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PRIVILEGIA NE IRROGANTO  di  Mauro Novelli         

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DOSSIER “BUROCRAZIA”

 

 

 

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Report "Burocrazia"   10-22 aprile 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Burocrazia

sospesi per quattro anni i dirigenti anti-inceneritori ( da "Repubblica, La" del 10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: si configuri come la chiusura del cerchio attorno a un dirigente regionale che si è battuto per l´affermazione della legalità all´interno dell´amministrazione regionale, applicando le leggi in difesa dell´ambiente e del territorio». Secondo la Cgil la sanzione lascia trasparire «il persistente atteggiamento persecutorio dei vertici della burocrazia». a. r.

Non tagliate la pensione al sopravvissuto di Linate ( da "Corriere della Sera" del 10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia di Pasquale Padovano Non tagliate la pensione al sopravvissuto di Linate di GIANGIACOMO SCHIAVI La burocrazia s'è messa contro l'unico sopravvissuto della strage di Linate, Pasquale Padovano. È strano e triste che un uomo che merita il Nobel del coraggio in questo Paese debba ingaggiare una battaglia contro le norme che impediscono la corresponsione dei contributi per

NON DECURTATE LA PENSIONE AL SOPRAVVISSUTO DI LINATE ( da "Corriere della Sera" del 10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: visto che si è occupato delle ottusità della burocrazia le segnalo un caso che riguarda l'unico sopravvissuto della strage di Linate, Pasquale Padovano. Pochi sanno che l'Inps, per ragioni di carattere normativo, non è in grado di corrispondergli i contributi per la pensione: in sostanza, quest'uomo, simbolo della voglia di lottare e di vivere, ci sta rimettendo dei soldi.

Irpinia, modello da evitare ( da "Giornale.it, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Il resto si è perso per strada per colpa della burocrazia e della cattiva amministrazione. Un altro esempio da non seguire. E da utilizzare semmai come caso di studio per evitare di ricadere nei soliti errori. A meno che non si pensi di arrivare al 2049 con un quarto delle case dell?Aquila ancora da ricostruire.

Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone ( da "Giornale.it, Il" del 10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,

Per la messa in sicurezza i soldi ci sono ma non arrivano ( da "Stampa, La" del 10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: si lamenta della burocrazia: «Sopra la frana ci sono edifici pericolanti, tra cui una parte del vecchio collegio Don Orione, tutti da abbattere. A marzo ci hanno comunicato da Roma che i soldi, 300 mila euro, ci sono ma non li abbiamo ancora visti. Dobbiamo redigere ancora i progetti definitivo ed esecutivo.

Statale 28, i cantieri attesi da quindici anni ( da "Stampa, La" del 10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ma da allora non si è mosso nulla: né sul fronte della burocrazia, né tantomeno su quello dei cantieri. Eppure i fondi - ha garantito l'Anas - ci sono: 25 milioni di euro per tre opere lungo il tracciato da Ceva a Ormea. Ma l'esperienza ha insegnato ai sindaci dell'Alta valle Tanaro che «non fidarsi è meglio».

l'industria dei rifiuti che in italia non c'è ( da "Repubblica, La" del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia paralizzante), incluso il record di sanzioni per direttive europee violate. Come la gran parte degli italiani, so poco del settore. Ma non ci vuole molto per capire perché il problema sia diventato "irrisolvibile". Nello smaltimento dei rifiuti la discarica è la soluzione peggiore: la più costosa e la più dannosa per l´

murazzi in rivolta affitti alle stelle e troppa burocrazia - il servizio a pagina vi ( da "Repubblica, La" del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Pagina I - Torino Nel mirino l´assessore Alatamura Murazzi in rivolta affitti alle stelle e troppa burocrazia IL SERVIZIO A PAGINA VI

sala rossa, la rivincita di castronovo - gino li veli ( da "Repubblica, La" del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia e uffici legali di Palazzo civico ) aveva messo a punto il provvedimento di revoca. Senza dimenticare che anche il partito di Castronovo, a cominciare dal segretario Paolo Ferrero, lo aveva invitato a dimettersi, tanto che più d´uno aveva paragonato la sua vicenda a quella dell´ex presidente della commissione di vigilanza,

murazzi, la rivolta della movida - sara strippoli ( da "Repubblica, La" del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: la rivolta della movida I gestori dei locali contro l´assessore Altamura su affitti e burocrazia Giovedì un incontro a Palazzo di Città "Abbandonati anche sui rimborsi per l´alluvione" SARA STRIPPOLI «Immobilismo, assenza totale di coordinamento. In altre parole un disastro». Roberto Marucci, titolare di uno dei locali più popolari delle Arcata dei Murazzi, è esasperato.

L'Aquila contro Pescara "Il capoluogo resta qui" ( da "Stampa, La" del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: è il pericolo concreto di perdere gli uffici, l'alta burocrazia, i posti di lavoro, il vero business di questa città. «Il disegno - sibila Stefania Pezzopane, presidente della Provincia - da parte chi non ha mai amato davvero questo capoluogo, c'è. Ma ci provassero soltanto... la gente uscirebbe dalle tende con i mitra».

L'ennesima caduta rovinosa di Mikhail Saakashvili, travolto dall'ira delle masse, era annu... ( da "Stampa, La" del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ruberie e mani che si lavavano a vicenda, che già nell'Urss era governata da una burocrazia corrotta in alleanza con l'intellighenzia e il crimine organizzato (le due élite non solo non si opponevano, ma spesso si mischiavano, come nel caso del carismatico Dhzaba Ioseliani, drammaturgo e boss mafioso, oltre che vicepremier).

il terremoto nel subappennino uno su tre è ancora senza casa - (segue dalla prima pagina) giuliano foschini ( da "Repubblica, La" del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: la lotta con la burocrazia e la convivenza con i calcinacci. Se infatti la ricostruzione è partita per le prime case, quelle di fascia A, le seconde, quelle dei migranti, sono ancora ruderi: i finanziamenti per loro erano stati inseriti nella seconda fase del cronoprogramma, ma a questo punto chissà se arriveranno mai.

arrigo levi e le sue tante patrie - edmondo berselli ( da "Repubblica, La" del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: semplicità della burocrazia, l´autocontrollo che nei momenti dovuti si apre a una cortesia calorosa, rappresentano il lato informale del rapporto con l´Inghilterra e la sua mentalità; l´altro aspetto è dato invece dall´ammirazione per il sistema politico, per una concezione liberale e tollerante, per un modo di interpretare il confronto politico che esclude la violenza ideologica.

Portuali, calcoli sbagliati ora l'Inps taglia le pensioni ( da "Unita, L'" del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: un mix di burocrazia e ritardi che ha come approdo il taglio degli assegni di pensione e la richiesta di arretrati per un importo medio di 40mila euro. VENT'ANNI DOPO Tutto inizia una ventina di anni fa con la privatizzazione del porto e annessa ristrutturazione che costò una valanga di prepensionamenti.

Dodici anni fa quell'aiuto ai naufraghi albanesi ( da "Corriere della Sera" del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: piccoli problemi fermati dalla burocrazia, chi ha figli all'estero o in un istituto. Si tratta di interventi diretti che possiamo fare ». Anche le case del Cavaliere, o delle sue società, possono essere un intervento diretto. Pensare alle case storiche del Cavaliere stona certamente con le immagini del terremoto.

Tra precariato e asilo dei bambini la lotta di Ilaria con una norma ( da "Corriere della Sera" del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ilaria Paolucci Cara Ilaria, l'occhio della burocrazia non si spinge sino a curiosare nei cinema o nelle librerie, evidentemente... La sua storia somiglia un po' al comma 22. Spero che anche lettere simili servano a cambiare le cose. gbuccini@rcs.it

"La neve è sparita, il divieto no" ( da "Stampa, La" del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: A non essersi sciola è la burocrazia. Così per le cinque famiglie che abitano in località Cerani, e per il ristorante della borgata, oltre al danno per la strada chiusa da mesi, quando il rischio di valanghe era reale, adesso c'è la beffa di vederla ancora non transitabile perchè il divieto permane.

L'Aquila contro Pescara "Il capoluogo resta qui" ( da "Stampaweb, La" del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: alta burocrazia, i posti di lavoro, il vero business di questa città. «Il disegno - sibila Stefania Pezzopane, presidente della Provincia - da parte chi non ha mai amato davvero questo capoluogo, c?è. Ma ci provassero soltanto... la gente uscirebbe dalle tende con i mitra».

L'ex cotonificio diventa un centro residenziale ( da "Stampa, La" del 12-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ha preferito non appesantirsi di burocrazia, quindi ce ne siamo occupati noi. Ovviamente, come sempre succede in questi casi, qualche intoppo c'è stato, come quello della chiusura del distributore Total che si trova nell'area che abbiamo acquisito. Il fatto è che il problema casa è reale a Biella, e non possiamo non prenderne atto e non dare una risposta concreta»

"Siamo pronti ad accogliere sei animali senza padrone" ( da "Stampa, La" del 12-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: la burocrazia ed eventuali altri interessi», dichiara Carmen Murgolo, fiduciaria albenganese dell'Enpa per il rifugio canino La banda di King in regione Carrà. «Siamo pienamente disponibili ad ospitare sei animali senza padrone e abbiamo espresso questa intenzione ai volontari impegnati nel recupero degli esemplari allo stato brado»

Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati ( da "Giornale.it, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,

La scuola non consola ( da "Unita, L'" del 12-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: silenziosa ma non troppo, alla burocrazia dei ricorsi, ai distributori di merendine e alle comunicazioni del preside. Il racconto sovversivo e spietato della scuola di oggi, dove professore è solo chi resiste. Si può anche ridere dell'alienazione. Nessuna scuola mi consola Chiara Valerio pagine 167 euro 9,00 Nottetempo

CHE COSA CHIEDE LA CLASSE MEDIA ( da "Corriere della Sera" del 12-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: questi ceti chiedono, da sempre, meno tasse e meno burocrazia. Oggi, pressati dalla crisi, chiedono anche sostegni e agevolazioni da parte dello Stato. Dal 1994 in poi il grosso della classe media indipendente del Nord aveva trovato in Berlusconi il proprio campione e in Forza Italia il proprio partito di riferimento.

( da "Giornale.it, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Serve un patto per azzerare le tasse e la burocrazia per le attività economiche nell'area terremotata. Questo darebbe una spinta, anche psicologica, eccezionale alla gente dell'Aquila. Tra l'altro è una provincia che era già in difficoltà perché era legata alla grande industria di Stato che non c'è più.

Ict, strategie per uscire dalla crisi ( da "Stampaweb, La" del 13-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: è a mio avviso la possibilità di saltare degli step e arrivare velocemente a una burocrazia 2. 0. Per velocizzare ulteriormente il processo, in azienda così come nell?apparato statale - sostiene mazzarino - dobbiamo portare una cultura del "fare", premiando chi fa. E dovremmo incentivare maggiormente chi innova, chi con l?

Reds, la notte più lunga ( da "Stampa, La" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: rispettando il cuore di chi piange e non la burocrazia di chi organizza. È stato Steven Gerrard, il capitano, a rivolgersi all'Uefa. A Hillsborough ha perso un cugino, Jon Paul Cilhooley: aveva 8 anni, la vittima più giovane: se questo è un record... Dicono di lui: «Era un bambino vivace, amante dello sport e amato da tutti».>

Potremo essere la nuova Roma E Gasperini non se ne andrà ( da "Stampa, La" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: «Come società il fatto che la struttura è molto agile, per cui le decisioni si prendono in fretta e con poca burocrazia. Talvolta decide mio padre e basta: lo ha fatto con Thiago Motta e anche con Gasperini perché gli piaceva il gioco del Crotone. Mi sembra che ci abbia azzeccato». \

invito a nozze ma solo online ( da "Repubblica, La" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Invito a nozze con e-mail dunque. Online oggi è possibile non solo organizzare pranzo, foto-album, lista dei regali, luna di miele etc, ma anche districarsi fra burocrazie e certificati. Un colpo di clic e (almeno virtualmente) passa la paura.

don naro indica la strategia "investire sul nostro passato" ( da "Repubblica, La" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: La burocrazia e il tornacontismo politico non sono congeniali alla cultura vera e per questo difficilmente gli operatori culturali degni di questa qualifica potranno trovare efficace sostegno nei politici e nelle istituzioni ipotecate dal loro controllo.

pacchetti anti-crisi fermi i fondi non sono stati erogati - andrea montanari alessia gallione ( da "Repubblica, La" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: tra bandi aperti e burocrazia, per ora soltanto un milione di euro (gli altri 19 milioni sono attesi entro maggio) del bonus-famiglia della Provincia è già stato distribuito e qualche milione di euro di incentivi (sui 351 annunciati) dalla Regione. La Diocesi invece ha iniziato a spedire i primi contributi del fondo voluto dal cardinale Dionigi Tettamanzi,

pannelli solari sui tetti della favela la missione degli studenti in brasile - mario neri ( da "Repubblica, La" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: scuote la testa Francesco: «Insomma, la burocrazia si inceppa come in Italia», dice con un´alzata di spalle. Costruito negli anni �90 sotto la direzione di don Alfredo Nesi, il centro Madonnina del Grappa di Caucaia è diventato un polo socio-educativo e sanitario dove confluiscono più di 500 figli della baraccopoli.

quando la piazza protesta on line - riccardo staglianò ( da "Repubblica, La" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: è essenzialmente una burocrazia per litigare». Nel senso che uno scrive una voce, un altro propone modifiche, un terzo obietta e corregge di nuovo, in un affinamento progressivo. Escono anche bufale colossali. Mai come qui è utile la lezione delle scuole di giornalismo americane: "Se vostra madre vi dice che vi ama� verificatelo".

1 Una settimana dopo Sono passati sette giorni dal sisma. Dobbiamo ricreare una quotidianità... ( da "Unita, L'" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Chi conosce la burocrazia può aiutare gli altri sfollati nelle esigenze del genere. 4 Un pallone Per i bambini il momento ludico è una distrazione decisiva. Adesso è importante riprendere con la scuola, in qualunque modo, anche qui nella tendopoli. Devono tornare ad affrontare la realtà fatta di svago e anche di impegno.

, un anno fa l'allarme sulla Prefettura ( da "Corriere della Sera" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: lo Stato ha continuato a nascondersi dietro alla burocrazia». In seguito a quella specie di censimento su base regionale degli edifici pubblici sensibili e della loro sicurezza, in Abruzzo sono state spostate 16 scuole, tre delle quali all'Aquila. A dimostrazione del fatto che c'era (almeno) un anno di tempo per salvare gli archivi, le attività, le funzioni.

Mayawati, la forza di un'intoccabile ( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: l'élite della burocrazia indiana. Un percorso interrotto nel 1977 dall'incontro folgorante con Kanshi Ram, uno degli alfieri della lotta per i diritti degli intoccabili. Da quel momento la sua carriera politica l'ha vista occupare per ben quattro volte, tra trionfi elettorali, inchieste giudiziariee crisi di Governo,

Corporate Korea spaventa Tokyo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: dai palazzi della burocrazia di Kasumigaseki ai piani alti delle aziende, un piccolo sospiro di sollievo è stato tirato per il recente parallelo recupero del won e dello yen sul dollaro, anche perché - a margine del G-20 di Londra - l'incontro tra il ministro del Commercio sudcoreano Kim Joong-hoon e la collega europea Catherine Ashton si è concluso con una fumata nera:

Londra: dalla finanza ai gelati ( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: dalla finanza ai gelati Zero burocrazia e bassi costi aiutano gli alfieri del made in Italy - Il caso di Christian Oddono Nicol Degli Innocenti LONDRA Dalla corporate finance al gelato artigianale, dall'analisi azionaria al sorbetto perfetto: un percorso decisamente inusuale che si è rivelato vincente per Christian Oddono, diventatoil gelataio più premiato e osannato di Londra.

FACILE AVVIO ( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: e diventata in breve un successo 50 Sterline Spesa sostenuta da Christian Oddono per creare la sua Srl a Londra via internet. In pochi giorni, per posta, sono arrivati tutti i documenti 0 Burocrazia Per la costituzione della società non c'è stato bisogno di ricorretea complesse procedure burocratiche

Questo tennis è uno specchio di tutta l'Italia che si è fermata ( da "Unita, L'" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: I francesi infatti hanno la migliore struttura pubblica possibile, anche perché loro hanno la burocrazia più efficiente del mondo. È un paese burocratizzato, mentre il nostro è un paese burocratizzato alla mafiosa. Ho anche notato che quando il paese ha smesso di crescere non ha trovato delle sostituzioni, sia nel pubblico che nel privato».

Gianni Clerici, scrittore, giornalista, tennista, ma anche appassionato d'arte e teatro. E, for... ( da "Unita, L'" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: I francesi infatti hanno la migliore struttura pubblica possibile, anche perché loro hanno la burocrazia più efficiente del mondo. È un paese burocratizzato, mentre il nostro è un paese burocratizzato alla mafiosa. Ho anche notato che quando il paese ha smesso di crescere non ha trovato delle sostituzioni, sia nel pubblico che nel privato».

Qui, nella Valle del Sacco, la prima industria di riciclo del Centro-Sud ( da "Unita, L'" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: «Manca solo l'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, l'autorizzazione operativa è stata già data dalla Provincia. Ultimo step, dopo anni di burocrazia». Di quanto è stato l'investimento? «Di 9 milioni, conto di rientrare: impianti analoghi, come quello di Vedelago, sono in attivo». G.S. Loris Talone

I matrimoni tra anziani e badanti hanno raggiunto quelli dei giovani ( da "Corriere della Sera" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ora ci vogliono dieci anni di residenza e poi altri cinque di burocrazia: «Se si vogliono scoraggiare fenomeni simili, l'unica strada è rimettere mano alle leggi, sveltendo iter e procedure». Stefano Pillitteri è l'assessore ai Servizi Civici del Comune. Di fronte alle statistiche prodotte dai suoi uffici si meraviglia fino a un certo punto.

e , resa dei conti dopo tre anni di faida politica ( da "Giornale.it, Il" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: La sua lotta alla burocrazia, espressa nel motto «l'azienda è un paese, il paese è un'azienda», gli attira gli anatemi di chi lo accusa di demagogia, autoritarismo e scarso rispetto per le autorità. Le contraddizioni non mancano. Mentre lancia una spietata guerra alla droga - contrassegnata dalla spiccia eliminazione di 2.

Se la piazza protesta on line Così la rete organizza la gente ( da "Repubblica.it" del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ne dà una definizione originale: "E' essenzialmente una burocrazia per litigare". Nel senso che uno scrive una voce, un altro propone modifiche, un terzo obietta e corregge di nuovo, in un affinamento progressivo. Escono anche bufale colossali. Mai come qui è utile la lezione delle scuole di giornalismo americane: "Se vostra madre vi dice che vi ama.

Adesso Ici, Tarsu e multe si potranno pagare on line ( da "Stampa, La" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: oltre che da quella burocrazia ottocentesca ancora dura a morire. Niente di tutto questo. L'iniziativa del Comune di Imperia, presentata ieri dall'assessore al Bilancio Rodolfo Leone viaggia in direzione del tutto opposta. E proprio da questa mattina, sul panorama dei tributi e delle contravvenzioni ci sono grosse novità.

"Gesco spa" e "Marina" nel futuro c'è la fusione ( da "Stampa, La" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Se verrà creata un'azienda speciale, si potrà contare su meno burocrazia per questi servizi. Tra le varie società partecipate non può invece essere accorpata la Sca (gestione dell'acquedotto), perchè è formata anche da quote dei Comuni di Laigueglia e Villanova d'Albenga.

, un anno fa l'allarme sulla Prefettura ( da "Corriere.it" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: lo Stato ha continuato a nascondersi dietro alla burocrazia». In seguito a quella specie di censimento su base regionale degli edifici pubblici sensibili e della loro sicurezza, in Abruzzo sono state spostate 16 scuole, tre delle quali all'Aquila. A dimostrazione del fatto che c'era (almeno) un anno di tempo per salvare gli archivi, le attività, le funzioni.

Nella tendopoli maggiore, a piazza d'Armi, la struttura per fare lezione ai bambini fra i 6 e i 13 a... ( da "Unita, L'" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Manca tutto il resto: il personale, il via libero della burocrazia, quel minimo di regole su come organizzare le classi e raggruppare scolari di età diverse. «Dal ministero non abbiamo avuto nessuna indicazione» - ammette il portavoce della Protezione civile. «Venerdì venne qua una comitiva di maestri e professori, gente del posto.

Aborti fai da te, blitz dei Nas ( da "Stampa, La" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: aborto è molto rischioso per la salute della donna, viene usato come metodo per aggirare la burocrazia della legge 194. E ora che gli extracomunitari clandestini hanno paura di rivolgersi alle strutture sanitarie perché vogliono evitare di essere denunciati dagli stessi medici, il rischio è che questa pratica si diffonda ancora di più».

Gli interventi. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: La burocrazia sarà più leggera. Infatti, con l'equiparazione ai distretti in tema di semplificazioni, le reti di impresa potranno fare da tramite con gli enti e la Pa sia per gli atti amministrativi sia per accedere a contributi e incentivi. Ma per un'effettiva assimilazione ai distretti di portata più estesa c'è ancora da attendere,

Dall'industria del falso gravi danni all'economia ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: per quanto efficace, è penalizzata da tempi lunghi e burocrazia». La guerra ai falsi Sul territorio la lotta si fa anche con agenti "infiltrati". Solo a Padova, la Polizia municipale ha appena avviato all'inceneritore 8.429 prodotti sottratti ai commercianti abusivi dietro cui c'è spesso la camorra.

MARKA ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Combinando tutte le fonti naturali si potrebbe arrivare a coprire il 17% del fabbisogno energetico regionale» CONTRASTO Freni dalla burocrazia pubblica «Sul territorio ci sono problemi di carattere burocratico per le autorizzazioni, mentre altrove la normativa favorisce questo settore. Andrebbe chiarito che cosa si intende per biomassa e il suo uso energetico»

Il Savonese si affida al vento ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: infinite difficoltà incontrate fra burocrazia e cautele ornitologiche spinte», non intende demordere: «Investiremo altri 150 milioni in Liguria. A Bergeggi abbiamo acquistato l'ex cava Sant'Elena, con l'idea di realizzarvi un centro di ricerca sulle rinnovabili. Occuperà 40 addetti e sarà costruito con tecniche di bioarchitettura.

L'eredità del barone Quintieri destinata ai non vedenti e finita alla Regione Campania ( da "Corriere della Sera" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: i 52 appartamenti dei Parioli, le pratiche burocratiche, gli appalti e gli scontri furiosi in consiglio regionale? Sono quarantasette, dei quali appena trentuno a convitto. Quarantasette! Il testamento Un patrimonio immenso che doveva finire in beneficenza «bruciato» dalle malefatte della burocrazia Sergio Rizzo

I diritti e i serpenti di Internet ( da "Corriere della Sera" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Burocrazie irresponsabili vogliono limitare la libertà di comunicare nella Rete». La speranza è che l'uomo di Cassino non abbia capito che qui è un casino. Sarebbe contento, l'ex ministro della Sanità, di sapere che le sue conversazioni, le sue frequentazioni e magari le informazioni sulla sua salute (deducibili dalle ricerche su Google)

Appalto-lampo congelato dalla diffida del ministero A rischio gli interventi sui monumenti comunali ( da "Corriere della Sera" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Saltiamo la burocrazia!». S'è verificato il contrario. La fronda delle imprese escluse dall'affare ha interpellato e ottenuto una presa di posizione dal ministero che suona come una sconfessione dell'intesa. Il documento è del 2 aprile: la direzione generale ha provveduto a «diffidare la società Impredcost dall'utilizzo del logo del Ministero»

SOLIDARIETÀ E REFERENDUM ( da "Stampa, La" del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ai quali si spera che non si debbano aggiungere ritardi anomali della burocrazia - dovranno essere «spalmati» su un certo numero di esercizi finanziari, diciamo 3-4 anni nel migliore dei casi. Sarebbe appropriato che il prossimo Consiglio dei Ministri indicasse, sia pure a grandi linee, non solo l'ammontare della spesa complessiva ma anche la sua probabile scansione temporale.

Il cartello giallo è ancora piazzato in corso Belgio. Compare ogni mattina e sparisce ogni sera... ( da "Stampa, La" del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Solo che a volte la burocrazia fa a pugni con il buon senso. E stavolta ha strapazzato l'altruismo. «Ho sessanta giorni di tempo: se tolgo il cartello tanti penseranno che l'iniziativa s'è esaurita e non si presenteranno più. Ma, per tenerlo, devo pagare 389 euro.

Prima di tutto una domanda di attualità: forse sarebbe meglio cancellare del tutto le elezioni ... ( da "Stampa, La" del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Il controllo sulla burocrazia è uno degli obiettivi fondamentali di ogni Stato. Abbiamo approvato leggi moderne sul servizio statale e misure anti-corruzione. Per la prima volta nella storia russa tutte le alte cariche non solo hanno informato l'ispezione fiscale sui redditi loro e dei loro famigliari, ma li hanno presentati al popolo.

I diritti e i serpenti di Internet ( da "Corriere.it" del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Burocrazie irresponsabili vogliono limita­re la libertà di comunicare nella Rete». La speranza è che l'uomo di Cassino non abbia capito che qui è un casino. Sarebbe contento, l'ex ministro della Sanità, di sa­pere che le sue conversazioni, le sue fre­quentazioni e magari le informazioni sul­la sua salute (deducibili dalle ricerche su Google)

L'eredità del barone Quintieri destinata ai non vedenti e finita alla Campania ( da "Corriere.it" del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: dalle malefatte della burocrazia Ecco, di seguito, un brano di «Rapaci» di Sergio Rizzo. Il barone Giovanni Paolo Quintieri non poteva prevedere un finale più acido. Non poteva, perché quando ha fatto testamen­to la Regione Campania non esisteva anco­ra. Mai avrebbe dunque immaginato che un giorno tutto il suo sterminato patrimo­nio sarebbe finito nelle mani dei politici.

la villa abusiva nell'area sismica abbattuta dalle ruspe della regione - maria elena vincenzi ( da "Repubblica, La" del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: è solo il primo di una lunga serie di interventi, alcuni dei quali sono già stati programmati. Il nostro obiettivo sarà da un lato quello di snellire la burocrazia e di mettere a punto il piano casa, dall´altro di accentuare il controllo sul territorio per rilevare abusi come questo». SEGUE A PAGINA VI

Sanofi-Aventis rileva l'americana BiPar ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: eccessiva burocrazia», ma è un'attività alla quale SanofiAventis non può e non vuole assolutamente rinuciare. Infatti il gruppo, profondamente radicato nel territorio, è la prima azienda farmaceutica a livello nazionale con 3.400 collaboratori; è anche un'importante realtà produttiva con gli stabilimenti di Anagni (Frosinone),

Medvedev: "Non baratterò il salame con la libertà" ( da "Stampaweb, La" del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Il controllo sulla burocrazia è uno degli obiettivi fondamentali di ogni Stato. Abbiamo approvato leggi moderne sul servizio statale e misure anti-corruzione. Per la prima volta nella storia russa tutte le alte cariche non solo hanno informato l?ispezione fiscale sui redditi loro e dei loro famigliari, ma li hanno presentati al popolo.

Nella mia vita il bisturi e l'Africa ( da "Denaro, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: impatto con la burocrazia, (tutti i documenti vanno tradotti in portoghese). In Amnazzonia ho sofferto molto per le difficoltà ambientali. I pidocchi, le zanzare, gli insetti non danno tregua, il caldo e l'umidità rendono arduo l'adattamento. Però incontrai uno strano soggetto, braccato dalle autorità governative e dagli stessi indiuos perchè considerato un ladro.

Il Papa dai terremotati ( da "Giornale.it, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,

Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi). ( da "Giornale.it, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,

Così Le Monde elogia Bertolaso ( da "Corriere.it" del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: che con la sua grande esperienza «ha portato un'organizzazione in perfetta forma» sul luogo del disastro. E poi dei tanti italiani che hanno lavorato «senza sosta» per fronteggiare l'emergenza nell'aquilano, tirando fuori quel meglio che spesso «non mettono nel lavoro quotidiano», anche per le difficoltà poste dalla burocrazia. stampa |

"Certificati falsi" L'ombra del trucco sull'inceneritore ( da "Stampa, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: schiacciata sotto una mole di ricorsi e burocrazia: già sette mesi di ritardo accumulati. Dall'altra, le due associazioni temporanee di impresa che avevano partecipato al bando per dirigere il cantiere. Un appalto da 12 milioni di euro più Iva. Ha vinto Mwh, ma Cabinet Merlin ha presentato un ricorso al Tar motivato in sei punti.

Mezza Riviera verso il voto ( da "Stampa, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: succederanno gli appuntamenti fissati dalla burocrazia: entro giovedì 23, quarantacinquesimo giorno antecedente a quello della votazione, è fissato il termine per l'affissione dei manifesti che riportano la convocazione dei comizi elettorali per l'elezione dei rappresentanti del Parlamento europeo, a cura dei vari sindaci del comprensori e del commissario straordinario di Sanremo.

Tragedia annunciata Nessun colpevole ( da "Stampa, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: avventurandosi nella giungla dei lacci e lacciuoli della burocrazia e delle norme, alcuni edifici, come per esempio il (terremotato) palazzo di giustizia, dipendono da amministrazioni centrali. Il risultato qual è stato? Che si contano morti e feriti, che molti edifici pubblici, di interesse strategico - di vecchia e nuova costruzione - sono inagibili.

Per rifondare l'Europa ( da "Corriere della Sera" del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: lamentano la fredda burocrazia europea e la soppressione della democrazia, facendo leva tacitamente sul presupposto irreale di un ritorno al sogno nazionalistico. La fede nella nazione-Stato è cieca verso la propria storicità, ed è preda dell'ingenuità cocciuta e sconcertante che considera come eterne o naturali quelle stesse cose già reputate innaturali e assurde due o tre secoli fa.

Terremoti in Italia Storie dimenticate e precedenti curiosi ( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: possibilità di governare direttamente sul territorio e di eliminare lungaggini e danni della burocrazia. Un altro esempio: il violento terremoto che nel 1851 distrusse la città di Melfi e i paesi vicini. Ferdinando II per otto giorni si recò a visitare i luoghi del disastro con il figlio Francesco e il ministro per i Lavori Pubblici, provvedendo personalmente per i casi più disperati.

730 a peso d'oro, la Cisl si difende ( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Inas Cisl Sorgi accusa la burocrazia Valeriano Canepari è il presidente della Consulta dei Caf di Cgil, Cisl (il sindacato dove milita), Uil, Ugl e delle altre organizzazioni che fanno assistenza fiscale. Ha letto «il Giornale» oggi? Che ne pensa? «Mah, questo attacco al sindacato all'inizio della campagna fiscale mi è un po' dispiaciuto.

Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) ( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,

Tragedia annunciata, nessun colpevole ( da "Stampaweb, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: avventurandosi nella giungla dei lacci e lacciuoli della burocrazia e delle norme, alcuni edifici, come per esempio il (terremotato) palazzo di giustizia, dipendono da amministrazioni centrali. Il risultato qual è stato? Che si contano morti e feriti, che molti edifici pubblici, di interesse strategico - di vecchia e nuova costruzione - sono inagibili.

Che cosa chiede la classe media di A. Panebianco ( da "Corriere.it" del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: da sempre, meno tasse e me­no burocrazia. Oggi, pres­sati dalla crisi, chiedono anche sostegni e agevola­zioni da parte dello Stato. Dal 1994 in poi il grosso della classe media indi­pendente del Nord aveva trovato in Berlusconi il proprio campione e in Forza Italia il proprio par­tito di riferimento.

treno e passante, le promesse di beatrice ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ovvero Gianluca Galletti (Udc) e Enzo Raisi (Pdl), dice: «Come ci si fa a candidare per qualcosa che si vuole morto? E´ un gusto da necrofori». Galletti, dal canto suo, pur evitando polemiche replica così: «Draghetti resta una delle poche anche all´interno del suo partito a difendere la burocrazia della Provincia e i suoi costi». (ale.co.)

"Cambierò i musei con il marketing" ( da "Stampa, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Una mentalità diffusa nell'apparato: tutte le burocrazie sono tendenzialmente inerti. Ed è per questo che cerco di puntare sulla collaborazione dei giovani talenti. Ci riuscirò?». Porte aperte Da oggi al 26 aprile saranno oltre 2500 gli eventi previsti per la settimana della cultura in tutta italia.

Copiata una tesi su due ( da "Stampa, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: altri ci hanno seppelliti sotto cumuli di burocrazia, richieste di autorizzazione e problemi di privacy, lasciandoci intendere che era meglio sbrigarsela da sé». Insomma, sono andati a consultare quasi duemila tesi inserite nei database degli atenei. E hanno messo il cervellone al lavoro.

Tanti mini lotti, affidati alle solite tre imprese ( da "Stampa, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Frenata d'obbligo, persi nei meandri della burocrazia, approvazioni delle varie Sovrintendenze e finanziamenti che arrivano a goccia. Nel 2006, prima pietra con due mini lotti sotto i 500 mila euro (restauro architettonico e strutture per ascensore panoramico), con l'impresa Zoppoli & Pulcher.

"Egregio commissario resti lei a fare il sindaco" ( da "Stampa, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ventrice è la dimostrazione di come possa essere sconfitto il grigiore della burocrazia». E la candidatura? Ventrice: «Dovrei dimettermi da vice prefetto. A malincuore, devo dire di no ai cittadini». A giugno le liste saranno tre. Quella di Pier Giorgio Bertone, già sindaco di Cavour in passato: «Per Ventrice - spiega - avrei fatto un passo indietro.

quando la diga "balla" su una faglia un impianto su tre è a rischio sisma - antonio cianciullo ( da "Repubblica, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: «Non è detto - sostiene - che uno sbarramento alto 14 metri sia sempre meno pericoloso di uno alto 15. Occorre distinguere caso per caso. Il punto debole del sistema è proprio questo: eccesso di burocrazia, precarietà delle strutture di vigilanza, rallentamento della macchina dei controlli».

cantelli forti: basta con le oligarchie in ateneo ( da "Repubblica, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: da oppositore di Calzolari sin dalla corsa al rettorato nel 2000, attacca «un´amministrazione centrale faraonica, la burocrazia, i troppi dirigenti» e la gestione del bilancio. «Da troppi anni viene detto che non ci sono risorse. Ma l´Ateneo non ha avuto cali nella contribuzione ministeriale, ha perso fondi dagli introiti esterni e delle tasse studentesche».

Copiata una tesi su due ( da "Stampaweb, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: altri ci hanno seppelliti sotto cumuli di burocrazia, richieste di autorizzazione e problemi di privacy, lasciandoci intendere che era meglio sbrigarsela da sé». Insomma, sono andati a consultare quasi duemila tesi inserite nei database degli atenei. E hanno messo il cervellone al lavoro.

Dobbiamo recuperare il tempo perso ( da "Denaro, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Troppa burocrazia? Non è solo questione di carte ma di come queste carte sono redatte, in quali tempi e con quali procedure. Parliamo dei bilanci, la Campania è sottoposta a un duro piano di rientro dal deficit... Sì, proprio per questo vanno immediatamente uniformate le procedure di archiviazione e fatturazione.

La strada che conduce allo sviluppo? Si chiama piccola impresa ( da "Denaro, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: eliminare la burocrazia, rendere più rapidi e certi i pagamenti, eliminare gli sprechi e far funzionare la cosiddetta "macchina amministrativa".Nel mentre si fa questo, ecco che, naturalmente, riappariranno le vere imprese, quelle piccole, quelle che nonostante tutto continuano a produrre e magari ad assumere.

Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute ( da "Giornale.it, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,

a piedi sui sentieri ribelli un altro modo di ricordare - paolo rumiz ( da "Repubblica, La" del 19-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: la burocrazia che massacra di divieti l´economia di quota: pastorizia, malghe, rifugi. Ed è quanto accade, finalmente. C´è, in silenzio, una svolta nella memoria nazionale sul più bistrattato dei temi, la guerra di Resistenza. Dopo tanta retorica e tante polemiche, si torna ai luoghi, perché i luoghi - almeno quelli - sono indiscutibili.

Michele Vietti ( da "Stampa, La" del 19-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: deleghe e burocrazie che non fanno bene all'efficienza. Un sistema pachidermico e fragile. Le tristi vicende dell'affaire Soria ne sono un drammatico esempio. Io auspico di introdurre un modello imprenditoriale anche nella cultura, concentrando anziché moltiplicare i soggetti decisionali, la selezione delle proposte che vengono dal territorio,

Università, l'Italia importa cervelli ( da "Corriere della Sera" del 19-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Più della lingua a frenare la corsa è la burocrazia Università, l'Italia importa cervelli Gli studenti dall'estero crescono del 20%: sorpasso su quelli in fuga Dal 2004 al 2006, gli studenti di altre nazionalità sono passati da 40 mila a 48 mila, più venti per cento ROMA Tra il 2004 e il 2006 i corsi delle nostre università, spesso al centro di polemiche e di analisi impietose,

Università, l'Italia importa cervelli ( da "Corriere.it" del 19-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: nel Politecnico di Torino tra ricercatori e studenti di master per lo più colombiani e cinesi: il 60 per cento ha espresso un giudizio negativo sulla nostra burocrazia e il 32 per cento sulle normative in merito agli immigrati. «Una sorta di selezione al contrario conclude lo studio attraverso la quale riduciamo l'emigrazione togliendo la parte migliore». Giulio Benedetti stampa |

Tanta paura, nessun danno Centralino dei pompieri in tilt ( da "Stampa, La" del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: l'ultimo, è Bagnolo, che per la burocrazia è in provincia di Cuneo ma, di fatto, è un'appendice della Valpellice. E ora che la terra è tornata a tremare, vecchi timori si risvegliano. Paolo Covato, che guida la giunta di Pinerolo, non fatica ad ammetterlo: «Le nostre scuole, quasi tutte, sono sicure.

roma capitale diventa legge il 30 aprile ( da "Repubblica, La" del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: che questa semplificazione ci permetta di avere tempi certi e vincere il mostro della burocrazia». Peccato che non sia del tutto vero. Infatti, se la terza lettura prevista al Senato per fine mese trasformerà in legge il federalismo fiscale, per avere i promessi "poteri speciali" Roma dovrà aspettare l´emanazione degli appositi decreti legislativi che, secondo il 4° comma dell´art.

Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute. ( da "Giornale.it, Il" del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,

Corso Buenos Aires Niente spogliatoi E i vigili non arrivano ( da "Corriere della Sera" del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: per motivi di ordinaria burocrazia. A parole sono tutti d'accordo, ma poi gli uomini non arrivano mai. La questione dello spogliatoio ci è stata segnalata dal Consiglio di zona. I costi di quelli della Ponzio sarebbero irrisori, eppure non se ne fa nulla». Segue elenco dettagliato di tutti i mali del quartiere: c'è l'abusivismo commerciale di Buenos Aires,

Incentivi per la sicurezza, in lista 1,4 milioni di edifici ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: aumenti di cubatura del 20% per le villette e meno burocrazia per tutti. I crolli dell'Aquila,invece,hanno puntato i riflettori sul mancato rispetto delle norme antisismiche. Ma non solo.L'esperienza degli ultimi giorni ha ricordato a tutti che in molti casi sono stati ignorati anche i più elementari criteri di buona qualità costruttiva.

Il diario pubblico sui social network ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: tentativi di ottenere i documenti che si scontrano con una legge anacronistica e una burocrazia elefantiaca. Scuola Un altro tema del forum di discussione di G2 è la scuola, ambiente di vita per tanti figli di immigrati. Rovente il dibattito dei giovani di origine straniera sulla proposta delle "classe ponte" di soli alunni figli i immigrati;

Al via il censimento fiscale ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: delle Entrate sul nuovo adempimento di invio telematico Al via il «censimento» fiscale Critiche dalle associazioni: aumenta la burocrazia, non l'efficacia Elio Silva Il Fisco ha dato ufficialmente il via alla campagna di censimento della galassia associativa e di caccia alle false Onlus, come previsto dall'articolo 30 del decreto " anticrisi" 185/08, convertito dalla legge 2/09.

Odissea burocratica per dare uno psicologo ai nomadi ( da "Stampa, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Sono i lacci della burocrazia: il periodo di un anno - spiega l'assessore ai Servizi sociali Pierfranco Verrua - è quello minimo per acquisire le competenze necessarie ed entrare in sintonia con i nomadi. Questo è un lavoro delicato in un settore " di frontiera", e quando trovi una persona capace come quella che avevamo in forza noi,

( da "Corriere.it" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Così in poco tempo abbiamo bypassato la burocrazia centralizzata». «NON C'ERANO LE RISME DI CARTA» Nell'immensa area dei laboratori scientifici nel West Cambridge, intervallati da college e piste ciclabili, abbiamo appuntamento con Giuliana Fusco, 28 anni proveniente dalla facoltà di Chimica a Napoli che vorrebbe dedicarsi alla ricerca in Italia.

L'India che verrà Parola di Nilekani U n o ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: dalla riforma del lavoro a quella della burocrazia, dalla creazione di città a misura d'uomo allafine delle caste. Un Paese nuovo, dove la corsa dell'economia possa finalmente andare di pari passo con la modernità del vivere e la fine della povertà. Motori alternativi oltre la Muraglia C h e in Cina il parco auto sia in continua crescita è cosa nota.

Conti pubblici/2. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: i costi della tassazione non si traducono in servizi di qualità Burocrazia, più stipendi meno penne Luigi Lazzi Gazzini ROMA. L'aumento della spesa pubblica,ininterrotto dagli anni ' 60 e invano contrastato con misure di breve periodo, nonè un problema soltanto italiano. è fenomeno legato al ruolo crescente dello Stato nell'economia, allo sviluppo della protezione sociale e,

Il Piano casa Un garage trasformabile in abitazione ( da "Unita, L'" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: viene abrogata anche una proroga concessa con il decreto invcentivi, che consentiva l'uso di acciaio meno «pregiato». Altro che controllo territorio: l'ultima versione del piano casa prevede cambi di destinazioni d'uso automatici, sovrintendenti depotenziati, vincoli ambientali allentati. E sui controlli sismici solo tanta burocrazia.

CON GLI OCCHI A PECHINO ( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: La Cina è diventata quella che è perché ha messo la sua storica burocrazia al servizio di uno sviluppo capitalistico accelerato. Nel Settecento, il suo Pil era pari al 22,3 per cento di quello mondiale; oggi, la Cina è la quarta economia del mondo e un terzo della sua popolazione, di un miliardo e 300 milioni, è uscita dalla povertà.

Ronchi: l'Europa ha fallito È solo un gigante di argilla ( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: immobilità del vecchio continente («gigante di argilla tenuto insieme dalla burocrazia»), paralizzato dai suoi egoismi nazionali, dagli scaricabarile e dalla disomogeneità culturale si sono sommate ai giudizi, altrettanto critici, espressi dall'ex premier spagnolo, José Aznar, sulla politica economica europea, durante un incontro ieri a Madrid.

Colletta dei detenuti per i terremotati ( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Arrivando in ritardo solamente per la rigida e lenta burocrazia del carcere, i detenuti del Reparto G9 di Rebibbia spontaneamente hanno dato vita a una raccolta di denaro per i terremotati dell'Abruzzo». Lo ha comunicato ieri l'associazione di reinserimento «Il Gruppo Libero». La direzione di Rebibbia ha provveduto a versare il denaro, 1.

Il XVIII Municipio: il Comune ora darà in gestione la struttura ( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: che la burocrazia richiede, ndr), classificandolo come "intervento prioritario" e prevedendo una futura capienza di 660 posti". Come sottolinea la presidenza del Municipio: "La società che si proporrà per la gestione dovrà presentare piani di adeguamento della struttura che saranno esaminati da una conferenza di servizi appositamente istituita e cui parteciperà anche il Municipio"

Traffico, i commercianti bocciano l'Ecopass "allargato": troppi divieti ( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: i commercianti chiedono un accesso più facile al credito, meno burocrazia. L?Unione fa presente che le imprese stanno tenendo fermi i prezzi al consumo anche se negli ultimi 12 mesi l?inflazione è scesa dal 3,1 per cento del 2008 allo 0,7% del 2009. L?occupazione «tiene», (-0,5% su oltre 320mila lavoratori) ma un?

Allargare l'Ecopass? Arriva lo stop dei commercianti ( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: meno burocrazia. L'occupazione «tiene», ma negli ultimi 6 mesi il 66% ha avuto più difficoltà a pagare i fornitori, l'82% l'ha rilevata dai clienti. E contro la crisi, il sindaco ha chiesto all'assessore al Bilancio un'accelerata al pacchetto di azioni messo in bilancio per il 2009, per dare risposte subito alle famiglie.

Ecco tutte le operazioni di di Malta a Roma ( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: atteggiamento inerme di Bruxelles («gigante di argilla tenuto insieme dalla burocrazia») davanti alle immagini che giungevano dal Canale di Sicilia. In passato altri soccorsi hanno creato vere e proprie impasse diplomatiche, non soltanto tra Roma e La Valletta. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

Crisi, cresce del 20 per cento il numero delle case all'asta ( da "Stampa, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Spesso però anche le migliori intenzioni sono frentate dai tempi lunghi e dalle complicazioni della burocrazia. Dall'altra parte, invece, ci si trova sempre più spesso di fronte a società di recupero crediti molto efficienti e organizzate. Il debito inoltre, con il passare del tempo, si grava di interessi e altre voci in rosso: bollette, magari quelle "pazze", o spese inattese.

Manca l'agibilità di un capannone Lavoro della Cartiera Verde a rischio ( da "Stampa, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ma da una situazione prodotta dalla mala-burocrazia. «Manca l'agibilità di un capannone. Senza questi requisiti l'azienda si troverebbe priva di magazzino per i materiali: non è difficile immaginare le possibili ricadute sul processo produttivo e sull'occupazione. E' una situazione inaccettabile», fanno sapere da Savona le segreterie di Slc-Cgil,

amedeo non muore ma non ha più futuro - marcello benfante ( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: niente più della burocrazia può darci il senso dell´immutabilità. Un profondo solco ha diviso l´umanità in un gran numero di mortali a cui si contrappone una piccola minoranza di creature divine sottratte all´offesa del tempo (ma nella trappola sono caduti anche vecchi immarcescibili e disgraziati destinati a un immanente inferno di sofferenze)

Economia nera in crescita assistita ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ed è una forma di burocrazia che irrigidisce il mercato del lavoro». L'elevazione economica delle "comunità storicamente svantaggiate" del Sudafrica, il Black economic empowerment, il Bee, è il cuore, il pilastro della politica dell'Anc, la ragion d'essere della sua esistenza dopo la vittoria sull'apartheid.

Attenti ai protezionisti nascosti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: mercati e della cultura della concorrenza mette a rischio questa ambiziosa visione e ci lascia nuovamente ostaggio delle burocrazie locali. Dimostrando che inefficienza e protezionismo politico si sostengono reciprocamente. Ma ovviamente per farlo devono riuscire a ingannare continuamente i cittadini, i cui reali interessi devono essere obnubilati da una costante retorica nazionalista.

Washington, il Consensus non è morto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: riorientamento della spesa pubblica da difesa, burocrazia, sussidi improduttivi verso sanità, istruzione e infrastrutture; riforma fiscale per far pagare le tasse a tutti e pagare di meno; cambio competitivo; liberalizzazione dei commerci e finanziaria; privatizzazioni; apertura agli investimenti esteri.

Una Meta-Popolare per competere ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: hanno sempre condotto a elevata burocrazia, ad una scarsa efficacia gestionale e - in almeno un caso - ad un limitato controllo dei rischi. Anche sulla scorta dell'esempio francese di fusione tra le banche popolari e le casse di risparmio (con il parallelo intervento in aumento di capitale tramite "preference shares" e ibridi per circa 5 miliardi di euro dello Stato francese,

Alla politica chiedo più sprint ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: quanto incide la burocrazia su un'azienda? Nel nostro caso, nulla. Ma anche più in generale, ritengo che il vero problema stia nella volontà e nella capacità di assumersi le proprie responsabilità, di prendere delle decisioni. Cosa non facile nel quinquennio di una legislatura, specie se si devono definire progetti dall'ampio orizzonte e tenuto conto che il primo anno è d'

Ravenna chiede infrastrutture ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: e vivo con la speranza che i nostri sacrifici concorrano ad una revisione della burocrazia per fare in modo che gli enti pubblici facilitino le imprese». Ma la fiducia viene anche dal fatto che Ravenna, in ambito regionale, è una delle realtà che sta subendo meno contraccolpi, almeno stando ai sentori di Confindustria. «Il porto ne risente abbastanza–

Più garanzie per i centri storici ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: arriverà finalmente una scossa per conferire nuova vivacità a un comparto strategico per il territorio meridionale ma imbrigliato dalla burocrazia». Giuseppe Di Giovanna, 49 anni, presidente di Ance Palermo, saluta con favore l'avvento del Piano casa dell'esecutivo nazionale. Presidente Di Giovanna, il Piano casa del Governo Berlusconi dopo alterne vicende è in dirittura d'arrivo.

DISABILI il sindaco non risponde ( da "Unita, L'" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: doveri statutari della stessa ma il mancato ascolto della vostra amministrazione e la strumentale burocrazia che ne segue non permettono di spendere e organizzare i fondi raccolti. Inoltre la Fondazione non chiede all'ente pubblico un euro perchè nasce come salvadanaio del privato sociale per supportare la lunga lista d'attesa romana avente per oggetto la residenza degli handicappati.

Primo obiettivo: le gare della sanità ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: La Stazione unica è un fazzoletto d'alta burocrazia chiamata a vigilare sugli appalti. Settore che per anni, in Calabria, ha visto amministratori e funzionari conniventi, o vittime di grave intimidazioni. A proposito: il suo mandato dura tre anni e non è rinnovabile. Nel 2012 potrebbe davvero impegnarsi in politica come si mormora da anni?

Genova, moli verdi a rischio ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: eccessiva lentezza della burocrazia. Il campanello d'allarme, suonato sia dall'Autorità portuale genovese che dalla Regione Liguria, squilla proprio alla vigilia di un meeting sull'argomento che si tiene domani a Genova, presso palazzo San Giorgio. Il convegno si intitola, non a caso, «Un traguardo ambizioso: dare la luce alle navi».

Ora il rilancio delle opere pubbliche ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Speriamo serva ad accelerare la burocrazia che frena il settore. Non parlo solo della possibilità di operare con Dia al posto del permesso di costruire, ma anche delle lungaggini eccessive nei controlli dei terreni su cui si va ad edificare. L'introduzione delle norme antisismiche ingesserà il settore?

Donne da fiction Le candidate Pdl Il premier ha riunito molte soubrette alla scuola di politica verso le Europee. Volti noti al pubblico televisivo. Una di loro ritratta in passato ( da "Unita, L'" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia, c'erano anche Camilla Vittoria Ferranti e Eleonora Gaggioli. Entrambe attrici (la prima è apparsa nella decima serie di «Incantesimo», la seconda in «Elisa di Rivombrosa»). Presente infine Barbara Matera che, come si evince dal curriculum di Wikipedia, dopo essere stata ex aspirante miss Italia è stata per alcuni anni annunciatrice per Raiuno.

Napoli ora s'inventa la tassa sul morto ( da "Giornale.it, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Tra gli uffici della burocrazia si sono inventati l?edificante eufemismo del «contributo per giardinaggio, nettezza e decoro» negli undici cimiteri pubblici della città. Ma i napoletani, che sono molti intuitivi e sanno andare subito al nocciolo delle questioni, l?

Napoli s'inventa la tassa sul morto ( da "Giornale.it, Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Tra gli uffici della burocrazia si sono inventati l?edificante eufemismo del «contributo per giardinaggio, nettezza e decoro» negli undici cimiteri pubblici della città. Ma i napoletani, che sono molti intuitivi e sanno andare subito al nocciolo delle questioni, l?


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sospesi per quattro anni i dirigenti anti-inceneritori (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 10-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina III - Palermo Provvedimento contro Gioacchino Genchi e Alessandro Pellerito Sospesi per quattro anni i dirigenti anti-inceneritori Si erano opposti alla realizzazione degli impianti "Obiettivi non raggiunti" SOSPESI per quattro anni dagli incarichi dirigenziali. La giunta regionale «declassa» due suoi dirigenti, finiti al centro della disputa conclusa poi con lo stop da parte della Ue alla realizzazione dei termovalorizzatori in Sicilia. Uno dei due, Gioacchino Genchi, il dirigente all´assessorato Territorio e Ambiente entrato in rotta di collisione con l´allora dirigente regionale Pietro Tolomeo, si trova già "in punizione" dal 2007: lavora, confinato in una stanza, all´assessorato all´Ambiente, regolarmente pagato ma senza svolgere più l´incarico dirigenziale. Anomalia segnalata con un esposto alla Procura generale della Corte dei conti. Stessa sanzione per un altro dirigente dell´assessorato, Alessandro Pellerito, pure lui ai tempi sollevato dall´incarico e, su richiesta, trasferito ai Beni culturali. I due dirigenti, finiti al centro della querelle per aver negato le autorizzazioni alle emissioni in atmosfera di due dei quattro inceneritori, e per aver contestato alcune irregolarità amministrative, avevano presentato nel 2007 un ricorso contro il presidente della Regione Salvatore Cuffaro. Atto che è stato accolto prima dall´ufficio legislativo e legale della Regione e poi, il 21 aprile del 2008, dal Cga. Il parere del consiglio di giustizia amministrativa è stato reso noto solo da poco, il 13 marzo. Subito dopo la giunta ha adottato la delibera che sospende i due chimici dagli incarichi dirigenziali, ma non dallo stipendio. Il tutto sembrerebbe giustificato dalla valutazione negativa dell´operato svolto dai due dirigenti, che nel 2006 non avrebbero raggiunto gli obiettivi prefissati. «Oggi sarei dovuto tornare al mio posto - dichiara Ino Genchi, che ancora non ha ricevuto una comunicazione formale - Le valutazioni non positive sul mio operato sembrerebbero basate tuttavia su documenti intrinsecamente falsi». Tanti i fatti contestati a Genchi, dirigente responsabile del servizio 3 tutela dall´inquinamento atmosferico, già dai tempi della lite con la distilleria Bertolino e con la Italcementi di Isola delle Femmine. Tra gli ultimi l´accusa di non aver predisposto lo schema sulle autorizzazioni alle emissioni in atmosfera per gli impianti delle Province. Ma a quanto pare la Regione già nel 1995, con un decreto legge del 3 ottobre aveva predisposto un piano per le emissioni. Genchi, che attende di ricevere una nota ufficiale con le motivazioni, è pronto a difendersi pubblicamente con tutti i documenti del caso. Con lui si schierano il segretario della Cgil Italo Tripi e il segretario della Fp Cgil Michele Palazzotto, che chiedono la revoca del provvedimento. «Crediamo che questo atto - scrivono - si configuri come la chiusura del cerchio attorno a un dirigente regionale che si è battuto per l´affermazione della legalità all´interno dell´amministrazione regionale, applicando le leggi in difesa dell´ambiente e del territorio». Secondo la Cgil la sanzione lascia trasparire «il persistente atteggiamento persecutorio dei vertici della burocrazia». a. r.

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Non tagliate la pensione al sopravvissuto di Linate (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 10-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: PRIMA PAGINA data: 10/04/2009 - pag: 1 Dalla parte del cittadino La battaglia contro la burocrazia di Pasquale Padovano Non tagliate la pensione al sopravvissuto di Linate di GIANGIACOMO SCHIAVI La burocrazia s'è messa contro l'unico sopravvissuto della strage di Linate, Pasquale Padovano. È strano e triste che un uomo che merita il Nobel del coraggio in questo Paese debba ingaggiare una battaglia contro le norme che impediscono la corresponsione dei contributi per la pensione che potrà riscuotere nel 2013. Un'abiezione burocratica, come dice il sindacalista della Cisl, Paolo Zani, mette il signor Padovano nelle condizioni di non poter ottenere dal-- l'Inps i contributi figurativi. A PAGINA 9

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NON DECURTATE LA PENSIONE AL SOPRAVVISSUTO DI LINATE (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 10-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 10/04/2009 - pag: 9 Il caso di Giangiacomo Schiavi NON DECURTATE LA PENSIONE AL SOPRAVVISSUTO DI LINATE Caro Schiavi, visto che si è occupato delle ottusità della burocrazia le segnalo un caso che riguarda l'unico sopravvissuto della strage di Linate, Pasquale Padovano. Pochi sanno che l'Inps, per ragioni di carattere normativo, non è in grado di corrispondergli i contributi per la pensione: in sostanza, quest'uomo, simbolo della voglia di lottare e di vivere, ci sta rimettendo dei soldi. Alla faccia delle tante pensioni d'oro e delle superliquidazioni... Diamogli una mano: non è giusto che un uomo che porta la croce di quei 118 morti debba trovarsi a combattere una battaglia con la burocrazia. Marco Cormio Caro Cormio, faccio una certa fatica a pensare che per Pasquale Padovano la strage di Linate non sia mai finita, nemmeno dopo otto anni e 52 interventi: è davvero strano che un uomo che merita il Nobel del coraggio in questo Paese debba ingaggiare una battaglia contro le norme che impediscono la corresponsione dei contributi per la pensione che potrà riscuotere nel 2013. Un'abiezione burocratica, come dice il sindacalista della Cisl, Paolo Zani, mette il signor Padovano nelle condizioni di non poter ottenere dall'Inps i contributi figurativi, che sono previsti dalla legge fino ai 22 mesi di malattia. Lui i 22 mesi li ha superati da sei anni: in questo periodo ha percepito uno stipendio dalla Sea ma su questo non è stato versato nessun contributo. Morale: considerandosi un lavoratore attivo a tutti gli effetti, Padovano vorrebbe ottenere il trattamento pensionistico all'età stabilita: ma quando avrà 65 anni si troverà una pensione decurtata, per tutti gli anni di contributi non versati. È una beffa. Ma l'intrico normativo è risolvibile: anche l'Inps ne riconosce l'assurdità. Va solo modificata la normativa, il famigerato comma che non consente alle vittime di infortuni di continuare a percepire i contributi figurativi. Questo però non avviene. C'è un emendamento alla legge, presentato da Marilena Adamo, ma il Parlamento non si muove. Il problema di Padovano è che non accetta di essere considerato un rottame, la sua battaglia è per il diritto a restare attivo, abile al lavoro. La mattina di quel terribile 8 ottobre 2001 aveva 48 anni. A Niguarda gli avevano dato 24 ore di vita: i medici hanno fatto un miracolo e lui ce l'ha messa tutta per sopravvivere alle ustioni devastanti, al rogo dell'hangar sul quale si è schiantato l'aereo in fase di atterraggio. Oggi ci ricorda 118 morti che pesano, e molto, nella storia della nostra città. È diventato l'immagine del dolore, ma anche il simbolo della voglia di vivere, che per lui è rappresentata dalla moglie, dalla figlia e dalla possibilità di poter riprendere il lavoro. Non facciamo vincere un'ottusa burocrazia. gschiavi@rcs.it

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Irpinia, modello da evitare (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 86 del 2009-04-10 pagina 8 Irpinia, 1980/Mafia e debiti non saldati: così si apre il buco nero E lo Stato sborserà ancora di Antonio Signorini Il modello da evitare. In trent’anni spesi 32,3 miliardi di euro: un quarto di tutti i fondi stanziati per le catastrofi. E i conti pubblici continuano a soffrirne RomaUn esempio da non seguire. Magari non l’unico caso di cattiva gestione, ma quello dell’Irpinia e della Basilicata è comunemente accettato come il benchmark negativo delle ricostruzioni post sisma. Una pietra filosofale alla rovescia, capace di tramutare la generosa risposta ad un’emergenza umanitaria in un affare per la malavita, un comportamento virtuoso nel focolaio di un’infezione: dai tagli alle spese, all’esplosione delle stesse. Quando dopo Pasqua il governo scriverà il decreto Abruzzo avrà ben presente una recente relazione della Corte dei conti che denuncia le difficoltà che il terremoto del 1980 riesce a provocare ancora oggi. Finanziarie innanzitutto, se è vero che su circa 140 miliardi spesi negli ultimi 40 anni per ricostruire le zone distrutte dalle calamità naturali, quello irpino ne ha assorbiti fino ad oggi 32,3. Un conto destinato a crescere. Dal 1980 ad oggi quasi tutte le leggi finanziarie hanno un richiamo al terremoto che ha segnato generazioni di italiani. Si parte dai 3,7 miliardi di euro dell’81 al picco di dieci miliardi nel 1988 ai più recenti 157 milioni stanziati nel 2007 e che continueremo a pagare fino al 2010 e oltre. Il tutto per finanziare misure per le infrastrutture, per l’occupazione e lo sviluppo economico dell’area colpita dal sisma; tutte di efficacia nulla. Già nel 1990 la commissione parlamentare d’inchiesta sul terremoto arrivò alla conclusione che il corrispettivo in lire di 29 miliardi di euro era finito in fumo. La ricostruzione non c’era - e non c’è stata - se non nelle tabelle delle leggi di bilancio che, puntualmente, ogni anno stanziano milioni per un’emergenza diventata cronica. Ma quello che colpisce di più, a quasi trent’anni di distanza, sono i meccanismi che continuano a gonfiare la spesa per un terremoto che un paio di generazioni di elettori non hanno visto. Archiviati - si spera - comportamenti malavitosi, ad essere fuori controllo oggi sono le spese per il contenzioso. Lo Stato, in sostanza, non onora impegni presi e il tutto si traduce in un ulteriore aggravio per le casse pubbliche, a beneficio di imprese che fanno causa e degli avvocati. La «perdurante riduzione degli stanziamenti sui capitoli del bilancio statale, conseguente alle generalizzate politiche di contenimento della spesa», osservano i magistrati contabili, provoca un ritardo nei «pagamenti delle somme dovute per spese di giustizia con il rischio di fare lievitare i relativi oneri per le richieste di interessi di mora da parte dei creditori». Effetti di una gestione che, nella migliore delle ipotesi, è stata opaca, si fanno quindi sentire ancora oggi. Pesano sulle casse dello Stato e sottraggono risorse alle altre emergenze. Non è un caso che una delle prime preoccupazioni al Consiglio dei ministri di ieri sia stata quella di definire meccanismi trasparenti e puliti per il finanziamento e la realizzazione della ricostruzione, individuata dal governo nella parcellizzazione degli interventi e nel monitoraggio continuo da parte del ministero dell’Economia. Anche l’intenzione di suddividere i lavori in 100 lotti e di affidarli alle province serve a evitare due tipi di gestione dell’emergenza che si sono rivelati entrambi fallimentari; quello centralista - tutto passa per Roma - e quello che fa passare i soldi solo per i poteri locali. Con l’imperativo di fare presto. La casistica delle ricostruzioni infinite, infatti, non conta solo il sisma campano. Il Belice ancora fa capolino nella contabilità nazionale, a quaranta anni dal sisma. Il totale dei soldi pubblici stanziati per la ricostruzione fa meno impressione rispetto a quello dell’Irpinia. Appena sei miliardi di euro. Colpisce semmai il calcolo fatto un paio di anni fa dal quotidiano economico Il Sole24 Ore su quanto tempo servirà a completare la ricostruzione: 116 anni. In questi 40 anni, la ricostruzione è arrivata al 70 per cento. Il resto si è perso per strada per colpa della burocrazia e della cattiva amministrazione. Un altro esempio da non seguire. E da utilizzare semmai come caso di studio per evitare di ricadere nei soliti errori. A meno che non si pensi di arrivare al 2049 con un quarto delle case dell’Aquila ancora da ricostruire. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 10-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 27 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 45 ) » (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 55 ) » (8 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (8 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie Commenti ( 124 ) » (17 votes, average: 4.59 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (16 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Ennesimo caso mediatico sul Papa. Speriamo sia abortito. Cari amici, qualcuno già ieri e poi soprattutto oggi ha letto il passaggio del discorso del Papa ai politici angolani dedicato all'aborto come come uno schierarsi dello stesso Benedetto XVI dalla parte del vescovo di Recife sul caso della bambina violentata e rimasta incinta di due gemelli. Lettura indebita perché, come ha spiegato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, «Non ha parlato assolutamente di aborto terapeutico, non ha detto che deve essere rifiutato sempre: il Papa è contro il concetto di salute riproduttiva che rintroduce largamente l'aborto come mezzo di controllo delle nascite». Scritto in Varie Commenti ( 58 ) » (10 votes, average: 4.6 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Mar 09 Luanda, calore umano e resistenza fisica di Benedetto Cari amici, alle 12.37 siamo atterrati all'aeroporto di Luanda, in Angola. La vista dall'aereo è impressionante: una distesa a perdita d'occhio di case e casupole per lo più diroccate, che lambivano quasi i bordi della pista dove il Boeing 777-200 dell'Alitalia ha toccato terra. Se in Camerun faceva caldo, qui fa caldissimo. Un clima torrido, l'asfalto quasi liquefatto. Sono bastati pochi minuti di attesa davanti al padiglione dell'aeroporto per stenderci tutti. Avevamo sinceramente paura per il Papa, che ha dovuto ascoltare gli inni e stringere le mani dei notabili per molti minuti. Poi, sotto uno striminzito palchetto, Ratzinger ha ascoltato stando in piedi il discorso del presidente Dos Santos. Infine ha preso la parola, e ha pronunciato il suo discorso, peraltro non breve, al quale ha aggiunto un paragrafo dedicato alle vittime delle inondazioni che nei giorni scorsi hanno sconvolto alcune zone dell'Angola. Nonostante la giornata veramente faticosa di ieri a Yaoundé, e il caldo che avrebbe steso chiunque, Benedetto XVI ha portato a termine il suo saluto in portoghese, prima di "imbarcarsi" sulla papamobile. Anche qui, come in camerun, accoglienza festosissima, con la gente accalcata sulle strade per salutare il passaggio del corteo papale. Scritto in Varie Commenti ( 17 ) » (10 votes, average: 4.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Mar 09 Chi fa la lezione al Papa sull'Africa Oggi divampa la polemica per le parole di Benedetto XVI sui preservativi. Si stracciano le vesti ministri francesi, tedeschi e belgi; interviene l'Unione europea. Dal sito del settimanale "Vita", vi propongo questa riflessione di Riccardo Bonacina: «A salire in cattedra, oggi, sono stati gli stessi responsabili di aver fatto carta straccia di tutti gli impegni internazionali da qualche decennio in qua. A parlare sono gli stessi rappresentanti di quei Governi che non arrossiscono neppure per aver fallito e tradito l'obiettivo fissato alla conferenza di Barcellona del 2002 di destinare agli aiuti internazionali lo 0,33 per cento del PIL entro il 2006. Di aver tradito e fallito un ulteriore impegno, quello preso nel 2004 sugli Obiettivi del Millennio, quando firmarono e controfirmarono con inchiostro invisibile l'impegno di innalzare la quota per la cooperazione allo sviluppo sino allo 0,7% del Pil entro il 2015. E ancora la promessa del G8 2005 che disse di voler raddoppiare l'aiuto all'Africa.Come stiano le cose l'ha spiegato poche settimane fa l'Ocse."I Paesi donatori avevano promesso di aumentare i loro finanziamenti di circa 50 miliardi di dollari l'anno entro il 2015, a partire dai livelli del 2004 - si legge nel Development Co-operation Report pubblicato in questi giorni - ma le proiezioni dell'OCSE rispetto alla destinazione di questi fondi registrano una caduta complessiva di circa 30 miliardi ciascun anno. I numeri sono abbastanza eloquenti: tra 2006 e 2007 i Paesi di area Ocse hanno diminuito il loro impegno dell'8,5% a livello internazionale, con punte del 29,6% per il Regno unito, del 29,8% del Giappone, del 16,4% della Francia e dell'11,2% del Belgio. Anche l'Italia perde terreno: meno 2,6% nel 2007". Scritto in Varie Commenti ( 243 ) » (13 votes, average: 4.54 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (339) Ultime discussioni stefano: Sono d'accordo anch'io con la chiosa di Tornielli. Dirò di più: a mio avviso la bellezza di... Abner: Non condivido, Tornielli, il suo giudizio, se non nella velenosa coda. Il libro di Langone è riassumibile... Americo: La tensione scaturisce dall'equivoca situazione del papa come capo di stato e come capo di una... Luisa: Grazie Andrea, per il la sua precisazione. Devo dire che sono totalmente allergica alle chitarre, bonghi e... Ester: I provvedimenti di Obama sull'aborto faranno molte più vittime innocenti della guerra preventiva... 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Per la messa in sicurezza i soldi ci sono ma non arrivano (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 10-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

PREOCCUPAZIONE A GAVAZZANA Per la messa in sicurezza i soldi ci sono ma non arrivano Gavazzana attende ancora i fondi dello Stato per il consolidamento di una frana che minaccia una parte del centro storico. Il piccolo Comune fa parte di un elenco di 8 Comuni italiani che a novembre hanno ottenuto dalla Presidenza del Consiglio 3,5 milioni di euro per la messa in sicurezza dei centri abitati, ricavati dai proventi dell'8 per mille. Fra questi anche Fossa, paese in provincia dell'Aquila, colpito dal terremoto. Il problema, sollevato dal Condacons, è che questi fondi, pur stanziati sulla carta, non sono ancora arrivati materialmente ai Comuni. Il Codacons polemizza con il governo («Avrebbe dovuto trovare l'immediata copertura, come ha fatto per le banche in crisi»), mentre il sindaco di Gavazzana, Claudio Sasso, si lamenta della burocrazia: «Sopra la frana ci sono edifici pericolanti, tra cui una parte del vecchio collegio Don Orione, tutti da abbattere. A marzo ci hanno comunicato da Roma che i soldi, 300 mila euro, ci sono ma non li abbiamo ancora visti. Dobbiamo redigere ancora i progetti definitivo ed esecutivo. Nel frattempo abbiamo ottenuto altri 250 mila euro dalla Regione Piemonte. Tutto è ormai rinviato al dopo elezioni».

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Statale 28, i cantieri attesi da quindici anni (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 10-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Armo-Cantarana il caso L'Anas non inizia a lavorare: i timori degli amministratori Si riparla del progetto per il traforo di valico Statale 28, i cantieri attesi da quindici anni PAOLA SCOLA ORMEA L'Anas ha pubblicato l'avviso d'invito agli studi di progettazione che intendano richiedere la documentazione d'accesso alle prequalifiche per l'appalto del progetto Armo-Cantarana-raccordo statale 28. Anche il denaro, stanziato (4,7 milioni di euro) e poi «dirottato» dalla Liguria per interventi sul lungomare Canepa a Genova, è stato nuovamente destinato all'opera di valico tra Ormea e Imperia. Opera del quale esiste un «pre-foro» ormai ventennale e nascosto dalla boscaglia.Il mio timore è che l'Anas stia tirando i tempi per le lunghe, per evitare di impegnare subito i soldi. Che, peraltro, sul loro bilancio teorico sono già impegnati nel nostro appalto, quindi per noi sono sicuri». Una preoccupazione legittima, quella di Giorgio Ferraris, consigliere regionale e presidente della Comunità montana Alta val Tanaro, visto che sono passati già due anni da quando le conferenze dei servizi e le Amministrazioni della vallata hanno dato il «via libera» agli interventi di miglioramento della statale 28 del Colle di Nava. Ma da allora non si è mosso nulla: né sul fronte della burocrazia, né tantomeno su quello dei cantieri. Eppure i fondi - ha garantito l'Anas - ci sono: 25 milioni di euro per tre opere lungo il tracciato da Ceva a Ormea. Ma l'esperienza ha insegnato ai sindaci dell'Alta valle Tanaro che «non fidarsi è meglio». Come dar loro torto, considerando che il miglioramento della strada statale per Imperia è stato promesso fin dai tempi dell'alluvione '94: dopo gli interventi di ripristino urgente, rimozione frane e messa in sicurezza, sarebbe stato il momento dell'ammodernamento. E, invece, di anni ne sono passati più di dieci, accompagnati da promesse sempre rinviate, battaglie degli amministratori e piccoli «rattoppi» ottenuti a suon di proteste. Mentre, sul versante ligure della stessa strada, in pochi anni hanno preso forma varianti, rettifiche, rimodellamenti della carreggiata e le ruspe hanno lavorato da Pieve di Teco a Chiusavecchia. Tre i cantieri che l'Anas fa «sospirare» in terra cuneese. L'eliminazione del dosso di Mombrignone, tra Ceva e Nucetto, con la costruzione di una galleria nel tratto dove il versante della collina è sempre in movimento. La modifica del pericoloso sovrappasso alle Cave di Bagnasco, con il disegno di una sola curva e l'inserimento diretto nel rettilineo di Pievetta. La rettifica delle curve a rischio da Barchi alla Stazione di Nasagò, da Garessio verso Ormea. L'Anas ha intenzione di aggiudicare i lavori con un appalto unico, che consentirebbe di utilizzare il materiale estratto dal nuovo tunnel dei Rocchini per realizzare il terrapieno tra Bagnasco e Pievetta di Priola. Non è chiaro, però, se quest'aspetto burocratico abbia contribuito a rallentare l'iter e i tempi del bando. Difficile. «A parte il ritardo per le perplessità di un Comune sul tracciato, ormai risolte - conclude Giorgio Ferraris -, tutta la parte legata alle conferenze dei servizi e alla burocrazia per le autorizzazioni si è conclusa da più di due anni. Non ci sono, a questo punto, reali motivi per temporeggiare ancora». La questione dei finanziamenti non dovrebbe porsi neppure, ma la storia passata non lascia gli amministratori poi così tranquilli. Per sollecitare l'Anas a evitare ulteriori ritardi, l'assessore regionale ai Trasporti, Daniele Borioli, sta organizzando un incontro con i vertici piemontesi dell'Ente strade, nel corso del quale dovrebbe essere trattata anche la questione della variante di Demonte.

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l'industria dei rifiuti che in italia non c'è (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 11-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 20 - Economia L´industria dei rifiuti che in italia non c´è Lo smaltimento dovrebbe essere un´attività avanzata Così è all´estero dove operano gruppi quotati Nel 2008 abbiamo prodotto 35 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (600 kg per abitante), con un costo di 8 miliardi; la crescita è stabile al 2,5% da dieci anni; e le direttive europee a tutela dell´ambiente, sempre più stringenti, giustificano forti investimenti nel settore. Lo smaltimento dei rifiuti dovrebbe quindi essere un´industria in forte espansione, redditizia e tecnologicamente avanza. Così è all´estero dove operano grandi gruppi quotati. Da noi, prevalgono centinaia di piccole aziende municipali, più un universo di piccoli imprenditori privati. E tutti gli annessi e connessi del tipico "problema irrisolvibile" italiano (abusi, corruzione, campanilismi, burocrazia paralizzante), incluso il record di sanzioni per direttive europee violate. Come la gran parte degli italiani, so poco del settore. Ma non ci vuole molto per capire perché il problema sia diventato "irrisolvibile". Nello smaltimento dei rifiuti la discarica è la soluzione peggiore: la più costosa e la più dannosa per l´ambiente. La soluzione migliore è la raccolta differenziata, con riciclo dei materiali. A seguire, il compostaggio di rifiuti organici e il biogas; la smistamento dei rifiuti per la creazione di combustibile derivato per la produzione di elettricità e per i forni industriali; l´incenerimento dei rifiuti indifferenziati. Eppure in Italia facciamo massimo ricorso alle discariche (50% in media), e minimo alla raccolta differenziata (24% in media). Compostaggio e i termovalorizzatori sono molto al di sotto della media europea (rispettivamente, solo il 9% e il 10% dei rifiuti). Per cambiare le cose, la struttura di costi e ricavi dovrebbe essere stabilita a livello nazionale per penalizzare le discariche e incentivare altre forme di smaltimento, assicurando un remunerazione adeguata ai capitali che devono essere investiti. Da noi invece il sistema è schizofrenico: alcuni comuni ricorrono a una tassa, altri a una tariffa. La logica è coprire i costi storici, non promuovere investimenti e penalizzare le inefficienze. Così, nonostante le differenze, il costo dei rifiuti è pressoché identico al nord e al sud (circa 115 euro per abitante). Anche a Bolzano, dove tutte le informazioni sono on-line, una tonnellata di rifiuti in discarica o al termovalorizzatore a un privato costa lo stesso: 135 euro. Gli investimenti nel settore sono ad alta intensità di capitale. Per attirare durevolmente gli investimenti (non il solito sfruttamento di finanziamenti pubblici garantiti) oltre a un sistema tariffario unico, efficiente e incentivante, servono regole certe, uniformi, e facilmente verificabili. Tecnicamente, è semplice farlo; e in parte è così. Ma le regole devono essere fatte rispettare in modo uniforme, altrimenti c´è la certezza dell´abuso: smaltisco dove è più facile farlo, o dove le tariffe sono meno penalizzanti. Si dovrebbe passare a un regime autorizzativo snello, ma con sanzioni certe e severe. L´opposto del sistema attuale. Per imporre regole e standard potrebbe essere utile un´agenzia autonoma nazionale, con poteri ispettivi e sanzionatori (una specie di Consob o Antitrust del rifiuto), e che faccia riferimento a un´unica sede di Tribunale per uniformare i giudizi. Resta il problema della galassia di aziendine comunali, difese da consolidati interessi locali, al nord come al sud, troppo frammentata per raggiungere le economie di scala necessarie. Le aggregazioni spontanee sono utopia. Ci vorrebbe una legge che imponesse, o incentivasse, privatizzazioni e fusioni, oltre a definire il nuovo quadro di regole e tariffe. Conosco l´obiezione: così si finisce col cedere ai soliti capitalisti nostrani un altro grasso flusso di tariffe, oppure tutto finisce in mano dei soliti colossi esteri. Vero, ma per risolvere il problema dei rifiuti non possiamo aspettare che si risolvano quelli del capitalismo italiano.

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murazzi in rivolta affitti alle stelle e troppa burocrazia - il servizio a pagina vi (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 11-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina I - Torino Nel mirino l´assessore Alatamura Murazzi in rivolta affitti alle stelle e troppa burocrazia IL SERVIZIO A PAGINA VI

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sala rossa, la rivincita di castronovo - gino li veli (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 11-04-2009)

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Pagina V - Torino Sala Rossa, la rivincita di Castronovo Il Tar gli dà ragione, torna presidente: sfiducia immotivata Lui ha già ripreso le sue funzioni: "Ho guardato la posta e mi sto preparando alla prossima riunione dei capigruppo" GINO LI VELI Giuseppe Castronovo può tornare a fare il presidente del Consiglio comunale. è l´effetto della decisione del Tribunale amministrativo regionale che ha accolto il ricorso dell´esponente di Rifondazione che chiedeva la sospensione della delibera che il 16 febbraio scorso lo aveva esautorato da numero uno della Sala Rossa. Il tutto era legato alle polemiche scatenate dal suo incontro con alcuni manifestanti a favore della Palestina, che poco prima avevano bruciato una bandiera di Israele. Sul merito del provvedimento, i magistrati del Tar (Bianchi, Graziano, Goso) si pronunceranno nelle prossime settimane. Intanto l´ex bancario già ieri è tornato a svolgere il suo vecchio ruolo: «Ho già guardato la posta, mi preparo alla prossima riunione dei capigruppo» dice, a poche ore dalla "vittoria". Che appare netta, a leggere le motivazioni della sospensione. «L´aver ricevuto i manifestanti � argomentano i giudici - è episodio che non lo fa venire meno ai suoi doveri istituzionali e all´attitudine ad assicurare il regolare corretto svolgimento della dinamica politico-amministrativa del Comune». Uno smacco per chi (consiglieri , burocrazia e uffici legali di Palazzo civico ) aveva messo a punto il provvedimento di revoca. Senza dimenticare che anche il partito di Castronovo, a cominciare dal segretario Paolo Ferrero, lo aveva invitato a dimettersi, tanto che più d´uno aveva paragonato la sua vicenda a quella dell´ex presidente della commissione di vigilanza, Riccardo Villari, insensibile a qualsiasi appello a mettersi da parte. Castronovo si inalbera un po´ quando viene riproposta la similitudine: «Inviterei a leggersi le motivazioni del Tar chi continua a fare questi paragoni» taglia corto. E se gli si chiede se non c´è qualche disagio a riprendere quel posto, come se nulla fosse successo in questi mesi di veleni, sottolinea: «La considero come una parentesi che si chiude. Se invece si vuole mettere in discussione il patto che ha portato il mio partito a votare anche il bilancio, sono pronto a discutere. Credo che nel Pd ci debba essere una seria riflessione». Ma il capogruppo Andrea Giorgis al momento si limita inizialmente ad un laconico «no comment», aggiungendo poi: «Aspettiamo ancora qualche giorno, poi valuteremo quello che è opportuno». C´è da parte dei responsabili dell´ufficio legale, l´intenzione di presentare ricorso al Consiglio comunale. Lo sollecita Agostino Ghiglia, An, che parla di «sentenza choc che salva Castronovo, presidente di �lotta´ quando incontra i manifestanti e di �governo" quando c´è da ricorrere al Tar per conservare la lauta indennità». Lui, il presidente �riabilitato´ fa finta di niente. Ma è consapevole che il ritorno al comando della Sala Rossa non sarà indolore: «Dovrò mostrare ancora maggiore più attenzione ad ogni gesto, per non prestare il fianco a nessuna osservazione. Ma credo di aver dimostrato in questi anni la massima obiettività nello svolgimento delle mie funzioni». E pensa già a ciò che dirà all´inizio della seduta post-pasquale: «Darò comunicazione della novità. E se qualcuno chiederà il dibattitto sono pronto». Nessun sassolino da togliersi delle scarpe? «Andiamo verso l´estate, i sassolini si eliminano con facilità».

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murazzi, la rivolta della movida - sara strippoli (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 11-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina VI - Torino Murazzi, la rivolta della movida I gestori dei locali contro l´assessore Altamura su affitti e burocrazia Giovedì un incontro a Palazzo di Città "Abbandonati anche sui rimborsi per l´alluvione" SARA STRIPPOLI «Immobilismo, assenza totale di coordinamento. In altre parole un disastro». Roberto Marucci, titolare di uno dei locali più popolari delle Arcata dei Murazzi, è esasperato. Giovedì prossimo i proprietari dei locali si incontreranno per una riunione e il clima nei confronti di Palazzo Civico e dell´assessore al commercio Alessandro Altamura è incandescente. In uno dei luoghi più frequentati e anche più apprezzati dai turisti più giovani in visita a Torino, c´è aria di rivolta. Troppe le questioni aperte e mai risolte: eccessive e complicate le pastoie burocratiche (rilascio della Dia, denuncia di inizio attività e altre) che non consentono ancora a tre nuovi gestori di partire con l´attività dopo aver investito migliaia di euro per gli interventi di ristrutturazione, spiegano i titolari dei locali delle Arcate, 9 concessionari pubblici e 6 privati. C´è stata la protesta con l´Amiat per il limo non pulito dopo le piogge (soltanto giovedì, dopo la pulizia "fai da te" l´ Amiat è intervenuta) e le lamentele per le infiltrazioni d´acqua che si sono moltiplicate dopo i lavori del cantiere di Lungo Po Cadorna. Scontento anche per la mancata richiesta da parte dell´amministrazione comunale di inserire Torino fra i Comuni che chiedono il risarcimento danni per l´alluvione: «ma i danni noi li abbiamo avuti. Può anche darsi che quei soldi non arriveranno mai, ma neppure presentare la domanda sembra davvero assurdo», incalzano i gestori dei Murazzi. Non ha ancora trovato una soluzione neppure il problema degli affiti, una querelle che va avanti da mesi senza che si arrivi ad un chiarimento soddisfacente che metta la parola fine ad una situazione in cui parte dei gestori risultano morosi. Roberto Marucci dà la sua versione dei fatti, sapendo che proprio sulla morosità di alcuni, l´opposizione in Comune sta facendo la sua battaglia sostenendo che non si può far nascere un Consorzio dei Murazzi quando c´è qualcuno che non paga. «Il costo degli affitti è stato decluplicato, 12 euro a metro quadro - racconta - Quando abbiamo incontrato Vaciago dicendogli che per molti quella spesa sarebbe stata insostenibile ci aveva promesso verbalmente una sospensione». Considerati gli sviluppi della situazione, dice ancora il proprietario di The Beach «non si capisce cosa intendesse dire». A settembre dello scorso anno è arrivata la richiesta di pagare entro dicembre tre rate di affitti arretrati. Qualcuno, è vero, non sta versando le quote, ma sono in pochi e comunque tutti sono disposti a farlo nel momento in cui ci fosse un chiarimento definitivo. «Abbiamo chiesto un incontro a Vaciago, scritto lettere su lettere, tentato di contattare l´assessore Altamura, il quale al cellulare non risponde mai. Davvero difficile pensare che si possa trovare una soluzione quando ogni assessorato procede con tempi e modi autonomi e non c´è alcuna azione di coordinamento». L´esasperazione di questi giorni è il risultato di una lunga attesa, si lamentano i gestori dei Murazzi: «Sono anni che si parla di un piano di riqualificazione delle Arcate e siamo ancora qui a parlare di un Consorzio che non si riesce a varare». La spinta propulsiva c´era stata ai tempi di Gianni Vernetti, assessore all´ambiente. «In seguito - racconta Marucci - un´accelerazione c´era stata con Elda Tessore assessore al commercio. Da allora soltanto passi indietro». Per Altamura tempi duri anche in Consiglio comunale, dove Pd e alleati borbottano per la gestione di questa vicenda e di altre questioni legate al mondo del commercio e della promozione della città. Ultimo esempio la querelle sull´apertura dei negozi il 25 aprile, con la stragrande maggioranza dei consiglieri schierata sulla posizione del sindaco Chiamparino favorevole all´apertura.

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L'Aquila contro Pescara "Il capoluogo resta qui" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 11-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

IL TERREMOTO L'Aquila contro Pescara "Il capoluogo resta qui" LA NUOVA GEOGRAFIA L'Aquila teme di morire non una ma due volte. La città sta facendo i conti con un doppio incubo. Il primo si chiama Sciame sismico ed è davanti agli occhi del mondo. Il secondo è il Grande Scippo ed è impalpabile, misterioso, sottotraccia, attanaglia la classe dirigente. Si dorme nelle tende e si vive nel terrore di non risvegliarsi più, come città di rango. La paura è rinascere al massimo sotto forma di museo. Gli aquilani, salvata la vita, hanno paura di perdere il futuro. Quale ruolo, status, leadership può rinascere da queste macerie? Sentono che c'è il pericolo concreto di perdere gli uffici, l'alta burocrazia, i posti di lavoro, il vero business di questa città. «Il disegno - sibila Stefania Pezzopane, presidente della Provincia - da parte chi non ha mai amato davvero questo capoluogo, c'è. Ma ci provassero soltanto... la gente uscirebbe dalle tende con i mitra». Il sindaco, Massimo Cialente, è più diplomatico: «Siamo qui a vigilare che la città non venga snaturata». Il problema esiste. L'Aquila, intesa come motore della regione, è in ginocchio. L'economia è distrutta, gli uffici inagibili, la gente sfollata. Il primo a rendersi conto di quanto sia esplosiva la materia è Berlusconi, che soppesa le parole: «Gli edifici pubblici erano tutti in centro, le lesioni sono tali da comportare lavori lunghi. Un preventivo dei tempi si potrà fare solo dopo un accurato studio palazzo per palazzo». E' scosso, il premier, da quello che ha visto in questi giorni. «L'Aquila è una città morta, di fantasmi. Tutti gli uffici pubblici sono fuori gioco». E naturalmente non si possono sospendere per troppo tempo le funzioni dirigenti di una Regione. In presenza di un terremoto, poi. A Pescara c'è un enorme palazzo di Giustizia semivuoto che potrebbe accogliere fascicoli e personale. Ma un trasloco anche parziale di funzioni fu sospeso per l'insurrezione degli aquilani. E ora che il carcere è stato sgomberato e che il palagiustizia è lesionato? Soltanto ipotizzare questi scenari fa rabbrividire gli avvocati. «Abbiamo garantito che si possono tenere le udienze di convalida anche in un container», spiega Maurizio Capri, consigliere comunale e membro del consiglio dell'Ordine degli avvocati. E appoggiarsi temporaneamente altrove? «Non esiste». Ne hanno parlato col ministro Alfano, ieri qualcosa si è mosso. E' stato attivato un presidio presso il tribunale per i Minorenni e un'unità di crisi, con 2 magistrati e 4 funzionari, per gestire il personale, recuperare i fascicoli urgenti e programmare le prime udienze. Segnali ottimi. Eppure in cuor loro gli avvocati aquilani temono. Il presidente dell'ordine provinciale, Antonello Carbonara, due giorni fa è stato durissimo in una riunione allargata che si è tenuta sulla costa tra magistrati, legali e politici, contro ogni tentazione di sottrarre alla città le funzioni più importanti. C'è insomma da fare i conti con questo fantasma. Il segretario generale della Regione Abruzzo, Erasmo Mazzarelli, garantisce che quanto prima, in camper e in container, alcuni uffici ripartiranno. E' stato riattivato il trasferimento di fondi dalla Regione alle Asl. «E questa era una assoluta priorità». Ma si rende conto che il problema è titanico. E c'è una sede alternativa pronta. Così dice: «Dobbiamo far ripartire la macchina. Alcune funzioni le sposteremo nelle strutture di Pescara». Appunto. Un altro trasferimento significativo è stato appena deciso: l'archivio di Stato trasloca a Sulmona. Il palazzo dov'era è a rischio di crollo. E dunque 5 chilometri di scaffali, 14 mila libri, migliaia di documenti quanto prima saranno messi al sicuro nella sede distaccata. Il sindaco è preoccupato: «Non possiamo pensare solo alle case, c'è da rimettere in moto l'economia. Senza lavoro, la città non rinasce». Una risposta fondamentale può venire dalla Ue. «Sarebbe bene che qualche commissario europeo venisse a vedere in che condizioni siamo. Che ci attendiamo? Far rientrare la città negli Obiettivi Uno». Il che significa incentivi da area depressa. «Poi ci potrebbe essere qualche defiscalizzazione. Ne ho parlato con Tremonti e l'ho trovato attento. Ma anche qui la risposta deve venire da Bruxelles». «L'incubo c'è e non lo nascondo - conferma il sindacalista della Cgil, Gianni Di Cesare - le nostre attività industriali erano già in grave crisi, il terremoto ha messo a terra tutto il terziario. L'università era un volano economico eccezionale: per numero di studenti fuorisede in rapporto alla popolazione era seconda solo a Siena. Almeno 13 mila studenti venivano a vivere da noi». Immaginabile l'indotto per una città di 50 mila abitanti. «Ora il rischio è la fuga dall'Aquila. Se non sopravviveranno le funzioni dirigenziali, la città resterà un fantasma e noi diventeremo un dormitorio per gente che lavora altrove».

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L'ennesima caduta rovinosa di Mikhail Saakashvili, travolto dall'ira delle masse, era annu... (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 11-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

L'ennesima caduta rovinosa di Mikhail Saakashvili, travolto dall'ira delle masse, era annunciata per il 9 aprile. Ma ieri sera, dopo due giorni di manifestazioni annunciate come oceaniche, l'opposizione al presidente georgiano aveva raccolto sulla piazza di Tbilisi appena 20 mila persone, e nonostante la promessa di mettere in ginocchio il «tiranno» con azioni di disobbedienza civile, «Misha» sembrava saldamente al suo posto. Anzi, con beffarda cortesia ha offerto ai suo avversari il dialogo: «Sediamoci tutti a un tavolo e parliamo». Resiste, nonostante la guerra dell'agosto scorso con la Russia, la crisi economica e l'instabilità politica endemica, nonostante l'odio di Mosca, pronta a sganciare soldi, armi e appoggio politico ai suoi nemici? Misha ha fatto la sua irruzione - in senso letterale - nelle stanze del potere con la rivoluzione delle Rose del 2003 e lì resta, incurante delle accuse di corruzione e ambizioni dittatoriali, facendosi rieleggere (anche se non più con percentuali bulgare) e facendosi ricevere (anche se sempre più malvolentieri) a Bruxelles e Washington. La spiegazione non può essere solo la lunga mano degli Usa, né i bollenti spiriti caucasici di una classe politica che passa dal governo all'opposizione irriducibile e ritorno. Misha ha - come scrive la commentatrice liberale russa Yulia Latynina - «spezzato la schiena alla vecchia Georgia», fatta di mazzette, parentele, ruberie e mani che si lavavano a vicenda, che già nell'Urss era governata da una burocrazia corrotta in alleanza con l'intellighenzia e il crimine organizzato (le due élite non solo non si opponevano, ma spesso si mischiavano, come nel caso del carismatico Dhzaba Ioseliani, drammaturgo e boss mafioso, oltre che vicepremier). Saakashvili ha preso a picconate questa Georgia con la spavalderia di uno diventato presidente ad appena 36 anni, e la convinzione di uno che si è laureato alla Columbia University. Misha «tu vuo' fa' l'americano» ha demolito case abusive, licenziato poliziotti corrotti, chiuso «università» che sfornavano lauree a pagamento, installato cimici nei ministeri. Un'operazione che ha scavato nella carne di metà della Georgia. Ma c'è anche l'altra metà che racconta entusiasta di come il loro sia l'unico Paese postosovietico dove i poliziotti stradali non prendono mazzette al posto delle multe. (Anna Zafesova)

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il terremoto nel subappennino uno su tre è ancora senza casa - (segue dalla prima pagina) giuliano foschini (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 11-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina VII - Bari Il sisma del 2002 ha provocato ingenti danni nei piccoli centri della provincia dauna Il terremoto nel Subappennino uno su tre è ancora senza casa (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) GIULIANO FOSCHINI (segue dalla prima di cronaca) A Casalnuovo Monterotaro i puntelli di legno sono ancora tanti. Una trentina di famiglie non sono ancora potuti entrare nelle loro case perché i fondi promessi e messi a disposizione dal Governo non sono arrivati tutti, e quelli accreditati al Comune sono cosa recente e quindi l´iter è ancora in corso. «Noi - spiega il sindaco, Pasquale De Vita - abbiamo ricevuto poco più del 50 per cento dei fondi che c´erano stati destinati. Quelli che abbiamo incassato sono stati però subito utilizzati: velocizzare le procedure non è soltanto un segno di civiltà e sensibilità verso le famiglie toccate dal sisma ma anche un grande risparmio per lo Stato». Il sindaco fa due conti: «Lo Stato aiuta i cittadini rimasti senza casa dando loro un contributo che oscilla dai 200 ai 300 euro al mese. Ora, accelerando la consegna delle case danneggiate - continua il primo cittadino - soltanto a Casalnuovo abbiamo risparmiato 110mila euro al mese, visto che due mesi dopo la fine dei lavori i residenti non hanno più diritto al contributo. Per questo speriamo che ci arrivi l´ultima tranche dei fondi in modo tale da riuscire a completare i lavori anche a quelle famiglie che a distanza di sette anni sono ancora fuori dalle loro case». Eppure anche qui lo Stato aveva promesso una ricostruzione rapidissima, anche qui l´allora premier Silvio Berlusconi aveva assicurato case nuove e in tempi rapidissimi. «Ma questa non è una questione politica - continua il sindaco - La nostra storia non è nemmeno lontanamente paragonabile alla tragedia abruzzese. Penso però che possa servire loro d´esempio: dico che non bisogna farsi prendere dall´onda emotiva, che magari è bene pensare di metterci qualche mese in più a ricostruire purchè si programmi l´emergenza. Altrimenti avviene quello che è accaduto qui». E cioè la paura perenne, i borghi che si svuotano, la lotta con la burocrazia e la convivenza con i calcinacci. Se infatti la ricostruzione è partita per le prime case, quelle di fascia A, le seconde, quelle dei migranti, sono ancora ruderi: i finanziamenti per loro erano stati inseriti nella seconda fase del cronoprogramma, ma a questo punto chissà se arriveranno mai. «Il risultato è che qui ormai si vive con le macerie». Cinque famiglie non sono riuscite ancora a tornare nella loro casa anche a Carlantino. «Stiamo facendo il possibile» dice il primo cittadino, Vito Guerrera. «Certo è, che è davvero difficile: ra per esempio la struttura commissariale ci ha comunicato che non ci riconoscono spese per 190mila euro perché sono stati utilizzati per interventi che secondo loro la legge non prevedeva. Parliamo della ricostruzione di alcuni capannoni per il ricovero degli animali e della realizzazione di silos per il mangime, fatti nelle settimane dopo il terremoto. Sembra nulla, ma per Carlantino 190mila euro sono tanti».

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arrigo levi e le sue tante patrie - edmondo berselli (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 11-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 41 - Cultura Stampa e politica. Il giornalista si racconta in un´autobiografia ARRIGO LEVI E LE SUE TANTE PATRIE L´apertura e la curiosità verso gli altri mondi. Tanto da considerare i quartieri e le scuole di ballo di Buenos Aires come luoghi personali e indimenticabili EDMONDO BERSELLI er un giornalista di lungo corso viene sempre il momento del desiderio di rifare la propria storia. Anche Arrigo Levi, di cui il Mulino ha pubblicato da poco Un paese non basta (pagg. 294, euro 16) ha avuto questa tentazione: ma il libro è esorbitato rispetto al primo intento. Già il titolo è rivelatore, perché allude alle diverse "patrie" di Levi, e a una vita che ha ecceduto largamente il profilo della normalità. Si tratta allora di seguire la traiettoria affascinante della sua vita, e prendere nota di come un´esperienza eccezionale si sia trasformata in una coscienza civile e politica. Si tratta di un´autobiografia che si concentra su quattro grandi nuclei narrativi e di riflessione. La prima parte ricostruisce la storia della sua famiglia e gli anni della sua infanzia, in una Modena felice, dove lo studio da avvocato del padre Enzo e la casa di campagna delle vacanze rappresentano felicemente la condizione di una comunità ebraica del tutto integrata, anche se capace di mantenere le proprie tradizioni. Non ci fossero state le leggi razziali, e l´inclinazione assassina assunta dal fascismo, la vicenda della famiglia Levi sarebbe stata raccontata con un profilo nostalgico: «un albero genealogico modenese di alcuni secoli» tra molti Formiggini, Treves e Mortara, echi risorgimentali, una storia borghese qualunque, con macchina, frigorifero e telefono fin dagli anni Venti, il tennis, legami ravvivati dalle tradizioni, dalla memoria dei cibi, delle feste e dei giochi estivi, nel clima di una famiglia larga e affettuosa. Furono ovviamente le esplosioni di odio politico nell´ultima fase del fascismo, insieme alla consapevolezza che nel cuore dell´Europa agli ebrei stava accadendo qualcosa che travalicava le atrocità di una guerra, a indurre l´intera famiglia Levi a fuggire, nel 1942, quando Arrigo aveva sedici anni, alla ricerca di un´altra patria, l´Argentina. E qui forse si coglie uno dei primi aspetti del giovane ebreo totalmente laicizzato, anzi «miscredente», che ne impronterà l´intera vita: vale a dire il piacere di sentirsi in patria in qualsiasi comunità disponibile ad accettarlo. Non si tratta di un cosmopolitismo generico, ma di un´apertura, una curiosità, una simpatia verso altri mondi. Tanto da considerare anche a distanza di tempo i quartieri di Buenos Aires, l´università, le scuole di ballo, come luoghi personali e indimenticabili. Non stupisce allora che poco dopo essere tornato in Italia nel 1946, sull´onda degli eccessi peronisti, e dopo avere mosso i primi passi nel mestiere, per il giovane Levi risultasse irresistibile il richiamo di Israele, la terra ebraica divenuta una nazione, messa a rischio dalla guerra araba del 1948. Soldato del genio, chiamato a minare e sminare strade nel deserto, Levi guarda, riflette, mette a confronto i luoghi biblici con l´orizzonte che gli concede l´esperienza diretta. D´altronde, Israele è un´altra delle sue patrie possibili: senza romanticismi, ma con un´adesione fortissima. Da ogni nuovo paese, Levi trae un insegnamento. Che diventa un modello quando negli anni Cinquanta il giornalismo lo porta a Londra, nell´Inghilterra di Giorgio VI. Gli inglesi così decent, il rispetto rigoroso della privacy, la semplicità della burocrazia, l´autocontrollo che nei momenti dovuti si apre a una cortesia calorosa, rappresentano il lato informale del rapporto con l´Inghilterra e la sua mentalità; l´altro aspetto è dato invece dall´ammirazione per il sistema politico, per una concezione liberale e tollerante, per un modo di interpretare il confronto politico che esclude la violenza ideologica. Poteva essere molte cose, Arrigo Levi. Stenografo, teologo, biblista, esperto di letteratura ispanica. Il suo libro sarebbe stato interessante anche se avesse rispettato l´intento iniziale, cioè raccontare «come sono diventato giornalista». Ne è uscito in realtà un racconto in cui la narrazione si alterna con la riflessione, per esprimere quel complesso di convinzioni formatesi via via, e che forse non sono così distanti dalle idee di suo padre, ebreo laico che continuava a «camminare nelle vie del Signore», nel senso di «fare tutto il bene possibile a parenti o a estranei, e di escludere il mio vantaggio, ogniqualvolta questo richiedesse sacrifici altrui».

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Portuali, calcoli sbagliati ora l'Inps taglia le pensioni (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 11-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Portuali, calcoli sbagliati ora l'Inps taglia le pensioni FELICIA MASOCCO L'Inps rivuole i soldi indietro dai pensionati ex-consortili del porto di Genova. E loro protestano ogni martedì e ogni venerdì, passeggiando per le vie strette della Lanterna e mandando in tilt il traffico. La storia è di quelle italiane, un mix di burocrazia e ritardi che ha come approdo il taglio degli assegni di pensione e la richiesta di arretrati per un importo medio di 40mila euro. VENT'ANNI DOPO Tutto inizia una ventina di anni fa con la privatizzazione del porto e annessa ristrutturazione che costò una valanga di prepensionamenti. Impiegati, amministrativi, controllori, addetti alla logistica lasciarono il lavoro. Avevano retribuzioni dignitose hanno quindi pensioni dignitose. O meglio, le hanno avute fino ad ora. La gestione del loro fondo pensione nel 1987 passò infatti all'Inps che però solo dal 1991 cominciò ad occuparsi di «armonizzare» i suoi conti con quelli del fondo autonomo e, in buona sostanza, di calcolare l'importo giusto per 3 mila pensionati, di cui 600 con la reversibilità, quindi vedove. Ci è arrivato nel 2006: con il ricalcolo gli assegni sono tagliati da 150 a 200 euro mensili e vanno restituiti gli arretrati. Da due anni gli enti locali, i sindacati, e ovviamente i diretti interessati cercano una soluzione. Finora invano. Anche gli ultimi due tentativi sono falliti: nel primo si è provato ad inserire un emendamento-sanatoria nel decreto Milleproroghe, ma l'aver posto la fiducia da parte del governo gli ha sbarrato la strada. Ha fatto la stessa fine la seconda chance, ovvero il decreto sugli incentivi. IL GOVERNO BLOCCHI L'INPS «A oggi le pensioni decurtate sono più di 400, ma non finisce qui - spiega la segretaria dello Spi ligure, Anna Giacobbe -. Siamo a conoscenza dell'invio di nuove lettere. Si tratta di persone allontanate dal lavoro con una serie di pensionamenti anticipati a seguito della riorganizzazione e privatizzazione del porto. Molte di queste persone sono in pensione da più di 20 anni». «A questo punto - continua la sindacalista - l'unica via di uscita è un provvedimento del governo che blocchi l'invio delle lettere dell'Inps e ripristini i vecchi importi delle pensioni». Intanto, passata la Pasqua gli ex-consortili continueranno la loro protesta, ogni martedì e venerdì, per le vie di Genova. Vent'anni per fare i calcoli e ora l'Inps taglia la pensione agli ex-consortili del porto di Genova. E gli chiede gli arretrati, 40mila euro in media. La protesta dei pensionati e la richiesta al governo: fermi tutto.

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Dodici anni fa quell'aiuto ai naufraghi albanesi (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 11-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 11/04/2009 - pag: 5 Passato e presente Il Cavaliere si attivò per ospitare due famiglie per sei mesi Dodici anni fa quell'aiuto ai naufraghi albanesi ROMA Il dolore che ha visto lo ha commosso, gli ha strappato le lacrime. Dice che non lo dimenticherà mai, che è stato «lancinante». Un pezzo di quel dolore Berlusconi lo ha in tasca prima di lasciare l'Aquila. Porta con sé a Roma decine di bigliettini stropicciati che la gente gli ha infilato, letteralmente, nei pantaloni. Li mostra ai cronisti. Sono richieste disperate di gente disperata, che non sa a chi altro rivolgersi, che non crede in strade alternative, che spera nel Cavaliere come nell'ultima o nell'unica soluzione possibile. E' a questa gente che il presidente del Consiglio pensa quando dice che metterà a disposizione degli sfollati anche le proprie abitazioni. Sorprendendo. Forse anche attirando critiche, ironia. Ma in modo sincero, questo è indubbio. In uno slancio di immedesimazione. Così dicono a Palazzo Chigi. Del resto lo ha già fatto nel 1997. Anche allora si commosse di fronte alla tragedia dei naufraghi albanesi: ne adottò otto, due famiglie, li aiutò a trovare ospitalità in un immobile lombardo per alcuni mesi. Ieri il capo del governo ha ripetuto il messaggio di questi giorni: «Nessuno sarà lasciato solo». Per sei ore ha ascoltato le storie e le petizioni di decine di persone, si è improvvisato anche lui volontario rispondendo a una telefonata al numero verde messo a disposizione della popolazione abruzzese. Molti degli sfollati sono già negli alberghi della costa adriatica, altri sono ancora in cerca di una sistemazione meno provvisoria delle tende. Pensando a loro Berlusconi dice che «c'è una generosa offerta di case da parte di tutti i cittadini italiani», aggiunge soprattutto che «anche io farò la mia parte, mettendo a disposizione alcune delle mie case». I bigliettini che ha in tasca raccontano i bisogni più immediati di tante persone: «Ci sono tante situazioni in cui si può intervenire per dare risposte concrete, piccoli problemi fermati dalla burocrazia, chi ha figli all'estero o in un istituto. Si tratta di interventi diretti che possiamo fare ». Anche le case del Cavaliere, o delle sue società, possono essere un intervento diretto. Pensare alle case storiche del Cavaliere stona certamente con le immagini del terremoto. Le foto della Certosa in Sardegna (l'estate scorsa l'ha prestata per alcuni giorni al presidente egiziano Hosni Mubarak), delle ville di Antigua e Bermuda, di Portofino o del lago Maggiore, invitano di solito al sogno di una vacanza indimenticabile piuttosto che al desiderio di un semplice rifugio, di un tetto sopra la testa dopo una tragedia come un terremoto. Ma, si sa, con il Cavaliere nulla è da escludere. Nello staff di Berlusconi non sanno ancora se l'anelito del presidente troverà concreta attuazione nelle prossime ore. Non sanno indicare dettagli ulteriori. E' allora probabile che possa accadere qualcosa di simile a quanto successo dodici anni fa. Anche allora si era sotto Pasqua, anche allora il Cavaliere si commosse e pianse, di fronte ai profughi albanesi vittime del naufragio della motovedetta Kater I Rades. Era il 28 marzo del 1997, Venerdì santo. Nel Canale d'Otranto la Kater entrò in collisione con la corvetta della Marina militare Sibilla, affondando in un tratto di mare di 800 metri di profondità. A bordo c'erano 130 persone, furono soltanto 34 i superstiti. Il giorno di Pasqua Berlusconi (all'epoca non era presidente del Consiglio) volò a Brindisi, dove erano riuniti i profughi, e si fece carico di otto persone, di cui quattro bambini. Per sei mesi le due famiglie furono ospitate al Passo del Brallo, in un appartamento di proprietà della Regione Lombardia, grazie al suo interessamento diretto. Marco Galluzzo

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Tra precariato e asilo dei bambini la lotta di Ilaria con una norma (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 11-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: Lettere data: 11/04/2009 - pag: 12 Caro amico ti scrivo di Goffredo Buccini Tra precariato e asilo dei bambini la lotta di Ilaria con una norma Gentile Buccini, all'atto dell'iscrizione del mio secondo figlio al nido comunale di Roma scopro che oltre al danno di avere un lavoro precario come restauratrice, avrò la beffa di non aver alcun punto nella graduatoria venendo considerata disoccupata (o casalinga) perché nel giorno dell'iscrizione non ho alcun contratto in corso.Premetto che in quindici anni di attività lavorativa quasi mai ho avuto in mano contratti nè quando avevo la partita Iva e regolare iscrizione alla camera di commercio nè in questi ultimi due anni durante i quali sono stata pagata con ritenuta di acconto o con brevi contrattini part time. Non scrivo per lamentarmi della mia precarietà ma per sottoporle una assurdità del sistema: io lavoro per lo più in cantieri dove restauro opere d'arte in genere; i cantieri durano in genere 3 o 4 mesi e a volte meno e a luglio del 2008 ho terminato il mio ultimo lavoro, dopodichè i miei datori di lavoro non mi hanno più proposto niente nè ho cercato io lavoro essendo la mia gravidanza piuttosto avanzata. E' ovvio che non ho alcun contratto in corso sebbene preveda di lavorare nei prossimi mesi, ma al mio municipio mi dicono che devo avere un contratto adesso, così chi lavora un mese all'anno (è previsto il lavoro occasionale) nel periodo della richiesta di iscrizione al nido avrà un punteggio da lavoratrice mentre chi come me lavorerà regolarmente per i prossimi mesi ma adesso sta ferma per maternità senza ovviamente percepire nulla non avrà nemmeno una posizione in graduatoria tale da sperare nel nido pubblico. Le sembra equa tale norma? Forse sarebbe ora che le amministrazioni prendessero atto dell'esistenza del precariato, dopo che è ormai divenuto persino un filone narrativo e cinematografico. Ilaria Paolucci Cara Ilaria, l'occhio della burocrazia non si spinge sino a curiosare nei cinema o nelle librerie, evidentemente... La sua storia somiglia un po' al comma 22. Spero che anche lettere simili servano a cambiare le cose. gbuccini@rcs.it

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"La neve è sparita, il divieto no" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 11-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

"La neve è sparita, il divieto no" [FIRMA]VINCENZO AMATO VALSTRONA Il cartello indica strada chiusa per pericolo valanghe. Ma sulla montagna che sovrasta l'alta Valle Strona adiacente i centri abitati non c'è nemmeno più un fiocco di neve. Gli otto metri caduti a dicembre e gennaio si sono sciolti da tempo. A non essersi sciola è la burocrazia. Così per le cinque famiglie che abitano in località Cerani, e per il ristorante della borgata, oltre al danno per la strada chiusa da mesi, quando il rischio di valanghe era reale, adesso c'è la beffa di vederla ancora non transitabile perchè il divieto permane. «E non si capisce chi deve toglierlo questo divieto di transito - dice Elvira Zamponi titolare del ristorante «Il rododendro» - per noi, per tutta la gente che vive qui, il danno è enorme. E' da novembre che per un motivo o l'altro, frane o valanghe, siamo in difficoltà e non riusciamo a lavorare. Speravamo per la Pasqua e la Pasquetta ed infatti abbiamo il tutto esaurito, ma come farà la gente ad arrivare a Cerani se la strada è interrotta a Forno?». Interrogativo senza risposta anche se a rispondere ci prova il sindaco di Valstrona Valentino Valentini. «In effetti la situazione è surreale in quanto parlare di pericolo valanghe adesso è davvero fuori luogo - dice Valentini - ho chiesto alla Provincia di riaprire la strada e mi è stato risposto che ci vuole il responso tecnico che escluda qualsiasi pericolo». In altre parole, ci vuole l'intervento della commissione valanghe. Far volare un elicottero però costa per il sopralluogo dall'alto però costa. «Troppo per le ormai misere finanze del mio Comune che in questi mesi ha sborsato oltre 50 mila euro fra eventi legati alla neve ed alla frana che causato gravi danni a Forno - prosegue il sindaco di Valstrona - : ci vogliono almeno duemila euro. Ho parlato con l'assessore provinciale Fausto Sgro che mi ha promesso un aiuto ed un intervento anche economico. ma per dopo Pasqua». Un pò tardi per Elvira Zamponi e per i residenti di Cerani.Probabilmente chi domani vorrà andare al pranzo di Pasqua al «R ododendro» dovrà lasciare la macchina a Forno e scarpinare a piedi per un chilometro.

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L'Aquila contro Pescara "Il capoluogo resta qui" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampaweb, La" del 11-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

INVIATO A L’AQUILA L’Aquila teme di morire non una ma due volte. La città sta facendo i conti con un doppio incubo. Il primo si chiama Sciame sismico ed è davanti agli occhi del mondo. Il secondo è il Grande Scippo ed è impalpabile, misterioso, sottotraccia, attanaglia la classe dirigente. Si dorme nelle tende e si vive nel terrore di non risvegliarsi più, come città di rango. La paura è rinascere al massimo sotto forma di museo. Gli aquilani, salvata la vita, hanno paura di perdere il futuro. Quale ruolo, status, leadership può rinascere da queste macerie? Sentono che c’è il pericolo concreto di perdere gli uffici, l’alta burocrazia, i posti di lavoro, il vero business di questa città. «Il disegno - sibila Stefania Pezzopane, presidente della Provincia - da parte chi non ha mai amato davvero questo capoluogo, c’è. Ma ci provassero soltanto... la gente uscirebbe dalle tende con i mitra». Il sindaco, Massimo Cialente, è più diplomatico: «Siamo qui a vigilare che la città non venga snaturata». Il problema esiste. L’Aquila, intesa come motore della regione, è in ginocchio. L’economia è distrutta, gli uffici inagibili, la gente sfollata. Il primo a rendersi conto di quanto sia esplosiva la materia è Berlusconi, che soppesa le parole: «Gli edifici pubblici erano tutti in centro, le lesioni sono tali da comportare lavori lunghi. Un preventivo dei tempi si potrà fare solo dopo un accurato studio palazzo per palazzo». E’ scosso, il premier, da quello che ha visto in questi giorni. «L’Aquila è una città morta, di fantasmi. Tutti gli uffici pubblici sono fuori gioco». E naturalmente non si possono sospendere per troppo tempo le funzioni dirigenti di una Regione. In presenza di un terremoto, poi. A Pescara c’è un enorme palazzo di Giustizia semivuoto che potrebbe accogliere fascicoli e personale. Ma un trasloco anche parziale di funzioni fu sospeso per l’insurrezione degli aquilani. E ora che il carcere è stato sgomberato e che il palagiustizia è lesionato? Soltanto ipotizzare questi scenari fa rabbrividire gli avvocati. «Abbiamo garantito che si possono tenere le udienze di convalida anche in un container», spiega Maurizio Capri, consigliere comunale e membro del consiglio dell’Ordine degli avvocati. E appoggiarsi temporaneamente altrove? «Non esiste». Ne hanno parlato col ministro Alfano, ieri qualcosa si è mosso. E’ stato attivato un presidio presso il tribunale per i Minorenni e un’unità di crisi, con 2 magistrati e 4 funzionari, per gestire il personale, recuperare i fascicoli urgenti e programmare le prime udienze. Segnali ottimi. Eppure in cuor loro gli avvocati aquilani temono. Il presidente dell’ordine provinciale, Antonello Carbonara, due giorni fa è stato durissimo in una riunione allargata che si è tenuta sulla costa tra magistrati, legali e politici, contro ogni tentazione di sottrarre alla città le funzioni più importanti. C’è insomma da fare i conti con questo fantasma. Il segretario generale della Regione Abruzzo, Erasmo Mazzarelli, garantisce che quanto prima, in camper e in container, alcuni uffici ripartiranno. E’ stato riattivato il trasferimento di fondi dalla Regione alle Asl. «E questa era una assoluta priorità». Ma si rende conto che il problema è titanico. E c’è una sede alternativa pronta. Così dice: «Dobbiamo far ripartire la macchina. Alcune funzioni le sposteremo nelle strutture di Pescara». Appunto. Un altro trasferimento significativo è stato appena deciso: l’archivio di Stato trasloca a Sulmona. Il palazzo dov’era è a rischio di crollo. E dunque 5 chilometri di scaffali, 14 mila libri, migliaia di documenti quanto prima saranno messi al sicuro nella sede distaccata. Il sindaco è preoccupato: «Non possiamo pensare solo alle case, c’è da rimettere in moto l’economia. Senza lavoro, la città non rinasce». Una risposta fondamentale può venire dalla Ue. «Sarebbe bene che qualche commissario europeo venisse a vedere in che condizioni siamo. Che ci attendiamo? Far rientrare la città negli Obiettivi Uno». Il che significa incentivi da area depressa. «Poi ci potrebbe essere qualche defiscalizzazione. Ne ho parlato con Tremonti e l’ho trovato attento. Ma anche qui la risposta deve venire da Bruxelles». «L’incubo c’è e non lo nascondo - conferma il sindacalista della Cgil, Gianni Di Cesare - le nostre attività industriali erano già in grave crisi, il terremoto ha messo a terra tutto il terziario. L’università era un volano economico eccezionale: per numero di studenti fuorisede in rapporto alla popolazione era seconda solo a Siena. Almeno 13 mila studenti venivano a vivere da noi». Immaginabile l’indotto per una città di 50 mila abitanti. «Ora il rischio è la fuga dall’Aquila. Se non sopravviveranno le funzioni dirigenziali, la città resterà un fantasma e noi diventeremo un dormitorio per gente che lavora altrove».

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L'ex cotonificio diventa un centro residenziale (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 12-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

EDILIZIA. DEFINITO IL PROGETTO DELL'AREA BRACCO L'ex cotonificio diventa un centro residenziale A Chiavazza l''operazione dell'Atc da 8 milioni di euro [FIRMA]STEFANIA ZORIO BIELLA Buone notizie per le famiglie in lista d'attesa per l'assegnazione di una casa: l'Atc è entrata ufficialmente in possesso dell'ex cotonificio Bracco a Chiavazza, che verrà radicalmente trasformato per ricavare alloggi (a luglio l'inizio dei lavori). In una superficie di 16 mila metri quadrati verranno costruiti 78 alloggi, di cui 72 di edilizia sovvenzionata e 6 di edilizia convenzionata. Un'operazione da 8 milioni di euro che per la prima volta vede l'Azienda territoriale per la casa protagonista a tutti gli effetti dell'iniziativa. «L'intera area ci è costata circa 520 mila euro - spiega il presidente dell'azienda, Riccardo Valz Gris - mentre il resto lo metterà la Regione. In genere è il Comune che si occupa degli espropri; in questo caso, però, ha preferito non appesantirsi di burocrazia, quindi ce ne siamo occupati noi. Ovviamente, come sempre succede in questi casi, qualche intoppo c'è stato, come quello della chiusura del distributore Total che si trova nell'area che abbiamo acquisito. Il fatto è che il problema casa è reale a Biella, e non possiamo non prenderne atto e non dare una risposta concreta». Questa la situazione del territorio: le famiglie che nel solo Comune di Biella sono in lista di attesa per un appartamento Atc sono circa 350 e salgono a circa 550 nell'intera provincia; di queste famiglie, il 60 per cento ha un reddito inferiore ai 7500 euro l'anno. Approfondendo cifre e statistiche, emerge che il 52 per cento di questo 60, non è un nucleo famigliare, ma una persona sola. Il prossimo passo dell'Atc sarà quello di procedere con gli appalti. «Per continuare con l'operazione - conclude il presidente Valz Gris - era necessario entrare in possesso dell'area. Adesso che ne siamo ufficialmente i proprietari, e che la famiglia Bracco ci ha consegnato tutta la documentazione, dobbiamo perfezionare la pratica in Comune e al massimo a luglio apriremo i cantieri». Il progetto ha comunque anche un occhio di riguardo nei confronti dell'archeologia industriale: l'Atc non ha infatti previsto l'abbattimento totale dell'ex cotonificio, ma ne conserverà la parte più antica (circa 2 mila metri quadrati) come patrimonio storico dell'industria biellese.

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"Siamo pronti ad accogliere sei animali senza padrone" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 12-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

ALBENGA LA FIDUCIARIA DELL'ENPA "Siamo pronti ad accogliere sei animali senza padrone" Il canile di Leca si offre per accogliere sei cani abbandonati provenienti dalla zona di Modica, dove nelle scorse settimane alcune persone sono state vittime di attacchi da parte di randagi. «Riteniamo che in questa situazione di estrema emergenza si debba intervenire tutti, ognuno secondo le rispettive facoltà e responsabilità. Sarebbe opportuno unificare gli sforzi e porsi realmente a servizio dei cani, mettendo da parte, una volta tanto, la burocrazia ed eventuali altri interessi», dichiara Carmen Murgolo, fiduciaria albenganese dell'Enpa per il rifugio canino La banda di King in regione Carrà. «Siamo pienamente disponibili ad ospitare sei animali senza padrone e abbiamo espresso questa intenzione ai volontari impegnati nel recupero degli esemplari allo stato brado», ribadiscono gli animalisti. Da qualche settimana, l'Enpa ha aperto l'ufficio comunale per i diritti degli animali nella palazzina Ester Siccardi in viale Martiri della libertà. Il servizio di assistenza è disponibile con personale qualificato ogni martedì dalle 10 alle 13. A partire da domani, l'associazione allestirà banchetti informativi in piazza San Francesco, in collaborazione col progetto Agenda 21, ed in piazza del Popolo. Giovedì e venerdì prossimi, un gruppo di esperti darà vita ad un convegno sul rapporto con gli animali domestici nella biblioteca civica di Alassio.\

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Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (2 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 37 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 60 ) » (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 55 ) » (8 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (8 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie Commenti ( 124 ) » (17 votes, average: 4.59 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (16 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Ennesimo caso mediatico sul Papa. Speriamo sia abortito. Cari amici, qualcuno già ieri e poi soprattutto oggi ha letto il passaggio del discorso del Papa ai politici angolani dedicato all'aborto come come uno schierarsi dello stesso Benedetto XVI dalla parte del vescovo di Recife sul caso della bambina violentata e rimasta incinta di due gemelli. Lettura indebita perché, come ha spiegato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, «Non ha parlato assolutamente di aborto terapeutico, non ha detto che deve essere rifiutato sempre: il Papa è contro il concetto di salute riproduttiva che rintroduce largamente l'aborto come mezzo di controllo delle nascite». Scritto in Varie Commenti ( 58 ) » (10 votes, average: 4.6 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 20Mar 09 Luanda, calore umano e resistenza fisica di Benedetto Cari amici, alle 12.37 siamo atterrati all'aeroporto di Luanda, in Angola. La vista dall'aereo è impressionante: una distesa a perdita d'occhio di case e casupole per lo più diroccate, che lambivano quasi i bordi della pista dove il Boeing 777-200 dell'Alitalia ha toccato terra. Se in Camerun faceva caldo, qui fa caldissimo. Un clima torrido, l'asfalto quasi liquefatto. Sono bastati pochi minuti di attesa davanti al padiglione dell'aeroporto per stenderci tutti. Avevamo sinceramente paura per il Papa, che ha dovuto ascoltare gli inni e stringere le mani dei notabili per molti minuti. Poi, sotto uno striminzito palchetto, Ratzinger ha ascoltato stando in piedi il discorso del presidente Dos Santos. Infine ha preso la parola, e ha pronunciato il suo discorso, peraltro non breve, al quale ha aggiunto un paragrafo dedicato alle vittime delle inondazioni che nei giorni scorsi hanno sconvolto alcune zone dell'Angola. Nonostante la giornata veramente faticosa di ieri a Yaoundé, e il caldo che avrebbe steso chiunque, Benedetto XVI ha portato a termine il suo saluto in portoghese, prima di "imbarcarsi" sulla papamobile. Anche qui, come in camerun, accoglienza festosissima, con la gente accalcata sulle strade per salutare il passaggio del corteo papale. Scritto in Varie Commenti ( 17 ) » (10 votes, average: 4.9 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (340) Ultime discussioni Artefice1: A....forse un avete...&82 30;.e abbiamo ....sarebbe stato... A.: Chi ha oggi paragonato Ponzio Pilato a Fini a causa delle sue dichiarazioni sulla fecondazione assistita ed altro... laurentinum: Cari Artefice e Quixote sono d'accordo con voi. L'intreccio cemento politico, crimini organizzato è... Ubi humilitas, ibi sapientia.: Auguri di una Santa e serena pasqua al Dott. Tornielli, ed a tutti gli amici del blog. bruno volpe: cari naviganti Buona Pasqua. Segnalo su www.pontifex.roma.it interessante intervista al card. Tonini... 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Grazie. Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone I "trafficanti di uomini" Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Una nuova "Inchiesta sulla Sindone" Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa Ennesimo caso mediatico sul Papa. Speriamo sia abortito. Luanda, calore umano e resistenza fisica di Benedetto Pagine About Disclaimer I miei libri Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti

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La scuola non consola (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 12-04-2009)

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La scuola non consola Cinque professori smarriti e spavaldi cercano di sopravvivere ingaggiando una lotta, silenziosa ma non troppo, alla burocrazia dei ricorsi, ai distributori di merendine e alle comunicazioni del preside. Il racconto sovversivo e spietato della scuola di oggi, dove professore è solo chi resiste. Si può anche ridere dell'alienazione. Nessuna scuola mi consola Chiara Valerio pagine 167 euro 9,00 Nottetempo

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CHE COSA CHIEDE LA CLASSE MEDIA (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 12-04-2009)

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Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 12/04/2009 - pag: 1 IL NORD TRA PDL E LEGA CHE COSA CHIEDE LA CLASSE MEDIA di ANGELO PANEBIANCO C ome confermano le tensioni di questi giorni (decreto sicurezza, questione del referendum sulla legge elettorale) il vero tallone d'Achille dell'altrimenti fortissimo governo Berlusconi è dato dalla rivalità fra la Lega e il Popolo della libertà: una rivalità la cui posta, come si sa, è l'egemonia sul Nord e, in particolare, sul Lombardo- Veneto. In questa lotta per l'egemonia la partita che davvero conta riguarda la questione della rappresentanza politica di un insieme di ceti, sociologicamente assai articolati al loro interno, che un tempo si sarebbero detti «ceti borghesi» o classe media indipendente: piccoli e medi imprenditori, professionisti, commercianti, artigiani. E' quell'insieme di ceti da cui dipende da sempre il dinamismo economico, la ricchezza, il benessere del Lombardo-Veneto. Data l'importanza e il peso economico di queste regioni, inoltre, è evidente che chi riesce ad assumere la rappresentanza piena della classe media indipendente, e a stabilizzare il rapporto con essa, si garantisce una duratura posizione di centralità nel sistema politico italiano. La ragione per cui la partita per l'egemonia su questi ceti si disputa solo fra Popolo della libertà e Lega, dipende dal fatto che le opposizioni, date le loro caratteristiche, non sono in grado di partecipare alla gara. Non lo è l'Udc, un partito che, tradizionalmente, ha i suoi punti di forza nel Mezzogiorno. Non lo è, per ragioni diverse, il Partito democratico. Il paradosso del Partito democratico è che mentre esso dispone al Nord di alcuni eccellenti amministratori, perfettamente in grado di dialogare con successo con la classe media indipendente, non è invece capace di farlo in quanto partito. Data la prevalente incidenza, come risulta dalla geografia sociale del voto del 2008, di lavoratori dipendenti (con una sovrarappresentazione di dipendenti pubblici) e pensionati, fra i suoi elettori, il Partito democratico è condannato, anche per la stessa provenienza sociale dei suoi iscritti e militanti, a farsi soprattutto portavoce degli interessi sociali organizzati dai sindacati, Cgil in testa, a scapito di altri interessi. Il fallimento del progetto veltroniano, del «partito a vocazione maggioritaria », è dipeso anche dal fatto che il Pd non è riuscito a presentarsi, a nord dell'Emilia-Romagna, come un interlocutore credibile per la classe media indipendente. Solo una partita politica a due, dunque. Ma anche una partita resa assai complessa dal fatto che, per ragioni diverse, sia il Popolo della libertà che la Lega incontrano più difficoltà di quante i loro dirigenti siano disposti ad ammettere nell'assicurarsi la piena fiducia di quei ceti, nell'interpretarne le esigenze e nel tutelarne gli interessi. Sottoposti a un regime di elevata fiscalità e penalizzati dalle inefficienze del sistema pubblico, questi ceti chiedono, da sempre, meno tasse e meno burocrazia. Oggi, pressati dalla crisi, chiedono anche sostegni e agevolazioni da parte dello Stato. Dal 1994 in poi il grosso della classe media indipendente del Nord aveva trovato in Berlusconi il proprio campione e in Forza Italia il proprio partito di riferimento. CONTINUA A PAGINA 30

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(sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 12-04-2009)

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n. 88 del 2009-04-12 pagina 4 «Il mio Abruzzo, che esempio per l'Italia» di Antonio Signorini RomaRaffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, c'era anche lei al funerale? «Sì, c'ero. È stato toccante». Non dice altro, allora è vero che gli abruzzesi sono coriacei... «Io ero lì anche il primo giorno, subito dopo il sisma, e più che la commozione mi ha colpito il comportamento davvero straordinario delle gente. Coraggiosi e responsabili. Senza nessuna concessione alla rassegnazione o alle polemiche». Lo dice da abruzzese... «Io lo so che il mio popolo è ben cosciente, responsabile, sa quali sono le sue possibilità. E in questi giorni ho pensato che se tutta l'Italia assomigliasse agli abruzzesi, tutto andrebbe meglio». Dice in confronto con le altre regioni? «No, parlo di classe dirigente. L'Abruzzo di questi giorni non assomiglia all'Italia irresponsabile, quella che polemizza su tutto e non è in grado di collaborare su niente». Ha detto che è stato lì il giorno dopo la scossa più grande. Cosa ha visto? La macchina dei soccorsi ha funzionato? «Questo lo hanno visto tutti. Ma la cosa che mi ha colpito di più è stata la prima riunione tra Bertolaso e i sindaci dei comuni colpiti dal terremoto. C'ero anche io». Cosa è successo? «Una riunione normale. In quelle condizioni. I sindaci venivano da cittadine devastate, avevano parenti e amici tra le vittime». Cosa facevano? «Nessuna concitazione. Parlavano pacatamente a turno. Cercavano di risolvere, tutto con ordine, serietà e fiducia». Orgoglio? «No sanno che in una situazione del genere bisogna tirare tutti dalla stessa parte». Poi cosa ha fatto? «Ho incontrato gli infermieri della Cisl all'ospedale da campo. Sono terremotati, dormono in tenda oppure, quelli che non vogliono stare vicini alla casa, in macchina. Il giorno lavorano e aiutano gli altri sereni e sorridenti». Tra le vittime c'è qualche suo amico? «Ci sono dei delegati Cisl, ma li conoscevo solo di vista». Nel suo paese, Bomba, si è sentito il terremoto? «Si è sentito, ma non ha fatto danni». Come pensa si possano aiutare al meglio i terremotati? «Gli abruzzesi sono attaccatissimi alla loro terra. E bisogna metterli in condizione di ripartire. E io direi che bisogna iniziare dall'economia. Serve un patto per azzerare le tasse e la burocrazia per le attività economiche nell'area terremotata. Questo darebbe una spinta, anche psicologica, eccezionale alla gente dell'Aquila. Tra l'altro è una provincia che era già in difficoltà perché era legata alla grande industria di Stato che non c'è più. Abbiamo chiesto al governo un incontro con tutte le parti sociali». Ha parlato prima del lavoro. E la casa? «Bisogna risolvere il prima possibile il problema della casa, ma se dovessero perdere anche il lavoro, i terremotati verrebbero disancorati dalla realtà. Poi è chiaro che vogliamo discutere anche di come si dovrà fare la ricostruzione». Si citano come modelli positivi Umbria e Friuli, negativi Irpinia e Belice. Dove si collocherà l'Abruzzo? «Io ero segretario degli edili della Cisl ai tempi del terremoto in Umbria. E ho partecipato alla ricostruzione che è andata bene. Nessun morto nel lavoro». E come avete fatto? «Accordi con il governo e la regione, per selezionare le imprese. E tenere fuori quelle incapaci o, diciamo così, spregiudicate». Come vorrebbe vedere la città alla fine della ricostruzione? «Case antisismiche, ma anche con il risparmio energetico. Partiamo da questo dramma e facciamo all'Aquila quello che andrebbe fatto in tutta Italia». E la new town che vuole Berlusconi? «D'accordo. Ma il centro storico va ripristinato. L'Aquila ha una storia, monumenti e il mio popolo è molto legato alle tradizioni, alla sua cultura». Non c'è il rischio che si ripeta la storia... «Le persone sono eccellenti. Non si scoraggiano e tutti hanno visto con quale dignità stanno reagendo. Adesso tocca alla classe dirigente». Ha detto che non ha visto polemiche. Ma nessuno ha protestato per l'ospedale, edificio relativamente nuovo e ora inagibile? «Le dico quello che ho sentito dire in continuazione e che penso anche io. Adesso lavoriamo, poi ce la vedremo...». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Ict, strategie per uscire dalla crisi (sezione: Burocrazia)

( da "Stampaweb, La" del 13-04-2009)

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ROMA L’Ict italiano è concorde: per uscire dalla crisi il mondo dell’It è fondamentale e, anzi, devono essere proprio le tecnologie digitali a dare quella spinta in più al Paese per uscire più forte dall’attuale situazione economica. Ecco nel dettaglio le opinioni dei manager delle più grandi aziende del settore. Carlo Baldizzone, direttore strategy di Telecom Italia: «le risorse per superare il digital divide? Ci sono. Il problema è come sono allocate: in maniera spezzettata, fra fondi europei, statali, regionali, comunali. Se queste risorse fossero gestite in maniera più univoca e coordinata, sarebbero sufficienti per superare questo problema o per lo meno per garantire un’azione molto più incisiva. Il ruolo dell’incumbent è fondamentale: la banda larga è un abilitatore imprescindibile nell’economia della conoscenza che caratterizza il mondo di oggi. Per questo noi dobbiamo investire oggi per prepararci al venire meno delle rendite in un domani sempre più prossimo. Oltre che con problemi di risorse, tuttavia, l’Italia si scontra con un ritardo che più che di rete è culturale: se non superiamo questo, resteremo necessariamente fermi al palo». Pietro Scott Jovane, ad di Microsoft Italia: «la situazione economica mondiale e le sue conseguenze sull’economia sono sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo capire dove vogliamo essere alla fine della crisi e investire per questo. Occorre individuare rapidamente interventi di stimolo e aiuto, dove anche l’industria informatica faccia la sua parte. Cruciali i grandi progetti informatici come e-gov 2012 che contiene numerosi obiettivi il cui raggiungimento è essenziale per dare un impulso allo sviluppo del Paese e la cui realizzazione sarà occasione per la riqualificazione e il rilancio della stessa industria informatica. Ma nel settore it esiste comunque un rischio occupazionale che coinvolge decine di migliaia di lavoratori qualificati: se si perdessero, l’impatto sull’intero sistema di innovazione nel paese e quindi sulla nostra capacità competitiva nell’economia mondiale sarebbe terribile». Renzo Vanetti, amministratore delegato di Sia-Ssb: «la tecnologia è solo un abilitatore la vera innovazione viene dalle persone ed è una faccenda culturale. In Italia è mancato un processo formativo e il risultato è che ci ritroviamo case e aziende digitali, ma una scuola analogica. Il prossimo passo dovrebbe essere investire con decisione nelle persone in modo da poter garantire alla tecnologia una penetrazione pervasiva. Solo così anche l’innovazione potrà essere pervasiva e darci la spinta necessaria per cambiare il modo con cui abbiamo gestito le cose. Anche per questo gli investimenti devono essere ponderati e i fondi non devono cadere a pioggia: non tutti hanno bisogno delle stesse cose. Bisogna trovare la giusta misura per ogni area, mettendo comunque scuola e università al centro per garantirci la trasformazione culturale di cui abbiamo bisogno». Luigi Freguia, amministratore delegato di Hewlett Packard: «come paese l’Italia ha molti problemi. Penso sia frustrante per chiunque sapere che siamo un membro del G8, ma che in ogni classifica che riguardi la tecnologia siamo in "zona retrocessione" perchè in passato non abbiamo saputo cogliere le occasioni. Ora con l’Expo e il piano di e-Gov abbiamo nuove opportunità. Per coglierle appieno dobbiamo mettere la tecnologia al centro così da aumentare la produttività e ridurre i costi». Giovanni Rando Mazzarino, direttore operations e tecnologie di Lottomatica: «il bollo auto è una tassa uguale ovunque. Eppure, per gestirlo, le 20 regioni usano 20 protocolli diversi. E' evidente che così il lavoro ha più difficoltà a procedere. Tuttavia nella pa c’è a mio avviso la possibilità di saltare degli step e arrivare velocemente a una burocrazia 2. 0. Per velocizzare ulteriormente il processo, in azienda così come nell’apparato statale - sostiene mazzarino - dobbiamo portare una cultura del "fare", premiando chi fa. E dovremmo incentivare maggiormente chi innova, chi con l’utilizzo della tecnologia cambia i paradigmi in cui lavora». Alberto Lotti, direttore tecnologie di Alcatel-Lucent Italia: «la centralità del web è giusta - sostiene -. però gli stessi protagonisti di questo mondo dovrebbero cambiare parte della loro visione: spesso gli "over the top", come google, continuano a pensare alla rete come un "tubo stupido" e sviluppano applicazioni senza riflettere sull’infrastruttura. Siamo giunti a un punto in cui il modello non è più equilibrato, perchè gli Isp non possono più investire massicciamente sulla rete e la banda inizia a non essere sufficiente. Dovremmo andare verso lo sviluppo di una rete più intelligente». Achille De Tommaso, presidente di Colt Telecom e di Anfov: «perchè l’Italia si evolva mancano le strutture fisiche. Spesso sentiamo parlare della cina o dell’europa dell’est come di concorrenti; in realtà, noi competiamo prima di tutto con paesi come Francia e Germania. Allora lo stato ha il dovere, prima di tutto, di salvaguardare gli investimenti fatti dai provider, di facilitarne di nuovi garantendo norme sicure per il loro dispiegamento e di farlo diventare un servizio universale. Ci sono 6 milioni di persone in Italia in digital divide e questa cifra, pari a circa il 12% della popolazione, aumenterà piuttosto che dimagrire, perchè le applicazioni richiedono sempre più banda».

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Reds, la notte più lunga (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 14-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

La storia Il Liverpool cerca l'impresa col Chelsea in nome dei propri morti 20 anni dopo Domani è l'anniversario della tragedia di Hillsborough: 96 tifosi persero la vita dentro uno stadio Oggi la Champions Gerrard aveva chiesto all'Uefa di non giocare il ritorno dei quarti nella data della ricorrenza Reds, la notte più lunga ROBERTO BECCANTINI Si giocava anche in Italia, quel sabato di tragedia, e chi scrive aveva appena lasciato Firenze, dopo Fiorentina-Napoli 1-3. Quindici aprile 1989: i primi flash sparati dall'autoradio, e poi i morti. Tanti. Troppi. Novantasei: tutti tifosi del Liverpool, crepati allo stadio di Hillsborough, Sheffield, all'inizio della semifinale di Coppa d'Inghilterra fra i Reds e il Nottingham Forest. Sono passati vent'anni e domani, anniversario dell'ecatombe, il Liverpool avrebbe potuto giocare a Londra, contro il Chelsea, il ritorno dei quarti di finale di Champions League. Avrebbe potuto. Invece gioca stasera, vigilia di quel ricordo e di quella strage, un piccolo atto di riguardo: se lo spettacolo deve andare avanti, che ci vada, per una volta, rispettando il cuore di chi piange e non la burocrazia di chi organizza. È stato Steven Gerrard, il capitano, a rivolgersi all'Uefa. A Hillsborough ha perso un cugino, Jon Paul Cilhooley: aveva 8 anni, la vittima più giovane: se questo è un record... Dicono di lui: «Era un bambino vivace, amante dello sport e amato da tutti». Sulla corona di fiori, mamma e papà avevano fatto scrivere: «Per il mondo lui era un tifoso di calcio, per noi era il mondo». Se andate ad Anfield, lo stadio e la chiesa del Liverpool, troverete un'entrata in ferro battuto con su scritto «You'll never walk alone» e, lungo il muro, nomi e fiori, fiori e nomi, in memoria dei caduti di Hillsborough. Si chiama, quell'ingresso, «Shankly gates», in onore di Bill Shankly, l'architetto del Liverpool moderno. Vent'anni, il tempo di una generazione. Raccolto il testimone, la nuova non dimentica: chi ha pagato con la vita e chi, in vita, probabilmente non pagherà mai (i comandi della polizia, gli addetti all'impianto). Successe tutto all'improvviso, per ignavia manifesta. Nell'imminenza del calcio d'inizio, la ressa ai cancelletti girevoli di Leppings Lane indusse le forze dell'ordine a far aprire i portoni d'emergenza, ma nessuno ebbe la lucidità e il coraggio di disciplinare la folle corsa del branco. Erano tifosi del Liverpool, con e senza biglietto, che finirono per schiacciare o soffocare gli spettatori delle prime file. Lì per lì, l'allarme non scattò, tanto che la partita cominciò regolarmente. Pochi minuti, e i più fortunati riuscirono a scavalcare le inferriate che separavano il mattatoio dal campo, l'inferno dal paradiso, la festa dal lutto. Le beghe legali hanno offerto sponde troppo generose alla condotta degli agenti. Tutto il mondo è paese. Hillsborough rimane una tragedia evitabilissima, come evitabili erano state le due che l'avevano preceduta: 11 maggio 1985, stadio di Bradford, 56 morti in seguito a un fumogeno (o una bomba carta) che cade nella tribuna di legno, determinando un biblico incendio; 29 maggio 1985, Bruxelles, 39 vittime nel tardo pomeriggio che introduce la finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool; hooligans ubriachi avevano caricato famigliole di tifosi bianconeri pigiate nel settore Z dell'Heysel, a testimonianza di come e quanto anche la polizia belga, e le agenzie che avevano distribuito i biglietti, si fossero macchiate di imperdonabili leggerezze. Anni Ottanta, anni di morte negli stadi: per responsabilità precise, non certo per fatalità diffusa. Hillsborough, l'ultima e la più terribile, ha spinto gli inglesi a ripensare i propri impianti (rapporto Taylor), cancellando dal paesaggio i posti in piedi e rendendo meno soffice l'approccio all'hooliganismo dilagante, operazione, questa, già scattata dopo l'Heysel. Domani, nella Kop di Anfield, la mitica curva del Liverpool, verranno accese novantasei candeline, a partire dalle 14,45 locali, per rammentare, uno a uno, coloro che non ci sono più. Due minuti di silenzio alle 15,06, l'ora in cui, a Hillsborough, la sfida di coppa venne sospesa. E naturalmente, a suggello della cerimonia, le note dell'inno, non camminerete mai soli. Mai, neppure stasera: Serve un'impresa, dopo l'1-3 dell'andata. Da dedicare al cielo.

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Potremo essere la nuova Roma E Gasperini non se ne andrà (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 14-04-2009)

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domande a Fabrizio Preziosi dg del Genoa «Potremo essere la nuova Roma E Gasperini non se ne andrà» 8Fabrizio Preziosi, il Genoa è la squadra del momento sia per il gioco che per i risultati. Non teme che qualcuno provi a rovinare il giocattolo che sta funzionando così bene? «Magari c'è chi è tentato di portarci via l'allenatore o qualche giocatore, come succede quando si ha successo, ma non ho la sensazione che chi sta al Genoa abbia questa voglia di andarsene». Cos'è, la favola di un'altra isola felice, come si diceva della Samp di Vialli o del Parma? «Non faccio paragoni. Ci sono però dei vantaggi a giocare qui. Gliene dico uno: la "rosa" ristretta per cui tutti riescono a essere protagonisti. Da altre parti si vedono facce ingrugnite, al Genoa c'è un bel gruppo e un bel clima». Però è difficile respingere il richiamo dei grandi club... «A questo punto devono essere davvero grandissime società perché per andare altrove a rischiare di far meno di quanto sta facendo il Genoa mi sembra poco conveniente». Vi sentite ormai parte del grande calcio? «Non ci siamo montati la testa. Dico che qui c'è una società che funziona, grazie al lavoro di mio padre nei periodi difficili. E c'è l'ambizione di migliorare anche senza i soldi della Juve o delle milanesi. Penso che fare come la Fiorentina o, in certi anni, la Roma sia alla portata e che lasciarci può essere un azzardo». Se Gasperini venisse a dirvi "mi vuole la Juve", cosa fareste? «Penso che Gasperini non ci farà quel discorso, non perché non meriti la Juve o un club di quel livello, ma perché sa che a Genova può crescere ancora in un ambiente positivo. Possiamo fare altra strada insieme, infatti ha firmato un lungo contratto fino al 2012». D'accordo, ma ci sono treni che passano una volta nella vita. «Vale per lui come per i giocatori. Dico soltanto che il Genoa attuale non sarà un Tgv, ma è già un buon Eurostar che dà soddisfazioni». Come vivete il momento? «Con la consapevolezza che è il risultato di un buon lavoro, non un miracolo. Certo, non è detto che le cose girino sempre alla perfezione: il mio timore è che i tifosi adesso pensino che questa è la normalità, il livello minimo per il futuro». Cosa vi favorisce? «Come società il fatto che la struttura è molto agile, per cui le decisioni si prendono in fretta e con poca burocrazia. Talvolta decide mio padre e basta: lo ha fatto con Thiago Motta e anche con Gasperini perché gli piaceva il gioco del Crotone. Mi sembra che ci abbia azzeccato». \

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invito a nozze ma solo online (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 14-04-2009)

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Pagina III - Roma Invito a nozze ma solo online Una dei primi è stata Giovanna Melandri, che per il suo matrimonio, lo scorso 2 aprile, ha diramato gli inviti online. Solo in rete dunque, niente partecipazioni su regolamentare cartoncino. E non per tirare al risparmio (anche se stampare e spedire oltre 400 inviti, spesso su carta pregiata, incide anche sul budget più lauto). No: è una scelta precisa. E´ la nuova tendenza secondo cui si fa tutto in rete, o per lo meno tutto quel che si può, e il resto è percepito come d´impaccio, antico, desueto, superato, da rottamare. Tutti fratellini di Facebook. Non a caso Giovanna Melandri, dopo la cerimonia, invitava parenti e amici a festeggiare in quella stessa discoteca, "45 giri" all´Ostiense, dove Walter Veltroni lo scorso dicembre aveva radunato i suoi fans di Facebook, comunità - almeno per una sera - non più soltanto virtuale. Invito a nozze con e-mail dunque. Online oggi è possibile non solo organizzare pranzo, foto-album, lista dei regali, luna di miele etc, ma anche districarsi fra burocrazie e certificati. Un colpo di clic e (almeno virtualmente) passa la paura.

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don naro indica la strategia "investire sul nostro passato" (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 14-04-2009)

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Pagina XI - Palermo L´accusa La ricetta DON NARO INDICA LA STRATEGIA "INVESTIRE SUL NOSTRO PASSATO" C´è un enorme sperpero di denaro pubblico: difficilmente gli operatori troveranno sostegno nelle istituzioni L´intera provincia dovrebbe puntare sull´epopea dell´estrazione per una rinascita economica e sociale è il direttore del Centro studi Cammarata di San Cataldo (prima di lui il fratello, l´arcivescovo Cataldo Naro, scomparso prematuramente tre anni fa), rettore del Seminario vescovile di Caltanissetta, docente di Teologia trinitaria e Escatologia, direttore di collane per gli editori Sciascia e Lussografica. Don Massimo è anche un infaticabile operatore culturale. Al timone del Centro Cammarata ha organizzato presentazioni di libri, convegni, seminari e tavole rotonde con un´attenzione particolare al territorio nisseno, alle sue potenzialità, alle sue contraddizioni. Il Centro è attivo da 25 anni. Il bilancio? «Un quarto di secolo per un´associazione culturale è già una bella età. Si può dunque certamente accennare un bilancio consuntivo: non solo quantitativo, ma anche qualitativo, giacché i numeri danno conto di una ricca pluralità di interessi scientifici che orientano la ricerca promossa dal Centro verso diversi ma non incompatibili campi d´indagine e coinvolgono studiosi di diversa formazione, che però si lasciano tutti accomunare in una condivisa fatica intellettuale». Quali sono le difficoltà che deve affrontare chi prova ad animare la vita culturale? «Penso che si debba combattere innanzitutto la sensazione di considerarsi inutili e quindi la tentazione di lasciar perdere. Spesso, infatti, tanti non riconoscono alcun valore alla vita culturale, presumendo che essa non concorra ad una crescita effettiva della comunità. Tutto ciò rischia di scoraggiare chi opera in buona fede». Che ruolo svolge, sempre nell´ambito culturale, l´amministrazione locale? Le iniziative finanziate hanno una reale incidenza? C´è chi ha parlato di sperpero: è così? «Il Centro ha sperimentato gravi difficoltà proprio in quei pochi progetti per i quali ha chiesto la sponda di qualche amministrazione locale. La burocrazia e il tornacontismo politico non sono congeniali alla cultura vera e per questo difficilmente gli operatori culturali degni di questa qualifica potranno trovare efficace sostegno nei politici e nelle istituzioni ipotecate dal loro controllo. C´è, al contrario, un enorme sperpero di denaro pubblico, concesso ai giullari di corte, elargito in tempo di campagna elettorale». Una volta archiviata l´epopea delle zolfare, Caltanissetta, sprovvista della sua vera, storica identità, cosa ha fatto e cosa dovrebbe fare per conquistarne una nuova? «è riuscita a fare davvero poco, anche perché paradossalmente la sua "identità solfatara" si è rivelata come una non-identità. Quando lo zolfo non ha più ingiallito i loro volti, i nisseni si sono scoperti tutti diversi. Difatti, il tessuto sociale di Caltanissetta non è mai stato coeso. E quindi non ha retto ai contraccolpi della crisi. A mio parere la città, anzi l´intera provincia, potrebbero tentare di reinvestire proprio sulla memoria di quell´epopea, per una rinascita sociale e per un ricrescita economica».

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pacchetti anti-crisi fermi i fondi non sono stati erogati - andrea montanari alessia gallione (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 14-04-2009)

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Pagina II - Milano Pacchetti anti-crisi fermi i fondi non sono stati erogati Il Comune non ha i soldi, la Regione aspetta i bandi A rilento i buoni per le famiglie numerose e gli incentivi alle imprese. La nuova Fondazione Welfare non si è mai insediata Palazzo Marino confidava in 39 milioni ex Ici "Potrebbero finire ai terremotati" ANDREA MONTANARI ALESSIA GALLIONE La crisi morde da mesi. Ma, mentre la cassa integrazione aumenta a ritmi vertiginosi, le imprese arrancano e le famiglie tagliano spese e consumi, gli interventi straordinari promessi dalle istituzioni fanno fatica ad arrivare concretamente nelle tasche dei cittadini. E così, tra bandi aperti e burocrazia, per ora soltanto un milione di euro (gli altri 19 milioni sono attesi entro maggio) del bonus-famiglia della Provincia è già stato distribuito e qualche milione di euro di incentivi (sui 351 annunciati) dalla Regione. La Diocesi invece ha iniziato a spedire i primi contributi del fondo voluto dal cardinale Dionigi Tettamanzi, che anche durante le celebrazioni di Pasqua ha ribadito: «è arrivato il tempo dei fatti». [Il PACCHETTO ANTICRISI] In base a un accordo bipartisan in consiglio comunale, i 39 milioni di euro che il governo avrebbe dovuto rimborsare per il taglio dell´Ici dovevano servire per un pacchetto anticrisi. Il neo assessore al Bilancio, Giacomo Beretta, a fine marzo aveva avuto rassicurazioni da Roma: i primi 19 milioni sarebbero stati versati subito, il resto in una seconda tranche. Ma i fondi non sono ancora arrivati e il timore è che l´emergenza terremoto rimetta in gioco tutto. «Sarebbe giusto, l´Abruzzo è una priorità - dice Beretta - in ogni caso il Comune aveva già stanziato fondi nel proprio bilancio». Ma per la Cgil, quei 39 milioni devono essere trovati. E con Antonio Lareno attacca: «Il Comune è latitante sulla crisi. Anche il tavolo promesso dal sindaco si è riunito due volte ed è scomparso». [IL BONUS FAMIGLIA ] Il bando di 20 milioni di euro stanziati dal Pirellone si è chiuso solo pochi giorni fa. Ma per ricevere i 1.500 euro promessi, le famiglie dovranno attendere altri due mesi. A causa della sentenza del Consiglio di Stato che ha messo in mora alcune decisioni della giunta. Sono arrivate ben 15.300 domande. Più del previsto. Tanto che la giunta dovrà aggiungere circa altri 4 milioni. Per famiglia povere e anziani, Palazzo Marino ha stanziato invece nel 2009 22 milioni di euro, ma solo aumentando i capitoli sociali previsti anche lo scorso anno. Un esempio? Un milione e 650mila euro extra è stato approvato a dicembre per buoni-spesa. Il bando del "bonus energia" per contribuire alle bollette, invece, è ancora aperto. Per il sostegno alla maternità i fondi sono passati da 10 a 14 milioni. Per gli affitti sono stati aggiunti oltre 2 milioni e 600mila euro. Una novità da Palazzo Isimbardi: entro il mese sarà aperto un bando per un milione di euro alle coppie che si sposeranno nel 2009. [IL PACCHETTO IMPRESE] Dei 351 milioni di euro promessi dalla Regione, tra finanziamenti diretti e garanzie per il credito attraverso Finlombarda, al momento, ne sono stati distribuiti poche decine. La maggior parte dei bandi sono ancora aperti. La gara per assegnare il fondo più cospicuo, il Made in Lombardy, è stata vinta pochi giorni fa da Bnl, che si farà carico di 400 milioni di finanziamenti. Altri 100 li metterà il Pirellone. Il fondo a rotazione per l´imprenditorialità di 130 milioni di euro deve essere ancora distribuito: aperte 80 pratiche. Da distribuire anche i 48 milioni del fondo agevolazioni artigianato. L´assessore regionale all´Industria Romano La Russa protesta: «La burocrazia sta rallentando tutto. Dieci mesi per garantire i pagamenti agli artigiani sono troppi». La replica del direttore generale di Finlombarda: «Abbiamo pagato ben 900mila fatture della sanità per un totale di 3 miliardi e 200mila, riducendo a soli 90 giorni i tempi di pagamento - spiega Marco Nicolai - . Abbiamo sestuplicato lo stanziamento del fondo a rotazione». Anche l´assessore comunale al Commercio, Giovanni Terzi, assicura: «Ci sono 30 milioni tra Comune, Regione e privati, a disposizione delle attività commerciali e artigiane». Ma la maggior parte dei bandi è ancora aperta. Tra le novità: 2 milioni per negozi e artigiani vicini ai cantieri (il bando nelle prossime settimane) e 2,5 milioni per quattro distretti commerciali. Il pacchetto-imprese della Provincia, invece, sta vagliando le prime 1.000 richieste arrivate. [La Fondazione] Otto milioni di euro da distribuire attraverso il microcredito a lavoratori, precari, cassintegrati, artigiani: ma la dote della Fondazione Welfare ambrosiano, nata dall´alleanza tra sindacati, Comune, Provincia e Camera di Commercio, non si può ancora spendere. Manca ancora il via libera del consiglio provinciale: se non arriverà in aula entro il 21 aprile se ne riparlerà alla prossima amministrazione.

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pannelli solari sui tetti della favela la missione degli studenti in brasile - mario neri (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 14-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina IV - Firenze Pannelli solari sui tetti della favela la missione degli studenti in Brasile Dall´Itis Meucci a Caucaia: così si risparmia l´energia La cooperazione "Abbiamo lasciato ai docenti brasiliani i progetti per installarne altri" Quattordici impianti alimentano un´ala del centro socio sanitario MARIO NERI Sopra le strade di fango e gli assembramenti di casupole puzzolenti della favela, certi tetti a nord-ovest di Fortaleza luccicano, più dei baby-revolver assoldati dai trafficanti. E il sole di Caucaia, abituato a illuminare la miseria estromessa dalle cartoline, da qualche giorno, grazie a un´idea fiorentina, produce una merce preziosa: risparmio energetico. Quello ricavato da 14 pannelli fotovoltaici realizzati dagli studenti dell´Itis Meucci di Firenze, che a fine marzo sono volati in Brasile per consegnare il progetto ai ragazzi di una scuola diretta da don Angelo Stefanini, missionario dell´Opera Madonnina del Grappa. «Da tre anni la nostra scuola si impegna in iniziative di solidarietà con un piano di cooperazione che ci permette di mettere la nostra formazione tecnica al servizio di realtà difficili attraverso stage alternativi a quelli che si fanno in azienda. è nato così il nostro sodalizio con la scuola di Fortaleza e credo che proseguirà anche nei prossimi anni», dice Francesco Lupi, uno dei cinque studenti che sono andati in Sudamerica grazie al progetto dell´istituto tecnico di Soffiano. «Volevamo che il nostro contributo si traducesse in qualcosa di concreto. Così abbiamo pensato ai pannelli solari. Certo - aggiunge Francesco - sono poco più di 3 kilowatt, bastano a dare autonomia solo a un´ala del centro, ma abbiamo lasciato ai docenti brasiliani il progetto per istallarne altri». E sono stati proprio i ragazzi della scuola brasiliana a completare il lavoro perché per il gruppo del Meucci, l´approdo al di là dell´Atlantico è stato segnato da un contrattempo: «Noi siamo atterrati a Fortaleza, ma il trasferimento del materiale è dovuto passare via San Paolo. Lì è rimasto bloccato alla dogana fino al giorno 27, poco prima del nostro ritorno: una beffa», scuote la testa Francesco: «Insomma, la burocrazia si inceppa come in Italia», dice con un´alzata di spalle. Costruito negli anni �90 sotto la direzione di don Alfredo Nesi, il centro Madonnina del Grappa di Caucaia è diventato un polo socio-educativo e sanitario dove confluiscono più di 500 figli della baraccopoli. Sopravvive grazie alle donazioni e alle campagne di solidarietà promosse da enti pubblici fiorentini. I gradi di insegnamento vanno dalle elementari alle medie, con alcune classi di superiori a indirizzo professionale. «In più comprende un asilo nido, una materna, una mensa e alcuni ambulatori dove operano come volontari anche medici di Scandicci», spiega Mario Enrico, prof di elettrotecnica che, insieme a Cosimo Regina e Angela Fornaciari, ha fatto da accompagnatore agli studenti di via del Filarete. Il centro di Caucaia riceve più di mille richieste all´anno. I ragazzi vengono iscritti gratuitamente in base alla loro condizione sociale. «Don Angelo viaggia su un pulmino bianco fra le case delle favelas. Verifica di persona quali sono i ragazzi delle famiglie più povere, quelle davvero bisognose e poi assegna le iscrizioni. A uno dei suoi tour abbiamo partecipato anche noi», racconta Matteo Mistretta, che delle favelas aveva sentito parlare «ma non immaginavo fossero davvero così. Se non fossimo stati sotto la protezione del parroco non credo saremmo mai usciti da lì». Seppure viste su «Youtube e nelle inchieste delle Iene», ai diciottenni del Meucci le favelas, quelle vere, hanno fatto effetto: «Capanne di terra, mattoni e immondizia, rigagnoli di acqua nera che scorre via dalle case, fogne a cielo aperto, gente che riesce a dormire anche se fuori si sparano. La vita, in Brasile, non ha il valore che le attribuiamo noi. Eppure tutti sorridono». Soprattutto da quando c´è la scuola intitolata a don Milani, «l´unica vera opportunità per costruirsi un futuro fuori di lì, anche se è osteggiata dalla criminalità e dalle autorità locali che non la sovvenzionano», dice il prof Enrico, che aggiunge: «Gli amministratori sono infastiditi: nei gigli dipinti sulle facciate vedono riflesso tutto quello che loro non riescono a fare». Per questo, accanto all´effigie fiorentina sono comparse le bandiere verde-oro. Un gesto distensivo. Gli edifici sono recintati da filo spinato e rete elettrificata. Anche in questo modo i pannelli del Meucci sono al sicuro. Don Angelo, di sera, fa sorvegliare la struttura da due uomini in divisa e da quattro rottweiler, quando i tetti ormai hanno smesso di specchiare la danza dei falchi.

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quando la piazza protesta on line - riccardo staglianò (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 14-04-2009)

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Pagina 43 - Cultura Quando la piazza protesta on line così la rete organizza la gente Scoop ma anche falsi allarmi Inchieste collettive e denunce che partono dai social network Nell´era di Internet le persone si mobilitano e cambiano il flusso delle informazioni Due nuovi libri raccontano vizi e virtù dei dilettanti del web L´analisi di Andrew Keen è più severa: "Questa rivoluzione rovinerà la nostra cultura" Clay Shirky, docente di Nuovi Media, parla di "distruzione creativa" RICCARDO STAGLIANò è la storia di come un cellulare smarrito su un sedile di un taxi di New York finisce con lo scatenare un´inarrestabile gogna pubblica. Ma anche di una frase razzista, sfuggita ai radar dei giornali, che costa il posto a un mammasantissima repubblicano. E di un caso di pedofilia che, tracimando dal web, dilaga in scandalo internazionale e prelude alla cacciata di un alto prelato. è la storia di masse che si coordinano. Di greggi che diventano pastori. Di «dilettanti» irregolari che armati solo della voce di internet riescono a radunare una forza collettiva impressionante. Uno per uno, tutti per tutti. Il potere di organizzare senza organizzazione di Clay Shirky (Codice Edizioni, pagg. 242, euro 23) tratta della «distruzione creativa» portata dalla rete sul modo in cui viviamo, collaboriamo, produciamo. Shirky, docente di nuovi media della New York University parte da qui: «Ogni consumatore è oggi un potenziale produttore con l´intero mondo come potenziale pubblico». Siamo tutti «ex audience», come spiegò Dan Gilmor nel suo We, the media. Ci siamo alzati dal divano e siamo andati alla scrivania. Abbiamo posato il telecomando e imbracciato la telecamera. Il terremoto in Abruzzo, con le sue centinaia di video amatoriali, ne è solo l´ultima conferma. Shirky, collaboratore a sua volta del New York Times e Wired, constata la fine del monopolio dei giornalisti nell´informazione. Porta, tra gli altri, l´esempio di Trent Lott, capogruppo repubblicano al senato. Che a una cena aveva lodato Strom Thurmond, noto segregazionista. Molti media non avevano raccolto, i blogger sì. E l´imbarazzante dichiarazione, una volta entrata in loop, l´aveva spinto alle dimissioni. Sottovaluta il lato oscuro della forza, però. Come quando Matt Drudge, alfiere del "prima pubblica poi verifica", dette la notizia (falsa) che Sidney Blumenthal, allora consulente di Clinton, picchiava la moglie. E della causa da 30 milioni di dollari per diffamazione che ne seguì. Il punto è qui: la rete è un mare dove circolano molte notizie. Che possono essere vere o false. Al contrario di quel che accade nei quotidiani non ci sono responsabili a renderne conto. Spesso accertare se ci si trova di fronte ad un fatto o ad una bufala che circola on line è impossibile. Parole come pietre rotolano a valle, diventano valanghe e seppelliscono reputazioni. Per esempio: nel 2002 a Boston la notizia era vera. Preti accusati di abusi sessuali su bambini. Il Boston Globe fa il suo mestiere ma la notizia esplode soprattutto grazie a Voice of the Faithful. Trenta parrocchiani offesi che, dandosi appuntamento sul web, diventano 25 mila in sei mesi. Alla fine il responsabile della diocesi, cardinale Bernard Law, lascia. Shirky parla del suo paese, noi sappiamo del nostro. Del caso di Federico Aldrovandi, diciottenne di Ferrara morto nel 2005 durante un controllo di polizia. Gli agenti chiudono presto il caso, sua madre lo riapre un post alla volta. Il suo blog obbliga i giornali a tornarci su e i poliziotti finiscono in tribunale. Online il confine tra informazione e azione politica si assottiglia. Succede per il testamento biologico, all´indomani della vicenda Englaro. I radicali presentano 2.500 emendamenti alla proposta del governo. Il 20 per cento raccolti via internet. Non era mai successo, succederà sempre più spesso. Si può discutere tutto di Beppe Grillo, non la sapienza con cui ha saputo sfruttare la piattaforma internettiana. La stessa con cui Barack Obama ha concepito parte della sua vittoriosa campagna. A dire solo «no, non mi piace», rimpiangendo gli anni eroici dei comizi nelle piazze, si rischia di fare la figura di Giovanni Tritemio, rievocato nel libro. L´abate di Sponheim nel 1492 scrive un pamphlet in cui difende la superiorità degli scriba, minacciati di estinzione dall´invenzione della stampa di Gutenberg. Affida però De laude scriptorum ai tipografi, perché abbia più vasta e spedita circolazione. Mai autosmentita fu più efficace. Eppure la tentazione sopravvive. Dilettanti.com (DeAgostini, pagg. 269, euro 15) di Andrew Keen spiega «come la rivoluzione del web 2.0 sta uccidendo la nostra cultura e distruggendo la nostra economia». Ma se certi contenitori (la carta) sono sotto botta ma il contenuto (il giornalismo) non è mai stato così prezioso. La Cultura può dormire sogni tranquilli. Perché le masse organizzate, oltre a prendere a picconate le istituzioni, sanno costruire. Shirky cita Wikipedia, l´enciclopedia editata dall´intelligenza collettiva. Ne dà una definizione originale: «è essenzialmente una burocrazia per litigare». Nel senso che uno scrive una voce, un altro propone modifiche, un terzo obietta e corregge di nuovo, in un affinamento progressivo. Escono anche bufale colossali. Mai come qui è utile la lezione delle scuole di giornalismo americane: "Se vostra madre vi dice che vi ama� verificatelo". Però, onestamente, chi ne farebbe a meno? Il libro di Shirky deluderà i più "digitalizzati". Scrive: «Gli strumenti di comunicazione non sono socialmente interessanti sin quando non diventano tecnologicamente noiosi». Parla di sms, blog, mailing list, pleistocene internettiano solo adesso diventato normale, precipitato dalle élite alle masse. Così quando la giovane Ivanna dimentica il suo telefonino in un taxi e poi scopre che chi l´ha trovato non ha alcuna intenzione di restituirlo, mette in piedi un sito (evanwashere. com/StolenSidekick/) tanto che la polizia è costretta a intervenire. Così va il mondo quando tutti collaborano con tutti. Per i ragazzi è più facile, i post-1980 non ne conoscono un altro. «In un periodo di rivoluzioni l´esperienza diventa zavorra» avverte l´autore, perché se hai una weltanschaung tradizionale, «quando arriva un cambiamento epocale rischi di considerarlo cosa di scarsa importanza».

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1 Una settimana dopo Sono passati sette giorni dal sisma. Dobbiamo ricreare una quotidianità... (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 14-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

1 Una settimana dopo Sono passati sette giorni dal sisma. Dobbiamo ricreare una quotidianità. Tutti, bambini, adulti, anziani hanno bisogno di ricominciare con le proprie abitudini. 2 Nel mezzo La generazione che soffre di più è quella di mezzo. I genitori e i lavoratori. Devono ripartire da zero. Ricostruire tutto. E mancano dei punti di riferimento. 3 Che fare? Stiamo censendo le varie occupazioni, per impiegare queste persone nei lavori qui al campo. Chi era attivo nella ristorazione potrà spendersi nelle cucine, per esempio. Chi conosce la burocrazia può aiutare gli altri sfollati nelle esigenze del genere. 4 Un pallone Per i bambini il momento ludico è una distrazione decisiva. Adesso è importante riprendere con la scuola, in qualunque modo, anche qui nella tendopoli. Devono tornare ad affrontare la realtà fatta di svago e anche di impegno. 5 I vecchi Per loro la vita di non offriva più vincoli né particolari pressioni. È stato più semplice adattarsi a questa monotonia. Ed è gente che ha ricominciato dopo la guerra: sa che la ricostruzione è un momento faticoso ma concreto, perfino esaltante quando darà risultati. MARCO BUCCIANTINI mbucciantini@unita.it 5 risposte da Sebastiano Carticiano Psicologo del campo tenda a L'Aquila

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, un anno fa l'allarme sulla Prefettura (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 14-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 14/04/2009 - pag: 8 Le conclusioni degli esperti sul palazzo del governo «Grado di sicurezza prossimo allo zero», un anno fa l'allarme sulla Prefettura DA UNO DEI NOSTRI INVIATI L'AQUILA Il palazzo dello Stato sarebbe stato il primo a cadere. Lo sapevano tutti, e non da ieri. All'inizio del 2008 il concetto era stato anche messo per iscritto e notificato ai diretti interessati. Il lavoro della commissione istituita dalla Regione per valutare lo stato degli edifici «sensibili» era finalmente giunto a termine dopo tre anni. «La struttura va definita a rischio, in quanto presenta nel suo insieme una notevole incertezza della staticità, con elementi diffusi di criticità». La sintesi fatta dagli ingegneri incaricati di esaminare (anche) lo stato di salute della Prefettura dell'Aquila può risultare indigesta ai profani. Ma il giudizio espresso nella scheda di valutazione alla voce «verifica del grado di sicurezza» è accessibile a tutti nella sua chiarezza: «Prossimo allo zero». Lo studio era stato commissionato per valutare l'eventuale stanziamento di fondi per ristrutturazioni. All'Aquila non c'era palazzo che ne avesse bisogno più di quello che rappresenta lo Stato sul territorio. Nella classifica degli edifici messi peggio era secondo solo a palazzo Quinzi, che però dal 2005 era divenuto oggetto di una profonda opera di maquillage. Le «criticità» della Prefettura erano elencate in dettaglio dagli ingegneri nominati dalla Regione tramite un bando di concorso. Una disamina impietosa, contenuta nella cosiddetta scheda di prima fase. «Infiltrazioni dal tetto dovute ad assenza di staticità», problemi alla copertura, «gravi carenze di tenuta delle strutture portanti » nella parte antistante l'ingresso principale, e poi l'avanzato processo di dilavazione della malta causato dall'acqua nei muri, problema diffuso nei manufatti in muratura ma che nel vecchio palazzo al centro dell'Aquila aveva assunto caratteristiche ormai «quasi definitive». Le parti della Prefettura crollate nella notte tra domenica 6 e lunedì 7 aprile sono proprio quelle citate nel rapporto fatto dagli esperti al termine della loro ricognizione. Forse non c'era davvero nulla da fare, il terremoto è stato troppo forte per edifici troppo vecchi. Ma la querelle che da anni riguardava la Prefettura dell'Aquila dice molto sulla sottovalutazione del rischio fatta anche da persone informate sui fatti. Proprietaria del Palazzo è infatti la Provincia. Da decenni lo affittava allo Stato centrale che ne aveva fatto la sua sede. Negli ultimi anni le pressioni dell'ente locale sul Prefetto per traslocare altrove erano diventate sempre più forti, al punto da far nascere una commissione mista incaricata di valutare lo spostamento di alcune attività in altri palazzi pubblici. Il settore edilizio della Provincia faceva verifiche periodiche nelle quali il termine «elevata criticità» appare come un tormentone. Nel 2007 erano stati investiti quattrocentomila euro per il consolidamento del tetto e la ristrutturazione della sala consiliare. Ma nelle valutazioni periodiche del Genio civile l'edificio era sempre considerato a rischio, al punto da chiedere, lo scorso anno, «l'immediato trasferimento» della sala operativa della Protezione civile provinciale, situata sopra al portone di ingresso, nella zona del Palazzo che presentava i «maggiori elementi di criticità ». Dal carteggio tra i due enti emerge una certa riluttanza del Prefetto di allora ad accogliere l'invito di spostare la sala nella caserma Reis Romoli, dove era (ed è ancora) in funzione la struttura gemella della Regione. «La proposta verrà valutata con attenzione », si legge in una delle ultime lettere di risposta. Paolo De Santis, presidente dell'ordine degli ingegneri aquilani (1.300 iscritti) conosce bene la vicenda della ricognizione voluta dalla Regione e dei suoi esiti. «Il bando venne fatto per rimediare ad anni di trascuratezza. Nessuno sapeva con certezza in quali condizioni versava il patrimonio pubblico. Il ritardo c'era già al momento di partire. Ma dopo l'esito non certo tranquillizzante di quelle ricognizioni, lo Stato ha continuato a nascondersi dietro alla burocrazia». In seguito a quella specie di censimento su base regionale degli edifici pubblici sensibili e della loro sicurezza, in Abruzzo sono state spostate 16 scuole, tre delle quali all'Aquila. A dimostrazione del fatto che c'era (almeno) un anno di tempo per salvare gli archivi, le attività, le funzioni. E anche la faccia. Gravi carenze Gli ingegneri non lasciavano dubbi: «Gravi carenze di tenuta delle strutture portanti Distrutto Il palazzo della Prefettura dopo il sisma della settimana scorsa (Ansa) Marco Imarisio

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Mayawati, la forza di un'intoccabile (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-14 - pag: 10 autore: Lucknow in mano alla regina dei dalit Mayawati, la forza di un'intoccabile NEW DELHI Proviene dalla comunità dei dalit, o intoccabili, ma ha corteggiato con successo il voto dei bramini, ovvero coloro che si trovano al vertice della piramide castale indiana. Rappresenta i settori più poveri, umili e vulnerabili della società, ma i suoi anni di potere l'hanno resa ricchissima, spietata e inavvicinabile, circondata com'è da un servizio di scorta paragonabile a quello di un primo ministro. Ha accusato i propri avversari di aver trasformato l'Uttar Pradesh in un Far West, ma al momento di scegliere i propri candidati per il Parlamento non ha esitato a circondarsi di pregiudicati. In tutta l'India non c'è una creatura politica più contraddittoria di Mayawati, la leader del Bsp che governa lo Stato più popoloso dell'India e che aspira a giocare il ruolo di ago della bilancia a livello nazionale. «Osservato senza le lenti deformanti di chi studia la politica indiana dai salotti di New Delhi, il successo di Mayawatiè molto meno sorprendente di quanto sembri», spiega Ajoy Bose, autore di "Behenji", una biografia della leader dalit. «Chi la accusa di trascurare la rete infrastrutturale del suo Stato dimentica che molte di quelle strade e di quei ponti renderebbero la vita più comoda alla piccola borghesia, ma non ai suoi elettori. Per molti di loro è più importante sapere che Lucknow è disseminata di statue di una leader dalit, di una di loro. In un universo politico come quello indiano in cui la questione identitaria è così importante, la cosa li riempie di orgoglio». Figlia di un impiegato statale e di una casalinga analfabeta, Mayawati, 53 anni, è cresciuta in una baraccopoli di Delhi, in una casa con altri otto tra fratelli e sorelle, e l'ambizione di entrare un giorno a far parte dell'India administrative service, l'élite della burocrazia indiana. Un percorso interrotto nel 1977 dall'incontro folgorante con Kanshi Ram, uno degli alfieri della lotta per i diritti degli intoccabili. Da quel momento la sua carriera politica l'ha vista occupare per ben quattro volte, tra trionfi elettorali, inchieste giudiziariee crisi di Governo, la poltrona di chief minister dell'Uttar Pradesh. Il suo ultimo capolavoro politico potrebbe essere la conquista del voto dei musulmani. Quando poche settimane fa il candidato del Bjp, Varun Gandhi, ha attaccato in un comizio la più numerosa delle minoranze religiose indiane, Mayawati non ha perso tempo: ha invocato i poteri attribuitigli dal National security act ordinando che Gandhi, un membro ribelle della più potente dinastia politica dell'India, fosse incarcerato. Ma.Mas. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Corporate Korea spaventa Tokyo (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-14 - pag: 24 autore: LETTERA DA SEUL Corporate Korea spaventa Tokyo di Stefano Carrer I l Nord perché rafforza la minaccia militare, il Sud perché guadagna quote sui mercati internazionali dei prodotti industriali: a Tokyo è tempo di paure per la Corea. Nel primo caso, a preoccupare è la dimostrazione dei progressi di Pyongyang in termini di tecnologia missilistica; nel secondo, sono le implicazioni strategiche sul piano economico di due potenziali "bombe": la debolezza valutaria di Seul e i suoi futuri accordi di Free trade agreement (Fta), con i loro effetti di rafforzamento dei vantaggi competitivi per la "Corporate Korea". Mentre il Giappone registra i peggiori deficit mensili di cui si abbia memoria, ha stupito che a marzo il surplus commerciale sudcoreano abbia toccato il record di 4,6 miliardi di dollari, con una ripresa dei volumi di export per 2,9 miliardi rispetto a febbraio (e con un won a un livello medio di 1.453 sul dollaro rispetto ai 1.000 del 2008). Se l'export giapponese si è dimezzato negli ultimi mesi, il calo dell'export sudcoreano si è limitato al 21,2% a marzo, tra segnali di una stabilizzazione della produzione industriale, che si è ripresa del 6,8% in febbraio,quando il surplus delle partite correnti ha toccato il massimo da 11 anni. Per l'effetto di uno yen che l'anno scorso aveva raddoppiato il suo valore sul won, il turismo coreano in Giappone è crollato, mentre quello nipponico in Corea nei primi due mesi del 2009 è balzato del 64%.D'altra parte, mentre gli investimenti diretti stranieri in Corea nel primo trimestre sono scesi del 38%, quelli giapponesi (specie nell'immobiliare sudcoreano) sono aumentati del 163% a 661 milioni di dollari, balzando al primo posto. Se alcuni analisti finanziari avevano ipotizzato una "crisi finanziaria di marzo" per Seul, in realtà le ultime settimane hanno rasserenato l'orizzonte del Paese, con la comparsa di vari indicazioni positive: dalla fiducia delle imprese ai surplus, dal recupero della Borsa ai segnali di "stabilizzazione" valutaria. Ma proprio il won sembra essere stato tra i responsabili della decisione della Sharp di cambiare strategia industriale: di fronte all'aggressività della rivale Samsung, il gruppo di Osaka ha annunciato che produrrà pannelli per schermi liquidi all'estero con partner locali (a partire dalla Cina). Notizia che ha indotto vari commentatori a paventare una nuova fase di de-industrializzazione. A Tokyo, dai palazzi della burocrazia di Kasumigaseki ai piani alti delle aziende, un piccolo sospiro di sollievo è stato tirato per il recente parallelo recupero del won e dello yen sul dollaro, anche perché - a margine del G-20 di Londra - l'incontro tra il ministro del Commercio sudcoreano Kim Joong-hoon e la collega europea Catherine Ashton si è concluso con una fumata nera: niente annuncio dell'Fta, in quanto la Ue rifiuta ancora la richiesta di Seul di accettare i duty drawbacks, ossia i rimborsi delle tariffe all'import di materiali utilizzati nel prodotto finito esportato. «Sul piano tecnico le trattative sono finite – sottolinea Raffaele Quarto, responsabile commerciale Ue a Seul – Lo scoglio ora è solo politico: la palla è passata nel campo ministeriale». Per la Ue è anche una questione di principio, visto che negli Fta in corso con Cile e Messico la soluzione non è contemplata, ma non è un mistero che vari Paesi Ue non siano entusiasti all'idea di eliminare le tariffe sulle auto made in Seul. Alcuni dirigenti della Keidanren (la Confindustria giapponese) hanno manifestato una certa paranoia verso un Fta Corea-Ue, il cui annuncio contribuirebbe ad accelerare la ratifica dell'Fta Corea-Usa: la visione di uno svantaggio competitivo permanente rispetto a Seul- al di là del fattore valutario - con i due megablocchi economici avanzati non fa dormire sonni tranquilli. Al ministero del Commercio, del resto, traspare un certo disappunto per quello che viene percepito come un sostanziale disinteresse della Ue verso un Fta con il Giappone. stefano.carrer@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Seul fra le grandi. Il quartier generale della Korea Exchange Bank a Seul. Anche il Giappone teme il rivale asiatico, per via dei vantaggi competitivi che il Sistema Paese Sudcorea oggi è in grado di mettere in campo SURPLUS COMMERCIALE Giappone in allarme per la competitività valutaria del vicino e per le sue future intese di libero scambio

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Londra: dalla finanza ai gelati (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-14 - pag: 26 autore: Londra: dalla finanza ai gelati Zero burocrazia e bassi costi aiutano gli alfieri del made in Italy - Il caso di Christian Oddono Nicol Degli Innocenti LONDRA Dalla corporate finance al gelato artigianale, dall'analisi azionaria al sorbetto perfetto: un percorso decisamente inusuale che si è rivelato vincente per Christian Oddono, diventatoil gelataio più premiato e osannato di Londra. Mentre la crisi finanziaria devasta la City e i mercati crollano, gli inglesi fanno la fila per comprare il cono al pistacchio siciliano o alla nocciola piemontese doc. Dopo un iter classico, laurea in Bocconi e lavoro nella corporate finance e ricerca azionaria a Londra, diventando Head of Research di Actinvest, Oddono ha deciso di seguire il suo istinto. «Mi sono sempre considerato un imprenditore prestato alla finanza – racconta –. Ci pensavo da quindici anni, semplicemente perché amo il gelato e non sono mai riuscito a trovarne uno davvero buono a Londra. Il mio lavoro nella ricerca di mercato mi ha confermato che c'era un gap e quindi un'opportunità». Christian ha sfruttato il suo background per fare il business plan e ha trovato un partner, Marco Petracchini, ex manager di Starbucks, che ha portato l'esperienza del retail. Così è nata Oddono's, partita nel 2004 con una gelateria a South Kensington, diventata subito un successo. «In un ottica da italiano, la cosa più interessante è stata la formazione della mia società – spiega Oddono –. Ho creato l'azienda srl su internet, in mezz'ora, spendendo 50 sterline e con una sterlina di capitale. In pochi giorni mi sono arrivati per posta tutti i documenti. Quindi zero burocrazia e costi ridicoli, il che dimostra perché la Gran Bretagna, al contrario dell'Italia, è una grande palestra imprenditoriale». Molte inoltre le agevolazioni: Businesslink, un ente creato dal Governo britannico per sostenere le start-up, ha offerto consulenza all'inizio e ogni sei mesi propone a Oddono's, come a tutte le giovani imprese, un business check-up, un contabile o un consulente legale, del tutto gratuitamente. Oddono ha findall'inizio deciso di fare solo gelati e sorbetti artigianali, senza usare conservanti o coloranti, neanche quelli naturali, e senza ricorrere all'utilizzo di semilavorati pronti «come il 95% delle gelaterie italiane», dice. «Abbiamo deciso di distinguerci per il gusto e la qualità superiore, usando le bacche di vaniglia dal Madagascar e non la vanillina, i pistacchi di Bronte e non la pasta iraniana, solo cioccolato Valhrona e così via. Trovare i fornitori giusti non è stato facile. La gelateria ha un laboratorio a vista con una grande finestra che permette ai clienti di vedere come viene fatto il gelato. «Questa è stata un'innovazione assoluta per Londra ed è piaciuta molto». Galen Weston, il miliardario proprietario di Selfridges, ha assaggiato il gelato di Oddono's e gli è piaciuto al punto che ha voluto un loro punto vendita all'interno del grande magazzino. Da allora il numero di gelaterie è cresciuto. La recessione in Gran Bretagna ha avuto l'effetto di aumentare le vendite, dice Oddono: «Non sentiamo la crisi, probabilmente perchè il gelato è un comfort food come il cioccolato, un piccolo lusso a un costo contenuto che ha un effetto consolatorio nei momenti difficili. Poi la gente va meno al ristorante, resta a casa ma vuole comunque un tocco dolce, quindi vendiamo molte più vaschette da asporto». L'obiettivo ora è replicare la formula in altre città britanniche e anche all'estero, probabilmente in franchising. «Vogliamo crescere ma senza fretta e senza sacrificare la qualità – dice Christian –. Abbiamo avuto già richieste dal Medio Oriente e dall'Asia. Tra due o tre anni poi potremmo quotare la società sull'Aim londinese, la Borsa delle piccole aziende». L'istinto finanziario non è del tutto sopito. nicoldynes@aol.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Gelati scaccia-crisi. Christian Oddono (a destra) con il socio Marco Petracchini, ex manager di Starbucks. Oddono's punta a conquistare altri mercati e a quotarsi sull'Aim londinese, la Borsa delle piccole aziende

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FACILE AVVIO (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-14 - pag: 26 autore: FACILE AVVIO Voglia di ice cream Dall'incontro tra un esperto di finanza e un esperto di retail: così è nata Oddono's,partita nel 2004 con una gelateria a South Kensington, a Londra, e diventata in breve un successo 50 Sterline Spesa sostenuta da Christian Oddono per creare la sua Srl a Londra via internet. In pochi giorni, per posta, sono arrivati tutti i documenti 0 Burocrazia Per la costituzione della società non c'è stato bisogno di ricorretea complesse procedure burocratiche

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Questo tennis è uno specchio di tutta l'Italia che si è fermata (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 14-04-2009)

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«Questo tennis è uno specchio di tutta l'Italia che si è fermata» Il giornalista-scrittore si racconta a tutto campo «Preparo un lavoro a teatro, sono un attore fallito» Un museo del tennis a Roma per il centenario Fit» EGIZIO TROMBETTA Gianni Clerici, scrittore, giornalista, tennista, ma anche appassionato d'arte e teatro. E, forse molti lo ignorano, il primo della classe fra i giornalisti-scrittori di tennis al mondo ha anche un passato da calciatore alle spalle. Lo abbiamo incontrato alla vigilia degli Internazionali d'Italia 2009. Manca poco alla nuova edizione dell'appuntamento al Foro Italico: che aspettative ha? «Io spero in bene, comunque il torneo è tornato a buoni livelli, dopo aver toccato il fondo nel ventennio della gestione Galgani (ex presidente Fit, ndr). Andrebbero, questo lo dico sempre, invertiti i tornei, ovvero sarebbe meglio che si partisse col torneo femminile, ma questa è una vecchia storia». Dall'anno prossimo diventerà un «combined event», con uomini e donne che giocheranno contemporaneamente nello spazio di dieci giorni. Quest'anno chi vincerà? «Aspetto le semifinali prima di sbilanciarmi, non so fare un pronostico, potrei solo sbagliare». Federer: per alcuni suoi colleghi ormai è sul viale del tramonto. «È giusto quel che ipotizzano i miei colleghi, ha 28 anni oramai, è possibile che sia entrato in una fase di un normale declino fisiologico». È vero che avrebbe intenzione di donare parte della sua collezione di libri al futuro museo del tennis che sarà allestito l'anno prossimo nel centenario della Federazione? «Non lo so più, perché ci sono troppi dubbi nelle strutture statali. Poi lei sa anche che a Roma c'era un progetto bellissimo, ma la nuova giunta di Alemanno non l'ha accettato, era troppo costoso. Ora è in ballo un altro, ma non credo sia all'altezza del primo». Come si è arrivati a questo? «Binaghi aveva offerto un milione di euro al Tennis Milano per realizzare la struttura, ma la proprietaria del club ha rifiutato. Poi quei soldi furono indirizzati verso il Tennis Club Ambrosiano, che, invece di utilizzarli per il museo, pare li abbia impiegati per restaurare il club. Alla fine si è pensato a Roma, per questo feci appositamente venire Jean Christophe Piffaut, responsabile del Tenniseum di Parigi, ma il suo progetto di un museo basato su audiovisivi costava un'enormità: oltre due milioni di euro». Quando uscirà il suo prossimo libro? «Lo sto preparando, ma non so se lo finirò. Preferisco non accennare nulla sui contenuti perché porta male. Rizzoli comunque pubblicherà una o due raccolte dei miei vecchi articoli». Nell'ultimo, «Una notte con la Gioconda», c'è il personaggio del Morelli che è un cultore della preparazione atletica nello sport. Ma lei, che ha giocato ad ottimi livelli, quanta importanza gliene ha data? «Ai miei tempi non si usava. Allora facevo il liceo a Como e andavo a correre al mattino prima di andare a scuola. Mi guardavano e in dialetto dicevano "chi è quello li, è matto". Anche quando giocavo negli allievi del Como si faceva solo un po' preparazione artigianale sulla resistenza». E il suo amico Nicola Pietrangeli? «No, assolutamente, Nicola non faceva niente. Ma lui era fantastico, non si è mai allenato in vita sua». Molti non sanno che una volta Clerici ha battuto Pietrangeli... «Sì, avevo diciassette anni e lui quattordici, feci una fatica enorme a batterlo e lo feci con la viva consapevolezza che lui era più forte di me e che sarebbe diventato un grandissimo». Cosa le piaceva di più del tennis di allora? «Che c'era la possibilità di essere dei grandissimi giocatori senza essere dei grandi atleti. Adesso è puro muscolo». E nei rapporti umani coi giocatori? «Ma sa, ormai di rapporti non ne ho più. Perché si sa, se il giornalista non è un ruffiano, diciamo così, non può avere il rapporto diretto col campione». Perché in Italia, dopo Panatta, non sono più venuti fuori grandi giocatori? «Questo è molto misterioso. I campioni nascono o per caso, o per le strutture. I francesi infatti hanno la migliore struttura pubblica possibile, anche perché loro hanno la burocrazia più efficiente del mondo. È un paese burocratizzato, mentre il nostro è un paese burocratizzato alla mafiosa. Ho anche notato che quando il paese ha smesso di crescere non ha trovato delle sostituzioni, sia nel pubblico che nel privato». Pensa dunque che il nostro sport abbia pagato i malesseri del nostro paese? «Io temo di si, c'è sempre un'equivalenza tra un successo economico di un paese e i giocatori che riesce ad esprimere». Quanto c'è del vero Clerici nelle telecronache che fa insieme a Rino Tommasi? «Ma sa, il vero Clerici, bisogna conoscerlo solo intimamente e anche io faccio fatica a conoscere il vero Clerici, senza dare un significato troppo profondo alla vicenda. Nelle telecronache traspare un aspetto pubblico un pochino auto compiaciuto forse. Viene fuori un piccolo personaggio, che però mi assomiglia molto». Dopo aver scritto e raccontato il tennis per tanti anni, cosa le piacerebbe ancora scrivere e/o raccontare? «Teatro, perché sono un attore di teatro fallito. Sto preparando qualcosa, ma non anticipo nulla. Mia figlia, peraltro, è una buonissima autrice teatrale». Si dice che nei media ci sia troppo nepotismo. «Sì, mi dicono che c'è in giro un po' di nepotismo. È anche vero che c'è da sempre. Ma c'è l'accentuazione italiana, temo. Mia figlia, ad esempio, per riuscire, è dovuta andare a Parigi. In Italia non sarebbe mai riuscita. Mi chiede se sia possa combattere un fenomeno del genere? In questo paese non si può combattere niente.». Intervista a Gianni Clerici

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Gianni Clerici, scrittore, giornalista, tennista, ma anche appassionato d'arte e teatro. E, for... (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 14-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Gianni Clerici, scrittore, giornalista, tennista, ma anche appassionato d'arte e teatro. E, forse molti lo ignorano, il primo della classe fra i giornalisti-scrittori di tennis al mondo ha anche un passato da calciatore alle spalle. Lo abbiamo incontrato alla vigilia degli Internazionali d'Italia 2009. Manca poco alla nuova edizione dell'appuntamento al Foro Italico: che aspettative ha? «Io spero in bene, comunque il torneo è tornato a buoni livelli, dopo aver toccato il fondo nel ventennio della gestione Galgani (ex presidente Fit, ndr). Andrebbero, questo lo dico sempre, invertiti i tornei, ovvero sarebbe meglio che si partisse col torneo femminile, ma questa è una vecchia storia». Dall'anno prossimo diventerà un «combined event», con uomini e donne che giocheranno contemporaneamente nello spazio di dieci giorni. Quest'anno chi vincerà? «Aspetto le semifinali prima di sbilanciarmi, non so fare un pronostico, potrei solo sbagliare». Federer: per alcuni suoi colleghi ormai è sul viale del tramonto. «È giusto quel che ipotizzano i miei colleghi, ha 28 anni oramai, è possibile che sia entrato in una fase di un normale declino fisiologico». È vero che avrebbe intenzione di donare parte della sua collezione di libri al futuro museo del tennis che sarà allestito l'anno prossimo nel centenario della Federazione? «Non lo so più, perché ci sono troppi dubbi nelle strutture statali. Poi lei sa anche che a Roma c'era un progetto bellissimo, ma la nuova giunta di Alemanno non l'ha accettato, era troppo costoso. Ora è in ballo un altro, ma non credo sia all'altezza del primo». Come si è arrivati a questo? «Binaghi aveva offerto un milione di euro al Tennis Milano per realizzare la struttura, ma la proprietaria del club ha rifiutato. Poi quei soldi furono indirizzati verso il Tennis Club Ambrosiano, che, invece di utilizzarli per il museo, pare li abbia impiegati per restaurare il club. Alla fine si è pensato a Roma, per questo feci appositamente venire Jean Christophe Piffaut, responsabile del Tenniseum di Parigi, ma il suo progetto di un museo basato su audiovisivi costava un'enormità: oltre due milioni di euro». Quando uscirà il suo prossimo libro? «Lo sto preparando, ma non so se lo finirò. Preferisco non accennare nulla sui contenuti perché porta male. Rizzoli comunque pubblicherà una o due raccolte dei miei vecchi articoli». Nell'ultimo, «Una notte con la Gioconda», c'è il personaggio del Morelli che è un cultore della preparazione atletica nello sport. Ma lei, che ha giocato ad ottimi livelli, quanta importanza gliene ha data? «Ai miei tempi non si usava. Allora facevo il liceo a Como e andavo a correre al mattino prima di andare a scuola. Mi guardavano e in dialetto dicevano "chi è quello li, è matto". Anche quando giocavo negli allievi del Como si faceva solo un po' preparazione artigianale sulla resistenza». E il suo amico Nicola Pietrangeli? «No, assolutamente, Nicola non faceva niente. Ma lui era fantastico, non si è mai allenato in vita sua». Molti non sanno che una volta Clerici ha battuto Pietrangeli... «Sì, avevo diciassette anni e lui quattordici, feci una fatica enorme a batterlo e lo feci con la viva consapevolezza che lui era più forte di me e che sarebbe diventato un grandissimo». Cosa le piaceva di più del tennis di allora? «Che c'era la possibilità di essere dei grandissimi giocatori senza essere dei grandi atleti. Adesso è puro muscolo». E nei rapporti umani coi giocatori? «Ma sa, ormai di rapporti non ne ho più. Perché si sa, se il giornalista non è un ruffiano, diciamo così, non può avere il rapporto diretto col campione». Perché in Italia, dopo Panatta, non sono più venuti fuori grandi giocatori? «Questo è molto misterioso. I campioni nascono o per caso, o per le strutture. I francesi infatti hanno la migliore struttura pubblica possibile, anche perché loro hanno la burocrazia più efficiente del mondo. È un paese burocratizzato, mentre il nostro è un paese burocratizzato alla mafiosa. Ho anche notato che quando il paese ha smesso di crescere non ha trovato delle sostituzioni, sia nel pubblico che nel privato». Pensa dunque che il nostro sport abbia pagato i malesseri del nostro paese? «Io temo di si, c'è sempre un'equivalenza tra un successo economico di un paese e i giocatori che riesce ad esprimere». Quanto c'è del vero Clerici nelle telecronache che fa insieme a Rino Tommasi? «Ma sa, il vero Clerici, bisogna conoscerlo solo intimamente e anche io faccio fatica a conoscere il vero Clerici, senza dare un significato troppo profondo alla vicenda. Nelle telecronache traspare un aspetto pubblico un pochino auto compiaciuto forse. Viene fuori un piccolo personaggio, che però mi assomiglia molto». Dopo aver scritto e raccontato il tennis per tanti anni, cosa le piacerebbe ancora scrivere e/o raccontare? «Teatro, perché sono un attore di teatro fallito. Sto preparando qualcosa, ma non anticipo nulla. Mia figlia, peraltro, è una buonissima autrice teatrale». Si dice che nei media ci sia troppo nepotismo. «Sì, mi dicono che c'è in giro un po' di nepotismo. È anche vero che c'è da sempre. Ma c'è l'accentuazione italiana, temo. Mia figlia, ad esempio, per riuscire, è dovuta andare a Parigi. In Italia non sarebbe mai riuscita. Mi chiede se sia possa combattere un fenomeno del genere? In questo paese non si può combattere niente.».

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Qui, nella Valle del Sacco, la prima industria di riciclo del Centro-Sud (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 14-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

«Qui, nella Valle del Sacco, la prima industria di riciclo del Centro-Sud» Entro la fine del mese sarà in funzione a Colleferro, il primo impianto per il riciclo del centro-Sud Italia. Sorge nel cuore della Valle del Sacco, la più inquinata d'Europa, lo firma il gruppo Talone: è la sfida di un imprenditore di Artena, Loris Talone, che prima si occupava solo di rifacimento di manto stradale e appalti pubblici. Quanti rifiuti, e di che tipo, smaltirà il suo impianto? «Smaltirà 36mila tonnellate all'anno di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata: legno, metalli, plastica, alluminio, carta, cartone ecc..» Qual è la tecnologia usata? «È una tecnologia a freddo, senza emissioni e con l'impiego di almeno 70 operai impegnati nella separazione meccanica manuale. Dividono i rifiuti che, separati per qualità e colore, vengono pressati e ricompattati in ballette di un metro cubo pronte per le industrie». Con la differenziata a livelli minimi, dove conta di trovare 36mila tonnellate annue di rifiuti da riciclare? «Ne ho parlato col consorzio Gaia e con la Provincia di Roma che molto sta investendo sulla differenziata. Conto, poi, sull'azione incentivante della presenza, sul territorio, di un impianto per il riciclo». A che punto è l'iter autorizzativo? «Manca solo l'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, l'autorizzazione operativa è stata già data dalla Provincia. Ultimo step, dopo anni di burocrazia». Di quanto è stato l'investimento? «Di 9 milioni, conto di rientrare: impianti analoghi, come quello di Vedelago, sono in attivo». G.S. Loris Talone

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I matrimoni tra anziani e badanti hanno raggiunto quelli dei giovani (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 14-04-2009)

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Corriere della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 14/04/2009 - pag: 5 Stili di vita I dati del Comune sulle cerimonie nuziali. Pillitteri: ci si sposa per combattere solitudine e povertà I matrimoni tra anziani e badanti hanno raggiunto quelli dei giovani Boom di unioni miste e meno nozze dei 30enni. «L'immigrazione cambia le tradizioni» Negli ultimi otto anni i matrimoni sono diminuiti del 35 per cento. «È il segno che Milano sta invecchiando» Giovani che si sposano: sempre meno. Sempre di più, in compenso, le giovani straniere che dicono sì a uomini decisamente più in età. Nella metropoli invecchiata e «meticcia » i due dati ormai combaciano. Per l'esattezza: 1.645 le nozze, nel 2008, tra una straniera e un italiano di almeno dieci anni più maturo, 1.727 quelle tra coniugi d'età compresa tra i venti e i trent'anni. Le statistiche del Comune non possono ovviamente né smentire né confermare il fatto che quella prima cifra, milleseicentoquarantacinque, sia composta in larga, larghissima misura da coppie formate da badanti e «badati», giovani immigrate che convolano coi «loro» milanesissimi anziani. Per dire dei casi estremi: sempre l'anno scorso ci sono stati ben dieci matrimoni dove la «lei» (straniera) esibiva oltre cinquant'anni di meno del suo sposo (italiano). «È una tendenza nazionale, ma nelle grandi città il fenomeno diventa di massa. E anzi, a ben guardare, in questa statistica c'è tutto di Milano», osserva Gian Carlo Blangiardo, ricercatore della Fondazione Ismu e ordinario di Demografia alla Bicocca. C'è, intanto, la questione del calo dei matrimoni, precipitati negli ultimi 8 anni del 35% secco, e c'è quella di una città che anno dopo anno invecchia sempre più, dove un abitante su tre è over 60, 22mila sono «in carico» ai Servizi sociali e quasi seimila sono quelli classificati dall'Asl come soggetti «fragili». E poi, il tema, sempre quello, dell'immigrazione. Osserva Blangiardo: «È chiaro che molte di queste straniere accettano di sposarsi per ottenere la cittadinanza ». Ora ci vogliono dieci anni di residenza e poi altri cinque di burocrazia: «Se si vogliono scoraggiare fenomeni simili, l'unica strada è rimettere mano alle leggi, sveltendo iter e procedure». Stefano Pillitteri è l'assessore ai Servizi Civici del Comune. Di fronte alle statistiche prodotte dai suoi uffici si meraviglia fino a un certo punto. «Tutto nasce dal fatto che i giovani non si sposano più, perché l'adolescenza si è protratta di un decennio. Non c'è niente da fare». E anche sugli anziani, che si prendono in sposa la straniera che magari ogni giorno li accudisce, Pillitteri non fa scandali. Anzi. «Al netto dei casi estremi, circonvenzione d'incapace e altre porcherie simili, non ci vedo niente di male in questo fenomeno ». D'altra parte, che Milano sia città vecchia ma piena di giovani immigrati è cosa risaputa. E allora tanto vale ammettere che «ciascuno la solitudine la combatte come può e come meglio crede». A proposito di nozze e sposi, a Palazzo Marino circola un'altra preoccupazione. Bisogna trovare, e pure in tempi brevi, una sede degna per le cerimonie civili. Palazzo Dugnani è sotto sfratto, visto che nelle sale affrescate del Tiepolo dovrebbe arrivare la pinacoteca dell'800. L'assessore cerca ma non trova. Subito tramontata anche l'ultima idea: riportare i matrimoni proprio a Palazzo Marino. «Ci abbiamo pensato. Ma niente, non si può: troppi problemi». Nuova sede Palazzo Dugnani è sotto sfratto, così l'assessore sta cercando una sede degna per ospitare le cerimonie civili. «Palazzo Marino? Non si può, troppi problemi» Andrea Senesi

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e , resa dei conti dopo tre anni di faida politica (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 14-04-2009)

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n. 89 del 2009-04-14 pagina 20 «Gialli» e «rossi», resa dei conti dopo tre anni di faida politica di Gian Micalessin L'inizio di tutto, l'origine della faida politica e sociale che divide la Thailandia e innesca di volta in volta le rivolte di «gialli» e «rossi», risale a meno di tre anni fa. La data fatidica è il 19 settembre 2006 quando i generali approfittando di una visita all'estero del primo ministro Thaksin Shinawatra sciolgono il suo partito, lo costringono all'esilio e indicono nuove elezioni. Quel colpo di stato è molto diverso dai 17 susseguitisi dal 1932 in poi. Quel golpe deciso dai generali, ma avallato dall'82enne re Bhumibol Adulyadej, dalla magistratura e dalle tradizionali élite di potere è all'origine di tutte le turbolenze. Da allora i rossi, riscaldati da un 59enne esule Thaksin in perenne video conferenza da Londra, Dubai o New York, non perdono occasione per aprire la strada al ritorno del carismatico leader inseguito da una condanna per corruzione inflittagli in sua assenza. I gialli, unificati sotto i colori della dinastia regnante, sono prontissimi a neutralizzare i suoi tentativi di rimettere le mani sul potere. Lo scorso anno - dopo aver costretto alle dimissioni a settembre il premier Samak Sundaravej - non esitano, a fine novembre, a occupare i due aeroporti di Bangkok e a mettere in ginocchio il turismo pur di cacciare Somchai Wongsawat il cognato del magnate impostosi alla guida di un nuovo esecutivo. Ma ora sono i «rossi» di Thaksin a minacciare il premier Abhisit Vejjajiva, figlio della rivolta gialla di dicembre. A ispirare la nuova sedizione c'è ancora l'ex colonnello della polizia Thaksin Shinawatra fondatore di un impero basato su telefonini e piccolo schermo, dominatore delle elezioni del 2001 e unico premier thailandese ad aver governato per un intero mandato. In quei cinque anni al potere Thaksin trascura le tradizionali élite di potere per tendere la mano al popolo delle campagne a quei contadini commercianti e piccoli imprenditori che ancora lo venerano come loro paladino. Quello scontro tra la Thailandia delle risaie e quella del re, dei generali e dei poteri forti riassume la rivalità tra gialli e rossi. Una contrapposizione tra l'ordine costituito e ceti emergenti non più disposti ad accettare la volontà del sovrano e di una casta di generali sempre pronta a usare i carri armati per contrapporsi alla politica. Ambizioso, energico, populista Thaksin usa i voti conquistati con il partito Rat Thai rat (I thailandesi amano i thailandesi) per estendere l'assistenza sanitaria anche all'ultimo contadino, modernizzare il sistema scolastico, e combattere le conseguenze della terribile crisi economica del 1997 concedendo crediti mirati ad agricoltori e piccole imprese. La sua lotta alla burocrazia, espressa nel motto «l'azienda è un paese, il paese è un'azienda», gli attira gli anatemi di chi lo accusa di demagogia, autoritarismo e scarso rispetto per le autorità. Le contraddizioni non mancano. Mentre lancia una spietata guerra alla droga - contrassegnata dalla spiccia eliminazione di 2.300 fra autentici trafficanti e piccoli spacciatori - garantisce alle aziende di famiglia contratti miliardari con i generali narcotrafficanti della giunta di Rangoon. Proprio la vendita di quelle aziende a una multinazionale di Singapore in cambio di un miliardo e mezzo di dollari innesca nel 2006 le prime dimostrazioni contro di lui e l'accusa di aver approfittato del suo potere per evadere le tasse e svendere all'estero un'azienda di valore strategico. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Se la piazza protesta on line Così la rete organizza la gente (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica.it" del 14-04-2009)

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E' la storia di come un cellulare smarrito su un sedile di un taxi di New York finisce con lo scatenare un'inarrestabile gogna pubblica. Ma anche di una frase razzista, sfuggita ai radar dei giornali, che costa il posto a un mammasantissima repubblicano. E di un caso di pedofilia che, tracimando dal web, dilaga in scandalo internazionale e prelude alla cacciata di un alto prelato. E' la storia di masse che si coordinano. Di greggi che diventano pastori. Di "dilettanti" irregolari che armati solo della voce di internet riescono a radunare una forza collettiva impressionante. Uno per uno, tutti per tutti. Il potere di organizzare senza organizzazione di Clay Shirky (Codice Edizioni, pagg. 242, euro 23) tratta della "distruzione creativa" portata dalla rete sul modo in cui viviamo, collaboriamo, produciamo. Shirky, docente di nuovi media della New York University parte da qui: "Ogni consumatore è oggi un potenziale produttore con l'intero mondo come potenziale pubblico". Siamo tutti "ex audience", come spiegò Dan Gilmor nel suo We, the media. Ci siamo alzati dal divano e siamo andati alla scrivania. Abbiamo posato il telecomando e imbracciato la telecamera. Il terremoto in Abruzzo, con le sue centinaia di video amatoriali, ne è solo l'ultima conferma. Shirky, collaboratore a sua volta del New York Times e Wired, constata la fine del monopolio dei giornalisti nell'informazione. Porta, tra gli altri, l'esempio di Trent Lott, capogruppo repubblicano al senato. Che a una cena aveva lodato Strom Thurmond, noto segregazionista. Molti media non avevano raccolto, i blogger sì. E l'imbarazzante dichiarazione, una volta entrata in loop, l'aveva spinto alle dimissioni. Sottovaluta il lato oscuro della forza, però. Come quando Matt Drudge, alfiere del "prima pubblica poi verifica", dette la notizia (falsa) che Sidney Blumenthal, allora consulente di Clinton, picchiava la moglie. E della causa da 30 milioni di dollari per diffamazione che ne seguì. Il punto è qui: la rete è un mare dove circolano molte notizie. Che possono essere vere o false. Al contrario di quel che accade nei quotidiani non ci sono responsabili a renderne conto. Spesso accertare se ci si trova di fronte ad un fatto o ad una bufala che circola on line è impossibile. OAS_RICH('Middle'); Parole come pietre rotolano a valle, diventano valanghe e seppelliscono reputazioni. Per esempio: nel 2002 a Boston la notizia era vera. Preti accusati di abusi sessuali su bambini. Il Boston Globe fa il suo mestiere ma la notizia esplode soprattutto grazie a Voice of the Faithful. Trenta parrocchiani offesi che, dandosi appuntamento sul web, diventano 25 mila in sei mesi. Alla fine il responsabile della diocesi, cardinale Bernard Law, lascia. Shirky parla del suo paese, noi sappiamo del nostro. Del caso di Federico Aldrovandi, diciottenne di Ferrara morto nel 2005 durante un controllo di polizia. Gli agenti chiudono presto il caso, sua madre lo riapre un post alla volta. Il suo blog obbliga i giornali a tornarci su e i poliziotti finiscono in tribunale. Online il confine tra informazione e azione politica si assottiglia. Succede per il testamento biologico, all'indomani della vicenda Englaro. I radicali presentano 2.500 emendamenti alla proposta del governo. Il 20 per cento raccolti via internet. Non era mai successo, succederà sempre più spesso. Si può discutere tutto di Beppe Grillo, non la sapienza con cui ha saputo sfruttare la piattaforma internettiana. La stessa con cui Barack Obama ha concepito parte della sua vittoriosa campagna. A dire solo "no, non mi piace", rimpiangendo gli anni eroici dei comizi nelle piazze, si rischia di fare la figura di Giovanni Tritemio, rievocato nel libro. L'abate di Sponheim nel 1492 scrive un pamphlet in cui difende la superiorità degli scriba, minacciati di estinzione dall'invenzione della stampa di Gutenberg. Affida però De laude scriptorum ai tipografi, perché abbia più vasta e spedita circolazione. Mai autosmentita fu più efficace. Eppure la tentazione sopravvive. Dilettanti.com (DeAgostini, pagg. 269, euro 15) di Andrew Keen spiega "come la rivoluzione del web 2.0 sta uccidendo la nostra cultura e distruggendo la nostra economia". Ma se certi contenitori (la carta) sono sotto botta ma il contenuto (il giornalismo) non è mai stato così prezioso. La Cultura può dormire sogni tranquilli. Perché le masse organizzate, oltre a prendere a picconate le istituzioni, sanno costruire. Shirky cita Wikipedia, l'enciclopedia editata dall'intelligenza collettiva. Ne dà una definizione originale: "E' essenzialmente una burocrazia per litigare". Nel senso che uno scrive una voce, un altro propone modifiche, un terzo obietta e corregge di nuovo, in un affinamento progressivo. Escono anche bufale colossali. Mai come qui è utile la lezione delle scuole di giornalismo americane: "Se vostra madre vi dice che vi ama... verificatelo". Però, onestamente, chi ne farebbe a meno? Il libro di Shirky deluderà i più "digitalizzati". Scrive: "Gli strumenti di comunicazione non sono socialmente interessanti sin quando non diventano tecnologicamente noiosi". Parla di sms, blog, mailing list, pleistocene internettiano solo adesso diventato normale, precipitato dalle élite alle masse. Così quando la giovane Ivanna dimentica il suo telefonino in un taxi e poi scopre che chi l'ha trovato non ha alcuna intenzione di restituirlo, mette in piedi un sito (evanwashere.com/StolenSidekick/) tanto che la polizia è costretta a intervenire. Così va il mondo quando tutti collaborano con tutti. Per i ragazzi è più facile, i post-1980 non ne conoscono un altro. "In un periodo di rivoluzioni l'esperienza diventa zavorra" avverte l'autore, perché se hai una weltanschaung tradizionale, "quando arriva un cambiamento epocale rischi di considerarlo cosa di scarsa importanza". (14 aprile 2009

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Adesso Ici, Tarsu e multe si potranno pagare on line (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 15-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Novità L'iniziativa è stata presentata ieri dall'assessore Leone GIULIO GELUARDI Adesso Ici, Tarsu e multe si potranno pagare on line IMPERIA Tasse e multe on line. Non nel senso che da ora in poi, oltre che per posta, arriveranno anche via Internet terrorizzando fino a fargli diventare i capelli bianchi, il povero contribuente che già si sente assediato da mille e un balzello, oltre che da quella burocrazia ottocentesca ancora dura a morire. Niente di tutto questo. L'iniziativa del Comune di Imperia, presentata ieri dall'assessore al Bilancio Rodolfo Leone viaggia in direzione del tutto opposta. E proprio da questa mattina, sul panorama dei tributi e delle contravvenzioni ci sono grosse novità. Bisogna precisare che, purtroppo, non è previsto alcuno sconto. Ma pagare (che già è duro di per sè) sarà almeno decisamente più semplice. Vediamo come. D'ora in poi per saldare Ici, Tarsu e quant'altro, non sarà più necessario fare la coda alle Poste, dove versare tra l'altro rappresenta un costo non indifferente, oppure andare di persona all'efficientismo sportello dell'Ast di via Cascione, in questo caso in modo del tutto gratuito. Per chi ha un minimo di dimestichezza con il computer, sarà sufficiente digitare sul sito del Comune di Imperia (www.comune.Imperia.it) seguire le istruzioni e come d'incanto, comodamente da casa, oppure dall'ufficio per chi ne ha la possibilità, si potrà pagare ogni cosa con la carta di credito, senza alcun costo. «L'iniziativa sarà attiva già da domani (oggi per chi legge, ndr»)- ha spiegato l'assessore Leone - Ciò rappresenta innumerevoli vantaggi sia dal punto di vista del tempo sia da quello economico. Per esempio, chi normalmente va alle Poste per pagare con il bollettino di conto corrente, spende in più 1 euro e 10 centesimi. Oggi, invece, collegandosi via Internet il servizio è completamente gratuito». «Ma non è solamente questo il vantaggio che offriamo a tutti gli imperiesi - ha continuato Leone - Il sito cui si potrà accedere è diviso sostanzialmente in due aree: pubblica e privata. La prima è visitabile da chiunque ma non permette l'accesso a dati sensibili, vale a dire quelli personali. Per entrare nella seconda, quella "privata", con la possibilità quindi di verificare direttamente le proprie posizioni contributive, sarà necessario ottenere dagli operatori del Comune una password, una chiave d'accesso cioè che viene fornita rapidamente, e grazie a questa accedere nel file personale. Qui il contribuente sarà in grado di verificare la sua posizione rispetto per esempio all'Ici, alla Tarsu o per esempio le imposte sulla pubblicità. E ovviamente, digitando il suo numero di carta di credito potrà assolvere agli obblighi di pagamento». Ma nemmeno questo è tutto. Anche le contravvenzioni dei vigili urbani potranno essere pagate accedendo nell'area «privata». Semplice il sistema. E' sufficiente inserire il numero del verbale e la propria targa oltre ad alcuni dati che soltanto il multato è in grado di conoscere e quindi si potrà pagare on line la contravvenzione. In tempo reale e a costo zero». Magra consolazione, ma indubbiamente comodo. Ha aggiunto Sergio De Nicola, presidente della Ast, la Spa con otto dipendenti che organizzato l'iniziativa on line: «Tutto questo ha anche un valore sociale. Contrariamente a ciò che si è pensati a portare, sono già molti gli anziani che hanno una sorta di approccio con Internet. E se si considera che lavorare al computer comporta uno sforzo fisico minimo, visto che molti rappresentanti della terza età hanno problemi di deambulazione, poter svolgere tutte queste operazioni con il terminale può diventare molto comodo».

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"Gesco spa" e "Marina" nel futuro c'è la fusione (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 15-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

ALASSIO SOCIETA' PARTECIPATE DEL COMUNE "Gesco spa" e "Marina" nel futuro c'è la fusione [FIRMA]BARBARA TESTA ALASSIO Nei prossimi giorni sarà pronto uno studio per portare a compimento la fusione di due società del Comune di Alassio. Si tratta della Gesco spa e della Marina di Alassio, che l'assessore alle Società partecipate, Fabrizio Calò, vorrebbe appunto unite. «Il presidente del collegio di revisione del Comune sta preparando uno studio per arrivare all'aggregazione di due nostre società», ha spiegato Calò. «Entro aprile avremo le idee più chiare su quello che tecnicamente si potrà fare», spiega ancora l'assessore. «Sicuramente l'operazione è di per se conveniente perchè ci sarebbe un abbattimento dei costi», ha proseguito l'assessore alassino, che però non si sbilancia sul progetto di accorpamento almeno finchè non avrà potuto visionare lo studio preparato dal presidente del collegio dei revisori dei conti del Comune. Si sta comunque già pensando a un passo successivo. «Non nascondo che è nelle mie intenzioni includere anche la società che ha in mano le spiagge, la Società Bagni di Mare (Sbm), per avere un'unica entità che gestisca vari servizi», conclude. Al momento la Gesco spa gestisce gli impianti sportivi di Alassio e i parcheggi a pagamento, mentre la Marina di Alassio si occupa del porto «Luca Ferrari». La scelta dell'accorpamento è stata dettata per una migliore e più economica gestione. Se verrà creata un'azienda speciale, si potrà contare su meno burocrazia per questi servizi. Tra le varie società partecipate non può invece essere accorpata la Sca (gestione dell'acquedotto), perchè è formata anche da quote dei Comuni di Laigueglia e Villanova d'Albenga.

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, un anno fa l'allarme sulla Prefettura (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere.it" del 15-04-2009)

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AQUILA «Grado di sicurezza prossimo allo zero», un anno fa l'allarme sulla Prefettura Le conclusioni degli esperti sul palazzo del governo DA UNO DEI NOSTRI INVIATIL'AQUILA Il palazzo dello Stato sarebbe stato il primo a cadere. Lo sapevano tutti, e non da ieri. All'inizio del 2008 il concetto era stato anche messo per iscritto e notificato ai diretti interessati. Il lavoro della commissione istituita dalla Regione per valutare lo stato degli edifici «sensibili» era finalmente giunto a termine dopo tre anni. «La struttura va definita a rischio, in quanto presenta nel suo insieme una notevole incertezza della staticità, con elementi diffusi di criticità». La sintesi fatta dagli ingegneri incaricati di esaminare (anche) lo stato di salute della Prefettura dell'Aquila può risultare indigesta ai profani. Ma il giudizio espresso nella scheda di valutazione alla voce «verifica del grado di sicurezza» è accessibile a tutti nella sua chiarezza: «Prossimo allo zero». Lo studio era stato commissionato per valutare l'eventuale stanziamento di fondi per ristrutturazioni. All'Aquila non c'era palazzo che ne avesse bisogno più di quello che rappresenta lo Stato sul territorio. Nella classifica degli edifici messi peggio era secondo solo a palazzo Quinzi, che però dal 2005 era divenuto oggetto di una profonda opera di maquillage. Le «criticità» della Prefettura erano elencate in dettaglio dagli ingegneri nominati dalla Regione tramite un bando di concorso. Una disamina impietosa, contenuta nella cosiddetta scheda di prima fase. «Infiltrazioni dal tetto dovute ad assenza di staticità», problemi alla copertura, «gravi carenze di tenuta delle strutture portanti » nella parte antistante l'ingresso principale, e poi l'avanzato processo di dilavazione della malta causato dall'acqua nei muri, problema diffuso nei manufatti in muratura ma che nel vecchio palazzo al centro dell'Aquila aveva assunto caratteristiche ormai «quasi definitive». Le parti della Prefettura crollate nella notte tra domenica 6 e lunedì 7 aprile sono proprio quelle citate nel rapporto fatto dagli esperti al termine della loro ricognizione. Forse non c'era davvero nulla da fare, il terremoto è stato troppo forte per edifici troppo vecchi. Ma la querelle che da anni riguardava la Prefettura dell'Aquila dice molto sulla sottovalutazione del rischio fatta anche da persone informate sui fatti. Proprietaria del Palazzo è infatti la Provincia. Da decenni lo affittava allo Stato centrale che ne aveva fatto la sua sede. Negli ultimi anni le pressioni dell'ente locale sul Prefetto per traslocare altrove erano diventate sempre più forti, al punto da far nascere una commissione mista incaricata di valutare lo spostamento di alcune attività in altri palazzi pubblici. Il settore edilizio della Provincia faceva verifiche periodiche nelle quali il termine «elevata criticità» appare come un tormentone. Nel 2007 erano stati investiti quattrocentomila euro per il consolidamento del tetto e la ristrutturazione della sala consiliare. Ma nelle valutazioni periodiche del Genio civile l'edificio era sempre considerato a rischio, al punto da chiedere, lo scorso anno, «l'immediato trasferimento» della sala operativa della Protezione civile provinciale, situata sopra al portone di ingresso, nella zona del Palazzo che presentava i «maggiori elementi di criticità ». Dal carteggio tra i due enti emerge una certa riluttanza del Prefetto di allora ad accogliere l'invito di spostare la sala nella caserma Reis Romoli, dove era (ed è ancora) in funzione la struttura gemella della Regione. «La proposta verrà valutata con attenzione », si legge in una delle ultime lettere di risposta. Paolo De Santis, presidente dell'ordine degli ingegneri aquilani (1.300 iscritti) conosce bene la vicenda della ricognizione voluta dalla Regione e dei suoi esiti. «Il bando venne fatto per rimediare ad anni di trascuratezza. Nessuno sapeva con certezza in quali condizioni versava il patrimonio pubblico. Il ritardo c'era già al momento di partire. Ma dopo l'esito non certo tranquillizzante di quelle ricognizioni, lo Stato ha continuato a nascondersi dietro alla burocrazia». In seguito a quella specie di censimento su base regionale degli edifici pubblici sensibili e della loro sicurezza, in Abruzzo sono state spostate 16 scuole, tre delle quali all'Aquila. A dimostrazione del fatto che c'era (almeno) un anno di tempo per salvare gli archivi, le attività, le funzioni. E anche la faccia. Marco Imarisio stampa |

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Nella tendopoli maggiore, a piazza d'Armi, la struttura per fare lezione ai bambini fra i 6 e i 13 a... (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 15-04-2009)

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MA. B. Nella tendopoli maggiore, a piazza d'Armi, la struttura per fare lezione ai bambini fra i 6 e i 13 anni c'è. È il refettorio, sfruttabile nelle ore lontane dai pasti. Anche i bambini ci sono, e giocano nel grande campo. Manca tutto il resto: il personale, il via libero della burocrazia, quel minimo di regole su come organizzare le classi e raggruppare scolari di età diverse. «Dal ministero non abbiamo avuto nessuna indicazione» - ammette il portavoce della Protezione civile. «Venerdì venne qua una comitiva di maestri e professori, gente del posto. Chiesero di poter organizzare turni di lezione ai bambini. Certo, dicemmo loro. Ma non si sono più fatti vivi». Tutto è spontaneo. Da Roma si annuncia la visita odierna del ministro Gelmini, che deciderà il daffarsi. Quindi tutto slitterà alla prossima settimana, mentre il calendario prevedeva la riapertura delle scuole per domani. Sarà pronta solo la scuola elementare di Poggio Picenze, dove una tenda-aula ospiterà una ventina di bambini dei circa 80 che contava prima del sisma. Molte famiglie sono state infatti sistemate in alberghi e abitazioni private lungo la costa abruzzese. È atteso il presidente della regione, Gianni Chiodi, con la fanfara: Poggio Picenze è un piccolo centro dove il terremoto ha picchiato duro. La loro scuola di fortuna significa che si potevano organizzare aule e lezioni, come aveva chiesto tutti gli psicologi dei campi: «È il modo migliore per far assorbire il trauma delle baracche ai più piccoli. Vanno impegnati nel gioco e nel dovere. Lo abbiamo detto fin dal primo giorno, ma qui ancora non si è visto né un maestro, né un professore, né un libro. Se ce lo permettono, facciamo lezione noi...». Eppure il ministro arriva solo all'ultimo tuffo, e dovrà affrontare una lista di complicazioni che dilateranno la soluzione. Per esempio bisognerà decidere anche sull'inserimento dei ragazzi che hanno seguito i genitori fuori dalla provincia. In questo caso, il tempo gioca con la Gelmini, perché molte verifiche agli edifici devono essere ancora compiute, e si faranno con ovvio eccesso di zelo: in pratica, non c'è una sola scuola d'Abruzzo che riaprirà senza controlli. Più intricata la situazione dei quasi ventenni in attesa della Maturità. Per prepararsi, hanno bisogno di tempi veloci e certi. E la mancanza di reattività del ministero ha sicuramente impedito ciò che era più semplice da attuarsi: quel minimo di istruzione nelle tendopoli, anche "alla meglio", in attesa di pianificare una scuola d'emergenza per i prossimi tre mesi. Il distacco dalla realtà è palese in quest'altro annuncio: «Il sito online per gli aiuti didattici all'Abruzzo sarà pronto entro pochi giorni», fa sapere la Gelmini. A tirar su una tenda e reclutare un maestro, ci vuole assai meno. I bambini giocano e girano per le tendopoli in bicicletta, ma il sistema-scuola è nel caos. Le lezioni non riprendono e si afferma il fai da te. Da Roma nessuna indicazione, oggi arriva la ministra Gelmini.

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Aborti fai da te, blitz dei Nas (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 15-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

FARMACI E SALUTELA PROCURA APRE UN FASCICOLO SULL'UTILIZZO DEL GASTROPROTETTORE PER INTERROMPERE LE GRAVIDANZE Aborti fai da te, blitz dei Nas [FIRMA]RAPHAËL ZANOTTI Per un aborto bastano 14 euro e una prescrizione medica. Si buttano giù un po' di pillole e s'incrociano le dita. Il passaparola, vera piaga informativa, dice che funziona. Ma nei pronto soccorso arrivano sempre più donne con emorragie e aborti incompleti. La maggior parte sono extracomunitarie. Rischiano la vita, eppure è difficile fermare il passaparola. Il farmaco si chiama Cytotec ed è prodotto dalla Pfizer. Si tratta di un gastroprotettore studiato per la cura delle ulcere. Tra le sue controindicazioni c'è la gravidanza accertata o presunta e l'allattamento. Il «bugiardino» della casa farmaceutica è preciso, puntuale: il farmaco non dev'essere assunto da chi aspetta un bambino. Aumenta l'intensità e la frequenza delle contrazioni ulterine, rischio di aborto. Risultato: il farmaco viene usato dalle pazienti in modo improprio, per l'interruzione di gravidanza. Una piaga che si sta diffondendo. «Abbiamo spesso la sensazioni che le donne che si rivolgono a noi abbiano fatto uso del Cytotec, anche se nessuna osa dirlo - racconta Mariarosa Giolito, coordinatrice regionale dei consultori - Purtroppo questo fai-da-te dell'aborto è molto rischioso per la salute della donna, viene usato come metodo per aggirare la burocrazia della legge 194. E ora che gli extracomunitari clandestini hanno paura di rivolgersi alle strutture sanitarie perché vogliono evitare di essere denunciati dagli stessi medici, il rischio è che questa pratica si diffonda ancora di più». I pericoli sono sconosciuti, non esiste alcuno studio scientifico sugli effetti che il Cytotec può avere sulle donne in gravidanza, anche perché non è stato testato per questo. Ma sui forum, frequentati soprattutto da donne latinoamericane, il prodotto della Pfizer viene spesso indicato erroneamente come pillola abortiva. Addirittura c'è chi lo vende su Internet, dunque senza bisogno di prescrizione medica (obbligatoria in Italia). La diffusione del Cytotec ha attirato l'attenzione di Raffaele Guariniello, il magistrato coordinatore del gruppo tutela del consumatore della procura di Torino. Tanto che lo stesso ha appena aperto un'inchiesta delegando i carabinieri del Nucleo anti sofisticazione per effettuare le indagini. La procura di Torino non vuole verificare le caratteristiche farmaceutiche del prodotto (quelle corrette sono state testate ripetutamente) ma l'uso distorto che eventualmente se ne fa. Un accertamento legato senz'altro al controllo del medico nella sua somministrazione. Bisogna verificare se esistono dottori o farmacisti che forniscono il Cytotec a donne incinte a scopo abortivo. Per questo nelle prossime settimane i carabinieri controlleranno nel dettaglio le prescrizioni dei medici della provincia di Torino. Eventuali picchi nella sua prescrizione saranno trattati come casi sospetti da andare a controllare. Non è così frequente, infatti, il caso di donne soggette a ulcere gastrointestinali a cui viene somministrato il Cytotec. L'eventuale coincidenza con un periodo di gravidanza, ovviamente, sarà motivo di ulteriori accertamenti. «Purtroppo per adesso non esistono statistiche sulla diffusione del farmaco - dice ancora la dottoressa Giolito - anche perché chi pratica un aborto clandestino fai-da-te non lo viene certo a dire». Verificare le prescrizioni dei medici potrebbe portare alla luce un fenomeno fin'ora rimasto nascosto. Un fenomeno quasi del tutto interno al mondo delle donne extracomunitarie e che circola con la rapidità del passaparola e di Internet.

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Gli interventi. (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 15-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-15 - pag: 17 autore: Gli interventi. Tra le misure anche gli incentivi per la fusione tra le piccole imprese locali Già dieci i bond per i poli produttivi MILANO Molte ricette anti-crisi nascono dai distretti. Con la consapevolezza che, se un grande impianto può venire chiuso e riaperto in un altro Paese, la stessa cosa non può essere fatta in tempi brevi con il tessuto produttivo a rete che caratterizza il made in Italy. L'ultimo esempio è il patto sociale di Bergamo (si veda Il Sole 24 Ore di martedì 7) che prevede un fondo da 50 milioni per le imprese tessili della Val Seriana. Ma il territorio ha prodotto anche altre iniziative. Il rating di distretto Sul versante delle aree sistema, i «bond di distretto» (che nella Ue si chiamano «Sme Cdo») consentono alle Pmi, troppo piccole per emettere obbligazioni, di accedere all'indebitamento a medio termine. La banca intermediaria lancia l'erogazione di prestiti a favore delle aziende distrettuali. Si crea quindi una "società veicolo" alla quale la banca trasferisce il portafoglio. Che, a sua volta, emette i bond di distretto che vanno sul mercato, mentre la banca elargisce il finanziamento ponte. Le operazioni principali (una decina), alcune con il rating di distretto di Fitch, sono state fatte da Unicredit (che ha un bond anche con il gruppo Bancaja, la sesta azienda creditizia iberica), Ubi, Bpm. Il contratto di rete Un altro strumento emergente per aiutare i "cluster" è contenuto nel decreto anticrisi. In sostanza, alle reti di imprese vengono estesi i benefici concessi ai distretti dalla Finanziaria 2006 per facilitare alleanze. Con il «contratto di rete »,le imprese si impegnano a fare attività in comune attraverso un fondo. Il piano di azione è deciso da un organo misto. La burocrazia sarà più leggera. Infatti, con l'equiparazione ai distretti in tema di semplificazioni, le reti di impresa potranno fare da tramite con gli enti e la Pa sia per gli atti amministrativi sia per accedere a contributi e incentivi. Ma per un'effettiva assimilazione ai distretti di portata più estesa c'è ancora da attendere,visto che il corposo pacchetto previsto su questo versante dalla manovra della scorsa estate è confluito nel Ddl sullo sviluppo, in commissione Industria al Senato. In questo disegno di legge si delega il Governo ad adottarei decreti legislativi con cui definire, tra l'altro, il riconoscimento internazionale delle reti, il cui regime giuridico andrà definito anche per le conseguenze di natura contabile e impositiva. Le holding federali Un altro dei sistemi a disposizione delle Pmi per aumentare la massa critica è quello di mettersi in cordata per sviluppare servizi in comune in modo da ottenere economie di scala e risultare più competitive. Il tutto salvaguardando la cultura della singola impresa e consentendo quindi all'organizzazione di mantenere la propria identità aziendale, evitando di disperdere il patrimonio di conoscenze accumulato negli anni. Come funziona questo nuovo modello di aggregazione? Detto in soldoni, ogni imprenditore conferisce il 100% della propria Pmi in una holding. Ma, invece di ricevere quattrini, il proprietario dell'azienda ottiene quote della nuova holding. Ma non basta. L'imprenditore resta alla guida dell'azienda perché può renderla più produttiva facendo leva sulle maggiori dimensioni e sulle sinergie offerte dalla formula societaria. La holding federale è aperta all'apporto di altri contributi e può quindi continuare a svilupparsi mano a mano che arrivano nuovi conferimenti. Bonus alle Pmi in cordata Tra i provvedimenti del decreto anticrisi varato all'inizio di febbraio dal Governo ci sono anche incentivi per l'aggregazione delle Pmi. Il fatto che si voglia far diventare fiscalmente deducibili i disavanzi derivanti dalle fusioni tra Pmi, anche se con un plafond, rappresenta un elemento che potrebbe favorire la concentrazione. Per le fusioni, inoltre, non sarà necessario l'ok preventivo dell'agenzia delle Entrate. Si semplifica così l'accesso al bonus aggregazioni. La cancellazione dell'interpello preventivo fa spazio agli automatismi. I soggetti interessati alla detassazione delle operazioni di conferimento, infatti, non dovranno più ottenere dal Fisco la "certificazione" preventiva dei requisiti. F. V. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Dall'industria del falso gravi danni all'economia (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 15-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Nord-Est sezione: EST data: 2009-04-15 - pag: 2 autore: Dall'industria del falso gravi danni all'economia Vale circa 3 miliardi il mercato parallelo nell'area triveneta PAGINE A CURA DI Nicoletta Canazza Dai 2,5 ai 3 miliardi. è la stima del danno arrecato dalla contraffazione al sistema produttivo nordestino. Un fenomeno in costante aumento e con pericolose implicazioni legate al crimine organizzato. Secondo i dati della Guardia di Finanza, nel 2008, tra Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige sono stati sequestrati 2.957.305 prodotti, di cui 1.853.036 in Veneto, 1.043.331 in Friuli-Venezia Giulia e 60.938 in Trentino- Alto Adige (si veda il grafico in pagina). In Italia i sequestri di prodotti contraffatti o insicuri, da parte delle Fiamme Gialle, sono più che triplicati dal 2005, passando da 34 milioni ai 105 milioni nel 2007 (più 60% negli interventi), per scendere nel 2008 a 94.953.042. Motivo del calo? All'intensificarsi dei controlli, specie nei porti di Napoli, Gioia Tauro e Taranto, i falsari hanno ritenuto più conveniente spostare le basi operative sui porti del Nord Europa. La contraffazione ha ormai assunto le dimensioni di una vera e propria attività imprenditoriale multinazionale con cui le imprese devono fare i conti. «Oltre a essere concorrenza sleale è un vero e proprio furto per il nostro sistema- dichiara Andrea Tomat, presidente di Confindustria Veneto - . Ogni anno il giro economico del falso supera i 7 miliardi in Italia. Un mercato parallelo che viola le norme e mette a repentaglio posti di lavoro. In 10 anni ha sottratto 40mila posti di lavoro al mercato regolare e tolto al fisco l'8,24% del gettito Irpef e il 23% di quello Iva, colpendo soprattutto le Pmi. In Veneto il danno causato all'industria manifatturiera si aggira tra 1,3 e 2 miliardi. Senza contare i rischi per la salute e l'ambiente a causa dei materiali scadenti utilizzati». Sul territorio Sul totale di prodotti sequestrati nell'area, in particolare, quelli ritirati in materia di tutela del "Made in Italy" sono stati 117.686. Più ricco il capitolo sicurezza, con 780.656 pezzi non a norma nell'area. Quanto ai singoli settori, il Friuli-Venezia Giulia supera il Veneto nei sequestri per il comparto moda (748.840 contro 674.288) e entrambe staccano il Trentino-Alto Adige (56.513). Situazione invertita per i giocattoli: 482.552 in Veneto contro 196.625 in Fvg (solo 37 in Trentino-A.A.). Il comparto dei beni di consumo ha visto il sequestro di 468.790 prodotti in tutto il Triveneto; il settore dell'elettronica invece ne ha contati complessivamente 329.660. «Servono controlli capillari sul territorio – dichiara Luca Fiorini, presidente della sezione trasporti di Confindustria Venezia – perché le merci false hanno propri canali distributivi. Oltre a controllare i container alle frontiere, bisogna concentrarsi sulla filiera: rivenditori, magazzinieri, importatori. Inoltre l'attività ispettiva, per quanto efficace, è penalizzata da tempi lunghi e burocrazia». La guerra ai falsi Sul territorio la lotta si fa anche con agenti "infiltrati". Solo a Padova, la Polizia municipale ha appena avviato all'inceneritore 8.429 prodotti sottratti ai commercianti abusivi dietro cui c'è spesso la camorra. In Friuli-Venezia Giulia tutta la merce sequestrata viene smaltita dall'inceneritore della ferriera Lucchini. Ma quali strade prendono le merci contraffatte? L'Agenzia delle dogane ha condotto l'anno scorso 2.687 interventi e sequestrato oltre 9milioni di pezzi in tutta Italia (+24% sul 2007). Le direzioni regionali di Trieste e Venezia hanno condotto 124 operazioni (80 nel 2007) e sequestrato 510.740 prodotti; altri 142.948 per la tutela del made in Italy. Secondo Corrado Antonini, presidente Associazioni industriali di Trieste, i porti dell'Alto Adriatico vengono evitati dallerotte della contraffazione: «Molti di più i container in transito», spiega. Infine il capitolo giustizia. I tempi dei procedimenti civili sono ancora troppo lunghi e i risarcimenti nella maggior parte dei casi non risultano proporzionati ai danni subiti dalle aziende. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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MARKA (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 15-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Centro-Nord sezione: INTERVISTA Buitoni data: 2009-04-15 - pag: 5 autore: MARKA IMAGOECONOMICA Il futuro di eolico e solare «In Umbria le potenzialità dell'energia eolica sono enormi ma andando a toccare la skyline si trovano delle resistenze. Il solare sta crescendo ma rischiamo di dipendere troppo da aziende estere» Sinergia con i produttori di vino «Con le cantine Lungarotti di Torgiano abbiamo avviato un progetto pilota per il recupero energetico degli scarti da potatura dei vigneti e non ci sono problemi di carenza di materia prima» IMAGOECONOMICA Il ruolo della zootecnia «Tra le biomasse da sfruttare ci sono anche quelle relative al settore zootecnico. Combinando tutte le fonti naturali si potrebbe arrivare a coprire il 17% del fabbisogno energetico regionale» CONTRASTO Freni dalla burocrazia pubblica «Sul territorio ci sono problemi di carattere burocratico per le autorizzazioni, mentre altrove la normativa favorisce questo settore. Andrebbe chiarito che cosa si intende per biomassa e il suo uso energetico»

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Il Savonese si affida al vento (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 15-04-2009)

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Nord-Ovest sezione: ECONOMIA e IMPRESE Liguria data: 2009-04-15 - pag: 23 autore: Energia. Entro l'estate saranno inaugurati due nuovi parchi eolici per 8 MW totali Il Savonese si affida al vento Investimenti per 20 milioni nell'area da parte del gruppo Fera SAVONA Jada C. Ferrero La green economy mette radici in Liguria, dove ha la forma del vento. Sulle alture fronte mare le pale eoliche, oggi una ventina, sono destinate a moltiplicarsi. La Regione, in un recente aggiornamento al Piano energetico ambientale, su proposta dell'assessore all'Ambiente Franco Zunino, ha pianificato di passare a una potenzialità produttiva di 120 MW elettrici (fino a 150 aerogeneratori), contro l'odierna quindicina di MW che entra in rete grazie alla forza di Eolo. Fra ipionieri c'è il parco eolico di Varese Ligure (La Spezia), con quattro mulini in azione (potenza di 3,2 MW, producono circa 6,5 GWh annui, il fabbisogno energetico di migliaia di famiglie). Realizzato su un passo, a oltre mille metri di quota, da Centrogas Energia (gruppo Acam), è un impianto "pubblico", gestito da una ex municipalizzata, in un settore dove soprattutto gli investimenti privati (per lo più non liguri) sono in significativa crescita. Sono già autorizzati mulini a Mele (Genova) e, nell'entroterra di Savona, a Erli e Rialto; ci sono poi pale a Calice (realizzate dalla Elettrostudio di Mestre) e a Stella San Martino. Qui, sui crinali del paese natale di Sandro Pertini, l'investitore è la milanese Fera, una piccola holding (Srl con capitale sociale di 3 milioni, otto azionisti) che si occupa di ricerca e sviluppo di fonti rinnovabili. Il nome dell'azienda, creata nel 2001 e presieduta da Cesare Fera, ingegnere, è anche acronimo del campo d'azione (Fabbrica energie rinnovabili alternative). Il parco di Stella – tre pale (alte 50 metri) di ultima generazione (costruite dalla tedesca Enercom), per 2,4 MW di potenza –appoggia su un investimento globale di circa 4 milioni, avviato nel 2002. Soddisfa i bisogni energetici dei 3.085 residenti. «Tecnicamente è un leasing – sintetizza Cesare Fera – formula scelta, insieme al project financing, per questo tipo di operazioni. Produce ricavi per circa 700mila euro l'anno fra certificati verdi e introiti che derivano dalla vendita di energia. In questo caso l'acquirente è l'inglese British Petroleum, il miglior offerente. Al Comune giriamo il 3% dei proventi». Per Stella, una questione di "prestigio verde", col suo bel ritorno economico: «A parte che siamo uno dei pochissimi paesi dell'entroterra certificati Iso 14.001 - sottolinea il sindaco Anselmo Biale - l'eolico costituisce una buona fonte per investire in opere pubbliche altrimenti difficili». Fera come holding stima di fatturare per il 2009 circa 10 milioni, di cui 5 dalle attività eoliche (il doppio del 2008). Nel Savonese ha in atto investimenti per 20 milioni. A fine maggio sarà inaugurato il parco di Pontinvrea ( quattro aerogeneratori per 3,2 MW), cui entro l'estate seguirà l'impianto di Cairo Montenotte (sei pale, per 4,8 MW). Cesare Fera, pur riferendo di «infinite difficoltà incontrate fra burocrazia e cautele ornitologiche spinte», non intende demordere: «Investiremo altri 150 milioni in Liguria. A Bergeggi abbiamo acquistato l'ex cava Sant'Elena, con l'idea di realizzarvi un centro di ricerca sulle rinnovabili. Occuperà 40 addetti e sarà costruito con tecniche di bioarchitettura. Dopo Pasqua presenteremo l'iniziativa agli enti locali». La società è capofila di un consorzio (13 soggetti) che si è aggiudicato lo sviluppo di un progetto di ricerca (FREeSUN) sulla tecnologia solare termodinamica a concentrazione (Csp, Concentrated solar power), una sorta di rivisitazione degli specchi ustori di Archimede, che fruirà di un finanziamento di 12,5 milioni del ministero dello Sviluppo economico nell'ambito di Industria 2015 Efficienza energetica. A livello di occupazione, ogni pala genera un posto di lavoro diretto e due nell'indotto. In un recente convegno organizzato a Genova da Anev (Associazione nazionale energia del vento) e Uil si sono fatti i conti: «L'eolico installabile in Liguria entro il 2020, pari a 280 MW di potenza – riassume Pierangelo Massa, segretario regionale Uil – può portare gli occupati dagli attuali 220 circa ad oltre mille». © RIPRODUZIONE RISERVATA JADA C. FERRERO In attività. Il parco eolico di Stella (nella foto) ha una potenza di 2,4 MW e rende alla holding Fera 700mila euro di ricavi l'anno

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L'eredità del barone Quintieri destinata ai non vedenti e finita alla Regione Campania (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 15-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: Focus data: 15/04/2009 - pag: 11 Il caso L'eredità del barone Quintieri destinata ai non vedenti e finita alla Regione Campania Ecco, di seguito, un brano di «Rapaci» di Sergio Rizzo Il barone Giovanni Paolo Quintieri non poteva prevedere un finale più acido. Non poteva, perché quando ha fatto testamento la Regione Campania non esisteva ancora. Mai avrebbe dunque immaginato che un giorno tutto il suo sterminato patrimonio sarebbe finito nelle mani dei politici. Anche se la politica, il barone Quintieri, l'aveva avuta in famiglia. Suo padre Angelo (...) fu deputato del parlamento del Regno d'Italia per sei legislature (...). Mentre lui si dava alla politica, sua moglie Evelina Casalis profondeva energie e soldi per i ciechi dell'istituto Paolo Colosimo di Napoli. Il figlio seguì con tale convinzione le benefiche orme della madre al punto che alla sua morte, avvenuta il 18 agosto del 1970, lasciò in eredità ogni cosa a loro. L'immenso patrimonio della famiglia Quintieri venne perciò inizialmente assorbito dal Patronato Regina Margherita pro ciechi Istituto Paolo Colosimo. Poi nel 1979 passò tutto alla Regione Campania. E qui comincia un'altra storia. Per «tutto» si intende quanto segue. Un enorme castello medievale, fra i più grandi e meglio conservati dell'Italia centrale, già appartenuto alle famiglie Colonna, Orsini e Rospigliosi, con intorno una tenuta agricola, a una trentina di chilometri da Roma, località Passerano: 900 ettari (...) con oliveti, coltivazioni a mais, orzo, grano e fieno, e quasi cinquecento capi di bestiame. Una seconda tenuta agricola di 160 ettari, sempre con relativo castello, nelle Marche, a Mon-- tecoriolano, nei pressi di Porto Potenza Picena (...). Una serie di possedimenti in Calabria. Un palazzo di 52 appartamenti costruito durante il fascismo a Roma, in via Panama, nel cuore del prestigioso quartiere dei Parioli. Oltre, naturalmente, agli arredi e alle suppellettili presenti nelle dimore. Nel 1996, quando alla presidenza della Regione c'è Antonio Rastrelli, si fa un inventario con 765 voci. Vasi cinesi. Lampadari di Murano. Tappeti persiani. Candelabri d'argento. Salotti d'epoca (...) E quadri. Tanti da riempire una pinacoteca. Quadri di Domenico Bartolomeo Ubaldini, detto Il Puligo, pittore del primo Cinquecento. Quadri di alcuni fra i più importanti pittori del Seicento e del Settecento. Andrea Vaccaro. Giacinto Diano. Francesco De Mura. Gaetano Gandolfi. Peter Roos, alias Rosa da Tivoli. Pacecco De Rosa. Giovanni Francesco Barbieri, detto Il Guercino. Jusepe de Ribera, detto Lo Spagnoletto. E Rembrandt. Già, anche un «Ritratto di gentiluomo a mezzo busto» dipinto nel 1635 dal celebre pittore olandese Rembrandt Harmeszoon Van Rijn. Il testamento del barone Quintieri stabilisce che il lascito serve a mantenere il Colosimo e i suoi ospiti non vedenti. Ma non dice come debba essere amministrato. Il condominio di Roma, i castelli, le ville, le tenute e quant'altro vengono quindi affidati alla Sauie, Società anonima urbana industria edilizia srl, una vecchia scatola creata dal barone proprio per gestire l'immobile di via Panama, che passa anch'essa sotto il controllo della Regione Campania e diventa la stanza dei bottoni per amministrare un patrimonio di centinaia di milioni di euro (...) Quale però sia il rendimento di questo incredibile tesoro, è un capitolo a parte(...) All'inizio degli anni Duemila inizi una battaglia a suon di interrogazioni condotta da un consigliere regionale di An, in seguito passato all'Udc, Salvatore Ronghi. Denuncia che l'Istituto per i ciechi ha ricevuto per vent'anni soltanto le briciole: 600 milioni di lire l'anno, per giunta soldi versati dagli enti locali e non proventi dell'eredità Quintieri. Che le pigioni sono ridicole, e porta l'esempio di un appartamento di cinque stanze al piano nobile di via Partenope affittato per anni a 85.535 lire al mese (...)Che «a seguito di tale, a dir poco, disinvolta amministrazione », gli eredi della famiglia Quintieri hanno fatto causa per rientrare in possesso dei beni «così malamente utilizzati». Ma Ronghi non si ferma a questo. Chiede di conoscere come sono gestite le aziende agricole, e perché 38 ettari di terreno in quella laziale sono stati affittati alla società Aviocaipoli, per realizzare una pista di volo per aerei ultraleggeri, a un canone provvisorio di 5 mila euro l'anno. Chiede di sapere il motivo per cui si spendono centinaia di migliaia di euro di consulenze. Chiede chiarimenti sulla lievitazione dei costi di alcuni appalti per sistemare locali. E cita come esempio di gestione «fallimentare » un fatto incredibile: la vendita di 30 mila bottiglie di vino Doc prodotto dall'azienda agricola marchigiana al prezzo di un euro l'una, «a fronte di un valore che va da 5,50 a 12 euro, con una perdita secca di 200 mila euro». Un quadro, quello dipinto da Ronghi (...) stupefacente. Condito da una quantità incredibile di particolari sconcertanti, come quello di un presunto furto di 37 vacche dalle stalle di Passerano, dove secondo un'altra sua interrogazione presentata a febbraio del 2009 sarebbero morti «oltre cento capi di bestiame». Magari i suoi sospetti sulla evaporazione di alcuni beni erano esagerati (...) Ma è difficile da credere che un privato avrebbe gestito peggio di così tutto questo ben di Dio. E l'Istituto Colosimo, con i suoi ospiti non vedenti, sarebbe letteralmente coperto d'oro. Sapete quanti sono oggi i ciechi per i quali viene giustificata l'esistenza in vita della società immobiliare della Regione, con i suoi amministratori, il collegio sindacale, i dirigenti, i dipendenti, i contabili, le aziende agricole, i castelli, i 52 appartamenti dei Parioli, le pratiche burocratiche, gli appalti e gli scontri furiosi in consiglio regionale? Sono quarantasette, dei quali appena trentuno a convitto. Quarantasette! Il testamento Un patrimonio immenso che doveva finire in beneficenza «bruciato» dalle malefatte della burocrazia Sergio Rizzo

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I diritti e i serpenti di Internet (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 15-04-2009)

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Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 15/04/2009 - pag: 40 IL CITTADINO E LO STRAPOTERE DELLA RETE I diritti e i serpenti di Internet di BEPPE SEVERGNINI L a lussemburghese Viviane Reding, pettinatura e piglio thatcheriano, va in video su Internet e lancia l'allarme sui pericoli di Internet. Non è un'incoerenza. La Commissaria per la società dell'informazione sostiene che, se non facciamo qualcosa per controllare le «tecnologie invadenti», la Rete «può trasformarsi in una giungla». Troppo tardi: lo è già. Starne fuori? Impossibile: dentro la giungla, oggi, c'è la velocità e la varietà del mondo. È bene però conoscerne i pericoli. Non tutte le bisce sono pitoni, infatti, ma troppi pitoni fingono d'essere bisce. Internet ha vent'anni. Era il 13 marzo 1989 quando al Cern di Ginevra il ricercatore inglese Tim Berners-Lee mise a punto il progetto sul trasferimento dati attraverso «ipertesti». Marco Pratellesi, nel suo «Mediablog» ( http://mediablog.corriere. it), riferisce il commento di Mike Sendall, capo di Berners-Lee, davanti alla nuova invenzione: «Vaga ma eccitante». Tale è rimasta, in fondo. Come la giungla. La signora Reding racconta Luigi Offeddu in altra pagina se l'è presa con due fenomeni, entrambi in espansione. Il primo è la «pubblicità comportamentale ». Chi raccoglie le nostre abitudini in rete? Come le usa? A chi le vende? Per far cosa? Ci ha chiesto il permesso? Eppure le regole europee sulla privacy sono chiare: le informazioni su una persona possono essere usate solo col suo consenso. A me non l'hanno chiesto. A voi? Alla Commissione, giustamente, non piace neppure che Facebook, MySpace e gli altri social network usino i dati personali in maniera disinvolta. «Almeno i profili dei minorenni devono essere nascosti e resi inaccessibili per i motori di ricerca! », protesta la Commissaria. Difficile darle torto, ma qualcuno lo fa. Francesco Storace, segretario de «La Destra», ha dichiarato ieri: «L'attacco della Commissione Ue a Facebook lascia capire in che razza di Europa ci troviamo. Burocrazie irresponsabili vogliono limitare la libertà di comunicare nella Rete». La speranza è che l'uomo di Cassino non abbia capito che qui è un casino. Sarebbe contento, l'ex ministro della Sanità, di sapere che le sue conversazioni, le sue frequentazioni e magari le informazioni sulla sua salute (deducibili dalle ricerche su Google) sono a disposizione di chi le vuol comprare? Tra anarchia e censura esiste un'immenso territorio che una società matura deve esplorare e organizzare. Il momento che stiamo attraversando è psicologicamente bizzarro: passiamo dall'incoscienza allo spavento, senza fermate intermedie (Kipling avrebbe detto: tipico della giungla). Lo spettacolo della Rete è così affascinante che pochi di noi rifiutano di parteciparvi. I nuovi mezzi sono talmente rapidi, efficaci e economici giù le mani dalle email gratuite che sembra folle non approfittarne. Ma quest'euforia s'accompagna alla disattenzione, e la disattenzione provoca incidenti. Ne cito alcuni tra i più comuni. Un gruppo di neuroscienziati del Brain and Creativity Institute della University of Southern California spiega che «ci vuole tempo, calma e spirito riflessivo per prendere decisioni in situazioni che abbiano una valenza morale: nell'era di Facebook e di Twitter si rischia di prendere cantonate in termini etici». Domanda: quanti hanno messo in rete blog inopportuni? Quanti pensano che le proprie immagini su Facebook possono essere utilizzate da un'azienda, in vista di un'assunzione o di un licenziamento? Però accade: e se sono immagini di sbronze e baccanali, la prima sarà più difficile, il secondo più probabile. Esempio numero due: banale, ma socialmente letale. Il fatto è realmente accaduto. Sono ospite, devo scrivere un pezzo con urgenza, il padrone di casa, cortesemente, mi accompagna al suo computer personale. Mi metto al lavoro, voglio ritrovare un sito appena visitato, cerco nella cronologia e trovo un'assidua frequentazione di siti porno che contraddice le posizioni udite a cena. Certo: può essere stata la madre novantenne o il labrador, ma è improbabile. Esempio numero tre. Quanti di noi si preoccupano di sapere cosa resta delle mail che spediscono? In Finlandia è passata la «Lex Nokia», che permette alle aziende di monitorare le mail dei dipendenti, rintracciando mittenti, destinatari, orari e dimensione degli allegati (non di leggerle, però). Sicuri che la vostra azienda non possa fare altrettanto? E che solo il pudore di un tecnico impedisca ai vostri amori clandestini di finire su qualche sito? Il nostro passaggio nella giungla lascia tracce: di solito ce ne accorgiamo troppo tardi. Le norme sulla diffamazione che gli infami, di solito, usano benissimo sono difficili da applicare sulla Rete. Esistono sentenze, naturalmente, ma sono sempre costrette a inseguire. L'informazione su Internet è più facile e libera: questo è bello. Ma la calunnia viaggia più veloce: questo è grave. Siti come Wikipedia hanno creato lodevoli forme di autocontrollo interno: ma un'informazione maliziosa o sbagliata in quella che è oggi la più consultata fonte biografica può provocare danni, se non viene corretta in fretta. A me è andata bene: mi hanno solo temporaneamente affiliato a un gruppo religioso che avevo spesso criticato, prima che la notizia venisse rimossa. Forse sono stati loro: non mi volevano. Chiudo con un'altra nota personale. Nel 1979 partivo per Bruxelles: sei mesi di stage alla Commissione per preparare la tesi di laurea sulla «protezione dei diritti fondamentali nelle Comunità Europee ». Per le ricerche ho potuto usare una nuova macchina chiamata computer (in facoltà a Pavia non c'era). Mai avrei immaginato che, trent'anni dopo, diritti fondamentali e computer sarebbero tornati a trovarmi, da Bruxelles. Insieme, ma a ruoli invertiti: non più la macchina al servizio dei diritti, ma i diritti al servizio della macchina.

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Appalto-lampo congelato dalla diffida del ministero A rischio gli interventi sui monumenti comunali (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 15-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 15/04/2009 - pag: 7 Nella bufera l'impresa vincitrice della gara Appalto-lampo congelato dalla diffida del ministero A rischio gli interventi sui monumenti comunali Il ministero per i Beni culturali ha congelato la convenzione stipulata con la società incaricata di restaurare, a Milano, dieci monumenti del Comune, da Garibaldi a Correnti. Scoppia così il caso Impredcost srl, sede legale a Napoli, azienda che esegue i lavori in cambio della vendita di spazi pubblicitari. Palazzo Marino ha affidato alla Impredcost tutte e dieci le statue da ripulire e consolidare: una consegna lampo, diretta, senza aste né gare d'appalto, sulla base della convenzione stipulata dalla società campana con i Beni culturali. L'intesa venne presentata da Palazzo Marino il 3 luglio 2008: «Saltiamo la burocrazia!». S'è verificato il contrario. La fronda delle imprese escluse dall'affare ha interpellato e ottenuto una presa di posizione dal ministero che suona come una sconfessione dell'intesa. Il documento è del 2 aprile: la direzione generale ha provveduto a «diffidare la società Impredcost dall'utilizzo del logo del Ministero» e «ad informare gli uffici del Ministero» che «la Convenzione non conferisce alla società» alcun «diritto di esclusiva» sui monumenti. Non solo: «Al fine di procedere» alla «sospensione dell'efficacia della Convenzione, si è chiesto alla Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di pronunciarsi in merito». La lettera firmata dal direttore generale Roberto Cecchi) è l'ultimo atto di una guerra nascosta dagli scatoloni che coprono i cantieri di restauro aperti da largo Cairoli a via Correnti. La combattono le concessionarie del settore e i fronti sono fluidi, scivolosi, le posizioni di forza variabili. Le imprese si contendono una partita milionaria su statue e spot. La società che ha fatto saltare gli equilibri viene dalla Campania. Ragione sociale: Impredcost srl. Bilancio 2007 chiuso con 84.804 euro di ricavi e 198 euro di utili. La convenzione con il ministero esporta l'impresa da Napoli a Venezia, Torino e Bologna. A Milano ottiene l'appalto per i 10 monumenti, affida i ritocchi a una società di Vicenza e subappalta in esclusiva la vendita dei cartelloni a una ditta di Milano. Ad oggi sono stati completati gli interventi sul monumento al Musocco e sulla Colonna di San Pietro Martire. E ora che il ministero ha congelato l'accordo e rinviato il caso al Garante che farà il Comune? Si vedrà. Nell'attesa, il caso si complica. È stata l'Associazione grandi impianti pubblicitari (Agiar) a sollecitare il ministero sull'affare Impredcost: eppure, solo un mese fa, cinque società iscritte all'Agiar avevano inviato alla Impredcost una proposta di collaborazione. «Perché mai?», chiede sibillino l'ad campano Gennaro D'Elia: «Da una parte l'Agiar scrive al ministero, dall'altra cerca un accordo... Strana situazione». Motivo: la stessa Agiar è divisa tra falchi e colombe. I falchi sostengono che «la convenzione tra Impredcost e ministero non è stata messa a repertorio e quindi non è valida». Si aspetta il Garante. La contesa Le società escluse dai lavori hanno sollecitato e ottenuto la revisione dei termini della convenzione A. St.

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SOLIDARIETÀ E REFERENDUM (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 16-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Mario Deaglio SOLIDARIETÀ E REFERENDUM CONTINUA A PAGINA 39Il finanziamento della ricostruzione dell'Aquila pone una serie di problemi complessi che vanno dalla politica economica alla lotta politica e che partono da un'osservazione fondamentale: i soldi per la ricostruzione non possono essere spesi tutti subito ma, per i tempi tecnici della spesa - ai quali si spera che non si debbano aggiungere ritardi anomali della burocrazia - dovranno essere «spalmati» su un certo numero di esercizi finanziari, diciamo 3-4 anni nel migliore dei casi. Sarebbe appropriato che il prossimo Consiglio dei Ministri indicasse, sia pure a grandi linee, non solo l'ammontare della spesa complessiva ma anche la sua probabile scansione temporale. In ogni caso, se si accetta per buona la stima sommaria di 12 miliardi di euro, l'entità della spesa equivale all'incirca a una manovra finanziaria. Anche se tale spesa sarà diluita in qualche anno, occorre domandarsi come possa digerire una medicina così pesante un paziente qual è l'economia italiana, già appesantito da un pesantissimo fardello di debiti e deficit. E in qualunque modo si affronti la questione, l'Europa gioca, in maniera sia diretta sia indiretta, un ruolo importante nella risposta. Direttamente, è legittimo attendersi lo stanziamento di fondi speciali europei per aiutare la ricostruzione e l'abbuono all'Italia di versamenti dovuti all'Unione Europea in questo e nei prossimi 3-4 anni. E questo perché siamo di fronte alla maggiore calamità naturale di un Paese dell'Unione Europea nel nuovo secolo e il Trattato di Maastricht prevede esplicitamente (all'articolo 103 A) un'«assistenza finanziaria comunitaria» allo Stato membro qualora questo si trovi in «gravi difficoltà» a seguito di «calamità naturali». L'aiuto dell'Unione Europea può inoltre essere indiretto in quanto all'Italia sia consentita una modifica del piano di rientro dal debito e dal deficit che era stato concordato prima del terremoto. Il che darebbe via libera al reperimento sul mercato della parte maggiore dei fondi necessari. Ci si può ragionevolmente attendere che questa «dimensione europea» del finanziamento giunga a coprire, su 3-4 anni appunto, più della metà della somma necessaria. Che fare per la parte restante? È inevitabile che si concorra con una pluralità di fonti, ciascuna di entità relativamente modesta ma dal notevole valore pratico e simbolico. Si potrebbe cominciare con qualche vendita di oro, il prezioso «metallo giallo» di cui l'Italia detiene una quantità spropositata (è al quarto posto nella classifica delle riserve auree) nel rispetto degli accordi internazionali che limitano questo tipo di operazioni. Anche se in passato analoghe proposte si sono scontrate con un'incomprensibile ritrosia, questo è il momento di metter mano, sia pure in piccola parte, ai gioielli di famiglia. Non sarebbe irragionevole pensare di ricavare, in tempi brevi, circa 400-500 milioni di euro dalle vendite delle quantità relativamente modeste di oro delle nostre riserve. Sarebbe ugualmente non irragionevole la richiesta di un contributo specifico ai parlamentari e anche a chi ricopre cariche elettive a livello regionale o locale, oltre che agli eletti al parlamento europeo: si tratterebbe, certo, solo di poche decine di milioni di euro ma sarebbero prova tangibile di solidarietà da parte di chi gode di numerosi trattamenti di favore, spesso nettamente superiori a quelli in vigore in altri Paesi europei per le medesime cariche. Un contributo specifico dal mondo della politica avrebbe senso in un contesto in cui si pensasse a un'addizionale sui redditi elevati (sopra i centomila euro lordi annui), già colpiti da aliquote marginali superiori a quelle degli altri redditi. Si tratta complessivamente di poche persone (poco più di centomila, i «soliti noti») in un Paese in cui i redditi da capitale vengono tassati separatamente, il che riduce legalmente la visibilità fiscale dei «grandi redditi» e potrebbe portare nelle casse dello Stato circa 400-500 milioni di euro. Sempre che si tratti di un'imposta una tantum e non, come è stato purtroppo frequente nella storia fiscale di questo Paese, di un'addizionale che da straordinaria diventa ordinaria. Si potrebbe anche cercare di far pagare un poco gli evasori devolvendo alla ricostruzione abruzzese una quota dei proventi derivanti dalla lotta all'evasione fiscale che, in quest'occasione, potrebbe essere ancora potenziata. In questo contesto di attenta e risicata ricerca di risorse non avrebbe senso, ma sarebbe anzi un insulto alla solidarietà nazionale emersa spontaneamente in questi giorni, che una somma di poco inferiore al gettito dell'eventuale addizionale una tantum venisse scialacquata in pochi giorni con le spese per un referendum che, per i capricci o i calcoli politici della Lega, non si vuole accorpare con le altre consultazioni elettorali dei prossimi mesi. E non avrebbe senso, in un momento in cui si chiedono sacrifici «mirati» a categorie specifiche di italiani, cercare risorse offrendo vantaggi ad altre categorie, come sarebbe il caso di un nuovo «scudo fiscale» per chi rimpatria capitali dall'estero. Il Consiglio dei ministri di venerdì dovrà muoversi con ragionevolezza in questo insieme di scelte intricate se non vorrà sciupare il «capitale politico» che la gestione della prima fase dell'emergenza terremoto gli ha indubbiamente procurato. mario.deaglio@unito.it

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Il cartello giallo è ancora piazzato in corso Belgio. Compare ogni mattina e sparisce ogni sera... (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 16-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il cartello giallo è ancora piazzato in corso Belgio. Compare ogni mattina e sparisce ogni sera quando il quartiere se ne va a dormire, il ristorante chiude e non c'è più nessuno che abbia bisogno di mangiare. Il signor Mario sposta l'insegna nell'ingresso del suo ristorante, abbassa la serranda, chiude tutto e gli scappa un sorriso amaro. «Ancora sessanta giorni». E poi? «Se le cose non cambiano, non lo espongo più e la chiudiamo qui». La chiudiamo qui perché al signor Mario hanno chiesto di pagare per fare beneficenza. Meglio, l'hanno multato perché dava una mano a chi è in difficoltà senza aver chiesto il permesso. E soprattutto senza aver versato la tassa per ottenere l'autorizzazione a pubblicizzare la sua iniziativa. E poiché che la bacheca che segnala il bollito misto a un euro per chi ha la pensione minima occupa una fetta di suolo pubblico, non pagando il signor Mario ha violato la legge. E adesso deve pagare una multa di quasi 400 euro. Nella Torino con l'acqua alla gola, i posti di lavoro che vanno in fumo, le pensioni che non bastano mai e le nuove povertà che s'affacciano, c'è un ristoratore che a marzo dell'anno scorso - ben prima che la crisi esplodesse - s'era messo a regalare porzioni di bollito a chi non aveva di che campare. Per evitare che la legge si mettesse di traverso le vendeva al prezzo simbolico di un euro per due porzioni. E ogni sera dieci, quindici, anche venti persone - gente del quartiere e non solo, uomini e donne da 400 euro al mese di pensione - si mettevano in coda e ritiravano la loro parte. Così per tredici mesi. «Finché un mattino, qualche giorno fa, è entrato un vigile. Mi ha detto che era arrivato un esposto scritto e avevano dovuto intervenire. E' rimasto cinque minuti a compilare il verbale. Io lo guardavo negli occhi e capivo che non era colpa sua. Però è andata così». E' andata che l'hanno multato: 389 euro per aver esposto a pochi passi dal suo esercizio, sul marciapiede, una bacheca mobile per pubblicizzare non il ristorante, ma solo l'iniziativa: il «bollito misto solidale». E' scritto proprio così, sul verbale: il signor Mario avrebbe agito «senza la prevista autorizzazione e senza aver corrisposto il relativo canone». E adesso Mario Sasso, 63 anni, due ristoranti (uno, quello «incriminato», in via Cigliano, l'altro in collina) e un'impresa che si occupa di prodotti per l'edilizia, non sa a chi dire grazie. Di sicuro non ai vigili. «Non potevano fare diversamente. Erano mortificati, ma avevano ricevuto un esposto scritto ed erano costretti a intervenire». Di più: come spiega l'assessore alla Polizia municipale Beppe Borgogno, i civich «hanno solo applicato un regolamento dell'ufficio Tributi». Sulla carta non fa una piega. C'è una legge, qualcuno (cui certamente fa difetto il buon cuore) ha segnalato un'infrazione e chi di dovere ha provveduto. Solo che a volte la burocrazia fa a pugni con il buon senso. E stavolta ha strapazzato l'altruismo. «Ho sessanta giorni di tempo: se tolgo il cartello tanti penseranno che l'iniziativa s'è esaurita e non si presenteranno più. Ma, per tenerlo, devo pagare 389 euro. E non mi sembra giusto». Fine della storia? Forse no. L'assessore Borgogno ieri si è messo al lavoro. Con il comandante dei vigili Famigli sta studiando una soluzione. Chissà che, per una volta, la burocrazia esca con le ossa rotte.

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Prima di tutto una domanda di attualità: forse sarebbe meglio cancellare del tutto le elezioni ... (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 16-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Prima di tutto una domanda di attualità: forse sarebbe meglio cancellare del tutto le elezioni del sindaco di Sochi, piuttosto che farle come una messinscena. Per aiutare il candidato di Russia Unita è addiruttura intervenuto il tribunale, che ha impedito allo sfidante di correre... «Per ora non so chi e come è stato interdetto, ma a Sochi è in corso una battaglia politica autentica. Ed è positivo che vi partecipino forze politiche diverse. Molte elezioni municipali peccano di monotonia, la gente non sa chi scegliere e si disinteressa. I cittadini la maggior parte delle volte scelgono politici comprensibili invece di star famose, ma in ogni caso più sono numerose campagne vivaci meglio sarà per il sistema elettorale e per la democrazia. Ci saranno sempre candidati che perdono e candidati che vengono bloccati dal tribunale, è così in tutto il mondo». Lei ha convocato un «Consiglio presidenziale sulla società civile e i diritti umani», con persone meritevoli e oneste. Significa che per lei oggi la società civile è più importante della compagnia degli «uomini in borghese»? «In Russia la società civile è una categoria che non abbiamo ancora imparato a comprendere fino in fondo. In tutto il mondo la società civile è l'altro lato dello Stato. Lo Stato non è solo una macchina politica, è una forma di organizzazione della vita basata sul potere statale e sulla legge. Mentre la società civile è la dimensione umana dello Stato. Essa agisce all'interno di uno spazio legale, ma seguendo le proprie leggi umane che non sempre hanno una codificazione giuridica. È un'istituzione pubblica inalienabile di ogni Stato. Un meccanismo di feed back. Organizzazioni di persone che non hanno cariche ufficiali ma partecipano attivamente alla vita del Paese. Ed è necessario che il presidente incontri i loro rappresentanti. Non sono mai contatti facili perché la società civile, le organizzazioni di difesa dei diritti umani, hanno sempre molto da rimproverare allo Stato. Proprio per questo i contatti con la società civile devono essere sistematici. Conto su un dialogo interessante. Probabilmente sarà duro. Ma è questo il suo valore». Tra lo Stato e la società, o almeno la maggior parte di essa, ha funzionato per alcuni anni un tacito patto: lo Stato garantisce un certo livello di sazietà e agi, la società in cambio resta leale allo Stato. «Intende lo schema "democrazia in cambio di benessere" o, diciamo, "salame in cambio della libertà"?». Sì. Secondo lei, è un contratto che può resistere dopo il venir meno del benessere con la crisi?. Non parlo nemmeno di disgelo, ma almeno di un «scongelamento» della società. «Il patto sociale è una delle idee umane più brillanti che ha avuto un ruolo importante nella formazione delle istituzioni democratiche in tutto il mondo. Le radici dell'idea di Rousseau sono note, ma se parliamo di una lettura moderna direi che la base del patto sociale è nella nostra Costituzione. In fondo, non è altro che un contratto speciale tra lo Stato e i suoi cittadini». Su cosa? «Su come esercitare il potere nel nostro Paese. È la delega di una parte dei poteri che per diritto naturale appartengono agli individui allo Stato, perché garantisca il benessere, la vita e la libertà. Ma credo non si possa in alcun caso contrapporre una vita stabile e benestante ai diritti e le libertà politiche. Non si possono contrapporre la democrazia e la sazietà. D'altra parte, diritti e libertà possono trovarsi in pericolo se la società è instabile, se non viene garantito un benessere elementare, se la gente non si sente difesa, non riceve i salari, non può comprare il minimo vitale di cibo, se la sua vita è in pericolo». Lei propone una Russia che abbini libertà e benessere? «Sì». Tutto il Paese ha letto con passione le dichiarazioni dei redditi degli alti funzionari. Non è chiaro però chi dovrà verificarle. In pochi giorni in Russia è apparsa una nutrita comunità di mariti potenti e miserabili, e di mogli ricchissime. «Il controllo sulla burocrazia è uno degli obiettivi fondamentali di ogni Stato. Abbiamo approvato leggi moderne sul servizio statale e misure anti-corruzione. Per la prima volta nella storia russa tutte le alte cariche non solo hanno informato l'ispezione fiscale sui redditi loro e dei loro famigliari, ma li hanno presentati al popolo. Significa che li abbiamo messi sotto controllo? Certamente no! Ma almeno è un primo passo in una direzione giusta. Ovviamente non dobbiamo permettere procedure umilianti, i nostri funzionari sono cittadini della Russia come tutti gli altri, e svolgono una funzione molto utile. Per esempio, per quanto riguarda il ruolo delle mogli, ognuno ha diritto di decidere come organizzare la propria famiglia. Non c'è niente di strano se le mogli dei funzionari fanno business. La domanda piuttosto è: quanto è trasparente e se esiste un conflitto d'interesse? Se un funzionario regola processi in un settore dove il suo coniuge lavora in una grossa azienda, non è etico. Se il business è diverso non c'è niente di male. Così si fa in tutto il mondo. Non esiste nessun tabù sul business delle mogli dei dirigenti. È questione di misura e di cultura interiore». Ha sentito le reazioni negative dei suoi funzionari? «Beh, sa, la carica di presidente mi esonera dall'ascoltare le reazioni negative dei funzionari. Ho preso una decisione e tutti la devono eseguire». Lei ama parlare dell'indipendenza dei giudici. L'esito del secondo processo Yukos sarà prevedibile come il primo? «Forse per qualcuno l'esito di un processo è prevedibile. E' la libertà e la felicità di una persona non oberata da doveri statali. Per un funzionario dello Stato, figuriamoci per il presidente, non esiste la libertà di esprimersi su argomenti come questo. La prevedibilità di un verdetto è illegale, è segno della violazione della legge per il presidente. Per tutti gli altri è una faccenda personale». Internet è una delle poche piazze di dibattito pubblico rimaste. Non pensa che i suoi funzionari cerchino di imporre il controllo sulla Rete? «No. Internet non è solo una delle poche piazze per discutere, ma è anche la migliore, e non solo nel nostro Paese. Dobbiamo creare condizioni normali per lo sviluppo di Internet. Da persona che lo usa ogni giorno e in immersioni abbastanza profonde, ritengo che senza sostegno organizzativo non si svilupperà mai. Abbiamo un Paese enorme, per internettizzare le scuole sono serviti molti soldi e grandi risorse organizzative con l'attenzione dello Stato. Me ne sono occupato personalmente. La regolazione giuridica deve essere ragionevole: non dobbiamo correre davanti a tutto il mondo, ma pensare a creare un contesto legale che blocchi i reati elettronici permettendo a Internet di svilupparsi. Internet non è affatto un ambiente criminale più pericoloso di altri. Internet non è un male assoluto». Uno scrittore ha detto che l'Urss non riusciva a creare un computer perché perfino le fotocopiatrici erano sotto il controllo del Kgb. Per modernizzare il Paese è necessario un clima di libertà. Lei ha parlato di elezioni, di controllo sulla burocrazia, di Internet. Significa che il presidente Medvedev ha intenzione di riabilitare la democrazia in Russia? «Penso che la democrazia non abbia nessun bisogno di venire riabilitata. E' una categoria storica e perfettamente sovranazionale, non ha bisogno di rivalutazione, da nessuna parte. Molti nostri cittadini associano processi politici e soprattutto economici molto pesanti degli anni '90 con l'arrivo delle istituzioni basilari della democrazia. Per loro è stato un periodo molto duro che ha influito sulla loro percezione del termine stesso di "democrazia". Ma si tratta più di esperienze personali, che di atteggiamento verso l'istituzione in quanto tale. Non penso che dobbiamo riabilitare la democrazia. La democrazia c'era, c'è e ci sarà». Copyright Novaya Gazeta

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I diritti e i serpenti di Internet (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere.it" del 16-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

IL CITTADINO E LO STRAPOTERE DELLA RETE I diritti e i serpenti di Internet La Commissaria per l'informazione sostiene che la Rete «può trasformar­si in giungla». Troppo tardi: lo è già di BEPPE SEVERGNINI La lussemburghese Viviane Re­ding, pettinatura e piglio tha­tcheriano, va in video su Inter­net e lancia l'allarme sui peri­coli di Internet. Non è un'inco­erenza. La Commissaria per la società del­l'informazione sostiene che, se non fac­ciamo qualcosa per controllare le «tecno­logie invadenti», la Rete «può trasformar­si in una giungla». Troppo tardi: lo è già. Starne fuori? Impossibile: dentro la giun­gla, oggi, c'è la velocità e la varietà del mondo. È bene però conoscerne i perico­li. Non tutte le bisce sono pitoni, infatti, ma troppi pitoni fingono d'essere bisce. Internet ha vent'anni. Era il 13 marzo 1989 quando al Cern di Ginevra il ricerca­tore inglese Tim Berners-Lee mise a pun­to il progetto sul trasferimento dati attra­verso «ipertesti». Marco Pratellesi, nel suo «Mediablog», riferisce il commento di Mike Sendall, capo di Berners-Lee, davanti alla nuova invenzione: «Vaga ma eccitante». Tale è rimasta, in fondo. Come la giungla. La signora Reding - racconta Luigi Offeddu in altra pagina - se l'è presa con due fenomeni, entrambi in espansione. Il primo è la «pubblicità comportamenta­le». Chi raccoglie le nostre abitudini in re­te? Come le usa? A chi le vende? Per far cosa? Ci ha chiesto il permesso? Eppure le regole europee sulla privacy sono chia­re: le informazioni su una persona posso­no essere usate solo col suo consenso. A me non l'hanno chiesto. A voi? Alla Commissione, giustamente, non piace neppure che Facebook, MySpace e gli altri social network usino i dati perso­nali in maniera disinvolta. «Almeno i pro­fili dei minorenni devono essere nascosti e resi inaccessibili per i motori di ricer­ca!», protesta la Commissaria. Difficile darle torto, ma qualcuno lo fa. Francesco Storace, segretario de «La Destra», ha dichiarato ieri: «L'attacco del­la Commissione Ue a Facebook lascia ca­pire in che razza di Europa ci troviamo. Burocrazie irresponsabili vogliono limita­re la libertà di comunicare nella Rete». La speranza è che l'uomo di Cassino non abbia capito che qui è un casino. Sarebbe contento, l'ex ministro della Sanità, di sa­pere che le sue conversazioni, le sue fre­quentazioni e magari le informazioni sul­la sua salute (deducibili dalle ricerche su Google) sono a disposizione di chi le vuol comprare? Tra anarchia e censura esiste un'im­menso territorio che una società matura deve esplorare e organizzare. Il momen­to che stiamo attraversando è psicologi­camente bizzarro: passiamo dall'inco­scienza allo spavento, senza fermate in­termedie (Kipling avrebbe detto: tipico della giungla). Lo spettacolo della Rete è così affascinante che pochi di noi rifiuta­no di parteciparvi. I nuovi mezzi sono tal­mente rapidi, efficaci e economici - giù le mani dalle email gratuite - che sem­bra folle non approfittarne. Ma quest'eu­foria s'accompagna alla disattenzione, e la disattenzione provoca incidenti. Ne ci­to alcuni tra i più comuni. Un gruppo di neuroscienziati del Brain and Creativity Institute della University of Southern California spiega che «ci vuo­le tempo, calma e spirito riflessivo per prendere decisioni in situazioni che ab­biano una valenza morale: nell'era di Fa­cebook e di Twitter si rischia di prendere cantonate in termini etici». Domanda: quanti hanno messo in rete blog inoppor­tuni? Quanti pensano che le proprie im­magini su Facebook possono essere uti­lizzate da un'azienda, in vista di un'assun­zione o di un licenziamento? Però acca­de: e se sono immagini di sbronze e bac­canali, la prima sarà più difficile, il secon­do più probabile. Esempio numero due: banale, ma so­cialmente letale. Il fatto è realmente acca­duto. Sono ospite, devo scrivere un pez­zo con urgenza, il padrone di casa, corte­semente, mi accompagna al suo compu­ter personale. Mi metto al lavoro, voglio ritrovare un sito appena visitato, cerco nella cronologia e trovo un'assidua fre­quentazione di siti porno che contraddi­ce le posizioni udite a cena. Certo: può essere stata la madre novantenne o il la­brador, ma è improbabile. Esempio numero tre. Quanti di noi si preoccupano di sapere cosa resta delle mail che spediscono? In Finlandia è pas­sata la «Lex Nokia», che permette alle aziende di monitorare le mail dei dipen­denti, rintracciando mittenti, destinatari, orari e dimensione degli allegati (non di leggerle, però). Sicuri che la vostra azien­da non possa fare altrettanto? E che solo il pudore di un tecnico impedisca ai vo­stri amori clandestini di finire su qualche sito? Il nostro passaggio nella giungla lascia tracce: di solito ce ne accorgiamo troppo tardi. Le norme sulla diffamazione - che gli infami, di solito, usano benissimo - sono difficili da applicare sulla Rete. Esistono sentenze, naturalmente, ma so­no sempre costrette a inseguire. L'infor­mazione su Internet è più facile e libera: questo è bello. Ma la calunnia viaggia più veloce: questo è grave. Siti come Wikipe­dia hanno creato lodevoli forme di auto­controllo interno: ma un'informazione maliziosa o sbagliata - in quella che è oggi la più consultata fonte biografica - può provocare danni, se non viene corret­ta in fretta. A me è andata bene: mi han­no solo temporaneamente affiliato a un gruppo religioso che avevo spesso critica­to, prima che la notizia venisse rimossa. Forse sono stati loro: non mi volevano. Chiudo con un'altra nota personale. Nel 1979 partivo per Bruxelles: sei mesi di stage alla Commissione per preparare la tesi di laurea sulla «protezione dei di­ritti fondamentali nelle Comunità Euro­pee ». Per le ricerche ho potuto usare una nuova macchina chiamata computer (in facoltà a Pavia non c'era). Mai avrei im­maginato che, trent'anni dopo, diritti fon­damentali e computer sarebbero tornati a trovarmi, da Bruxelles. Insieme, ma a ruoli invertiti: non più la macchina al ser­vizio dei diritti, ma i diritti al servizio del­la macchina. stampa |

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L'eredità del barone Quintieri destinata ai non vedenti e finita alla Campania (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere.it" del 16-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il caso L'eredità del barone Quintieri destinata ai non vedenti e finita alla Campania Un patrimonio immenso che doveva finire in beneficenza «bruciato» dalle malefatte della burocrazia Ecco, di seguito, un brano di «Rapaci» di Sergio Rizzo. Il barone Giovanni Paolo Quintieri non poteva prevedere un finale più acido. Non poteva, perché quando ha fatto testamen­to la Regione Campania non esisteva anco­ra. Mai avrebbe dunque immaginato che un giorno tutto il suo sterminato patrimo­nio sarebbe finito nelle mani dei politici. Anche se la politica, il barone Quintieri, l'aveva avuta in famiglia. Suo padre Ange­lo (...) fu deputato del parlamento del Re­gno d'Italia per sei legislature (...). Mentre lui si dava alla politica, sua moglie Evelina Casalis profondeva energie e soldi per i ciechi dell'istituto Paolo Colosimo di Na­poli. Il figlio seguì con tale convinzione le benefiche orme della madre al punto che alla sua morte, avvenuta il 18 agosto del 1970, lasciò in eredità ogni cosa a lo­ro. L'immenso patrimonio della fa­miglia Quintieri venne perciò ini­zialmente assorbito dal Patrona­to Regina Margherita pro cie­chi Istituto Paolo Colosimo. Poi nel 1979 passò tutto al­la Regione Campania. E qui comincia un'altra sto­ria. Per «tutto» si inten­de quanto segue. Un enorme castello me­dievale, fra i più gran­di e meglio conserva­ti dell'Italia centrale, già appartenuto alle famiglie Colonna, Orsini e Rospigliosi, con intorno una te­nuta agricola, a una trentina di chilome­tri da Roma, località Passerano: 900 ettari (...) con oliveti, colti­vazioni a mais, orzo, grano e fieno, e quasi cinquecento capi di be­stiame. Una seconda te­nuta agricola di 160 etta­ri, sempre con relativo ca­stello, nelle Marche, a Mon­­tecoriolano, nei pressi di Por­to Potenza Picena (...). Una se­rie di possedimenti in Calabria. Un palazzo di 52 appartamenti co­struito durante il fascismo a Roma, in via Panama, nel cuore del prestigio­so quartiere dei Parioli. Oltre, natural­mente, agli arredi e alle suppellettili pre­senti nelle dimore. Nel 1996, quando alla presidenza della Regione c'è Antonio Ra­strelli, si fa un inventario con 765 voci. Va­si cinesi. Lampadari di Murano. Tappeti persiani. Candelabri d'argento. Salotti d'epoca (...) E quadri. Tanti da riempire una pinacoteca. Quadri di Domenico Bar­tolomeo Ubaldini, detto Il Puligo, pittore del primo Cinquecento. Quadri di alcuni fra i più importanti pittori del Seicento e del Settecento. Andrea Vaccaro. Giacinto Diano. Francesco De Mura. Gaetano Gan­dolfi. Peter Roos, alias Rosa da Tivoli. Pa­cecco De Rosa. Giovanni Francesco Barbie­ri, detto Il Guercino. Jusepe de Ribera, det­to Lo Spagnoletto. E Rembrandt. Già, an­che un «Ritratto di gentiluomo a mezzo busto» dipinto nel 1635 dal celebre pitto­re olandese Rembrandt Harmeszoon Van Rijn. Il testamento del barone Quintieri stabi­lisce che il lascito serve a mantenere il Co­losimo e i suoi ospiti non vedenti. Ma non dice come debba essere amministrato. Il condominio di Roma, i castelli, le ville, le tenute e quant'altro vengono quindi affi­dati alla Sauie, Società anonima urbana in­dustria edilizia srl, una vecchia scatola cre­ata dal barone proprio per gestire l'immo­bile di via Panama, che passa anch'essa sotto il controllo della Regione Campania e diventa la stanza dei bottoni per ammini­strare un patrimonio di centinaia di milio­ni di euro (...) Quale però sia il rendimen­to di questo incredibile tesoro, è un capito­lo a parte(...) All'inizio degli anni Duemila inizi una battaglia a suon di interrogazio­ni condotta da un consigliere regionale di An, in seguito passato all'Udc, Salvatore Ronghi. Denuncia che l'Istituto per i cie­chi ha ricevuto per vent'anni soltanto le briciole: 600 milioni di lire l'anno, per giunta soldi versati dagli enti locali e non proventi dell'eredità Quintieri. Che le pi­gioni sono ridicole, e porta l'esempio di un appartamento di cinque stanze al pia­no nobile di via Partenope affittato per an­ni a 85.535 lire al mese (...)Che «a seguito di tale, a dir poco, disinvolta amministra­zione », gli eredi della famiglia Quintieri hanno fatto causa per rientrare in posses­so dei beni «così malamente utilizzati». Ma Ronghi non si ferma a questo. Chie­de di conoscere come sono gestite le azien­de agricole, e perché 38 ettari di terreno in quella laziale sono stati affittati alla socie­tà Aviocaipoli, per realizzare una pista di volo per aerei ultraleggeri, a un canone provvisorio di 5 mila euro l'anno. Chiede di sapere il motivo per cui si spendono centinaia di migliaia di euro di consulen­ze. Chiede chiarimenti sulla lievitazione dei costi di alcuni appalti per sistemare lo­cali. E cita come esempio di gestione «falli­mentare » un fatto incredibile: la vendita di 30 mila bottiglie di vino Doc prodotto dall'azienda agricola marchigiana al prez­zo di un euro l'una, «a fronte di un valore che va da 5,50 a 12 euro, con una perdita secca di 200 mila euro». Un quadro, quello dipinto da Ronghi (...) stupefacente. Condito da una quanti­tà incredibile di particolari sconcertanti, come quello di un presunto furto di 37 vacche dalle stalle di Passerano, dove se­condo un'altra sua interrogazione presen­tata a febbraio del 2009 sarebbero morti «oltre cento capi di bestiame». Magari i suoi sospetti sulla evaporazione di alcuni beni erano esagerati (...) Ma è difficile da credere che un privato avrebbe gestito peggio di così tutto questo ben di Dio. E l'Istituto Colosimo, con i suoi ospiti non vedenti, sarebbe letteralmente coperto d'oro. Sapete quanti sono oggi i ciechi per i quali viene giustificata l'esistenza in vita della società immobiliare della Regione, con i suoi amministratori, il collegio sinda­cale, i dirigenti, i dipendenti, i contabili, le aziende agricole, i castelli, i 52 apparta­menti dei Parioli, le pratiche burocratiche, gli appalti e gli scontri furiosi in consiglio regionale? Sono quarantasette, dei quali appena trentuno a convitto. Quarantaset­te! Sergio Rizzo stampa |

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la villa abusiva nell'area sismica abbattuta dalle ruspe della regione - maria elena vincenzi (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 16-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina IX - Roma Marino, l´edificio era quasi ultimato in un terreno di proprietà pubblica La villa abusiva nell´area sismica abbattuta dalle ruspe della Regione Sigilli violati quattro volte, in azione la squadra guidata da Massimo Miglio MARIA ELENA VINCENZI Una villetta di circa 120 metri quadri totalmente abusiva nel bel mezzo del parco regionale dei Castelli, costruito da un privato su un terreno di proprietà del Comune di Marino e in area a rischio sismico. Uno scempio che stava per essere ultimato e che ieri è stato abbattuto dal nuovo ufficio anti-abusivismo della Regione. è iniziata così, ieri, con la demolizione di questa casa illegale, l´attività dell´ufficio voluto dal vicepresidente della Pisana, Esterino Montino. Appena 15 giorni dopo la sua costituzione, la squadra anti-speculazioni edilizie diretta da Massimo Miglio, l´ex responsabile dell´ufficio capitolino anti-abusi licenziato da Alemanno e arruolato dalla Regione, si è messa al lavoro. E quando ieri mattina sono arrivati i tecnici della Regione, la polizia municipale e di Stato di Marino, l´edificio era quasi pronto. Allacci fatti, pavimenti posati. Due bagni, tre camere, cucina, salotto, camino e ampio porticato con affaccio nel parco dei Castelli. Il tutto senza rispettare nessun requisito, compreso quello della normativa di sicurezza in una zona ad alto rischio sismico. «Nel giro di due giorni sarebbe stata pronta - ha spiegato Alfredo Bertini, comandante della polizia municipale di Marino - i lavori andavano velocissimi e noi siamo stati costretti a muoverci più in fretta di loro». Il cantiere era stato avviato circa un mese e mezzo fa con una gettata di cemento su cui poi alzare l´edificio. Era questo il luogo scelto dalla proprietaria del vicino ristorante per una dimora nel verde che, per di più, era collegata al luogo di lavoro tramite una scala interna. Una scelta spregiudicata che non poteva passare inosservata: i vigili avevano subito notato il plateatico sospetto e inviato il materiale all´autorità giudiziaria. Immediati i sigilli che, però, la proprietaria aveva violato per ben quattro volte. Nonostante l´alt della magistratura, gli operai continuavano a lavorare, di nascosto, anche la notte: otto di loro sono stati denunciati. E anche ieri mattina quando all´alba è arrivato Miglio con i suoi uomini, c´era un manovale all´interno. I proprietari non ne volevano sapere di lasciar perdere, ecco perché il sindaco di Marino ha deciso di rivolgersi alla Regione. E ieri, con 30 uomini, ruspe, martelli e camion, la villetta abusiva è stata smantellata. «Rischiava di essere un vero e proprio scempio - ha detto Esterino Montino - Era fuori norma sotto tutti i profili, compreso quello anti-sismico, e sorgeva in una zona di grande pregio paesaggistico. è solo il primo di una lunga serie di interventi, alcuni dei quali sono già stati programmati. Il nostro obiettivo sarà da un lato quello di snellire la burocrazia e di mettere a punto il piano casa, dall´altro di accentuare il controllo sul territorio per rilevare abusi come questo». SEGUE A PAGINA VI

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Sanofi-Aventis rileva l'americana BiPar (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-16 - pag: 47 autore: Pharma. Operazione da 500 milioni di dollari: si rafforza nelle terapie antitumorali Sanofi-Aventis rileva l'americana BiPar Il gruppo investe in ricerca e sviluppo il 15% dei ricavi Balduino Ceppetelli MILANO Sanofi-Aventis, colosso francese della farmaceutica, continua a portare avanti la propria politica di espansione. Ieri infatti è stato annunciato un accordo da 500 milioni di dollari per l'acquisto della biofarmaceutica americana BiPar Sciences, specializzata nelle terapie antitumorali. L'operazione – accolta positivamente dalla Borsa di Parigi dove il titolo ha chiuso in rialzo a 41,45 euro – dovrebbe essere perfezionata nel secondo trimestre dell'anno. Nei giorni scorsi il gruppo aveva annunciato altre due acquisizioni: Laboratorios Kendrick in Messico (il valore della transazione non è stato reso noto) e Medley in Brasile (per 664 milioni di dollari). «Queste ultime operazioni – ha spiegato ieri Angelo Zanibelli, Comminication & Institutional Relations Director di SanofiAventis s.p.a.– rientrano in pieno nelle strategie di crescita del gruppo, che segue due direttive principali. Una a livello globale e l'altra a livello regionale». Gli obiettivi – oltre chiaramente quello della crescita dimensionale soprattutto nei Paesi emergenti (dove il gruppo registra i maggiori ritmi di crescita), e del rafforzamento della presenza a livello locale – vertono soprattutto sull'acquisto di piccole e medie imprese (nonchè sulla firma di accordi partnership) con prodotti in grado di compensare il calo previsto nelle vendite consolidate connesse a scandenze di brevetti su farmaci di proprietà. Strategie che stanno rispettando le attese, visto che Sanofi- Aventis continua a crescere. Il 2008 si è chiuso con vendite per oltre 27,5 miliardi di euro (+3,7% sul 2007) e utili netti rettificati per quasi 7,2 miliardi (+3,2%). E le previsioni sono incoraggianti, visto anche il ricco portafoglio di medicinali del colosso francese. Chiaramente non basta comprare aziende per garantirsi il futuro. «è per questo – ha aggiunto Zanibelli – che il gruppo continua a spingere sulla ricerca, per la quale ha destinato l'anno scorso ben 4 miliardi di euro ». Attività che viene portata avanti sia dall'azienda stessa, sia tramite accordi con centri di ricerca privati e universitari. Da notare che in questo comparto si stanno verificando sostanziali cambiamenti, che stanno quasi rivoluzionando il modo di lavorare alla Sanofi-Aventis.Zanibelli infatti ha ricordato che ora l'attività R&S del gruppo punta non più alla ricerca generica di molecole da traformare in farmaci, ma a un nuovo modello, che mette al centro le patologie del paziente e le sue necessità. Al riguardo sono da ricordare le parole pronunciate in febbraio in occasione della presentazione del bilancio dal nuovo direttore generale del gruppo, Chris Viehbacher: «La nostra ambizione è diventare un leader mondiale nel comparto della salute, con un'attività di R&S che sia la più produttiva del settore». «Ricerca – ha aggiunto Zanibelli – che noi stiamo portando avanti con successo soprattutto negli stabilimenti in Italia. Nel nostro Paese ormai siamo veramente in pochi a farlo, per tante ragioni e problemi, soprattutto quelli connessi a costi molto elevati e all'eccessiva burocrazia», ma è un'attività alla quale SanofiAventis non può e non vuole assolutamente rinuciare. Infatti il gruppo, profondamente radicato nel territorio, è la prima azienda farmaceutica a livello nazionale con 3.400 collaboratori; è anche un'importante realtà produttiva con gli stabilimenti di Anagni (Frosinone), Brindisi, Garessio (Cuneo), Origgio (Varese), Scoppito (L'Aquila). Basti pensare alle iniziative prese proprio a Scoppito, dove presso lo stabilimento (solo lievemente danneggiato dal terremoto) è stata allestita una tendopoli con 250 posti destinata ai dipendenti e alle loro famiglie. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Medvedev: "Non baratterò il salame con la libertà" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampaweb, La" del 16-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

MOSCA Prima di tutto una domanda di attualità: forse sarebbe meglio cancellare del tutto le elezioni del sindaco di Sochi, piuttosto che farle come una messinscena. Per aiutare il candidato di Russia Unita è addiruttura intervenuto il tribunale, che ha impedito allo sfidante di correre... «Per ora non so chi e come è stato interdetto, ma a Sochi è in corso una battaglia politica autentica. Ed è positivo che vi partecipino forze politiche diverse. Molte elezioni municipali peccano di monotonia, la gente non sa chi scegliere e si disinteressa. I cittadini la maggior parte delle volte scelgono politici comprensibili invece di star famose, ma in ogni caso più sono numerose campagne vivaci meglio sarà per il sistema elettorale e per la democrazia. Ci saranno sempre candidati che perdono e candidati che vengono bloccati dal tribunale, è così in tutto il mondo». Lei ha convocato un «Consiglio presidenziale sulla società civile e i diritti umani», con persone meritevoli e oneste. Significa che per lei oggi la società civile è più importante della compagnia degli «uomini in borghese»? «In Russia la società civile è una categoria che non abbiamo ancora imparato a comprendere fino in fondo. In tutto il mondo la società civile è l’altro lato dello Stato. Lo Stato non è solo una macchina politica, è una forma di organizzazione della vita basata sul potere statale e sulla legge. Mentre la società civile è la dimensione umana dello Stato. Essa agisce all’interno di uno spazio legale, ma seguendo le proprie leggi umane che non sempre hanno una codificazione giuridica. È un’istituzione pubblica inalienabile di ogni Stato. Un meccanismo di feed back. Organizzazioni di persone che non hanno cariche ufficiali ma partecipano attivamente alla vita del Paese. Ed è necessario che il presidente incontri i loro rappresentanti. Non sono mai contatti facili perché la società civile, le organizzazioni di difesa dei diritti umani, hanno sempre molto da rimproverare allo Stato. Proprio per questo i contatti con la società civile devono essere sistematici. Conto su un dialogo interessante. Probabilmente sarà duro. Ma è questo il suo valore». Tra lo Stato e la società, o almeno la maggior parte di essa, ha funzionato per alcuni anni un tacito patto: lo Stato garantisce un certo livello di sazietà e agi, la società in cambio resta leale allo Stato. «Intende lo schema “democrazia in cambio di benessere” o, diciamo, “salame in cambio della libertà”?». Sì. Secondo lei, è un contratto che può resistere dopo il venir meno del benessere con la crisi?. Non parlo nemmeno di disgelo, ma almeno di un «scongelamento» della società. «Il patto sociale è una delle idee umane più brillanti che ha avuto un ruolo importante nella formazione delle istituzioni democratiche in tutto il mondo. Le radici dell’idea di Rousseau sono note, ma se parliamo di una lettura moderna direi che la base del patto sociale è nella nostra Costituzione. In fondo, non è altro che un contratto speciale tra lo Stato e i suoi cittadini». Su cosa? «Su come esercitare il potere nel nostro Paese. È la delega di una parte dei poteri che per diritto naturale appartengono agli individui allo Stato, perché garantisca il benessere, la vita e la libertà. Ma credo non si possa in alcun caso contrapporre una vita stabile e benestante ai diritti e le libertà politiche. Non si possono contrapporre la democrazia e la sazietà. D’altra parte, diritti e libertà possono trovarsi in pericolo se la società è instabile, se non viene garantito un benessere elementare, se la gente non si sente difesa, non riceve i salari, non può comprare il minimo vitale di cibo, se la sua vita è in pericolo». Lei propone una Russia che abbini libertà e benessere? «Sì». Tutto il Paese ha letto con passione le dichiarazioni dei redditi degli alti funzionari. Non è chiaro però chi dovrà verificarle. In pochi giorni in Russia è apparsa una nutrita comunità di mariti potenti e miserabili, e di mogli ricchissime. «Il controllo sulla burocrazia è uno degli obiettivi fondamentali di ogni Stato. Abbiamo approvato leggi moderne sul servizio statale e misure anti-corruzione. Per la prima volta nella storia russa tutte le alte cariche non solo hanno informato l’ispezione fiscale sui redditi loro e dei loro famigliari, ma li hanno presentati al popolo. Significa che li abbiamo messi sotto controllo? Certamente no! Ma almeno è un primo passo in una direzione giusta. Ovviamente non dobbiamo permettere procedure umilianti, i nostri funzionari sono cittadini della Russia come tutti gli altri, e svolgono una funzione molto utile. Per esempio, per quanto riguarda il ruolo delle mogli, ognuno ha diritto di decidere come organizzare la propria famiglia. Non c’è niente di strano se le mogli dei funzionari fanno business. La domanda piuttosto è: quanto è trasparente e se esiste un conflitto d’interesse? Se un funzionario regola processi in un settore dove il suo coniuge lavora in una grossa azienda, non è etico. Se il business è diverso non c’è niente di male. Così si fa in tutto il mondo. Non esiste nessun tabù sul business delle mogli dei dirigenti. È questione di misura e di cultura interiore». Ha sentito le reazioni negative dei suoi funzionari? «Beh, sa, la carica di presidente mi esonera dall’ascoltare le reazioni negative dei funzionari. Ho preso una decisione e tutti la devono eseguire». Lei ama parlare dell’indipendenza dei giudici. L’esito del secondo processo Yukos sarà prevedibile come il primo? «Forse per qualcuno l’esito di un processo è prevedibile. E’ la libertà e la felicità di una persona non oberata da doveri statali. Per un funzionario dello Stato, figuriamoci per il presidente, non esiste la libertà di esprimersi su argomenti come questo. La prevedibilità di un verdetto è illegale, è segno della violazione della legge per il presidente. Per tutti gli altri è una faccenda personale». Internet è una delle poche piazze di dibattito pubblico rimaste. Non pensa che i suoi funzionari cerchino di imporre il controllo sulla Rete? «No. Internet non è solo una delle poche piazze per discutere, ma è anche la migliore, e non solo nel nostro Paese. Dobbiamo creare condizioni normali per lo sviluppo di Internet. Da persona che lo usa ogni giorno e in immersioni abbastanza profonde, ritengo che senza sostegno organizzativo non si svilupperà mai. Abbiamo un Paese enorme, per internettizzare le scuole sono serviti molti soldi e grandi risorse organizzative con l’attenzione dello Stato. Me ne sono occupato personalmente. La regolazione giuridica deve essere ragionevole: non dobbiamo correre davanti a tutto il mondo, ma pensare a creare un contesto legale che blocchi i reati elettronici permettendo a Internet di svilupparsi. Internet non è affatto un ambiente criminale più pericoloso di altri. Internet non è un male assoluto». Uno scrittore ha detto che lUrss non riusciva a creare un computer perché perfino le fotocopiatrici erano sotto il controllo del Kgb. Per modernizzare il Paese è necessario un clima di libertà. Lei ha parlato di elezioni, di controllo sulla burocrazia, di Internet. Significa che il presidente Medvedev ha intenzione di riabilitare la democrazia in Russia? «Penso che la democrazia non abbia nessun bisogno di venire riabilitata. E’ una categoria storica e perfettamente sovranazionale, non ha bisogno di rivalutazione, da nessuna parte. Molti nostri cittadini associano processi politici e soprattutto economici molto pesanti degli anni ‘90 con l’arrivo delle istituzioni basilari della democrazia. Per loro è stato un periodo molto duro che ha influito sulla loro percezione del termine stesso di “democrazia”. Ma si tratta più di esperienze personali, che di atteggiamento verso l’istituzione in quanto tale. Non penso che dobbiamo riabilitare la democrazia. La democrazia c’era, c’è e ci sarà». Copyright Novaya Gazeta

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Nella mia vita il bisturi e l'Africa (sezione: Burocrazia)

( da "Denaro, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Commenti innovazione Nella mia vita il bisturi e l'Africa Enrico Di Salvo, medico, docente, ma anche missionario con la Caritas diocesana Enrico Di Salvo, 60 anni, erede della scuola chirurgica del maestro Giuseppe Zannini, ordinario di Chirurgia alla Federico II, direttore del Cirb (Centro universitario di ricerca bioetica) da anni divide il proprio impegno tra il bisturi e le missioni benefiche a favore dei diseredati del mondo. In questa intervista al Denaro ci racconta le passioni e gli umori degli esordi della sua carriera da giovane chirurgo, negli anni Settanta, e le emozioni che, in maturità, lo spingono dall'altro capo del mondo al fianco della Caritas prima in Amazzonia, a curare gli indios delle tribù della foresta brasiliana e poi, negli anni recenti, nel Benin, nell'Africa martoriata dall'ulcera di Buruli, una deturpante forma di tubercolosi ossea. Ettore Mautone A che età ha iniziato a lavorare da chirurgo? Sono di orgini beneventane ma ho sempre vissuto a Napoli sin da quando, giovane studente, scelsi la medicina per autentica passione. Mi sono laureato a Napoli a 23 anni, nell'allora unica facoltà di medicina dell'Ateneo napoletano. Che ricordi ha di quell'epoca. Ho ricordi straordinari. Ero giovane e ricordo che nel 1972, fresco di laurea, con il gruppo di Giuseppe Zannini, in quell'anno diventato preside della Facoltà di medicina, fummo i primi a trasferirci nel policlinico collinare. La clinica chirurgica fu la prima ad aprire i battenti. Facevo le guardie mediche. La prima notte fui messo a presidio delle attrezzature in un reparto praticamentte vuoto. Il policlinico di via Pansini era praticamente vuoto. Quali emozioni e pensieri le affollavano la mente? Ero entusiasta, con la consapevolezza di un futuro che vedevo radioso dinanzi a me anche per essere nel gruppo che annoverava veri e propri maghi del bisturi. Ci racconti qualche episodio del lavoro in corsia. Mi è rimasto impresso nella memoria il trasferimento dei pazienti dal centro storico, dal Policlinico di Piazza Miraglia, alla nuova facoltà, avveniristica, progettata da Corrado Beguinot. Ricordo che faceva freddo e che i pazienti venivano trasferiti con le ambulanze della Marina militare dell'ammiraglio Vittorio Argo. A ricordalo adesso sempre un sogno Giuseppe Zannini, un maestro, che tipo era? Un chirurgo dal talento non comune. Il nostro reparto era una sorta di ultima spiaggia per pazienti già operati altrove e che giungevano a noi in condizioni disperate. Attrezzammo una terapia intensiva. Si operava tutto il giorno. Zannini aveva un carattere piuttosto freddo e distaccato. Da alcuni era temuto. Ma con me, che ero giovanissimo, devo riconoscere che era paterno, a volte addirittura affettuoso. Chi c'era con lei? Gli aiuti più anziani erano chirurghi del calibro di Francesco Mazzeo, che ben presto ci lascio e diventò autonomo con una sua cattedra. C'erano Raffaele Iovino, andato poi a dirigere la chirurgia d'Urgenza nel 1974, Mario Santangelo (attuale assessore regionale alla Sanità ndr), Nicola Spampinato specializzatosi poi nella cardiochirurgia ed Enzo Pastore, poi cattedratico di quella che sarebbe diventata la Seconda università di Napoli. Come definirebbe Zannini? Un grande innovatore oltre che un talento raro. La sua caratteristica era di riuscire ad operare a cavallo di varie branche specialistiche della chirurgia, dalla vascolare alle tecniche sperimentali, alla chirurgia dei trapianti. Non si tirava mai indietro, anche di fronte a casi disperati. Il suo rapporto con la morte? Un rapporto di contiguità visto il lavoro che svolgo. Ma con la consapevolezza di operare per restituire la salute e la speranza a chi è in difficoltà. Vivere in bilico tra l'irreparabile e la gioia di una guarigione. Come si supera lo stress? Dando sempre il massimo, aggiornando la propria tecnica. A volte sdrammatizzando quello che oggettivamente è ineluttabile. Per esempio? Anche in questo l'approccio di Zannini è stato illuminante. Ricordo che ero deputato a stilare un report giorno per giorno sulla situazione dei pazienti ricoverati nel nostro reparto. Spesso mi capitava di dover registrare nel mio rapporto il decessi di pazienti che giungevano al nostro reparto già moribondi. Un giorno andai da Zannini e gli posai sul tavolo il resoconto della notte precedente. Erano morte cinque persone. Andai subito via. Zannini Mi fece richiamare subito e da dietro la scrivania, di sottecchi, scuro in volto e da dietro gli occhiali tuonò:?"Di Salvo, stanotte se tu avessi lanciato una bomba a mano ne avresti salvati di più". Ovviamente non avevo nessuna responsabilità. Ma poi mi sorrise e capii che era il suo modo di sdrammatizzare. Veniamo ai tempi recenti. Come è nato il suo impegno al fianco della Caritas? Nel 1995, Elio Sica, mio amico della Caritas di Capri, mi chiese di dargli un chirurgo per affiancarlo nelle missioni in Amazzonia. Mi offrii di andare io. Una esperienza durissima. Ce la racconti. Oltre all'impatto con la burocrazia, (tutti i documenti vanno tradotti in portoghese). In Amnazzonia ho sofferto molto per le difficoltà ambientali. I pidocchi, le zanzare, gli insetti non danno tregua, il caldo e l'umidità rendono arduo l'adattamento. Però incontrai uno strano soggetto, braccato dalle autorità governative e dagli stessi indiuos perchè considerato un ladro. Però si era conquistato la fiducia di una tribù alla quale aveva riscostruito il villaggio andato distrutto in un incendio. Possedeva una sega elettrica, un arnese prezioso in quei luoghi. Mi portò sua figlia piccola molto malata. Feci di tutto per salvarla. Lui era un Arara, tre croci davanti alla sua casa per altrettanti figli morti. Non poteva avere accesso ad alcun ospedale. Risalimmo per una intera giornata il Rio delle amazzoni. Non ci fu nulla da fare, la bimba morì tra le mie braccia. Tutto ciò mi convinse a tornare per quattro volte fino al 2000 portando con me attrezzature e colleghi. L'ultima tappa è sempre stata il lebbrosario di Marituba. Difficile da dimenticare la devastante sofferenza e povertà di quella gente che da un lato tende la mano e dall'altra ci rifiuta. E' stato anche in Africa... Sì sempre con la Caritas e i padri camilliani. Lì l'emergenza è una tubercolosi delle ossa, l'ulcera del Buruli, altamente invalidante . Si cura solo con la chirurgia, quando è avanzata provoca devastanti amputazioni. Una missione che ha dato frutti, che si è ingrandita coinvolgendo Don Matino, numerosi colleghi, l'associazione Mondo amico e che con 36 mila euro raccolti ci ha consentito di realizzare un nuovo ospedale nella Repubblica centro africana con un dispensario medico attrezzato con tecnologie minime e farmaci, una neonatologia, un centro odontoiatrico. Un incontro significativo? Con una suora nella Repubblica centro africana che cura migliaia di pazienti all'anno. Abbiamo istruito una pratica al ministero per conferirle una laurea Honoris causa. Un'iniziativa che il Cirb di cui sono direttore, ha sposato pienamente e che ora è giunto in dirittura d'arrivo. Il prossimo 6 ottobre il ministero dovrebbe firmare. Una donna straordinaria. Si chiama Jiulia. del 16-04-2009 num.

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Il Papa dai terremotati (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (2 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 53 ) » (7 votes, average: 4.57 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (6 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 69 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 55 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie Commenti ( 124 ) » (18 votes, average: 4.61 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (17 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (8 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Ennesimo caso mediatico sul Papa. Speriamo sia abortito. Cari amici, qualcuno già ieri e poi soprattutto oggi ha letto il passaggio del discorso del Papa ai politici angolani dedicato all'aborto come come uno schierarsi dello stesso Benedetto XVI dalla parte del vescovo di Recife sul caso della bambina violentata e rimasta incinta di due gemelli. Lettura indebita perché, come ha spiegato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, «Non ha parlato assolutamente di aborto terapeutico, non ha detto che deve essere rifiutato sempre: il Papa è contro il concetto di salute riproduttiva che rintroduce largamente l'aborto come mezzo di controllo delle nascite». Scritto in Varie Commenti ( 58 ) » (11 votes, average: 4.64 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (341) Ultime discussioni paola martorelli: non siamo mai contenti di niente.. se va "perchè ci va" se non va "è un... Paolo: Tutto questo clamore per la visita del Papa non la capisco. di dice sempre che non dobbiamo guardare... Victor: Grazie Tornielli, per la precisazione sull'indicazione fornita da Bertolaso, che non mi sembra compaia... Filippo: Nei momenti di difficoltà, nelle tragedie collettive, nei drammi personali che attraversano la nostra vita,... Artefice1: Mauro ..non fantasticare sugli altri, visto che non riconosci te stesso CON=Lo Specchio davanti..... 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Grazie. 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Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi). (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder, che già collabora con lui. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie 1 Commento » (1 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Scritto in Varie Commenti ( 33 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (8 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 74 ) » (5 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 56 ) » (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie Commenti ( 124 ) » (19 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (18 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (342) Ultime discussioni Artefice1: Bo Mario..Lasciamelo dire.ti assicuro che sono Umano. Pare che quanto capisco io, tu neppure... bruno volpe: segnalo su www.pontifex.roma.it intervista con gad lerner sui rapporti con gli ebrei e del prof taormina... Quixote: Bo.mario secondo la scienza, che sembra incontrare il tuo gradimento, l'universo è nato un numero finito... bo.mario: Marco d. pure l'italiano vuoi camuffare. Chi crede in qualcosa di non certo è un razionale? Oltre... Artefice1: Marina qui c'è un capovolgimento! """direte : è questo l'effetto delle leggi eterne che a... 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Grazie. Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Il Papa dai terremotati Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Alta tensione tra Obama e la Chiesa. 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Così Le Monde elogia Bertolaso (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere.it" del 17-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

IL TERREMOTO E I SOCCORSI «Fa l'angelo custode all'Aquila» Così Le Monde elogia Bertolaso Le lodi del quotidiano francese al capo della Protezione civile impegnato in Abruzzo Guido Bertolaso all'Aquila con il presidente della repubblica Giorgio Napolitano PARIGI - «Guido Bertolaso, "the italian doctor", fa l'angelo custode all'Aquila». Lo scrive Le Monde, apostrofando il capo della Protezione civile italiana come una «icona della solidarietà». «Non si impara a fare questo mestiere - dice Bertolaso al corrispondente del quotidiano francese -, non c'è università per questo. Bisogna essere un leader e nello stesso tempo condividere». L'ELOGIO - Medico, specialista di malattie tropicali, Bertolaso ha scoperto l'emergenza - scrive Le Monde - alle frontiere della Cambogia e della Thailandia. "Italian doctor", - prosegue l' articolo - capace di curare ma anche di organizzare, di allestire un ospedale da campo là dove non c'era niente, Bertolaso cambia specialità: «Mi sono scoperto miglior organizzatore che medico», dice al quotidiano francese. All'Aquila Bertolaso ha autorità su tutti i corpi - sottolinea ancora Le Monde -: polizia, pompieri, ponti e strade, esercito, cioè 12.052 persone esattamente. LODI ANCHE DALLA «FAZ» - Anche per Frankfurter Allgemeine Zeitung la Protezione Civile e i volontari hanno offerto un'immagine dell'Italia che funziona. «Il Paese che in Europa e altrove è il simbolo di molte inadeguatezze, proprio in una situazione di emergenza ha funzionato in maniera quasi perfetta», ha scritto il quotidiano tedesco. Per la «Faz» il merito è anzitutto di Bertolaso, che con la sua grande esperienza «ha portato un'organizzazione in perfetta forma» sul luogo del disastro. E poi dei tanti italiani che hanno lavorato «senza sosta» per fronteggiare l'emergenza nell'aquilano, tirando fuori quel meglio che spesso «non mettono nel lavoro quotidiano», anche per le difficoltà poste dalla burocrazia. stampa |

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"Certificati falsi" L'ombra del trucco sull'inceneritore (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

12 421 L'appalto dello scandalo "Certificati falsi" L'ombra del trucco sull'inceneritore milioni più Iva mila tonnellate di rifiuti l'anno L'ad Torresin: «Ma a noi non contestano nulla: non avevamo motivo di dubitare» I duellanti Il gruppo Mwh nella bufera, Cabinet Merlin pronta a subentrare La Procura sequestra le carte negli uffici Trm Sotto esame i documenti portati dai vincitori [FIRMA]NICCOLÒ ZANCAN Ipotesi di reato: falso in autocertificazione. Ieri il pm Patrizia Caputo ha acquisito tutta la documentazione sulla gara d'appalto per la direzione dei lavori del nuovo inceneritore del Gerbido. Gara annullata il 30 marzo da una sentenza del Tar. Gara al centro, adesso, anche di un'indagine penale. Gli agenti della polizia giudiziaria si sono presentati alle dieci di mattina negli uffici della Trm - Trattamenti Rifiuti Metropolitani - la società pubblica che gestisce tutti gli appalti per la costruzione del nuovo inceneritore. Via Livorno 60. Gli investigatori avevano in mano un decreto di sequestro. Si sono fermati meno di un'ora. L'amministratore delegato di Trm, Bruno Torresin, spiega in una nota: «Nulla è stato contestato a Trm. Ci è stata chiesto esclusivamente di consegnare la documentazione di gara relativa all'accertamento in atto. Il decreto risponde a un denuncia presentata da Cabinet Merlin nei confronti di Mwh. Qualora la Procura della Repubblica dovesse verificare l'esistenza di una falsa dichiarazione, ne risponderà esclusivamente il responsabile diretto. Noi non avevamo alcun motivo di dubitare della documentazione prodotta dai concorrenti. Ma se la Procura dovesse accertare il falso, procederemo per tutelare i nostri interessi e quelli dei nostri soci». È guerra. Tutti contro tutti. Da una parte Trm, che fatica a far partire i lavori, schiacciata sotto una mole di ricorsi e burocrazia: già sette mesi di ritardo accumulati. Dall'altra, le due associazioni temporanee di impresa che avevano partecipato al bando per dirigere il cantiere. Un appalto da 12 milioni di euro più Iva. Ha vinto Mwh, ma Cabinet Merlin ha presentato un ricorso al Tar motivato in sei punti. Fulcro dell'opposizione: «Carenze e omissioni nella documentazione di Mwh». Il Tar ha accolto il ricorso: «Assistito da elementi di sicura fondatezza». Bloccato l'appalto, quindi. In attesa del pronunciamento definitivo del Consiglio di Stato. Il gruppo Cabinet Merlin è assistito dagli avvocati Riccardo Lugodoroff, Luisa Demagistris e Mario Sandretto: «Il Tar ci ha dato ragione. Attendiamo che venga data esecuzione alla sentenza. I nostri clienti intendono stipulare il contratto con Trm e incominciare a lavorare». Il gruppo Mwh - a cui partecipano Recchi Ingegneria Spa, Industrial Engineering Consultants Srl, Proger Spa e Technital Spa, è assistito dagli avvocati Marco Casavecchia e Giuseppe Romeo: «Accuse assurde. Dimostreremo l'assoluta conformità della documentazione presentata». Due piani di lettura. Due livelli. A quello amministrativo, adesso si intreccia quello dell'inchiesta penale. Requisiti insufficienti, per il Tar. Autocertificazioni false, l'ipotesi al vaglio della Procura. Mentre il cantiere del Gerbido è poco più di un buco nella terra nuda.

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Mezza Riviera verso il voto (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

PREFETTURAFISSATI GLI ADEMPIMENTI BUROCRATICI: ENTRO IL 23 L'AFFISSIONE DEI MANIFESTI ELETTORALI Mezza Riviera verso il voto Elezioni in 36 dei 67 Comuni della provincia, compresi Imperia e Sanremo IMPERIA La Prefettura di Imperia ha già «avviato le macchine» in vista delle elezioni amministrative di giugno. Incombono le prime scadenze per gli adempimenti: entro oggi, cioè sei giorni prima del termine di affissione dei manifesti di convocazione dei «comizi elettorali» (leggasi chiamata alle urne), va comunicata la cancellazione dei nomi degli elettori che si sono trasferiti in un Comune diverso, con indicazione del numero della tessera elettorale personale in modo da facilitare le operazioni. E' un modo per scaldare i motori in vista delle consultazioni previste sabato 6 e domenica 7 giugno in 36 dei 67 Comuni della provincia di Imperia, chiamati alla rielezione del sindaco e alla ricostituzione del Consiglio. Sono comprese località importanti come Imperia, Sanremo, Ospedaletti, e molti borghi delle vallate. Ecco l'elenco, Comune per Comune, del numeri di consiglieri da eleggere, comunicati ufficialmente dalla Prefettura imperiese: sono 12 per Airole, Apricale, Aquila d'Arroscia, Badalucco, Bajardo, Camporosso, Carpasio, Castellaro, Ceriana, Cervo, Cesio, Chiusanico, Diano San Pietro, Dolceacqua e Dolcedo. Per Imperia, capoluogo di provincia, la quota è la più alta: 40 candidati potranno occupare i banchi del Consiglio comunale. Si ritorna a quota 12 per Isolabona, Mendatica, Molini di Triora, Montalto Ligure, Montegrosso Pian Latte (il paesino della Valle Arroscia che contende ad Armo il titolo del meno abitato in provincia), Olivetta San Michele. Ospedaletti ha invece diritto a 16 consiglieri. Dodici saranno eletti a Pigna, Pontedassio, Ranzo, Riva Ligure, San Bartolomeo al Mare, San Biagio della Cima e San Lorenzo al Mare. Sanremo avrà trenta consiglieri, mentre Soldano, Triora, Vallebona, Vasia e Vessalico hanno diritto a dodici. Nei prossimi giorni si succederanno gli appuntamenti fissati dalla burocrazia: entro giovedì 23, quarantacinquesimo giorno antecedente a quello della votazione, è fissato il termine per l'affissione dei manifesti che riportano la convocazione dei comizi elettorali per l'elezione dei rappresentanti del Parlamento europeo, a cura dei vari sindaci del comprensori e del commissario straordinario di Sanremo. Entro la stessa data dovranno essere affissi all'albo pretorio e in altri luoghi pubblici anche il manifesto di convocazione dei comizi per le amministrative. Entro venerdì 8 maggio dovranno essere pronte le variazioni legate all'«acquisto del diritto di voto per motivi diverso dal compimento della maggiore età o il riacquisto del diritto per cessazione di cause che lo impedivano». Nel documento diramato dal prefetto, Maurizio Maccari, si precisa che «gli elettori di altro Pese dell'Unione europea residenti in Italia, che intendono partecipare alle elezioni comunali, dovranno presentare domanda di iscrizione nell'apposita lista elettorale aggiunta presso il Comune di residenza entro il quinto giorno successivo a quello dell'affissione del manifesto di convocazione dei comizi, cioè martedì 28 aprile». Per la presentazione dei certificati d'iscrizione alle liste legate alle Europee, gli uffici elettorali comunali resteranno aperti ininterrottamente il 28 e 29 aprile, dalle 8 alle 20. Per le liste comunali, i giorni sono venerdì 8 e sabato 9 maggio, sempre dalle 8 alle 20. Per il rilascio di tessere elettorali o duplicati, gli uffici saranno a disposizione da lunedì 1° giugno a venerdì 5, dalle 9 alle 19; sabato 6 dalle 8 alle 22 e domenica 7 dalle 7 alle 22.\

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Tragedia annunciata Nessun colpevole (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Retroscena Scaricabarile dopo la rivelazione del dossier del '99 La Casa dello studente Ospedale San Salvatore Prefettura Il ponte stradale LO STUDIO DI BARBERI SU INTERNET Tragedia annunciata Nessun colpevole La Regione: "Toccava ai proprietari mettere a norma gli edifici" GUIDO RUOTOLO INTERAMENTE CROLLATA: SONO MORTI OTTO RAGAZZI SU TRENTA OSPITATI REPARTI LESIONATI, PARETI CROLLATE: È STATO EVACUATO E DICHIARATO INAGIBILE COLLASSATA NONOSTANTE LA RECENTE RISTRUTTURAZIONE COLLEGA L'AQUILA A FOSSA: È CROLLATO Censiti gli stabili a rischio: 55 ospedali, 209 abitazioni e 171 istituti scolastici Oggi saranno disponibili le schede delle costruzioni crollate a causa del sisma INVIATO A L'AQUILA Tentare di capire cosa hanno fatto le istituzioni abruzzesi nei dieci anni successivi al dossier sulle «valutazioni di vulnerabilità sismica su edifici pubblici, strategici e speciali» dell'ex capo della Protezione civile, Franco Barberi, è una impresa complicata. Perché in una città terremotata, con gli uffici pubblici inagibili, i sistemi informatici tutti da ripristinare, trovare il bandolo della matassa non è facile. E soprattutto perché il gioco allo scaricabarile delle responsabilità è durissimo a morire. Il dossier Barberi forniva lo stato dell'arte degli edifici abruzzesi e lanciava l'allarme sulla necessità di correre ai ripari. Diciamo subito che dieci anni dopo la Regione Abruzzo si proclama innocente spiegando, in un promemoria di due cartelle, tutto quello che è stato fatto, e cioè ben poco, anzi nulla. Con una aggravante: quattro anni dopo il dossier Barberi, la Regione ha affidato alla società «Collabora Engineering» uno screening di massa «più estensivo e approfondito» del dossier Barberi sullo stato di salute degli edifici scolastici, e un'altra indagine «finalizzata alla migliore allocazione delle risorse finanziarie che man mano si sarebbero rese disponibili per la messa in sicurezza sismica degli edifici e delle infrastrutture di carattere strategico e rilevante». Il promemoria lascia stupefatti: «Sulla base dei risultati di detta attività e delle priorità discendenti, negli anni 2005-2007 sono stati definiti (con fondi regionali e della presidenza del Consiglio dei ministri) due distinti programmi di verifica sismica delle strutture censite, attribuendo ai soggetti proprietari risorse per le verifiche di adeguatezza sismica rispetto alla nuova normativa. I programmi prevedevano verifiche nel territorio regionale su circa 280 edifici e su circa 100 ponti e viadotti». Cosa è successo poi? «Tutte le attività di analisi sono state organizzate in appositi sistemi informativi: questi ultimi sono stati trasferiti al Servizio informatica della giunta regionale per la consultazione on-line (che da oggi sarà consultabile sul sito della regione, ndr)». La Regione come Ponzio Pilato: «Naturalmente, è opportuno ribadire, gli obblighi di messa a norma degli edifici e infrastrutture destinati ai diversi usi resta, in termini generali, in carico ai singoli soggetti proprietari». Sicuramente avrà ragione la Regione, che avrà affidato deleghe ai vari livelli provinciali e comunali. Poi, c'è da dire, avventurandosi nella giungla dei lacci e lacciuoli della burocrazia e delle norme, alcuni edifici, come per esempio il (terremotato) palazzo di giustizia, dipendono da amministrazioni centrali. Il risultato qual è stato? Che si contano morti e feriti, che molti edifici pubblici, di interesse strategico - di vecchia e nuova costruzione - sono inagibili. Oggi, ogni cittadino in grado di collegarsi a Internet potrà leggere, sul sito della Regione, le migliaia di schede tecniche degli edifici regionali. E sicuramente si leveranno voci di assoluzione da parte di tutti i soggetti istituzionali proprietari o comunque responsabili dei vari edifici. Si potrà leggere, per esempio, che la scheda della scuola elementare De Amicis - che si trova accanto alla basilica di San Bernardino, che il 6 aprile ha visto crollare parti del soffitto e della facciata - presentava il più alto coefficiente di vulnerabilità e che sarebbe «collassata» (come poi è avvenuto) nel caso di un terremoto di alta intensità. Leggere le migliaia di schede che da oggi saranno consultabili, fornisce una fotografia impietosa dell'Abruzzo. Ci sono tanti edifici in regola, altri che necessitavano di urgenti lavori di messa in sicurezza. Resta da capire perché, dieci anni dopo la denuncia di Franco Barberi - che censiva le strutture a rischio, che spiegava che c'erano 171 edifici scolastici a rischio, 55 edifici sanitari molto vulnerabili, 209 case in muratura di pessima qualità - il correre ai ripari si è tradotto in dieci anni di nuovi censimenti, di esplorazioni ravvicinate degli edifici, di raccolta di informazioni sulla loro nascita, proprietà, destinazione d'uso, trasformazioni. E di pianificazione della spartizione di risorse pubbliche per le necessarie opere di messa in sicurezza.

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Per rifondare l'Europa (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 17-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 17/04/2009 - pag: 38 SERVE UN NUOVO CHURCHILL Per rifondare l'Europa di ULRICH BECK SEGUE DALLA PRIMA Vent'anni fa, il Muro di Berlino crollava all'improvviso, seguito dal collasso dell'Unione Sovietica e dell'ordine mondiale bipolare imposto dalla Guerra fredda. Oggi il modello capitalistico l'idea che la soluzione a tutti i problemi sia il libero mercato il cui trionfo era stato celebrato all'epoca, rischia di fare la stessa fine e di trascinare con sé l'Unione Europea. Dove trovare ai nostri giorni l'appassionata ribellione di un Churchill, una voce profetica e visionaria per far capire agli europei che il provincialismo e il nazionalismo che proliferano nella crisi globale non solo mettono in pericolo il miracolo europeo l'aver saputo trasformare in buoni vicini gli antichi nemici ma minacciano di autodistruggersi? Nessuno mira a questo, ovviamente. Ma nessuno voleva nemmeno lo Stato sociale per i ricchi e il neoliberismo per i poveri che di colpo ci ritroviamo oggi. L'autunno scorso, il crac bancario ha finalmente dato uno scossone all'Unione Europea, risvegliandola dal suo torpore narcisistico. Ho pensato: caspita, che bella opportunità! Chi, se non l'Unione Europea, possiede l'esperienza necessaria per invocare un bene comune sovranazionale? Il modello europeo di cooperazione tra gli Stati, che punta a rafforzare l'autorità condivisa, sembrava finalmente aver conquistato una nuova dimensione storica. Malgrado i battibecchi tra il presidente Sarkozy, la cancelliera Merkel e il primo ministro Brown nelle settimane precedenti il G20, il pacchetto concordato al summit si è rivelato un piccolo miracolo. Ma è ancora largamente insufficiente. La settimana scorsa, la Banca centrale ha lanciato il suo monito: i segnali incalzanti di «ripiegamento all'interno dei confini nazionali» continuano a ostacolare l'integrazione europea. Se la Grande Depressione degli anni Trenta ci ha insegnato qualcosa, è stato precisamente che la ritirata verso l'ideale nazionalistico è fatale, perché trasforma la minaccia della catastrofe in realtà, ovvero il crollo dell'economia globale. La disoccupazione cresce in modo esponenziale in tutto il mondo. Ondate di agitazioni sociali e di risentimento contro gli immigrati s'infrangono già sui lidi europei. Ed ora, di colpo, lo spettro della bancarotta a livello nazionale bussa alle porte del paradiso europeo, ricco e sicuro. La crisi ha travolto la periferia dell'Unione Europea i nuovi Stati membri dell'Europa orientale. Dopo il tradimento del sistema comunista, i moderati di questi Paesi che hanno sostenuto le riforme europee oggi si sentono ancora una volta imbrogliati e respinti dal sistema capitalistico. Non molto tempo fa venivano sollecitati a seguire «l'esempio degli altri», che si è rivelato quello peggiore. Se non esistesse l'Unione Europea, sarebbe necessario inventarla oggi. Lungi dall'essere una minaccia alla sovranità nazionale, in questi inizi del XXI secolo è proprio l'Unione Europea a renderla possibile. Nella società di rischio mondiale, di fronte al pericoloso accavallarsi dei problemi globali che resistono alle soluzioni nazionali, le nazioni-Stato, abbandonate a se stesse, si rivelano impotenti e incapaci di esercitare la loro sovranità. La sovranità collettiva dell'Unione Europea rappresenta allora l'unica speranza, per ogni nazione e ogni cittadino, di una vita libera e pacifica. Coloro che danneggiano l'Unione danneggiano se stessi. Se i membri rinunciano alle loro responsabilità di solidarietà europea in una frenesia di riflessi nazionali, a perdere saranno tutti. Ciascuna nazione, da sola, è condannata all'insignificanza globale. Coloro che aspirano a riconquistare la propria sovranità nel nostro angolo di società di rischio mondiale sono costretti a volere l'Europa, a pensare l'Europa e a lavorare verso la sua realizzazione. La singola unità di azione politica nell'era cosmopolita non è più la nazione, bensì la regione. (...) L'Europa non ha bisogno di meno Europa, ma di più Europa. La crisi globale mostra che l'unione monetaria non può essere perfezionata se non tramite l'unione politica. Tuttavia, finora non si è vista nessuna politica finanziaria, industriale e sociale congiunta, la quale, tramite la sovranità dell'Ue, potrebbe intervenire per dare una risposta efficace alla crisi. Il politico che respinge la necessità storica di più Europa, mettendo così tutto e tutti in pericolo, è il cancelliere tedesco Merkel. I suoi modelli, i precedenti cancellieri tedeschi pro-europei Adenauer e Kohl, sarebbero stati capaci di trasformare l'attuale crisi in una grande occasione di rilancio dell'Europa. E con questa agenda avrebbero vinto le elezioni, perché investire nel futuro dell'Europa oggi, visti i costi inimmaginabili della sua disintegrazione, promette incredibili dividendi e significa speranza nei momenti più bui. Ciò che oggi paralizza l'Europa è l'illusione nazionalistica delle sue élite intellettuali. Esse lamentano la fredda burocrazia europea e la soppressione della democrazia, facendo leva tacitamente sul presupposto irreale di un ritorno al sogno nazionalistico. La fede nella nazione-Stato è cieca verso la propria storicità, ed è preda dell'ingenuità cocciuta e sconcertante che considera come eterne o naturali quelle stesse cose già reputate innaturali e assurde due o tre secoli fa. Il protezionismo intellettuale e l'illusione nostalgica non sono confinate alle frange becere dell'estrema destra europea, ma trovano seguaci addirittura nei circoli più istruiti e coltivati, da un capo all'altro dello spettro politico. Questa crisi chiede di trasformarsi in una rifondazione dell'Unione Europea. L'Europa allora saprebbe appoggiare una nuova realpolitik in un mondo a rischio. In una società interdipendente, alla massima circolare della realpolitik nazionale gli interessi nazionali vengono implementati a livello nazionale occorre sostituire la massima della realpolitik cosmopolita: più la nostra politica saprà diventare europea, e quindi cosmopolita, più riscuoterà successo a livello nazionale. La scelta oggi è tra più Europa o nessuna Europa. È un imperativo lanciato dal pericolo di fallimento e capace di ravvivare le speranze, malgrado i mercati in calo: solo un'Europa ringiovanita dalla crisi e accompagnata dalla nuova apertura dell'America al mondo, sotto Obama potrà costruire quella soluzione globale unificata, già abbozzata a grandi linee a inizio del mese. traduzione Rita Baldassarre © Guardian News & Media

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Terremoti in Italia Storie dimenticate e precedenti curiosi (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 92 del 2009-04-17 pagina 38 Terremoti in Italia Storie dimenticate e precedenti curiosi di Redazione Anche in occasione dei frequenti terremoti che colpirono il Regno delle Due Sicilie, i Borbone dimostrarono buone capacità di governo e operarono scelte utili che ancora oggi si potrebbero definire all'avanguardia. Di fatto si trattava della prima legislazione antisismica in Italia. Riportiamo solo qualche esempio. Il 5 febbraio del 1783 una violentissima scossa di terremoto aveva colpito l'intero Sud dell'Italia (30.000 le vittime nella sola Calabria). Ferdinando IV avviò un programma di soccorso, assistenza e ricostruzione che rappresenta ancora oggi un modello di efficienza. Le popolazioni furono immediatamente alloggiate in baracche; partì un'opera ciclopica di prosciugamenti, bonifiche, ricostruzioni e costruzioni (case, strade, mulini, forni, magazzini). Furono «rilocalizzati» circa trenta centri urbani che sorgevano in aree a rischio e con nuove norme edilizie che prevedevano un sistema di travi riempite che rendevano antisismiche le costruzioni (le case baraccate). Per la ricostruzione, poi, fu istituita, una Cassa Sacra che incamerò rendite e beni ecclesiastici calabresi con poteri autonomi e con la possibilità di governare direttamente sul territorio e di eliminare lungaggini e danni della burocrazia. Un altro esempio: il violento terremoto che nel 1851 distrusse la città di Melfi e i paesi vicini. Ferdinando II per otto giorni si recò a visitare i luoghi del disastro con il figlio Francesco e il ministro per i Lavori Pubblici, provvedendo personalmente per i casi più disperati. In un anno la ricostruzione era già stata completata. Il 16 dicembre del 1857, poi, un violentissimo terremoto colpì una vasta zona compresa tra il Vallo di Teggiano e la Basilicata. Duemila i morti solo a Polla. Sempre Ferdinando II, superata la fase dell'assistenza, predispose la costruzione di una nuova città (una sorta di avveniristica «new town») per trasferirvi i sopravvissuti. Si trattava delle famose «comprese» di Battipaglia: delle vere e proprie colonie agricole in territori per i quali già dal 1855 erano stati avviati interventi di bonifica. La colonia doveva accogliere 120 famiglie. Dopo l'unificazione italiana cambiarono anche i criteri di assegnazione e fu abbandonata la legislazione adottata dai Borbone in materia di prevenzione e di assistenza per i terremoti. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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730 a peso d'oro, la Cisl si difende (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 92 del 2009-04-17 pagina 12 730 a peso d'oro, la Cisl si difende «L'Inps ci deve ancora 170 milioni» di Felice Manti Dopo la denuncia sul raddoppio dei costi per compilare le dichiarazioni dei redditi il presidente dell'Inas Cisl Sorgi accusa la burocrazia Valeriano Canepari è il presidente della Consulta dei Caf di Cgil, Cisl (il sindacato dove milita), Uil, Ugl e delle altre organizzazioni che fanno assistenza fiscale. Ha letto «il Giornale» oggi? Che ne pensa? «Mah, questo attacco al sindacato all'inizio della campagna fiscale mi è un po' dispiaciuto...». Che cosa contesta? «Intanto, bisogna sfatare una serie di luoghi comuni. I Caf sindacali non hanno più il monopolio. La competizione sui prezzi è molto alta, e su 14 milioni di dichiarazioni i sindacati non hanno più quelle dimensioni di qualche anno fa. Identificare i Caf solo come quelli sindacali è un po' riduttivo. Vorremmo misurarci più su alcune questioni di merito». Parliamone. Sull'aumento dei prezzi che ci dice? «Dunque, io ho verificato la situazione di Milano. Mi hanno detto che i prezzi non sono aumentati, sono quelli dell'anno scorso. Anzi, dovunque abbiamo chiesto ai Caf di tagliare le tariffe di cassintegrati e disoccupati. Se poi uno vuole fare la polemica...». Scusi se insisto. A Milano un Caf Cisl mi ha chiesto 80 euro, un altro 120. Aggiungendo che sì, in effetti, i prezzi erano aumentati. «Avete trovato una sede Cisl su 116 sedi in Italia dove praticano un prezzo un po' alto. Ci può stare, anche se...» Anche se? Scusi, ma 120 euro per un modello Unico per un co.co.pro non è un'enormità? «Forse è un po' alto ma non mi sento in assoluto di dire che è tantissimo». Come si giustificano certe variazioni di prezzo? «C'è tanta flessibilità nei Caf. Tanta. Molti Caf, come avete correttamente scritto anche voi, sono Srl. Dunque società autonome, convenzionate con il Caf nazionale». Che margine di autonomia avete? «Poca. Non posso dire "la tariffa è questa". Noi diamo delle indicazioni, dopodiché...» Né se la sente di assumere l'impegno di dire: abbassate i prezzi. «No. Il margine di movimento è limitato. Possiamo solo dare delle indicazioni di massima. Però...». Però? «Bisogna anche tenere in considerazione l'aspetto geografico... Al Sud si paga meno, l'abbiamo detto. Perché? «In molte realtà del Mezzogiorno l'organizzazione è più debole, non facciamo una serie di attività collegate, siamo meno strutturati. Questo permette di abbassare i prezzi. Agli iscritti, per dire, le dichiarazioni le facciamo gratis... Al Nord ci sono strutture più organizzate, l'offerta è più qualificata e molti Caf hanno fatto degli investimenti sulle sedi». Non pensa che la differenza di costo abissale tra iscritti e non iscritti spinga la gente a iscriversi? «Guardi, dietro i Caf c'è un'organizzazione complessa. Se facessimo solo assistenza fiscale, non staremmo in piedi. Ci sembra corretto spingere sulle iscrizioni dicendo: "Guarda, se puoi usufruire di questo servizio è perché c'è un'organizzazione dietro, con milioni di iscritti che pagano"». Quante nuove iscrizioni riuscite a raccogliere durante la campagna fiscale? Diecimila? «No, di più. Almeno 50mila». felice.manti@ilgiornale.it © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 6 ) » (4 votes, average: 3.5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Scritto in Varie Commenti ( 41 ) » (5 votes, average: 4.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (8 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 74 ) » (5 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 56 ) » (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie Commenti ( 124 ) » (19 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (18 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (342) Ultime discussioni dante: Ma voi cattolici tradizionalisti papalini non potete farvi le paranoie fra di voi farvi le vostre leggi anche... Paolo: A LDCaterina63: mi vengono i brividi a leggere i tuoi commenti. i tg nazionali delle reti pubbliche, in... peccatore: Interessante lo slittamento. C'è una crisi di portata storica e -temo- il cui impatto è... Quixote: Caro Mauro se tu tendi un elastico e lo rilasci l'elastico riassume lo stato precedente ma nessuno può... Luisa: Lidia mi ha preceduta. Non guardo mai Annozero, conosco questa emissione unicamente per le polemiche che... 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Grazie. Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Il Papa dai terremotati Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Alta tensione tra Obama e la Chiesa. 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Tragedia annunciata, nessun colpevole (sezione: Burocrazia)

( da "Stampaweb, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

L’AQUILA Tentare di capire cosa hanno fatto le istituzioni abruzzesi nei dieci anni successivi al dossier sulle «valutazioni di vulnerabilità sismica su edifici pubblici, strategici e speciali» dell’ex capo della Protezione civile, Franco Barberi, è una impresa complicata. Perché in una città terremotata, con gli uffici pubblici inagibili, i sistemi informatici tutti da ripristinare, trovare il bandolo della matassa non è facile. E soprattutto perché il gioco allo scaricabarile delle responsabilità è durissimo a morire. Il dossier Barberi forniva lo stato dell’arte degli edifici abruzzesi e lanciava l’allarme sulla necessità di correre ai ripari. Diciamo subito che dieci anni dopo la Regione Abruzzo si proclama innocente spiegando, in un promemoria di due cartelle, tutto quello che è stato fatto, e cioè ben poco, anzi nulla. Con una aggravante: quattro anni dopo il dossier Barberi, la Regione ha affidato alla società «Collabora Engineering» uno screening di massa «più estensivo e approfondito» del dossier Barberi sullo stato di salute degli edifici scolastici, e un’altra indagine «finalizzata alla migliore allocazione delle risorse finanziarie che man mano si sarebbero rese disponibili per la messa in sicurezza sismica degli edifici e delle infrastrutture di carattere strategico e rilevante». Il promemoria lascia stupefatti: «Sulla base dei risultati di detta attività e delle priorità discendenti, negli anni 2005-2007 sono stati definiti (con fondi regionali e della presidenza del Consiglio dei ministri) due distinti programmi di verifica sismica delle strutture censite, attribuendo ai soggetti proprietari risorse per le verifiche di adeguatezza sismica rispetto alla nuova normativa. I programmi prevedevano verifiche nel territorio regionale su circa 280 edifici e su circa 100 ponti e viadotti». Cosa è successo poi? «Tutte le attività di analisi sono state organizzate in appositi sistemi informativi: questi ultimi sono stati trasferiti al Servizio informatica della giunta regionale per la consultazione on-line (che da oggi sarà consultabile sul sito della regione, ndr)». La Regione come Ponzio Pilato: «Naturalmente, è opportuno ribadire, gli obblighi di messa a norma degli edifici e infrastrutture destinati ai diversi usi resta, in termini generali, in carico ai singoli soggetti proprietari». Sicuramente avrà ragione la Regione, che avrà affidato deleghe ai vari livelli provinciali e comunali. Poi, c’è da dire, avventurandosi nella giungla dei lacci e lacciuoli della burocrazia e delle norme, alcuni edifici, come per esempio il (terremotato) palazzo di giustizia, dipendono da amministrazioni centrali. Il risultato qual è stato? Che si contano morti e feriti, che molti edifici pubblici, di interesse strategico - di vecchia e nuova costruzione - sono inagibili. Oggi, ogni cittadino in grado di collegarsi a Internet potrà leggere, sul sito della Regione, le migliaia di schede tecniche degli edifici regionali. E sicuramente si leveranno voci di assoluzione da parte di tutti i soggetti istituzionali proprietari o comunque responsabili dei vari edifici. Si potrà leggere, per esempio, che la scheda della scuola elementare De Amicis - che si trova accanto alla basilica di San Bernardino, che il 6 aprile ha visto crollare parti del soffitto e della facciata - presentava il più alto coefficiente di vulnerabilità e che sarebbe «collassata» (come poi è avvenuto) nel caso di un terremoto di alta intensità. Leggere le migliaia di schede che da oggi saranno consultabili, fornisce una fotografia impietosa dell’Abruzzo. Ci sono tanti edifici in regola, altri che necessitavano di urgenti lavori di messa in sicurezza. Resta da capire perché, dieci anni dopo la denuncia di Franco Barberi - che censiva le strutture a rischio, che spiegava che c’erano 171 edifici scolastici a rischio, 55 edifici sanitari molto vulnerabili, 209 case in muratura di pessima qualità - il correre ai ripari si è tradotto in dieci anni di nuovi censimenti, di esplorazioni ravvicinate degli edifici, di raccolta di informazioni sulla loro nascita, proprietà, destinazione d’uso, trasformazioni. E di pianificazione della spartizione di risorse pubbliche per le necessarie opere di messa in sicurezza.

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Che cosa chiede la classe media di A. Panebianco (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere.it" del 17-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

IL NORD TRA PDL E LEGA Che cosa chiede la classe media Come conferma­no le tensioni di questi giorni (de­creto sicurezza, questione del referen­dum sulla legge elettora­le) il vero tallone d'Achil­le dell'altrimenti fortissi­mo governo Berlusconi è dato dalla rivalità fra la Lega e il Popolo della li­bertà: una rivalità la cui posta, come si sa, è l'ege­monia sul Nord e, in par­ticolare, sul Lombar­do- Veneto. In questa lot­ta per l'egemonia la parti­ta che davvero conta ri­guarda la questione della rappresentanza politica di un insieme di ceti, so­ciologicamente assai arti­colati al loro interno, che un tempo si sarebbero detti «ceti borghesi» o classe media indipenden­te: piccoli e medi impren­ditori, professionisti, commercianti, artigiani. E' quell'insieme di ceti da cui dipende da sempre il dinamismo economico, la ricchezza, il benessere del Lombardo-Veneto. Data l'importanza e il pe­so economico di queste regioni, inoltre, è eviden­te che chi riesce ad assu­mere la rappresentanza piena della classe media indipendente, e a stabiliz­zare il rapporto con essa, si garantisce una duratu­ra posizione di centralità nel sistema politico italia­no. La ragione per cui la partita per l'egemonia su questi ceti si disputa solo fra Popolo della libertà e Lega, dipende dal fatto che le opposizioni, date le loro caratteristiche, non sono in grado di par­tecipare alla gara. Non lo è l'Udc, un partito che, tradizionalmente, ha i suoi punti di forza nel Mezzogiorno. Non lo è, per ragioni diverse, il Par­tito democratico. Il para­dosso del Partito demo­cratico è che mentre esso dispone al Nord di alcuni eccellenti amministrato­ri, perfettamente in gra­do di dialogare con suc­cesso con la classe media indipendente, non è inve­ce capace di farlo in quan­to partito. Data la preva­lente incidenza, come ri­sulta dalla geografia so­ciale del voto del 2008, di lavoratori dipendenti (con una sovrarappresen­tazione di dipendenti pubblici) e pensionati, fra i suoi elettori, il Parti­to democratico è condan­nato, anche per la stessa provenienza sociale dei suoi iscritti e militanti, a farsi soprattutto portavo­ce degli interessi sociali organizzati dai sindacati, Cgil in testa, a scapito di altri interessi. Il fallimento del proget­to veltroniano, del «parti­to a vocazione maggiori­taria », è dipeso anche dal fatto che il Pd non è riu­scito a presentarsi, a nord dell'Emilia-Roma­gna, come un interlocuto­re credibile per la classe media indipendente. So­lo una partita politica a due, dunque. Ma anche una partita resa assai complessa dal fatto che, per ragioni diverse, sia il Popolo della libertà che la Lega incontrano più difficoltà di quante i loro dirigenti siano disposti ad ammettere nell'assicu­rarsi la piena fiducia di quei ceti, nell'interpretar­ne le esigenze e nel tute­larne gli interessi. Sottoposti a un regime di elevata fiscalità e pena­lizzati dalle inefficienze del sistema pubblico, questi ceti chiedono, da sempre, meno tasse e me­no burocrazia. Oggi, pres­sati dalla crisi, chiedono anche sostegni e agevola­zioni da parte dello Stato. Dal 1994 in poi il grosso della classe media indi­pendente del Nord aveva trovato in Berlusconi il proprio campione e in Forza Italia il proprio par­tito di riferimento. Ma le cose sono cambiate, almeno in parte, con la nascita del Popolo della liber­tà. Il Popolo della libertà non è Forza Ita­lia: la fusione fra Forza Italia e An lo ha reso di gran lunga il più forte partito na­zionale ma ne ha anche meridionalizzato l'insediamento. Il baricentro del Popolo della libertà, a differenza di quello della vecchia Forza Italia, gravita oggi più verso il Sud che verso il Nord. Per la competizione della Lega, certo, ma anche perché le politiche che posso­no essere proposte con successo al Sud sono diverse da quelle che possono miete­re consensi al Nord. Il successo della Lega nelle elezioni del 2008, forse, non sarebbe stato così pro­nunciato se non si fosse diffusa nell'elet­torato la percezione di un relativo sposta­mento di attenzione da parte dell'allora costituendo Popolo della libertà verso al­tri interessi geografici e sociali. Come pro­va il sostanziale abbandono da parte del gruppo dirigente dell'ex Forza Italia degli antichi slogan sulla «liberazione fiscale». La meridionalizzazione non ha spezzato del tutto ma ha certamente incrinato il rapporto fra il Popolo della libertà e la classe media indipendente del Nord. E il recupero, pur possibile, si rivela comun­que assai difficile. Porte aperte per la Lega, dunque? E' la Lega destinata a vincere definitivamente la battaglia per l'egemonia? Così suggeriscono i sondaggi ma dei sondaggi è sempre bene diffidare. Già, perché anche la Lega deve affrontare gros­si problemi se vuole diventare permanen­te punto di riferimento di quei ceti. Pren­diamo il caso del federalismo fiscale. La Lega lo ha voluto a tutti i costi, e quale che ne sia il costo. Ma il federalismo fisca­le in Italia non può che essere «solidale»: tradotto dal politichese, significa che le regioni che fanno un cattivo uso del dena­ro raccolto con i trasferimenti (per esem­pio, mantenendo in piedi sistemi sanitari inefficienti) si vedranno garantito il dirit­to di continuare a farne un cattivo uso. Nessuno conosce il costo dell'operazio­ne ma si è capito che sarà elevato. In que­sto caso, sarà la classe media del Nord a pagare il prezzo più alto. La Lega, la cui identità fa tutt'uno con il federalismo fi­scale, potrebbe a quel punto essere addi­tata come la vera responsabile degli effet­ti negativi della riforma. Ce n'è comun­que abbastanza per alimentare diffidenze e sospetti verso la Lega. La condizione della classe media indi­pendente settentrionale è davvero para­dossale: da un lato, è corteggiatissima ma, dall'altro, fatica oggi a trovare una si­cura rappresentanza delle proprie istan­ze. La lotta per l'egemonia sul Nord sem­bra destinata a durare molto a lungo. Angelo Panebianco stampa |

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treno e passante, le promesse di beatrice (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina II - Bologna Draghetti presenta i suoi impegni per i prossimi cinque anni da presidente della Provincia Treno e passante, le promesse di Beatrice Ci sono due priorità nel programma elettorale di Beatrice Draghetti (Pd), che si ricandida per il secondo mandato alla guida della Provincia: Il Passante Nord e il sistema ferroviario metropolitano. «Impegni fondamentali e indisponibili - dice la presidente - Il primo sarà scritto in neretto, non in maniera generica». Un messaggio rivolto non solo agli elettori ma anche ai partiti come Idv, Prc, Pdci, Sd e Verdi con cui nei giorni scorsi Draghetti ha avuto «incontri ravvicinati» per capire se sosterranno la sua candidatura. «La prossima settimana - dice - tireremo le somme. Per ora mi è sembrato ci sia stata una presa d´atto di un fatto che esiste». Altri impegni di un eventuale mandato bis della Draghetti saranno il lavoro e il sostegno al sistema produttivo del territorio. Ma intanto, convinta del buon lavoro svolto negli ultimi cinque anni, la presidente ha ammesso di sperare di vincere al primo turno. E agli altri candidati che hanno puntato sul ridimensionamento dell´ente, ovvero Gianluca Galletti (Udc) e Enzo Raisi (Pdl), dice: «Come ci si fa a candidare per qualcosa che si vuole morto? E´ un gusto da necrofori». Galletti, dal canto suo, pur evitando polemiche replica così: «Draghetti resta una delle poche anche all´interno del suo partito a difendere la burocrazia della Provincia e i suoi costi». (ale.co.)

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"Cambierò i musei con il marketing" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

LA RISORSA LE DIFFICOLTÀ Intervista Mario Resca Settimana della cultura L'ex leader McDonald's al ministero: i visitatori sono clienti «Arte e turismo sono la ricchezza del nostro Paese» «Ci sono code infinite e orari incompatibili col lavoro e la famiglia» "Cambierò i musei con il marketing" RAFFAELLO MASCI Bellezze d'Italia gratis per sette giorni ROMA Mario Resca, futuro direttore generale per la valorizzazione dei beni culturali, è un signore di grandissima esperienza manageriale, ma quando Sandro Bondi, alla fine dello scorso anno, lo ha chiamato a lavorare con sé, tra le solenni volte del Collegio Romano c'è chi l'ha preso come «l'asino alla messa cantata», perché Resca - va detto - si porta dietro un peccato originale: ha lavorato per anni alla McDonald's, con enorme successo, per la verità, ma questo non emenda la colpa. Insomma passare dagli hamburger all'accademia è un salto che alcuni paludati soprintendenti del Ministero non hanno preso benissimo. «Dopo di che - dice Resca - ci siamo lungamente parlati e ora il clima è molto migliorato». Da oggi fino al 26 aprile musei e siti archeologici gratis. Ma a che serve? «Si tratta dell'XI settimana della cultura, e serve perché gli italiani abbiano consapevolezza dell'immenso patrimonio di cui dispongono: 4 mila musei, 2 mila 500 siti archeologici, 250 tra archivi e biblioteche storiche. Conoscere è il primo passo per apprezzare» E il secondo qual è? «Il secondo è tutelare e valorizzare, due verbi che vanno insieme. Non c'è l'uno senza l'altro». Tutelare si capisce. Valorizzare, meno. «Guardiamo all'estero: la Francia, per esempio, che specie in provincia ha un patrimonio non paragonabile al nostro, è capace di dare rilievo ad ogni monumento, oltre che come dato culturale, anche come fattore economico. Altro esempio: gli Stati Uniti sono capaci di trarre da ogni investimento in cultura sette volte tanto quello che riusciamo a ottenere noi». Chiaro. Ma questo si chiama marketing. «Che non è una parolaccia. Giusto? Il patrimonio culturale deve essere valorizzato "anche" come risorsa economica. Il che non vuol dire svendere, depredare, e cose del genere. Anzi, il preciso contrario: se io valorizzo economicamente avrò anche le risorse per preservare». Che cosa ha in mente? «Non saprei dire se questo paese, in un prossimo futuro, sarà ancora competitivo sul mercato - che so io - degli elettrodomestici o del tessile. So, invece, che dispone di una risorsa culturale unica al mondo che può diventare volano anche di una ripresa economica. Il turismo, per esempio, partecipa per quasi il 12% alla costituzione del Pil e il 40% di questo comparto è sostenuto dall'appeal dei nostri beni culturali in senso stretto. E' dimostrato, poi, che gli eventi culturali portati all'estero generano un forte interesse per il nostro paese e fanno da traino anche per altre attività economiche». Capito il discorso: i beni culturali sono una risorsa economica. Ma che vuole farne? «Voglio mettere al centro il visitatore. Farlo diventare un "cliente" (altra parolaccia?) del museo: una persona che possa frequentare questo luogo perché lì si trova bene. Vede le opere d'arte, ma ha anche spazi in cui intrattenersi, può trovare bar, ristoranti, librerie. Queste cose ci sono già ma non stanno funzionando bene, perché la fruizione del bene culturale è ancora difficile: code infinite, orari incompatibili con il lavoro e la vita familiare, spazi inadeguati per i bambini. Su tutto questo si deve intervenire, facendo tesoro delle migliori esperienze internazionali». E tutto questo senza soldi? Dato che negli ultimi anni si è lesinato sempre di più in questo settore? «Lo scadenzario è il seguente: ora sto costituendo un gruppo di lavoro, fatto soprattutto di giovani studiosi. Poi entro l'estate presenterò un "piano industriale" (ulteriore parolaccia) all'attenzione del governo, nel quale indicherò anche le risorse necessarie. Nello specifico penso a tre canali di finanziamento. Il primo è quello statale: i soldi sono pochi, ma se il governo crede nel nostro progetto deve aprire i cordoni della borsa. Secondo: finanziamenti privati incentivati dalla deducibilità fiscale (almeno parziale). Terzo: reinvestire nei beni culturali i proventi generati dai beni culturali stessi». Che cosa osta a tutto questo? Una mentalità diffusa nell'apparato: tutte le burocrazie sono tendenzialmente inerti. Ed è per questo che cerco di puntare sulla collaborazione dei giovani talenti. Ci riuscirò?». Porte aperte Da oggi al 26 aprile saranno oltre 2500 gli eventi previsti per la settimana della cultura in tutta italia. Tra questi: le visite guidate con itinerario nella zona di Trastevere; a Genova, la presentazione dei restauri del Sacrario ai caduti della Grande Guerra, con esposizione di opere di Boccioni, Piacentini e Sironi; a Napoli, l'esposizione, nel Museo di San Martino, del ritratto di Masaniello; a Caserta, una mostra per descrivere il gusto e le scelte stilistiche della corte reale prima dell'arrivo di Vanvitelli e della nascita della Repubblica Napoletana; a Firenze, presso Palazzo Strozzi, una grande mostra ideata per illustrare la straordinaria avventura umana e intellettuale che ha portato alla concezione attuale dell'Universo; a Venezia, le viste guidate alle collezioni delle Gallerie dell'Accademia. Le cifre Durante le vacanze pasquali. il numero di visitatori nei musei, monumenti e aree archeologiche statali è aumentato del 21% rispetto al 2008, così come erano aumentati gli ingressi nel giorno della festa della donna (+13% rispetto al 2008) e di San Valentino (+32% rispetto all'anno scorso).

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Copiata una tesi su due (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Inchiesta domande a GLI 007 DEL PLAGIO L'OSTRACISMO DEI BARONI IL PLAGIO ALL'ESTERO Copiata una tesi su due ANDREA ROSSI Un software inchioda gli studenti: per laurearsi saccheggiano i lavori altrui su Internet Il fenomeno Il cervellone «Compilatio» ha scoperto gli studenti-furbetti anche in Francia, Spagna e Germania La svolta In passato ingannare i docenti era più difficile: bisognava procurarsi i testi e trascriverli a mano, ora basta un clic Ugo Volli semiologo «Ne scopro tanti, ma la nostra è una battaglia disperata» Un programma francese scopre le parti identiche di documenti diversi «Le università italiane non hanno fatto nulla per aiutarci a lavorare» «Le citazioni e le parti utilizzate non vengono attribuite agli autori» Il fenomeno ormai è internazionale ma il record è nostro TORINO Dario S. da Pisa si era preso un bell'applauso, una stretta di mano e tanti complimenti per quella tesi di laurea così originale. Argomento: la serie americana Family Guy e l'adult animation, il modello «South Park», i cartoni animati per adulti, cinismo e irriverenza allo stato puro. Un bel lavoro. Peccato che l'avesse copiato quasi per metà da Wikipedia, intrecciando poi una raffica di analisi dei maggiori esperti italiani del genere. Citazioni? Macché. Appropriazione indebita del pensiero altrui. Plagio, a dar retta al codice penale. Nessuno se ne è accorto. E Dario si è laureato. Il guaio è proprio quello: quasi mai qualcuno se ne accorge. Al massimo si insospettisce. Forse c'è chi le tesi nemmeno le legge, o le scorre distrattamente. Poi c'è la rete: milioni di documenti, chiunque li può agguantare e riprodurre. E così sotto il naso dei professori universitari italiani passano tesi scopiazzate, paragrafi - o interi capitoli - riprodotti senza spostare nemmeno una virgola. Finisce che, in una tesi su due, almeno il cinque per cento del testo è la fotocopia di un documento già pubblicato. Una boutade? No, un calcolo scientifico. Se ne sono accorti i francesi di Six Degres, società che ha sede in Savoia e un paio d'anni fa ha elaborato un software. Si chiama «Compilatio», è un cervellone capace di passare al setaccio qualsiasi testo e individuarne le parti copiate. Prima di andare a sbirciare in casa d'altri, a inizio 2008, i francesi hanno sperimentato il sistema sui loro studenti. Poi si sono spinti in Spagna e Germania. In Italia: respinti. In Francia avevano lavorato con gli istituti di Economia e Management di Nantes; in Spagna con l'Università di Saragozza; in Germania con l'Università di Stoccarda. Da noi hanno fatto da soli. «Abbiamo chiesto a quasi tutti gli atenei italiani. Non hanno voluto saperne», racconta Frederic Agnes, il patron della società francese. «Tanti non hanno risposto; altri ci hanno seppelliti sotto cumuli di burocrazia, richieste di autorizzazione e problemi di privacy, lasciandoci intendere che era meglio sbrigarsela da sé». Insomma, sono andati a consultare quasi duemila tesi inserite nei database degli atenei. E hanno messo il cervellone al lavoro. Non sono rimasti delusi. Anzi: in una tesi su due la parte di testo identica a lavori già esistenti superava il cinque per cento. Significa che su un lavoro di 200 pagine - dimensione minima di una tesi umanistica - 10 sono «fotocopiate» da altre pubblicazioni. Nel 25 per cento dei casi la parte di testo «plagiata» oltrepassava il dieci per cento. Il record spetta agli studenti di Medicina: il 70 per cento delle tesi contiene una robusta dose di testo copiato; e così accade a Economia (65 per cento), Agraria (53), Giurisprudenza (50) e via a scendere. Con un'avvertenza: «Non sono citazioni riportate tra virgolette e attribuite al "legittimo proprietario"», racconta Elena Cavallero, ricercatrice che ha coordinato la parte italiana del test. «Sono idee e concetti di persone terze presentati come propri. O di frasi ricopiate parola per parola». Tecnicamente: plagio. Il sospetto, dentro gli atenei, aleggia da un bel po'. Decine di professori si dicono «indifesi», raccontano che Internet ha reso la situazione ingestibile. Tempo fa, almeno, copiare era faticoso. Anche caro. Per avere la tesi pronta senza aver scritto una riga di proprio pugno, si doveva pagare qualcuno che si sobbarcasse l'impresa o, almeno, sudare per ricopiare. Adesso bastano Internet e un «copia e incolla». E così può succedere che uno studente dell'Università di Padova si sia laureato con una tesi sull'urbanizzazione delle metropoli europee grazie al massiccio - e involontario - contributo di un «peso massimo» della sociologia come Arnaldo Bagnasco. Il cervellone francese mostra in grassetto interi paragrafi di illuminate considerazioni sulle categorie di «deurbanizzazione» e «contro-urbanizzazione». Peccato che siano le stesse - persino le virgole e gli «a capo» - riportate negli atti di un convegno a cui aveva partecipato il sociologo torinese. Resta una magra consolazione: quando i ricercatori di Six Degres sono andati a indagare in casa propria, o tra spagnoli e tedeschi, non è andata molto meglio. Si copia alla grande anche lì. Nessun allarme, però: i primi della classe siamo sempre noi. E, a differenza nostra, all'estero ogni tanto sembra che qualcuno se ne accorga.5 Professor Ugo Volli, lei insegna Semiotica all'Università di Torino e ogni anno segue decine di tesi. Mai incappato in un copione? «Come no. Tempo fa uno studente mi presentò come sua tesi il lavoro di un mio assistente». Conseguenze? «Non ricordo. Ma ricordo di persone invitate a ritirarsi dalla sessione, o lauree annullate dai tribunali». La sorprende sapere che una tesi su due contiene copiature? «No. Noi docenti combattiamo una battaglia disperata contro il saccheggio della rete da parte degli studenti». Una battaglia persa? «Non sempre, ma è durissima. Controllare è quasi impossibile: ogni tanto, assalito dai sospetti, prendo qualche riga qua e là e la copio su Google per vedere che cosa succede. Internet ha peggiorato la situazione: è una marmellata a portata di mano ed è facile immaginare che tanti ci caschino». Come se ne esce allora? «Forse la tesi di laurea, nelle sue forme attuali, è obsoleta. Perché chiedere 300 pagine a uno studente che, nella vita, scriverà al massimo qualche messaggio su Twitter?».\

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Tanti mini lotti, affidati alle solite tre imprese (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Una girandola di progetti Tanti mini lotti, affidati alle solite tre imprese Il castello: una girandola di progetti, due studi di professionisti interessati, sempre gare pubbliche e tanti mini lotti aggiudicati alle solite tre o quattro imprese. Ecco le tappe. Nel 1998 primo intervento di consolidamento: l'impresa è la Mediterranea Restauri di Catania, su progetto dello studio cuneese Viganò-Lovizolo (piano nobile, impianto termico, rifacimento copertura). Tre lotti, cinque anni di lavoro. Spesa 1 milione 373 mila euro. Nel 2003 incarico di consulenza allo studio AeA di Torino e progetto a lungo raggio per arrivare all'obiettivo museo. Interessati anche gli studi Proto (impiantistica)e Officina Progetti(struttura e sicurezza). Frenata d'obbligo, persi nei meandri della burocrazia, approvazioni delle varie Sovrintendenze e finanziamenti che arrivano a goccia. Nel 2006, prima pietra con due mini lotti sotto i 500 mila euro (restauro architettonico e strutture per ascensore panoramico), con l'impresa Zoppoli & Pulcher. Viene anche ridata luce sempre nella «sala nobile» agli affreschi e agli stucchi barocchi (246 mila euro, impresa Ottaviano). E l'attenzione si sposta anche al piano mansardato (858 mq) per renderlo immediatamente ricettivo, lavoro a base d'asta per 453 mila 472 euro (ancora Zoppoli & Pulcher).

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"Egregio commissario resti lei a fare il sindaco" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

CAVOURIL FUNZIONARIO PERÒ NON ACCETTA LA CANDIDATURA A FUROR DI POPOLO Arrivato in paese dopo la crisi di giunta ha completato decine di progetti "Egregio commissario resti lei a fare il sindaco" Lettere e mail al viceprefetto Ventrice: non vada via [FIRMA]GIAMPIERO MAGGIO CAVOUR Appena arrivato in paese, i cittadini si sono guardati in faccia e qualcuno ha sbottato: «Ci mancava solo il commissario, con tutti i problemi che già abbiamo un burocrate proprio non ci voleva». Dopo un anno esatto dalla spaccatura in maggioranza che aveva lasciato Cavour senza sindaco e consegnato il palazzo al viceprefetto Claudio Ventrice, il paese è stato rivoltato come un calzino. E adesso tutti, o quasi, insistono perché lui si candidi alle prossime elezioni amministrative di giugno. «Mi arrivano decine e decine di e_mail e lettere al giorno - dice Ventrice - , è gente che ha capito l'entusiasmo che ho messo nel mio lavoro e ora mi chiede di candidarmi a sindaco». Attestati di stima che non si aspettava. «Ma che mi riempiono di orgoglio» dice. Chi credeva che il suo arrivo ingessasse la macchina operativa del Comune, oggi si è ricreduto. Tanto per dire: sono arrivate le opere che Cavour attendeva da anni, come la rotonda di Gemerello lungo la regionale per Pinerolo e l'accordo con l'Aipo per la ricostruzione dei guadi sul Pellice e sul Chisone. E ancora: la pista ciclabile intorno alla rocca, la sistemazione della casa delle associazioni e il nuovo salone polivalente. L'elenco delle cose fatte non si ferma qui: c'è la riqualificazione dell'ala comunale di piazza Sforzini, sono stati assunti due nuovi dipendenti comunali, è partita la campagna di sensibilizzazione sulla raccolta rifiuti. «Ho la fortuna di poter decidere autonomamente - spiega il viceprefetto - e senza opposizione. Ma bisogna anche aver voglia di non limitarsi alla gestione ordinaria». Lo ha detto anche il vicepresidente della giunta provinciale, Sergio Bisacca: «Ventrice è la dimostrazione di come possa essere sconfitto il grigiore della burocrazia». E la candidatura? Ventrice: «Dovrei dimettermi da vice prefetto. A malincuore, devo dire di no ai cittadini». A giugno le liste saranno tre. Quella di Pier Giorgio Bertone, già sindaco di Cavour in passato: «Per Ventrice - spiega - avrei fatto un passo indietro. Sono stato uno dei suoi sponsor». Della partita faranno parte anche Silvio Fenoglio, l'ultimo primo cittadino del paese e Giancarlo Perassi. In quanto a Ventrice, lui tornerà Cavour. «Da turista - dice - anche se sto pensando di comprare casa e stabilirmi qui».

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quando la diga "balla" su una faglia un impianto su tre è a rischio sisma - antonio cianciullo (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 11 - Cronaca Quando la diga "balla" su una faglia un impianto su tre è a rischio sisma La denuncia: controlli ridotti, fondi tagliati e commissariamenti Il dossier ANTONIO CIANCIULLO ROMA - Tante dighe e pochi controlli. Un grande bisogno di acqua in sicurezza e fondi sempre più scarsi. è una delle contraddizioni da manuale del caso Italia, un esempio classico dei problemi che vengono insabbiati finché un´emergenza non mostra che il re è nudo. Abbiamo 552 dighe che superano i 15 metri di altezza o hanno un invaso da almeno un milione di metri cubi, 10 mila mettendo nel conto anche le più piccole. Un terzo è in zona sismica: c´è da aver paura? Basta un giro di telefonate agli esperti per capire che la diga in sé non è un problema dal punto di vista tecnico. La maggior parte è del tipo chiamato "a gravità": vuol dire che il peso le tiene ancorate alla terra, un po´ come se si costruisse una collina artificiale per formare un piccolo lago. Le altre, quelle costruite "ad arco" per mancanza di spazio, nelle valli strette, sono progettate per resistere a impatti molto superiori a quelli ipotizzabili. Eppure due dighe sono crollate in Italia nella prima metà del secolo scorso, una ha retto senza evitare la catastrofe (il Vajont del 1963), un´altra si è sbriciolata facendo 268 morti (in Val di Stava, nel 1985). «Le grandi dighe sono tra le strutture più sicure e più controllate», replica Luigi Natale, docente di costruzioni idrauliche a Pavia. «Per spiegare i disastri accaduti bisogna tenere conto di due elementi. Il primo è che le due dighe crollate prima della seconda guerra mondiale erano state costruite con criteri che oggi sono superati. Il secondo è che in Val di Stava non c´era uno sbarramento pensato e progettato come diga. Io vedo, piuttosto, un problema di sprechi legato alle difficoltà di gestione: essere costretti a tenere un certo numero di invasi vuoti per ritardi legati ai controlli e alle autorizzazioni comporta un danno economico importante in un paese in cui l´energia idroelettrica conta e l´acqua è sempre più preziosa in campo agricolo». Tra la sicurezza teorica e quella pratica ci sono di mezzo i collaudi e le verifiche: una responsabilità che da anni è oggetto di un poco rassicurante ping pong. Prima toccava al Servizio nazionale dighe, poi è stato il turno del Rid (Registro italiano dighe), infine la palla è tornata al ministero delle Infrastrutture. Passaggi segnati da un progressivo taglio dei fondi a disposizione della macchina per la sicurezza. Tanto che l´ultimo atto, la creazione di un super commissario, ha creato una vivace protesta sindacale che ha denunciato «l´emergenza cronica». Inoltre, secondo Lucio Ubertini, presidente del Gruppo nazionale per la difesa dalle catastrofi idrogeologiche del Cnr, la divisione tra grandi e piccole dighe è piuttosto arbitraria. «Non è detto - sostiene - che uno sbarramento alto 14 metri sia sempre meno pericoloso di uno alto 15. Occorre distinguere caso per caso. Il punto debole del sistema è proprio questo: eccesso di burocrazia, precarietà delle strutture di vigilanza, rallentamento della macchina dei controlli».

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cantelli forti: basta con le oligarchie in ateneo (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina VII - Bologna Cantelli Forti: basta con le oligarchie in Ateneo «PENSO di vincere? Certo. Non è presunzione, ma agli elettori chiedo di andare a vedere il curriculum dei candidati. A parole diciamo tutti le stesse cose, siamo piatti. Ma la scelta va fatta su chi sa guidare la macchina per davvero. Un esempio? Tutti diciamo che bisogna andare a Roma, ma c´è che non sa nemmeno l´indirizzo e chi invece si è seduto nelle commissioni». Giorgio Cantelli Forti, professore di Farmacologia, uno dei sette candidati al rettorato, ha presentato il suo programma. «Il rinnovamento dell´Ateneo: crescere insieme per crescere tutti» è lo slogan della sua presentazione, da ieri via Internet al sito www. cantelliforti. it. Tra le priorità indicate, Cantelli Forti indica «un governo dell´Ateneo più partecipato e meno oligarchico». Poi, da oppositore di Calzolari sin dalla corsa al rettorato nel 2000, attacca «un´amministrazione centrale faraonica, la burocrazia, i troppi dirigenti» e la gestione del bilancio. «Da troppi anni viene detto che non ci sono risorse. Ma l´Ateneo non ha avuto cali nella contribuzione ministeriale, ha perso fondi dagli introiti esterni e delle tasse studentesche». Cantelli punta su «un´edilizia competitiva», sul decentramento dei servizi, sulla valorizzazione di biblioteche e musei nell´area umanistica. E conclude: «L´elettorato per scegliere deve chiedersi: chi ci tira fuori da questa situazione? Io ho un seguito e idee per affrontare i tempi difficili. Se non ci sarà la possibilità di essere eletto, perché l´elettorato non lo capisce, tornerò a fare il professore. Pazienza, sarò costretto a farmi delle risate». (il. ve.)

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Copiata una tesi su due (sezione: Burocrazia)

( da "Stampaweb, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Dario S. da Pisa si era preso un bell’applauso, una stretta di mano e tanti complimenti per quella tesi di laurea così originale. Argomento: la serie americana Family Guy e l’adult animation, il modello «South Park», i cartoni animati per adulti, cinismo e irriverenza allo stato puro. Un bel lavoro. Peccato che l’avesse copiato quasi per metà da Wikipedia, intrecciando poi una raffica di analisi dei maggiori esperti italiani del genere. Citazioni? Macché. Appropriazione indebita del pensiero altrui. Plagio, a dar retta al codice penale. Nessuno se ne è accorto. E Dario si è laureato. Il guaio è proprio quello: quasi mai qualcuno se ne accorge. Al massimo si insospettisce. Forse c’è chi le tesi nemmeno le legge, o le scorre distrattamente. Poi c’è la rete: milioni di documenti, chiunque li può agguantare e riprodurre. E così sotto il naso dei professori universitari italiani passano tesi scopiazzate, paragrafi - o interi capitoli - riprodotti senza spostare nemmeno una virgola. Finisce che, in una tesi su due, almeno il cinque per cento del testo è la fotocopia di un documento già pubblicato. Una boutade? No, un calcolo scientifico. Se ne sono accorti i francesi di Six Degres, società che ha sede in Savoia e un paio d’anni fa ha elaborato un software. Si chiama «Compilatio», è un cervellone capace di passare al setaccio qualsiasi testo e individuarne le parti copiate. Prima di andare a sbirciare in casa d’altri, a inizio 2008, i francesi hanno sperimentato il sistema sui loro studenti. Poi si sono spinti in Spagna e Germania. In Italia: respinti. In Francia avevano lavorato con gli istituti di Economia e Management di Nantes; in Spagna con l’Università di Saragozza; in Germania con l’Università di Stoccarda. Da noi hanno fatto da soli. «Abbiamo chiesto a quasi tutti gli atenei italiani. Non hanno voluto saperne», racconta Frederic Agnes, il patron della società francese. «Tanti non hanno risposto; altri ci hanno seppelliti sotto cumuli di burocrazia, richieste di autorizzazione e problemi di privacy, lasciandoci intendere che era meglio sbrigarsela da sé». Insomma, sono andati a consultare quasi duemila tesi inserite nei database degli atenei. E hanno messo il cervellone al lavoro. Non sono rimasti delusi. Anzi: in una tesi su due la parte di testo identica a lavori già esistenti superava il cinque per cento. Significa che su un lavoro di 200 pagine - dimensione minima di una tesi umanistica - 10 sono «fotocopiate» da altre pubblicazioni. Nel 25 per cento dei casi la parte di testo «plagiata» oltrepassava il dieci per cento. Il record spetta agli studenti di Medicina: il 70 per cento delle tesi contiene una robusta dose di testo copiato; e così accade a Economia (65 per cento), Agraria (53), Giurisprudenza (50) e via a scendere. Con un’avvertenza: «Non sono citazioni riportate tra virgolette e attribuite al “legittimo proprietario”», racconta Elena Cavallero, ricercatrice che ha coordinato la parte italiana del test. «Sono idee e concetti di persone terze presentati come propri. O di frasi ricopiate parola per parola». Tecnicamente: plagio. Il sospetto, dentro gli atenei, aleggia da un bel po’. Decine di professori si dicono «indifesi», raccontano che Internet ha reso la situazione ingestibile. Tempo fa, almeno, copiare era faticoso. Anche caro. Per avere la tesi pronta senza aver scritto una riga di proprio pugno, si doveva pagare qualcuno che si sobbarcasse l’impresa o, almeno, sudare per ricopiare. Adesso bastano Internet e un «copia e incolla». E così può succedere che uno studente dell’Università di Padova si sia laureato con una tesi sull’urbanizzazione delle metropoli europee grazie al massiccio - e involontario - contributo di un «peso massimo» della sociologia come Arnaldo Bagnasco. Il cervellone francese mostra in grassetto interi paragrafi di illuminate considerazioni sulle categorie di «deurbanizzazione» e «contro-urbanizzazione». Peccato che siano le stesse - persino le virgole e gli «a capo» - riportate negli atti di un convegno a cui aveva partecipato il sociologo torinese. Resta una magra consolazione: quando i ricercatori di Six Degres sono andati a indagare in casa propria, o tra spagnoli e tedeschi, non è andata molto meglio. Si copia alla grande anche lì. Nessun allarme, però: i primi della classe siamo sempre noi. E, a differenza nostra, all’estero ogni tanto sembra che qualcuno se ne accorga.

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Dobbiamo recuperare il tempo perso (sezione: Burocrazia)

( da "Denaro, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Campania Intervista Mariano D'Antonio Dobbiamo recuperare il tempo perso "Da quando sono assessore al Bilancio ho avuto modo di rendermi conto che la Sanità campana è dotata di un livello medio alto di professionalità ma di un grave fdeficit dal punto di vista organizzativo. Dobbiamo recuperare il tempo perso". Mariano D'Antonio, assessore regionale al Bilancio e componente della cabina di regia punta alla riforma della macchina amministrativa della sanità regionale. Assessore, lei ha sempre sostenuto di non conoscere i conti della sanità regionale attribuendo al suo ex collega Montemarano ogni responsabilità sui conti di Asl e ospedali. Ora con Santangelo la situazione cambierà. La mia lamentela non era riferita alla livello di qualità delle cure. Ho avuo modo di rendermi conti, in questi mesi di responsabilità di governo come componente della giunta, del fatto che il livelloi delle cure è di livello medio alto. Cos'è che non va? La macchina burocratico amministrativa. Troppa burocrazia? Non è solo questione di carte ma di come queste carte sono redatte, in quali tempi e con quali procedure. Parliamo dei bilanci, la Campania è sottoposta a un duro piano di rientro dal deficit... Sì, proprio per questo vanno immediatamente uniformate le procedure di archiviazione e fatturazione. Vanno utilizzati gli stessi protocolli informatici, le stesse modalità di redazione della contabilità secondo principi uniformi e certificati. Ma non c'è già Kpmg? Sì, certo, ma ci sono state molte difficoltà anche da parte dell'advisor di implementare i dati a sua disposizione e effettuare controlli sulla contabilità delle aziende per i motivi che ho appena citato. Ce la farà Santangelo e i commissari Asl ad evitare la bocciatura del governo. Credo di sì, lo spero. Ho conosciuto Santangelo, ce la può fare. I commissari stanno lavorando. Bisogna recuperare il tempo perduto. del 18-04-2009 num.

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La strada che conduce allo sviluppo? Si chiama piccola impresa (sezione: Burocrazia)

( da "Denaro, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Commenti la crisi economica La strada che conduce allo sviluppo? Si chiama piccola impresa Pietro Di Lorenzo Gli anni della grande azione governativa per l'industrializzazione (che brutto termine!) del Mezzogiorno sono trascorsi lasciandoci macerie e disoccupazione. Tanti debiti e fallimenti, all'ombra di immeritate carriere politiche e tanti sogni infranti su di un muro fatto di licenziamenti, prepensionamenti, mobilità, cassa integrazione e miserevoli bonus. I grandi boiardi di stato con un seguito di politicanti senza scrupoli hanno di fatto, svenduto il territorio e danneggiato intere generazioni. La classe politica dirigente, cresciuta con questi presupposti, è quindi completamente inadeguata e delegittimata. Scarsa credibilità, che, unita al metodo attuale di selezione dei parlamentari, fanno aumentare ancor di più il distacco dei cittadini dalla politica. Ma ritornando al mondo produttivo, come si fa a giustificare la moltiplicazione di immensi capannoni e l'inaugurazione di aziende che hanno prodotto soltanto per pochi mesi? Com'è possibile immaginare ancora grossi insediamenti industriali ed aree urbanizzate sostenendo costi di milioni e milioni di euro, sapendo che nessun imprenditore serio verrà a produrre in certe zone dove c'è una forte conflittualità ed una carenza di infrastrutture e servizi che rendono il prodotto fuori mercato? I responsabili dei disastri sono sulla bocca di tutti, ovviamente sono invece più numerosi e occultati coloro che ci hanno lucrato. Anche oggi c'è magari chi continua ad arricchirsi, speculando tra le tante emergenze sulle spalle dei poveri malcapitati. Un vero imprenditore, quello con la "I maiuscola", non lascia la "sua azienda", anzi, come un comandante di una nave è l'ultimo ad abbandonarla, prima che questa affondi! Parliamo ovviamente degli imprenditori legati al territorio, di quelli che sono fieri di stare nel reparto produzione, che fanno a meno, all'occorrenza, di segretarie e lussuosi uffici direzionali, che aprono la "saracinesca" ogni mattina. Quelli che non licenziano, quelli che non chiedono niente allo stato. Anzi chiedono allo Stato soltanto di garantire la sicurezza, le infrastrutture, i servizi. I veri imprenditori pagano le tasse e accompagnano i dipendenti volenterosi verso la creazione di nuove aziende, sono quindi un vero e proprio volano di sviluppo per il territorio, diventandone una attrattiva.I veri imprenditori pagano i fornitori e puntualmente i dipendenti, ma poi soffrono se, a causa dell'inefficienza della giustizia civile, devono attendere dieci anni per una sentenza. Ed allora per innescare lo sviluppo, quello vero, sarebbe il caso che i politici facessero una buona volta i politici e, specialmente chi si trova alla guida di istituzioni ed enti locali, la smettesse di inventarsi imprenditore (con i soldi pubblici). C'è invece tanto, tantissimo da fare per far funzionare e rendere efficienti le amministrazioni locali, eliminare la burocrazia, rendere più rapidi e certi i pagamenti, eliminare gli sprechi e far funzionare la cosiddetta "macchina amministrativa".Nel mentre si fa questo, ecco che, naturalmente, riappariranno le vere imprese, quelle piccole, quelle che nonostante tutto continuano a produrre e magari ad assumere. Senza bisogno di finanziamenti a fondo perduto e senza bisogno di sponsor politici. del 18-04-2009 num.

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Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al 2002 ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 2 ) » (2 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 36 ) » (10 votes, average: 3.5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Aggiornamento del 18 aprile: il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha annunciato che la visita del Papa ai terremotati dell'Abruzzo si svolgerà nella mattinata di martedì 28 aprile. Scritto in Varie Commenti ( 61 ) » (9 votes, average: 3.67 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (10 votes, average: 4.7 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 74 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 56 ) » (11 votes, average: 4.91 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie Commenti ( 125 ) » (19 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (19 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (343) Ultime discussioni Marina: Per Peccatore La Sacra Scrittura è un orpello pericoloso per la convivenza tra i popoli? Le religioni sono... Americo: El papa apetta perché non si puó permettere di dire, in questi tempi tempestosi, qualcosa che non sia... mauro: Caro peccatore, non c'è stato nessuno che ha commentato propriamente l'argomento proposto dal... bo.mario: Sasso perchè si cadete sempre. Il papa parla a quelli che lo capiscono. Tradotto, a quelli che... peccatore: Cara Marina: il Papa di qui, il Papa di là. Ma fa tutto lui? In vita mia ho letto molti libri di De... 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a piedi sui sentieri ribelli un altro modo di ricordare - paolo rumiz (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 19-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 34 - Cultura A piedi sui sentieri ribelli Un altro modo di ricordare Ricorrenze l´attualità Parlano meglio di tanti discorsi e monumenti. Sono i luoghi dove le cose accaddero, le mulattiere tra i canaloni e gli alpeggi che ci possono fare capire oggi perché nacque, nei nostri padri, la scelta di mettersi fuorilegge, di non rassegnarsi, di rispondere a un "muto bisogno di decenza". Ora un libro ci fa da guida, alla vigilia del 25 aprile, sulle montagne della Resistenza PAOLO RUMIZ q uando uscimmo dalla nebbia a quota tremila, sul versante nord del crinale si spalancò il biancore abbacinante dei ghiacciai svizzeri. Era l´estate 2003, l´intera Val d´Aosta era immersa nella bambagia e, in direzione ovest, verso il colle del Gran San Bernardo, una cresta seghettata come la mascella di un caimano scendeva fino a un gigantesco portale serrato da baluardi di roccia: la Fenètre Durand. Un posto fuori dal mondo, coperto di muschio e fiori gialli, immerso in un silenzio rotto solo dai fischi delle marmotte. La sera, a Ollomont, mille metri più sotto, ci dissero che nel settembre 1943 Luigi Einaudi era passato di lì per riparare in Svizzera. Ci mostrarono una foto di quei giorni: il futuro presidente della Repubblica portava basco, alpenstock, braghe alla zuava e una giacca di tweed. Seduto su un prato, aspettava la guida che l´avrebbe portato oltre, e quella guida era uno dei massimi alpinisti italiani. Un mito, Ettore Castiglioni. La sua firma l´avevo trovata ovunque, sulle pareti più impervie tra le Dolomiti e il Bianco. Pochi mesi dopo quella trasferta partigiana, Castiglioni sarebbe morto nella tormenta sulle stesse cime dove s´era nascosto per portare all´estero oppositori politici ed ebrei in fuga. Insieme ad alcuni alpini, aveva scelto di andare in montagna, fuirse para el monte, per ritemprarsi dai lutti di un ventennio e ricominciare da zero una vita nuova. Erano passati sessant´anni, ma Einaudi e Castiglioni erano ancora lì, presenti, nella nebbia della Fenètre Durand. Quel sentiero in Valpelline parlava meglio di tanti libri e monumenti. La strada tra nebbia e ghiacciai diceva un cosa semplice: per capire dov´era nata, nei nostri padri, la scelta solitaria e irrevocabile di mettersi fuorilegge, bisognava sporcarsi gli scarponi, calpestare le mulattiere percorse, prima che dai partigiani, da contrabbandieri, vagabondi ed eretici. E magari capire che la Resistenza è cosa che continua, contro nemici talvolta più infidi di allora: la pestilenza dello spopolamento, il globale che uccide le diversità, la burocrazia che massacra di divieti l´economia di quota: pastorizia, malghe, rifugi. Ed è quanto accade, finalmente. C´è, in silenzio, una svolta nella memoria nazionale sul più bistrattato dei temi, la guerra di Resistenza. Dopo tanta retorica e tante polemiche, si torna ai luoghi, perché i luoghi - almeno quelli - sono indiscutibili. Le Langhe del partigiano Johnny raccontate da Beppe Fenoglio; le impervie valli bellunesi dove passò Luigi Meneghello; le Apuane arcigne del romanzo di James McBride; le scarpate liguri, piene di cardi e ricci di castagno, penosamente calpestate da Italo Calvino. Tornare dunque alle "montagne ribelli". Così le chiama Paola Lugo nel libro dallo stesso titolo che esce alla vigilia del 25 aprile per Mondadori. Camminare per ricordare, perché l´andatura è la base della narrazione e perché i partigiani, prima di sparare, camminarono disperatamente, macinarono chilometri in giorni e notti di paura, pioggia, solitudine, smarrimento, nel freddo bestia o nel caldo feroce dei canaloni. Camminare perché ricordare "con i piedi", talvolta, è meglio che commemorare con le parole. Il 24 aprile a mezzanotte, su Raidue, Roberta Biagiarelli reciterà il suo Neve di giugno arrampicandosi col mitragliatore Sten nella nebbia gelida per i sentieri dell´Appennino di Piacenza fino alle alture di Pradovera, nude come l´Anatolia, e il giorno dopo a Sperongia, tra la Val d´Arda e la Val Trebbia, si inaugurerà un museo della Resistenza con annessi dodici chilometri di sentiero: un labirinto, nei boschi dove combatté Giovanni lo Slavo, colonna della trentottesima brigata Garibaldi in azione sulla Linea Gotica. A maggio a Recoaro, nella valle delle acque minerali, si apre un sentiero per ricordare i mesi belli e terribili in cui furono soprattutto le ragazze del Vicentino a garantire approvvigionamenti, armi e collegamento con gli Alleati. Donne come la staffetta Cesira Benetti, mai pentita nonostante le torture fasciste, che scappò dal carcere di Peschiera, camminò quattro giorni e quattro notti per tornare a casa sulle sue Dolomiti solo per ricominciare imperterrita ad aiutare imboscati. Risentire l´odore dei luoghi, avvertire sotto gli scarponi «la terra ancestrale» aiuta a ricuperare la dimensione dell´antiretorica e del disincanto, la sofferta umanità di una scelta. Tornare dunque al territorio: vagare come Fenoglio nell´infinito «Sinai delle colline», il vasto deserto delle alte Langhe, «con nessuna vita civile in cresta e appena qualche sventurato casale nelle pieghe di qualche vallone». Sentire il vento «vesperale, luttuoso, cricchiante», l´odore dei casali bruciati dalle rappresaglie e la «felicità del camminare in un libero aliare di venti». Ne esce una storia fatta spesso di dubbi e scoramenti più che di forte coscienza politica, come mostra Calvino nel suo Sentiero dei nidi di ragno tanto osteggiato, quarant´anni fa, dalla sinistra italiana. Vero, i ribelli della storia sono i «peggiori possibile», e formano un reparto «tutto composto di tipi un po´ storti». Ma che senso ha, obietta Calvino contro i suoi detrattori, parlare solo di eroi? Molto meglio raccontare «chi si è gettato nella lotta senza un chiaro perché» e spiegare «l´elementare spinta di riscatto umano» che l´ha spinto ad agire. Se non ora, quando è la domanda che Primo Levi si pone ripensando a quei giorni, la domanda che sta alla base della scelta. Il bisogno di reagire contro l´annichilimento in atto viene prima del senso del dovere, dell´amor di patria, del bisogno di autogoverno, dell´istinto di vendetta, dell´odio o del senso dell´onore. Ed è lì che capisci, nei boschi e sulle montagne, tornando sessant´anni dopo negli spazi franchi della rivolta. è lì, camminando, che tra il �43 e il �45 si riforma un barlume di coscienza politica nel popolo italiano. Tornare, s´è detto, è anche scoprire che la guerra continua, con sconfitte, piccole vittorie e disperati arroccamenti. Paola Lugo racconta che nel piccolo bed & breakfast di Baiardo, base dei sentieri partigiani raccontati da Calvino, i gestori vivono la loro quotidiana resistenza in una terra sempre più dimenticata da Dio e dagli uomini. Nella valle del Mis, sopra Belluno, il peggio è venuto dopo la guerra: i paesi bruciati dai nazifascisti erano stati appena ricostruiti, e già una diga finiva per sommergerli o desertificarli, sfigurando uno dei posti più arcani delle Dolomiti. Gli abitati di Zeri, sotto il crinale che divide la Toscana dalla Liguria, nutrirono nel �43-44 talmente tanti soldati alleati in fuga dalla prigionia che la popolazione dovette subire feroci rappresaglie. Oggi a Zeri giovani donne hanno ripreso con coraggio la pastorizia dopo l´abbandono degli anni Sessanta. Pascolano, mungono, tosano, caparbiamente. E spesso devono combattere contro lo scetticismo, l´ostilità degli stessi valligiani. Per non parlare della stupida vergogna italiana delle radici contadine, o delle invidie che separano i pochi rimasti nelle terre estreme, come settant´anni fa gli abitanti di Eboli nel libro di Carlo Levi. E che dire di Erto, sopra la diga assassina del Vajont raccontata da Marco Paolini e Mauro Corona. Da nessun´altra parte il paesaggio parla più chiaro. Dopo l´aggressione totalitaria arrivò l´aggressione idroelettrica, che fu nettamente la peggiore. Sarà un caso, ma l´azienda veneta che fece i lavori era in mano a una famiglia che aveva finanziato l´impresa coloniale fascista. Sarà una coincidenza, ma la battaglia contro la diga annunciatrice di disastri fu iniziata da un´ex partigiana, Tina Merlin, che grazie alle infinite traversate come staffetta, aveva imparato ad aguzzare la vista e ascoltare gli avvertimenti dei vecchi. Quando, dopo l´apocalisse, si volle imporre ai montanari l´insulto di un trasferimento forzato a valle, a sorpresa metà paese resistette. Come nel �43, un «muto bisogno di decenza» aveva sconfitto la rassegnazione; così gli ertani bloccarono le camionette dei carabinieri e - visto che gli edifici erano inagibili - tennero consiglio comunale in piazza. Oggi sappiamo che è grazie a quella resistenza supplementare che i monti attorno al Vajont non sono già un deserto. Come dopo l´8 settembre del �43, anche dopo la frana del Toc lo scontro era stato contro la tirannia di un pensiero unico che annichiliva i luoghi. E non è un caso che i sentieri delle due "guerre di liberazione" a Erto coincidano. è sull´altopiano di Asiago, al ritorno da una lunga prigionia che l´ha distrutto nell´anima e nel corpo, che Mario Rigoni Stern capisce che il suo destino è quello di battersi per la sua montagna. Succede quando gli amici lo convincono a ricuperare il corpo di due partigiani, gettatisi in un dirupo sopra la Valsugana per non essere catturati dai nazifascisti. Un viaggio penoso e muto, sugli stessi sentieri della Grande Guerra, un viaggio dove nessuno cerca «di ricostruire l´ultimo atto di quella vita spenta in un canalone» ma dove finalmente i conti tornano. Da allora il Mario vivrà la Resistenza non come libro chiuso o come medaglia al petto, ma come dimensione di vita. Fino agli ottanta suonati tuonerà, ascoltatissimo dalle più alte cariche dello Stato, contro la strategia dell´abbandono dei territori. Ma la passione civile che lo brucerà fino all´ultimo dei suoi giorni era nata dagli scarponi ben prima che dai libri. Dalla fatica spesa sui sentieri, le crode e i pascoli coperti di ranuncoli.

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Michele Vietti (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 19-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

INTERVENTO Michele Vietti In un momento di crisi profonda, le eccellenze culturali di una provincia straordinaria come la nostra rappresentano una risorsa strategica e inesauribile per il rilancio dell'economia. Ma perché gli investimenti possano finalmente dare risultati, è essenziale imparare dagli errori del passato per evitare di ripeterli. Perciò non condivido le opinioni della candidata del Pdl alla Provincia. Certo, è il momento di trasformare la cultura in economia reale. Ma continuare con il modello di gestione fin qui imposto significa affossare in partenza qualunque piano di rilancio. E questo è tanto più grave per chi vorrebbe imporre alla politica le regole imprenditoriali. E' inutile evocare scenari improntati all'innovazione e all'efficienza se non si mettono in discussione i meccanismi strutturali che hanno portato alla situazione attuale. Perché a mancare non sono certo le opportunità per fare grande la cultura piemontese. Quello che manca è un centro nevralgico che concentri in modo razionale e coordinato gli sforzi per la sua promozione. Fin d'ora - e la candidata del Pdl sembra accettare supinamente questo status quo (tanto per rispondere ai latinismi altrui) - la filiera della cultura è sezionata e sclerotizzata in rivoli di competenze, deleghe e burocrazie che non fanno bene all'efficienza. Un sistema pachidermico e fragile. Le tristi vicende dell'affaire Soria ne sono un drammatico esempio. Io auspico di introdurre un modello imprenditoriale anche nella cultura, concentrando anziché moltiplicare i soggetti decisionali, la selezione delle proposte che vengono dal territorio, la responsabilità di allocare le risorse - mai scarse come ora - e di concentrare gli sforzi sui progetti più meritevoli in base ad una ferrea, razionale analisi costi-benefici. Solo così potremo fare della cultura un volano importante per l'economia, capace di concorrere all'uscita dalla crisi. I prossimi anni ci offrono sfide decisive, a partire dal 150° dell'Unità d'Italia nel 2011. Le cadenti vestigia di quanto realizzato per Italia '61 continuano a essere sotto i nostri occhi. Quasi a indicarci una strada che è dovere di qualunque amministratore non percorrere più. \

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Università, l'Italia importa cervelli (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 19-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 19/04/2009 - pag: 23 La svolta Il rapporto sulla «guerra globale per i talenti». Più della lingua a frenare la corsa è la burocrazia Università, l'Italia importa cervelli Gli studenti dall'estero crescono del 20%: sorpasso su quelli in fuga Dal 2004 al 2006, gli studenti di altre nazionalità sono passati da 40 mila a 48 mila, più venti per cento ROMA Tra il 2004 e il 2006 i corsi delle nostre università, spesso al centro di polemiche e di analisi impietose, hanno attratto un 20 per cento in più di studenti di altre nazionalità: da 40 mila a 48 mila. Il 2006, per quanto riguarda la capacità del nostro sistema universitario di richiamare iscritti d'oltrefrontiera, è stato un anno di svolta. Il numero dei giovani stranieri che hanno deciso di formarsi in Italia ha superato quello degli italiani che si sono iscritti ad un ateneo d'oltreconfine. Nel 2004 infatti il numero dei nostri ragazzi che emigravano per ragioni di studio superava di 4.251 unità quello degli stranieri che frequentavano le nostre università. In buona sostanza eravamo fuori dal novero dei Paesi sviluppati: nell'Ocse solo l'Italia attirava meno studenti di quanti ne uscivano. Nel 2006 gli arrivi hanno oltrepassato di 8.501 unità le partenze. Numeri molto piccoli se si tiene conto di un flusso mondiale di due milioni e 700.000 studenti universitari che studiano all'estero e che valgono 30 miliardi di euro. O se si guarda a quanto accade in Europa. Ma quei dati segnano un'inversione di tendenza. Nella «guerra globale per i talenti» qualcosa si sta muovendo anche nei nostri atenei? È quanto sembra emergere da un'indagine sulle università italiane nel mercato globale dell'innovazione condotta da «Vision», un «pensatoio » indipendente che produce ricerche sociali e politiche (il rapporto sarà presentato il 20 alla Camera, Palazzo Marini, alla presenza del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini). L'aumento delle iscrizioni di studenti stranieri non è solo una curiosità statistica, un motivo di orgoglio per il nostro mondo accademico che all'improvviso si scopre un po' più competitivo. Quei laureati, una volta tornati a casa, manterranno vivo per molti anni un legame con la cultura, le competenze e le capacità produttive del nostro Paese. Nei primi dieci posti per la presenza di studenti stranieri(in rapporto agli iscritti e non in valore assoluto) troviamo il Politecnico di Torino seguito da Bocconi, Trieste, Politecnico di Milano, Urbino, Bologna, Trento, Genova, Camerino, Brescia, Verona e Firenze. Il saldo tra studenti universitari stranieri in arrivo e in uscita 8.501 giovani immigrati nel 2006 è poca cosa se paragonato a quello degli Stati Uniti (535.492) dove tuttavia tra il 2000 e il 2006 si nota un calo pari al 5 per cento. Ma le distanze restano forti anche se ci confrontiamo con i nostri diretti competitori europei: Regno Unito (305.051), Germania (183.122), Francia (181.730), Belgio (35.469) o Spagna (24.138). «Vision» giunge alla seguente conclusione: «Mentre Francia, Germania e Regno Unito sono abituati ad avere più del 10 per cento dei propri studenti che sono stranieri, la media italiana è del 2 per cento». C'è la difficoltà della lingua. L'Italiano non è un idioma veicolare, anche se nei migliori atenei sta aumentando l'offerta di corsi in lingua inglese. La maggiore difficoltà sembra però essere un'altra, almeno secondo l'indagine condotta da «Vision» nel Politecnico di Torino tra ricercatori e studenti di master per lo più colombiani e cinesi: il 60 per cento ha espresso un giudizio negativo sulla nostra burocrazia e il 32 per cento sulle normative in merito agli immigrati. «Una sorta di selezione al contrario conclude lo studio attraverso la quale riduciamo l'emigrazione togliendo la parte migliore». Giulio Benedetti

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Università, l'Italia importa cervelli (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere.it" del 19-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

La svolta Il rapporto sulla «guerra globale per i talenti». Università, l'Italia importa cervelli Gli studenti dall'estero crescono del 20%: sorpasso su quelli in fuga ROMA Tra il 2004 e il 2006 i corsi delle nostre università, spesso al centro di polemiche e di analisi impietose, hanno attratto un 20 per cento in più di studenti di altre nazionalità: da 40 mila a 48 mila. Il 2006, per quanto riguarda la capacità del nostro sistema universitario di richiamare iscritti d'oltrefrontiera, è stato un anno di svolta. Il numero dei giovani stranieri che hanno deciso di formarsi in Italia ha superato quello degli italiani che si sono iscritti ad un ateneo d'oltreconfine. Nel 2004 infatti il numero dei nostri ragazzi che emigravano per ragioni di studio superava di 4.251 unità quello degli stranieri che frequentavano le nostre università. In buona sostanza eravamo fuori dal novero dei Paesi sviluppati: nell'Ocse solo l'Italia attirava meno studenti di quanti ne uscivano. Nel 2006 gli arrivi hanno oltrepassato di 8.501 unità le partenze. Numeri molto piccoli se si tiene conto di un flusso mondiale di due milioni e 700.000 studenti universitari che studiano all'estero e che valgono 30 miliardi di euro. O se si guarda a quanto accade in Europa. Ma quei dati segnano un'inversione di tendenza. Nella «guerra globale per i talenti» qualcosa si sta muovendo anche nei nostri atenei? È quanto sembra emergere da un'indagine sulle università italiane nel mercato globale dell'innovazione condotta da «Vision», un «pensatoio» indipendente che produce ricerche sociali e politiche (il rapporto sarà presentato il 20 alla Camera, Palazzo Marini, alla presenza del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini). L'aumento delle iscrizioni di studenti stranieri non è solo una curiosità statistica, un motivo di orgoglio per il nostro mondo accademico che all'improvviso si scopre un po' più competitivo. Quei laureati, una volta tornati a casa, manterranno vivo per molti anni un legame con la cultura, le competenze e le capacità produttive del nostro Paese. Nei primi dieci posti per la presenza di studenti stranieri(in rapporto agli iscritti e non in valore assoluto) troviamo il Politecnico di Torino seguito da Bocconi, Trieste, Politecnico di Milano, Urbino, Bologna, Trento, Genova, Camerino, Brescia, Verona e Firenze. Il saldo tra studenti universitari stranieri in arrivo e in uscita 8.501 giovani immigrati nel 2006 è poca cosa se paragonato a quello degli Stati Uniti (535.492) dove tuttavia tra il 2000 e il 2006 si nota un calo pari al 5 per cento. Ma le distanze restano forti anche se ci confrontiamo con i nostri diretti competitori europei: Regno Unito (305.051), Germania (183.122), Francia (181.730), Belgio (35.469) o Spagna (24.138). «Vision» giunge alla seguente conclusione: «Mentre Francia, Germania e Regno Unito sono abituati ad avere più del 10 per cento dei propri studenti che sono stranieri, la media italiana è del 2 per cento». C'è la difficoltà della lingua. L'Italiano non è un idioma veicolare, anche se nei migliori atenei sta aumentando l'offerta di corsi in lingua inglese. La maggiore difficoltà sembra però essere un'altra, almeno secondo l'indagine condotta da «Vision» nel Politecnico di Torino tra ricercatori e studenti di master per lo più colombiani e cinesi: il 60 per cento ha espresso un giudizio negativo sulla nostra burocrazia e il 32 per cento sulle normative in merito agli immigrati. «Una sorta di selezione al contrario conclude lo studio attraverso la quale riduciamo l'emigrazione togliendo la parte migliore». Giulio Benedetti stampa |

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Tanta paura, nessun danno Centralino dei pompieri in tilt (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 20-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Ore 14,39: la terra trema Tanta paura, nessun danno Centralino dei pompieri in tilt [FIRMA]ANDREA ROSSI L'Itis di Pinerolo è una specie di colabrodo. L'hanno costruito pochi anni fa, eppure quando tira vento si scoperchia il soffitto, quando piove l'acqua si infiltra e quando la terra trema sono dolori. La Procura ha aperto un'inchiesta: troppi guai per un edificio così recente. Però è anche un palazzo fortunato: il tetto è stato riparato, le falle tappate e è si lavorato per a un'imbragatura che lo renda invulnerabile ai terremoti. Metterlo in sicurezza contro il sisma è costato oltre un milione di euro. Ecco perché l'Itis è fortunato: è riuscito a intercettare gli unici fondi destinati al Piemonte per la messa in sicurezza degli edifici a rischio sismico. Di milioni, adesso, ne mancano «solo» 52. Di edifici, 158. E questo è l'altro versante di una storia che agita i sonni di 41 sindaci piemontesi. Amministratori come Giovanni Laurenti da Perosa Argentina. La sua forse è una provocazione, forse un grido di dolore; comunque lo ripete da tempo: «Se non mi danno i soldi per sistemare le scuole, io l'anno prossimo non le apro». Non è l'unico, in quel frammento di Piemonte che da sempre convive con il rischio che un terremoto faccia venire giù tutto. In una regione che deve guardarsi le spalle da frane, alluvioni ed esondazioni, la terra che trema non è mai stata un incubo, se non in quell'angolo della provincia di Torino che da Pinerolo sale verso Val Pellice, Val Chisone e Val Germanasca, fino a estendersi alla bassa Valsusa. Quaranta Comuni in fascia due, la seconda in assoluto per pericolosità secondo la classificazione sismica. Il quarantunesimo, l'ultimo, è Bagnolo, che per la burocrazia è in provincia di Cuneo ma, di fatto, è un'appendice della Valpellice. E ora che la terra è tornata a tremare, vecchi timori si risvegliano. Paolo Covato, che guida la giunta di Pinerolo, non fatica ad ammetterlo: «Le nostre scuole, quasi tutte, sono sicure. Ma non posso dire altrettanto per tutti gli altri comuni e per altri edifici pubblici di Pinerolo, a cominciare da quello in cui lavoro ogni giorno». Il comune? Sì, proprio lui. Palazzi, asili, scuole, palestre. In tutto, 159 edifici pubblici, secondo l'ultima tabella redatta dalla Regione nel marzo del 2004. Tutti ammassati in una zona ben precisa, in quei 40 comuni collocati in fascia due. Indici di rischio alti, certe volte: anche 0,5 nella scala che va da zero a uno. Per metterli a norma ci vorrebbero 53 milioni di euro: calcoli del 2004, non sono in pochi a dire che oggi si sfonderebbe in un amen quota 60 milioni. Niente paura, non ci sono soldi. «Non abbiamo finanziamenti per ristrutturare le scuole e metterle in regola», racconta Laurenti. «E non possiamo accedere ai fondi regionali. È una beffa: i soldi stanziati per le ristrutturazioni sono destinati esclusivamente a edifici già a norma». Un paio di settimane fa, prima del disastro de L'Aquila, i sindaci dei quarantun Comuni si sono riuniti. Poi hanno incontrato l'assessore regionale alla Protezione civile Ricca e quello all'Istruzione Pentenero. Nei prossimi Consigli comunali approveranno tutti una mozione per chiedere alla Regione di stanziare i soldi necessari ai lavori di adeguamento. Peccato che il problema non risieda a Torino. Il Piemonte è una delle regioni più avanzate per il sistema di Protezione civile e la severità delle leggi; gli stabili sono monitorati, tanto è vero che l'elenco degli edifici pubblici «fuorilegge» e la lista degli interventi che sarebbero necessari sono da tempo sul tavolo degli amministratori. Manca un tassello: i soldi. Ma spetterebbe al governo. Invece, tutti i governi che si sono alternati hanno sempre stanziato briciole. L'ultimo trasferimento risale a dicembre: 256 mila euro. «E' un cofinanziamento al 50 per cento: la Regione ne metterà altrettanti, ma con 500 mila euro si fa poco o niente», dice l'assessore alla Protezione civile Sergio Ricca. «La verità è che i fondi stanziati, rispetto alle necessità, sono irrisori». C'è di più, l'ultima beffa: i pochi soldi a disposizione vengono spesi per aggiornare la mappa degli edifici a rischio. L'ultimo studio è nelle mani del Politecnico di Torino e sarà pronto tra qualche settimana. E' dieci anni che va avanti così: si spende per aggiornare una lista di cantieri che non partono mai.

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roma capitale diventa legge il 30 aprile (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 20-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina V - Roma Campidoglio Roma Capitale diventa legge il 30 aprile «Il 30 aprile si concluderà l´iter parlamentare della legge su Roma Capitale e, per quella data, avremo finalmente i poteri speciali di Roma Capitale», annuncia il sindaco Alemanno. «Poteri che devono essere al servizio di un modello di sviluppo che vede la nostra città proiettata a livello internazionale», ha aggiunto, «ma facendo in modo che questa semplificazione ci permetta di avere tempi certi e vincere il mostro della burocrazia». Peccato che non sia del tutto vero. Infatti, se la terza lettura prevista al Senato per fine mese trasformerà in legge il federalismo fiscale, per avere i promessi "poteri speciali" Roma dovrà aspettare l´emanazione degli appositi decreti legislativi che, secondo il 4° comma dell´art.22, il governo dovrà emanare entro sei mesi dall´entrata in vigore della legge.

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Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute. (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 20-04-2009)

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La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al 2002 ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 10 ) » (5 votes, average: 3.8 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 45 ) » (12 votes, average: 3.42 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Aggiornamento del 18 aprile: il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha annunciato che la visita del Papa ai terremotati dell'Abruzzo si svolgerà nella mattinata di martedì 28 aprile. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) » (10 votes, average: 3.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (11 votes, average: 4.36 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 78 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 57 ) » (11 votes, average: 4.91 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie Commenti ( 125 ) » (19 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (19 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (343) Ultime discussioni Cherubino: il commento di Luisa stravolge completamente il senso dei disegni di Vauro. Quello in particolare della... Cherubino: da zenit.org Il Papa loda la Conferenza di Ginevra contro il razzismo La Santa Sede parteciperà con una... robdealb91: Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur.la Chiesa italiana ha risposto con 5 milioni di euro e... fedenrico: Cara Luisa, le persone di cui parli si permettono di schernire la nostra fede solo perché certi che il... bruno volpe: cari amici segnalo su www.pontifex.roma.it intervista sul Papa al prof Introvigne e altra al Vescovo di... 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Grazie. Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Il Papa dai terremotati Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Alta tensione tra Obama e la Chiesa. 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Corso Buenos Aires Niente spogliatoi E i vigili non arrivano (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 20-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 20/04/2009 - pag: 3 Zona 3, caos viabilità Corso Buenos Aires Niente spogliatoi E i vigili non arrivano Milleottocento incidenti in un anno. Siamo in Zona 3, quella che si sviluppa intorno a Città Studi e a corso Buenos Aires, il cuore commerciale della città. Pochi vigili, al commissariato di zona di via Ponzio. «In organico ci sono 165 uomini dice il consigliere della Lista Ferrante, Carlo Montalbetti , quando in quella zona ce ne vorrebbero almeno duecento». In Consiglio comunale è pronta anche un'interrogazione sulla vicenda. Anche perché spiega sempre Montalbetti pare che alla base del mancato incremento di agenti ci sia un problema di spazi e di strutture. In particolare, non ci sarebbero gli spogliatoi per ospitare il nuovo personale. Eppure, la soluzione sarebbe a pochi metri, sostiene Montalbetti. La soluzione si chiama piscina Ponzio, proprio lì a fianco. «Chiuderà per qualche tempo per lavori di ristrutturazione, ma i responsabili di MilanoSport hanno dichiarato la loro disponibilità a riservare ai nuovi vigili alcuni spazi». Il presidente del Comitato Venezia-Buenos Aires, Paolo Uguccioni è furibondo. «Da un paio d'anni chiediamo più vigili e non ce li danno, per motivi di ordinaria burocrazia. A parole sono tutti d'accordo, ma poi gli uomini non arrivano mai. La questione dello spogliatoio ci è stata segnalata dal Consiglio di zona. I costi di quelli della Ponzio sarebbero irrisori, eppure non se ne fa nulla». Segue elenco dettagliato di tutti i mali del quartiere: c'è l'abusivismo commerciale di Buenos Aires, ma ci sono soprattutto le decine d'incidenti stradali che sullo stradone ogni settimana si susseguono. Auto contro moto. Inversioni a «U» e svolte a sinistra proibite. Cento feriti e un migliaio di scontri solo l'anno scorso. Uguccioni allarga le braccia: «Ditemi voi, se di fronte a questi numeri qui non ci sarebbe bisogno di più controlli». A. Se.

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Incentivi per la sicurezza, in lista 1,4 milioni di edifici (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 20-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-20 - pag: 4 autore: Incentivi per la sicurezza, in lista 1,4 milioni di edifici Premi di cubatura e sconti fiscali le soluzioni possibili Cristiano Dell'Oste Saverio Fossati C'è un pezzo d'Italia che sta in piedi per miracolo. E un altro pezzo che avrebbe bisogno di una buona cura ricostituente, possibilmente con incentivi pubblici. Nelle zone 1 e 2, quelle a più alta pericolosità sismica, ci sono almeno 124mila edifici in muratura in pessimo stato di conservazione, 377mila palazzi in cemento armato costruiti negli anni ruggenti del boom edilizio – quando controlli, progettazione e materiali spesso lasciavano a desiderare – e altre 927mila case in muratura che avrebbero bisogno di una ristrutturazione. Sono questi immobili – oltre 1,4 milioni in tutta Italia – i primi candidati a beneficiare degli incentivi per la messa in sicurezza sotto il profilo sismico. Incentivi che non sono ancora stati definiti, ma che il Governo potrebbe inserire nel decreto legge sul piano casa e che le Regioni chiedono con forza. Il terremoto in Abruzzo, in effetti, ha cambiato la prospettiva con cui molti guardano alle nuove regole in materia di edilizia. Venti giorni fa, per dirla con il Wwf, il tema forte era la «voglia di veranda»: aumenti di cubatura del 20% per le villette e meno burocrazia per tutti. I crolli dell'Aquila,invece,hanno puntato i riflettori sul mancato rispetto delle norme antisismiche. Ma non solo.L'esperienza degli ultimi giorni ha ricordato a tutti che in molti casi sono stati ignorati anche i più elementari criteri di buona qualità costruttiva. E in altri casi ancora, forse più numerosi, è la manutenzione che non è stata curata a dovere. Così, se la cattiva qualità di una parte del patrimonio edificato è una costante in tutte le regioni, nelle zone ad alta pericolosità sismica rappresenta una minaccia. Che il Sole 24 Ore ha fotografato su base provinciale, "pesando" i dati dell'Istat e della Protezione civile. E non sorprende che le aree a più alta densità di edifici da riqualificare siano quelle del Sud –con le province di Palermo, Napoli e Catania a guidare la classifica – dove maggiore è la pericolosità sismica e dove più elevato è il numero di immobili in cattivo stato di conservazione. «Per una selezione preliminare si può partire da presupposti basati sull'esperienza: sappiamo che le costruzioni di un certo tipo o quelle realizzate in determinate epoche sono più fragili. Basti pensare agli anni del boom edilizio, in cui c'era una totale deregulatione chiunque si improvvisava costruttore. Ma la vulnerabilità va sempre verificata sul posto, perché ogni immobile è un caso a sé», spiega Alessandro De Stefano, docente di ingegneria sismica del Politecnico di Torino. E proprio qui sta la difficoltà. Come convincere i proprietari a effettuare i controlli? E come rendere più sostenibile l'onere delle spese? Alcune semplici domande (si veda l'articolo in basso) possono aiutare a decidere se contattare un tecnico per una verifica approfondita. Poi toccherà agli incentivi, che potrebbero essere di due tipi. Primo (e più probabile): la possibilità di demolire e ricostruire l'immobile con un premio di volume nell'ordine del 30-35%, come previsto per il risparmio energetico dall'intesa Stato-Regioni sul piano casa. Secondo (e meno probabile, perché molto oneroso per il Fisco): la possibilità di detrarre il 55% delle spese sostenute per la messa in sicurezza degli immobili. «Le elargizioni di cubatura potrebbero rivelarsi più efficaci dello sconto fiscale», commenta Franco Braga,presidente dell'Associazione nazionale di ingegneria sismica. «Fatto 1 il costo totale di un edificio, 0,25 è il costo della struttura e 0,75 quello degli elementi non strutturali e degli impianti. Ma quando si interviene sulla struttura difficilmente si può evitare di metter mano agli altri elementi. Ecco perché in molti casi potrebbe essere conveniente la demolizione e ricostruzione con maggior cubatura, fermo restando che la riduzione del rischio sismico si può sempre fare a livelli diversi e con costi diversi». cristiano.delloste@ilsole24ore.com saverio.fossati@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA DA MONITORARE Nelle province italiane a pericolosità sismica media ed elevata è da sottoporre a verifica una costruzione su quattro

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Il diario pubblico sui social network (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 20-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: IMMIGRAZIONE data: 2009-04-20 - pag: 19 autore: Il «diario pubblico» sui social network I TEMI IN DISCUSSIONE Seconde generazioni è il titolo di uno dei temi più commentati nell'area "discussioni" della pagina Facebook di G2. Quale termine utilizzare per definirsi? Per i figli degli immigrati che vivono in Italia non è una questione secondaria. Anzi è centrale per poter valorizzare la propria identità. L'Italia che vorremmo: cittadinanza Sul Forum di discussione del sito di G2 un tema molto sentito è quello del possibile futuro dei ragazzi in Italia, basato sulla possibilità di ottenere la cittadinanza. Esperienze personali, frustrazioni, tentativi di ottenere i documenti che si scontrano con una legge anacronistica e una burocrazia elefantiaca. Scuola Un altro tema del forum di discussione di G2 è la scuola, ambiente di vita per tanti figli di immigrati. Rovente il dibattito dei giovani di origine straniera sulla proposta delle "classe ponte" di soli alunni figli i immigrati; o sull'asilo negato ai figli di irregolari;o sull'assassinio di Abba, ucciso a Milano per aver rubato biscotti. Credente e praticante? è il tema più discusso nella bacheca della pagina Facebook dei Giovani musulmani d'Italia. Ha senso professarsi musulmani ma non praticare, come fanno molti coetanei cristiani? Secondo i messaggi lasciati dalla maggioranza dei partecipanti al dibattito, no.

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Al via il censimento fiscale (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 20-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: VOLONTARIATO data: 2009-04-20 - pag: 29 autore: Controlli. Dopo la circolare dell'agenzia delle Entrate sul nuovo adempimento di invio telematico Al via il «censimento» fiscale Critiche dalle associazioni: aumenta la burocrazia, non l'efficacia Elio Silva Il Fisco ha dato ufficialmente il via alla campagna di censimento della galassia associativa e di caccia alle false Onlus, come previsto dall'articolo 30 del decreto " anticrisi" 185/08, convertito dalla legge 2/09. Ma il nuovo adempimento, cui sono interessati tutti gli enti di natura privata, sta già suscitando aspre critiche sia nel mondo del volontariato, sia tra le organizzazioni sportive dilettantistiche, perché in sostanza si traduce in un ulteriore onere burocratico, destinato a incidere pesantemente soprattutto sulle piccole Onlus, senza disboscare, anzi aggravando la giungla dei registri e delle comunicazioni ai diversi organi dello Stato. La linea d'intervento dell'Amministrazione finanziaria è chiara: in questa prima fase sarà realizzato un " censimento" di tutte le informazioni utili ai fini fiscali; successivamente l'agenzia delle Entrate passerà al setaccio le associazioni, comprese le sportive dilettantistiche, beneficiarie a diverso titolo di agevolazioni tributarie. Lo scopo è duplice: da un lato tutelare le Onlus "autentiche", che continueranno a essere incentivate in funzione degli scopi di utilità sociale;dall'altro scoprire e contrastare gli abusi che, nel tempo, hanno assunto casistiche e dimensioni preoccupanti. La Direzione centrale per la normativa dell'Agenzia, con la circolare 12 del 9 aprile scorso, ha segnato il perimetro dei soggetti nel mirino (si veda l'articolo sotto) e ha precisato che l'invio dei dati e delle notizie rilevanti ai fini fiscali costituirà la base per i futuri accertamenti, oltre a essere condizione indispensabile per continuare ad applicare le agevolazioni. Critiche le prime reazioni del volontariato. Per Marco Granelli, presidente di Csv.net, il coordinamento nazionale dei Centri di servizio, «la circolare riprende sostanzialmente quanto previsto nella legge. Si ripropongono, così, due tipi di problemi. Il primo è la mancanza di relazione tra le diverse amministrazioni pubbliche: è quanto meno strano che lo Stato, per svolgere una propria competenza di controllo fiscale, anziché comunicare con le amministrazioni regionali, tenute per legge all'iscrizione e al mantenimento dei registri delle organizzazioni non profit, preferisca chiedere adempimenti suppletivi agli enti. La duplicazione degli obblighi comporta un aggravio burocratico e non facilita automaticamente l'individuazione di chi non rispetta le regole». «La seconda questione – aggiunge Granelli – è di natura più ampia. è certamente giusto colpire i comportamenti illeciti, ma bisognerebbe anche favorire la coesione sociale, le occasioni di relazione e le politiche di comunità, invece di frapporre continuamente nuovi ostacoli sulla strada dell'associazionismo ». Note di preoccupazione giungono anche dalle organizzazioni sportive dilettantistiche. Per Antonello Bernaschi, responsabile dell'ufficio studi e legislazione del Coni, «la circolare delude fortemente le aspettative dell'associazionismo sportivo, perché l'articolo 30 aveva stabilito che l'onere dell'invio dei dati non avrebbe riguardato gli enti iscritti nel registro Coni, se privi di attività commerciale. Ora, però, quell'esenzione si rivela effimera, perché basta avere una sia pur minima attività, ad esempio un'esigua sponsorizzazione, o lo stacco di biglietti, o l'esposizione di un cartello pubblicitario, per rientrare tra i soggetti obbligati all'adempimento ». «In pratica –spiega Bernaschi – si crea un doppio regime, perché il registro Coni sopravvive, e noi continueremo a controllare l'effettivo svolgimento della pratica sportiva, trasmettendo ogni anno l'elenco all'agenzia delle Entrate e facendo le nostre verifiche sia sugli atti costitutivi, sia sul territorio. Al tempo stesso, però, le circa centomila associazioni dovranno inviare il prospetto dei dati rilevanti ai fini fiscali, in modalità telematica, alle stessa agenzia delle Entrate ». «Ovviamente non ci tiriamo indietro rispetto a un obbligo di legge – conclude – ma, anche sotto il profilo dell'efficacia, la soluzione adottata non pare proprio ideale: sarebbe stato meglio avere una platea ristretta e controlli più mirati». elio.silva@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA volontariato@ilsole24ore.com L'indirizzo per le vostre segnalazioni. Gli appuntamenti per l'agenda devono pervenire entro il martedì precedente la data di pubblicazione

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Odissea burocratica per dare uno psicologo ai nomadi (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

COMUNE.UN BANDO PER ASSUMERE UN «CO.CO.CO» Odissea burocratica per dare uno psicologo ai nomadi Verrua: «Avevamo un ragazzo bravo ma non possiamo confermarlo» [FIRMA]FRANCO CAVAGNINO ASTI L'Amministrazione comunale ha avviato la ricerca di uno psicologo per un progetto sociale ha favore della popolazione Rom che abita le aree di sosta cittadine riservate ai nomadi. Per questo svolgere questo compito il Comune aveva già a disposizione un giovane, ma la legge non consente di confermarlo per un periodo superiore ad un anno. Per cui l'ente è stato costretto a rifare una selezione. «Sono i lacci della burocrazia: il periodo di un anno - spiega l'assessore ai Servizi sociali Pierfranco Verrua - è quello minimo per acquisire le competenze necessarie ed entrare in sintonia con i nomadi. Questo è un lavoro delicato in un settore " di frontiera", e quando trovi una persona capace come quella che avevamo in forza noi, dopo un anno sei costretto a ripartire dall'inizio per trovarne un'altra». Il rapporto di lavoro è regolato da un contratto «Co.co.co», ha durata dal giugno prossimo sino ad aprile del 2010 e la retribuzione è di 1.580 euro lordi al mese. E' richiesta, tra gli altri requisiti, la laurea in psicologia, iscrizione all'Abo professionale e «comprovata esprienza nell'ambito dell'integrazione sociale della popolazione nomade (in particolare per ciò che concerne inserimenti lavorativi e accompagnamento scolastico), buona conoscenza della realtà dei campi nomadi e della cultura rom e sinta e «ottime capacità di mediazione con la popolazione nomade». Lo psicologo lavoreraà all'uficio immigrati e nomadi del Comune. «Tra i suoi compiti - prosegue l'assessore - vi è anche il monitoraggio dei minori che vivono nei campi, per conoscere quanti di loro frequentano regolarmente le scuole ed anche un lavoro di "pressione" sulle famiglie affinchè rispettino gli obblighi scolastici dei figli. L'impegno a fare rispettare le regole del campo, la cura dei progetti di inserimento lavorativo». A questo proposito Verrua giudica piuttosto positivamente il bilancio delle borse lavoro sostenute dalla Regione «che hanno consentito inserimenti anche di uscita dal campo.

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(sezione: Burocrazia)

( da "Corriere.it" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

«A Napoli non c'erano neanche le risme di carta». «Addio Cnr, ora sono in Microsoft» «A Bari ero un fastidio, qui una risorsa» Le testimonianze di chi è partito. «La ricerca in Italia? Non puoi vivere con 800 euro al mese» CAMBRIDGE ( Inghilterra) Un approccio scientifico completamente diverso, senza concorsi, senza cavilli. La mission per tutti è la stessa e l'interesse personale viene messo in secondo piano. E' questo uno dei segreti del sistema universitario di Sua Maestà, - un colosso di 3mila istituti e oltre 50mila corsi e del Rae, il «Research Assessment Exercise», un gruppo paragovernativo composto dai migliori studiosi del Regno Unito che ha il compito di stabilire le eccellenze fra le università . Il Rae, gestisce un tesoro di 1,5 miliardi di sterline che vengono spalmati nell'arco di cinque anni grazie ad una valutazione dei risultati delle ricerche effettuate dagli atenei. «E' qui che si gioca la partita del sostegno alla ricerca, quella per l'assegnazione dei fondi governativi dice Pietro Cicuta, 34 anni docente di Fisica al Cavendish Laboratory -. E' semplice: ogni università invia al Rae un dossier che illustra le migliori ricerche condotte nelle 67 discipline, così che a ogni dipartimento viene assegnato un voto al progetto e al valore scientifico delle pubblicazioni. In seguito, i fondi vengono assegnati sulla base dei risultati conseguiti. In Italia, siamo molto lontani da questo metodo». «LA DIFFERENZA E' LA RESPONSABILITA'» - E' della stessa opinione anche Andrea Ferrari, uno dei più importanti ricercatori italiani che operano da queste parti, noto per le sue ricerche sui nano tubi di carbonio e i nuovi dispositivi elettronici al Nanomaterials and Spectroscopy group . « Sono d'accordo sulla meritocrazia, anche se la vera differenza tra l'Inghilterra e l'Italia è il concetto di responsabilità. In Inghilterra chi prende le decisioni, anche di nominare degli incapaci, ne deve rispondere. E assumere un incapace significa attirare meno finanziamenti e pubblicare ancor di meno sulle riviste scientifiche, insomma è l'anticamera della chiusura dei dipartimenti. Come non ricordare la cessazione di Chimica a Exeter, Fisica a Reading e Norwhich? Per non parlare poi dei gruppi o linee di ricerca che vengono interrotte. In Italia non è fattibile». «IN ITALIA MANCANO LE OCCASIONI» Mirco Musolesi ha una storia analoga a quella di Pietro Cicuta, arrivato a Cambridge per caso, dopo aver consultato il sito web del dipartimento: è un ingegnere elettronico di 33 anni, borsista post doc al Computer Laboratory della prestigiosissima William Gate Building ed è partito da Bologna per dare prima la tesi a Londra e poi approdare nel capoluogo del Cambridshire. «Sono uno dei cinque italiani al Computer Laboratory, in totale siamo 250 provenienti da tutto il mondo - spiega Musolesi -. E' stimolante vivere e crescere in un contesto come questo altamente competitivo, ma leale. Purtroppo in Italia la qualità dell'insegnamento è ottima, ma non ci sono le soluzioni per restare. E anche se io volessi, mancano le occasioni. E' impensabile fare ricerca per 800 euro, è disincentivante. Qui mi trovo bene perché c'è un alto concetto di meritocrazia: se un dipartimento non raggiunge i risultati che si era prefisso all'inizio chiude i battenti». «DAL CNR ALLA MICROSOFT » - Al centro di ricerca della Microsoft, uno dei sei poli del mondo voluti da Bill Gates, incontriamo invece Luca Cardelli, che del polo britannico è il condirettore. «Sono partito dal'Italia perché il processo di domanda per un posto di ricercatore a Pisa mi aveva scioccato. Avevo una borsa del Cnr, anche se mi pagavano con almeno un anno di ritardo. Alla fine, scrissi al Cnr e il presidente mi rispose personalmente una lettera di scuse». Ora Cardelli è riuscito nell'impresa titanica di creare il primo laboratorio Microsoft italiano a Trento. «A Cambridge siamo solo 3 italiani, più i vari studenti e accademici che vanno e vengono. Il progetto di creare un laboratorio a Trento è stato facilitato dall' autonomia regionale trentina che da anni mette la ricerca scientifica in primo piano. Così in poco tempo abbiamo bypassato la burocrazia centralizzata». «NON C'ERANO LE RISME DI CARTA» Nell'immensa area dei laboratori scientifici nel West Cambridge, intervallati da college e piste ciclabili, abbiamo appuntamento con Giuliana Fusco, 28 anni proveniente dalla facoltà di Chimica a Napoli che vorrebbe dedicarsi alla ricerca in Italia. L'ha spinta a Cambridge la sua forza di volontà, dopo che per un intoppo burocratico sull'asse Napoli Cambridge è saltato un progetto di interscambio tra studenti partenopei e inglesi. «Aspettavo un assegno di 1200 euro per sostenere le spese iniziali, ma purtroppo ho perso il treno dell'Erasmus e mi sto autofinanziando con l'aiuto dei miei genitori. Mio padre è un pensionato e mia madre è una casalinga, ma credono in me». Giuliana, ci accompagna nei laboratori dove sta perfezionando i suoi esperimenti. «Nel mio dipartimento non potevamo usare gli strumenti perché erano pochi. Effettuare un prova pratica era impossibile: c'era il dottorando o il professore che simulava l' esperimento, senza farla fare agli studenti. Noi prendevano solo gli appunti. Non posso dimenticarmi che fino a qualche mese fa, stampavamo gli spettri degli esperimenti sulla carta riciclata. Mancavano perfino le risme di carta bianca». «ERO UN FASTIDIO E NON UNA RISORSA» - Anche Agnese Abrusci non ha dubbi. Ha 29 anni ed è originaria di Bari. Ha una tempra sudata sul campo e una borsa di studio con un progetto di tesi sullo sfruttamento delle celle solari, dalle quali si ricava l'energia convertibile in elettricità. «In Italia la tua fortuna dipende dai professori che ti spingono a valutare altre opportunità come quelle di andare all'estero, ma sono pochi e fuori dal coro. I gruppi di ricerca con i quali lavoravo a Bari erano vecchi e senza stimoli. Qui ho trovato i capi dei gruppi di ricerca che hanno in media 35 anni. A Cambridge mi sento finalmente una risorsa, a Bari ero solo un fastidio. A che prezzo dovrei ritornare?». Ambra Craighero stampa |

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L'India che verrà Parola di Nilekani U n o (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-21 - pag: 28 autore: LIBRI & STUDI L'India che verrà Parola di Nilekani U n o sguardo visionario sul futuro del Subcontinente indiano che parte da uno dei suoi uomini più illustri. Nandan Nilekani è il fon-datore di Infosys Technologies, la multinazionale informatica simbolo dello sviluppo indiano prima, e del suo successo nel mondo poi. La sua immagine dell'India passa attraverso un inevitabile pacchetto di trasformazioni, che spazia dalle infrastrutture all'alfabetizzazione, dalla riforma del lavoro a quella della burocrazia, dalla creazione di città a misura d'uomo allafine delle caste. Un Paese nuovo, dove la corsa dell'economia possa finalmente andare di pari passo con la modernità del vivere e la fine della povertà. Motori alternativi oltre la Muraglia C h e in Cina il parco auto sia in continua crescita è cosa nota. Così come è risaputo che l'inquinamento ambientale è un tema all'ordine del giorno anche a Pechino, dove l'interesse per le energie alternative è in aumento. Meno discusso è invece il fatto che tutto questo avrà conseguenze sulla produzione dei motori per le auto in circolazione,che in futuro potranno dover funzionare con carburanti diversi dalla benzina e dal gasolio. At Kearney ha preparato uno scenario su come apparirà l'offerta e la disponibilità di motori a energie alternative in Cina nel 2020. Con una serie di indicazioni utili agli attori occidentali che operano in questo mercato. Imagining India: the Idea of a Renewed Nation Nandan Nilekani Penguin Press Pag. 511 27,05 euro Great Leap Forward or Déjà Vu? The alternative energy car landscape for China in 2020 A.T. Kearney www.atkearney.com/images/ global/pdf/Great_Leap_Forward.pdf l'articolo prosegue in altra pagina

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Conti pubblici/2. (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-04-21 - pag: 6 autore: Conti pubblici/2. Canzio: i costi della tassazione non si traducono in servizi di qualità Burocrazia, più stipendi meno penne Luigi Lazzi Gazzini ROMA. L'aumento della spesa pubblica,ininterrotto dagli anni ' 60 e invano contrastato con misure di breve periodo, nonè un problema soltanto italiano. è fenomeno legato al ruolo crescente dello Stato nell'economia, allo sviluppo della protezione sociale e, verrebbe da aggiungere, alle ricorrenti crisi economico-finanziarie, con necessità di misure di compensazione e sostegno, per tacere delle calamità naturali. Se il controllo della spesa è obiettivo costante dei Governi, occorre oggi guardare anche alla qualità, alla misurazione dei risultati dei pagamenti pubblici. Per farne discendere scelte efficaci e razionali di politica di bilancio. è il tema di due giorni di lavori, organizzati dal Servizio studi della Ragioneria generale dello Stato, che Mario Canzio ha inaugurato ieri. Ieri, la Ragioneria ha anche diffuso il budget 2009, che confronta gli stanziamenti di quest'anno con quelli del 2008. Aumentano di 3 miliardi le retribuzioni pubbliche, scuola a Difesa in testa, crollano le spese per beni e servizi, dalla carta e cancelleria ai giornali. Conseguenza della manovra della scorsa estate. Sono, anche queste, le «misure restrittive importanti» in atto da quando, negli anni '90, il risanamento dei conti è una priorità. «L'incidenza della spesa sulla pressione fiscale – ha detto Canzio – ha fatto crescere tra i decisori politici la consapevolezza che i costi della tassazione non si traducono in servizi di qualità adeguata». Dall'entità delle risorse prelevate si passa al loro utilizzo: tagli di spesa "lineari" servono nell'immediato, ma nel tempo occorre differenziare le scelte in base all'uso delle risorse: se siano state spese bene o male. Dunque, gli indicatori di risultato: da strumenti di informazione di Parlamento e opinione pubblica possono assumere un ruolo attivo: condizionare l'allocazione delle risorse. Facile a dirsi, molto menoa farsi. La conferenza iniziata ieri vuole raccogliere esperienze internazionali, giacché – per Biagio Mazzotta, dirigente del Servizio studi- la stessa natura delle Amministrazioni pubbliche rende difficile misurare il risultato della loro attività. Il quadro è reso più complesso dalla riforma federale dello Stato. Molto è stato fatto e ancor più è in programma con le armonizzazioni contabili tra i vari enti pubblici. La stessa riforma contabile per missioni e programmi si muove in quella direzione: l'attenzione si è spostata da chi spende a per cosa si spende. Mazzotta, però, invoca «un cambiamento radicale nei comportamenti delle Amministrazioni ». Valorizzazione del risultato, rendicontazione verso la collettività, verifica degli obiettivi: questo il percorso. Ma, per «indirizzare le misurazioni di performance alla riallocazione delle risorse serve che le Amministrazioni individuino i programmi più importanti e si dotino di strumenti di analisi e valutazione di efficienza ed efficacia della spesa». «Nei documenti delle Amministrazioni manca – dice Mazzotta – un riscontro tra risorse stanziate e obiettivi proposti e, dall'altro lato,uso effettivo delle risorse e obiettivi raggiunti». Affinché le misurazioni di performance divengano strumenti di programmazione servono poi incentivi alla buona prestazione. La strada è ancora lunga. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Piano casa Un garage trasformabile in abitazione (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Piano casa Un garage trasformabile in abitazione BIANCA DI GIOVANNI Un sisma più pericoloso di quello abruzzese si sta preparando tra le righe del piano casa. Soprintendenti depotenziati, norme ambientali allentate, certificazioni antisismiche richieste nella compravendita degli edifici oggi in costruzione, ma solo sulla carta, senza un vero incentivo al controllo. È quanto si evince dall'ultima «bozza» del decreto che l'Unità è riuscita a consultare. Otto articoliche demoliscono le tutele del territorio, che in apparenza si vogliono rafforzare. Ogni disposizione, infatti, lascia aperto un pericoloso spazio di ambiguità. La parte ad alto rischio è in appena due righe del primo articolo, sulla attività edilizia libera, cioè priva di autorizzazioni. La «bomba» è inserita alla lettera g, che apre la porta ai «mutamenti di destinazione d'uso attuati senza esecuzione di opere edilizie». Tradotto: un palazzo di uffici può trasformarsi in appartamenti (è il caso più frequente negli abusi di Roma). A poco serve l'aggiunta salva-apparenze «in conformità agli strumenti urbanistici comunali». Se gli strumenti impediscono la nuova destinazione, non si comprende la nuova norma. confronto con gli enti locali La norma farà sicuramente infuriare Regioni ed enti locali, che hanno chiesto e ottenuto di essere consultati prima del varo del decreto. Nell'intesa quadro siglata un paio di settimane fa (quella, per intenderci, che ammette il premio del 20% di cubature per le villette uni e bi-familiari ma all'interno di normative regionali) si dice chiaramente che il decreto di semplificazione (immediatamente efficace) dovrà riguardare soltanto materie esclusivamente statali. La destinazione d'uso appare una vera invasione di campo. E non sarà l'unico ostacolo da superare per arrivare al traguardo. Il governo ha annunciato di voler varare il provvedimento assieme al decreto Abruzzo. Finora non è stata ufficializzata la Conferenza Stato-Regioni . Ma oggi è fissato un incontro tecnico che si preannuncia di fuoco. Sul tavolo le norme che riguardano il ruolo dei soprintendenti. Già nella vecchia bozza le soprintendenze venivano ampiamente depotenziate. Nell'ultima versione si prevede (Art. 4) che nella tutela del paesaggio «il soprintendente si esprime in via definitiva in sede di conferenza dei servizi, ove convocata, in ordine a tutti i provvedimenti di sua competenza. Già questo basterebbe. Ma c'è l'intenzione di aggiungere un emendamento che in sostanza prevede che qualora sorgano dei controversie le Soprintendenze non ha più alcun ruolo: il giudizio finale lo dà un organismo politico, e cioè il Consiglio dei ministri. Beffa terremoto Le norme antisismiche (art. 2) poi, sono una vera beffa. Si prevede che le compravendite degli immobili nuovi dovranno riportare il certificato di collaudo statico, pena la nullità degli atti. basta davvero questo per garantire la sicurezza? Un certificato fatto magari sul già costruito, in cui si esaminano i pilastri a campione? Nessun accenno all'obbligo di controlli durante la costruzione, all'esame dei progetti e dei materiali usati prima che l'edificio sia completato. Incredibile il primo comma, che esclude da incentivi e benefici gli edifici che non rispettano la normativa sismica. Ma se un edificio è fuori regola, cioè abusivo, dovrebbe essere demolito: altro che incentivi. Lo stesso articolo elimina l'ultima proroga concessa con il milleproroghe dell'anno scorso all'attuazione della legge antisismica: il termine ultimo per gli adeguamenti è il 30 giugno prossimo. Ma senza un piano di interventi, e soprattutto senza risorse, si può davvero credere che gli immobili verranno controllati e adeguati. ultima chicca: viene abrogata anche una proroga concessa con il decreto invcentivi, che consentiva l'uso di acciaio meno «pregiato». Altro che controllo territorio: l'ultima versione del piano casa prevede cambi di destinazioni d'uso automatici, sovrintendenti depotenziati, vincoli ambientali allentati. E sui controlli sismici solo tanta burocrazia.

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CON GLI OCCHI A PECHINO (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: Prima Pagina data: 21/04/2009 - pag: 1 NOI E LA CINA CON GLI OCCHI A PECHINO di PIERO OSTELLINO N egli anni Sessanta del secolo scorso, poco più di quaranta anni fa, la Cina di Mao e Lin-Piao che si proponeva come centro propulsore della rivoluzione comunista mondiale era ancora un problema politico e militare per le democrazie liberali, un antagonista ideologico per il capitalismo, un esempio per il Terzo Mondo. Oggi è un partner internazionale affidabile per il mondo libero, la prima potenza esportatrice con un avanzo commerciale di oltre 300 miliardi di dollari l'anno, un concorrente per i Paesi industrializzati, un'opportunità per quelli emergenti. A produrre il miracolo sono state per dirla con la Banca Mondiale «la libertà e capacità dei singoli nonché delle aziende di intraprendere transazioni economiche volontarie con gli abitanti di altri Paesi». In una parola: il mercato. La Cina è diventata quella che è perché ha messo la sua storica burocrazia al servizio di uno sviluppo capitalistico accelerato. Nel Settecento, il suo Pil era pari al 22,3 per cento di quello mondiale; oggi, la Cina è la quarta economia del mondo e un terzo della sua popolazione, di un miliardo e 300 milioni, è uscita dalla povertà. Nell' Ottocento, le sue città erano state divise in «concessioni », controllate dalle grandi potenze colonizzatrici; oggi, neppure Hong Kong è più una colonia britannica. Per quasi tutto il Novecento, le popolazioni urbane cinesi erano vissute in piccole abitazioni uni-familiari, col gabinetto in comune, di quartiere; oggi, vivono in appartamenti dotati di servizi igienici e in edifici che in qualche caso somigliano ai grattacieli di Chicago. La globalizzazione non solo è la manifestazione più larga della forza dell'economia ma risponde anche a un'esigenza di libertà dell'animo umano. Ora, però, essa pone i soggetti economici dei Paesi ricchi di fronte a nuove sfide e a nuovi pericoli. Il lavoratore, sindacalmente protetto, entra in concorrenza con l'idraulico polacco, che pratica prezzi più bassi; il finanziere deve confrontarsi con l'investitore privato lontano, che gode di condizioni di finanziamento più favorevoli fissate da una Banca centrale magari non indipendente dal potere politico; il produttore ha il problema di come conquistare un consumatore i cui gusti sono profondamente diversi dai suoi; l'imprenditore gareggia con un suo omologo (cinese, indiano, brasiliano) per il quale il costo del lavoro è decisamente inferiore. Ma con questa Cina non siamo obbligati solo a fare i conti, dobbiamo anche tifare perché la crisi non comprometta il processo di modernizzazione avviato negli anni scorsi. Così annotiamo con soddisfazione che il governo di Pechino ha varato il più ampio pacchetto di rilancio dell'economia, pari al 12% del suo Pil. Siamo portati a sottolineare come al recente G20 di Londra abbia giocato un ruolo decisivo per il successo del summit. E, infine, registriamo con un sospiro di sollievo la dichiarazione del premier Wen Jiabao che ci fa sapere come «le cose stiano andando meglio del previsto» e come l'obiettivo di riprendere a crescere almeno all'8% del Pil l'anno sia a portata di mano. La Cina è vicinissima. postellino@corriere.it

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Ronchi: l'Europa ha fallito È solo un gigante di argilla (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 21/04/2009 - pag: 9 L'accusa Ronchi: l'Europa ha fallito È solo un gigante di argilla MADRID Le immagini della nave turca abbandonata a se stessa e di una passeggera incinta senza più vita sono, per il ministro delle Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, «la foto del fallimento dell'Europa». Le dure parole del ministro verso i partner dell'Unione e contro l'immobilità del vecchio continente («gigante di argilla tenuto insieme dalla burocrazia»), paralizzato dai suoi egoismi nazionali, dagli scaricabarile e dalla disomogeneità culturale si sono sommate ai giudizi, altrettanto critici, espressi dall'ex premier spagnolo, José Aznar, sulla politica economica europea, durante un incontro ieri a Madrid. È stata l'occasione per rafforzare i vincoli che legano i conservatori dei due Paesi, alla vigilia delle Europee, e per portare il ringraziamento dell'Italia al nuovo vice presidente del governo spagnolo, Manuel Chaves, per la proposta di ricostruire la fortezza di Carlo V all'Aquila. Ministro Andrea Ronchi, responsabile del dicastero per le Politiche europee

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Colletta dei detenuti per i terremotati (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Roma data: 21/04/2009 - pag: 5 REBIBBIA Colletta dei detenuti per i terremotati «Arrivando in ritardo solamente per la rigida e lenta burocrazia del carcere, i detenuti del Reparto G9 di Rebibbia spontaneamente hanno dato vita a una raccolta di denaro per i terremotati dell'Abruzzo». Lo ha comunicato ieri l'associazione di reinserimento «Il Gruppo Libero». La direzione di Rebibbia ha provveduto a versare il denaro, 1.100 euro, sul conto corrente postale «Proterremotati Regione Abruzzo».

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Il XVIII Municipio: il Comune ora darà in gestione la struttura (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera sezione: Lettere data: 21/04/2009 - pag: 8 La risposta Il XVIII Municipio: il Comune ora darà in gestione la struttura Gentile signor Bernardini, il cambio della guardia al Municipio XVIII ha rallentato la promessa "presa in consegna" della annosa questione legata al parcheggio Cornelia (caso non edificante di sperpero di denaro pubblico), aperto per pochi giorni nel 2003 e subito chiuso. Il presidente Daniele Giannini conferma l'urgenza del problema: "L'auspicio della presidenza del XVIII Municipio - si legge in una nota - è che il parcheggio riapra quanto prima". Ma la gestione del parcheggio è in carico al Comune, che dovrà dare un impulso alla questione: "Lo scorso 27 novembre il sindaco ha inserito il parcheggio Cornelia nell'Ordinanza Commissariale numero 129 (con i tempi che la burocrazia richiede, ndr), classificandolo come "intervento prioritario" e prevedendo una futura capienza di 660 posti". Come sottolinea la presidenza del Municipio: "La società che si proporrà per la gestione dovrà presentare piani di adeguamento della struttura che saranno esaminati da una conferenza di servizi appositamente istituita e cui parteciperà anche il Municipio". Simona De Santis Pagina a cura di Ester Palma

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Traffico, i commercianti bocciano l'Ecopass "allargato": troppi divieti (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 95 del 2009-04-21 pagina 5 Traffico, i commercianti bocciano l’Ecopass "allargato": troppi divieti di Chiara Campo L’Unione del commercio: "No alla città dei dazi, deve essere più fruibile non un luogo che vive di troppi divieti". Il sindaco: "Mai andati avanti da soli, sentiremo anche la loro voce". Croci: "Un tavolo di confronto è già aperto" La premessa è quasi ovvia: le imprese non vanno ostacolate. Poi il presidente dell’Unione del commercio Carlo Sangalli snocciola le cifre di una crisi che non risparmia Milano e tra le strategie per risollevare i bilanci dice «no a una città di dazi». Chiede di «applicare il buon senso» ed evitare «ulteriori allargamenti, non programmati e non condivisi, dell’area Ecopass, che già crea una barriera psicologica per molti all’entrata in città». Richiesta che parte dal palco dell’assemblea generale dell’associazione, in platea il sindaco Letizia Moratti e i presidenti di Regione Roberto Formigoni e Provincia Filippo Penati. A tutti e tre chiede «un patto per rilanciare la fiducia e la crescita economica di Milano», ma è al primo cittadino e all’assessore alla Mobilità Edoardo Croci che ha ribadito la necessità di «una città fruibile e ospitale, non un luogo che vive di divieti». E pure quella di «regolamentare» e non «vietare» la circolazione dei furgoni per il carico-scarico che il Comune vorrebbe vietare nelle ore diurne. Ma «è grave l’insufficienza di aree per lo scarico» ed è «ancora assente un sistema urbano di piattaforme logistiche». Il sindaco Letizia Moratti assicura che quando verrà fatta la consultazione sugli sviluppi di Ecopass (e l’allargamento dell’area sarà tra le ipotesi su cui i milanesi saranno chiamati a dire la loro in estate o a settembre) «ascolteremo naturalmente anche la voce dei commercianti, non siamo mai andati avanti unilateralmente». Anche l’assessore Croci puntualizza che «con l’Unione del commercio è già aperto un tavolo di confronto e andremo avanti su questa strada». Mobilità a parte, i commercianti chiedono un accesso più facile al credito, meno burocrazia. L’Unione fa presente che le imprese stanno tenendo fermi i prezzi al consumo anche se negli ultimi 12 mesi l’inflazione è scesa dal 3,1 per cento del 2008 allo 0,7% del 2009. L’occupazione «tiene», (-0,5% su oltre 320mila lavoratori) ma un’indagine a campione su quasi 900 aziende associate rivela che negli ultimi sei mesi il 66% ha avuto più difficoltà a pagare i fornitori, l’82% l’ha rilevata dai propri clienti, il 70% delle aziende ha aumentato i ricavi con vendite di fine stagione, promozioni e sconti, la metà invece ha avuto difficoltà ad accedere al credito bancario. Per dare una mano alle imprese in crisi, da oggi Unione del commercio ha attivato un numero verde anticrisi. Potranno chiamare gratis l’800775000 (dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 17) per avere informazioni e dritte agli incentivi in campo per superare le difficoltà economiche. In 24 ore l’imprenditore verrà richiamato e per le questioni più complesse verranno fissati incontri. E contro la crisi, ieri il sindaco ha incontrato l’assessore al Bilancio Giacomo Beretta per dare un’accelerata al pacchetto di azioni messo in bilancio per il 2009 (erano previsti 39 milioni). Entro un mese dovrebbe partire il bando per aiutare le giovani coppie in mobilità a pagare il mutuo, creando un fondo a rotazione. Previsti nuovi sostegni all’affitto, incentivi per artigiani. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Allargare l'Ecopass? Arriva lo stop dei commercianti (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 95 del 2009-04-21 pagina 1 Allargare l'Ecopass? Arriva lo stop dei commercianti di Redazione Sangalli: «Meglio una città senza troppi divieti» Il sindaco: «Prima ascolteremo anche la loro voce» «No a una città di dazi». Il presidente dell'Unione del commercio Carlo Sangalli snocciola le cifre di una crisi che non risparmia Milano e tra le strategie per risollevare i bilanci chiede di «applicare il buon senso» ed evitare «ulteriori allargamenti, non programmati e non condivisi, dell'area Ecopass, che già crea una barriera psicologica per molti all'entrata in città». Il sindaco Letizia Moratti assicura che quando verrà fatta la consultazione sugli sviluppi di Ecopass «ascolteremo naturalmente anche la voce dei commercianti, non siamo mai andati avanti unilateralmente». Mobilità a parte, i commercianti chiedono un accesso più facile al credito, meno burocrazia. L'occupazione «tiene», ma negli ultimi 6 mesi il 66% ha avuto più difficoltà a pagare i fornitori, l'82% l'ha rilevata dai clienti. E contro la crisi, il sindaco ha chiesto all'assessore al Bilancio un'accelerata al pacchetto di azioni messo in bilancio per il 2009, per dare risposte subito alle famiglie. Entro un mese dovrebbe partire il bando per aiutare le giovani coppie in mobilità a pagare il mutuo, con un fondo a rotazione. Previsti nuovi sostegni all'affitto e incentivi agli artigiani. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Ecco tutte le operazioni di di Malta a Roma (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 95 del 2009-04-21 pagina 2 Ecco tutte le operazioni di «disturbo» di Malta a Roma di Redazione Ora che gli immigrati della nave turca Pinar sono in salvo in territorio italiano, la Commissione europea ringrazia il governo senza entrare nel rimpallo delle responsabilità, ma considera la vicenda tutt'altro che chiusa, tanto che oggi il caso Italia-Malta è sul tavolo dei commissari riuniti a Strasburgo. E, sempre oggi, il ministro dell'Interno Roberto Maroni invierà il dossier Pinar alla Commissione che lo esaminerà assieme a quello steso dalle autorità maltesi. «Per il cargo turco si è arrivati a una soluzione ma il problema resta ancora irrisolto, perché altri drammi rischiano di avvenire in futuro», ha detto il commissario europeo alla Giustizia, Jacques Barrot. Bruxelles prende atto, senza puntare il dito contro nessuno, che «il diritto marittimo internazionale non è semplice da interpretare», ha detto. Per il commissario non è quindi facile accertare le responsabilità nella vicenda Pinar: «Il diritto stabilisce che bisogna portare le persone a rischio di naufragio nel porto più vicino, ma dove le condizioni di accoglienza sono accettabili». Su questo, ha aggiunto, «evidentemente Malta e l'Italia avevano entrambe le loro obiezioni». Non usa mezzi termini invece, Andrea Ronchi, ministro per le Politiche europee, che ieri ha condannato l'atteggiamento inerme di Bruxelles («gigante di argilla tenuto insieme dalla burocrazia») davanti alle immagini che giungevano dal Canale di Sicilia. In passato altri soccorsi hanno creato vere e proprie impasse diplomatiche, non soltanto tra Roma e La Valletta. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Crisi, cresce del 20 per cento il numero delle case all'asta (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

IMMOBILIARE MOLTE FAMIGLIE NON RIESCONO A FAR FRONTE AL MUTUO Varazze Crisi, cresce del 20 per cento il numero delle case all'asta Tra Giovanni Busso e il Pd è scontro nel centrosinistra Al Tribunale di Savona 89 procedure di pignoramento [FIRMA]MAURIZIO FICO SAVONA Anche in provincia aumentano i pignoramenti di case. Molte famiglie rischiano di perdere l'alloggio per l'impossibilità di far fronte al mutuo o al prestito bancario. Secondo un'inchiesta del Sole 24 Ore, i procedimenti iscritti al Tribunale di Savona nei primi tre mesi di quest'anno erano 89, quasi il 20 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2008. Con la crisi molti appartamenti rischiano di finire all'asta. «Basta poco, uno stipendio in meno, una cassa integrazione o altre difficoltà improvvise e il bilancio familiare salta. Nei casi più gravi si è costretti a rinunciare all'alloggio, un sogno che spesso si infrange dopo tanti sacrifici», osserva Gianluigi Taboga, responsabile provinciale e presidente del Consiglio nazionale di Assoutenti. «La Regione e altri enti hanno messo a punto iniziative a favore delle famiglie e delle coppie per dilazionare il debito. Spesso però anche le migliori intenzioni sono frentate dai tempi lunghi e dalle complicazioni della burocrazia. Dall'altra parte, invece, ci si trova sempre più spesso di fronte a società di recupero crediti molto efficienti e organizzate. Il debito inoltre, con il passare del tempo, si grava di interessi e altre voci in rosso: bollette, magari quelle "pazze", o spese inattese. L'ultimo esempio è quello dei passi carrabili». Secondo Taboga la crisi non mette in difficoltà solo i lavoratori a stipendio fisso, ma anche tanti imprenditori e commercianti. Le crescenti difficoltà sono registrate anche dal sindacato inquilini Sicet. «Negli ultimi mesi gli sfratti sono aumentati del 5 per cento, in gran parte per morosità - ricorda il segretario provinciale, Giampiero Minetti -. Significativa anche l'istituzione di una commissione dell'Arte, l'ex Iacp, in collaborazione con vari enti e sindacati, per venire incontro alle cosiddette "morosità incolpevoli"».«Il Partito che si annulla». E' il titolo dato al documento letto ieri sera durante la riunione del Coordinamento nel circolo del Partito democratico di Varazze. Oggetto di forte attrito tra la sezione locale e il coordinamento provinciale del Pd, la candidatura a sindaco per il centrosinistra di Alessandro Bozzano, socialista, scelto dalla lista civica «Per Varazze», il cui capo indiscusso è Giovanni Busso, che non mai aderito al Pd. Entrambi, giovedì scorso, sono stati silurati dal sindaco Antonio Ghigliazza e destituiti dalle cariche di assessori. «A seguito degli eventi, i membri del Coordinamento del Pd di Varazze che non concordano con i metodi esposti intendono dimettersi dal Coordinamento di Circolo per evitare altri accanimenti e un'ingiustificata dispersione di impegno», ha fatto sapere la coordinatrice Isa Della Luna che si è espressa per conto di dieci persone del direttivo, tra cui il sindaco stesso e gli assessori Elsa Roncallo e Tomaso Pronsati. \

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Manca l'agibilità di un capannone Lavoro della Cartiera Verde a rischio (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

VARAZZE IERI I SINDACATI DAL PREFETTO FREDIANI Manca l'agibilità di un capannone Lavoro della Cartiera Verde a rischio La crisi della Cartiera Verde di Varazze è arrivata in prefettura. Ieri l'incontro tra il prefetto Nicoletta Frediani, i rappresentanti delle Rsu di fabbrica e di Cgil, Cisl e Uil che hanno posto all'attenzione del prefetto il caso dell'industria varazzina del Pero, che rischia un rallentamento della produzione a causa di un problema non legato alla crisi, come ci si potrebbe attendere, ma da una situazione prodotta dalla mala-burocrazia. «Manca l'agibilità di un capannone. Senza questi requisiti l'azienda si troverebbe priva di magazzino per i materiali: non è difficile immaginare le possibili ricadute sul processo produttivo e sull'occupazione. E' una situazione inaccettabile», fanno sapere da Savona le segreterie di Slc-Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil. «Il prefetto ha preso atto del singolare contesto in cui ci troviamo e si è detta pronta ad interessarsi del caso - spiega Stefano Rossi della Cisl Fisascat -. Al momento abbiamo un grande incremento di ordinativi, considerando che tutta la nostra produzione si avvale di materiale riciclato al 100% per usi grafici, quindi recuperando carta già esistente e non cellulosa. Occorre considerare che, oltre ai 68 lavoratori diretti della Cartiera Verde ci sono un'altra trentina di persone inserite nell'indotto». «Attendiamo novità dalle istituzioni prima di prendere posizione e decretare lo stato di agitazione. Non compete, né interessa ai sindacati stabilire torti e ragioni e capire dove finiscono alcune responsabilità e dove ne iniziano altre. Ci preme il dialogo costruttivo per trovare velocemente un accordo e sbloccare questa irreale condizione», hanno concluso da Cgil, Cisl e Uil. \

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amedeo non muore ma non ha più futuro - marcello benfante (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 22-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina XVIII - Palermo Il romanzo della giornalista palermitana Egle Palazzolo edito da Avagliano AMEDEO NON MUORE ma non HA PIù fUTURO Un esperimento che consente di mantenere età e condizioni fisiche si trasforma in un sortilegio che apre domande su coscienza e memoria MARCELLO BENFANTE on a caso la giornalista e scrittrice palermitana Egle Palazzolo ha dedicato a Pirandello annosi e attenti studi. Il suo nuovo romanzo, "Amedeo che non muore", edito da Avagliano, nasce infatti per dare vita e definizione a un personaggio in cerca d´autore che era rimasto nel limbo della sua immaginazione, incompiuto e irrisolto, come imprigionato in una «lunga e intermittente gestazione». Infine, Amedeo è nato, e si è insediato in un testo di sobria concisione dove ogni pagina sembra il risultato di una accurata distillazione, pur mantenendo il peso implicito di una elaborazione assai meditata. Ma se il protagonista acquisisce una fisionomia a tutto tondo, più problematica resta invece la collocazione della sua «avventura breve e impossibile» in un preciso genere narrativo. La storia di Amedeo è certamente un conte philosophique, ma anche una cupa favola e una parabola che ammicca alla fantascienza sociologica ed etica. Nella sua mai banale linearità, il racconto allude, segnala, indica, suggerisce potenziali sviluppi, ma con una precisa scelta di essenzialità e di asciuttezza tira dritto per la sua strada maestra. Le premesse ricordano certi racconti fantastici di Buzzati: da Lisbona un congresso di scienziati comunica all´umanità che la morte è stata sconfitta, al pari di ogni malattia e dello stesso invecchiamento. Grazie a un esperimento imprecisato, che assume i connotati di un incantesimo o forse di un terribile sortilegio, ciascun uomo, oltre a essere imperituro, manterrà eternamente l´età e le condizioni fisiche in cui si trova attualmente. L´incredibile notizia (ma inconfutabile: televisione dixit!) viene accolta con entusiasmo da folle festanti che si riversano in strada come in una specie di liberatorio carnevale, che però, come nel film "Orfeo negro", cela ancora l´insidia della inesausta sterminatrice. Amedeo, insoddisfatto quarantenne di successo che convive in precario equilibrio con le sue ansie, si sente invece "defraudato". La vita, infatti, può avere ancora un senso privata della sua fine? L´autrice-madre sussurra al suo orecchio apocalittiche considerazioni. Se nessuno muore dove troveranno posto le infinite nuove generazioni? Altro che Malthus: «Gli prese il terrore dell´incredibile numero di vivi che la terra non avrebbe potuto ospitare». Ma accanto ai dubbi demografici ecco quelli, assai più angosciosi, etici ed estetici. Nella condizione dell´immortalità, può ancora esistere la morale, il discernimento tra il bene e il male? E l´arte potrà reggere all´urto devastante del sempiterno generalizzato? Che ne sarà, per esempio, di un teatro in cui la questione dell´essere e del non essere è divenuta un anacronistico nonsenso? Ma gli sviluppi della trama sfrondano alcuni paradossi per rilanciare invece la posta sul tavolo di altre problematiche più conflittuali. Non tutti infatti risultano immortali. Solo pochi privilegiati hanno acquisito casualmente i benefici irripetibili dell´esperimento. Amedeo è tra questi, ma non riesce a gioirne. Sottopostosi, dopo un´inutile renitenza, agli esami di laboratorio, gli viene rilasciato un "certificato di esistenza eterna": niente più della burocrazia può darci il senso dell´immutabilità. Un profondo solco ha diviso l´umanità in un gran numero di mortali a cui si contrappone una piccola minoranza di creature divine sottratte all´offesa del tempo (ma nella trappola sono caduti anche vecchi immarcescibili e disgraziati destinati a un immanente inferno di sofferenze). Odi, invidie, rivalità rischiano di scatenare nuove e più aspre contese. Come gli highlanders del fortunato serial cinematografico e televisivo, gli immortali dovranno nascondersi, simulare una normalità fittizia, mimetizzarsi tra gli uomini non essendo più umani. Amedeo intuisce subito che l´immortale è un "monstrum", una inquietante meraviglia destinata a fomentare paura e avversione. Ma soprattutto non riesce a conciliarsi con la perdita di senso del futuro. L´eternità non solo lo separerà infinitamente dai suoi cari, in un aberrante processo di moltiplicazione dei congiunti, ma gli sottrae da subito ogni ambizione, ogni meta, ogni legittima aspirazione ad essere ricordato. Mentre al contrario gli affida il compito insopportabile di una memoria che cresce a dismisura, senza mai arrestarsi. E forse l´infinito esistere sarebbe sopportabile a patto di dimenticare le varie vite, grazie a una salvifico oblio che tutto sommato potrebbe ricondursi a una specie di ciclica e inconsapevole reincarnazione. Ma il dramma dell´immortalità sta proprio nell´espansione illimitata della coscienza. Cioè nel diventare sempre più simili a Dio, senza potere mai accertarne l´esistenza. Che ne è infatti dell´anima e «del grande interrogativo del dopo vita» nella prospettiva disperante di un essere immortale? La maledizione dell´eternità non è certo un tema nuovo (in Swift, per esempio, se ne trova un´affascinante versione), ma Egle Palazzolo lo tratta con un piglio personale e sincero, in cui anche il non imprevedibile finale ha una sua intrinseca necessità. Con stile stringato, l´autrice alterna la prima e la terza persona, intrecciando la narrazione diegetica con un moderato flusso di coscienza. E con efficace sintesi propone al lettore l´ossimoro borgesiano di una breve storia dell´eternità che per un attimo si sporge sul baratro dell´inconcepibile.

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Economia nera in crescita assistita (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-22 - pag: 9 autore: Sudafrica al voto. La «discriminazione positiva» voluta dall'Anc sta correggendo gli squilibri dell'apartheid Economia nera in crescita assistita La trasformazione è lenta e il libero mercato rimane un obiettivo lontano AFP Ugo Tramballi JOHANNESBURG. Dal nostro inviato Ma lei pensa davvero che oggi sarebbe qui, senza il Black Empowerment? Neren Rau ha lo sguardo imbarazzato. Forse pensava di essere l'amministratore di Sacci, la più grande associazione imprenditoriale sudafricana multietnica; di essere il negoziatore dei grandi contratti collettivi con il Governo, l'Anc e il Cosatu, il sindacato potente come 30 anni fa la Cgil in Italia, solo per la sua bravura. Lui, indiano, 38 anni. «Non so...Bisognerebbe chiederlo a chi mi ha scelto per questo posto. In ogni caso per noi imprenditori il black empowerment è stato un fallimento. I neri sono ancora una piccola parte dell'economia sudafricana. Ed è una forma di burocrazia che irrigidisce il mercato del lavoro». L'elevazione economica delle "comunità storicamente svantaggiate" del Sudafrica, il Black economic empowerment, il Bee, è il cuore, il pilastro della politica dell'Anc, la ragion d'essere della sua esistenza dopo la vittoria sull'apartheid. All'inizio degli anni Novanta Nelson Mandela decise che il Sudafrica (oggi chiamato alle elezioni) non sarebbe cambiato con una rivoluzione ma con le riforme. Non sostituendo la classe dirigente bianca con una di neri,ma facendo crescere il loro ruolo nell'economia del Paese più ricco d'Africa, lasciando i bianchi al loro posto. Per il continente che aveva sempre seguito la via più spiccia, era quella di Mandela e di Thabo Mbeki la vera rivoluzione. Il Bee riguarda anche indiani, colorati e perfino le donne, tutti svantaggiati dal sistema dell'apartheid. Ma in un Paese in cui i neri sono il 90%, nessuno ha protestato per il fatto che il nome del processo nel quale l'Anc s'identifica, menzionasse solo loro. Il Bee richiede che un'azienda garantisca una quota di partecipazione razziale dalla proprietà, alla dirigenza fino ai livelli più bassi della manodopera. I privati non hanno l'obbligo di adeguarsi. Fino a che non cercano di fare contratti con il Governo o tentano di ottenere finanziamenti pubblici. Senza il Bee, che ora richiede sette requisiti, non se ne parla. «Io sono soddisfattissimo del socio che ho scelto», spiega Mario Piazza, milanese di 58 anni, da 13 anni in Sudafrica del quale è innamorato, titolare o meglio co-responsabile di Liquitech che esporta olii lubrificanti. «è indiano, giovane e bravo. Ma non credo che il Bee abbia funzionato. Ci sono piccoli gruppi che millantando o avendo davvero connessioni politiche, entrano nelle imprese, continuando a lasciare fuori la maggioranza. Non più di 5mila persone, sempre le stesse. Qui li chiamano i gatti grassi». Prima ancora del Bee, è stato il settore privato a capire quanto fosse necessario per la stabilità del Sudafrica offrire una parte del suo potere economico.è dalle cessioni di una parte dell'impero di Anglo-American che sono iniziate le carriere di quelli che oggi sono i "black diamonds": Cyril Ramaphosa, Tokyo Sexwale, Patrice Motsepe e pochi altri miliardari tutti legati al potere politico. Se un dato per capire il successo di Bee è la capitalizzazione di Borsa delle imprese nere, allora è un fallimento: non più del 5 per cento. «Ma non è questo», protesta Jimmy Manyi. «Mi dichiaro un beneficiario del Bee. Senza non sarei qui. Nessuno mi ha fatto favori, ho solo avuto l'opportunità di essere messo ala prova. Perché questo è il Bee: garantire opportunità ». L'essere qui di Jimmy, 45 anni, è molte cose: dirigente della conglomerata alimentare Tiger Brand, presidente del Group Management Furum e del Black Business Working Group, due lobby economiche; presidente della Commissione governativa per l'equità nell'impiego e della prima associazione d'industriali nera con 16 settori produttivi. «Un viaggio di 100 miglia incomincia percorrendo il primo miglio, poi il secondo, il terzo, il quarto. Gli stessi ex oppressi dimenticano che veniamo da 300 anni di oppressione». Il punto di Jimmy Manyi, diverso da quello negativo di Neren Rau e da quello intermedio di Mario Piazza, non è sbagliato: quando andava a scuola a Soweto il regime afrikaner aveva teorizzato che non era sensato insegnare matematica a chi, come lui, non era previsto ne avrebbe fatto uso nella società dell'apartheid. «Le forze del mercato da sole non sarebbero riuscite ad abbattere le barriere fisiche e mentali lasciate dall'apartheid». Bee non è solo percentuali di ex svantaggiati nella grande economia mineraria e nella finanza, ma è anche classe media. Senza sfogliare i dati statistici,un visitatore frequente coglie a vista d'occhio il moltiplicarsi della piccola e media imprenditoria nera. Bee è anche quanta gente ha una casa e manda i figli a scuola. I dati ufficiali del Governo dicono che dal 1994, dal primo Governo di Nelson Mandela, sono state costruite 3,1 milioni di case; l'80%dei sudafricani ha accesso all'elettricità, l'88 all'acqua corrente; il 98 dei bambini fra i 7 e i 15 alla scuola, per quanto mediocre sia ancora il sistema educativo. Ogni mese 13 milioni di poveri percepiscono un assegno sociale. Le cose non fatte sono ancora moltissime, i tassi di povertà enormi per un Paese industrializzato come questo. Fondando il consenso sugli scontenti e i suoi sostenitori del sindacato e del Pc, Jacob Zuma potrebbe cambiare la formula gradualista di Mandela e Mbeki. Quello che è incominciato prima delle elezioni e continuerà dopo non è solo un confronto politico fra visioni diverse nel grande partito: è la battaglia per l'anima economica dell'Anc e dunque del Sudafrica. www.ilsole24ore.com/ Tra contrasti e speranze, il fotoracconto delle elezioni © RIPRODUZIONE RISERVATA Obiettivo 60 per cento. Alcuni ragazzini davanti a un poster di Jacob Zuma, leader dell'Anc, nella township di Guguletu. Secondo i sondaggi il partito di maggioranza dovrebbe fermare il calo di consensi a quota 60% UNA LUNGA STRADA Ci sono alcuni miliardari e la classe media sta cominciando a prendere forma, ma in Borsa le imprese «black» valgono solo il 5%

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Attenti ai protezionisti nascosti (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-22 - pag: 14 autore: PACCHETTI DI STIMOLO EFFETTI SULLE ECONOMIE Dopo la decisione tedesca di aiutare il settore dell'auto si è aperto un dibattito sull'efficacia della scelta, che rischia di favorire soprattutto i Paesi concorrenti Attenti ai protezionisti nascosti di Carlo Bastasin N ei mesi scorsi il Governo tedesco ha stanziato 5 miliardi dal bilancio pubblico per la rottamazione delle automobili. Attraverso tale somma il contribuente ha finanziato un premio di 2.500 euro a ogni acquirente di una nuova vettura. Il mercato tedesco dell'auto ne ha ricavato un formidabile impulso che però, con sorpresa dei politici e dei produttori tedeschi, si è tradotto nell'acquisto soprattutto di vetture straniere. Il successo in particolare di Fiat e Dacia ha suscitato ironie sull'iniziativa: perché i tedeschi dovrebbero tassarsi per sostenere la produzione di italiani o francesi? Ben presto si è scoperto che il filo del ragionamento portava troppo lontano: le macchine italiane erano prodotte in Polonia, quelle francesi in Romania e entrambe montavano componenti tedesche. Inoltre i profitti, teoricamente, avrebbero potuto essere investiti negli Stati Uniti o in Giappone (Chrysler o Nissan) e i dividendi distribuiti tra una miriade di fondi globali nei quali la componente delle banche tedesche non è irrilevante. L'effetto delle politiche fiscali nazionali sul moltiplicatore di economie molto aperte come quelle europee non è più calcolabile come un tempo. Gli effetti della spesa pubblica si disperdono attraverso i confini. La tassazione da cui origina la spesa tuttavia rimane una prerogativa del Governo nazionale. Così tra prelievo locale ed effetti globali si apre una contraddizione politica che può essere sfruttata dal populismo. Dopo la clamorosa protesta in Gran Bretagna sui "posti di lavoro britannici per i cittadini britannici", la politica in Europa sembra aver resistito alle tentazioni protezioniste. Ma si è trattata di una virtù solo apparente. Il protezionismo è infatti uscito dalla retorica pubblica per essere internalizzato e nascosto nelle politiche economiche. Molti Governi per esempio si sono preoccupati di non sostenere la propria economia, temendo di beneficiare gli altri, per approfittare invece degli stimoli altrui, evitando di indebitarsi. Un primo effetto è stato che la dimensione complessiva dei pacchetti di stimolo in Europa è stata inferiore a quella desiderabile. Se si stima in un 1% del Pil Ue il volume delle politiche discrezionali, è possibile che, aggiungendo gli stabilizzatori automatici, nel 2009 il totale dello stimolo fiscale sia ben inferiore all'1,5%, contro un 2% suggerito dal Fondo monetario. Un secondo effetto del "protezionismo nascosto" dei Governi è nel tipo di stimolo esercitato. Per il 50% circa (stima del centro studi Bruegel) si è trattato di riduzioni fiscali limitate ai propri cittadini, in diversi casi rivolte a sostenere il consumo di servizi locali (trasporti o energia). Per il 38% si è trattato d'investimenti pubblici destinati a beneficiare settori produttivi non aperti alla concorrenza estera (soprattutto costruzioni). Il rimanente è diviso tra sostegni all'occupazione locale e aiuti a settori specifici - il caso francese ha fatto scuola - individuati direttamente dai Governi. Queste scelte sono efficienti dal punto di vista della politica nazionale, perché beneficiano con una certa precisione gli elettori e sostengono nel breve termine il consenso ai Governi, ma sono molto inefficienti da un punto di vista economico. I settori sostenuti sono quelli protetti dalla concorrenza estera e che quindi meno patiscono la crisi attuale che si manifesta nel crollo del commercio globale e quindi del fatturato delle imprese esportatrici. Inoltre molti settori protetti, per esempio quello delle infrastrutture, hanno una modesta elasticità: a un aumento della domanda reagiscono cioè con un aumento dei prezzi e non dei volumi e quindi non aiutano la crescita, ma la deprimono. Infine il moltiplicatore dei servizi locali e delle infrastrutture dei trasporti è piuttosto basso. L'atteggiamento non cooperativo dei Governi nazionali – non coordinati a livello europeo – crea un incentivo a dare all'economia un sostegno inferiore a quello che sarebbe necessario. Inoltre spinge i Governi a utilizzare male il denaro pubblico, peggiorando la sostenibilità dell'indebitamento a cui ricorrono e prolungando così negli anni gli effetti della crisi. Un calcolo semplificato dimostra che un'azione ben coordinata a livello europeo comporterebbe un effetto doppio (come si dice un "bang") per lo stesso ammontare di euro di spesa pubblica. Una classifica del "protezionismo nascosto" nelle politiche dei Governi europei vedrebbe l'Italia – benché scusata dall'alto debito – tra i Paesi meno cooperativi e la Germania – senza tener conto dei margini di cui dispone grazie all'attivo commerciale – tra quelli più cooperativi e con una scelta di strumenti meno locale e più strutturale. Il divario di cooperazione ostacola anche la possibilità di impostare una conveniente strategia di rientro del debito che i Paesi stanno accumulando vistosamente nel corso di questa crisi. Non è chiaro oggi infatti quale sarà il destino del Patto di stabilità e di crescita, l'unico strumento di coordinamento e disciplina fiscale nella Ue. Né è possibile sfruttare l'emissione congiunta di titoli di debito europeo a tassi d'interesse inferiori alla media. Forme di coordinamento di cui l'Italia beneficerebbe particolarmente. Tutti questi sono problemi di "azione collettiva" che sono ben noti agli studiosi di politica economica e che originano dalla difesa delle sovranità nazionali in materia fiscale e dal protezionismo politico: cioè dalla conservazione del rapporto esclusivo di rappresentanza del cittadino da parte della politica nazionale. Ma la specificità della crisi che stiamo vivendo offre un ulteriore spunto di riflessione sul ruolo degli Stati nel loro rapporto con il mercato. Legittimando l'intervento pubblico a danno della cultura della concorrenza, la crisi avrà conseguenze negative sull'efficienza dei servizi pubblici. La rinazionalizzazione delle politiche frenerà l'apertura alla concorrenza di quei servizi di interesse o natura pubblici che sono messi sempre più sotto pressione dall'invecchiamento della popolazione europea. Fino a pochi mesi fa era possibile immaginare un'Europa in cui la concorrenza facesse prevalere gli standard più elevati in tutti i Paesi: università britanniche, ospedali tedeschi o fondi pensione olandesi. La crisi dei mercati e della cultura della concorrenza mette a rischio questa ambiziosa visione e ci lascia nuovamente ostaggio delle burocrazie locali. Dimostrando che inefficienza e protezionismo politico si sostengono reciprocamente. Ma ovviamente per farlo devono riuscire a ingannare continuamente i cittadini, i cui reali interessi devono essere obnubilati da una costante retorica nazionalista. carlo.bastasin@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA PIù COORDINAZIONE Se i Governi europei fossero in grado di svolgere azioni comuni il risultato positivo potrebbe addirittura raddoppiare RITORNO AL PASSATO Legittimando l'intervento statale a danno della cultura del libero mercato, la crisi danneggerà l'efficienza dei servizi pubblici

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Washington, il Consensus non è morto (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-22 - pag: 14 autore: MERCATI E MERCANTI ... Washington, il «Consensus» non è morto C on la crisi, il "consenso di Washington" è morto, ha annunciato al vertice del G-20 di Londra il premier britannico Gordon Brown. Applausi dell'asse franco-tedesco, sempre pronto a seppellire ogni dottrina che contenga la parola Washington e che quindi sappia di odioso "capitalismo anglosassone". Esultanza dei no global, per i quali il consenso di Washington si identifica con la globalizzazione e con il "pensiero unico neo-liberale". Prima di affossarlo, è bene intendersi su cosa sia il cosiddetto Washington Consensus.L'espressione, coniata nel 1989 dall'economista inglese John Williamson, si riferiva ai Paesi emergenti, soprattuto l'America Latina, e contiene dieci punti, dei quali i più importanti sono: disciplina di bilancio; riorientamento della spesa pubblica da difesa, burocrazia, sussidi improduttivi verso sanità, istruzione e infrastrutture; riforma fiscale per far pagare le tasse a tutti e pagare di meno; cambio competitivo; liberalizzazione dei commerci e finanziaria; privatizzazioni; apertura agli investimenti esteri. Lo stesso Williamson li riassume in tre principi: globalizzazione, economia di mercato, disciplina fiscale. Lungi dall'essere un vero e proprio consenso, anche se fu adottato più o meno esplicitamente da alcuni Governi (Cile, Brasile) e da alcune istituzioni, come Fondo monetario e Banca mondiale, ha forse avuto maggior successo come bersaglio dei suoi critici, soprattutto nella caricatura, secondo Williamson, che ne ha fatto Joseph Stiglitz. A prima vista, molte delle fondamenta del consenso di Washington sono state travolte dalla crisi globale degli ultimi due anni. La disciplina fiscale dalla necessità di pompare soldi pubblici nel rilancio dell'economia e nei salvataggi delle banche, la liberalizzazione dei commerci dalla paralisi del Doha Round, quella finanziaria dagli eccessi del modello che aveva preso piede a Wall Street e nella City, le privatizzazioni dall'intervento dei Governi nel capitale delle banche in difficoltà. Una sorta di "inversione a U" collettiva da parte dei Governi delle economie più importanti. Inoltre, il Washington Consensus era gravemente carente (ma del resto, nell'America Latina degli anni 80, il problema non era così pressante) sulla regolamentazione e i controlli sul sistema finanziario, sui quali invece il G-20 ora ovviamente insiste molto. Lo stesso vertice di Londra, tuttavia, e soprattutto la prospettiva del dopo-crisi, non sconfessano i pilastri del consenso di Washington:dopo l'emergenza, l'esplosione del debito pubblico dovrà rientrare per evitare il collasso finanziario dei conti pubblici; la globalizzazione (di cui vanno condivisi meglio i benefici) e l'economia di mercato restano la via maestra per la prosperità, le nazionalizzazioni bancarie non sono certo un'opzione di lungo periodo. Forse la notizia della morte del consenso di Washington, come quella di Mark Twain, è grandemente esagerata. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com/economia Online «Mercati e mercanti» di Alessandro Merli di Alessandro Merli

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Una Meta-Popolare per competere (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-04-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-22 - pag: 45 autore: INTERVENTO Una «Meta-Popolare» per competere di Ruggero Magnoni* e Claudio Scardovi** P ossono fallire le banche italiane? Non solo le piccole, ma anche le più grandi? Non solo le banche d'investimento (per la verità, quasi assenti nel panorama domestico) ma anche quelle retail? La domanda che sarebbe stata giudicata assurda dai più solo pochi mesi fa, dopo le esperienze degli ultimi mesi, potrebbe essere oggi al massimo tacciata come provocatoria, ed al limite allarmista. La risposta, peraltro è «certamente sì», senza nessuna discriminazione. Tutte le banche, anche quelle italiane ed anche quelle retail, possono infatti fallire e divenire illiquide senza che necessariamente esista una base di grave dissesto finanziario e industriale a giustificazione di questo. Il business bancario è infatti il business della credibilità, e della reputazione. Il solo dubbio (fondato o meno) che una banca possa essere in difficoltà con la base di capitale proprio potrebbe ingenerare una corsa agli sportelli dei suoi clienti - depositanti, pronti a riprendersi i risparmi, spinti dal timore che questi possano essere "congelati" dalla banca, che li ha già utilizzati per concedere prestiti (mutui alle persone e finanziamenti alle imprese) impiegando anche il proprio capitale di rischio, in ragione di 1 a 15/20, attraverso il cosidetto meccanismo del "moltiplicatore del credito". Indulgere in tale dubbio sarebbe oggi forse umano, ma certamente sbagliato (le banche italiane stanno attraversando la crisi dei mercati internazionali meglio capitalizzate, finanziate e senza particolari attivi "tossici" di cui preoccuparsi). Ingenerare sospetti del genere sarebbe invece, addirittura, criminale, specie quando riferiti ad un settore, quello delle banche Popolari italiane che, per definizione, dovrebbero garantire la massima sicurezza e stabilità possibile anche in momenti, come l'attuale, di ampia volatilità e di dislocazione dei mercati. Le banche Popolari assicurano infatti il migliore allineamento possibile tra gli interessi dei depositanti - clienti e degli azionisti - investitori, che sono molto spesso la stessa persona. Possono inoltre vantare un forte legame con il territorio in cui operano che implica un rapporto di reciproco sostegno. Da un lato le popolari si fanno volano dell'area di interesse, dall'altro il territorio non lascerà mai andare loro verso una situazione di illiquidità e di insolvenza. Anche l'andamento borsistico degli ultimi mesi delle Banche Popolari quotate rispetto a quello delle principali banche private italiane ne evidenzia la maggiore capacità di resistere anche a forti situazioni di stress dei mercati. Lungi dal compiacerci della situazione di relativa forza di un modello così ben radicato e sviluppato su dimensioni medie in Italia, riteniamo piuttosto diabolico non utilizzare questo momento di difficoltà congiunturale per rilanciare con forza una grande operazione di sistema che, per più volte, è stata fermata dalle logiche degli interessi dei gruppi e dei personalismi dei singoli. Le prime 7 banche Popolari quotate, con attivi pari a 396,2 miliardi di euro, capitalizzavano circa 38,6 miliardi a maggio 2007: oggi il loro valore complessivo non supera 11,5 miliardi. Oltre alla bassa valutazione del settore, per loro incidono ancora i temi della struttura di costi elevata perchè sottoscala, ed alcune avventure sfortunate nell'ambito di business che non pertenevano al loro Dna e che, quando svolti su basi consortili "leggere", hanno sempre condotto a elevata burocrazia, ad una scarsa efficacia gestionale e - in almeno un caso - ad un limitato controllo dei rischi. Anche sulla scorta dell'esempio francese di fusione tra le banche popolari e le casse di risparmio (con il parallelo intervento in aumento di capitale tramite "preference shares" e ibridi per circa 5 miliardi di euro dello Stato francese, che potrebbe portarlo fino ad un massimo del 20% della nuova governace) si dovrebbe riconsiderare in Italia un progetto di creazione di una Meta- Popolare in grado di competere ad armi pari con i migliori players italiani ed esteri. Suggeriamo l'utilizzo del nominalismo "meta" per il suo significato di superamento in continuita, senza rinnegare ma anzi conservando il meglio dell'esperienza storica e della tradizione del fare banca delle Popolari. Tale progetto, che prevederebbe la partecipazione di una molteplicità di soggetti a forte radice regionale dovrebbe nascere su alcune ipotesi riformulate che potrebbero prevedere, ad esempio: 1. la creazione di una struttura di centro di governo molto snello ed autorevole, con consigli di supervisione e gestione rappresentativi ma numericamente molto ridotti, e con una chiara separazione dei ruoli. Di rappresentanza delle "constituencies" locali il primo. Di gestione strategica ed operativa il secondo; 2. l'assegnazione delle funzioni di gestione dei rischi e di allocazione competitiva del capitale allo stesso centro di governo, con le banche di rete controllate e unicamente impegnate nella gestione dei territori di riferimento, con ambiti di autonomia nella gestione del marketing, dell'area commerciale e delle risorse umane, ma con chiari obiettivi di ritorno sostenibile sul capitale allocato; 3. la centralizzazione "forte" (e non più su basi consortili "deboli") di tutte le società prodotto e dei centri servizi (a partire, ad esempio, da Arca e da Icbpi). La attuale bassa valorizzazione di mercato delle Popolari renderebbe peraltro molto importante il peso del valore attuale netto delle sinergie riconducibili agli interventi sopramenzionati. Il supporto finanziario dello Stato a un tale progetto ( vuoi nella forma dei Tremonti bond, o nella forma di una sottoscrizione in aumento di capitale ad hoc sul modello francese) e quello della Banca d'Italia (in termini di moral suasion) rappresenterebbero azioni molto pragmatiche e poco dispendiose per la finanza pubblica, a difesa del risparmio nazionale,per il sostegno e la ripresa dell'economia reale dei distretti e delle filiere industriali più importanti nonché per la competitività internazionale del nostro Paese. Si creerebbe, in effetti, un nuovo soggetto di peso e dimensioni tali da potersi qualificare come campione nazionale, pur con una focalizzazione retail e territoriale tale da preservarne la natura di gruppo multi regionale, innervato nelle comunità locali che provvede a sostenere e da cui è stabilmente sostenuto, anche nei tempi di crisi profonda come l'attuale.In mancanza di un progetto strategico in grado di cogliere una simile opportunità storica, potremo forse accettare come umana la diffusa lamentela del top management rispetto alla situazione contingente dei mercati. Risulterà invece diabolica la lamentela di chi si scuserà, con i propri azionisti e con i propri clienti, di non aver potuto gestire più efficacemente il conto economico, i prodotti e i servizi offerti per la mancanza di economie di scala. E dovremo forse bollare come criminale l'eventualità che (Dio non voglia) una di queste si avviti in effetti tra crisi di redditività (legata all'andamento macro dell'economia) e di liquidità (legata invece, sopratutto, alla fiducia che la banca avrà un futuro, perchè ha un progetto importante da sviluppare che sarà in grado di farle riprendere, nel medio periodo, gran parte del valore perduto sinora in Borsa). Un'eventualità che si tradurrebbe nel rischio molto concreto di finire magari preda di un qualche campione nazionale altrui... O peggio ancora. * Chairman Investment Banking Europa, America ed Africa di Nomura ** Managing Director per le Istituzioni Finanziarie Italia di Nomura © RIPRODUZIONE RISERVATA IL PROGETTO Sulla scorta del caso francese si dovrebbe considerare anche in Italia la creazione di un unico soggetto

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Alla politica chiedo più sprint (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 22-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Nord-Est sezione: EST data: 2009-04-22 - pag: 5 autore: Peter Thun. Secondo il presidente dell'azienda dei famosi «angeli» la capacità di decidere rapidamente è la chiave per mantenere concorrenziale l'Alto Adige «Alla politica chiedo più sprint» di Mirco Marchiodi «A lla politica non chiedo un euro, solo velocità di decisione». Peter Thun, secondogenito dei conti che nel 1950 fondarono la nota azienda di articoli da regalo, ha da poco superato i trent'anni alla guida di un'impresa di cui assunse la gestione nel 1978. La velocità di decisione che chiede a Provincia e Comune di Bolzano ha a che fare anche con la storia della sua società, che da anni si è proposta per rilanciare il Virgolo, "la montagna dei bolzanini", realizzando lì la nuova sede aziendale, ma non solo. Finora invano. Peter Thun, come sta andando avanti il progetto per la nuova localizzazione? Per quanto ci riguarda, procede a gonfie vele. Noi abbiamo fatto quello che dovevamo fare, ossia lo studio di fattibilità tecnica, dei costi, dei ricavi e della governance. Quest'ultimo punto è fondamentale: Thun ha un suo ruolo, ma devono averlo anche Comune e Provincia. Il nostro compito l'abbiamo fatto, il progetto ora è sul tavolo del sindaco. Dove rischia di restare ancora a lungo, tra una polemica e l'altra: quanto incide la burocrazia su un'azienda? Nel nostro caso, nulla. Ma anche più in generale, ritengo che il vero problema stia nella volontà e nella capacità di assumersi le proprie responsabilità, di prendere delle decisioni. Cosa non facile nel quinquennio di una legislatura, specie se si devono definire progetti dall'ampio orizzonte e tenuto conto che il primo anno è d'ambientamento e l'ultimo serve per preparare le nuove elezioni. Almeno in Alto Adige abbiamo la fortuna di un governo politico stabile. Il vostro articolo più conosciuto è l'"angelo originale di Bolzano". Quanto conta il "marchio Alto Adige" per l'economia provinciale? Ci sono da considerare vari aspetti. L'immagine dell'Alto Adige si ripercuote positivamente a sud. Sono appena stato in Calabria e ho notato che il nostro modo di fare,la mentalità,l'organizzazione che rispecchiano un po' il mondo germanico vengono molto apprezzate. Ma allo stesso tempo noi siamo importanti per l'Alto Adige, producendo ricchezza e pagando le tasse. Sembra di capire che l'Alto Adige in sé non sia il massimo come location economica. La Provincia ha appena creato una nuova società, la Business Location South Tyrol (Bls), per migliorare questo aspetto. Ma Bolzano è davvero attraente per le imprese? E per la Thun? Pensare a Thun come ad un'azienda slegata dall'Alto Adige sarebbe possibile. Se le criticità di questo territorio diventeranno superiori alle nostre possibilità di sviluppo, allora potremmo anche pensare di spostarci. E non credo che la Bls possa creare valore aggiunto, al massimo potrebbe far capire ai politici quali sono le vere potenzialità di questa provincia. Me le indica? L'Alto Adige deve puntare soprattutto sul business turistico e sul suo indotto, a partire dall'artigianato. E poi sulle produzioni di nicchia. Le grandi imprese non hanno più spazio, sono dei "residuati bellici" portati qui nella prima metà dello scorso secolo, ma che ora non c'entrano più con ilterritorio.L'Alto Adige ha una natura e una cultura uniche al mondo: è su questo che dobbiamo puntare e il progetto sul Virgolo si inserisce in tale contesto. Purtroppo, però, ai politici questa visione manca. Altra debolezza strutturale dell'economia locale è la bassa quota di export: Thun come si sta muovendo in questo senso? Il nostro fatturato lo realizziamo per quasi il 90% in Italia. L'anno scorso abbiamo avviato una politica di internazionalizzazione puntando su Germania e Spagna, ma ora questi mercati stanno soffrendo maggiormente rispetto a quello interno. E così abbiamo rinviato analoghe iniziative, concentrate su Inghilterra e Grecia, al prossimo anno. Nel 2008 Thun avete ceduto il reparto stufe: è un capitolo chiuso? Sì, anche se quando Thun lo ha ceduto questo ramo d'azienda cresceva a due cifre. Però quello delle stufe è un prodotto che sta diventando sempre più di nicchia e non rientrava più nella nostra strategia. A proposito di artigianato: anche quello altoatesino sta risentendo della crisi economica. Cosa fare per rilanciarlo? Quello di legarlo al turismo è una strada, ma non l'unica.Alla base ditutto c'èla riflessione che l'artigianato altoatesino deve tenere contro della nostra unicità. Se noi ci mettiamo in competizione con il resto del mondo dimenticandoci questo fattore, allora partiamo perdenti in partenza. Rispetto alla Provincia di Trento, quella di Bolzano ha deciso interventi meno impattanti per affrontare la crisi economica, tanto da far storcere il naso a molte categorie economiche. Lei che misure avrebbe chiesto? Non soldi, ma velocità di decisione: dobbiamo riuscire ad arrivare allo stesso livello di concorrenzialità che c'è a 20-30 chilometri di distanza dall'Alto Adige. E tra le priorità inserirei una politica mirata alla casa per portare qui professionisti da fuori, altoatesini che hanno lasciato la provincia ma non solo. C'è chi non viene a Bolzano perché non trova casa e queste risorse poi ci mancano. Per il resto, stiamo abbastanza bene: le nostre banche fortunatamente sono sane e l'economia non è legata in modo particolare all'automotive. Da noi la crisi è più psicologica che strutturale, e lo dimostra il fatto che il turismo anche quest'anno chiuderà con un nuovo record. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nuova location Thun intende aprire la nuova sede sul Virgolo, sopra Bolzano, ma attende ancora il via libera Il peso dell'export Circa il 90% del fatturato si realizza in Italia Dopo Germaniae Spagna, si punta su Grecia e Inghilterra I dipendenti A Bolzano e Mantova avviato il progetto "life quality": il benessere è ritenuto un valore aggiunto per il business aziendale Le priorità provinciali Strategici turismo, artigianato e attività di nicchia. Le nostre grandi industrie sono dei residuati bellici L'imprenditore Peter Thun Figlio dei fondatori Otmar e Lene, il cinquantatreenne guida l'azienda nota per i celebri «angioletti» dal 1978 La Spa dovrebbe chiudere il 2009 con 121 milioni di ricavi (+7% rispetto al 2008), mentre l'aggregato «Mondo Thun» sfiorerà quota 220 Gli addetti a Bolzano, a Mantova e in Cina sono 3.858, i punti vendita 1.959

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Ravenna chiede infrastrutture (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 22-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Centro-Nord sezione: ECO-IMP. Emilia-R. data: 2009-04-22 - pag: 8 autore: Grandi opere. Confindustria: avviare subito progetti per oltre un miliardo Ravenna chiede infrastrutture In agenda da qui al 2030 la nuova Darsena e il riassetto Fs RAVENNA Silvia Manzani Il turismo, la Darsena di città, il porto, i collegamenti stradali e ferroviari. La ricetta per affrontare la crisi in corso ha tanti ingredienti e non tutti facilmente reperibili, a partire dal miliardo di euro che servirà. Che città sarà Ravenna tra dieci anni? E tra venti? Domande che Confindustria si sta ponendo nell'ambito del progetto "Ravenna 2030-Il futuro è adesso", una serie di iniziative per mettere le mani avanti e rispondere alla congiuntura economica negativa con tutti gli strumenti necessari. Teorici, anche, se è vero che per il convegno in programma domani al Pala de Andrè dal titolo "Uno sguardo sul futuro: come cambia il mondo con la crisi" sono stati chiamati economisti del calibro di Tito Boeri ed Erik BerglÖf. Il progetto, in realtà, è stato presentato lo scorso settembre, quando ancora le avvisaglie della crisi non erano così evidenti. «Tutto parte dalla consapevolezza – spiega Marco Chimenti, direttore generale di Confindustria Ravenna – che da questo momento usciremo tutti cambiati. Se almeno cominciassimo a ragionare per tempo, potremmo avere un vantaggio competitivo enorme». Lo sguardo è ad ampio raggio: i temi in ballo sono infatti molti e tutti di grande attualità per la città e la provincia. A partire dal turismo, appunto, che sarà al centro di un convegno successivo a quello di domani. Un turismo che non è sempre all'altezza del patrimonio storico-culturale della città dei mosaici e dei suoi dintorni ma dal quale ci si aspetta una sferzata, in virtù, tra le altre cose, del nuovo terminal crociere di Porto Corsini e dei collegamenti con l'aeroporto di Forlì. E tra le strategie di Confindustria non potevano mancare le politiche delle imprese che, secondo il presidente Giovanni Tampieri «dovranno essere più capitalizzate e investire maggiormente in ricerca e sviluppo». Ma l'idea che ha in mente il presidente copre altri settori, in particolare il porto, che dovrà «ampliarsi e rinnovarsi ».All'orizzonte si stagliano moltissimi progetti: la realizzazione della nuova piattaforma container, l'approfondimento del canale Candiano a -14,50 metri, l'area di servizio e sosta per l'autotrasporto e ildistripark. E, intorno, la nascita del distretto per la nautica da diporto e di un tecnopolo articolato in due parti: a Ravenna per la nautica, l'energia e il restauro e a Faenza per i nuovi materiali, supporto alla ricerca industriale per l'intera provincia. Da non dimenticare il tema della Darsena di città, ovvero la trasformazione di una zona portuale dismessa in quartiere urbano. Progetto che vede al suo interno altri progetti, alcuni già realizzati, come il parco Teodorico, altri in fase di realizzazione, come il riassetto della stazione ferroviaria, altri per ora solo su carta, come il recupero di opere di archeologia industriale. Il tutto finalizzato anche all'attrattività turistica della zona. E non possono mancare, nella lista delle strategie anticrisi, il by-pass sul Candiano, che servirà a collegare la Statale 16 Adriatica e la 309 Romea, e un lavoro sulle linee ferroviarie, per facilitare il trasporto merci: «è un grosso progetto – puntualizza Tampieri – e non sappiamo ancora se sarà meglio spostare o interrare la ferrovia. Siamo però certi che sarà un'opera fondamentale per velocizzare gli spostamenti ». Del resto lo sviluppo economico passa anche da un miglioramento infrastrutturale, se è vero che quanto a collegamenti stradali e ferroviari, Ravenna non naviga in buone acque. La sfida è aperta, anche se la cautela è d'obbligo: «Sono mediamente fiducioso –continua il presidente – e vivo con la speranza che i nostri sacrifici concorrano ad una revisione della burocrazia per fare in modo che gli enti pubblici facilitino le imprese». Ma la fiducia viene anche dal fatto che Ravenna, in ambito regionale, è una delle realtà che sta subendo meno contraccolpi, almeno stando ai sentori di Confindustria. «Il porto ne risente abbastanza– analizza Tampieri – perché serve tutta la regione ma le imprese stanno soffrendo meno. Faenza, invece, è un caso a parte: i settori della metalmeccanica, del tessile e della ceramica non stanno passando un buon momento ». © RIPRODUZIONE RISERVATA Propositivo. Giovanni Tampieri Confindustria Ravenna

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Più garanzie per i centri storici (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 22-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Sud sezione: PRIMO PIANO data: 2009-04-22 - pag: 2 autore: INTERVISTA Giuseppe Di Giovanna Presidente Ance Palermo «Più garanzie per i centri storici» PALERMO «Dal Governo arriverà finalmente una scossa per conferire nuova vivacità a un comparto strategico per il territorio meridionale ma imbrigliato dalla burocrazia». Giuseppe Di Giovanna, 49 anni, presidente di Ance Palermo, saluta con favore l'avvento del Piano casa dell'esecutivo nazionale. Presidente Di Giovanna, il Piano casa del Governo Berlusconi dopo alterne vicende è in dirittura d'arrivo. Quali ricadute ritiene che possa avere al Sud? Il Piano casa rappresenta una storica inversione di tendenza nei rapporti tra la macchina amministrativa e il settore delle costruzioni. Fino all'altro ieri, esisteva una corsia preferenziale per le grandi opere, ritenute prioritarie per lo sviluppo del territorio, mentre l'edilizia residenziale doveva fare i conti con i percorsi tortuosi della burocrazia e, in alcuni casi, addirittura con i veti della Pa. Basti pensare al fatto che l'80% dei Comuni siciliani ha un piano regolatore dai vincoli scaduti. Dal punto di vista dello sviluppo imprenditoriale, logiche di questo tipo producono effetti paradossali. Le grandi opere, di cui non intendo discutere l'importanza, se le aggiudicano per lo più i grandi gruppi del Nord e quindi producono ricchezza soprattutto lontano dal territorio. L'edilizia residenziale, invece, "frantuma" la ricchezza e la distribuisce tra le numerosissime Pmi locali che danno lavoro e, quindi, sono fonte di reddito per tantissime famiglie. Non teme la proliferazione del "cemento"? Al contrario: sono del parere che il Piano casa costituisca una valida misura per prevenire il problema dell'abusivismo edilizio, purtroppo molto diffuso nel Mezzogiorno. Su un territorio come il no-stro, c'è evidentemente fame di spazi abitativi. Dire sempre di no, senza neanche valutare l'impatto reale di un intervento edilizio, significa incentivare gli abusi. Nella bozza di testo che il Governo sta licenziando, invece, vengono indicati criteri precisi di intervento: si delinea una vera e propria casistica. Di fondamentale importanza, per esempio, il ruolo delle soprintendenze nei centri storici. Il terremoto in Abruzzo ha di fatto influenzato il dibattito, facendo sì che il Governo ponesse l'accento sulle norme antisismiche. Al di là di quanto è accaduto a L'Aquila, è importante vincolare qualsiasi intervento di restyling di un'abitazione a una rigida osservanza delle norme antisismiche. In tutta l'Italia, e al Sud in particolare, da un momento all'altro potrebbe verificarsi un terremoto. Mentre, nella costruzione di un nuovo fabbricato, dovrebbe essere scontato osservare i più moderni criteri di prevenzione,nell'ampliamento di volumetrie preesistenti magari qualcuno avrebbe potuto procedere con maggiore disinvoltura, a discapito della sicurezza dei cittadini. In che misura al Sud i cittadini sceglieranno di beneficiare del Piano casa? Sono del parere che la domanda proveniente dal nostro territorio sarà altissima. Nonostante la crisi, ci sono molte famiglie interessate a investire. © RIPRODUZIONE RISERVATA ABUSIVISMO «Misure valide contro un fenomeno che prolifera in assenza di regole» Ance Palermo. Il presidente Giuseppe Di Giovanna STUDIO CAMERA

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DISABILI il sindaco non risponde (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 22-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

DISABILI il sindaco non risponde HANDICAP Alemanno non risponde! Nelle ultime due settimane ho inviato al Sindaco di Roma lettere e telegrammi al fine di essere ricevuta in qualità di ex delegato per l'handicap della Capitale, ma a tutt'oggi nessuna risposta. Capisco che il lavoro di chi governa una città grande come la nostra sia impegnativo, però penso che sia doveroso dare risposte e continuità a percorsi politici e di servizio per i cittadini più deboli. Nessuno vuole intralciare il lavoro della nuova Giunta, ma a volte un contributo può essere utile. La questione di cui vorrei parlare, caro sindaco è quella riguardante la Fondazione handicap «Dopo di noi» attualmente bloccata dal vostro immobilismo. La Fondazione nasce per dare risposte a molte persone con handicap dopo la morte dei loro genitori. Molte cose potrebbero essere fatte, visto che negli anni precedenti sono stati raccolti fondi per ottemperare ai doveri statutari della stessa ma il mancato ascolto della vostra amministrazione e la strumentale burocrazia che ne segue non permettono di spendere e organizzare i fondi raccolti. Inoltre la Fondazione non chiede all'ente pubblico un euro perchè nasce come salvadanaio del privato sociale per supportare la lunga lista d'attesa romana avente per oggetto la residenza degli handicappati. Molte persone, cittadini qualunque, c'hanno creduto e non sembra giusto deluderli. Mi è sempre sembrato strano che pur provenendo dallo schieramento politico d'opposizione nessuno della vostra squadra ha pensato di ascoltarmi sul lavoro eseguito nei precedenti dieci anni nella disabilità. Alla Camera con molti colleghi del centro destra, a partire dal presidente Fini, abbiamo fatto e stiamo realizzando molte cose insieme, invece voi amministratori locali niente, come se il «prima di voi» non ci fosse mai stato. Sono dispiaciuta, ma soprattutto interdetta, caro sindaco, di fronte alla vostra superbia, comunque se volete, pur rimanendo una donna di centro sinistra, vi offro la mia esperienza per il raggiungimento di un buon servizio per i disabili.

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Primo obiettivo: le gare della sanità (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)" del 22-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Sud sezione: INTERVISTA data: 2009-04-22 - pag: 5 autore: Salvatore Boemi. L'ex magistrato antimafia, oggi al vertice della Stazione unica appaltante della Calabria, spiega come interverrà in un settore ad alto rischio «Primo obiettivo: le gare della sanità» di Mario Meliadò I l 29 aprile incontrerà negli uffici della Regione Calabria i vertici degli Enti locali. E sarà uno dei primi appuntamenti ufficiali per Salvatore Boemi, 65 anni, a lungo magistrato antimafia e oggi al vertice della Sua, la Stazione unica appaltante della Regione Calabria. In quella sede spiegherà meglio agli amministratori locali la portata della legge regionale approvata il 7 dicembre del 2007 che stenta a trovare ascolto. Boemi è arrivato al vertice della Sua dopo aver superato parecchi ostacoli tra cui l'obbligo, imposto dal Csm, di lasciare la toga: «Anche adesso – dice – dovrei essere il direttore generale e invece risulto commissario: è la certificazione di come in Italia tante splendide leggi fatichino a decollare. Per la prima volta, si chiede a un magistrato una chiara scelta di campo: fin qui, non si contano i colleghi che, in aspettativa, hanno ottenuto prestigiosi incarichi o sono parlamentari». Scegliendo questo incarico ha abbandonato la magistratura: una scelta che non tutti hanno capito. Per la magistratura requirente è un momento difficilissimo: l'avesse vissuto negli anni Sessanta, io non ci sarei mai entrato. Ho lasciato la toga perché ci è stato impedito di esportare la lotta alla mafia. Oggi, i clan di San Luca e Platì sono una realtà transnazionale: all'estero attecchiscono più facilmente che in Italia. La Dda reggina propose di mettere i sigilli al ristorante “Da Bruno”, teatro della strage di Duisburg. La Germania disse “no” a un gesto che avrebbe avuto una valenza simbolica dirompente, nel silenzio generale. La Stazione unica appaltante è davvero la rivoluzione tanto decantata? Lo sapremo tra qualche anno. Intanto, la Regione Calabria per prima in Italia ha varato una normativa innovativa: e non solo perché intende rendere cristallino il settore degli appalti, spesso opaco. Il brulichio di stazioni appaltanti in tutto il Paese ha creato un problema di costi e qualità nelle procedure: ecco che la Sua si propone di uniformare le spese per gli appalti sull'intero territorio calabrese e vigilare sulla loro corretta attuazione. Oggi però la Stazione è una macchina nuova ancora ferma. Quali sono i tempi per metterla in moto? Mi ero posto l'obiettivo di redigere entro fine marzo i regolamenti generali ed entro metà aprile quelli di dettaglio: questo è il carburante per funzionare bene, e ci siamo. Il regolamento organizzativo è già stato approvato in Giunta ho diffuso le linee-guida. Presto la Giunta dovrà esaminare anche il Regolamento per l'attestazione della regolarità delle procedure. Il 29 aprile, incontreremo i nostri futuri interlocutori degli Enti locali: chiederò loro di fornirmi entro 30 giorni copia di bandi e appalti in corso,nell'ottica di essere operativi per giugno. Ma sarà un work-in-progress, inutile illudersi di poter andare subito a regime. Mentre dei costi non mi preoccupo: le nostre 45 unità a medio termine saranno tutti dipendenti regionali distaccati. E i calabresi non sborseranno nulla neanche per i costi di funzionamento: dopo uno stanziamento d'avvio, la Sua si autofinanzierà con una quota pari all'uno per cento dell'ammontare degli appalti esaminati. Strutture e organico sono pronti? La Sua si articola in tre sezioni, sancisce la legge regionale 2/ 07: amministrativa, tecnica e Osservatorio sugli appalti. Per selezionare i dipendenti regionali da assegnare alla Sua, ho già dovuto effettuare due interpelli: al primo, su 2.500 dipendenti regionali, hanno risposto solo in due.La seconda manifestazione d'interesse per individuare 10 funzionari e 20 altre posizioni è scaduta il 10 aprile: ha chiesto l'applicazione alla Sua di una ventina di unità. Altre 10 saranno cooptate in via fiduciaria. Deluso? Immaginavo erroneamente che a un organismo del genere sarebbero pervenute numerosissime adesioni. Certo la cruciale sezione tecnica ancora non ha guida e solo 4-5 unità hanno chiesto di farne parte: non si è fatto avanti proprio chi “doveva” venire a dare una mano, cioè chi si è occupato di lavori pubblici e appalti. In tutti i casi, non ricorrerò a consulenti o assunzioni esterne: ci avvarremo d'expertise solo in casi eccezionali. E poi, per entrare a far parte di una squadra come que-sta, alla laurea in Architettura o Ingegneria deve accompagnarsi uno spirito di un certo tipo. In quali settori interverrà prioritariamente? Innanzitutto la sanità, che vive una crisi drammatica per prestazioni erogate e conto economico: oggi non si sa neppure quanto si spende. Vogliamo accertare i punti caldi della spesa sanitaria e uniformare il costo delle prestazioni in tutta la Calabria: chiederemo alla Regione di reinvestire le somme che recupereremo per migliorare il servizio. Ma non rinunceremo a occuparci della gestione dei fondi Ue 2007-2013. La Stazione unica è un fazzoletto d'alta burocrazia chiamata a vigilare sugli appalti. Settore che per anni, in Calabria, ha visto amministratori e funzionari conniventi, o vittime di grave intimidazioni. A proposito: il suo mandato dura tre anni e non è rinnovabile. Nel 2012 potrebbe davvero impegnarsi in politica come si mormora da anni? Non potrei mai. In collegio, i gesuiti m'insegnarono che le capacità intellettive dopo i 45 anni calano: ci credo talmente che ogni anno "mi faccio il tagliando” per controllare se sono rincitrullito o no. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sua Acronimo che sta per Stazione unica appaltante, istituita dalla regione con la legge approvata nel dicembre del 2007 Organico Saranno in tutto 45 gli addetti della Stazione unica appaltante calabrese. Boemi, che per il momento è solo commissario, lamenta la scarsa disponibilità degli impiegati regionali Le sezioni Sono tre: tecnica, amministrativa e l'Osservatorio sugli appalti Gli enti locali «Il 29 aprile incontrerò gli amministratori i quali devono applicare la legge» Ex pm Salvatore Boemi 65anni, è stato uno dei magistrati più impegnati sul fronte della lotta alla 'ndrangheta ed è stato indicato al vertice della Stazione unica appaltante della Regione Calabria già nell'autunno dell'anno scorso: si è insediato nelle scorse settimane

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Genova, moli verdi a rischio (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 22-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Nord-Ovest sezione: ECONOMIA e IMPRESE Liguria data: 2009-04-22 - pag: 16 autore: Porti. Fondi statali bloccati: in assenza di interventi restano ferme anche le risorse regionali Genova, moli «verdi» a rischio Il progetto prevede la realizzazione di banchine che forniscano elettricità alle navi GENOVA Raoul de Forcade Il progetto di elettrificazione delle navi in banchina ( cold ironing) nel porto di Genova, rischia di perdere parte dei fondi già stanziati per l'eccessiva lentezza della burocrazia. Il campanello d'allarme, suonato sia dall'Autorità portuale genovese che dalla Regione Liguria, squilla proprio alla vigilia di un meeting sull'argomento che si tiene domani a Genova, presso palazzo San Giorgio. Il convegno si intitola, non a caso, «Un traguardo ambizioso: dare la luce alle navi». Il cold ironing è la tecnica, applicata già in alcuni porti (non molti) nel mondo, grazie alla quale le navi possono utilizzare l'elettricità collegandosi alla rete nazionale con un cavo di alimentazione, anziché sfruttare l'energia generata dai motori accesi. Una misura ecologica, insomma, per la quale, per Genova, sono pronti 16,5 milioni di euro. Il ministero dell'Ambiente del Governo Prodi, infatti, aveva stanziato 10 milioni di euro per il progetto pilota genovese che prevede l'elettrificazione dei moli dell'area portuale delle riparazioni navali. A questi si aggiungono i 5 milioni impegnati dall'amministrazione regionale e circa 1,5 milioni dell'Autorità portuale. Il problema, spiegano i tecnici della Regione, «è che i fondi, al Ministero, ci sono da un anno e mezzo, ma i capitoli di spesa non sono ancora stati suddivisi e, senza questa partizione, la Corte dei conti non approva l'erogazione». Se, dicono i tecnici, i fondi del Governo non saranno attivati prima dell'estate, anche i 5 milioni congelati ad hoc dalla Regione dovranno essere distratti su altri obiettivi. Luigi Merlo, presidente dell'Autorità portuale di Genova conferma che «esiste il serio rischio che i fondi, anche quelli nazionali, alla fine vengano indirizzati altrove, perché il Ministero non decide. In ogni caso, noi domani presenteremo il nostro progetto per le riparazioni navali». Il porto di Genova non è il solo scalo ligure ad avere piani in atto per migliorare le condizioni ambientali. Alla Spezia, il terminal Contship sta studiando un sistema di elettrificazione delle gru che sfrutta l'energia geotermica. A Savona, a parlarne è Rino Canavese, presidente della Port authority, «nell'area di Vado, che è vicina alla centrale elettrica, stiamo ragionando sul cold ironing per i traghetti nonché sull'elettrificazione della piattaforma per i container che realizzeremo con Maersk. Abbiamo, invece, per ora, abbandonato l'idea di elettrificare le banchine delle navi da crociera. Ci sono troppi problemi, di voltaggio ed hertz, per il cavo da terra e troppo poche navi in grado di ricevere energia con la "spina". Stiamo lavorando però, con l'Università di Torino, su un impianto eolico sperimentale. Poi abbiamo avviato uno studio sul fotovoltaico. Ma si tratta sempre di soluzioni piuttosto costose per i risultati che offrono». Riguardo al cold ironing per le navi da crociera (e merci), Giovanni Battista Ferrari, responsabile per l'Italia della divisione Power Systems di Abb, spiega che le difficoltà sono superabili. «Abb ha già portato a termine progetti di quel tipo in Alaska, Usa, Svezia e Germania. E siamo in grado di offrire soluzioni, chiavi in mano, sia per gli impianti sui moli, per i quali disponiamo anche del sistema Hvdc, per trasmettere in alta tensione in corrente continua, sia per l'adattamento a bordo nave. L'Hvdc è utile soprattutto quando c'è un numero significativo di navi da servire e occorre un'alimentazione superiore a 20-25 megawatt». raoul.deforcade@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Sul molo. Il «cold ironing» permette alle navi in banchina di usare l'elettricità della rete nazionale DONATELLA PICCONE

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Ora il rilancio delle opere pubbliche (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 22-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Nord-Ovest sezione: PRIMO PIANO (Piano casa) data: 2009-04-22 - pag: 2 autore: INTERVISTA Giuseppe Provvisiero Presidente Ance Piemonte «Ora il rilancio delle opere pubbliche» «Le linee guida formulate dal Governo serviranno a dare un impulso sicuramente positivo, ma non sufficiente a risollevare dalla crisi il settore edile. è un'azione che serve, ma non basta». Giuseppe Provvisiero, 47 anni, presidente dell'Ance Piemonte, riflette sulle novità che saranno introdotte con il Piano Casa. Secondo le stime del Sole 24 Ore, nell'ipotesi di un 10% di proprietari che dovessero scegliere la strada dell'ampliamento del 20%, si muoverebbero sul territorio del Nord-Ovest investimenti per quasi 6 miliardi. Quali l'impatto sulle imprese edili? Si tratta di un'opportunità importante che risponde alle esigenze delle famiglie e che darà lavoro soprattutto alle piccole imprese edili ed artigiane. L'aiuto è però insufficiente per il sistema delle imprese Ance che, in molti casi, lavora su commesse più grandi. Quali sono le azioni che dovrebbero affiancare il Piano casa? Bisogna intervenire in altre due direzioni. La prima è quella dell'edilizia privata,introducendo incentivi come la defiscalizzazione e la riduzione dell'aliquota Iva sulle seconde case o la tassazione separata dei redditi da affitto. La seconda è, naturalmente, quella di sostenere gli investimenti rilanciando le opere pubbliche e risolvendo il grave problema dei limiti imposti dal patto di stabilità alla possibilità d'investimento degli enti locali. Come integrerebbe le linee guida del Piano? Con l'introduzione di misure per dare avvio a interventi seri di riqualificazione urbana e di housing sociale. In Piemonte la possibilità di aumentare la volumetria delle case autonome del 20% è già legge dal 1977. Ma la misura non ha mosso grandi investimenti. Come mai? In molti casi non è stato possibile intervenire per via dei vincoli imposti dai Piani regolatori o da altre normative. Fra le possibilità previste, c'è però quella della demolizione e ricostruzione con bonus di cubatura fino al 35%. Sarà applicabile? In questo caso si aprono spazi anche per le grandi imprese. Ma molto dipenderà da quello che decideranno le Regioni. L'iniziativa sarà interessante nella misura in cui potrà essere applicata, ad esempio, per la riconversione di aree dimesse, magari con destinazione d'uso iniziale diversa da quella residenziale. Non penso ad operazioni di tipo speculativo. Al contrario potrebbero essere interventi vincolati, magari alla realizzazione di housing sociale. Che effetti avrà il Dl semplificazioni del Governo? Speriamo serva ad accelerare la burocrazia che frena il settore. Non parlo solo della possibilità di operare con Dia al posto del permesso di costruire, ma anche delle lungaggini eccessive nei controlli dei terreni su cui si va ad edificare. L'introduzione delle norme antisismiche ingesserà il settore? No. Dal punto di vista burocratico la situazione non cambia. L'effetto sarà semmai sui costi, soprattutto per quello che riguarda le ristrutturazioni. Ma si tratta di una misura necessaria. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PORTATA «Le novità introdotte avranno effetti soprattutto sulle piccole imprese» Presidente. Giuseppe Provvisiero guida l'Ance subalpino

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Donne da fiction Le candidate Pdl Il premier ha riunito molte soubrette alla scuola di politica verso le Europee. Volti noti al pubblico televisivo. Una di loro ritratta in passato (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 22-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

Donne da fiction Le candidate Pdl Il premier ha riunito molte soubrette alla scuola di politica verso le Europee. Volti noti al pubblico televisivo. Una di loro ritratta in passato anche mano nella mano con Berlusconi VIRGINIA LORI Silvio Berlusconi per Strasburgo punta sulle facce da copertina: Ieri in via dell'Umiltà ad un corso di politica forzista sono sfilati volti noti più per le performance televisive, su set di fiction o palcoscenici, che per l'esperienza in politica: fra queste Angela Sozio (la rossa del «Grande Fratello»), Barbara Matera (ex annunciatrice tv), Camilla Vittoria Ferranti ed Eleonora Gaggioli (attrici). A tenere la lezione il ministro degli Esteri Franco Frattini e il vicepresidente del Parlamento europeo, Mario Mauro. Ad ascoltare, una trentina di giovani e giovanissime. Fra loro, anche una piccola pattuglia di deputate nazionali: Michaela Biancofiore, Laura Ravetto, Gabriella Giammanco, Annagrazia Calabria, Barbara Mannucci, Beatrice Lorenzin. «Alcune di loro saranno candidate», ha spiegato il premier indicando le parlamentari alle altre presenti. Una occasione, ha riferito una delle partecipanti, per fare esperienza in campagna elettorale. A destare curiosità, sono state alcune delle potenziali candidate. Fra loro, sono state notate Angela Sozio, la pugliese della terza edizione del «Grande Fratello» tornata alla ribalta della cronaca qualche tempo dopo per alcune foto pubblicate su Oggi, in cui la rossa appariva mano nella mano con Berlusconi durante un fine settimana in Sardegna. Ad ascoltare la storia delle istituzioni europee e il funzionamento dell'euro-burocrazia, c'erano anche Camilla Vittoria Ferranti e Eleonora Gaggioli. Entrambe attrici (la prima è apparsa nella decima serie di «Incantesimo», la seconda in «Elisa di Rivombrosa»). Presente infine Barbara Matera che, come si evince dal curriculum di Wikipedia, dopo essere stata ex aspirante miss Italia è stata per alcuni anni annunciatrice per Raiuno. «Non credo che tutte alla fine saranno candidate, ma certamente il corso era dedicato proprio alla preparazione della campagna elettorale», ha spiegato una delle partecipanti. Il caso

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Napoli ora s'inventa la tassa sul morto (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 96 del 2009-04-22 pagina 18 Napoli ora s'inventa la tassa sul morto di Cristiano Gatti La gabella sull'aldilà: la giunta Iervolino lo chiama contributo giardinaggio ma in realtà è un’imposta sui cimiteri. Unica in Italia. Per chi ha una cappella familiare la somma annuale non è irrisoria. L'opposizione: "Balzello inutile" Dalla finanza creativa al bilancio beccamorto. Messi come sono, con la lingua di fuori, prima o poi i nostri Comuni dovevano arrivarci. è persino inevitabile e giusto che a rilanciare l’idea sia Napoli, capitale della fantasia. Consapevole che ai vivi non si possa strizzare più niente, neppure prendendoli per le caviglie e scuotendoli a testa in giù, la giunta Iervolino ha deciso di compiere il grande passo, l’ultimo: andrà a prendere soldi direttamente nell’Aldilà. Tra gli uffici della burocrazia si sono inventati l’edificante eufemismo del «contributo per giardinaggio, nettezza e decoro» negli undici cimiteri pubblici della città. Ma i napoletani, che sono molti intuitivi e sanno andare subito al nocciolo delle questioni, l’hanno già concretamente ribattezzata «tassa sui morti». Quantificando, sono nove euro all’anno per ogni loculo, artistico o popolare che sia (anche la tassa, direbbe Totò, obbedisce alla suprema regola della livella). Il provvedimento si applica con effetto retroattivo anche al 2006, al 2007 e al 2008. I funzionari quantificano l’entrata annuale intorno ai tre milioni di euro. Sempre che tutti quanti la paghino, il che è ancora da verificare sul campo. Santo. Effettivamente, la sovrattassa funerea non si presenta di facile riscossione. Già nel 2006 il Comune ci aveva timidamente provato, ma senza cavarne un euro, tanto da appaltare poi il servizio a una società esterna. Adesso si rilancia, causa bilancio boccheggiante. Ma si parla già per esempio di forti contenziosi aperti con le Arciconfraternite della Curia napoletana, proprietarie del novanta per cento degli immobili cimiteriali. Quanto alle famiglie, non saranno certo questi nove euro annuali ad allentare il loro proverbiale culto per i defunti. Ma certamente non saranno questi nove euro a passare sotto silenzio. Per chi ha una cappella, che per sua natura è un condominio a più loculi, la cifra non risulta affatto irrisoria. Infatti, nessuno ha voglia di ridere, tanto meno nello specifico settore, che già si presta pochissimo. Come minimo, se i napoletani sono sempre quelli di una volta, sapranno arrangiarsi con pratiche urne per ceneri sulle mensole del salotto, di fianco al ritratto delle zie... Così ormai stanno ridotti i bilanci comunali. Esaurita la ricreazione demenziale dei derivati, che hanno intossicato mortalmente tante contabilità pubbliche, si procede al buio. Direttamente dentro ai loculi. Se Napoli sfonda, troppo facile prevedere che altre città ci faranno sopra una riflessione. Ormai, non sanno più dove sbattere la testa. C’è chi ci prova con l’Ecopass, anche in questo caso una tassa riverniciata come contributo all’ecologia, c’è chi s’inventa i semafori intelligentissimi, così intelligenti da diventare diabolici e truffaldini, c’è chi assume giovani zitelle inacidite e le traveste da ausiliarie del traffico (e chiamarle semplicemente bounty killer?), per mandarle in giro a sterminare la povera gente con spietate multe sui divieti di sosta più innocui (ma lo sanno, queste simpatiche signorine, cosa significano i quaranta, i sessanta, gli ottanta euro, da loro così leggiadramente estorti, in certe famiglie?). C’è cioè nell’aria un senso di voracità comunale, allupata e insaziabile, che non fa nulla per rendere simpatico l’ente locale. La tassa sui morti entra trionfalmente, se possibile ancora più sgradevole delle altre, in questa galleria nazionale dei prelievi forzosi, lanciando di fatto un segnale sinistro e mortificante. Questo: amico cittadino, già hai dato da vivo, ma stai tranquillo che sapremo renderti utile anche dopo. I tuoi cari regoleranno il conto alla cassa. Facile immaginare le reazioni indignate in ambito comunale: ma come, neppure potete immaginare quanto ci costano i cimiteri, è normale che venga chiesto un contributo ai proprietari dei loculi. Ma non è nemmeno il caso di rispondere. Ci sono gesti che prescindono dal loro valore economico. Aggiungere un’altra tassa sui morti ha tutte le sembianze di una vessazione postuma. Abbiamo abolito l’Ici sulla casa, introduciamo l’Ici sui monolocali dell’Aldilà. Dannazione, dov’è che si può riposare in pace? © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Napoli s'inventa la tassa sul morto (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 22-04-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 96 del 2009-04-22 pagina 18 Napoli s'inventa la tassa sul morto di Cristiano Gatti La gabella sull'aldilà: la giunta Iervolino lo chiama contributo giardinaggio ma in realtà è un’imposta sui cimiteri. Unica in Italia. Per chi ha una cappella familiare la somma annuale non è irrisoria. L'opposizione: "Balzello inutile" Dalla finanza creativa al bilancio beccamorto. Messi come sono, con la lingua di fuori, prima o poi i nostri Comuni dovevano arrivarci. è persino inevitabile e giusto che a rilanciare l’idea sia Napoli, capitale della fantasia. Consapevole che ai vivi non si possa strizzare più niente, neppure prendendoli per le caviglie e scuotendoli a testa in giù, la giunta Iervolino ha deciso di compiere il grande passo, l’ultimo: andrà a prendere soldi direttamente nell’Aldilà. Tra gli uffici della burocrazia si sono inventati l’edificante eufemismo del «contributo per giardinaggio, nettezza e decoro» negli undici cimiteri pubblici della città. Ma i napoletani, che sono molti intuitivi e sanno andare subito al nocciolo delle questioni, l’hanno già concretamente ribattezzata «tassa sui morti». Quantificando, sono nove euro all’anno per ogni loculo, artistico o popolare che sia (anche la tassa, direbbe Totò, obbedisce alla suprema regola della livella). Il provvedimento si applica con effetto retroattivo anche al 2006, al 2007 e al 2008. I funzionari quantificano l’entrata annuale intorno ai tre milioni di euro. Sempre che tutti quanti la paghino, il che è ancora da verificare sul campo. Santo. Effettivamente, la sovrattassa funerea non si presenta di facile riscossione. Già nel 2006 il Comune ci aveva timidamente provato, ma senza cavarne un euro, tanto da appaltare poi il servizio a una società esterna. Adesso si rilancia, causa bilancio boccheggiante. Ma si parla già per esempio di forti contenziosi aperti con le Arciconfraternite della Curia napoletana, proprietarie del novanta per cento degli immobili cimiteriali. Quanto alle famiglie, non saranno certo questi nove euro annuali ad allentare il loro proverbiale culto per i defunti. Ma certamente non saranno questi nove euro a passare sotto silenzio. Per chi ha una cappella, che per sua natura è un condominio a più loculi, la cifra non risulta affatto irrisoria. Infatti, nessuno ha voglia di ridere, tanto meno nello specifico settore, che già si presta pochissimo. Come minimo, se i napoletani sono sempre quelli di una volta, sapranno arrangiarsi con pratiche urne per ceneri sulle mensole del salotto, di fianco al ritratto delle zie... Così ormai stanno ridotti i bilanci comunali. Esaurita la ricreazione demenziale dei derivati, che hanno intossicato mortalmente tante contabilità pubbliche, si procede al buio. Direttamente dentro ai loculi. Se Napoli sfonda, troppo facile prevedere che altre città ci faranno sopra una riflessione. Ormai, non sanno più dove sbattere la testa. C’è chi ci prova con l’Ecopass, anche in questo caso una tassa riverniciata come contributo all’ecologia, c’è chi s’inventa i semafori intelligentissimi, così intelligenti da diventare diabolici e truffaldini, c’è chi assume giovani zitelle inacidite e le traveste da ausiliarie del traffico (e chiamarle semplicemente bounty killer?), per mandarle in giro a sterminare la povera gente con spietate multe sui divieti di sosta più innocui (ma lo sanno, queste simpatiche signorine, cosa significano i quaranta, i sessanta, gli ottanta euro, da loro così leggiadramente estorti, in certe famiglie?). C’è cioè nell’aria un senso di voracità comunale, allupata e insaziabile, che non fa nulla per rendere simpatico l’ente locale. La tassa sui morti entra trionfalmente, se possibile ancora più sgradevole delle altre, in questa galleria nazionale dei prelievi forzosi, lanciando di fatto un segnale sinistro e mortificante. Questo: amico cittadino, già hai dato da vivo, ma stai tranquillo che sapremo renderti utile anche dopo. I tuoi cari regoleranno il conto alla cassa. Facile immaginare le reazioni indignate in ambito comunale: ma come, neppure potete immaginare quanto ci costano i cimiteri, è normale che venga chiesto un contributo ai proprietari dei loculi. Ma non è nemmeno il caso di rispondere. Ci sono gesti che prescindono dal loro valore economico. Aggiungere un’altra tassa sui morti ha tutte le sembianze di una vessazione postuma. Abbiamo abolito l’Ici sulla casa, introduciamo l’Ici sui monolocali dell’Aldilà. Dannazione, dov’è che si può riposare in pace? © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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