Abstract: rispettando il cuore di chi piange e non la burocrazia di chi organizza. È stato Steven Gerrard, il capitano, a rivolgersi all'Uefa. A Hillsborough ha perso un cugino, Jon Paul Cilhooley: aveva 8 anni, la vittima più giovane: se questo è un record... Dicono di lui: «Era un bambino vivace, amante dello sport e amato da tutti».>
Potremo
essere la nuova Roma E Gasperini non se ne andrà
( da "Stampa, La" del
14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
«Come
società il fatto che la struttura è molto agile, per cui le decisioni si
prendono in fretta e con poca burocrazia. Talvolta decide mio padre e basta: lo
ha fatto con Thiago Motta e anche con Gasperini perché gli piaceva il gioco del
Crotone. Mi sembra che ci abbia azzeccato». \
invito
a nozze ma solo online ( da "Repubblica, La"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Invito a
nozze con e-mail dunque. Online oggi è possibile non solo organizzare pranzo,
foto-album, lista dei regali, luna di miele etc, ma anche districarsi fra
burocrazie e certificati. Un colpo di clic e (almeno virtualmente) passa la
paura.
don
naro indica la strategia "investire sul nostro passato"
( da "Repubblica, La" del
14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La
burocrazia e il tornacontismo politico non sono congeniali alla cultura vera e
per questo difficilmente gli operatori culturali degni di questa qualifica
potranno trovare efficace sostegno nei politici e nelle istituzioni ipotecate
dal loro controllo.
pacchetti
anti-crisi fermi i fondi non sono stati erogati - andrea montanari alessia
gallione ( da "Repubblica, La"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
tra bandi
aperti e burocrazia, per ora soltanto un milione di euro (gli altri 19 milioni
sono attesi entro maggio) del bonus-famiglia della Provincia è già stato
distribuito e qualche milione di euro di incentivi (sui 351 annunciati) dalla
Regione. La Diocesi invece ha iniziato a spedire i primi contributi del fondo
voluto dal cardinale Dionigi Tettamanzi,
pannelli
solari sui tetti della favela la missione degli studenti in brasile - mario
neri ( da "Repubblica, La"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
scuote la
testa Francesco: «Insomma, la burocrazia si inceppa come in Italia», dice con
un´alzata di spalle. Costruito negli anni �90 sotto la direzione di don
Alfredo Nesi, il centro Madonnina del Grappa di Caucaia è diventato un polo
socio-educativo e sanitario dove confluiscono più di 500 figli della
baraccopoli.
quando
la piazza protesta on line - riccardo staglianò
( da "Repubblica, La" del
14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
è
essenzialmente una burocrazia per litigare». Nel senso che uno scrive una voce,
un altro propone modifiche, un terzo obietta e corregge di nuovo, in un
affinamento progressivo. Escono anche bufale colossali. Mai come qui è utile la
lezione delle scuole di giornalismo americane: "Se vostra madre vi dice
che vi ama� verificatelo".
1
Una settimana dopo Sono passati sette giorni dal sisma. Dobbiamo ricreare una
quotidianità... ( da "Unita, L'"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Chi
conosce la burocrazia può aiutare gli altri sfollati nelle esigenze del genere.
4 Un pallone Per i bambini il momento ludico è una distrazione decisiva. Adesso
è importante riprendere con la scuola, in qualunque modo, anche qui nella
tendopoli. Devono tornare ad affrontare la realtà fatta di svago e anche di
impegno.
,
un anno fa l'allarme sulla Prefettura
( da "Corriere della Sera" del
14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
lo Stato
ha continuato a nascondersi dietro alla burocrazia». In seguito a quella specie
di censimento su base regionale degli edifici pubblici sensibili e della loro
sicurezza, in Abruzzo sono state spostate 16 scuole, tre delle quali
all'Aquila. A dimostrazione del fatto che c'era (almeno) un anno di tempo per
salvare gli archivi, le attività, le funzioni.
Mayawati,
la forza di un'intoccabile ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
l'élite
della burocrazia indiana. Un percorso interrotto nel 1977 dall'incontro
folgorante con Kanshi Ram, uno degli alfieri della lotta per i diritti degli
intoccabili. Da quel momento la sua carriera politica l'ha vista occupare per
ben quattro volte, tra trionfi elettorali, inchieste giudiziariee crisi di
Governo,
Corporate
Korea spaventa Tokyo ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
dai
palazzi della burocrazia di Kasumigaseki ai piani alti delle aziende, un
piccolo sospiro di sollievo è stato tirato per il recente parallelo recupero
del won e dello yen sul dollaro, anche perché - a margine del G-20 di Londra -
l'incontro tra il ministro del Commercio sudcoreano Kim Joong-hoon e la collega
europea Catherine Ashton si è concluso con una fumata nera:
Londra:
dalla finanza ai gelati ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
dalla
finanza ai gelati Zero burocrazia e bassi costi aiutano gli alfieri del made in
Italy - Il caso di Christian Oddono Nicol Degli Innocenti LONDRA Dalla
corporate finance al gelato artigianale, dall'analisi azionaria al sorbetto
perfetto: un percorso decisamente inusuale che si è rivelato vincente per
Christian Oddono, diventatoil gelataio più premiato e osannato di Londra.
FACILE
AVVIO ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
e
diventata in breve un successo 50 Sterline Spesa sostenuta da Christian Oddono
per creare la sua Srl a Londra via internet. In pochi giorni, per posta, sono
arrivati tutti i documenti 0 Burocrazia Per la costituzione della società non
c'è stato bisogno di ricorretea complesse procedure burocratiche
Questo
tennis è uno specchio di tutta l'Italia che si è fermata
( da "Unita, L'" del
14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
I francesi
infatti hanno la migliore struttura pubblica possibile, anche perché loro hanno
la burocrazia più efficiente del mondo. È un paese burocratizzato, mentre il
nostro è un paese burocratizzato alla mafiosa. Ho anche notato che quando il
paese ha smesso di crescere non ha trovato delle sostituzioni, sia nel pubblico
che nel privato».
Gianni
Clerici, scrittore, giornalista, tennista, ma anche appassionato d'arte e
teatro. E, for... ( da "Unita, L'"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
I francesi
infatti hanno la migliore struttura pubblica possibile, anche perché loro hanno
la burocrazia più efficiente del mondo. È un paese burocratizzato, mentre il
nostro è un paese burocratizzato alla mafiosa. Ho anche notato che quando il
paese ha smesso di crescere non ha trovato delle sostituzioni, sia nel pubblico
che nel privato».
Qui,
nella Valle del Sacco, la prima industria di riciclo del Centro-Sud
( da "Unita, L'" del
14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
«Manca
solo l'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, l'autorizzazione operativa è
stata già data dalla Provincia. Ultimo step, dopo anni di burocrazia». Di
quanto è stato l'investimento? «Di 9 milioni, conto di rientrare: impianti
analoghi, come quello di Vedelago, sono in attivo». G.S. Loris Talone
I
matrimoni tra anziani e badanti hanno raggiunto quelli dei giovani
( da "Corriere della Sera" del
14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Ora ci
vogliono dieci anni di residenza e poi altri cinque di burocrazia: «Se si
vogliono scoraggiare fenomeni simili, l'unica strada è rimettere mano alle
leggi, sveltendo iter e procedure». Stefano Pillitteri è l'assessore ai Servizi
Civici del Comune. Di fronte alle statistiche prodotte dai suoi uffici si
meraviglia fino a un certo punto.
e
, resa dei conti dopo tre anni di faida politica
( da "Giornale.it, Il" del
14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La sua
lotta alla burocrazia, espressa nel motto «l'azienda è un paese, il paese è
un'azienda», gli attira gli anatemi di chi lo accusa di demagogia,
autoritarismo e scarso rispetto per le autorità. Le contraddizioni non mancano.
Mentre lancia una spietata guerra alla droga - contrassegnata dalla spiccia
eliminazione di 2.
Se
la piazza protesta on line Così la rete organizza la gente
( da "Repubblica.it" del
14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Ne dà una
definizione originale: "E' essenzialmente una burocrazia per
litigare". Nel senso che uno scrive una voce, un altro propone modifiche,
un terzo obietta e corregge di nuovo, in un affinamento progressivo. Escono
anche bufale colossali. Mai come qui è utile la lezione delle scuole di
giornalismo americane: "Se vostra madre vi dice che vi ama.
Adesso
Ici, Tarsu e multe si potranno pagare on line
( da "Stampa, La" del
15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
oltre che
da quella burocrazia ottocentesca ancora dura a morire. Niente di tutto questo.
L'iniziativa del Comune di Imperia, presentata ieri dall'assessore al Bilancio
Rodolfo Leone viaggia in direzione del tutto opposta. E proprio da questa
mattina, sul panorama dei tributi e delle contravvenzioni ci sono grosse
novità.
"Gesco
spa" e "Marina" nel futuro c'è la fusione
( da "Stampa, La" del
15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Se verrà
creata un'azienda speciale, si potrà contare su meno burocrazia per questi
servizi. Tra le varie società partecipate non può invece essere accorpata la
Sca (gestione dell'acquedotto), perchè è formata anche da quote dei Comuni di
Laigueglia e Villanova d'Albenga.
,
un anno fa l'allarme sulla Prefettura
( da "Corriere.it" del
15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
lo Stato
ha continuato a nascondersi dietro alla burocrazia». In seguito a quella specie
di censimento su base regionale degli edifici pubblici sensibili e della loro
sicurezza, in Abruzzo sono state spostate 16 scuole, tre delle quali
all'Aquila. A dimostrazione del fatto che c'era (almeno) un anno di tempo per
salvare gli archivi, le attività, le funzioni.
Nella
tendopoli maggiore, a piazza d'Armi, la struttura per fare lezione ai bambini
fra i 6 e i 13 a... ( da "Unita, L'"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Manca
tutto il resto: il personale, il via libero della burocrazia, quel minimo di
regole su come organizzare le classi e raggruppare scolari di età diverse. «Dal
ministero non abbiamo avuto nessuna indicazione» - ammette il portavoce della
Protezione civile. «Venerdì venne qua una comitiva di maestri e professori,
gente del posto.
Aborti
fai da te, blitz dei Nas ( da "Stampa, La"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
aborto è
molto rischioso per la salute della donna, viene usato come metodo per aggirare
la burocrazia della legge 194. E ora che gli extracomunitari clandestini hanno
paura di rivolgersi alle strutture sanitarie perché vogliono evitare di essere
denunciati dagli stessi medici, il rischio è che questa pratica si diffonda
ancora di più».
Gli
interventi. ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La
burocrazia sarà più leggera. Infatti, con l'equiparazione ai distretti in tema
di semplificazioni, le reti di impresa potranno fare da tramite con gli enti e
la Pa sia per gli atti amministrativi sia per accedere a contributi e
incentivi. Ma per un'effettiva assimilazione ai distretti di portata più estesa
c'è ancora da attendere,
Dall'industria
del falso gravi danni all'economia
( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del
15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
per quanto
efficace, è penalizzata da tempi lunghi e burocrazia». La guerra ai falsi Sul
territorio la lotta si fa anche con agenti "infiltrati". Solo a
Padova, la Polizia municipale ha appena avviato all'inceneritore 8.429 prodotti
sottratti ai commercianti abusivi dietro cui c'è spesso la camorra.
MARKA
( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del
15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Combinando
tutte le fonti naturali si potrebbe arrivare a coprire il 17% del fabbisogno
energetico regionale» CONTRASTO Freni dalla burocrazia pubblica «Sul territorio
ci sono problemi di carattere burocratico per le autorizzazioni, mentre altrove
la normativa favorisce questo settore. Andrebbe chiarito che cosa si intende
per biomassa e il suo uso energetico»
Il
Savonese si affida al vento ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
infinite
difficoltà incontrate fra burocrazia e cautele ornitologiche spinte», non
intende demordere: «Investiremo altri 150 milioni in Liguria. A Bergeggi
abbiamo acquistato l'ex cava Sant'Elena, con l'idea di realizzarvi un centro di
ricerca sulle rinnovabili. Occuperà 40 addetti e sarà costruito con tecniche di
bioarchitettura.
L'eredità
del barone Quintieri destinata ai non vedenti e finita alla Regione Campania
( da "Corriere della Sera" del
15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
i 52
appartamenti dei Parioli, le pratiche burocratiche, gli appalti e gli scontri
furiosi in consiglio regionale? Sono quarantasette, dei quali appena trentuno a
convitto. Quarantasette! Il testamento Un patrimonio immenso che doveva finire
in beneficenza «bruciato» dalle malefatte della burocrazia Sergio Rizzo
I
diritti e i serpenti di Internet ( da "Corriere della Sera"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Burocrazie
irresponsabili vogliono limitare la libertà di comunicare nella Rete». La
speranza è che l'uomo di Cassino non abbia capito che qui è un casino. Sarebbe
contento, l'ex ministro della Sanità, di sapere che le sue conversazioni, le
sue frequentazioni e magari le informazioni sulla sua salute (deducibili dalle
ricerche su Google)
Appalto-lampo
congelato dalla diffida del ministero A rischio gli interventi sui monumenti
comunali ( da "Corriere della Sera"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Saltiamo
la burocrazia!». S'è verificato il contrario. La fronda delle imprese escluse
dall'affare ha interpellato e ottenuto una presa di posizione dal ministero che
suona come una sconfessione dell'intesa. Il documento è del 2 aprile: la
direzione generale ha provveduto a «diffidare la società Impredcost
dall'utilizzo del logo del Ministero»
SOLIDARIETÀ
E REFERENDUM ( da "Stampa, La"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ai quali
si spera che non si debbano aggiungere ritardi anomali della burocrazia -
dovranno essere «spalmati» su un certo numero di esercizi finanziari, diciamo
3-4 anni nel migliore dei casi. Sarebbe appropriato che il prossimo Consiglio
dei Ministri indicasse, sia pure a grandi linee, non solo l'ammontare della
spesa complessiva ma anche la sua probabile scansione temporale.
Il
cartello giallo è ancora piazzato in corso Belgio. Compare ogni mattina e
sparisce ogni sera... ( da "Stampa, La"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Solo che a
volte la burocrazia fa a pugni con il buon senso. E stavolta ha strapazzato
l'altruismo. «Ho sessanta giorni di tempo: se tolgo il cartello tanti
penseranno che l'iniziativa s'è esaurita e non si presenteranno più. Ma, per
tenerlo, devo pagare 389 euro.
Prima
di tutto una domanda di attualità: forse sarebbe meglio cancellare del tutto le
elezioni ... ( da "Stampa, La"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Il
controllo sulla burocrazia è uno degli obiettivi fondamentali di ogni Stato.
Abbiamo approvato leggi moderne sul servizio statale e misure anti-corruzione.
Per la prima volta nella storia russa tutte le alte cariche non solo hanno
informato l'ispezione fiscale sui redditi loro e dei loro famigliari, ma li
hanno presentati al popolo.
I
diritti e i serpenti di Internet ( da "Corriere.it"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Burocrazie
irresponsabili vogliono limitare la libertà di comunicare nella Rete». La
speranza è che l'uomo di Cassino non abbia capito che qui è un casino. Sarebbe
contento, l'ex ministro della Sanità, di sapere che le sue conversazioni, le
sue frequentazioni e magari le informazioni sulla sua salute (deducibili
dalle ricerche su Google)
L'eredità
del barone Quintieri destinata ai non vedenti e finita alla Campania
( da "Corriere.it" del
16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
dalle
malefatte della burocrazia Ecco, di seguito, un brano di «Rapaci» di Sergio
Rizzo. Il barone Giovanni Paolo Quintieri non poteva prevedere un finale più
acido. Non poteva, perché quando ha fatto testamento la Regione Campania non
esisteva ancora. Mai avrebbe dunque immaginato che un giorno tutto il suo
sterminato patrimonio sarebbe finito nelle mani dei politici.
la
villa abusiva nell'area sismica abbattuta dalle ruspe della regione - maria
elena vincenzi ( da "Repubblica, La"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
è solo il
primo di una lunga serie di interventi, alcuni dei quali sono già stati
programmati. Il nostro obiettivo sarà da un lato quello di snellire la
burocrazia e di mettere a punto il piano casa, dall´altro di accentuare il
controllo sul territorio per rilevare abusi come questo». SEGUE A PAGINA VI
Sanofi-Aventis
rileva l'americana BiPar ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
eccessiva
burocrazia», ma è un'attività alla quale SanofiAventis non può e non vuole
assolutamente rinuciare. Infatti il gruppo, profondamente radicato nel
territorio, è la prima azienda farmaceutica a livello nazionale con 3.400 collaboratori;
è anche un'importante realtà produttiva con gli stabilimenti di Anagni
(Frosinone),
Medvedev:
"Non baratterò il salame con la libertà"
( da "Stampaweb, La" del
16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Il
controllo sulla burocrazia è uno degli obiettivi fondamentali di ogni Stato.
Abbiamo approvato leggi moderne sul servizio statale e misure anti-corruzione.
Per la prima volta nella storia russa tutte le alte cariche non solo hanno
informato l?ispezione fiscale sui redditi loro e dei loro famigliari, ma li
hanno presentati al popolo.
Nella
mia vita il bisturi e l'Africa ( da "Denaro, Il"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
impatto
con la burocrazia, (tutti i documenti vanno tradotti in portoghese). In
Amnazzonia ho sofferto molto per le difficoltà ambientali. I pidocchi, le
zanzare, gli insetti non danno tregua, il caldo e l'umidità rendono arduo
l'adattamento. Però incontrai uno strano soggetto, braccato dalle autorità
governative e dagli stessi indiuos perchè considerato un ladro.
Il
Papa dai terremotati ( da "Giornale.it, Il"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
E se è
vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha
precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero
mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va
richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento
in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,
Enciclica
sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi).
( da "Giornale.it, Il" del
16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
E se è
vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha
precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero
mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata
alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese
decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,
Così
Le Monde elogia Bertolaso ( da "Corriere.it"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
che con la
sua grande esperienza «ha portato un'organizzazione in perfetta forma» sul
luogo del disastro. E poi dei tanti italiani che hanno lavorato «senza sosta»
per fronteggiare l'emergenza nell'aquilano, tirando fuori quel meglio che
spesso «non mettono nel lavoro quotidiano», anche per le difficoltà poste dalla
burocrazia. stampa |
"Certificati
falsi" L'ombra del trucco sull'inceneritore
( da "Stampa, La" del
17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
schiacciata
sotto una mole di ricorsi e burocrazia: già sette mesi di ritardo accumulati.
Dall'altra, le due associazioni temporanee di impresa che avevano partecipato
al bando per dirigere il cantiere. Un appalto da 12 milioni di euro più Iva. Ha
vinto Mwh, ma Cabinet Merlin ha presentato un ricorso al Tar motivato in sei
punti.
Mezza
Riviera verso il voto ( da "Stampa, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
succederanno
gli appuntamenti fissati dalla burocrazia: entro giovedì 23, quarantacinquesimo
giorno antecedente a quello della votazione, è fissato il termine per
l'affissione dei manifesti che riportano la convocazione dei comizi elettorali
per l'elezione dei rappresentanti del Parlamento europeo, a cura dei vari
sindaci del comprensori e del commissario straordinario di Sanremo.
Tragedia
annunciata Nessun colpevole ( da "Stampa, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
avventurandosi
nella giungla dei lacci e lacciuoli della burocrazia e delle norme, alcuni
edifici, come per esempio il (terremotato) palazzo di giustizia, dipendono da
amministrazioni centrali. Il risultato qual è stato? Che si contano morti e
feriti, che molti edifici pubblici, di interesse strategico - di vecchia e
nuova costruzione - sono inagibili.
Per
rifondare l'Europa ( da "Corriere della Sera"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
lamentano
la fredda burocrazia europea e la soppressione della democrazia, facendo leva
tacitamente sul presupposto irreale di un ritorno al sogno nazionalistico. La
fede nella nazione-Stato è cieca verso la propria storicità, ed è preda
dell'ingenuità cocciuta e sconcertante che considera come eterne o naturali
quelle stesse cose già reputate innaturali e assurde due o tre secoli fa.
Terremoti
in Italia Storie dimenticate e precedenti curiosi
( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
possibilità
di governare direttamente sul territorio e di eliminare lungaggini e danni
della burocrazia. Un altro esempio: il violento terremoto che nel 1851
distrusse la città di Melfi e i paesi vicini. Ferdinando II per otto giorni si
recò a visitare i luoghi del disastro con il figlio Francesco e il ministro per
i Lavori Pubblici, provvedendo personalmente per i casi più disperati.
730
a peso d'oro, la Cisl si difende (
da "Giornale.it, Il" del
17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Inas Cisl
Sorgi accusa la burocrazia Valeriano Canepari è il presidente della Consulta
dei Caf di Cgil, Cisl (il sindacato dove milita), Uil, Ugl e delle altre
organizzazioni che fanno assistenza fiscale. Ha letto «il Giornale» oggi? Che
ne pensa? «Mah, questo attacco al sindacato all'inizio della campagna fiscale
mi è un po' dispiaciuto.
Enciclica
sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi)
( da "Giornale.it, Il" del
17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
E se è
vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha
precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero
mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va
richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento
in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,
Tragedia
annunciata, nessun colpevole ( da "Stampaweb, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
avventurandosi
nella giungla dei lacci e lacciuoli della burocrazia e delle norme, alcuni
edifici, come per esempio il (terremotato) palazzo di giustizia, dipendono da
amministrazioni centrali. Il risultato qual è stato? Che si contano morti e
feriti, che molti edifici pubblici, di interesse strategico - di vecchia e
nuova costruzione - sono inagibili.
Che
cosa chiede la classe media di A. Panebianco
( da "Corriere.it" del
17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
da sempre,
meno tasse e meno burocrazia. Oggi, pressati dalla crisi, chiedono anche
sostegni e agevolazioni da parte dello Stato. Dal 1994 in poi il grosso della
classe media indipendente del Nord aveva trovato in Berlusconi il proprio
campione e in Forza Italia il proprio partito di riferimento.
treno
e passante, le promesse di beatrice
( da "Repubblica, La" del
17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ovvero
Gianluca Galletti (Udc) e Enzo Raisi (Pdl), dice: «Come ci si fa a candidare
per qualcosa che si vuole morto? E´ un gusto da necrofori». Galletti, dal canto
suo, pur evitando polemiche replica così: «Draghetti resta una delle poche
anche all´interno del suo partito a difendere la burocrazia della Provincia e i
suoi costi». (ale.co.)
"Cambierò
i musei con il marketing" ( da "Stampa, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Una
mentalità diffusa nell'apparato: tutte le burocrazie sono tendenzialmente
inerti. Ed è per questo che cerco di puntare sulla collaborazione dei giovani
talenti. Ci riuscirò?». Porte aperte Da oggi al 26 aprile saranno oltre 2500
gli eventi previsti per la settimana della cultura in tutta italia.
Copiata
una tesi su due ( da "Stampa, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
altri ci
hanno seppelliti sotto cumuli di burocrazia, richieste di autorizzazione e
problemi di privacy, lasciandoci intendere che era meglio sbrigarsela da sé».
Insomma, sono andati a consultare quasi duemila tesi inserite nei database
degli atenei. E hanno messo il cervellone al lavoro.
Tanti
mini lotti, affidati alle solite tre imprese
( da "Stampa, La" del
18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Frenata
d'obbligo, persi nei meandri della burocrazia, approvazioni delle varie
Sovrintendenze e finanziamenti che arrivano a goccia. Nel 2006, prima pietra
con due mini lotti sotto i 500 mila euro (restauro architettonico e strutture
per ascensore panoramico), con l'impresa Zoppoli & Pulcher.
"Egregio
commissario resti lei a fare il sindaco"
( da "Stampa, La" del
18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Ventrice è
la dimostrazione di come possa essere sconfitto il grigiore della burocrazia».
E la candidatura? Ventrice: «Dovrei dimettermi da vice prefetto. A malincuore,
devo dire di no ai cittadini». A giugno le liste saranno tre. Quella di Pier
Giorgio Bertone, già sindaco di Cavour in passato: «Per Ventrice - spiega -
avrei fatto un passo indietro.
quando
la diga "balla" su una faglia un impianto su tre è a rischio sisma -
antonio cianciullo ( da "Repubblica, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
«Non è
detto - sostiene - che uno sbarramento alto 14 metri sia sempre meno
pericoloso di uno alto 15. Occorre distinguere caso per caso. Il punto debole
del sistema è proprio questo: eccesso di burocrazia, precarietà delle strutture
di vigilanza, rallentamento della macchina dei controlli».
cantelli
forti: basta con le oligarchie in ateneo
( da "Repubblica, La" del
18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
da
oppositore di Calzolari sin dalla corsa al rettorato nel 2000, attacca
«un´amministrazione centrale faraonica, la burocrazia, i troppi dirigenti» e la
gestione del bilancio. «Da troppi anni viene detto che non ci sono risorse. Ma
l´Ateneo non ha avuto cali nella contribuzione ministeriale, ha perso fondi
dagli introiti esterni e delle tasse studentesche».
Copiata
una tesi su due ( da "Stampaweb, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
altri ci
hanno seppelliti sotto cumuli di burocrazia, richieste di autorizzazione e
problemi di privacy, lasciandoci intendere che era meglio sbrigarsela da sé». Insomma,
sono andati a consultare quasi duemila tesi inserite nei database degli atenei.
E hanno messo il cervellone al lavoro.
Dobbiamo
recuperare il tempo perso ( da "Denaro, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Troppa
burocrazia? Non è solo questione di carte ma di come queste carte sono redatte,
in quali tempi e con quali procedure. Parliamo dei bilanci, la Campania è
sottoposta a un duro piano di rientro dal deficit... Sì, proprio per questo
vanno immediatamente uniformate le procedure di archiviazione e fatturazione.
La
strada che conduce allo sviluppo? Si chiama piccola impresa
( da "Denaro, Il" del
18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
eliminare
la burocrazia, rendere più rapidi e certi i pagamenti, eliminare gli sprechi e
far funzionare la cosiddetta "macchina amministrativa".Nel mentre si
fa questo, ecco che, naturalmente, riappariranno le vere imprese, quelle
piccole, quelle che nonostante tutto continuano a produrre e magari ad
assumere.
Il
vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute
( da "Giornale.it, Il" del
18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
E se è
vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha
precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero
mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va
richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento
in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,
a
piedi sui sentieri ribelli un altro modo di ricordare - paolo rumiz
( da "Repubblica, La" del
19-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
la
burocrazia che massacra di divieti l´economia di quota: pastorizia, malghe,
rifugi. Ed è quanto accade, finalmente. C´è, in silenzio, una svolta nella
memoria nazionale sul più bistrattato dei temi, la guerra di Resistenza. Dopo
tanta retorica e tante polemiche, si torna ai luoghi, perché i luoghi - almeno
quelli - sono indiscutibili.
Michele
Vietti ( da "Stampa, La"
del 19-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
deleghe e
burocrazie che non fanno bene all'efficienza. Un sistema pachidermico e
fragile. Le tristi vicende dell'affaire Soria ne sono un drammatico esempio. Io
auspico di introdurre un modello imprenditoriale anche nella cultura,
concentrando anziché moltiplicare i soggetti decisionali, la selezione delle proposte
che vengono dal territorio,
Università,
l'Italia importa cervelli ( da "Corriere della Sera"
del 19-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Più della
lingua a frenare la corsa è la burocrazia Università, l'Italia importa cervelli
Gli studenti dall'estero crescono del 20%: sorpasso su quelli in fuga Dal 2004
al 2006, gli studenti di altre nazionalità sono passati da 40 mila a 48 mila,
più venti per cento ROMA Tra il 2004 e il 2006 i corsi delle nostre università,
spesso al centro di polemiche e di analisi impietose,
Università,
l'Italia importa cervelli ( da "Corriere.it"
del 19-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
nel
Politecnico di Torino tra ricercatori e studenti di master per lo più
colombiani e cinesi: il 60 per cento ha espresso un giudizio negativo sulla
nostra burocrazia e il 32 per cento sulle normative in merito agli immigrati.
«Una sorta di selezione al contrario conclude lo studio attraverso la quale
riduciamo l'emigrazione togliendo la parte migliore». Giulio Benedetti stampa |
Tanta
paura, nessun danno Centralino dei pompieri in tilt
( da "Stampa, La" del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
l'ultimo,
è Bagnolo, che per la burocrazia è in provincia di Cuneo ma, di fatto, è
un'appendice della Valpellice. E ora che la terra è tornata a tremare, vecchi
timori si risvegliano. Paolo Covato, che guida la giunta di Pinerolo, non
fatica ad ammetterlo: «Le nostre scuole, quasi tutte, sono sicure.
roma
capitale diventa legge il 30 aprile
( da "Repubblica, La" del
20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
che questa
semplificazione ci permetta di avere tempi certi e vincere il mostro della
burocrazia». Peccato che non sia del tutto vero. Infatti, se la terza lettura
prevista al Senato per fine mese trasformerà in legge il federalismo fiscale,
per avere i promessi "poteri speciali" Roma dovrà aspettare
l´emanazione degli appositi decreti legislativi che, secondo il 4° comma
dell´art.
Il
vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute.
( da "Giornale.it, Il" del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
E se è
vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha
precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero
mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va
richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento
in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae,
Corso
Buenos Aires Niente spogliatoi E i vigili non arrivano
( da "Corriere della Sera" del
20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
per motivi
di ordinaria burocrazia. A parole sono tutti d'accordo, ma poi gli uomini non
arrivano mai. La questione dello spogliatoio ci è stata segnalata dal Consiglio
di zona. I costi di quelli della Ponzio sarebbero irrisori, eppure non se ne fa
nulla». Segue elenco dettagliato di tutti i mali del quartiere: c'è
l'abusivismo commerciale di Buenos Aires,
Incentivi
per la sicurezza, in lista 1,4 milioni di edifici
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
aumenti di
cubatura del 20% per le villette e meno burocrazia per tutti. I crolli
dell'Aquila,invece,hanno puntato i riflettori sul mancato rispetto delle norme
antisismiche. Ma non solo.L'esperienza degli ultimi giorni ha ricordato a tutti
che in molti casi sono stati ignorati anche i più elementari criteri di buona
qualità costruttiva.
Il
diario pubblico sui social network
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
tentativi
di ottenere i documenti che si scontrano con una legge anacronistica e una
burocrazia elefantiaca. Scuola Un altro tema del forum di discussione di G2 è
la scuola, ambiente di vita per tanti figli di immigrati. Rovente il dibattito
dei giovani di origine straniera sulla proposta delle "classe ponte"
di soli alunni figli i immigrati;
Al
via il censimento fiscale ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
delle
Entrate sul nuovo adempimento di invio telematico Al via il «censimento»
fiscale Critiche dalle associazioni: aumenta la burocrazia, non l'efficacia
Elio Silva Il Fisco ha dato ufficialmente il via alla campagna di censimento
della galassia associativa e di caccia alle false Onlus, come previsto
dall'articolo 30 del decreto " anticrisi" 185/08, convertito dalla
legge 2/09.
Odissea
burocratica per dare uno psicologo ai nomadi
( da "Stampa, La" del
21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Sono i
lacci della burocrazia: il periodo di un anno - spiega l'assessore ai Servizi
sociali Pierfranco Verrua - è quello minimo per acquisire le competenze
necessarie ed entrare in sintonia con i nomadi. Questo è un lavoro delicato in
un settore " di frontiera", e quando trovi una persona capace come
quella che avevamo in forza noi,
(
da "Corriere.it" del
21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Così in
poco tempo abbiamo bypassato la burocrazia centralizzata». «NON C'ERANO LE
RISME DI CARTA» Nell'immensa area dei laboratori scientifici nel West
Cambridge, intervallati da college e piste ciclabili, abbiamo appuntamento con
Giuliana Fusco, 28 anni proveniente dalla facoltà di Chimica a Napoli che
vorrebbe dedicarsi alla ricerca in Italia.
L'India
che verrà Parola di Nilekani U n o
( da "Sole 24 Ore, Il" del
21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
dalla
riforma del lavoro a quella della burocrazia, dalla creazione di città a misura
d'uomo allafine delle caste. Un Paese nuovo, dove la corsa dell'economia possa
finalmente andare di pari passo con la modernità del vivere e la fine della
povertà. Motori alternativi oltre la Muraglia C h e in Cina il parco auto sia
in continua crescita è cosa nota.
Conti
pubblici/2. ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
i costi
della tassazione non si traducono in servizi di qualità Burocrazia, più
stipendi meno penne Luigi Lazzi Gazzini ROMA. L'aumento della spesa
pubblica,ininterrotto dagli anni ' 60 e invano contrastato con misure di breve
periodo, nonè un problema soltanto italiano. è fenomeno legato al ruolo
crescente dello Stato nell'economia, allo sviluppo della protezione sociale e,
Il
Piano casa Un garage trasformabile in abitazione
( da "Unita, L'" del
21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
viene
abrogata anche una proroga concessa con il decreto invcentivi, che consentiva
l'uso di acciaio meno «pregiato». Altro che controllo territorio: l'ultima
versione del piano casa prevede cambi di destinazioni d'uso automatici, sovrintendenti
depotenziati, vincoli ambientali allentati. E sui controlli sismici solo tanta
burocrazia.
CON
GLI OCCHI A PECHINO ( da "Corriere della Sera"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La Cina è
diventata quella che è perché ha messo la sua storica burocrazia al servizio di
uno sviluppo capitalistico accelerato. Nel Settecento, il suo Pil era pari al
22,3 per cento di quello mondiale; oggi, la Cina è la quarta economia del mondo
e un terzo della sua popolazione, di un miliardo e 300 milioni, è uscita dalla
povertà.
Ronchi:
l'Europa ha fallito È solo un gigante di argilla
( da "Corriere della Sera" del
21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
immobilità
del vecchio continente («gigante di argilla tenuto insieme dalla burocrazia»),
paralizzato dai suoi egoismi nazionali, dagli scaricabarile e dalla
disomogeneità culturale si sono sommate ai giudizi, altrettanto critici,
espressi dall'ex premier spagnolo, José Aznar, sulla politica economica
europea, durante un incontro ieri a Madrid.
Colletta
dei detenuti per i terremotati ( da "Corriere della Sera"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Arrivando
in ritardo solamente per la rigida e lenta burocrazia del carcere, i detenuti
del Reparto G9 di Rebibbia spontaneamente hanno dato vita a una raccolta di
denaro per i terremotati dell'Abruzzo». Lo ha comunicato ieri l'associazione di
reinserimento «Il Gruppo Libero». La direzione di Rebibbia ha provveduto a
versare il denaro, 1.
Il
XVIII Municipio: il Comune ora darà in gestione la struttura
( da "Corriere della Sera" del
21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
che la
burocrazia richiede, ndr), classificandolo come "intervento
prioritario" e prevedendo una futura capienza di 660 posti". Come
sottolinea la presidenza del Municipio: "La società che si proporrà per la
gestione dovrà presentare piani di adeguamento della struttura che saranno
esaminati da una conferenza di servizi appositamente istituita e cui
parteciperà anche il Municipio"
Traffico,
i commercianti bocciano l'Ecopass "allargato": troppi divieti
( da "Giornale.it, Il" del
21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
i
commercianti chiedono un accesso più facile al credito, meno burocrazia.
L?Unione fa presente che le imprese stanno tenendo fermi i prezzi al consumo
anche se negli ultimi 12 mesi l?inflazione è scesa dal 3,1 per cento del 2008
allo 0,7% del 2009. L?occupazione
«tiene», (-0,5% su oltre 320mila lavoratori) ma un?
Allargare
l'Ecopass? Arriva lo stop dei commercianti
( da "Giornale.it, Il" del
21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
meno
burocrazia. L'occupazione «tiene», ma negli ultimi 6 mesi il 66% ha avuto più
difficoltà a pagare i fornitori, l'82% l'ha rilevata dai clienti. E contro la
crisi, il sindaco ha chiesto all'assessore al Bilancio un'accelerata al
pacchetto di azioni messo in bilancio per il 2009, per dare risposte subito
alle famiglie.
Ecco
tutte le operazioni di di Malta a Roma
( da "Giornale.it, Il" del
21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
atteggiamento
inerme di Bruxelles («gigante di argilla tenuto insieme dalla burocrazia»)
davanti alle immagini che giungevano dal Canale di Sicilia. In passato altri
soccorsi hanno creato vere e proprie impasse diplomatiche, non soltanto tra
Roma e La Valletta. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano
Crisi,
cresce del 20 per cento il numero delle case all'asta
( da "Stampa, La" del
21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Spesso
però anche le migliori intenzioni sono frentate dai tempi lunghi e dalle
complicazioni della burocrazia. Dall'altra parte, invece, ci si trova sempre
più spesso di fronte a società di recupero crediti molto efficienti e
organizzate. Il debito inoltre, con il passare del tempo, si grava di interessi
e altre voci in rosso: bollette, magari quelle "pazze", o spese
inattese.
Manca
l'agibilità di un capannone Lavoro della Cartiera Verde a rischio
( da "Stampa, La" del
21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ma da una
situazione prodotta dalla mala-burocrazia. «Manca l'agibilità di un capannone.
Senza questi requisiti l'azienda si troverebbe priva di magazzino per i
materiali: non è difficile immaginare le possibili ricadute sul processo
produttivo e sull'occupazione. E' una situazione inaccettabile», fanno sapere
da Savona le segreterie di Slc-Cgil,
amedeo
non muore ma non ha più futuro - marcello benfante
( da "Repubblica, La" del
22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
niente più
della burocrazia può darci il senso dell´immutabilità. Un profondo solco ha
diviso l´umanità in un gran numero di mortali a cui si contrappone una piccola
minoranza di creature divine sottratte all´offesa del tempo (ma nella trappola
sono caduti anche vecchi immarcescibili e disgraziati destinati a un immanente
inferno di sofferenze)
Economia
nera in crescita assistita ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Ed è una
forma di burocrazia che irrigidisce il mercato del lavoro». L'elevazione
economica delle "comunità storicamente svantaggiate" del Sudafrica,
il Black economic empowerment, il Bee, è il cuore, il pilastro della politica
dell'Anc, la ragion d'essere della sua esistenza dopo la vittoria
sull'apartheid.
Attenti
ai protezionisti nascosti ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
mercati e
della cultura della concorrenza mette a rischio questa ambiziosa visione e ci
lascia nuovamente ostaggio delle burocrazie locali. Dimostrando che
inefficienza e protezionismo politico si sostengono reciprocamente. Ma
ovviamente per farlo devono riuscire a ingannare continuamente i cittadini, i
cui reali interessi devono essere obnubilati da una costante retorica
nazionalista.
Washington,
il Consensus non è morto ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
riorientamento
della spesa pubblica da difesa, burocrazia, sussidi improduttivi verso sanità,
istruzione e infrastrutture; riforma fiscale per far pagare le tasse a tutti e
pagare di meno; cambio competitivo; liberalizzazione dei commerci e
finanziaria; privatizzazioni; apertura agli investimenti esteri.
Una
Meta-Popolare per competere ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
hanno
sempre condotto a elevata burocrazia, ad una scarsa efficacia gestionale e - in
almeno un caso - ad un limitato controllo dei rischi. Anche sulla scorta
dell'esempio francese di fusione tra le banche popolari e le casse di risparmio
(con il parallelo intervento in aumento di capitale tramite "preference
shares" e ibridi per circa 5 miliardi di euro dello Stato francese,
Alla
politica chiedo più sprint ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
quanto
incide la burocrazia su un'azienda? Nel nostro caso, nulla. Ma anche più in
generale, ritengo che il vero problema stia nella volontà e nella capacità di
assumersi le proprie responsabilità, di prendere delle decisioni. Cosa non facile
nel quinquennio di una legislatura, specie se si devono definire progetti
dall'ampio orizzonte e tenuto conto che il primo anno è d'
Ravenna
chiede infrastrutture ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
e vivo con
la speranza che i nostri sacrifici concorrano ad una revisione della burocrazia
per fare in modo che gli enti pubblici facilitino le imprese». Ma la fiducia
viene anche dal fatto che Ravenna, in ambito regionale, è una delle realtà che
sta subendo meno contraccolpi, almeno stando ai sentori di Confindustria. «Il
porto ne risente abbastanza–
Più
garanzie per i centri storici ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
arriverà finalmente
una scossa per conferire nuova vivacità a un comparto strategico per il
territorio meridionale ma imbrigliato dalla burocrazia». Giuseppe Di Giovanna,
49 anni, presidente di Ance Palermo, saluta con favore l'avvento del Piano casa
dell'esecutivo nazionale. Presidente Di Giovanna, il Piano casa del Governo
Berlusconi dopo alterne vicende è in dirittura d'arrivo.
DISABILI
il sindaco non risponde ( da "Unita, L'"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
doveri
statutari della stessa ma il mancato ascolto della vostra amministrazione e la
strumentale burocrazia che ne segue non permettono di spendere e organizzare i
fondi raccolti. Inoltre la Fondazione non chiede all'ente pubblico un euro
perchè nasce come salvadanaio del privato sociale per supportare la lunga lista
d'attesa romana avente per oggetto la residenza degli handicappati.
Primo
obiettivo: le gare della sanità ( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La
Stazione unica è un fazzoletto d'alta burocrazia chiamata a vigilare sugli
appalti. Settore che per anni, in Calabria, ha visto amministratori e
funzionari conniventi, o vittime di grave intimidazioni. A proposito: il suo
mandato dura tre anni e non è rinnovabile. Nel 2012 potrebbe davvero impegnarsi
in politica come si mormora da anni?
Genova,
moli verdi a rischio ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
eccessiva
lentezza della burocrazia. Il campanello d'allarme, suonato sia dall'Autorità
portuale genovese che dalla Regione Liguria, squilla proprio alla vigilia di un
meeting sull'argomento che si tiene domani a Genova, presso palazzo San Giorgio.
Il convegno si intitola, non a caso, «Un traguardo ambizioso: dare la luce alle
navi».
Ora
il rilancio delle opere pubbliche
( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del
22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Speriamo
serva ad accelerare la burocrazia che frena il settore. Non parlo solo della
possibilità di operare con Dia al posto del permesso di costruire, ma anche
delle lungaggini eccessive nei controlli dei terreni su cui si va ad edificare.
L'introduzione delle norme antisismiche ingesserà il settore?
Donne
da fiction Le candidate Pdl Il premier ha riunito molte soubrette alla scuola
di politica verso le Europee. Volti noti al pubblico televisivo. Una di loro
ritratta in passato ( da "Unita, L'"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia,
c'erano anche Camilla Vittoria Ferranti e Eleonora Gaggioli. Entrambe attrici
(la prima è apparsa nella decima serie di «Incantesimo», la seconda in «Elisa
di Rivombrosa»). Presente infine Barbara Matera che, come si evince dal
curriculum di Wikipedia, dopo essere stata ex aspirante miss Italia è stata per
alcuni anni annunciatrice per Raiuno.
Napoli
ora s'inventa la tassa sul morto ( da "Giornale.it, Il"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Tra gli
uffici della burocrazia si sono inventati l?edificante eufemismo del
«contributo per giardinaggio, nettezza e decoro» negli undici cimiteri pubblici
della città. Ma i napoletani, che sono molti intuitivi e sanno andare subito al
nocciolo delle questioni, l?
Napoli
s'inventa la tassa sul morto ( da "Giornale.it, Il"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Tra gli
uffici della burocrazia si sono inventati l?edificante eufemismo del
«contributo per giardinaggio, nettezza e decoro» negli undici cimiteri pubblici
della città. Ma i napoletani, che sono molti intuitivi e sanno andare subito al
nocciolo delle questioni, l?
( da "Repubblica, La"
del 10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina III -
Palermo Provvedimento contro Gioacchino Genchi e Alessandro Pellerito Sospesi
per quattro anni i dirigenti anti-inceneritori Si erano opposti alla
realizzazione degli impianti "Obiettivi non raggiunti" SOSPESI per
quattro anni dagli incarichi dirigenziali. La giunta regionale «declassa» due
suoi dirigenti, finiti al centro della disputa conclusa poi con lo stop da
parte della Ue alla realizzazione dei termovalorizzatori in Sicilia. Uno dei
due, Gioacchino Genchi, il dirigente all´assessorato Territorio e Ambiente
entrato in rotta di collisione con l´allora dirigente regionale Pietro Tolomeo,
si trova già "in punizione" dal 2007: lavora, confinato in una
stanza, all´assessorato all´Ambiente, regolarmente pagato ma senza svolgere più
l´incarico dirigenziale. Anomalia segnalata con un esposto alla Procura
generale della Corte dei conti. Stessa sanzione per un altro dirigente
dell´assessorato, Alessandro Pellerito, pure lui ai tempi sollevato
dall´incarico e, su richiesta, trasferito ai Beni culturali. I due dirigenti,
finiti al centro della querelle per aver negato le autorizzazioni alle
emissioni in atmosfera di due dei quattro inceneritori, e per aver contestato
alcune irregolarità amministrative, avevano presentato nel 2007 un ricorso
contro il presidente della Regione Salvatore Cuffaro. Atto che è stato accolto
prima dall´ufficio legislativo e legale della Regione e poi, il 21 aprile del
2008, dal Cga. Il parere del consiglio di giustizia amministrativa è stato reso
noto solo da poco, il 13 marzo. Subito dopo la giunta ha adottato la delibera
che sospende i due chimici dagli incarichi dirigenziali, ma non dallo
stipendio. Il tutto sembrerebbe giustificato dalla valutazione negativa
dell´operato svolto dai due dirigenti, che nel 2006 non avrebbero raggiunto gli
obiettivi prefissati. «Oggi sarei dovuto tornare al mio posto - dichiara Ino
Genchi, che ancora non ha ricevuto una comunicazione formale - Le valutazioni
non positive sul mio operato sembrerebbero basate tuttavia su documenti
intrinsecamente falsi». Tanti i fatti contestati a Genchi, dirigente
responsabile del servizio 3 tutela dall´inquinamento atmosferico, già dai tempi
della lite con la distilleria Bertolino e con la Italcementi di Isola delle
Femmine. Tra gli ultimi l´accusa di non aver predisposto lo schema sulle
autorizzazioni alle emissioni in atmosfera per gli impianti delle Province. Ma
a quanto pare la Regione già nel 1995, con un decreto legge del 3 ottobre aveva
predisposto un piano per le emissioni. Genchi, che attende di ricevere una nota
ufficiale con le motivazioni, è pronto a difendersi pubblicamente con tutti i
documenti del caso. Con lui si schierano il segretario della Cgil Italo Tripi e
il segretario della Fp Cgil Michele Palazzotto, che chiedono la revoca del
provvedimento. «Crediamo che questo atto - scrivono - si
configuri come la chiusura del cerchio attorno a un dirigente regionale che si
è battuto per l´affermazione della legalità all´interno dell´amministrazione
regionale, applicando le leggi in difesa dell´ambiente e del territorio».
Secondo la Cgil la sanzione lascia trasparire «il persistente atteggiamento
persecutorio dei vertici della burocrazia». a. r.
Torna all'inizio
( da "Corriere della Sera"
del 10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere della
Sera sezione: PRIMA PAGINA data: 10/04/2009 - pag: 1 Dalla parte del cittadino
La battaglia contro la burocrazia
di Pasquale Padovano Non tagliate la pensione al sopravvissuto di Linate di
GIANGIACOMO SCHIAVI La burocrazia s'è messa contro l'unico sopravvissuto della strage di Linate,
Pasquale Padovano. È strano e triste che un uomo che merita il Nobel del
coraggio in questo Paese debba ingaggiare una battaglia contro le norme che
impediscono la corresponsione dei contributi per la pensione che potrà
riscuotere nel 2013. Un'abiezione burocratica, come dice il sindacalista della
Cisl, Paolo Zani, mette il signor Padovano nelle condizioni di non poter
ottenere dal-- l'Inps i contributi figurativi. A PAGINA 9
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( da "Corriere della Sera"
del 10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere della
Sera sezione: Cronaca di Milano data: 10/04/2009 - pag: 9 Il caso di
Giangiacomo Schiavi NON DECURTATE LA PENSIONE AL SOPRAVVISSUTO DI LINATE Caro
Schiavi, visto che si è occupato delle ottusità della burocrazia le segnalo un caso che
riguarda l'unico sopravvissuto della strage di Linate, Pasquale Padovano. Pochi
sanno che l'Inps, per ragioni di carattere normativo, non è in grado di
corrispondergli i contributi per la pensione: in sostanza, quest'uomo, simbolo
della voglia di lottare e di vivere, ci sta rimettendo dei soldi. Alla
faccia delle tante pensioni d'oro e delle superliquidazioni... Diamogli una
mano: non è giusto che un uomo che porta la croce di quei 118 morti debba
trovarsi a combattere una battaglia con la burocrazia.
Marco Cormio Caro Cormio, faccio una certa fatica a pensare che per Pasquale
Padovano la strage di Linate non sia mai finita, nemmeno dopo otto anni e 52
interventi: è davvero strano che un uomo che merita il Nobel del coraggio in
questo Paese debba ingaggiare una battaglia contro le norme che impediscono la
corresponsione dei contributi per la pensione che potrà riscuotere nel 2013.
Un'abiezione burocratica, come dice il sindacalista della Cisl, Paolo Zani,
mette il signor Padovano nelle condizioni di non poter ottenere dall'Inps i
contributi figurativi, che sono previsti dalla legge fino ai 22 mesi di
malattia. Lui i 22 mesi li ha superati da sei anni: in questo periodo ha
percepito uno stipendio dalla Sea ma su questo non è stato versato nessun
contributo. Morale: considerandosi un lavoratore attivo a tutti gli effetti,
Padovano vorrebbe ottenere il trattamento pensionistico all'età stabilita: ma
quando avrà 65 anni si troverà una pensione decurtata, per tutti gli anni di
contributi non versati. È una beffa. Ma l'intrico normativo è risolvibile:
anche l'Inps ne riconosce l'assurdità. Va solo modificata la normativa, il
famigerato comma che non consente alle vittime di infortuni di continuare a
percepire i contributi figurativi. Questo però non avviene. C'è un emendamento
alla legge, presentato da Marilena Adamo, ma il Parlamento non si muove. Il
problema di Padovano è che non accetta di essere considerato un rottame, la sua
battaglia è per il diritto a restare attivo, abile al lavoro. La mattina di
quel terribile 8 ottobre 2001 aveva 48 anni. A Niguarda gli avevano dato 24 ore
di vita: i medici hanno fatto un miracolo e lui ce l'ha messa tutta per
sopravvivere alle ustioni devastanti, al rogo dell'hangar sul quale si è
schiantato l'aereo in fase di atterraggio. Oggi ci ricorda 118 morti che
pesano, e molto, nella storia della nostra città. È diventato l'immagine del
dolore, ma anche il simbolo della voglia di vivere, che per lui è rappresentata
dalla moglie, dalla figlia e dalla possibilità di poter riprendere il lavoro.
Non facciamo vincere un'ottusa burocrazia.
gschiavi@rcs.it
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( da "Giornale.it, Il"
del 10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
n. 86 del
2009-04-10 pagina 8 Irpinia, 1980/Mafia e debiti non saldati: così si apre il
buco nero E lo Stato sborserà ancora di Antonio Signorini Il modello da
evitare. In trentanni spesi 32,3 miliardi di euro: un quarto di tutti i fondi stanziati
per le catastrofi. E i conti pubblici continuano a soffrirne RomaUn esempio da
non seguire. Magari non lunico caso di cattiva gestione, ma
quello dellIrpinia e della Basilicata è comunemente accettato come il
benchmark negativo
delle ricostruzioni post sisma. Una pietra filosofale alla rovescia, capace di
tramutare la generosa risposta ad unemergenza umanitaria in
un affare per la malavita, un comportamento virtuoso nel focolaio di
uninfezione: dai tagli alle spese, allesplosione delle stesse. Quando
dopo Pasqua il governo scriverà il decreto Abruzzo avrà ben presente una
recente relazione della Corte dei conti che denuncia le difficoltà che il
terremoto del 1980 riesce a provocare ancora oggi. Finanziarie innanzitutto, se
è vero che su circa 140 miliardi spesi negli ultimi 40 anni per ricostruire le
zone distrutte dalle calamità naturali, quello irpino ne ha assorbiti fino ad
oggi 32,3. Un conto destinato a crescere. Dal 1980 ad oggi quasi tutte le leggi
finanziarie hanno un richiamo al terremoto che ha segnato generazioni di
italiani. Si parte dai 3,7 miliardi di euro dell81
al picco di dieci miliardi nel 1988 ai più recenti 157 milioni stanziati nel 2007 e che continueremo a pagare
fino al 2010 e oltre. Il tutto per finanziare misure per le infrastrutture, per
loccupazione e lo sviluppo economico dellarea colpita dal
sisma; tutte di efficacia nulla. Già nel 1990 la commissione parlamentare
dinchiesta sul terremoto arrivò alla conclusione che il corrispettivo in
lire di 29
miliardi di euro era finito in fumo. La ricostruzione non cera
- e non cè stata - se non nelle tabelle delle leggi di bilancio che,
puntualmente, ogni anno stanziano milioni per unemergenza diventata
cronica. Ma quello che colpisce di più, a quasi trentanni
di distanza, sono i meccanismi che continuano a gonfiare la spesa per un
terremoto che un paio di generazioni di elettori non hanno visto. Archiviati -
si spera - comportamenti malavitosi, ad essere fuori controllo oggi sono le
spese per il contenzioso.
Lo Stato, in sostanza, non onora impegni presi e il tutto si traduce in un
ulteriore aggravio per le casse pubbliche, a beneficio di imprese che fanno
causa e degli avvocati. La «perdurante riduzione degli stanziamenti sui
capitoli del bilancio statale, conseguente alle generalizzate politiche di
contenimento della spesa», osservano i magistrati contabili, provoca un ritardo
nei «pagamenti delle somme dovute per spese di giustizia con il rischio di fare
lievitare i relativi oneri per le richieste di interessi di mora da parte dei
creditori». Effetti di una gestione che, nella migliore delle ipotesi, è stata
opaca, si fanno quindi sentire ancora oggi. Pesano sulle casse dello Stato e
sottraggono risorse alle altre emergenze. Non è un caso che una delle prime
preoccupazioni al Consiglio dei ministri di ieri sia stata quella di definire
meccanismi trasparenti e puliti per il finanziamento e la realizzazione della
ricostruzione, individuata dal governo nella parcellizzazione degli interventi
e nel monitoraggio continuo da parte del ministero dellEconomia.
Anche lintenzione di suddividere i lavori in 100 lotti e di affidarli
alle province serve a evitare due tipi di gestione dellemergenza che si
sono rivelati entrambi fallimentari; quello centralista - tutto passa per Roma - e quello
che fa passare i soldi solo per i poteri locali. Con limperativo
di fare presto. La casistica delle ricostruzioni infinite, infatti, non conta
solo il sisma campano. Il Belice ancora fa capolino nella contabilità nazionale, a quaranta anni dal sisma. Il
totale dei soldi pubblici stanziati per la ricostruzione fa meno impressione
rispetto a quello dellIrpinia. Appena sei miliardi di
euro. Colpisce semmai il calcolo fatto un paio di anni fa dal quotidiano
economico Il Sole24
Ore su quanto tempo servirà a completare la ricostruzione: 116 anni. In questi
40 anni, la ricostruzione è arrivata al 70 per cento. Il resto si è perso per
strada per colpa della burocrazia e della cattiva
amministrazione. Un altro esempio da non seguire. E da utilizzare semmai come
caso di studio per evitare di ricadere nei soliti errori. A meno che non si
pensi di arrivare al 2049 con un quarto delle case dellAquila
ancora da ricostruire. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 -
20123 Milano
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( da "Giornale.it, Il"
del 10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Sul Giornale di
oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e
il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da
settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore
Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente
vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un
diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico
da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti
trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano
"pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho
ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle
messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 27 ) » (4 votes, average: 5 out of
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Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di
uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei
"trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna
schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non
sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata
dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario.
L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie
Commenti ( 45 ) » (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
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amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan
Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per
il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver
detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel
cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i
giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia
strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il
contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il
rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a
rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non
vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della
speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo
soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici,
sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme
diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete
inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in
Lui" Scritto in Varie Commenti ( 55 ) » (8 votes, average: 5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il
Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto
una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra.
Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di
Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è
limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del
commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un
unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i
partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la
cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più
i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo
termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di
tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti
multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad
essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e
affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano
condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro
motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento
in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca
la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari.
Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni
umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé
stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la
fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono
cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai
lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica
nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (8 votes, average: 5
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova
"Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla
Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in
libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi
all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo
morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988
ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la
facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive
la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi
che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo
fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella
dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare
più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il
margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere
nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito
clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il
giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o
ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo
undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra
quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la
Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener
presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre
sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole
credere. Scritto in Varie Commenti ( 124 ) » (17 votes, average: 4.59 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un
bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza
nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi
tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del
Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle
omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e
povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale,
quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti
occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto
ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi
scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per
combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi
europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo,
diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i
successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase
pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono
l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più
fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato
ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per
dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di
dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro
portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più
circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia
considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane
dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio,
chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici
discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la
prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la
conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia
eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi
giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie
occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche
ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo
pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento
di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae
vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del
viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei
messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della
donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo,
resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto
il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso
ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di
Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi
travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze,
l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più
di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (16 votes, average: 5
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo
stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso
le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI
ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati
nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si
sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche
otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo
avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante l'incontro).
Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora
frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (7 votes, average:
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Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Ennesimo caso
mediatico sul Papa. Speriamo sia abortito. Cari amici, qualcuno già ieri e poi
soprattutto oggi ha letto il passaggio del discorso del Papa ai politici
angolani dedicato all'aborto come come uno schierarsi dello stesso Benedetto
XVI dalla parte del vescovo di Recife sul caso della bambina violentata e
rimasta incinta di due gemelli. Lettura indebita perché, come ha spiegato il
direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, «Non ha
parlato assolutamente di aborto terapeutico, non ha detto che deve essere
rifiutato sempre: il Papa è contro il concetto di salute riproduttiva che
rintroduce largamente l'aborto come mezzo di controllo delle nascite». Scritto
in Varie Commenti ( 58 ) » (10 votes, average: 4.6 out of 5) Loading ... Il
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questo articolo a un amico 20Mar 09 Luanda, calore umano e resistenza fisica di
Benedetto Cari amici, alle 12.37 siamo atterrati all'aeroporto di Luanda, in
Angola. La vista dall'aereo è impressionante: una distesa a perdita d'occhio di
case e casupole per lo più diroccate, che lambivano quasi i bordi della pista
dove il Boeing 777-200 dell'Alitalia ha toccato terra. Se in Camerun faceva
caldo, qui fa caldissimo. Un clima torrido, l'asfalto quasi liquefatto. Sono
bastati pochi minuti di attesa davanti al padiglione dell'aeroporto per
stenderci tutti. Avevamo sinceramente paura per il Papa, che ha dovuto
ascoltare gli inni e stringere le mani dei notabili per molti minuti. Poi,
sotto uno striminzito palchetto, Ratzinger ha ascoltato stando in piedi il
discorso del presidente Dos Santos. Infine ha preso la parola, e ha pronunciato
il suo discorso, peraltro non breve, al quale ha aggiunto un paragrafo dedicato
alle vittime delle inondazioni che nei giorni scorsi hanno sconvolto alcune
zone dell'Angola. Nonostante la giornata veramente faticosa di ieri a Yaoundé,
e il caldo che avrebbe steso chiunque, Benedetto XVI ha portato a termine il
suo saluto in portoghese, prima di "imbarcarsi" sulla papamobile.
Anche qui, come in camerun, accoglienza festosissima, con la gente accalcata
sulle strade per salutare il passaggio del corteo papale. Scritto in Varie
Commenti ( 17 ) » (10 votes, average: 4.9 out of 5) Loading ... Il Blog di
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articolo a un amico 18Mar 09 Chi fa la lezione al Papa sull'Africa Oggi divampa
la polemica per le parole di Benedetto XVI sui preservativi. Si stracciano le
vesti ministri francesi, tedeschi e belgi; interviene l'Unione europea. Dal
sito del settimanale "Vita", vi propongo questa riflessione di
Riccardo Bonacina: «A salire in cattedra, oggi, sono stati gli stessi
responsabili di aver fatto carta straccia di tutti gli impegni internazionali
da qualche decennio in qua. A parlare sono gli stessi rappresentanti di quei
Governi che non arrossiscono neppure per aver fallito e tradito l'obiettivo
fissato alla conferenza di Barcellona del 2002 di destinare agli aiuti
internazionali lo 0,33 per cento del PIL entro il 2006. Di aver tradito e
fallito un ulteriore impegno, quello preso nel 2004 sugli Obiettivi del
Millennio, quando firmarono e controfirmarono con inchiostro invisibile
l'impegno di innalzare la quota per la cooperazione allo sviluppo sino allo
0,7% del Pil entro il 2015. E ancora la promessa del G8 2005 che disse di voler
raddoppiare l'aiuto all'Africa.Come stiano le cose l'ha spiegato poche
settimane fa l'Ocse."I Paesi donatori avevano promesso di aumentare i loro
finanziamenti di circa 50 miliardi di dollari l'anno entro il 2015, a partire dai livelli
del 2004 - si legge nel Development Co-operation Report pubblicato in questi
giorni - ma le proiezioni dell'OCSE rispetto alla destinazione di questi fondi
registrano una caduta complessiva di circa 30 miliardi ciascun anno. I numeri
sono abbastanza eloquenti: tra 2006 e 2007 i Paesi di area Ocse hanno diminuito
il loro impegno dell'8,5% a livello internazionale, con punte del 29,6% per il
Regno unito, del 29,8% del Giappone, del 16,4% della Francia e dell'11,2% del
Belgio. Anche l'Italia perde terreno: meno 2,6% nel 2007". Scritto in
Varie Commenti ( 243 ) » (13 votes, average: 4.54 out of 5) Loading ... Il Blog
di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
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vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca.
Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea
Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (339) Ultime discussioni
stefano: Sono d'accordo anch'io con la chiosa di Tornielli. Dirò di più: a mio
avviso la bellezza di... Abner: Non condivido, Tornielli, il suo giudizio, se
non nella velenosa coda. Il libro di Langone è riassumibile... Americo: La
tensione scaturisce dall'equivoca situazione del papa come capo di stato e come
capo di una... Luisa: Grazie Andrea, per il la sua precisazione. Devo dire che
sono totalmente allergica alle chitarre, bonghi e... Ester: I provvedimenti di
Obama sull'aborto faranno molte più vittime innocenti della guerra
preventiva... Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di
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per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e
-fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the
difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden
The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on
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( da "Stampa, La" del
10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
PREOCCUPAZIONE A
GAVAZZANA Per la messa in sicurezza i soldi ci sono ma non arrivano Gavazzana
attende ancora i fondi dello Stato per il consolidamento di una frana che
minaccia una parte del centro storico. Il piccolo Comune fa parte di un elenco
di 8 Comuni italiani che a novembre hanno ottenuto dalla Presidenza del
Consiglio 3,5 milioni di euro per la messa in sicurezza dei centri abitati,
ricavati dai proventi dell'8 per mille. Fra questi anche Fossa, paese in
provincia dell'Aquila, colpito dal terremoto. Il problema, sollevato dal
Condacons, è che questi fondi, pur stanziati sulla carta, non sono ancora
arrivati materialmente ai Comuni. Il Codacons polemizza con il governo
(«Avrebbe dovuto trovare l'immediata copertura, come ha fatto per le banche in
crisi»), mentre il sindaco di Gavazzana, Claudio Sasso, si
lamenta della burocrazia:
«Sopra la frana ci sono edifici pericolanti, tra cui una parte del vecchio
collegio Don Orione, tutti da abbattere. A marzo ci hanno comunicato da Roma
che i soldi, 300 mila euro, ci sono ma non li abbiamo ancora visti. Dobbiamo
redigere ancora i progetti definitivo ed esecutivo. Nel frattempo
abbiamo ottenuto altri 250 mila euro dalla Regione Piemonte. Tutto è ormai
rinviato al dopo elezioni».
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( da "Stampa, La" del
10-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Armo-Cantarana il
caso L'Anas non inizia a lavorare: i timori degli amministratori Si riparla del
progetto per il traforo di valico Statale 28, i cantieri attesi da quindici
anni PAOLA SCOLA ORMEA L'Anas ha pubblicato l'avviso d'invito agli studi di
progettazione che intendano richiedere la documentazione d'accesso alle
prequalifiche per l'appalto del progetto Armo-Cantarana-raccordo statale 28.
Anche il denaro, stanziato (4,7 milioni di euro) e poi «dirottato» dalla
Liguria per interventi sul lungomare Canepa a Genova, è stato nuovamente
destinato all'opera di valico tra Ormea e Imperia. Opera del quale esiste un
«pre-foro» ormai ventennale e nascosto dalla boscaglia.Il mio timore è che l'Anas
stia tirando i tempi per le lunghe, per evitare di impegnare subito i soldi.
Che, peraltro, sul loro bilancio teorico sono già impegnati nel nostro appalto,
quindi per noi sono sicuri». Una preoccupazione legittima, quella di Giorgio
Ferraris, consigliere regionale e presidente della Comunità montana Alta val
Tanaro, visto che sono passati già due anni da quando le conferenze dei servizi
e le Amministrazioni della vallata hanno dato il «via libera» agli interventi
di miglioramento della statale 28 del Colle di Nava. Ma da
allora non si è mosso nulla: né sul fronte della burocrazia, né tantomeno su quello dei cantieri. Eppure i fondi - ha
garantito l'Anas - ci sono: 25 milioni di euro per tre opere lungo il tracciato
da Ceva a Ormea. Ma l'esperienza ha insegnato ai sindaci dell'Alta valle Tanaro
che «non fidarsi è meglio». Come dar loro torto, considerando che il
miglioramento della strada statale per Imperia è stato promesso fin dai tempi
dell'alluvione '94: dopo gli interventi di ripristino urgente, rimozione frane
e messa in sicurezza, sarebbe stato il momento dell'ammodernamento. E, invece,
di anni ne sono passati più di dieci, accompagnati da promesse sempre rinviate,
battaglie degli amministratori e piccoli «rattoppi» ottenuti a suon di
proteste. Mentre, sul versante ligure della stessa strada, in pochi anni hanno
preso forma varianti, rettifiche, rimodellamenti della carreggiata e le ruspe
hanno lavorato da Pieve di Teco a Chiusavecchia. Tre i cantieri che l'Anas fa
«sospirare» in terra cuneese. L'eliminazione del dosso di Mombrignone, tra Ceva
e Nucetto, con la costruzione di una galleria nel tratto dove il versante della
collina è sempre in movimento. La modifica del pericoloso sovrappasso alle Cave
di Bagnasco, con il disegno di una sola curva e l'inserimento diretto nel
rettilineo di Pievetta. La rettifica delle curve a rischio da Barchi alla
Stazione di Nasagò, da Garessio verso Ormea. L'Anas ha intenzione di
aggiudicare i lavori con un appalto unico, che consentirebbe di utilizzare il
materiale estratto dal nuovo tunnel dei Rocchini per realizzare il terrapieno
tra Bagnasco e Pievetta di Priola. Non è chiaro, però, se quest'aspetto
burocratico abbia contribuito a rallentare l'iter e i tempi del bando.
Difficile. «A parte il ritardo per le perplessità di un Comune sul tracciato,
ormai risolte - conclude Giorgio Ferraris -, tutta la parte legata alle
conferenze dei servizi e alla burocrazia per le
autorizzazioni si è conclusa da più di due anni. Non ci sono, a questo punto,
reali motivi per temporeggiare ancora». La questione dei finanziamenti non
dovrebbe porsi neppure, ma la storia passata non lascia gli amministratori poi
così tranquilli. Per sollecitare l'Anas a evitare ulteriori ritardi,
l'assessore regionale ai Trasporti, Daniele Borioli, sta organizzando un
incontro con i vertici piemontesi dell'Ente strade, nel corso del quale
dovrebbe essere trattata anche la questione della variante di Demonte.
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( da "Repubblica, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 20 -
Economia L´industria dei rifiuti che in italia non c´è Lo smaltimento dovrebbe
essere un´attività avanzata Così è all´estero dove operano gruppi quotati Nel
2008 abbiamo prodotto 35 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (600 kg per abitante), con un
costo di 8 miliardi; la crescita è stabile al 2,5% da dieci anni; e le
direttive europee a tutela dell´ambiente, sempre più stringenti, giustificano
forti investimenti nel settore. Lo smaltimento dei rifiuti dovrebbe quindi
essere un´industria in forte espansione, redditizia e tecnologicamente avanza.
Così è all´estero dove operano grandi gruppi quotati. Da noi, prevalgono
centinaia di piccole aziende municipali, più un universo di piccoli
imprenditori privati. E tutti gli annessi e connessi del tipico "problema
irrisolvibile" italiano (abusi, corruzione, campanilismi, burocrazia paralizzante), incluso il
record di sanzioni per direttive europee violate. Come la gran parte degli
italiani, so poco del settore. Ma non ci vuole molto per capire perché il
problema sia diventato "irrisolvibile". Nello smaltimento dei rifiuti
la discarica è la soluzione peggiore: la più costosa e la più dannosa per l´ambiente.
La soluzione migliore è la raccolta differenziata, con riciclo dei materiali. A
seguire, il compostaggio di rifiuti organici e il biogas; la smistamento dei
rifiuti per la creazione di combustibile derivato per la produzione di
elettricità e per i forni industriali; l´incenerimento dei rifiuti
indifferenziati. Eppure in Italia facciamo massimo ricorso alle discariche (50%
in media), e minimo alla raccolta differenziata (24% in media). Compostaggio e
i termovalorizzatori sono molto al di sotto della media europea
(rispettivamente, solo il 9% e il 10% dei rifiuti). Per cambiare le cose, la
struttura di costi e ricavi dovrebbe essere stabilita a livello nazionale per
penalizzare le discariche e incentivare altre forme di smaltimento, assicurando
un remunerazione adeguata ai capitali che devono essere investiti. Da noi
invece il sistema è schizofrenico: alcuni comuni ricorrono a una tassa, altri a
una tariffa. La logica è coprire i costi storici, non promuovere investimenti e
penalizzare le inefficienze. Così, nonostante le differenze, il costo dei
rifiuti è pressoché identico al nord e al sud (circa 115 euro per abitante).
Anche a Bolzano, dove tutte le informazioni sono on-line, una tonnellata di
rifiuti in discarica o al termovalorizzatore a un privato costa lo stesso: 135
euro. Gli investimenti nel settore sono ad alta intensità di capitale. Per
attirare durevolmente gli investimenti (non il solito sfruttamento di
finanziamenti pubblici garantiti) oltre a un sistema tariffario unico,
efficiente e incentivante, servono regole certe, uniformi, e facilmente
verificabili. Tecnicamente, è semplice farlo; e in parte è così. Ma le regole
devono essere fatte rispettare in modo uniforme, altrimenti c´è la certezza
dell´abuso: smaltisco dove è più facile farlo, o dove le tariffe sono meno
penalizzanti. Si dovrebbe passare a un regime autorizzativo snello, ma con
sanzioni certe e severe. L´opposto del sistema attuale. Per imporre regole e
standard potrebbe essere utile un´agenzia autonoma nazionale, con poteri
ispettivi e sanzionatori (una specie di Consob o Antitrust del rifiuto), e che
faccia riferimento a un´unica sede di Tribunale per uniformare i giudizi. Resta
il problema della galassia di aziendine comunali, difese da consolidati
interessi locali, al nord come al sud, troppo frammentata per raggiungere le
economie di scala necessarie. Le aggregazioni spontanee sono utopia. Ci
vorrebbe una legge che imponesse, o incentivasse, privatizzazioni e fusioni,
oltre a definire il nuovo quadro di regole e tariffe. Conosco l´obiezione: così
si finisce col cedere ai soliti capitalisti nostrani un altro grasso flusso di
tariffe, oppure tutto finisce in mano dei soliti colossi esteri. Vero, ma per
risolvere il problema dei rifiuti non possiamo aspettare che si risolvano
quelli del capitalismo italiano.
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( da "Repubblica, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina
I - Torino Nel mirino l´assessore Alatamura Murazzi in rivolta affitti alle
stelle e troppa burocrazia IL SERVIZIO A PAGINA VI
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( da "Repubblica, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina V - Torino
Sala Rossa, la rivincita di Castronovo Il Tar gli dà ragione, torna presidente:
sfiducia immotivata Lui ha già ripreso le sue funzioni: "Ho guardato la
posta e mi sto preparando alla prossima riunione dei capigruppo" GINO LI VELI
Giuseppe Castronovo può tornare a fare il presidente del Consiglio comunale. è
l´effetto della decisione del Tribunale amministrativo regionale che ha accolto
il ricorso dell´esponente di Rifondazione che chiedeva la sospensione della
delibera che il 16 febbraio scorso lo aveva esautorato da numero uno della Sala
Rossa. Il tutto era legato alle polemiche scatenate dal suo incontro con alcuni
manifestanti a favore della Palestina, che poco prima avevano bruciato una
bandiera di Israele. Sul merito del provvedimento, i magistrati del Tar
(Bianchi, Graziano, Goso) si pronunceranno nelle prossime settimane. Intanto
l´ex bancario già ieri è tornato a svolgere il suo vecchio ruolo: «Ho già
guardato la posta, mi preparo alla prossima riunione dei capigruppo» dice, a
poche ore dalla "vittoria". Che appare netta, a leggere le
motivazioni della sospensione. «L´aver ricevuto i manifestanti � argomentano
i giudici - è episodio che non lo fa venire meno ai suoi doveri istituzionali e
all´attitudine ad assicurare il regolare corretto svolgimento della dinamica
politico-amministrativa del Comune». Uno smacco per chi (consiglieri , burocrazia e uffici legali di Palazzo
civico ) aveva messo a punto il provvedimento di revoca. Senza dimenticare che
anche il partito di Castronovo, a cominciare dal segretario Paolo Ferrero, lo
aveva invitato a dimettersi, tanto che più d´uno aveva paragonato la sua
vicenda a quella dell´ex presidente della commissione di vigilanza,
Riccardo Villari, insensibile a qualsiasi appello a mettersi da parte. Castronovo
si inalbera un po´ quando viene riproposta la similitudine: «Inviterei a
leggersi le motivazioni del Tar chi continua a fare questi paragoni» taglia
corto. E se gli si chiede se non c´è qualche disagio a riprendere quel posto,
come se nulla fosse successo in questi mesi di veleni, sottolinea: «La
considero come una parentesi che si chiude. Se invece si vuole mettere in
discussione il patto che ha portato il mio partito a votare anche il bilancio,
sono pronto a discutere. Credo che nel Pd ci debba essere una seria
riflessione». Ma il capogruppo Andrea Giorgis al momento si limita inizialmente
ad un laconico «no comment», aggiungendo poi: «Aspettiamo ancora qualche
giorno, poi valuteremo quello che è opportuno». C´è da parte dei responsabili
dell´ufficio legale, l´intenzione di presentare ricorso al Consiglio comunale.
Lo sollecita Agostino Ghiglia, An, che parla di «sentenza choc che salva
Castronovo, presidente di �lotta´ quando incontra i manifestanti e di
�governo" quando c´è da ricorrere al Tar per conservare la lauta
indennità». Lui, il presidente �riabilitato´ fa finta di niente. Ma è
consapevole che il ritorno al comando della Sala Rossa non sarà indolore:
«Dovrò mostrare ancora maggiore più attenzione ad ogni gesto, per non prestare
il fianco a nessuna osservazione. Ma credo di aver dimostrato in questi anni la
massima obiettività nello svolgimento delle mie funzioni». E pensa già a ciò
che dirà all´inizio della seduta post-pasquale: «Darò comunicazione della
novità. E se qualcuno chiederà il dibattitto sono pronto». Nessun sassolino da
togliersi delle scarpe? «Andiamo verso l´estate, i sassolini si eliminano con
facilità».
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( da "Repubblica, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina VI -
Torino Murazzi, la rivolta della movida I gestori dei
locali contro l´assessore Altamura su affitti e burocrazia Giovedì un incontro a Palazzo di Città "Abbandonati anche
sui rimborsi per l´alluvione" SARA STRIPPOLI «Immobilismo, assenza totale
di coordinamento. In altre parole un disastro». Roberto Marucci, titolare di
uno dei locali più popolari delle Arcata dei Murazzi, è esasperato.
Giovedì prossimo i proprietari dei locali si incontreranno per una riunione e
il clima nei confronti di Palazzo Civico e dell´assessore al commercio
Alessandro Altamura è incandescente. In uno dei luoghi più frequentati e anche
più apprezzati dai turisti più giovani in visita a Torino, c´è aria di rivolta.
Troppe le questioni aperte e mai risolte: eccessive e complicate le pastoie
burocratiche (rilascio della Dia, denuncia di inizio attività e altre) che non
consentono ancora a tre nuovi gestori di partire con l´attività dopo aver
investito migliaia di euro per gli interventi di ristrutturazione, spiegano i
titolari dei locali delle Arcate, 9 concessionari pubblici e 6 privati. C´è
stata la protesta con l´Amiat per il limo non pulito dopo le piogge (soltanto
giovedì, dopo la pulizia "fai da te" l´ Amiat è intervenuta) e le
lamentele per le infiltrazioni d´acqua che si sono moltiplicate dopo i lavori
del cantiere di Lungo Po Cadorna. Scontento anche per la mancata richiesta da
parte dell´amministrazione comunale di inserire Torino fra i Comuni che
chiedono il risarcimento danni per l´alluvione: «ma i danni noi li abbiamo
avuti. Può anche darsi che quei soldi non arriveranno mai, ma neppure
presentare la domanda sembra davvero assurdo», incalzano i gestori dei Murazzi.
Non ha ancora trovato una soluzione neppure il problema degli affiti, una
querelle che va avanti da mesi senza che si arrivi ad un chiarimento
soddisfacente che metta la parola fine ad una situazione in cui parte dei
gestori risultano morosi. Roberto Marucci dà la sua versione dei fatti, sapendo
che proprio sulla morosità di alcuni, l´opposizione in Comune sta facendo la
sua battaglia sostenendo che non si può far nascere un Consorzio dei Murazzi
quando c´è qualcuno che non paga. «Il costo degli affitti è stato decluplicato,
12 euro a metro quadro - racconta - Quando abbiamo incontrato Vaciago
dicendogli che per molti quella spesa sarebbe stata insostenibile ci aveva
promesso verbalmente una sospensione». Considerati gli sviluppi della
situazione, dice ancora il proprietario di The Beach «non si capisce cosa
intendesse dire». A settembre dello scorso anno è arrivata la richiesta di
pagare entro dicembre tre rate di affitti arretrati. Qualcuno, è vero, non sta
versando le quote, ma sono in pochi e comunque tutti sono disposti a farlo nel
momento in cui ci fosse un chiarimento definitivo. «Abbiamo chiesto un incontro
a Vaciago, scritto lettere su lettere, tentato di contattare l´assessore
Altamura, il quale al cellulare non risponde mai. Davvero difficile pensare che
si possa trovare una soluzione quando ogni assessorato procede con tempi e modi
autonomi e non c´è alcuna azione di coordinamento». L´esasperazione di questi
giorni è il risultato di una lunga attesa, si lamentano i gestori dei Murazzi:
«Sono anni che si parla di un piano di riqualificazione delle Arcate e siamo
ancora qui a parlare di un Consorzio che non si riesce a varare». La spinta
propulsiva c´era stata ai tempi di Gianni Vernetti, assessore all´ambiente. «In
seguito - racconta Marucci - un´accelerazione c´era stata con Elda Tessore
assessore al commercio. Da allora soltanto passi indietro». Per Altamura tempi
duri anche in Consiglio comunale, dove Pd e alleati borbottano per la gestione
di questa vicenda e di altre questioni legate al mondo del commercio e della
promozione della città. Ultimo esempio la querelle sull´apertura dei negozi il
25 aprile, con la stragrande maggioranza dei consiglieri schierata sulla
posizione del sindaco Chiamparino favorevole all´apertura.
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( da "Stampa, La" del
11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
IL TERREMOTO
L'Aquila contro Pescara "Il capoluogo resta qui" LA NUOVA GEOGRAFIA L'Aquila
teme di morire non una ma due volte. La città sta facendo i conti con un doppio
incubo. Il primo si chiama Sciame sismico ed è davanti agli occhi del mondo. Il
secondo è il Grande Scippo ed è impalpabile, misterioso, sottotraccia,
attanaglia la classe dirigente. Si dorme nelle tende e si vive nel terrore di
non risvegliarsi più, come città di rango. La paura è rinascere al massimo
sotto forma di museo. Gli aquilani, salvata la vita, hanno paura di perdere il
futuro. Quale ruolo, status, leadership può rinascere da queste macerie?
Sentono che c'è il pericolo concreto di perdere gli uffici,
l'alta burocrazia, i posti
di lavoro, il vero business di questa città. «Il disegno - sibila Stefania
Pezzopane, presidente della Provincia - da parte chi non ha mai amato davvero
questo capoluogo, c'è. Ma ci provassero soltanto... la gente uscirebbe dalle
tende con i mitra». Il sindaco, Massimo Cialente, è più diplomatico:
«Siamo qui a vigilare che la città non venga snaturata». Il problema esiste.
L'Aquila, intesa come motore della regione, è in ginocchio. L'economia è
distrutta, gli uffici inagibili, la gente sfollata. Il primo a rendersi conto
di quanto sia esplosiva la materia è Berlusconi, che soppesa le parole: «Gli
edifici pubblici erano tutti in centro, le lesioni sono tali da comportare
lavori lunghi. Un preventivo dei tempi si potrà fare solo dopo un accurato
studio palazzo per palazzo». E' scosso, il premier, da quello che ha visto in
questi giorni. «L'Aquila è una città morta, di fantasmi. Tutti gli uffici
pubblici sono fuori gioco». E naturalmente non si possono sospendere per troppo
tempo le funzioni dirigenti di una Regione. In presenza di un terremoto, poi. A
Pescara c'è un enorme palazzo di Giustizia semivuoto che potrebbe accogliere
fascicoli e personale. Ma un trasloco anche parziale di funzioni fu sospeso per
l'insurrezione degli aquilani. E ora che il carcere è stato sgomberato e che il
palagiustizia è lesionato? Soltanto ipotizzare questi scenari fa rabbrividire
gli avvocati. «Abbiamo garantito che si possono tenere le udienze di convalida
anche in un container», spiega Maurizio Capri, consigliere comunale e membro
del consiglio dell'Ordine degli avvocati. E appoggiarsi temporaneamente
altrove? «Non esiste». Ne hanno parlato col ministro Alfano, ieri qualcosa si è
mosso. E' stato attivato un presidio presso il tribunale per i Minorenni e
un'unità di crisi, con 2 magistrati e 4 funzionari, per gestire il personale,
recuperare i fascicoli urgenti e programmare le prime udienze. Segnali ottimi.
Eppure in cuor loro gli avvocati aquilani temono. Il presidente dell'ordine
provinciale, Antonello Carbonara, due giorni fa è stato durissimo in una
riunione allargata che si è tenuta sulla costa tra magistrati, legali e
politici, contro ogni tentazione di sottrarre alla città le funzioni più
importanti. C'è insomma da fare i conti con questo fantasma. Il segretario
generale della Regione Abruzzo, Erasmo Mazzarelli, garantisce che quanto prima,
in camper e in container, alcuni uffici ripartiranno. E' stato riattivato il
trasferimento di fondi dalla Regione alle Asl. «E questa era una assoluta
priorità». Ma si rende conto che il problema è titanico. E c'è una sede
alternativa pronta. Così dice: «Dobbiamo far ripartire la macchina. Alcune
funzioni le sposteremo nelle strutture di Pescara». Appunto. Un altro
trasferimento significativo è stato appena deciso: l'archivio di Stato trasloca
a Sulmona. Il palazzo dov'era è a rischio di crollo. E dunque 5 chilometri di
scaffali, 14 mila libri, migliaia di documenti quanto prima saranno messi al
sicuro nella sede distaccata. Il sindaco è preoccupato: «Non possiamo pensare
solo alle case, c'è da rimettere in moto l'economia. Senza lavoro, la città non
rinasce». Una risposta fondamentale può venire dalla Ue. «Sarebbe bene che qualche
commissario europeo venisse a vedere in che condizioni siamo. Che ci
attendiamo? Far rientrare la città negli Obiettivi Uno». Il che significa
incentivi da area depressa. «Poi ci potrebbe essere qualche defiscalizzazione.
Ne ho parlato con Tremonti e l'ho trovato attento. Ma anche qui la risposta
deve venire da Bruxelles». «L'incubo c'è e non lo nascondo - conferma il
sindacalista della Cgil, Gianni Di Cesare - le nostre attività industriali
erano già in grave crisi, il terremoto ha messo a terra tutto il terziario.
L'università era un volano economico eccezionale: per numero di studenti
fuorisede in rapporto alla popolazione era seconda solo a Siena. Almeno 13 mila
studenti venivano a vivere da noi». Immaginabile l'indotto per una città di 50
mila abitanti. «Ora il rischio è la fuga dall'Aquila. Se non sopravviveranno le
funzioni dirigenziali, la città resterà un fantasma e noi diventeremo un
dormitorio per gente che lavora altrove».
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( da "Stampa, La" del
11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
L'ennesima caduta
rovinosa di Mikhail Saakashvili, travolto dall'ira delle masse, era annunciata
per il 9 aprile. Ma ieri sera, dopo due giorni di manifestazioni annunciate
come oceaniche, l'opposizione al presidente georgiano aveva raccolto sulla
piazza di Tbilisi appena 20 mila persone, e nonostante la promessa di mettere
in ginocchio il «tiranno» con azioni di disobbedienza civile, «Misha» sembrava
saldamente al suo posto. Anzi, con beffarda cortesia ha offerto ai suo
avversari il dialogo: «Sediamoci tutti a un tavolo e parliamo». Resiste,
nonostante la guerra dell'agosto scorso con la Russia, la crisi economica e
l'instabilità politica endemica, nonostante l'odio di Mosca, pronta a sganciare
soldi, armi e appoggio politico ai suoi nemici? Misha ha fatto la sua irruzione
- in senso letterale - nelle stanze del potere con la rivoluzione delle Rose
del 2003 e lì resta, incurante delle accuse di corruzione e ambizioni
dittatoriali, facendosi rieleggere (anche se non più con percentuali bulgare) e
facendosi ricevere (anche se sempre più malvolentieri) a Bruxelles e
Washington. La spiegazione non può essere solo la lunga mano degli Usa, né i
bollenti spiriti caucasici di una classe politica che passa dal governo
all'opposizione irriducibile e ritorno. Misha ha - come scrive la commentatrice
liberale russa Yulia Latynina - «spezzato la schiena alla vecchia Georgia»,
fatta di mazzette, parentele, ruberie e mani che si
lavavano a vicenda, che già nell'Urss era governata da una burocrazia corrotta in alleanza con l'intellighenzia
e il crimine organizzato (le due élite non solo non si opponevano, ma spesso si
mischiavano, come nel caso del carismatico Dhzaba Ioseliani, drammaturgo e boss
mafioso, oltre che vicepremier). Saakashvili ha preso a picconate questa
Georgia con la spavalderia di uno diventato presidente ad appena 36 anni, e la
convinzione di uno che si è laureato alla Columbia University. Misha «tu vuo'
fa' l'americano» ha demolito case abusive, licenziato poliziotti corrotti,
chiuso «università» che sfornavano lauree a pagamento, installato cimici nei
ministeri. Un'operazione che ha scavato nella carne di metà della Georgia. Ma
c'è anche l'altra metà che racconta entusiasta di come il loro sia l'unico
Paese postosovietico dove i poliziotti stradali non prendono mazzette al posto
delle multe. (Anna Zafesova)
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( da "Repubblica, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina VII - Bari
Il sisma del 2002 ha
provocato ingenti danni nei piccoli centri della provincia dauna Il terremoto
nel Subappennino uno su tre è ancora senza casa (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) GIULIANO
FOSCHINI (segue dalla prima di cronaca) A Casalnuovo Monterotaro i puntelli di
legno sono ancora tanti. Una trentina di famiglie non sono ancora potuti
entrare nelle loro case perché i fondi promessi e messi a disposizione dal
Governo non sono arrivati tutti, e quelli accreditati al Comune sono cosa
recente e quindi l´iter è ancora in corso. «Noi - spiega il sindaco, Pasquale
De Vita - abbiamo ricevuto poco più del 50 per cento dei fondi che c´erano
stati destinati. Quelli che abbiamo incassato sono stati però subito
utilizzati: velocizzare le procedure non è soltanto un segno di civiltà e
sensibilità verso le famiglie toccate dal sisma ma anche un grande risparmio
per lo Stato». Il sindaco fa due conti: «Lo Stato aiuta i cittadini rimasti
senza casa dando loro un contributo che oscilla dai 200 ai 300 euro al mese.
Ora, accelerando la consegna delle case danneggiate - continua il primo
cittadino - soltanto a Casalnuovo abbiamo risparmiato 110mila euro al mese,
visto che due mesi dopo la fine dei lavori i residenti non hanno più diritto al
contributo. Per questo speriamo che ci arrivi l´ultima tranche dei fondi in
modo tale da riuscire a completare i lavori anche a quelle famiglie che a
distanza di sette anni sono ancora fuori dalle loro case». Eppure anche qui lo
Stato aveva promesso una ricostruzione rapidissima, anche qui l´allora premier
Silvio Berlusconi aveva assicurato case nuove e in tempi rapidissimi. «Ma
questa non è una questione politica - continua il sindaco - La nostra storia
non è nemmeno lontanamente paragonabile alla tragedia abruzzese. Penso però che
possa servire loro d´esempio: dico che non bisogna farsi prendere dall´onda
emotiva, che magari è bene pensare di metterci qualche mese in più a
ricostruire purchè si programmi l´emergenza. Altrimenti avviene quello che è
accaduto qui». E cioè la paura perenne, i borghi che si svuotano, la lotta con la burocrazia e la convivenza con i calcinacci. Se infatti la ricostruzione è
partita per le prime case, quelle di fascia A, le seconde, quelle dei migranti,
sono ancora ruderi: i finanziamenti per loro erano stati inseriti nella seconda
fase del cronoprogramma, ma a questo punto chissà se arriveranno mai.
«Il risultato è che qui ormai si vive con le macerie». Cinque famiglie non sono
riuscite ancora a tornare nella loro casa anche a Carlantino. «Stiamo facendo
il possibile» dice il primo cittadino, Vito Guerrera. «Certo è, che è davvero
difficile: ra per esempio la struttura commissariale ci ha comunicato che non
ci riconoscono spese per 190mila euro perché sono stati utilizzati per
interventi che secondo loro la legge non prevedeva. Parliamo della
ricostruzione di alcuni capannoni per il ricovero degli animali e della
realizzazione di silos per il mangime, fatti nelle settimane dopo il terremoto.
Sembra nulla, ma per Carlantino 190mila euro sono tanti».
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( da "Repubblica, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 41 -
Cultura Stampa e politica. Il giornalista si racconta in un´autobiografia
ARRIGO LEVI E LE SUE TANTE PATRIE L´apertura e la curiosità verso gli altri
mondi. Tanto da considerare i quartieri e le scuole di ballo di Buenos Aires
come luoghi personali e indimenticabili EDMONDO BERSELLI er un giornalista di
lungo corso viene sempre il momento del desiderio di rifare la propria storia.
Anche Arrigo Levi, di cui il Mulino ha pubblicato da poco Un paese non basta
(pagg. 294, euro 16) ha avuto questa tentazione: ma il libro è esorbitato
rispetto al primo intento. Già il titolo è rivelatore, perché allude alle
diverse "patrie" di Levi, e a una vita che ha ecceduto largamente il
profilo della normalità. Si tratta allora di seguire la traiettoria affascinante
della sua vita, e prendere nota di come un´esperienza eccezionale si sia
trasformata in una coscienza civile e politica. Si tratta di un´autobiografia
che si concentra su quattro grandi nuclei narrativi e di riflessione. La prima
parte ricostruisce la storia della sua famiglia e gli anni della sua infanzia,
in una Modena felice, dove lo studio da avvocato del padre Enzo e la casa di
campagna delle vacanze rappresentano felicemente la condizione di una comunità
ebraica del tutto integrata, anche se capace di mantenere le proprie
tradizioni. Non ci fossero state le leggi razziali, e l´inclinazione assassina
assunta dal fascismo, la vicenda della famiglia Levi sarebbe stata raccontata
con un profilo nostalgico: «un albero genealogico modenese di alcuni secoli»
tra molti Formiggini, Treves e Mortara, echi risorgimentali, una storia
borghese qualunque, con macchina, frigorifero e telefono fin dagli anni Venti,
il tennis, legami ravvivati dalle tradizioni, dalla memoria dei cibi, delle
feste e dei giochi estivi, nel clima di una famiglia larga e affettuosa. Furono
ovviamente le esplosioni di odio politico nell´ultima fase del fascismo,
insieme alla consapevolezza che nel cuore dell´Europa agli ebrei stava
accadendo qualcosa che travalicava le atrocità di una guerra, a indurre
l´intera famiglia Levi a fuggire, nel 1942, quando Arrigo aveva sedici anni,
alla ricerca di un´altra patria, l´Argentina. E qui forse si coglie uno dei
primi aspetti del giovane ebreo totalmente laicizzato, anzi «miscredente», che
ne impronterà l´intera vita: vale a dire il piacere di sentirsi in patria in
qualsiasi comunità disponibile ad accettarlo. Non si tratta di un
cosmopolitismo generico, ma di un´apertura, una curiosità, una simpatia verso
altri mondi. Tanto da considerare anche a distanza di tempo i quartieri di
Buenos Aires, l´università, le scuole di ballo, come luoghi personali e
indimenticabili. Non stupisce allora che poco dopo essere tornato in Italia nel
1946, sull´onda degli eccessi peronisti, e dopo avere mosso i primi passi nel
mestiere, per il giovane Levi risultasse irresistibile il richiamo di Israele,
la terra ebraica divenuta una nazione, messa a rischio dalla guerra araba del
1948. Soldato del genio, chiamato a minare e sminare strade nel deserto, Levi
guarda, riflette, mette a confronto i luoghi biblici con l´orizzonte che gli
concede l´esperienza diretta. D´altronde, Israele è un´altra delle sue patrie
possibili: senza romanticismi, ma con un´adesione fortissima. Da ogni nuovo
paese, Levi trae un insegnamento. Che diventa un modello quando negli anni
Cinquanta il giornalismo lo porta a Londra, nell´Inghilterra di Giorgio VI. Gli
inglesi così decent, il rispetto rigoroso della privacy, la semplicità della burocrazia, l´autocontrollo che nei momenti dovuti si apre a una cortesia
calorosa, rappresentano il lato informale del rapporto con l´Inghilterra e la
sua mentalità; l´altro aspetto è dato invece dall´ammirazione per il sistema
politico, per una concezione liberale e tollerante, per un modo di interpretare
il confronto politico che esclude la violenza ideologica. Poteva essere
molte cose, Arrigo Levi. Stenografo, teologo, biblista, esperto di letteratura
ispanica. Il suo libro sarebbe stato interessante anche se avesse rispettato
l´intento iniziale, cioè raccontare «come sono diventato giornalista». Ne è
uscito in realtà un racconto in cui la narrazione si alterna con la
riflessione, per esprimere quel complesso di convinzioni formatesi via via, e
che forse non sono così distanti dalle idee di suo padre, ebreo laico che continuava
a «camminare nelle vie del Signore», nel senso di «fare tutto il bene possibile
a parenti o a estranei, e di escludere il mio vantaggio, ogniqualvolta questo
richiedesse sacrifici altrui».
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( da "Unita, L'" del
11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Portuali, calcoli
sbagliati ora l'Inps taglia le pensioni FELICIA MASOCCO L'Inps rivuole i soldi
indietro dai pensionati ex-consortili del porto di Genova. E loro protestano
ogni martedì e ogni venerdì, passeggiando per le vie strette della Lanterna e
mandando in tilt il traffico. La storia è di quelle italiane, un mix di burocrazia e ritardi che ha come approdo il taglio degli assegni di
pensione e la richiesta di arretrati per un importo medio di 40mila euro.
VENT'ANNI DOPO Tutto inizia una ventina di anni fa con la privatizzazione del
porto e annessa ristrutturazione che costò una valanga di prepensionamenti.
Impiegati, amministrativi, controllori, addetti alla logistica lasciarono il
lavoro. Avevano retribuzioni dignitose hanno quindi pensioni dignitose. O
meglio, le hanno avute fino ad ora. La gestione del loro fondo pensione nel
1987 passò infatti all'Inps che però solo dal 1991 cominciò ad occuparsi di
«armonizzare» i suoi conti con quelli del fondo autonomo e, in buona sostanza,
di calcolare l'importo giusto per 3 mila pensionati, di cui 600 con la
reversibilità, quindi vedove. Ci è arrivato nel 2006: con il ricalcolo gli
assegni sono tagliati da 150 a
200 euro mensili e vanno restituiti gli arretrati. Da due anni gli enti locali,
i sindacati, e ovviamente i diretti interessati cercano una soluzione. Finora
invano. Anche gli ultimi due tentativi sono falliti: nel primo si è provato ad
inserire un emendamento-sanatoria nel decreto Milleproroghe, ma l'aver posto la
fiducia da parte del governo gli ha sbarrato la strada. Ha fatto la stessa fine
la seconda chance, ovvero il decreto sugli incentivi. IL GOVERNO BLOCCHI L'INPS
«A oggi le pensioni decurtate sono più di 400, ma non finisce qui - spiega la
segretaria dello Spi ligure, Anna Giacobbe -. Siamo a conoscenza dell'invio di
nuove lettere. Si tratta di persone allontanate dal lavoro con una serie di
pensionamenti anticipati a seguito della riorganizzazione e privatizzazione del
porto. Molte di queste persone sono in pensione da più di 20 anni». «A questo
punto - continua la sindacalista - l'unica via di uscita è un provvedimento del
governo che blocchi l'invio delle lettere dell'Inps e ripristini i vecchi
importi delle pensioni». Intanto, passata la Pasqua gli ex-consortili
continueranno la loro protesta, ogni martedì e venerdì, per le vie di Genova.
Vent'anni per fare i calcoli e ora l'Inps taglia la pensione agli ex-consortili
del porto di Genova. E gli chiede gli arretrati, 40mila euro in media. La
protesta dei pensionati e la richiesta al governo: fermi tutto.
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( da "Corriere della Sera"
del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 11/04/2009 - pag: 5 Passato e presente Il
Cavaliere si attivò per ospitare due famiglie per sei mesi Dodici anni fa
quell'aiuto ai naufraghi albanesi ROMA Il dolore che ha visto lo ha commosso,
gli ha strappato le lacrime. Dice che non lo dimenticherà mai, che è stato
«lancinante». Un pezzo di quel dolore Berlusconi lo ha in tasca prima di lasciare
l'Aquila. Porta con sé a Roma decine di bigliettini stropicciati che la gente
gli ha infilato, letteralmente, nei pantaloni. Li mostra ai cronisti. Sono
richieste disperate di gente disperata, che non sa a chi altro rivolgersi, che
non crede in strade alternative, che spera nel Cavaliere come nell'ultima o
nell'unica soluzione possibile. E' a questa gente che il presidente del
Consiglio pensa quando dice che metterà a disposizione degli sfollati anche le
proprie abitazioni. Sorprendendo. Forse anche attirando critiche, ironia. Ma in
modo sincero, questo è indubbio. In uno slancio di immedesimazione. Così dicono
a Palazzo Chigi. Del resto lo ha già fatto nel 1997. Anche allora si commosse
di fronte alla tragedia dei naufraghi albanesi: ne adottò otto, due famiglie,
li aiutò a trovare ospitalità in un immobile lombardo per alcuni mesi. Ieri il
capo del governo ha ripetuto il messaggio di questi giorni: «Nessuno sarà
lasciato solo». Per sei ore ha ascoltato le storie e le petizioni di decine di
persone, si è improvvisato anche lui volontario rispondendo a una telefonata al
numero verde messo a disposizione della popolazione abruzzese. Molti degli
sfollati sono già negli alberghi della costa adriatica, altri sono ancora in
cerca di una sistemazione meno provvisoria delle tende. Pensando a loro
Berlusconi dice che «c'è una generosa offerta di case da parte di tutti i
cittadini italiani», aggiunge soprattutto che «anche io farò la mia parte,
mettendo a disposizione alcune delle mie case». I bigliettini che ha in tasca
raccontano i bisogni più immediati di tante persone: «Ci sono tante situazioni
in cui si può intervenire per dare risposte concrete, piccoli
problemi fermati dalla burocrazia, chi ha figli all'estero o in un istituto. Si tratta di
interventi diretti che possiamo fare ». Anche le case del Cavaliere, o delle
sue società, possono essere un intervento diretto. Pensare alle case storiche
del Cavaliere stona certamente con le immagini del terremoto. Le foto
della Certosa in Sardegna (l'estate scorsa l'ha prestata per alcuni giorni al
presidente egiziano Hosni Mubarak), delle ville di Antigua e Bermuda, di
Portofino o del lago Maggiore, invitano di solito al sogno di una vacanza
indimenticabile piuttosto che al desiderio di un semplice rifugio, di un tetto
sopra la testa dopo una tragedia come un terremoto. Ma, si sa, con il Cavaliere
nulla è da escludere. Nello staff di Berlusconi non sanno ancora se l'anelito
del presidente troverà concreta attuazione nelle prossime ore. Non sanno
indicare dettagli ulteriori. E' allora probabile che possa accadere qualcosa di
simile a quanto successo dodici anni fa. Anche allora si era sotto Pasqua,
anche allora il Cavaliere si commosse e pianse, di fronte ai profughi albanesi
vittime del naufragio della motovedetta Kater I Rades. Era il 28 marzo del
1997, Venerdì santo. Nel Canale d'Otranto la Kater entrò in collisione con la
corvetta della Marina militare Sibilla, affondando in un tratto di mare di 800 metri di profondità.
A bordo c'erano 130 persone, furono soltanto 34 i superstiti. Il giorno di
Pasqua Berlusconi (all'epoca non era presidente del Consiglio) volò a Brindisi,
dove erano riuniti i profughi, e si fece carico di otto persone, di cui quattro
bambini. Per sei mesi le due famiglie furono ospitate al Passo del Brallo, in
un appartamento di proprietà della Regione Lombardia, grazie al suo
interessamento diretto. Marco Galluzzo
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( da "Corriere della Sera"
del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere della
Sera sezione: Lettere data: 11/04/2009 - pag: 12 Caro amico ti scrivo di
Goffredo Buccini Tra precariato e asilo dei bambini la lotta di Ilaria con una
norma Gentile Buccini, all'atto dell'iscrizione del mio secondo figlio al nido
comunale di Roma scopro che oltre al danno di avere un lavoro precario come
restauratrice, avrò la beffa di non aver alcun punto nella graduatoria venendo
considerata disoccupata (o casalinga) perché nel giorno dell'iscrizione non ho
alcun contratto in corso.Premetto che in quindici anni di attività lavorativa
quasi mai ho avuto in mano contratti nè quando avevo la partita Iva e regolare
iscrizione alla camera di commercio nè in questi ultimi due anni durante i
quali sono stata pagata con ritenuta di acconto o con brevi contrattini part
time. Non scrivo per lamentarmi della mia precarietà ma per sottoporle una
assurdità del sistema: io lavoro per lo più in cantieri dove restauro opere d'arte
in genere; i cantieri durano in genere 3 o 4 mesi e a volte meno e a luglio del
2008 ho terminato il mio ultimo lavoro, dopodichè i miei datori di lavoro non
mi hanno più proposto niente nè ho cercato io lavoro essendo la mia gravidanza
piuttosto avanzata. E' ovvio che non ho alcun contratto in corso sebbene
preveda di lavorare nei prossimi mesi, ma al mio municipio mi dicono che devo
avere un contratto adesso, così chi lavora un mese all'anno (è previsto il
lavoro occasionale) nel periodo della richiesta di iscrizione al nido avrà un
punteggio da lavoratrice mentre chi come me lavorerà regolarmente per i
prossimi mesi ma adesso sta ferma per maternità senza ovviamente percepire
nulla non avrà nemmeno una posizione in graduatoria tale da sperare nel nido
pubblico. Le sembra equa tale norma? Forse sarebbe ora che le amministrazioni
prendessero atto dell'esistenza del precariato, dopo che è ormai divenuto
persino un filone narrativo e cinematografico. Ilaria
Paolucci Cara Ilaria, l'occhio della burocrazia non si spinge sino a curiosare nei cinema o nelle librerie,
evidentemente... La sua storia somiglia un po' al comma 22. Spero che anche
lettere simili servano a cambiare le cose. gbuccini@rcs.it
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( da "Stampa, La" del
11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
"La neve è
sparita, il divieto no" [FIRMA]VINCENZO AMATO VALSTRONA Il cartello indica
strada chiusa per pericolo valanghe. Ma sulla montagna che sovrasta l'alta
Valle Strona adiacente i centri abitati non c'è nemmeno più un fiocco di neve.
Gli otto metri caduti a dicembre e gennaio si sono sciolti da tempo. A non essersi sciola è la burocrazia. Così per le cinque famiglie che abitano in località Cerani, e
per il ristorante della borgata, oltre al danno per la strada chiusa da mesi,
quando il rischio di valanghe era reale, adesso c'è la beffa di vederla ancora
non transitabile perchè il divieto permane. «E non si capisce chi deve
toglierlo questo divieto di transito - dice Elvira Zamponi titolare del
ristorante «Il rododendro» - per noi, per tutta la gente che vive qui, il danno
è enorme. E' da novembre che per un motivo o l'altro, frane o valanghe, siamo
in difficoltà e non riusciamo a lavorare. Speravamo per la Pasqua e la
Pasquetta ed infatti abbiamo il tutto esaurito, ma come farà la gente ad
arrivare a Cerani se la strada è interrotta a Forno?». Interrogativo senza
risposta anche se a rispondere ci prova il sindaco di Valstrona Valentino
Valentini. «In effetti la situazione è surreale in quanto parlare di pericolo
valanghe adesso è davvero fuori luogo - dice Valentini - ho chiesto alla
Provincia di riaprire la strada e mi è stato risposto che ci vuole il responso
tecnico che escluda qualsiasi pericolo». In altre parole, ci vuole l'intervento
della commissione valanghe. Far volare un elicottero però costa per il
sopralluogo dall'alto però costa. «Troppo per le ormai misere finanze del mio
Comune che in questi mesi ha sborsato oltre 50 mila euro fra eventi legati alla
neve ed alla frana che causato gravi danni a Forno - prosegue il sindaco di
Valstrona - : ci vogliono almeno duemila euro. Ho parlato con l'assessore
provinciale Fausto Sgro che mi ha promesso un aiuto ed un intervento anche
economico. ma per dopo Pasqua». Un pò tardi per Elvira Zamponi e per i
residenti di Cerani.Probabilmente chi domani vorrà andare al pranzo di Pasqua
al «R ododendro» dovrà lasciare la macchina a Forno e scarpinare a piedi per un
chilometro.
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( da "Stampaweb, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
INVIATO A LAQUILA
LAquila teme di morire non una ma due volte. La città sta facendo i conti
con un doppio incubo. Il primo si chiama Sciame sismico ed è davanti agli occhi
del mondo. Il secondo è il Grande Scippo ed è impalpabile, misterioso,
sottotraccia,
attanaglia la classe dirigente. Si dorme nelle tende e si vive nel terrore di
non risvegliarsi più, come città di rango. La paura è rinascere al massimo
sotto forma di museo. Gli aquilani, salvata la vita, hanno paura di perdere il
futuro. Quale ruolo, status, leadership può rinascere da queste macerie?
Sentono che cè il pericolo concreto di perdere gli
uffici, lalta
burocrazia, i posti di lavoro, il vero business di
questa città. «Il disegno - sibila Stefania Pezzopane, presidente della
Provincia - da parte chi non ha mai amato davvero questo capoluogo, cè.
Ma ci provassero soltanto... la gente uscirebbe dalle tende con i mitra». Il
sindaco, Massimo Cialente, è più diplomatico: «Siamo qui a vigilare che la
città non venga snaturata». Il problema esiste. LAquila,
intesa come motore della regione, è in ginocchio. Leconomia è distrutta,
gli uffici inagibili, la gente sfollata. Il primo a rendersi conto di quanto
sia esplosiva la materia è Berlusconi, che soppesa le parole: «Gli edifici
pubblici erano tutti
in centro, le lesioni sono tali da comportare lavori lunghi. Un preventivo dei
tempi si potrà fare solo dopo un accurato studio palazzo per palazzo». E
scosso, il premier, da quello che ha visto in questi giorni. «LAquila è
una città morta, di fantasmi. Tutti gli uffici pubblici sono fuori gioco». E
naturalmente non si possono sospendere per troppo tempo le funzioni dirigenti
di una Regione. In presenza di un terremoto, poi. A Pescara cè
un enorme palazzo di Giustizia semivuoto che potrebbe accogliere fascicoli e personale. Ma un
trasloco anche parziale di funzioni fu sospeso per linsurrezione
degli aquilani. E ora che il carcere è stato sgomberato e che il palagiustizia
è lesionato? Soltanto ipotizzare questi scenari fa rabbrividire gli avvocati.
«Abbiamo
garantito che si possono tenere le udienze di convalida anche in un container»,
spiega Maurizio Capri, consigliere comunale e membro del consiglio dellOrdine
degli avvocati. E appoggiarsi temporaneamente altrove? «Non esiste». Ne hanno
parlato col ministro
Alfano, ieri qualcosa si è mosso. E stato attivato un
presidio presso il tribunale per i Minorenni e ununità di crisi, con 2
magistrati e 4 funzionari, per gestire il personale, recuperare i fascicoli
urgenti e programmare le prime udienze. Segnali ottimi. Eppure in cuor loro gli
avvocati aquilani temono. Il presidente dellordine
provinciale, Antonello Carbonara, due giorni fa è stato durissimo in una
riunione allargata che si è tenuta sulla costa tra magistrati, legali e
politici, contro ogni tentazione di sottrarre alla città le funzioni più importanti. Cè
insomma da fare i conti con questo fantasma. Il segretario generale della
Regione Abruzzo, Erasmo Mazzarelli, garantisce che quanto prima, in camper e in
container, alcuni uffici ripartiranno. E stato riattivato il trasferimento
di fondi dalla Regione alle Asl. «E questa era una assoluta priorità». Ma si
rende conto che il problema è titanico. E cè una sede alternativa pronta.
Così dice: «Dobbiamo far ripartire la macchina. Alcune funzioni le sposteremo nelle strutture di
Pescara». Appunto. Un altro trasferimento significativo è stato appena deciso:
larchivio di Stato trasloca a Sulmona. Il palazzo dovera è
a rischio di crollo. E dunque 5 chilometri di scaffali, 14 mila libri,
migliaia di documenti
quanto prima saranno messi al sicuro nella sede distaccata. Il sindaco è
preoccupato: «Non possiamo pensare solo alle case, cè
da rimettere in moto leconomia. Senza lavoro, la città non rinasce». Una
risposta fondamentale può venire dalla Ue. «Sarebbe bene che qualche
commissario europeo venisse a vedere in che condizioni siamo. Che ci
attendiamo? Far rientrare la città negli Obiettivi Uno». Il che significa
incentivi da area depressa. «Poi ci potrebbe essere qualche defiscalizzazione.
Ne ho parlato con Tremonti e lho trovato attento. Ma
anche qui la risposta deve venire da Bruxelles». «Lincubo cè e non
lo nascondo - conferma il sindacalista della Cgil, Gianni Di Cesare - le nostre
attività industriali erano già in grave crisi, il terremoto ha messo a terra tutto il terziario.
Luniversità era un volano economico eccezionale: per numero di
studenti fuorisede in rapporto alla popolazione era seconda solo a Siena.
Almeno 13 mila studenti venivano a vivere da noi». Immaginabile lindotto
per una città
di 50 mila abitanti. «Ora il rischio è la fuga dallAquila.
Se non sopravviveranno le funzioni dirigenziali, la città resterà un fantasma e
noi diventeremo un dormitorio per gente che lavora altrove».
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( da "Stampa, La" del
12-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
EDILIZIA.
DEFINITO IL PROGETTO DELL'AREA BRACCO L'ex cotonificio diventa un centro
residenziale A Chiavazza l''operazione dell'Atc da 8 milioni di euro
[FIRMA]STEFANIA ZORIO BIELLA Buone notizie per le famiglie in lista d'attesa
per l'assegnazione di una casa: l'Atc è entrata ufficialmente in possesso
dell'ex cotonificio Bracco a Chiavazza, che verrà radicalmente trasformato per
ricavare alloggi (a luglio l'inizio dei lavori). In una superficie di 16 mila
metri quadrati verranno costruiti 78 alloggi, di cui 72 di edilizia
sovvenzionata e 6 di edilizia convenzionata. Un'operazione da 8 milioni di euro
che per la prima volta vede l'Azienda territoriale per la casa protagonista a
tutti gli effetti dell'iniziativa. «L'intera area ci è costata circa 520 mila
euro - spiega il presidente dell'azienda, Riccardo Valz Gris - mentre il resto
lo metterà la Regione. In genere è il Comune che si occupa degli espropri; in
questo caso, però, ha preferito non appesantirsi di burocrazia, quindi ce ne siamo occupati
noi. Ovviamente, come sempre succede in questi casi, qualche intoppo c'è stato,
come quello della chiusura del distributore Total che si trova nell'area che
abbiamo acquisito. Il fatto è che il problema casa è reale a Biella, e non
possiamo non prenderne atto e non dare una risposta concreta». Questa la
situazione del territorio: le famiglie che nel solo Comune di Biella sono in
lista di attesa per un appartamento Atc sono circa 350 e salgono a circa 550
nell'intera provincia; di queste famiglie, il 60 per cento ha un reddito
inferiore ai 7500 euro l'anno. Approfondendo cifre e statistiche, emerge che il
52 per cento di questo 60, non è un nucleo famigliare, ma una persona sola. Il
prossimo passo dell'Atc sarà quello di procedere con gli appalti. «Per
continuare con l'operazione - conclude il presidente Valz Gris - era necessario
entrare in possesso dell'area. Adesso che ne siamo ufficialmente i proprietari,
e che la famiglia Bracco ci ha consegnato tutta la documentazione, dobbiamo
perfezionare la pratica in Comune e al massimo a luglio apriremo i cantieri».
Il progetto ha comunque anche un occhio di riguardo nei confronti
dell'archeologia industriale: l'Atc non ha infatti previsto l'abbattimento
totale dell'ex cotonificio, ma ne conserverà la parte più antica (circa 2 mila
metri quadrati) come patrimonio storico dell'industria biellese.
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( da "Stampa, La" del
12-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
ALBENGA LA
FIDUCIARIA DELL'ENPA "Siamo pronti ad accogliere sei animali senza
padrone" Il canile di Leca si offre per accogliere sei cani abbandonati
provenienti dalla zona di Modica, dove nelle scorse settimane alcune persone
sono state vittime di attacchi da parte di randagi. «Riteniamo che in questa
situazione di estrema emergenza si debba intervenire tutti, ognuno secondo le
rispettive facoltà e responsabilità. Sarebbe opportuno unificare gli sforzi e
porsi realmente a servizio dei cani, mettendo da parte, una volta tanto, la burocrazia
ed eventuali altri interessi», dichiara Carmen Murgolo, fiduciaria albenganese
dell'Enpa per il rifugio canino La banda di King in regione Carrà. «Siamo
pienamente disponibili ad ospitare sei animali senza padrone e abbiamo espresso
questa intenzione ai volontari impegnati nel recupero degli esemplari allo
stato brado», ribadiscono gli animalisti. Da qualche settimana, l'Enpa
ha aperto l'ufficio comunale per i diritti degli animali nella palazzina Ester
Siccardi in viale Martiri della libertà. Il servizio di assistenza è
disponibile con personale qualificato ogni martedì dalle 10 alle 13. A partire da domani,
l'associazione allestirà banchetti informativi in piazza San Francesco, in
collaborazione col progetto Agenda 21, ed in piazza del Popolo. Giovedì e
venerdì prossimi, un gruppo di esperti darà vita ad un convegno sul rapporto
con gli animali domestici nella biblioteca civica di Alassio.\
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( da "Giornale.it, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Cari amici, oggi,
Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel
giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti,
impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una
donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta
per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante
dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia
abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e
con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si
fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da
impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di
Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale
di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento
straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede,
nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere
qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle
leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono
ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua
a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la
tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di
Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla
sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro
che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i
discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento
incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio,
all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di
suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente.
Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata
l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella
domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la
compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 9 )
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09
Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi
pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il
presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane
infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che
dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima
alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico
professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare
per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare
infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro
choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente
recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe
italiane. Scritto in Varie Commenti ( 37 ) » (4 votes, average: 5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di
uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei
"trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù,
ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è
così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal
direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo
che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie
Commenti ( 60 ) » (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan
Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per
il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver
detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore
della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani,
Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia
strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il
contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il
rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a
rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non
vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della
speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo
soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici,
sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme
diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete
inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in
Lui" Scritto in Varie Commenti ( 55 ) » (8 votes, average: 5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il
Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto
una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra.
Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di
Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è
limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del
commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un
unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i
partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la
cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più
i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo
termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di
tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti
multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad
essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e
affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano
condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro
motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento
in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca
la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia,
la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane
contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé
stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la
fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono
cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai
lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica
nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (8 votes, average: 5
out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova
"Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla
Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in
libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi
all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo
morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988
ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la
facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive
la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi
che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo
fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella
dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare
più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il
margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere
nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito
clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il
giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o
ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo
undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra
quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la
Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener
presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre
sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole
credere. Scritto in Varie Commenti ( 124 ) » (17 votes, average: 4.59 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio
di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel
Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi
tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del
Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle
omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e
povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale,
quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti
occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto
ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi
scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per
combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi
europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà,
sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare,
durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di
una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che
affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto,
non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra
diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini
per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di
dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro
portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più
circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia
considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane
dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio,
chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici
discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la
prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la
conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia
eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi
giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie
occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche
ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo
pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento
di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae
vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del
viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei
messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della
donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo,
resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto
il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso
ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di
Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi
travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio
di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille
discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (16 votes, average: 5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo
stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso
le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI
ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati
nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si
sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche
otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo
avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante
l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono
ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (7 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Ennesimo
caso mediatico sul Papa. Speriamo sia abortito. Cari amici, qualcuno già ieri e
poi soprattutto oggi ha letto il passaggio del discorso del Papa ai politici
angolani dedicato all'aborto come come uno schierarsi dello stesso Benedetto
XVI dalla parte del vescovo di Recife sul caso della bambina violentata e
rimasta incinta di due gemelli. Lettura indebita perché, come ha spiegato il
direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, «Non ha
parlato assolutamente di aborto terapeutico, non ha detto che deve essere
rifiutato sempre: il Papa è contro il concetto di salute riproduttiva che
rintroduce largamente l'aborto come mezzo di controllo delle nascite». Scritto
in Varie Commenti ( 58 ) » (10 votes, average: 4.6 out of 5) Loading ... Il
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questo articolo a un amico 20Mar 09 Luanda, calore umano e resistenza fisica di
Benedetto Cari amici, alle 12.37 siamo atterrati all'aeroporto di Luanda, in
Angola. La vista dall'aereo è impressionante: una distesa a perdita d'occhio di
case e casupole per lo più diroccate, che lambivano quasi i bordi della pista
dove il Boeing 777-200 dell'Alitalia ha toccato terra. Se in Camerun faceva
caldo, qui fa caldissimo. Un clima torrido, l'asfalto quasi liquefatto. Sono
bastati pochi minuti di attesa davanti al padiglione dell'aeroporto per
stenderci tutti. Avevamo sinceramente paura per il Papa, che ha dovuto
ascoltare gli inni e stringere le mani dei notabili per molti minuti. Poi,
sotto uno striminzito palchetto, Ratzinger ha ascoltato stando in piedi il
discorso del presidente Dos Santos. Infine ha preso la parola, e ha pronunciato
il suo discorso, peraltro non breve, al quale ha aggiunto un paragrafo dedicato
alle vittime delle inondazioni che nei giorni scorsi hanno sconvolto alcune
zone dell'Angola. Nonostante la giornata veramente faticosa di ieri a Yaoundé,
e il caldo che avrebbe steso chiunque, Benedetto XVI ha portato a termine il
suo saluto in portoghese, prima di "imbarcarsi" sulla papamobile.
Anche qui, come in camerun, accoglienza festosissima, con la gente accalcata
sulle strade per salutare il passaggio del corteo papale. Scritto in Varie
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vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca.
Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di
Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (340) Ultime
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stato... A.: Chi ha oggi paragonato Ponzio Pilato a Fini a causa delle sue
dichiarazioni sulla fecondazione assistita ed altro... laurentinum: Cari
Artefice e Quixote sono d'accordo con voi. L'intreccio cemento politico,
crimini organizzato è... Ubi humilitas, ibi sapientia.: Auguri di una Santa e
serena pasqua al Dott. Tornielli, ed a tutti gli amici del blog. bruno volpe:
cari naviganti Buona Pasqua. Segnalo su www.pontifex.roma.it interessante
intervista al card. Tonini... Gli articoli più inviati Il voto
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( da "Unita, L'" del
12-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
La scuola non
consola Cinque professori smarriti e spavaldi cercano di sopravvivere
ingaggiando una lotta, silenziosa ma non troppo, alla burocrazia dei ricorsi, ai distributori
di merendine e alle comunicazioni del preside. Il racconto sovversivo e
spietato della scuola di oggi, dove professore è solo chi resiste. Si può anche
ridere dell'alienazione. Nessuna scuola mi consola Chiara Valerio pagine 167
euro 9,00 Nottetempo
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( da "Corriere della Sera"
del 12-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere della
Sera sezione: Prima Pagina data: 12/04/2009 - pag: 1 IL NORD TRA PDL E LEGA CHE
COSA CHIEDE LA CLASSE MEDIA di ANGELO PANEBIANCO C ome confermano le tensioni
di questi giorni (decreto sicurezza, questione del referendum sulla legge
elettorale) il vero tallone d'Achille dell'altrimenti fortissimo governo
Berlusconi è dato dalla rivalità fra la Lega e il Popolo della libertà: una
rivalità la cui posta, come si sa, è l'egemonia sul Nord e, in particolare, sul
Lombardo- Veneto. In questa lotta per l'egemonia la partita che davvero conta
riguarda la questione della rappresentanza politica di un insieme di ceti,
sociologicamente assai articolati al loro interno, che un tempo si sarebbero
detti «ceti borghesi» o classe media indipendente: piccoli e medi imprenditori,
professionisti, commercianti, artigiani. E' quell'insieme di ceti da cui
dipende da sempre il dinamismo economico, la ricchezza, il benessere del
Lombardo-Veneto. Data l'importanza e il peso economico di queste regioni,
inoltre, è evidente che chi riesce ad assumere la rappresentanza piena della
classe media indipendente, e a stabilizzare il rapporto con essa, si garantisce
una duratura posizione di centralità nel sistema politico italiano. La ragione
per cui la partita per l'egemonia su questi ceti si disputa solo fra Popolo della
libertà e Lega, dipende dal fatto che le opposizioni, date le loro
caratteristiche, non sono in grado di partecipare alla gara. Non lo è l'Udc, un
partito che, tradizionalmente, ha i suoi punti di forza nel Mezzogiorno. Non lo
è, per ragioni diverse, il Partito democratico. Il paradosso del Partito
democratico è che mentre esso dispone al Nord di alcuni eccellenti
amministratori, perfettamente in grado di dialogare con successo con la classe
media indipendente, non è invece capace di farlo in quanto partito. Data la
prevalente incidenza, come risulta dalla geografia sociale del voto del 2008,
di lavoratori dipendenti (con una sovrarappresentazione di dipendenti pubblici)
e pensionati, fra i suoi elettori, il Partito democratico è condannato, anche
per la stessa provenienza sociale dei suoi iscritti e militanti, a farsi
soprattutto portavoce degli interessi sociali organizzati dai sindacati, Cgil
in testa, a scapito di altri interessi. Il fallimento del progetto veltroniano,
del «partito a vocazione maggioritaria », è dipeso anche dal fatto che il Pd
non è riuscito a presentarsi, a nord dell'Emilia-Romagna, come un interlocutore
credibile per la classe media indipendente. Solo una partita politica a due,
dunque. Ma anche una partita resa assai complessa dal fatto che, per ragioni
diverse, sia il Popolo della libertà che la Lega incontrano più difficoltà di
quante i loro dirigenti siano disposti ad ammettere nell'assicurarsi la piena
fiducia di quei ceti, nell'interpretarne le esigenze e nel tutelarne gli interessi.
Sottoposti a un regime di elevata fiscalità e penalizzati dalle inefficienze
del sistema pubblico, questi ceti chiedono, da sempre, meno
tasse e meno burocrazia.
Oggi, pressati dalla crisi, chiedono anche sostegni e agevolazioni da parte
dello Stato. Dal 1994 in
poi il grosso della classe media indipendente del Nord aveva trovato in
Berlusconi il proprio campione e in Forza Italia il proprio partito di
riferimento. CONTINUA A PAGINA 30
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(
da "Giornale.it, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
n. 88 del 2009-04-12 pagina 4 «Il mio Abruzzo, che esempio per l'Italia» di Antonio Signorini RomaRaffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, c'era anche lei al funerale? «Sì, c'ero. È stato toccante». Non dice altro, allora è vero che gli abruzzesi sono coriacei... «Io ero lì anche il primo giorno, subito dopo il sisma, e più che la commozione mi ha colpito il comportamento davvero straordinario delle gente. Coraggiosi e responsabili. Senza nessuna concessione alla rassegnazione o alle polemiche». Lo dice da abruzzese... «Io lo so che il mio popolo è ben cosciente, responsabile, sa quali sono le sue possibilità. E in questi giorni ho pensato che se tutta l'Italia assomigliasse agli abruzzesi, tutto andrebbe meglio». Dice in confronto con le altre regioni? «No, parlo di classe dirigente. L'Abruzzo di questi giorni non assomiglia all'Italia irresponsabile, quella che polemizza su tutto e non è in grado di collaborare su niente». Ha detto che è stato lì il giorno dopo la scossa più grande. Cosa ha visto? La macchina dei soccorsi ha funzionato? «Questo lo hanno visto tutti. Ma la cosa che mi ha colpito di più è stata la prima riunione tra Bertolaso e i sindaci dei comuni colpiti dal terremoto. C'ero anche io». Cosa è successo? «Una riunione normale. In quelle condizioni. I sindaci venivano da cittadine devastate, avevano parenti e amici tra le vittime». Cosa facevano? «Nessuna concitazione. Parlavano pacatamente a turno. Cercavano di risolvere, tutto con ordine, serietà e fiducia». Orgoglio? «No sanno che in una situazione del genere bisogna tirare tutti dalla stessa parte». Poi cosa ha fatto? «Ho incontrato gli infermieri della Cisl all'ospedale da campo. Sono terremotati, dormono in tenda oppure, quelli che non vogliono stare vicini alla casa, in macchina. Il giorno lavorano e aiutano gli altri sereni e sorridenti». Tra le vittime c'è qualche suo amico? «Ci sono dei delegati Cisl, ma li conoscevo solo di vista». Nel suo paese, Bomba, si è sentito il terremoto? «Si è sentito, ma non ha fatto danni». Come pensa si possano aiutare al meglio i terremotati? «Gli abruzzesi sono attaccatissimi alla loro terra. E bisogna metterli in condizione di ripartire. E io direi che bisogna iniziare dall'economia. Serve un patto per azzerare le tasse e la burocrazia per le attività economiche nell'area terremotata. Questo darebbe una spinta, anche psicologica, eccezionale alla gente dell'Aquila. Tra l'altro è una provincia che era già in difficoltà perché era legata alla grande industria di Stato che non c'è più. Abbiamo chiesto al governo un incontro con tutte le parti sociali». Ha parlato prima del lavoro. E la casa? «Bisogna risolvere il prima possibile il problema della casa, ma se dovessero perdere anche il lavoro, i terremotati verrebbero disancorati dalla realtà. Poi è chiaro che vogliamo discutere anche di come si dovrà fare la ricostruzione». Si citano come modelli positivi Umbria e Friuli, negativi Irpinia e Belice. Dove si collocherà l'Abruzzo? «Io ero segretario degli edili della Cisl ai tempi del terremoto in Umbria. E ho partecipato alla ricostruzione che è andata bene. Nessun morto nel lavoro». E come avete fatto? «Accordi con il governo e la regione, per selezionare le imprese. E tenere fuori quelle incapaci o, diciamo così, spregiudicate». Come vorrebbe vedere la città alla fine della ricostruzione? «Case antisismiche, ma anche con il risparmio energetico. Partiamo da questo dramma e facciamo all'Aquila quello che andrebbe fatto in tutta Italia». E la new town che vuole Berlusconi? «D'accordo. Ma il centro storico va ripristinato. L'Aquila ha una storia, monumenti e il mio popolo è molto legato alle tradizioni, alla sua cultura». Non c'è il rischio che si ripeta la storia... «Le persone sono eccellenti. Non si scoraggiano e tutti hanno visto con quale dignità stanno reagendo. Adesso tocca alla classe dirigente». Ha detto che non ha visto polemiche. Ma nessuno ha protestato per l'ospedale, edificio relativamente nuovo e ora inagibile? «Le dico quello che ho sentito dire in continuazione e che penso anche io. Adesso lavoriamo, poi ce la vedremo...». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
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(
da "Stampaweb, La"
del 13-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
ROMA LIct italiano è concorde: per uscire dalla crisi il
mondo dellIt è fondamentale e, anzi, devono essere proprio le
tecnologie digitali a dare quella spinta in più al Paese per uscire più forte
dallattuale situazione economica. Ecco nel
dettaglio le opinioni dei manager delle più grandi aziende del settore. Carlo
Baldizzone, direttore strategy di Telecom Italia: «le risorse per superare il
digital divide? Ci sono. Il problema è come sono allocate: in maniera
spezzettata, fra fondi europei, statali, regionali, comunali. Se queste risorse
fossero gestite in maniera più univoca e coordinata, sarebbero sufficienti per
superare questo problema o per lo meno per garantire unazione molto più incisiva. Il ruolo dellincumbent
è fondamentale: la banda larga è un abilitatore imprescindibile
nelleconomia della conoscenza che caratterizza il mondo di oggi. Per
questo
noi dobbiamo investire oggi per prepararci al venire meno delle rendite in un
domani sempre più prossimo. Oltre che con problemi di risorse, tuttavia, lItalia si scontra con un ritardo che più che di rete è
culturale: se non superiamo questo, resteremo necessariamente fermi al palo».
Pietro Scott Jovane, ad di Microsoft Italia: «la situazione economica mondiale
e le sue conseguenze sulleconomia sono sotto gli
occhi di tutti. Dobbiamo capire dove vogliamo essere alla fine della crisi e
investire per questo. Occorre individuare rapidamente interventi di stimolo e
aiuto, dove anche lindustria informatica
faccia la sua parte. Cruciali i grandi progetti informatici come e-gov 2012 che
contiene numerosi obiettivi il cui raggiungimento è essenziale per dare un impulso allo
sviluppo del Paese e la cui realizzazione sarà occasione per la
riqualificazione e il rilancio della stessa industria informatica. Ma nel
settore it esiste comunque un rischio occupazionale che coinvolge decine di
migliaia di lavoratori qualificati: se si perdessero, limpatto sullintero sistema di innovazione nel
paese e quindi sulla nostra capacità competitiva nelleconomia mondiale
sarebbe terribile». Renzo Vanetti, amministratore delegato di Sia-Ssb: «la
tecnologia è solo un abilitatore la vera innovazione viene dalle persone ed
è una faccenda culturale. In Italia è mancato un processo formativo e il
risultato è che ci ritroviamo case e aziende digitali, ma una scuola analogica.
Il prossimo passo dovrebbe essere investire con decisione nelle persone in modo
da poter garantire alla tecnologia una penetrazione pervasiva. Solo così anche
linnovazione potrà essere pervasiva e darci la
spinta necessaria per cambiare il modo con cui abbiamo gestito le cose. Anche
per questo gli investimenti devono essere ponderati e i fondi non devono
cadere a pioggia: non tutti hanno bisogno delle stesse cose. Bisogna trovare la
giusta misura per ogni area, mettendo comunque scuola e università al centro
per garantirci la trasformazione culturale di cui abbiamo bisogno». Luigi
Freguia, amministratore delegato di Hewlett Packard: «come paese lItalia ha molti problemi. Penso sia frustrante per
chiunque sapere che siamo un membro del G8, ma che in ogni classifica che
riguardi la tecnologia siamo in "zona retrocessione" perchè in
passato non abbiamo saputo cogliere le occasioni. Ora con lExpo e il piano di e-Gov abbiamo nuove opportunità. Per
coglierle appieno dobbiamo mettere la tecnologia al centro così da aumentare la
produttività e ridurre i costi». Giovanni Rando Mazzarino, direttore operations e
tecnologie di Lottomatica: «il bollo auto è una tassa uguale ovunque. Eppure,
per gestirlo, le 20 regioni usano 20 protocolli diversi. E' evidente che così
il lavoro ha più difficoltà a procedere. Tuttavia nella pa cè a mio avviso la possibilità di saltare degli step e
arrivare velocemente a una burocrazia 2. 0. Per
velocizzare ulteriormente il processo, in azienda così come nellapparato statale - sostiene mazzarino - dobbiamo
portare una cultura del "fare", premiando chi fa. E dovremmo
incentivare maggiormente chi innova, chi con lutilizzo
della tecnologia cambia i paradigmi in cui lavora». Alberto Lotti, direttore
tecnologie di Alcatel-Lucent Italia: «la centralità del web è giusta - sostiene
-. però gli stessi protagonisti di questo mondo dovrebbero cambiare parte della loro
visione: spesso gli "over the top", come google, continuano a pensare
alla rete come un "tubo stupido" e sviluppano applicazioni senza
riflettere sullinfrastruttura. Siamo
giunti a un punto in cui il modello non è più equilibrato, perchè gli Isp non
possono più investire massicciamente sulla rete e la banda inizia a non essere
sufficiente. Dovremmo andare verso lo sviluppo di una rete più intelligente».
Achille De Tommaso, presidente di Colt Telecom e di Anfov: «perchè lItalia si evolva mancano le strutture fisiche. Spesso
sentiamo parlare della cina o delleuropa dellest come di
concorrenti; in realtà, noi competiamo prima di tutto con paesi come Francia e
Germania. Allora lo stato ha il dovere, prima di tutto, di salvaguardare gli
investimenti fatti dai provider, di facilitarne di nuovi garantendo norme
sicure per il loro dispiegamento e di farlo diventare un servizio universale.
Ci sono 6 milioni di persone in Italia in digital divide e questa cifra, pari a
circa il 12% della popolazione, aumenterà piuttosto che dimagrire, perchè le
applicazioni richiedono sempre più banda».
(
da "Stampa, La"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
La
storia Il Liverpool cerca l'impresa col Chelsea in nome dei propri morti 20
anni dopo Domani è l'anniversario della tragedia di Hillsborough: 96 tifosi
persero la vita dentro uno stadio Oggi la Champions Gerrard aveva chiesto
all'Uefa di non giocare il ritorno dei quarti nella data della ricorrenza Reds,
la notte più lunga ROBERTO BECCANTINI Si giocava anche in Italia, quel sabato
di tragedia, e chi scrive aveva appena lasciato Firenze, dopo Fiorentina-Napoli
1-3. Quindici aprile 1989: i primi flash sparati dall'autoradio, e poi i morti.
Tanti. Troppi. Novantasei: tutti tifosi del Liverpool, crepati allo stadio di
Hillsborough, Sheffield, all'inizio della semifinale di Coppa d'Inghilterra fra
i Reds e il Nottingham Forest. Sono passati vent'anni e domani, anniversario
dell'ecatombe, il Liverpool avrebbe potuto giocare a Londra, contro il Chelsea,
il ritorno dei quarti di finale di Champions League. Avrebbe potuto. Invece
gioca stasera, vigilia di quel ricordo e di quella strage, un piccolo atto di
riguardo: se lo spettacolo deve andare avanti, che ci vada, per una volta, rispettando il cuore di chi piange e non la burocrazia di chi organizza. È stato
Steven Gerrard, il capitano, a rivolgersi all'Uefa. A Hillsborough ha perso un
cugino, Jon Paul Cilhooley: aveva 8 anni, la vittima più giovane: se questo è
un record... Dicono di lui: «Era un bambino vivace, amante dello sport e amato
da tutti». Sulla corona di fiori, mamma e papà avevano fatto scrivere: «Per
il mondo lui era un tifoso di calcio, per noi era il mondo». Se andate ad
Anfield, lo stadio e la chiesa del Liverpool, troverete un'entrata in ferro
battuto con su scritto «You'll never walk alone» e, lungo il muro, nomi e
fiori, fiori e nomi, in memoria dei caduti di Hillsborough. Si chiama,
quell'ingresso, «Shankly gates», in onore di Bill Shankly, l'architetto del
Liverpool moderno. Vent'anni, il tempo di una generazione. Raccolto il
testimone, la nuova non dimentica: chi ha pagato con la vita e chi, in vita,
probabilmente non pagherà mai (i comandi della polizia, gli addetti
all'impianto). Successe tutto all'improvviso, per ignavia manifesta.
Nell'imminenza del calcio d'inizio, la ressa ai cancelletti girevoli di
Leppings Lane indusse le forze dell'ordine a far aprire i portoni d'emergenza,
ma nessuno ebbe la lucidità e il coraggio di disciplinare la folle corsa del
branco. Erano tifosi del Liverpool, con e senza biglietto, che finirono per
schiacciare o soffocare gli spettatori delle prime file. Lì per lì, l'allarme
non scattò, tanto che la partita cominciò regolarmente. Pochi minuti, e i più
fortunati riuscirono a scavalcare le inferriate che separavano il mattatoio dal
campo, l'inferno dal paradiso, la festa dal lutto. Le beghe legali hanno offerto
sponde troppo generose alla condotta degli agenti. Tutto il mondo è paese.
Hillsborough rimane una tragedia evitabilissima, come evitabili erano state le
due che l'avevano preceduta: 11 maggio 1985, stadio di Bradford, 56 morti in
seguito a un fumogeno (o una bomba carta) che cade nella tribuna di legno,
determinando un biblico incendio; 29 maggio 1985, Bruxelles, 39 vittime nel
tardo pomeriggio che introduce la finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e
Liverpool; hooligans ubriachi avevano caricato famigliole di tifosi bianconeri
pigiate nel settore Z dell'Heysel, a testimonianza di come e quanto anche la
polizia belga, e le agenzie che avevano distribuito i biglietti, si fossero
macchiate di imperdonabili leggerezze. Anni Ottanta, anni di morte negli stadi:
per responsabilità precise, non certo per fatalità diffusa. Hillsborough,
l'ultima e la più terribile, ha spinto gli inglesi a ripensare i propri
impianti (rapporto Taylor), cancellando dal paesaggio i posti in piedi e
rendendo meno soffice l'approccio all'hooliganismo dilagante, operazione,
questa, già scattata dopo l'Heysel. Domani, nella Kop di Anfield, la mitica
curva del Liverpool, verranno accese novantasei candeline, a partire dalle
14,45 locali, per rammentare, uno a uno, coloro che non ci sono più. Due minuti
di silenzio alle 15,06, l'ora in cui, a Hillsborough, la sfida di coppa venne
sospesa. E naturalmente, a suggello della cerimonia, le note dell'inno, non
camminerete mai soli. Mai, neppure stasera: Serve un'impresa, dopo l'1-3
dell'andata. Da dedicare al cielo.
(
da "Stampa, La"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
domande
a Fabrizio Preziosi dg del Genoa «Potremo essere la nuova Roma E Gasperini non
se ne andrà» 8Fabrizio Preziosi, il Genoa è la squadra del momento sia per il
gioco che per i risultati. Non teme che qualcuno provi a rovinare il giocattolo
che sta funzionando così bene? «Magari c'è chi è tentato di portarci via
l'allenatore o qualche giocatore, come succede quando si ha successo, ma non ho
la sensazione che chi sta al Genoa abbia questa voglia di andarsene». Cos'è, la
favola di un'altra isola felice, come si diceva della Samp di Vialli o del
Parma? «Non faccio paragoni. Ci sono però dei vantaggi a giocare qui. Gliene
dico uno: la "rosa" ristretta per cui tutti riescono a essere
protagonisti. Da altre parti si vedono facce ingrugnite, al Genoa c'è un bel
gruppo e un bel clima». Però è difficile respingere il richiamo dei grandi
club... «A questo punto devono essere davvero grandissime società perché per
andare altrove a rischiare di far meno di quanto sta facendo il Genoa mi sembra
poco conveniente». Vi sentite ormai parte del grande calcio? «Non ci siamo
montati la testa. Dico che qui c'è una società che funziona, grazie al lavoro
di mio padre nei periodi difficili. E c'è l'ambizione di migliorare anche senza
i soldi della Juve o delle milanesi. Penso che fare come la Fiorentina o, in
certi anni, la Roma sia alla portata e che lasciarci può essere un azzardo». Se
Gasperini venisse a dirvi "mi vuole la Juve", cosa fareste? «Penso
che Gasperini non ci farà quel discorso, non perché non meriti la Juve o un
club di quel livello, ma perché sa che a Genova può crescere ancora in un
ambiente positivo. Possiamo fare altra strada insieme, infatti ha firmato un
lungo contratto fino al 2012». D'accordo, ma ci sono treni che passano una
volta nella vita. «Vale per lui come per i giocatori. Dico soltanto che il
Genoa attuale non sarà un Tgv, ma è già un buon Eurostar che dà soddisfazioni».
Come vivete il momento? «Con la consapevolezza che è il risultato di un buon
lavoro, non un miracolo. Certo, non è detto che le cose girino sempre alla perfezione:
il mio timore è che i tifosi adesso pensino che questa è la normalità, il
livello minimo per il futuro». Cosa vi favorisce? «Come
società il fatto che la struttura è molto agile, per cui le decisioni si
prendono in fretta e con poca burocrazia. Talvolta decide mio padre e basta: lo ha fatto con Thiago Motta
e anche con Gasperini perché gli piaceva il gioco del Crotone. Mi sembra che ci
abbia azzeccato». \
(
da "Repubblica, La"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
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III - Roma Invito a nozze ma solo online Una dei primi è stata Giovanna
Melandri, che per il suo matrimonio, lo scorso 2 aprile, ha diramato gli inviti
online. Solo in rete dunque, niente partecipazioni su regolamentare cartoncino.
E non per tirare al risparmio (anche se stampare e spedire oltre 400 inviti,
spesso su carta pregiata, incide anche sul budget più lauto). No: è una scelta
precisa. E´ la nuova tendenza secondo cui si fa tutto in rete, o per lo meno
tutto quel che si può, e il resto è percepito come d´impaccio, antico, desueto,
superato, da rottamare. Tutti fratellini di Facebook. Non a caso Giovanna
Melandri, dopo la cerimonia, invitava parenti e amici a festeggiare in quella
stessa discoteca, "45 giri" all´Ostiense, dove Walter Veltroni lo
scorso dicembre aveva radunato i suoi fans di Facebook, comunità - almeno per
una sera - non più soltanto virtuale. Invito a nozze con
e-mail dunque. Online oggi è possibile non solo organizzare pranzo, foto-album,
lista dei regali, luna di miele etc, ma anche districarsi fra burocrazie e
certificati. Un colpo di clic e (almeno virtualmente) passa la paura.
(
da "Repubblica, La"
del 14-04-2009)
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XI - Palermo L´accusa La ricetta DON NARO INDICA LA STRATEGIA "INVESTIRE
SUL NOSTRO PASSATO" C´è un enorme sperpero di denaro pubblico:
difficilmente gli operatori troveranno sostegno nelle istituzioni L´intera
provincia dovrebbe puntare sull´epopea dell´estrazione per una rinascita
economica e sociale è il direttore del Centro studi Cammarata di San Cataldo
(prima di lui il fratello, l´arcivescovo Cataldo Naro, scomparso prematuramente
tre anni fa), rettore del Seminario vescovile di Caltanissetta, docente di
Teologia trinitaria e Escatologia, direttore di collane per gli editori
Sciascia e Lussografica. Don Massimo è anche un infaticabile operatore
culturale. Al timone del Centro Cammarata ha organizzato presentazioni di
libri, convegni, seminari e tavole rotonde con un´attenzione particolare al
territorio nisseno, alle sue potenzialità, alle sue contraddizioni. Il Centro è
attivo da 25 anni. Il bilancio? «Un quarto di secolo per un´associazione
culturale è già una bella età. Si può dunque certamente accennare un bilancio
consuntivo: non solo quantitativo, ma anche qualitativo, giacché i numeri danno
conto di una ricca pluralità di interessi scientifici che orientano la ricerca
promossa dal Centro verso diversi ma non incompatibili campi d´indagine e coinvolgono
studiosi di diversa formazione, che però si lasciano tutti accomunare in una
condivisa fatica intellettuale». Quali sono le difficoltà che deve affrontare
chi prova ad animare la vita culturale? «Penso che si debba combattere
innanzitutto la sensazione di considerarsi inutili e quindi la tentazione di
lasciar perdere. Spesso, infatti, tanti non riconoscono alcun valore alla vita
culturale, presumendo che essa non concorra ad una crescita effettiva della
comunità. Tutto ciò rischia di scoraggiare chi opera in buona fede». Che ruolo
svolge, sempre nell´ambito culturale, l´amministrazione locale? Le iniziative
finanziate hanno una reale incidenza? C´è chi ha parlato di sperpero: è così?
«Il Centro ha sperimentato gravi difficoltà proprio in quei pochi progetti per
i quali ha chiesto la sponda di qualche amministrazione locale. La burocrazia
e il tornacontismo politico non sono congeniali alla cultura vera e per questo
difficilmente gli operatori culturali degni di questa qualifica potranno
trovare efficace sostegno nei politici e nelle istituzioni ipotecate dal loro
controllo. C´è, al contrario, un enorme sperpero di denaro pubblico,
concesso ai giullari di corte, elargito in tempo di campagna elettorale». Una
volta archiviata l´epopea delle zolfare, Caltanissetta, sprovvista della sua
vera, storica identità, cosa ha fatto e cosa dovrebbe fare per conquistarne una
nuova? «è riuscita a fare davvero poco, anche perché paradossalmente la sua
"identità solfatara" si è rivelata come una non-identità. Quando lo
zolfo non ha più ingiallito i loro volti, i nisseni si sono scoperti tutti diversi.
Difatti, il tessuto sociale di Caltanissetta non è mai stato coeso. E quindi
non ha retto ai contraccolpi della crisi. A mio parere la città, anzi l´intera
provincia, potrebbero tentare di reinvestire proprio sulla memoria di
quell´epopea, per una rinascita sociale e per un ricrescita economica».
(
da "Repubblica, La"
del 14-04-2009)
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II - Milano Pacchetti anti-crisi fermi i fondi non sono stati erogati Il Comune
non ha i soldi, la Regione aspetta i bandi A rilento i buoni per le famiglie
numerose e gli incentivi alle imprese. La nuova Fondazione Welfare non si è mai
insediata Palazzo Marino confidava in 39 milioni ex Ici "Potrebbero finire
ai terremotati" ANDREA MONTANARI ALESSIA GALLIONE La crisi morde da mesi.
Ma, mentre la cassa integrazione aumenta a ritmi vertiginosi, le imprese arrancano
e le famiglie tagliano spese e consumi, gli interventi straordinari promessi
dalle istituzioni fanno fatica ad arrivare concretamente nelle tasche dei
cittadini. E così, tra bandi aperti e burocrazia, per ora soltanto un milione
di euro (gli altri 19 milioni sono attesi entro maggio) del bonus-famiglia
della Provincia è già stato distribuito e qualche milione di euro di incentivi
(sui 351 annunciati) dalla Regione. La Diocesi invece ha iniziato a spedire i
primi contributi del fondo voluto dal cardinale Dionigi Tettamanzi, che
anche durante le celebrazioni di Pasqua ha ribadito: «è arrivato il tempo dei
fatti». [Il PACCHETTO ANTICRISI] In base a un accordo bipartisan in consiglio
comunale, i 39 milioni di euro che il governo avrebbe dovuto rimborsare per il
taglio dell´Ici dovevano servire per un pacchetto anticrisi. Il neo assessore
al Bilancio, Giacomo Beretta, a fine marzo aveva avuto rassicurazioni da Roma:
i primi 19 milioni sarebbero stati versati subito, il resto in una seconda
tranche. Ma i fondi non sono ancora arrivati e il timore è che l´emergenza
terremoto rimetta in gioco tutto. «Sarebbe giusto, l´Abruzzo è una priorità -
dice Beretta - in ogni caso il Comune aveva già stanziato fondi nel proprio
bilancio». Ma per la Cgil, quei 39 milioni devono essere trovati. E con Antonio
Lareno attacca: «Il Comune è latitante sulla crisi. Anche il tavolo promesso
dal sindaco si è riunito due volte ed è scomparso». [IL BONUS FAMIGLIA ] Il
bando di 20 milioni di euro stanziati dal Pirellone si è chiuso solo pochi giorni
fa. Ma per ricevere i 1.500 euro promessi, le famiglie dovranno attendere altri
due mesi. A causa della sentenza del Consiglio di Stato che ha messo in mora
alcune decisioni della giunta. Sono arrivate ben 15.300 domande. Più del
previsto. Tanto che la giunta dovrà aggiungere circa altri 4 milioni. Per
famiglia povere e anziani, Palazzo Marino ha stanziato invece nel 2009 22
milioni di euro, ma solo aumentando i capitoli sociali previsti anche lo scorso
anno. Un esempio? Un milione e 650mila euro extra è stato approvato a dicembre
per buoni-spesa. Il bando del "bonus energia" per contribuire alle
bollette, invece, è ancora aperto. Per il sostegno alla maternità i fondi sono
passati da 10 a
14 milioni. Per gli affitti sono stati aggiunti oltre 2 milioni e 600mila euro.
Una novità da Palazzo Isimbardi: entro il mese sarà aperto un bando per un
milione di euro alle coppie che si sposeranno nel 2009. [IL PACCHETTO IMPRESE]
Dei 351 milioni di euro promessi dalla Regione, tra finanziamenti diretti e
garanzie per il credito attraverso Finlombarda, al momento, ne sono stati
distribuiti poche decine. La maggior parte dei bandi sono ancora aperti. La
gara per assegnare il fondo più cospicuo, il Made in Lombardy, è stata vinta
pochi giorni fa da Bnl, che si farà carico di 400 milioni di finanziamenti.
Altri 100 li metterà il Pirellone. Il fondo a rotazione per l´imprenditorialità
di 130 milioni di euro deve essere ancora distribuito: aperte 80 pratiche. Da
distribuire anche i 48 milioni del fondo agevolazioni artigianato. L´assessore
regionale all´Industria Romano La Russa protesta: «La burocrazia
sta rallentando tutto. Dieci mesi per garantire i pagamenti agli artigiani sono
troppi». La replica del direttore generale di Finlombarda: «Abbiamo pagato ben
900mila fatture della sanità per un totale di 3 miliardi e 200mila, riducendo a
soli 90 giorni i tempi di pagamento - spiega Marco Nicolai - . Abbiamo
sestuplicato lo stanziamento del fondo a rotazione». Anche l´assessore comunale
al Commercio, Giovanni Terzi, assicura: «Ci sono 30 milioni tra Comune, Regione
e privati, a disposizione delle attività commerciali e artigiane». Ma la
maggior parte dei bandi è ancora aperta. Tra le novità: 2 milioni per negozi e
artigiani vicini ai cantieri (il bando nelle prossime settimane) e 2,5 milioni
per quattro distretti commerciali. Il pacchetto-imprese della Provincia,
invece, sta vagliando le prime 1.000 richieste arrivate. [La Fondazione] Otto
milioni di euro da distribuire attraverso il microcredito a lavoratori,
precari, cassintegrati, artigiani: ma la dote della Fondazione Welfare
ambrosiano, nata dall´alleanza tra sindacati, Comune, Provincia e Camera di
Commercio, non si può ancora spendere. Manca ancora il via libera del consiglio
provinciale: se non arriverà in aula entro il 21 aprile se ne riparlerà alla
prossima amministrazione.
(
da "Repubblica, La"
del 14-04-2009)
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IV - Firenze Pannelli solari sui tetti della favela la missione degli studenti
in Brasile Dall´Itis Meucci a Caucaia: così si risparmia l´energia La
cooperazione "Abbiamo lasciato ai docenti brasiliani i progetti per
installarne altri" Quattordici impianti alimentano un´ala del centro socio
sanitario MARIO NERI Sopra le strade di fango e gli assembramenti di casupole
puzzolenti della favela, certi tetti a nord-ovest di Fortaleza luccicano, più dei
baby-revolver assoldati dai trafficanti. E il sole di Caucaia, abituato a
illuminare la miseria estromessa dalle cartoline, da qualche giorno, grazie a
un´idea fiorentina, produce una merce preziosa: risparmio energetico. Quello
ricavato da 14 pannelli fotovoltaici realizzati dagli studenti dell´Itis Meucci
di Firenze, che a fine marzo sono volati in Brasile per consegnare il progetto
ai ragazzi di una scuola diretta da don Angelo Stefanini, missionario
dell´Opera Madonnina del Grappa. «Da tre anni la nostra scuola si impegna in
iniziative di solidarietà con un piano di cooperazione che ci permette di
mettere la nostra formazione tecnica al servizio di realtà difficili attraverso
stage alternativi a quelli che si fanno in azienda. è nato così il nostro sodalizio
con la scuola di Fortaleza e credo che proseguirà anche nei prossimi anni»,
dice Francesco Lupi, uno dei cinque studenti che sono andati in Sudamerica
grazie al progetto dell´istituto tecnico di Soffiano. «Volevamo che il nostro
contributo si traducesse in qualcosa di concreto. Così abbiamo pensato ai
pannelli solari. Certo - aggiunge Francesco - sono poco più di 3 kilowatt,
bastano a dare autonomia solo a un´ala del centro, ma abbiamo lasciato ai
docenti brasiliani il progetto per istallarne altri». E sono stati proprio i
ragazzi della scuola brasiliana a completare il lavoro perché per il gruppo del
Meucci, l´approdo al di là dell´Atlantico è stato segnato da un contrattempo:
«Noi siamo atterrati a Fortaleza, ma il trasferimento del materiale è dovuto
passare via San Paolo. Lì è rimasto bloccato alla dogana fino al giorno 27,
poco prima del nostro ritorno: una beffa», scuote la testa
Francesco: «Insomma, la burocrazia si inceppa come in Italia», dice con un´alzata di spalle.
Costruito negli anni �90 sotto la direzione di don Alfredo Nesi, il centro
Madonnina del Grappa di Caucaia è diventato un polo socio-educativo e sanitario
dove confluiscono più di 500 figli della baraccopoli. Sopravvive grazie
alle donazioni e alle campagne di solidarietà promosse da enti pubblici
fiorentini. I gradi di insegnamento vanno dalle elementari alle medie, con
alcune classi di superiori a indirizzo professionale. «In più comprende un
asilo nido, una materna, una mensa e alcuni ambulatori dove operano come
volontari anche medici di Scandicci», spiega Mario Enrico, prof di
elettrotecnica che, insieme a Cosimo Regina e Angela Fornaciari, ha fatto da
accompagnatore agli studenti di via del Filarete. Il centro di Caucaia riceve
più di mille richieste all´anno. I ragazzi vengono iscritti gratuitamente in
base alla loro condizione sociale. «Don Angelo viaggia su un pulmino bianco fra
le case delle favelas. Verifica di persona quali sono i ragazzi delle famiglie
più povere, quelle davvero bisognose e poi assegna le iscrizioni. A uno dei
suoi tour abbiamo partecipato anche noi», racconta Matteo Mistretta, che delle
favelas aveva sentito parlare «ma non immaginavo fossero davvero così. Se non
fossimo stati sotto la protezione del parroco non credo saremmo mai usciti da
lì». Seppure viste su «Youtube e nelle inchieste delle Iene», ai diciottenni
del Meucci le favelas, quelle vere, hanno fatto effetto: «Capanne di terra,
mattoni e immondizia, rigagnoli di acqua nera che scorre via dalle case, fogne
a cielo aperto, gente che riesce a dormire anche se fuori si sparano. La vita,
in Brasile, non ha il valore che le attribuiamo noi. Eppure tutti sorridono».
Soprattutto da quando c´è la scuola intitolata a don Milani, «l´unica vera
opportunità per costruirsi un futuro fuori di lì, anche se è osteggiata dalla
criminalità e dalle autorità locali che non la sovvenzionano», dice il prof
Enrico, che aggiunge: «Gli amministratori sono infastiditi: nei gigli dipinti
sulle facciate vedono riflesso tutto quello che loro non riescono a fare». Per
questo, accanto all´effigie fiorentina sono comparse le bandiere verde-oro. Un
gesto distensivo. Gli edifici sono recintati da filo spinato e rete
elettrificata. Anche in questo modo i pannelli del Meucci sono al sicuro. Don
Angelo, di sera, fa sorvegliare la struttura da due uomini in divisa e da
quattro rottweiler, quando i tetti ormai hanno smesso di specchiare la danza
dei falchi.
(
da "Repubblica, La"
del 14-04-2009)
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43 - Cultura Quando la piazza protesta on line così la rete organizza la gente
Scoop ma anche falsi allarmi Inchieste collettive e denunce che partono dai
social network Nell´era di Internet le persone si mobilitano e cambiano il
flusso delle informazioni Due nuovi libri raccontano vizi e virtù dei
dilettanti del web L´analisi di Andrew Keen è più severa: "Questa
rivoluzione rovinerà la nostra cultura" Clay Shirky, docente di Nuovi
Media, parla di "distruzione creativa" RICCARDO STAGLIANò è la storia
di come un cellulare smarrito su un sedile di un taxi di New York finisce con
lo scatenare un´inarrestabile gogna pubblica. Ma anche di una frase razzista,
sfuggita ai radar dei giornali, che costa il posto a un mammasantissima
repubblicano. E di un caso di pedofilia che, tracimando dal web, dilaga in
scandalo internazionale e prelude alla cacciata di un alto prelato. è la storia
di masse che si coordinano. Di greggi che diventano pastori. Di «dilettanti»
irregolari che armati solo della voce di internet riescono a radunare una forza
collettiva impressionante. Uno per uno, tutti per tutti. Il potere di
organizzare senza organizzazione di Clay Shirky (Codice Edizioni, pagg. 242,
euro 23) tratta della «distruzione creativa» portata dalla rete sul modo in cui
viviamo, collaboriamo, produciamo. Shirky, docente di nuovi media della New
York University parte da qui: «Ogni consumatore è oggi un potenziale produttore
con l´intero mondo come potenziale pubblico». Siamo tutti «ex audience», come
spiegò Dan Gilmor nel suo We, the media. Ci siamo alzati dal divano e siamo
andati alla scrivania. Abbiamo posato il telecomando e imbracciato la
telecamera. Il terremoto in Abruzzo, con le sue centinaia di video amatoriali,
ne è solo l´ultima conferma. Shirky, collaboratore a sua volta del New York
Times e Wired, constata la fine del monopolio dei giornalisti
nell´informazione. Porta, tra gli altri, l´esempio di Trent Lott, capogruppo
repubblicano al senato. Che a una cena aveva lodato Strom Thurmond, noto
segregazionista. Molti media non avevano raccolto, i blogger sì. E
l´imbarazzante dichiarazione, una volta entrata in loop, l´aveva spinto alle
dimissioni. Sottovaluta il lato oscuro della forza, però. Come quando Matt
Drudge, alfiere del "prima pubblica poi verifica", dette la notizia
(falsa) che Sidney Blumenthal, allora consulente di Clinton, picchiava la
moglie. E della causa da 30 milioni di dollari per diffamazione che ne seguì.
Il punto è qui: la rete è un mare dove circolano molte notizie. Che possono
essere vere o false. Al contrario di quel che accade nei quotidiani non ci sono
responsabili a renderne conto. Spesso accertare se ci si trova di fronte ad un
fatto o ad una bufala che circola on line è impossibile. Parole come pietre
rotolano a valle, diventano valanghe e seppelliscono reputazioni. Per esempio:
nel 2002 a
Boston la notizia era vera. Preti accusati di abusi sessuali su bambini. Il
Boston Globe fa il suo mestiere ma la notizia esplode soprattutto grazie a
Voice of the Faithful. Trenta parrocchiani offesi che, dandosi appuntamento sul
web, diventano 25 mila in sei mesi. Alla fine il responsabile della diocesi,
cardinale Bernard Law, lascia. Shirky parla del suo paese, noi sappiamo del
nostro. Del caso di Federico Aldrovandi, diciottenne di Ferrara morto nel 2005
durante un controllo di polizia. Gli agenti chiudono presto il caso, sua madre
lo riapre un post alla volta. Il suo blog obbliga i giornali a tornarci su e i
poliziotti finiscono in tribunale. Online il confine tra informazione e azione
politica si assottiglia. Succede per il testamento biologico, all´indomani
della vicenda Englaro. I radicali presentano 2.500 emendamenti alla proposta
del governo. Il 20 per cento raccolti via internet. Non era mai successo,
succederà sempre più spesso. Si può discutere tutto di Beppe Grillo, non la
sapienza con cui ha saputo sfruttare la piattaforma internettiana. La stessa
con cui Barack Obama ha concepito parte della sua vittoriosa campagna. A dire
solo «no, non mi piace», rimpiangendo gli anni eroici dei comizi nelle piazze,
si rischia di fare la figura di Giovanni Tritemio, rievocato nel libro. L´abate
di Sponheim nel 1492 scrive un pamphlet in cui difende la superiorità degli
scriba, minacciati di estinzione dall´invenzione della stampa di Gutenberg.
Affida però De laude scriptorum ai tipografi, perché abbia più vasta e spedita
circolazione. Mai autosmentita fu più efficace. Eppure la tentazione
sopravvive. Dilettanti.com (DeAgostini, pagg. 269, euro 15) di Andrew Keen
spiega «come la rivoluzione del web 2.0 sta uccidendo la nostra cultura e
distruggendo la nostra economia». Ma se certi contenitori (la carta) sono sotto
botta ma il contenuto (il giornalismo) non è mai stato così prezioso. La
Cultura può dormire sogni tranquilli. Perché le masse organizzate, oltre a prendere
a picconate le istituzioni, sanno costruire. Shirky cita Wikipedia,
l´enciclopedia editata dall´intelligenza collettiva. Ne dà una definizione
originale: «è essenzialmente una burocrazia per litigare». Nel senso che uno scrive una voce, un altro propone
modifiche, un terzo obietta e corregge di nuovo, in un affinamento progressivo.
Escono anche bufale colossali. Mai come qui è utile la lezione delle scuole di
giornalismo americane: "Se vostra madre vi dice che vi ama�
verificatelo". Però, onestamente, chi ne farebbe a meno? Il libro
di Shirky deluderà i più "digitalizzati". Scrive: «Gli strumenti di
comunicazione non sono socialmente interessanti sin quando non diventano
tecnologicamente noiosi». Parla di sms, blog, mailing list, pleistocene
internettiano solo adesso diventato normale, precipitato dalle élite alle
masse. Così quando la giovane Ivanna dimentica il suo telefonino in un taxi e
poi scopre che chi l´ha trovato non ha alcuna intenzione di restituirlo, mette
in piedi un sito (evanwashere. com/StolenSidekick/) tanto che la polizia è
costretta a intervenire. Così va il mondo quando tutti collaborano con tutti.
Per i ragazzi è più facile, i post-1980 non ne conoscono un altro. «In un
periodo di rivoluzioni l´esperienza diventa zavorra» avverte l´autore, perché
se hai una weltanschaung tradizionale, «quando arriva un cambiamento epocale
rischi di considerarlo cosa di scarsa importanza».
(
da "Unita, L'"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
1 Una
settimana dopo Sono passati sette giorni dal sisma. Dobbiamo ricreare una
quotidianità. Tutti, bambini, adulti, anziani hanno bisogno di ricominciare con
le proprie abitudini. 2 Nel mezzo La generazione che soffre di più è quella di
mezzo. I genitori e i lavoratori. Devono ripartire da zero. Ricostruire tutto.
E mancano dei punti di riferimento. 3 Che fare? Stiamo censendo le varie
occupazioni, per impiegare queste persone nei lavori qui al campo. Chi era
attivo nella ristorazione potrà spendersi nelle cucine, per esempio. Chi conosce la burocrazia può aiutare gli altri sfollati nelle esigenze del genere. 4 Un
pallone Per i bambini il momento ludico è una distrazione decisiva. Adesso è
importante riprendere con la scuola, in qualunque modo, anche qui nella
tendopoli. Devono tornare ad affrontare la realtà fatta di svago e anche di
impegno. 5 I vecchi Per loro la vita di non offriva più vincoli né
particolari pressioni. È stato più semplice adattarsi a questa monotonia. Ed è
gente che ha ricominciato dopo la guerra: sa che la ricostruzione è un momento
faticoso ma concreto, perfino esaltante quando darà risultati. MARCO BUCCIANTINI
mbucciantini@unita.it 5 risposte da Sebastiano Carticiano Psicologo del campo
tenda a L'Aquila
(
da "Corriere della Sera"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: Primo Piano data: 14/04/2009 - pag: 8 Le conclusioni degli
esperti sul palazzo del governo «Grado di sicurezza prossimo allo zero», un
anno fa l'allarme sulla Prefettura DA UNO DEI NOSTRI INVIATI L'AQUILA Il
palazzo dello Stato sarebbe stato il primo a cadere. Lo sapevano tutti, e non
da ieri. All'inizio del 2008 il concetto era stato anche messo per iscritto e
notificato ai diretti interessati. Il lavoro della commissione istituita dalla
Regione per valutare lo stato degli edifici «sensibili» era finalmente giunto a
termine dopo tre anni. «La struttura va definita a rischio, in quanto presenta
nel suo insieme una notevole incertezza della staticità, con elementi diffusi
di criticità». La sintesi fatta dagli ingegneri incaricati di esaminare (anche)
lo stato di salute della Prefettura dell'Aquila può risultare indigesta ai
profani. Ma il giudizio espresso nella scheda di valutazione alla voce
«verifica del grado di sicurezza» è accessibile a tutti nella sua chiarezza:
«Prossimo allo zero». Lo studio era stato commissionato per valutare
l'eventuale stanziamento di fondi per ristrutturazioni. All'Aquila non c'era
palazzo che ne avesse bisogno più di quello che rappresenta lo Stato sul
territorio. Nella classifica degli edifici messi peggio era secondo solo a
palazzo Quinzi, che però dal 2005 era divenuto oggetto di una profonda opera di
maquillage. Le «criticità» della Prefettura erano elencate in dettaglio dagli
ingegneri nominati dalla Regione tramite un bando di concorso. Una disamina
impietosa, contenuta nella cosiddetta scheda di prima fase. «Infiltrazioni dal
tetto dovute ad assenza di staticità», problemi alla copertura, «gravi carenze
di tenuta delle strutture portanti » nella parte antistante l'ingresso
principale, e poi l'avanzato processo di dilavazione della malta causato
dall'acqua nei muri, problema diffuso nei manufatti in muratura ma che nel
vecchio palazzo al centro dell'Aquila aveva assunto caratteristiche ormai
«quasi definitive». Le parti della Prefettura crollate nella notte tra domenica
6 e lunedì 7 aprile sono proprio quelle citate nel rapporto fatto dagli esperti
al termine della loro ricognizione. Forse non c'era davvero nulla da fare, il
terremoto è stato troppo forte per edifici troppo vecchi. Ma la querelle che da
anni riguardava la Prefettura dell'Aquila dice molto sulla sottovalutazione del
rischio fatta anche da persone informate sui fatti. Proprietaria del Palazzo è
infatti la Provincia. Da decenni lo affittava allo Stato centrale che ne aveva
fatto la sua sede. Negli ultimi anni le pressioni dell'ente locale sul Prefetto
per traslocare altrove erano diventate sempre più forti, al punto da far
nascere una commissione mista incaricata di valutare lo spostamento di alcune
attività in altri palazzi pubblici. Il settore edilizio della Provincia faceva
verifiche periodiche nelle quali il termine «elevata criticità» appare come un
tormentone. Nel 2007 erano stati investiti quattrocentomila euro per il consolidamento
del tetto e la ristrutturazione della sala consiliare. Ma nelle valutazioni
periodiche del Genio civile l'edificio era sempre considerato a rischio, al
punto da chiedere, lo scorso anno, «l'immediato trasferimento» della sala
operativa della Protezione civile provinciale, situata sopra al portone di
ingresso, nella zona del Palazzo che presentava i «maggiori elementi di
criticità ». Dal carteggio tra i due enti emerge una certa riluttanza del
Prefetto di allora ad accogliere l'invito di spostare la sala nella caserma
Reis Romoli, dove era (ed è ancora) in funzione la struttura gemella della
Regione. «La proposta verrà valutata con attenzione », si legge in una delle
ultime lettere di risposta. Paolo De Santis, presidente dell'ordine degli ingegneri
aquilani (1.300 iscritti) conosce bene la vicenda della ricognizione voluta
dalla Regione e dei suoi esiti. «Il bando venne fatto per rimediare ad anni di
trascuratezza. Nessuno sapeva con certezza in quali condizioni versava il
patrimonio pubblico. Il ritardo c'era già al momento di partire. Ma dopo
l'esito non certo tranquillizzante di quelle ricognizioni, lo
Stato ha continuato a nascondersi dietro alla burocrazia». In seguito a quella specie di censimento su base regionale
degli edifici pubblici sensibili e della loro sicurezza, in Abruzzo sono state
spostate 16 scuole, tre delle quali all'Aquila. A dimostrazione del fatto che
c'era (almeno) un anno di tempo per salvare gli archivi, le attività, le
funzioni. E anche la faccia. Gravi carenze Gli ingegneri non lasciavano
dubbi: «Gravi carenze di tenuta delle strutture portanti Distrutto Il palazzo
della Prefettura dopo il sisma della settimana scorsa (Ansa) Marco Imarisio
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-14 - pag: 10 autore: Lucknow in mano
alla regina dei dalit Mayawati, la forza di un'intoccabile NEW DELHI Proviene
dalla comunità dei dalit, o intoccabili, ma ha corteggiato con successo il voto
dei bramini, ovvero coloro che si trovano al vertice della piramide castale
indiana. Rappresenta i settori più poveri, umili e vulnerabili della società,
ma i suoi anni di potere l'hanno resa ricchissima, spietata e inavvicinabile,
circondata com'è da un servizio di scorta paragonabile a quello di un primo
ministro. Ha accusato i propri avversari di aver trasformato l'Uttar Pradesh in
un Far West, ma al momento di scegliere i propri candidati per il Parlamento
non ha esitato a circondarsi di pregiudicati. In tutta l'India non c'è una
creatura politica più contraddittoria di Mayawati, la leader del Bsp che
governa lo Stato più popoloso dell'India e che aspira a giocare il ruolo di ago
della bilancia a livello nazionale. «Osservato senza le lenti deformanti di chi
studia la politica indiana dai salotti di New Delhi, il successo di Mayawatiè
molto meno sorprendente di quanto sembri», spiega Ajoy Bose, autore di
"Behenji", una biografia della leader dalit. «Chi la accusa di
trascurare la rete infrastrutturale del suo Stato dimentica che molte di quelle
strade e di quei ponti renderebbero la vita più comoda alla piccola borghesia,
ma non ai suoi elettori. Per molti di loro è più importante sapere che Lucknow
è disseminata di statue di una leader dalit, di una di loro. In un universo
politico come quello indiano in cui la questione identitaria è così importante,
la cosa li riempie di orgoglio». Figlia di un impiegato statale e di una
casalinga analfabeta, Mayawati, 53 anni, è cresciuta in una baraccopoli di
Delhi, in una casa con altri otto tra fratelli e sorelle, e l'ambizione di
entrare un giorno a far parte dell'India administrative service, l'élite della burocrazia indiana. Un percorso interrotto nel 1977 dall'incontro
folgorante con Kanshi Ram, uno degli alfieri della lotta per i diritti degli
intoccabili. Da quel momento la sua carriera politica l'ha vista occupare per
ben quattro volte, tra trionfi elettorali, inchieste giudiziariee crisi di
Governo, la poltrona di chief minister dell'Uttar Pradesh. Il suo ultimo
capolavoro politico potrebbe essere la conquista del voto dei musulmani. Quando
poche settimane fa il candidato del Bjp, Varun Gandhi, ha attaccato in un
comizio la più numerosa delle minoranze religiose indiane, Mayawati non ha
perso tempo: ha invocato i poteri attribuitigli dal National security act
ordinando che Gandhi, un membro ribelle della più potente dinastia politica
dell'India, fosse incarcerato. Ma.Mas. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-14 - pag: 24 autore: LETTERA
DA SEUL Corporate Korea spaventa Tokyo di Stefano Carrer I l Nord perché
rafforza la minaccia militare, il Sud perché guadagna quote sui mercati
internazionali dei prodotti industriali: a Tokyo è tempo di paure per la Corea.
Nel primo caso, a preoccupare è la dimostrazione dei progressi di Pyongyang in
termini di tecnologia missilistica; nel secondo, sono le implicazioni
strategiche sul piano economico di due potenziali "bombe": la
debolezza valutaria di Seul e i suoi futuri accordi di Free trade agreement
(Fta), con i loro effetti di rafforzamento dei vantaggi competitivi per la
"Corporate Korea". Mentre il Giappone registra i peggiori deficit
mensili di cui si abbia memoria, ha stupito che a marzo il surplus commerciale
sudcoreano abbia toccato il record di 4,6 miliardi di dollari, con una ripresa
dei volumi di export per 2,9 miliardi rispetto a febbraio (e con un won a un
livello medio di 1.453 sul dollaro rispetto ai 1.000 del 2008). Se l'export
giapponese si è dimezzato negli ultimi mesi, il calo dell'export sudcoreano si
è limitato al 21,2% a marzo, tra segnali di una stabilizzazione della
produzione industriale, che si è ripresa del 6,8% in febbraio,quando il surplus
delle partite correnti ha toccato il massimo da 11 anni. Per l'effetto di uno
yen che l'anno scorso aveva raddoppiato il suo valore sul won, il turismo coreano
in Giappone è crollato, mentre quello nipponico in Corea nei primi due mesi del
2009 è balzato del 64%.D'altra parte, mentre gli investimenti diretti stranieri
in Corea nel primo trimestre sono scesi del 38%, quelli giapponesi (specie
nell'immobiliare sudcoreano) sono aumentati del 163% a 661 milioni di dollari,
balzando al primo posto. Se alcuni analisti finanziari avevano ipotizzato una
"crisi finanziaria di marzo" per Seul, in realtà le ultime settimane
hanno rasserenato l'orizzonte del Paese, con la comparsa di vari indicazioni
positive: dalla fiducia delle imprese ai surplus, dal recupero della Borsa ai
segnali di "stabilizzazione" valutaria. Ma proprio il won sembra
essere stato tra i responsabili della decisione della Sharp di cambiare
strategia industriale: di fronte all'aggressività della rivale Samsung, il
gruppo di Osaka ha annunciato che produrrà pannelli per schermi liquidi
all'estero con partner locali (a partire dalla Cina). Notizia che ha indotto
vari commentatori a paventare una nuova fase di de-industrializzazione. A
Tokyo, dai palazzi della burocrazia di Kasumigaseki ai piani alti delle aziende, un piccolo sospiro
di sollievo è stato tirato per il recente parallelo recupero del won e dello
yen sul dollaro, anche perché - a margine del G-20 di Londra - l'incontro tra
il ministro del Commercio sudcoreano Kim Joong-hoon e la collega europea
Catherine Ashton si è concluso con una fumata nera: niente annuncio
dell'Fta, in quanto la Ue rifiuta ancora la richiesta di Seul di accettare i
duty drawbacks, ossia i rimborsi delle tariffe all'import di materiali
utilizzati nel prodotto finito esportato. «Sul piano tecnico le trattative sono
finite – sottolinea Raffaele Quarto, responsabile commerciale Ue a Seul – Lo
scoglio ora è solo politico: la palla è passata nel campo ministeriale». Per la
Ue è anche una questione di principio, visto che negli Fta in corso con Cile e
Messico la soluzione non è contemplata, ma non è un mistero che vari Paesi Ue
non siano entusiasti all'idea di eliminare le tariffe sulle auto made in Seul.
Alcuni dirigenti della Keidanren (la Confindustria giapponese) hanno
manifestato una certa paranoia verso un Fta Corea-Ue, il cui annuncio
contribuirebbe ad accelerare la ratifica dell'Fta Corea-Usa: la visione di uno
svantaggio competitivo permanente rispetto a Seul- al di là del fattore
valutario - con i due megablocchi economici avanzati non fa dormire sonni
tranquilli. Al ministero del Commercio, del resto, traspare un certo disappunto
per quello che viene percepito come un sostanziale disinteresse della Ue verso
un Fta con il Giappone. stefano.carrer@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
Seul fra le grandi. Il quartier generale della Korea Exchange Bank a Seul.
Anche il Giappone teme il rivale asiatico, per via dei vantaggi competitivi che
il Sistema Paese Sudcorea oggi è in grado di mettere in campo SURPLUS
COMMERCIALE Giappone in allarme per la competitività valutaria del vicino e per
le sue future intese di libero scambio
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-14 - pag: 26 autore: Londra:
dalla finanza ai gelati Zero burocrazia e bassi costi aiutano gli alfieri del made in Italy - Il caso di
Christian Oddono Nicol Degli Innocenti LONDRA Dalla corporate finance al gelato
artigianale, dall'analisi azionaria al sorbetto perfetto: un percorso
decisamente inusuale che si è rivelato vincente per Christian Oddono,
diventatoil gelataio più premiato e osannato di Londra. Mentre la crisi
finanziaria devasta la City e i mercati crollano, gli inglesi fanno la fila per
comprare il cono al pistacchio siciliano o alla nocciola piemontese doc. Dopo
un iter classico, laurea in Bocconi e lavoro nella corporate finance e ricerca
azionaria a Londra, diventando Head of Research di Actinvest, Oddono ha deciso
di seguire il suo istinto. «Mi sono sempre considerato un imprenditore prestato
alla finanza – racconta –. Ci pensavo da quindici anni, semplicemente perché
amo il gelato e non sono mai riuscito a trovarne uno davvero buono a Londra. Il
mio lavoro nella ricerca di mercato mi ha confermato che c'era un gap e quindi
un'opportunità». Christian ha sfruttato il suo background per fare il business
plan e ha trovato un partner, Marco Petracchini, ex manager di Starbucks, che
ha portato l'esperienza del retail. Così è nata Oddono's, partita nel 2004 con
una gelateria a South Kensington, diventata subito un successo. «In un ottica
da italiano, la cosa più interessante è stata la formazione della mia società –
spiega Oddono –. Ho creato l'azienda srl su internet, in mezz'ora, spendendo 50
sterline e con una sterlina di capitale. In pochi giorni mi sono arrivati per
posta tutti i documenti. Quindi zero burocrazia e
costi ridicoli, il che dimostra perché la Gran Bretagna, al contrario
dell'Italia, è una grande palestra imprenditoriale». Molte inoltre le
agevolazioni: Businesslink, un ente creato dal Governo britannico per sostenere
le start-up, ha offerto consulenza all'inizio e ogni sei mesi propone a
Oddono's, come a tutte le giovani imprese, un business check-up, un contabile o
un consulente legale, del tutto gratuitamente. Oddono ha findall'inizio deciso
di fare solo gelati e sorbetti artigianali, senza usare conservanti o
coloranti, neanche quelli naturali, e senza ricorrere all'utilizzo di
semilavorati pronti «come il 95% delle gelaterie italiane», dice. «Abbiamo
deciso di distinguerci per il gusto e la qualità superiore, usando le bacche di
vaniglia dal Madagascar e non la vanillina, i pistacchi di Bronte e non la
pasta iraniana, solo cioccolato Valhrona e così via. Trovare i fornitori giusti
non è stato facile. La gelateria ha un laboratorio a vista con una grande
finestra che permette ai clienti di vedere come viene fatto il gelato. «Questa
è stata un'innovazione assoluta per Londra ed è piaciuta molto». Galen Weston,
il miliardario proprietario di Selfridges, ha assaggiato il gelato di Oddono's
e gli è piaciuto al punto che ha voluto un loro punto vendita all'interno del
grande magazzino. Da allora il numero di gelaterie è cresciuto. La recessione
in Gran Bretagna ha avuto l'effetto di aumentare le vendite, dice Oddono: «Non
sentiamo la crisi, probabilmente perchè il gelato è un comfort food come il
cioccolato, un piccolo lusso a un costo contenuto che ha un effetto
consolatorio nei momenti difficili. Poi la gente va meno al ristorante, resta a
casa ma vuole comunque un tocco dolce, quindi vendiamo molte più vaschette da
asporto». L'obiettivo ora è replicare la formula in altre città britanniche e
anche all'estero, probabilmente in franchising. «Vogliamo crescere ma senza
fretta e senza sacrificare la qualità – dice Christian –. Abbiamo avuto già richieste
dal Medio Oriente e dall'Asia. Tra due o tre anni poi potremmo quotare la
società sull'Aim londinese, la Borsa delle piccole aziende». L'istinto
finanziario non è del tutto sopito. nicoldynes@aol.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gelati scaccia-crisi. Christian Oddono (a destra) con il socio Marco
Petracchini, ex manager di Starbucks. Oddono's punta a conquistare altri
mercati e a quotarsi sull'Aim londinese, la Borsa delle piccole aziende
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-14 - pag: 26 autore: FACILE
AVVIO Voglia di ice cream Dall'incontro tra un esperto di finanza e un esperto
di retail: così è nata Oddono's,partita nel 2004 con una gelateria a South
Kensington, a Londra, e diventata in breve un successo 50
Sterline Spesa sostenuta da Christian Oddono per creare la sua Srl a Londra via
internet. In pochi giorni, per posta, sono arrivati tutti i documenti 0
Burocrazia Per la costituzione della società non c'è stato bisogno di
ricorretea complesse procedure burocratiche
(
da "Unita, L'"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
«Questo
tennis è uno specchio di tutta l'Italia che si è fermata» Il
giornalista-scrittore si racconta a tutto campo «Preparo un lavoro a teatro,
sono un attore fallito» Un museo del tennis a Roma per il centenario Fit»
EGIZIO TROMBETTA Gianni Clerici, scrittore, giornalista, tennista, ma anche
appassionato d'arte e teatro. E, forse molti lo ignorano, il primo della classe
fra i giornalisti-scrittori di tennis al mondo ha anche un passato da
calciatore alle spalle. Lo abbiamo incontrato alla vigilia degli Internazionali
d'Italia 2009. Manca poco alla nuova edizione dell'appuntamento al Foro
Italico: che aspettative ha? «Io spero in bene, comunque il torneo è tornato a
buoni livelli, dopo aver toccato il fondo nel ventennio della gestione Galgani
(ex presidente Fit, ndr). Andrebbero, questo lo dico sempre, invertiti i
tornei, ovvero sarebbe meglio che si partisse col torneo femminile, ma questa è
una vecchia storia». Dall'anno prossimo diventerà un «combined event», con
uomini e donne che giocheranno contemporaneamente nello spazio di dieci giorni.
Quest'anno chi vincerà? «Aspetto le semifinali prima di sbilanciarmi, non so
fare un pronostico, potrei solo sbagliare». Federer: per alcuni suoi colleghi
ormai è sul viale del tramonto. «È giusto quel che ipotizzano i miei colleghi,
ha 28 anni oramai, è possibile che sia entrato in una fase di un normale
declino fisiologico». È vero che avrebbe intenzione di donare parte della sua
collezione di libri al futuro museo del tennis che sarà allestito l'anno prossimo
nel centenario della Federazione? «Non lo so più, perché ci sono troppi dubbi
nelle strutture statali. Poi lei sa anche che a Roma c'era un progetto
bellissimo, ma la nuova giunta di Alemanno non l'ha accettato, era troppo
costoso. Ora è in ballo un altro, ma non credo sia all'altezza del primo». Come
si è arrivati a questo? «Binaghi aveva offerto un milione di euro al Tennis
Milano per realizzare la struttura, ma la proprietaria del club ha rifiutato.
Poi quei soldi furono indirizzati verso il Tennis Club Ambrosiano, che, invece
di utilizzarli per il museo, pare li abbia impiegati per restaurare il club.
Alla fine si è pensato a Roma, per questo feci appositamente venire Jean
Christophe Piffaut, responsabile del Tenniseum di Parigi, ma il suo progetto di
un museo basato su audiovisivi costava un'enormità: oltre due milioni di euro».
Quando uscirà il suo prossimo libro? «Lo sto preparando, ma non so se lo
finirò. Preferisco non accennare nulla sui contenuti perché porta male. Rizzoli
comunque pubblicherà una o due raccolte dei miei vecchi articoli». Nell'ultimo,
«Una notte con la Gioconda», c'è il personaggio del Morelli che è un cultore
della preparazione atletica nello sport. Ma lei, che ha giocato ad ottimi
livelli, quanta importanza gliene ha data? «Ai miei tempi non si usava. Allora
facevo il liceo a Como e andavo a correre al mattino prima di andare a scuola.
Mi guardavano e in dialetto dicevano "chi è quello li, è matto".
Anche quando giocavo negli allievi del Como si faceva solo un po' preparazione
artigianale sulla resistenza». E il suo amico Nicola Pietrangeli? «No,
assolutamente, Nicola non faceva niente. Ma lui era fantastico, non si è mai
allenato in vita sua». Molti non sanno che una volta Clerici ha battuto
Pietrangeli... «Sì, avevo diciassette anni e lui quattordici, feci una fatica
enorme a batterlo e lo feci con la viva consapevolezza che lui era più forte di
me e che sarebbe diventato un grandissimo». Cosa le piaceva di più del tennis
di allora? «Che c'era la possibilità di essere dei grandissimi giocatori senza
essere dei grandi atleti. Adesso è puro muscolo». E nei rapporti umani coi
giocatori? «Ma sa, ormai di rapporti non ne ho più. Perché si sa, se il
giornalista non è un ruffiano, diciamo così, non può avere il rapporto diretto
col campione». Perché in Italia, dopo Panatta, non sono più venuti fuori grandi
giocatori? «Questo è molto misterioso. I campioni nascono o per caso, o per le
strutture. I francesi infatti hanno la migliore struttura
pubblica possibile, anche perché loro hanno la burocrazia più efficiente del mondo. È un paese burocratizzato, mentre il
nostro è un paese burocratizzato alla mafiosa. Ho anche notato che quando il
paese ha smesso di crescere non ha trovato delle sostituzioni, sia nel pubblico
che nel privato». Pensa dunque che il nostro sport abbia pagato i
malesseri del nostro paese? «Io temo di si, c'è sempre un'equivalenza tra un
successo economico di un paese e i giocatori che riesce ad esprimere». Quanto
c'è del vero Clerici nelle telecronache che fa insieme a Rino Tommasi? «Ma sa,
il vero Clerici, bisogna conoscerlo solo intimamente e anche io faccio fatica a
conoscere il vero Clerici, senza dare un significato troppo profondo alla
vicenda. Nelle telecronache traspare un aspetto pubblico un pochino auto compiaciuto
forse. Viene fuori un piccolo personaggio, che però mi assomiglia molto». Dopo
aver scritto e raccontato il tennis per tanti anni, cosa le piacerebbe ancora
scrivere e/o raccontare? «Teatro, perché sono un attore di teatro fallito. Sto
preparando qualcosa, ma non anticipo nulla. Mia figlia, peraltro, è una
buonissima autrice teatrale». Si dice che nei media ci sia troppo nepotismo.
«Sì, mi dicono che c'è in giro un po' di nepotismo. È anche vero che c'è da
sempre. Ma c'è l'accentuazione italiana, temo. Mia figlia, ad esempio, per
riuscire, è dovuta andare a Parigi. In Italia non sarebbe mai riuscita. Mi
chiede se sia possa combattere un fenomeno del genere? In questo paese non si
può combattere niente.». Intervista a Gianni Clerici
(
da "Unita, L'"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Gianni
Clerici, scrittore, giornalista, tennista, ma anche appassionato d'arte e
teatro. E, forse molti lo ignorano, il primo della classe fra i
giornalisti-scrittori di tennis al mondo ha anche un passato da calciatore alle
spalle. Lo abbiamo incontrato alla vigilia degli Internazionali d'Italia 2009.
Manca poco alla nuova edizione dell'appuntamento al Foro Italico: che
aspettative ha? «Io spero in bene, comunque il torneo è tornato a buoni
livelli, dopo aver toccato il fondo nel ventennio della gestione Galgani (ex
presidente Fit, ndr). Andrebbero, questo lo dico sempre, invertiti i tornei,
ovvero sarebbe meglio che si partisse col torneo femminile, ma questa è una
vecchia storia». Dall'anno prossimo diventerà un «combined event», con uomini e
donne che giocheranno contemporaneamente nello spazio di dieci giorni.
Quest'anno chi vincerà? «Aspetto le semifinali prima di sbilanciarmi, non so
fare un pronostico, potrei solo sbagliare». Federer: per alcuni suoi colleghi
ormai è sul viale del tramonto. «È giusto quel che ipotizzano i miei colleghi,
ha 28 anni oramai, è possibile che sia entrato in una fase di un normale
declino fisiologico». È vero che avrebbe intenzione di donare parte della sua
collezione di libri al futuro museo del tennis che sarà allestito l'anno
prossimo nel centenario della Federazione? «Non lo so più, perché ci sono
troppi dubbi nelle strutture statali. Poi lei sa anche che a Roma c'era un
progetto bellissimo, ma la nuova giunta di Alemanno non l'ha accettato, era
troppo costoso. Ora è in ballo un altro, ma non credo sia all'altezza del
primo». Come si è arrivati a questo? «Binaghi aveva offerto un milione di euro
al Tennis Milano per realizzare la struttura, ma la proprietaria del club ha
rifiutato. Poi quei soldi furono indirizzati verso il Tennis Club Ambrosiano,
che, invece di utilizzarli per il museo, pare li abbia impiegati per restaurare
il club. Alla fine si è pensato a Roma, per questo feci appositamente venire
Jean Christophe Piffaut, responsabile del Tenniseum di Parigi, ma il suo
progetto di un museo basato su audiovisivi costava un'enormità: oltre due
milioni di euro». Quando uscirà il suo prossimo libro? «Lo sto preparando, ma
non so se lo finirò. Preferisco non accennare nulla sui contenuti perché porta
male. Rizzoli comunque pubblicherà una o due raccolte dei miei vecchi
articoli». Nell'ultimo, «Una notte con la Gioconda», c'è il personaggio del
Morelli che è un cultore della preparazione atletica nello sport. Ma lei, che
ha giocato ad ottimi livelli, quanta importanza gliene ha data? «Ai miei tempi
non si usava. Allora facevo il liceo a Como e andavo a correre al mattino prima
di andare a scuola. Mi guardavano e in dialetto dicevano "chi è quello li,
è matto". Anche quando giocavo negli allievi del Como si faceva solo un
po' preparazione artigianale sulla resistenza». E il suo amico Nicola
Pietrangeli? «No, assolutamente, Nicola non faceva niente. Ma lui era
fantastico, non si è mai allenato in vita sua». Molti non sanno che una volta
Clerici ha battuto Pietrangeli... «Sì, avevo diciassette anni e lui quattordici,
feci una fatica enorme a batterlo e lo feci con la viva consapevolezza che lui
era più forte di me e che sarebbe diventato un grandissimo». Cosa le piaceva di
più del tennis di allora? «Che c'era la possibilità di essere dei grandissimi
giocatori senza essere dei grandi atleti. Adesso è puro muscolo». E nei
rapporti umani coi giocatori? «Ma sa, ormai di rapporti non ne ho più. Perché
si sa, se il giornalista non è un ruffiano, diciamo così, non può avere il
rapporto diretto col campione». Perché in Italia, dopo Panatta, non sono più
venuti fuori grandi giocatori? «Questo è molto misterioso. I campioni nascono o
per caso, o per le strutture. I francesi infatti hanno la
migliore struttura pubblica possibile, anche perché loro hanno la burocrazia più efficiente del mondo. È
un paese burocratizzato, mentre il nostro è un paese burocratizzato alla
mafiosa. Ho anche notato che quando il paese ha smesso di crescere non ha
trovato delle sostituzioni, sia nel pubblico che nel privato». Pensa
dunque che il nostro sport abbia pagato i malesseri del nostro paese? «Io temo
di si, c'è sempre un'equivalenza tra un successo economico di un paese e i
giocatori che riesce ad esprimere». Quanto c'è del vero Clerici nelle
telecronache che fa insieme a Rino Tommasi? «Ma sa, il vero Clerici, bisogna
conoscerlo solo intimamente e anche io faccio fatica a conoscere il vero
Clerici, senza dare un significato troppo profondo alla vicenda. Nelle
telecronache traspare un aspetto pubblico un pochino auto compiaciuto forse. Viene
fuori un piccolo personaggio, che però mi assomiglia molto». Dopo aver scritto
e raccontato il tennis per tanti anni, cosa le piacerebbe ancora scrivere e/o
raccontare? «Teatro, perché sono un attore di teatro fallito. Sto preparando
qualcosa, ma non anticipo nulla. Mia figlia, peraltro, è una buonissima autrice
teatrale». Si dice che nei media ci sia troppo nepotismo. «Sì, mi dicono che
c'è in giro un po' di nepotismo. È anche vero che c'è da sempre. Ma c'è
l'accentuazione italiana, temo. Mia figlia, ad esempio, per riuscire, è dovuta
andare a Parigi. In Italia non sarebbe mai riuscita. Mi chiede se sia possa
combattere un fenomeno del genere? In questo paese non si può combattere
niente.».
(
da "Unita, L'"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
«Qui,
nella Valle del Sacco, la prima industria di riciclo del Centro-Sud» Entro la
fine del mese sarà in funzione a Colleferro, il primo impianto per il riciclo
del centro-Sud Italia. Sorge nel cuore della Valle del Sacco, la più inquinata
d'Europa, lo firma il gruppo Talone: è la sfida di un imprenditore di Artena,
Loris Talone, che prima si occupava solo di rifacimento di manto stradale e
appalti pubblici. Quanti rifiuti, e di che tipo, smaltirà il suo impianto?
«Smaltirà 36mila tonnellate all'anno di rifiuti provenienti dalla raccolta
differenziata: legno, metalli, plastica, alluminio, carta, cartone ecc..» Qual
è la tecnologia usata? «È una tecnologia a freddo, senza emissioni e con
l'impiego di almeno 70 operai impegnati nella separazione meccanica manuale.
Dividono i rifiuti che, separati per qualità e colore, vengono pressati e
ricompattati in ballette di un metro cubo pronte per le industrie». Con la
differenziata a livelli minimi, dove conta di trovare 36mila tonnellate annue
di rifiuti da riciclare? «Ne ho parlato col consorzio Gaia e con la Provincia
di Roma che molto sta investendo sulla differenziata. Conto, poi, sull'azione
incentivante della presenza, sul territorio, di un impianto per il riciclo». A
che punto è l'iter autorizzativo? «Manca solo l'Aia,
l'autorizzazione integrata ambientale, l'autorizzazione operativa è stata già
data dalla Provincia. Ultimo step, dopo anni di burocrazia». Di quanto è stato l'investimento? «Di 9 milioni, conto di
rientrare: impianti analoghi, come quello di Vedelago, sono in attivo». G.S.
Loris Talone
(
da "Corriere della Sera"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 14/04/2009 - pag: 5 Stili di vita I
dati del Comune sulle cerimonie nuziali. Pillitteri: ci si sposa per combattere
solitudine e povertà I matrimoni tra anziani e badanti hanno raggiunto quelli
dei giovani Boom di unioni miste e meno nozze dei 30enni. «L'immigrazione
cambia le tradizioni» Negli ultimi otto anni i matrimoni sono diminuiti del 35
per cento. «È il segno che Milano sta invecchiando» Giovani che si sposano:
sempre meno. Sempre di più, in compenso, le giovani straniere che dicono sì a
uomini decisamente più in età. Nella metropoli invecchiata e «meticcia » i due
dati ormai combaciano. Per l'esattezza: 1.645 le nozze, nel 2008, tra una
straniera e un italiano di almeno dieci anni più maturo, 1.727 quelle tra
coniugi d'età compresa tra i venti e i trent'anni. Le statistiche del Comune
non possono ovviamente né smentire né confermare il fatto che quella prima
cifra, milleseicentoquarantacinque, sia composta in larga, larghissima misura
da coppie formate da badanti e «badati», giovani immigrate che convolano coi
«loro» milanesissimi anziani. Per dire dei casi estremi: sempre l'anno scorso
ci sono stati ben dieci matrimoni dove la «lei» (straniera) esibiva oltre
cinquant'anni di meno del suo sposo (italiano). «È una tendenza nazionale, ma
nelle grandi città il fenomeno diventa di massa. E anzi, a ben guardare, in
questa statistica c'è tutto di Milano», osserva Gian Carlo Blangiardo,
ricercatore della Fondazione Ismu e ordinario di Demografia alla Bicocca. C'è,
intanto, la questione del calo dei matrimoni, precipitati negli ultimi 8 anni
del 35% secco, e c'è quella di una città che anno dopo anno invecchia sempre
più, dove un abitante su tre è over 60, 22mila sono «in carico» ai Servizi
sociali e quasi seimila sono quelli classificati dall'Asl come soggetti
«fragili». E poi, il tema, sempre quello, dell'immigrazione. Osserva
Blangiardo: «È chiaro che molte di queste straniere accettano di sposarsi per
ottenere la cittadinanza ». Ora ci vogliono dieci anni di
residenza e poi altri cinque di burocrazia: «Se si vogliono scoraggiare fenomeni simili, l'unica strada è
rimettere mano alle leggi, sveltendo iter e procedure». Stefano Pillitteri è
l'assessore ai Servizi Civici del Comune. Di fronte alle statistiche prodotte
dai suoi uffici si meraviglia fino a un certo punto. «Tutto nasce dal
fatto che i giovani non si sposano più, perché l'adolescenza si è protratta di
un decennio. Non c'è niente da fare». E anche sugli anziani, che si prendono in
sposa la straniera che magari ogni giorno li accudisce, Pillitteri non fa scandali.
Anzi. «Al netto dei casi estremi, circonvenzione d'incapace e altre porcherie
simili, non ci vedo niente di male in questo fenomeno ». D'altra parte, che
Milano sia città vecchia ma piena di giovani immigrati è cosa risaputa. E
allora tanto vale ammettere che «ciascuno la solitudine la combatte come può e
come meglio crede». A proposito di nozze e sposi, a Palazzo Marino circola
un'altra preoccupazione. Bisogna trovare, e pure in tempi brevi, una sede degna
per le cerimonie civili. Palazzo Dugnani è sotto sfratto, visto che nelle sale
affrescate del Tiepolo dovrebbe arrivare la pinacoteca dell'800. L'assessore cerca ma
non trova. Subito tramontata anche l'ultima idea: riportare i matrimoni proprio
a Palazzo Marino. «Ci abbiamo pensato. Ma niente, non si può: troppi problemi».
Nuova sede Palazzo Dugnani è sotto sfratto, così l'assessore sta cercando una
sede degna per ospitare le cerimonie civili. «Palazzo Marino? Non si può,
troppi problemi» Andrea Senesi
(
da "Giornale.it, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
n. 89
del 2009-04-14 pagina 20 «Gialli» e «rossi», resa dei conti dopo tre anni di
faida politica di Gian Micalessin L'inizio di tutto, l'origine della faida
politica e sociale che divide la Thailandia e innesca di volta in volta le
rivolte di «gialli» e «rossi», risale a meno di tre anni fa. La data fatidica è
il 19 settembre 2006 quando i generali approfittando di una visita all'estero
del primo ministro Thaksin Shinawatra sciolgono il suo partito, lo costringono
all'esilio e indicono nuove elezioni. Quel colpo di stato è molto diverso dai
17 susseguitisi dal 1932 in
poi. Quel golpe deciso dai generali, ma avallato dall'82enne re Bhumibol
Adulyadej, dalla magistratura e dalle tradizionali élite di potere è
all'origine di tutte le turbolenze. Da allora i rossi, riscaldati da un 59enne
esule Thaksin in perenne video conferenza da Londra, Dubai o New York, non
perdono occasione per aprire la strada al ritorno del carismatico leader
inseguito da una condanna per corruzione inflittagli in sua assenza. I gialli,
unificati sotto i colori della dinastia regnante, sono prontissimi a
neutralizzare i suoi tentativi di rimettere le mani sul potere. Lo scorso anno
- dopo aver costretto alle dimissioni a settembre il premier Samak Sundaravej -
non esitano, a fine novembre, a occupare i due aeroporti di Bangkok e a mettere
in ginocchio il turismo pur di cacciare Somchai
Wongsawat il cognato del magnate impostosi alla guida di un nuovo esecutivo. Ma
ora sono i «rossi» di Thaksin a minacciare il premier Abhisit Vejjajiva, figlio
della rivolta gialla di dicembre. A ispirare la nuova sedizione c'è ancora l'ex
colonnello della polizia Thaksin Shinawatra fondatore di un impero basato su
telefonini e piccolo schermo, dominatore delle elezioni del 2001 e unico
premier thailandese ad aver governato per un intero mandato. In quei cinque
anni al potere Thaksin trascura le tradizionali élite di potere per tendere la
mano al popolo delle campagne a quei contadini commercianti e piccoli
imprenditori che ancora lo venerano come loro paladino. Quello scontro tra la
Thailandia delle risaie e quella del re, dei generali e dei poteri forti riassume
la rivalità tra gialli e rossi. Una contrapposizione tra l'ordine costituito e
ceti emergenti non più disposti ad accettare la volontà del sovrano e di una
casta di generali sempre pronta a usare i carri armati per contrapporsi alla
politica. Ambizioso, energico, populista Thaksin usa i voti conquistati con il
partito Rat Thai rat (I thailandesi amano i thailandesi) per estendere
l'assistenza sanitaria anche all'ultimo contadino, modernizzare il sistema
scolastico, e combattere le conseguenze della terribile crisi economica del
1997 concedendo crediti mirati ad agricoltori e piccole imprese. La sua lotta alla burocrazia, espressa nel motto «l'azienda è un paese, il paese è
un'azienda», gli attira gli anatemi di chi lo accusa di demagogia, autoritarismo
e scarso rispetto per le autorità. Le contraddizioni non mancano. Mentre lancia
una spietata guerra alla droga - contrassegnata dalla spiccia eliminazione di
2.300 fra autentici trafficanti e piccoli spacciatori - garantisce alle
aziende di famiglia contratti miliardari con i generali narcotrafficanti della
giunta di Rangoon. Proprio la vendita di quelle aziende a una multinazionale di
Singapore in cambio di un miliardo e mezzo di dollari innesca nel 2006 le prime
dimostrazioni contro di lui e l'accusa di aver approfittato del suo potere per
evadere le tasse e svendere all'estero un'azienda di valore strategico. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
(
da "Repubblica.it"
del 14-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
E' la
storia di come un cellulare smarrito su un sedile di un taxi di New York
finisce con lo scatenare un'inarrestabile gogna pubblica. Ma anche di una frase
razzista, sfuggita ai radar dei giornali, che costa il posto a un
mammasantissima repubblicano. E di un caso di pedofilia che, tracimando dal
web, dilaga in scandalo internazionale e prelude alla cacciata di un alto
prelato. E' la storia di masse che si coordinano. Di greggi che diventano
pastori. Di "dilettanti" irregolari che armati solo della voce di
internet riescono a radunare una forza collettiva impressionante. Uno per uno,
tutti per tutti. Il potere di organizzare senza organizzazione di Clay Shirky
(Codice Edizioni, pagg. 242, euro 23) tratta della "distruzione
creativa" portata dalla rete sul modo in cui viviamo, collaboriamo,
produciamo. Shirky, docente di nuovi media della New York University parte da
qui: "Ogni consumatore è oggi un potenziale produttore con l'intero mondo
come potenziale pubblico". Siamo tutti "ex audience", come
spiegò Dan Gilmor nel suo We, the media. Ci siamo alzati dal divano e siamo
andati alla scrivania. Abbiamo posato il telecomando e imbracciato la
telecamera. Il terremoto in Abruzzo, con le sue centinaia di video amatoriali,
ne è solo l'ultima conferma. Shirky, collaboratore a sua volta del New York
Times e Wired, constata la fine del monopolio dei giornalisti
nell'informazione. Porta, tra gli altri, l'esempio di Trent Lott, capogruppo
repubblicano al senato. Che a una cena aveva lodato Strom Thurmond, noto segregazionista.
Molti media non avevano raccolto, i blogger sì. E l'imbarazzante dichiarazione,
una volta entrata in loop, l'aveva spinto alle dimissioni. Sottovaluta il lato
oscuro della forza, però. Come quando Matt Drudge, alfiere del "prima
pubblica poi verifica", dette la notizia (falsa) che Sidney Blumenthal,
allora consulente di Clinton, picchiava la moglie. E della causa da 30 milioni
di dollari per diffamazione che ne seguì. Il punto è qui: la rete è un mare
dove circolano molte notizie. Che possono essere vere o false. Al contrario di
quel che accade nei quotidiani non ci sono responsabili a renderne conto.
Spesso accertare se ci si trova di fronte ad un fatto o ad una bufala che
circola on line è impossibile. OAS_RICH('Middle'); Parole come pietre rotolano
a valle, diventano valanghe e seppelliscono reputazioni. Per esempio: nel 2002 a Boston la notizia era
vera. Preti accusati di abusi sessuali su bambini. Il Boston Globe fa il suo
mestiere ma la notizia esplode soprattutto grazie a Voice of the Faithful.
Trenta parrocchiani offesi che, dandosi appuntamento sul web, diventano 25 mila
in sei mesi. Alla fine il responsabile della diocesi, cardinale Bernard Law,
lascia. Shirky parla del suo paese, noi sappiamo del nostro. Del caso di
Federico Aldrovandi, diciottenne di Ferrara morto nel 2005 durante un controllo
di polizia. Gli agenti chiudono presto il caso, sua madre lo riapre un post
alla volta. Il suo blog obbliga i giornali a tornarci su e i poliziotti
finiscono in tribunale. Online il confine tra informazione e azione politica si
assottiglia. Succede per il testamento biologico, all'indomani della vicenda
Englaro. I radicali presentano 2.500 emendamenti alla proposta del governo. Il
20 per cento raccolti via internet. Non era mai successo, succederà sempre più
spesso. Si può discutere tutto di Beppe Grillo, non la sapienza con cui ha
saputo sfruttare la piattaforma internettiana. La stessa con cui Barack Obama
ha concepito parte della sua vittoriosa campagna. A dire solo "no, non mi
piace", rimpiangendo gli anni eroici dei comizi nelle piazze, si rischia
di fare la figura di Giovanni Tritemio, rievocato nel libro. L'abate di
Sponheim nel 1492 scrive un pamphlet in cui difende la superiorità degli
scriba, minacciati di estinzione dall'invenzione della stampa di Gutenberg.
Affida però De laude scriptorum ai tipografi, perché abbia più vasta e spedita
circolazione. Mai autosmentita fu più efficace. Eppure la tentazione
sopravvive. Dilettanti.com (DeAgostini, pagg. 269, euro 15) di Andrew Keen
spiega "come la rivoluzione del web 2.0 sta uccidendo la nostra cultura e
distruggendo la nostra economia". Ma se certi contenitori (la carta) sono
sotto botta ma il contenuto (il giornalismo) non è mai stato così prezioso. La
Cultura può dormire sogni tranquilli. Perché le masse organizzate, oltre a
prendere a picconate le istituzioni, sanno costruire. Shirky cita Wikipedia,
l'enciclopedia editata dall'intelligenza collettiva. Ne dà
una definizione originale: "E' essenzialmente una burocrazia per litigare". Nel senso
che uno scrive una voce, un altro propone modifiche, un terzo obietta e
corregge di nuovo, in un affinamento progressivo. Escono anche bufale
colossali. Mai come qui è utile la lezione delle scuole di giornalismo
americane: "Se vostra madre vi dice che vi ama...
verificatelo". Però, onestamente, chi ne farebbe a meno? Il libro di
Shirky deluderà i più "digitalizzati". Scrive: "Gli strumenti di
comunicazione non sono socialmente interessanti sin quando non diventano
tecnologicamente noiosi". Parla di sms, blog, mailing list, pleistocene
internettiano solo adesso diventato normale, precipitato dalle élite alle
masse. Così quando la giovane Ivanna dimentica il suo telefonino in un taxi e
poi scopre che chi l'ha trovato non ha alcuna intenzione di restituirlo, mette in
piedi un sito (evanwashere.com/StolenSidekick/) tanto che la polizia è
costretta a intervenire. Così va il mondo quando tutti collaborano con tutti.
Per i ragazzi è più facile, i post-1980 non ne conoscono un altro. "In un
periodo di rivoluzioni l'esperienza diventa zavorra" avverte l'autore,
perché se hai una weltanschaung tradizionale, "quando arriva un
cambiamento epocale rischi di considerarlo cosa di scarsa importanza". (14
aprile 2009
(
da "Stampa, La"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Novità
L'iniziativa è stata presentata ieri dall'assessore Leone GIULIO GELUARDI
Adesso Ici, Tarsu e multe si potranno pagare on line IMPERIA Tasse e multe on
line. Non nel senso che da ora in poi, oltre che per posta, arriveranno anche
via Internet terrorizzando fino a fargli diventare i capelli bianchi, il povero
contribuente che già si sente assediato da mille e un balzello, oltre che da quella burocrazia ottocentesca ancora dura a morire. Niente di tutto questo.
L'iniziativa del Comune di Imperia, presentata ieri dall'assessore al Bilancio
Rodolfo Leone viaggia in direzione del tutto opposta. E proprio da questa mattina,
sul panorama dei tributi e delle contravvenzioni ci sono grosse novità. Bisogna
precisare che, purtroppo, non è previsto alcuno sconto. Ma pagare (che già è
duro di per sè) sarà almeno decisamente più semplice. Vediamo come. D'ora in
poi per saldare Ici, Tarsu e quant'altro, non sarà più necessario fare la coda
alle Poste, dove versare tra l'altro rappresenta un costo non indifferente,
oppure andare di persona all'efficientismo sportello dell'Ast di via Cascione,
in questo caso in modo del tutto gratuito. Per chi ha un minimo di
dimestichezza con il computer, sarà sufficiente digitare sul sito del Comune di
Imperia (www.comune.Imperia.it) seguire le istruzioni e come d'incanto,
comodamente da casa, oppure dall'ufficio per chi ne ha la possibilità, si potrà
pagare ogni cosa con la carta di credito, senza alcun costo. «L'iniziativa sarà
attiva già da domani (oggi per chi legge, ndr»)- ha spiegato l'assessore Leone
- Ciò rappresenta innumerevoli vantaggi sia dal punto di vista del tempo sia da
quello economico. Per esempio, chi normalmente va alle Poste per pagare con il
bollettino di conto corrente, spende in più 1 euro e 10 centesimi. Oggi,
invece, collegandosi via Internet il servizio è completamente gratuito». «Ma
non è solamente questo il vantaggio che offriamo a tutti gli imperiesi - ha
continuato Leone - Il sito cui si potrà accedere è diviso sostanzialmente in
due aree: pubblica e privata. La prima è visitabile da chiunque ma non permette
l'accesso a dati sensibili, vale a dire quelli personali. Per entrare nella
seconda, quella "privata", con la possibilità quindi di verificare
direttamente le proprie posizioni contributive, sarà necessario ottenere dagli
operatori del Comune una password, una chiave d'accesso cioè che viene fornita
rapidamente, e grazie a questa accedere nel file personale. Qui il contribuente
sarà in grado di verificare la sua posizione rispetto per esempio all'Ici, alla
Tarsu o per esempio le imposte sulla pubblicità. E ovviamente, digitando il suo
numero di carta di credito potrà assolvere agli obblighi di pagamento». Ma
nemmeno questo è tutto. Anche le contravvenzioni dei vigili urbani potranno
essere pagate accedendo nell'area «privata». Semplice il sistema. E'
sufficiente inserire il numero del verbale e la propria targa oltre ad alcuni
dati che soltanto il multato è in grado di conoscere e quindi si potrà pagare
on line la contravvenzione. In tempo reale e a costo zero». Magra consolazione,
ma indubbiamente comodo. Ha aggiunto Sergio De Nicola, presidente della Ast, la
Spa con otto dipendenti che organizzato l'iniziativa on line: «Tutto questo ha
anche un valore sociale. Contrariamente a ciò che si è pensati a portare, sono
già molti gli anziani che hanno una sorta di approccio con Internet. E se si
considera che lavorare al computer comporta uno sforzo fisico minimo, visto che
molti rappresentanti della terza età hanno problemi di deambulazione, poter
svolgere tutte queste operazioni con il terminale può diventare molto comodo».
(
da "Stampa, La"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
ALASSIO
SOCIETA' PARTECIPATE DEL COMUNE "Gesco spa" e "Marina" nel
futuro c'è la fusione [FIRMA]BARBARA TESTA ALASSIO Nei prossimi giorni sarà
pronto uno studio per portare a compimento la fusione di due società del Comune
di Alassio. Si tratta della Gesco spa e della Marina di Alassio, che
l'assessore alle Società partecipate, Fabrizio Calò, vorrebbe appunto unite.
«Il presidente del collegio di revisione del Comune sta preparando uno studio
per arrivare all'aggregazione di due nostre società», ha spiegato Calò. «Entro
aprile avremo le idee più chiare su quello che tecnicamente si potrà fare»,
spiega ancora l'assessore. «Sicuramente l'operazione è di per se conveniente
perchè ci sarebbe un abbattimento dei costi», ha proseguito l'assessore
alassino, che però non si sbilancia sul progetto di accorpamento almeno finchè
non avrà potuto visionare lo studio preparato dal presidente del collegio dei
revisori dei conti del Comune. Si sta comunque già pensando a un passo
successivo. «Non nascondo che è nelle mie intenzioni includere anche la società
che ha in mano le spiagge, la Società Bagni di Mare (Sbm), per avere un'unica
entità che gestisca vari servizi», conclude. Al momento la Gesco spa gestisce
gli impianti sportivi di Alassio e i parcheggi a pagamento, mentre la Marina di
Alassio si occupa del porto «Luca Ferrari». La scelta dell'accorpamento è stata
dettata per una migliore e più economica gestione. Se verrà
creata un'azienda speciale, si potrà contare su meno burocrazia per questi servizi. Tra le varie società partecipate non può
invece essere accorpata la Sca (gestione dell'acquedotto), perchè è formata
anche da quote dei Comuni di Laigueglia e Villanova d'Albenga.
(
da "Corriere.it"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
AQUILA
«Grado di sicurezza prossimo allo zero», un anno fa l'allarme sulla Prefettura
Le conclusioni degli esperti sul palazzo del governo DA UNO DEI NOSTRI
INVIATIL'AQUILA Il palazzo dello Stato sarebbe stato il primo a cadere. Lo
sapevano tutti, e non da ieri. All'inizio del 2008 il concetto era stato anche
messo per iscritto e notificato ai diretti interessati. Il lavoro della
commissione istituita dalla Regione per valutare lo stato degli edifici
«sensibili» era finalmente giunto a termine dopo tre anni. «La struttura va
definita a rischio, in quanto presenta nel suo insieme una notevole incertezza
della staticità, con elementi diffusi di criticità». La sintesi fatta dagli
ingegneri incaricati di esaminare (anche) lo stato di salute della Prefettura
dell'Aquila può risultare indigesta ai profani. Ma il giudizio espresso nella
scheda di valutazione alla voce «verifica del grado di sicurezza» è accessibile
a tutti nella sua chiarezza: «Prossimo allo zero». Lo studio era stato
commissionato per valutare l'eventuale stanziamento di fondi per
ristrutturazioni. All'Aquila non c'era palazzo che ne avesse bisogno più di
quello che rappresenta lo Stato sul territorio. Nella classifica degli edifici
messi peggio era secondo solo a palazzo Quinzi, che però dal 2005 era divenuto
oggetto di una profonda opera di maquillage. Le «criticità» della Prefettura
erano elencate in dettaglio dagli ingegneri nominati dalla Regione tramite un
bando di concorso. Una disamina impietosa, contenuta nella cosiddetta scheda di
prima fase. «Infiltrazioni dal tetto dovute ad assenza di staticità», problemi
alla copertura, «gravi carenze di tenuta delle strutture portanti » nella parte
antistante l'ingresso principale, e poi l'avanzato processo di dilavazione
della malta causato dall'acqua nei muri, problema diffuso nei manufatti in
muratura ma che nel vecchio palazzo al centro dell'Aquila aveva assunto
caratteristiche ormai «quasi definitive». Le parti della Prefettura crollate
nella notte tra domenica 6 e lunedì 7 aprile sono proprio quelle citate nel
rapporto fatto dagli esperti al termine della loro ricognizione. Forse non
c'era davvero nulla da fare, il terremoto è stato troppo forte per edifici
troppo vecchi. Ma la querelle che da anni riguardava la Prefettura dell'Aquila
dice molto sulla sottovalutazione del rischio fatta anche da persone informate
sui fatti. Proprietaria del Palazzo è infatti la Provincia. Da decenni lo
affittava allo Stato centrale che ne aveva fatto la sua sede. Negli ultimi anni
le pressioni dell'ente locale sul Prefetto per traslocare altrove erano
diventate sempre più forti, al punto da far nascere una commissione mista
incaricata di valutare lo spostamento di alcune attività in altri palazzi
pubblici. Il settore edilizio della Provincia faceva verifiche periodiche nelle
quali il termine «elevata criticità» appare come un tormentone. Nel 2007 erano
stati investiti quattrocentomila euro per il consolidamento del tetto e la
ristrutturazione della sala consiliare. Ma nelle valutazioni periodiche del
Genio civile l'edificio era sempre considerato a rischio, al punto da chiedere,
lo scorso anno, «l'immediato trasferimento» della sala operativa della
Protezione civile provinciale, situata sopra al portone di ingresso, nella zona
del Palazzo che presentava i «maggiori elementi di criticità ». Dal carteggio
tra i due enti emerge una certa riluttanza del Prefetto di allora ad accogliere
l'invito di spostare la sala nella caserma Reis Romoli, dove era (ed è ancora)
in funzione la struttura gemella della Regione. «La proposta verrà valutata con
attenzione », si legge in una delle ultime lettere di risposta. Paolo De
Santis, presidente dell'ordine degli ingegneri aquilani (1.300 iscritti)
conosce bene la vicenda della ricognizione voluta dalla Regione e dei suoi
esiti. «Il bando venne fatto per rimediare ad anni di trascuratezza. Nessuno
sapeva con certezza in quali condizioni versava il patrimonio pubblico. Il
ritardo c'era già al momento di partire. Ma dopo l'esito non certo
tranquillizzante di quelle ricognizioni, lo Stato ha continuato
a nascondersi dietro alla burocrazia». In seguito a quella specie di censimento su base regionale
degli edifici pubblici sensibili e della loro sicurezza, in Abruzzo sono state
spostate 16 scuole, tre delle quali all'Aquila. A dimostrazione del fatto che
c'era (almeno) un anno di tempo per salvare gli archivi, le attività, le
funzioni. E anche la faccia. Marco Imarisio stampa |
(
da "Unita, L'"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
MA. B.
Nella tendopoli maggiore, a piazza d'Armi, la struttura per fare lezione ai
bambini fra i 6 e i 13 anni c'è. È il refettorio, sfruttabile nelle ore lontane
dai pasti. Anche i bambini ci sono, e giocano nel grande campo. Manca tutto il resto: il personale, il via libero della burocrazia, quel minimo di regole su
come organizzare le classi e raggruppare scolari di età diverse. «Dal ministero
non abbiamo avuto nessuna indicazione» - ammette il portavoce della Protezione
civile. «Venerdì venne qua una comitiva di maestri e professori, gente del
posto. Chiesero di poter organizzare turni di lezione ai bambini. Certo,
dicemmo loro. Ma non si sono più fatti vivi». Tutto è spontaneo. Da Roma si
annuncia la visita odierna del ministro Gelmini, che deciderà il daffarsi.
Quindi tutto slitterà alla prossima settimana, mentre il calendario prevedeva
la riapertura delle scuole per domani. Sarà pronta solo la scuola elementare di
Poggio Picenze, dove una tenda-aula ospiterà una ventina di bambini dei circa
80 che contava prima del sisma. Molte famiglie sono state infatti sistemate in
alberghi e abitazioni private lungo la costa abruzzese. È atteso il presidente
della regione, Gianni Chiodi, con la fanfara: Poggio Picenze è un piccolo
centro dove il terremoto ha picchiato duro. La loro scuola di fortuna significa
che si potevano organizzare aule e lezioni, come aveva chiesto tutti gli
psicologi dei campi: «È il modo migliore per far assorbire il trauma delle
baracche ai più piccoli. Vanno impegnati nel gioco e nel dovere. Lo abbiamo
detto fin dal primo giorno, ma qui ancora non si è visto né un maestro, né un
professore, né un libro. Se ce lo permettono, facciamo lezione noi...». Eppure
il ministro arriva solo all'ultimo tuffo, e dovrà affrontare una lista di
complicazioni che dilateranno la soluzione. Per esempio bisognerà decidere
anche sull'inserimento dei ragazzi che hanno seguito i genitori fuori dalla
provincia. In questo caso, il tempo gioca con la Gelmini, perché molte
verifiche agli edifici devono essere ancora compiute, e si faranno con ovvio
eccesso di zelo: in pratica, non c'è una sola scuola d'Abruzzo che riaprirà
senza controlli. Più intricata la situazione dei quasi ventenni in attesa della
Maturità. Per prepararsi, hanno bisogno di tempi veloci e certi. E la mancanza
di reattività del ministero ha sicuramente impedito ciò che era più semplice da
attuarsi: quel minimo di istruzione nelle tendopoli, anche "alla
meglio", in attesa di pianificare una scuola d'emergenza per i prossimi
tre mesi. Il distacco dalla realtà è palese in quest'altro annuncio: «Il sito
online per gli aiuti didattici all'Abruzzo sarà pronto entro pochi giorni», fa
sapere la Gelmini. A tirar su una tenda e reclutare un maestro, ci vuole assai
meno. I bambini giocano e girano per le tendopoli in bicicletta, ma il
sistema-scuola è nel caos. Le lezioni non riprendono e si afferma il fai da te.
Da Roma nessuna indicazione, oggi arriva la ministra Gelmini.
(
da "Stampa, La"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
FARMACI
E SALUTELA PROCURA APRE UN FASCICOLO SULL'UTILIZZO DEL GASTROPROTETTORE PER
INTERROMPERE LE GRAVIDANZE Aborti fai da te, blitz dei Nas [FIRMA]RAPHAËL
ZANOTTI Per un aborto bastano 14 euro e una prescrizione medica. Si buttano giù
un po' di pillole e s'incrociano le dita. Il passaparola, vera piaga
informativa, dice che funziona. Ma nei pronto soccorso arrivano sempre più
donne con emorragie e aborti incompleti. La maggior parte sono
extracomunitarie. Rischiano la vita, eppure è difficile fermare il passaparola.
Il farmaco si chiama Cytotec ed è prodotto dalla Pfizer. Si tratta di un
gastroprotettore studiato per la cura delle ulcere. Tra le sue
controindicazioni c'è la gravidanza accertata o presunta e l'allattamento. Il
«bugiardino» della casa farmaceutica è preciso, puntuale: il farmaco non
dev'essere assunto da chi aspetta un bambino. Aumenta l'intensità e la
frequenza delle contrazioni ulterine, rischio di aborto. Risultato: il farmaco
viene usato dalle pazienti in modo improprio, per l'interruzione di gravidanza.
Una piaga che si sta diffondendo. «Abbiamo spesso la sensazioni che le donne
che si rivolgono a noi abbiano fatto uso del Cytotec, anche se nessuna osa
dirlo - racconta Mariarosa Giolito, coordinatrice regionale dei consultori -
Purtroppo questo fai-da-te dell'aborto è molto rischioso
per la salute della donna, viene usato come metodo per aggirare la burocrazia della legge 194. E ora che
gli extracomunitari clandestini hanno paura di rivolgersi alle strutture
sanitarie perché vogliono evitare di essere denunciati dagli stessi medici, il
rischio è che questa pratica si diffonda ancora di più». I pericoli sono
sconosciuti, non esiste alcuno studio scientifico sugli effetti che il Cytotec
può avere sulle donne in gravidanza, anche perché non è stato testato per
questo. Ma sui forum, frequentati soprattutto da donne latinoamericane, il
prodotto della Pfizer viene spesso indicato erroneamente come pillola abortiva.
Addirittura c'è chi lo vende su Internet, dunque senza bisogno di prescrizione
medica (obbligatoria in Italia). La diffusione del Cytotec ha attirato
l'attenzione di Raffaele Guariniello, il magistrato coordinatore del gruppo
tutela del consumatore della procura di Torino. Tanto che lo stesso ha appena
aperto un'inchiesta delegando i carabinieri del Nucleo anti sofisticazione per
effettuare le indagini. La procura di Torino non vuole verificare le
caratteristiche farmaceutiche del prodotto (quelle corrette sono state testate
ripetutamente) ma l'uso distorto che eventualmente se ne fa. Un accertamento
legato senz'altro al controllo del medico nella sua somministrazione. Bisogna
verificare se esistono dottori o farmacisti che forniscono il Cytotec a donne
incinte a scopo abortivo. Per questo nelle prossime settimane i carabinieri
controlleranno nel dettaglio le prescrizioni dei medici della provincia di
Torino. Eventuali picchi nella sua prescrizione saranno trattati come casi
sospetti da andare a controllare. Non è così frequente, infatti, il caso di
donne soggette a ulcere gastrointestinali a cui viene somministrato il Cytotec.
L'eventuale coincidenza con un periodo di gravidanza, ovviamente, sarà motivo
di ulteriori accertamenti. «Purtroppo per adesso non esistono statistiche sulla
diffusione del farmaco - dice ancora la dottoressa Giolito - anche perché chi
pratica un aborto clandestino fai-da-te non lo viene certo a dire». Verificare
le prescrizioni dei medici potrebbe portare alla luce un fenomeno fin'ora
rimasto nascosto. Un fenomeno quasi del tutto interno al mondo delle donne
extracomunitarie e che circola con la rapidità del passaparola e di Internet.
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-15 - pag: 17 autore: Gli
interventi. Tra le misure anche gli incentivi per la fusione tra le piccole
imprese locali Già dieci i bond per i poli produttivi MILANO Molte ricette
anti-crisi nascono dai distretti. Con la consapevolezza che, se un grande
impianto può venire chiuso e riaperto in un altro Paese, la stessa cosa non può
essere fatta in tempi brevi con il tessuto produttivo a rete che caratterizza
il made in Italy. L'ultimo esempio è il patto sociale di Bergamo (si veda Il
Sole 24 Ore di martedì 7) che prevede un fondo da 50 milioni per le imprese
tessili della Val Seriana. Ma il territorio ha prodotto anche altre iniziative.
Il rating di distretto Sul versante delle aree sistema, i «bond di distretto»
(che nella Ue si chiamano «Sme Cdo») consentono alle Pmi, troppo piccole per
emettere obbligazioni, di accedere all'indebitamento a medio termine. La banca
intermediaria lancia l'erogazione di prestiti a favore delle aziende
distrettuali. Si crea quindi una "società veicolo" alla quale la
banca trasferisce il portafoglio. Che, a sua volta, emette i bond di distretto
che vanno sul mercato, mentre la banca elargisce il finanziamento ponte. Le
operazioni principali (una decina), alcune con il rating di distretto di Fitch,
sono state fatte da Unicredit (che ha un bond anche con il gruppo Bancaja, la
sesta azienda creditizia iberica), Ubi, Bpm. Il contratto di rete Un altro
strumento emergente per aiutare i "cluster" è contenuto nel decreto
anticrisi. In sostanza, alle reti di imprese vengono estesi i benefici concessi
ai distretti dalla Finanziaria 2006 per facilitare alleanze. Con il «contratto
di rete »,le imprese si impegnano a fare attività in comune attraverso un
fondo. Il piano di azione è deciso da un organo misto. La burocrazia sarà più leggera. Infatti,
con l'equiparazione ai distretti in tema di semplificazioni, le reti di impresa
potranno fare da tramite con gli enti e la Pa sia per gli atti amministrativi
sia per accedere a contributi e incentivi. Ma per un'effettiva assimilazione ai
distretti di portata più estesa c'è ancora da attendere,visto che il
corposo pacchetto previsto su questo versante dalla manovra della scorsa estate
è confluito nel Ddl sullo sviluppo, in commissione Industria al Senato. In
questo disegno di legge si delega il Governo ad adottarei decreti legislativi
con cui definire, tra l'altro, il riconoscimento internazionale delle reti, il
cui regime giuridico andrà definito anche per le conseguenze di natura
contabile e impositiva. Le holding federali Un altro dei sistemi a disposizione
delle Pmi per aumentare la massa critica è quello di mettersi in cordata per
sviluppare servizi in comune in modo da ottenere economie di scala e risultare
più competitive. Il tutto salvaguardando la cultura della singola impresa e
consentendo quindi all'organizzazione di mantenere la propria identità
aziendale, evitando di disperdere il patrimonio di conoscenze accumulato negli
anni. Come funziona questo nuovo modello di aggregazione? Detto in soldoni,
ogni imprenditore conferisce il 100% della propria Pmi in una holding. Ma,
invece di ricevere quattrini, il proprietario dell'azienda ottiene quote della
nuova holding. Ma non basta. L'imprenditore resta alla guida dell'azienda
perché può renderla più produttiva facendo leva sulle maggiori dimensioni e
sulle sinergie offerte dalla formula societaria. La holding federale è aperta
all'apporto di altri contributi e può quindi continuare a svilupparsi mano a
mano che arrivano nuovi conferimenti. Bonus alle Pmi in cordata Tra i
provvedimenti del decreto anticrisi varato all'inizio di febbraio dal Governo
ci sono anche incentivi per l'aggregazione delle Pmi. Il fatto che si voglia
far diventare fiscalmente deducibili i disavanzi derivanti dalle fusioni tra
Pmi, anche se con un plafond, rappresenta un elemento che potrebbe favorire la
concentrazione. Per le fusioni, inoltre, non sarà necessario l'ok preventivo
dell'agenzia delle Entrate. Si semplifica così l'accesso al bonus aggregazioni.
La cancellazione dell'interpello preventivo fa spazio agli automatismi. I
soggetti interessati alla detassazione delle operazioni di conferimento,
infatti, non dovranno più ottenere dal Fisco la "certificazione"
preventiva dei requisiti. F. V. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Nord Est)" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Nord-Est
sezione: EST data: 2009-04-15 - pag: 2 autore: Dall'industria del falso gravi
danni all'economia Vale circa 3 miliardi il mercato parallelo nell'area
triveneta PAGINE A CURA DI Nicoletta Canazza Dai 2,5 ai 3 miliardi. è la stima
del danno arrecato dalla contraffazione al sistema produttivo nordestino. Un
fenomeno in costante aumento e con pericolose implicazioni legate al crimine
organizzato. Secondo i dati della Guardia di Finanza, nel 2008, tra Veneto,
Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige sono stati sequestrati 2.957.305
prodotti, di cui 1.853.036
in Veneto, 1.043.331 in Friuli-Venezia Giulia e 60.938 in Trentino- Alto
Adige (si veda il grafico in pagina). In Italia i sequestri di prodotti
contraffatti o insicuri, da parte delle Fiamme Gialle, sono più che triplicati
dal 2005, passando da 34 milioni ai 105 milioni nel 2007 (più 60% negli
interventi), per scendere nel 2008
a 94.953.042. Motivo del calo? All'intensificarsi dei
controlli, specie nei porti di Napoli, Gioia Tauro e Taranto, i falsari hanno
ritenuto più conveniente spostare le basi operative sui porti del Nord Europa.
La contraffazione ha ormai assunto le dimensioni di una vera e propria attività
imprenditoriale multinazionale con cui le imprese devono fare i conti. «Oltre a
essere concorrenza sleale è un vero e proprio furto per il nostro sistema-
dichiara Andrea Tomat, presidente di Confindustria Veneto - . Ogni anno il giro
economico del falso supera i 7 miliardi in Italia. Un mercato parallelo che
viola le norme e mette a repentaglio posti di lavoro. In 10 anni ha sottratto
40mila posti di lavoro al mercato regolare e tolto al fisco l'8,24% del gettito
Irpef e il 23% di quello Iva, colpendo soprattutto le Pmi. In Veneto il danno
causato all'industria manifatturiera si aggira tra 1,3 e 2 miliardi. Senza
contare i rischi per la salute e l'ambiente a causa dei materiali scadenti
utilizzati». Sul territorio Sul totale di prodotti sequestrati nell'area, in
particolare, quelli ritirati in materia di tutela del "Made in Italy"
sono stati 117.686. Più ricco il capitolo sicurezza, con 780.656 pezzi non a
norma nell'area. Quanto ai singoli settori, il Friuli-Venezia Giulia supera il
Veneto nei sequestri per il comparto moda (748.840 contro 674.288) e entrambe
staccano il Trentino-Alto Adige (56.513). Situazione invertita per i
giocattoli: 482.552 in
Veneto contro 196.625 in
Fvg (solo 37 in
Trentino-A.A.). Il comparto dei beni di consumo ha visto il sequestro di
468.790 prodotti in tutto il Triveneto; il settore dell'elettronica invece ne
ha contati complessivamente 329.660. «Servono controlli capillari sul
territorio – dichiara Luca Fiorini, presidente della sezione trasporti di
Confindustria Venezia – perché le merci false hanno propri canali distributivi.
Oltre a controllare i container alle frontiere, bisogna concentrarsi sulla
filiera: rivenditori, magazzinieri, importatori. Inoltre l'attività ispettiva, per quanto efficace, è penalizzata da tempi lunghi e burocrazia». La guerra ai falsi Sul
territorio la lotta si fa anche con agenti "infiltrati". Solo a
Padova, la Polizia municipale ha appena avviato all'inceneritore 8.429 prodotti
sottratti ai commercianti abusivi dietro cui c'è spesso la camorra. In
Friuli-Venezia Giulia tutta la merce sequestrata viene smaltita
dall'inceneritore della ferriera Lucchini. Ma quali strade prendono le merci
contraffatte? L'Agenzia delle dogane ha condotto l'anno scorso 2.687 interventi
e sequestrato oltre 9milioni di pezzi in tutta Italia (+24% sul 2007). Le
direzioni regionali di Trieste e Venezia hanno condotto 124 operazioni (80 nel
2007) e sequestrato 510.740 prodotti; altri 142.948 per la tutela del made in
Italy. Secondo Corrado Antonini, presidente Associazioni industriali di
Trieste, i porti dell'Alto Adriatico vengono evitati dallerotte della
contraffazione: «Molti di più i container in transito», spiega. Infine il
capitolo giustizia. I tempi dei procedimenti civili sono ancora troppo lunghi e
i risarcimenti nella maggior parte dei casi non risultano proporzionati ai
danni subiti dalle aziende. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Centro Nord)" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Centro-Nord
sezione: INTERVISTA Buitoni data: 2009-04-15 - pag: 5 autore: MARKA
IMAGOECONOMICA Il futuro di eolico e solare «In Umbria le potenzialità
dell'energia eolica sono enormi ma andando a toccare la skyline si trovano
delle resistenze. Il solare sta crescendo ma rischiamo di dipendere troppo da
aziende estere» Sinergia con i produttori di vino «Con le cantine Lungarotti di
Torgiano abbiamo avviato un progetto pilota per il recupero energetico degli
scarti da potatura dei vigneti e non ci sono problemi di carenza di materia
prima» IMAGOECONOMICA Il ruolo della zootecnia «Tra le biomasse da sfruttare ci
sono anche quelle relative al settore zootecnico. Combinando
tutte le fonti naturali si potrebbe arrivare a coprire il 17% del fabbisogno
energetico regionale» CONTRASTO Freni dalla burocrazia pubblica «Sul territorio ci sono problemi di carattere
burocratico per le autorizzazioni, mentre altrove la normativa favorisce questo
settore. Andrebbe chiarito che cosa si intende per biomassa e il suo uso
energetico»
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Nord Ovest)" del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Nord-Ovest
sezione: ECONOMIA e IMPRESE Liguria data: 2009-04-15 - pag: 23 autore: Energia.
Entro l'estate saranno inaugurati due nuovi parchi eolici per 8 MW totali Il
Savonese si affida al vento Investimenti per 20 milioni nell'area da parte del
gruppo Fera SAVONA Jada C. Ferrero La green economy mette radici in Liguria,
dove ha la forma del vento. Sulle alture fronte mare le pale eoliche, oggi una
ventina, sono destinate a moltiplicarsi. La Regione, in un recente
aggiornamento al Piano energetico ambientale, su proposta dell'assessore
all'Ambiente Franco Zunino, ha pianificato di passare a una potenzialità
produttiva di 120 MW elettrici (fino a 150 aerogeneratori), contro l'odierna
quindicina di MW che entra in rete grazie alla forza di Eolo. Fra ipionieri c'è
il parco eolico di Varese Ligure (La Spezia), con quattro mulini in azione
(potenza di 3,2 MW, producono circa 6,5 GWh annui, il fabbisogno energetico di
migliaia di famiglie). Realizzato su un passo, a oltre mille metri di quota, da
Centrogas Energia (gruppo Acam), è un impianto "pubblico", gestito da
una ex municipalizzata, in un settore dove soprattutto gli investimenti privati
(per lo più non liguri) sono in significativa crescita. Sono già autorizzati
mulini a Mele (Genova) e, nell'entroterra di Savona, a Erli e Rialto; ci sono
poi pale a Calice (realizzate dalla Elettrostudio di Mestre) e a Stella San
Martino. Qui, sui crinali del paese natale di Sandro Pertini, l'investitore è
la milanese Fera, una piccola holding (Srl con capitale sociale di 3 milioni,
otto azionisti) che si occupa di ricerca e sviluppo di fonti rinnovabili. Il
nome dell'azienda, creata nel 2001 e presieduta da Cesare Fera, ingegnere, è
anche acronimo del campo d'azione (Fabbrica energie rinnovabili alternative).
Il parco di Stella – tre pale (alte 50 metri) di ultima generazione (costruite
dalla tedesca Enercom), per 2,4 MW di potenza –appoggia su un investimento
globale di circa 4 milioni, avviato nel 2002. Soddisfa i bisogni energetici dei
3.085 residenti. «Tecnicamente è un leasing – sintetizza Cesare Fera – formula
scelta, insieme al project financing, per questo tipo di operazioni. Produce
ricavi per circa 700mila euro l'anno fra certificati verdi e introiti che
derivano dalla vendita di energia. In questo caso l'acquirente è l'inglese
British Petroleum, il miglior offerente. Al Comune giriamo il 3% dei proventi».
Per Stella, una questione di "prestigio verde", col suo bel ritorno
economico: «A parte che siamo uno dei pochissimi paesi dell'entroterra
certificati Iso 14.001 - sottolinea il sindaco Anselmo Biale - l'eolico
costituisce una buona fonte per investire in opere pubbliche altrimenti
difficili». Fera come holding stima di fatturare per il 2009 circa 10 milioni,
di cui 5 dalle attività eoliche (il doppio del 2008). Nel Savonese ha in atto
investimenti per 20 milioni. A fine maggio sarà inaugurato il parco di
Pontinvrea ( quattro aerogeneratori per 3,2 MW), cui entro l'estate seguirà
l'impianto di Cairo Montenotte (sei pale, per 4,8 MW). Cesare Fera, pur
riferendo di «infinite difficoltà incontrate fra burocrazia e cautele ornitologiche
spinte», non intende demordere: «Investiremo altri 150 milioni in Liguria. A
Bergeggi abbiamo acquistato l'ex cava Sant'Elena, con l'idea di realizzarvi un
centro di ricerca sulle rinnovabili. Occuperà 40 addetti e sarà costruito con
tecniche di bioarchitettura. Dopo Pasqua presenteremo l'iniziativa agli
enti locali». La società è capofila di un consorzio (13 soggetti) che si è
aggiudicato lo sviluppo di un progetto di ricerca (FREeSUN) sulla tecnologia
solare termodinamica a concentrazione (Csp, Concentrated solar power), una
sorta di rivisitazione degli specchi ustori di Archimede, che fruirà di un
finanziamento di 12,5 milioni del ministero dello Sviluppo economico
nell'ambito di Industria 2015 Efficienza energetica. A livello di occupazione,
ogni pala genera un posto di lavoro diretto e due nell'indotto. In un recente
convegno organizzato a Genova da Anev (Associazione nazionale energia del
vento) e Uil si sono fatti i conti: «L'eolico installabile in Liguria entro il
2020, pari a 280 MW di potenza – riassume Pierangelo Massa, segretario
regionale Uil – può portare gli occupati dagli attuali 220 circa ad oltre
mille». © RIPRODUZIONE RISERVATA JADA C. FERRERO In attività. Il parco eolico
di Stella (nella foto) ha una potenza di 2,4 MW e rende alla holding Fera
700mila euro di ricavi l'anno
(
da "Corriere della Sera"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: Focus data: 15/04/2009 - pag: 11 Il caso L'eredità del
barone Quintieri destinata ai non vedenti e finita alla Regione Campania Ecco,
di seguito, un brano di «Rapaci» di Sergio Rizzo Il barone Giovanni Paolo
Quintieri non poteva prevedere un finale più acido. Non poteva, perché quando
ha fatto testamento la Regione Campania non esisteva ancora. Mai avrebbe dunque
immaginato che un giorno tutto il suo sterminato patrimonio sarebbe finito
nelle mani dei politici. Anche se la politica, il barone Quintieri, l'aveva
avuta in famiglia. Suo padre Angelo (...) fu deputato del parlamento del Regno
d'Italia per sei legislature (...). Mentre lui si dava alla politica, sua
moglie Evelina Casalis profondeva energie e soldi per i ciechi dell'istituto
Paolo Colosimo di Napoli. Il figlio seguì con tale convinzione le benefiche
orme della madre al punto che alla sua morte, avvenuta il 18 agosto del 1970, lasciò
in eredità ogni cosa a loro. L'immenso patrimonio della famiglia Quintieri
venne perciò inizialmente assorbito dal Patronato Regina Margherita pro ciechi
Istituto Paolo Colosimo. Poi nel 1979 passò tutto alla Regione Campania. E qui
comincia un'altra storia. Per «tutto» si intende quanto segue. Un enorme
castello medievale, fra i più grandi e meglio conservati dell'Italia centrale,
già appartenuto alle famiglie Colonna, Orsini e Rospigliosi, con intorno una
tenuta agricola, a una trentina di chilometri da Roma, località Passerano: 900 ettari (...) con
oliveti, coltivazioni a mais, orzo, grano e fieno, e quasi cinquecento capi di
bestiame. Una seconda tenuta agricola di 160 ettari, sempre con
relativo castello, nelle Marche, a Mon-- tecoriolano, nei pressi di Porto
Potenza Picena (...). Una serie di possedimenti in Calabria. Un palazzo di 52
appartamenti costruito durante il fascismo a Roma, in via Panama, nel cuore del
prestigioso quartiere dei Parioli. Oltre, naturalmente, agli arredi e alle
suppellettili presenti nelle dimore. Nel 1996, quando alla presidenza della
Regione c'è Antonio Rastrelli, si fa un inventario con 765 voci. Vasi cinesi.
Lampadari di Murano. Tappeti persiani. Candelabri d'argento. Salotti d'epoca
(...) E quadri. Tanti da riempire una pinacoteca. Quadri di Domenico Bartolomeo
Ubaldini, detto Il Puligo, pittore del primo Cinquecento. Quadri di alcuni fra
i più importanti pittori del Seicento e del Settecento. Andrea Vaccaro.
Giacinto Diano. Francesco De Mura. Gaetano Gandolfi. Peter Roos, alias Rosa da
Tivoli. Pacecco De Rosa. Giovanni Francesco Barbieri, detto Il Guercino. Jusepe
de Ribera, detto Lo Spagnoletto. E Rembrandt. Già, anche un «Ritratto di
gentiluomo a mezzo busto» dipinto nel 1635 dal celebre pittore olandese
Rembrandt Harmeszoon Van Rijn. Il testamento del barone Quintieri stabilisce
che il lascito serve a mantenere il Colosimo e i suoi ospiti non vedenti. Ma
non dice come debba essere amministrato. Il condominio di Roma, i castelli, le
ville, le tenute e quant'altro vengono quindi affidati alla Sauie, Società
anonima urbana industria edilizia srl, una vecchia scatola creata dal barone
proprio per gestire l'immobile di via Panama, che passa anch'essa sotto il
controllo della Regione Campania e diventa la stanza dei bottoni per
amministrare un patrimonio di centinaia di milioni di euro (...) Quale però sia
il rendimento di questo incredibile tesoro, è un capitolo a parte(...)
All'inizio degli anni Duemila inizi una battaglia a suon di interrogazioni
condotta da un consigliere regionale di An, in seguito passato all'Udc,
Salvatore Ronghi. Denuncia che l'Istituto per i ciechi ha ricevuto per
vent'anni soltanto le briciole: 600 milioni di lire l'anno, per giunta soldi
versati dagli enti locali e non proventi dell'eredità Quintieri. Che le pigioni
sono ridicole, e porta l'esempio di un appartamento di cinque stanze al piano
nobile di via Partenope affittato per anni a 85.535 lire al mese (...)Che «a
seguito di tale, a dir poco, disinvolta amministrazione », gli eredi della
famiglia Quintieri hanno fatto causa per rientrare in possesso dei beni «così
malamente utilizzati». Ma Ronghi non si ferma a questo. Chiede di conoscere
come sono gestite le aziende agricole, e perché 38 ettari di terreno in
quella laziale sono stati affittati alla società Aviocaipoli, per realizzare
una pista di volo per aerei ultraleggeri, a un canone provvisorio di 5 mila
euro l'anno. Chiede di sapere il motivo per cui si spendono centinaia di
migliaia di euro di consulenze. Chiede chiarimenti sulla lievitazione dei costi
di alcuni appalti per sistemare locali. E cita come esempio di gestione
«fallimentare » un fatto incredibile: la vendita di 30 mila bottiglie di vino
Doc prodotto dall'azienda agricola marchigiana al prezzo di un euro l'una, «a
fronte di un valore che va da 5,50
a 12 euro, con una perdita secca di 200 mila euro». Un
quadro, quello dipinto da Ronghi (...) stupefacente. Condito da una quantità
incredibile di particolari sconcertanti, come quello di un presunto furto di 37
vacche dalle stalle di Passerano, dove secondo un'altra sua interrogazione
presentata a febbraio del 2009 sarebbero morti «oltre cento capi di bestiame».
Magari i suoi sospetti sulla evaporazione di alcuni beni erano esagerati (...)
Ma è difficile da credere che un privato avrebbe gestito peggio di così tutto
questo ben di Dio. E l'Istituto Colosimo, con i suoi ospiti non vedenti,
sarebbe letteralmente coperto d'oro. Sapete quanti sono oggi i ciechi per i
quali viene giustificata l'esistenza in vita della società immobiliare della Regione,
con i suoi amministratori, il collegio sindacale, i dirigenti, i dipendenti, i
contabili, le aziende agricole, i castelli, i 52
appartamenti dei Parioli, le pratiche burocratiche, gli appalti e gli scontri
furiosi in consiglio regionale? Sono quarantasette, dei quali appena trentuno a
convitto. Quarantasette! Il testamento Un patrimonio immenso che doveva finire
in beneficenza «bruciato» dalle malefatte della burocrazia Sergio Rizzo
(
da "Corriere della Sera"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: Opinioni data: 15/04/2009 - pag: 40 IL CITTADINO E LO
STRAPOTERE DELLA RETE I diritti e i serpenti di Internet di BEPPE SEVERGNINI L
a lussemburghese Viviane Reding, pettinatura e piglio thatcheriano, va in video
su Internet e lancia l'allarme sui pericoli di Internet. Non è un'incoerenza.
La Commissaria per la società dell'informazione sostiene che, se non facciamo
qualcosa per controllare le «tecnologie invadenti», la Rete «può trasformarsi
in una giungla». Troppo tardi: lo è già. Starne fuori? Impossibile: dentro la
giungla, oggi, c'è la velocità e la varietà del mondo. È bene però conoscerne i
pericoli. Non tutte le bisce sono pitoni, infatti, ma troppi pitoni fingono
d'essere bisce. Internet ha vent'anni. Era il 13 marzo 1989 quando al Cern di
Ginevra il ricercatore inglese Tim Berners-Lee mise a punto il progetto sul
trasferimento dati attraverso «ipertesti». Marco Pratellesi, nel suo
«Mediablog» ( http://mediablog.corriere. it), riferisce il commento di Mike
Sendall, capo di Berners-Lee, davanti alla nuova invenzione: «Vaga ma
eccitante». Tale è rimasta, in fondo. Come la giungla. La signora Reding
racconta Luigi Offeddu in altra pagina se l'è presa con due fenomeni, entrambi
in espansione. Il primo è la «pubblicità comportamentale ». Chi raccoglie le
nostre abitudini in rete? Come le usa? A chi le vende? Per far cosa? Ci ha
chiesto il permesso? Eppure le regole europee sulla privacy sono chiare: le
informazioni su una persona possono essere usate solo col suo consenso. A me non
l'hanno chiesto. A voi? Alla Commissione, giustamente, non piace neppure che
Facebook, MySpace e gli altri social network usino i dati personali in maniera
disinvolta. «Almeno i profili dei minorenni devono essere nascosti e resi
inaccessibili per i motori di ricerca! », protesta la Commissaria. Difficile
darle torto, ma qualcuno lo fa. Francesco Storace, segretario de «La Destra»,
ha dichiarato ieri: «L'attacco della Commissione Ue a Facebook lascia capire in
che razza di Europa ci troviamo. Burocrazie irresponsabili
vogliono limitare la libertà di comunicare nella Rete». La speranza è che
l'uomo di Cassino non abbia capito che qui è un casino. Sarebbe contento, l'ex
ministro della Sanità, di sapere che le sue conversazioni, le sue
frequentazioni e magari le informazioni sulla sua salute (deducibili dalle
ricerche su Google) sono a disposizione di chi le vuol comprare? Tra
anarchia e censura esiste un'immenso territorio che una società matura deve
esplorare e organizzare. Il momento che stiamo attraversando è psicologicamente
bizzarro: passiamo dall'incoscienza allo spavento, senza fermate intermedie
(Kipling avrebbe detto: tipico della giungla). Lo spettacolo della Rete è così
affascinante che pochi di noi rifiutano di parteciparvi. I nuovi mezzi sono talmente
rapidi, efficaci e economici giù le mani dalle email gratuite che sembra folle
non approfittarne. Ma quest'euforia s'accompagna alla disattenzione, e la
disattenzione provoca incidenti. Ne cito alcuni tra i più comuni. Un gruppo di
neuroscienziati del Brain and Creativity Institute della University of Southern
California spiega che «ci vuole tempo, calma e spirito riflessivo per prendere
decisioni in situazioni che abbiano una valenza morale: nell'era di Facebook e
di Twitter si rischia di prendere cantonate in termini etici». Domanda: quanti
hanno messo in rete blog inopportuni? Quanti pensano che le proprie immagini su
Facebook possono essere utilizzate da un'azienda, in vista di un'assunzione o
di un licenziamento? Però accade: e se sono immagini di sbronze e baccanali, la
prima sarà più difficile, il secondo più probabile. Esempio numero due: banale,
ma socialmente letale. Il fatto è realmente accaduto. Sono ospite, devo
scrivere un pezzo con urgenza, il padrone di casa, cortesemente, mi accompagna
al suo computer personale. Mi metto al lavoro, voglio ritrovare un sito appena
visitato, cerco nella cronologia e trovo un'assidua frequentazione di siti
porno che contraddice le posizioni udite a cena. Certo: può essere stata la
madre novantenne o il labrador, ma è improbabile. Esempio numero tre. Quanti di
noi si preoccupano di sapere cosa resta delle mail che spediscono? In Finlandia
è passata la «Lex Nokia», che permette alle aziende di monitorare le mail dei
dipendenti, rintracciando mittenti, destinatari, orari e dimensione degli
allegati (non di leggerle, però). Sicuri che la vostra azienda non possa fare
altrettanto? E che solo il pudore di un tecnico impedisca ai vostri amori
clandestini di finire su qualche sito? Il nostro passaggio nella giungla lascia
tracce: di solito ce ne accorgiamo troppo tardi. Le norme sulla diffamazione
che gli infami, di solito, usano benissimo sono difficili da applicare sulla
Rete. Esistono sentenze, naturalmente, ma sono sempre costrette a inseguire.
L'informazione su Internet è più facile e libera: questo è bello. Ma la
calunnia viaggia più veloce: questo è grave. Siti come Wikipedia hanno creato
lodevoli forme di autocontrollo interno: ma un'informazione maliziosa o
sbagliata in quella che è oggi la più consultata fonte biografica può provocare
danni, se non viene corretta in fretta. A me è andata bene: mi hanno solo
temporaneamente affiliato a un gruppo religioso che avevo spesso criticato,
prima che la notizia venisse rimossa. Forse sono stati loro: non mi volevano. Chiudo
con un'altra nota personale. Nel 1979 partivo per Bruxelles: sei mesi di stage
alla Commissione per preparare la tesi di laurea sulla «protezione dei diritti
fondamentali nelle Comunità Europee ». Per le ricerche ho potuto usare una
nuova macchina chiamata computer (in facoltà a Pavia non c'era). Mai avrei
immaginato che, trent'anni dopo, diritti fondamentali e computer sarebbero
tornati a trovarmi, da Bruxelles. Insieme, ma a ruoli invertiti: non più la
macchina al servizio dei diritti, ma i diritti al servizio della macchina.
(
da "Corriere della Sera"
del 15-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 15/04/2009 - pag: 7 Nella bufera
l'impresa vincitrice della gara Appalto-lampo congelato dalla diffida del
ministero A rischio gli interventi sui monumenti comunali Il ministero per i
Beni culturali ha congelato la convenzione stipulata con la società incaricata
di restaurare, a Milano, dieci monumenti del Comune, da Garibaldi a Correnti.
Scoppia così il caso Impredcost srl, sede legale a Napoli, azienda che esegue i
lavori in cambio della vendita di spazi pubblicitari. Palazzo Marino ha
affidato alla Impredcost tutte e dieci le statue da ripulire e consolidare: una
consegna lampo, diretta, senza aste né gare d'appalto, sulla base della
convenzione stipulata dalla società campana con i Beni culturali. L'intesa
venne presentata da Palazzo Marino il 3 luglio 2008: «Saltiamo
la burocrazia!». S'è
verificato il contrario. La fronda delle imprese escluse dall'affare ha
interpellato e ottenuto una presa di posizione dal ministero che suona come una
sconfessione dell'intesa. Il documento è del 2 aprile: la direzione generale ha
provveduto a «diffidare la società Impredcost dall'utilizzo del logo del
Ministero» e «ad informare gli uffici del Ministero» che «la Convenzione
non conferisce alla società» alcun «diritto di esclusiva» sui monumenti. Non
solo: «Al fine di procedere» alla «sospensione dell'efficacia della
Convenzione, si è chiesto alla Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici
di pronunciarsi in merito». La lettera firmata dal direttore generale Roberto
Cecchi) è l'ultimo atto di una guerra nascosta dagli scatoloni che coprono i cantieri
di restauro aperti da largo Cairoli a via Correnti. La combattono le
concessionarie del settore e i fronti sono fluidi, scivolosi, le posizioni di
forza variabili. Le imprese si contendono una partita milionaria su statue e
spot. La società che ha fatto saltare gli equilibri viene dalla Campania.
Ragione sociale: Impredcost srl. Bilancio 2007 chiuso con 84.804 euro di ricavi
e 198 euro di utili. La convenzione con il ministero esporta l'impresa da
Napoli a Venezia, Torino e Bologna. A Milano ottiene l'appalto per i 10
monumenti, affida i ritocchi a una società di Vicenza e subappalta in esclusiva
la vendita dei cartelloni a una ditta di Milano. Ad oggi sono stati completati
gli interventi sul monumento al Musocco e sulla Colonna di San Pietro Martire.
E ora che il ministero ha congelato l'accordo e rinviato il caso al Garante che
farà il Comune? Si vedrà. Nell'attesa, il caso si complica. È stata
l'Associazione grandi impianti pubblicitari (Agiar) a sollecitare il ministero
sull'affare Impredcost: eppure, solo un mese fa, cinque società iscritte
all'Agiar avevano inviato alla Impredcost una proposta di collaborazione.
«Perché mai?», chiede sibillino l'ad campano Gennaro D'Elia: «Da una parte
l'Agiar scrive al ministero, dall'altra cerca un accordo... Strana situazione».
Motivo: la stessa Agiar è divisa tra falchi e colombe. I falchi sostengono che
«la convenzione tra Impredcost e ministero non è stata messa a repertorio e
quindi non è valida». Si aspetta il Garante. La contesa Le società escluse dai
lavori hanno sollecitato e ottenuto la revisione dei termini della convenzione
A. St.
(
da "Stampa, La"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Mario
Deaglio SOLIDARIETÀ E REFERENDUM CONTINUA A PAGINA 39Il finanziamento della
ricostruzione dell'Aquila pone una serie di problemi complessi che vanno dalla
politica economica alla lotta politica e che partono da un'osservazione
fondamentale: i soldi per la ricostruzione non possono essere spesi tutti
subito ma, per i tempi tecnici della spesa - ai quali si
spera che non si debbano aggiungere ritardi anomali della burocrazia - dovranno essere «spalmati»
su un certo numero di esercizi finanziari, diciamo 3-4 anni nel migliore dei
casi. Sarebbe appropriato che il prossimo Consiglio dei Ministri indicasse, sia
pure a grandi linee, non solo l'ammontare della spesa complessiva ma anche la
sua probabile scansione temporale. In ogni caso, se si accetta per buona
la stima sommaria di 12 miliardi di euro, l'entità della spesa equivale
all'incirca a una manovra finanziaria. Anche se tale spesa sarà diluita in
qualche anno, occorre domandarsi come possa digerire una medicina così pesante
un paziente qual è l'economia italiana, già appesantito da un pesantissimo
fardello di debiti e deficit. E in qualunque modo si affronti la questione,
l'Europa gioca, in maniera sia diretta sia indiretta, un ruolo importante nella
risposta. Direttamente, è legittimo attendersi lo stanziamento di fondi
speciali europei per aiutare la ricostruzione e l'abbuono all'Italia di
versamenti dovuti all'Unione Europea in questo e nei prossimi 3-4 anni. E
questo perché siamo di fronte alla maggiore calamità naturale di un Paese
dell'Unione Europea nel nuovo secolo e il Trattato di Maastricht prevede
esplicitamente (all'articolo 103
A) un'«assistenza finanziaria comunitaria» allo Stato
membro qualora questo si trovi in «gravi difficoltà» a seguito di «calamità
naturali». L'aiuto dell'Unione Europea può inoltre essere indiretto in quanto
all'Italia sia consentita una modifica del piano di rientro dal debito e dal
deficit che era stato concordato prima del terremoto. Il che darebbe via libera
al reperimento sul mercato della parte maggiore dei fondi necessari. Ci si può
ragionevolmente attendere che questa «dimensione europea» del finanziamento
giunga a coprire, su 3-4 anni appunto, più della metà della somma necessaria.
Che fare per la parte restante? È inevitabile che si concorra con una pluralità
di fonti, ciascuna di entità relativamente modesta ma dal notevole valore
pratico e simbolico. Si potrebbe cominciare con qualche vendita di oro, il
prezioso «metallo giallo» di cui l'Italia detiene una quantità spropositata (è
al quarto posto nella classifica delle riserve auree) nel rispetto degli
accordi internazionali che limitano questo tipo di operazioni. Anche se in
passato analoghe proposte si sono scontrate con un'incomprensibile ritrosia,
questo è il momento di metter mano, sia pure in piccola parte, ai gioielli di
famiglia. Non sarebbe irragionevole pensare di ricavare, in tempi brevi, circa
400-500 milioni di euro dalle vendite delle quantità relativamente modeste di
oro delle nostre riserve. Sarebbe ugualmente non irragionevole la richiesta di
un contributo specifico ai parlamentari e anche a chi ricopre cariche elettive
a livello regionale o locale, oltre che agli eletti al parlamento europeo: si
tratterebbe, certo, solo di poche decine di milioni di euro ma sarebbero prova
tangibile di solidarietà da parte di chi gode di numerosi trattamenti di
favore, spesso nettamente superiori a quelli in vigore in altri Paesi europei
per le medesime cariche. Un contributo specifico dal mondo della politica
avrebbe senso in un contesto in cui si pensasse a un'addizionale sui redditi
elevati (sopra i centomila euro lordi annui), già colpiti da aliquote marginali
superiori a quelle degli altri redditi. Si tratta complessivamente di poche
persone (poco più di centomila, i «soliti noti») in un Paese in cui i redditi
da capitale vengono tassati separatamente, il che riduce legalmente la
visibilità fiscale dei «grandi redditi» e potrebbe portare nelle casse dello
Stato circa 400-500 milioni di euro. Sempre che si tratti di un'imposta una
tantum e non, come è stato purtroppo frequente nella storia fiscale di questo
Paese, di un'addizionale che da straordinaria diventa ordinaria. Si potrebbe
anche cercare di far pagare un poco gli evasori devolvendo alla ricostruzione
abruzzese una quota dei proventi derivanti dalla lotta all'evasione fiscale
che, in quest'occasione, potrebbe essere ancora potenziata. In questo contesto
di attenta e risicata ricerca di risorse non avrebbe senso, ma sarebbe anzi un
insulto alla solidarietà nazionale emersa spontaneamente in questi giorni, che
una somma di poco inferiore al gettito dell'eventuale addizionale una tantum
venisse scialacquata in pochi giorni con le spese per un referendum che, per i
capricci o i calcoli politici della Lega, non si vuole accorpare con le altre
consultazioni elettorali dei prossimi mesi. E non avrebbe senso, in un momento
in cui si chiedono sacrifici «mirati» a categorie specifiche di italiani,
cercare risorse offrendo vantaggi ad altre categorie, come sarebbe il caso di
un nuovo «scudo fiscale» per chi rimpatria capitali dall'estero. Il Consiglio
dei ministri di venerdì dovrà muoversi con ragionevolezza in questo insieme di
scelte intricate se non vorrà sciupare il «capitale politico» che la gestione
della prima fase dell'emergenza terremoto gli ha indubbiamente procurato.
mario.deaglio@unito.it
(
da "Stampa, La"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
cartello giallo è ancora piazzato in corso Belgio. Compare ogni mattina e
sparisce ogni sera quando il quartiere se ne va a dormire, il ristorante chiude
e non c'è più nessuno che abbia bisogno di mangiare. Il signor Mario sposta
l'insegna nell'ingresso del suo ristorante, abbassa la serranda, chiude tutto e
gli scappa un sorriso amaro. «Ancora sessanta giorni». E poi? «Se le cose non
cambiano, non lo espongo più e la chiudiamo qui». La chiudiamo qui perché al signor
Mario hanno chiesto di pagare per fare beneficenza. Meglio, l'hanno multato
perché dava una mano a chi è in difficoltà senza aver chiesto il permesso. E
soprattutto senza aver versato la tassa per ottenere l'autorizzazione a
pubblicizzare la sua iniziativa. E poiché che la bacheca che segnala il bollito
misto a un euro per chi ha la pensione minima occupa una fetta di suolo
pubblico, non pagando il signor Mario ha violato la legge. E adesso deve pagare
una multa di quasi 400 euro. Nella Torino con l'acqua alla gola, i posti di
lavoro che vanno in fumo, le pensioni che non bastano mai e le nuove povertà
che s'affacciano, c'è un ristoratore che a marzo dell'anno scorso - ben prima
che la crisi esplodesse - s'era messo a regalare porzioni di bollito a chi non
aveva di che campare. Per evitare che la legge si mettesse di traverso le
vendeva al prezzo simbolico di un euro per due porzioni. E ogni sera dieci,
quindici, anche venti persone - gente del quartiere e non solo, uomini e donne
da 400 euro al mese di pensione - si mettevano in coda e ritiravano la loro
parte. Così per tredici mesi. «Finché un mattino, qualche giorno fa, è entrato
un vigile. Mi ha detto che era arrivato un esposto scritto e avevano dovuto
intervenire. E' rimasto cinque minuti a compilare il verbale. Io lo guardavo
negli occhi e capivo che non era colpa sua. Però è andata così». E' andata che
l'hanno multato: 389 euro per aver esposto a pochi passi dal suo esercizio, sul
marciapiede, una bacheca mobile per pubblicizzare non il ristorante, ma solo
l'iniziativa: il «bollito misto solidale». E' scritto proprio così, sul
verbale: il signor Mario avrebbe agito «senza la prevista autorizzazione e
senza aver corrisposto il relativo canone». E adesso Mario Sasso, 63 anni, due
ristoranti (uno, quello «incriminato», in via Cigliano, l'altro in collina) e
un'impresa che si occupa di prodotti per l'edilizia, non sa a chi dire grazie.
Di sicuro non ai vigili. «Non potevano fare diversamente. Erano mortificati, ma
avevano ricevuto un esposto scritto ed erano costretti a intervenire». Di più:
come spiega l'assessore alla Polizia municipale Beppe Borgogno, i civich «hanno
solo applicato un regolamento dell'ufficio Tributi». Sulla carta non fa una
piega. C'è una legge, qualcuno (cui certamente fa difetto il buon cuore) ha
segnalato un'infrazione e chi di dovere ha provveduto. Solo
che a volte la burocrazia
fa a pugni con il buon senso. E stavolta ha strapazzato l'altruismo. «Ho
sessanta giorni di tempo: se tolgo il cartello tanti penseranno che
l'iniziativa s'è esaurita e non si presenteranno più. Ma, per tenerlo, devo
pagare 389 euro. E non mi sembra giusto». Fine della storia? Forse no.
L'assessore Borgogno ieri si è messo al lavoro. Con il comandante dei vigili
Famigli sta studiando una soluzione. Chissà che, per una volta, la burocrazia esca con le ossa rotte.
(
da "Stampa, La"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Prima di
tutto una domanda di attualità: forse sarebbe meglio cancellare del tutto le
elezioni del sindaco di Sochi, piuttosto che farle come una messinscena. Per
aiutare il candidato di Russia Unita è addiruttura intervenuto il tribunale,
che ha impedito allo sfidante di correre... «Per ora non so chi e come è stato
interdetto, ma a Sochi è in corso una battaglia politica autentica. Ed è
positivo che vi partecipino forze politiche diverse. Molte elezioni municipali
peccano di monotonia, la gente non sa chi scegliere e si disinteressa. I
cittadini la maggior parte delle volte scelgono politici comprensibili invece
di star famose, ma in ogni caso più sono numerose campagne vivaci meglio sarà
per il sistema elettorale e per la democrazia. Ci saranno sempre candidati che
perdono e candidati che vengono bloccati dal tribunale, è così in tutto il
mondo». Lei ha convocato un «Consiglio presidenziale sulla società civile e i
diritti umani», con persone meritevoli e oneste. Significa che per lei oggi la
società civile è più importante della compagnia degli «uomini in borghese»? «In
Russia la società civile è una categoria che non abbiamo ancora imparato a
comprendere fino in fondo. In tutto il mondo la società civile è l'altro lato
dello Stato. Lo Stato non è solo una macchina politica, è una forma di
organizzazione della vita basata sul potere statale e sulla legge. Mentre la
società civile è la dimensione umana dello Stato. Essa agisce all'interno di
uno spazio legale, ma seguendo le proprie leggi umane che non sempre hanno una
codificazione giuridica. È un'istituzione pubblica inalienabile di ogni Stato.
Un meccanismo di feed back. Organizzazioni di persone che non hanno cariche
ufficiali ma partecipano attivamente alla vita del Paese. Ed è necessario che
il presidente incontri i loro rappresentanti. Non sono mai contatti facili
perché la società civile, le organizzazioni di difesa dei diritti umani, hanno
sempre molto da rimproverare allo Stato. Proprio per questo i contatti con la
società civile devono essere sistematici. Conto su un dialogo interessante.
Probabilmente sarà duro. Ma è questo il suo valore». Tra lo Stato e la società,
o almeno la maggior parte di essa, ha funzionato per alcuni anni un tacito
patto: lo Stato garantisce un certo livello di sazietà e agi, la società in
cambio resta leale allo Stato. «Intende lo schema "democrazia in cambio di
benessere" o, diciamo, "salame in cambio della libertà"?». Sì.
Secondo lei, è un contratto che può resistere dopo il venir meno del benessere
con la crisi?. Non parlo nemmeno di disgelo, ma almeno di un «scongelamento»
della società. «Il patto sociale è una delle idee umane più brillanti che ha
avuto un ruolo importante nella formazione delle istituzioni democratiche in
tutto il mondo. Le radici dell'idea di Rousseau sono note, ma se parliamo di
una lettura moderna direi che la base del patto sociale è nella nostra
Costituzione. In fondo, non è altro che un contratto speciale tra lo Stato e i
suoi cittadini». Su cosa? «Su come esercitare il potere nel nostro Paese. È la
delega di una parte dei poteri che per diritto naturale appartengono agli
individui allo Stato, perché garantisca il benessere, la vita e la libertà. Ma
credo non si possa in alcun caso contrapporre una vita stabile e benestante ai
diritti e le libertà politiche. Non si possono contrapporre la democrazia e la
sazietà. D'altra parte, diritti e libertà possono trovarsi in pericolo se la
società è instabile, se non viene garantito un benessere elementare, se la
gente non si sente difesa, non riceve i salari, non può comprare il minimo
vitale di cibo, se la sua vita è in pericolo». Lei propone una Russia che
abbini libertà e benessere? «Sì». Tutto il Paese ha letto con passione le
dichiarazioni dei redditi degli alti funzionari. Non è chiaro però chi dovrà
verificarle. In pochi giorni in Russia è apparsa una nutrita comunità di mariti
potenti e miserabili, e di mogli ricchissime. «Il controllo
sulla burocrazia è uno
degli obiettivi fondamentali di ogni Stato. Abbiamo approvato leggi moderne sul
servizio statale e misure anti-corruzione. Per la prima volta nella storia
russa tutte le alte cariche non solo hanno informato l'ispezione fiscale sui
redditi loro e dei loro famigliari, ma li hanno presentati al popolo.
Significa che li abbiamo messi sotto controllo? Certamente no! Ma almeno è un
primo passo in una direzione giusta. Ovviamente non dobbiamo permettere
procedure umilianti, i nostri funzionari sono cittadini della Russia come tutti
gli altri, e svolgono una funzione molto utile. Per esempio, per quanto
riguarda il ruolo delle mogli, ognuno ha diritto di decidere come organizzare
la propria famiglia. Non c'è niente di strano se le mogli dei funzionari fanno
business. La domanda piuttosto è: quanto è trasparente e se esiste un conflitto
d'interesse? Se un funzionario regola processi in un settore dove il suo
coniuge lavora in una grossa azienda, non è etico. Se il business è diverso non
c'è niente di male. Così si fa in tutto il mondo. Non esiste nessun tabù sul
business delle mogli dei dirigenti. È questione di misura e di cultura
interiore». Ha sentito le reazioni negative dei suoi funzionari? «Beh, sa, la
carica di presidente mi esonera dall'ascoltare le reazioni negative dei
funzionari. Ho preso una decisione e tutti la devono eseguire». Lei ama parlare
dell'indipendenza dei giudici. L'esito del secondo processo Yukos sarà
prevedibile come il primo? «Forse per qualcuno l'esito di un processo è
prevedibile. E' la libertà e la felicità di una persona non oberata da doveri
statali. Per un funzionario dello Stato, figuriamoci per il presidente, non
esiste la libertà di esprimersi su argomenti come questo. La prevedibilità di
un verdetto è illegale, è segno della violazione della legge per il presidente.
Per tutti gli altri è una faccenda personale». Internet è una delle poche
piazze di dibattito pubblico rimaste. Non pensa che i suoi funzionari cerchino
di imporre il controllo sulla Rete? «No. Internet non è solo una delle poche
piazze per discutere, ma è anche la migliore, e non solo nel nostro Paese.
Dobbiamo creare condizioni normali per lo sviluppo di Internet. Da persona che
lo usa ogni giorno e in immersioni abbastanza profonde, ritengo che senza
sostegno organizzativo non si svilupperà mai. Abbiamo un Paese enorme, per
internettizzare le scuole sono serviti molti soldi e grandi risorse
organizzative con l'attenzione dello Stato. Me ne sono occupato personalmente.
La regolazione giuridica deve essere ragionevole: non dobbiamo correre davanti
a tutto il mondo, ma pensare a creare un contesto legale che blocchi i reati
elettronici permettendo a Internet di svilupparsi. Internet non è affatto un
ambiente criminale più pericoloso di altri. Internet non è un male assoluto».
Uno scrittore ha detto che l'Urss non riusciva a creare un computer perché
perfino le fotocopiatrici erano sotto il controllo del Kgb. Per modernizzare il
Paese è necessario un clima di libertà. Lei ha parlato di elezioni, di
controllo sulla burocrazia, di Internet. Significa che
il presidente Medvedev ha intenzione di riabilitare la democrazia in Russia?
«Penso che la democrazia non abbia nessun bisogno di venire riabilitata. E' una
categoria storica e perfettamente sovranazionale, non ha bisogno di
rivalutazione, da nessuna parte. Molti nostri cittadini associano processi
politici e soprattutto economici molto pesanti degli anni '90 con l'arrivo
delle istituzioni basilari della democrazia. Per loro è stato un periodo molto
duro che ha influito sulla loro percezione del termine stesso di "democrazia".
Ma si tratta più di esperienze personali, che di atteggiamento verso
l'istituzione in quanto tale. Non penso che dobbiamo riabilitare la democrazia.
La democrazia c'era, c'è e ci sarà». Copyright Novaya Gazeta
(
da "Corriere.it"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
IL
CITTADINO E LO STRAPOTERE DELLA RETE I diritti e i serpenti di Internet La
Commissaria per l'informazione sostiene che la Rete «può trasformarsi in
giungla». Troppo tardi: lo è già di BEPPE SEVERGNINI La lussemburghese Viviane
Reding, pettinatura e piglio thatcheriano, va in video su Internet e lancia
l'allarme sui pericoli di Internet. Non è un'incoerenza. La Commissaria per
la società dell'informazione sostiene che, se non facciamo qualcosa per
controllare le «tecnologie invadenti», la Rete «può trasformarsi in una
giungla». Troppo tardi: lo è già. Starne fuori? Impossibile: dentro la giungla,
oggi, c'è la velocità e la varietà del mondo. È bene però conoscerne i pericoli.
Non tutte le bisce sono pitoni, infatti, ma troppi pitoni fingono d'essere
bisce. Internet ha vent'anni. Era il 13 marzo 1989 quando al Cern di Ginevra il
ricercatore inglese Tim Berners-Lee mise a punto il progetto sul
trasferimento dati attraverso «ipertesti». Marco Pratellesi, nel suo
«Mediablog», riferisce il commento di Mike Sendall, capo di Berners-Lee,
davanti alla nuova invenzione: «Vaga ma eccitante». Tale è rimasta, in fondo.
Come la giungla. La signora Reding - racconta Luigi Offeddu in altra pagina -
se l'è presa con due fenomeni, entrambi in espansione. Il primo è la
«pubblicità comportamentale». Chi raccoglie le nostre abitudini in rete? Come
le usa? A chi le vende? Per far cosa? Ci ha chiesto il permesso? Eppure le
regole europee sulla privacy sono chiare: le informazioni su una persona possono
essere usate solo col suo consenso. A me non l'hanno chiesto. A voi? Alla
Commissione, giustamente, non piace neppure che Facebook, MySpace e gli altri
social network usino i dati personali in maniera disinvolta. «Almeno i profili
dei minorenni devono essere nascosti e resi inaccessibili per i motori di ricerca!»,
protesta la Commissaria. Difficile darle torto, ma qualcuno lo fa. Francesco
Storace, segretario de «La Destra», ha dichiarato ieri: «L'attacco della
Commissione Ue a Facebook lascia capire in che razza di Europa ci troviamo. Burocrazie irresponsabili vogliono limitare la libertà di
comunicare nella Rete». La speranza è che l'uomo di Cassino non abbia capito
che qui è un casino. Sarebbe contento, l'ex ministro della Sanità, di sapere
che le sue conversazioni, le sue frequentazioni e magari le informazioni sulla
sua salute (deducibili dalle ricerche su Google) sono a disposizione di
chi le vuol comprare? Tra anarchia e censura esiste un'immenso territorio che
una società matura deve esplorare e organizzare. Il momento che stiamo
attraversando è psicologicamente bizzarro: passiamo dall'incoscienza allo
spavento, senza fermate intermedie (Kipling avrebbe detto: tipico della
giungla). Lo spettacolo della Rete è così affascinante che pochi di noi rifiutano
di parteciparvi. I nuovi mezzi sono talmente rapidi, efficaci e economici -
giù le mani dalle email gratuite - che sembra folle non approfittarne. Ma
quest'euforia s'accompagna alla disattenzione, e la disattenzione provoca
incidenti. Ne cito alcuni tra i più comuni. Un gruppo di neuroscienziati del
Brain and Creativity Institute della University of Southern California spiega
che «ci vuole tempo, calma e spirito riflessivo per prendere decisioni in
situazioni che abbiano una valenza morale: nell'era di Facebook e di Twitter
si rischia di prendere cantonate in termini etici». Domanda: quanti hanno messo
in rete blog inopportuni? Quanti pensano che le proprie immagini su Facebook
possono essere utilizzate da un'azienda, in vista di un'assunzione o di un
licenziamento? Però accade: e se sono immagini di sbronze e baccanali, la
prima sarà più difficile, il secondo più probabile. Esempio numero due:
banale, ma socialmente letale. Il fatto è realmente accaduto. Sono ospite,
devo scrivere un pezzo con urgenza, il padrone di casa, cortesemente, mi
accompagna al suo computer personale. Mi metto al lavoro, voglio ritrovare un
sito appena visitato, cerco nella cronologia e trovo un'assidua frequentazione
di siti porno che contraddice le posizioni udite a cena. Certo: può essere
stata la madre novantenne o il labrador, ma è improbabile. Esempio numero tre.
Quanti di noi si preoccupano di sapere cosa resta delle mail che spediscono? In
Finlandia è passata la «Lex Nokia», che permette alle aziende di monitorare le
mail dei dipendenti, rintracciando mittenti, destinatari, orari e dimensione
degli allegati (non di leggerle, però). Sicuri che la vostra azienda non possa
fare altrettanto? E che solo il pudore di un tecnico impedisca ai vostri amori
clandestini di finire su qualche sito? Il nostro passaggio nella giungla lascia
tracce: di solito ce ne accorgiamo troppo tardi. Le norme sulla diffamazione -
che gli infami, di solito, usano benissimo - sono difficili da applicare sulla
Rete. Esistono sentenze, naturalmente, ma sono sempre costrette a inseguire.
L'informazione su Internet è più facile e libera: questo è bello. Ma la
calunnia viaggia più veloce: questo è grave. Siti come Wikipedia hanno creato
lodevoli forme di autocontrollo interno: ma un'informazione maliziosa o
sbagliata - in quella che è oggi la più consultata fonte biografica - può
provocare danni, se non viene corretta in fretta. A me è andata bene: mi hanno
solo temporaneamente affiliato a un gruppo religioso che avevo spesso criticato,
prima che la notizia venisse rimossa. Forse sono stati loro: non mi volevano.
Chiudo con un'altra nota personale. Nel 1979 partivo per Bruxelles: sei mesi di
stage alla Commissione per preparare la tesi di laurea sulla «protezione dei diritti
fondamentali nelle Comunità Europee ». Per le ricerche ho potuto usare una
nuova macchina chiamata computer (in facoltà a Pavia non c'era). Mai avrei immaginato
che, trent'anni dopo, diritti fondamentali e computer sarebbero tornati a
trovarmi, da Bruxelles. Insieme, ma a ruoli invertiti: non più la macchina al
servizio dei diritti, ma i diritti al servizio della macchina. stampa |
(
da "Corriere.it"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il caso
L'eredità del barone Quintieri destinata ai non vedenti e finita alla Campania
Un patrimonio immenso che doveva finire in beneficenza «bruciato» dalle malefatte della burocrazia Ecco, di seguito, un brano di «Rapaci» di Sergio Rizzo. Il
barone Giovanni Paolo Quintieri non poteva prevedere un finale più acido. Non
poteva, perché quando ha fatto testamento la Regione Campania non esisteva ancora.
Mai avrebbe dunque immaginato che un giorno tutto il suo sterminato patrimonio
sarebbe finito nelle mani dei politici. Anche se la politica, il barone
Quintieri, l'aveva avuta in famiglia. Suo padre Angelo (...) fu deputato del
parlamento del Regno d'Italia per sei legislature (...). Mentre lui si dava
alla politica, sua moglie Evelina Casalis profondeva energie e soldi per i
ciechi dell'istituto Paolo Colosimo di Napoli. Il figlio seguì con tale
convinzione le benefiche orme della madre al punto che alla sua morte, avvenuta
il 18 agosto del 1970, lasciò in eredità ogni cosa a loro. L'immenso
patrimonio della famiglia Quintieri venne perciò inizialmente assorbito dal
Patronato Regina Margherita pro ciechi Istituto Paolo Colosimo. Poi nel 1979
passò tutto alla Regione Campania. E qui comincia un'altra storia. Per
«tutto» si intende quanto segue. Un enorme castello medievale, fra i più grandi
e meglio conservati dell'Italia centrale, già appartenuto alle famiglie
Colonna, Orsini e Rospigliosi, con intorno una tenuta agricola, a una trentina
di chilometri da Roma, località Passerano: 900 ettari (...) con
oliveti, coltivazioni a mais, orzo, grano e fieno, e quasi cinquecento capi di
bestiame. Una seconda tenuta agricola di 160 ettari, sempre con relativo castello,
nelle Marche, a Montecoriolano, nei pressi di Porto Potenza Picena (...).
Una serie di possedimenti in Calabria. Un palazzo di 52 appartamenti costruito
durante il fascismo a Roma, in via Panama, nel cuore del prestigioso quartiere
dei Parioli. Oltre, naturalmente, agli arredi e alle suppellettili presenti
nelle dimore. Nel 1996, quando alla presidenza della Regione c'è Antonio Rastrelli,
si fa un inventario con 765 voci. Vasi cinesi. Lampadari di Murano. Tappeti
persiani. Candelabri d'argento. Salotti d'epoca (...) E quadri. Tanti da
riempire una pinacoteca. Quadri di Domenico Bartolomeo Ubaldini, detto Il
Puligo, pittore del primo Cinquecento. Quadri di alcuni fra i più importanti
pittori del Seicento e del Settecento. Andrea Vaccaro. Giacinto Diano.
Francesco De Mura. Gaetano Gandolfi. Peter Roos, alias Rosa da Tivoli. Pacecco
De Rosa. Giovanni Francesco Barbieri, detto Il Guercino. Jusepe de Ribera, detto
Lo Spagnoletto. E Rembrandt. Già, anche un «Ritratto di gentiluomo a mezzo
busto» dipinto nel 1635 dal celebre pittore olandese Rembrandt Harmeszoon Van
Rijn. Il testamento del barone Quintieri stabilisce che il lascito serve a
mantenere il Colosimo e i suoi ospiti non vedenti. Ma non dice come debba
essere amministrato. Il condominio di Roma, i castelli, le ville, le tenute e
quant'altro vengono quindi affidati alla Sauie, Società anonima urbana industria
edilizia srl, una vecchia scatola creata dal barone proprio per gestire l'immobile
di via Panama, che passa anch'essa sotto il controllo della Regione Campania e
diventa la stanza dei bottoni per amministrare un patrimonio di centinaia di
milioni di euro (...) Quale però sia il rendimento di questo incredibile
tesoro, è un capitolo a parte(...) All'inizio degli anni Duemila inizi una
battaglia a suon di interrogazioni condotta da un consigliere regionale di An,
in seguito passato all'Udc, Salvatore Ronghi. Denuncia che l'Istituto per i ciechi
ha ricevuto per vent'anni soltanto le briciole: 600 milioni di lire l'anno, per
giunta soldi versati dagli enti locali e non proventi dell'eredità Quintieri.
Che le pigioni sono ridicole, e porta l'esempio di un appartamento di cinque
stanze al piano nobile di via Partenope affittato per anni a 85.535 lire al
mese (...)Che «a seguito di tale, a dir poco, disinvolta amministrazione »,
gli eredi della famiglia Quintieri hanno fatto causa per rientrare in possesso
dei beni «così malamente utilizzati». Ma Ronghi non si ferma a questo. Chiede
di conoscere come sono gestite le aziende agricole, e perché 38 ettari di terreno in
quella laziale sono stati affittati alla società Aviocaipoli, per realizzare
una pista di volo per aerei ultraleggeri, a un canone provvisorio di 5 mila
euro l'anno. Chiede di sapere il motivo per cui si spendono centinaia di
migliaia di euro di consulenze. Chiede chiarimenti sulla lievitazione dei
costi di alcuni appalti per sistemare locali. E cita come esempio di gestione
«fallimentare » un fatto incredibile: la vendita di 30 mila bottiglie di vino
Doc prodotto dall'azienda agricola marchigiana al prezzo di un euro l'una, «a
fronte di un valore che va da 5,50
a 12 euro, con una perdita secca di 200 mila euro». Un
quadro, quello dipinto da Ronghi (...) stupefacente. Condito da una quantità
incredibile di particolari sconcertanti, come quello di un presunto furto di 37
vacche dalle stalle di Passerano, dove secondo un'altra sua interrogazione
presentata a febbraio del 2009 sarebbero morti «oltre cento capi di bestiame».
Magari i suoi sospetti sulla evaporazione di alcuni beni erano esagerati (...)
Ma è difficile da credere che un privato avrebbe gestito peggio di così tutto
questo ben di Dio. E l'Istituto Colosimo, con i suoi ospiti non vedenti,
sarebbe letteralmente coperto d'oro. Sapete quanti sono oggi i ciechi per i
quali viene giustificata l'esistenza in vita della società immobiliare della
Regione, con i suoi amministratori, il collegio sindacale, i dirigenti, i
dipendenti, i contabili, le aziende agricole, i castelli, i 52 appartamenti
dei Parioli, le pratiche burocratiche, gli appalti e gli scontri furiosi in
consiglio regionale? Sono quarantasette, dei quali appena trentuno a convitto.
Quarantasette! Sergio Rizzo stampa |
(
da "Repubblica, La"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina
IX - Roma Marino, l´edificio era quasi ultimato in un terreno di proprietà
pubblica La villa abusiva nell´area sismica abbattuta dalle ruspe della Regione
Sigilli violati quattro volte, in azione la squadra guidata da Massimo Miglio
MARIA ELENA VINCENZI Una villetta di circa 120 metri quadri
totalmente abusiva nel bel mezzo del parco regionale dei Castelli, costruito da
un privato su un terreno di proprietà del Comune di Marino e in area a rischio
sismico. Uno scempio che stava per essere ultimato e che ieri è stato abbattuto
dal nuovo ufficio anti-abusivismo della Regione. è iniziata così, ieri, con la
demolizione di questa casa illegale, l´attività dell´ufficio voluto dal
vicepresidente della Pisana, Esterino Montino. Appena 15 giorni dopo la sua costituzione,
la squadra anti-speculazioni edilizie diretta da Massimo Miglio, l´ex
responsabile dell´ufficio capitolino anti-abusi licenziato da Alemanno e
arruolato dalla Regione, si è messa al lavoro. E quando ieri mattina sono
arrivati i tecnici della Regione, la polizia municipale e di Stato di Marino,
l´edificio era quasi pronto. Allacci fatti, pavimenti posati. Due bagni, tre
camere, cucina, salotto, camino e ampio porticato con affaccio nel parco dei
Castelli. Il tutto senza rispettare nessun requisito, compreso quello della
normativa di sicurezza in una zona ad alto rischio sismico. «Nel giro di due
giorni sarebbe stata pronta - ha spiegato Alfredo Bertini, comandante della
polizia municipale di Marino - i lavori andavano velocissimi e noi siamo stati
costretti a muoverci più in fretta di loro». Il cantiere era stato avviato
circa un mese e mezzo fa con una gettata di cemento su cui poi alzare
l´edificio. Era questo il luogo scelto dalla proprietaria del vicino ristorante
per una dimora nel verde che, per di più, era collegata al luogo di lavoro
tramite una scala interna. Una scelta spregiudicata che non poteva passare
inosservata: i vigili avevano subito notato il plateatico sospetto e inviato il
materiale all´autorità giudiziaria. Immediati i sigilli che, però, la
proprietaria aveva violato per ben quattro volte. Nonostante l´alt della
magistratura, gli operai continuavano a lavorare, di nascosto, anche la notte:
otto di loro sono stati denunciati. E anche ieri mattina quando all´alba è
arrivato Miglio con i suoi uomini, c´era un manovale all´interno. I proprietari
non ne volevano sapere di lasciar perdere, ecco perché il sindaco di Marino ha
deciso di rivolgersi alla Regione. E ieri, con 30 uomini, ruspe, martelli e
camion, la villetta abusiva è stata smantellata. «Rischiava di essere un vero e
proprio scempio - ha detto Esterino Montino - Era fuori norma sotto tutti i
profili, compreso quello anti-sismico, e sorgeva in una zona di grande pregio
paesaggistico. è solo il primo di una lunga serie di interventi,
alcuni dei quali sono già stati programmati. Il nostro obiettivo sarà da un
lato quello di snellire la burocrazia e di mettere a punto il piano casa, dall´altro di accentuare il
controllo sul territorio per rilevare abusi come questo». SEGUE A PAGINA VI
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-16 - pag: 47 autore:
Pharma. Operazione da 500 milioni di dollari: si rafforza nelle terapie
antitumorali Sanofi-Aventis rileva l'americana BiPar Il gruppo investe in
ricerca e sviluppo il 15% dei ricavi Balduino Ceppetelli MILANO Sanofi-Aventis,
colosso francese della farmaceutica, continua a portare avanti la propria
politica di espansione. Ieri infatti è stato annunciato un accordo da 500
milioni di dollari per l'acquisto della biofarmaceutica americana BiPar
Sciences, specializzata nelle terapie antitumorali. L'operazione – accolta
positivamente dalla Borsa di Parigi dove il titolo ha chiuso in rialzo a 41,45
euro – dovrebbe essere perfezionata nel secondo trimestre dell'anno. Nei giorni
scorsi il gruppo aveva annunciato altre due acquisizioni: Laboratorios Kendrick
in Messico (il valore della transazione non è stato reso noto) e Medley in
Brasile (per 664 milioni di dollari). «Queste ultime operazioni – ha spiegato
ieri Angelo Zanibelli, Comminication & Institutional Relations Director di
SanofiAventis s.p.a.– rientrano in pieno nelle strategie di crescita del
gruppo, che segue due direttive principali. Una a livello globale e l'altra a
livello regionale». Gli obiettivi – oltre chiaramente quello della crescita
dimensionale soprattutto nei Paesi emergenti (dove il gruppo registra i
maggiori ritmi di crescita), e del rafforzamento della presenza a livello
locale – vertono soprattutto sull'acquisto di piccole e medie imprese (nonchè
sulla firma di accordi partnership) con prodotti in grado di compensare il calo
previsto nelle vendite consolidate connesse a scandenze di brevetti su farmaci
di proprietà. Strategie che stanno rispettando le attese, visto che Sanofi-
Aventis continua a crescere. Il 2008 si è chiuso con vendite per oltre 27,5
miliardi di euro (+3,7% sul 2007) e utili netti rettificati per quasi 7,2
miliardi (+3,2%). E le previsioni sono incoraggianti, visto anche il ricco
portafoglio di medicinali del colosso francese. Chiaramente non basta comprare
aziende per garantirsi il futuro. «è per questo – ha aggiunto Zanibelli – che
il gruppo continua a spingere sulla ricerca, per la quale ha destinato l'anno
scorso ben 4 miliardi di euro ». Attività che viene portata avanti sia
dall'azienda stessa, sia tramite accordi con centri di ricerca privati e universitari.
Da notare che in questo comparto si stanno verificando sostanziali cambiamenti,
che stanno quasi rivoluzionando il modo di lavorare alla
Sanofi-Aventis.Zanibelli infatti ha ricordato che ora l'attività R&S del
gruppo punta non più alla ricerca generica di molecole da traformare in
farmaci, ma a un nuovo modello, che mette al centro le patologie del paziente e
le sue necessità. Al riguardo sono da ricordare le parole pronunciate in
febbraio in occasione della presentazione del bilancio dal nuovo direttore
generale del gruppo, Chris Viehbacher: «La nostra ambizione è diventare un
leader mondiale nel comparto della salute, con un'attività di R&S che sia
la più produttiva del settore». «Ricerca – ha aggiunto Zanibelli – che noi
stiamo portando avanti con successo soprattutto negli stabilimenti in Italia.
Nel nostro Paese ormai siamo veramente in pochi a farlo, per tante ragioni e
problemi, soprattutto quelli connessi a costi molto elevati e all'eccessiva burocrazia», ma è un'attività alla quale SanofiAventis non può e non vuole
assolutamente rinuciare. Infatti il gruppo, profondamente radicato nel
territorio, è la prima azienda farmaceutica a livello nazionale con 3.400
collaboratori; è anche un'importante realtà produttiva con gli stabilimenti di
Anagni (Frosinone), Brindisi, Garessio (Cuneo), Origgio (Varese),
Scoppito (L'Aquila). Basti pensare alle iniziative prese proprio a Scoppito,
dove presso lo stabilimento (solo lievemente danneggiato dal terremoto) è stata
allestita una tendopoli con 250 posti destinata ai dipendenti e alle loro
famiglie. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(
da "Stampaweb, La"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
MOSCA
Prima di tutto una domanda di attualità: forse sarebbe meglio cancellare del
tutto le elezioni del sindaco di Sochi, piuttosto che farle come una
messinscena. Per aiutare il candidato di Russia Unita è addiruttura intervenuto
il tribunale, che ha impedito allo sfidante di correre... «Per ora non so chi e
come è stato interdetto, ma a Sochi è in corso una battaglia politica
autentica. Ed è positivo che vi partecipino forze politiche diverse. Molte
elezioni municipali peccano di monotonia, la gente non sa chi scegliere e si
disinteressa. I cittadini la maggior parte delle volte scelgono politici
comprensibili invece di star famose, ma in ogni caso più sono numerose campagne
vivaci meglio sarà per il sistema elettorale e per la democrazia. Ci saranno
sempre candidati che perdono e candidati che vengono bloccati dal tribunale, è
così in tutto il mondo». Lei ha convocato un «Consiglio presidenziale sulla
società civile e i diritti umani», con persone meritevoli e oneste. Significa
che per lei oggi la società civile è più importante della compagnia degli
«uomini in borghese»? «In Russia la società civile è una categoria che non
abbiamo ancora imparato a comprendere fino in fondo. In tutto il mondo la società
civile è laltro lato dello Stato. Lo Stato non è solo una
macchina politica, è una forma di organizzazione della vita basata sul potere
statale e sulla legge. Mentre la società civile è la dimensione umana dello
Stato. Essa agisce allinterno di uno spazio legale, ma seguendo le proprie
leggi umane che non sempre hanno una codificazione giuridica. È unistituzione pubblica inalienabile di ogni Stato. Un
meccanismo di feed back. Organizzazioni di persone che non hanno cariche
ufficiali ma partecipano attivamente alla vita del Paese. Ed è necessario che il
presidente incontri i loro rappresentanti. Non sono mai contatti facili perché
la società civile, le organizzazioni di difesa dei diritti umani, hanno sempre
molto da rimproverare allo Stato. Proprio per questo i contatti con la società
civile devono essere sistematici. Conto su un dialogo interessante.
Probabilmente sarà duro. Ma è questo il suo valore». Tra lo Stato e la società,
o almeno la maggior parte di essa, ha funzionato per alcuni anni un tacito
patto: lo Stato garantisce un certo livello di sazietà e agi, la società in
cambio resta leale allo Stato. «Intende lo schema democrazia in cambio di benessere o, diciamo,
salame in cambio della libertà?». Sì. Secondo lei, è un contratto
che può resistere
dopo il venir meno del benessere con la crisi?. Non parlo nemmeno di disgelo,
ma almeno di un «scongelamento» della società. «Il patto sociale è una delle
idee umane più brillanti che ha avuto un ruolo importante nella formazione
delle istituzioni democratiche in tutto il mondo. Le radici dellidea di Rousseau sono note, ma se parliamo di una
lettura moderna direi che la base del patto sociale è nella nostra
Costituzione. In fondo, non è altro che un contratto speciale tra lo Stato e i
suoi cittadini».
Su cosa? «Su come esercitare il potere nel nostro Paese. È la delega di una
parte dei poteri che per diritto naturale appartengono agli individui allo
Stato, perché garantisca il benessere, la vita e la libertà. Ma credo non si
possa in alcun caso contrapporre una vita stabile e benestante ai diritti e le
libertà politiche. Non si possono contrapporre la democrazia e la sazietà. Daltra parte, diritti e libertà possono trovarsi in
pericolo se la società è instabile, se non viene garantito un benessere elementare, se la
gente non si sente difesa, non riceve i salari, non può comprare il minimo
vitale di cibo, se la sua vita è in pericolo». Lei propone una Russia che
abbini libertà e benessere? «Sì». Tutto il Paese ha letto con passione le
dichiarazioni dei redditi degli alti funzionari. Non è chiaro però chi dovrà
verificarle. In pochi giorni in Russia è apparsa una nutrita comunità di mariti
potenti e miserabili, e di mogli ricchissime. «Il controllo sulla burocrazia è uno degli obiettivi fondamentali di ogni Stato.
Abbiamo approvato leggi moderne sul servizio statale e misure anti-corruzione.
Per la prima volta nella storia russa tutte le alte cariche non solo hanno
informato lispezione fiscale sui redditi loro e dei loro
famigliari, ma li hanno presentati al popolo. Significa che li abbiamo messi sotto
controllo? Certamente no! Ma almeno è un primo passo in una direzione giusta.
Ovviamente non dobbiamo permettere procedure umilianti, i nostri funzionari
sono cittadini della Russia come tutti gli altri, e svolgono una funzione molto
utile. Per esempio, per quanto riguarda il ruolo delle mogli, ognuno ha diritto
di decidere come organizzare la propria famiglia. Non cè niente di strano se le mogli dei funzionari fanno
business. La domanda piuttosto è: quanto è trasparente e se esiste un conflitto
dinteresse? Se un funzionario regola processi in
un settore dove il suo coniuge lavora in una grossa azienda, non è etico. Se il
business è diverso non cè niente di male. Così si fa in tutto il mondo.
Non esiste nessun
tabù sul business delle mogli dei dirigenti. È questione di misura e di cultura
interiore». Ha sentito le reazioni negative dei suoi funzionari? «Beh, sa, la
carica di presidente mi esonera dallascoltare
le reazioni negative dei funzionari. Ho preso una decisione e tutti la devono
eseguire». Lei ama parlare dellindipendenza dei
giudici. Lesito del secondo processo Yukos sarà prevedibile come il
primo? «Forse per qualcuno lesito di un processo è prevedibile. E
la libertà e la felicità di una persona non oberata da doveri statali. Per un
funzionario dello Stato, figuriamoci per il presidente, non esiste la libertà
di esprimersi su argomenti come questo. La prevedibilità di un verdetto è
illegale, è segno della violazione della legge per il presidente. Per tutti gli
altri è una faccenda personale». Internet è una delle poche piazze di dibattito
pubblico rimaste. Non pensa che i suoi funzionari cerchino di imporre il
controllo sulla Rete? «No. Internet non è solo una delle poche piazze per
discutere, ma è anche la migliore, e non solo nel nostro Paese. Dobbiamo creare
condizioni normali per lo sviluppo di Internet. Da persona che lo usa ogni
giorno e in immersioni abbastanza profonde, ritengo che senza sostegno
organizzativo non si svilupperà mai. Abbiamo un Paese enorme, per
internettizzare le scuole sono serviti molti soldi e grandi risorse
organizzative con lattenzione dello Stato. Me
ne sono occupato personalmente. La regolazione giuridica deve essere
ragionevole: non dobbiamo correre davanti a tutto il mondo, ma pensare a creare un
contesto legale che blocchi i reati elettronici permettendo a Internet di
svilupparsi. Internet non è affatto un ambiente criminale più pericoloso di
altri. Internet non è un male assoluto». Uno scrittore ha detto che lUrss non riusciva a creare un computer perché perfino le
fotocopiatrici erano sotto il controllo del Kgb. Per modernizzare il Paese è
necessario un clima di libertà. Lei ha parlato di elezioni, di controllo sulla burocrazia, di Internet. Significa che il presidente
Medvedev ha intenzione di riabilitare la democrazia in Russia? «Penso che la
democrazia non abbia nessun bisogno di venire riabilitata. E una categoria storica e perfettamente sovranazionale,
non ha bisogno di rivalutazione, da nessuna parte. Molti nostri
cittadini associano processi politici e soprattutto economici molto pesanti
degli anni 90 con larrivo delle istituzioni basilari
della democrazia. Per loro è stato un periodo molto duro che ha influito sulla
loro percezione del termine stesso di democrazia.
Ma si tratta più di esperienze personali, che di atteggiamento verso
listituzione in quanto tale. Non penso che dobbiamo riabilitare la
democrazia. La democrazia cera, cè e ci sarà». Copyright Novaya
Gazeta
(
da "Denaro, Il"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Commenti
innovazione Nella mia vita il bisturi e l'Africa Enrico Di Salvo, medico,
docente, ma anche missionario con la Caritas diocesana Enrico Di Salvo, 60
anni, erede della scuola chirurgica del maestro Giuseppe Zannini, ordinario di
Chirurgia alla Federico II, direttore del Cirb (Centro universitario di ricerca
bioetica) da anni divide il proprio impegno tra il bisturi e le missioni
benefiche a favore dei diseredati del mondo. In questa intervista al Denaro ci
racconta le passioni e gli umori degli esordi della sua carriera da giovane
chirurgo, negli anni Settanta, e le emozioni che, in maturità, lo spingono
dall'altro capo del mondo al fianco della Caritas prima in Amazzonia, a curare
gli indios delle tribù della foresta brasiliana e poi, negli anni recenti, nel
Benin, nell'Africa martoriata dall'ulcera di Buruli, una deturpante forma di
tubercolosi ossea. Ettore Mautone A che età ha iniziato a lavorare da chirurgo?
Sono di orgini beneventane ma ho sempre vissuto a Napoli sin da quando, giovane
studente, scelsi la medicina per autentica passione. Mi sono laureato a Napoli
a 23 anni, nell'allora unica facoltà di medicina dell'Ateneo napoletano. Che
ricordi ha di quell'epoca. Ho ricordi straordinari. Ero giovane e ricordo che
nel 1972, fresco di laurea, con il gruppo di Giuseppe Zannini, in quell'anno
diventato preside della Facoltà di medicina, fummo i primi a trasferirci nel
policlinico collinare. La clinica chirurgica fu la prima ad aprire i battenti.
Facevo le guardie mediche. La prima notte fui messo a presidio delle
attrezzature in un reparto praticamentte vuoto. Il policlinico di via Pansini era
praticamente vuoto. Quali emozioni e pensieri le affollavano la mente? Ero
entusiasta, con la consapevolezza di un futuro che vedevo radioso dinanzi a me
anche per essere nel gruppo che annoverava veri e propri maghi del bisturi. Ci
racconti qualche episodio del lavoro in corsia. Mi è rimasto impresso nella
memoria il trasferimento dei pazienti dal centro storico, dal Policlinico di
Piazza Miraglia, alla nuova facoltà, avveniristica, progettata da Corrado
Beguinot. Ricordo che faceva freddo e che i pazienti venivano trasferiti con le
ambulanze della Marina militare dell'ammiraglio Vittorio Argo. A ricordalo
adesso sempre un sogno Giuseppe Zannini, un maestro, che tipo era? Un chirurgo
dal talento non comune. Il nostro reparto era una sorta di ultima spiaggia per
pazienti già operati altrove e che giungevano a noi in condizioni disperate.
Attrezzammo una terapia intensiva. Si operava tutto il giorno. Zannini aveva un
carattere piuttosto freddo e distaccato. Da alcuni era temuto. Ma con me, che
ero giovanissimo, devo riconoscere che era paterno, a volte addirittura
affettuoso. Chi c'era con lei? Gli aiuti più anziani erano chirurghi del
calibro di Francesco Mazzeo, che ben presto ci lascio e diventò autonomo con
una sua cattedra. C'erano Raffaele Iovino, andato poi a dirigere la chirurgia
d'Urgenza nel 1974, Mario Santangelo (attuale assessore regionale alla Sanità
ndr), Nicola Spampinato specializzatosi poi nella cardiochirurgia ed Enzo
Pastore, poi cattedratico di quella che sarebbe diventata la Seconda università
di Napoli. Come definirebbe Zannini? Un grande innovatore oltre che un talento
raro. La sua caratteristica era di riuscire ad operare a cavallo di varie
branche specialistiche della chirurgia, dalla vascolare alle tecniche
sperimentali, alla chirurgia dei trapianti. Non si tirava mai indietro, anche
di fronte a casi disperati. Il suo rapporto con la morte? Un rapporto di
contiguità visto il lavoro che svolgo. Ma con la consapevolezza di operare per
restituire la salute e la speranza a chi è in difficoltà. Vivere in bilico tra
l'irreparabile e la gioia di una guarigione. Come si supera lo stress? Dando
sempre il massimo, aggiornando la propria tecnica. A volte sdrammatizzando
quello che oggettivamente è ineluttabile. Per esempio? Anche in questo l'approccio
di Zannini è stato illuminante. Ricordo che ero deputato a stilare un report
giorno per giorno sulla situazione dei pazienti ricoverati nel nostro reparto.
Spesso mi capitava di dover registrare nel mio rapporto il decessi di pazienti
che giungevano al nostro reparto già moribondi. Un giorno andai da Zannini e
gli posai sul tavolo il resoconto della notte precedente. Erano morte cinque
persone. Andai subito via. Zannini Mi fece richiamare subito e da dietro la
scrivania, di sottecchi, scuro in volto e da dietro gli occhiali
tuonò:?"Di Salvo, stanotte se tu avessi lanciato una bomba a mano ne
avresti salvati di più". Ovviamente non avevo nessuna responsabilità. Ma
poi mi sorrise e capii che era il suo modo di sdrammatizzare. Veniamo ai tempi
recenti. Come è nato il suo impegno al fianco della Caritas? Nel 1995, Elio
Sica, mio amico della Caritas di Capri, mi chiese di dargli un chirurgo per
affiancarlo nelle missioni in Amazzonia. Mi offrii di andare io. Una esperienza
durissima. Ce la racconti. Oltre all'impatto con la burocrazia, (tutti i documenti vanno
tradotti in portoghese). In Amnazzonia ho sofferto molto per le difficoltà
ambientali. I pidocchi, le zanzare, gli insetti non danno tregua, il caldo e
l'umidità rendono arduo l'adattamento. Però incontrai uno strano soggetto,
braccato dalle autorità governative e dagli stessi indiuos perchè considerato
un ladro. Però si era conquistato la fiducia di una tribù alla quale
aveva riscostruito il villaggio andato distrutto in un incendio. Possedeva una
sega elettrica, un arnese prezioso in quei luoghi. Mi portò sua figlia piccola
molto malata. Feci di tutto per salvarla. Lui era un Arara, tre croci davanti
alla sua casa per altrettanti figli morti. Non poteva avere accesso ad alcun
ospedale. Risalimmo per una intera giornata il Rio delle amazzoni. Non ci fu
nulla da fare, la bimba morì tra le mie braccia. Tutto ciò mi convinse a
tornare per quattro volte fino al 2000 portando con me attrezzature e colleghi.
L'ultima tappa è sempre stata il lebbrosario di Marituba. Difficile da
dimenticare la devastante sofferenza e povertà di quella gente che da un lato
tende la mano e dall'altra ci rifiuta. E' stato anche in Africa... Sì sempre
con la Caritas e i padri camilliani. Lì l'emergenza è una tubercolosi delle
ossa, l'ulcera del Buruli, altamente invalidante . Si cura solo con la
chirurgia, quando è avanzata provoca devastanti amputazioni. Una missione che
ha dato frutti, che si è ingrandita coinvolgendo Don Matino, numerosi colleghi,
l'associazione Mondo amico e che con 36 mila euro raccolti ci ha consentito di
realizzare un nuovo ospedale nella Repubblica centro africana con un
dispensario medico attrezzato con tecnologie minime e farmaci, una
neonatologia, un centro odontoiatrico. Un incontro significativo? Con una suora
nella Repubblica centro africana che cura migliaia di pazienti all'anno.
Abbiamo istruito una pratica al ministero per conferirle una laurea Honoris
causa. Un'iniziativa che il Cirb di cui sono direttore, ha sposato pienamente e
che ora è giunto in dirittura d'arrivo. Il prossimo 6 ottobre il ministero
dovrebbe firmare. Una donna straordinaria. Si chiama Jiulia. del 16-04-2009
num.
(
da "Giornale.it, Il"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Per la
visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della
data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile
della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice
attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal
sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la
gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua
solidarietà. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (2 votes, average: 5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un
abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del
silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i
discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che
era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia
e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la
Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa
notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la
verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai
alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare,
mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili
annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano,
il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato
agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella
resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova
storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la
sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche
mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con
cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore
ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato
davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante
dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita
nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo
grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina.
Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto
una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una
compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui,
il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La
risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù.
L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto
l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti.
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Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa.
Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla
tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che
coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la
nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon
(designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI).
La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un
politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna
di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito
democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine
culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone:
una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (6
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"trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli
immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a
forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati,
lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista
video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi
documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America.
Scritto in Varie Commenti ( 69 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ...
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questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non
sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i
giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla.
Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua
a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo
magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo
che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come
questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere
più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di
gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù!
Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari
quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e
possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari
giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che
tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della
quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di
Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 55 ) » (9 votes, average: 5 out
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Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il
Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto
una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra.
Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di
Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato
a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio
mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico
Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i
partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la
cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più
i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo
termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di
tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti
multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad
essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e
affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano
condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro
motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento
in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca
la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari.
Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni
umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé
stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la
fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono
cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai
lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica
nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (9 votes, average: 5
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova
"Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla
Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in
libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi
all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo
morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988
ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la
facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive
la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi
che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo
fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella
dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare
più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il
margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere
nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito
clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il
giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o
ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo
undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra
quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la
Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener
presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre
sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole
credere. Scritto in Varie Commenti ( 124 ) » (18 votes, average: 4.61 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un
bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza
nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto
diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle
del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e
nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza
e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale,
quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti
occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto
ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi
scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per
combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi
europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà,
sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare,
durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di
una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che
affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto,
non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra
diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini
per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di
dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro
portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più
circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia
considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane
dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio,
chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici
discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la
prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la
conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia
eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi
giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie
occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche
ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo
pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento
di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae
vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del
viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei
messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della
donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo,
resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto
il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso
ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di
Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi
travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze,
l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più
di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (17 votes, average: 5
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo
stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso
le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI
ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati
nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si
sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche
otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo
avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante
l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono
ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (8 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Ennesimo
caso mediatico sul Papa. Speriamo sia abortito. Cari amici, qualcuno già ieri e
poi soprattutto oggi ha letto il passaggio del discorso del Papa ai politici
angolani dedicato all'aborto come come uno schierarsi dello stesso Benedetto
XVI dalla parte del vescovo di Recife sul caso della bambina violentata e
rimasta incinta di due gemelli. Lettura indebita perché, come ha spiegato il
direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, «Non ha
parlato assolutamente di aborto terapeutico, non ha detto che deve essere
rifiutato sempre: il Papa è contro il concetto di salute riproduttiva che
rintroduce largamente l'aborto come mezzo di controllo delle nascite». Scritto
in Varie Commenti ( 58 ) » (11 votes, average: 4.64 out of 5) Loading ... Il
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questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il
vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca.
Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di
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fornita da Bertolaso, che non mi sembra compaia... Filippo: Nei momenti di
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riconosci te stesso CON=Lo Specchio davanti..... Gli articoli più inviati Il
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August 2007 (19) July 2007 (30) Trackback recenti den Fall Williamson
exsultet.net: Papstbrief als Reaktion blogring.org: Blogring per andrea...
phalaris: sul Filioque, ma sui dogmi la sostanza cambia ben poco?? Grazie.
Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale.
it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read
"How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in
it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares
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Papa dai terremotati Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati
Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone I "trafficanti di
uomini" Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan
Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Una nuova "Inchiesta
sulla Sindone" Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Luanda, due
morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa Ennesimo caso mediatico sul Papa.
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(
da "Giornale.it, Il"
del 16-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Quando
sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale
prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal
titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del
2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica
"Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale
Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso
dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto,
dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera,
monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma
nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita
con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è
poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche
l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi
è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso
dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti
autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato
proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica
mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il
gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di
documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia
poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in
veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più
travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia
l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario
dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto):
l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo
momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori
sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle
prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro
della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn;
quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la
pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto
fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito,
sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato,
invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una
promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento
prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare
le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin
(sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per
l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo
Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il
Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso
l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder, che già
collabora con lui. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un
prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è
stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie 1 Commento » (1
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RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa
dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si
lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe
stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a
indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non
recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto
essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per
manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Scritto in Varie Commenti (
33 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli ©
2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr
09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi,
Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel
giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti,
impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una
donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta
per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante
dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia
abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e
con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si
fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da
impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù.
E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di
oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento
straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede,
nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere
qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle
leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono
ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua
a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la
tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di
Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza,
alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono
stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le
frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di
dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che
soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio,
che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto
ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata
l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella
domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la
compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 )
» (8 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli ©
2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr
09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di
oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e
il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da
settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore
Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente
vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un
diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico
da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti
trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano
"pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho
ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle
messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (7 votes, average: 5 out of
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Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di
uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei
"trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna
schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non
sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata
dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario.
L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie
Commenti ( 74 ) » (5 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
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amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan
Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per
il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver
detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel
cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i
giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede
sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il
contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il
rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a
rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non
vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della
speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo
soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici,
sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme
diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete
inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in
Lui" Scritto in Varie Commenti ( 56 ) » (10 votes, average: 5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il
Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto
una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra.
Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di
Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è
limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del
commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un
unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i
partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la
cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più
i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo
termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di
tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti
multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad
essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e
affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano
condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro
motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento
in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca
la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari.
Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni
umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé
stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la
fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono
cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai
lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica
nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (10 votes, average: 5
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta
sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo
libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni,
edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per
fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una
controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur
essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo
secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in
modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa
un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro
che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla
cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre
laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito,
e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio
questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie
di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di
una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che
avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove
testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato
che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto
medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio,
applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole
credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie
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articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi
Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero,
Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il
primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e
dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie,
dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà
estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su
cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che
hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti
dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la
distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la
diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così
come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti
umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre
giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da
Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina
mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in
Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport
nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà
dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione,
leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la
prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto
attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito,
sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del
«pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare,
chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in
terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro
pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta
sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente
preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta
l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E
se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha
precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero
mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va
richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento
in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno
di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e
Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta
alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana,
per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente
di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice
e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph
Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i
fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine,
abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la
sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti
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Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa La
notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento dell'apertura
delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i giovani, un
ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo un'altra
versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a causa del
caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il Papa né il
suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe pregato per
le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora di cena
Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e imprecise.
Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ...
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"How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in
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(
da "Corriere.it"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
IL
TERREMOTO E I SOCCORSI «Fa l'angelo custode all'Aquila» Così Le Monde elogia
Bertolaso Le lodi del quotidiano francese al capo della Protezione civile
impegnato in Abruzzo Guido Bertolaso all'Aquila con il presidente della
repubblica Giorgio Napolitano PARIGI - «Guido Bertolaso, "the italian
doctor", fa l'angelo custode all'Aquila». Lo scrive Le Monde, apostrofando
il capo della Protezione civile italiana come una «icona della solidarietà».
«Non si impara a fare questo mestiere - dice Bertolaso al corrispondente del
quotidiano francese -, non c'è università per questo. Bisogna essere un leader
e nello stesso tempo condividere». L'ELOGIO - Medico, specialista di malattie
tropicali, Bertolaso ha scoperto l'emergenza - scrive Le Monde - alle frontiere
della Cambogia e della Thailandia. "Italian doctor", - prosegue l'
articolo - capace di curare ma anche di organizzare, di allestire un ospedale
da campo là dove non c'era niente, Bertolaso cambia specialità: «Mi sono
scoperto miglior organizzatore che medico», dice al quotidiano francese.
All'Aquila Bertolaso ha autorità su tutti i corpi - sottolinea ancora Le Monde
-: polizia, pompieri, ponti e strade, esercito, cioè 12.052 persone
esattamente. LODI ANCHE DALLA «FAZ» - Anche per Frankfurter Allgemeine Zeitung
la Protezione Civile e i volontari hanno offerto un'immagine dell'Italia che
funziona. «Il Paese che in Europa e altrove è il simbolo di molte
inadeguatezze, proprio in una situazione di emergenza ha funzionato in maniera
quasi perfetta», ha scritto il quotidiano tedesco. Per la «Faz» il merito è
anzitutto di Bertolaso, che con la sua grande esperienza
«ha portato un'organizzazione in perfetta forma» sul luogo del disastro. E poi
dei tanti italiani che hanno lavorato «senza sosta» per fronteggiare l'emergenza
nell'aquilano, tirando fuori quel meglio che spesso «non mettono nel lavoro
quotidiano», anche per le difficoltà poste dalla burocrazia. stampa |
(
da "Stampa, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
12 421 L'appalto dello
scandalo "Certificati falsi" L'ombra del trucco sull'inceneritore
milioni più Iva mila tonnellate di rifiuti l'anno L'ad Torresin: «Ma a noi non
contestano nulla: non avevamo motivo di dubitare» I duellanti Il gruppo Mwh
nella bufera, Cabinet Merlin pronta a subentrare La Procura sequestra le carte
negli uffici Trm Sotto esame i documenti portati dai vincitori [FIRMA]NICCOLÒ
ZANCAN Ipotesi di reato: falso in autocertificazione. Ieri il pm Patrizia
Caputo ha acquisito tutta la documentazione sulla gara d'appalto per la
direzione dei lavori del nuovo inceneritore del Gerbido. Gara annullata il 30
marzo da una sentenza del Tar. Gara al centro, adesso, anche di un'indagine
penale. Gli agenti della polizia giudiziaria si sono presentati alle dieci di
mattina negli uffici della Trm - Trattamenti Rifiuti Metropolitani - la società
pubblica che gestisce tutti gli appalti per la costruzione del nuovo
inceneritore. Via Livorno 60. Gli investigatori avevano in mano un decreto di
sequestro. Si sono fermati meno di un'ora. L'amministratore delegato di Trm,
Bruno Torresin, spiega in una nota: «Nulla è stato contestato a Trm. Ci è stata
chiesto esclusivamente di consegnare la documentazione di gara relativa
all'accertamento in atto. Il decreto risponde a un denuncia presentata da
Cabinet Merlin nei confronti di Mwh. Qualora la Procura della Repubblica
dovesse verificare l'esistenza di una falsa dichiarazione, ne risponderà
esclusivamente il responsabile diretto. Noi non avevamo alcun motivo di
dubitare della documentazione prodotta dai concorrenti. Ma se la Procura
dovesse accertare il falso, procederemo per tutelare i nostri interessi e
quelli dei nostri soci». È guerra. Tutti contro tutti. Da una parte Trm, che
fatica a far partire i lavori, schiacciata sotto una mole
di ricorsi e burocrazia:
già sette mesi di ritardo accumulati. Dall'altra, le due associazioni
temporanee di impresa che avevano partecipato al bando per dirigere il
cantiere. Un appalto da 12 milioni di euro più Iva. Ha vinto Mwh, ma Cabinet
Merlin ha presentato un ricorso al Tar motivato in sei punti. Fulcro
dell'opposizione: «Carenze e omissioni nella documentazione di Mwh». Il Tar ha
accolto il ricorso: «Assistito da elementi di sicura fondatezza». Bloccato
l'appalto, quindi. In attesa del pronunciamento definitivo del Consiglio di
Stato. Il gruppo Cabinet Merlin è assistito dagli avvocati Riccardo Lugodoroff,
Luisa Demagistris e Mario Sandretto: «Il Tar ci ha dato ragione. Attendiamo che
venga data esecuzione alla sentenza. I nostri clienti intendono stipulare il
contratto con Trm e incominciare a lavorare». Il gruppo Mwh - a cui partecipano
Recchi Ingegneria Spa, Industrial Engineering Consultants Srl, Proger Spa e
Technital Spa, è assistito dagli avvocati Marco Casavecchia e Giuseppe Romeo:
«Accuse assurde. Dimostreremo l'assoluta conformità della documentazione
presentata». Due piani di lettura. Due livelli. A quello amministrativo, adesso
si intreccia quello dell'inchiesta penale. Requisiti insufficienti, per il Tar.
Autocertificazioni false, l'ipotesi al vaglio della Procura. Mentre il cantiere
del Gerbido è poco più di un buco nella terra nuda.
(
da "Stampa, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
PREFETTURAFISSATI
GLI ADEMPIMENTI BUROCRATICI: ENTRO IL 23 L'AFFISSIONE DEI MANIFESTI ELETTORALI Mezza
Riviera verso il voto Elezioni in 36 dei 67 Comuni della provincia, compresi
Imperia e Sanremo IMPERIA La Prefettura di Imperia ha già «avviato le macchine»
in vista delle elezioni amministrative di giugno. Incombono le prime scadenze
per gli adempimenti: entro oggi, cioè sei giorni prima del termine di
affissione dei manifesti di convocazione dei «comizi elettorali» (leggasi
chiamata alle urne), va comunicata la cancellazione dei nomi degli elettori che
si sono trasferiti in un Comune diverso, con indicazione del numero della
tessera elettorale personale in modo da facilitare le operazioni. E' un modo
per scaldare i motori in vista delle consultazioni previste sabato 6 e domenica
7 giugno in 36 dei 67 Comuni della provincia di Imperia, chiamati alla
rielezione del sindaco e alla ricostituzione del Consiglio. Sono comprese
località importanti come Imperia, Sanremo, Ospedaletti, e molti borghi delle
vallate. Ecco l'elenco, Comune per Comune, del numeri di consiglieri da
eleggere, comunicati ufficialmente dalla Prefettura imperiese: sono 12 per
Airole, Apricale, Aquila d'Arroscia, Badalucco, Bajardo, Camporosso, Carpasio,
Castellaro, Ceriana, Cervo, Cesio, Chiusanico, Diano San Pietro, Dolceacqua e
Dolcedo. Per Imperia, capoluogo di provincia, la quota è la più alta: 40
candidati potranno occupare i banchi del Consiglio comunale. Si ritorna a quota
12 per Isolabona, Mendatica, Molini di Triora, Montalto Ligure, Montegrosso
Pian Latte (il paesino della Valle Arroscia che contende ad Armo il titolo del
meno abitato in provincia), Olivetta San Michele. Ospedaletti ha invece diritto
a 16 consiglieri. Dodici saranno eletti a Pigna, Pontedassio, Ranzo, Riva
Ligure, San Bartolomeo al Mare, San Biagio della Cima e San Lorenzo al Mare.
Sanremo avrà trenta consiglieri, mentre Soldano, Triora, Vallebona, Vasia e
Vessalico hanno diritto a dodici. Nei prossimi giorni si succederanno
gli appuntamenti fissati dalla burocrazia: entro giovedì 23, quarantacinquesimo giorno antecedente a
quello della votazione, è fissato il termine per l'affissione dei manifesti che
riportano la convocazione dei comizi elettorali per l'elezione dei
rappresentanti del Parlamento europeo, a cura dei vari sindaci del comprensori
e del commissario straordinario di Sanremo. Entro la stessa data
dovranno essere affissi all'albo pretorio e in altri luoghi pubblici anche il
manifesto di convocazione dei comizi per le amministrative. Entro venerdì 8
maggio dovranno essere pronte le variazioni legate all'«acquisto del diritto di
voto per motivi diverso dal compimento della maggiore età o il riacquisto del
diritto per cessazione di cause che lo impedivano». Nel documento diramato dal
prefetto, Maurizio Maccari, si precisa che «gli elettori di altro Pese
dell'Unione europea residenti in Italia, che intendono partecipare alle
elezioni comunali, dovranno presentare domanda di iscrizione nell'apposita
lista elettorale aggiunta presso il Comune di residenza entro il quinto giorno
successivo a quello dell'affissione del manifesto di convocazione dei comizi,
cioè martedì 28 aprile». Per la presentazione dei certificati d'iscrizione alle
liste legate alle Europee, gli uffici elettorali comunali resteranno aperti
ininterrottamente il 28 e 29 aprile, dalle 8 alle 20. Per le liste comunali, i
giorni sono venerdì 8 e sabato 9 maggio, sempre dalle 8 alle 20. Per il
rilascio di tessere elettorali o duplicati, gli uffici saranno a disposizione
da lunedì 1° giugno a venerdì 5, dalle 9 alle 19; sabato 6 dalle 8 alle 22 e
domenica 7 dalle 7 alle 22.\
(
da "Stampa, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Retroscena
Scaricabarile dopo la rivelazione del dossier del '99 La Casa dello studente
Ospedale San Salvatore Prefettura Il ponte stradale LO STUDIO DI BARBERI SU
INTERNET Tragedia annunciata Nessun colpevole La Regione: "Toccava ai
proprietari mettere a norma gli edifici" GUIDO RUOTOLO INTERAMENTE
CROLLATA: SONO MORTI OTTO RAGAZZI SU TRENTA OSPITATI REPARTI LESIONATI, PARETI
CROLLATE: È STATO EVACUATO E DICHIARATO INAGIBILE COLLASSATA NONOSTANTE LA
RECENTE RISTRUTTURAZIONE COLLEGA L'AQUILA A FOSSA: È CROLLATO Censiti gli
stabili a rischio: 55 ospedali, 209 abitazioni e 171 istituti scolastici Oggi
saranno disponibili le schede delle costruzioni crollate a causa del sisma
INVIATO A L'AQUILA Tentare di capire cosa hanno fatto le istituzioni abruzzesi
nei dieci anni successivi al dossier sulle «valutazioni di vulnerabilità
sismica su edifici pubblici, strategici e speciali» dell'ex capo della
Protezione civile, Franco Barberi, è una impresa complicata. Perché in una
città terremotata, con gli uffici pubblici inagibili, i sistemi informatici
tutti da ripristinare, trovare il bandolo della matassa non è facile. E
soprattutto perché il gioco allo scaricabarile delle responsabilità è durissimo
a morire. Il dossier Barberi forniva lo stato dell'arte degli edifici abruzzesi
e lanciava l'allarme sulla necessità di correre ai ripari. Diciamo subito che
dieci anni dopo la Regione Abruzzo si proclama innocente spiegando, in un
promemoria di due cartelle, tutto quello che è stato fatto, e cioè ben poco,
anzi nulla. Con una aggravante: quattro anni dopo il dossier Barberi, la
Regione ha affidato alla società «Collabora Engineering» uno screening di massa
«più estensivo e approfondito» del dossier Barberi sullo stato di salute degli
edifici scolastici, e un'altra indagine «finalizzata alla migliore allocazione
delle risorse finanziarie che man mano si sarebbero rese disponibili per la
messa in sicurezza sismica degli edifici e delle infrastrutture di carattere
strategico e rilevante». Il promemoria lascia stupefatti: «Sulla base dei
risultati di detta attività e delle priorità discendenti, negli anni 2005-2007
sono stati definiti (con fondi regionali e della presidenza del Consiglio dei
ministri) due distinti programmi di verifica sismica delle strutture censite,
attribuendo ai soggetti proprietari risorse per le verifiche di adeguatezza
sismica rispetto alla nuova normativa. I programmi prevedevano verifiche nel
territorio regionale su circa 280 edifici e su circa 100 ponti e viadotti».
Cosa è successo poi? «Tutte le attività di analisi sono state organizzate in
appositi sistemi informativi: questi ultimi sono stati trasferiti al Servizio
informatica della giunta regionale per la consultazione on-line (che da oggi
sarà consultabile sul sito della regione, ndr)». La Regione come Ponzio Pilato:
«Naturalmente, è opportuno ribadire, gli obblighi di messa a norma degli
edifici e infrastrutture destinati ai diversi usi resta, in termini generali,
in carico ai singoli soggetti proprietari». Sicuramente avrà ragione la
Regione, che avrà affidato deleghe ai vari livelli provinciali e comunali. Poi,
c'è da dire, avventurandosi nella giungla dei lacci e
lacciuoli della burocrazia e
delle norme, alcuni edifici, come per esempio il (terremotato) palazzo di
giustizia, dipendono da amministrazioni centrali. Il risultato qual è stato?
Che si contano morti e feriti, che molti edifici pubblici, di interesse
strategico - di vecchia e nuova costruzione - sono inagibili. Oggi, ogni
cittadino in grado di collegarsi a Internet potrà leggere, sul sito della
Regione, le migliaia di schede tecniche degli edifici regionali. E sicuramente
si leveranno voci di assoluzione da parte di tutti i soggetti istituzionali
proprietari o comunque responsabili dei vari edifici. Si potrà leggere, per
esempio, che la scheda della scuola elementare De Amicis - che si trova accanto
alla basilica di San Bernardino, che il 6 aprile ha visto crollare parti del
soffitto e della facciata - presentava il più alto coefficiente di
vulnerabilità e che sarebbe «collassata» (come poi è avvenuto) nel caso di un
terremoto di alta intensità. Leggere le migliaia di schede che da oggi saranno
consultabili, fornisce una fotografia impietosa dell'Abruzzo. Ci sono tanti
edifici in regola, altri che necessitavano di urgenti lavori di messa in
sicurezza. Resta da capire perché, dieci anni dopo la denuncia di Franco
Barberi - che censiva le strutture a rischio, che spiegava che c'erano 171
edifici scolastici a rischio, 55 edifici sanitari molto vulnerabili, 209 case
in muratura di pessima qualità - il correre ai ripari si è tradotto in dieci
anni di nuovi censimenti, di esplorazioni ravvicinate degli edifici, di
raccolta di informazioni sulla loro nascita, proprietà, destinazione d'uso,
trasformazioni. E di pianificazione della spartizione di risorse pubbliche per
le necessarie opere di messa in sicurezza.
(
da "Corriere della Sera"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: Opinioni data: 17/04/2009 - pag: 38 SERVE UN NUOVO
CHURCHILL Per rifondare l'Europa di ULRICH BECK SEGUE DALLA PRIMA Vent'anni fa,
il Muro di Berlino crollava all'improvviso, seguito dal collasso dell'Unione
Sovietica e dell'ordine mondiale bipolare imposto dalla Guerra fredda. Oggi il
modello capitalistico l'idea che la soluzione a tutti i problemi sia il libero
mercato il cui trionfo era stato celebrato all'epoca, rischia di fare la stessa
fine e di trascinare con sé l'Unione Europea. Dove trovare ai nostri giorni
l'appassionata ribellione di un Churchill, una voce profetica e visionaria per
far capire agli europei che il provincialismo e il nazionalismo che proliferano
nella crisi globale non solo mettono in pericolo il miracolo europeo l'aver
saputo trasformare in buoni vicini gli antichi nemici ma minacciano di
autodistruggersi? Nessuno mira a questo, ovviamente. Ma nessuno voleva nemmeno
lo Stato sociale per i ricchi e il neoliberismo per i poveri che di colpo ci
ritroviamo oggi. L'autunno scorso, il crac bancario ha finalmente dato uno
scossone all'Unione Europea, risvegliandola dal suo torpore narcisistico. Ho
pensato: caspita, che bella opportunità! Chi, se non l'Unione Europea, possiede
l'esperienza necessaria per invocare un bene comune sovranazionale? Il modello
europeo di cooperazione tra gli Stati, che punta a rafforzare l'autorità
condivisa, sembrava finalmente aver conquistato una nuova dimensione storica.
Malgrado i battibecchi tra il presidente Sarkozy, la cancelliera Merkel e il
primo ministro Brown nelle settimane precedenti il G20, il pacchetto concordato
al summit si è rivelato un piccolo miracolo. Ma è ancora largamente
insufficiente. La settimana scorsa, la Banca centrale ha lanciato il suo
monito: i segnali incalzanti di «ripiegamento all'interno dei confini
nazionali» continuano a ostacolare l'integrazione europea. Se la Grande
Depressione degli anni Trenta ci ha insegnato qualcosa, è stato precisamente
che la ritirata verso l'ideale nazionalistico è fatale, perché trasforma la
minaccia della catastrofe in realtà, ovvero il crollo dell'economia globale. La
disoccupazione cresce in modo esponenziale in tutto il mondo. Ondate di
agitazioni sociali e di risentimento contro gli immigrati s'infrangono già sui
lidi europei. Ed ora, di colpo, lo spettro della bancarotta a livello nazionale
bussa alle porte del paradiso europeo, ricco e sicuro. La crisi ha travolto la
periferia dell'Unione Europea i nuovi Stati membri dell'Europa orientale. Dopo
il tradimento del sistema comunista, i moderati di questi Paesi che hanno
sostenuto le riforme europee oggi si sentono ancora una volta imbrogliati e
respinti dal sistema capitalistico. Non molto tempo fa venivano sollecitati a
seguire «l'esempio degli altri», che si è rivelato quello peggiore. Se non
esistesse l'Unione Europea, sarebbe necessario inventarla oggi. Lungi
dall'essere una minaccia alla sovranità nazionale, in questi inizi del XXI
secolo è proprio l'Unione Europea a renderla possibile. Nella società di
rischio mondiale, di fronte al pericoloso accavallarsi dei problemi globali che
resistono alle soluzioni nazionali, le nazioni-Stato, abbandonate a se stesse,
si rivelano impotenti e incapaci di esercitare la loro sovranità. La sovranità
collettiva dell'Unione Europea rappresenta allora l'unica speranza, per ogni
nazione e ogni cittadino, di una vita libera e pacifica. Coloro che danneggiano
l'Unione danneggiano se stessi. Se i membri rinunciano alle loro responsabilità
di solidarietà europea in una frenesia di riflessi nazionali, a perdere saranno
tutti. Ciascuna nazione, da sola, è condannata all'insignificanza globale.
Coloro che aspirano a riconquistare la propria sovranità nel nostro angolo di
società di rischio mondiale sono costretti a volere l'Europa, a pensare
l'Europa e a lavorare verso la sua realizzazione. La singola unità di azione
politica nell'era cosmopolita non è più la nazione, bensì la regione. (...)
L'Europa non ha bisogno di meno Europa, ma di più Europa. La crisi globale
mostra che l'unione monetaria non può essere perfezionata se non tramite
l'unione politica. Tuttavia, finora non si è vista nessuna politica
finanziaria, industriale e sociale congiunta, la quale, tramite la sovranità
dell'Ue, potrebbe intervenire per dare una risposta efficace alla crisi. Il
politico che respinge la necessità storica di più Europa, mettendo così tutto e
tutti in pericolo, è il cancelliere tedesco Merkel. I suoi modelli, i precedenti
cancellieri tedeschi pro-europei Adenauer e Kohl, sarebbero stati capaci di
trasformare l'attuale crisi in una grande occasione di rilancio dell'Europa. E
con questa agenda avrebbero vinto le elezioni, perché investire nel futuro
dell'Europa oggi, visti i costi inimmaginabili della sua disintegrazione,
promette incredibili dividendi e significa speranza nei momenti più bui. Ciò
che oggi paralizza l'Europa è l'illusione nazionalistica delle sue élite
intellettuali. Esse lamentano la fredda burocrazia europea e la soppressione
della democrazia, facendo leva tacitamente sul presupposto irreale di un
ritorno al sogno nazionalistico. La fede nella nazione-Stato è cieca verso la
propria storicità, ed è preda dell'ingenuità cocciuta e sconcertante che considera
come eterne o naturali quelle stesse cose già reputate innaturali e assurde due
o tre secoli fa. Il protezionismo intellettuale e l'illusione nostalgica
non sono confinate alle frange becere dell'estrema destra europea, ma trovano
seguaci addirittura nei circoli più istruiti e coltivati, da un capo all'altro
dello spettro politico. Questa crisi chiede di trasformarsi in una rifondazione
dell'Unione Europea. L'Europa allora saprebbe appoggiare una nuova realpolitik
in un mondo a rischio. In una società interdipendente, alla massima circolare
della realpolitik nazionale gli interessi nazionali vengono implementati a
livello nazionale occorre sostituire la massima della realpolitik cosmopolita:
più la nostra politica saprà diventare europea, e quindi cosmopolita, più
riscuoterà successo a livello nazionale. La scelta oggi è tra più Europa o
nessuna Europa. È un imperativo lanciato dal pericolo di fallimento e capace di
ravvivare le speranze, malgrado i mercati in calo: solo un'Europa ringiovanita
dalla crisi e accompagnata dalla nuova apertura dell'America al mondo, sotto
Obama potrà costruire quella soluzione globale unificata, già abbozzata a
grandi linee a inizio del mese. traduzione Rita Baldassarre © Guardian News
& Media
(
da "Giornale.it, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
n. 92
del 2009-04-17 pagina 38 Terremoti in Italia Storie dimenticate e precedenti
curiosi di Redazione Anche in occasione dei frequenti terremoti che colpirono
il Regno delle Due Sicilie, i Borbone dimostrarono buone capacità di governo e
operarono scelte utili che ancora oggi si potrebbero definire all'avanguardia.
Di fatto si trattava della prima legislazione antisismica in Italia. Riportiamo
solo qualche esempio. Il 5 febbraio del 1783 una violentissima scossa di
terremoto aveva colpito l'intero Sud dell'Italia (30.000 le vittime nella sola
Calabria). Ferdinando IV avviò un programma di soccorso, assistenza e
ricostruzione che rappresenta ancora oggi un modello di efficienza. Le
popolazioni furono immediatamente alloggiate in baracche; partì un'opera ciclopica
di prosciugamenti, bonifiche, ricostruzioni e costruzioni (case, strade,
mulini, forni, magazzini). Furono «rilocalizzati» circa trenta centri urbani
che sorgevano in aree a rischio e con nuove norme edilizie che prevedevano un
sistema di travi riempite che rendevano antisismiche le costruzioni (le case
baraccate). Per la ricostruzione, poi, fu istituita, una Cassa Sacra che
incamerò rendite e beni ecclesiastici calabresi con poteri autonomi e con la possibilità di governare direttamente sul territorio e di
eliminare lungaggini e danni della burocrazia. Un altro esempio: il violento terremoto che nel 1851 distrusse
la città di Melfi e i paesi vicini. Ferdinando II per otto giorni si recò a
visitare i luoghi del disastro con il figlio Francesco e il ministro per i
Lavori Pubblici, provvedendo personalmente per i casi più disperati. In
un anno la ricostruzione era già stata completata. Il 16 dicembre del 1857,
poi, un violentissimo terremoto colpì una vasta zona compresa tra il Vallo di
Teggiano e la Basilicata. Duemila i morti solo a Polla. Sempre Ferdinando II,
superata la fase dell'assistenza, predispose la costruzione di una nuova città
(una sorta di avveniristica «new town») per trasferirvi i sopravvissuti. Si
trattava delle famose «comprese» di Battipaglia: delle vere e proprie colonie
agricole in territori per i quali già dal 1855 erano stati avviati interventi
di bonifica. La colonia doveva accogliere 120 famiglie. Dopo l'unificazione
italiana cambiarono anche i criteri di assegnazione e fu abbandonata la
legislazione adottata dai Borbone in materia di prevenzione e di assistenza per
i terremoti. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
730 a peso d'oro, la Cisl si difende (sezione: Burocrazia)
(
da "Giornale.it, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
n. 92
del 2009-04-17 pagina 12
730 a peso d'oro, la Cisl si difende «L'Inps ci deve
ancora 170 milioni» di Felice Manti Dopo la denuncia sul raddoppio dei costi
per compilare le dichiarazioni dei redditi il presidente dell'Inas Cisl Sorgi accusa la burocrazia Valeriano Canepari è il presidente della Consulta dei Caf di
Cgil, Cisl (il sindacato dove milita), Uil, Ugl e delle altre organizzazioni
che fanno assistenza fiscale. Ha letto «il Giornale» oggi? Che ne pensa? «Mah,
questo attacco al sindacato all'inizio della campagna fiscale mi è un po'
dispiaciuto...». Che cosa contesta? «Intanto, bisogna sfatare una serie
di luoghi comuni. I Caf sindacali non hanno più il monopolio. La competizione
sui prezzi è molto alta, e su 14 milioni di dichiarazioni i sindacati non hanno
più quelle dimensioni di qualche anno fa. Identificare i Caf solo come quelli
sindacali è un po' riduttivo. Vorremmo misurarci più su alcune questioni di
merito». Parliamone. Sull'aumento dei prezzi che ci dice? «Dunque, io ho
verificato la situazione di Milano. Mi hanno detto che i prezzi non sono
aumentati, sono quelli dell'anno scorso. Anzi, dovunque abbiamo chiesto ai Caf
di tagliare le tariffe di cassintegrati e disoccupati. Se poi uno vuole fare la
polemica...». Scusi se insisto. A Milano un Caf Cisl mi ha chiesto 80 euro, un
altro 120. Aggiungendo che sì, in effetti, i prezzi erano aumentati. «Avete
trovato una sede Cisl su 116 sedi in Italia dove praticano un prezzo un po'
alto. Ci può stare, anche se...» Anche se? Scusi, ma 120 euro per un modello
Unico per un co.co.pro non è un'enormità? «Forse è un po' alto ma non mi sento
in assoluto di dire che è tantissimo». Come si giustificano certe variazioni di
prezzo? «C'è tanta flessibilità nei Caf. Tanta. Molti Caf, come avete
correttamente scritto anche voi, sono Srl. Dunque società autonome,
convenzionate con il Caf nazionale». Che margine di autonomia avete? «Poca. Non
posso dire "la tariffa è questa". Noi diamo delle indicazioni,
dopodiché...» Né se la sente di assumere l'impegno di dire: abbassate i prezzi.
«No. Il margine di movimento è limitato. Possiamo solo dare delle indicazioni
di massima. Però...». Però? «Bisogna anche tenere in considerazione l'aspetto
geografico... Al Sud si paga meno, l'abbiamo detto. Perché? «In molte realtà
del Mezzogiorno l'organizzazione è più debole, non facciamo una serie di
attività collegate, siamo meno strutturati. Questo permette di abbassare i
prezzi. Agli iscritti, per dire, le dichiarazioni le facciamo gratis... Al Nord
ci sono strutture più organizzate, l'offerta è più qualificata e molti Caf
hanno fatto degli investimenti sulle sedi». Non pensa che la differenza di
costo abissale tra iscritti e non iscritti spinga la gente a iscriversi?
«Guardi, dietro i Caf c'è un'organizzazione complessa. Se facessimo solo
assistenza fiscale, non staremmo in piedi. Ci sembra corretto spingere sulle
iscrizioni dicendo: "Guarda, se puoi usufruire di questo servizio è perché
c'è un'organizzazione dietro, con milioni di iscritti che pagano"». Quante
nuove iscrizioni riuscite a raccogliere durante la campagna fiscale? Diecimila?
«No, di più. Almeno 50mila». felice.manti@ilgiornale.it © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
(
da "Giornale.it, Il"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Quando
sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale
prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal
titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del
2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica
"Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale
Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso
dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto,
dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera,
monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma
nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita
con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è
poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche
l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi
è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso
dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti
autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato
proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica
mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il
gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di
documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia
poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in
veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più
travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia
l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario
dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto):
l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo
momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori
sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle
prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro
della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn;
quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la
pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto
fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito,
sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato,
invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una
promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive
di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le
promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin
(sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per
l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo
Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il
Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso
l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si
parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione
della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al
riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 6 ) » (4 votes, average: 3.5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per
la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi
della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso
responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo
al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone
colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima
possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua
vicinanza e la sua solidarietà. Scritto in Varie Commenti ( 41 ) » (5 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona
Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato
Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno,
gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti
per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che
vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per
accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno,
la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di
sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo
glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa
nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si
trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il
cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi
pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento
straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede,
nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere
qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle
leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono
ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua
a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la
tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di
Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla
sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di
coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono
i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi
sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio,
all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di
suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente.
Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata
l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella
domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la
compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 )
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2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr
09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di
oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e
il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane
infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che
dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima
alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico
professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare
per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare
infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro
choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente
recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe
italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (7 votes, average: 5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di
uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei
"trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna
schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non
sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata
dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario.
L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie
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amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan
Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per
il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver
detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel
cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i
giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede
sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il
contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il
rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a
rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non
vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della
speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo
soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici,
sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme
diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete
inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in
Lui" Scritto in Varie Commenti ( 56 ) » (10 votes, average: 5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il
Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto
una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra.
Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di
Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è
limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del
commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un
unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i
partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la
cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più
i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo
termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di
tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti
multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad
essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e
affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano
condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro
motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento
in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca
la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari.
Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni
umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé
stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la
fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono
cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai
lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica
nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (10 votes, average: 5
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova
"Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla
Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria
in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione
del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto
crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne
d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano
risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la
storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che
vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo fotografico.
Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame
al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i
risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di
compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza
contare che proprio questo esame ha fallito clamorosamente, datando come
vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il giorno prima, oppure
stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o ancora datando all'800
dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo undici anni. Con
contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra quanto si faccia
bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la Sindone sarebbe in
reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo
di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per
chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in
Varie Commenti ( 124 ) » (19 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog
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articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi
Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero,
Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il
primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e
dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto
con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme
convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si
sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno
accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero
ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di
preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in
questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti,
mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di
profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di
aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un
discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica,
una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove
impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si
sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici
del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo
dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta
dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a
una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al
tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico.
C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa
dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono
ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo
estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che
Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità.
Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e
viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante
presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure
ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi
anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e
l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come
l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta,
dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora
dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della
donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo,
resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto
il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso
ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di
Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi
travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze,
l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più
di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (18 votes, average: 5
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo
stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso
le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI
ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati
nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si
sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche
otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo
avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante
l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono
ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (9 votes,
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Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in
storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano
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Varie (342) Ultime discussioni dante: Ma voi cattolici tradizionalisti papalini
non potete farvi le paranoie fra di voi farvi le vostre leggi anche... Paolo: A
LDCaterina63: mi vengono i brividi a leggere i tuoi commenti. i tg nazionali
delle reti pubbliche, in... peccatore: Interessante lo slittamento. C'è una
crisi di portata storica e -temo- il cui impatto è... Quixote: Caro Mauro se tu
tendi un elastico e lo rilasci l'elastico riassume lo stato precedente ma
nessuno può... Luisa: Lidia mi ha preceduta. Non guardo mai Annozero, conosco
questa emissione unicamente per le polemiche che... Gli articoli più inviati Il
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als Reaktion blogring.org: Blogring per andrea... phalaris: sul Filioque, ma
sui dogmi la sostanza cambia ben poco?? Grazie. Corrado: Mi scuso per la
.http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e
-fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the
difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden
The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on
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Argomenti: Burocrazia
LAQUILA Tentare di capire cosa hanno fatto le
istituzioni abruzzesi nei dieci anni successivi al dossier sulle «valutazioni
di vulnerabilità sismica su edifici pubblici, strategici e speciali»
dellex capo della Protezione civile, Franco Barberi, è una impresa complicata.
Perché in una città terremotata, con gli uffici pubblici inagibili, i sistemi
informatici tutti da ripristinare, trovare il bandolo della matassa non è
facile. E soprattutto perché il gioco allo scaricabarile delle responsabilità è
durissimo a morire. Il dossier Barberi forniva lo stato dellarte degli edifici abruzzesi e lanciava lallarme
sulla necessità di correre ai ripari. Diciamo subito che dieci anni dopo la
Regione Abruzzo si proclama innocente spiegando, in un promemoria di due cartelle, tutto
quello che è stato fatto, e cioè ben poco, anzi nulla. Con una aggravante:
quattro anni dopo il dossier Barberi, la Regione ha affidato alla società
«Collabora Engineering» uno screening di massa «più estensivo e approfondito»
del dossier Barberi sullo stato di salute degli edifici scolastici, e unaltra indagine «finalizzata alla migliore allocazione
delle risorse finanziarie che man mano si sarebbero rese disponibili per la
messa in sicurezza sismica degli edifici e delle infrastrutture di carattere
strategico e rilevante». Il promemoria lascia stupefatti: «Sulla base dei
risultati di detta attività e delle priorità discendenti, negli anni 2005-2007
sono stati definiti (con fondi regionali e della presidenza del Consiglio dei
ministri) due distinti programmi di verifica sismica delle strutture censite,
attribuendo ai soggetti proprietari risorse per le verifiche di adeguatezza
sismica rispetto alla nuova normativa. I programmi prevedevano verifiche nel
territorio regionale su circa 280 edifici e su circa 100 ponti e viadotti».
Cosa è successo poi? «Tutte le attività di analisi sono state organizzate in
appositi sistemi informativi: questi ultimi sono stati trasferiti al Servizio
informatica della giunta regionale per la consultazione on-line (che da oggi
sarà consultabile sul sito della regione, ndr)». La Regione come Ponzio Pilato:
«Naturalmente, è opportuno ribadire, gli obblighi di messa a norma degli
edifici e infrastrutture destinati ai diversi usi resta, in termini generali,
in carico ai singoli soggetti proprietari». Sicuramente avrà ragione la
Regione, che avrà affidato deleghe ai vari livelli provinciali e comunali. Poi,
cè da dire, avventurandosi nella
giungla dei lacci e lacciuoli della burocrazia e delle norme, alcuni edifici, come per esempio il (terremotato)
palazzo di giustizia, dipendono da amministrazioni centrali. Il risultato qual
è stato? Che si contano morti e feriti, che molti edifici pubblici, di
interesse strategico - di vecchia e nuova costruzione - sono inagibili. Oggi,
ogni cittadino in grado di collegarsi a Internet potrà leggere, sul sito della
Regione, le migliaia di schede tecniche degli edifici regionali. E sicuramente
si leveranno voci di assoluzione da parte di tutti i soggetti istituzionali
proprietari o comunque responsabili dei vari edifici. Si potrà leggere, per
esempio, che la scheda della scuola elementare De Amicis - che si trova accanto
alla basilica di San Bernardino, che il 6 aprile ha visto crollare parti del
soffitto e della facciata - presentava il più alto coefficiente di
vulnerabilità e che sarebbe «collassata» (come poi è avvenuto) nel caso di un
terremoto di alta intensità. Leggere le migliaia di schede che da oggi saranno
consultabili, fornisce una fotografia impietosa dellAbruzzo. Ci sono tanti edifici in regola, altri che
necessitavano di urgenti lavori di messa in sicurezza. Resta da capire perché,
dieci anni dopo la denuncia di Franco Barberi - che censiva le strutture a
rischio, che spiegava che cerano 171 edifici
scolastici a rischio, 55 edifici sanitari molto vulnerabili, 209 case in muratura
di pessima qualità - il correre ai ripari si è tradotto in dieci anni di nuovi
censimenti, di esplorazioni ravvicinate degli edifici, di raccolta di
informazioni sulla loro nascita, proprietà, destinazione duso, trasformazioni. E di pianificazione della
spartizione di risorse pubbliche per le necessarie opere di messa in sicurezza.
(
da "Corriere.it"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
IL NORD
TRA PDL E LEGA Che cosa chiede la classe media Come confermano le tensioni di
questi giorni (decreto sicurezza, questione del referendum sulla legge
elettorale) il vero tallone d'Achille dell'altrimenti fortissimo governo
Berlusconi è dato dalla rivalità fra la Lega e il Popolo della libertà: una
rivalità la cui posta, come si sa, è l'egemonia sul Nord e, in particolare,
sul Lombardo- Veneto. In questa lotta per l'egemonia la partita che davvero
conta riguarda la questione della rappresentanza politica di un insieme di
ceti, sociologicamente assai articolati al loro interno, che un tempo si
sarebbero detti «ceti borghesi» o classe media indipendente: piccoli e medi
imprenditori, professionisti, commercianti, artigiani. E' quell'insieme di
ceti da cui dipende da sempre il dinamismo economico, la ricchezza, il
benessere del Lombardo-Veneto. Data l'importanza e il peso economico di queste
regioni, inoltre, è evidente che chi riesce ad assumere la rappresentanza
piena della classe media indipendente, e a stabilizzare il rapporto con essa,
si garantisce una duratura posizione di centralità nel sistema politico italiano.
La ragione per cui la partita per l'egemonia su questi ceti si disputa solo fra
Popolo della libertà e Lega, dipende dal fatto che le opposizioni, date le loro
caratteristiche, non sono in grado di partecipare alla gara. Non lo è l'Udc,
un partito che, tradizionalmente, ha i suoi punti di forza nel Mezzogiorno. Non
lo è, per ragioni diverse, il Partito democratico. Il paradosso del Partito
democratico è che mentre esso dispone al Nord di alcuni eccellenti
amministratori, perfettamente in grado di dialogare con successo con la
classe media indipendente, non è invece capace di farlo in quanto partito.
Data la prevalente incidenza, come risulta dalla geografia sociale del voto
del 2008, di lavoratori dipendenti (con una sovrarappresentazione di
dipendenti pubblici) e pensionati, fra i suoi elettori, il Partito democratico
è condannato, anche per la stessa provenienza sociale dei suoi iscritti e
militanti, a farsi soprattutto portavoce degli interessi sociali organizzati
dai sindacati, Cgil in testa, a scapito di altri interessi. Il fallimento del
progetto veltroniano, del «partito a vocazione maggioritaria », è dipeso
anche dal fatto che il Pd non è riuscito a presentarsi, a nord
dell'Emilia-Romagna, come un interlocutore credibile per la classe media
indipendente. Solo una partita politica a due, dunque. Ma anche una partita
resa assai complessa dal fatto che, per ragioni diverse, sia il Popolo della
libertà che la Lega incontrano più difficoltà di quante i loro dirigenti siano
disposti ad ammettere nell'assicurarsi la piena fiducia di quei ceti,
nell'interpretarne le esigenze e nel tutelarne gli interessi. Sottoposti a un
regime di elevata fiscalità e penalizzati dalle inefficienze del sistema
pubblico, questi ceti chiedono, da sempre, meno tasse e meno
burocrazia. Oggi, pressati
dalla crisi, chiedono anche sostegni e agevolazioni da parte dello Stato. Dal 1994 in poi il grosso della
classe media indipendente del Nord aveva trovato in Berlusconi il proprio
campione e in Forza Italia il proprio partito di riferimento. Ma le
cose sono cambiate, almeno in parte, con la nascita del Popolo della libertà.
Il Popolo della libertà non è Forza Italia: la fusione fra Forza Italia e An
lo ha reso di gran lunga il più forte partito nazionale ma ne ha anche
meridionalizzato l'insediamento. Il baricentro del Popolo della libertà, a
differenza di quello della vecchia Forza Italia, gravita oggi più verso il Sud
che verso il Nord. Per la competizione della Lega, certo, ma anche perché le
politiche che possono essere proposte con successo al Sud sono diverse da
quelle che possono mietere consensi al Nord. Il successo della Lega nelle
elezioni del 2008, forse, non sarebbe stato così pronunciato se non si fosse
diffusa nell'elettorato la percezione di un relativo spostamento di attenzione
da parte dell'allora costituendo Popolo della libertà verso altri interessi
geografici e sociali. Come prova il sostanziale abbandono da parte del gruppo
dirigente dell'ex Forza Italia degli antichi slogan sulla «liberazione
fiscale». La meridionalizzazione non ha spezzato del tutto ma ha certamente
incrinato il rapporto fra il Popolo della libertà e la classe media
indipendente del Nord. E il recupero, pur possibile, si rivela comunque assai
difficile. Porte aperte per la Lega, dunque? E' la Lega destinata a vincere
definitivamente la battaglia per l'egemonia? Così suggeriscono i sondaggi ma
dei sondaggi è sempre bene diffidare. Già, perché anche la Lega deve affrontare
grossi problemi se vuole diventare permanente punto di riferimento di quei ceti.
Prendiamo il caso del federalismo fiscale. La Lega lo ha voluto a tutti i
costi, e quale che ne sia il costo. Ma il federalismo fiscale in Italia non
può che essere «solidale»: tradotto dal politichese, significa che le regioni
che fanno un cattivo uso del denaro raccolto con i trasferimenti (per esempio,
mantenendo in piedi sistemi sanitari inefficienti) si vedranno garantito il
diritto di continuare a farne un cattivo uso. Nessuno conosce il costo
dell'operazione ma si è capito che sarà elevato. In questo caso, sarà la
classe media del Nord a pagare il prezzo più alto. La Lega, la cui identità fa
tutt'uno con il federalismo fiscale, potrebbe a quel punto essere additata
come la vera responsabile degli effetti negativi della riforma. Ce n'è comunque
abbastanza per alimentare diffidenze e sospetti verso la Lega. La condizione
della classe media indipendente settentrionale è davvero paradossale: da un
lato, è corteggiatissima ma, dall'altro, fatica oggi a trovare una sicura
rappresentanza delle proprie istanze. La lotta per l'egemonia sul Nord sembra
destinata a durare molto a lungo. Angelo Panebianco stampa |
(
da "Repubblica, La"
del 17-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina
II - Bologna Draghetti presenta i suoi impegni per i prossimi cinque anni da
presidente della Provincia Treno e passante, le promesse di Beatrice Ci sono
due priorità nel programma elettorale di Beatrice Draghetti (Pd), che si
ricandida per il secondo mandato alla guida della Provincia: Il Passante Nord e
il sistema ferroviario metropolitano. «Impegni fondamentali e indisponibili -
dice la presidente - Il primo sarà scritto in neretto, non in maniera
generica». Un messaggio rivolto non solo agli elettori ma anche ai partiti come
Idv, Prc, Pdci, Sd e Verdi con cui nei giorni scorsi Draghetti ha avuto
«incontri ravvicinati» per capire se sosterranno la sua candidatura. «La
prossima settimana - dice - tireremo le somme. Per ora mi è sembrato ci sia
stata una presa d´atto di un fatto che esiste». Altri impegni di un eventuale
mandato bis della Draghetti saranno il lavoro e il sostegno al sistema
produttivo del territorio. Ma intanto, convinta del buon lavoro svolto negli
ultimi cinque anni, la presidente ha ammesso di sperare di vincere al primo
turno. E agli altri candidati che hanno puntato sul ridimensionamento
dell´ente, ovvero Gianluca Galletti (Udc) e Enzo Raisi
(Pdl), dice: «Come ci si fa a candidare per qualcosa che si vuole morto? E´ un
gusto da necrofori». Galletti, dal canto suo, pur evitando polemiche replica
così: «Draghetti resta una delle poche anche all´interno del suo partito a
difendere la burocrazia
della Provincia e i suoi costi». (ale.co.)
(
da "Stampa, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
LA
RISORSA LE DIFFICOLTÀ Intervista Mario Resca Settimana della cultura L'ex
leader McDonald's al ministero: i visitatori sono clienti «Arte e turismo sono
la ricchezza del nostro Paese» «Ci sono code infinite e orari incompatibili col
lavoro e la famiglia» "Cambierò i musei con il marketing" RAFFAELLO
MASCI Bellezze d'Italia gratis per sette giorni ROMA Mario Resca, futuro
direttore generale per la valorizzazione dei beni culturali, è un signore di
grandissima esperienza manageriale, ma quando Sandro Bondi, alla fine dello
scorso anno, lo ha chiamato a lavorare con sé, tra le solenni volte del
Collegio Romano c'è chi l'ha preso come «l'asino alla messa cantata», perché
Resca - va detto - si porta dietro un peccato originale: ha lavorato per anni
alla McDonald's, con enorme successo, per la verità, ma questo non emenda la
colpa. Insomma passare dagli hamburger all'accademia è un salto che alcuni
paludati soprintendenti del Ministero non hanno preso benissimo. «Dopo di che -
dice Resca - ci siamo lungamente parlati e ora il clima è molto migliorato». Da
oggi fino al 26 aprile musei e siti archeologici gratis. Ma a che serve? «Si
tratta dell'XI settimana della cultura, e serve perché gli italiani abbiano
consapevolezza dell'immenso patrimonio di cui dispongono: 4 mila musei, 2 mila
500 siti archeologici, 250 tra archivi e biblioteche storiche. Conoscere è il
primo passo per apprezzare» E il secondo qual è? «Il secondo è tutelare e
valorizzare, due verbi che vanno insieme. Non c'è l'uno senza l'altro».
Tutelare si capisce. Valorizzare, meno. «Guardiamo all'estero: la Francia, per
esempio, che specie in provincia ha un patrimonio non paragonabile al nostro, è
capace di dare rilievo ad ogni monumento, oltre che come dato culturale, anche
come fattore economico. Altro esempio: gli Stati Uniti sono capaci di trarre da
ogni investimento in cultura sette volte tanto quello che riusciamo a ottenere
noi». Chiaro. Ma questo si chiama marketing. «Che non è una parolaccia. Giusto?
Il patrimonio culturale deve essere valorizzato "anche" come risorsa
economica. Il che non vuol dire svendere, depredare, e cose del genere. Anzi,
il preciso contrario: se io valorizzo economicamente avrò anche le risorse per
preservare». Che cosa ha in mente? «Non saprei dire se questo paese, in un prossimo
futuro, sarà ancora competitivo sul mercato - che so io - degli
elettrodomestici o del tessile. So, invece, che dispone di una risorsa
culturale unica al mondo che può diventare volano anche di una ripresa
economica. Il turismo, per esempio, partecipa per quasi il 12% alla
costituzione del Pil e il 40% di questo comparto è sostenuto dall'appeal dei
nostri beni culturali in senso stretto. E' dimostrato, poi, che gli eventi
culturali portati all'estero generano un forte interesse per il nostro paese e
fanno da traino anche per altre attività economiche». Capito il discorso: i
beni culturali sono una risorsa economica. Ma che vuole farne? «Voglio mettere
al centro il visitatore. Farlo diventare un "cliente" (altra
parolaccia?) del museo: una persona che possa frequentare questo luogo perché
lì si trova bene. Vede le opere d'arte, ma ha anche spazi in cui intrattenersi,
può trovare bar, ristoranti, librerie. Queste cose ci sono già ma non stanno
funzionando bene, perché la fruizione del bene culturale è ancora difficile:
code infinite, orari incompatibili con il lavoro e la vita familiare, spazi
inadeguati per i bambini. Su tutto questo si deve intervenire, facendo tesoro
delle migliori esperienze internazionali». E tutto questo senza soldi? Dato che
negli ultimi anni si è lesinato sempre di più in questo settore? «Lo
scadenzario è il seguente: ora sto costituendo un gruppo di lavoro, fatto
soprattutto di giovani studiosi. Poi entro l'estate presenterò un "piano
industriale" (ulteriore parolaccia) all'attenzione del governo, nel quale
indicherò anche le risorse necessarie. Nello specifico penso a tre canali di
finanziamento. Il primo è quello statale: i soldi sono pochi, ma se il governo
crede nel nostro progetto deve aprire i cordoni della borsa. Secondo: finanziamenti
privati incentivati dalla deducibilità fiscale (almeno parziale). Terzo:
reinvestire nei beni culturali i proventi generati dai beni culturali stessi».
Che cosa osta a tutto questo? Una mentalità diffusa
nell'apparato: tutte le burocrazie sono tendenzialmente inerti. Ed è per questo
che cerco di puntare sulla collaborazione dei giovani talenti. Ci riuscirò?».
Porte aperte Da oggi al 26 aprile saranno oltre 2500 gli eventi previsti per la
settimana della cultura in tutta italia. Tra questi: le visite guidate
con itinerario nella zona di Trastevere; a Genova, la presentazione dei
restauri del Sacrario ai caduti della Grande Guerra, con esposizione di opere
di Boccioni, Piacentini e Sironi; a Napoli, l'esposizione, nel Museo di San
Martino, del ritratto di Masaniello; a Caserta, una mostra per descrivere il
gusto e le scelte stilistiche della corte reale prima dell'arrivo di Vanvitelli
e della nascita della Repubblica Napoletana; a Firenze, presso Palazzo Strozzi,
una grande mostra ideata per illustrare la straordinaria avventura umana e
intellettuale che ha portato alla concezione attuale dell'Universo; a Venezia,
le viste guidate alle collezioni delle Gallerie dell'Accademia. Le cifre
Durante le vacanze pasquali. il numero di visitatori nei musei, monumenti e
aree archeologiche statali è aumentato del 21% rispetto al 2008, così come
erano aumentati gli ingressi nel giorno della festa della donna (+13% rispetto
al 2008) e di San Valentino (+32% rispetto all'anno scorso).
(
da "Stampa, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Inchiesta
domande a GLI 007 DEL PLAGIO L'OSTRACISMO DEI BARONI IL PLAGIO ALL'ESTERO
Copiata una tesi su due ANDREA ROSSI Un software inchioda gli studenti: per
laurearsi saccheggiano i lavori altrui su Internet Il fenomeno Il cervellone
«Compilatio» ha scoperto gli studenti-furbetti anche in Francia, Spagna e
Germania La svolta In passato ingannare i docenti era più difficile: bisognava
procurarsi i testi e trascriverli a mano, ora basta un clic Ugo Volli semiologo
«Ne scopro tanti, ma la nostra è una battaglia disperata» Un programma francese
scopre le parti identiche di documenti diversi «Le università italiane non
hanno fatto nulla per aiutarci a lavorare» «Le citazioni e le parti utilizzate
non vengono attribuite agli autori» Il fenomeno ormai è internazionale ma il
record è nostro TORINO Dario S. da Pisa si era preso un bell'applauso, una
stretta di mano e tanti complimenti per quella tesi di laurea così originale.
Argomento: la serie americana Family Guy e l'adult animation, il modello «South
Park», i cartoni animati per adulti, cinismo e irriverenza allo stato puro. Un
bel lavoro. Peccato che l'avesse copiato quasi per metà da Wikipedia,
intrecciando poi una raffica di analisi dei maggiori esperti italiani del
genere. Citazioni? Macché. Appropriazione indebita del pensiero altrui. Plagio,
a dar retta al codice penale. Nessuno se ne è accorto. E Dario si è laureato.
Il guaio è proprio quello: quasi mai qualcuno se ne accorge. Al massimo si
insospettisce. Forse c'è chi le tesi nemmeno le legge, o le scorre
distrattamente. Poi c'è la rete: milioni di documenti, chiunque li può
agguantare e riprodurre. E così sotto il naso dei professori universitari
italiani passano tesi scopiazzate, paragrafi - o interi capitoli - riprodotti
senza spostare nemmeno una virgola. Finisce che, in una tesi su due, almeno il
cinque per cento del testo è la fotocopia di un documento già pubblicato. Una
boutade? No, un calcolo scientifico. Se ne sono accorti i francesi di Six
Degres, società che ha sede in Savoia e un paio d'anni fa ha elaborato un
software. Si chiama «Compilatio», è un cervellone capace di passare al setaccio
qualsiasi testo e individuarne le parti copiate. Prima di andare a sbirciare in
casa d'altri, a inizio 2008, i francesi hanno sperimentato il sistema sui loro
studenti. Poi si sono spinti in Spagna e Germania. In Italia: respinti. In
Francia avevano lavorato con gli istituti di Economia e Management di Nantes;
in Spagna con l'Università di Saragozza; in Germania con l'Università di
Stoccarda. Da noi hanno fatto da soli. «Abbiamo chiesto a quasi tutti gli
atenei italiani. Non hanno voluto saperne», racconta Frederic Agnes, il patron
della società francese. «Tanti non hanno risposto; altri ci
hanno seppelliti sotto cumuli di burocrazia, richieste di autorizzazione e problemi di privacy, lasciandoci
intendere che era meglio sbrigarsela da sé». Insomma, sono andati a consultare
quasi duemila tesi inserite nei database degli atenei. E hanno messo il
cervellone al lavoro. Non sono rimasti delusi. Anzi: in una tesi su due
la parte di testo identica a lavori già esistenti superava il cinque per cento.
Significa che su un lavoro di 200 pagine - dimensione minima di una tesi
umanistica - 10 sono «fotocopiate» da altre pubblicazioni. Nel 25 per cento dei
casi la parte di testo «plagiata» oltrepassava il dieci per cento. Il record
spetta agli studenti di Medicina: il 70 per cento delle tesi contiene una
robusta dose di testo copiato; e così accade a Economia (65 per cento), Agraria
(53), Giurisprudenza (50) e via a scendere. Con un'avvertenza: «Non sono
citazioni riportate tra virgolette e attribuite al "legittimo proprietario"»,
racconta Elena Cavallero, ricercatrice che ha coordinato la parte italiana del
test. «Sono idee e concetti di persone terze presentati come propri. O di frasi
ricopiate parola per parola». Tecnicamente: plagio. Il sospetto, dentro gli
atenei, aleggia da un bel po'. Decine di professori si dicono «indifesi»,
raccontano che Internet ha reso la situazione ingestibile. Tempo fa, almeno,
copiare era faticoso. Anche caro. Per avere la tesi pronta senza aver scritto
una riga di proprio pugno, si doveva pagare qualcuno che si sobbarcasse
l'impresa o, almeno, sudare per ricopiare. Adesso bastano Internet e un «copia
e incolla». E così può succedere che uno studente dell'Università di Padova si
sia laureato con una tesi sull'urbanizzazione delle metropoli europee grazie al
massiccio - e involontario - contributo di un «peso massimo» della sociologia
come Arnaldo Bagnasco. Il cervellone francese mostra in grassetto interi
paragrafi di illuminate considerazioni sulle categorie di «deurbanizzazione» e
«contro-urbanizzazione». Peccato che siano le stesse - persino le virgole e gli
«a capo» - riportate negli atti di un convegno a cui aveva partecipato il
sociologo torinese. Resta una magra consolazione: quando i ricercatori di Six
Degres sono andati a indagare in casa propria, o tra spagnoli e tedeschi, non è
andata molto meglio. Si copia alla grande anche lì. Nessun allarme, però: i
primi della classe siamo sempre noi. E, a differenza nostra, all'estero ogni
tanto sembra che qualcuno se ne accorga.5 Professor Ugo Volli, lei insegna
Semiotica all'Università di Torino e ogni anno segue decine di tesi. Mai
incappato in un copione? «Come no. Tempo fa uno studente mi presentò come sua
tesi il lavoro di un mio assistente». Conseguenze? «Non ricordo. Ma ricordo di
persone invitate a ritirarsi dalla sessione, o lauree annullate dai tribunali».
La sorprende sapere che una tesi su due contiene copiature? «No. Noi docenti
combattiamo una battaglia disperata contro il saccheggio della rete da parte
degli studenti». Una battaglia persa? «Non sempre, ma è durissima. Controllare
è quasi impossibile: ogni tanto, assalito dai sospetti, prendo qualche riga qua
e là e la copio su Google per vedere che cosa succede. Internet ha peggiorato
la situazione: è una marmellata a portata di mano ed è facile immaginare che
tanti ci caschino». Come se ne esce allora? «Forse la tesi di laurea, nelle sue
forme attuali, è obsoleta. Perché chiedere 300 pagine a uno studente che, nella
vita, scriverà al massimo qualche messaggio su Twitter?».\
(
da "Stampa, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Una
girandola di progetti Tanti mini lotti, affidati alle solite tre imprese Il
castello: una girandola di progetti, due studi di professionisti interessati,
sempre gare pubbliche e tanti mini lotti aggiudicati alle solite tre o quattro
imprese. Ecco le tappe. Nel 1998 primo intervento di consolidamento: l'impresa
è la Mediterranea Restauri di Catania, su progetto dello studio cuneese
Viganò-Lovizolo (piano nobile, impianto termico, rifacimento copertura). Tre
lotti, cinque anni di lavoro. Spesa 1 milione 373 mila euro. Nel 2003 incarico
di consulenza allo studio AeA di Torino e progetto a lungo raggio per arrivare
all'obiettivo museo. Interessati anche gli studi Proto (impiantistica)e
Officina Progetti(struttura e sicurezza). Frenata
d'obbligo, persi nei meandri della burocrazia, approvazioni delle varie Sovrintendenze e finanziamenti che
arrivano a goccia. Nel 2006, prima pietra con due mini lotti sotto i 500 mila
euro (restauro architettonico e strutture per ascensore panoramico), con
l'impresa Zoppoli & Pulcher. Viene anche ridata luce sempre nella
«sala nobile» agli affreschi e agli stucchi barocchi (246 mila euro, impresa
Ottaviano). E l'attenzione si sposta anche al piano mansardato (858 mq) per
renderlo immediatamente ricettivo, lavoro a base d'asta per 453 mila 472 euro
(ancora Zoppoli & Pulcher).
(
da "Stampa, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
CAVOURIL
FUNZIONARIO PERÒ NON ACCETTA LA CANDIDATURA A FUROR DI POPOLO Arrivato in paese
dopo la crisi di giunta ha completato decine di progetti "Egregio
commissario resti lei a fare il sindaco" Lettere e mail al viceprefetto
Ventrice: non vada via [FIRMA]GIAMPIERO MAGGIO CAVOUR Appena arrivato in paese,
i cittadini si sono guardati in faccia e qualcuno ha sbottato: «Ci mancava solo
il commissario, con tutti i problemi che già abbiamo un burocrate proprio non
ci voleva». Dopo un anno esatto dalla spaccatura in maggioranza che aveva
lasciato Cavour senza sindaco e consegnato il palazzo al viceprefetto Claudio
Ventrice, il paese è stato rivoltato come un calzino. E adesso tutti, o quasi,
insistono perché lui si candidi alle prossime elezioni amministrative di
giugno. «Mi arrivano decine e decine di e_mail e lettere al giorno - dice
Ventrice - , è gente che ha capito l'entusiasmo che ho messo nel mio lavoro e
ora mi chiede di candidarmi a sindaco». Attestati di stima che non si
aspettava. «Ma che mi riempiono di orgoglio» dice. Chi credeva che il suo
arrivo ingessasse la macchina operativa del Comune, oggi si è ricreduto. Tanto
per dire: sono arrivate le opere che Cavour attendeva da anni, come la rotonda
di Gemerello lungo la regionale per Pinerolo e l'accordo con l'Aipo per la
ricostruzione dei guadi sul Pellice e sul Chisone. E ancora: la pista ciclabile
intorno alla rocca, la sistemazione della casa delle associazioni e il nuovo
salone polivalente. L'elenco delle cose fatte non si ferma qui: c'è la riqualificazione
dell'ala comunale di piazza Sforzini, sono stati assunti due nuovi dipendenti
comunali, è partita la campagna di sensibilizzazione sulla raccolta rifiuti.
«Ho la fortuna di poter decidere autonomamente - spiega il viceprefetto - e
senza opposizione. Ma bisogna anche aver voglia di non limitarsi alla gestione
ordinaria». Lo ha detto anche il vicepresidente della giunta provinciale,
Sergio Bisacca: «Ventrice è la dimostrazione di come possa
essere sconfitto il grigiore della burocrazia». E la candidatura? Ventrice: «Dovrei dimettermi da vice
prefetto. A malincuore, devo dire di no ai cittadini». A giugno le liste
saranno tre. Quella di Pier Giorgio Bertone, già sindaco di Cavour in passato:
«Per Ventrice - spiega - avrei fatto un passo indietro. Sono stato uno
dei suoi sponsor». Della partita faranno parte anche Silvio Fenoglio, l'ultimo
primo cittadino del paese e Giancarlo Perassi. In quanto a Ventrice, lui
tornerà Cavour. «Da turista - dice - anche se sto pensando di comprare casa e
stabilirmi qui».
(
da "Repubblica, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina
11 - Cronaca Quando la diga "balla" su una faglia un impianto su tre
è a rischio sisma La denuncia: controlli ridotti, fondi tagliati e
commissariamenti Il dossier ANTONIO CIANCIULLO ROMA - Tante dighe e pochi
controlli. Un grande bisogno di acqua in sicurezza e fondi sempre più scarsi. è
una delle contraddizioni da manuale del caso Italia, un esempio classico dei
problemi che vengono insabbiati finché un´emergenza non mostra che il re è
nudo. Abbiamo 552 dighe che superano i 15 metri di altezza o hanno un invaso da almeno
un milione di metri cubi, 10 mila mettendo nel conto anche le più piccole. Un
terzo è in zona sismica: c´è da aver paura? Basta un giro di telefonate agli
esperti per capire che la diga in sé non è un problema dal punto di vista
tecnico. La maggior parte è del tipo chiamato "a gravità": vuol dire
che il peso le tiene ancorate alla terra, un po´ come se si costruisse una
collina artificiale per formare un piccolo lago. Le altre, quelle costruite
"ad arco" per mancanza di spazio, nelle valli strette, sono
progettate per resistere a impatti molto superiori a quelli ipotizzabili.
Eppure due dighe sono crollate in Italia nella prima metà del secolo scorso,
una ha retto senza evitare la catastrofe (il Vajont del 1963), un´altra si è
sbriciolata facendo 268 morti (in Val di Stava, nel 1985). «Le grandi dighe
sono tra le strutture più sicure e più controllate», replica Luigi Natale,
docente di costruzioni idrauliche a Pavia. «Per spiegare i disastri accaduti
bisogna tenere conto di due elementi. Il primo è che le due dighe crollate
prima della seconda guerra mondiale erano state costruite con criteri che oggi
sono superati. Il secondo è che in Val di Stava non c´era uno sbarramento
pensato e progettato come diga. Io vedo, piuttosto, un problema di sprechi
legato alle difficoltà di gestione: essere costretti a tenere un certo numero
di invasi vuoti per ritardi legati ai controlli e alle autorizzazioni comporta
un danno economico importante in un paese in cui l´energia idroelettrica conta
e l´acqua è sempre più preziosa in campo agricolo». Tra la sicurezza teorica e
quella pratica ci sono di mezzo i collaudi e le verifiche: una responsabilità
che da anni è oggetto di un poco rassicurante ping pong. Prima toccava al
Servizio nazionale dighe, poi è stato il turno del Rid (Registro italiano
dighe), infine la palla è tornata al ministero delle Infrastrutture. Passaggi
segnati da un progressivo taglio dei fondi a disposizione della macchina per la
sicurezza. Tanto che l´ultimo atto, la creazione di un super commissario, ha
creato una vivace protesta sindacale che ha denunciato «l´emergenza cronica».
Inoltre, secondo Lucio Ubertini, presidente del Gruppo nazionale per la difesa
dalle catastrofi idrogeologiche del Cnr, la divisione tra grandi e piccole
dighe è piuttosto arbitraria. «Non è detto - sostiene - che
uno sbarramento alto 14
metri sia sempre meno pericoloso di uno alto 15. Occorre
distinguere caso per caso. Il punto debole del sistema è proprio questo:
eccesso di burocrazia,
precarietà delle strutture di vigilanza, rallentamento della macchina dei
controlli».
(
da "Repubblica, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina
VII - Bologna Cantelli Forti: basta con le oligarchie in Ateneo «PENSO di
vincere? Certo. Non è presunzione, ma agli elettori chiedo di andare a vedere
il curriculum dei candidati. A parole diciamo tutti le stesse cose, siamo
piatti. Ma la scelta va fatta su chi sa guidare la macchina per davvero. Un
esempio? Tutti diciamo che bisogna andare a Roma, ma c´è che non sa nemmeno
l´indirizzo e chi invece si è seduto nelle commissioni». Giorgio Cantelli
Forti, professore di Farmacologia, uno dei sette candidati al rettorato, ha
presentato il suo programma. «Il rinnovamento dell´Ateneo: crescere insieme per
crescere tutti» è lo slogan della sua presentazione, da ieri via Internet al
sito www. cantelliforti. it. Tra le priorità indicate, Cantelli Forti indica
«un governo dell´Ateneo più partecipato e meno oligarchico». Poi, da oppositore di Calzolari sin dalla corsa al rettorato nel 2000,
attacca «un´amministrazione centrale faraonica, la burocrazia, i troppi dirigenti» e la gestione del bilancio. «Da troppi anni
viene detto che non ci sono risorse. Ma l´Ateneo non ha avuto cali nella
contribuzione ministeriale, ha perso fondi dagli introiti esterni e delle tasse
studentesche». Cantelli punta su «un´edilizia competitiva», sul
decentramento dei servizi, sulla valorizzazione di biblioteche e musei
nell´area umanistica. E conclude: «L´elettorato per scegliere deve chiedersi:
chi ci tira fuori da questa situazione? Io ho un seguito e idee per affrontare
i tempi difficili. Se non ci sarà la possibilità di essere eletto, perché
l´elettorato non lo capisce, tornerò a fare il professore. Pazienza, sarò
costretto a farmi delle risate». (il. ve.)
(
da "Stampaweb, La"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Dario S.
da Pisa si era preso un bellapplauso, una
stretta di mano e tanti complimenti per quella tesi di laurea così originale.
Argomento: la serie americana Family Guy e ladult animation, il modello
«South Park», i cartoni animati per adulti, cinismo e irriverenza allo
stato puro. Un bel lavoro. Peccato che lavesse
copiato quasi per metà da Wikipedia, intrecciando poi una raffica di analisi
dei maggiori esperti italiani del genere. Citazioni? Macché. Appropriazione
indebita del pensiero altrui. Plagio, a dar retta al codice penale. Nessuno se
ne è accorto. E Dario si è laureato. Il guaio è proprio quello: quasi mai
qualcuno se ne accorge. Al massimo si insospettisce. Forse cè chi le tesi nemmeno le legge, o le scorre
distrattamente. Poi cè la rete: milioni di documenti, chiunque li può
agguantare e riprodurre. E così sotto il naso dei professori universitari
italiani passano tesi scopiazzate, paragrafi - o interi capitoli - riprodotti
senza spostare nemmeno una virgola. Finisce che, in una tesi su due, almeno il
cinque per cento del testo è la fotocopia di un documento già pubblicato. Una
boutade? No, un calcolo scientifico. Se ne sono accorti i francesi di Six
Degres, società che ha sede in Savoia e un paio danni
fa ha elaborato un software. Si chiama «Compilatio», è un cervellone capace di
passare al setaccio qualsiasi testo e individuarne le parti copiate. Prima di
andare a sbirciare in casa daltri, a inizio
2008, i francesi hanno sperimentato il sistema sui loro studenti. Poi si sono
spinti in Spagna e Germania. In Italia: respinti. In Francia avevano
lavorato con gli istituti di Economia e Management di Nantes; in Spagna con lUniversità di Saragozza; in Germania con
lUniversità di Stoccarda. Da noi hanno fatto da soli. «Abbiamo chiesto a
quasi tutti
gli atenei italiani. Non hanno voluto saperne», racconta Frederic Agnes, il
patron della società francese. «Tanti non hanno risposto; altri
ci hanno seppelliti sotto cumuli di burocrazia, richieste di autorizzazione e problemi di privacy, lasciandoci
intendere che era meglio sbrigarsela da sé». Insomma, sono andati a consultare
quasi duemila tesi inserite nei database degli atenei. E hanno messo il
cervellone al lavoro. Non sono rimasti delusi. Anzi: in una tesi su due
la parte di testo identica a lavori già esistenti superava il cinque per cento.
Significa che su un lavoro di 200 pagine - dimensione minima di una tesi
umanistica - 10 sono «fotocopiate» da altre pubblicazioni. Nel 25 per cento dei
casi la parte di testo «plagiata» oltrepassava il dieci per cento. Il record
spetta agli studenti di Medicina: il 70 per cento delle tesi contiene una
robusta dose di testo copiato; e così accade a Economia (65 per cento), Agraria
(53), Giurisprudenza (50) e via a scendere. Con unavvertenza: «Non sono citazioni riportate tra
virgolette e attribuite al legittimo
proprietario», racconta Elena Cavallero, ricercatrice che ha coordinato
la parte italiana del test. «Sono idee e concetti di persone terze presentati
come propri. O di frasi ricopiate parola per parola». Tecnicamente:
plagio. Il sospetto, dentro gli atenei, aleggia da un bel po. Decine di professori si dicono «indifesi», raccontano
che Internet ha reso la situazione ingestibile. Tempo fa, almeno, copiare era
faticoso. Anche caro. Per avere la tesi pronta senza aver scritto una riga di
proprio pugno, si doveva pagare qualcuno che si sobbarcasse limpresa o, almeno, sudare per ricopiare. Adesso bastano
Internet e un «copia e incolla». E così può succedere che uno studente
dellUniversità di Padova si sia laureato con una tesi sullurbanizzazione delle metropoli europee grazie al
massiccio - e involontario - contributo di un «peso massimo» della sociologia come
Arnaldo Bagnasco. Il cervellone francese mostra in grassetto interi paragrafi
di illuminate considerazioni sulle categorie di «deurbanizzazione» e
«contro-urbanizzazione». Peccato che siano le stesse - persino le virgole e gli
«a capo» - riportate negli atti di un convegno a cui aveva partecipato il
sociologo torinese. Resta una magra consolazione: quando i ricercatori di Six
Degres sono andati a indagare in casa propria, o tra spagnoli e tedeschi, non è
andata molto meglio. Si copia alla grande anche lì. Nessun allarme, però: i
primi della classe siamo sempre noi. E, a differenza nostra, allestero ogni tanto sembra che qualcuno se ne accorga.
(
da "Denaro, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Campania
Intervista Mariano D'Antonio Dobbiamo recuperare il tempo perso "Da quando
sono assessore al Bilancio ho avuto modo di rendermi conto che la Sanità
campana è dotata di un livello medio alto di professionalità ma di un grave
fdeficit dal punto di vista organizzativo. Dobbiamo recuperare il tempo
perso". Mariano D'Antonio, assessore regionale al Bilancio e componente
della cabina di regia punta alla riforma della macchina amministrativa della
sanità regionale. Assessore, lei ha sempre sostenuto di non conoscere i conti
della sanità regionale attribuendo al suo ex collega Montemarano ogni
responsabilità sui conti di Asl e ospedali. Ora con Santangelo la situazione
cambierà. La mia lamentela non era riferita alla livello di qualità delle cure.
Ho avuo modo di rendermi conti, in questi mesi di responsabilità di governo
come componente della giunta, del fatto che il livelloi delle cure è di livello
medio alto. Cos'è che non va? La macchina burocratico amministrativa. Troppa burocrazia? Non è solo questione di carte ma di come queste carte sono
redatte, in quali tempi e con quali procedure. Parliamo dei bilanci, la
Campania è sottoposta a un duro piano di rientro dal deficit... Sì, proprio per
questo vanno immediatamente uniformate le procedure di archiviazione e
fatturazione. Vanno utilizzati gli stessi protocolli informatici, le
stesse modalità di redazione della contabilità secondo principi uniformi e
certificati. Ma non c'è già Kpmg? Sì, certo, ma ci sono state molte difficoltà
anche da parte dell'advisor di implementare i dati a sua disposizione e
effettuare controlli sulla contabilità delle aziende per i motivi che ho appena
citato. Ce la farà Santangelo e i commissari Asl ad evitare la bocciatura del
governo. Credo di sì, lo spero. Ho conosciuto Santangelo, ce la può fare. I
commissari stanno lavorando. Bisogna recuperare il tempo perduto. del
18-04-2009 num.
(
da "Denaro, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Commenti
la crisi economica La strada che conduce allo sviluppo? Si chiama piccola
impresa Pietro Di Lorenzo Gli anni della grande azione governativa per
l'industrializzazione (che brutto termine!) del Mezzogiorno sono trascorsi
lasciandoci macerie e disoccupazione. Tanti debiti e fallimenti, all'ombra di
immeritate carriere politiche e tanti sogni infranti su di un muro fatto di
licenziamenti, prepensionamenti, mobilità, cassa integrazione e miserevoli
bonus. I grandi boiardi di stato con un seguito di politicanti senza scrupoli
hanno di fatto, svenduto il territorio e danneggiato intere generazioni. La
classe politica dirigente, cresciuta con questi presupposti, è quindi
completamente inadeguata e delegittimata. Scarsa credibilità, che, unita al
metodo attuale di selezione dei parlamentari, fanno aumentare ancor di più il
distacco dei cittadini dalla politica. Ma ritornando al mondo produttivo, come
si fa a giustificare la moltiplicazione di immensi capannoni e l'inaugurazione
di aziende che hanno prodotto soltanto per pochi mesi? Com'è possibile
immaginare ancora grossi insediamenti industriali ed aree urbanizzate
sostenendo costi di milioni e milioni di euro, sapendo che nessun imprenditore
serio verrà a produrre in certe zone dove c'è una forte conflittualità ed una
carenza di infrastrutture e servizi che rendono il prodotto fuori mercato? I
responsabili dei disastri sono sulla bocca di tutti, ovviamente sono invece più
numerosi e occultati coloro che ci hanno lucrato. Anche oggi c'è magari chi
continua ad arricchirsi, speculando tra le tante emergenze sulle spalle dei
poveri malcapitati. Un vero imprenditore, quello con la "I
maiuscola", non lascia la "sua azienda", anzi, come un comandante
di una nave è l'ultimo ad abbandonarla, prima che questa affondi! Parliamo
ovviamente degli imprenditori legati al territorio, di quelli che sono fieri di
stare nel reparto produzione, che fanno a meno, all'occorrenza, di segretarie e
lussuosi uffici direzionali, che aprono la "saracinesca" ogni
mattina. Quelli che non licenziano, quelli che non chiedono niente allo stato.
Anzi chiedono allo Stato soltanto di garantire la sicurezza, le infrastrutture,
i servizi. I veri imprenditori pagano le tasse e accompagnano i dipendenti
volenterosi verso la creazione di nuove aziende, sono quindi un vero e proprio
volano di sviluppo per il territorio, diventandone una attrattiva.I veri
imprenditori pagano i fornitori e puntualmente i dipendenti, ma poi soffrono se,
a causa dell'inefficienza della giustizia civile, devono attendere dieci anni
per una sentenza. Ed allora per innescare lo sviluppo, quello vero, sarebbe il
caso che i politici facessero una buona volta i politici e, specialmente chi si
trova alla guida di istituzioni ed enti locali, la smettesse di inventarsi
imprenditore (con i soldi pubblici). C'è invece tanto, tantissimo da fare per
far funzionare e rendere efficienti le amministrazioni locali, eliminare la burocrazia, rendere più rapidi e certi i pagamenti, eliminare gli sprechi e
far funzionare la cosiddetta "macchina amministrativa".Nel mentre si
fa questo, ecco che, naturalmente, riappariranno le vere imprese, quelle
piccole, quelle che nonostante tutto continuano a produrre e magari ad assumere.
Senza bisogno di finanziamenti a fondo perduto e senza bisogno di sponsor
politici. del 18-04-2009 num.
(
da "Giornale.it, Il"
del 18-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
La
Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale
presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei
rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le
frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del
Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il
Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da
una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica
amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando
anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione
morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo
che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore -
forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del
Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt
Zimowski, che dal 1983 al 2002
ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della
fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i
capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci
sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko
al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 2 ) » (2 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica
sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà pubblicata la
terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse
l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in
veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere
pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum
progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato
disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di
dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di
lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi
finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del
2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa
di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe
slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data
sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che
l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va
bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale
che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al
testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata,
infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente,
per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito
affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere
modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque
essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di
Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a
ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha
festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più
stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta
(Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le
nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella
del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario
cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la
Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà
al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere
sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria
di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci
di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al
momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad
arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin
(sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per
l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo
Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il
Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso
l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si
parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione
della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al
riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 36 ) » (10 votes, average: 3.5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per
la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi
della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso
responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo
al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone
colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima
possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua
vicinanza e la sua solidarietà. Aggiornamento del 18 aprile: il direttore della
Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha annunciato che la visita del Papa ai
terremotati dell'Abruzzo si svolgerà nella mattinata di martedì 28 aprile.
Scritto in Varie Commenti ( 61 ) » (9 votes, average: 3.67 out of 5) Loading
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Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un
abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del
silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i
discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che
era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia
e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la
Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa
notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la
verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai
alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare,
mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili
annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano,
il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli
indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella
resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova
storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la
sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche
mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con
cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore
ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato
davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante
dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita
nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo
grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina.
Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto
una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una
compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui,
il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La
risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù.
L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto
l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti.
Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (10 votes, average: 4.7 out of 5) Loading
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Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa.
Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla
tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che
coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la
nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon
(designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI).
La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un
politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna
di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito
democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine
culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone:
una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (9
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RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I
"trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli
immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a
forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati,
lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa
intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei
suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in
Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 74 ) » (7 votes, average: 5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il
cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato
in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di
Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II
"continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la
fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento
attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione:
in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo,
potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a
ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario
al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino"
una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano"
speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno
di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo
prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società
all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una
condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 56 )
» (11 votes, average: 4.91 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli ©
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09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di
ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per
il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra,
così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi
pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90%
del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa
subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale
situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione,
perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono
quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la
responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più
potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre
pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti
nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché
sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i
provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti".
"Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per
il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del
venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti
economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il
commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che,
quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del
loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo.
Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima
analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di
ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle
finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (10 votes, average: 5 out of
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Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta
sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo
libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni,
edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per
fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una
controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci
numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo
dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo
inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa
un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro
che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla
cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre
laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito,
e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio
questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie
di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di
una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che
avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove
testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato
che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto
medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio,
applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole
credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie
Commenti ( 125 ) » (19 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di
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articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi
Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero,
Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il
primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e
dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie,
dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà
estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su
cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che
hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti
dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la
distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la
diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così
come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti
umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre
giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da
Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina
mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in
Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport
nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà
dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione,
leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la
prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto
attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito,
sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del
«pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare,
chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in
terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro
pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo.
L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa
crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra
viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la
critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti,
bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni
Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla
memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese
decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di
contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e
Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta
alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana,
per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente
di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice
e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph
Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i
fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine,
abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la
sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti
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exsultet.net: Papstbrief als Reaktion blogring.org: Blogring per andrea...
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Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale.
it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read
"How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in
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(
da "Repubblica, La"
del 19-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina
34 - Cultura A piedi sui sentieri ribelli Un altro modo di ricordare Ricorrenze
l´attualità Parlano meglio di tanti discorsi e monumenti. Sono i luoghi dove le
cose accaddero, le mulattiere tra i canaloni e gli alpeggi che ci possono fare
capire oggi perché nacque, nei nostri padri, la scelta di mettersi fuorilegge,
di non rassegnarsi, di rispondere a un "muto bisogno di decenza". Ora
un libro ci fa da guida, alla vigilia del 25 aprile, sulle montagne della
Resistenza PAOLO RUMIZ q uando uscimmo dalla nebbia a quota tremila, sul
versante nord del crinale si spalancò il biancore abbacinante dei ghiacciai
svizzeri. Era l´estate 2003, l´intera Val d´Aosta era immersa nella bambagia e,
in direzione ovest, verso il colle del Gran San Bernardo, una cresta seghettata
come la mascella di un caimano scendeva fino a un gigantesco portale serrato da
baluardi di roccia: la Fenètre Durand. Un posto fuori dal mondo, coperto di
muschio e fiori gialli, immerso in un silenzio rotto solo dai fischi delle
marmotte. La sera, a Ollomont, mille metri più sotto, ci dissero che nel
settembre 1943 Luigi Einaudi era passato di lì per riparare in Svizzera. Ci
mostrarono una foto di quei giorni: il futuro presidente della Repubblica
portava basco, alpenstock, braghe alla zuava e una giacca di tweed. Seduto su
un prato, aspettava la guida che l´avrebbe portato oltre, e quella guida era
uno dei massimi alpinisti italiani. Un mito, Ettore Castiglioni. La sua firma
l´avevo trovata ovunque, sulle pareti più impervie tra le Dolomiti e il Bianco.
Pochi mesi dopo quella trasferta partigiana, Castiglioni sarebbe morto nella
tormenta sulle stesse cime dove s´era nascosto per portare all´estero
oppositori politici ed ebrei in fuga. Insieme ad alcuni alpini, aveva scelto di
andare in montagna, fuirse para el monte, per ritemprarsi dai lutti di un
ventennio e ricominciare da zero una vita nuova. Erano passati sessant´anni, ma
Einaudi e Castiglioni erano ancora lì, presenti, nella nebbia della Fenètre
Durand. Quel sentiero in Valpelline parlava meglio di tanti libri e monumenti.
La strada tra nebbia e ghiacciai diceva un cosa semplice: per capire dov´era
nata, nei nostri padri, la scelta solitaria e irrevocabile di mettersi
fuorilegge, bisognava sporcarsi gli scarponi, calpestare le mulattiere
percorse, prima che dai partigiani, da contrabbandieri, vagabondi ed eretici. E
magari capire che la Resistenza è cosa che continua, contro nemici talvolta più
infidi di allora: la pestilenza dello spopolamento, il globale che uccide le
diversità, la burocrazia che massacra di divieti l´economia di quota: pastorizia, malghe,
rifugi. Ed è quanto accade, finalmente. C´è, in silenzio, una svolta nella
memoria nazionale sul più bistrattato dei temi, la guerra di Resistenza. Dopo
tanta retorica e tante polemiche, si torna ai luoghi, perché i luoghi - almeno
quelli - sono indiscutibili. Le Langhe del partigiano Johnny raccontate
da Beppe Fenoglio; le impervie valli bellunesi dove passò Luigi Meneghello; le
Apuane arcigne del romanzo di James McBride; le scarpate liguri, piene di cardi
e ricci di castagno, penosamente calpestate da Italo Calvino. Tornare dunque
alle "montagne ribelli". Così le chiama Paola Lugo nel libro dallo
stesso titolo che esce alla vigilia del 25 aprile per Mondadori. Camminare per
ricordare, perché l´andatura è la base della narrazione e perché i partigiani,
prima di sparare, camminarono disperatamente, macinarono chilometri in giorni e
notti di paura, pioggia, solitudine, smarrimento, nel freddo bestia o nel caldo
feroce dei canaloni. Camminare perché ricordare "con i piedi",
talvolta, è meglio che commemorare con le parole. Il 24 aprile a mezzanotte, su
Raidue, Roberta Biagiarelli reciterà il suo Neve di giugno arrampicandosi col
mitragliatore Sten nella nebbia gelida per i sentieri dell´Appennino di
Piacenza fino alle alture di Pradovera, nude come l´Anatolia, e il giorno dopo
a Sperongia, tra la Val d´Arda e la Val Trebbia, si inaugurerà un museo della
Resistenza con annessi dodici chilometri di sentiero: un labirinto, nei boschi
dove combatté Giovanni lo Slavo, colonna della trentottesima brigata Garibaldi
in azione sulla Linea Gotica. A maggio a Recoaro, nella valle delle acque
minerali, si apre un sentiero per ricordare i mesi belli e terribili in cui
furono soprattutto le ragazze del Vicentino a garantire approvvigionamenti,
armi e collegamento con gli Alleati. Donne come la staffetta Cesira Benetti,
mai pentita nonostante le torture fasciste, che scappò dal carcere di
Peschiera, camminò quattro giorni e quattro notti per tornare a casa sulle sue
Dolomiti solo per ricominciare imperterrita ad aiutare imboscati. Risentire
l´odore dei luoghi, avvertire sotto gli scarponi «la terra ancestrale» aiuta a
ricuperare la dimensione dell´antiretorica e del disincanto, la sofferta
umanità di una scelta. Tornare dunque al territorio: vagare come Fenoglio
nell´infinito «Sinai delle colline», il vasto deserto delle alte Langhe, «con
nessuna vita civile in cresta e appena qualche sventurato casale nelle pieghe
di qualche vallone». Sentire il vento «vesperale, luttuoso, cricchiante»,
l´odore dei casali bruciati dalle rappresaglie e la «felicità del camminare in
un libero aliare di venti». Ne esce una storia fatta spesso di dubbi e
scoramenti più che di forte coscienza politica, come mostra Calvino nel suo
Sentiero dei nidi di ragno tanto osteggiato, quarant´anni fa, dalla sinistra
italiana. Vero, i ribelli della storia sono i «peggiori possibile», e formano
un reparto «tutto composto di tipi un po´ storti». Ma che senso ha, obietta
Calvino contro i suoi detrattori, parlare solo di eroi? Molto meglio raccontare
«chi si è gettato nella lotta senza un chiaro perché» e spiegare «l´elementare
spinta di riscatto umano» che l´ha spinto ad agire. Se non ora, quando è la
domanda che Primo Levi si pone ripensando a quei giorni, la domanda che sta
alla base della scelta. Il bisogno di reagire contro l´annichilimento in atto
viene prima del senso del dovere, dell´amor di patria, del bisogno di
autogoverno, dell´istinto di vendetta, dell´odio o del senso dell´onore. Ed è
lì che capisci, nei boschi e sulle montagne, tornando sessant´anni dopo negli
spazi franchi della rivolta. è lì, camminando, che tra il �43 e il �45 si
riforma un barlume di coscienza politica nel popolo italiano. Tornare, s´è
detto, è anche scoprire che la guerra continua, con sconfitte, piccole vittorie
e disperati arroccamenti. Paola Lugo racconta che nel piccolo bed & breakfast
di Baiardo, base dei sentieri partigiani raccontati da Calvino, i gestori
vivono la loro quotidiana resistenza in una terra sempre più dimenticata da Dio
e dagli uomini. Nella valle del Mis, sopra Belluno, il peggio è venuto dopo la
guerra: i paesi bruciati dai nazifascisti erano stati appena ricostruiti, e già
una diga finiva per sommergerli o desertificarli, sfigurando uno dei posti più
arcani delle Dolomiti. Gli abitati di Zeri, sotto il crinale che divide la
Toscana dalla Liguria, nutrirono nel �43-44 talmente tanti soldati alleati in
fuga dalla prigionia che la popolazione dovette subire feroci rappresaglie.
Oggi a Zeri giovani donne hanno ripreso con coraggio la pastorizia dopo
l´abbandono degli anni Sessanta. Pascolano, mungono, tosano, caparbiamente. E
spesso devono combattere contro lo scetticismo, l´ostilità degli stessi
valligiani. Per non parlare della stupida vergogna italiana delle radici
contadine, o delle invidie che separano i pochi rimasti nelle terre estreme,
come settant´anni fa gli abitanti di Eboli nel libro di Carlo Levi. E che dire
di Erto, sopra la diga assassina del Vajont raccontata da Marco Paolini e Mauro
Corona. Da nessun´altra parte il paesaggio parla più chiaro. Dopo l´aggressione
totalitaria arrivò l´aggressione idroelettrica, che fu nettamente la peggiore.
Sarà un caso, ma l´azienda veneta che fece i lavori era in mano a una famiglia
che aveva finanziato l´impresa coloniale fascista. Sarà una coincidenza, ma la
battaglia contro la diga annunciatrice di disastri fu iniziata da un´ex
partigiana, Tina Merlin, che grazie alle infinite traversate come staffetta,
aveva imparato ad aguzzare la vista e ascoltare gli avvertimenti dei vecchi.
Quando, dopo l´apocalisse, si volle imporre ai montanari l´insulto di un
trasferimento forzato a valle, a sorpresa metà paese resistette. Come nel
�43, un «muto bisogno di decenza» aveva sconfitto la rassegnazione; così gli
ertani bloccarono le camionette dei carabinieri e - visto che gli edifici erano
inagibili - tennero consiglio comunale in piazza. Oggi sappiamo che è grazie a
quella resistenza supplementare che i monti attorno al Vajont non sono già un
deserto. Come dopo l´8 settembre del �43, anche dopo la frana del Toc lo
scontro era stato contro la tirannia di un pensiero unico che annichiliva i
luoghi. E non è un caso che i sentieri delle due "guerre di
liberazione" a Erto coincidano. è sull´altopiano di Asiago, al ritorno da
una lunga prigionia che l´ha distrutto nell´anima e nel corpo, che Mario Rigoni
Stern capisce che il suo destino è quello di battersi per la sua montagna.
Succede quando gli amici lo convincono a ricuperare il corpo di due partigiani,
gettatisi in un dirupo sopra la Valsugana per non essere catturati dai
nazifascisti. Un viaggio penoso e muto, sugli stessi sentieri della Grande
Guerra, un viaggio dove nessuno cerca «di ricostruire l´ultimo atto di quella
vita spenta in un canalone» ma dove finalmente i conti tornano. Da allora il
Mario vivrà la Resistenza non come libro chiuso o come medaglia al petto, ma
come dimensione di vita. Fino agli ottanta suonati tuonerà, ascoltatissimo
dalle più alte cariche dello Stato, contro la strategia dell´abbandono dei
territori. Ma la passione civile che lo brucerà fino all´ultimo dei suoi giorni
era nata dagli scarponi ben prima che dai libri. Dalla fatica spesa sui
sentieri, le crode e i pascoli coperti di ranuncoli.
(
da "Stampa, La"
del 19-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
INTERVENTO
Michele Vietti In un momento di crisi profonda, le eccellenze culturali di una
provincia straordinaria come la nostra rappresentano una risorsa strategica e
inesauribile per il rilancio dell'economia. Ma perché gli investimenti possano
finalmente dare risultati, è essenziale imparare dagli errori del passato per
evitare di ripeterli. Perciò non condivido le opinioni della candidata del Pdl
alla Provincia. Certo, è il momento di trasformare la cultura in economia
reale. Ma continuare con il modello di gestione fin qui imposto significa
affossare in partenza qualunque piano di rilancio. E questo è tanto più grave
per chi vorrebbe imporre alla politica le regole imprenditoriali. E' inutile
evocare scenari improntati all'innovazione e all'efficienza se non si mettono
in discussione i meccanismi strutturali che hanno portato alla situazione
attuale. Perché a mancare non sono certo le opportunità per fare grande la
cultura piemontese. Quello che manca è un centro nevralgico che concentri in modo
razionale e coordinato gli sforzi per la sua promozione. Fin d'ora - e la
candidata del Pdl sembra accettare supinamente questo status quo (tanto per
rispondere ai latinismi altrui) - la filiera della cultura è sezionata e
sclerotizzata in rivoli di competenze, deleghe e burocrazie
che non fanno bene all'efficienza. Un sistema pachidermico e fragile. Le tristi
vicende dell'affaire Soria ne sono un drammatico esempio. Io auspico di
introdurre un modello imprenditoriale anche nella cultura, concentrando anziché
moltiplicare i soggetti decisionali, la selezione delle proposte che vengono
dal territorio, la responsabilità di allocare le risorse - mai scarse
come ora - e di concentrare gli sforzi sui progetti più meritevoli in base ad
una ferrea, razionale analisi costi-benefici. Solo così potremo fare della
cultura un volano importante per l'economia, capace di concorrere all'uscita
dalla crisi. I prossimi anni ci offrono sfide decisive, a partire dal 150°
dell'Unità d'Italia nel 2011. Le cadenti vestigia di quanto realizzato per
Italia '61 continuano a essere sotto i nostri occhi. Quasi a indicarci una
strada che è dovere di qualunque amministratore non percorrere più. \
(
da "Corriere della Sera"
del 19-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: Cronache data: 19/04/2009 - pag: 23 La svolta Il rapporto
sulla «guerra globale per i talenti». Più della lingua a
frenare la corsa è la burocrazia Università, l'Italia importa cervelli Gli studenti dall'estero
crescono del 20%: sorpasso su quelli in fuga Dal 2004 al 2006, gli studenti di
altre nazionalità sono passati da 40 mila a 48 mila, più venti per cento ROMA
Tra il 2004 e il 2006 i corsi delle nostre università, spesso al centro di
polemiche e di analisi impietose, hanno attratto un 20 per cento in più
di studenti di altre nazionalità: da 40 mila a 48 mila. Il 2006, per quanto
riguarda la capacità del nostro sistema universitario di richiamare iscritti
d'oltrefrontiera, è stato un anno di svolta. Il numero dei giovani stranieri
che hanno deciso di formarsi in Italia ha superato quello degli italiani che si
sono iscritti ad un ateneo d'oltreconfine. Nel 2004 infatti il numero dei
nostri ragazzi che emigravano per ragioni di studio superava di 4.251 unità
quello degli stranieri che frequentavano le nostre università. In buona
sostanza eravamo fuori dal novero dei Paesi sviluppati: nell'Ocse solo l'Italia
attirava meno studenti di quanti ne uscivano. Nel 2006 gli arrivi hanno
oltrepassato di 8.501 unità le partenze. Numeri molto piccoli se si tiene conto
di un flusso mondiale di due milioni e 700.000 studenti universitari che
studiano all'estero e che valgono 30 miliardi di euro. O se si guarda a quanto
accade in Europa. Ma quei dati segnano un'inversione di tendenza. Nella «guerra
globale per i talenti» qualcosa si sta muovendo anche nei nostri atenei? È
quanto sembra emergere da un'indagine sulle università italiane nel mercato
globale dell'innovazione condotta da «Vision», un «pensatoio » indipendente che
produce ricerche sociali e politiche (il rapporto sarà presentato il 20 alla
Camera, Palazzo Marini, alla presenza del ministro dell'Istruzione Mariastella
Gelmini). L'aumento delle iscrizioni di studenti stranieri non è solo una
curiosità statistica, un motivo di orgoglio per il nostro mondo accademico che
all'improvviso si scopre un po' più competitivo. Quei laureati, una volta
tornati a casa, manterranno vivo per molti anni un legame con la cultura, le
competenze e le capacità produttive del nostro Paese. Nei primi dieci posti per
la presenza di studenti stranieri(in rapporto agli iscritti e non in valore
assoluto) troviamo il Politecnico di Torino seguito da Bocconi, Trieste,
Politecnico di Milano, Urbino, Bologna, Trento, Genova, Camerino, Brescia,
Verona e Firenze. Il saldo tra studenti universitari stranieri in arrivo e in
uscita 8.501 giovani immigrati nel 2006 è poca cosa se paragonato a quello
degli Stati Uniti (535.492) dove tuttavia tra il 2000 e il 2006 si nota un calo
pari al 5 per cento. Ma le distanze restano forti anche se ci confrontiamo con
i nostri diretti competitori europei: Regno Unito (305.051), Germania
(183.122), Francia (181.730), Belgio (35.469) o Spagna (24.138). «Vision»
giunge alla seguente conclusione: «Mentre Francia, Germania e Regno Unito sono
abituati ad avere più del 10 per cento dei propri studenti che sono stranieri,
la media italiana è del 2 per cento». C'è la difficoltà della lingua.
L'Italiano non è un idioma veicolare, anche se nei migliori atenei sta
aumentando l'offerta di corsi in lingua inglese. La maggiore difficoltà sembra
però essere un'altra, almeno secondo l'indagine condotta da «Vision» nel
Politecnico di Torino tra ricercatori e studenti di master per lo più
colombiani e cinesi: il 60 per cento ha espresso un giudizio negativo sulla
nostra burocrazia e il 32 per cento sulle normative in
merito agli immigrati. «Una sorta di selezione al contrario conclude lo studio
attraverso la quale riduciamo l'emigrazione togliendo la parte migliore».
Giulio Benedetti
(
da "Corriere.it"
del 19-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
La
svolta Il rapporto sulla «guerra globale per i talenti». Università, l'Italia
importa cervelli Gli studenti dall'estero crescono del 20%: sorpasso su quelli
in fuga ROMA Tra il 2004 e il 2006 i corsi delle nostre università, spesso al
centro di polemiche e di analisi impietose, hanno attratto un 20 per cento in
più di studenti di altre nazionalità: da 40 mila a 48 mila. Il 2006, per quanto
riguarda la capacità del nostro sistema universitario di richiamare iscritti
d'oltrefrontiera, è stato un anno di svolta. Il numero dei giovani stranieri
che hanno deciso di formarsi in Italia ha superato quello degli italiani che si
sono iscritti ad un ateneo d'oltreconfine. Nel 2004 infatti il numero dei
nostri ragazzi che emigravano per ragioni di studio superava di 4.251 unità
quello degli stranieri che frequentavano le nostre università. In buona sostanza
eravamo fuori dal novero dei Paesi sviluppati: nell'Ocse solo l'Italia attirava
meno studenti di quanti ne uscivano. Nel 2006 gli arrivi hanno oltrepassato di
8.501 unità le partenze. Numeri molto piccoli se si tiene conto di un flusso
mondiale di due milioni e 700.000 studenti universitari che studiano all'estero
e che valgono 30 miliardi di euro. O se si guarda a quanto accade in Europa. Ma
quei dati segnano un'inversione di tendenza. Nella «guerra globale per i
talenti» qualcosa si sta muovendo anche nei nostri atenei? È quanto sembra
emergere da un'indagine sulle università italiane nel mercato globale
dell'innovazione condotta da «Vision», un «pensatoio» indipendente che produce
ricerche sociali e politiche (il rapporto sarà presentato il 20 alla Camera,
Palazzo Marini, alla presenza del ministro dell'Istruzione Mariastella
Gelmini). L'aumento delle iscrizioni di studenti stranieri non è solo una
curiosità statistica, un motivo di orgoglio per il nostro mondo accademico che
all'improvviso si scopre un po' più competitivo. Quei laureati, una volta
tornati a casa, manterranno vivo per molti anni un legame con la cultura, le
competenze e le capacità produttive del nostro Paese. Nei primi dieci posti per
la presenza di studenti stranieri(in rapporto agli iscritti e non in valore
assoluto) troviamo il Politecnico di Torino seguito da Bocconi, Trieste,
Politecnico di Milano, Urbino, Bologna, Trento, Genova, Camerino, Brescia,
Verona e Firenze. Il saldo tra studenti universitari stranieri in arrivo e in uscita
8.501 giovani immigrati nel 2006 è poca cosa se paragonato a quello degli Stati
Uniti (535.492) dove tuttavia tra il 2000 e il 2006 si nota un calo pari al 5
per cento. Ma le distanze restano forti anche se ci confrontiamo con i nostri
diretti competitori europei: Regno Unito (305.051), Germania (183.122), Francia
(181.730), Belgio (35.469) o Spagna (24.138). «Vision» giunge alla seguente
conclusione: «Mentre Francia, Germania e Regno Unito sono abituati ad avere più
del 10 per cento dei propri studenti che sono stranieri, la media italiana è
del 2 per cento». C'è la difficoltà della lingua. L'Italiano non è un idioma
veicolare, anche se nei migliori atenei sta aumentando l'offerta di corsi in
lingua inglese. La maggiore difficoltà sembra però essere un'altra, almeno
secondo l'indagine condotta da «Vision» nel Politecnico di
Torino tra ricercatori e studenti di master per lo più colombiani e cinesi: il
60 per cento ha espresso un giudizio negativo sulla nostra burocrazia e il 32 per cento sulle
normative in merito agli immigrati. «Una sorta di selezione al contrario
conclude lo studio attraverso la quale riduciamo l'emigrazione togliendo la
parte migliore». Giulio Benedetti stampa |
(
da "Stampa, La"
del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Ore
14,39: la terra trema Tanta paura, nessun danno Centralino dei pompieri in tilt
[FIRMA]ANDREA ROSSI L'Itis di Pinerolo è una specie di colabrodo. L'hanno
costruito pochi anni fa, eppure quando tira vento si scoperchia il soffitto,
quando piove l'acqua si infiltra e quando la terra trema sono dolori. La
Procura ha aperto un'inchiesta: troppi guai per un edificio così recente. Però
è anche un palazzo fortunato: il tetto è stato riparato, le falle tappate e è
si lavorato per a un'imbragatura che lo renda invulnerabile ai terremoti.
Metterlo in sicurezza contro il sisma è costato oltre un milione di euro. Ecco
perché l'Itis è fortunato: è riuscito a intercettare gli unici fondi destinati
al Piemonte per la messa in sicurezza degli edifici a rischio sismico. Di
milioni, adesso, ne mancano «solo» 52. Di edifici, 158. E questo è l'altro
versante di una storia che agita i sonni di 41 sindaci piemontesi.
Amministratori come Giovanni Laurenti da Perosa Argentina. La sua forse è una
provocazione, forse un grido di dolore; comunque lo ripete da tempo: «Se non mi
danno i soldi per sistemare le scuole, io l'anno prossimo non le apro». Non è
l'unico, in quel frammento di Piemonte che da sempre convive con il rischio che
un terremoto faccia venire giù tutto. In una regione che deve guardarsi le
spalle da frane, alluvioni ed esondazioni, la terra che trema non è mai stata
un incubo, se non in quell'angolo della provincia di Torino che da Pinerolo
sale verso Val Pellice, Val Chisone e Val Germanasca, fino a estendersi alla
bassa Valsusa. Quaranta Comuni in fascia due, la seconda in assoluto per
pericolosità secondo la classificazione sismica. Il quarantunesimo, l'ultimo, è Bagnolo, che per la burocrazia è in provincia di Cuneo ma, di fatto, è un'appendice della
Valpellice. E ora che la terra è tornata a tremare, vecchi timori si
risvegliano. Paolo Covato, che guida la giunta di Pinerolo, non fatica ad
ammetterlo: «Le nostre scuole, quasi tutte, sono sicure. Ma non posso
dire altrettanto per tutti gli altri comuni e per altri edifici pubblici di
Pinerolo, a cominciare da quello in cui lavoro ogni giorno». Il comune? Sì,
proprio lui. Palazzi, asili, scuole, palestre. In tutto, 159 edifici pubblici,
secondo l'ultima tabella redatta dalla Regione nel marzo del 2004. Tutti
ammassati in una zona ben precisa, in quei 40 comuni collocati in fascia due.
Indici di rischio alti, certe volte: anche 0,5 nella scala che va da zero a
uno. Per metterli a norma ci vorrebbero 53 milioni di euro: calcoli del 2004,
non sono in pochi a dire che oggi si sfonderebbe in un amen quota 60 milioni.
Niente paura, non ci sono soldi. «Non abbiamo finanziamenti per ristrutturare
le scuole e metterle in regola», racconta Laurenti. «E non possiamo accedere ai
fondi regionali. È una beffa: i soldi stanziati per le ristrutturazioni sono
destinati esclusivamente a edifici già a norma». Un paio di settimane fa, prima
del disastro de L'Aquila, i sindaci dei quarantun Comuni si sono riuniti. Poi
hanno incontrato l'assessore regionale alla Protezione civile Ricca e quello
all'Istruzione Pentenero. Nei prossimi Consigli comunali approveranno tutti una
mozione per chiedere alla Regione di stanziare i soldi necessari ai lavori di
adeguamento. Peccato che il problema non risieda a Torino. Il Piemonte è una
delle regioni più avanzate per il sistema di Protezione civile e la severità
delle leggi; gli stabili sono monitorati, tanto è vero che l'elenco degli
edifici pubblici «fuorilegge» e la lista degli interventi che sarebbero
necessari sono da tempo sul tavolo degli amministratori. Manca un tassello: i
soldi. Ma spetterebbe al governo. Invece, tutti i governi che si sono alternati
hanno sempre stanziato briciole. L'ultimo trasferimento risale a dicembre: 256
mila euro. «E' un cofinanziamento al 50 per cento: la Regione ne metterà
altrettanti, ma con 500 mila euro si fa poco o niente», dice l'assessore alla
Protezione civile Sergio Ricca. «La verità è che i fondi stanziati, rispetto
alle necessità, sono irrisori». C'è di più, l'ultima beffa: i pochi soldi a
disposizione vengono spesi per aggiornare la mappa degli edifici a rischio.
L'ultimo studio è nelle mani del Politecnico di Torino e sarà pronto tra
qualche settimana. E' dieci anni che va avanti così: si spende per aggiornare
una lista di cantieri che non partono mai.
(
da "Repubblica, La"
del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina V
- Roma Campidoglio Roma Capitale diventa legge il 30 aprile «Il 30 aprile si
concluderà l´iter parlamentare della legge su Roma Capitale e, per quella data,
avremo finalmente i poteri speciali di Roma Capitale», annuncia il sindaco
Alemanno. «Poteri che devono essere al servizio di un modello di sviluppo che
vede la nostra città proiettata a livello internazionale», ha aggiunto, «ma
facendo in modo che questa semplificazione ci permetta di
avere tempi certi e vincere il mostro della burocrazia». Peccato che non sia del tutto vero. Infatti, se la terza
lettura prevista al Senato per fine mese trasformerà in legge il federalismo
fiscale, per avere i promessi "poteri speciali" Roma dovrà aspettare
l´emanazione degli appositi decreti legislativi che, secondo il 4° comma
dell´art.22, il governo dovrà emanare entro sei mesi dall´entrata in
vigore della legge.
(
da "Giornale.it, Il"
del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
La
Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale
presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei
rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le
frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del
Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il
Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da
una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica
amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando
anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione
morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo
che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore -
forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del
Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt
Zimowski, che dal 1983 al 2002
ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della
fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i
capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci
sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko
al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 10 ) » (5
votes, average: 3.8 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009
Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09
Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà
pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva
che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo,
"Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008.
Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica
"Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale
Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso
dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto,
dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera,
monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma
nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita
con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è
poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche
l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi
è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso
dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti
autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato
proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica
mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il
gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di
documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia
poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in
veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più
travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia
l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario
dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto):
l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo
momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori
sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle
prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro
della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn;
quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la
pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto
fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito,
sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato,
invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una
promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento
prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare
le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin
(sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per
l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo
Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il
Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso
l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si
parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione
della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al
riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 45 ) » (12 votes, average: 3.42 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per
la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi
della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso
responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo
al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone
colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile
tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e
la sua solidarietà. Aggiornamento del 18 aprile: il direttore della Sala Stampa
vaticana, padre Lombardi, ha annunciato che la visita del Papa ai terremotati
dell'Abruzzo si svolgerà nella mattinata di martedì 28 aprile. Scritto in Varie
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articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai
terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e
dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di
Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata
al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore
presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa
celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte
l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità
e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla
dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e
beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili
annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano,
il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato
agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione
è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà
mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui
fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico
invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui
vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore
ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato
davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante
dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita
nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo
grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina.
Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto
una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una
compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui,
il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La
risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù.
L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto
l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti.
Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (11 votes, average: 4.36 out of 5) Loading
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Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa.
Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla
tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che
coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la
nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon
(designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI).
La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un
politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna
di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito
democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine
culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone:
una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (9
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RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I
"trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli
immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a
forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati,
lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa
intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei
suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in
Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 78 ) » (7 votes, average: 5 out of 5)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il
cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato
in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di
Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II
"continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la
fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento
attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione:
in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo,
potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a
ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario
al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino"
una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano"
speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno
di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo
prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società
all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una
condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 57 )
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09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di
ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per
il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di
Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per
motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano
il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa
subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale
situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione,
perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono
quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la
responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più
potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre
pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti
nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché
sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i
provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti".
"Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per
il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del
venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti
economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il
commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che,
quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del
loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo.
Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima
analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di
ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle
finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (10 votes, average: 5 out of
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Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta sulla
Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo libro del
vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni, edito da
Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per fare il
punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una controversa
datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci
numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo
dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo
inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa
un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro
che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla
cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre
laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito,
e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio
questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie
di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di
una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che
avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove
testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato
che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto
medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio,
applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole
credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie
Commenti ( 125 ) » (19 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di
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articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi
Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero,
Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il
primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e
dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie,
dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà
estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su
cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che
hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero
ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di
preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in
questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti,
mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di
profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di
aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un
discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica,
una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove
impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si
sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici
del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo
dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta
dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a
una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al
tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico.
C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa
dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono
ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo
estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è
che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente
ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio
reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica
montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti,
bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni
Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla
memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese
decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che
cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora
e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la
dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e
lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana,
che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha
trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il
successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E
in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie,
violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno
contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (19
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Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea
in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e
Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti
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della... Cherubino: da zenit.org Il Papa loda la Conferenza di Ginevra contro
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consulitur, Saguntum expugnatur.la Chiesa italiana ha risposto con 5 milioni di
euro e... fedenrico: Cara Luisa, le persone di cui parli si permettono di
schernire la nostra fede solo perché certi che il... bruno volpe: cari amici
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ben poco?? Grazie. Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale.
it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read
"How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in
it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares
Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più
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(
da "Corriere della Sera"
del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 20/04/2009 - pag: 3 Zona 3, caos
viabilità Corso Buenos Aires Niente spogliatoi E i vigili non arrivano
Milleottocento incidenti in un anno. Siamo in Zona 3, quella che si sviluppa
intorno a Città Studi e a corso Buenos Aires, il cuore commerciale della città.
Pochi vigili, al commissariato di zona di via Ponzio. «In organico ci sono 165
uomini dice il consigliere della Lista Ferrante, Carlo Montalbetti , quando in
quella zona ce ne vorrebbero almeno duecento». In Consiglio comunale è pronta
anche un'interrogazione sulla vicenda. Anche perché spiega sempre Montalbetti
pare che alla base del mancato incremento di agenti ci sia un problema di spazi
e di strutture. In particolare, non ci sarebbero gli spogliatoi per ospitare il
nuovo personale. Eppure, la soluzione sarebbe a pochi metri, sostiene
Montalbetti. La soluzione si chiama piscina Ponzio, proprio lì a fianco.
«Chiuderà per qualche tempo per lavori di ristrutturazione, ma i responsabili
di MilanoSport hanno dichiarato la loro disponibilità a riservare ai nuovi
vigili alcuni spazi». Il presidente del Comitato Venezia-Buenos Aires, Paolo
Uguccioni è furibondo. «Da un paio d'anni chiediamo più vigili e non ce li
danno, per motivi di ordinaria burocrazia. A parole sono tutti d'accordo, ma poi gli uomini non arrivano
mai. La questione dello spogliatoio ci è stata segnalata dal Consiglio di zona.
I costi di quelli della Ponzio sarebbero irrisori, eppure non se ne fa nulla».
Segue elenco dettagliato di tutti i mali del quartiere: c'è l'abusivismo
commerciale di Buenos Aires, ma ci sono soprattutto le decine
d'incidenti stradali che sullo stradone ogni settimana si susseguono. Auto
contro moto. Inversioni a «U» e svolte a sinistra proibite. Cento feriti e un
migliaio di scontri solo l'anno scorso. Uguccioni allarga le braccia: «Ditemi
voi, se di fronte a questi numeri qui non ci sarebbe bisogno di più controlli».
A. Se.
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Del Lunedi)" del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore del lunedì sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-20 - pag: 4
autore: Incentivi per la sicurezza, in lista 1,4 milioni di edifici Premi di
cubatura e sconti fiscali le soluzioni possibili Cristiano Dell'Oste Saverio
Fossati C'è un pezzo d'Italia che sta in piedi per miracolo. E un altro pezzo
che avrebbe bisogno di una buona cura ricostituente, possibilmente con
incentivi pubblici. Nelle zone 1 e 2, quelle a più alta pericolosità sismica,
ci sono almeno 124mila edifici in muratura in pessimo stato di conservazione,
377mila palazzi in cemento armato costruiti negli anni ruggenti del boom
edilizio – quando controlli, progettazione e materiali spesso lasciavano a
desiderare – e altre 927mila case in muratura che avrebbero bisogno di una
ristrutturazione. Sono questi immobili – oltre 1,4 milioni in tutta Italia – i
primi candidati a beneficiare degli incentivi per la messa in sicurezza sotto
il profilo sismico. Incentivi che non sono ancora stati definiti, ma che il
Governo potrebbe inserire nel decreto legge sul piano casa e che le Regioni
chiedono con forza. Il terremoto in Abruzzo, in effetti, ha cambiato la
prospettiva con cui molti guardano alle nuove regole in materia di edilizia.
Venti giorni fa, per dirla con il Wwf, il tema forte era la «voglia di
veranda»: aumenti di cubatura del 20% per le villette e
meno burocrazia per tutti.
I crolli dell'Aquila,invece,hanno puntato i riflettori sul mancato rispetto
delle norme antisismiche. Ma non solo.L'esperienza degli ultimi giorni ha
ricordato a tutti che in molti casi sono stati ignorati anche i più elementari
criteri di buona qualità costruttiva. E in altri casi ancora, forse più
numerosi, è la manutenzione che non è stata curata a dovere. Così, se la
cattiva qualità di una parte del patrimonio edificato è una costante in tutte
le regioni, nelle zone ad alta pericolosità sismica rappresenta una minaccia.
Che il Sole 24 Ore ha fotografato su base provinciale, "pesando" i
dati dell'Istat e della Protezione civile. E non sorprende che le aree a più
alta densità di edifici da riqualificare siano quelle del Sud –con le province
di Palermo, Napoli e Catania a guidare la classifica – dove maggiore è la
pericolosità sismica e dove più elevato è il numero di immobili in cattivo
stato di conservazione. «Per una selezione preliminare si può partire da
presupposti basati sull'esperienza: sappiamo che le costruzioni di un certo
tipo o quelle realizzate in determinate epoche sono più fragili. Basti pensare
agli anni del boom edilizio, in cui c'era una totale deregulatione chiunque si
improvvisava costruttore. Ma la vulnerabilità va sempre verificata sul posto,
perché ogni immobile è un caso a sé», spiega Alessandro De Stefano, docente di
ingegneria sismica del Politecnico di Torino. E proprio qui sta la difficoltà.
Come convincere i proprietari a effettuare i controlli? E come rendere più
sostenibile l'onere delle spese? Alcune semplici domande (si veda l'articolo in
basso) possono aiutare a decidere se contattare un tecnico per una verifica
approfondita. Poi toccherà agli incentivi, che potrebbero essere di due tipi.
Primo (e più probabile): la possibilità di demolire e ricostruire l'immobile
con un premio di volume nell'ordine del 30-35%, come previsto per il risparmio
energetico dall'intesa Stato-Regioni sul piano casa. Secondo (e meno probabile,
perché molto oneroso per il Fisco): la possibilità di detrarre il 55% delle
spese sostenute per la messa in sicurezza degli immobili. «Le elargizioni di
cubatura potrebbero rivelarsi più efficaci dello sconto fiscale», commenta
Franco Braga,presidente dell'Associazione nazionale di ingegneria sismica.
«Fatto 1 il costo totale di un edificio, 0,25 è il costo della struttura e 0,75
quello degli elementi non strutturali e degli impianti. Ma quando si interviene
sulla struttura difficilmente si può evitare di metter mano agli altri
elementi. Ecco perché in molti casi potrebbe essere conveniente la demolizione
e ricostruzione con maggior cubatura, fermo restando che la riduzione del
rischio sismico si può sempre fare a livelli diversi e con costi diversi».
cristiano.delloste@ilsole24ore.com saverio.fossati@ilsole24ore.com ©
RIPRODUZIONE RISERVATA DA MONITORARE Nelle province italiane a pericolosità
sismica media ed elevata è da sottoporre a verifica una costruzione su quattro
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Del Lunedi)" del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore del lunedì sezione: IMMIGRAZIONE data: 2009-04-20 - pag: 19 autore:
Il «diario pubblico» sui social network I TEMI IN DISCUSSIONE Seconde
generazioni è il titolo di uno dei temi più commentati nell'area
"discussioni" della pagina Facebook di G2. Quale termine utilizzare
per definirsi? Per i figli degli immigrati che vivono in Italia non è una
questione secondaria. Anzi è centrale per poter valorizzare la propria
identità. L'Italia che vorremmo: cittadinanza Sul Forum di discussione del sito
di G2 un tema molto sentito è quello del possibile futuro dei ragazzi in
Italia, basato sulla possibilità di ottenere la cittadinanza. Esperienze
personali, frustrazioni, tentativi di ottenere i documenti
che si scontrano con una legge anacronistica e una burocrazia elefantiaca. Scuola Un altro tema del forum di discussione di G2
è la scuola, ambiente di vita per tanti figli di immigrati. Rovente il
dibattito dei giovani di origine straniera sulla proposta delle "classe
ponte" di soli alunni figli i immigrati; o sull'asilo negato ai
figli di irregolari;o sull'assassinio di Abba, ucciso a Milano per aver rubato
biscotti. Credente e praticante? è il tema più discusso nella bacheca della
pagina Facebook dei Giovani musulmani d'Italia. Ha senso professarsi musulmani
ma non praticare, come fanno molti coetanei cristiani? Secondo i messaggi
lasciati dalla maggioranza dei partecipanti al dibattito, no.
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Del Lunedi)" del 20-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore del lunedì sezione: VOLONTARIATO data: 2009-04-20 - pag: 29 autore:
Controlli. Dopo la circolare dell'agenzia delle Entrate sul
nuovo adempimento di invio telematico Al via il «censimento» fiscale Critiche
dalle associazioni: aumenta la burocrazia, non l'efficacia Elio Silva Il Fisco ha dato ufficialmente il
via alla campagna di censimento della galassia associativa e di caccia alle
false Onlus, come previsto dall'articolo 30 del decreto " anticrisi"
185/08, convertito dalla legge 2/09. Ma il nuovo adempimento, cui sono
interessati tutti gli enti di natura privata, sta già suscitando aspre critiche
sia nel mondo del volontariato, sia tra le organizzazioni sportive
dilettantistiche, perché in sostanza si traduce in un ulteriore onere
burocratico, destinato a incidere pesantemente soprattutto sulle piccole Onlus,
senza disboscare, anzi aggravando la giungla dei registri e delle comunicazioni
ai diversi organi dello Stato. La linea d'intervento dell'Amministrazione
finanziaria è chiara: in questa prima fase sarà realizzato un "
censimento" di tutte le informazioni utili ai fini fiscali;
successivamente l'agenzia delle Entrate passerà al setaccio le associazioni,
comprese le sportive dilettantistiche, beneficiarie a diverso titolo di
agevolazioni tributarie. Lo scopo è duplice: da un lato tutelare le Onlus
"autentiche", che continueranno a essere incentivate in funzione
degli scopi di utilità sociale;dall'altro scoprire e contrastare gli abusi che,
nel tempo, hanno assunto casistiche e dimensioni preoccupanti. La Direzione
centrale per la normativa dell'Agenzia, con la circolare 12 del 9 aprile
scorso, ha segnato il perimetro dei soggetti nel mirino (si veda l'articolo
sotto) e ha precisato che l'invio dei dati e delle notizie rilevanti ai fini
fiscali costituirà la base per i futuri accertamenti, oltre a essere condizione
indispensabile per continuare ad applicare le agevolazioni. Critiche le prime
reazioni del volontariato. Per Marco Granelli, presidente di Csv.net, il
coordinamento nazionale dei Centri di servizio, «la circolare riprende
sostanzialmente quanto previsto nella legge. Si ripropongono, così, due tipi di
problemi. Il primo è la mancanza di relazione tra le diverse amministrazioni
pubbliche: è quanto meno strano che lo Stato, per svolgere una propria
competenza di controllo fiscale, anziché comunicare con le amministrazioni
regionali, tenute per legge all'iscrizione e al mantenimento dei registri delle
organizzazioni non profit, preferisca chiedere adempimenti suppletivi agli
enti. La duplicazione degli obblighi comporta un aggravio burocratico e non
facilita automaticamente l'individuazione di chi non rispetta le regole». «La
seconda questione – aggiunge Granelli – è di natura più ampia. è certamente giusto
colpire i comportamenti illeciti, ma bisognerebbe anche favorire la coesione
sociale, le occasioni di relazione e le politiche di comunità, invece di
frapporre continuamente nuovi ostacoli sulla strada dell'associazionismo ».
Note di preoccupazione giungono anche dalle organizzazioni sportive
dilettantistiche. Per Antonello Bernaschi, responsabile dell'ufficio studi e
legislazione del Coni, «la circolare delude fortemente le aspettative
dell'associazionismo sportivo, perché l'articolo 30 aveva stabilito che l'onere
dell'invio dei dati non avrebbe riguardato gli enti iscritti nel registro Coni,
se privi di attività commerciale. Ora, però, quell'esenzione si rivela
effimera, perché basta avere una sia pur minima attività, ad esempio un'esigua
sponsorizzazione, o lo stacco di biglietti, o l'esposizione di un cartello
pubblicitario, per rientrare tra i soggetti obbligati all'adempimento ». «In
pratica –spiega Bernaschi – si crea un doppio regime, perché il registro Coni
sopravvive, e noi continueremo a controllare l'effettivo svolgimento della
pratica sportiva, trasmettendo ogni anno l'elenco all'agenzia delle Entrate e
facendo le nostre verifiche sia sugli atti costitutivi, sia sul territorio. Al
tempo stesso, però, le circa centomila associazioni dovranno inviare il
prospetto dei dati rilevanti ai fini fiscali, in modalità telematica, alle
stessa agenzia delle Entrate ». «Ovviamente non ci tiriamo indietro rispetto a
un obbligo di legge – conclude – ma, anche sotto il profilo dell'efficacia, la
soluzione adottata non pare proprio ideale: sarebbe stato meglio avere una
platea ristretta e controlli più mirati». elio.silva@ilsole24ore.com ©
RIPRODUZIONE RISERVATA volontariato@ilsole24ore.com L'indirizzo per le vostre
segnalazioni. Gli appuntamenti per l'agenda devono pervenire entro il martedì
precedente la data di pubblicazione
(
da "Stampa, La"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
COMUNE.UN
BANDO PER ASSUMERE UN «CO.CO.CO» Odissea burocratica per dare uno psicologo ai
nomadi Verrua: «Avevamo un ragazzo bravo ma non possiamo confermarlo»
[FIRMA]FRANCO CAVAGNINO ASTI L'Amministrazione comunale ha avviato la ricerca
di uno psicologo per un progetto sociale ha favore della popolazione Rom che
abita le aree di sosta cittadine riservate ai nomadi. Per questo svolgere
questo compito il Comune aveva già a disposizione un giovane, ma la legge non
consente di confermarlo per un periodo superiore ad un anno. Per cui l'ente è
stato costretto a rifare una selezione. «Sono i lacci della
burocrazia: il periodo di
un anno - spiega l'assessore ai Servizi sociali Pierfranco Verrua - è quello
minimo per acquisire le competenze necessarie ed entrare in sintonia con i
nomadi. Questo è un lavoro delicato in un settore " di frontiera", e
quando trovi una persona capace come quella che avevamo in forza noi,
dopo un anno sei costretto a ripartire dall'inizio per trovarne un'altra». Il
rapporto di lavoro è regolato da un contratto «Co.co.co», ha durata dal giugno
prossimo sino ad aprile del 2010 e la retribuzione è di 1.580 euro lordi al
mese. E' richiesta, tra gli altri requisiti, la laurea in psicologia,
iscrizione all'Abo professionale e «comprovata esprienza nell'ambito
dell'integrazione sociale della popolazione nomade (in particolare per ciò che
concerne inserimenti lavorativi e accompagnamento scolastico), buona conoscenza
della realtà dei campi nomadi e della cultura rom e sinta e «ottime capacità di
mediazione con la popolazione nomade». Lo psicologo lavoreraà all'uficio
immigrati e nomadi del Comune. «Tra i suoi compiti - prosegue l'assessore - vi
è anche il monitoraggio dei minori che vivono nei campi, per conoscere quanti
di loro frequentano regolarmente le scuole ed anche un lavoro di
"pressione" sulle famiglie affinchè rispettino gli obblighi
scolastici dei figli. L'impegno a fare rispettare le regole del campo, la cura
dei progetti di inserimento lavorativo». A questo proposito Verrua giudica
piuttosto positivamente il bilancio delle borse lavoro sostenute dalla Regione
«che hanno consentito inserimenti anche di uscita dal campo.
(
da "Corriere.it"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
«A
Napoli non c'erano neanche le risme di carta». «Addio Cnr, ora sono in
Microsoft» «A Bari ero un fastidio, qui una risorsa» Le testimonianze di chi è
partito. «La ricerca in Italia? Non puoi vivere con 800 euro al mese» CAMBRIDGE
( Inghilterra) Un approccio scientifico completamente diverso, senza concorsi,
senza cavilli. La mission per tutti è la stessa e l'interesse personale viene
messo in secondo piano. E' questo uno dei segreti del sistema universitario di
Sua Maestà, - un colosso di 3mila istituti e oltre 50mila corsi e del Rae, il
«Research Assessment Exercise», un gruppo paragovernativo composto dai migliori
studiosi del Regno Unito che ha il compito di stabilire le eccellenze fra le
università . Il Rae, gestisce un tesoro di 1,5 miliardi di sterline che vengono
spalmati nell'arco di cinque anni grazie ad una valutazione dei risultati delle
ricerche effettuate dagli atenei. «E' qui che si gioca la partita del sostegno
alla ricerca, quella per l'assegnazione dei fondi governativi dice Pietro
Cicuta, 34 anni docente di Fisica al Cavendish Laboratory -. E' semplice: ogni
università invia al Rae un dossier che illustra le migliori ricerche condotte
nelle 67 discipline, così che a ogni dipartimento viene assegnato un voto al
progetto e al valore scientifico delle pubblicazioni. In seguito, i fondi
vengono assegnati sulla base dei risultati conseguiti. In Italia, siamo molto
lontani da questo metodo». «LA DIFFERENZA E' LA RESPONSABILITA'» - E' della
stessa opinione anche Andrea Ferrari, uno dei più importanti ricercatori
italiani che operano da queste parti, noto per le sue ricerche sui nano tubi di
carbonio e i nuovi dispositivi elettronici al Nanomaterials and Spectroscopy
group . « Sono d'accordo sulla meritocrazia, anche se la vera differenza tra
l'Inghilterra e l'Italia è il concetto di responsabilità. In Inghilterra chi
prende le decisioni, anche di nominare degli incapaci, ne deve rispondere. E
assumere un incapace significa attirare meno finanziamenti e pubblicare ancor di
meno sulle riviste scientifiche, insomma è l'anticamera della chiusura dei
dipartimenti. Come non ricordare la cessazione di Chimica a Exeter, Fisica a
Reading e Norwhich? Per non parlare poi dei gruppi o linee di ricerca che
vengono interrotte. In Italia non è fattibile». «IN ITALIA MANCANO LE
OCCASIONI» Mirco Musolesi ha una storia analoga a quella di Pietro Cicuta,
arrivato a Cambridge per caso, dopo aver consultato il sito web del
dipartimento: è un ingegnere elettronico di 33 anni, borsista post doc al
Computer Laboratory della prestigiosissima William Gate Building ed è partito
da Bologna per dare prima la tesi a Londra e poi approdare nel capoluogo del
Cambridshire. «Sono uno dei cinque italiani al Computer Laboratory, in totale
siamo 250 provenienti da tutto il mondo - spiega Musolesi -. E' stimolante
vivere e crescere in un contesto come questo altamente competitivo, ma leale.
Purtroppo in Italia la qualità dell'insegnamento è ottima, ma non ci sono le
soluzioni per restare. E anche se io volessi, mancano le occasioni. E'
impensabile fare ricerca per 800 euro, è disincentivante. Qui mi trovo bene
perché c'è un alto concetto di meritocrazia: se un dipartimento non raggiunge i
risultati che si era prefisso all'inizio chiude i battenti». «DAL CNR ALLA
MICROSOFT » - Al centro di ricerca della Microsoft, uno dei sei poli del mondo
voluti da Bill Gates, incontriamo invece Luca Cardelli, che del polo britannico
è il condirettore. «Sono partito dal'Italia perché il processo di domanda per
un posto di ricercatore a Pisa mi aveva scioccato. Avevo una borsa del Cnr,
anche se mi pagavano con almeno un anno di ritardo. Alla fine, scrissi al Cnr e
il presidente mi rispose personalmente una lettera di scuse». Ora Cardelli è
riuscito nell'impresa titanica di creare il primo laboratorio Microsoft
italiano a Trento. «A Cambridge siamo solo 3 italiani, più i vari studenti e
accademici che vanno e vengono. Il progetto di creare un laboratorio a Trento è
stato facilitato dall' autonomia regionale trentina che da anni mette la
ricerca scientifica in primo piano. Così in poco tempo
abbiamo bypassato la burocrazia centralizzata». «NON C'ERANO LE RISME DI CARTA» Nell'immensa
area dei laboratori scientifici nel West Cambridge, intervallati da college e
piste ciclabili, abbiamo appuntamento con Giuliana Fusco, 28 anni proveniente
dalla facoltà di Chimica a Napoli che vorrebbe dedicarsi alla ricerca in
Italia. L'ha spinta a Cambridge la sua forza di volontà, dopo che per un
intoppo burocratico sull'asse Napoli Cambridge è saltato un progetto di
interscambio tra studenti partenopei e inglesi. «Aspettavo un assegno di 1200
euro per sostenere le spese iniziali, ma purtroppo ho perso il treno
dell'Erasmus e mi sto autofinanziando con l'aiuto dei miei genitori. Mio padre
è un pensionato e mia madre è una casalinga, ma credono in me». Giuliana, ci
accompagna nei laboratori dove sta perfezionando i suoi esperimenti. «Nel mio
dipartimento non potevamo usare gli strumenti perché erano pochi. Effettuare un
prova pratica era impossibile: c'era il dottorando o il professore che simulava
l' esperimento, senza farla fare agli studenti. Noi prendevano solo gli
appunti. Non posso dimenticarmi che fino a qualche mese fa, stampavamo gli
spettri degli esperimenti sulla carta riciclata. Mancavano perfino le risme di
carta bianca». «ERO UN FASTIDIO E NON UNA RISORSA» - Anche Agnese Abrusci non
ha dubbi. Ha 29 anni ed è originaria di Bari. Ha una tempra sudata sul campo e
una borsa di studio con un progetto di tesi sullo sfruttamento delle celle
solari, dalle quali si ricava l'energia convertibile in elettricità. «In Italia
la tua fortuna dipende dai professori che ti spingono a valutare altre
opportunità come quelle di andare all'estero, ma sono pochi e fuori dal coro. I
gruppi di ricerca con i quali lavoravo a Bari erano vecchi e senza stimoli. Qui
ho trovato i capi dei gruppi di ricerca che hanno in media 35 anni. A Cambridge
mi sento finalmente una risorsa, a Bari ero solo un fastidio. A che prezzo
dovrei ritornare?». Ambra Craighero stampa |
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-21 - pag: 28 autore: LIBRI
& STUDI L'India che verrà Parola di Nilekani U n o sguardo visionario sul
futuro del Subcontinente indiano che parte da uno dei suoi uomini più illustri.
Nandan Nilekani è il fon-datore di Infosys Technologies, la multinazionale
informatica simbolo dello sviluppo indiano prima, e del suo successo nel mondo
poi. La sua immagine dell'India passa attraverso un inevitabile pacchetto di
trasformazioni, che spazia dalle infrastrutture all'alfabetizzazione, dalla riforma del lavoro a quella della burocrazia, dalla creazione di città a misura d'uomo allafine delle caste.
Un Paese nuovo, dove la corsa dell'economia possa finalmente andare di pari
passo con la modernità del vivere e la fine della povertà. Motori alternativi
oltre la Muraglia C h e in Cina il parco auto sia in continua crescita è cosa
nota. Così come è risaputo che l'inquinamento ambientale è un tema
all'ordine del giorno anche a Pechino, dove l'interesse per le energie alternative
è in aumento. Meno discusso è invece il fatto che tutto questo avrà conseguenze
sulla produzione dei motori per le auto in circolazione,che in futuro potranno
dover funzionare con carburanti diversi dalla benzina e dal gasolio. At Kearney
ha preparato uno scenario su come apparirà l'offerta e la disponibilità di
motori a energie alternative in Cina nel 2020. Con una serie di indicazioni
utili agli attori occidentali che operano in questo mercato. Imagining India:
the Idea of a Renewed Nation Nandan Nilekani Penguin Press Pag. 511 27,05 euro
Great Leap Forward or Déjà Vu? The alternative energy car landscape for China
in 2020 A.T.
Kearney www.atkearney.com/images/ global/pdf/Great_Leap_Forward.pdf l'articolo
prosegue in altra pagina
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-04-21 - pag: 6 autore: Conti
pubblici/2. Canzio: i costi della tassazione non si
traducono in servizi di qualità Burocrazia, più stipendi meno penne Luigi Lazzi
Gazzini ROMA. L'aumento della spesa pubblica,ininterrotto dagli anni ' 60 e
invano contrastato con misure di breve periodo, nonè un problema soltanto
italiano. è fenomeno legato al ruolo crescente dello Stato nell'economia, allo
sviluppo della protezione sociale e, verrebbe da aggiungere, alle
ricorrenti crisi economico-finanziarie, con necessità di misure di
compensazione e sostegno, per tacere delle calamità naturali. Se il controllo
della spesa è obiettivo costante dei Governi, occorre oggi guardare anche alla
qualità, alla misurazione dei risultati dei pagamenti pubblici. Per farne
discendere scelte efficaci e razionali di politica di bilancio. è il tema di
due giorni di lavori, organizzati dal Servizio studi della Ragioneria generale
dello Stato, che Mario Canzio ha inaugurato ieri. Ieri, la Ragioneria ha anche
diffuso il budget 2009, che confronta gli stanziamenti di quest'anno con quelli
del 2008. Aumentano di 3 miliardi le retribuzioni pubbliche, scuola a Difesa in
testa, crollano le spese per beni e servizi, dalla carta e cancelleria ai
giornali. Conseguenza della manovra della scorsa estate. Sono, anche queste, le
«misure restrittive importanti» in atto da quando, negli anni '90, il
risanamento dei conti è una priorità. «L'incidenza della spesa sulla pressione
fiscale – ha detto Canzio – ha fatto crescere tra i decisori politici la
consapevolezza che i costi della tassazione non si traducono in servizi di
qualità adeguata». Dall'entità delle risorse prelevate si passa al loro
utilizzo: tagli di spesa "lineari" servono nell'immediato, ma nel
tempo occorre differenziare le scelte in base all'uso delle risorse: se siano
state spese bene o male. Dunque, gli indicatori di risultato: da strumenti di
informazione di Parlamento e opinione pubblica possono assumere un ruolo
attivo: condizionare l'allocazione delle risorse. Facile a dirsi, molto menoa
farsi. La conferenza iniziata ieri vuole raccogliere esperienze internazionali,
giacché – per Biagio Mazzotta, dirigente del Servizio studi- la stessa natura
delle Amministrazioni pubbliche rende difficile misurare il risultato della
loro attività. Il quadro è reso più complesso dalla riforma federale dello
Stato. Molto è stato fatto e ancor più è in programma con le armonizzazioni
contabili tra i vari enti pubblici. La stessa riforma contabile per missioni e
programmi si muove in quella direzione: l'attenzione si è spostata da chi
spende a per cosa si spende. Mazzotta, però, invoca «un cambiamento radicale
nei comportamenti delle Amministrazioni ». Valorizzazione del risultato,
rendicontazione verso la collettività, verifica degli obiettivi: questo il
percorso. Ma, per «indirizzare le misurazioni di performance alla riallocazione
delle risorse serve che le Amministrazioni individuino i programmi più
importanti e si dotino di strumenti di analisi e valutazione di efficienza ed
efficacia della spesa». «Nei documenti delle Amministrazioni manca – dice
Mazzotta – un riscontro tra risorse stanziate e obiettivi proposti e,
dall'altro lato,uso effettivo delle risorse e obiettivi raggiunti». Affinché le
misurazioni di performance divengano strumenti di programmazione servono poi
incentivi alla buona prestazione. La strada è ancora lunga. © RIPRODUZIONE
RISERVATA
(
da "Unita, L'"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il Piano
casa Un garage trasformabile in abitazione BIANCA DI GIOVANNI Un sisma più
pericoloso di quello abruzzese si sta preparando tra le righe del piano casa.
Soprintendenti depotenziati, norme ambientali allentate, certificazioni
antisismiche richieste nella compravendita degli edifici oggi in costruzione,
ma solo sulla carta, senza un vero incentivo al controllo. È quanto si evince
dall'ultima «bozza» del decreto che l'Unità è riuscita a consultare. Otto
articoliche demoliscono le tutele del territorio, che in apparenza si vogliono
rafforzare. Ogni disposizione, infatti, lascia aperto un pericoloso spazio di
ambiguità. La parte ad alto rischio è in appena due righe del primo articolo,
sulla attività edilizia libera, cioè priva di autorizzazioni. La «bomba» è
inserita alla lettera g, che apre la porta ai «mutamenti di destinazione d'uso
attuati senza esecuzione di opere edilizie». Tradotto: un palazzo di uffici può
trasformarsi in appartamenti (è il caso più frequente negli abusi di Roma). A
poco serve l'aggiunta salva-apparenze «in conformità agli strumenti urbanistici
comunali». Se gli strumenti impediscono la nuova destinazione, non si comprende
la nuova norma. confronto con gli enti locali La norma farà sicuramente
infuriare Regioni ed enti locali, che hanno chiesto e ottenuto di essere
consultati prima del varo del decreto. Nell'intesa quadro siglata un paio di
settimane fa (quella, per intenderci, che ammette il premio del 20% di cubature
per le villette uni e bi-familiari ma all'interno di normative regionali) si
dice chiaramente che il decreto di semplificazione (immediatamente efficace)
dovrà riguardare soltanto materie esclusivamente statali. La destinazione d'uso
appare una vera invasione di campo. E non sarà l'unico ostacolo da superare per
arrivare al traguardo. Il governo ha annunciato di voler varare il
provvedimento assieme al decreto Abruzzo. Finora non è stata ufficializzata la
Conferenza Stato-Regioni . Ma oggi è fissato un incontro tecnico che si
preannuncia di fuoco. Sul tavolo le norme che riguardano il ruolo dei
soprintendenti. Già nella vecchia bozza le soprintendenze venivano ampiamente
depotenziate. Nell'ultima versione si prevede (Art. 4) che nella tutela del
paesaggio «il soprintendente si esprime in via definitiva in sede di conferenza
dei servizi, ove convocata, in ordine a tutti i provvedimenti di sua
competenza. Già questo basterebbe. Ma c'è l'intenzione di aggiungere un
emendamento che in sostanza prevede che qualora sorgano dei controversie le
Soprintendenze non ha più alcun ruolo: il giudizio finale lo dà un organismo
politico, e cioè il Consiglio dei ministri. Beffa terremoto Le norme
antisismiche (art. 2) poi, sono una vera beffa. Si prevede che le compravendite
degli immobili nuovi dovranno riportare il certificato di collaudo statico,
pena la nullità degli atti. basta davvero questo per garantire la sicurezza? Un
certificato fatto magari sul già costruito, in cui si esaminano i pilastri a
campione? Nessun accenno all'obbligo di controlli durante la costruzione,
all'esame dei progetti e dei materiali usati prima che l'edificio sia
completato. Incredibile il primo comma, che esclude da incentivi e benefici gli
edifici che non rispettano la normativa sismica. Ma se un edificio è fuori
regola, cioè abusivo, dovrebbe essere demolito: altro che incentivi. Lo stesso
articolo elimina l'ultima proroga concessa con il milleproroghe dell'anno
scorso all'attuazione della legge antisismica: il termine ultimo per gli
adeguamenti è il 30 giugno prossimo. Ma senza un piano di interventi, e
soprattutto senza risorse, si può davvero credere che gli immobili verranno
controllati e adeguati. ultima chicca: viene abrogata anche
una proroga concessa con il decreto invcentivi, che consentiva l'uso di acciaio
meno «pregiato». Altro che controllo territorio: l'ultima versione del piano
casa prevede cambi di destinazioni d'uso automatici, sovrintendenti
depotenziati, vincoli ambientali allentati. E sui controlli sismici solo tanta burocrazia.
(
da "Corriere della Sera"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: Prima Pagina data: 21/04/2009 - pag: 1 NOI E LA CINA CON
GLI OCCHI A PECHINO di PIERO OSTELLINO N egli anni Sessanta del secolo scorso,
poco più di quaranta anni fa, la Cina di Mao e Lin-Piao che si proponeva come
centro propulsore della rivoluzione comunista mondiale era ancora un problema
politico e militare per le democrazie liberali, un antagonista ideologico per
il capitalismo, un esempio per il Terzo Mondo. Oggi è un partner internazionale
affidabile per il mondo libero, la prima potenza esportatrice con un avanzo
commerciale di oltre 300 miliardi di dollari l'anno, un concorrente per i Paesi
industrializzati, un'opportunità per quelli emergenti. A produrre il miracolo
sono state per dirla con la Banca Mondiale «la libertà e capacità dei singoli
nonché delle aziende di intraprendere transazioni economiche volontarie con gli
abitanti di altri Paesi». In una parola: il mercato. La
Cina è diventata quella che è perché ha messo la sua storica burocrazia al servizio di uno sviluppo
capitalistico accelerato. Nel Settecento, il suo Pil era pari al 22,3 per cento
di quello mondiale; oggi, la Cina è la quarta economia del mondo e un terzo
della sua popolazione, di un miliardo e 300 milioni, è uscita dalla povertà.
Nell' Ottocento, le sue città erano state divise in «concessioni », controllate
dalle grandi potenze colonizzatrici; oggi, neppure Hong Kong è più una colonia
britannica. Per quasi tutto il Novecento, le popolazioni urbane cinesi erano
vissute in piccole abitazioni uni-familiari, col gabinetto in comune, di
quartiere; oggi, vivono in appartamenti dotati di servizi igienici e in edifici
che in qualche caso somigliano ai grattacieli di Chicago. La globalizzazione
non solo è la manifestazione più larga della forza dell'economia ma risponde
anche a un'esigenza di libertà dell'animo umano. Ora, però, essa pone i
soggetti economici dei Paesi ricchi di fronte a nuove sfide e a nuovi pericoli.
Il lavoratore, sindacalmente protetto, entra in concorrenza con l'idraulico
polacco, che pratica prezzi più bassi; il finanziere deve confrontarsi con
l'investitore privato lontano, che gode di condizioni di finanziamento più
favorevoli fissate da una Banca centrale magari non indipendente dal potere
politico; il produttore ha il problema di come conquistare un consumatore i cui
gusti sono profondamente diversi dai suoi; l'imprenditore gareggia con un suo
omologo (cinese, indiano, brasiliano) per il quale il costo del lavoro è
decisamente inferiore. Ma con questa Cina non siamo obbligati solo a fare i
conti, dobbiamo anche tifare perché la crisi non comprometta il processo di
modernizzazione avviato negli anni scorsi. Così annotiamo con soddisfazione che
il governo di Pechino ha varato il più ampio pacchetto di rilancio
dell'economia, pari al 12% del suo Pil. Siamo portati a sottolineare come al
recente G20 di Londra abbia giocato un ruolo decisivo per il successo del
summit. E, infine, registriamo con un sospiro di sollievo la dichiarazione del
premier Wen Jiabao che ci fa sapere come «le cose stiano andando meglio del
previsto» e come l'obiettivo di riprendere a crescere almeno all'8% del Pil
l'anno sia a portata di mano. La Cina è vicinissima. postellino@corriere.it
(
da "Corriere della Sera"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: Primo Piano data: 21/04/2009 - pag: 9 L'accusa Ronchi: l'Europa ha
fallito È solo un gigante di argilla MADRID Le immagini della nave turca
abbandonata a se stessa e di una passeggera incinta senza più vita sono, per il
ministro delle Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, «la foto del fallimento
dell'Europa». Le dure parole del ministro verso i partner dell'Unione e contro
l'immobilità del vecchio continente («gigante di argilla
tenuto insieme dalla burocrazia»), paralizzato dai suoi egoismi nazionali, dagli scaricabarile e
dalla disomogeneità culturale si sono sommate ai giudizi, altrettanto critici,
espressi dall'ex premier spagnolo, José Aznar, sulla politica economica
europea, durante un incontro ieri a Madrid. È stata l'occasione per
rafforzare i vincoli che legano i conservatori dei due Paesi, alla vigilia
delle Europee, e per portare il ringraziamento dell'Italia al nuovo vice
presidente del governo spagnolo, Manuel Chaves, per la proposta di ricostruire
la fortezza di Carlo V all'Aquila. Ministro Andrea Ronchi, responsabile del
dicastero per le Politiche europee
(
da "Corriere della Sera"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: Cronaca di Roma data: 21/04/2009 - pag: 5 REBIBBIA Colletta
dei detenuti per i terremotati «Arrivando in ritardo
solamente per la rigida e lenta burocrazia del carcere, i detenuti del Reparto G9 di Rebibbia
spontaneamente hanno dato vita a una raccolta di denaro per i terremotati
dell'Abruzzo». Lo ha comunicato ieri l'associazione di reinserimento «Il Gruppo
Libero». La direzione di Rebibbia ha provveduto a versare il denaro, 1.100
euro, sul conto corrente postale «Proterremotati Regione Abruzzo».
(
da "Corriere della Sera"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Corriere
della Sera sezione: Lettere data: 21/04/2009 - pag: 8 La risposta Il XVIII
Municipio: il Comune ora darà in gestione la struttura Gentile signor
Bernardini, il cambio della guardia al Municipio XVIII ha rallentato la
promessa "presa in consegna" della annosa questione legata al
parcheggio Cornelia (caso non edificante di sperpero di denaro pubblico),
aperto per pochi giorni nel 2003 e subito chiuso. Il presidente Daniele Giannini
conferma l'urgenza del problema: "L'auspicio della presidenza del XVIII
Municipio - si legge in una nota - è che il parcheggio riapra quanto
prima". Ma la gestione del parcheggio è in carico al Comune, che dovrà
dare un impulso alla questione: "Lo scorso 27 novembre il sindaco ha
inserito il parcheggio Cornelia nell'Ordinanza Commissariale numero 129 (con i
tempi che la burocrazia richiede, ndr), classificandolo come "intervento
prioritario" e prevedendo una futura capienza di 660 posti". Come
sottolinea la presidenza del Municipio: "La società che si proporrà per la
gestione dovrà presentare piani di adeguamento della struttura che saranno
esaminati da una conferenza di servizi appositamente istituita e cui
parteciperà anche il Municipio". Simona De Santis Pagina a cura di
Ester Palma
(
da "Giornale.it, Il"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
n. 95 del
2009-04-21 pagina 5 Traffico, i commercianti bocciano lEcopass "allargato": troppi divieti di Chiara
Campo LUnione del commercio: "No alla città dei dazi, deve essere
più fruibile non un luogo che vive di troppi divieti". Il sindaco:
"Mai andati avanti da soli, sentiremo anche la loro voce". Croci:
"Un tavolo di confronto è già aperto" La premessa è quasi ovvia: le
imprese non vanno ostacolate. Poi il presidente dellUnione del commercio Carlo Sangalli snocciola le cifre
di una crisi che non risparmia Milano e tra le strategie per risollevare i bilanci
dice «no a una città di dazi». Chiede di «applicare il buon senso» ed evitare
«ulteriori allargamenti, non programmati e non condivisi, dellarea Ecopass, che già crea una barriera psicologica per
molti allentrata in città». Richiesta che parte dal palco
dellassemblea generale dellassociazione, in platea il sindaco
Letizia Moratti e i presidenti di Regione Roberto Formigoni e Provincia Filippo
Penati. A tutti e tre chiede «un patto per rilanciare la fiducia e la
crescita economica di Milano», ma è al primo cittadino e allassessore alla Mobilità Edoardo Croci che ha ribadito
la necessità di «una città fruibile e ospitale, non un luogo che vive di
divieti». E pure quella di «regolamentare» e non «vietare» la circolazione
dei furgoni per il carico-scarico che il Comune vorrebbe vietare nelle ore
diurne. Ma «è grave linsufficienza di aree per
lo scarico» ed è «ancora assente un sistema urbano di piattaforme logistiche».
Il sindaco Letizia Moratti assicura che quando verrà fatta la consultazione
sugli sviluppi di Ecopass (e lallargamento
dellarea sarà tra le ipotesi su cui i milanesi saranno chiamati a dire la
loro in estate o a settembre) «ascolteremo naturalmente anche la voce dei
commercianti, non siamo mai andati avanti unilateralmente». Anche lassessore Croci puntualizza che «con lUnione del
commercio è già aperto un tavolo di confronto e andremo avanti su questa
strada». Mobilità a parte, i commercianti chiedono un accesso più facile al
credito, meno
burocrazia. LUnione
fa presente che le imprese stanno tenendo fermi i prezzi al consumo anche se
negli ultimi 12 mesi linflazione è scesa dal 3,1 per cento del 2008 allo
0,7% del 2009. Loccupazione «tiene», (-0,5% su oltre 320mila lavoratori)
ma unindagine a campione su quasi 900 aziende associate rivela che negli ultimi
sei mesi il 66% ha avuto più difficoltà a pagare i fornitori, l82% lha rilevata dai propri clienti, il 70% delle
aziende ha aumentato i ricavi con vendite di fine stagione, promozioni e
sconti,
la metà invece ha avuto difficoltà ad accedere al credito bancario. Per dare
una mano alle imprese in crisi, da oggi Unione del commercio ha attivato un
numero verde anticrisi. Potranno chiamare gratis l800775000 (dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 17) per avere
informazioni e dritte agli incentivi in campo per superare le difficoltà
economiche. In 24 ore limprenditore verrà
richiamato e per le questioni più complesse verranno fissati incontri. E contro
la crisi, ieri il sindaco ha incontrato lassessore al Bilancio
Giacomo Beretta per dare unaccelerata al
pacchetto di azioni messo in bilancio per il 2009 (erano previsti 39 milioni).
Entro un mese dovrebbe partire il bando per aiutare le giovani coppie in
mobilità a pagare il mutuo, creando un fondo a rotazione. Previsti nuovi
sostegni allaffitto, incentivi per artigiani. © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
(
da "Giornale.it, Il"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
n. 95
del 2009-04-21 pagina 1 Allargare l'Ecopass? Arriva lo stop dei commercianti di
Redazione Sangalli: «Meglio una città senza troppi divieti» Il sindaco: «Prima
ascolteremo anche la loro voce» «No a una città di dazi». Il presidente
dell'Unione del commercio Carlo Sangalli snocciola le cifre di una crisi che
non risparmia Milano e tra le strategie per risollevare i bilanci chiede di
«applicare il buon senso» ed evitare «ulteriori allargamenti, non programmati e
non condivisi, dell'area Ecopass, che già crea una barriera psicologica per
molti all'entrata in città». Il sindaco Letizia Moratti assicura che quando
verrà fatta la consultazione sugli sviluppi di Ecopass «ascolteremo
naturalmente anche la voce dei commercianti, non siamo mai andati avanti
unilateralmente». Mobilità a parte, i commercianti chiedono un accesso più
facile al credito, meno burocrazia. L'occupazione «tiene», ma negli ultimi 6 mesi il 66% ha avuto
più difficoltà a pagare i fornitori, l'82% l'ha rilevata dai clienti. E contro
la crisi, il sindaco ha chiesto all'assessore al Bilancio un'accelerata al
pacchetto di azioni messo in bilancio per il 2009, per dare risposte subito
alle famiglie. Entro un mese dovrebbe partire il bando per aiutare le
giovani coppie in mobilità a pagare il mutuo, con un fondo a rotazione.
Previsti nuovi sostegni all'affitto e incentivi agli artigiani. © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
(
da "Giornale.it, Il"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
n. 95
del 2009-04-21 pagina 2 Ecco tutte le operazioni di «disturbo» di Malta a Roma
di Redazione Ora che gli immigrati della nave turca Pinar sono in salvo in
territorio italiano, la Commissione europea ringrazia il governo senza entrare
nel rimpallo delle responsabilità, ma considera la vicenda tutt'altro che
chiusa, tanto che oggi il caso Italia-Malta è sul tavolo dei commissari riuniti
a Strasburgo. E, sempre oggi, il ministro dell'Interno Roberto Maroni invierà
il dossier Pinar alla Commissione che lo esaminerà assieme a quello steso dalle
autorità maltesi. «Per il cargo turco si è arrivati a una soluzione ma il
problema resta ancora irrisolto, perché altri drammi rischiano di avvenire in
futuro», ha detto il commissario europeo alla Giustizia, Jacques Barrot.
Bruxelles prende atto, senza puntare il dito contro nessuno, che «il diritto
marittimo internazionale non è semplice da interpretare», ha detto. Per il
commissario non è quindi facile accertare le responsabilità nella vicenda
Pinar: «Il diritto stabilisce che bisogna portare le persone a rischio di
naufragio nel porto più vicino, ma dove le condizioni di accoglienza sono
accettabili». Su questo, ha aggiunto, «evidentemente Malta e l'Italia avevano
entrambe le loro obiezioni». Non usa mezzi termini invece, Andrea Ronchi,
ministro per le Politiche europee, che ieri ha condannato l'atteggiamento inerme di Bruxelles («gigante di argilla tenuto
insieme dalla burocrazia»)
davanti alle immagini che giungevano dal Canale di Sicilia. In passato altri
soccorsi hanno creato vere e proprie impasse diplomatiche, non soltanto tra
Roma e La Valletta. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano
(
da "Stampa, La"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
IMMOBILIARE
MOLTE FAMIGLIE NON RIESCONO A FAR FRONTE AL MUTUO Varazze Crisi, cresce del 20
per cento il numero delle case all'asta Tra Giovanni Busso e il Pd è scontro
nel centrosinistra Al Tribunale di Savona 89 procedure di pignoramento
[FIRMA]MAURIZIO FICO SAVONA Anche in provincia aumentano i pignoramenti di
case. Molte famiglie rischiano di perdere l'alloggio per l'impossibilità di far
fronte al mutuo o al prestito bancario. Secondo un'inchiesta del Sole 24 Ore, i
procedimenti iscritti al Tribunale di Savona nei primi tre mesi di quest'anno
erano 89, quasi il 20 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2008.
Con la crisi molti appartamenti rischiano di finire all'asta. «Basta poco, uno
stipendio in meno, una cassa integrazione o altre difficoltà improvvise e il
bilancio familiare salta. Nei casi più gravi si è costretti a rinunciare
all'alloggio, un sogno che spesso si infrange dopo tanti sacrifici», osserva
Gianluigi Taboga, responsabile provinciale e presidente del Consiglio nazionale
di Assoutenti. «La Regione e altri enti hanno messo a punto iniziative a favore
delle famiglie e delle coppie per dilazionare il debito. Spesso
però anche le migliori intenzioni sono frentate dai tempi lunghi e dalle
complicazioni della burocrazia. Dall'altra parte, invece, ci si trova sempre più spesso di
fronte a società di recupero crediti molto efficienti e organizzate. Il debito
inoltre, con il passare del tempo, si grava di interessi e altre voci in rosso:
bollette, magari quelle "pazze", o spese inattese. L'ultimo
esempio è quello dei passi carrabili». Secondo Taboga la crisi non mette in
difficoltà solo i lavoratori a stipendio fisso, ma anche tanti imprenditori e
commercianti. Le crescenti difficoltà sono registrate anche dal sindacato
inquilini Sicet. «Negli ultimi mesi gli sfratti sono aumentati del 5 per cento,
in gran parte per morosità - ricorda il segretario provinciale, Giampiero
Minetti -. Significativa anche l'istituzione di una commissione dell'Arte, l'ex
Iacp, in collaborazione con vari enti e sindacati, per venire incontro alle
cosiddette "morosità incolpevoli"».«Il Partito che si annulla». E' il
titolo dato al documento letto ieri sera durante la riunione del Coordinamento
nel circolo del Partito democratico di Varazze. Oggetto di forte attrito tra la
sezione locale e il coordinamento provinciale del Pd, la candidatura a sindaco
per il centrosinistra di Alessandro Bozzano, socialista, scelto dalla lista
civica «Per Varazze», il cui capo indiscusso è Giovanni Busso, che non mai
aderito al Pd. Entrambi, giovedì scorso, sono stati silurati dal sindaco
Antonio Ghigliazza e destituiti dalle cariche di assessori. «A seguito degli
eventi, i membri del Coordinamento del Pd di Varazze che non concordano con i
metodi esposti intendono dimettersi dal Coordinamento di Circolo per evitare
altri accanimenti e un'ingiustificata dispersione di impegno», ha fatto sapere
la coordinatrice Isa Della Luna che si è espressa per conto di dieci persone
del direttivo, tra cui il sindaco stesso e gli assessori Elsa Roncallo e Tomaso
Pronsati. \
(
da "Stampa, La"
del 21-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
VARAZZE
IERI I SINDACATI DAL PREFETTO FREDIANI Manca l'agibilità di un capannone Lavoro
della Cartiera Verde a rischio La crisi della Cartiera Verde di Varazze è
arrivata in prefettura. Ieri l'incontro tra il prefetto Nicoletta Frediani, i
rappresentanti delle Rsu di fabbrica e di Cgil, Cisl e Uil che hanno posto
all'attenzione del prefetto il caso dell'industria varazzina del Pero, che
rischia un rallentamento della produzione a causa di un problema non legato
alla crisi, come ci si potrebbe attendere, ma da una situazione
prodotta dalla mala-burocrazia. «Manca l'agibilità di un capannone. Senza questi requisiti
l'azienda si troverebbe priva di magazzino per i materiali: non è difficile
immaginare le possibili ricadute sul processo produttivo e sull'occupazione. E'
una situazione inaccettabile», fanno sapere da Savona le segreterie di
Slc-Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil. «Il prefetto ha preso atto del
singolare contesto in cui ci troviamo e si è detta pronta ad interessarsi del
caso - spiega Stefano Rossi della Cisl Fisascat -. Al momento abbiamo un grande
incremento di ordinativi, considerando che tutta la nostra produzione si avvale
di materiale riciclato al 100% per usi grafici, quindi recuperando carta già
esistente e non cellulosa. Occorre considerare che, oltre ai 68 lavoratori
diretti della Cartiera Verde ci sono un'altra trentina di persone inserite
nell'indotto». «Attendiamo novità dalle istituzioni prima di prendere posizione
e decretare lo stato di agitazione. Non compete, né interessa ai sindacati
stabilire torti e ragioni e capire dove finiscono alcune responsabilità e dove
ne iniziano altre. Ci preme il dialogo costruttivo per trovare velocemente un
accordo e sbloccare questa irreale condizione», hanno concluso da Cgil, Cisl e
Uil. \
(
da "Repubblica, La"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Pagina
XVIII - Palermo Il romanzo della giornalista palermitana Egle Palazzolo edito
da Avagliano AMEDEO NON MUORE ma non HA PIù fUTURO Un esperimento che consente
di mantenere età e condizioni fisiche si trasforma in un sortilegio che apre
domande su coscienza e memoria MARCELLO BENFANTE on a caso la giornalista e
scrittrice palermitana Egle Palazzolo ha dedicato a Pirandello annosi e attenti
studi. Il suo nuovo romanzo, "Amedeo che non muore", edito da
Avagliano, nasce infatti per dare vita e definizione a un personaggio in cerca
d´autore che era rimasto nel limbo della sua immaginazione, incompiuto e
irrisolto, come imprigionato in una «lunga e intermittente gestazione». Infine,
Amedeo è nato, e si è insediato in un testo di sobria concisione dove ogni pagina
sembra il risultato di una accurata distillazione, pur mantenendo il peso
implicito di una elaborazione assai meditata. Ma se il protagonista acquisisce
una fisionomia a tutto tondo, più problematica resta invece la collocazione
della sua «avventura breve e impossibile» in un preciso genere narrativo. La
storia di Amedeo è certamente un conte philosophique, ma anche una cupa favola
e una parabola che ammicca alla fantascienza sociologica ed etica. Nella sua
mai banale linearità, il racconto allude, segnala, indica, suggerisce
potenziali sviluppi, ma con una precisa scelta di essenzialità e di asciuttezza
tira dritto per la sua strada maestra. Le premesse ricordano certi racconti
fantastici di Buzzati: da Lisbona un congresso di scienziati comunica all´umanità
che la morte è stata sconfitta, al pari di ogni malattia e dello stesso
invecchiamento. Grazie a un esperimento imprecisato, che assume i connotati di
un incantesimo o forse di un terribile sortilegio, ciascun uomo, oltre a essere
imperituro, manterrà eternamente l´età e le condizioni fisiche in cui si trova
attualmente. L´incredibile notizia (ma inconfutabile: televisione dixit!) viene
accolta con entusiasmo da folle festanti che si riversano in strada come in una
specie di liberatorio carnevale, che però, come nel film "Orfeo
negro", cela ancora l´insidia della inesausta sterminatrice. Amedeo,
insoddisfatto quarantenne di successo che convive in precario equilibrio con le
sue ansie, si sente invece "defraudato". La vita, infatti, può avere
ancora un senso privata della sua fine? L´autrice-madre sussurra al suo
orecchio apocalittiche considerazioni. Se nessuno muore dove troveranno posto
le infinite nuove generazioni? Altro che Malthus: «Gli prese il terrore
dell´incredibile numero di vivi che la terra non avrebbe potuto ospitare». Ma
accanto ai dubbi demografici ecco quelli, assai più angosciosi, etici ed
estetici. Nella condizione dell´immortalità, può ancora esistere la morale, il
discernimento tra il bene e il male? E l´arte potrà reggere all´urto devastante
del sempiterno generalizzato? Che ne sarà, per esempio, di un teatro in cui la
questione dell´essere e del non essere è divenuta un anacronistico nonsenso? Ma
gli sviluppi della trama sfrondano alcuni paradossi per rilanciare invece la
posta sul tavolo di altre problematiche più conflittuali. Non tutti infatti
risultano immortali. Solo pochi privilegiati hanno acquisito casualmente i
benefici irripetibili dell´esperimento. Amedeo è tra questi, ma non riesce a
gioirne. Sottopostosi, dopo un´inutile renitenza, agli esami di laboratorio,
gli viene rilasciato un "certificato di esistenza eterna": niente più della burocrazia può darci il senso dell´immutabilità. Un profondo solco ha
diviso l´umanità in un gran numero di mortali a cui si contrappone una piccola
minoranza di creature divine sottratte all´offesa del tempo (ma nella trappola
sono caduti anche vecchi immarcescibili e disgraziati destinati a un immanente
inferno di sofferenze). Odi, invidie, rivalità rischiano di scatenare
nuove e più aspre contese. Come gli highlanders del fortunato serial
cinematografico e televisivo, gli immortali dovranno nascondersi, simulare una
normalità fittizia, mimetizzarsi tra gli uomini non essendo più umani. Amedeo
intuisce subito che l´immortale è un "monstrum", una inquietante
meraviglia destinata a fomentare paura e avversione. Ma soprattutto non riesce
a conciliarsi con la perdita di senso del futuro. L´eternità non solo lo
separerà infinitamente dai suoi cari, in un aberrante processo di
moltiplicazione dei congiunti, ma gli sottrae da subito ogni ambizione, ogni
meta, ogni legittima aspirazione ad essere ricordato. Mentre al contrario gli
affida il compito insopportabile di una memoria che cresce a dismisura, senza
mai arrestarsi. E forse l´infinito esistere sarebbe sopportabile a patto di
dimenticare le varie vite, grazie a una salvifico oblio che tutto sommato
potrebbe ricondursi a una specie di ciclica e inconsapevole reincarnazione. Ma
il dramma dell´immortalità sta proprio nell´espansione illimitata della coscienza.
Cioè nel diventare sempre più simili a Dio, senza potere mai accertarne
l´esistenza. Che ne è infatti dell´anima e «del grande interrogativo del dopo
vita» nella prospettiva disperante di un essere immortale? La maledizione
dell´eternità non è certo un tema nuovo (in Swift, per esempio, se ne trova
un´affascinante versione), ma Egle Palazzolo lo tratta con un piglio personale
e sincero, in cui anche il non imprevedibile finale ha una sua intrinseca
necessità. Con stile stringato, l´autrice alterna la prima e la terza persona,
intrecciando la narrazione diegetica con un moderato flusso di coscienza. E con
efficace sintesi propone al lettore l´ossimoro borgesiano di una breve storia
dell´eternità che per un attimo si sporge sul baratro dell´inconcepibile.
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-22 - pag: 9 autore: Sudafrica al voto.
La «discriminazione positiva» voluta dall'Anc sta correggendo gli squilibri
dell'apartheid Economia nera in crescita assistita La trasformazione è lenta e
il libero mercato rimane un obiettivo lontano AFP Ugo Tramballi JOHANNESBURG.
Dal nostro inviato Ma lei pensa davvero che oggi sarebbe qui, senza il Black
Empowerment? Neren Rau ha lo sguardo imbarazzato. Forse pensava di essere
l'amministratore di Sacci, la più grande associazione imprenditoriale
sudafricana multietnica; di essere il negoziatore dei grandi contratti
collettivi con il Governo, l'Anc e il Cosatu, il sindacato potente come 30 anni
fa la Cgil in Italia, solo per la sua bravura. Lui, indiano, 38 anni. «Non so...Bisognerebbe
chiederlo a chi mi ha scelto per questo posto. In ogni caso per noi
imprenditori il black empowerment è stato un fallimento. I neri sono ancora una
piccola parte dell'economia sudafricana. Ed è una forma di burocrazia che irrigidisce il mercato
del lavoro». L'elevazione economica delle "comunità storicamente
svantaggiate" del Sudafrica, il Black economic empowerment, il Bee, è il
cuore, il pilastro della politica dell'Anc, la ragion d'essere della sua
esistenza dopo la vittoria sull'apartheid. All'inizio degli anni Novanta
Nelson Mandela decise che il Sudafrica (oggi chiamato alle elezioni) non
sarebbe cambiato con una rivoluzione ma con le riforme. Non sostituendo la
classe dirigente bianca con una di neri,ma facendo crescere il loro ruolo nell'economia
del Paese più ricco d'Africa, lasciando i bianchi al loro posto. Per il
continente che aveva sempre seguito la via più spiccia, era quella di Mandela e
di Thabo Mbeki la vera rivoluzione. Il Bee riguarda anche indiani, colorati e
perfino le donne, tutti svantaggiati dal sistema dell'apartheid. Ma in un Paese
in cui i neri sono il 90%, nessuno ha protestato per il fatto che il nome del
processo nel quale l'Anc s'identifica, menzionasse solo loro. Il Bee richiede
che un'azienda garantisca una quota di partecipazione razziale dalla proprietà,
alla dirigenza fino ai livelli più bassi della manodopera. I privati non hanno
l'obbligo di adeguarsi. Fino a che non cercano di fare contratti con il Governo
o tentano di ottenere finanziamenti pubblici. Senza il Bee, che ora richiede
sette requisiti, non se ne parla. «Io sono soddisfattissimo del socio che ho
scelto», spiega Mario Piazza, milanese di 58 anni, da 13 anni in Sudafrica del
quale è innamorato, titolare o meglio co-responsabile di Liquitech che esporta
olii lubrificanti. «è indiano, giovane e bravo. Ma non credo che il Bee abbia
funzionato. Ci sono piccoli gruppi che millantando o avendo davvero connessioni
politiche, entrano nelle imprese, continuando a lasciare fuori la maggioranza.
Non più di 5mila persone, sempre le stesse. Qui li chiamano i gatti grassi».
Prima ancora del Bee, è stato il settore privato a capire quanto fosse
necessario per la stabilità del Sudafrica offrire una parte del suo potere
economico.è dalle cessioni di una parte dell'impero di Anglo-American che sono
iniziate le carriere di quelli che oggi sono i "black diamonds":
Cyril Ramaphosa, Tokyo Sexwale, Patrice Motsepe e pochi altri miliardari tutti
legati al potere politico. Se un dato per capire il successo di Bee è la
capitalizzazione di Borsa delle imprese nere, allora è un fallimento: non più
del 5 per cento. «Ma non è questo», protesta Jimmy Manyi. «Mi dichiaro un
beneficiario del Bee. Senza non sarei qui. Nessuno mi ha fatto favori, ho solo
avuto l'opportunità di essere messo ala prova. Perché questo è il Bee:
garantire opportunità ». L'essere qui di Jimmy, 45 anni, è molte cose:
dirigente della conglomerata alimentare Tiger Brand, presidente del Group
Management Furum e del Black Business Working Group, due lobby economiche;
presidente della Commissione governativa per l'equità nell'impiego e della
prima associazione d'industriali nera con 16 settori produttivi. «Un viaggio di
100 miglia
incomincia percorrendo il primo miglio, poi il secondo, il terzo, il quarto.
Gli stessi ex oppressi dimenticano che veniamo da 300 anni di oppressione». Il
punto di Jimmy Manyi, diverso da quello negativo di Neren Rau e da quello
intermedio di Mario Piazza, non è sbagliato: quando andava a scuola a Soweto il
regime afrikaner aveva teorizzato che non era sensato insegnare matematica a
chi, come lui, non era previsto ne avrebbe fatto uso nella società
dell'apartheid. «Le forze del mercato da sole non sarebbero riuscite ad
abbattere le barriere fisiche e mentali lasciate dall'apartheid». Bee non è
solo percentuali di ex svantaggiati nella grande economia mineraria e nella
finanza, ma è anche classe media. Senza sfogliare i dati statistici,un
visitatore frequente coglie a vista d'occhio il moltiplicarsi della piccola e
media imprenditoria nera. Bee è anche quanta gente ha una casa e manda i figli
a scuola. I dati ufficiali del Governo dicono che dal 1994, dal primo Governo
di Nelson Mandela, sono state costruite 3,1 milioni di case; l'80%dei
sudafricani ha accesso all'elettricità, l'88 all'acqua corrente; il 98 dei
bambini fra i 7 e i 15 alla scuola, per quanto mediocre sia ancora il sistema
educativo. Ogni mese 13 milioni di poveri percepiscono un assegno sociale. Le
cose non fatte sono ancora moltissime, i tassi di povertà enormi per un Paese
industrializzato come questo. Fondando il consenso sugli scontenti e i suoi
sostenitori del sindacato e del Pc, Jacob Zuma potrebbe cambiare la formula
gradualista di Mandela e Mbeki. Quello che è incominciato prima delle elezioni
e continuerà dopo non è solo un confronto politico fra visioni diverse nel
grande partito: è la battaglia per l'anima economica dell'Anc e dunque del
Sudafrica. www.ilsole24ore.com/ Tra contrasti e speranze, il fotoracconto delle
elezioni © RIPRODUZIONE RISERVATA Obiettivo 60 per cento. Alcuni ragazzini
davanti a un poster di Jacob Zuma, leader dell'Anc, nella township di Guguletu.
Secondo i sondaggi il partito di maggioranza dovrebbe fermare il calo di
consensi a quota 60% UNA LUNGA STRADA Ci sono alcuni miliardari e la classe
media sta cominciando a prendere forma, ma in Borsa le imprese «black» valgono
solo il 5%
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-22 - pag: 14 autore:
PACCHETTI DI STIMOLO EFFETTI SULLE ECONOMIE Dopo la decisione tedesca di
aiutare il settore dell'auto si è aperto un dibattito sull'efficacia della
scelta, che rischia di favorire soprattutto i Paesi concorrenti Attenti ai
protezionisti nascosti di Carlo Bastasin N ei mesi scorsi il Governo tedesco ha
stanziato 5 miliardi dal bilancio pubblico per la rottamazione delle
automobili. Attraverso tale somma il contribuente ha finanziato un premio di
2.500 euro a ogni acquirente di una nuova vettura. Il mercato tedesco dell'auto
ne ha ricavato un formidabile impulso che però, con sorpresa dei politici e dei
produttori tedeschi, si è tradotto nell'acquisto soprattutto di vetture
straniere. Il successo in particolare di Fiat e Dacia ha suscitato ironie
sull'iniziativa: perché i tedeschi dovrebbero tassarsi per sostenere la
produzione di italiani o francesi? Ben presto si è scoperto che il filo del
ragionamento portava troppo lontano: le macchine italiane erano prodotte in
Polonia, quelle francesi in Romania e entrambe montavano componenti tedesche.
Inoltre i profitti, teoricamente, avrebbero potuto essere investiti negli Stati
Uniti o in Giappone (Chrysler o Nissan) e i dividendi distribuiti tra una
miriade di fondi globali nei quali la componente delle banche tedesche non è
irrilevante. L'effetto delle politiche fiscali nazionali sul moltiplicatore di
economie molto aperte come quelle europee non è più calcolabile come un tempo.
Gli effetti della spesa pubblica si disperdono attraverso i confini. La
tassazione da cui origina la spesa tuttavia rimane una prerogativa del Governo
nazionale. Così tra prelievo locale ed effetti globali si apre una
contraddizione politica che può essere sfruttata dal populismo. Dopo la
clamorosa protesta in Gran Bretagna sui "posti di lavoro britannici per i
cittadini britannici", la politica in Europa sembra aver resistito alle
tentazioni protezioniste. Ma si è trattata di una virtù solo apparente. Il
protezionismo è infatti uscito dalla retorica pubblica per essere
internalizzato e nascosto nelle politiche economiche. Molti Governi per esempio
si sono preoccupati di non sostenere la propria economia, temendo di
beneficiare gli altri, per approfittare invece degli stimoli altrui, evitando
di indebitarsi. Un primo effetto è stato che la dimensione complessiva dei
pacchetti di stimolo in Europa è stata inferiore a quella desiderabile. Se si
stima in un 1% del Pil Ue il volume delle politiche discrezionali, è possibile
che, aggiungendo gli stabilizzatori automatici, nel 2009 il totale dello
stimolo fiscale sia ben inferiore all'1,5%, contro un 2% suggerito dal Fondo
monetario. Un secondo effetto del "protezionismo nascosto" dei
Governi è nel tipo di stimolo esercitato. Per il 50% circa (stima del centro
studi Bruegel) si è trattato di riduzioni fiscali limitate ai propri cittadini,
in diversi casi rivolte a sostenere il consumo di servizi locali (trasporti o
energia). Per il 38% si è trattato d'investimenti pubblici destinati a
beneficiare settori produttivi non aperti alla concorrenza estera (soprattutto
costruzioni). Il rimanente è diviso tra sostegni all'occupazione locale e aiuti
a settori specifici - il caso francese ha fatto scuola - individuati
direttamente dai Governi. Queste scelte sono efficienti dal punto di vista
della politica nazionale, perché beneficiano con una certa precisione gli
elettori e sostengono nel breve termine il consenso ai Governi, ma sono molto
inefficienti da un punto di vista economico. I settori sostenuti sono quelli
protetti dalla concorrenza estera e che quindi meno patiscono la crisi attuale
che si manifesta nel crollo del commercio globale e quindi del fatturato delle
imprese esportatrici. Inoltre molti settori protetti, per esempio quello delle
infrastrutture, hanno una modesta elasticità: a un aumento della domanda
reagiscono cioè con un aumento dei prezzi e non dei volumi e quindi non aiutano
la crescita, ma la deprimono. Infine il moltiplicatore dei servizi locali e
delle infrastrutture dei trasporti è piuttosto basso. L'atteggiamento non
cooperativo dei Governi nazionali – non coordinati a livello europeo – crea un
incentivo a dare all'economia un sostegno inferiore a quello che sarebbe
necessario. Inoltre spinge i Governi a utilizzare male il denaro pubblico,
peggiorando la sostenibilità dell'indebitamento a cui ricorrono e prolungando
così negli anni gli effetti della crisi. Un calcolo semplificato dimostra che
un'azione ben coordinata a livello europeo comporterebbe un effetto doppio
(come si dice un "bang") per lo stesso ammontare di euro di spesa
pubblica. Una classifica del "protezionismo nascosto" nelle politiche
dei Governi europei vedrebbe l'Italia – benché scusata dall'alto debito – tra i
Paesi meno cooperativi e la Germania – senza tener conto dei margini di cui
dispone grazie all'attivo commerciale – tra quelli più cooperativi e con una
scelta di strumenti meno locale e più strutturale. Il divario di cooperazione
ostacola anche la possibilità di impostare una conveniente strategia di rientro
del debito che i Paesi stanno accumulando vistosamente nel corso di questa
crisi. Non è chiaro oggi infatti quale sarà il destino del Patto di stabilità e
di crescita, l'unico strumento di coordinamento e disciplina fiscale nella Ue.
Né è possibile sfruttare l'emissione congiunta di titoli di debito europeo a
tassi d'interesse inferiori alla media. Forme di coordinamento di cui l'Italia
beneficerebbe particolarmente. Tutti questi sono problemi di "azione
collettiva" che sono ben noti agli studiosi di politica economica e che
originano dalla difesa delle sovranità nazionali in materia fiscale e dal
protezionismo politico: cioè dalla conservazione del rapporto esclusivo di
rappresentanza del cittadino da parte della politica nazionale. Ma la
specificità della crisi che stiamo vivendo offre un ulteriore spunto di
riflessione sul ruolo degli Stati nel loro rapporto con il mercato.
Legittimando l'intervento pubblico a danno della cultura della concorrenza, la
crisi avrà conseguenze negative sull'efficienza dei servizi pubblici. La
rinazionalizzazione delle politiche frenerà l'apertura alla concorrenza di quei
servizi di interesse o natura pubblici che sono messi sempre più sotto
pressione dall'invecchiamento della popolazione europea. Fino a pochi mesi fa
era possibile immaginare un'Europa in cui la concorrenza facesse prevalere gli
standard più elevati in tutti i Paesi: università britanniche, ospedali
tedeschi o fondi pensione olandesi. La crisi dei mercati e
della cultura della concorrenza mette a rischio questa ambiziosa visione e ci
lascia nuovamente ostaggio delle burocrazie locali. Dimostrando che
inefficienza e protezionismo politico si sostengono reciprocamente. Ma
ovviamente per farlo devono riuscire a ingannare continuamente i cittadini, i
cui reali interessi devono essere obnubilati da una costante retorica
nazionalista. carlo.bastasin@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
PIù COORDINAZIONE Se i Governi europei fossero in grado di svolgere azioni
comuni il risultato positivo potrebbe addirittura raddoppiare RITORNO AL
PASSATO Legittimando l'intervento statale a danno della cultura del libero
mercato, la crisi danneggerà l'efficienza dei servizi pubblici
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-22 - pag: 14 autore:
MERCATI E MERCANTI ... Washington, il «Consensus» non è morto C on la crisi, il
"consenso di Washington" è morto, ha annunciato al vertice del G-20
di Londra il premier britannico Gordon Brown. Applausi dell'asse
franco-tedesco, sempre pronto a seppellire ogni dottrina che contenga la parola
Washington e che quindi sappia di odioso "capitalismo anglosassone".
Esultanza dei no global, per i quali il consenso di Washington si identifica
con la globalizzazione e con il "pensiero unico neo-liberale". Prima
di affossarlo, è bene intendersi su cosa sia il cosiddetto Washington
Consensus.L'espressione, coniata nel 1989 dall'economista inglese John
Williamson, si riferiva ai Paesi emergenti, soprattuto l'America Latina, e
contiene dieci punti, dei quali i più importanti sono: disciplina di bilancio; riorientamento della spesa pubblica da difesa, burocrazia, sussidi improduttivi verso
sanità, istruzione e infrastrutture; riforma fiscale per far pagare le tasse a
tutti e pagare di meno; cambio competitivo; liberalizzazione dei commerci e
finanziaria; privatizzazioni; apertura agli investimenti esteri. Lo
stesso Williamson li riassume in tre principi: globalizzazione, economia di
mercato, disciplina fiscale. Lungi dall'essere un vero e proprio consenso,
anche se fu adottato più o meno esplicitamente da alcuni Governi (Cile,
Brasile) e da alcune istituzioni, come Fondo monetario e Banca mondiale, ha
forse avuto maggior successo come bersaglio dei suoi critici, soprattutto nella
caricatura, secondo Williamson, che ne ha fatto Joseph Stiglitz. A prima vista,
molte delle fondamenta del consenso di Washington sono state travolte dalla
crisi globale degli ultimi due anni. La disciplina fiscale dalla necessità di
pompare soldi pubblici nel rilancio dell'economia e nei salvataggi delle
banche, la liberalizzazione dei commerci dalla paralisi del Doha Round, quella
finanziaria dagli eccessi del modello che aveva preso piede a Wall Street e
nella City, le privatizzazioni dall'intervento dei Governi nel capitale delle
banche in difficoltà. Una sorta di "inversione a U" collettiva da
parte dei Governi delle economie più importanti. Inoltre, il Washington
Consensus era gravemente carente (ma del resto, nell'America Latina degli anni
80, il problema non era così pressante) sulla regolamentazione e i controlli
sul sistema finanziario, sui quali invece il G-20 ora ovviamente insiste molto.
Lo stesso vertice di Londra, tuttavia, e soprattutto la prospettiva del dopo-crisi,
non sconfessano i pilastri del consenso di Washington:dopo l'emergenza,
l'esplosione del debito pubblico dovrà rientrare per evitare il collasso
finanziario dei conti pubblici; la globalizzazione (di cui vanno condivisi
meglio i benefici) e l'economia di mercato restano la via maestra per la
prosperità, le nazionalizzazioni bancarie non sono certo un'opzione di lungo
periodo. Forse la notizia della morte del consenso di Washington, come quella
di Mark Twain, è grandemente esagerata. © RIPRODUZIONE RISERVATA
www.ilsole24ore.com/economia Online «Mercati e mercanti» di Alessandro Merli di
Alessandro Merli
(
da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-22 - pag: 45 autore:
INTERVENTO Una «Meta-Popolare» per competere di Ruggero Magnoni* e Claudio
Scardovi** P ossono fallire le banche italiane? Non solo le piccole, ma anche
le più grandi? Non solo le banche d'investimento (per la verità, quasi assenti
nel panorama domestico) ma anche quelle retail? La domanda che sarebbe stata
giudicata assurda dai più solo pochi mesi fa, dopo le esperienze degli ultimi
mesi, potrebbe essere oggi al massimo tacciata come provocatoria, ed al limite
allarmista. La risposta, peraltro è «certamente sì», senza nessuna
discriminazione. Tutte le banche, anche quelle italiane ed anche quelle retail,
possono infatti fallire e divenire illiquide senza che necessariamente esista
una base di grave dissesto finanziario e industriale a giustificazione di
questo. Il business bancario è infatti il business della credibilità, e della
reputazione. Il solo dubbio (fondato o meno) che una banca possa essere in
difficoltà con la base di capitale proprio potrebbe ingenerare una corsa agli
sportelli dei suoi clienti - depositanti, pronti a riprendersi i risparmi,
spinti dal timore che questi possano essere "congelati" dalla banca,
che li ha già utilizzati per concedere prestiti (mutui alle persone e
finanziamenti alle imprese) impiegando anche il proprio capitale di rischio, in
ragione di 1 a
15/20, attraverso il cosidetto meccanismo del "moltiplicatore del
credito". Indulgere in tale dubbio sarebbe oggi forse umano, ma certamente
sbagliato (le banche italiane stanno attraversando la crisi dei mercati
internazionali meglio capitalizzate, finanziate e senza particolari attivi
"tossici" di cui preoccuparsi). Ingenerare sospetti del genere
sarebbe invece, addirittura, criminale, specie quando riferiti ad un settore,
quello delle banche Popolari italiane che, per definizione, dovrebbero
garantire la massima sicurezza e stabilità possibile anche in momenti, come
l'attuale, di ampia volatilità e di dislocazione dei mercati. Le banche
Popolari assicurano infatti il migliore allineamento possibile tra gli
interessi dei depositanti - clienti e degli azionisti - investitori, che sono
molto spesso la stessa persona. Possono inoltre vantare un forte legame con il
territorio in cui operano che implica un rapporto di reciproco sostegno. Da un
lato le popolari si fanno volano dell'area di interesse, dall'altro il
territorio non lascerà mai andare loro verso una situazione di illiquidità e di
insolvenza. Anche l'andamento borsistico degli ultimi mesi delle Banche
Popolari quotate rispetto a quello delle principali banche private italiane ne
evidenzia la maggiore capacità di resistere anche a forti situazioni di stress
dei mercati. Lungi dal compiacerci della situazione di relativa forza di un
modello così ben radicato e sviluppato su dimensioni medie in Italia, riteniamo
piuttosto diabolico non utilizzare questo momento di difficoltà congiunturale
per rilanciare con forza una grande operazione di sistema che, per più volte, è
stata fermata dalle logiche degli interessi dei gruppi e dei personalismi dei
singoli. Le prime 7 banche Popolari quotate, con attivi pari a 396,2 miliardi
di euro, capitalizzavano circa 38,6 miliardi a maggio 2007: oggi il loro valore
complessivo non supera 11,5 miliardi. Oltre alla bassa valutazione del settore,
per loro incidono ancora i temi della struttura di costi elevata perchè
sottoscala, ed alcune avventure sfortunate nell'ambito di business che non
pertenevano al loro Dna e che, quando svolti su basi consortili
"leggere", hanno sempre condotto a elevata burocrazia, ad una scarsa efficacia
gestionale e - in almeno un caso - ad un limitato controllo dei rischi. Anche
sulla scorta dell'esempio francese di fusione tra le banche popolari e le casse
di risparmio (con il parallelo intervento in aumento di capitale tramite
"preference shares" e ibridi per circa 5 miliardi di euro dello Stato
francese, che potrebbe portarlo fino ad un massimo del 20% della nuova
governace) si dovrebbe riconsiderare in Italia un progetto di creazione di una
Meta- Popolare in grado di competere ad armi pari con i migliori players
italiani ed esteri. Suggeriamo l'utilizzo del nominalismo "meta" per
il suo significato di superamento in continuita, senza rinnegare ma anzi
conservando il meglio dell'esperienza storica e della tradizione del fare banca
delle Popolari. Tale progetto, che prevederebbe la partecipazione di una molteplicità
di soggetti a forte radice regionale dovrebbe nascere su alcune ipotesi
riformulate che potrebbero prevedere, ad esempio: 1. la creazione di una
struttura di centro di governo molto snello ed autorevole, con consigli di
supervisione e gestione rappresentativi ma numericamente molto ridotti, e con
una chiara separazione dei ruoli. Di rappresentanza delle
"constituencies" locali il primo. Di gestione strategica ed operativa
il secondo; 2. l'assegnazione
delle funzioni di gestione dei rischi e di allocazione competitiva del capitale
allo stesso centro di governo, con le banche di rete controllate e unicamente
impegnate nella gestione dei territori di riferimento, con ambiti di autonomia
nella gestione del marketing, dell'area commerciale e delle risorse umane, ma
con chiari obiettivi di ritorno sostenibile sul capitale allocato; 3. la
centralizzazione "forte" (e non più su basi consortili
"deboli") di tutte le società prodotto e dei centri servizi (a
partire, ad esempio, da Arca e da Icbpi). La attuale bassa valorizzazione di
mercato delle Popolari renderebbe peraltro molto importante il peso del valore
attuale netto delle sinergie riconducibili agli interventi sopramenzionati. Il
supporto finanziario dello Stato a un tale progetto ( vuoi nella forma dei
Tremonti bond, o nella forma di una sottoscrizione in aumento di capitale ad
hoc sul modello francese) e quello della Banca d'Italia (in termini di moral
suasion) rappresenterebbero azioni molto pragmatiche e poco dispendiose per la
finanza pubblica, a difesa del risparmio nazionale,per il sostegno e la ripresa
dell'economia reale dei distretti e delle filiere industriali più importanti
nonché per la competitività internazionale del nostro Paese. Si creerebbe, in
effetti, un nuovo soggetto di peso e dimensioni tali da potersi qualificare
come campione nazionale, pur con una focalizzazione retail e territoriale tale
da preservarne la natura di gruppo multi regionale, innervato nelle comunità
locali che provvede a sostenere e da cui è stabilmente sostenuto, anche nei
tempi di crisi profonda come l'attuale.In mancanza di un progetto strategico in
grado di cogliere una simile opportunità storica, potremo forse accettare come
umana la diffusa lamentela del top management rispetto alla situazione
contingente dei mercati. Risulterà invece diabolica la lamentela di chi si
scuserà, con i propri azionisti e con i propri clienti, di non aver potuto
gestire più efficacemente il conto economico, i prodotti e i servizi offerti
per la mancanza di economie di scala. E dovremo forse bollare come criminale
l'eventualità che (Dio non voglia) una di queste si avviti in effetti tra crisi
di redditività (legata all'andamento macro dell'economia) e di liquidità
(legata invece, sopratutto, alla fiducia che la banca avrà un futuro, perchè ha
un progetto importante da sviluppare che sarà in grado di farle riprendere, nel
medio periodo, gran parte del valore perduto sinora in Borsa). Un'eventualità
che si tradurrebbe nel rischio molto concreto di finire magari preda di un
qualche campione nazionale altrui... O peggio ancora. * Chairman Investment
Banking Europa, America ed Africa di Nomura ** Managing Director per le
Istituzioni Finanziarie Italia di Nomura © RIPRODUZIONE RISERVATA IL PROGETTO
Sulla scorta del caso francese si dovrebbe considerare anche in Italia la
creazione di un unico soggetto
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Nord Est)" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Nord-Est
sezione: EST data: 2009-04-22 - pag: 5 autore: Peter Thun. Secondo il
presidente dell'azienda dei famosi «angeli» la capacità di decidere rapidamente
è la chiave per mantenere concorrenziale l'Alto Adige «Alla politica chiedo più
sprint» di Mirco Marchiodi «A lla politica non chiedo un euro, solo velocità di
decisione». Peter Thun, secondogenito dei conti che nel 1950 fondarono la nota
azienda di articoli da regalo, ha da poco superato i trent'anni alla guida di
un'impresa di cui assunse la gestione nel 1978. La velocità di decisione che
chiede a Provincia e Comune di Bolzano ha a che fare anche con la storia della
sua società, che da anni si è proposta per rilanciare il Virgolo, "la
montagna dei bolzanini", realizzando lì la nuova sede aziendale, ma non
solo. Finora invano. Peter Thun, come sta andando avanti il progetto per la
nuova localizzazione? Per quanto ci riguarda, procede a gonfie vele. Noi
abbiamo fatto quello che dovevamo fare, ossia lo studio di fattibilità tecnica,
dei costi, dei ricavi e della governance. Quest'ultimo punto è fondamentale:
Thun ha un suo ruolo, ma devono averlo anche Comune e Provincia. Il nostro
compito l'abbiamo fatto, il progetto ora è sul tavolo del sindaco. Dove rischia
di restare ancora a lungo, tra una polemica e l'altra: quanto
incide la burocrazia su
un'azienda? Nel nostro caso, nulla. Ma anche più in generale, ritengo che il
vero problema stia nella volontà e nella capacità di assumersi le proprie
responsabilità, di prendere delle decisioni. Cosa non facile nel quinquennio di
una legislatura, specie se si devono definire progetti dall'ampio orizzonte e
tenuto conto che il primo anno è d'ambientamento e l'ultimo serve per
preparare le nuove elezioni. Almeno in Alto Adige abbiamo la fortuna di un
governo politico stabile. Il vostro articolo più conosciuto è l'"angelo
originale di Bolzano". Quanto conta il "marchio Alto Adige" per
l'economia provinciale? Ci sono da considerare vari aspetti. L'immagine
dell'Alto Adige si ripercuote positivamente a sud. Sono appena stato in
Calabria e ho notato che il nostro modo di fare,la mentalità,l'organizzazione
che rispecchiano un po' il mondo germanico vengono molto apprezzate. Ma allo
stesso tempo noi siamo importanti per l'Alto Adige, producendo ricchezza e
pagando le tasse. Sembra di capire che l'Alto Adige in sé non sia il massimo
come location economica. La Provincia ha appena creato una nuova società, la
Business Location South Tyrol (Bls), per migliorare questo aspetto. Ma Bolzano
è davvero attraente per le imprese? E per la Thun? Pensare a Thun come ad
un'azienda slegata dall'Alto Adige sarebbe possibile. Se le criticità di questo
territorio diventeranno superiori alle nostre possibilità di sviluppo, allora
potremmo anche pensare di spostarci. E non credo che la Bls possa creare valore
aggiunto, al massimo potrebbe far capire ai politici quali sono le vere
potenzialità di questa provincia. Me le indica? L'Alto Adige deve puntare
soprattutto sul business turistico e sul suo indotto, a partire
dall'artigianato. E poi sulle produzioni di nicchia. Le grandi imprese non
hanno più spazio, sono dei "residuati bellici" portati qui nella
prima metà dello scorso secolo, ma che ora non c'entrano più con
ilterritorio.L'Alto Adige ha una natura e una cultura uniche al mondo: è su questo
che dobbiamo puntare e il progetto sul Virgolo si inserisce in tale contesto.
Purtroppo, però, ai politici questa visione manca. Altra debolezza strutturale
dell'economia locale è la bassa quota di export: Thun come si sta muovendo in
questo senso? Il nostro fatturato lo realizziamo per quasi il 90% in Italia.
L'anno scorso abbiamo avviato una politica di internazionalizzazione puntando
su Germania e Spagna, ma ora questi mercati stanno soffrendo maggiormente
rispetto a quello interno. E così abbiamo rinviato analoghe iniziative,
concentrate su Inghilterra e Grecia, al prossimo anno. Nel 2008 Thun avete
ceduto il reparto stufe: è un capitolo chiuso? Sì, anche se quando Thun lo ha
ceduto questo ramo d'azienda cresceva a due cifre. Però quello delle stufe è un
prodotto che sta diventando sempre più di nicchia e non rientrava più nella
nostra strategia. A proposito di artigianato: anche quello altoatesino sta
risentendo della crisi economica. Cosa fare per rilanciarlo? Quello di legarlo
al turismo è una strada, ma non l'unica.Alla base ditutto c'èla riflessione che
l'artigianato altoatesino deve tenere contro della nostra unicità. Se noi ci
mettiamo in competizione con il resto del mondo dimenticandoci questo fattore,
allora partiamo perdenti in partenza. Rispetto alla Provincia di Trento, quella
di Bolzano ha deciso interventi meno impattanti per affrontare la crisi
economica, tanto da far storcere il naso a molte categorie economiche. Lei che
misure avrebbe chiesto? Non soldi, ma velocità di decisione: dobbiamo riuscire
ad arrivare allo stesso livello di concorrenzialità che c'è a 20-30 chilometri di
distanza dall'Alto Adige. E tra le priorità inserirei una politica mirata alla
casa per portare qui professionisti da fuori, altoatesini che hanno lasciato la
provincia ma non solo. C'è chi non viene a Bolzano perché non trova casa e
queste risorse poi ci mancano. Per il resto, stiamo abbastanza bene: le nostre
banche fortunatamente sono sane e l'economia non è legata in modo particolare
all'automotive. Da noi la crisi è più psicologica che strutturale, e lo
dimostra il fatto che il turismo anche quest'anno chiuderà con un nuovo record.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Nuova location Thun intende aprire la nuova sede sul
Virgolo, sopra Bolzano, ma attende ancora il via libera Il peso dell'export
Circa il 90% del fatturato si realizza in Italia Dopo Germaniae Spagna, si
punta su Grecia e Inghilterra I dipendenti A Bolzano e Mantova avviato il
progetto "life quality": il benessere è ritenuto un valore aggiunto
per il business aziendale Le priorità provinciali Strategici turismo,
artigianato e attività di nicchia. Le nostre grandi industrie sono dei
residuati bellici L'imprenditore Peter Thun Figlio dei fondatori Otmar e Lene,
il cinquantatreenne guida l'azienda nota per i celebri «angioletti» dal 1978 La
Spa dovrebbe chiudere il 2009 con 121 milioni di ricavi (+7% rispetto al 2008),
mentre l'aggregato «Mondo Thun» sfiorerà quota 220 Gli addetti a Bolzano, a
Mantova e in Cina sono 3.858, i punti vendita 1.959
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Centro Nord)" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Centro-Nord
sezione: ECO-IMP. Emilia-R. data: 2009-04-22 - pag: 8 autore: Grandi opere.
Confindustria: avviare subito progetti per oltre un miliardo Ravenna chiede
infrastrutture In agenda da qui al 2030 la nuova Darsena e il riassetto Fs
RAVENNA Silvia Manzani Il turismo, la Darsena di città, il porto, i
collegamenti stradali e ferroviari. La ricetta per affrontare la crisi in corso
ha tanti ingredienti e non tutti facilmente reperibili, a partire dal miliardo
di euro che servirà. Che città sarà Ravenna tra dieci anni? E tra venti?
Domande che Confindustria si sta ponendo nell'ambito del progetto "Ravenna
2030-Il futuro è adesso", una serie di iniziative per mettere le mani
avanti e rispondere alla congiuntura economica negativa con tutti gli strumenti
necessari. Teorici, anche, se è vero che per il convegno in programma domani al
Pala de Andrè dal titolo "Uno sguardo sul futuro: come cambia il mondo con
la crisi" sono stati chiamati economisti del calibro di Tito Boeri ed Erik
BerglÖf. Il progetto, in realtà, è stato presentato lo scorso settembre, quando
ancora le avvisaglie della crisi non erano così evidenti. «Tutto parte dalla
consapevolezza – spiega Marco Chimenti, direttore generale di Confindustria
Ravenna – che da questo momento usciremo tutti cambiati. Se almeno
cominciassimo a ragionare per tempo, potremmo avere un vantaggio competitivo
enorme». Lo sguardo è ad ampio raggio: i temi in ballo sono infatti molti e
tutti di grande attualità per la città e la provincia. A partire dal turismo,
appunto, che sarà al centro di un convegno successivo a quello di domani. Un
turismo che non è sempre all'altezza del patrimonio storico-culturale della
città dei mosaici e dei suoi dintorni ma dal quale ci si aspetta una sferzata,
in virtù, tra le altre cose, del nuovo terminal crociere di Porto Corsini e dei
collegamenti con l'aeroporto di Forlì. E tra le strategie di Confindustria non
potevano mancare le politiche delle imprese che, secondo il presidente Giovanni
Tampieri «dovranno essere più capitalizzate e investire maggiormente in ricerca
e sviluppo». Ma l'idea che ha in mente il presidente copre altri settori, in
particolare il porto, che dovrà «ampliarsi e rinnovarsi ».All'orizzonte si
stagliano moltissimi progetti: la realizzazione della nuova piattaforma container,
l'approfondimento del canale Candiano a -14,50 metri, l'area
di servizio e sosta per l'autotrasporto e ildistripark. E, intorno, la nascita
del distretto per la nautica da diporto e di un tecnopolo articolato in due
parti: a Ravenna per la nautica, l'energia e il restauro e a Faenza per i nuovi
materiali, supporto alla ricerca industriale per l'intera provincia. Da non
dimenticare il tema della Darsena di città, ovvero la trasformazione di una
zona portuale dismessa in quartiere urbano. Progetto che vede al suo interno
altri progetti, alcuni già realizzati, come il parco Teodorico, altri in fase
di realizzazione, come il riassetto della stazione ferroviaria, altri per ora
solo su carta, come il recupero di opere di archeologia industriale. Il tutto finalizzato
anche all'attrattività turistica della zona. E non possono mancare, nella lista
delle strategie anticrisi, il by-pass sul Candiano, che servirà a collegare la
Statale 16 Adriatica e la 309 Romea, e un lavoro sulle linee ferroviarie, per
facilitare il trasporto merci: «è un grosso progetto – puntualizza Tampieri – e
non sappiamo ancora se sarà meglio spostare o interrare la ferrovia. Siamo però
certi che sarà un'opera fondamentale per velocizzare gli spostamenti ». Del
resto lo sviluppo economico passa anche da un miglioramento infrastrutturale,
se è vero che quanto a collegamenti stradali e ferroviari, Ravenna non naviga
in buone acque. La sfida è aperta, anche se la cautela è d'obbligo: «Sono
mediamente fiducioso –continua il presidente – e vivo con la speranza che i
nostri sacrifici concorrano ad una revisione della burocrazia
per fare in modo che gli enti pubblici facilitino le imprese». Ma la fiducia
viene anche dal fatto che Ravenna, in ambito regionale, è una delle realtà che
sta subendo meno contraccolpi, almeno stando ai sentori di Confindustria. «Il
porto ne risente abbastanza– analizza Tampieri – perché serve tutta la regione
ma le imprese stanno soffrendo meno. Faenza, invece, è un caso a parte: i
settori della metalmeccanica, del tessile e della ceramica non stanno passando
un buon momento ». © RIPRODUZIONE RISERVATA Propositivo. Giovanni Tampieri
Confindustria Ravenna
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Sud)" del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Sud
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-04-22 - pag: 2 autore: INTERVISTA Giuseppe Di
Giovanna Presidente Ance Palermo «Più garanzie per i centri storici» PALERMO
«Dal Governo arriverà finalmente una scossa per conferire
nuova vivacità a un comparto strategico per il territorio meridionale ma
imbrigliato dalla burocrazia». Giuseppe Di Giovanna, 49 anni, presidente di Ance Palermo,
saluta con favore l'avvento del Piano casa dell'esecutivo nazionale. Presidente
Di Giovanna, il Piano casa del Governo Berlusconi dopo alterne vicende è in
dirittura d'arrivo. Quali ricadute ritiene che possa avere al Sud? Il
Piano casa rappresenta una storica inversione di tendenza nei rapporti tra la
macchina amministrativa e il settore delle costruzioni. Fino all'altro ieri,
esisteva una corsia preferenziale per le grandi opere, ritenute prioritarie per
lo sviluppo del territorio, mentre l'edilizia residenziale doveva fare i conti
con i percorsi tortuosi della burocrazia e, in alcuni
casi, addirittura con i veti della Pa. Basti pensare al fatto che l'80% dei
Comuni siciliani ha un piano regolatore dai vincoli scaduti. Dal punto di vista
dello sviluppo imprenditoriale, logiche di questo tipo producono effetti
paradossali. Le grandi opere, di cui non intendo discutere l'importanza, se le
aggiudicano per lo più i grandi gruppi del Nord e quindi producono ricchezza
soprattutto lontano dal territorio. L'edilizia residenziale, invece,
"frantuma" la ricchezza e la distribuisce tra le numerosissime Pmi
locali che danno lavoro e, quindi, sono fonte di reddito per tantissime
famiglie. Non teme la proliferazione del "cemento"? Al contrario:
sono del parere che il Piano casa costituisca una valida misura per prevenire
il problema dell'abusivismo edilizio, purtroppo molto diffuso nel Mezzogiorno.
Su un territorio come il no-stro, c'è evidentemente fame di spazi abitativi.
Dire sempre di no, senza neanche valutare l'impatto reale di un intervento
edilizio, significa incentivare gli abusi. Nella bozza di testo che il Governo
sta licenziando, invece, vengono indicati criteri precisi di intervento: si
delinea una vera e propria casistica. Di fondamentale importanza, per esempio,
il ruolo delle soprintendenze nei centri storici. Il terremoto in Abruzzo ha di
fatto influenzato il dibattito, facendo sì che il Governo ponesse l'accento
sulle norme antisismiche. Al di là di quanto è accaduto a L'Aquila, è
importante vincolare qualsiasi intervento di restyling di un'abitazione a una
rigida osservanza delle norme antisismiche. In tutta l'Italia, e al Sud in
particolare, da un momento all'altro potrebbe verificarsi un terremoto. Mentre,
nella costruzione di un nuovo fabbricato, dovrebbe essere scontato osservare i
più moderni criteri di prevenzione,nell'ampliamento di volumetrie preesistenti
magari qualcuno avrebbe potuto procedere con maggiore disinvoltura, a discapito
della sicurezza dei cittadini. In che misura al Sud i cittadini sceglieranno di
beneficiare del Piano casa? Sono del parere che la domanda proveniente dal
nostro territorio sarà altissima. Nonostante la crisi, ci sono molte famiglie
interessate a investire. © RIPRODUZIONE RISERVATA ABUSIVISMO «Misure valide
contro un fenomeno che prolifera in assenza di regole» Ance Palermo. Il
presidente Giuseppe Di Giovanna STUDIO CAMERA
(
da "Unita, L'"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
DISABILI
il sindaco non risponde HANDICAP Alemanno non risponde! Nelle ultime due
settimane ho inviato al Sindaco di Roma lettere e telegrammi al fine di essere
ricevuta in qualità di ex delegato per l'handicap della Capitale, ma a
tutt'oggi nessuna risposta. Capisco che il lavoro di chi governa una città
grande come la nostra sia impegnativo, però penso che sia doveroso dare
risposte e continuità a percorsi politici e di servizio per i cittadini più
deboli. Nessuno vuole intralciare il lavoro della nuova Giunta, ma a volte un
contributo può essere utile. La questione di cui vorrei parlare, caro sindaco è
quella riguardante la Fondazione handicap «Dopo di noi» attualmente bloccata
dal vostro immobilismo. La Fondazione nasce per dare risposte a molte persone
con handicap dopo la morte dei loro genitori. Molte cose potrebbero essere
fatte, visto che negli anni precedenti sono stati raccolti fondi per
ottemperare ai doveri statutari della stessa ma il mancato
ascolto della vostra amministrazione e la strumentale burocrazia che ne segue non permettono di spendere e organizzare i fondi
raccolti. Inoltre la Fondazione non chiede all'ente pubblico un euro perchè
nasce come salvadanaio del privato sociale per supportare la lunga lista
d'attesa romana avente per oggetto la residenza degli handicappati.
Molte persone, cittadini qualunque, c'hanno creduto e non sembra giusto
deluderli. Mi è sempre sembrato strano che pur provenendo dallo schieramento
politico d'opposizione nessuno della vostra squadra ha pensato di ascoltarmi
sul lavoro eseguito nei precedenti dieci anni nella disabilità. Alla Camera con
molti colleghi del centro destra, a partire dal presidente Fini, abbiamo fatto
e stiamo realizzando molte cose insieme, invece voi amministratori locali
niente, come se il «prima di voi» non ci fosse mai stato. Sono dispiaciuta, ma
soprattutto interdetta, caro sindaco, di fronte alla vostra superbia, comunque
se volete, pur rimanendo una donna di centro sinistra, vi offro la mia
esperienza per il raggiungimento di un buon servizio per i disabili.
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Sud)" del 22-04-2009)
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Sud
sezione: INTERVISTA data: 2009-04-22 - pag: 5 autore: Salvatore Boemi. L'ex
magistrato antimafia, oggi al vertice della Stazione unica appaltante della
Calabria, spiega come interverrà in un settore ad alto rischio «Primo
obiettivo: le gare della sanità» di Mario Meliadò I l 29 aprile incontrerà
negli uffici della Regione Calabria i vertici degli Enti locali. E sarà uno dei
primi appuntamenti ufficiali per Salvatore Boemi, 65 anni, a lungo magistrato
antimafia e oggi al vertice della Sua, la Stazione unica appaltante della
Regione Calabria. In quella sede spiegherà meglio agli amministratori locali la
portata della legge regionale approvata il 7 dicembre del 2007 che stenta a
trovare ascolto. Boemi è arrivato al vertice della Sua dopo aver superato
parecchi ostacoli tra cui l'obbligo, imposto dal Csm, di lasciare la toga:
«Anche adesso – dice – dovrei essere il direttore generale e invece risulto
commissario: è la certificazione di come in Italia tante splendide leggi
fatichino a decollare. Per la prima volta, si chiede a un magistrato una chiara
scelta di campo: fin qui, non si contano i colleghi che, in aspettativa, hanno
ottenuto prestigiosi incarichi o sono parlamentari». Scegliendo questo incarico
ha abbandonato la magistratura: una scelta che non tutti hanno capito. Per la
magistratura requirente è un momento difficilissimo: l'avesse vissuto negli
anni Sessanta, io non ci sarei mai entrato. Ho lasciato la toga perché ci è
stato impedito di esportare la lotta alla mafia. Oggi, i clan di San Luca e
Platì sono una realtà transnazionale: all'estero attecchiscono più facilmente
che in Italia. La Dda reggina propose di mettere i sigilli al ristorante “Da
Bruno”, teatro della strage di Duisburg. La Germania disse “no” a un gesto che
avrebbe avuto una valenza simbolica dirompente, nel silenzio generale. La
Stazione unica appaltante è davvero la rivoluzione tanto decantata? Lo sapremo
tra qualche anno. Intanto, la Regione Calabria per prima in Italia ha varato
una normativa innovativa: e non solo perché intende rendere cristallino il
settore degli appalti, spesso opaco. Il brulichio di stazioni appaltanti in
tutto il Paese ha creato un problema di costi e qualità nelle procedure: ecco
che la Sua si propone di uniformare le spese per gli appalti sull'intero
territorio calabrese e vigilare sulla loro corretta attuazione. Oggi però la
Stazione è una macchina nuova ancora ferma. Quali sono i tempi per metterla in
moto? Mi ero posto l'obiettivo di redigere entro fine marzo i regolamenti
generali ed entro metà aprile quelli di dettaglio: questo è il carburante per
funzionare bene, e ci siamo. Il regolamento organizzativo è già stato approvato
in Giunta ho diffuso le linee-guida. Presto la Giunta dovrà esaminare anche il
Regolamento per l'attestazione della regolarità delle procedure. Il 29 aprile,
incontreremo i nostri futuri interlocutori degli Enti locali: chiederò loro di
fornirmi entro 30 giorni copia di bandi e appalti in corso,nell'ottica di
essere operativi per giugno. Ma sarà un work-in-progress, inutile illudersi di
poter andare subito a regime. Mentre dei costi non mi preoccupo: le nostre 45
unità a medio termine saranno tutti dipendenti regionali distaccati. E i
calabresi non sborseranno nulla neanche per i costi di funzionamento: dopo uno
stanziamento d'avvio, la Sua si autofinanzierà con una quota pari all'uno per
cento dell'ammontare degli appalti esaminati. Strutture e organico sono pronti?
La Sua si articola in tre sezioni, sancisce la legge regionale 2/ 07:
amministrativa, tecnica e Osservatorio sugli appalti. Per selezionare i
dipendenti regionali da assegnare alla Sua, ho già dovuto effettuare due
interpelli: al primo, su 2.500 dipendenti regionali, hanno risposto solo in
due.La seconda manifestazione d'interesse per individuare 10 funzionari e 20
altre posizioni è scaduta il 10 aprile: ha chiesto l'applicazione alla Sua di
una ventina di unità. Altre 10 saranno cooptate in via fiduciaria. Deluso?
Immaginavo erroneamente che a un organismo del genere sarebbero pervenute
numerosissime adesioni. Certo la cruciale sezione tecnica ancora non ha guida e
solo 4-5 unità hanno chiesto di farne parte: non si è fatto avanti proprio chi
“doveva” venire a dare una mano, cioè chi si è occupato di lavori pubblici e
appalti. In tutti i casi, non ricorrerò a consulenti o assunzioni esterne: ci
avvarremo d'expertise solo in casi eccezionali. E poi, per entrare a far parte
di una squadra come que-sta, alla laurea in Architettura o Ingegneria deve
accompagnarsi uno spirito di un certo tipo. In quali settori interverrà
prioritariamente? Innanzitutto la sanità, che vive una crisi drammatica per
prestazioni erogate e conto economico: oggi non si sa neppure quanto si spende.
Vogliamo accertare i punti caldi della spesa sanitaria e uniformare il costo
delle prestazioni in tutta la Calabria: chiederemo alla Regione di reinvestire
le somme che recupereremo per migliorare il servizio. Ma non rinunceremo a
occuparci della gestione dei fondi Ue 2007-2013. La
Stazione unica è un fazzoletto d'alta burocrazia chiamata a vigilare sugli appalti. Settore che per anni, in
Calabria, ha visto amministratori e funzionari conniventi, o vittime di grave
intimidazioni. A proposito: il suo mandato dura tre anni e non è rinnovabile.
Nel 2012 potrebbe davvero impegnarsi in politica come si mormora da anni?
Non potrei mai. In collegio, i gesuiti m'insegnarono che le capacità
intellettive dopo i 45 anni calano: ci credo talmente che ogni anno "mi
faccio il tagliando” per controllare se sono rincitrullito o no. © RIPRODUZIONE
RISERVATA Sua Acronimo che sta per Stazione unica appaltante, istituita dalla
regione con la legge approvata nel dicembre del 2007 Organico Saranno in tutto
45 gli addetti della Stazione unica appaltante calabrese. Boemi, che per il
momento è solo commissario, lamenta la scarsa disponibilità degli impiegati
regionali Le sezioni Sono tre: tecnica, amministrativa e l'Osservatorio sugli
appalti Gli enti locali «Il 29 aprile incontrerò gli amministratori i quali
devono applicare la legge» Ex pm Salvatore Boemi 65anni, è stato uno dei
magistrati più impegnati sul fronte della lotta alla 'ndrangheta ed è stato
indicato al vertice della Stazione unica appaltante della Regione Calabria già
nell'autunno dell'anno scorso: si è insediato nelle scorse settimane
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Nord Ovest)" del 22-04-2009)
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Nord-Ovest
sezione: ECONOMIA e IMPRESE Liguria data: 2009-04-22 - pag: 16 autore: Porti.
Fondi statali bloccati: in assenza di interventi restano ferme anche le risorse
regionali Genova, moli «verdi» a rischio Il progetto prevede la realizzazione
di banchine che forniscano elettricità alle navi GENOVA Raoul de Forcade Il
progetto di elettrificazione delle navi in banchina ( cold ironing) nel porto
di Genova, rischia di perdere parte dei fondi già stanziati per l'eccessiva lentezza della burocrazia. Il campanello d'allarme, suonato sia dall'Autorità portuale
genovese che dalla Regione Liguria, squilla proprio alla vigilia di un meeting
sull'argomento che si tiene domani a Genova, presso palazzo San Giorgio. Il
convegno si intitola, non a caso, «Un traguardo ambizioso: dare la luce alle
navi». Il cold ironing è la tecnica, applicata già in alcuni porti (non
molti) nel mondo, grazie alla quale le navi possono utilizzare l'elettricità
collegandosi alla rete nazionale con un cavo di alimentazione, anziché sfruttare
l'energia generata dai motori accesi. Una misura ecologica, insomma, per la
quale, per Genova, sono pronti 16,5 milioni di euro. Il ministero dell'Ambiente
del Governo Prodi, infatti, aveva stanziato 10 milioni di euro per il progetto
pilota genovese che prevede l'elettrificazione dei moli dell'area portuale
delle riparazioni navali. A questi si aggiungono i 5 milioni impegnati
dall'amministrazione regionale e circa 1,5 milioni dell'Autorità portuale. Il
problema, spiegano i tecnici della Regione, «è che i fondi, al Ministero, ci
sono da un anno e mezzo, ma i capitoli di spesa non sono ancora stati suddivisi
e, senza questa partizione, la Corte dei conti non approva l'erogazione». Se,
dicono i tecnici, i fondi del Governo non saranno attivati prima dell'estate,
anche i 5 milioni congelati ad hoc dalla Regione dovranno essere distratti su
altri obiettivi. Luigi Merlo, presidente dell'Autorità portuale di Genova
conferma che «esiste il serio rischio che i fondi, anche quelli nazionali, alla
fine vengano indirizzati altrove, perché il Ministero non decide. In ogni caso,
noi domani presenteremo il nostro progetto per le riparazioni navali». Il porto
di Genova non è il solo scalo ligure ad avere piani in atto per migliorare le
condizioni ambientali. Alla Spezia, il terminal Contship sta studiando un
sistema di elettrificazione delle gru che sfrutta l'energia geotermica. A
Savona, a parlarne è Rino Canavese, presidente della Port authority, «nell'area
di Vado, che è vicina alla centrale elettrica, stiamo ragionando sul cold
ironing per i traghetti nonché sull'elettrificazione della piattaforma per i
container che realizzeremo con Maersk. Abbiamo, invece, per ora, abbandonato
l'idea di elettrificare le banchine delle navi da crociera. Ci sono troppi
problemi, di voltaggio ed hertz, per il cavo da terra e troppo poche navi in
grado di ricevere energia con la "spina". Stiamo lavorando però, con
l'Università di Torino, su un impianto eolico sperimentale. Poi abbiamo avviato
uno studio sul fotovoltaico. Ma si tratta sempre di soluzioni piuttosto costose
per i risultati che offrono». Riguardo al cold ironing per le navi da crociera
(e merci), Giovanni Battista Ferrari, responsabile per l'Italia della divisione
Power Systems di Abb, spiega che le difficoltà sono superabili. «Abb ha già
portato a termine progetti di quel tipo in Alaska, Usa, Svezia e Germania. E
siamo in grado di offrire soluzioni, chiavi in mano, sia per gli impianti sui
moli, per i quali disponiamo anche del sistema Hvdc, per trasmettere in alta
tensione in corrente continua, sia per l'adattamento a bordo nave. L'Hvdc è
utile soprattutto quando c'è un numero significativo di navi da servire e
occorre un'alimentazione superiore a 20-25 megawatt».
raoul.deforcade@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Sul molo. Il «cold
ironing» permette alle navi in banchina di usare l'elettricità della rete
nazionale DONATELLA PICCONE
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Nord Ovest)" del 22-04-2009)
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Nord-Ovest
sezione: PRIMO PIANO (Piano casa) data: 2009-04-22 - pag: 2 autore: INTERVISTA
Giuseppe Provvisiero Presidente Ance Piemonte «Ora il rilancio delle opere
pubbliche» «Le linee guida formulate dal Governo serviranno a dare un impulso
sicuramente positivo, ma non sufficiente a risollevare dalla crisi il settore
edile. è un'azione che serve, ma non basta». Giuseppe Provvisiero, 47 anni,
presidente dell'Ance Piemonte, riflette sulle novità che saranno introdotte con
il Piano Casa. Secondo le stime del Sole 24 Ore, nell'ipotesi di un 10% di
proprietari che dovessero scegliere la strada dell'ampliamento del 20%, si
muoverebbero sul territorio del Nord-Ovest investimenti per quasi 6 miliardi.
Quali l'impatto sulle imprese edili? Si tratta di un'opportunità importante che
risponde alle esigenze delle famiglie e che darà lavoro soprattutto alle
piccole imprese edili ed artigiane. L'aiuto è però insufficiente per il sistema
delle imprese Ance che, in molti casi, lavora su commesse più grandi. Quali
sono le azioni che dovrebbero affiancare il Piano casa? Bisogna intervenire in
altre due direzioni. La prima è quella dell'edilizia privata,introducendo
incentivi come la defiscalizzazione e la riduzione dell'aliquota Iva sulle
seconde case o la tassazione separata dei redditi da affitto. La seconda è,
naturalmente, quella di sostenere gli investimenti rilanciando le opere
pubbliche e risolvendo il grave problema dei limiti imposti dal patto di stabilità
alla possibilità d'investimento degli enti locali. Come integrerebbe le linee
guida del Piano? Con l'introduzione di misure per dare avvio a interventi seri
di riqualificazione urbana e di housing sociale. In Piemonte la possibilità di
aumentare la volumetria delle case autonome del 20% è già legge dal 1977. Ma la
misura non ha mosso grandi investimenti. Come mai? In molti casi non è stato
possibile intervenire per via dei vincoli imposti dai Piani regolatori o da
altre normative. Fra le possibilità previste, c'è però quella della demolizione
e ricostruzione con bonus di cubatura fino al 35%. Sarà applicabile? In questo
caso si aprono spazi anche per le grandi imprese. Ma molto dipenderà da quello
che decideranno le Regioni. L'iniziativa sarà interessante nella misura in cui
potrà essere applicata, ad esempio, per la riconversione di aree dimesse,
magari con destinazione d'uso iniziale diversa da quella residenziale. Non
penso ad operazioni di tipo speculativo. Al contrario potrebbero essere
interventi vincolati, magari alla realizzazione di housing sociale. Che effetti
avrà il Dl semplificazioni del Governo? Speriamo serva ad
accelerare la burocrazia
che frena il settore. Non parlo solo della possibilità di operare con Dia al
posto del permesso di costruire, ma anche delle lungaggini eccessive nei
controlli dei terreni su cui si va ad edificare. L'introduzione delle norme
antisismiche ingesserà il settore? No. Dal punto di vista burocratico la
situazione non cambia. L'effetto sarà semmai sui costi, soprattutto per quello
che riguarda le ristrutturazioni. Ma si tratta di una misura necessaria. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA LA PORTATA «Le novità introdotte avranno effetti
soprattutto sulle piccole imprese» Presidente. Giuseppe Provvisiero guida
l'Ance subalpino
(
da "Unita, L'"
del 22-04-2009)
Argomenti: Burocrazia
Donne da
fiction Le candidate Pdl Il premier ha riunito molte soubrette alla scuola di
politica verso le Europee. Volti noti al pubblico televisivo. Una di loro
ritratta in passato anche mano nella mano con Berlusconi VIRGINIA LORI Silvio
Berlusconi per Strasburgo punta sulle facce da copertina: Ieri in via
dell'Umiltà ad un corso di politica forzista sono sfilati volti noti più per le
performance televisive, su set di fiction o palcoscenici, che per l'esperienza
in politica: fra queste Angela Sozio (la rossa del «Grande Fratello»), Barbara
Matera (ex annunciatrice tv), Camilla Vittoria Ferranti ed Eleonora Gaggioli
(attrici). A tenere la lezione il ministro degli Esteri Franco Frattini e il
vicepresidente del Parlamento europeo, Mario Mauro. Ad ascoltare, una trentina
di giovani e giovanissime. Fra loro, anche una piccola pattuglia di deputate
nazionali: Michaela Biancofiore, Laura Ravetto, Gabriella Giammanco, Annagrazia
Calabria, Barbara Mannucci, Beatrice Lorenzin. «Alcune di loro saranno
candidate», ha spiegato il premier indicando le parlamentari alle altre
presenti. Una occasione, ha riferito una delle partecipanti, per fare
esperienza in campagna elettorale. A destare curiosità, sono state alcune delle
potenziali candidate. Fra loro, sono state notate Angela Sozio, la pugliese
della terza edizione del «Grande Fratello» tornata alla ribalta della cronaca
qualche tempo dopo per alcune foto pubblicate su Oggi, in cui la rossa appariva
mano nella mano con Berlusconi durante un fine settimana in Sardegna. Ad
ascoltare la storia delle istituzioni europee e il funzionamento dell'euro-burocrazia, c'erano anche Camilla
Vittoria Ferranti e Eleonora Gaggioli. Entrambe attrici (la prima è apparsa
nella decima serie di «Incantesimo», la seconda in «Elisa di Rivombrosa»).
Presente infine Barbara Matera che, come si evince dal curriculum di Wikipedia,
dopo essere stata ex aspirante miss Italia è stata per alcuni anni annunciatrice
per Raiuno. «Non credo che tutte alla fine saranno candidate, ma
certamente il corso era dedicato proprio alla preparazione della campagna
elettorale», ha spiegato una delle partecipanti. Il caso
(
da "Giornale.it, Il"
del 22-04-2009)
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n. 96
del 2009-04-22 pagina 18 Napoli ora s'inventa la tassa sul morto di Cristiano
Gatti La gabella sull'aldilà: la giunta Iervolino lo chiama contributo
giardinaggio ma in realtà è unimposta sui
cimiteri. Unica in Italia. Per chi ha una cappella familiare la somma
annuale non è irrisoria. L'opposizione: "Balzello inutile" Dalla
finanza creativa al bilancio beccamorto. Messi come sono, con la lingua di
fuori, prima o poi i nostri Comuni dovevano arrivarci. è persino inevitabile e
giusto che a rilanciare lidea sia Napoli, capitale
della fantasia. Consapevole che ai vivi non si possa strizzare più niente,
neppure prendendoli per le caviglie e scuotendoli a testa in giù, la giunta
Iervolino ha deciso di compiere il grande passo, lultimo: andrà a
prendere soldi
direttamente nellAldilà. Tra gli uffici
della
burocrazia si sono inventati ledificante eufemismo del «contributo per giardinaggio,
nettezza e decoro» negli undici cimiteri pubblici della città. Ma i napoletani,
che sono molti intuitivi e sanno andare subito al nocciolo delle questioni, lhanno già concretamente ribattezzata «tassa sui morti».
Quantificando, sono nove euro allanno
per ogni loculo, artistico o popolare che sia (anche la tassa, direbbe Totò,
obbedisce alla suprema regola della livella). Il provvedimento si applica con
effetto retroattivo anche al 2006, al 2007 e al 2008. I funzionari quantificano
lentrata annuale intorno ai tre milioni di euro.
Sempre che tutti quanti la paghino, il che è ancora da verificare sul campo.
Santo. Effettivamente, la sovrattassa funerea non si presenta di facile
riscossione. Già nel 2006 il Comune ci aveva timidamente provato, ma senza
cavarne un euro, tanto da appaltare poi il servizio a una società esterna.
Adesso si rilancia, causa bilancio boccheggiante. Ma si parla già per esempio
di forti contenziosi aperti con le Arciconfraternite della Curia napoletana,
proprietarie del novanta per cento degli immobili cimiteriali. Quanto alle
famiglie, non saranno certo questi nove euro annuali ad allentare il loro proverbiale
culto per i defunti. Ma certamente non saranno questi nove euro a passare sotto
silenzio. Per chi ha una cappella, che per sua natura è un condominio a più
loculi, la cifra non risulta affatto irrisoria. Infatti, nessuno ha voglia di
ridere, tanto meno nello specifico settore, che già si presta pochissimo. Come
minimo, se i napoletani sono sempre quelli di una volta, sapranno arrangiarsi
con pratiche urne per ceneri sulle mensole del salotto, di fianco al ritratto
delle zie... Così ormai stanno ridotti i bilanci comunali. Esaurita la
ricreazione demenziale dei derivati, che hanno intossicato mortalmente tante
contabilità pubbliche, si procede al buio. Direttamente dentro ai loculi. Se
Napoli sfonda, troppo facile prevedere che altre città ci faranno sopra una
riflessione. Ormai, non sanno più dove sbattere la testa. Cè chi ci prova con lEcopass, anche in questo caso
una tassa riverniciata come contributo allecologia, cè chi
sinventa i semafori intelligentissimi, così intelligenti da diventare diabolici e
truffaldini, cè chi assume giovani
zitelle inacidite e le traveste da ausiliarie del traffico (e chiamarle
semplicemente bounty killer?), per mandarle in giro a sterminare la povera
gente con spietate multe sui divieti di sosta più innocui (ma lo sanno, queste
simpatiche signorine, cosa significano i quaranta, i sessanta, gli ottanta
euro, da loro così leggiadramente estorti, in certe famiglie?). Cè cioè nellaria un senso di voracità comunale,
allupata e insaziabile, che non fa nulla per rendere simpatico lente locale. La tassa sui morti entra trionfalmente, se
possibile ancora più sgradevole delle altre, in questa galleria nazionale dei
prelievi forzosi, lanciando di fatto un segnale sinistro e mortificante.
Questo: amico cittadino, già hai dato da vivo, ma stai tranquillo che
sapremo renderti utile anche dopo. I tuoi cari regoleranno il conto alla cassa.
Facile immaginare le reazioni indignate in ambito comunale: ma come, neppure
potete immaginare quanto ci costano i cimiteri, è normale che venga chiesto un
contributo ai proprietari dei loculi. Ma non è nemmeno il caso di rispondere.
Ci sono gesti che prescindono dal loro valore economico. Aggiungere unaltra tassa sui morti ha tutte le sembianze di una
vessazione postuma. Abbiamo abolito lIci sulla casa, introduciamo lIci sui monolocali dellAldilà. Dannazione,
dovè che si può riposare in pace? © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via
G. Negri 4 - 20123 Milano
(
da "Giornale.it, Il"
del 22-04-2009)
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n. 96
del 2009-04-22 pagina 18 Napoli s'inventa la tassa sul morto di Cristiano Gatti
La gabella sull'aldilà: la giunta Iervolino lo chiama contributo giardinaggio
ma in realtà è unimposta sui cimiteri.
Unica in Italia. Per chi ha una cappella familiare la somma annuale non è
irrisoria. L'opposizione: "Balzello inutile" Dalla finanza creativa
al bilancio beccamorto. Messi come sono, con la lingua di fuori, prima o
poi i nostri Comuni dovevano arrivarci. è persino inevitabile e giusto che a
rilanciare lidea sia Napoli, capitale della fantasia.
Consapevole che ai vivi non si possa strizzare più niente, neppure prendendoli
per le caviglie e scuotendoli a testa in giù, la giunta Iervolino ha deciso di
compiere il grande passo, lultimo: andrà a
prendere soldi direttamente nellAldilà. Tra gli uffici della burocrazia si sono inventati ledificante
eufemismo del «contributo per giardinaggio, nettezza e decoro» negli
undici cimiteri pubblici della città. Ma i napoletani, che sono molti intuitivi
e sanno andare subito al nocciolo delle questioni, lhanno già concretamente ribattezzata «tassa sui morti».
Quantificando, sono nove euro allanno per ogni loculo, artistico o
popolare che sia (anche la tassa, direbbe Totò, obbedisce alla suprema regola
della livella). Il provvedimento si applica con effetto retroattivo anche al
2006, al 2007 e al 2008. I funzionari quantificano lentrata annuale intorno ai tre milioni di euro.
Sempre che tutti quanti la paghino, il che è ancora da verificare sul campo.
Santo. Effettivamente, la sovrattassa funerea non si presenta di facile
riscossione. Già nel 2006 il Comune ci aveva timidamente provato, ma senza
cavarne un euro, tanto da appaltare poi il servizio a una società esterna.
Adesso si rilancia, causa bilancio boccheggiante. Ma si parla già per esempio
di forti contenziosi aperti con le Arciconfraternite della Curia napoletana,
proprietarie del novanta per cento degli immobili cimiteriali. Quanto alle
famiglie, non saranno certo questi nove euro annuali ad allentare il loro
proverbiale culto per i defunti. Ma certamente non saranno questi nove euro a
passare sotto silenzio. Per chi ha una cappella, che per sua natura è un condominio
a più loculi, la cifra non risulta affatto irrisoria. Infatti, nessuno ha
voglia di ridere, tanto meno nello specifico settore, che già si presta
pochissimo. Come minimo, se i napoletani sono sempre quelli di una volta,
sapranno arrangiarsi con pratiche urne per ceneri sulle mensole del salotto, di
fianco al ritratto delle zie... Così ormai stanno ridotti i bilanci comunali.
Esaurita la ricreazione demenziale dei derivati, che hanno intossicato
mortalmente tante contabilità pubbliche, si procede al buio. Direttamente
dentro ai loculi. Se Napoli sfonda, troppo facile prevedere che altre città ci
faranno sopra una riflessione. Ormai, non sanno più dove sbattere la testa. Cè chi ci prova con lEcopass, anche in questo caso
una tassa riverniciata come contributo allecologia,
cè chi sinventa i semafori intelligentissimi, così intelligenti da
diventare diabolici e truffaldini, cè chi assume giovani zitelle
inacidite e le traveste da ausiliarie del traffico (e chiamarle semplicemente
bounty killer?), per mandarle in giro a sterminare la povera gente con
spietate multe sui divieti di sosta più innocui (ma lo sanno, queste simpatiche
signorine, cosa significano i quaranta, i sessanta, gli ottanta euro, da loro
così leggiadramente estorti, in certe famiglie?). Cè cioè nellaria un senso di voracità comunale,
allupata e insaziabile, che non fa nulla per rendere simpatico lente
locale. La tassa sui morti entra trionfalmente, se possibile ancora più
sgradevole delle altre, in questa galleria nazionale dei prelievi forzosi,
lanciando di fatto un segnale sinistro e mortificante. Questo: amico cittadino,
già hai dato da vivo, ma stai tranquillo che sapremo renderti utile anche dopo.
I tuoi cari regoleranno il conto alla cassa. Facile immaginare le reazioni indignate
in ambito comunale: ma come, neppure potete immaginare quanto ci costano i
cimiteri, è normale che venga chiesto un contributo ai proprietari dei loculi.
Ma non è nemmeno il caso di rispondere. Ci sono gesti che prescindono dal loro
valore economico. Aggiungere unaltra tassa sui
morti ha tutte le sembianze di una vessazione postuma. Abbiamo abolito
lIci sulla casa, introduciamo lIci sui monolocali dellAldilà.
Dannazione, dovè che si può riposare in pace? © SOCIETà EUROPEA DI
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