l´immaginazione popolare L´Inghilterra è un bersaglio provvisorio, nell´attesa che si chiariscano gli equilibri tra le varie correnti (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) La storia alimenta così il sempre vivo orgoglio della patria persiana. Khamenei e Ahmadinejad agitano polverosi fantasmi capaci di accendere l´immaginazione popolare: espellono (la settimana scorsa) due diplomatici britannici provocando la risposta di Londra, che espelle a sua volta due diplomatici iraniani. è un conflitto incruento destinato ad avvalorare la tesi della mano straniera dietro la protesta di piazza. Seguendo lo stesso copione, viene messo alla porta il corrispondente della Bbc, voce della perfida Albione che diffonde in lingua farsi notizie ignorate o truccate dalle emittenti iraniane. Ulteriore colpo di teatro, nelle ultime ore: l´arresto di impiegati iraniani dell´ambasciata di Gran Bretagna, accusati di essere tra gli ammiratori del complotto contro la Repubblica islamica. Questa è una prima lettura, direi classica. Il regime squalifica gli oppositori, denunciando interessi stranieri alle loro spalle, e rilancia lo scontro con l´Occidente. è una tattica elementare. Ma perché indicare come principale nemico la vecchia potenza coloniale, e non il "grande satana", ossia gli Stati Uniti? Anche a loro sono indirizzate le accuse di Teheran. Barack Obama non è risparmiato. Viene descritto come una brutta copia di Bush Jr. E la Cia non è trascurata. Sarebbe difficile ignorarla. La stessa stampa americana ha più volte dato notizia dei milioni di dollari destinati da Washington, ai tempi di Bush Jr., alla "destabilizzazione" della Repubblica islamica, sospettata di preparare armi nucleari. Tuttavia l´America non è il bersaglio principale. Non è risparmiata, è investita frontalmente, ma l´Inghilterra fa da schermo. Pur ricorrendo agli stereotipi dei momenti di crisi, ad uso interno, l´ayatollah Khamenei e il presidente Ahmadinejad esitano a sbattere la porta in faccia a Barack Obama. Con lui dovranno affrontare un giorno la questione nucleare, la quale resta all´ordine del giorno, chiunque sia ufficialmente al potere a Teheran. Attaccare l´Inghilterra costa poco. La vecchia potenza coloniale è, appunto, uno schermo ideale. Il bersaglio inglese rivela anche l´incerta situazione interna al gruppo dirigente che, secondo Mir Hussein Moussavi, il leader dell´opposizione repressa, ha preparato e compiuto il «colpo elettorale». L´Inghilterra è un bersaglio provvisorio, nell´attesa che si chiariscano gli equilibri tra le varie correnti. I comandanti della Guardia rivoluzionaria, espressione dell´estrema destra e della seconda generazione dall´avvento della Repubblica islamica, sarebbero i veri autori del colpo elettorale. Avevano vent´anni nel ´78-´79, quando l´ayatollah Khomeini arrivò al potere, e hanno vissuto tutte le successive prove: la guerra contro l´Iraq di Saddam Hussein; la repressione interna avvenuta a conclusione di quel conflitto; la precedente eliminazione dei Mujahiddin Khalq, gli islamici di sinistra decimati ed esiliati; la morte di Khomeini e la nomina di Khamenei al suo posto, come guida suprema, ossia vero capo dello Stato. Nel corso degli anni si è formata la forte corrente di estrema destra che ha via via preso il controllo della Guardia rivoluzionaria. I nomi più noti sono quelli oggi alla sua testa: i generali Jafari e Javani, che hanno accusato Moussavi di promuovere una «rivoluzione di velluto». Ex della Guardia rivoluzionaria hanno invece fatto carriera nella burocrazia: il ministro degli Interni Sadegh Mahsouli, il suo vice Kamran Daneshjou, supervisore delle elezioni, e lo stesso presidente Ahmadinejad. Il loro ispiratore è l´ayatollah Mohammed Taghi Mesbah Yazdi, il più conservatore dei grandi capi religiosi. Molti si sono formati nel suo seminario (la scuola Haghani) a Qom. L´ayatollah Mesbah, così è chiamato in Iran, è noto per le sue sentenze. Ne viene spesso citata una: «Non ha importanza quel che pensa la gente. La gente è ignorante come una capra». Gli attuali capi dell´intelligence, come non pochi responsabili delle milizie Bassiji, formazioni paramilitari controllate dalla Guardia rivoluzionaria, sono discepoli dell´ayatollah Mesbah. Il quale, prima delle elezioni, avrebbe lanciato una fatwa che autorizzava l´uso di qualsiasi mezzo al fine di far rieleggere Ahmadinejad. L´ayatollah Mesbah e lo stesso Ahmadinejad citano di rado la Repubblica islamica, preferiscono parlare di governo islamico. L´espressione "repubblica" non va a genio né a l´uno né all´altro, implica un coinvolgimento popolare e quindi elezioni che essi tendono a rifiutare. Il potere discende direttamente dalla volontà di dio, e loro ne sono gli interpreti. Per questo attendono che l´ayatollah Khamenei, malandato di salute e non del tutto allineato sulle loro posizioni, tolga il disturbo. Per designare il successore. Ma la lotta tra le varie correnti non si è ancora conclusa.

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barabino e l'erosione delle spiagge bisogna farci sentire in provincia (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il capo dell'opposizione condivide le preoccupazioni delle categorie Barabino e l'erosione delle spiagge «Bisogna farci sentire in Provincia» CECINA. «Se fossi stato eletto sindaco mi sarei già fatto sentire». Paolo Barabino interviene così sull'erosione delle spiagge e sul tormentone ripascimento. Perso il ballottaggio per pochi punti percentuali, il candidato della lista civica "La città per la città" sostenuto dal centrodestra si prepara a fare opposizione «non fine a se stessa ma costruttiva». Modo di dire inflazionato ma al quale Barabino dice di credere profondamente. «Faremo un governo ombra - aggiunge - porteremo in consiglio le nostre proposte, cercheremo di attuare il più possibile il nostro programma anche dai banchi della minoranza. A cominciare dalle opere a mare. Trovo assurdo che i soldi siano lì, pronti, e che il ripascimento non possa partire per un ritardo nella redazione del progetto esecutivo. Troppa burocrazia e anche una certa incapacità degli enti preposti. Sì, la Provincia, ma anche il Comune che vi tiene stretti contatti». Sul ripascimento, le previsioni più ottimistiche indicavano per fine anno l'apertura del cantiere. Le più realistiche spostavano la scadenza alla prossima primavera. «Non si può prevedere niente senza avere in mano il progetto esecutivo - aggiunge Barabino - e prima di aver aperto il bando per l'appalto dei lavori. Un bando europeo, mica una trattativa privata». Confcommercio e Confesercenti hanno criticato il silenzio degli uffici provinciali dicendo di tornare a chiedere un incontro col presidente Giorgio Kutufà. «Hanno ragione - dice Barabino - fanno bene a fare pressione. Per quanto mi riguarda, non appena sarà insediato il consiglio farò la mia parte. Sono un avvocato, farò una verifica sulle procedure amministrative. Altro al momento non posso dire. Certo, se fossi stato eletto sindaco mi sarei già fatto sentire...». (adg)

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Crisi di condominio (sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Crisi di condominio«Migliaia non pagano» l'allarme A Ponente crescono sempre di più i morosi e i pignoramenti LA BUROCRAZIA che, anche nel settore casa, si è complicata a dismisura facendo lievitare in proporzione impegni e relative spese. I costi delle bollette, notoriamente al galoppo, in particolare per quanto riguarda l'acqua, le cui tariffe «sono cresciute di un buon 30 per cento dal '99 ad oggi». L'annuale "mazzata" degli anticipi sulle spese di riscaldamento, calcolati sulla base di consumi (presunti) del gas sino al 30 per cento superiori a quelli dell'anno precedente. Infine la crisi economica, che ha falcidiato posti di lavoro e salari, rendendo spesso insostenibili le rate dei mutui accesi sulla prima casa. Un quadro negativo in cui non stupisce più di tanto l'allarme lanciato in coro dai vertici e dalla "base" dell'Anaci, l'Associazione nazionale degli amministratori condominiali e immobiliari: «Il 20 per cento dei proprietari di appartamento paga cronicamente in ritardo le spese del proprio condominio e i pignoramenti immobiliari, per il recupero di questo tipo di crediti, sono schizzati a livelli mai visti in passato». «Il dato negativo sulla morositàè stabilizzato ormai da oltre un anno e non accenna a migliorare», dice Pierluigi D'Angelo, presidente provinciale dell'Anaci e amministratore di circa 7 mila appartamenti concentrati soprattutto in centro. «Sino a 10-15 anni fa - continua D'Angelo - i pignoramenti si contavano sulla punta delle dita, adesso sono centinaia, in città, gli appartamenti messi in vendita per recuperare i mancati pagamenti delle utenze e delle forniture condominiali». Non solo, quindi, è cresciuto a dismisura il numero degli inquilini che procrastina anche di mesi il versamento delle rate condominiali, ma sono sempre di più anche coloro che hanno completamente cancellato dal proprio bilancio tale uscita. «La difficile congiuntura economica ha certamente acuito il problema. È anche vero, però, - continua D'Angelo - che, tradizionalmente, le spese condominiali non sono considerate una priorità. Ancora, oggi, c'è chi dà precedenza alle vacanze, al telefonino o al televisore». Sono certamente di più quelli che proprio non ce la fanno a onorare i debiti, a tal punto da perdere la casa. Quanto è grave l'emergenza? Un campione, senza alcuna pretesa statistica ma sicuramente molto ampio, è costituito dai 300 palazzi amministrati da Giacomo Ricciuti, Giuseppe Miceli e Francesco Bossi, tre professionisti che operano a stretto contatto e affiliati all'Anaci. A loro fanno capo 9 mila famiglie e «un indotto - sottolineano - che dà lavoro a circa 15 aziende, 12 compagnie di assicurazione, quattro studi legali, tre studi di ingegneria, 300 conti correnti bancari. «Personalmente - fa sapere Ricciuti - registro il 18 per cento di morosità cronica: vuol dire che circa 700 famiglie sulle 4 mila che amministro pagano regolarmente in ritardo». Gli uffici di Ricciuti, Miceli e Bossi rappresentano un osservatorio privilegiato sul fenomeno: «Su 9 mila proprietari di appartamenti, sparsi tra Sampierdarena e Voltri, 2 mila hanno difficoltà a pagare le utenze condominiali e circa il 10 per cento di loro (200 famiglie) hanno ricevuto un decreto ingiuntivo di pagamento, con costi legali che appesantiscono il debito del condominio». Mediamente il 15-20 per cento dei morosi cronici colpiti dall'ingiunzione del giudice, subisce la vendita coatta dell'abitazione. «Capita pure che il ricavato dell'alloggio, gravato da ipoteca, - riprende Ricciuti - finisca alle banche e che agli altri inquilini restino sulle spese legali». Ricciuti, Miceli e Bossi sono alle prese, attualmente, con una quarantina di pignoramenti per debiti mai estinti. D'Angelo, a sua volta, denuncia 22 pignoramenti «contro i 3-4 all'anno del passato». «Dal '97 ad oggi - riprende Ricciuti - sono aumentate enormemente le incombenze fiscali, tra presentazione di modelli, ritenute alla fonte sulle fatture dei fornitori, rendiconti. Il nostro lavoro è sempre più simile a quello dei commercialisti e i costi, inevitabilmente, si ribaltano sugli inquilini». Poi ci sono le spese "vive": «Negli ultimi otto anni l'acqua è divenuta più cara del 30 per cento e sono lievitati anche gli anticipi sulla bolletta del gas». Risultato: «Dal 2000 ad oggi le spese condominiali sono salite di circa il 35 per cento». A farne le spese sono, soprattutto cassintegrati, disoccupati, coppie giovani ed extracomunitari. «In genere tra i morosi non figurano gli anziani - sottolinea Ricciuti - che, con grandi sacrifici, riescono a pagare le rate con puntualità». Quanto agli stranieri, il nodo è anche culturale: «Tanti di loro non sanno che lo sforzo economico non finisce con l'acquisto della casa e che bisogna fronteggiare spese annuali per mantenerla». Vincenzo Galiano galiano@ilsecoloxix.it 29/06/2009 Laurea Il 25 giugno Giulia Olivieri si è brillantemente laureata in Scienze della Formazione, relatore il chiarissimo professor Pino Boero. Congratulazioni da genitori e amici. 29/06/2009

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Trasloco di fine estateper il mercato della frutta (sezione: Burocrazia)

( da "Secolo XIX, Il" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Trasloco di fine estateper il mercato della frutta la città che cambia Corso Sardegna chiude il 18 settembre, il 21 apre Bolzaneto DICIOTTO settembre 2009: chiude per sempre il mercato di Corso Sardegna. Ventuno settembre 2009: apre il mercato ortofrutticolo di Bolzaneto. A precisare date e scadenze, dopo mesi di incertezze ed empasse, una lettera inviata dall'ufficio Patrimonio del Comune ai singoli operatori del mercato di Corso Sardegna. Nella comunicazione si indica anche che ci sarà tempo fino al 30 settembre per completare lo sgombero degli spazi occupati a San Fruttuoso. Nero su bianco, ecco svelato il piano di uno dei traslochi più imponenti che Genova abbia mai visto.Dopo i ritardi relativi a finanziamenti rimasti in sospeso l'operazione sembra essere in dirittura d'arrivo.«Ci troviamo di fronte all'unica chiusura di un mercato in Europa che indichi l'immediata apertura della nuova sede e il percorso di riqualificazione della vecchia sede», puntualizza l'assessore ai Lavori pubblici Mario Margini. «Quanto ai tempi - continua - crediamo di poter dire che se non ci saranno intoppi burocratici si arriverà a rispettare le scadenze indicate dai nostri uffici che stanno lavorando al progetto». Nel dettaglio Tursi ha invitato nei giorni scorsi tutti gli operatori - ma anche le associazioni che oggi trovano posto nella vecchia struttura - a lasciare gli spazi attualmente occupati entro e non oltre il 30 settembre prossimo. Il mercato chiuderà prima, venerdì 18. Nel fine settimana così si potrà procedere al trasloco delle merci in via Sardorella, a Bolzaneto, dove sarà pronta la nuova struttura. In corso Sardegna all'indomani dell'abbandono dei locali inizieranno i lavori per trasformare l'area del mercato in qualcosa di completamente diverso. L'intervento - che costerà alla società Rizzani De Eccher 56 milioni di euro - porterà nella zona una nuova casa dello studente da 200 posti letto, una piastra sanitaria, 230 nuovi posti auto nel sottosuolo, trenta appartamenti - il 20% dei quali in regime di edilizia agevolata - la nuova sede della polizia municipale della zona e due asili nido. A Bolzaneto andranno 36 realtà commerciali, un numero più ristretto dell'attuale, che si attesta intorno alle 45 unità. Molte infatti procederanno all'accorpamento per diminuire l'onere dei costi da sostenere. Sui tempi e sul rispetto degli accordi da parte del Comune Gianni Ratto, portavoce dei grossisti, si dichiara soddisfatto e fiducioso. «L'appalto che abbiamo gestito per conto della pubblica amministrazione è stato concluso il 22 giugno, come da accordi. Adesso aspettiamo, ma non dipende che dalla burocrazia, che vengano liberati gli spazi per gli allestimenti interni». I lavori agli stand richiederanno un investimento superiore ai 3 milioni di euro, che saranno i grossisti a dover sostenere. Prima, però, ci sono le carte delle autorizzazioni da sistemare. «Mancano le certificazioni ambientali e le dichiarazioni di conformità - spiega Mario Margini - non abbiamo motivi per pensare che ci possano essere ulteriori proroghe rispetto alle date ipotizzate, ma i tempi di queste autorizzazioni non sono mai perfettamente definibili». daniele grillo grillo@ilsecoloxix.it 29/06/2009

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la donna che regnò sull'arte - roma (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 36 - Cultura LA DONNA CHE REGNò SULL´ARTE A cento anni dalla nascita della sua appassionata direttrice, la Gnam di Roma le dedica un´esposizione ROMA Già Indro Montanelli aveva colto nel segno: «La leggenda vuole che Palma abbia un pessimo carattere, che qualcuno definisce addirittura infernale. Gli unici che non condividono questa opinione sono quel centinaio di dipendenti della Galleria nazionale d´arte moderna, di cui essa è direttrice e che l´adorano». Ora con felice anticipo la soprintendente Maria Vittoria Marini Clarelli, in occasione del prossimo centenario della nascita, promuove la mostra su un mito e su un´icona insieme: «Palma Bucarelli - Il museo come avanguardia», a cura Mariastella Margozzi e con la collaborazione di tutto il personale della Galleria, catalogo Electa. Palma Bucarelli (1910-1998) nasce a Roma dove, allieva di Rodolfo Venturi, si laurea nel 1931. Nel 1939 entra nella Galleria Nazionale d´Arte Moderna e Contemporanea, di cui assume la direzione nel 1942 per lasciarla nel 1975. Immediata la sua adesione totale all´istituzione, nei due edifici a Valle Giulia costruiti da Cesare Bazzani nel 1911 e nel 1934. Mostra subito carattere, senso strategico a difesa e custodia del patrimonio artistico. Memorabile il trasferimento di numerose opere d´arte su camion di fortuna nel Palazzo Farnese di Caprarola, salvandole da una sicura predazione nazista. Subito manifesta forza d´animo e amore per l´avventura. Un´esaltata identificazione con il proprio ruolo fino all´ossimoro, narcisismo etico, volontà di potenza al servizio della grande Causa: difesa e valorizzazione dell´arte moderna e contemporanea. Indossa il potere con piglio e disinvoltura come una musa vestita dalla Marucelli, porta gli emblemi dell´autorità sicura di una bellezza che crea una opportuna distanza e forte della sua conoscenza dell´arte. Un furore contenuto e determinato, ritualizzato da una decisa familiarità con la burocrazia e una instancabile applicazione in ogni suo gesto, pensiero, comportamento. E´ una Leni Riefenstahl in versione italiana, candore spudorato per un ruolo esercitato senza alcuna remissione o incertezza: un amore totale, Leni per il cinema e Palma per l´arte. Per loro l´arte e il cinema non sono né di destra né di sinistra semmai di centro, al centro di ogni strategia e pensiero. Per la Nostra con qualche eliminazione e riserva ideologica verso futurismo e metafisica, evidenti nella collezione da lei costruita. Palma potenzia il museo sul piano internazionale collaborando con americani, giapponesi, russi, tedeschi, inglesi e francesi. La Galleria Nazionale d´Arte Moderna è l´unico baluardo in Italia a difesa del contemporaneo, un museo creato dal nulla, che sperimenta fin dalla fine degli anni Quaranta con l´aiuto teorico di Lionello Venturi e Giulio Carlo Argan, un modello espositivo con un livello didattico ed uno teorico-riflessivo con mostre e arricchimento delle collezioni. Forte è il suo sostegno all´arte italiana all´estero e l´investimento nell´arte europea e americana astratta e informale per la sua Galleria. Memorabili le mostre di Picasso nel ‘53, Mondrian nel ‘56 e Pollock nel ‘58. Impenetrabile vestale, resa più sicura dal sodalizio umano e culturale con Giulio Carlo Argan, resiste ad ogni pressione. Presa a tenaglia tra l´indifferenza democristiana del governo che elargisce pochi fondi per il contemporaneo e l´egemonia culturale del PCI che lamenta la mancanza di pluralismo, cioè l´assenza di Guttuso e del realismo italiano nel museo. Anche De Chirico, in nome di una vagheggiata classicità, esprime malumore verso l´operato della Bucarelli, che inserisce artisti giovani nel circuito internazionale con la mostra «Arte italiana contemporanea» del 1955 ed ospita a Valle Giulia l´arte più attuale americana in una esposizione organizzata dal Guggenheim di New York nel 1956. Questa mostra-omaggio, 150 opere, si può leggere come una Bucarelli´s story divisa in diverse sezioni: la scultura italiana degli anni ‘50 e ‘60 (Fontana, Consagra, Leoncillo, Melotti, Pascali, Uncini, Pomodoro, Zorio ecc.); l´arte cinetica e programmata (Alviani, Gruppo T, Gruppo N, Le Parc ecc.); una selezione di opere di Mondrian, Pollock, Morandi, Scipione, Kandinskji, Richter, Malevic, Fautrier, Capogrossi, Burri, Fontana, Scialoja, Accardi, Sanfilippo, Vedova, Rotella, Twombly, Tancredi, Schifano, Festa ecc. Lampante come il Mito corrisponda all´Icona, i ritratti e le fotografie (da Savinio a Ghitta Carrel) testimoniano una bellezza imperiosa che giustifica la terza persona del suo comportamento al servizio dell´unico ruolo possibile: sovrintendere alla formazione del gusto contemporaneo e del suo pubblico. Sovvertendo l´immaginario collettivo di freelance e dipendenti, sotto gli occhi di tutti azzittiti e magnetizzati, compresa la generazione degli «arganauti», quella venuta dopo Argan, spesso risentita e rassegnata nello stesso tempo. Profezia di un film già visto molto prima di Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada, girato da David Frankel. Nel nostro caso mito e icona di una donna in anticipo sui tempi che, utilizzando anche il dispotismo della propria seduzione, ha esercitato la sua femminilità al maschile. Per tutto questo un plauso anche all´amministrazione comunale che ha intestato una via a Palma Bucarelli.

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Cicerone, Cesare e gli antenati della corruzione (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-28 - pag: 12 autore: LA MANO VISIBILE ... Cicerone, Cesare e gli antenati della corruzione di Alessandro De Nicola «O ptimi corruptio pessima caro il mio Crasso ». Siamo nell'Ade e Cicerone è a passeggio con i suoi vecchi amici-nemici, Crasso e Cesare. «Sì, Marco Tullio, la corruzione dei migliori è la peggiore,ma a me sembra che nella nostra povera Italia il fenomeno sia più esteso che ai nostri tempi. Io traviavo i senatori prestando loro il denaro, compravo i capi delle tribù per le elezioni, ma non davo sesterzi a destra e manca a ogni funzionario pubblico dell'Impero». «Crasso, amico mio- lo interrompe Cesare- io che tanto ho fatto conto sui tuoi soldi per le mie campagne, posso invece dirti che la nostra Repubblica era marcia perché non c'erano gli incentivi alla virtus civica e non vorrei stesse accadendo lo stesso ora. La fotografia che la Corte dei conti ha scattato giovedì scorso è impietosa: secondo la magistratura contabile la corruzione è una tassa immorale e occulta pagata con il denaro prelevato dalle tasche dei cittadini per un totale di 50-60 miliardi l'anno. Le regioni del Sud sono in testa alla classifica e non è un caso che gli investimenti stranieri laggiù siano pari a zero, se non quando lautamente incoraggiati dallo Stato». «è come quando c'eravate voi,inquinatori dei mores antiqui, e lo posso ben dire io che feci condannare il depravato Verre, governatore della Sicilia», gorgheggia Cicerone. «Ma va là Marcus: il tuo amichetto Pompeo era forse uno stinco di santo?», ringhia Crasso accarezzandosi un anello di diamanti. «Insomma - sbotta il divo Giulio - non è una questione solo di morale o di uomini, ma di incentivi e quindi di istituzioni. Le ricerche empiriche dimostrano che un primo fattore decisivo è quello della responsabilità della politica di fronte agli elettori. Il malaffare è più facile nei paesi autoritari e in quelli democratici dove gli eletti non sono chiamati a rispondere: ad esempio se non devono più ripresentarsi alle elezioni o se sono selezionati dai capi partito che li inseriscono in liste bloccate. Inoltre, c'è una correlazione statistica tra vivacità e concorrenza tra i media e tasso di malcostume. Nelle nazioni in cui stampa, tv e radio sono timidi i corruptores hanno vita semplice. Altri fattori indiscutibili sono l'efficienza del sistema giudiziario e la discrezionalità della pubblica amministrazione. Laddove la burocrazia ha ampi margini sulle sanzioni da infliggere, l'interpretazione di leggi oscure e i tempi di evasione delle pratiche, tutto contribuisce a creare un rapporto distorto coi cittadini i quali hanno così l'incentivo ad ungere le ruote. Infine la spesa pubblica. è vero che in paesi di grandissima onestà come quelli scandinavi le uscite statali sono più alte che da noi. Ma si tratta in genere di prestazioni sociali obbligatorie, non di interventismo nell'economia. Svezia, Danimarca e Finlandia sono anche ai primi posti nella libertà economica: pochi appalti e prebende da distribuire». «Et ergo, quid?». «E quindi,giudicate voi, patres conscripti, se l'Italia con il suo ginepraio legislativo, la lentezza dei tribunali, la pervicace presenza statale nell'economia fatta di aiuti, sussidi, esenzioni, il sistema politico distante dal controllo dei cittadini e dei mass media, giudicati poco mordaci e vicini al potere, non sia, al di là dello scarso civismo dei suoi cittadini, comoda preda dei tentacoli della corruzione». «Poveracci, meno male che almeno i brani per le versioni della maturità li sanno scegliere...», sorride sornione Cicerone. adenicola@adamsmith.it © RIPRODUZIONE RISERVATA LA CORTE DEI CONTI Una tassa impropria del valore di circa 60 miliardi all'anno

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Il visto sui rimborsi esclude i tributaristi (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-28 - pag: 7 autore: Il «visto» sui rimborsi esclude i tributaristi Andrea Tempestini ROMA Fra le disposizioni della manovra d'estate figura anche l'incremento delle compensazioni dei crediti fiscali, rese però più rigorose con la creazione di uno spazio per l'intervento dei professionisti, suscitando le polemiche degli esclusi. Il decreto legge, all'articolo 10, stabilisce che per la compensazione di crediti superiori a 10mila euro, i contribuenti hanno l'obbligo di richiedere l'apposizione del visto di conformità. I soggetti che possono sottoscrivere tale visto sono dottori commercialisti, ragionieri, consulenti del lavoro, rappresentanti legali o negoziali dell'interessato e chi sottoscrive la relazione di revisione. Mancano i consulenti tributari: compresa la lettera a, il decreto legge non indica però fra i soggetti abilitati quelli riportati alla lettera b, comma 3, articolo 3 del decreto legislativo 241/97 («soggetti iscritti, alla data del 30 settembre 1993, nei ruoli di periti ed esperti tenuti dalle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura per la sub-categoria tributi»). è contrariato Riccardo Alemanno, presidente del-l'Istituto nazionale tributaristi: «chiederemo al Ministero e all'agenzia dell Entrate un chiarimento, e non potremo fare a meno di rivolgerci all'antitrust: se esistono dei soggetti autorizzati a rilasciare il visto di conformità, sono da coinvolgere tutti. Inoltre per le aziende - conclude - in un momento di crisi troppa burocrazia sarebbe da evitare ». Il provvedimento è invece accolto positivamente da Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro: «I soggetti individuati per la certificazione sono tutti iscritti a degli ordini, e questo è un segnale chiaro dell'affidabilità e della valenza del sistema ordinistico». Anche per Claudio Siciliotti, presidente del consiglio nazionale dei dottori commercialisti, la disposizione «è positiva per il fatto che, nell'istante in cui si ritiene necessario per la tutela dell'interesse pubblico il visto di conformità, quest'ultimo possa essere rilasciato esclusivamente dai professionisti che lo Stato riconosce come tali ». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il dumping dei camionisti dell'Est (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-06-29 - pag: 17 autore: NUOVI CONCORRENTI Il dumping dei camionisti dell'Est L' idraulico polacco torna in patria a causa della recessione, ma dall'Est avanzano "minacciosi" i camionisti in versione low cost. Un grattacapo in più per le imprese italiane che lamentano un rapporto di concorrenza sleale. E non essendoci difese valide, alcune hanno deciso di spostare la concorrenza sul loro terreno, aprendo società nei paesi dell'Est. In Italia le imprese sono costrette a pagare un autista fino a 2.500 euro in più al mese rispetto a uno dell'Est. E poi la burocrazia. «Il nostro ispettorato del lavoro è inflessibile - spiega Thomas Baumgartner, a.d. della Fercam di Bolzano - e siamo costrettia seguire una serie incredibile di norme, compreso il dettaglio delle quantità di gasolio». Fercam è uno dei giganti italiani dell'autotrasporto e della logistica con 2.200 mezzi di carico, 1.450 addetti e 460 milioni di fatturato che deriva per metà dal trasporto e per il resto dalla logistica. Sul primo quest'anno il calo è del 15% e sull'altro la perdita è contenuta nel 2-3%: le aziende hanno deciso di razionalizzare la logistica e di affidarla, spesso, in outsourcing. Fercam è uno dei grandi operatori ad aver aperto società in Polonia. «Così in Italia - conclude Baumgartner dopo la delocalizzazione dei siti produttivi abbiamo realizzato la delocalizzazione dell'autotrasporto». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Iran, è una lotta fra ayatollah (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica.it" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

di BERNARDO VALLI LA PROTESTA è stata dispersa, frantumata, almeno per ora, dalle milizie islamiche, e adesso, con le piazze deserte, il regime basato su un voto inquinato cerca di squalificare quella protesta di massa. Non era una spontanea collera popolare, esplosa all'interno della società, ma un complotto ordito dai nemici storici dell'Iran. Questo dicono, in coro, la Guida suprema Khamenei e il presidente Ahmadinejad, e con loro tutti gli artefici dell'elezione contestata. La trionfante comitiva dei repressori tenta di darsi una legittimità denunciando la mano straniera alle spalle dei milioni di manifestanti che hanno fatto barcollare la Repubblica islamica. E, frugando più nel passato che nel presente, sceglie come bersaglio principale delle invettive la vecchia Inghilterra. La riesumazione dell'ex potenza coloniale, ormai più presente nei testi di storia che nelle memorie, equivale a un colpo di scena. Sembra un trucco teatrale ad uso non soltanto interno. È un'idea geniale mettere sotto accusa l'ex impero britannico, un tempo tanto presente nella regione, e in particolare coautore, con la Cia, nel 1953, del colpo di Stato contro Mohammed Mossadegh, colpevole di avere nazionalizzato il petrolio e di avere cacciato (temporaneamente) lo shah e la moglie Soraya. La storia alimenta così il sempre vivo orgoglio della patria persiana. Khamenei e Ahmadinejad agitano polverosi fantasmi capaci di accendere l'immaginazione popolare: espellono (la settimana scorsa) due diplomatici britannici provocando la risposta di Londra, che espelle a sua volta due diplomatici iraniani. È un conflitto incruento destinato ad avvalorare la tesi della mano straniera dietro la protesta di piazza. OAS_RICH('Middle'); Seguendo lo stesso copione, viene messo alla porta il corrispondente della Bbc, voce della perfida Albione che diffonde in lingua farsi notizie ignorate o truccate dalle emittenti iraniane. Ulteriore colpo di teatro, nelle ultime ore: l'arresto di impiegati iraniani dell'ambasciata di Gran Bretagna, accusati di essere tra gli ammiratori del complotto contro la Repubblica islamica. Questa è una prima lettura, direi classica. Il regime squalifica gli oppositori, denunciando interessi stranieri alle loro spalle, e rilancia lo scontro con l'Occidente. È una tattica elementare. Ma perché indicare come principale nemico la vecchia potenza coloniale, e non il "grande satana", ossia gli Stati Uniti? Anche a loro sono indirizzate le accuse di Teheran. Barack Obama non è risparmiato. Viene descritto come una brutta copia di Bush Jr. E la Cia non è trascurata. Sarebbe difficile ignorarla. La stessa stampa americana ha più volte dato notizia dei milioni di dollari destinati da Washington, ai tempi di Bush Jr., alla "destabilizzazione" della Repubblica islamica, sospettata di preparare armi nucleari. Tuttavia l'America non è il bersaglio principale. Non è risparmiata, è investita frontalmente, ma l'Inghilterra fa da schermo. Pur ricorrendo agli stereotipi dei momenti di crisi, ad uso interno, l'ayatollah Khamenei e il presidente Ahmadinejad esitano a sbattere la porta in faccia a Barack Obama. Con lui dovranno affrontare un giorno la questione nucleare, la quale resta all'ordine del giorno, chiunque sia ufficialmente al potere a Teheran. Attaccare l'Inghilterra costa poco. La vecchia potenza coloniale è, appunto, uno schermo ideale. Il bersaglio inglese rivela anche l'incerta situazione interna al gruppo dirigente che, secondo Mir Hussein Moussavi, il leader dell'opposizione repressa, ha preparato e compiuto il "colpo elettorale". L'Inghilterra è un bersaglio provvisorio, nell'attesa che si chiariscano gli equilibri tra le varie correnti. I comandanti della Guardia rivoluzionaria, espressione dell'estrema destra e della seconda generazione dall'avvento della Repubblica islamica, sarebbero i veri autori del colpo elettorale. Avevano vent'anni nel '78-'79, quando l'ayatollah Khomeini arrivò al potere, e hanno vissuto tutte le successive prove: la guerra contro l'Iraq di Saddam Hussein; la repressione interna avvenuta a conclusione di quel conflitto; la precedente eliminazione dei Mujahiddin Khalq, gli islamici di sinistra decimati ed esiliati; la morte di Khomeini e la nomina di Khamenei al suo posto, come guida suprema, ossia vero capo dello Stato. Nel corso degli anni si è formata la forte corrente di estrema destra che ha via via preso il controllo della Guardia rivoluzionaria. I nomi più noti sono quelli oggi alla sua testa: i generali Jafari e Javani, che hanno accusato Moussavi di promuovere una "rivoluzione di velluto". Ex della Guardia rivoluzionaria hanno invece fatto carriera nella burocrazia: il ministro degli Interni Sadegh Mahsouli, il suo vice Kamran Daneshjou, supervisore delle elezioni, e lo stesso presidente Ahmadinejad. Il loro ispiratore è l'ayatollah Mohammed Taghi Mesbah Yazdi, il più conservatore dei grandi capi religiosi. Molti si sono formati nel suo seminario "la scuola Haghani" a Qom. L'ayatollah Mesbah, così è chiamato in Iran, è noto per le sue sentenze. Ne viene spesso citata una: "Non ha importanza quel che pensa la gente. La gente è ignorante come una capra". Gli attuali capi dell'intelligence, come non pochi responsabili delle milizie Bassiji, formazioni paramilitari controllate dalla Guardia rivoluzionaria, sono discepoli dell'ayatollah Mesbah. Il quale, prima delle elezioni, avrebbe lanciato una fatwa che autorizzava l'uso di qualsiasi mezzo al fine di far rieleggere Ahmadinejad. L'ayatollah Mesbah e lo stesso Ahmadinejad citano di rado la Repubblica islamica, preferiscono parlare di governo islamico. L'espressione "repubblica" non va a genio né a l'uno né all'altro, implica un coinvolgimento popolare e quindi elezioni che essi tendono a rifiutare. Il potere discende direttamente dalla volontà di dio, e loro ne sono gli interpreti. Per questo attendono che l'ayatollah Khamenei, malandato di salute e non del tutto allineato sulle loro posizioni, tolga il disturbo. Per designare il successore. Ma la lotta tra le varie correnti non si è ancora conclusa. (29 giugno 2009

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Il dolore di tutti i giorni. Che non si cura (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere.it" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Nel 2007 sono stati spesi 3 milioni di euro per prestazioni e farmaci Il dolore di tutti i giorni. Che non si cura In Italia 200 centri per 12 milioni di malati. Sei mesi per una visita. Emicrania e mal di schiena i più diffusi Il dolore cronico è una malattia, e non un sintomo. Va diagnostica­to e curato. Lo dice l'Organizza­zione mondiale della Sanità (Oms), lo affermano le scuole di medicina più all'avanguardia, lo ribadiscono economisti sanitari, conti alla mano. È stato calcolato negli Stati Uniti che solo il mal di schiena costa ben 100 miliardi di euro all'anno in ore di la­voro perse, farmaci sbagliati e ricove­ri per le conseguenze di una terapia non appropriata. Se ben trattato, l'80 per cento di questa spesa sarebbe uti­lizzabile in altro modo. In Italia, 3 milioni di euro sono sta­ti spesi nel 2007 per prestazioni e far­maci a causa del dolore e 3 milioni sono le ore lavorative perse in un an­no. Secondo un'indagine Istat, poi, nel 23% dei casi i pazienti dichiarano di aver dovuto cambiare la propria posizione sociale: quasi il 20% dei pa­zienti ha perso l'impiego (ogni anno in media i pazienti perdono per ma­lattia 15 giorni lavorativi), il 28% è stato costretto a un cambio peggiora­tivo di mansione, il 20% ha cambiato lavoro. Chi è colpito ha un'età media di 48 anni. Età in cui non è bello ritro­varsi a spasso e sofferenti. Cifre enormi, perché enorme è l'in­cidenza del dolore cronico non da cancro: un cittadino su cinque, ame­ricano o italiano che sia. Il 20% della popolazione adulta europea, con pic­chi in Norvegia, Belgio e Italia (a pari merito con la Polonia). Sessanta mi­lioni sono i sofferenti negli Stati Uni­ti, 75 milioni in Europa, 12 milioni in Italia. E solo per il 7 per cento di que­sti un cancro ne è la causa. Curiosità: di dolore cronico soffre un terzo di tutte le casalinghe europee. Il mal di schiena è al primo posto per giorni di lavoro persi e qualità di vita rovinata: negli Stati Uniti ne sof­fre il 30% di chi si reca dal medico per una cura analgesica. Il mal di te­sta (emicrania, cefalea), al secondo posto, con il 20-25%. Poi c'è un 45% dovuto a patologie osteoarticolari da suddividere tra schiena e articolazio­ni, tra malattie degenerative e eredi­tà di traumi da sport o incidenti. Per arrivare a malattie come l'artrite reu­matoide. E non va dimenticato il clas­sico «fuoco di Sant'Antonio». Quando si soffre, in pochi casi in Italia vi sono specialisti competenti. Paese, il nostro, dove per tradizione e cultura soffrire sembra un obbligo. Il più delle volte la cura è per sentito dire. Se va bene c'è il consiglio del farmacista, se va male il classico an­ti- infiammatorio di cui i cassetti de­gli italiani sono pieni. Spesso il dolo­re resta ma è lo stomaco a soffrire. I centri specializzati (diagnosi e tera­pia del dolore adeguata) sono circa 200 e 3-6 mesi sono i tempi d'attesa per una visita specialistica. Chi è dila­niato dal mal di testa può aspettare sei mesi? Soffrire non è un obbligo, ma in Italia sembra che ancora lo sia. Nella cura del dolore, inquadrato come ma­­lattia, il mondo ha fatto passi da gi­gante soprattutto negli ultimi dieci anni. «Oggi si può affermare che il 90% di chi soffre trova la giusta cura. L'importante è proporla», dice Paolo Mariconti, presidente della sezione milanese della Fondazione Isal. La medicina italiana, inoltre, ha l'etichetta di «oppiofobica» pur es­sendo morfina e suoi derivati uno dei parametri su cui si basa l'Oms nel valutare una corretta terapia del dolore. L'Italia è ancora ultima in Eu­ropa e tra i Paesi ricchi in numero di dosi utilizzate. Anche se, a piccoli passi, sembra avviarsi nella direzio­ne giusta. Lo confermano i dati del Centro studi Mundipharma: «Per quanto riguarda l'impiego di farmaci oppioidi nella terapia del dolore cro­nico, si evidenziano in Italia i primi importanti segnali di crescita. Nono­stante continui ad occupare l'ultimo posto in Europa per spesa e consu­mo procapite (rispettivamente: 0,74 euro e 69,12 milligrammi a testa), è il nostro Paese ad aver registrato il maggiore incremento nel 2008 rispet­to all'anno precedente, con un più 23,83% sulla spesa per singolo cittadi­no, contro un più 6,76% della media europea. Ma dipende dal terreno da recuperare, che è molto. Tradotto: se nel 2006 le dosi vendute bastavano a non far soffrire la metà dei malati ter­minali di cancro (65 mila), nel 2008 si è saliti al 70% (circa 95 mila). Que­sto, però, senza curare il dolore croni­co non da cancro. Una delle difficoltà era la prescrizione di questi farmaci. Oltre all'oppiofobia della nostra me­dicina, c'era la burocrazia. Rimossa soltanto ora dal viceministro Ferruc­cio Fazio, che ha dato ordine a Guido Fanelli, coordinatore della commis­sione ministeriale per la terapia del dolore e le cure palliative, di riforma­re «radicalmente» il settore. Primo atto del viceministro Fazio, con ordinanza in vigore dal 20 giu­gno 2009, azzerare la burocrazia per farmaci anti-dolorifici quali gli op­pioidi: niente più ricettari speciali, né registri di entrata e di uscita, né obbligo di conservarli in armadi chiusi a chiave. Insomma sono diven­tati anche per la burocrazia italiana farmaci normali, prescrivibili come gli altri e non come «sostanze stupe­facenti ». C'è poi un disegno di legge sul trat­tamento del dolore che prevede una rete di centri specialistici e i medici di famiglia come primo cardine della terapia. In commissione, il ddl è sta­to criticato dall'ex ministro della Sa­lute Livia Turco. Soprattutto per la mancanza di fondi. «Francamente siamo un po' stupiti dal fatto che su un tema per sua natura sottratto alla contesa politica, come la cura del do­lore, si accendano polemiche da par­te dell'opposizione commenta Mauro Martini, presidente nazionale del sindacato Snami . Come medi­ci di famiglia, che ogni giorno hanno a che fare con i pazienti che soffro­no, riteniamo fondamentale che si sia imboccata la strada giusta». L'obiettivo di Fazio è quello di un «territorio senza dolore». Con quali fondi? Spiega Fanelli: «Il 25 marzo 2009 la conferenza Stato-Regioni ha approvato la proposta di Fazio nel de­stinare a progetti sul dolore 100 mi­lioni di euro ricavati dagli obiettivi di piano delle Regioni (un miliardo e 400 milioni di euro per obiettivi spe­cifici). Cento milioni all'anno, per tre anni: 94 al dolore in generale, mezzo milione per un osservatorio naziona­le su organizzazione e sprechi, 4.5 mi­lioni all'anno alle cure palliative. Il Veneto ha già presentato un proget­to di legge. Il ministero ha poi stan­ziato 300 mila euro per il 2008 per un progetto pilota di tutor per formare medici di famiglia in Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Sicilia. Il progetto è già partito». Sprechi? Risponde Fanelli: «In un anno più di 50 mila morti con neo­plasia in reparti per acuti, nonostan­te gli hospice, con un milione di gior­nate di degenza pari a 346 milioni di euro di spreco. Quei malati non pos­sono stare in reparti per acuti, ma o negli hospice o assistiti a casa». Tutti soldi che sarebbero stati utili alla re­te «territorio senza dolore». Mario Pappagallo stampa |

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Il sindaco Ravaioli: "Ideologie finite, oggi ogni voto costa fatica" (sezione: Burocrazia)

( da "RomagnaOggi.it" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

27 giugno 2009 - 15.14 (Ultima Modifica: 27 giugno 2009) RIMINI - E' finita l'epoca delle ideologie, ora ogni voto va conquistato con fatica e lovoro. Celebra con una lunga lettera i suoi dieci anni da sindaco di Rimini Alberto Ravaioli. Era infatti il 27 giugno del '99 quando i riminesi scelsero un "uomo della societa' civile" a reggere le sorti di Palazzo Garampi. Del resto quella fu "la stagione dei sindaci della cosiddetta 'societa' civile',- scrive- una stagione aperta con entusiasmo e quindi archiviata un po' troppo frettolosamente". Allora, "il tentativo di spostare l'asse dei governi locali dal piano ideologico a quello puramente amministrativo e' stata una grande intuizione politica". Peccato "che non ci si sia creduto abbastanza,- manda a dire Ravaioli- risucchiati i partiti nell'antico tatticismo e diffidenza". Il primo cittadino, oggi oramai al termine della sua corsa, racconta quindi i suoi esordi e i pregiudizi degli avversari: "Dieci anni fa il circuito politico riminese definiva la Giunta Ravaioli 'dilettanti allo sbaraglio', profetizzando che non avrei 'mangiato il panettone' gia' a Natale '99". Invece, il patron di Palazzo Garampi puo' rivendicare un'esperienza amministrativa tra le piu' longeve. "L'impatto del rinnovamento fu brusco, senza dubbio", ammette, ma alla fine qualcuno dovette ricredersi perche' "i dilettanti allo sbaraglio di allora forse non erano tali". Ravaioli analizza poi come la citta' e la provincia di Rimini siano cambiate nell'ultimo decennio. Ma scopre analogie sul fronte politico: e' vero, "sono scomparsi e nati nuovi movimenti, si sono strette alleanze un tempo impensabili". E ancora oggi, "il centrosinistra e' ancora forza di governo nella stragrande maggioranza dei Comuni e in ambito provinciale". Ma pensando ll'esito delle ultime provinciali e alla vittoria al secondo turno del Pd, il sindaco ammette: "Sono cresciuti i problemi di appartenenza e di radicamento territoriale". Questo perche', tra gli elettori, ieri come oggi, perde attrattiva "il collante ideologico" e "ogni voto va conquistato con lavoro e fatica". E il centrodestra, "anche se appare in crescita, in realta' non si scosta dai valori numerici del '99". Questo perche', secondo il sindaco, "lo scarso rinnovamento della sua classe dirigente continua a essere un fardello che ne affossa le ambizioni". Paradossalmente, "dimostra piu' coraggio il centrosinistra, alle prese con una persistente fibrillazione frutto di personalismi e con una evidente e generale incertezza identitaria che ne limita e disturba anche l'azione di governo". Poi Ravaioli elenca i suoi "cavalli di battaglia": una Rimini cresciuta in dieci anni, passando da 130 a 140 mila abitanti, da 16 a 19 mila imprese, con 10 mila auto in piu'. A cui si aggiungono un maggiore fenomeno migratorio, arrivi e presenze turistiche "in lieve aumento nonostante concorrenza. Merito, per il sindaco, "anche del miglioramento della dotazione infrastrutturale- Fiera, Centro Agroalimentare, Darsena, Palacongressi, recupero ex colonie, nuova via Roma, contenitori culturali- e del consistente programma di riqualificazioni messo in atto, con 350 milioni di euro spesi". Restano pero' sul tappeto "i problemi di un luogo sempre piu' metropolitano", la mobilita', la sicurezza, la burocrazia. E restano i crucci: "Il primo- spiega Ravaioli- e' di non avere fatto di piu' per accrescere una cultura della responsabilizzazione in citta'". Il secondo e' di "essere in ritardo sul complesso tema del rinnovamento della macchina comunale", anche se "siamo riusciti a diminuire il numero delle figure dirigenziali". Ultimo rammarico: il restauro del teatro Galli. Infine, il sindaco invita ad analizzare il futuro di Rimini e degli amministratori anche alla luce del suo "caso": in politica "e' sempre bene dare il giusto peso alle cose, senza farsi prendere dall'emozione del momento". Infatti, malgrado le "gufate" iniziali, l'era Ravaioli e' durata dieci anni.

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Controlli sanitari, Cia: nuove tasse mettono in ginocchio le aziende agricole toscane (sezione: Burocrazia)

( da "Sestopotere.com" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Controlli sanitari, Cia: nuove tasse mettono in ginocchio le aziende agricole toscane (29/6/2009 11:29) | (Sesto Potere) - Firenze - 29 giugno 2009 - Settore agricolo vicino al collasso per la crisi economica? Sarà sempre peggio -sottolinea la Cia Toscana - perché per gli agricoltori toscani sono in arrivo dei nuovi balzelli, ovvero ulteriori controlli sanitari per aziende agricole, e aziende di trasformazione (come cantine o macelli) che equivalgono a costi elevati e tanta burocrazia in più. Anche perché il nuovo decreto introdotto dal Governo (tra l’altro non previsto in questi termini dall’Ue) mette di fronte la Regione Toscana, a profonde incertezze sulle modalità del controllo e del contributo che l’azienda si trova a dover pagare. “Non si tiene poi conto dei piccoli produttori”, spiega la Cia Toscana: un’azienda vitivinicola che produce 100 o 5mila ettolitri di vino si trova a dover sborsare la stessa cifra per i controlli sanitari da parte delle Asl. E così ci sono regioni in Italia che non applicano il decreto o lo applicano diversamente, e Aziende sanitarie locali che in alcune province della Toscana hanno già iniziato a richiedere contributi salatissimi da pagare (da 400 a 1.000 euro all’anno per un controllo) . “Così non va. Non è possibile -afferma Valentino Vannelli, vicepresidente di Cia Toscana- che l’impresa agricola toscana debba sostenere nuovi balzelli aggiunti, per altro, in una situazione economica in grave difficoltà”. Già dallo scorso febbraio la Cia Toscana aveva chiesto alla Regione Toscana di farsi interprete del disagio dei produttori agricoli chiamati a sostenere nuove spese per i controlli pubblici, il cui ammontare non era neppure adeguato alla tipologia di rischio verificabile. Inoltre, nonostante precise disposizioni di legge, ad oggi i dicasteri interessati non sembrano aver emanato il provvedimento applicativo (previsto dall’art. 10, c. 1, D.Lgs. 194). Nelle more, la Regione Toscana ha emanato delle Linee guida provvisorie conformi col D.Lgs. 194/2008 e, sin dal mese di febbraio 2009, ha evidenziato al ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali le difficoltà applicative, sollecitando una revisione di tali norme. Ad oggi non risulta che siano giunti gli auspicati chiarimenti, col risultato che gli operatori agricoli toscani sono chiamati a sostenere le spese per i controlli effettuati da alcune Asl. “Come Cia Toscana sosteniamo la necessità di una revisione del decreto -prosegue Alessandra Alberti, responsabile della Cia Toscana per il settore- che ponga fine all’ingiustificato balzello o, in alternativa, stabilisca criteri di pagamento più equi, differenziati per tipologia di produzione e di rischio”. “Sollecitiamo la Regione Toscana -conclude Vannelli- a disporre norme che, in attesa dei pronunciamenti governativi, sospendano i pagamenti dei controlli”. Il Reg. Ce 882/2004 concernente i controlli ufficiali sulla conformità dei mangimi e degli alimenti alle norme in materia di salute e sul benessere degli animali prevede un pagamento, da parte delle imprese agricole, dei costi sostenuti per i controlli ufficiali, che tenga conto “della tipologia di aziende e del relativo fattore di rischio, delle aziende a bassa capacità produttiva, dei metodi tradizionali impiegati per la produzione”. Il D. Lgs. 194/2008 disciplina la materia a livello nazionale, allargando anche agli stabilimenti (aziende) che producono vino, olio, conserve vegetali, prodotti di quarta e quinta gamma (verdure pulite e verdure cotte) l’obbligo di pagare le spese per i controlli sanitari. E tutto ciò senza tener conto delle raccomandazioni comunitarie. In pratica, ciò che la Unione europea non prevede, è stato incluso dal Legislatore nazionale: un nuovo balzello per l’agricoltura.

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Riformenon manovre (sezione: Burocrazia)

( da "Sicilia, La" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Riforme non manovre Dei numerosi commenti al decreto anti crisi approvato venerdì dal Consiglio dei ministri mi ha particolarmente colpito quello del Foglio. Il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara non può essere accusato di pregiudiziale ostilità al governo ed è quindi significativo il suo giudizio sul provvedimento del governo: "Nessuna delle molteplici misure appare dotata dell'incisività necessaria ai fini del rilancio economico." Puntualmente l'editoriale passa in rassegna tutti i punti del decreto sottolineandone la scarsa o dubbia efficacia e perviene ad una conclusione che, come sanno i lettori di questo giornale, da sempre condivido: "La crisi congiunturale dovrebbe invece stimolare il governo ad affrontare le nostre debolezze strutturali e le riforme necessarie per dare slancio all'economia e alleggerire il debito pensionistico che pesa sulla nostra finanza pubblica. Il piccolo cabotaggio - seppure comprensibile - adesso va superato con una scossa riformatrice". Va segnalato incidentalmente che questo articolo mette in evidenza una peculiarità tutta italiana della nostra politica: dal momento che le opposizioni si guardano bene dal fare il loro mestiere, che dovrebbe consistere nello stimolare il governo a fare quanto si ritiene necessario, e preferiscono occuparsi di altro anziché di politica, a fare la loro parte deve provvedere la maggioranza. Che sia un giornale amico del governo a pungolarlo dimostra la latitanza delle opposizioni. Ma lasciamo i sinistri al loro infausto destino e torniamo alla tesi del Foglio. Una delle argomentazioni addotte a giustificazione del rinvio delle riforme è che la crisi in atto non le rende possibili. La tesi è assai poco convincente: un Paese dissestato, tartassato, indebitato, e con un'economia ingessata può sopravvivere (male) quando le cose vanno bene, ma quando è colpito da una crisi globale non può sperare di superarla continuando a rinviare le riforme di cui necessita e che l'Italia attende invano da decenni. Correttamente il Foglio accenna in particolare al problema dell'enorme debito pensionistico: cosa aspettiamo a rimediare alle insensatezze di un sistema insostenibile, iniquo, farraginoso e costosissimo? La speranza di vita delle donne è mediamente superiore a quella degli uomini di dieci anni... e le mandiamo in pensione prima! Date le tendenze demografiche che inequivocabilmente dimostrano che l'Italia è moribonda, come provvederemo a pagare le pensioni ad un numero crescente di anziani che peraltro vivono sempre più a lungo, dato che il numero dei giovani che finanziano il sistema cresce assai poco? Riteniamo davvero che sia politica sensata dare per scontato che, dal momento che il problema diverrà drammatico solo in futuro, saranno i governanti futuri a doverlo risolvere? La sacrosanta battaglia patrocinata da Libero per l'abolizione delle province sottolinea un altro gigantesco problema: l'assurdità del nostro apparato di governo composto da circoscrizioni, un numero spropositato di comuni, province che continuano ad aumentare di numero, regioni che dilapidano senza ritegno il pubblico denaro, comunità montane (anche al livello del mare!), parchi nazionali, autorità indipendenti, per non parlare dello Stato e dell'Unione Europea. Ognuno di questi livelli di amministrazione impiega burocrazia, foraggia politicanti, spende e spande per gli obiettivi più discutibili e rappresenta un macigno che stronca le nostre possibilità di sviluppo. Possiamo permetterci lo spreco di non riformarlo, specie in un periodo di crisi? La fiscalità si porta via circa la metà di tutto ciò che l'Italia produce, rendendo difficile risparmiare ed investire, scoraggiando il lavoro e penalizzando l'occupazione. La crisi rende indilazionabile la riforma fiscale, con la drastica riduzione delle aliquote e la chiusura delle troppe scappatoie fiscali. Anch'io, come l'editorialista del Foglio, sono convinto che l'Italia abbia bisogno di riforme non di manovre, e sono certo che anche la maggioranza degli italiani la pensa allo stesso modo. Le sinistre hanno dimostrato in modo inequivocabile che non sono in grado nemmeno di gestire l'esistente, dal nostro governo mi attendo che lo modifichi profondamente per salvare l'Italia.

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Burocrazia regionale e titolari dei bagni di spiaggia in "rivolta", solidarietà di Giovanni Lucchi (Pri) e Luca Bartolini (An/PdL) (sezione: Burocrazia)

( da "Sestopotere.com" del 29-06-2009)

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Burocrazia regionale e titolari dei bagni di spiaggia in "rivolta", solidarietà di Giovanni Lucchi (Pri) e Luca Bartolini (An/PdL) (29/6/2009 14:13) | (Sesto Potere) - Cesenatico - 29 giugno 2009 - Luca Bartolini, capogruppo di an-pdl, in un’interrogazione alla Giunta regionale segnala le difficoltà burocratiche denunciate dagli operatori del turismo balneare di Cesenatico, Gatteo Mare, Savignano Mare e San Mauro Mare, i quali, – riferisce – “al pari dei quelli di altri comuni della Riviera, sono condizionati negativamente da una legge regionale che crea un profondo limite nei lavori di ristrutturazione delle strutture balneari e ludiche di supporto alla ricezione turistica”. “Questo quadro normativo – commenta Bartolini - penalizza e disincentiva ogni volontà d’investimento per il recupero architettonico, paesistico, turistico delle strutture presenti sulle spiagge, con grave pregiudizio dell’intero territorio”. Le spiagge del nostro litorale, ricorda il consigliere, "sono di proprietà del demanio marittimo", sul quale la Regione è competente in materia di autorizzazioni e concessioni. I comuni, a loro volta, nell’ambito delle funzioni delegate, rilasciano i permessi per costruire o per effettuare interventi di ristrutturazione e manutenzione degli stabilimenti balneari in base alla legge regionale (Disciplina generale dell’edilizia (L.r.31/2002) la quale prevede anche che - ricorda ancora Bartolini - “sulle aree naturali protette e quindi anche demaniali ogni intervento difforme dal titolo abitativo sia variante essenziale (art.18)”. Il consigliere contesta che in questo modo, “ogni imprenditore che ha lavori in corso non ha possibilità di eseguire nessuna variante in corso d’opera, pena commettere abuso edilizio sul demanio, anche quando questi, per paradosso, consistono in scostamenti di uno o due centimetri”. Per queste ragioni l’esponente di an-pdl chiede alla Giunta regionale di verificare “le reali difficoltà” riscontrate da Comuni e imprenditori su quanto segnalato e sollecita chiarimenti, anche mediante una semplice circolare esplicativa, in merito all’applicazione nelle aree demaniali costiere, ove sono presenti strutture edilizie per il turismo balneare, dell’articolo 19 ‘varianti minori in corso d’opera’ della citata legge regionale 31/2002). E ciò – precisa - “al fine di favorire chi ancora ha, per fortuna della collettività, voglia di investire per migliorare l’offerta turistica della nostra riviera”. Insieme all’Arch. Giovanni Lucchi, già capogruppo PRI al Consiglio Provinciale di Forlì-Cesena, Luca Bartolini ha incontrato una delegazione di tecnici di alcuni titolari dei bagni di spiaggia che ci hanno lamentato una situazione non più sostenibile.

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Il sindaco di Rimini confessa crucci e problemi ancora aperti della sua città (sezione: Burocrazia)

( da "Sestopotere.com" del 29-06-2009)

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Il sindaco di Rimini confessa crucci e problemi ancora aperti della sua città (29/6/2009 13:35) | (Sesto Potere) - Rimini - 29 giugno 2009 - In una lunga lettera aperta inviata a tutte le testate locali , il sindaco di Rimini , Alberto Ravaioli , fra l'altro afferma che : "Rimini è cambiata dal ’99 ad oggi, molto più di quello che gli opinion maker pensano. Eravamo 130 mila, siamo 140 mila. Da 16 mila siamo passati a quasi 19 mila imprese. Abbiamo circa 10 mila auto private circolanti in più. I fenomeni migratori si sono irrobustiti, gli arrivi e presenze turistiche sono in lieve aumento nonostante concorrenza, rivoluzione nella rapidità di spostamento, crisi economiche. Merito, se vogliamo, anche del miglioramento della dotazione infrastrutturale realizzata e in essere (Fiera, Centro Agroalimentare, Darsena, Palacongressi, recupero ex colonie, nuova via Roma, contenitori culturali) e del consistente programma di riqualificazioni messo in atto (350 milioni di euro spesi). Abbiamo cambiato pelle in molti settori, non avendo però scompensi tali da mettere a rischio gli equilibri sostanziali della comunità." Però, ammette lo stesso Alberto Ravaioli : "Restano sul tappeto i problemi di un luogo sempre più metropolitano: la mobilità, la sicurezza, la burocrazia. Resta soprattutto il problema dell’eccessiva lentezza dal momento della decisione sino alla concretizzazione, soprattutto allorché si tratta di opere necessitanti il contributo di Enti statali o sovracomunali. Rimini, Italia, checché se ne possa pensare attraverso una visione magica, autoassolutaria ma non realistica delle cose". Ho i miei crucci, confessa il sindaco di Rimini, che elenca: " Il primo è di non avere fatto di più per accrescere una cultura della responsabilizzazione in città: la voglia di fare e intervenire anche sulle piccole questioni crea spesso un cortocircuito che disincentiva l’impegno personale per cui ‘tocca al Comune’ o ‘è colpa del Comune’ persino se capita un incidente stradale a causa di un rosso ignorato. Il secondo è di essere in ritardo sul complesso tema del rinnovamento della macchina comunale: siamo riusciti- come era nostro obiettivo dieci anni or sono- a diminuire il numero delle figure dirigenziali ma c’è ancora tanta strada da compiere nella ricostruzione del rapporto tra cittadino e Istituzione, in cui è la struttura ad avere un ruolo fondamentale. E’ vero, il problema è lo stesso per tutte le Amministrazioni ma questo non può e non deve essere una consolazione. Il terzo è il restauro del teatro Galli che ha un valore molto più ampio e profondo di quello che qualcuno pensi o ritenga; in ogni caso, nei prossimi due anni recupereremo adeguatamente questa carenza".

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"Ero convinto che il giornalismo fosse solo fatti, m'ero impigliato in un grosso equivoco" (sezione: Burocrazia)

( da "Foglio, Il" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

29 giugno 2009 Millecinquecento lettori "Ero convinto che il giornalismo fosse solo fatti, m'ero impigliato in un grosso equivoco" "Un giornalista politico, nel nostro paese, può contare su circa millecinquecento lettori: i ministri e i sottosegretari (tutti), i parlamentari (parte), i dirigenti di partito, sindacalisti, alti prelati e qualche industriale che vuole mostrarsi informato. Il resto non conta, anche se il giornale vende trecentomila copie. Prima di tutto non è accertato che i lettori comuni leggano le prime pagine dei giornali, e in ogni caso la loro influenza è minima. Tutto il sistema è organizzato sul rapporto tra il giornalista politico e quel gruppo di lettori privilegiati. Trascurando questo elemento, ci si esclude la comprensione dell’aspetto più caratteristico del nostro giornalismo politico, forse della intera politica italiana: è l’atmosfera delle recite in famiglia, con protagonisti che si conoscono sin dall’infanzia, si offrono a vicenda le battute, parlano una lingua allusiva e, anche quando si detestano, si vogliono bene. Si recita soltanto per il proprio piacere, beninteso, dal momento che non esiste pubblico pagante. Il rapporto dei millecinquecento lettori con il giornalista politico è molto stretto, in un certo senso si può dire che giunge fino alla identificazione: ogni mattina essi fanno colazione con lui (se hanno l’abitudine di leggere i giornali mentre prendono il caffè latte), spesso lo invitano a pranzo e gli fanno pervenire attraverso colleghi o amici comuni i sensi della loro considerazione. A Natale, e quando è molto importante anche a Pasqua, il giornalista politico riceve dai suoi estimatori molte cassette di liquori. E’ invitato a tutti i ricevimenti. Ha onorificenze. Se deve chiedere qualche cosa alla burocrazia la ottiene assai più facilmente del cittadino qualunque. Le mogli hanno sufficienti motivi per essere soddisfatte. Per inciso – ma è un particolare di qualche importanza – aggiungerò che a poco a poco negli ultimi anni, attraverso i segretari particolari o con mezze parole scherzose scambiate nei corridoi di Montecitorio, i ministri e gli altri donatori di cassette sono stati convinti a cambiare i liquori italiani (particolarmente Buton, Sarti e Landy frères) con whisky scozzese, cognac e champagne francese ed ora anche vodka polacca o russa. Nel Natale del 1958 la paziente e difficile opera di convincimento aveva ormai raggiunto le più restie roccaforti. I vinai di quartiere non sono stati più sollecitati a permute complicate ma in definitiva sempre vantaggiose per entrambe le parti; sulle mense dei portieri le bottiglie di spumante nazionale sono apparse in numero estremamente ridotto. […] Questi sono i piaceri del giornalista politico. Se ne deve dedurre che egli è ammesso a godere, di riflesso, i vantaggi del potere? O non è lui stesso un elemento del potere, e proprio in tale certezza trova il suo maggiore e impagabile piacere, il piacere della potenza? E’ una questione controversa. Ho conosciuto colleghi convinti, in perfetta buona fede, di aver creato e fatto cadere governi, imposto svolte radicali nella politica delle alleanze, creato o spezzato carriere di Primi ministri. Personalmente sono piuttosto scettico sul potere reale del famoso quarto potere o più esattamente – poiché solo di questo si tratta – di coloro che lo esercitano per conto dei direttori e dei proprietari di giornale. Penso che si limitino a registrare, quando glielo consentono e non senza un certo disgusto, i comunicati di una partita che si svolge sopra le loro teste. Non nego che qualcosa si possa fare, specialmente quando si trova gusto al gioco e se ne conosce a fondo la tecnica, ma i margini sono limitati e i dispositivi di sicurezza con cui gli effettivi detentori del potere difendono i loro domini scattano quasi sempre efficacemente al momento giusto. Su questo punto, tuttavia, mi è molto difficile essere obiettivo. Conosco il pericolo di sbagliare, per eccesso o per difetto […] Le millecinquecento persone che danno al giornalista politico i suoi più attraenti e meno venali piaceri sono anche quelle che gli possono infliggere i più cocenti dispiaceri. Un aggettivo di troppo, una notizia che sarebbe stato opportuno dimenticare tra i tasti della macchina per scrivere determinano reazioni a catena, spiacevolissime. Quanti tesori di flaubertiana pazienza alla ricerca della parola adatta si sono spesi e continuano a consumarsi nelle stanze maleodoranti della “sala stampa”; e quale miracoloso senso del tempo e del limite deve presiedere alla scelta di una annotazione se si vuole comunicare l’impressione senza includervi l’elemento negativo che essa comporta […] Quando cominciai a fare il giornalista pensavo che il giornalismo fosse prima di ogni altra cosa informazioni, fatti, notizie. (Era appena finita la guerra, mi rendevo confusamente conto che la politica sarebbe stata per molti anni la misura della nostra vita ma capivo anche che non avrei mai potuto identificarmici completamente; l’impiego politico, come del resto ogni tipo di azione, comporta una dose di fanatismo, una capacità di accettare la falsificazione strumentale della realtà, che sono estranei alla mia natura. Seguivo con la stessa appassionata attenzione una processione religiosa o una Festa dell’Unità: non sarei mai stato né un cattolico né un comunista ma ritenevo che il giornalismo fosse anche questo, la comprensione di quel poco o molto di autentico che decide la partecipazione della gente a quei riti). Mi sono accorto lentamente, troppo lentamente, di essermi impigliato in un grosso equivoco. I fatti, per un giornalista politico, non parlano mai da soli. O dicono troppo o dicono troppo poco. Quando dicono troppo bisogna farli parlare più sottovoce, quando dicono troppo poco bisogna integrarli per renderli al loro significato. Ma la chiarezza, in questo lavoro, è una virtù ingombrante. Le note di servizio che raccomandano: “Tenersi ai fatti, senza commenti o interpretazioni” sono un invito ad accettare come autentica la verità propagandistica che i politici hanno interesse a diffondere, e rinunciare a spiegare che cosa si nasconde dietro la genericità, l’ottimismo di maniera, i falsi furori e la interessata confusione dei comunicati ufficiali. Tutti i dispiaceri del giornalista politico, forse, si riducono ad uno fondamentale, che è quello di non riuscire a fare il proprio mestiere. Spero di non avvalorare l’impressione che l’esercizio della libertà di stampa sia pressoché impossibile nel nostro paese. Al contrario: lo si può praticare con relativa facilità purché si usino alcuni accorgimenti e si sia abbastanza pratici nei trucchi del mestiere. Cercherò di elencare alcune regole che potrebbero facilitare il compito di un giovane all’inizio della carriera. 1) Il “sistema” non è monolitico. Si può, senza farsi troppe illusioni, giocare sulle sue contraddizioni. C’è quasi sempre un angolo dal quale si può fare un po’ di anticonformismo riscuotendo l’approvazione di altri conformisti. Da questo punto di vista è una fortuna che ci sia toccato in sorte un partito di maggioranza come il democristiano. Con tutti i “vespisti”, “notabili”, “concentrazionisti”, “iniziativisti”, “doroteiani” che movimentano le sue cronache, la copertura delle spalle è diventata un gioco da bambini. L’insinuazione contro Andreotti farà felice Fanfani, che forse troverà anche il modo di farvi pervenire le sue congratulazioni; e viceversa. (Non alternare troppo le insinuazioni per non essere accusati di ipercriticismo pregiudiziale distruttore. 2) Conformismo e paura scoraggiano i timidi ma offrono un salvacondotto ai guastatori. Si è in famiglia, l’ho già detto, e non si rischia quasi niente. Si può rimanere per alcuni anni in un posto chiave sforzandosi di stillare quotidianamente la propria goccia di veleno (non più di una goccia, altrimenti ci si mette fuori del sistema) ed ottenere elogi, aumenti di stipendio. La gente odia lo scandalo e viviamo in un paese dove, da un certo grado in su, non viene più licenziato nessuno. 3) Gli attacchi della stampa di estrema sinistra. Rallegrarsene quando arrivano. Provocarli se è possibile. Sono un lasciapassare indispensabile per assicurarsi una certa libertà di critica tra i detentori del potere […] E’ mia ferma convinzione, come forse è già risultato chiaro dalla lettura di queste note, che nell’attività di un giornalista politico il conto dei dispiaceri supera quello dei piaceri. Perché allora tante esitazioni? Sono pieno di simpatia per i miei colleghi. Anche se potessi (sono troppo carico di rispetti umani) non vorrei parlare male di tutti, solo di una parte. Cercherò di rispondere all’interrogativo badando soltanto alla mia esperienza e contenendo perciò le eventuali conclusioni nei limiti di un “caso personale”. Non è mai facile tirare la mano fuori dall’ingranaggio. Il bilancio tra piaceri e dispiaceri non si presenta mai allo stato puro e la rigorosa semplicità del processo dialettico è tale soltanto nei ragionamenti a posteriori dei filosofi. Si esita, un giorno prevale la nausea ed un altro giorno la soddisfazione per avercela ancora fatta. La stessa nausea può trovare un compenso psicologico nella contemplazione di se stessa. Per esempio, scrivere un saggio o un diario, dove la nota sofferta emergerà dalla onesta brutalità della analisi, sul tema: “Siamo gli intellettuali alienati della nostra società borghese dalla quale peraltro non possiamo divorziare perché ne condividiamo gli originari valori fondamentali”. E poi: quale è la tentazione alla quale bisogna resistere, quella della rottura o quella di insistere nell’inserimento? Il mondo è da sempre. diviso tra inseriti e protestatari, ma ai nostri tempi sono primi che conducono la partita. Tutte le ideologie dell’epoca sono contrarie alla rottura. Marxisti, cattolici, psicanalisti diramano in continuazione messaggi di invito a resistere, ad accettare (sia pure con una riserva mentale), a lavorare dall’interno. E’ anche vero che, contemporaneamente, propongono di ammirare, nel cinematografo e nella vita, i personaggi che si ribellano al loro stato: è l’ultimo rifugio del libero arbitrio, la società provvede a tutto ma ci lascia la scelta essenziale. Personalmente sono sempre stato portato a comprendere tanto le ragioni degli inseriti che quelle dei protestatari ed ho cercato nella mia attività professionale di riecheggiare entrambe, volta per volta, a seconda delle circostanze. Lavoravo in un giornale cui non dispiaceva una vena di spregiudicatezza, sempre che non diventasse troppo compromettente. Il direttore sapeva come stavano le cose ma riusciva a nasconderlo anche a se stesso. A settant’anni, se ci è rimasta abbastanza intelligenza per distinguere, è triste dover ammettere che siamo soltanto dei modesti esecutori d’ordini e non, come abbiamo sempre sognato, dei geni della navigazione di notte. Lo assecondavo tirando la corda sempre sino al punto giusto, mai un centimetro oltre. Me ne era silenziosamente grato, andavamo molto d’accordo. Perché, nonostante tutto, un certo giorno la corda si spezza? […] So soltanto che piano piano, sempre più forte, si comincia a sentire il bisogno di scrollarsi un po’ di tutta la falsa rispettabilità che ci si è accumulata addosso nel corso degli anni. Si moltiplicano i segni dell’insofferenza. Ne ho abbastanza di questa politica e, forse, del giornalismo. Arriva tutto, ma sempre così in ritardo. L’unico grosso motivo di sconforto è in questa sensazione di essere in ritardo su me stesso almeno di dieci anni. Certe ribellioni, alla mia età, sono onorevoli e un poco ridicole. Mi sembra di soffrire per cose che altri, arrivati qualche anno dopo, hanno sempre saputo. di Enzo Forcella © 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO

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Liguria, basta un click e la Galleria di Palazzo Bianco diventa una mostra virtuale (sezione: Burocrazia)

( da "Sestopotere.com" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Liguria, basta un click e la Galleria di Palazzo Bianco diventa una mostra virtuale (29/6/2009 16:40) | (Sesto Potere) - Genova - 29 giugno 2009 - Una mostra su web per mostrare preziose uniformi civili e di corte indossate da nobili, gentiluomini e a tanti potenti personaggi dello stato e della vita pubblica genovese e non solo, dalla seconda metà del Settecento fino al primo Novecento. Sono uniformi che fanno parte delle Collezioni Tessili del Comune di Genova, ma non sono visibili al pubblico. La mostra, realizzata la Regione Liguria in collaborazione con la Direzione per i Beni Culturali e Paesaggistici e la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici La mostra virtuale Fasti della burocrazia. Uniformi civili e di corte XVIII-XIX, è visitabile in internet, www.CulturaInLiguria.it sotto il menù pubblicazioni/multimedia/mostre virtuali/uniformi civili e di corte. Basta un click, dunque, per ammirare uniformi che attraverso particolari elementi rendevano riconoscibile la carica ed il ruolo che il personaggio ricopriva nell'ambito dell'amministrazione. La mostra virtuale è ambientata nel cortile della Galleria di Palazzo Bianco e si snoda attraverso sei stanze virtuali, dove sono esposte le tredici uniformi, dodici provenienti dalle Collezioni Tessili del Comune di Genova ed una del Museo del Risorgimento, l'unica esposta anche realmente nel capoluogo ligure. Gli abiti sono stati realizzati in tre dimensioni, come un oggetto reale - intorno al quale si può girare , che si può vedere dall'alto e dal basso- in un compendio visivo talmente ampio da poterne ammirare la bellezza ed apprezzare tutti i particolari. Ogni uniform è affiancata da una scheda tecnico-scientifica arricchita da numerose fotografie degli originali, alcune talmente ravvicinate da rendere possibile, ad esempio, la visione dei punti di ricamo, della materia del filo dorato, dei particolare dei bottoni… Un ricco materiale iconografico e legislativo è esposto alle pareti delle singole sale, quale elemento di raccordo e di raffronto delle uniformi. Si tratta molto spesso di materiale del tutto inedito o poco conosciuto: figurini, a matita ad inchiostro a volte acquerellati, che raffiguravano l'uniforme in intero o nei vari particolari, album di disegno dei ricamatori ufficiali delle case reali quasi un repertorio di immagini al quale attingere per i loro incarichi, tavole originali spesso d'ottima qualità per pubblicazioni a stampa. Altre uniformi, del tutto simili a quelle esposte, sono state recuperate in collezioni italiane e straniere (Los Angeles, Madrid, Parigi, Vienna…). Come una bibliografia tematica virtuale, i link correlati segnalano altri siti che presentano uniformi civili in collezioni italiane e straniere o che trattano argomenti di riferimento. La visita alla mostra può essere guidata o a percorso libero. Nella prima sala si trovano tre uniformi di corte; le uniformi di gala e di mezza gala per la carica di Gentiluomo di Camera sabaudo che potrebbero essere state indossate dal nobile genovese Stefano Giustiniani, Gentiluomo di Camera del re Carlo Felice (1821-1831). Per l'uniforme spagnola di gran gala del Mayordomo Mayor de Semana sono presentate le riproduzioni d'altre uniformi similari e dei disegni dei ricami, conservati a Madrid al Palacio Real De Aranjuez. La seconda stanza presenta due uniformi del periodo Napoleonico: la prima, di Consigliere di Stato del Primo Impero Francese (1804-1815), potrebbe essere appartenuta a Luigi Crovetto (Corvetto), personaggio assai importante nell'ambiente genovese, in stretto contatto con Napoleone che lo volle Consigliere di Stato dall'annessione della Liguria alla Francia alla caduta dell'Impero. La stessa uniforme è raffigurata nelle tavole acquerellate del volume di Hoffman, Costumes Civils, realizzato intorno al 1811, che insieme al precedente volume del 1796, Costumes des autorités constituées, di Jacques Grasset de Saint-Sauveur (1757 - 1810), sono conservati a Parigi nella Bibliothèque nationale de France. Alcuni di questi figurini insieme al dipinto. l'Installation du Conseil d'Etat au Petit Luxembourg di Auguste Courder del Castello di Versailles sono riprodotti alle pareti. La seconda uniforme, sicuramente genovese, è la giubba per Postiglione delle Poste aux chevaux de Gênes come si legge nello scudo ovale in metallo sbalzato, appuntato al braccio destro, che presenta lo stemma dell'aquila coronata che stringe tra gli artigli uno scettro, simbolo di Napoleone I. La terza stanza presenta un abito da corte, per la prima volta presentato al pubblico, che era stato in origine considerato un'uniforme civile e due marsine: una di Segretario d'Etichetta di Ferdinando III di Lorena, Granduca di Toscana dal 1814 al 1824 e l'altra d'Agente Consolare del Regno delle due Sicilie. Alle pareti le riproduzioni d'alcuni abiti di riferimento provenienti dalla Galleria di Palazzo Pitti a Firenze e dal County Museum of Art di Los Angeles, oltre a disegni inediti dell'Archivio di Stato di Napoli. Nella quarta stanza è esposta una problematica uniforme massonica, riconoscibile dai simboli ricamati e due uniformi di gala austriache, di Ciambellano o Consigliere intimo e di Scalco, che trovano il proprio raffronto in due uniformi di fine Ottocento, conservate nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. Le ultime due stanze presentano ognuna una sola uniforme, per la ricchezza della documentazione ritrovata. Nella quinta stanza la marsina per l'uniforme civile di Primo Presidente della Corte di Cassazione del Regno d'Italia, appartenne al giureconsulto genovese Domenico De Ferrari che assunse tale carica l'11 agosto del 1842, per questa è stato individuato il decreto a stampa con le tavole allegate che raffigurano l'uniforme, gli accessori ed i ricami. Nella sesta l'uniforme completa di Cavaliere dell'ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, indossata da Pio Perrone figlio dell'industriale Ferdinando Maria, proprietario dell'Ansaldo, e nominato Cavaliere dal re d'Italia, Vittorio Emanuele III, il 9 giugno 1904.

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Cna Siena: Credito problema gravissimo e burocrazia killer per i virtuosi (sezione: Burocrazia)

( da "Sestopotere.com" del 29-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Cna Siena: Credito problema gravissimo e burocrazia killer per i virtuosi (29/6/2009 18:50) | (Sesto Potere) - Siena - 29 giugno 2009 - Burocrazia e imprese, tante dichiarazioni di intenti, pochi fatti concreti. Con queste poche parole si potrebbe sintetizzare il pensiero della Cna sui tanti “micro salassi” e “occulti balzelli” che quotidianamente si presentano alle imprese. Un recente studio quantifica lo spreco dovuto agli atti e complicazioni amministrative con numeri assolutamente allarmanti e che, drammaticamente, sono vicini alla realtà. Si parla di 15 miliardi di euro che pesano sul sistema produttivo del nostro paese. L’1% del pil che se ne va in burocrazia, in gran parte sulle spalle delle piccole e medie imprese ed in particolare degli artigiani. C’è chi ipotizza (ci trova d’accordo), che sarebbe possibile dare uno scatto produttivo di quasi il 6% alle micro imprese con una burocrazia più snella. Dall’edilizia all’impiantistica le imprese che si comportano in modo trasparente, attente alle normative e soprattutto oneste sono sottoposte a vincoli, regole ed oneri che oramai hanno abbondantemente superato non solo il limite del buonsenso, ma anche quello della decenza. Sono oltre 40 i documenti che devono essere presenti in cantiere, decine le autorizzazioni per un impiantista, ferree le regole per gli smaltimenti di ogni tipo (magari poi non troviamo il dove). Di ciò ne siamo coscienti, perché è prioritario il rispetto della legalità, dell’ambiente e delle regole, iniziando prioritariamente al riportare su questi canoni chi ne è completamente avulso. Cosa fare dunque? Prima (ed unica) cosa smettendo con la politica degli annunci, passando ai fatti, rendendo “normale” e più agevole la voglia di fare impresa. A noi artigiani, piccole imprese prima di tutto sta a cuore la nostra sicurezza e quella dei nostri collaboratori e per questo compieremo ogni sforzo, ogni passo in avanti per porre condizioni di lavoro sempre più al passo coi tempi, ma non per questo non combatteremo la troppa burocrazia, fatta solo da chi di lavoro vero ne sa ben poco. Che le banche tornino indietro con la commissione affidamenti, che lo Stato renda “accettabili” gli studi di settore, non limitandosi alla contingenza di questi mesi, ma creando un sistema virtuoso che consenta di poter pianificare gli investimenti. Alle amministrazioni locali chiediamo il coraggio del buonsenso nelle pratiche quotidiane, velocità, capacità di guardare oltre, creare le condizioni per ridare un giusto ruolo a chi investe e imprende in prima persona, in una parola scommettere assieme agli artigiani e alle imprese sul futuro.

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Provincia, accordo last minute (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 30-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

POLITICA.NELLA PRIMA SEDUTA IL GRAZIE DELLA GANCIA AL PREDECESSORE COSTA Provincia, accordo last minute Leghista anche il presidente del Consiglio, che parteciperà alla giunta [FIRMA]GIANNI MARTINI CUNEO La più giovane presidente di Provincia d'Italia ha dovuto mediare e contrattare fino alle 14 per arrivare in Consiglio con una squdra di assessori che accontentasse la sua maggioranza e le evitasse sorprese. Per riuscirci ha dovuto invertire due caselle fra quelle annunciate alla vigilia: l'assessore Giorgio Bergesio (Lega nord) torna a fare il presidente del Consiglio; il designato presidente del Consiglio Colombatto (Pdl) entra in giunta. Di fatto il Pdl porta a 7 (su 10) il numero degli assessori contro i sei concordati ma Giorgio Bergesio avrà un ruolo inedito: da presidente del Consiglio potrà partecipare a tutte le riunioni di Giunta. Accontentati anche i saluzzesi che con Colombatto di Barge hanno un rappresentante in giunta (prima l'area ne aveva 4). Infine qualche limatura sulle deleghe (ad esempio il maestro di sci Blengino perde il turismo e dovrà occuparsi di lavoro). La presidente Gianna Gancia tra l'altro tiene per sé le grandi infrastrutture e i rapporti con i piccoli Comuni. Critiche, poche. Mino Taricco: «Aveva promesso in campagna elettorale due donne, ne ha una sola in giunta. E la delega al Bilancio a un assessore che arriva da Alessandria ci pare singolare anche perché sono convinto che in questa provincia ci siano figure di altissimo livello in grado di ricoprire quell'incarico». La Gancia: «Delfino l'ho voluto io. Per la nostra Provincia voglio il meglio. Lui lo è, un grande esperto al quale ho chiesto un sacrificio che ha accettato». Sulle donne la risposta è arrivata da Alberto Cirio (Pdl): «La presenza di donne è ampiamente rispettata visto che la Provincia è guidata da una donna». Per il resto il primo Consiglio non ha riservato sorprese. C'era l'emozione della pattuglia di leghisti (8 consiglieri su 20) e l'emozione dichiarata della presidente che ha preferito leggere l'intervento. Il primo applauso l'ha raccolto ringraziando Raffaele Costa che era in aula, seduto fra il pubblico e i consiglieri: «Ha dato moltissimo a questa terra. Speriamo di poter essere alla sua altezza». Poi il programma. Punti chiave: lavoro, trasparenza, grandi opere, abbattimento della burocrazia, rispetto e collaborazione con l'opposizione chiamata «a svolgere con chiarezza e schiettezza il suo ruolo». Un sassolino dalle scarpe: «In campagna elettorale ci sono state volgarità. Maleducazione, maldicenza restano comportamenti inqualificabili che è giusto lasciarci alle spalle, relegate in un passato che spero non torni più» (secondo applauso). Taricco: «Siccome questi metodi non ci appartengono invito la Gancia a fare nome e cognomi». In chiusura dalla Gancia sono arrivati i ringraziamenti per tutti. Ma i nomi ha preferito tenerli per sé.

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"Pila non resterà senza farmacia" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 30-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

GRESSAN. L'ANNUNCIO IN CONSIGLIO COMUNALE Nomina "Pila non resterà senza farmacia" Scontro tra sindaco e gruppo di minoranza per il crollo del tetto dell'alpe Champ Vert Una commissione per l'Ici [FIRMA]GIANPAOLO CHARRERE GRESSAN Sarà la Envers srl a riaprire il dispensario farmaceutico di Pila, chiuso dal 3 giugno. Se ne è parlato in Consiglio comunale a Gressan, in seguito a un'interpellanza presentata dal gruppo di minoranza «Ensemble pour le Pays». «La società si farà carico del servizio - ha detto l'assessore ai Servizi sociali Adriano Gorraz -, dopo la decisione del dottor Detragiache di chiuderlo dopo 22 anni di attività». Envers srl è la società che gestisce alcuni servizi in forma associata per conto dei Comuni di Gressan, Charvensod, Pollein e Jovençan. Tra questi, anche la farmacia consortile di Pont Suaz. «Abbiamo presentato l'interpellanza - ha detto il capogruppo di minoranza Michel Martinet - perché un presidio farmaceutico a Pila è indispensabile, soprattutto in un momento di crisi per questa località turistica». «Con la stagione estiva alle porte - ha detto ancora Gorraz - per ridurre al massimo il disservizio ci siamo attivati per fare un contratto di locazione. Siamo vincolati alla burocrazia, non ultimo per la gestione della licenza da parte dello Sportello Unico». Incerti i tempi di riapertura. «Speriamo - ha aggiunto Gorraz - che sia possibile entro fine luglio o, al massimo, nella prima settimana di agosto». La minoranza ha presentato un'interpellanza anche sul crollo del tetto dell'alpeggio comunale Champ Vert, avvenuto il 1° maggio. «Sono ancora in corso - ha spiegato il sindaco Mirco Impérial - i lavori per il ripristino. Il cedimento del tetto non comporta alcun danno per l'amministrazione. Il problema è in capo all'impresa che, come da contratto, dovrà consegnare l'opera finita». Immediata la replica di Martinet: «Non capiamo perché il sindaco non ha relazionato sull'evento nel Consiglio del 18 maggio. Se per il crollo ci sono colpe, è giusto che chi ha sbagliato si assuma le sue responsabilità». La risposta del sindaco: «Siamo venuti a conoscenza del fatto in modo ufficiale all'inizio di maggio da una lettera del direttore dei lavori». Sulla vicenda è intervenuto anche l'altro consigliere di minoranza, Eligio Cunéaz, sottolineando che l'area di cantiere non è delimitata in modo adeguato e presenta pecche da un punto di vista della sicurezza. «E' un aspetto che abbiamo già appurato e fatto presente all'azienda che esegue i lavori - ha detto il sindaco -. Ribadiremo la lamentela, anche se sulla responsabilità all'intero del cantiere non abbiamo potere». I lavori si sono conclusi con l'approvazione a maggioranza di una variazione al bilancio per un importo di 286 mila euro, in buona parte destinati a interventi di manutenzione. Il Consiglio comunale di Gressan ha nominato una commissione che si occuperà di approfondire le problematiche sull'applicazione dell'Ici. La maggioranza ha eletto il presidente del Consiglio Loris Chabod e l'assessore alle Opere pubbliche Massimo Fiabane. Per l'opposizione, la scelta è caduta sul capogruppo Michel Martinet. «Iniziativa positiva - dice quest'ultimo -. Il rammarico è per il ritardo. Gli effetti del lavoro della Commissione si potranno vedere solo l'anno prossimo».

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Provincia, s'inizia l'era Nobili (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 30-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Provincia, s'inizia l'era Nobili [FIRMA]MARIA ELISA GUALANDRIS VERBANIA Sarà il consigliere del Pdl Rino Porini il successore di Giancarlo Zoppi alla presidenza del consiglio provinciale. E' la prima decisione presa a villa San Remigio, al debutto della nuova amministrazione di Massimo Nobili. I vice di Porini sono Giuseppe Sterpone, per la minoranza, e Giulio Lapidari per il Pdl. Accordo immediato tra maggioranza e opposizione sul nome di Porini: «Dedico l'elezione a Gravellona Toce, di cui è la festa patronale e di cui sono stato sindaco per tre mandati» ha commentato. Il fair-play della campagna elettorale è rimasto intatto. «Ringrazio Paolo Ravaioli e Carlo Poli, mi spiace che quest'ultimo non sia tra i consiglieri» ha detto Nobili in apertura del suo intervento. Emozionato, ha ricordato gli altri predecessori: lo scomparso Giuseppe Ravasio e Ivan Guarducci, in sala. «Il programma sarà presentato entro il termine di legge del 29 settembre, ma prima lo farò leggere ai consiglieri, per i suggerimenti». Nobili ha annunciato gli indirizzi: «Modificheremo il piano territoriale per togliere alcuni vincoli alle imprese. La semplificazione della burocrazia, Domo2 e l'autonomia sono tra le priorità». Ha poi proposto al consiglio di aderire al progetto Lift e annunciato di voler «puntare su innovazione tecnologica ed energie rinnovabili». Ars Uni Vco «dovrà avere una funzione di alta specializzazione». Grande attenzione sarà assicurata al mondo del volontariato. «Vi lascio una Provincia sana, con i conti a posto - ha detto Ravaioli -, nonostante questo territorio abbia disperato bisogno di risorse. Mi auguro che non si faccia piazza pulita di tutto». L'opposizione sarà «corretta e costruttiva», ha assicurato per il Pd Giuseppe Grieco, che ha ammonito: «Se porterete a termine la separazione dall'Ato, sarete costretti ad aumentare le tariffe». L'autonomia nella gestione dell'acqua è invece una priorità per la Lega, come ha sottolineato Michele Marinello, che ha iniziato il discorso in dialetto: «Per ricordare le nostre radici. Apprezzo la giunta, un mix di innovazione e continuità». Ha proposto la creazione del bilancio sociale Lucio Pizzi: «Per far capire alla gente cosa si sta facendo». «Non rappresenterò solo la Lista Comunista che mi ha candidato - ha detto Christian Scatamacchia -, ma anche i movimenti che difendono l'ambiente, i lavoratori e i diritti degli omosessuali». Da Liliana Graziobelli, del Pd, è arrivato l'invito a impegnarsi per le scuole di montagna; da Vittoria Albertini a proseguire l'impegno per la fibra ottica e a non perdere le conquiste per Domo2, e da Silvia Magistrini a creare iniziative culturali che facciano sentire gli abitanti del Vco «cittadini del mondo». Costituiti i gruppi con Pizzi alla guida del Pdl, Marinello della Lega, Antonio Lillo di «Nuove prospettive» e Grieco per il Pd. Ravaioli si è costituito come gruppo a sé «per rappresentare tutti i componenti della coalizione che mi ha sostenuto, ma il mio partito resta il Pd». Gli altri gruppi contano su un solo rappresentante: Albertini dell'Idv, Scatamacchia dei Comunisti e Sterpone di «Per il Vco con Ravaioli».

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catasto ai comuni, slitta tutto (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 30-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il servizio. «Gli enti locali non possono caricarsi nuove funzioni senza mezzi adeguati» Catasto ai Comuni, slitta tutto Gli uffici non sono pronti: mancano indicazioni precise LUCCA. La scadenza è il 15 luglio, ma nessuno la rispetterà. Perché ad oggi i Comuni non hanno idea di come prendersi in carico alcune funzioni del Catasto, come prescrive un decreto ministeriale. E per la gestione dei dati dagli sportelli comunali bisognerà aspettare ancora. Nonostante tutti, tecnici e politici, siano d'accordo sull'importanza del servizio. BUROCRAZIA Il decreto del presidente del Consiglio sul decentramento del Catasto risale al giugno del 2007 - era in carica l'ultimo governo Prodi - ma è rientrato in gioco di recente. Il tribunale amministrativo del Lazio, infatti, nel 2008 ne aveva dichiarato l'illegittimità; il 7 aprile di quest'anno, però, il Consiglio di Stato ha annullato la decisione del Tar Lazio. Perciò il testo è di nuovo valido, e dovrebbe essere recepito dagli enti locali entro il 15 luglio per diventare operativo. Tuttavia, sostengono i tecnici degli uffici comunali della Lucchesia, non c'è chiarezza su modi, tempi e soprattutto costi comportati da questa operazione. Tanto che la situazione di stallo non si sbloccherà molto presto. «A metà luglio ci sarà un incontro promosso dall'Anci - avverte Luca Leone, assessore alle finanze e tributi del comune di Lucca - lì capiremo l'evoluzione della materia. Il punto è che non si può scaricare sulle spalle degli enti locali nuove funzioni, senza spiegare se e come ci saranno dei contributi dallo Stato per poterle sostenere. Poi c'è il problema della formazione del personale. Una soluzione potrebbe essere il trasferimento di dipendenti dall'Agenzia del territorio ai Comuni». LE FUNZIONI Aggiornamento e inserimento dei dati sulle proprietà, visure (con l'esclusione delle rendite) e certificazioni. Queste sarebbero le operazioni possibili dagli sportelli dei Comuni, qualora il decreto venisse completamente recepito. Un obiettivo condiviso da tutti. «L'interlocutore unico - dice Leone - sarebbe un vantaggio per il cittadino. Tra l'altro, noi abbiamo speso negli ultimi tempi qualcosa come 200mila euro di soldi nostri per la digitalizzazione delle informazioni catastali, in modo da averli a disposizione più rapidamente». LE SCELTE In effetti, si tratta di un settore dove ognuno ha seguito un proprio percorso. A Lucca c'è stato, come si capisce dalle parole dell'assessore Leone, un investimento per facilitare l'incrocio tra dati in possesso dei Comuni e dati del Catasto. Per quanto riguarda Capannori, è già attivo sul sito Internet dell'amministrazione un servizio (Sit) che contiene informazioni catastali. «Le usiamo per la verifica del pagamento dell'Imposta comunale sugli immobili - afferma l'architetto Stefano Modena, responsabile del servizio governo del territorio - Per l'uscita delle certificazioni e le visure, invece, siamo indietro. D'altra parte - conclude - avremmo bisogno di forze ulteriori per aumentare i servizi». Ad Altopascio si era scelto di limitarsi all'accettazione delle domande, da inoltrare poi all'Agenzia del territorio. «Non riusciremmo ad accollarci altro - spiega Giuliano Puccetti, responsabile dell'ufficio tecnico comunale - non ci sono le risorse. Tempo fa si parlò anche di un consorzio tra i Comuni per ridurre le spese, ma non so se sia una strada ancora praticabile». Matteo Tuccini

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ad alberto gilardino il premio versilia 2009 domani la consegna (sezione: Burocrazia)

( da "Tirreno, Il" del 30-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 10 - Viareggio Ad Alberto Gilardino il premio Versilia 2009 Domani la consegna Il racconto del segretario storico del Ct Italia di Forte: «L'idea? è nata da un viaggio in treno con Bernardini» L'ESTATE DEI VIP FORTE. Va al bomber della Fiorentina Alberto Gilardino il premio Versilia 2009, il riconoscimento che ogni anno viene assegnato ad un personaggio del mondo dello sport o dello spettacolo che ha legato il proprio nome a quello della Versilia. La consegna avverrà domani, mercoledì 1º luglio, al Tennis Italia di Forte dei Marmi dalle mani di Alessandro Petacchi, il ciclista spezzino che ha già ricevuto il premio nel 2006. Fra i tanti personaggi iscritti nell'albo d'oro della manifestazione - dedicata all'indimenticato Sergio Bernardini, inventore della Bussola e di BussolaDomani - ricordiamo Andrea Bocelli, Giorgio Panariello, Gina Lollobrigida, Marcello Lippi, Pierluigi Collina, Alessandro Costacurta, Marina Colombari e Sebastian Frey. di Giuliano Baudone (*) Una mattina di primavera del 1991 (la data non è certissima, ma poco importa), dalla stazione di Viareggio, assieme a Sergio Marrai, saliamo sull' Eurostar che ci porterà a Roma per partecipare ad un'assemblea della Federazione Italiana Tennis. Iniziamo a cercare il nostro posto, così come stanno facendo gli altri viaggiatori saliti a Viareggio. Poco avanti a noi due signori stanno per sedersi ai loro posti, dopo aver sistemato una borsa nella cappelliera. A quel punto sento Sergio esclamare, col suo solito tono deciso e gioviale: «Buongiorno Sergio». Uno dei due signori si volta e, riconosciuto chi lo salutava, risponde con un partecipato ed evidente piacere. A quel punto anch'io identifico, in quel secondo Sergio, la nota figura del mitico patron della Bussola. «Come stai», «cosa fai», «dove vai». Contemporaneamente allo scambio di questi convenevoli, chiediamo alla coppia che occupava i posti di rimpetto a Bernardini, se avessero nulla in contrario a cederci i loro posti in cambio dei nostri, poco più indietro. Ci troviamo così, faccia a faccia, Sergio ed io da una parte, l'altro Sergio ed il suo amico dall'altra, come al tavolinetto di un bar. Sergio mi presentò Bernardini, come colui che gli aveva concesso la chance, forse più importante della sua vita, affidandogli la gestione del Tc Focette, senza chiedere in cambio alcuna garanzia, ma fidandosi soltanto del suo entusiasmo e della buona impressione che aveva avuto nel parlarci la prima volta. L'altro Sergio, a sua volta presentò, Marrai all'amico, come suo possibile erede, definendolo l'unica persona che, in Versilia, avrebbe potuto far qualcosa di analogo a quello che aveva fatto lui. Mai un viaggio Viareggio-Roma mi è sembrato di così breve durata: ricordi, episodi, aneddoti, si susseguivano e si accavallavano come in un romanzo di cui divori le pagine. Una brillantezza ed forza creativa uniche, sostenute da un immutato entusiasmo, velato però da una sorta di malinconia e da un'esplicita delusione nel constatare quanto sia facile essere dimenticati, nel momento in cui non si è più sulla cresta dell'onda: burocrazia, veri e propri bastoni tra le ruote, indifferenza ed oblio per quanto si è fatto per imporre, nel mondo, il nome ed il prestigio della Versilia. E' stato questo l'argomento principale di conversazione tra me e Sergio nel viaggio di ritorno di quella sera, nonostante avessimo molti altri spunti dalla nostra giornata "tennstica". E' stato in quel momento che si è pensato di organizzare, nel nostro circolo, una giornata da dedicare a Sergio Bernardini, consegnandoli un simbolico premio per quanto aveva fatto per la nostra terra e come ringraziamento da parti dei tanti operatori che dovevano essergli grati per i benefici, diretti ed indiretti, che ne avevano tratto nelle proprie attività professionali. Quella giornata si concretizzò nel febbraio successivo e fu veramente una gran bella giornata, con tutti quegli ingredienti che solo Sergio (Marrai), sa amalgamare così mirabilmente. Qualche mese dopo, inaspettatamente, Sergio Bernardini venne a mancare. Da lì l'istintiva idea di istituire un premio, in suo nome, da destinare ad un personaggio che avesse contribuito a diffondere, in qualche modo, il nome della Versilia. Ci è stato detto, più o meno esplicitamente, di non farlo, perché era prevista un'iniziativa "ufficiale", sicuramente più importante e prestigiosa di quella che avremmo potuto mettere in campo noi. Ne abbiamo preso atto, senza però abbandonare l'idea e continuando ad organizzare periodicamente una giornata in cui consegnare un riconoscimento ad un personaggio che, a nostro giudizio, aveva permesso di far citare la Versilia, magari anche solo averla scelta come propria residenza, principale o secondaria. Ne sono stati destinatari, tra gli altri, Andrea Bocelli, Giorgio Panariello, Gina Lollobrigida, Pierluigi Collina, Billy Costacurta, Marcello Lippi, Alessandro Petacchi, Martina Colombari, Sebastian Frey. Non vi abbiniamo, esplicitamente, il nome di Bernardini, ma il ricordo ed il riferimento è, implicitamente, a lui. In fondo noi possiamo orgogliosamente affermare di essercene ricordati da vivo e quando in molti, se proprio non lo evitavano, sicuramente non facevano salti mortali per incontrarlo od invitarlo. (*) segretario storico del Tennis Italia

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L'impegno dei Gibelli (sezione: Burocrazia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 30-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Economia Pagina 212 La vertenza La visita dei parlamentari L'impegno dei Gibelli «Tutti in difesa dei posti di lavoro» La vertenza. La visita dei parlamentari --> La commissione Attività produttive della Camera al capezzale della chimica sarda. Per ridare ossigeno a un settore da cui il protagonista principale (l'Eni) intende smarcarsi «serve una forte azione politica, al di là del mercato, perché esiste una responsabilità sociale, quella della difesa dei posti di lavoro di migliaia di persone». Così il presidente della commissione, Andrea Gibelli (Lega) che, con i parlamentari Ludovico Vico, Paolo Fadda (Pd) e Catia Polidori (Pdl), ieri mattina a Porto Torres ha incontrato le istituzioni e i responsabili dello stabilimento. BONIFICHE Il salvataggio della chimica come priorità, quindi. Ma è arrivata un'altra rivendicazione: un commissario straordinario per le bonifiche dell'area industriale turritana. Circa 4600 ettari, avvelenati e vincolati: senza il risanamento dei terreni le nuove aziende non possono insediarsi. L'assessore regionale all'Industria, Andreina Farris, ha chiesto esplicitamente alla commissione che «il presidente della Regione Ugo Cappellacci venga nominato commissario. Non possiamo continuare a essere ingabbiati dai tempi della burocrazia. I processi di bonifica e reindustrializzazione potrebbero consentire di riassorbire i lavoratori». L'ENI Dai sindacalisti il pressing su Eni. «I deficit contabili a Porto Torres sono voluti dalla multinazionale per giustificare la chiusura», ha attaccato Piero Cossu della Cgil. «Se crolla Porto Torres collassa tutta la chimica sarda», ha detto Mario Medde, segretario regionale della Cisl. «È assurdo pensare a un'Isola che viva di solo turismo. Non si può fare a meno dei settori principali dell'industria. Per questo il 10 luglio scenderemo in piazza: vogliamo le risorse finanziarie e il rispetto degli impegni assunti, come l'accordo di programma del 2003 che destinava alla chimica isolana 300 milioni di euro, mai investiti, aggiunge. «Quella fabbrica è la nostra Fiat e non siamo disposti a smantellarla. Dobbiamo discutere il piano industriale assieme all'Eni», ha rilanciato Arnaldo Melissa della Uil di Sassari. I COMMISSARI I parlamentari (che nel pomeriggio hanno visitato lo stabilimento e incontrato gli amministratori provinciali) hanno preso appunti e documenti. Obiettivo: trovare soluzioni per impedire che la chimica, da Porto Torres ad Assemini passando per Ottana, non si trasformi in una scatola vuota. SAMUELE SCHIRRA

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Provincia, meno assessori e (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 30-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

MODENA PRIMO PIANO pag. 2 Provincia, meno assessori e Presentata ieri la nuova giunta. Tre le conferme, la vicepresidenza va all'Idv. di DAVIDE MISERENDINO OTTO assessori, sei del Pd (quattro i Ds), uno dell'Italia dei Valori (il vicepresidente) e uno dei Comunisti italiani. Tre le donne, quasi 48 anni l'età media. E' questo l'identikit della nuova giunta provinciale, che è stata presentata ieri dal rieletto presidente Emilio Sabattini. Dopo giorni e giorni di calcoli e valutazioni, finalmente i nomi degli otto alfieri' di viale Martiri sono diventati ufficiali. E questa mattina la squadra si riunirà per la prima volta. «Quest'anno dice Sabattini abbiamo messo insieme una giunta sobria, efficiente e capace di governare». Dopo i grattacapi della scorsa legislatura, specialmente in tema di sviluppo del territorio e politiche ambientali, il presidente sembra in effetti aver puntato su un team più compatto, meno incline ai voltafaccia. «Questo non toglie aggiunge però con una punta di sarcasmo che nonostante il compito della giunta sia quello di accompagnare il presidente per cinque anni, questo possa anche non succedere». PASSIAMO agli otto nomi, partendo dai tre riconfermati, che sono Stefano Vaccari, Palma Costi ed Egidio Pagani. Stefano Vaccari, 42 anni è stato nominato assessore all'ambiente e alla mobilità. Una delega impegnativa, che farà lavorare l'ex sindaco di Nonantola (dal 1995 al 2004), già assessore provinciale allo sport, al bilancio e alle risorse umane, a stretto contatto con l'esperto Egidio Pagani, che invece si occuperà di infrastrutture e sviluppo della città e del territorio. Pagani, nella sua lunga carriera politica è stato dirigente delle Acli, ha ricoperto l'incarico di sindaco di Fiorano dal 1980 al 2004 e nell'ultimo mandato ha avuto l'assessorato alla viabilità, mobilità, edilizia e patrimonio. Anche lui, come Vaccari, è in quota Ds. Dalle file degli ex Democratici di sinistra arriva anche la terza riconfermata, Palma Costi, assessore alle politiche per l'economia locale, l'innovazione e la semplificazione amministrativa («una nuova delega spiega Sabattini che deve farci superare il grosso problema della burocrazia: produciamo troppa carta») e alle risorse umane. Dal 2006 alla fine del precedente mandato è stata assessore alle pari opportunità, agli interventi economici e all'innovazione. Già prima cittadina di Camposanto, è stata assessore all'urbanistica a Modena. DAI DS arriva anche Francesco Ori, che con i suoi 32 anni è il più giovane nella nuova giunta. A lui sono andate le deleghe a formazione professionale e politiche del lavoro, «due ambiti spiega Sabattini che abbiamo voluto fossero strettamente collegati». Ori, solierese, è già un politico esperto. E' stato segretario provinciale e regionale della Sinistra giovanile, poi, dopo aver lavorato in un'azienda informatica, è diventato consigliere a Castelnuovo. Nella scorsa legislatura è stato eletto in consiglio provinciale. In quota Margherita ci sono, invece, Elena Malaguti e Gian Domenico Tomei. La prima, 49 anni, di San Felice, insegna storia e filosofia al liceo Morandi' (ieri era assente perché stava correggendo i compiti della maturità). E' già stata in consiglio comunale come vice capogruppo del Pd, e ora ha ricevuto le deleghe all'istruzione, le politiche giovanili e la cultura. Il secondo, 51 anni, ha lavorato come impiegato alla Cnh di Modena per oltre trent'anni, ed è stato sindaco di Polinago e presidente della Comunità montana del Frignano. E' stato nominato assessore all'agricoltura e alla qualità del territorio rurale. Due deleghe che vanno a braccetto con quelle dell'altro rappresentante della montagna, il vicepresidente della Provincia Mario Galli, dell'Idv, che si occuperà di politiche sociali, per la salute e la sicurezza, ma anche di promozione del territorio e delle sue eccellenze. «E' un tema afferma Sabattini che ci sta molto a cuore». Anche Galli è stato ai vertici della Comunità montana del Frignano, e ha presieduto il consorzio invernale del monte Cimone. Chiude il quadro dei nuovi assessori Marcella Valentini, 39 anni, segretaria del Pdci della sezione di Carpi. A lei sono andate le deleghe al bilancio (per la prima volta a una donna), al patrimonio, alle reti informatiche e alle pari opportunità. La Valentini, avvocato civilista, è già stata assessore a Carpi, dove si occupata tra le altre cose di politiche giovanili e terzo settore. QUESTA, dunque, la nuova giunta Sabattini: un organismo ridimensionato (la legislatura scorsa gli assessori erano dieci), che si propone di «convincere anche chi non ha votato il centrosinistra», spiega il presidente. Il primo consiglio è previsto per domani. Rimane, dunque, solo una cosa da dire: buon lavoro.

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di DAVIDE MISERENDINO OTTO assessori, sei del Pd (quattro i Ds), uno dell'... (sezione: Burocrazia)

( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 30-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

MODENA PRIMO PIANO pag. 3 di DAVIDE MISERENDINO OTTO assessori, sei del Pd (quattro i Ds), uno dell'... di DAVIDE MISERENDINO OTTO assessori, sei del Pd (quattro i Ds), uno dell'Italia dei Valori (il vicepresidente) e uno dei Comunisti italiani. Tre le donne, quasi 48 anni l'età media. E' questo l'identikit della nuova giunta provinciale, che è stata presentata ieri dal rieletto presidente Emilio Sabattini. Dopo giorni e giorni di calcoli e valutazioni, finalmente i nomi degli otto alfieri' di viale Martiri sono diventati ufficiali. E questa mattina la squadra si riunirà per la prima volta. «Quest'anno dice Sabattini abbiamo messo insieme una giunta sobria, efficiente e capace di governare». Dopo i grattacapi della scorsa legislatura, specialmente in tema di sviluppo del territorio e politiche ambientali, il presidente sembra in effetti aver puntato su un team più compatto, meno incline ai voltafaccia. «Questo non toglie aggiunge però con una punta di sarcasmo che nonostante il compito della giunta sia quello di accompagnare il presidente per cinque anni, questo possa anche non succedere». PASSIAMO agli otto nomi, partendo dai tre riconfermati, che sono Stefano Vaccari, Palma Costi ed Egidio Pagani. Stefano Vaccari, 42 anni è stato nominato assessore all'ambiente e alla mobilità. Una delega impegnativa, che farà lavorare l'ex sindaco di Nonantola (dal 1995 al 2004), già assessore provinciale allo sport, al bilancio e alle risorse umane, a stretto contatto con l'esperto Egidio Pagani, che invece si occuperà di infrastrutture e sviluppo della città e del territorio. Pagani, nella sua lunga carriera politica è stato dirigente delle Acli, ha ricoperto l'incarico di sindaco di Fiorano dal 1980 al 2004 e nell'ultimo mandato ha avuto l'assessorato alla viabilità, mobilità, edilizia e patrimonio. Anche lui, come Vaccari, è in quota Ds. Dalle file degli ex Democratici di sinistra arriva anche la terza riconfermata, Palma Costi, assessore alle politiche per l'economia locale, l'innovazione e la semplificazione amministrativa («una nuova delega spiega Sabattini che deve farci superare il grosso problema della burocrazia: produciamo troppa carta») e alle risorse umane. Dal 2006 alla fine del precedente mandato è stata assessore alle pari opportunità, agli interventi economici e all'innovazione. Già prima cittadina di Camposanto, è stata assessore all'urbanistica a Modena. DAI DS arriva anche Francesco Ori, che con i suoi 32 anni è il più giovane nella nuova giunta. A lui sono andate le deleghe a formazione professionale e politiche del lavoro, «due ambiti spiega Sabattini che abbiamo voluto fossero strettamente collegati». Ori, solierese, è già un politico esperto. E' stato segretario provinciale e regionale della Sinistra giovanile, poi, dopo aver lavorato in un'azienda informatica, è diventato consigliere a Castelnuovo. Nella scorsa legislatura è stato eletto in consiglio provinciale. In quota Margherita ci sono, invece, Elena Malaguti e Gian Domenico Tomei. La prima, 49 anni, di San Felice, insegna storia e filosofia al liceo Morandi' (ieri era assente perché stava correggendo i compiti della maturità). E' già stata in consiglio comunale come vice capogruppo del Pd, e ora ha ricevuto le deleghe all'istruzione, le politiche giovanili e la cultura. Il secondo, 51 anni, ha lavorato come impiegato alla Cnh di Modena per oltre trent'anni, ed è stato sindaco di Polinago e presidente della Comunità montana del Frignano. E' stato nominato assessore all'agricoltura e alla qualità del territorio rurale. Due deleghe che vanno a braccetto con quelle dell'altro rappresentante della montagna, il vicepresidente della Provincia Mario Galli, dell'Idv, che si occuperà di politiche sociali, per la salute e la sicurezza, ma anche di promozione del territorio e delle sue eccellenze. «E' un tema afferma Sabattini che ci sta molto a cuore». Anche Galli è stato ai vertici della Comunità montana del Frignano, e ha presieduto il consorzio invernale del monte Cimone. Chiude il quadro dei nuovi assessori Marcella Valentini, 39 anni, segretaria del Pdci della sezione di Carpi. A lei sono andate le deleghe al bilancio (per la prima volta a una donna), al patrimonio, alle reti informatiche e alle pari opportunità. La Valentini, avvocato civilista, è già stata assessore a Carpi, dove si occupata tra le altre cose di politiche giovanili e terzo settore. QUESTA, dunque, la nuova giunta Sabattini: un organismo ridimensionato (la legislatura scorsa gli assessori erano dieci), che si propone di «convincere anche chi non ha votato il centrosinistra», spiega il presidente. Il primo consiglio è previsto per domani. Rimane, dunque, solo una cosa da dire: buon lavoro.

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Latina dovrebbe finalmente avere una zona artigianale. La aspetta trent'anni, e non è un m... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Latina)" del 30-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Martedì 30 Giugno 2009 Chiudi Latina dovrebbe finalmente avere una zona artigianale. La aspetta trent'anni, e non è un modo di dire: dal 1980. E' una di quelle storie infinite che ieri è arrivata finalmente all'epilogo: parere favorevole dalla commissione Urbanistica. Soddisfatto il presidente Ivano Di Matteo: «La proposta illustrata dai tecnici del settore Urbanistica è stata approvata all'unanimità dei presenti. Il Piano è stato esplicitamente richiesto dalla Regione Lazio che nel 2007 ha approvato definitivamente la variante al Prg per l'area artigianale di Borgo Piave». Il Piano avrà una funzione di indirizzo, si potranno effettuare, attraverso singoli piani attuativi di superficie non superiore ai 40 ettari, dei comparti. «Si stabiliranno i contenuti urbanistici - spiega Di Matteo - che saranno recepiti attraverso piani attuativi di iniziativa privata. Ogni piano dovrà individuare le aree a servizi, standard e infrastrutture. Sarà inoltre applicato l'istituto della perequazione e compensazione». Di Matteo entra nel dettaglio: «Se l'incidenza della viabilità e dei parcheggi è inferiore alla soglia stabilita, i proprietari delle aree cederanno il 20% del proprio diritto edificatorio a quei comparti dove la soglia del 10% è stata superata. Il totale del diritto edificatorio così accumulato verrà suddiviso proporzionalmente tra i comparti più gravati. Lo stesso procedimento viene seguito per il verde pubblico attrezzato». Fabrizio Mattioli del Partito democratico sottolinea: «Finalmente questo iter lunghissimo arriva a conclusione, in realtà era già stato approvato dalla Regione ma sono state fatte piccole modifiche, in particolare per quanto riguarda la viabilità: è stata collegata la zona artigianale alla 148 in modo da decongestionare l'area dal traffico». Ora la variante andrà alle circoscrizioni per il parere quindi in Consiglio comunale e infine, ma a questo punto dovrebbe essere solo una formalità, in Regione per il nulla osta finale. A fine anno, burocrazia permettendo, il piano relativo alla zona artigianale dovrebbe essere operativo. Un piano atteso e che dovrebbe ridare fiato all'economia. Almeno così venne salutato nel 2005 quando arrivò il sì del Comitato tecnico regionale alla variante. Allora l'atto venne salutato con grande enfasi sia dal sindaco Vincenzo Zaccheo sia dai sindacati, visto che sbloccava un iter fermo da oltre vent'anni: era il 1980 infatti quando il Consiglio comunale approvò la perimetrazione della zona destinata all'artigianato. Nel marzo 2004 il Comune chiese alla Regione di riattivare quell'iter e approvare la variante urbanistica. Dopo 30 anni la pratica è sulla linea di traguardo.

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FANO - Il sistema economico fanese al gran completo, ieri pomeriggio in Municipio, per un nuovo conf... (sezione: Burocrazia)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 30-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Martedì 30 Giugno 2009 Chiudi FANO - Il sistema economico fanese al gran completo, ieri pomeriggio in Municipio, per un nuovo confronto sulla crisi. Bandito l'ottimismo di maniera, si preannuncia un settembre molto difficile. I possibili rimedi? Cercare unità d'intenti ed evitare di rinchiudersi nell'orticello dei confini comunali. La dimensione del distretto, Fano insieme con le basse vallate del Cesano e del Metauro, è considerata la migliore per progettare il rilancio. Tutte le associazioni di categoria, i sindacati e il Consorzio navale marchigiano hanno risposto all'invito del sindaco Stefano Aguzzi, che aveva convocato la consulta economica per valutare la situazione del distretto fanese. Il primo cittadino ha presieduto la riunione ancora dolorante (aveva un polso fasciato) a causa dell'incidente che l'aveva coinvolto in precedenza: è stato tamponato in via Roma, mentre era alla guida della sua macchina. Danni seri alla vettura, per lui qualche acciacco non preoccupante. Un incontro per riprendere le fila di un discorso interrotto, quello della crisi, dalla campagna elettorale. Per il momento nulla fa pensare che i dati sul tavolo dei sindacati siano sul punto di essere superati da una nuova tendenza. Nel distretto fanese erano 44 le imprese in difficoltà nel 2008, sono diventate 65 nei primi quattro mesi dell'anno in corso; erano 485 i cassintegrati, sono diventati 1.440; erano 76 i lavoratori in mobilità, sono diventati 235, più del triplo. Alla seduta della consulta economica è stato invitato anche il Consorzio navale marchigiano. La cantieristica è una fetta significativa del sistema economico locale ed è stato tra i primi settori ad accusare la crisi. Ma con il fiato sospeso ci stanno ormai un po' tutte le imprese della zona: piccole o grandi, artigianali o industriali, tessili o meccaniche, dell'edilizia oppure della vetroresina, del commercio o dell'agricoltura. Ben presto scadranno gli ammortizzatori sociali e molte attività, finita l'estate, dovranno decidere se chiudere i battenti oppure tentare di resistere. I sindacati auspicano che la crisi diventi l'opportunità di ammodernare il sistema produttivo locale, senza comprimere i diritti dei lavoratori e i livelli di sicurezza. Le associazioni chiedono meno pressione sul contribuente fanese, per riattivare i consumi, meno burocrazia, opere pubbliche per dare ossigeno alle imprese e interventi sulle banche, che continuano a tirare i cordoni del credito. Si chiede, inoltre, di potenziare il ruolo della consulta come sede di confronto sulla crisi e luogo per elaborare le contromisure. Il sindaco ha confermato il suo rammarico per gli effetti del patto di stabilità e le sue speranze di rilancio sia dal piano regolatore sia dalle terme di Carignano. Disponibilità a ricalibrare gli interventi per le famiglie in difficoltà. O.S.

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Storia di Palma una donna al comando (sezione: Burocrazia)

( da "Riformista, Il" del 30-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Storia di Palma una donna «moderna» al comando Bucarelli. Direttrice della Gnam a soli 32 anni, in sella per 35. Le sue scelte rivoluzionarie sono entrate nel catalogo del 900. Bella, antipatica e irresistibile. Portò in Italia Picasso e Mondrian, in Europa Pollock. Con Burri finì in parlamento. Fece scandalo con le labbra di Pascali, i manifesti di Rotella e la merda di Manzoni. Divenne un punto di riferimento, avanguardia e giovani compresi. di Costantino D'Orazio C'è da impallidire a paragonare la squallida immagine televisiva della donna italiana di oggi con quella sublime di Palma Bucarelli, storica direttrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Negli anni Quaranta, un'epoca molto lontana dalle quote rosa e dalle donne al potere, seppe interpretare la sua responsabilità pubblica con eccezionale integrità e concretezza. «Prima donna a sfondare il cielo di cristallo del vertice nell'amministrazione statale - secondo Maria Vittoria Marini Clarelli, che oggi riveste lo stesso ruolo - consapevole dei sospetti che gravavano sulla sua rapida ascesa, fece leva sulla sua ferrea determinazione. Era bella, ma doveva sembrarlo in ogni dettaglio». Fu un funzionario pubblico di alto livello che non rinunciò alla sua femminilità. Figlia del viceprefetto di Roma nel pieno ventennio fascista, è allieva di Giulio Carlo Argan e di Lionello Venturi, mentori di una intera generazione di storici dell'arte cresciuti nel secondo dopoguerra. La sua passione per lo sport l'aiuta a forgiare un corpo già ben preparato da madre natura: una dote che saprà unire ad una intelligenza fuori dal comune per dare forza ai suoi progetti culturali, in un mondo governato dagli uomini. Lei stessa, all'inizio della sua carriera, si meraviglia del successo riscosso nel mondo dell'arte: «Non ho capito bene - scrive al giornalista Paolo Monelli, suo compagno dell'epoca - se gli omaggi erano rivolti a me come ispettrice della Galleria nazionale che poteva adoperarsi per comprare le loro opere…o a me come donna». Al suo arrivo, il museo è un tempio dell'arte dell'Ottocento, ha una collezione non aggiornata e, soprattutto, non è testimone di alcuna "modernità". Dopo il suo incarico, mantenuto per oltre trent'anni, ne uscirà completamente trasformato, rinnovato nel suo contenuto e nella sua organizzazione. A lei, alla sua lungimiranza e alla forza del suo carattere, la GNAM dedica in questi giorni una grande mostra presentando oltre centocinquanta capolavori che sono entrati nella collezione della galleria grazie al suo impegno e ancora oggi costituiscono il nucleo fondamentale di opere del Novecento del più prestigioso museo italiano dedicato all'arte del nostro tempo. Entrata giovanissima in forza all'Amministrazione delle Antichità e Belle Arti del Ministero della Pubblica Istruzione, Palma ha solo trentadue anni quando assume il ruolo di direttrice. È il 1942. Poco dopo la sua nomina, le truppe tedesche entrano nella Capitale e le si presenta l'occasione per realizzare il suo primo gesto eroico, che entrerà negli annali. Lei, attenta e sagace, intuisce l'urgenza di mettere al riparo le opere della Galleria e riesce ad ottenere i permessi e i finanziamenti da un governo in guerra per nasconderle presso Palazzo Farnese a Caprarola e poi a Castel Sant'Angelo. Grazie a questa impresa si guadagna la stima di Indro Montanelli, che nel 1951 ne compone un celebre ritratto. «La leggenda vuole che Palma abbia un pessimo carattere, che qualcuno definisce addirittura infernale - scrive il giornalista - A molti sembrò una pazzia aver affidato un incarico così delicato ad una donna». Eppure in pochi giorni la Bucarelli guida personalmente una squadra di operai nella folle impresa di trasportare le opere di notte, sotto il rischio dei bombardamenti. La sua fama supera i confini del piccolo contesto artistico e si impone nel panorama italiano come modello di professionalità e impegno civile. Nel 1944 la GNAM è il primo museo a riaprire dopo la guerra, con una audace mostra di giovani artisti. Le numerose polemiche e stroncature con la quale viene accolta fanno intuire un futuro burrascoso per l'attività della direttrice. Eppure cominciano a darle fiducia i grandi maestri già affermati, che prima avevano forse dubitato di una così giovane direttrice. Giorgio Morandi nel 1946 non le rifiuterà il dono di due dipinti bellissimi, una composizione di bottiglie e un paesaggio. Meglio non sarebbe potuta iniziare la nuova campagna del museo, per la quale la Bucarelli si impegnerà fino al 1975. Oltre tre decenni di attività indefessa durante i quali la galleria si identificherà completamente con la sua direttrice, divenendo arbitro assoluto dell'arte italiana. «Quando entrava in una stanza affollata - ricorda Angelo Bucarelli, suo nipote prediletto, oggi artista - esercitava un potere d'attrazione eccezionale. Il suo fascino era irresistibile». Lo avvertì Alberto Savinio, che ne dipinse il ritratto più bello, non seppe resistergli una intera classe politica che si dimostrò inutilmente riluttante nei confronti delle sue richieste di acquisizioni per la collezione del museo. Richieste spesso audaci, come i labbroni rossi di Pino Pascali, che spingono la tela fuori dal muro, o i manifesti strappati di Mimmo Rotella. Capolavori che facevano inorridire l'opinione pubblica del tempo, ancora legata alla pittura figurativa di de Chirico e Sironi e che a mala pena aveva iniziato ad assimilare le provocazioni dei Futuristi. Nel 1959 l'esposizione del Grande Sacco di Alberto Burri scatena addirittura un'interrogazione parlamentare, che la Bucarelli affronta con un'abilità politica pari al suo eccezionale intuito per l'avanguardia. Formidabile tessitrice di relazioni, sa muoversi abilmente tra i meandri della burocrazia italiana per raggiungere un unico obiettivo: fare della Galleria Nazionale un museo del presente che dialoghi con i maggiori musei del mondo. Nel 1971 presenta la Merda d'Artista di Piero Manzoni, guadagnandosi la censura democristiana, si innamora dei quadri specchianti di Michelangelo Pistoletto e delle prime prove pittoriche di Jannis Kounellis, composizioni enigmatiche di lettere e numeri. «Simpatica non era - ricorda l'artista greco - ma fu una donna d'azione. Mai prima di lei avevo visto un funzionario pubblico frequentare le inaugurazioni delle mostre dei giovani artisti. Era facile incontrarla alla Galleria La Tartaruga e ricordo bene che nel 1969 venne alla Galleria L'Attico, incuriosita dalla mia installazione con i cavalli vivi». Sorda alle critiche e ai pettegolezzi, Bucarelli riesce a creare la galleria che aveva in mente, malgrado le accuse di esterofilia, di negazione dell'Ottocento, di direzione personalistica e poca chiarezza nella gestione amministrativa. Porta per la prima volta in Europa Jackson Pollock nel 1958, dopo aver battezzato l'esordio italiano di Picasso nel 1953 (con l'appoggio del Pci) e di Mondrian nel 1956. Apre il museo all'informale di Afro, all'astrazione di Capogrossi, Sanfilippo e Accardi, alle raffinate composizioni di Gastone Novelli e ai segni misteriosi di Cy Twombly. Tutti artisti che oggi rappresentano i capisaldi della storia dell'arte italiana del secondo dopoguerra, ma all'epoca erano guardati con sospetto e diffidenza. «Inaugurò un modello nuovo di museo - racconta Mariastella Margozzi, curatrice della mostra - e fece della GNAM un luogo stimato in tutto il mondo, un punto di riferimento per l'Europa e gli Stati Uniti». Fu lei a dare l'avvio al progetto di ampliamento della galleria alle spalle dell'edificio di Viale Belle Arti, incaricando l'architetto Luigi Cosenza della costruzione di una nuova ala da dedicare alle recenti acquisizioni. Dopo quasi cinquant'anni l'edificio è ancora in costruzione e la maggior parte delle opere riposte nei magazzini, senza una parete dove poter essere viste. Abbandonata la direzione del museo nel 1975 per raggiunti limiti di età, la sua trentennale politica di acquisti si è fermata e il museo ha via via perso il ruolo di leadership che la Bucarelli aveva saputo costruire a livello internazionale. Solo nel 1995, è stato possibile ricominciare ad acquistare opere d'arte per recuperare un vuoto di vent'anni, grazie ad un fondo messo a disposizione all'improvviso dal Ministero per recuperare ad una infelice condanna dell'arte contemporanea dell'allora ministro Paolucci, che aveva suscitato l'alzata di scudi del mondo della cultura. Malgrado ciò, la Galleria deve ancora oggi gran parte del suo prestigio alle lungimiranti intuizioni che Palma seppe concretizzare. «La leggenda vuole che avesse alterato il proprio passaporto - conclude la Marini Clarelli - e lo lasciasse bene in vista, quando riceveva in casa, per fugare ogni dubbio: l'avanguardia doveva sembrare sempre giovane». 30/06/2009

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Sanità Amica, protocollo Fiaso-Innovazione (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Sanità)" del 30-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Indietro 30 giugno 2009 Sanità Amica, protocollo Fiaso-Innovazione Il ministro della pubblica amministrazione, Renato Brunetta, il presidente della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie ed ospedaliere) Giovanni Monchiero, il presidente del Formez Carlo Flamment e il presidente del Cnipa Fabio Pistella hanno firmato oggi a palazzo Vidoni un protocollo d'intesa per migliorare il rapporto fra cittadini, Asl e Aziende ospedaliere. L'operazione «Sanità amica» allarga al settore della salute la linea del ministro Brunetta incentrata sulla qualità del servizio al cittadino attraverso la capacità di ascolto della pubblica amministrazione, la rilevazione del gradimento del cliente e il premio della produttività ai dipendenti. «Coinvolgiamo con questo protocollo 140 aziende sanitarie ospedaliere nel Dl sulla trasparenza e il merito», ha spiegato Brunetta. «Le Asl e gli ospedali entreranno nel network di linea amica e, se domani o dopodomani una riunione del Cipe andrà a buon fine, avremo le risorse per il numero unico in tutta Italia e, con esse, la sostituzione con un numero unico di circa mille verdi». Quattro i punti dell'intesa: «la partecipazione di Asl e ospedali all'iniziativa 'mettiamoci la faccià, che con l'utilizzo di emotikon, già sperimetate con successo dalle pubbliche amministrazioni di altri paesi, consentiranno la rilevazione della customer sadisfaction», ha spiegato Brunetta: «Il secondo punto riguarda il coinvolgimento di Asl e aziende ospedaliere nel progetto linea amica, già avviato nel comparto sanitario con l'adesione di diversi cup e numerose Asl; il terzo punto riguarda lo sviluppo di modelli di interoperabilità tecnologica tra le strutture coinvolte dalla Fiaso per favorire la tracciabilità di dati su singoli servizi e sviluppare azioni di miglioramento. Infine, si prevede la definizione di un piano di applicazione ad Asl e aziende ospedaliere del decreto di riforma del lavoro nel settore pubblico». L'accordo ha la durata di due anni e, in esecuzione del protocollo, le parti istituiranno un gruppo di coordinamento costituito da due rappresentanti per ciascun soggetto firmatario, per la direzione e il coordinamento delle attività. «Si tratta di un nuovo colpo di ariete», ha concluso Brunetta, «alla fortezza della cattiva burocrazia». Indietro

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Il segretario generale, 47 anni, in pensione ma non ora: per (sezione: Burocrazia)

( da "Sicilia, La" del 30-06-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il segretario generale, 47 anni, in pensione ma non ora: per «conflitto d'interpretazioni» Palermo. Ha fatto scalpore la notizia del baby pensionamento, a soli 47 anni, del segretario generale della Regione, Pier Carmelo Russo, benché ridimensionata dall'interessato che ha anche l'interim di dirigente generale del Dipartimento dei Beni culturali. Russo, >nominato nell'alto ruolo di capo della burocrazia regionale, lo scorso febbraio durante una travagliata seduta di giunta, in realtà la domanda di pensionamento l'avrebbe presentata, ma poi differita. «Allo stato attuale - ha dichiarato - non è previsto che io vada in pensione, ma non è escluso che ciò possa accadere». Secondo indiscrezioni, la decisione sarebbe stata rinviata per un conflitto di interpretazioni sulla normativa che consentirebbe al segretario generale della Regione di andare in pensione ad appena 47 anni. Per Russo, non vi sarebbe alcun ostacolo, essendo stato assunto giovanissimo, nel 1989, tramite concorso pubblico, nei ruoli della dirigenza regionale. Con 20 anni di servizio più il riscatto della laurea in Giurisprudenza, ulteriori 4 anni, più 3 anni di pratica legale, Russo arriverebbe a 27 anni di contribuzione previdenziale e ciò gli consentirebbe, a 47 anni, di andare in pensione. E se lo dice lui che è il segretario generale della Regione non può che essere così. Infatti, il «conflitto di interpretazioni» di cui si parla si riferirebbe ad un altro problema, come svela il capogruppo dell'Udc all'Ars, Rudy Maira: «Veniamo informalmente a conoscenza che il presidente Lombardo avrebbe nominato Romeo Palma a capo dell'Ufficio legale e legislativo della Regione siciliana. Senza nulla togliere alla professionalità del direttore Palma, già responsabile del dipartimento Beni culturali, riteniamo che il provvedimento di nomina rappresenti l'ennesimo abuso perpetrato da Lombardo, tant' è che il dottore Palma non ha i requisiti per l'esercizio dell'avvocatura. Ove la nomina fosse confermata, provvederemo ad avviare un atto parlamentare ispettivo». L. M.

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