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PRIVILEGIA NE IRROGANTO  di  Mauro Novelli         

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DOSSIER “BUROCRAZIA”

 

 

 

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Report "Burocrazia"   1-22 febbraio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Burocrazia

" Mettiamo la targa del kaiser": fatto ma 50 anni dopo ( da "Stampa, La" del 01-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: fatto ma 50 anni dopo BRUNO MONTICONE SANREMO Si sa le decisioni amministrative e la burocrazia, spesso, sono lente. Ma ci sono casi in cui si esagera. Come quello della targa commemorativa per l'imperatore tedesco Federico Guglielmo, il kaiser, che ricorda il suo soggiorno, per ragioni di salute, a Sanremo tra il 1878 ed il 1879.

cracolici "è il vietnam della destra" ( da "Repubblica, La" del 01-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Già nel recente passato i democratici erano riusciti a piazzare le loro proposte votando, per esempio, la legge di riforma della burocrazia regionale». Ieri, però, il deputato nazionale del Pd Tonino Russo ha mandato una stoccata a Lombardo: «Lombardo pensa ad un´alleanza con la Lega Nord per le elezioni europee? Vengono i brividi solo a pensarci»

ditte esterne pagate per la differenziata l'impianto di selezione è ancora chiuso - dario prestigiacomo ( da "Repubblica, La" del 01-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: attesa che la burocrazia faccia il suo corso, Palermo continua a essere priva di un impianto strategico per il buon funzionamento dei processi di smaltimento dei rifiuti. Certo, nel capoluogo siciliano la raccolta differenziata è ancora oggi ferma al 4,2 per cento dell´intera raccolta, secondo i dati dell´Agenzia regionale dei rifiuti e delle acque.

la burocrazia e i diritti - jacopo gardella ( da "Repubblica, La" del 02-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Milano La burocrazia e i diritti JACOPO GARDELLA Tutto ciò difficilmente può conciliarsi con il concetto di una società democratica; anzi getta una brutta ombra sulle nostre istituzioni e sul loro funzionamento. Sono fatti noti a tutti le richieste di colloqui con funzionari comunali sistematicamente rinviate o respinte;

Bici, dentiere e pc scordati in tram: sono 37mila i milanesi distratti ( da "Giornale.it, Il" del 02-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Si tratta di oggetti catalogati - la burocrazia usa il verbo repertoriare - cui viene appeso un cartellino attestante la data di ritrovamento. Manufatti che dagli scaffali sembrano dirti: «Sono qui, ti prego, portami via». Ma solo la metà degli oggetti «in sofferenza» riesce a ritrovare la via di casa.

Il violino pirotecnico di Julia Fischer ( da "Corriere della Sera" del 02-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ottusità della burocrazia, Rozdestvenskij ha mobilitato tutte le risorse dell'orchestra ceciliana con effetti effervescenti anche clamorosi. Nella definizione dell'altro volto di Prokof'ev, cioè dell' aspetto virtuosistico che contraddistingue il Primo Concerto ha contribuito l'eccezionale bravura all'arco della venticinquenne ed avvenente Julia Fischer.

Aziende, Roma sorpassa Milano ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 02-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Finora Roma è sempre stata percepita come la capitale della burocrazia e delle aziende pubbliche, da Enel a Eni a Finmeccanica. Secondo Aurelio Regina, presidente degli industriali di Roma, si è prodotta una sorta di rivoluzione silenziosa. «Passo dopo passo – dice Regina – Roma ha consolidato i propri punti di forza e ne ha creati di nuovi.

Misure con poco slancio ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 02-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: o da sviluppi interpretativi di assoluta chiusura, come è avvenuto recentemente per il cosiddetto "bonus aggregazioni". Se non si affronta questo problema con strumenti normativi adeguati e senza vincoli interpretativi figli della paura e della burocrazia,il problema del sottodimensionamento delle nostre imprese non sarà mai risolto.

Corsa degli immigrati per avviare un'impresa ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 02-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: vista la burocrazia a cui non ero abituato – prosegue Abdu –, sarebbe durato tre anni se non avessi scelto di affidarmi a un commercialista e non mi avesse aiutato mia moglie, che è italiana». «Il commercialista è fondamentale – conferma Adrian Kollaku, 39 anni, albanese residente a Imperia e titolare di una società individuale che opera inedilizia &

Interventi soft su comunità montane e commissioni ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 02-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: riduzione degli sprechi della burocrazia, decollò coni provvedimenti-Bersani, dai quali sgorgò il taglio a comitati e comitatini ministeriali. In prima battuta i tecnici del Governo ne censirono più di 700, per poi focalizzare l'attenzione su 512 strutture, tra comitati, commissioni e organismi collegiali di vario tipo: nella primavera del 2007 ne furono accorpati 20 e soppressi 81.

In edilizia un pagamento ogni cinque arriva con un ritardo di oltre un anno ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 02-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: quanto la burocrazia che finisce con l'accumulare ritardi su ritardi. Lucca Dipende, invece, dal patto di stabilità il ritardo accumulato dal Comune di Lucca nei confronti di Toscana Costruzioni, piccola impresa artigiana che, con tre soci-lavoratori e un dipendente, nel 2008 ha fatturato circa 250mila euro.

"cominciamo a svecchiare la burocrazia" ( da "Repubblica, La" del 03-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Firenze Siena Stravince Simone Bezzini "Cominciamo a svecchiare la burocrazia" Ex segretario del Pd, la gente - dice- ha creduto alla mia volontà di cambiamento Più che una vittoria è una stravittoria. Simone Bezzini, ex segretario del Pd senese, alle primarie per la presidenza della Provincia prende 14.115 voti, il 65,4%.

due aiuti per imprese e lavoratori ( da "Repubblica, La" del 03-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Un´operazione da 30-40 milioni che consente ai dipendenti delle aziende in crisi di aprire un conto dedicato (a tasso zero) dove ricevere in anticipo i fondi erogati dall´Inps per l´ammortizzatore sociale. Senza i ritardi dovuti alla burocrazia. (m.b.)

La tortura e il dilemma del 15% ( da "Corriere della Sera" del 03-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ma piuttosto la burocrazia stessa, che spesso non condivide delle informazioni vitali con le sue parti costituenti. Si può fare molto per migliorare la qualità dei nostri interrogatori senza ricorrere alla tortura, ma questo costituisce un problema che non si risolve facilmente, e che, piuttosto, è assillante.

Tagli all'Opera, spettacoli a rischio ( da "Corriere della Sera" del 03-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: e i prof che ringraziano via mail: «Ci fanno domande mai banali, poi dicono che la gioventù è superficiale e priva di valori!»; dall'altra le istituzioni più sorde di Beethoven, i tetri corridoi della burocrazia, il muro di gomma della politica: chi ha mai visto i politici all'Opera? CONTINUA A PAGINA 10

Inpdap, gli arretrati difficili da ottenere ( da "Corriere della Sera" del 03-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: è possibile che dalla struttura provengano informazioni così differenti? E qual è la verità? Non chiedo favori, ma soltanto quanto mi spetta di diritto. Un anno non vi sembra un po' troppo anche per i tempi biblici della burocrazia italiana? Grazie mille per la vostra attenzione. Sergio Jacquier

I tagli spengono l'Opera ( da "Corriere della Sera" del 03-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: campagna elettorale e si mette a giocare a nascondino con la burocrazia, non ha dato nessuna certezza, alla riunione al ministero non è nemmeno andato»; per il sindacato, il teatro sta già lavorando «al ridimensionamento della stagione, il taglio porterà a un deficit di 5 milioni. I risultati saranno la cancellazione degli spettacoli, il taglio dell'occupazione e il commissariamento»

Buoni scuola, regole anti crisi ( da "Stampa, La" del 03-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: MAURIZIO TROPEANO Per una volta la burocrazia cerca di stare al passo con l'impatto quotidiano della crisi economica. La giunta regionale approvando il via libera ai bandi per ottenere i contributi della legge su diritto allo studio ha anche deciso di tener conto delle attuali condizioni di reddito della famiglie piemontesi e non di quelle della dichiarazione dei redditi dell'

"Contro la crisi gli artigiani non vanno lasciati da soli" ( da "Stampa, La" del 03-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: di formazione e nel miglioramento dei rapporti con la burocrazia». Il sindaco Marinello ha riconfermato a sua volta che il Comune ha messo in bilancio opere per 6 milioni di euro. Sul fronte della crisi, Cna non perde di vista l'analisi e ha organizzato per la sera di lunedì 9 febbraio in sede a Novara un incontro con il professor Marco Fortis, cusiano, economista e ricercatore,

Per i lotti albesi c'è il rischio di un ritardo di altri 2 anni ( da "Stampa, La" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Asti continua a inciampare nella burocrazia. Il presidente della Provincia Raffaele Costa sui lotti albesi - i più problematici - si è rivolto al ministro Matteoli: «Ho saputo che la commissione tecnica del ministero dell'Ambiente giovedì è chiamata a pronunciarsi sulla procedura di non assoggettabilità all'iter del Via (Valutazione d'impatto ambientale)

Aziende cercansi, Novara ci prova ( da "Stampa, La" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: La burocrazia è l'altro grande ostacolo, abbiamo bisogno che la Regione faciliti le condizioni di insediamento, che si sburocratizzi l'iter, altrimenti le industrie non verranno mai nè a Novara e neppure nel resto del Piemonte». Sergio Vedovato, presidente della Provincia: «La classifica è un po' rozza, i dati non tengono conto di tanti fattori.

via un altro ministro, obama perde i pezzi - (segue dalla prima pagina) vittorio zucconi ( da "Repubblica, La" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: come guida del nuovo ufficio per il controllo di qualità sulla burocrazia ma incapace di controllare i propri redditi, e il salvataggio in corner del segretario al Tesoro Tim Geithner, approvato nonostante una storia di elusione fiscale, l´abbandono dell´uomo che avrebbe dovuto aiutare Obama a navigare gli scogli del Parlamento segnala la fine del sogno e il ritorno della realtà.

Torrenti in sicurezza Comuni contro l'Aipo ( da "Stampa, La" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Conosciamo i tempi della burocrazia, ma tra poco arriverà la stagione delle piogge. Il rischio per il Chisone è di nuove esondazioni se non vengono fatti gli interventi per ripulire il letto del fiume e per limitare l'erosione delle sponde». Aggiunge il presidente del comitato Chisone Sicuro, Sergio Martino, uno dei firmatari: «La stessa situazione si riscontra in Val Pellice.

la rivolta degli imprenditori "basta lavori a moncalieri" - diego longhin ( da "Repubblica, La" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: vi racconto i miei 4 anni di odissea I costruttori scappano Non ne vogliono più sapere della burocrazia La città sta gettando via tante opportunità Volevamo recuperare lo stabilimento della Pozzo Gros Monti ma nonostante gli accordi siamo ancora fermi DIEGO LONGHIN «Un lavoro a Moncalieri? No grazie». Un leitmotiv che corre di bocca in bocca fra i costruttori torinesi e non solo.

i precari vanno in piazza disagi negli asili nido ( da "Repubblica, La" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: in per protestare contro i ritardi nella stabilizzazione I precari vanno in piazza disagi negli asili nido Burocrazia cauta sui contratti Si sblocca l´iter per i poliziotti municipali Gli lsu ieri hanno scioperato e dopo un corteo che da piazza Verdi li ha portati in via Notarbartolo sotto l´assessorato Pubblica istruzione, hanno fatto un sit-in davanti alla Prefettura.

settemila sos per la colombaia - laura nobile ( da "Repubblica, La" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: In questo caso il nemico numero uno del monumento è la burocrazia: dal 2002, infatti, il Comune chiede al Demanio il passaggio di proprietà per poter avviare i lavori di recupero e trovare una destinazione d´uso compatibile col forte, ma una lunga e complessa trafila burocratica ha finora bloccato ogni intervento.

la burocrazia che assedia la fortezza cartaginese - carlo brambilla ( da "Repubblica, La" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: è la libreria Bocca di Milano La burocrazia che assedia la fortezza cartaginese Tra le aree da strappare al degrado anche il Monte Gennaro vicino a Roma CARLO BRAMBILLA è il castello della Colombaia di Trapani, un´antichissima fortezza di origine cartaginese, il cui recupero è bloccato da una burocrazia particolarmente ottusa, il "luogo del cuore" più votato dagli italiani (

Giulia Maria Crespi contro il Comune <Più abitanti? Soffocati da auto e smog> ( da "Corriere della Sera" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ma nel mirino c'è anche la burocrazia. Quella «macchinosa e lenta». Quella che «impedisce di prendere decisioni in tempi ragionevoli», sottolinea Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. Sono state anche le 5.600 filiali della banca a raccogliere le preferenze dei cittadini.

Il fotovoltaico segue il mercato ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: contributi e la burocrazia delle procedure hanno fatto il resto. Con la recente decisione di introdurre il sistema del “conto energia” si prevede un rapido incremento della domanda. Il “conto energia”, molto atteso anche dalle società di settore, favorirà anche l'accesso sul mercato da parte di nuove imprese competitors a tutto vantaggio della concorrenza.

La redditività in picchiata zavorra il settore agricolo ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: conseguenza di un aumento considerevole dei costi di produzione, compresi quelli legati alla burocrazia, e da una riduzione dei prezzi alla produzione. Stiamo assistendo anche alla corsa agli acquisti di aziende da parte di non agricoltori che poi le cedono in affitto o abbandonano le coltivazioni. Il terreno sta ridiventando un bene rifugio».

Colpo a Obama, si ritira lo <zar> della sanità ( da "Corriere della Sera" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: incaricato di individuare e tagliare tutti gli sprechi e le inefficienze della burocrazia: non aveva pagato i contributi per la sua colf. Salgono così a tre i passi falsi delle nomine di Barack Obama, che all'inizio del mese aveva già dovuto rinunciare a Bill Richardson, il governatore del New Mexico indicato come segretario al Commercio e coinvolto in un'inchiesta per corruzione.

Fai, il luogo del cuore è un castello da salvare ( da "Corriere della Sera" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Al primo posto, sul banco degli imputati, c'è la burocrazia. Quella «macchinosa e lenta che blocca le iniziative più importanti a difesa del patrimonio dell'arte ». E che impedisce, ad esempio, il recupero del Castello della Colombaia di Trapani. Poi le amministrazioni locali e la tecnologia.

Ecco perché noi veri liberali non faremo la fine dei panda ( da "Giornale.it, Il" del 04-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: epoca dei totalitarismi e delle burocrazie pubbliche (di quello Stato che si prende cura di noi «dalla culla alla bara»), un'economia e una cultura affrancate dal potere statale possono delinearsi soltanto grazie ad un nuovo e diffuso protagonismo sociale. Una politica diversa può fare la propria parte e anche all'interno del sistema universitario di Stato c'

In coda per ritirare i nuovi permessi ( da "Stampa, La" del 05-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Erano tantissimi coloro che non sapevano «più cosa e come fare: la burocrazia ci manda in confusione», spiega una donna dell'Est sulla trentina. La precedenza assoluta per l'accesso agli uffici a donne incinta, o col bimbo in braccio, e anziani. L'ufficio è rimasto aperto oltre le 12, cioè fino a quando non sono finiti i «numerini cartacei».

"Burocrazia più semplice ma va finita la tangenziale" ( da "Stampa, La" del 05-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Il sindaco di Castell'Alfero "Burocrazia più semplice ma va finita la tangenziale" Castell'Alfero è uno dei Comuni dove negli ultimi tempi sono sorte più attività, produttive e di vendita: il centro commerciale ai confini con il Comune di Asti, ne è un esempio. Ma ci sono anche aree produttive meno visibili, ma altrettanto «vivaci».

Quella giungla di accreditamenti fuori controllo ( da "Unita, L'" del 05-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ieri la dirigente storica è stata messa ai domiciliari, che passa la burocrazia degli accreditamenti per le cliniche private. È dagli uffici della Asp, invece, che esce la proposta di tetto di spesa per le strutture, pubbliche e private. Sempre all'Asp si fa il punto su quante e quali prestazioni servono al territorio.

via baltimora, il giardino dei 500 irriducibili - sara strippoli ( da "Repubblica, La" del 05-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: per difendere il loro giardino contro la burocrazia, come possono essere più forti di parole come oneri di urbanizzazione, esigenze di far cassa del Comune che vuole vendere e approva una variante d´uso che permette l´arrivo di altri palazzi? Poi ti raccontano e capisci che, comunque vada, loro saranno irriducibili, di una generazione abituata a combattere senza perdersi d´

il governatore rivolta il suo staff arriva busalacchi, de santis in uscita ( da "Repubblica, La" del 05-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: chiesto di far ripartire la burocrazia" A fine agosto, in un´intervista a Repubblica, aveva detto di «essere pronto a rientrare nell´amministrazione. Se mi chiamano, eccomi qua». Ma era più che altro una provocazione, una delle tante di Francesco Paolo Busalacchi, fra i più esperti burocrati della Regione, in pensione da sette anni e mai tenero nei confronti di governanti e colleghi.

mazzette per accelerare le pratiche "abbiamo due santi in paradiso" - oriana liso ( da "Repubblica, La" del 05-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: oliavano la burocrazia. Tanto che Andrea sospirava e rimbrottava il fratello su una pratica fatta male e segnalata dalla Ferrari: «Fino a quando avremo due santi in paradiso non c´è problema... «. Le pratiche per le tombe sono lunghe, a volte troppo: così ai clienti danarosi - o semplicemente a chi commissionava opere così costose da non poter notare qualche migliaio di euro in più -

<Con quei due santi in paradiso non avremo problemi> ( da "Corriere della Sera" del 05-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: scocciato dalla burocrazia, dice che «a gennaio avrebbe incontrato la Moratti per risolvere la questione, visti i ritardi degli uffici preposti...». E Cerato gli suggerisce «di far chiamare dal sindaco l'ingegner Balladore, di parlare con questi e di avvisarlo quando questo avveniva, perché avrebbe chiamato a sua volta Balladore,

Spogli all'Italia: "Attenti, rischiate lo status di potenza economica" ( da "Repubblica.it" del 05-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: una burocrazia lenta, un mercato del lavoro rigido, la criminalità organizzata, la corruzione, la lentezza della giustizia, la mancanza di meritocrazia e un sistema di istruzione che non risponde ai bisogni del XXI secolo". "Gli italiani dovrebbero sollecitare i cambiamenti per far crescere il paese e soprattutto di cercare di costruire un consenso intorno ad essi"

Sgambetto dell'Ue ai giovani agricoltori ( da "Stampa, La" del 06-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: sono purtroppo frenati da burocrazia, complicazioni tecnologiche e informatiche. E non ultima dalla diffidenza che forse Bruxelles nutre nei confronti degli agricoltori italiani, facendo di ogni erba un fascio. Ne sanno qualcosa le centinaia di imprese agricole piemontesi che hanno aderito al Psr (Programma di sviluppo rurale),

"cara italia attenta, così non va" l'amaro addio dell'ambasciatore usa - vincenzo nigro ( da "Repubblica, La" del 06-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Una burocrazia lenta, un mercato del lavoro rigido, la criminalità organizzata, la corruzione, la lentezza della giustizia, la mancanza di meritocrazia». A parte le riforme economiche (alle quali da ambasciatore ha lavorato senza tregua, mettendo in contatto il business sulle due sponde dell´Atlantico) Spogli individua un altro tema centrale,

rissa futurista all'ottagono e finazzer litiga con i vigili ( da "Repubblica, La" del 06-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Finché ci sarà una burocrazia così cieca, così nemica dell´arte, sarà difficile cambiare questo Paese - ha commentato l´assessore - I vigili ragionano come fossimo macchine, invece siamo uomini e abbiamo bisogno di camminare e di muoverci. Due vigilesse, di bell´aspetto ma di poca comprensione, ci hanno chiesto le autorizzazioni e se fossimo in regola con i decibel.

camerino ha aperto la strada "il mio ateneo con gli azionisti" ( da "Repubblica, La" del 06-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Obiettivi: meno burocrazia, risparmio, riunificazione di didattica e ricerca A Camerino la riforma scatta lunedì grazie al silenzio assenso del ministero «Questo Ateneo diventerà una casa dalle pareti di vetro», così spiega la sua rivoluzione Fulvio Esposito, dal 2004 Rettore dell´Università di Camerino, la prima, in Italia,

Bloccato il Finazzer-show in Galleria <I ghisa? Ragionano come macchine> ( da "Giornale.it, Il" del 06-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Burocrazia cieca e nemica...» INFURIATO Il responsabile della Cultura: «È una città che va avanti a multe, ma noi non ci fermeremo...» Chi l'avrebbe mai detto? Nome più profetico non si sarebbe potuto trovare: «Rissa in galleria». Sì proprio la dotta citazione del celebre quadro di Boccioni scelta dal Comune per intitolare la performance che apre la mostra sul Futurismo.

Tettamanzi: più fondi anticrisi Alle famiglie 2,5 milioni di euro ( da "Corriere della Sera" del 06-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Col minimo di burocrazia possibile: e la molteplice rete delle parrocchie, dei centri Caritas, delle Acli, cui ci si potrà rivolgere per le richieste di aiuto, avrà appunto il compito di vagliarle in modo snello anche grazie alla conoscenza diretta delle situazioni.

Futuristi, rissa in Galleria Scontro Finazzer-vigili ( da "Corriere della Sera" del 06-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: si fa teso in volto e infine sbotta: «Finché ci sarà una burocrazia così cieca, così nemica dell'arte, sarà difficile cambiare questo Paese». La lite artistica era prevista: una «Rissa in Galleria» per festeggiare la mostra sul futurismo a Palazzo Reale. Il battibecco con i ghisa no: è stata una performance fuori programma.

Freni economici ( da "Corriere della Sera" del 06-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Burocrazia pesante, mercato del lavoro rigido, criminalità organizzata, corruzione» Università «è una tragedia nazionale imbarazzante che non ci sia una sola università italiana nei primi posti delle classifiche internazionali. Gli studenti sono pessimisti sul futuro, sfiduciati per colpa di un sistema non meritocratico»

<Italia, potenza a rischio declino> Spogli, un addio con polemiche ( da "Corriere della Sera" del 06-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ambasciatore scelto da Bush: «Troppa burocrazia e corruzione» Alla colazione con la stampa a Villa Taverna: «Obama chiederà al vostro Paese un maggior impegno in Afghanistan» ROMA — L'espressione che rende meglio l'idea di ciò che ha assestato ieri al nostro Paese Ronald Spogli, l'ex compagno di studi di George W.

<Rispettato da George W. e da Barack il Paese non è peggiorato e reagirà> ( da "Corriere della Sera" del 06-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Come dice Spogli, che è un mio amico, c'è molta burocrazia, i sindacati continuano a paralizzare il mercato del lavoro, e i due fenomeni insieme ritardano le innovazioni tecnologiche e diminuiscono l'efficienza del Paese. Ma questo non è un segreto per nessuno. L'Italia non mi è sembrata peggiorata».

Senza svolta l'Italia rischia il declino ( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Una burocrazia pesante, un mercato del lavoro rigido, la criminalità organizzata, la corruzione, la lentezza della giustizia, la mancanza di meritocrazia e un sistema di istruzione che non risponde ai bisogni del XXI secolo », per non parlare dell'istruzione uni-versitaria: è «una tragedia nazionale, quasi imbarazzante,

Troppi nomi uguali, a Chioggia soprannomi nei documenti ( da "Giornale.it, Il" del 06-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: bene dunque finché a dover fare i conti col caos dei cognomi non è stata la rigidità della burocrazia. Al momento di distribuire le tessere è scoppiato il caos. I registri sono impazziti, i postini sono arrivati sull'orlo del suicidio. Basti dire che nell'elenco del telefono di Chioggia ci sono 40 pagine di Boscolo. Per 9600 tessere non si è riusciti a portare a termine la consegna.

Bloccato il Finazzer-show in Galleria "I ghisa? Ragionano come macchine" ( da "Giornale.it, Il" del 06-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Burocrazia cieca e nemica... è una città che va avanti a multe, ma noi non ci fermeremo..." Chi l?avrebbe mai detto? Nome più profetico non si sarebbe potuto trovare: «Rissa in galleria». Sì proprio la dotta citazione del celebre quadro di Boccioni scelta dal Comune per intitolare la performance che apre la mostra sul Futurismo.

[FIRMA]MASSIMO GUERRETTA VENEZIA Un paio di colpi per abbattere il passato ed entrare in una n... ( da "Stampa, La" del 07-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: marasma della burocrazia. Complanari, percorsi larghi, tunnel: le ipotesi si sono alternate nonostante l'obiettivo fosse sempre stato chiaro: decongestionare l'area metropolitana dell'entroterra veneziano e velocizzare il trasporto su gomma nel Nord-Est, territorio spesso glorificato come «locomotiva d'Italia» e cruciale nell'ambito della mobilità europea per il Corridoio V Lisbona-

"La burocrazia ferma lavori per 700 milioni" ( da "Stampa, La" del 07-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Anna e Regina Margherita "La burocrazia ferma lavori per 700 milioni" Massaggi hard Fisioterapista in manette Massimiliano Peggio Beppe Minello Servizio Così rischiano di svanire 25 mila nuovi posti nel 2009 Lo accusano quattro pazienti Lavorava in uno studio del centro Niccolò Zancan Malcontati, sono 700 e rotti milioni.

Burocrazia inflessibile "congelati" 700 milioni ( da "Stampa, La" del 07-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: 36 domande a 18 Burocrazia inflessibile "congelati" 700 milioni mesi per le grandi opere Il vero spauracchio per gli imprenditori è la Valutazione di impatto ambientale Paolo Romano ad Smat mesi per parere da enti terzi «Solo fra due anni arriverà il parere per l'acquedotto della Valle Orco» [FIRMA]ALESSANDRO MONDO Malcontati,

Spogli e l'allarme sul declino Marcegaglia: fare di più ( da "Corriere della Sera" del 07-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: li conosciamo tutti» ha spiegato l'ambasciatore: la mancanza di infrastrutture, l'eccessiva burocrazia, un mercato del lavoro rigido e «un sistema di istruzione che non risponde ai bisogni del XXI secolo». Del resto Spogli ha avuto gioco facile a ricordare all'Italia la sua difficile posizione nel panorama competitivo internazionale.

Le sei sedi del Quarto Municipio e il gioco dell'oca del cittadino ( da "Corriere della Sera" del 07-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ti chiedo scusa per disturbare ancora ma la risposta del IV Municipio di ieri all'argomento (burocrazia e suddivisione degli uffici, ndr) nella rubrica «Ci pensa il Corriere» mi ha fatto andare letteralmente in bestia! Ma che razza di risposta è, quella che vi hanno dato? Titolo: «Da dicembre due sedi che si sono divisi i compiti»...

Un auto che Bolle. ( da "Giornale.it, Il" del 07-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: it contatti Categorie Berlusconi IV (10) burocrazia (1) citazioni (2) finanza (11) pol economica (22) Varie (42) Ultime discussioni Davide: E' stupefacente che Fiat ha i soldi per comprare GM e non li ha per rilanciare il sito italiano. Vuole... FINEDEIGIOCHI: E' risaputo che con i rottami ferrosi si fanno soldi.

Pronta dopo trent'anni l'altra via del Nord-Est ( da "Stampaweb, La" del 07-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: una bella incompiuta rimasta invischiata nel marasma della burocrazia. Complanari, percorsi larghi, tunnel: le ipotesi si sono alternate nonostante l?obiettivo fosse sempre stato chiaro: decongestionare l?area metropolitana dell?entroterra veneziano e velocizzare il trasporto su gomma nel Nord-Est, territorio spesso glorificato come «locomotiva d?

l'archeo-spot dell'italia del boom - edmondo berselli ( da "Repubblica, La" del 08-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia, un pubblico diverso. Così, la pubblicità al cinema inaugura una multimedialità certo ancora molto «rozza», come annota in prefazione Alberto Abruzzese, ma che ha individuato con precisione il suo target. Ovvero un pubblico legato alla tradizione, eppure già disposto a correre qualche avventura.

un torinese il re dei ristoratori cileni - simona savoldi ( da "Repubblica, La" del 08-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Santiago controlla un piccolo impero Un torinese il re dei ristoratori cileni "Qui la burocrazia è più snella, le tasse più leggere e il personale più flessibile: davvero tutto un altro mondo" SIMONA SAVOLDI Meno burocrazia, meno tasse e più flessibilità: sono abbastanza semplici i motivi per cui sempre più italiani voltano le spalle al Belpaese per tentare la fortuna all´estero.

candele accese per i tamil morti ( da "Repubblica, La" del 08-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: iniziativa è stata sostenuta dal comitato di solidarietà che si è formato recentemente a Palermo e che ha intenzione di organizzare altre manifestazioni a sostegno della comunità tamil. «è importante - dice Giuseppe Bruno del comitato - che i palermitani prendano una posizione. I tamil dopo tutti questi anni sono cittadini italiani a tutti gli effetti al di là della burocrazia». c. b.

artigiani, la crisi arriva a primavera - wanda valli ( da "Repubblica, La" del 08-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Per avere aiuti almeno contro la burocrazia, contro le banche e le "regole aguzzine" per concedere crediti, contro i ritardi nei pagamenti, che toccano i 210 giorni, da parte di aziende pubbliche. L´incontro c´è stato ieri mattina, con il presidente della Cna, Giuseppe Lamanna e il segretario generale Roberto Timossi, e dall´altra parte,

Mamme e parroco divisi dal pilomat <No alle auto>. <Servono parking> ( da "Corriere della Sera" del 08-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: bloccato dalla burocrazia e dalle richieste economiche dei progettisti. Ma, soprattutto, è contestato da tre comitati di quartiere, più Fai e Italia Nostra: loro preferirebbero un parco archeologico, non i mille box. Tant'è. Mentre don Pigi invoca più posti auto, i genitori della materna di via Santa Croce sostengono l'urgenza opposta:

"Invalidi, ridateci i soldi" ( da "Stampa, La" del 08-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: I tempi lunghi della burocrazia hanno fatto lievitare a 200 mila euro la somma che la Regione rivuole indietro. Intanto emergono i drammi umani, come quello di una donna affetta da gravi problemi cardiaci, invalida al 100 per cento, a cui hanno chiesto di restituire poco meno di ventimila euro.

Cari amici de La Stampa, sono uno studente di quarta liceo scientifico, e vado a scuola in un po... ( da "Stampa, La" del 09-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: E come al solito burocrazia e politica si danno da fare per mangiare il mangiabile Ora mi rivolgo a chi in ascolto: non dimentichiamoci del Darwin, perché altrimenti Vito non sarà stato un martire, ma uno sfigato morto a scuola per la negligenza di qualcuno (ovviamente i responsabili non sono ancora saltati fuori e probabilmente mai verranno scoperti e denunciati!

Il no del governatore a Berlusconi "Io l'ho vista, Englaro ha ragione" ( da "Repubblica.it" del 09-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: è rimasto impelagato nella stessa burocrazia sanitaria, mentre i rapporti tra lui e Tondo (che l'aveva voluto, sconsigliato dal resto del pdl) si sono guastati, forse per sempre. Alla politica romana, soprattutto a quella parte che s'è impegnata in una lotta contro il tempo, importa poco degli strascichi locali: "Dobbiamo sbrigarci a fare qualche cosa.

il no del governatore a berlusconi "io l'ho vista, englaro ha ragione" - piero colaprico ( da "Repubblica, La" del 09-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: è rimasto impelagato nella stessa burocrazia sanitaria, mentre i rapporti tra lui e Tondo (che l´aveva voluto, sconsigliato dal resto del pdl) si sono guastati, forse per sempre. Alla politica romana, soprattutto a quella parte che s´è impegnata in una lotta contro il tempo, importa poco degli strascichi locali: «Dobbiamo sbrigarci a fare qualche cosa.

bagnoli, ancora uno stop ( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Sono due anni che cerchiamo di realizzare qualcosa e invece una volta la Soprintendenza dice che non possiamo, un´altra volta è la burocrazia e non si fa la gara d´appalto in tempo utile, poi mancano i permessi». PATRIZIA CAPUA CRISTINA ZAGARIA A PAGINA III

"in attesa delle autorizzazioni progetti fermi per 800 milioni" - patrizia capua ( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia nemica dello sviluppo "In attesa delle autorizzazioni progetti fermi per 800 milioni" Irap, inefficienze, accesso al credito: rischia di chiudere il 40 per cento delle piccole e medie imprese PATRIZIA CAPUA «La Camera di commercio propone sempre numerose iniziative, però ci accorgiamo di essere in continua difficoltà per i vincoli burocratici.

Arriva nella Città Alta il nuovo Ufficio tecnico ( da "Stampa, La" del 10-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: hanno intenzione di eseguire le ordinanze di rifacimento delle facciate - spiega Scullino - ma che non sanno districarsi nella burocrazia. Chi vorrà potrà rivolgersi a propri tecnici di fiducia, ma per tutti saranno a disposizione due geometri della cooperativa Neopolis per tutte le fasi dei lavori». Il Comune investe nel servizio,installato nella biblioteca Aprosiana, 30 mila euro.

Avanti chi ha il coraggio di fare riforme ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia pesante, il mercato del lavoro rigido, la criminalità organizzata, la corruzione, la lentezza della giustizia, la mancanza di meritocrazia e un sistema di istruzione che non risponde alle esigenze del XXI secolo. Perché, si è chiesto il diplomatico, il Paese non reagisce quando si vede scivolare sempre più in basso nelle classifiche della competitività mondiale o non fa

I professori vogliono fare carriera e bocciano il sindacato ( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Quasi la metà dei docenti infatti vede nell'aumento di stipendio la maggiore aspettativa per il futuro. Anche lo snellimento della burocrazia è per il 58,4 per cento degli intervistati una speranza per il futuro. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

"Le frane hanno interrotto la nostra vita quotidiana" ( da "Stampa, La" del 11-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia. «Provvederemo al più presto - promette il sindaco - a sistemare strada e scarpata: abbiamo già contattato la ditta che farà i lavori. Dovrebbe cominciare tra oggi e domani». Altra situazione grave a Noche di Vinchio, con cinque famiglie rimaste isolate dal concentrico, che ancor oggi si trovano a fare i conti con strada franata e non più percorribile nemmeno a piedi.

il nuovo ikea "ostaggio" dell'anas - milena vercellino ( da "Repubblica, La" del 11-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ativa da un anno aspetta risposte da Roma Ossola: "Esempio di bieca burocrazia" L´azienda svedese: no comment MILENA VERCELLINO Mentre proseguono i lavori per il nuovo punto vendita Ikea di Collegno, una cattedrale dell´arredamento low-cost da 30mila metri quadri, la più grande d´Italia, s´incagliano nelle strettoie della burocrazia i lavori per l´accesso all´area.

lombardo sfida gli alleati: decido io - emanuele lauria ( da "Repubblica, La" del 11-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: governatore pronto a varare una rotazione nella burocrazia senza consultarsi EMANUELE LAURIA Arrivata priva di intesa a Palazzo dei Normanni, la maggioranza si divide sulla riforma della sanità. E la seduta fiume della commissione si è risolta con un nulla di fatto e l´ennesimo rinvio, mentre sul parlamento siciliano continua a volteggiare l´ombra del commissario inviato da Roma.

Tremonti difende il lavoro ma si limita alle parole ( da "Unita, L'" del 11-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: proteggerci dalla burocrazia» anzi, ha aggiunto candidamente, «ho sempre detto che dobbiamo proteggerci da noi stessi, non dai cinesi». tutele Del resto al titolare del Tesoro oggi riesce difficile continuare a difendere la bontà dei dazi mentre il suo sottosegretario al Commercio Adolfo Urso continua a scrivere richieste di aiuto all'Ue contro il pericolo di dazi americani sull'

Trento vara lo scudo anti-crisi ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 11-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ma sono anche sanciti chiaramente principi di snellimento nella burocrazia legata agli appalti che porteranno benefici alle imprese locali, proprio come l'imminente apertura di nuovi cantieri per opere pubbliche». «Il piano è ottimo – si sbilancia Lorenzo Pomini, neo-segretario della Cisl del Trentino –

Stranieri a scuola di burocrazia ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 11-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: 140 lavoratori autonomi Stranieri a scuola di burocrazia VENEZIA Quelli di nazionalità marocchina sono più attivi nel commercio – come i bengalesi, i nigeriani e i senegalesi –ma anche nelle costruzioni e nei trasporti; in quest'ultimo settore troviamo pure la maggior parte di serbi, albanesi, macedoni, bosniaci e tunisini, mentre i cinesi eccellono nel tessile e nell'

Quella fila di disabili al Lungotevere della Vittoria ( da "Corriere della Sera" del 11-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Franca Basetti Cara Franca, qualche lettore adesso mi accuserà di limitarmi a descrivere anziché giudicare. Ma cosa c'è da giudicare in una burocrazia che fa finta di ignorare anche l'esistenza di Internet? La sua lettera vale mille giudizi. gbuccini@rcs.it

alle urne dopo l'onda - luca de vito ( da "Repubblica, La" del 11-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: impegno costante e riuscire a comprendere il funzionamento la burocrazia universitaria». Negli ultimi cinque anni di via Festa del Perdono la partecipazione al voto è passata dal 10 al 14 per cento: «Il merito è delle nuove forme di comunicazione politica - continua Motti - con il web e i social network, gli studenti possono essere più facilmente coinvolti: il forum Studentistatale.

sfogatevi sulla città cantando e darete vita a un musical - valeria cerabolini ( da "Repubblica, La" del 12-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Mai vista tanta burocrazia in vita nostra»). E vince, insieme ad altre realtà professionali. The Tune, sede in una sconquassata villetta in zona De Angelis, incassa 10mila euro per dare il via al progetto. Parte il tam tam per cercare i lamentatori/cantori. Ne selezionano una trentina di tutte le età, compreso un gruppo di pensionati.

<Io, disabile in lotta con l'assurda burocrazia> ( da "Corriere della Sera" del 12-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: assurda burocrazia» Dal 1999 per un incidente stradale sono in sedia a rotelle. E mi sono imbattuta in enormi difficoltà, scontrandomi ogni giorno con la disorganizzazione delle strutture pubbliche, ma soprattutto con assurdi iter burocratici. Solo come esempio cito due episodi: a fine ottobre 2008 il Comune mi invita al Dipartimento IX Ufficio Legge 13/

Referendum per cambiare paese. Al voto due soli elettori ( da "Corriere della Sera" del 12-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: La burocrazia italiana ci ha messo 20 anni per sancire una sorta di scambio alla pari tra i due municipi comaschi: 30 mila metri quadri di bosco passeranno da Brenna a Carugo, un appezzamento di pari dimensioni farà il percorso inverso. Ma mentre la prima fetta di territorio è disabitata, nella seconda c'è la villetta dove vivono Roberto,

L'intervento Al <Convitto> c'è qualcosa da scoprire ( da "Giornale.it, Il" del 12-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: di trattative con la burocrazia romana, per la dismissione d'uso del convitto stesso, come mai si è fatta questa clamorosa marcia in dietro? Siamo di fronte all'eterna incapacità di decidere della burocrazia locale e nazionale che proprio per questo preferisce procrastinare ogni decisione e quindi siamo al solito di fronte all'ennesimo caso di maladministration o c'

Il dibattito in ( da "Giornale.it, Il" del 12-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia. Lo abbiamo infine capito con chiarezza quando la morte di Eluana è avvenuta dopo soli 4 giorni di interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione. Sappiamo bene che i farmaci cosiddetti antidolorifici come la morfina mentre da una parte permettono di eliminare il dolore dall'altra possono causare effetti collaterali mortali.

"Troppa burocrazia nei campi" ( da "Stampa, La" del 13-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ASSEMBLEA NAZIONALE DEI GIOVANI IMPRENDITORI AGRICOLI "Troppa burocrazia nei campi" [FIRMA]FULVIO LAVINA ASTI «E' ora di dire basta allo stereotipo del contadino con la camicia a scacchi e il berretto calcato in testa: oggi chi fa agricoltura deve essere anche e soprattutto imprenditore, si assume rischi e gestisce risorse.

"il presidente sbaglia e occupa la burocrazia ma restiamo nel governo" ( da "Repubblica, La" del 13-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Il presidente sbaglia e occupa la burocrazia ma restiamo nel governo" "Lo Scudocrociato all´angolo? Rimaniamo in maggioranza nei numeri" è vero che gli assessori dell´Udc si volevano dimettere dopo il blitz con il quale il presidente Lombardo ha rivoluzionato i vertici della burocrazia, colpendo soprattutto i dirigenti più vicini a Cuffaro?

ciancimino jr accusa mercadante - salvo palazzolo ( da "Repubblica, La" del 13-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ho anche appurato personalmente come Provenzano vantasse all´interno di grosse burocrazie, di grossi professionisti di Palermo e non solo, una forte rete di protezione, quasi di stima, che ne faceva un elemento di diversità nei confronti di Riina, che non era mai riuscito in questo intento di collocarsi. Provenzano si muoveva molto abilmente nei salotti buoni della Palermo bene.

Alitalia, in 200 bloccano l'autostrada per Fiumicino ( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: di ritardo da imputare ai tempi della burocrazia». GLI AMMORTIZZATORI Nel mirino i ritardi nell'invio all'Inps delle liste per la Cigs In serata raggiunto l'accordo alla Regione Lazio per l'anticipo del sussidio A piedi. Decine di passeggeri si sono incamminati ieri, con le valigie al seguito, lungo l'autostrada Roma-Fiumicino dopo che la protesta di precari e cassintegrati dell'

Scandalo al cimitero, 200 salme da cremare ( da "Corriere della Sera" del 13-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Certo che se avessimo un'azienda speciale per gestire i servizi e superare la burocrazia sarebbe tutto molto più semplice». Il riferimento è al Misef, progetto che dovrebbe affidare all'esterno del Comune gran parte dei servizi cimiteriali. «E se il progetto che nessuno vuole ammettere — ribatte Basilio Rizzo —

Caso Eluana, ecco il nostro... ( da "Giornale.it, Il" del 13-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia. Dite a Caronte di portarmi in fretta, senza rimpianti, non è detto che dall?altra parte si stia male. E se c?è il nulla, pazienza. Tanto in quel caso io non ci sarò. Non voglio restare su questa terra con un frammento di vita, un vuoto a perdere, un hardware senza più un sistema operativo.

Staccate la spina quando smetto di sognare ( da "Giornale.it, Il" del 13-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia. Dite a Caronte di portarmi in fretta, senza rimpianti, non è detto che dall'altra parte si stia male. E se c'è il nulla, pazienza. Tanto in quel caso io non ci sarò. Non voglio restare su questa terra con un frammento di vita, un vuoto a perdere, un hardware senza più un sistema operativo.

"Diamo un futuro al lavoro dei campi" ( da "Stampa, La" del 14-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: chi lavora nei campi lamenta il peso della burocrazia, le difficoltà per accedere al credito... «Le soluzioni spettano alla politica che deve imparare a guardare oltre all'orizzonte del prossimo appuntamento elettorale. Qualcosa è già stato fatto, come la semplificazione amministrativa che porterà ad aprire un'azienda in un giorno o interventi a sostegno della nuova imprenditoria.

E lo chef volò a Shangai "Qui si rischia troppo" ( da "Stampa, La" del 14-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Qui burocrazia e scartoffie rendono la vita impossibile, mentre in Cina tutto conviene: fare la spesa, affittare un alloggio, prendere il taxi». Il «made in Italy» sarà l'indiscusso protagonista del ristorante Milano: materie prime e savoir-faire italiani, sinonimo di «dolce vita» e benessere, affascinano gli orientali.

Soru: questa nostra terra può avere un bel futuro ( da "Unita, L'" del 14-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: semplificazione della burocrazia, credito al sistema delle piccole imprese, ammortizzatori sociali. Ogni appuntamento, quelli di Veltroni nel Sud e poi a Nuoro, quelli di Soru a Porto Canale, la nuova struttura per i trasporti marittimi, all'Osservatorio astronomico in costruzione, il secondo in Europa, sono luoghi di discussione sulla Sardegna e sul Paese,

regione, burocrati da ricollocare lombardo moltiplica le poltrone - emanuele lauria ( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ars in nome del risparmio e della razionalizzazione della burocrazia regionale. Un testo accolto con favore anche dal Pd. Ora Cracolici fa mea culpa: «Quell´emendamento ci è sfuggito. Lombardo razzola bene e predica male. Ma non interrompiamo la battaglia per cancellare le strutture-fotocopia all´interno dell´amministrazione».

il governatore sceglie di trattare stop alla seconda tornata di nomine - antonella romano ( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: burocrazia regionale, in disaccordo con Pdl e Udc, e di comunicare lo slittamento della seduta di giunta già fissata a mezzogiorno. Rinvio subito letto da alcuni tra gli alleati più riottosi come un «segnale di buona volontà» (Rudy Maira) e dal coordinatore regionale di An Pippo Scalia come il momento «di distendere gli animi e di lavorare tutti insieme al programma per il quale

mezza giunta bocciata dalla sua maggioranza - antonio fraschilla sara scarafia ( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: occorre avviare anche «un turno over» nella burocrazia che si occupa di impianti comunali: «è strano che la piscina non abbia un sito internet, ma che tutte le informazioni su orari e costi si trovino in un sito online che fa capo a un´associazione privata guidata dal responsabile della piscina stessa».

la minaccia sulla moratti - giuseppina piano ( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: E nominando da Roma un commissario straordinario che possa saltare i tempi di appalti, gare, burocrazia e trasparenza. è con quest´ultima minaccia sul tavolo che Berlusconi e Tremonti vanno al definitivo showdown con Letizia Moratti. SEGUE A PAGINA VII

delbono: "civis, ecco le balle di guazzaloca" ( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Poi propone di abolire la Provincia «per ridurre i costi della politica e della burocrazia». E giura, in caso in caso di elezione, che non si farà condizionare dal tema della continuità con l´attuale giunta: «Ognuno ha la propria sensibilità». BIGNAMI E NIGRO ALLE PAGINE VII E IX

delbono attacca guazzaloca "sul civis racconta balle" - silvia bignami ( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: della politica e della burocrazia» secondo Delbono. Una proposta esplosiva, dal momento che io Provincia è candidata la compagna di partito Beatrice Draghetti, che invece porge cristianamente l´altra guancia e fa sapere: «Andiamo verso la città metropolitana. E´ chiaro però che i nuovi assetti istituzionali si giustificano però solo con miglioramenti complessivi per i cittadini»

nell'ex autosilo nasce la casa dei giovani artisti - francesca russi ( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: dopo tanta burocrazia, si parte. è una grande opportunità che vogliamo dare ai giovani di Bari». Il finanziamento ammonta ad 1milione e 740mila euro fra fondi comunali e Bollenti Spiriti della Regione. Dagli scantinati di Poggiofranco o dai box della Stanic, le band potranno suonare negli spazi prova allestiti al primo piano della grande galleria centrale dell´

Approvato il piano Usa ma l'attuazione è in salita ( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: in salita Dubbia efficacia di alcune misure e burocrazia da rivoluzionare Marco Valsania NEW YORK Il grande piano di rilancio dell'economia americana era avviato ieri notte all'approvazione definitiva da parte del Congresso. La Camera l'ha varato con 246 consensi contro 183 rispettando gli schieramenti di partito, con sole sette defezioni democratiche e nessuna tra i repubblicani.

Le richieste a Roma ( da "Stampa, La" del 15-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Dal convegno Le richieste a Roma Meno burocrazia La burocrazia regna sovrana: una volta insediato un giovane agricoltore dedica 80 giornate lavorative l'anno solo per pratiche (Uma, Pac, Asl, Inail, Inps) sottraendole all'azienda. Accesso al credito Per favorire il ricambio generazionale è stata sottolineata la necessità di interventi strutturali,

La tassazione di distretto non convince le Pmi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: creazione di nuova burocrazia ». Per Letta, che nel 2004 compì con Bersani un ampio giro dei distretti italiani attraverso cui la sinistra cercò di aprire una nuova stagione di dialogo con l'economia dei territori, si tratta di un pericolo reale, causato dal sovrapporsi di un piano di diritto regionale e di diritto nazionale e dalla necessità di costruire nuovi organismi giuridici che,

Più semplicità, non servono ricette calate dall'alto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Evitando burocrazia e sovrastrutture destinate solo a zavorrare la vitalità imprenditoriale del territorio, con il rischio di vedere aumentare le ingerenze politiche. Questo, in sostanza, il pensiero espresso ieri dal bresciano Aldo Bonomi, vicepresidente di Confindustria per le politiche territoriali e i distretti industriali,

Governance, leggera è vincente ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Niente burocrazia, dunque. Avendo presente che il sostegno ai progetti di filiera e alle reti produttive impone quasi sempre il superamento delle logiche riduttive (con possibili derive clientelari e politiche). Per gli spiriti imprenditoriali del territorio risultano controproducenti misure, anche fiscali, di difficile attuazione.

La sussidiarietà e i sentimenti dei padroncini ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: voler privilegi e aiuti ma più libertà e meno burocrazia amministrativa e fiscale? Così chiedono il 54,5% di loro e sono abbastanza d'accordo il restante 42,5%. Basterà in tempi in cui per attraversare la crisi pare prevalere la domanda di più Stato e più controlli? Basterà fare welfare locale, la defiscalizzazione chiesta dal 30% di loro per le imprese che operano per scopi sociali?

Washington - Pechino: alleati e rivali ( da "Corriere della Sera" del 16-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Dieci anni di rendita petrolifera hanno decuplicato la corruzione, nutrito la burocrazia, alimentato pensioni fameliche, arricchito fino all'inimmaginabile i padroni della Russia, le cui ricchezze sono passate nei paradisi fiscali. Non c'è stato alcun decollo industriale, a differenza della Cina, che accede al terzo posto dell'economia mondiale.

Destiniamo le multe ai controlli straordinari ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: ma purtroppo la burocrazia dei bilanci ha quasi tarpato tali possibilità. Si pensi a quanti decessi in meno potremmo avere, e a come un cittadino sanzionato sarebbe meno arrabbiato sapendo che parte della sua "multa" contribuirebbe a salvare vite umane. Pietro Padovan Comandante Polizia locale Comune di Vanzago (Mi)

Intanto le Regioni fanno cadere i vincoli ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: che permette un netto taglio dei tempi e della burocrazia che affligge il neoimprenditore. Progressivamente questo strumento viene esteso dal commercio all'artigianato e porta all'eliminazione, o quanto meno a uno snellimento, delle attività delle commissioni provinciali. «In Veneto le commissioni artigianato avranno una competenza diversa e non approveranno le domande,

In arrivo due nuove aziende ( da "Stampa, La" del 17-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: evitare inutile burocrazia e permettere loro di formare il personale. Grazie a questi fondi, che arrivano in parte del fondo sociale della Comunità Europea erogato dalla Regione, in parte dal Ministero ed in parte dalla stessa Provincia, sarà possibile andare loro incontro anche sotto questo punto di vista».

Facciate da ristrutturare un "aiuto" dal Comune ( da "Stampa, La" del 17-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: sarebbe stato un intervento più lungo nel tempo, ma organico e non affidato soltanto a ordinanze imposte ai singoli cittadini. Come già aveva sottolineato lo stesso sindaco Scullino, il nuovo ufficio tecnico va incontro a chi, pur avendo la volontà di eseguire le ordinanze, ha poca dimestichezza con la burocrazia.

"La social card è una truffa" ( da "Stampa, La" del 17-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: RECESSIONE E BUROCRAZIA NEL MIRINO I TROPPI PASSAGGI NECESSARI PER OTTENERE IL SUSSIDIO DA 40 EURO AL MESE "La social card è una truffa" [FIRMA]ALESSANDRO MONDO Un'elemosina: macchinosa da ottenere, imbarazzante da spendere, inadeguata alla crisi economica.

crisi, la rivolta degli edili ( da "Repubblica, La" del 17-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: fondi già pronti che non vengono utilizzati per colpa delle mala burocrazia. Strade, porti, collegamenti ferroviari, termovalorizzatori e rigassificatori: l´elenco delle grandi incompiute è lungo e adesso i sindacati chiedono un intervento straordinario del governo nazionale e di quello regionale, perché la crisi devastante ha già fatto perdere il lavoro a 14 mila edili siciliani.

appalti, le incompiute costano 6,5 miliardi - antonio fraschilla ( da "Repubblica, La" del 17-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: già pronti che non vengono utilizzati per colpa delle mala burocrazia. Strade, porti, collegamenti ferroviari, termovalorizzatori e rigassificatori: l´elenco delle grandi incompiute è molto lungo e adesso i sindacati chiedono un intervento straordinario del governo nazionale e di quello regionale, perché la crisi devastante ha già fatto perdere il lavoro a 14 mila edili siciliani.

boom di correnti nel pd mai nato - emanuele lauria ( da "Repubblica, La" del 17-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ha vinto la burocrazia, ma serve un serio dibattito politico sull´argomento». Anche il presidente dell´assemblea costituente Beppe Lumia non ci sta: «Se non passerà la nostra proposta sul nome del partito, mi dimetto. Quanto alle modalità d´elezione del segretario, con un regolamento straordinario si può ancora fare il congresso in tempi brevi.

Chavez vince Può essere presidente per sempre ( da "Unita, L'" del 17-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Dopo i presidenti in fuga con le valige d'oro e funzionari di una burocrazia da rapina, l'apparato chavista non ha saputo fare meglio. Vizio endemico che ripropone le ingiustizie del passato mentre il petrolio langue. Non tutti gli uomini dell'entourage presidenziale volano in prima classe o guidano fuoriserie.

Nuovi metrò, sei linee entro il 2015 Pressing sul governo: subito i fondi ( da "Corriere della Sera" del 17-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Burocrazia e politica. La rete metropolitana del futuro è un tema delicato e scivoloso. Tre nuove linee più alcuni prolungamenti vanno inseriti nella Milano dell'Expo, prima dell'Expo. La fotografia, oggi, è questa: 20 milioni di passeggeri all'anno su 75,5 chilometri di vene sotterranee.

Cossiga svela la storia d'Italia ( da "Stampa, La" del 18-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: dopo aver ricordato la presenza nella loggia dei vertici della burocrazia e delle forze armate, fra cui il generale Carlo Alberto della Chiesa, si pone una domanda retorica: è possibile che tutti costoro obbedissero al materassaio? (Licio Gelli). Il diapason è toccato dalle puntate dedicate al rapimento Moro (la sua scorta teneva le armi nel baule delle auto);

Ucraina, lo spettro del default ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Qui la burocrazia si estende come una piovra - spiega Savik Shuster- aprire un'impresa è difficilissimo, la terra non è mai stata privatizzata. Negli anni del benessere gli oligarchi del settore metallurgico non hanno investito niente, spendevano solo per comprarsi gli yacht: e l'economia è rimasta inefficiente a livelli sovietici»

I professionisti scelgono l'estero ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: I giovani attratti da una burocrazia più snella e da percorsi di accesso semplificati I professionisti scelgono l'estero Cresce il numero di avvocati e architetti che punta su un'esperienza internazionale Laura Cavestri MILANO «Un master legale d'alto livello e una doppia abilitazione di avvocato, inglese e italiana, sono un valore aggiunto.

Francia, soldi dallo Stato per i familiari in fin di vita ( da "Stampaweb, La" del 18-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: tra la burocrazia di volti estranei e inevitabilmente indifferenti. Quarantasette euro (49 dal prossimo anno) di contributo sembrano davvero poca e risibile cosa di fronte a una impresa così titanica. I deputati francesi, per una volta riuniti al di là delle etichette politiche, hanno provato a dare una loro piccola risposta: votando all?

Nuovo sistema d'allarme i confratelli si autotassano ( da "Stampa, La" del 18-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: La burocrazia è più lenta dei malintenzionati, hanno pensato i membri della Confraternita di Santa Maria del Suffragio. Quindi la precipitosa raccolta di un migliaio di euro, al fine di riattivare l'allarme a protezione delle numerose opere d'arte presenti nella chiesa che si trova davanti al municipio.

artigiani, regione prima in italia tutte le pratiche in un solo giorno - paolo russo ( da "Repubblica, La" del 19-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: novità tesa a snellire i tempi e i costi della burocrazia per le piccole imprese pugliesi. In Puglia sono già in funzione i "contenziosi accelerati" per gli artigiani. «Grazie ad un intreccio di innovazioni il tempo medio di un contenzioso è passato da diciotto mesi a trenta giorni al massimo, con casi di soluzione in soli 15 giorni», spiega il dirigente economico della Regione,

Il nuovo Institut è fermo nei cassetti ( da "Stampa, La" del 19-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: SCAMBIO DI ACCUSE il caso La burocrazia frena il progetto da 22 milioni La Regione: «Quei terreni sono bloccati dal Comune» Il vice sindaco: «Inevitabile» ALESSANDRO CAMERA Il nuovo Institut è fermo nei cassetti AOSTA Si è arenato nelle sabbie mobili della burocrazia, il progetto di realizzare sull'area occupata un tempo dalla Centrale del latte (in via Piccolo San Bernardo)

Il sindaco lascia: <Lotto contro la Sla non mi ripresenterò> ( da "Giornale.it, Il" del 19-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: «Stavolta è ora di lasciare» ha annunciato lui con un pizzico di amarezza. La sua eredità sono i molti risultati raggiunti, ciò che lo fa più arrabbiare la burocrazia sanitaria. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

Un gran signore che odiava la tv commerciale ( da "Giornale.it, Il" del 19-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Al figlio Luca, adesso, attore come suo padre, toccano le burocrazie del post mortem, che Oreste Lionello, fosse vivo, prenderebbe in giro al solito modo irridente e malincomico. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

"Subito opere pubbliche per superare la crisi" ( da "Stampa, La" del 20-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: hanno chiesto soprattutto uno snellimento della burocrazia per l'avvio di nuove attività imprenditoriali. L'idea più originale è venuta dal presidente della Lega Coop Mattia Rossi che ha suggerito la partecipazione di Savona alle iniziative dell'Expo 2015. «Con le associazioni dei commercianti e dei consumatori effettueremo un incontro per approfondire insieme il tema del carovita -

Angelico, è cominciato il trasloco ( da "Stampa, La" del 20-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: lavora in senso pratico e anche per espletare gli ultimi aspetti legati alla burocrazia. Questa mattina si ritroverà la commissione provinciale di vigilanza istituita dalla Prefettura per un nuovo sopralluogo di aggiornamento. Dovrebbe essere il penultimo. Perché probabilmente ne seguirà ancora uno poco prima della palla a due in programma il 1° marzo tra Angelico e Montegranaro.

burocrazia maligna, pensioni dimezzate - raffaele niri ( da "Repubblica, La" del 20-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: molti ex dipendenti pubblici si sono visti decurtare l´assegno di febbraio Burocrazia maligna, pensioni dimezzate RAFFAELE NIRI Il caso più clamoroso è quello di Ornella T., già insegnante di latino e greco in un liceo genovese. Normalmente riceve, come pensione, 1.537 euro al mese. L´Inpdap le ha comunicato che, a febbraio, gliene spettano 458, non uno di più.

Romania dal sogno alla paura ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: non solo nei cadenti edifici dell'epoca: la corruzione è dappertutto, la burocrazia resta pervasiva. E troppe cose, anche ora, dipendono dalla politica. Il nuovo Governo vuole investire in infrastrutture, ridurre il deficit al 2%, congelare gli stipendi degli alti funzionari, e far crescere i salari in linea con l'inflazione.

Senza il credito di imposta l'innovazione è in pericolo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Da tre mesi a questa parte - afferma Tunioli - registriamo un irrigidimento da parte delle banche. Prima, bastava un power point e ti davano molti soldi. Adesso, c'è un aumento della burocrazia e delle carte necessarie per avere le risorse con cui gestire la quotidianità, e non soltanto i progetti». P. Br. Datalogic. Roberto Tunioli

Vorrei lavorare con uno stilista ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Noi siamo famosi anche per un eccesso di burocrazia e litigiosità. Come si trova a lavorare per gli italiani? In realtà mi trovo benissimo. Credo che il sindaco Letizia Mo-ratti, in particolare, abbia una visione moderna e quasi rivoluzionaria di Milano, come dimostra il suo impegno per Expo 2015.

Il modello della filiera oggi è l'unico vincente ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 20-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: la burocrazia: nel 2008 ho redatto 84 "decreti direttoriali". Poi tutte le difficoltà connesse al fatto che questo, all'interno del sistema allargato, è un nuovo ente, fino a ieri sconosciuto, ora dotato di suoi teorici poteri. J.C.F. «è la via indicata dall'Ue e permetterà alle Pmi di accedere a processi di solito preclusi»

all'assemblea come un fiume in piena gli ultrà delle primarie preparano l'assalto - carmelo lopapa ( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: estinzione che assistere allo scontro perenne di queste due burocrazie armate, diessini contro margheritini. Secondo, se dobbiamo scegliere tra Bersani e Franceschini, allora diciamo basta, abbiamo scherzato, tutti a casa». Allora, «niente "re Franceschiello", ma qualcuno che ci faccia almeno recuperare un po´ di simpatia».

il tar accusa "per l'eolico è una corsa all'oro" ( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: immagine di una burocrazia grave ed ottusa». E´ di 77mila euro il valore delle spese processuali che gli enti pubblici sono state costrette a pagare (solo 30mila sono a carico della Regione Puglia). Presente alla cerimonia il sindaco Michele Emiliano che ha ricordato come il Tar abbia dato ragione al Comune sulla questione della Cittadella della Giustizia,

Dopo le dimissioni di Veltroni, l'impulso è di tornare al vecchio, al conosciuto, a ci... ( da "Unita, L'" del 21-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: le sue burocrazie. Il ritorno al passato, però, non garantisce un partito migliore e non assicura che il partito sia quella fonte di innovazione politica che rappresenta la sua ragione principale d'esistere. L'accusa a Veltroni è stata più un processo all'intenzione perché il PD all'inizio del suo percorso si è dotato di una struttura organizzativa:

vive a palermo da ventidue anni ma per la burocrazia sta a roma - valentina cucinella ( da "Repubblica, La" del 22-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Alitalia che non riesce ad avere la tessera sanitaria Vive a Palermo da ventidue anni ma per la burocrazia sta a Roma Mi dicono che devo certificare il cambio di residenza, eppure mi notificano multe e sanzioni VALENTINA CUCINELLA Vero è che, trattandosi di un pilota intercontinentale, è per professione "cittadino del mondo", ma non fino a questo punto.

la borgata si inventa la piazza che non c'è - dario prestigiacomo ( da "Repubblica, La" del 22-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: è la burocrazia a rendere difficile la realizzazione della piazza. «Per mesi ho girato uffici comunali e regionali per capire di chi è la competenza su quest´area - spiega Fascella - Alla fine, siamo riusciti a ricostruire che lo spazio, prima di proprietà dello Iacp, adesso dovrebbe essere del Comune, che però non ha ancora concluso l´

"un'italia di divieti e paura io non l'ho conosciuta così" ( da "Repubblica, La" del 22-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: Ma dice di non capire alcune cose: «Non capisco perché prima ci rilasciano la licenza per aprire i negozi in via Sarpi, poi ci dicono che di lì dobbiamo andare via e arrivano a chiudere la strada». E ancora: «Non capisco perché agli stranieri che vengono qui a lavorare si opponga sempre più burocrazia che agli altri, agli italiani».

Per i test su animali tolleranza zero: salve anche le seppie ( da "Corriere della Sera" del 22-02-2009)
Argomenti: Burocrazia

Abstract: potrebbe appesantire la burocrazia. Secondo i «revisionisti», alla fine, la direttiva rischia di far emigrare molti progetti di ricerca fuori dal continente. La meta più probabile? L'India, dove Big Pharma sta delocalizzando la produzione in un «laboratorio» della sperimentazione nel quale personale qualificato, masse sterminate di sani e malati,


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" Mettiamo la targa del kaiser": fatto ma 50 anni dopo (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 01-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

La storia La richiesta in una lettera del 1933 " Mettiamo la targa del kaiser": fatto ma 50 anni dopo BRUNO MONTICONE SANREMO Si sa le decisioni amministrative e la burocrazia, spesso, sono lente. Ma ci sono casi in cui si esagera. Come quello della targa commemorativa per l'imperatore tedesco Federico Guglielmo, il kaiser, che ricorda il suo soggiorno, per ragioni di salute, a Sanremo tra il 1878 ed il 1879. La targa, va detto, si trova tuttora nei giardini di Villa Zirio. Dove è ritornata nel 1982 quando l'attuale presidente dell'amministrazione provinciale Gianni Giuliano, all'epoca assessore al turismo del Comune di Sanremo, ritenendola una testimonianza importante degli albori del turismo matuziano, la fece recuperare da un magazzino dove era rimasta, abbastanza miracolosamente, intatta e rimettere all'onor del mondo. Ma va anche detto che la prima richiesta di rimettere a posto la targa era datata addirittura...1933. Quasi 50 anni prima. Il particolare, che oggi assume il significato di una semplice curiosità comunque emblematica, emerge da una lettera rinvenuta in un archivio privato e consegnata a La Stampa. E' una lettera datata 22 maggio 1933, indirizzata al comm. Magrini, presidente dell'Ente Autonomo (l'Azienda di Soggiorno del tempo), su carta intestata del Grand Hotel Excelsior Bellevue Palace, uno dei fiori all'occhiello dell'industria alberghiera sanremese del tempo, un cinque stelle che oggi ospita proprio il Comune di Sanremo. A firmarla il suo direttore generale Filippo Balzari. Nella lettera Balzari rifà la storia della targa: voluta dai Deutcher Kriegerverein, i veterani di guerra tedeschi e sistemata, a fine 800, sulla balaustra di Villa Zirio (che aveva ospitato l'imperatore) che dà su corso Cavallotti, poi rimossa durante la prima guerra mondiale quando la Germania diventò un paese nemico e murata, nel 1926, nella Chiesa Luterana di via Garibaldi. Nella sua lettera il direttore del «Bellevue» chiedeva di rimettere la targa al suo posto a Villa Zirio: «Rappresenta - scrisse - un ricordo storico per la Germania e per Sanremo. Quel soggiorno dell'imperatore fece sì che ci fosse una crescente affluenza di turisti tedeschi e non uno di essi rinunciò a visitare la targa, costituendo anzi per molti la meta del viaggio...Varie volte mi rivolsi al console tedesco pregandolo di occuparsi della targa, ma nessuno dei miei tentativi ebbe esito favorevole. Chiedo a V.S. e al Commissario Prefettizio del Comune di Sanremo (nulla di nuovo sotto il sole a quanto pare, n.d.r.) di rimettere la targa nel luogo a cui fu destinata». Richiesta vana. La targa sarebbe tornata al suo posto solo 49 anni dopo.

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cracolici "è il vietnam della destra" (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 01-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina II - Palermo La polemica Cracolici "è il Vietnam della destra" «L´Ars è diventata il Vietnam del centrodestra. Non siamo in presenza di incidenti di percorso, la crisi è strutturale e fino ad oggi l´unica reazione del presidente della Regione è stata quella di rinviare tutte le decisioni importanti: il risultato è la paralisi politica e amministrativa. Non si può continuare così. Lombardo a questo punto deve guardare in faccia la realtà: la sua giunta è espressione di una maggioranza che non ha più». Così Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all´Ars, dopo l´approvazione in commissione Territorio del ddl di riforma degli Ato rifiuti, votato da Mpa e Pd e la polemica che ne è seguita all´interno della coalizione di centrodestra che governa a Palazzo d´Orleans. «Grazie alle proposte del Pd - prosegue il capogruppo all´Ars del Partito democratico - si segna una profonda svolta rispetto al passato: ci sarà un nuovo piano regionale dei rifiuti che soppianterà quello fallimentare varato da Cuffaro, quel piano costruito sulla centralità dei quattro termovalorizzatori e che ci lascia in eredità un servizio peggiorato e una montagna di debiti». All´interno del Pd, comunque, l´attenzione verso le prossime mosse del governatore resta alta. Già nel recente passato i democratici erano riusciti a piazzare le loro proposte votando, per esempio, la legge di riforma della burocrazia regionale». Ieri, però, il deputato nazionale del Pd Tonino Russo ha mandato una stoccata a Lombardo: «Lombardo pensa ad un´alleanza con la Lega Nord per le elezioni europee? Vengono i brividi solo a pensarci»

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ditte esterne pagate per la differenziata l'impianto di selezione è ancora chiuso - dario prestigiacomo (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 01-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina IV - Palermo Il caso è costato oltre due milioni, mancano le autorizzazioni. Smaltirebbe 44 mila tonnellate di carta, vetro e metalli Ditte esterne pagate per la differenziata l´impianto di selezione è ancora chiuso Per noi sarebbe importantissimo usufruire di questa struttura, abbiamo sollecitato le pratiche DARIO PRESTIGIACOMO Da due anni è lì, nel cuore di Partanna Mondello, pronto ad accogliere e riciclare annualmente circa 30 mila tonnellate di carta e oltre 14 mila tra plastica e metalli. Per una città in cui la raccolta differenziata è ancora al palo, sarebbe una manna. Ma nonostante ciò e in barba al decennio di progetti e lavori e ai due milioni di euro che ci sono voluti per costruirlo, l´impianto di selezione e valorizzazione dei rifiuti dell´Amia è ancora chiuso. "Repubblica" si era occupata del caso nel gennaio del 2008, quando le ruspe avevano lasciato il cantiere già da un anno. All´epoca, dall´ex municipalizzata avevano assicurato che la struttura avrebbe cominciato a funzionare entro la scorsa primavera. Sono passati l´estate, l´autunno e buona parte dell´inverno, ma le porte dell´impianto non sono state ancora aperte. «Siamo al punto in cui ci trovavamo un anno fa - spiegano dagli uffici dell´Amia - Ci mancano ancora due autorizzazioni: quella per l´agibilità della struttura e quella per lo scarico delle acque. Senza queste autorizzazioni, che attendiamo dal Comune, non possiamo fare nulla». E così, nell´attesa che la burocrazia faccia il suo corso, Palermo continua a essere priva di un impianto strategico per il buon funzionamento dei processi di smaltimento dei rifiuti. Certo, nel capoluogo siciliano la raccolta differenziata è ancora oggi ferma al 4,2 per cento dell´intera raccolta, secondo i dati dell´Agenzia regionale dei rifiuti e delle acque. Siamo lontanissimi insomma da quel 25 per cento che rappresenta la soglia minima perché il servizio possa essere giudicato quantomeno accettabile. Ma anche se la raccolta differenziata funzionasse alla perfezione, senza la struttura di Partanna Mondello il ciclo dello smaltimento dei rifiuti sarebbe comunque monco. Già, perché questo impianto rappresenta ad oggi l´unico punto della città in cui poter smaltire e separare carta, plastica e metalli, prima del loro trasporto alle piattaforme di riutilizzo. Un servizio fondamentale, insomma, che attualmente viene svolto da ditte esterne convenzionate, cui l´Amia versa ogni anno ingenti somme. Per l´ex municipalizzata, sull´orlo del crac, l´impianto comporterebbe quindi non solo una maggiore efficienza nella gestione del ciclo dei rifiuti, ma soprattutto una preziosa boccata d´ossigeno per i suoi bilanci al collasso. «In effetti per noi sarebbe importantissimo poter usufruire di questa struttura - dicono ancora dall´Amia - Abbiamo segnalato all´amministrazione comunale i ritardi con cui stiamo ricevendo le autorizzazioni. Vorremmo che sia chiaro che il problema non dipende da noi. Appena avremo le carte in regola, ci basterà meno di un mese per mettere in funzione le macchine per la selezione e la valorizzazione dei rifiuti». L´impianto di Partanna è stato finanziato la prima volta nel �99 con fondi del ministero dell´Ambiente. Tre anni dopo, nel 2002, il progetto è stato rifinanziato, stavolta dal Cipe. In totale, per costruire la struttura, ci sono voluti dieci anni tra progettazione e lavori e circa 2 milioni di euro di fondi. Che sia un´opera strategica per l´Amia lo si capisce dalla quantità di rifiuti che sarebbe in grado di smaltire ogni anno: 14.520 tonnellate di plastica e metalli e ben 29.903 tonnellate di carta. Con questo impianto, quindi, la città farebbe un bel passo in avanti. Un altro passo del genere sarebbe possibile, poi, se ci fosse anche una struttura per la trasformazione di quella parte dei rifiuti cosiddetta «umida». Si tratta di un altro tassello fondamentale del ciclo di smaltimento, quello che permetterebbe di far fronte, ad esempio, all´immensa mole di scarti dell´ortofrutta. Oggi, l´umido viene raccolto. Ma per riciclarlo si attende ancora la costruzione di un impianto ad hoc. Con la speranza che non si debba passare per le stesse vicissitudini patite da quello di Partanna.

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la burocrazia e i diritti - jacopo gardella (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 02-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina XIV - Milano La burocrazia e i diritti JACOPO GARDELLA Tutto ciò difficilmente può conciliarsi con il concetto di una società democratica; anzi getta una brutta ombra sulle nostre istituzioni e sul loro funzionamento. Sono fatti noti a tutti le richieste di colloqui con funzionari comunali sistematicamente rinviate o respinte; la corrispondenza inviata agli amministratori impudentemente lasciata senza risposta; le disinvolte promesse concesse da tanti esponenti politici e mai mantenute; i documenti rilasciati con ritardi vergognosi o addirittura inaccessibili. Non si creda che siffatte denunce siano calunnie; sono la testimonianza, reale e sofferta, di molti onesti cittadini mossi dalla necessità di assicurare una difesa ai propri diritti. Una difesa non solo economicamente gravosa e di esito incerto, ma anche impegnativa e debilitante, se si considera il logorio fisico, il tempo perso, la stanchezza psicologica, l´amarezza degli insuccessi. Non è una città democratica quella in cui amministrazione e burocrazia sono colpevoli di ostacolare le richieste di giustizia avanzate da cittadini perbene. Purtroppo tra le forze politiche, sia di maggioranza sia di opposizione, non vi è una sola voce che segnali questo comportamento colpevole e lo denunci.

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Bici, dentiere e pc scordati in tram: sono 37mila i milanesi distratti (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 02-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 5 del 2009-02-02 pagina 7 Bici, dentiere e pc scordati in tram: sono 37mila i milanesi distratti di Massimo Piccaluga All'ufficio di via Friuli, 26 scaffali pieni di borse, telefoni e ombrelli Riconsegnati anche i contanti trovati sui mezzi: in tutto 27mila euro CURIOSITÀ Viene perduto di tutto: perfino un occhio di vetro, lasciato su un sedile in metropolitana Entri nello stanzone di oltre 350 metri quadrati, ventisei scaffali alti fino al soffitto colmi di oggetti di ogni tipo e misura stipati all'inverosimile, e ti chiedi come si possa dimenticare una bicicletta su un vagone della metropolitana, oppure una macchina da cucire sul sedile di un tram. Al secondo piano di un austero palazzone di via Friuli, già sede di una fabbrica di calzature, dal lontano 11 aprile 1963 opera l'ufficio Oggetti Rinvenuti del Comune. Nel 2008 di qui sono passati più di 37mila oggetti dimenticati da altrettanti milanesi forse in preda a troppi pensieri, forse troppo frettolosi, forse solo distratti. Di questi, ben 19mila sono stati recuperati dal personale Atm e portati in questo limbo delle cose: la mobilità cittadina (oltre un milione e 500mila persone trasportate ogni giorno sui mezzi pubblici) lascia dietro di sé vittime incolpevoli, oggetti «in sofferenza» - come vengono chiamati nell'omologo e sterminato ufficio parigino di Rue des Morillons - perché orfani dei rispettivi padroni. Si tratta di oggetti catalogati - la burocrazia usa il verbo repertoriare - cui viene appeso un cartellino attestante la data di ritrovamento. Manufatti che dagli scaffali sembrano dirti: «Sono qui, ti prego, portami via». Ma solo la metà degli oggetti «in sofferenza» riesce a ritrovare la via di casa. Gli altri, dopo un anno di giacenza e due pubblicazioni sull'albo Pretorio del Comune, sono messi all'asta oppure ceduti al ritrovatore se ne fa richiesta, come previsto dal codice civile. Curiosando tra gli scaffali colpisce il numero impressionante di zaini, borse, borsette, valigie dimenticate, ognuna delle quali contenente un piccolo mondo: tute da ginnastica, agende e biancheria di ricambio, scatolette per il trucco, slip da bagno più accappatoio e ciabattine di plastica (anche i nuotatori sono smemorati). Tra gli scaffali trovi anche biciclette, fasci di ombrelli, racchette da tennis e da ping pong, strumenti musicali tra cui una chitarra di marca. Perfino un ingombrante forno a microonde. C'è una parete intera con appesi centinaia di mazzi di chiavi, monumento multicolore alla sbadataggine che forse farebbe gola a più di un artista. Le dentiere si sprecano (la domanda sorge spontanea: «Come si fa a smarrire la dentiera») ma ci sono anche «bastoni reggipersona» (leggi stampelle), una carrozzella per invalidi e fino a qualche anno fa pure un occhio di vetro che era diventato l'oggetto clou dell'ufficio. Per stare dietro alla distrazione dei milanesi, in via Friuli lavorano tredici persone che ricevono i «rinvenitori», compilano verbali, schedano gli oggetti, li immagazzinano dopo averli suddivisi per tipologia, si collegano al servizio anagrafe per rintracciare, quando è possibile, gli smarritori e convocarli. Da due anni anche l'ufficio Oggetti Smarriti della stazione Centrale è passato dalla gestione delle Ferrovie dello Stato a quella del Comune. Ad alimentare questa attività oltre agli addetti Atm che sui mezzi di superficie e sui metrò trovano di tutto, ci sono i vigili della Polizia locale, gli agenti della Polizia di Stato e i Carabinieri. «Ma anche persone comuni - svela Marida Olmari, che è la responsabile del servizio e che ci fa da cicerone insieme a Claudia Ferretti, coordinatrice dell'ufficio - che sacrificano mezza giornata solo per senso civico e si presentano con l'oggetto di valore trovato per strada». La dirigente ci accompagna in un locale - cassaforte dove sono stivati e catalogati videocamere, gioielli, personal computer portatili, apparecchi stereo, macchine fotografiche, telefonini insieme a portafogli che spesso racchiudono ancora il denaro del proprietario e non solo i suoi documenti. «Nel 2008 - conclude la dottoressa Olmari che ci vuole stupire - la valuta ritrovata a Milano e riconsegnata ai legittimi proprietari è stata pari a 27mila euro. Quella straniera, il corrispettivo di 3 mila euro». Milano città cinica e indifferente? © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Il violino pirotecnico di Julia Fischer (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 02-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Tempo Libero - data: 2009-02-02 num: - pag: 12 categoria: REDAZIONALE La recensione Il violino pirotecnico di Julia Fischer Un'altra entusiasmante conferma della esperienza di concertatore di Gennadi Rozdestvenskij si è avuta nell'esecuzione del secondo programma dedicato alla letteratura musicale russa a Santa Cecilia (repliche oggi e domani). Due volti della produzione di Prokof'ev nella prima parte della serata, quello sardonico e grottesco della suite «Il luogotenente Kize» e quello solare e virtuosistico del Concerto n. 1 per violino in re maggiore. Derivata dalla colonna sonora di un film comico, «Kize» è una vicenda surreale di un militare inesistente, provocata da un errore di trascrizione in un decreto dello zar. Di qui una vita fittizia ogni episodio della quale, dalla nascita al matrimonio al funerale, è commentato dall'estro umoristico di Prokof'ev. E con assoluta valenza plastica nell'impiego di cornette fuori campo, tamburi, marcette, corse in slitta, fanfare. Nell'irridere l'ottusità della burocrazia, Rozdestvenskij ha mobilitato tutte le risorse dell'orchestra ceciliana con effetti effervescenti anche clamorosi. Nella definizione dell'altro volto di Prokof'ev, cioè dell' aspetto virtuosistico che contraddistingue il Primo Concerto ha contribuito l'eccezionale bravura all'arco della venticinquenne ed avvenente Julia Fischer. La cantabilità del suo Guadagnini del 1750 ha intonato a voce spiegata la vena lirica, le sfumature melodiche, le preziose modulazioni che il compositore ha profuso nell'Andantino iniziale e nel tempo conclusivo. La Fischer ha dimostrato però di avere nella propria faretra anche altri strali e nel movimento centrale si è fatta valere specialmente nei passaggi vorticosi, rapidissimi, pirotecnici. Trionfo e, come fuori programma, la raffinata esecuzione del paganiniano Capriccio in re maggiore. è tornato Ciaikovskij nella seconda parte del programma con un titolo piuttosto raro, quello della Suite n. 3 in sol maggiore. E l'interpretazione del maestro russo si è dipanata con severa attenzione alla raffinata scrittura orchestrale, facendo rilevare gli impasti finissimi degli archi nella Elegia, l'atmosfera da racconto antico del Valzer, il brio dello Scherzo, la varietà dei ritmi e dei colori nelle Variazioni dell'ultimo tempo. Luigi Bellingardi Julia Fischer a S. Cecilia

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Aziende, Roma sorpassa Milano (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 02-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: PRIMA data: 2009-02-02 - pag: 1 autore: ... L'ANAGRAFE DELLE SOCIETà ... Aziende, Roma sorpassa Milano La capitale vince la sfida dell'attrattività: 442mila iscrizioni contro 435mila di Emanuele Scarci R oma batte Milano tre a zero e si aggiudica il derby dell'anagrafe delle imprese fra le due maggiori città italiane. La capitale ha superato l'industriosa Milano sia per numero di aziende registrate, sia per numero di società di capitali e per capacità di attrazione: in quattro anni il saldo è risultato positivo per oltre 1.600 unità. I milanesi, però, con il pragmatismo che li contraddistingue, mettono l'accento sul "peso"delle imprese. Infatti vantano un numero triplo di società di capitali con ricavi superiori a 10 milioni. Eppure ciò nulla toglie alla straordinaria performance della provincia di Roma, le cui aziende, secondo i dati Cerved, sono cresciute, nell'ultimo quadriennio, di oltre 45mila contro le 10mila di Milano. E a fine 2008 la capitale politica ha scavalcato la "capitale morale" con uno scarto di 6.500 imprese. Fanalino di coda della classifica delle 103 province è Isernia con le sue 8.800 aziende registrate. Poco meno di Gorizia e Aosta che la precedono. L'appeal del Colosseo e di Piazza di Spagna dev'essere davvero irresistibile se Roma è l'unica grande provincia con un saldo positivo (1.601) delle aziende trasferite. Perdono terreno infatti Milano (-1.066), Firenze (-393), Torino (-348) e Bologna (-224). Tra le "piccole" province diventate d'improvviso molto attrattive figurano Pavia (+303), Pisa (+200), Caserta (+188) e Como (+140). Finora Roma è sempre stata percepita come la capitale della burocrazia e delle aziende pubbliche, da Enel a Eni a Finmeccanica. Secondo Aurelio Regina, presidente degli industriali di Roma, si è prodotta una sorta di rivoluzione silenziosa. «Passo dopo passo – dice Regina – Roma ha consolidato i propri punti di forza e ne ha creati di nuovi. Oggi il valore aggiunto sul totale nazionale è del 9%, a un soffio dal 10% di Milano. Tutto questo nel silenzio assoluto dei media». «In realtà non è cambiato nulla – conclude Matteo Caroli, docente di economia all'Università Luiss – l'economia di Roma e del Lazio è tuttora fortemente legata al terziario tradizionale e a quello avanzato. Ma si è molto consolidata anche l'industria delle costruzioni e quella delle produzioni tv, senza dimenticare l'informatica che ha sviluppato una fitta rete di piccole e piccolissime aziende ». Servizi u pagina 13 Prezzi di vendita all'estero: Albania E 2, Austria E 2, Belgio E 2, Danimarca Kr 20, Egitto E 2,50, Francia E 2, Germania E 2, Grecia E 2, Irlanda E 2, Lussemburgo E 2, Malta Mtl 0,90 E 2,10, Monaco P. E 2, Norvegia Nkr 15, Olanda E 2, Polonia Pln 9, Portogallo E 2, Repubblica Ceca Czk 62, Slovacchia Skk 85/ E 2,82, Slovenia E 2, Spagna E 2, Svizzera Sfr 3,2, (Canton Ticino Sfr 3,20), Tunisia TD 4,25, Turchia E 2, Uk lgs 1,70, Ungheria Huf 540, Usa $ 3. DISEGNO DI SANDRA FRANCHINO

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Misure con poco slancio (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 02-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-02-02 - pag: 3 autore: ANALISI Misure con poco slancio di Primo Ceppellini e Roberto Lugano A gevolazioni fiscali, quelle di bilancio e le rivalutazioni. Sono le strade tracciate dal decreto anti- crisi per sostenere il sistema produttivo. Un nutrito pacchetto di misure che, però, appare ancora lontano dai problemi reali delle imprese. Tra le agevolazioni fiscali, ad esempio, c'è la deducibilità dell'Irap: un piccolo rimedio a una situazione di tassazione anomala. Il problema è la stessa esistenza dell'Irap, della base imponibile su cui si applica e delle complicazioni contabili che comporta. L'Iva di cassa, poi, è una norma di tutela, ma alla fine sarà applicata solo a soggetti di dimensioni ridotte, e ad ora non è ancora in vigore. Non emerge, dal quadro di questi interventi,una singola misura della quale si possa dire con certezza che sarà di stimolo al rilancio dell'economia: non c'è un premio fiscale connesso all'investimento produttivo che possa fungere da stimolo tonificante per la domanda, e quindi per la produzione,di beni strumentali. La strada imboccata con più vigore è quella delle agevolazioni di bilancio, ma è indirizzata a pochi soggetti. Le misure che permetteranno di migliorare i conti del 2008 sono due: rivalutazione degli immobili e riduzione degli obblighi di svalutazione dei titoli destinati alla rivendita. I destinatari del provvedimento sono solo i soggetti che detengono immobili sottovalutati o titoli sopravvalutati. Con le nuove regole, la rappresentazione patrimoniale potrà essere migliore, dato che accoglierà le rivalutazione dei primi ed eviterà la svalutazione dei secondi. Questo intervento può generare una catena virtuosa: bilanci migliori equivalgono a miglior rating bancario, migliori linee di credito possono permettere di sostenere l'attività. Però, come è facile notare, per tutte le imprese (e sono tante) che non hanno immobili né minusvalenze latenti su titoli, le nuove misure non sono applicabili. Per la maggior parte dei casi i bilanci 2008 non avranno " supporti" contabili. Il terzo filone di misure è quello che propone uno scambio agli operatori:un'imposta sostitutiva da pagare subito (per riallinearei valori fiscali a quelli contabili nelle operazioni straordinarie o per rivalutare gli immobili) contro maggiori costi fiscali da dedurre in futuro.Questa è la parte più debole di tutto l'impianto, già a partire dalle premesse: è difficile ipotizzare che in tempi di crisi e di prospettiva negativa (rischio di assenza di utili futuri)vi siano imprese disposte a un esborso certo e immediato di fronte a risparmi di imposta non certi e comunque rinviati nel tempo. A volte, addirittura, i benefici non ci sono: abbiamo anche una norma talmente illogica che propone di affrancare valori (pagando subito) al costo della stessa aliquota che si applicherebbe in caso di realizzo (quindi pagando dopo). Anche la rivalutazione degli immobili, pur se con aliquote sostitutive basse, non sarà largamente adottata dalle imprese: è troppo lontano nel tempo (cinque, sei anni)il momento in cui si produrranno gli effetti fiscali favorevoli (il riconoscimento del maggior costo). Un'ultima considerazione trae spunto proprio dal tema dei riallineamenti e delle operazioni straordinarie:ci sembra di cogliere nel nostro sistema una volontà di base positiva (premiare le aggregazioni aziendali) che però viene frustrata da una tecnica legislativa poco accorta ( come nel caso attuale) o da sviluppi interpretativi di assoluta chiusura, come è avvenuto recentemente per il cosiddetto "bonus aggregazioni". Se non si affronta questo problema con strumenti normativi adeguati e senza vincoli interpretativi figli della paura e della burocrazia,il problema del sottodimensionamento delle nostre imprese non sarà mai risolto.

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Corsa degli immigrati per avviare un'impresa (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 02-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-02-02 - pag: 12 autore: Mettersi in proprio. A giugno scorso più di 165mila titolari stranieri Corsa degli immigrati per avviare un'impresa Otto i «passaggi» a partire dal permesso per autonomi Carlo Giorgi «Ho presentato il mio primo preventivo – spiega Abdu –, ma il cliente non ha ancora risposto.Spero che accetti; così inizio a lavorare! ». Abdu Mustafa, 32 anni, egiziano, è il titolare della più giovane impresa immigrata d'Italia. Dopo un tour de force per uffici amministrativi, infatti, la sua «Lady Colors », ditta individuale di im-biancature e ristrutturazioni, lunedì scorso ha ufficialmente aperto i battenti a Milano.Abdu è il prototipo dell'imprenditore immigrato in Italia: grado di istruzione elevato, forte desiderio di affermazione sul lavoro,capacità di vedere nella liberà attività un modo per superare i limiti del lavoro dipendente. Come lui, in Italia, sono 165.114 gli immigrati titolari d'impresa secondo il monitoraggio Ethnoland-Caritas Migrantes, che ha fotografato il peso regionale delle aziende avviate da cittadini stranieri (sono esclusi gli italiani rimpatriati).Ha un titolare extracomunitario un'impresa ogni 33 registrate in Italia (il 2,7% delle imprese registrate e il 3,3% delle attive). Moltissimi adempimenti – sintetizzati nelle schede – sono identici a quelli degli italiani. Per partire, però, bisogna avere in tasca un permesso di soggiorno per lavoro autonomo o convertire (in Prefettura) quello rilasciato per un posto da dipendente che si vuole o che si è costretti a lasciare. «Aprire un'attività è la scelta giusta per me, crisi o non crisi –racconta Abdu –. Ho lavorato cinque anni come dipendente; ho capito che quello dell'imbianchino è un lavoro che amo e adesso sono libero di farlo in modo più autonomo». Così, a gennaio Abdu è andato alla Camera di commercio per presentare la "Comunicazione unica", all'Inail dove si è iscritto;e all'agenzia delle Entrate, dove ha richiesto la partita Iva. Un iter che, tra domande, chiarimenti e qualche problema, è durato tre settimane. «Ma sinceramente, vista la burocrazia a cui non ero abituato – prosegue Abdu –, sarebbe durato tre anni se non avessi scelto di affidarmi a un commercialista e non mi avesse aiutato mia moglie, che è italiana». «Il commercialista è fondamentale – conferma Adrian Kollaku, 39 anni, albanese residente a Imperia e titolare di una società individuale che opera inedilizia –.Tenere conto di tutte le scadenze amministrative e, allo stesso tempo, lavorare in cantiere, è impossibile. Io ho scelto di mettermi in proprio dieci anni fa. Dovevo rinnovare il permesso di soggiorno e non c'era lavoro da dipendente. Così ho aperto la partita Iva. Ho potuto continuare a lavorare ma in un modo completamente diverso: faccio preventivi, parlo con l'impresa appaltatrice, posso anche scegliere se lavorare o meno in un cantiere. In definitiva lavoro di più ma non tornerei mai indietro. Gli adempimenti, anche nel campo della sicurezza in cantiere, negli anni sono aumentati. Ma lo reputo un bene per chi lavora e ne sono contento». Ha una ventina di dipendenti, di cui due italiani, invece George Redrobon, 29 anni, ecuadoriano e brillante imprenditore in campo culinario. «Nel 2003 ho aperto il mio primo ristorante "El idolo" di Milano, con una ditta individuale – racconta –; nel 2005 il mio secondo ristorante che è una Snc. E nel 2006 una Srl di import-export con l'Ecuador». L'idea di aprire un ristorante nasce in un parco cittadino: «Un gruppo di connazionali si era ritrovato a mangiare sul prato– ricorda –allora ho pensato che non avevano un ristorante dove staree mi è parsa una buona idea provare ad aprirlo». Così George, che in quel momento lavora come magazziniere per una cooperativa, decide di seguire un corso della Camera di commercio e ottiene l'iscrizione. «Era un pò complicato per uno straniero ma alla fine l'esame orale andò bene. Adesso per seguire tutti gli adempimenti ordinari della vita delle mie aziende, tra documenti di trasporto e fatture, oltre al commercialista ci vuole anche una segretaria».

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Interventi soft su comunità montane e commissioni (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 02-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-02-02 - pag: 9 autore: Il caso/2. Il piano Prodi Interventi soft su comunità montane e commissioni L a commissione nazionale per il pioppo e la commissione per la pubblicazione dei carteggi del Conte di Cavour. Sono solo due delle strutture rimaste immuni fin dall'inizio dalla terapia che ha tentato di somministrare l'ultimo Governo Prodi per ridimensionare la selva degli enti inutili.Un'operazione messa punto tra la fine del 2006e il 2007 sotto la regia degli allora ministri Giulio Santagata (Attuazione del programma) e Tommaso Padoa-Schioppa (Economia). Che però subì diverse battute d'arresto. Il piano, elaborato nella più ampia cornice del progetto di contenimento dei costi della politica e di riduzione degli sprechi della burocrazia, decollò coni provvedimenti-Bersani, dai quali sgorgò il taglio a comitati e comitatini ministeriali. In prima battuta i tecnici del Governo ne censirono più di 700, per poi focalizzare l'attenzione su 512 strutture, tra comitati, commissioni e organismi collegiali di vario tipo: nella primavera del 2007 ne furono accorpati 20 e soppressi 81. In tutto 101 comitati razionalizzatio aboliti.Nella black list c'era un po' di tutto:dal Comitato per le celebrazioni di Cristoforo Colombo al Comitato peri molluschi bivalvi con draga idraulica nei compartimenti marittimi di Ancona e San Benedetto del Tronto. Uno sfoltimento che poi, secondo successive affermazioni di membri del Governo Prodi, sarebbe giunto a quota 110 organismi. Un risultato non eccezionale, ma neppure del tutto trascurabile. Che però non fu accompagnato da analoga efficacia sul fronte dell'eliminazione degli enti pubblici veri e propri. Un intervento che il Governo Prodi intendeva attuare facendo leva su un apposito Ddl-Santagata e sulle Finanziarie 2007 e 2008. Ma le strutture ad essere interessate dall'operazione furono molto poche. Poco fortunata si rivelò anche l'operazione per contenerei costi delle Comunità montanee dei parlamentini comunalie provinciali. I tagli furono via via alleggeriti. E gli effetti del piano, che interessava anche le circoscrizioni comunali, rimasero lontani dagli 1,3 miliardi di risparmi stimati in origine. M.Rog. BUROCRAZIA SNELLA L'obiettivo era quello di ridurre gli sprechi, ma sono state interessate soltanto 110 realtà sulle oltre 500 individuate

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In edilizia un pagamento ogni cinque arriva con un ritardo di oltre un anno (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 02-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: EDILIZIA, AMBIENTE E SICUREZZA data: 2009-02-02 - pag: 33 autore: Appalti. Municipi stretti fra problemi di cassa e trasferimenti a singhiozzo In edilizia un pagamento ogni cinque arriva con un ritardo di oltre un anno Giuseppe Latour Viaggiano in un caso su due con ritardi sopra ai sei mesi. E uno su cinque sfonda addi-rittura il muro dell'anno. Dato che al Sud, secondo l'Ance, riguarda il 34% dei pagamenti. Insomma, le stazioni appaltanti in Italia pagano a ritmi sempre più lenti. E le imprese rischiano di scontare le conseguenze più gravi, andando a soffrire sul lato della liquidità. Come testimoniano le vicende di due piccole imprese in diverse parti d'Italia. Lamezia Terme La prima riguarda la Co. Fer. di Lamezia Terme. Da luglio 2008 ha accumulato un credito di quasi 800mila euro nei confronti dell'Asl di Cosenza. «L'appalto prevede il completamento del Dipartimento per le emergenze e l'accettazione », racconta il titolare Antonio Ferraro. «In tutti questi anni – sottolinea – i pagamenti dei Sal sono arrivati sempre dopo sette o nove mesi dalla sottoscrizione». A parlare chiaro sono i numeri dei ritardi accumulati dall'ente appaltante: 246 giorni per il primo stato di avanzamento (101mila euro d'importo); 237 giorni per il secondo (184mila); 579 per il terzo (235mila); 292 per il quarto (272mila); e la tendenza sembra confermata anche per gli ultimi due. A luglio l'impresa ha presentato un quinto stato di avanzamento lavori per 500mila euro (a oggi non pagato) e, il 2 dicembre scorso, il sesto certificato per 287mila euro ( alla firma del responsabile del procedimento). A determinare tempi così lunghi non è tanto la mancanza di liquidità, quanto la burocrazia che finisce con l'accumulare ritardi su ritardi. Lucca Dipende, invece, dal patto di stabilità il ritardo accumulato dal Comune di Lucca nei confronti di Toscana Costruzioni, piccola impresa artigiana che, con tre soci-lavoratori e un dipendente, nel 2008 ha fatturato circa 250mila euro. Quattro anni fa il Comune di Lucca assicurava pagamenti entro tre mesi. Oggi, dei 106mila euro già fatturati che Toscana Costruzioni deve incassare, il 23% ha già superato la soglia dei sei mesi e il 40% ha varcato quella dei tre mesi. «Il Comune ci ha spiegato che i ritardi non sono legati alla cattiva volontà dell'ente pubblico – spiega la titolare Antonella Gabbriellini – ma all'impossibilità di pagare, a causa dei vincoli di bilancio e del Patto di stabilità interno. Fino a novembre 2008 le cose sono andate un po' meglio, poi c'è stato il blocco totale, e ora speriamo che i pagamenti riprendano». In ogni caso il ritardo per l'impresa toscana non sarà indolore. «Quando otterremo il pagamento – spiega Gabbriellini – dovremo girare l'80% dei soldi alla banca, pagare gli interessi che sono stati applicati per l'operazione e pagare l'Iva che era rimasta sospesa. E a quel punto non resterà quasi nulla». hanno collaborato Gioia Sgarlata e Silvia Pieraccini IN COLLABORAZIONE CON IL SETTIMANALE Edilizia e Territorio www.ediliziaterritorio.ilsole24ore.com Sul prossimo numero di Edilizia e Territorio: Cessione dei crediti a rischio per le verifiche fiscali

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"cominciamo a svecchiare la burocrazia" (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 03-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina V - Firenze Siena Stravince Simone Bezzini "Cominciamo a svecchiare la burocrazia" Ex segretario del Pd, la gente - dice- ha creduto alla mia volontà di cambiamento Più che una vittoria è una stravittoria. Simone Bezzini, ex segretario del Pd senese, alle primarie per la presidenza della Provincia prende 14.115 voti, il 65,4%. La sua avversaria più "vicina" supera di poco i 5000. «La gente ha creduto nella mia voglia di cambiamento», dice Bezzini emozionatissimo per il risultato. «Ringrazio davvero tutti quelli che mi hanno fiducia e ringrazio i due candidati che con me hanno dato vita a una campagna costruttiva, basata sul confronto tra contenuti e non su schermaglie». Bezzini si era dimesso da segretario provinciale del Pd per poter partecipare alle primarie, chi lo conosce dice che si è buttato nella campagna "pancia a terra". Programmi per Siena? «Continuare ad ascoltare e a parlare con le persone come ho fatto finora. Sto lavorando a un progetto di innovazione nella burocrazia e nel modo di gestire i settori di cui la Provincia si occupa. Con un´attenzione particolare alla crisi, ai lavoratori, alle famiglie, alle nuove generazioni e ai talenti, che vanno tutelati e valorizzati. Dai prossimi giorni saremo già a lavoro, insieme a tutto il partito, per condividere queste idee e tradurle in proposte programmatiche sulle quali ci confronteremo con la coalizione di centrosinistra». (s.p.)

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due aiuti per imprese e lavoratori (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 03-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina V - Bologna Due aiuti per imprese e lavoratori Per arginare gli effetti della crisi economia arrivano due iniziative delle banche in favore di imprese e lavoratori in difficoltà. Il primo è promosso da Unicredit e mira ad aiutare le aziende fornitrici che vantano crediti con Asl e ospedali, un problema su cui ha recentemente attirato l´attenzione di Loretta Ghelfi della provinciale (nella foto). Grazie al ruolo di tesoreria svolto dalla banca per il sistema sanitario regionale gli imprenditori possono presentarsi agli sportelli con le fatture scadute e ricevere subito il pagamento in ritardo ad un tasso agevolato, senza aspettare i tempi spesso lunghi delle pubbliche amministrazioni. L´altra iniziativa è il patto siglato dai tre sindacati Cgil, Cisl, Uil e le Banche di credito cooperativo regionali per anticipare ai lavoratori i soldi della cassa integrazione speciale. Un´operazione da 30-40 milioni che consente ai dipendenti delle aziende in crisi di aprire un conto dedicato (a tasso zero) dove ricevere in anticipo i fondi erogati dall´Inps per l´ammortizzatore sociale. Senza i ritardi dovuti alla burocrazia. (m.b.)

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La tortura e il dilemma del 15% (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 03-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-02-03 num: - pag: 36 autore: di ROBERT D. KAPLAN categoria: REDAZIONALE AMERICA E LOTTA AL TERRORISMO La tortura e il dilemma del 15% L a polemica sulla tortura è cruciale non solo perché riguarda l'essenza dei nostri valori, ma anche per il fatto che non ci sono dei carri armati e degli eserciti a mettere in pericolo le città americane, solo degli individui con le loro idee. La salvezza di migliaia di vite americane può dipendere dall'abilità di chi conduce un interrogatorio, e dagli strumenti che un uomo o una donna può per questo avere a disposizione. Ricordiamoci che in genere solo nei film un prigioniero vuota il sacco su un futuro complotto: gli addetti agli interrogatori ci dicono che le informazioni su attività terroristiche emergono invece generalmente in forma di frammenti, messi insieme da tanti interrogatori, e la verità ne viene distillata, in modo quasi fortuito, attraverso menzogne e sottili sotterfugi. Spesso chi interroga, trattando faccia a faccia con un singolo combattente per ore e ore, sviluppa nei confronti del nemico, all'interno del nostro sistema di sicurezza, il grado più alto di compassione. Dopotutto, il combattente, proprio per il fatto di avere realmente una faccia, diventa umano per l'agente che lo interroga, e tale compassione è necessaria se questo vuole fare bene il proprio lavoro. «Per sconfiggere il nemico per prima cosa devi imparare a amarlo, a amare la sua cultura», mi disse anni fa in Afghanistan un tenente colonnello delle forze speciali dell'esercito. Chi è abile a condurre degli interrogatori acquista padronanza nel decodificare il linguaggio del corpo e i movimenti degli occhi della persona che viene interrogata. Il peggiore nemico allora non consisterà nell'incapacità di torturare, ma piuttosto la burocrazia stessa, che spesso non condivide delle informazioni vitali con le sue parti costituenti. Si può fare molto per migliorare la qualità dei nostri interrogatori senza ricorrere alla tortura, ma questo costituisce un problema che non si risolve facilmente, e che, piuttosto, è assillante. Affermare recisamente che la tortura non funzioni è solo una piccola parte della verità. La tortura può anche non funzionare, ma il timore di essere torturati può fare miracoli. Quando un prigioniero viene catturato si può volerlo trattare con durezza e sbatterlo in un ambiente cupo e disorientante appunto perché questo faccia aumentare il grado di paura riguardo a quanto gli stia per capitare. «La paura è spesso il migliore alleato di chi interroga, ma non ha una lunga scadenza», scrivono Chris Mackey e Greg Miller, un ex agente di interrogatori e un giornalista autori di un libro molto bene informato, The Interrogators: Inside the Secret War against al Qaeda. La paura si può anche far protrarre nel tempo, attraverso delle tecniche raffinate, come quella di spargere delle voci fasulle. Un esempio in proposito: gli autori riportano di avere ricevuto una maggiore cooperazione da parte di prigionieri in Afghanistan dopo avere deliberatamente diffuso la voce che questi sarebbero stati rispediti nelle loro terre d'origine in Medio Oriente in cambio di un pagamento di centomila dollari per ognuno di loro. Ma alla fine, tuttavia, con le settimane che passano e senza soffrire niente di brutto, la paura svanisce, e per questo il prigioniero diventa meno utile. La tortura è detestabile, ma anche un approccio estremamente umano, contrariamente ai nostri desideri, ha i suoi limiti. Il nostro dilemma è proprio questo: la diffusione di false chiacchiere, il trattamento rude, e delle condizioni dure segnano tutti l'inizio di un percorso pericoloso che può portare a conseguenze assai peggiori di essi. Dire che su tale iter noi non possiamo muovere neanche un passo sarebbe privo di senso pratico, perché in quel modo si priverebbe il Paese di informazioni vitali, con la minaccia di lasciarlo senza difesa. Addentrarsi comunque troppo su tale sentiero è moralmente intollerabile. (..) Ricordiamoci che alcuni provvedimenti presi dell'amministrazione Bush venivano stilati nel contesto di un particolare stato d'animo popolare, subito dopo gli attentati dell'11 settembre, ma portati a termine nel contesto di un altro: nel caso in cui questo dovesse verificarsi ancora, i diritti dei detenuti diminuirebbero più o meno del 50 per cento. Se lungo quel sentiero pericoloso, invece, ci ponessimo il limite del 15 per cento, allora saremmo in grado di evitare la trappola del 50 per cento. A me, comunque, dà la nausea anche quel 15 per cento; evitare la questione, tuttavia, sarebbe da irresponsabili. traduzione di Francesca Santovetti © The Atlantic

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Tagli all'Opera, spettacoli a rischio (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 03-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - ROMA - sezione: PRIMA PAGINA - data: 2009-02-03 num: - pag: 1 autore: di VALERIO CAPPELLI categoria: REDAZIONALE Il caso Teatro pieno, grandi nomi ma i contributi statali diminuiscono drasticamente Tagli all'Opera, spettacoli a rischio Qui Opera. La stagione del rilancio rischia di finire azzoppata, con spettacoli cancellati. Una situazione paradossale: da una parte il teatro pieno, nomi nuovi e internazionali, gli apripista Riccardo Muti e Bob Wilson, studenti che illuminano il libretto di Aida coi cellulari vivendo un successo «rockettaro», e i prof che ringraziano via mail: «Ci fanno domande mai banali, poi dicono che la gioventù è superficiale e priva di valori!»; dall'altra le istituzioni più sorde di Beethoven, i tetri corridoi della burocrazia, il muro di gomma della politica: chi ha mai visto i politici all'Opera? CONTINUA A PAGINA 10

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Inpdap, gli arretrati difficili da ottenere (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 03-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Lettere - data: 2009-02-03 num: - pag: 8 categoria: REDAZIONALE Ci pensa il Corriere Inpdap, gli arretrati difficili da ottenere Gentile redazione, scrivo per avere informazioni sugli arretrati della pensione di reversibilità. Sono titolare di una pensione Inpdap. Purtroppo, lo scorso agosto, ho perso mia moglie (anche lei titolare di una pensione Inpdap). Ai primi di settembre ho presentato all'Istituto la domanda per ottenere la pensione di reversibilità e la corresponsione dei ratei di tredicesima maturati e non riscossi. L'impiegata allo sportello che ha ricevuto la pratica ha assicurato che, con la predetta pensione, mi sarebbero stati corrisposti anche gli arretrati, cosa che, puntualmente, non è avvenuta. Ho quindi contattato il call center Inpdap che mi ha dato informazioni ben diverse: sembrerebbe che tali arretrati vengano corrisposti un anno dopo il decesso. è possibile che dalla struttura provengano informazioni così differenti? E qual è la verità? Non chiedo favori, ma soltanto quanto mi spetta di diritto. Un anno non vi sembra un po' troppo anche per i tempi biblici della burocrazia italiana? Grazie mille per la vostra attenzione. Sergio Jacquier

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I tagli spengono l'Opera (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 03-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Tempo Libero - data: 2009-02-03 num: - pag: 10 categoria: REDAZIONALE Il caso Il sovrintendente Ernani e il direttore Sani: a rischio alcuni spettacoli I tagli spengono l'Opera E il sindacato annuncia una protesta in Campidoglio SEGUE DALLA PRIMA La forbice del governo rischia di far finire la benzina, di compromettere il tentativo di collocare l'Opera di Roma in un circuito europeo. Ieri c'è stata una riunione al ministero dei Beni Culturali. «Tagliate, punto», è stata la lapidaria risposta di Salvatore Nastasi, capo di Gabinetto e direttore generale: non è, per dirla chiaramente, il migliore amico del teatro romano. Cancellare alcuni spettacoli della stagione? è più che un'ipotesi. Alla riunione erano presenti il sovrintendente Francesco Ernani e il direttore artistico Nicola Sani. Ernani: «Non possiamo escludere tagli alla programmazione. La situazione è grave per tutte le Fondazioni, se si conferma il taglio nella Finanziaria di 87 milioni, noi avremmo 8 milioni e mezzo di euro in meno. Ora riesco a pareggiare il 2008 utilizzando il fondo speciale per buona gestione, avendo avuto i conti a posto nel 2007, e un milione di euro in più dal Comune. Non è pensabile che l'Italia non regga il confronto con le capitali d'Europa. Ieri parlavo col direttore de La Monnaie di Bruxelles: il contributo belga dello Stato è di 32 milioni, noi ne abbiamo 26». Sani: «Il disavanzo non riguarda i maggiori costi ma le minori entrate del Fus. Non abbiamo fatto una stagione inventata, ci siamo mossi sulla base delle indicazioni che avevamo, cercando un contesto internazionale, è chiaro che dobbiamo trovare altre risorse. Il teatro sta cambiando (ho visto gente che non c'era mai entrata, artisti, ragazzi, un pubblico trasversale), e ha bisogno di tutti in questa situazione delicata e fragile». Il sindacato autonomo Fials-Cisal, il più attivo col suo segretario regionale Massimo Di Franco, annuncia una protesta sulla piazza del Campidoglio, se la prende col sindaco Alemanno «che aveva promesso mari e monti in campagna elettorale e si mette a giocare a nascondino con la burocrazia, non ha dato nessuna certezza, alla riunione al ministero non è nemmeno andato»; per il sindacato, il teatro sta già lavorando «al ridimensionamento della stagione, il taglio porterà a un deficit di 5 milioni. I risultati saranno la cancellazione degli spettacoli, il taglio dell'occupazione e il commissariamento». Sani, il sindaco vi ha scaricato sì o no? «No, è più vicino all'Opera di quanto non lo fosse stato Veltroni, ma ancora non ha preso una decisione. Sì, al ministero non c'era, ma venerdì era in Consiglio d'amministrazione, al momento non c'è una reale soluzione, una presa d'atto che possa garantire la stagione con le modalità che erano state pensate». Sui tagli del ministero: «Ci dev'essere una logica, se esiste un teatro della capitale, che sia un teatro da capitale, dovrà pur valere il fatto che in questa città abitano 3 milioni e mezzo di abitanti, non vedo equilibrio». Se fosse obbligato a tagliare, da dove comincerebbe? «In questo momento non ci voglio nemmeno pensare. Il primo taglio sarebbe di immagine». Il bello (o il brutto) è che mentre lo Stato dà una ferita mortale nel momento della rinascita artistica, c'è chi polemizza, con snobismo retrò, sul fatto che l'estetica di Bob Wilson si conosce nel resto dell'Europa da vent'anni, insomma che gli innovatori sarebbero vecchi maestri: «Ma conta quello che arriva a Roma - osserva Sani - , e se qui Bob Wilson non si vedeva da 25 anni... Ci sono intere generazioni che non lo conoscono, e allora?». Genesi «The blue planet» di Peter Greenaway e Goran Bregovic, che l'Opera presenta al Nazionale fino a domenica. Nelle altre foto,da sinistra: Francesco Ernani e Nicola Sani Valerio Cappelli

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Buoni scuola, regole anti crisi (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 03-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

REGIONE PER IL CONTRIBUTO BASTA L'AUTOCERTIFICAZIONE DEL REDDITO RIDOTTO Buoni scuola, regole anti crisi [FIRMA]MAURIZIO TROPEANO Per una volta la burocrazia cerca di stare al passo con l'impatto quotidiano della crisi economica. La giunta regionale approvando il via libera ai bandi per ottenere i contributi della legge su diritto allo studio ha anche deciso di tener conto delle attuali condizioni di reddito della famiglie piemontesi e non di quelle della dichiarazione dei redditi dell'anno precedente. Di fatto alle famiglie piemontesi basterà autocertificare una riduzione del reddito causata da perdita di occupazione o cassa integrazione. Questa riduzione sarà conteggiata da subito - e può comportare il diritto ad ottenere un contributo regionale maggiore - ma poi dovrà essere effettivamente dimostrata alla fine dell'anno. «Abbiamo accolto una sollecitazione del Consiglio regionale e abbiamo deciso di tener conto dell'asprezza della crisi e della maggiore variabilità dei redditi», spiega la presidente Mercedes Bresso. La Giunta ha allo studio ulteriori facilitazioni per i cassaintegrati. Toccherà all'assessore Gianna Pentenero definire le modalità tecniche per applicare questa direttiva. La Bresso non ha escluso la possibilità di realizzare una graduatoria separata per i lavoratori soggetti alla Cig. Per l'anno scolastico 2008/2009 la giunta metterà a disposizione 14 milioni sul capitolo buono scuola che riconosce un sostegno economico per le spese di iscrizioni e frequenza che di fatto si pagano sono negli istituti privati. Altri 21,2 milioni di euro serviranno a finanziare i rimborsi per le spese sostenute dalle famiglie per i libri di testo, le attività integrative ed i trasporti. All'interno del pacchetto anti-crisi la giunta regionale ha esaminato, per essere approvata lunedì prossimo dopo il passaggio in Commissione consiliare, la delibera sui fondi di contro garanzia, una delle misure previste per aiutare le piccole e medie imprese ad affrontare momenti di crisi finanziaria. Secondo il documento presentato dal vicepresidente Paolo Peveraro i Confidi garantiranno alle banche l'80% della somma richiesta e la Regione assicurerà ai consorzi il 70% del rischio. Via libera, grazie all'utilizzo dei fondi sociali europei dei corsi triennali di prima formazione per i giovani che hanno terminato la scuola dell'obbligo o che hanno abbandonato il sistema dell'istruzione.

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"Contro la crisi gli artigiani non vanno lasciati da soli" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 03-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

DOMODOSSOLA. CNA HA INAUGURATO LA NUOVA SEDE "Contro la crisi gli artigiani non vanno lasciati da soli" [FIRMA]PIETRO BENACCHIO DOMODOSSOLA «Gli artigiani non si tirano mai indietro di fronte alla difficoltà e vogliono essere attori nel superamento delle crisi, ma non possono e non devono essere lasciati soli. E' giusto attivare gli aiuti al settore auto, ma le risorse non vanno indirizzate soltanto lì. Rappresentiamo quella parte di economia sana, che è consapevole della sua importanza nell'economia italiana e merita di essere sostenuta». Daniele Vaccarino, vicepresidente nazionale della Cna, a Domodossola per l'inaugurazione della nuova sede associativa in Regione Nosere. Davanti a un uditorio di colleghi e amministratori pubblici, con il presidente della Provincia Paolo Ravaioli e il sindaco di Domodossola Michele Marinello in prima fila, Vaccarino ha tracciato una pacata, ma lucida sintesi sulla gravità della situazione, indicando anche nelle «cose più semplici» gli strumenti per combattere una crisi «partita dalla finanza, e di cui non conosciamo ancora le ricadute». Prima di lui è toccato a Sebastiano Consentino, presidente regionale della Cna, ribadire le doglianze più ricorrenti della categoria, dai ritardi nel pagamento da parte delle amministrazioni pubbliche alle difficoltà nell'accesso al credito, ma anche la necessità di «fare gruppo» e rafforzare la collaborazione con altre associazioni. E la presenza dei rappresentanti di Confartigianato alla cerimonia è stata accolta da «alleati» nella comuni battaglia. Temi sfiorati anche dal presidente della Cna nel Vco, Lino Lomazzi e del referente della zona Ossola, Fausto Sgro nei loro messaggi di saluto. Che hanno indicato proprio nell'apertura della nuova sede in un momento di crisi la volontà degli artigiani di raccogliere la sfida. «Oggi - ha aggiunto Vaccarino - non abbiamo bisogno di incertezze, ma risposte concrete e immediate». E alcune sono arrivate. Ravaioli ha ricordato che la Provincia da tempo ha attivato il tavolo per l'economia e si sta già muovendo su più fronti: «nel piano integrato territoriale destinato a progetti per energie e fonti rinnovabili - ha detto - - sono già previsti investimenti per 6 milioni di euro. Puntiamo inoltre sul potenziamento delle attività di formazione e nel miglioramento dei rapporti con la burocrazia». Il sindaco Marinello ha riconfermato a sua volta che il Comune ha messo in bilancio opere per 6 milioni di euro. Sul fronte della crisi, Cna non perde di vista l'analisi e ha organizzato per la sera di lunedì 9 febbraio in sede a Novara un incontro con il professor Marco Fortis, cusiano, economista e ricercatore, docente all'Università Cattolica e vicepresidente della Fondazione Edison.

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Per i lotti albesi c'è il rischio di un ritardo di altri 2 anni (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

CUNEO-ASTI «Per i lotti albesi c'è il rischio di un ritardo di altri 2 anni» La Cuneo-Asti continua a inciampare nella burocrazia. Il presidente della Provincia Raffaele Costa sui lotti albesi - i più problematici - si è rivolto al ministro Matteoli: «Ho saputo che la commissione tecnica del ministero dell'Ambiente giovedì è chiamata a pronunciarsi sulla procedura di non assoggettabilità all'iter del Via (Valutazione d'impatto ambientale) e sarebbe orientata ad esprimere parere negativo, obbligando la Asti-Cuneo Spa ad uno sforzo che potrebbe significare due anni di ritardi». L'assessore regionale ai Trasporti, Daniele Borioli ha scritto al ministro per avere chiarimenti: «Il rischio - dice - è che con la valutazione d'impatto ambientale si allungherebbero ancora i tempi». La replica di Matteoli: «Se anche la Commissione assoggettasse la società alla Valutazione di impatto ambientale ci vorrebbero pochi mesi e non due anni. Inoltre la Via non può bloccare l'Asti-Cuneo, perché fa parte della legge obiettivo». \

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Aziende cercansi, Novara ci prova (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

CLASSIFICA.L'ANAGRAFE DELLE IMPRESE Aziende cercansi, Novara ci prova [FIRMA]GIANFRANCO QUAGLIA NOVARA Al quarantunesimo posto della classifica per capacità d'attrazione delle imprese. E' questo il posto occupato dalla provincia di Novara nella mappa nazionale che riguarda il quadrienno 2005-2008. Come dire: in una posizione non esaltante, ma neppure pessima, se si considera che in Piemonte altri territori sono in condizioni peggiori. Ad esempio Alessandria (in 73.a posizione) e Torino (101), Verbania (55), poco prima di Firenze e Milano. Certo, destano un poco d'invidia Asti (settima) e Cuneo (ottava), la vicina Vercelli (al ventiquattresimo posto). Non parliamo poi di Roma, al primo posto assoluto, e Pavia, in seconda posizione. E la sorpresa della capitale che, in fatto di nuovi insediamenti, vince il derby con Milano. Ma Novara si consola quando analizza il saldo delle aziende, secondo la graduatoria del «Cerved Business Information»: in tutta la provincia sono 32.658, con un più 12 rispetto alla situazione iniziale. Significa che nei trasferimenti delle imprese (chiusure e aperture) il territorio denuncia un attivo, se pur di poco. Ma di questi tempi significativo, considerando la situazione economcia generale. Sulla forza di attrazione e la posizione occupata da Novara parla Gianfredo Comazzi, presidente della Camera di Commercio: «E' il terziario il settore che traina, mentre l'industria perde colpi. Novara potrà compiere il balzo con le infrastrutture e c'è da parte di tutti un grosso sforzo. Novara è territorio dalle mille positività e si trova in una fase di attesa. Ci sono traguardi che non dobbiamo perdere, penso ad esempio a Milano 2015, ormai alle porte. Quanto alla classifica, io non mi preoccuperei tanto del fatto che altre province piemontesi, come Cuneo ed Asti, si trovino in posizioni avanzate rispetto a noi. L'economia di quei territori è diversa rispetto alla nostra e non c'è possibilità di confronto». Invece la statistica preoccupa Mariella Enoc, presidente Assoindustriali novarese e del Piemonte: «Ancora una volta mi fa riflettere la posizione di Novara. Da tempo diciamo che necessitano condizioni migliori per favorire gli insediamenti, e da tempo invochiamo la realizzazione di un'area industriale nel territorio novarese. Tutti ne parlano, ma io vorrei vederla realizzata, il rischio è che ci parliamo addosso. Se le forze politiche non si danno una mossa rischiamo l'emarginazione. Il discorso non riguarda solo Novara, ma tutto il Piemonte, non mi stancherò mai di ripeterlo. A frenare l'arrivo di aziende non è soltanto la mancanza di un'area attrezzata. La burocrazia è l'altro grande ostacolo, abbiamo bisogno che la Regione faciliti le condizioni di insediamento, che si sburocratizzi l'iter, altrimenti le industrie non verranno mai nè a Novara e neppure nel resto del Piemonte». Sergio Vedovato, presidente della Provincia: «La classifica è un po' rozza, i dati non tengono conto di tanti fattori. Tuttavia mi sembra che fotografi una situazione, quella tra il 2005 e il 2008, di sostanziale stabilità e tenuta. Siamo tra le province che non denunciano un dato negativo, una provincia che ha mantenuto una sua presenza forte nel tessuto locale».

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via un altro ministro, obama perde i pezzi - (segue dalla prima pagina) vittorio zucconi (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 13 - Esteri Via un altro ministro, Obama perde i pezzi Guai fiscali, costretto a ritirarsi il responsabile della Sanità. Nuovo colpo per il "dream team" Daschle ha evaso 130 mila dollari di tasse. Si dimette la responsabile del bilancio (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) VITTORIO ZUCCONI La squadra di collaboratori stellari che Obama si era proposto di creare sta infatti incassando troppi colpi. Dopo l´abbandono del governatore del New Mexico Bill Richardson, scelto per il ministero del commercio, per grossolani conflitti di interesse con società d´appalto, quello della signora Nancy Kiefer, ironicamente indicata come guida del nuovo ufficio per il controllo di qualità sulla burocrazia ma incapace di controllare i propri redditi, e il salvataggio in corner del segretario al Tesoro Tim Geithner, approvato nonostante una storia di elusione fiscale, l´abbandono dell´uomo che avrebbe dovuto aiutare Obama a navigare gli scogli del Parlamento segnala la fine del sogno e il ritorno della realtà. Il cinismo soft di Obama, la sua incomparabile abilità di essere insieme un «outsider» e un «insider», muovendosi dentro e fuori le sabbie mobili della politica, questa volta lo ha tradito. Tom Daschle, a 62 anni, era l´«insider» per definizione, un uomo che aveva fatto della politica una carriera lunga 26 anni, da quando era stato eletto deputato nel 1978, poi senatore nel 1986 e infine leader della maggioranza democratica nel 1994, fino alla sconfitta elettorale del 2004. I suoi rapporti personali e le infinite cambiali che aveva collezionato da «boss» dei senatori democratici, ne avevano fatto un uomo potentissimo a Washington. Era il perfetto manovratore dal ministero della Sanità, per guidare quella riforma delle assicurazioni che, dopo il fallimento della Clinton negli anni Novanta, la nazione si attende dal presidente democratico. Doverlo abbandonare, dopo la rivelazione che Daschle aveva eluso, o evaso, più di 130 mila dollari di tasse sui servizi che una società gli aveva fornito e che, per il codice fiscale americano, sono parte del reddito, è stato anche più di un rovescio per il «Dream Team» che già ha perduto molti pezzi. Per Obama, che ha fatto della «trasparenza» e della «pulizia etica» della propria amministrazione una delle chiavi della propria popolarità, difendere un ex senatore che si era dimenticato «inavvertitamente» di pagare tasse e che aveva fatto molti dollari (5 milioni) lavorando come lobbista per l´industria farmaceutica, avrebbe significato tradire il messaggio e avvelenare la mistica della propria diversità e il messaggio del «change», del cambiamento. Da giorni, l´ex senatore era divenuto il bersaglio preferito di quella satira televisiva che disperatamente cercava vittime, non potendo ridicolizzare l´intoccabile Obama. E che, negli Stati Uniti, non deve rispondere a nessuna commissione di vigilanza e a nessun governo. Ora i siti internet e le caselle e-mail traboccano di messaggi e commenti di cittadini smarriti, di elettori che si domandano se davvero una questione sottile di «auto blu» (Daschle utilizzava una limousine con autista offerta legalmente da un suo cliente, ma che avrebbe dovuto dichiarare) giustifichi l´abbandono del personaggio che avrebbe potuto spingere quella sanità americana universale che venne promessa nel 1947 da Harry Truman e che mai si è realizzata, e si chiedono se questi rovesci mettano a rischio tutta la presidenza Obama. Non ancora. Ma il risveglio alla realtà di questa presidenza che molto aveva promesso e alla quale molto sarà chiesto, la fine del «Dream Team» avviato a un più realistico grigiore, sono il segno che nessuno, democratico o repubblicano, sfugge alle regole, neppure quando vola alto sui voti di una nazione. Giudici, ministri, parlamentari, hanno perduto elezioni o incarichi per storie banali di marijuana fumata nei college, per contributi non versati a baby sitter, per «falsa testimonianza», il reato che portò Bill Clinton all´incriminazione e che buttò fuori Nixon dalla Casa Bianca. Il carisma di Obama rimane ancora intatto, ma la sua capacità di controllare il processo politico quotidiano, e di controllare i dossier dei prescelti, prima che lo facciano gli avversari o i media, è in gioco. Quello che regge è il principio che la legge, soprattutto la dura legge del fisco, vale per tutti, anche per chi ha stravinto le elezioni.

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Torrenti in sicurezza Comuni contro l'Aipo (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

PROTESTA«IL CONTROLLO PASSI ALLA REGIONE» Torrenti in sicurezza Comuni contro l'Aipo [FIRMA]LUISA GIAIMO Sono uniti i sindaci di 17 Comuni del Pinerolese che chiedono più sicurezza per i torrenti Chisone e Pellice. Vogliono che non vengano dimenticati e che le intere aste dei fiumi passino di competenza dall'Aipo, l'autorità di bacino del Po, alla Regione. Per questo hanno inviato una lettera alla presidente della Regione, Mercedes Bresso, all'assessore regionale Bruna Sibille, alla Provincia e all'Aipo. La vicenda era nata in seguito all'alluvione dell'anno scorso. Infatti erano trascorsi alcuni mesi senza che l'Aipo intervenisse per la pulizia dell'alveo del Chisone e così i sindaci avevano chiesto che fosse la Regione ad occuparsi del torrente. Richiesta che era stata accolta il 7 ottobre, ma da quel giorno i lavori non sono partiti. «Siamo stanchi - dice il sindaco di Porte, Laura Zoggia - . Conosciamo i tempi della burocrazia, ma tra poco arriverà la stagione delle piogge. Il rischio per il Chisone è di nuove esondazioni se non vengono fatti gli interventi per ripulire il letto del fiume e per limitare l'erosione delle sponde». Aggiunge il presidente del comitato Chisone Sicuro, Sergio Martino, uno dei firmatari: «La stessa situazione si riscontra in Val Pellice. L'asta del torrente è divisa in due per quanto riguarda la competenza: la Regione si occupa del tratto fino a Bibiana, mentre fino alla confluenza con il Chisone in frazione Zucchea a Vigone, la competenza passa all'Aipo». Nella lettera emerge la necessità di un maggiore controllo dei fiumi nei periodi di precipitazioni abbondanti. «Siamo convinti - conclude Laura Zoggia - che serva una visione d'insieme di tutta l'asta dei due torrenti. Non crediamo che mantenere l'attuale divisione sia la cosa migliore. L'Aipo si occupa di 5 regioni e non potrà essere presente sul territorio in maniera capillare».

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la rivolta degli imprenditori "basta lavori a moncalieri" - diego longhin (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina VII - Torino I colleghi Il progetto La rivolta degli imprenditori "Basta lavori a Moncalieri" Bertone: vi racconto i miei 4 anni di odissea I costruttori scappano Non ne vogliono più sapere della burocrazia La città sta gettando via tante opportunità Volevamo recuperare lo stabilimento della Pozzo Gros Monti ma nonostante gli accordi siamo ancora fermi DIEGO LONGHIN «Un lavoro a Moncalieri? No grazie». Un leitmotiv che corre di bocca in bocca fra i costruttori torinesi e non solo. Non si tratta della solita burocrazia che rallenta tutto, ma della impossibilità di portare avanti i progetti, nonostante gli accordi presi. Ne sa qualche cosa Alberto Bertone che, oltre ad essere il titolare dell´Acqua Sant´Anna di Vinadio, porta avanti l´azienda edile di famiglia. «I costruttori da Moncalieri scappano - dice - non ne vogliono più sapere. In troppi sono rimasti cornuti e mazziati, me compreso. Ed è un peccato perché, con alcuni degli interventi studiati, Moncalieri potrebbe essere una delle più belle cittadine dell´hinterland torinese». Il progetto di Bertone riguarda l´ex stabilimento della Pozzo Gros Monti. Una struttura, costruita all´inizio del ?900 sulla precollina moncalierese, ora in balia dei vandali: vetri rotti, tegole e travi sparite. «Ormai siamo al degrado», aggiunge Bertone che si è lanciato nell´iniziativa, costruendo una joint venture con Fabrizio Comba, quasi quattro anni fa, quando la storica tipografia Pozzo Gros Monti era in mano al liquidatore. «In queste situazioni - spiega - succede che il curatore si accordi con il Comune per cambiare la destinazione d´uso degli immobili e rendere la procedura più ricca, così da assicurare il pagamento dei dipendenti e dei fornitori». Raggiunta l´intesa con la precedente amministrazione di Moncalieri per trasformare l´area da servizi a residenziale Bertone subentra alla proprietà sborsando, nel giro di una settimana, una decina di milioni. Ed iniziano a sommarsi i ritardi. Prima l´azienda non trasloca, tanto da concordare un canone per l´affitto. «è intervenuto il Comune chiedendoci tempo vista la situazione precaria dell´impresa - racconta il costruttore - per evitare che il quadro si aggravasse, li abbiamo anche aiutati nella ricerca di nuovi locali». Ma una volta che lo stabilimento è stato libero la situazione non è cambiata. Perché? «Non riesco a capire il motivo - aggiunge Bertone - ma non riusciamo ad avere i permessi per costruire. Si è riunita la conferenza dei servizi ma queste autorizzazioni non ci sono ancora. E non conosciamo i tempi. Un mistero. Un problema simile lo stanno vivendo anche altre imprese che hanno progetti su Moncalieri». L´unica cosa andata in porto è stata la trasformazione da servizi a residenziale. Poi tutto fermo: «Ad un certo punto ho trovato una banca che era interessata ad aprire una sede - aggiunge Bertone - ho chiesto al Comune se fosse possibile ricambiare destinazione d´uso, tornando a servizi. In questo modo si sarebbe sfruttata l´occasione. Nulla da fare. Intanto l´investimento è fermo, la società si accolla oneri finanziari, oltre a pagare l´Ici ad un´amministrazione che è comunque responsabile della situazione. Per questo mi sento ?cornuto e mazziato´. Se non si è riusciti ad andare avanti è perché non sono arrivati i permessi». Bertone non sa nemmeno più con chi prendersela: «Siamo abituati a dover fare i conti con le lungaggini burocratiche in tutti i Comuni. Si mette in conto. Ti dicono che per una pratica ci vogliono due mesi, invece ne passano sei. Ma a Moncalieri la situazione è diversa. Sono passati quasi quattro anni e non è successo nulla, sarà colpa probabilmente della politica, alla fine però a rimetterci non sono solo gli imprenditori che investono, ma i cittadini. Se mi avessero lasciato lavorare ora non ci sarebbe uno stabilimento quasi diroccato».

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i precari vanno in piazza disagi negli asili nido (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina III - Palermo Corteo e sit-in per protestare contro i ritardi nella stabilizzazione I precari vanno in piazza disagi negli asili nido Burocrazia cauta sui contratti Si sblocca l´iter per i poliziotti municipali Gli lsu ieri hanno scioperato e dopo un corteo che da piazza Verdi li ha portati in via Notarbartolo sotto l´assessorato Pubblica istruzione, hanno fatto un sit-in davanti alla Prefettura. I sindacati dei precari chiedono al sindaco Diego Cammarata e all´assessore al personale Roberto Clemente di sbloccare «subito» la firma dei contratti degli lsu che hanno superato le prove di selezione per la stabilizzazione, e di «pubblicare al più presto i nuovi bandi per l´assunzione nelle categorie più alte». Dal dicembre scorso l´iter per la stabilizzazione è bloccato dopo i rilievi della Corte dei conti: secondo i magistrati contabili il finanziamento statale da 55 milioni di euro, per l´assunzione dei 3.200 lsu all´interno del Comune, non ha una durata permanente e quindi questi stipendi rischiano di cadere interamente sulle casse già fragili di Palazzo delle Aquile. Il dirigente del settore Personale, Giuseppe Sacco, si è quindi rifiutato di firmare i contratti d´assunzione degli lsu che hanno superato le prime prove di selezione, mentre il sindaco Diego Cammarata ha chiesto un parere al ministero dell´Economia sulla stabilità dei fondi anche per gli anni a venire. Anche il Consiglio comunale ha dato via libera all´assunzione dei precari all´interno di una mozione di risposta ai rilievi della Corte dei conti: ma solo dopo «aver avuto un parere definitivo da parte del Ministero sul proseguimento del finanziamento statale da 55 milioni di euro per gli lsu di Palermo». Ad oggi però la risposta del Ministero non è arrivata e tutto l´iter di stabilizzazione è fermo. Ieri 200 lsu, aderenti al sindacato Alba, hanno manifestato per le vie del centro e indetto uno sciopero che ha portato alla chiusura di 11 asili nido comunali, dove lavorano alcuni precari: «Attendiamo questa stabilizzazione da almeno 10 anni e adesso non si può bloccare tutto in attesa di un parere dal Ministero - dice Marcello Terzo, del sindacato Alba - Chiediamo al sindaco e all´assessore al Personale di pubblicare subito i nuovi bandi per l´assunzione in categorie superiori, ma allo stesso tempo chiediamo che vengano firmati i contratti agli lsu che hanno superato le prove di selezione». Intanto ieri è stato siglato un accordo con l´Università di Palermo che «collaborerà col Comune per il rilascio delle certificazioni di idoneità fisico-attitudinale degli oltre 200 candidati che hanno superato le prove di selezione per ricoprire i posti di agente di polizia municipale». Ieri infine una delegazione di Lsu è stata ricevuta dal prefetto Giancarlo Trevisone: «Abbiamo chiesto al prefetto di fare da intermediario con il governo nazionale per avere al più presto una risposta da parte del ministero dell´Economia sulla stabilità del finanziamento», conclude Terzo. a.fras.

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settemila sos per la colombaia - laura nobile (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina IX - Palermo L´appello Il castello di Trapani è il monumento più votato tra "I luoghi del cuore" del Fai Settemila sos per la Colombaia LAURA NOBILE Con 7.052 segnalazioni è il castello della Colombaia di Trapani il monumento più votato tra "I luoghi del cuore", il quarto censimento nazionale promosso dal Fondo per l´ambiente italiano in collaborazione con Banca Intesa San Paolo, con l´obiettivo di segnalare ciò che deturpa i luoghi più amati. Hanno risposto in 110 mila, per posta o via Internet. E, su tante segnalazioni, 10.649 vengono dalla Sicilia, che si piazza così al quarto posto tra le regioni. L´antica roccaforte del porto di Trapani, il cui nucleo originario, secondo alcuni storici, sarebbe stato realizzato nel II secolo avanti Cristo dal generale cartaginese Annibale Barca, è uno dei monumenti simbolo della città, ma versa in uno stato di grave degrado. Dalla seconda metà del Trecento assunse la forma del castello e, con un successivo adattamento a struttura difensiva, nel 1848 diventò un carcere. Dal 1965, anno della chiusura del penitenziario, la Colombaia è in abbandono, esposto a furti, atti vandalici e crolli: l´ultimo allarme, nell´agosto scorso, lo aveva lanciato l´associazione "Salviamo la Colombaia", nata nel 1993. A raccogliere le settemila firme del censimento e a inviarle alla delegazione trapanese del Fai è stata la stessa associazione. In questo caso il nemico numero uno del monumento è la burocrazia: dal 2002, infatti, il Comune chiede al Demanio il passaggio di proprietà per poter avviare i lavori di recupero e trovare una destinazione d´uso compatibile col forte, ma una lunga e complessa trafila burocratica ha finora bloccato ogni intervento. Tra gli altri luoghi più votati in Sicilia, c´è la spiaggia della Scala dei turchi a Realmonte, deturpata dallo scheletro di cemento di un albergo a undici metri dalla battigia. Al 63° posto, con 164 segnalazioni, compare Palermo, «invasa dalla sporcizia e dai rifiuti dal centro alle periferie», e poi Mondello (110° posto) per la presenza delle cabine sulla spiaggia.

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la burocrazia che assedia la fortezza cartaginese - carlo brambilla (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 32 - Cronaca Il castello della Colombaia di Trapani è il più votato nel censimento del Fai sui "luoghi del cuore" Pastoie amministrative ne bloccano il restauro. Al secondo posto c´è la libreria Bocca di Milano La burocrazia che assedia la fortezza cartaginese Tra le aree da strappare al degrado anche il Monte Gennaro vicino a Roma CARLO BRAMBILLA è il castello della Colombaia di Trapani, un´antichissima fortezza di origine cartaginese, il cui recupero è bloccato da una burocrazia particolarmente ottusa, il "luogo del cuore" più votato dagli italiani (con 7.052 segnalazioni) nel tradizionale censimento realizzato dal Fai, il Fondo per l´ambiente italiano, in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Al secondo posto, con 5.258 segnalazioni, si piazza la storica libreria Bocca, all´interno della Galleria Vittorio Emanuele di Milano, che rischia la chiusura per colpa del Comune che ha deciso di raddoppiare il canone d´affitto, rendendolo insostenibile per un negozio specializzato in monografie e cataloghi d´arte. Terzo classificato (4.737 segnalazioni) il Monte Gennaro, all´interno del Parco naturale regionale dei Monti Lucretili, a metà strada tra Roma e Rieti, dove una selva di antenne e ripetitori minaccia il paesaggio. Per questa edizione dei "Luoghi del cuore" il Fai aveva chiesto di segnalare le brutture che rovinano monumenti e paesaggi più amati d´Italia. Nel caso del Castello della Colombaia la mostruosità è la burocrazia. Da anni infatti il Comune di Trapani chiede al demanio il passaggio di proprietà di questo gioiello, simbolo della città, per potere affrontare i lavori di recupero e trovare una nuova destinazione d´uso, compatibile con il monumento, come farebbe qualunque amministratore di buon senso. Ma tutto è paralizzato da un assurdo iter burocratico particolarmente intricato. «Questo nostro censimento dimostra quanto gli italiani siano profondamente legati al loro paesaggio - ha spiegato Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente del Fai - Le persone vorrebbero salvare i luoghi che amano, ma la politica se ne disinteressa». Al quarto posto, con 4.696 segnalazioni, si collocano le carceri storiche di Trento, un complesso progettato nel 1877 dall´architetto viennese Karl Schaden. Un esempio di architettura civile mitteleuropea di grande qualità, del periodo austro-ungarico. In questo caso il nemico è il progetto di abbattimento, già approvato, per consentire l´ampliamento del vicino Palazzo di Giustizia. Quinta classificata un´area militare in dismissione denominata "ex terzo deposito carburanti" a Vitinia, nel territorio comunale di Roma. La zona è un´incredibile, straordinaria area verde cittadina, dove ancora pascolano mucche, pecore, asini e capre. Le segnalazioni al Fai denunciano un progetto di urbanizzazione dell´area, che prevede la costruzione di 500 appartamenti con una colata di 150 mila metri cubi di cemento. Si attesta al sesto posto, invece, con 4.118 segnalazioni, Villa Sanna, nel Parco di Monserrato, in piena campagna sassarese. Qui i nemici sono l´abbandono e il degrado che la stanno facendo andare in rovina. Tra le decine di altre minacce ai luoghi del cuore spicca, all´ottavo posto, con 3.891 segnalazioni, il progetto di costruzione dell´inutile autostrada Broni-Mortara, in provincia di Pavia, il cui tragitto ricadrebbe per gran parte all´interno del Parco del Ticino. La cosiddetta "autostrada della Lomellina" è fortemente voluta dalla Regione Lombardia per completare la rete viaria transpadana. Ma oltre a mettere in dubbio l´utilità di questa autostrada i comitati di cittadini contestano il prevedibile aumento di traffico e la conseguente proliferazione di capannoni in un´area naturalistica intatta, costituita in gran parte da risaie. L´ultimo polmone verde rimasto vicino a Milano.

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Giulia Maria Crespi contro il Comune <Più abitanti? Soffocati da auto e smog> (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2009-02-04 num: - pag: 7 categoria: REDAZIONALE Ambiente Nella giornata anti brutture rilanciata la battaglia contro le costruzioni nel Parco sud Giulia Maria Crespi contro il Comune «Più abitanti? Soffocati da auto e smog» La presidente del Fai: puntare sull'aumento della popolazione annullerà il verde «Stanno trasformando l'Expo agroalimentare in una esposizione di cemento e grattacieli storti» Difendere Milano. Una missione. Un imperativo. E per Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente del Fai, un dovere. Tanto da scendere in campo contro chi «vuole solo costruire, senza pensare alle conseguenze ». Punta il dito contro l'assessore allo Sviluppo del territorio, Carlo Masseroli. «Vuole aumentare la popolazione di questa città. Porterà solo più traffico e smog, cancellando tutto il verde». Se la prende con gli amministratori delle opere pubbliche, «abbiamo bisogno di persone competenti. Magari che conoscono le realtà straniere». E critica chi «sta trasformando l'Expo agroalimentare, in una esposizione di cemento e grattacieli storti». Con un monito: «Il Parco Sud deve essere salvato». Alla presentazione dei risultati della quarta edizione de «I luoghi del cuore, cancelliamo le brutture d'Italia», il censimento che chiede ai cittadini di segnalare gli scempi in Italia, si parte da Milano. E da una domanda: «Perché non poteva essere conservata meglio? ». Oggi «la politica dello sviluppo rischia di cancellare la città tanto amata da Stendhal ». Senza contare che «si fanno gli interessi di pochi». In particolare il Fai si batte in prima linea per il Parco Sud, a rischio cementificazione. Per questo l'associazione ha organizzato «una riunione sul tema, alla quale hanno partecipato tutte le categorie interessate: dagli agricoltori agli ambientalisti. E anche degli universitari». Ma non finisce qui. «Stiamo anche pensando di comperare un fontanile per poter organizzare iniziative più forti», spiega Marco Magnifico, direttore generale dell'associazione. E per ribadire che «non occuparsi del Parco sud va contro la missione dell'Expo». Ma nel mirino c'è anche la burocrazia. Quella «macchinosa e lenta». Quella che «impedisce di prendere decisioni in tempi ragionevoli», sottolinea Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. Sono state anche le 5.600 filiali della banca a raccogliere le preferenze dei cittadini. E non è un caso che al primo posto dei luoghi da salvare, con oltre 7 mila voti, ci sia il Castello della colombaia a Trapani, abbandonato da anni. Perché è proprio la burocrazia a bloccare ogni tentativo di recupero. «Il Comune sta cercando di comprarlo dal 2002, ma a causa di una serie di intoppi non c'è mai riuscito ». Subito dopo c'è la Libreria Bocca in Galleria Vittorio Emanuele, che rischia di scomparire a causa dell'aumento del canone d'affitto da parte del Comune di Milano. Tanti i voti contro la costruzione dell'autostrada Broni Mortara che dovrebbe tagliare in due il parco della Lomellina. Il progetto è all'ottavo posto nella classifica, con quasi 4 mila preferenze. Comitati e associazioni si stanno battendo contro la costruzione di questa strada. Al dodicesimo posto c'è la tutela della spiaggia di Vialone, a Toscolano Maderno. Quasi 2 mila segnalazioni contro il progetto di cementificazione a cui è esposta quella riva del Garda. In totale hanno votato oltre 10 mila persone. «Questa è una dimostrazione che i cittadini ci tengono all'ambiente », spiegano dal Fai. Un aspetto da tenere in considerazione «soprattutto in vista dell'Expo». \\ Abbiamo chiesto ai cittadini di segnalare gli scempi Questa città non poteva essere conservata meglio? La politica dello sviluppo sta rischiando di cancellare la Milano amata da Stendhal All'attacco Giulia Maria Crespi, presidente del Fai, critica la politica urbanistica Benedetta Argentieri

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Il fotovoltaico segue il mercato (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Nord-Ovest sezione: SYSTEM (TORINO) data: 2009-02-04 - pag: 18 autore: Il fotovoltaico segue il mercato I l costo *nale di un impianto fotovoltaico di medie dimensioni può oscillare da 8.000 euro in poi, in funzione delle esigenze di consumo energetico e dalle caratteristiche della propria abitazione. I costi sono legati principalmente al mercato. Il fotovoltaico è un mercato nascente in forte crescita e i prezzi sono soggetti alle tipiche regole della concorrenza e della domanda. Finora la presenza di quadri normativi poco ef*caci ha penalizzato la presenza di una stabile domanda di pannelli FV, spesso legata alla presenza di contributi regionali tramite periodici bandi di concorso. L'esiguità dei fondi per la concessione dei contributi e la burocrazia delle procedure hanno fatto il resto. Con la recente decisione di introdurre il sistema del “conto energia” si prevede un rapido incremento della domanda. Il “conto energia”, molto atteso anche dalle società di settore, favorirà anche l'accesso sul mercato da parte di nuove imprese competitors a tutto vantaggio della concorrenza. E' pertanto consigliabile richiedere preventivi a più aziende specializzate prima di decidere a chi af*dare l'installazione dell'impianto. Per molti anni il costo dei pannelli solari è stato molto elevato a causa della bassa scala del mercato e del quadro normativo inef*cace. Molti analisti prevedono il boom commerciale del solare FV soltanto dopo l'approvazione della normativa sul conto energia. I costi di manutenzione sono generalmente bassi e accessibili a tutti. Si consiglia di stipulare il contratti di assistenza con la ditta installatrice al momento dell'acquisto per ottenere ulteriori riduzioni nella spesa. La durata media di un impianto fotovoltaico oscilla tra i 25 e i 30 anni. Durante l'intera vita dell'impianto eliminerete parzialmente o completamente i costi di erogazione dell'energia elettrica ottenendo anche dei surplus economici nel caso del “conto energia”. I vantaggi economici sono quindi evidenti. “ Abbiate *ducia nel progresso che ha sempre ragione anche quando ha torto. “ Filippo Tommaso Marinetti

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La redditività in picchiata zavorra il settore agricolo (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Centro-Nord sezione: CENTRO NORD data: 2009-02-04 - pag: 2 autore: In caduta. Il saldo è in discesa in tutte le regioni dell'area La redditività in picchiata zavorra il settore agricolo L e aziende attive nel settore dell'agricoltura, della caccia e della silvicoltura diminuiscono in tutte le quattro regioni del Centro-Nord. Con uno stock che alla fine del 2008 si è attestato su una quota di poco superiore alle 171mila aziende, il settore registra flessioni che oscillano tra l'1,55% dell'Emilia-Romagna e lo 0,69% della Toscana. Una frenata che le associazioni di categoria attribuiscono a un processo di accorpamenti aziendali ma anche a una fuoriuscita dal mercato di molte imprese, sotto la spinta di margini di redditività sempre più ridotti, compressi dall'aumento dei costi di produzione e dalla diminuzione dei prezzi all'origine dei prodotti. «Nonostante una ripresa della Plv – osserva Giordano Pascucci, presidente regionale della Confederazione italiana degli agricoltori della Toscana, dove sono attive nel settore 45.960 aziende – il reddito delle imprese agricole negli ultimi 5 anni è diminuito del 18 per cento. Paghiamo lo scotto di un aumento dei costi di produzione e di una diminuzione dei prezzi all'origine. è un problema generalizzato determinato da una disorganizzazione all'interno della filiera, con costi esagerati, ma anche da una scarsa competitività: spesso su molti prodotti c'è una preferenza da parte dell'industria per l'offerta estera». Nelle Marche le aziende (34.704) sono diminuite dell'1,11%. Tutto da ricondurre, secondo il presidente regionale di Confagricoltura Giancarlo Ceccaroni, a una bassa capacità competitiva delle imprese più piccole e ad aggregazioni aziendali. «Dobbiamo affrontare il problema di un mercato sempre più globalizzato – dice – che penalizza soprattutto le piccole aziende. è una situazione destinata a peggiorare se non aumenteranno i prezzi alla produzione. Ma c'è anche un altro motivo: la diminuzione delle risorse europee rende sempre più difficile la gestione dell'economia aziendale. Sono in aumento gli imprenditori che decidono di affittare le loro aziende, scelta che porta anche ad aggregazioni imprenditoriali, con la riduzione del numero delle attività». Se in Umbria (19.173 aziende), la flessione ha raggiunto l'1,03%, in Emilia-Romagna il numero delle imprese è sceso a 71.255. «C'è un calo fisiologico dovuto ad aggregazioni – spiega Mauro Tonello, presidente regionale della Coldiretti – che ha portato l'Emilia-Romagna ad avere una superficie media aziendale di 12,5 ettari contro un dato nazionale pari a 7,6. Ma assistiamo anche a difficoltà nel ricambio generazionale ai vertici delle imprese, nonostante gli incentivi previsti dal Piano di sviluppo rurale della Regione, a fronte di una redditività bassa, conseguenza di un aumento considerevole dei costi di produzione, compresi quelli legati alla burocrazia, e da una riduzione dei prezzi alla produzione. Stiamo assistendo anche alla corsa agli acquisti di aziende da parte di non agricoltori che poi le cedono in affitto o abbandonano le coltivazioni. Il terreno sta ridiventando un bene rifugio».

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Colpo a Obama, si ritira lo <zar> della sanità (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2009-02-04 num: - pag: 21 categoria: REDAZIONALE Stati Uniti Passo indietro anche della responsabile del programma, vacilla l'immagine «etica» della nuova squadra presidenziale Colpo a Obama, si ritira lo «zar» della sanità Daschle era l'architetto della riforma medica. Il presidente ammette: «Errore mio» L'ex senatore non ha dichiarato al fisco l'uso di una macchina con autista concessogli da un amico lobbista DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — In una sola mattinata, Barack Obama perde due figure simbolo della sua presidenza. Si chiama fuori dal processo di nomina a ministro della Sanità l'ex senatore Tom Daschle, l'uomo che avrebbe dovuto dare la mutua a tutti gli americani, ma che troppo tardi ha pagato i suoi debiti col fisco. E ritira il suo nome dalla contesa anche Nancy Killefer, la stimata manager di McKinsey che Obama aveva designato al posto di Chief Performance Officer, il castigamatti incaricato di individuare e tagliare tutti gli sprechi e le inefficienze della burocrazia: non aveva pagato i contributi per la sua colf. Salgono così a tre i passi falsi delle nomine di Barack Obama, che all'inizio del mese aveva già dovuto rinunciare a Bill Richardson, il governatore del New Mexico indicato come segretario al Commercio e coinvolto in un'inchiesta per corruzione. Proprio ieri, il presidente aveva nominato al suo posto il senatore del New Hampshire, Judd Gregg, terzo repubblicano nel governo. Ma l'effetto d'annuncio della nuova nomina bipartisan, è stato subito annullato dal doppio ritiro di Daschle e Killefer, un colpo duro per la nuova Amministrazione, che deve ora ripartire da zero per coprire due posizioni cruciali della squadra di governo. E che soprattutto, vede messa in dubbio l'ambizione di voler imporre nuovi standard etici e cambiare le regole di Washington. è l'uscita di scena di Daschle quella più problematica e carica di significato politico. Anche perché l'ex senatore è stato sin dal 2004 una specie di tutor per Obama, al quale ha fatto da guida e consigliere nel mondo di Washington. L'ex capo della maggioranza democratica al Senato era sotto pressione da venerdì scorso, quando era venuto fuori che non aveva pagato 128 mila dollari di tasse, per l'uso di un'auto e un autista concessogli da un amico lobbista. Daschle aveva sanato la sua posizione col fisco solo il 2 gennaio, quando già era stato designato da Obama non solo alla guida del ministero della Sanità, ma anche come zar della riforma sanitaria, forse la più importante promessa elettorale del nuovo presidente. Eppure, nonostante il pagamento ritardato, sembrava in grado di poter superare l'esame del Senato per la sua conferma. Ancora lunedì, lo stesso presidente, che aveva già speso il suo prestigio per far passare la nomina al Tesoro di Tim Geithner, anche lui moroso col fisco, gli aveva confermato il suo appoggio totale. Non è andata così. E dopo giorni di incertezza, Barack Obama ha annunciato ieri di aver accettato «con tristezza e rimpianto» la decisione di Daschle di ritirarsi. «Tom — ha detto il presidente — ha fatto un errore, che ha apertamente riconosciuto. Non per questo è scusato, né io lo scuso. Ma quell'errore non può diminuire i contributi che lui ha dato al Paese, dagli anni nell'esercito ai suoi decenni nella vita pubblica». Qualche ora dopo, in un'intervista alla Nbc, il neopresidente ha ammesso di aver commesso errori nella gestione della nomina di Daschle. Per motivare la sua decisione Daschle ha fatto riferimento al lungo periodo in politica: «In 30 anni — ha detto nella sua dichiarazione — ho imparato che questo lavoro richiede un leader in grado di operare con la piena fiducia del Congresso e del popolo americano, senza distrazioni. In questo momento, non sono io quel leader. Rimango uno dei più ferventi sostenitori della riforma del sistema sanitario in America, ma non ne sarò l'architetto». L'annuncio di Daschle, giunto tre ore dopo quello di Nancy Killefer, ha colto di sorpresa anche i senatori repubblicani, che incontrandolo lunedì sera a porte chiuse non avevano infierito troppo. Ma era chiaro che la conferma sarebbe andata per le lunghe, uno stillicidio che rischiava di indebolire Barack Obama. A precipitare la decisione di Daschle era stato ieri mattina anche un editoriale del New York Times, che lo aveva invitato «a chiarire l'atmosfera, facendosi da parte», non solo a causa dei suoi problemi fiscali, ma anche per i suoi rapporti con l'industria farmaceutica: «Daschle è un altro nella lunga fila di politici, che si sono mossi confortevolmente tra la politica e l'industria. Non sappiamo se questi rapporti influenzeranno le sue decisioni da ministro, ma potenzialmente potrebbero gettare un'ombra sulla riforma sanitaria ». Pur senza essere ufficialmente un lobbysta, Daschle aveva infatti favorito i contatti di alcune aziende con la politica, ricevendo compensi per 2 milioni di dollari. Insieme Barack Obama insieme a Tom Daschle durante una conferenza stampa a dicembre, quando l'ex senatore del South Dakota fu presentato come futuro ministro della Sanità. Daschle ha rinunciato all'incarico dopo essere stato criticato tra le altre cose per non aver pagato 128 mila dollari di tasse (Epa) Paolo Valentino

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Fai, il luogo del cuore è un castello da salvare (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-02-04 num: - pag: 24 categoria: REDAZIONALE Beni culturali La Colombaia di Trapani il più votato nella classifica per «eliminare le brutture d'Italia» Fai, il luogo del cuore è un castello da salvare MILANO — Al primo posto, sul banco degli imputati, c'è la burocrazia. Quella «macchinosa e lenta che blocca le iniziative più importanti a difesa del patrimonio dell'arte ». E che impedisce, ad esempio, il recupero del Castello della Colombaia di Trapani. Poi le amministrazioni locali e la tecnologia. Le stesse che rischiano di far scomparire la storica Libreria Bocca di Milano e la vista, coperta dalle antenne, da Monte Gennaro a Palombara Sabina in provincia di Roma. Sono questi «i mali» dei primi tre «luoghi del cuore» nel censimento del Fai, Fondo ambiente italiano. Arrivato alla quarta edizione, ha avuto stavolta per tema «cancelliamo insieme le brutture d'Italia». Oltre 110 mila italiani, anche attraverso le filiali Intesa Sanpaolo, hanno segnalato «le bellezze sulle quali è necessario intervenire». E dimo-strato, secondo Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente dell'associazione, che «c'è una voglia di cambiamento ». Chiese abbandonate, aree verdi condannate alle cementificazione e scheletri di costruzioni in disuso. Nella classifica sono entrati tanti tesori trascurati, dimenticati, da salvare. In testa, con oltre 7 mila voti, il Castello della Colombaia che «rischia la distruzione a causa di un intricato iter burocratico». è dal 2002 che il Comune di Trapani chiede al Demanio il passaggio di proprietà per iniziare il restauro. «Il male numero uno del nostro Paese è l'incapacità di prendere decisioni in tempi ragionevoli», spiega Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. Per questo «dobbiamo chiedere ai legislatori di semplificare un processo decisionale che si è impantanato». Al secondo posto c'è la Libreria Bocca di Milano. In Galleria Vittorio Emanuele dal 1930, rischia di chiudere a causa dell'aumento del-l'affitto da parte del Comune. Poi le antenne sul Monte Gennaro a Palombara Sabina. E quindi il progetto di abbattimento delle Carceri storiche di Trento. Gli italiani vorrebbero anche preservare i monumenti dall'abbandono e dal degrado. Come ad esempio, Villa Sanna a Sassari, e la chiesa di San Ruffino a Mongiardino Ligure. Di sicuro, serve un cambio. «Soprattutto nella politica del turismo », spiega la Crespi. è necessario «valorizzare le nostre bellezze». E allora ben venga «la proposta del ministro Bondi di dare alle fondazioni la cura di alcuni beni». Così si eviterebbe un po' di burocrazia. Da valorizzare A sinistra, il Castello della Colombaia a Trapani. Al centro la Libreria Bocca di Milano. A destra la chiesa di San Ruffino a Mongiardino Ligure. Sono i nuovi luoghi del cuore del Fai Benedetta Argentieri

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Ecco perché noi veri liberali non faremo la fine dei panda (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 04-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 30 del 2009-02-04 pagina 28 Ecco perché noi veri liberali non faremo la fine dei panda di Carlo Lottieri Dopo l'appello degli studiosi americani contro l'ondata neo-keynesiana un gruppo di intellettuali suggerisce una ricetta per battere il protezionismo Negli Stati Uniti ha suscitato notevole effetto sull'opinione pubblica l'inserzione pubblicitaria a pagamento - apparsa sul New York Times, sul Washington Post e su altri giornali americani - in cui una lunga fila di economisti (tra cui i premi Nobel Vernon Smith, James Buchanan e Edward Prescott) ha espresso la propria contrarietà ai progetti neo-keynesiani della nuova amministrazione democratica. L'idea che si debba ricorrere a «più Stato» e «più spesa pubblica» per uscire da una crisi le cui origini sono essenzialmente nella politica monetaria della Fed e nei programmi assistenziali (particolarmente nel settore abitativo) non piace per nulla a questi studiosi chiamati a raccolta dal Cato Institute, uno tra i maggiori think-tank schierati a difesa del libero mercato. Tra i firmatari, tutti attivi nelle università statunitensi, non mancano gli italiani: da Alberto Bisin a Michele Boldrin, da Gian Luca Clementi ad Andrea Moro, ad Adriano Rampini. Ma c'è da chiedersi, un poco provocatoriamente, se vi sarebbe stato un numero egualmente significativo di economisti delle nostre università disposti a sottoscrivere tale documento: tanto avverso allo statalismo neo-keynesiano dell'Obanomics. Un manifesto, quello americano, che offre una netta testimonianza di dissenso proprio nel momento in cui anche negli Usa si va profilando un pensiero unico dirigista. Ovviamente, pure nelle università italiane qualche economista liberale c'è, ma si tratta di personalità isolate. Una tradizione che ha annoverato grandi studiosi come Francesco Ferrara, Vilfredo Pareto, Luigi Einaudi, Antonio De Viti De Marco e Maffeo Pantaleoni, oggi può contare solo un minuscolo drappello di anticonformisti. È ad esempio significativo che sia quasi impossibile (una delle poche eccezioni è rappresentata da Enrico Colombatto) imbattersi in economisti legati alla cosiddetta «scuola austriaca». E va rilevato come questa importante corrente intellettuale - da Carl Menger a Ludwig von Mises, da Friedrich von Hayek a Murray Rothbard - sia stata introdotta nella cultura italiana essenzialmente grazie all'opera di filosofi e metodologi: Dario Antiseri, Raimondo Cubeddu, Lorenzo Infantino e pochi altri. Ma se dobbiamo registrare una presenza limitata di liberisti nei dipartimenti di economia, questo dato si colloca nel quadro generale di un'Italia che - da tempo - appare restia a riconoscere le buone ragioni della proprietà privata e della competizione. Anche la fine della prima Repubblica non ha mutato il quadro. A partire dagli anni Novanta, insomma, molti hanno iniziato a dirsi liberali, ma connotando questo termine dei più diversi significati. Spesso ci si è richiamati al mercato senza neppure sapere di che cosa si parlava. Eppure è ancora possibile nutrire qualche ragione di ottimismo. E questo perché vi sono taluni elementi che potrebbero giocare a favore di una rinnovata vitalità del liberismo. In primo luogo, bisogna essere consapevoli del fatto che le politiche stataliste (da George W. Bush a Barack Obama, ma lo stesso può dirsi per i governanti europei) non pagano. Se il socialismo è stato fallimentare a Mosca e a L'Avana, non produrrà cose buone neppure a Washington; e se uno statalismo compiuto produce un disastro perfetto, uno statalismo «spurio» produrrà un disastro parziale. Ma sempre di guasti stiamo parlando. La stessa crisi finanziaria dei nostri giorni è figlia in primo luogo di scelte economiche dirigiste e questa verità prima o poi sarà ammessa da un numero crescente di analisti. Per giunta, i mille piani che tutti i governi stanno predisponendo - salvando banche, industrie automobilistiche e molte altre cose - presto riveleranno per intero la loro pochezza: e si tratterà di evidenze che non potranno essere occultate in eterno. Oltre a ciò, fuori del mondo universitario sta crescendo una rete di giovani studiosi che - grazie ad Internet, ai think-tank, alle case editrici, a talune imprese finanziarie - comincia ad elaborare ricerche del tutto eterodosse rispetto a quanto viene insegnato nelle università di Stato. Non è un caso che a chiamare a raccolta i liberisti d'America è stato il Cato Institute, un centro indipendente tanto dai partiti quanto dal mondo universitario, che fu fondato nel 1977 dall'imprenditore Charles G. Koch e dall'economista Murray Rothbard (una tra i «campioni» del libertarismo di secondo Novecento). È soprattutto in questi spazi intellettuali, in larga misura autonomi rispetto all'Accademia, che - negli Stati Uniti come in Europa - è oggi possibile immaginare il rinascimento di un pensiero che sia davvero critico verso gli orientamenti prevalenti. È lungo questa prospettiva che si muove lo stesso Istituto Bruno Leoni, diretto da Alberto Mingardi e che, in perfetta coerenza con la propria ispirazione, ha in Sergio Ricossa il proprio presidente onorario. Nei suoi cinque anni di vita l'istituto ha pubblicato volumi, organizzato convegni e seminari, condotto ricerche, aiutato giovani ricercatori. Ma una tra le sue maggiori ambizioni consiste nel far emergere iniziative della più varia natura, sollecitando una crescente reattività in quanti hanno voglia di fare qualcosa per favorire una vera trasformazione culturale. Se il Ventesimo secolo che ci siamo lasciati alle spalle è stata l'epoca dei totalitarismi e delle burocrazie pubbliche (di quello Stato che si prende cura di noi «dalla culla alla bara»), un'economia e una cultura affrancate dal potere statale possono delinearsi soltanto grazie ad un nuovo e diffuso protagonismo sociale. Una politica diversa può fare la propria parte e anche all'interno del sistema universitario di Stato c'è modo d'individuare qualche spazio, ma è ragionevole attendersi che se ci sarà una ventata fresca essa sarà portata soprattutto da realtà piuttosto diverse rispetto a quelle che fino a ieri hanno dominato la scena. In fondo, chi voglia scrivere la storia del keynesismo non può limitarsi ad esaminare l'ambiente di Cambridge o le diatribe tra gli economisti accademici. In tutto l'Occidente, tale pensiero è stato tutt'uno con quel coacervo di interessi che ha fatto marciare insieme i grandi apparati partitici e le imprese desiderose di aiuti, una burocrazia pubblica pletorica e un sindacalismo sempre più staccato dalle esigenze dei lavoratori. Il ritorno del liberismo, dopo il freddo inverno che stiamo conoscendo, non potrà avere luogo soltanto grazie a una riscoperta della teoria del ciclo economico che fu elaborata da von Mises o in virtù di una riflessione su quel parassitismo organizzato che fiorisce attorno alla spesa pubblica. Tutto ciò è importante e anzi è fondamentale, perché - come amava ripetere von Hayek (citando Richard Weaver) - «le idee hanno conseguenze». Ma è indispensabile che una cultura diversa s'affermi in ogni ambito, in simbiosi con pratiche sociali, interessi diffusi, moralità più autentiche. La fragilità del pensiero liberista è figlia innanzi tutto di una società deresponsabilizzata e messa sotto tutela. Probabilmente è da lì che bisognerà ripartire. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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In coda per ritirare i nuovi permessi (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 05-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

QUESTURA. CARTA ELETTRONICA PER GLI IMMIGRATI Lunghe attese ogni mercoledì Ieri rilasciati 230 certificati In coda per ritirare i nuovi permessi In coda per ore davanti all'Ufficio Immigrazione della questura per ritirare i nuovi permessi di soggiorno: una carta elettronica che contiene, oltre alla fotografia, i più importanti dati personali, comprese le impronte digitali. Accade tutti i mercoledì mattina, giorno dedicato al ritiro di quell'indispensabile documento. Ieri, ne sono stati rilasciati 230. L'orario degli uffici è dalle 9 alle 12. Le code iniziano poco prima delle 8. Dentro, negli uffici, ancora un po' d'attesa. Ma con qualche «comfort» in più. Ieri, intorno alle 11, uomini e donne di ogni etnia ed età attendevano, ammassati ma composti, il proprio turno, con in mano il «numerino cartaceo» (progressivo, assegnato a ognuno di loro in base all'ora di arrivo). C'era chi aveva preso un giorno di ferie, altri qualche ora di permesso. Nessuno protestava. I poliziotti sulla porta gestivano il «traffico» con grande solerzia e puntualità. Anche con grande pazienza, perché agli agenti gli stranieri, lì con le mani piene di carte bollate, si rivolgevano per qualsiasi problema; e loro, i poliziotti, davano spiegazioni, offrivano consigli e informazioni su tutto. Erano tantissimi coloro che non sapevano «più cosa e come fare: la burocrazia ci manda in confusione», spiega una donna dell'Est sulla trentina. La precedenza assoluta per l'accesso agli uffici a donne incinta, o col bimbo in braccio, e anziani. L'ufficio è rimasto aperto oltre le 12, cioè fino a quando non sono finiti i «numerini cartacei». Evitabili, quelle code sul marciapiede al freddo? «Si tratta di un problema che stiamo già affrontando, alla ricerca della soluzione migliore», fanno sapere dalla questura di Alessandria. E aggiungono: «Comunque, il rilascio dei permessi di soggiorno avviene su prenotazione, e sarebbe opportuno che i cittadini stranieri rispettassero i tempi assegnati. E' inutile arrivare alle 7 o alle 8, per poi attendere per ore il proprio turno».\

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"Burocrazia più semplice ma va finita la tangenziale" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 05-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il sindaco di Castell'Alfero "Burocrazia più semplice ma va finita la tangenziale" Castell'Alfero è uno dei Comuni dove negli ultimi tempi sono sorte più attività, produttive e di vendita: il centro commerciale ai confini con il Comune di Asti, ne è un esempio. Ma ci sono anche aree produttive meno visibili, ma altrettanto «vivaci». A spiegare i motivi di questo fenomeno è il sindaco, Angelo Marengo. Qual è, a suo giudizio, l'attrazione maggiore per le imprese che arrivano in questa zona? «La nostra area industriale si trova in uno snodo particolarmente felice: la presenza della tangenziale che finisce a Portacomaro Stazione ci mette facilmente in comunicazione con tutte le principali autostrade, verso Milano, Torino o Genova». Come avete favorito questo sviluppo? «Sicuramente semplificando al massimo la burocrazia, anche se si devono rispettare le regole che mirano a salvaguardare il paesaggio e l'ambiente. Qui da noi, ad esempio, siamo soggetti al vincolo del torrente Versa, che ci dà problemi di tipo idrogeologico, di cui si deve tenere conto». C'è qualcosa che si può ancora fare per favorire ulteriormente gli insediamenti? «Manca il proseguimento della tangenziale, che deve portarci oltre Calliano, aprendo così una via verso il nord».

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Quella giungla di accreditamenti fuori controllo (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 05-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Quella giungla di accreditamenti fuori controllo Ai domiciliari la dirigente «storica» dell'ufficio accreditamenti Montino (Pd) : «Non c'è turn over e i dirigenti si sentono impuniti» In quell'ufficio si capiva che c'era qualcosa che non andava e poi un dirigente, così potente, per tanti anni allo stesso posto, non va bene». Si capiva, in Regione, che qualcosa in quell'ufficio accreditamenti non andava. Agnese D'Alessio dirigente giovane, bella, efficiente e potente ne era a capo da più di dieci anni dunque anche all'epoca dei fatti contestati dalla procura di Velletri (2005-2007). Da poche settimane era stata spostata in un altro assessorato: «Un cambio fatto proprio nell'ottica di far ruotare le poltrone per evitare lo strapotere dei dirigenti», dice il vicepresidente della Regione, Esterino Montino. Anche Tiziana Petucci, ex dirigente dell'ufficio finanziario, era in attesa di andare altrove, magari in un altro assessorato. Quando ieri, però, in via Cristoforo Colombo, i Nas sono andati a comunicarle dei domiciliari, era ancora su una poltrona importante, impegnata a ricoprire temporaneamente le funzioni nientemeno che dell'ex direttore generale della programmazione sanitaria, Alessandro Correani, libero professionista da qualche mese altrove. È da quall'ufficio, ieri la dirigente storica è stata messa ai domiciliari, che passa la burocrazia degli accreditamenti per le cliniche private. È dagli uffici della Asp, invece, che esce la proposta di tetto di spesa per le strutture, pubbliche e private. Sempre all'Asp si fa il punto su quante e quali prestazioni servono al territorio. Non si fanno i controlli, però, almeno sulla riabilitazione privata. Quelli spettano alle Asl, dicono dall'agenzia. Controlli inesistenti, nonostante gli attacchi di ieri del Pdl alla maggioranza regionale, sotto la giunta Storace. «Abbiamo trovato un sistema tutto allo sbando - ha detto ieri Montino - Difficile da rimettere in piedi soprattutto perché i direttori non sentono la responsabilità dei controlli: si sentono impuniti». Controlli assenti ieri, difficili oggi. «Ci vuole un sistema nazionale di valutazione e controllo sulla sanità - rilancia il senatore (Pd) Lionello Cosentino - Che fa l'Asp? Che fanno gli uomini del Tesoro presenti nei collegi dei revisori dei conti nelle Asl?». Anche sull'Asp, già contestata per aver nominato dirigenti in tempi di stretta sui conti e chiusura di ospedali, ieri si è abbattuta una tegola. Ai domiciliari Rodolfo Conenna, uomo del direttore generale dell'agenzia, Claudio Clini, suo amico di vecchia data dai tempi del Santobono di Napoli quando Clini era direttore generale e Conenna direttore di dipartimento. Arrivato all'Asp come dirigente addetto al coordinamento delle aree, da poco era responsabile dei sistemi informatici: «La vicenda mi sorprende, comunque non siamo noi che controlliamo sulla riabilitazione privata» - dice il direttore generale Claudio Clini. Oggi alle 12.30, intanto, il governatore Marrazzo ha convocato un vertice con tutti i direttori generali. Se le responsabilità verranno accertate l'accreditamento per la San Raffaele di Velletri verrà revocato - fanno sapere dalla Regione. Per ora non si può fare. Il dossier G.S. ROMA

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via baltimora, il giardino dei 500 irriducibili - sara strippoli (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 05-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina XI - Torino A Santa Rita un folto gruppo di combattivi cittadini scende in trincea per salvare due ettari verdi "Il Comune vuol dare via libera a nuovi palazzi, ma questo è il nostro polmone. E c´è un vincolo..." Via Baltimora, il giardino dei 500 irriducibili Nella guerra alla variante li aiutano solo un consigliere di quartiere e pochi giovani architetti SARA STRIPPOLI A vederli così, tutti insieme davanti alla porta di un campetto di calcio a sfidare il freddo per difendere il loro giardino di via Baltimora (quartiere Santa Rita) che combatte con il gelo e la decadenza, un po´ ti si stringe il cuore. Perché pensi: cosa potranno fare questi uomini e donne - soprattutto donne, in stragrande maggioranza pensionati - per difendere il loro giardino contro la burocrazia, come possono essere più forti di parole come oneri di urbanizzazione, esigenze di far cassa del Comune che vuole vendere e approva una variante d´uso che permette l´arrivo di altri palazzi? Poi ti raccontano e capisci che, comunque vada, loro saranno irriducibili, di una generazione abituata a combattere senza perdersi d´animo. Pronti ad andare fino in fondo. Lo promettono: altri palazzi qui non s´hanno da fare: «Lo aveva detto anche il geometra Gusetti, il costruttore che all´inizio degli anni 70 aveva costruito le nostre case». Cosa aveva detto il Gusetti che doveva essere un personaggio se da queste parti non lo hanno dimenticato? «Che quest´area serviva ad alleggerire la via, che altre case no, proprio non ci stavano, andavano bene i servizi, ci voleva un piccolo polmone verde per gli abitanti della via». Se lo diceva Gusetti negli anni 70, i peggiori anni per lo sviluppo urbanistico delle città, perché dovrebbe far peggio la giunta di Sergio Chiamparino, quella della città che cambia pelle, che punta alla qualità della vita? Dicono così in via Baltimora, signore con il cappellino in lana rossa e signori un po´ curvi ma dagli occhi vivaci. Si chiamano Luigi Napoli, Franco Protano, Elda e Grazia Barberis, Elda Visca, Franco Villa, Giuseppe Balbis, il più ottimista: «Ci hanno detto che c´è uno spiraglio, che faranno un incontro, bisogna essere fiduciosi». Non chiamateli quelli del No, si arrabbiano: «Noi siamo cittadini che hanno sempre obbedito a tutto, ma abbiamo diritti che vogliamo siano rispettati, abbiamo presentato una petizione popolare firmata da 510 persone, una risposta che ci dovevano dare e non ci è mai arrivata nei termini previsti dal regolamento, un vincolo messo dal donatore che ha regalato l´area al Comune, secondo il quale quest´area deve rimanere adibita ad uso pubblico e sociale fino al 2015, vedremo cosa ne pensa un legale». Via Baltimora, cuore di Santa Rita, 107 mila abitanti. Al numero 91 un tempo c´era un centro socioterapeutico per disabili intellettivi; dal giugno 2006 è vuoto, cadente. Attorno c´è il giardino, quasi due ettari, c´è un campetto da calcio, panchine, spazio per le rose se qualcuno le vuole piantare. C´è anche una comunità di gatti di cui si prende cura un anziano che abita nella via. Nel campetto in estate si disputa il torneo fra ragazzi disabili e consiglieri della circoscrizione, due o tre volte all´anno si organizzano piccole feste di quartiere. Poi ci vengono gli anziani a chiacchierare. Si lamenta Elda Barberis: «Hanno un bel dire che non molto distante c´è il parco Rignon o Piazza d´Armi, una persona di ottant´anni non cammina venti minuti per andare in un posto dove non riesce neppure a trovare una panchina libera». Dopo mezz´ora arriva correndo un ragazzo, trent´anni o poco più. è un giovane architetto, si chiama Paolo Alessandria e anche lui ha da raccontare la sua su questo posto: «Siamo un gruppo di giovani professionisti, architetti, artigiani, un pittore. Abbiamo scritto al Comune per chiedere che ci lasciassero utilizzare l´edificio per i nostri laboratori. Noi eravamo pronti a bonificare, visto che c´è l´eternit, e il giardino sarebbe stato ovviamente per i residenti del quartiere». Un´idea, giovani professionisti alleati degli anziani, risorse nuove, una scommessa di occupazione concreta per il territorio. Nessuno ha risposto a quella lettera. Al fianco delle signore e dei signori di via Baltimora è rimasto soltanto Giorgio Bottiglieri, consigliere di circoscrizione di Rifondazione. La circoscrizione era in linea con il Comune. Anche il suo partito in Consiglio comunale ha votato a favore della variante, ma lui ha deciso che continuerà a sostenere la lotta dei cinquecento fino alla fine. E spiega perché: «è una questione morale. In questa vicenda mi schiero anche contro la posizione del mio partito perché sono convinto che abbiano commesso un errore, anche politico. Combattono contro il grattacielo del San Paolo e si mostrano indifferenti quando si parla di un´area verde che gli abitanti sono rimasti soli a difendere». Si può ancora tornare indietro, due aste per la vendita dell´area (6 milioni e 300 mila euro) sono andate deserte. «Resta solo una possibilità - dice Bottiglieri - quella di fare una delibera di revoca annullando la variante, restituendo così l´area verde ai cittadini».

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il governatore rivolta il suo staff arriva busalacchi, de santis in uscita (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 05-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina II - Palermo L´ex dirigente generale ormai in pensione avrà un ruolo da super consulente Il governatore rivolta il suo staff arriva Busalacchi, De Santis in uscita Il neo nominato "Il presidente mi ha chiesto di far ripartire la burocrazia" A fine agosto, in un´intervista a Repubblica, aveva detto di «essere pronto a rientrare nell´amministrazione. Se mi chiamano, eccomi qua». Ma era più che altro una provocazione, una delle tante di Francesco Paolo Busalacchi, fra i più esperti burocrati della Regione, in pensione da sette anni e mai tenero nei confronti di governanti e colleghi. Non ha mai amato Cuffaro, mentre nei confronti di Lombardo aveva sospeso il giudizio: «è un democristiano che sta lì, con il sabot in mano, e vuole vedere le puntate», aveva detto. Era difficile immaginare, per Busalacchi, che il governatore lo volesse al suo fianco. E invece Lombardo, alla ricerca di un colpo d´ala per la sua azione amministrativa, ha deciso di aprirgli le porte di Palazzo d´Orleans, dandogli ampi poteri. Il ruolo è quello di esperto ma la sua collaborazione, si legge in una nota della presidenza della Regione, sarà espletata «in diversi settori strategici sui quali il governatore punta per modernizzare il sistema Sicilia». Insomma, una sorta di superconsulente. «Avevo delle perplessità - ammette Busalacchi - perché in questi ultimi anni ho fatto altro. Ma Lombardo mi ha convinto facendo leva sul mio amore per l´istituzione. Cosa mi è stato chiesto? Di far ripartire la macchina burocratica, di seguire la riorganizzazione degli uffici in seguito alla riforma dei dipartimenti. Metto a disposizione la mia esperienza. La Regione è cambiata da quando sono andato via? Forse, ma quest´amministrazione può paragonarsi alle Meninas di Velasquez. Tante versioni, sempre la stessa... «. Il dirigente, fra gli altri compiti, dovrebbe occuparsi anche di programmazione dei fondi europei. Busalacchi, 63 anni, palermitano, è stato in Regione dal 1972 al 2002. Ha iniziato la propria carriera alla guida della segreteria della giunta regionale con il presidente Piersanti Mattarella. Ed è stato uno dei più stretti collaboratori di Rino Nicolosi. Troverà a Palazzo d´Orleans un altro dirigente dei tempi di Nicolosi: Nino Scimemi, nominato di recente capo di gabinetto da Lombardo. Il governatore punta sul contributo dei grand commis in pensione ma presto - giura chi gli sta vicino - completerà il suo staff con giovani dirigenti in servizio negli assessorati. Di certo, la nomina di Busalacchi segna la volontà di imprimere un cambio di marcia alla sua azione amministrativa, dopo le polemiche sulla paralisi legata all´attuazione della riforma dei dipartimenti. Un rilancio che passerà da altre nomine. Anche perché negli ambienti dell´Mpa viene confermata la possibilità che il capo della segreteria tecnica, l´ex sindacalista Beppe De Santis (uno degli ideologi del movimento di Lombardo) lasci presto il ruolo di capo della segreteria tecnica, il cuore pulsante della presidenza della Regione. De Santis dovrebbe avere un ruolo all´interno del dipartimento Programmazione. Movimenti che si accompagnano allo spoils system dei dirigenti generali che, per legge, Lombardo deve applicare entro i primi giorni di aprile. e. la.

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mazzette per accelerare le pratiche "abbiamo due santi in paradiso" - oriana liso (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 05-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina VII - Milano La spartizione Il caso Dompè I dirigenti infedeli in allarme dopo la retata dei Cerato: "Io prendo un mese di ferie e sparisco" Mazzette per accelerare le pratiche "Abbiamo due santi in paradiso" Andrea cosa ti ha dato? Diecimila? Allora tu te ne tieni seimila e ne dai quattromila a me Fai chiamare dalla Letizia l´ingegner Balladore che poi con lui mi arrangio io ORIANA LISO (segue dalla prima di Milano) La paura di quei giorni emerge dalle intercettazioni telefoniche tra i due: il direttore del settore Servizi cimiteriali - fino a quel momento molto attento alle sue telefonate perché scottato da un precedente interessamento della giustizia - parla a ruota libera. Ed è la Ferrari «a dirgli di piantarla». «Smettila, ti stai facendo trascinare in questa merda qua, se tu fai così io mi prendo un mese di ferie e sparisco», gli dice il 23 ottobre. E quando lui le ricorda: «Sia da me che da te prendono tutte le carte», la sua collaboratrice risponde netta: «Io non ho più... non ho niente». In quelle telefonate non era più, Balladore, quel dirigente di lungo corso «accentratore, con rapporti pessimi con tutti quelli che non erano nella sua squadra», come raccontano ora in Comune. Negli uffici di via Larga, secondo la ricostruzione degli investigatori guidati da Marco Ciacci, per anni i due sono stati molto disponibili alle richieste dei Cerato. Di Andrea, soprattutto, ma anche suo padre Alcide e suo fratello Massimo non potevano essere all´oscuro di quelle mazzette che oliavano la burocrazia. Tanto che Andrea sospirava e rimbrottava il fratello su una pratica fatta male e segnalata dalla Ferrari: «Fino a quando avremo due santi in paradiso non c´è problema... «. Le pratiche per le tombe sono lunghe, a volte troppo: così ai clienti danarosi - o semplicemente a chi commissionava opere così costose da non poter notare qualche migliaio di euro in più - il sodalizio Cerato-Balladore-Ferrari assicurava una corsia preferenziale. A volte, anche sollecitando i clienti a far valere le loro conoscenze. è il caso di Claudio Dompè, dell´omonima famiglia di industriali farmaceutici. Nel computer di Cerato c´è un riferimento, nel file "cassa 2008": 30/4 - ing x Dompè - euro 5.000". Scrive il gip: «La famiglia Dompè, già cliente della San Siro, si era rivolta a Cerato Massimo per le esequie della madre, organizzando la tumulazione al cimitero Monumentale, nella tomba di famiglia. L´operazione comportava il coinvolgimento dell´amministrazione comunale e dei ritardi di questa Dompè si doleva con Massimo Cerato in una telefonata del 18 dicembre 2007. Il Dompè chiamava Massimo per comunicargli che a gennaio avrebbe incontrato il sindaco di Milano per risolvere la questione della sepoltura. Massimo gli suggeriva di far chiamare dalla "Letizia" l´ingegner Balladore, di parlargli e di avvisarlo quando questo avveniva, in quanto lui avrebbe chiamato a sua volta l´ingegnere con cui aveva rapporti quotidiani e che "si sarebbe arrangiato lui"». Per "arrangiarsi", per prendere accordi, decidere prezzi, c´erano i pranzi nei ristoranti del centro, ma anche passeggiate all´aria aperta, incontri in luoghi pubblici dove era difficile ascoltare le loro conversazioni. Un posto che pensavano fosse sicuro era l´auto. Ma si sbagliavano: il 13 ottobre scorso Balladore e la Ferrari parlano a ruota libera. Dice la Ferrari: «Andrea cosa ti ha dato? Dieci? Allora tu te ne tieni sei e me ne dai quattro». E, in effetti, nel famoso file di cassa, quel giorno vengono annotati diecimila euro destinati al solito "ing". Mesi prima, a febbraio, i cinque arrestati si erano a lungo occupati di un´altra vicenda, molto più delicata. Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali emerge il loro comune interesse sulle conseguenze del nuovo regolamento di polizia mortuaria che doveva essere approvato di lì a breve. Cerato, Balladore e Ferrari - scrive il gip - «concertavano le repliche da opporre al superiore di Balladore sulla definizione del prezzo da applicare ai funerali convenzionati dal Comune e l´assegnazione in turni per le imprese di pompe funebri». Un conflitto di interessi, per il gip: «Il comportamento del Cerato è da stigmatizzare anche in considerazione del ruolo istituzionale di rappresentante della associazione di categoria: mentre in tale veste incontrava i rappresentanti del Comune per difendere gli interessi di categoria, segretamente incontrava Balladore e Ferrari per concordare il contenuto delle convenzioni in funzione degli interessi del gruppo San Siro». I tre concordavano i contenuti del regolamento, ma anche - dopo - «la linea comune da tenere con i rispettivi interlocutori». Una sinergia che torna, un mese dopo, anche nella vicenda del Misef, la privatizzazione del settore cimiteriale. In questo caso, come raccontano le indagini, è il capofamiglia, Alcide, che «detta le linee guida che la Ferrari avrebbe dovuto seguire nella stesura dello statuto».

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<Con quei due santi in paradiso non avremo problemi> (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 05-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2009-02-05 num: - pag: 3 categoria: REDAZIONALE Le intercettazioni «Con quei due santi in paradiso non avremo problemi» SEGUE DA PAGINA 1 «In Comune — ha detto agli inquirenti — c'è qualcuno che mi vuole male, mi spia..». A spiarlo, invece, era la polizia. Che lo ascoltava al telefono e lo intercettava anche in auto mentre con la fedele Carla si spartiva la tangente. «Seimila a te — dice lei — e quattro a me». Finiti in galera i Cerato, Balladore però s'è innervosito. Ed è sempre Carla Ferrari, il 22 e il 23 ottobre 2008, a cercare di calmarlo. «Piantala — dice la funzionaria — stai calmo... anche perché abbiamo già chiesto se abbiamo procedimenti intestati e non risulta nulla». E il giorno dopo: «Smettila, ti stai facendo trascinare in questa merda qua, io allora se tu fai così prendo un mese di ferie e sparisco... guarda che non sarà bello quando arriveranno i carabinieri...». Ma l'ingegnere non si placa: «Sia da me che da te prendono tutte le carte...». E Carla: «Io non ho più niente...». Sempre disponibile, il Balladore. Lo si capisce bene anche dalla telefonata intercettata il 18 dicembre del 2007 tra Massimo Cerato e Claudio Dompè, alle prese con la sepoltura della madre. La polizia sente e annota. Dompè, un po' scocciato dalla burocrazia, dice che «a gennaio avrebbe incontrato la Moratti per risolvere la questione, visti i ritardi degli uffici preposti...». E Cerato gli suggerisce «di far chiamare dal sindaco l'ingegner Balladore, di parlare con questi e di avvisarlo quando questo avveniva, perché avrebbe chiamato a sua volta Balladore, una persona con la quale aveva rapporti quotidiani e si sarebbe arrangiato lui». Sempre uniti, i Cerato e la coppia Balladore-Ferrari. Anche quando la San Siro inserisce per errore due certificati di morte in una sola pratica. Uno in bianco, l'altro con tanto di malattia che avrebbe causato il decesso. La Ferrari chiama Andrea Cerato e lo rimprovera: «Se non me accorgevo succedeva un casino... bisogna stare attenti». Andrea si scusa, poi alza il telefono e ribalta il fratello Massimo, responsabile di avere inserito un certificato in bianco, prova degli imbrogli di famiglia: «Fino a quando avremo due santi in paradiso (Balladore e Ferrari, ndr) non ci saranno problemi, ma quando i santi non ci saranno più episodi del genere non si potranno ripetere...». Biagio Marsiglia

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Spogli all'Italia: "Attenti, rischiate lo status di potenza economica" (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica.it" del 05-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

ROMA - Con un appello accorato, quasi addolorato, ma durissimo, l'ambasciatore americano a Roma Ronald Spogli ha salutato i giornalisti italiani invitati per un pranzo d'addio a Villa Taverna. Fra poche settimane l'amministrazione Obama nominerà un nuovo ambasciatore per sostituire l'italo-americano scelto tre anni fa da George Bush: il pranzo di ieri è stato l'occasione per un ultimo appello a reagire per raddrizzare il percorso intrapreso dall'Italia, con un intervento dedicato a quelle che ritiene essere le maggiori deficienze del sistema Italia in economia, energia e istruzione. "L'Italia non può mantenere lo status di potenza economica se i suoi risultati rimangono così bassi", dice Spogli. ECONOMIA In questi mesi "l'ambasciata ha cercato di incoraggiare quei cambiamenti economici e quelle riforme necessarie per affrontare la bassa crescita dell'Italia". "L'Italia si colloca ripetutamente molto in basso nelle classifiche internazionali sulle condizioni per fare business e investire. Tutti conosciamo i problemi: una burocrazia lenta, un mercato del lavoro rigido, la criminalità organizzata, la corruzione, la lentezza della giustizia, la mancanza di meritocrazia e un sistema di istruzione che non risponde ai bisogni del XXI secolo". "Gli italiani dovrebbero sollecitare i cambiamenti per far crescere il paese e soprattutto di cercare di costruire un consenso intorno ad essi". ISTRUZIONE Un tema fondamentale per Spogli è quello della qualità dell'Istruzione: "Se c'è un settore in Italia in cui la relazione fra l'impegno e il suo riconoscimento è più debole, a me sembra che questo settore sia proprio l'istruzione superiore". Spogli individua la sfiducia degli studenti, il rischio di perdere i giovani talenti, tutto aggravato dalla "mancanza di forti legami tra il mondo accademico e quello dell'impresa". L'università per l'ambasciatore americano "è una tragedia nazionale: è imbarazzante che non ci sia una sola università italiana nei primi posti delle classifiche internazionali". Spogli ha suggerito di scegliere tre università "una del Sud, una del Nord una del Centro per concedere loro uno status speciale e incentivi mirati; si tratterebbe di sviluppare un programma per portare in dieci anni queste università ai primi posti delle graduatorie mondiali". ENERGIA Infine l'ambasciatore americano ha sottolineato l'importanza, non solo per l'Italia, della sicurezza energetica, sottolineando che il paese ha "compiuto progressi nella diversificazione delle fonti energetiche", ma la sfida per gli italiani "sarà costruire il più ampio consenso possibile sui progetti energetici", così che "non ci sia la tentazione da parte dei governi che si succederanno di cancellare o di cambiare radicalmente i progetti già avviati. "Vorrei esortare l'Italia ad adottare un piano di sicurezza energetica concreto e realistico che promuova la diversificazione attraverso un uso migliore delle risorse nazionali e un diverso mix di fornitori". "L'Italia ha già visto troppe grandi opere rimaste incompiute e la priorità della sicurezza energetica è troppo importante per risentire dei capricci della politica". La fine dell'intervento di Spogli è stata inevitabilmente ottimista: "Proseguendo sulla strada finora intrapresa l'Italia può centrare i suoi obiettivi: la mia è un'analisi dura, ma il lavoro che ho fatto in tre anni e mezzo mi dà la convinzione che il paese ce la possa fare. Bisogna cambiarlo dal basso, un mattone alla volta". AFGHANISTAN Affrontando il tema della politica estera dei governi italiani con cui ha lavorato (quello guidato da Romano Prodi e quelli di Silvio Berlusconi), Spogli ha sostenuto invece di aver visto una sostanziale continuità nelle linee d'azione delle due coalizioni. "Il centrosinistra ha dato il suo maggior segnale di diversità col ritiro del contingente in Iraq, ma il tutto è stato gestito in maniera concordata". Anche il centrodestra, dopo la vittoria del 2008, ha dimostrato di voler continuare nel solco della tradizione della politica estera italiana. Spogli ha anche rivelato che per il momento non c'è ancora nessuna richiesta americana per incrementare il numero dei soldati in Afghanistan, ma prevede che l'amministrazione Obama chiederà un maggiore impegno, "e ritengo che l'Italia risponderà favorevolmente a una richiesta di maggiore impegno". (5 febbraio 2009

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Sgambetto dell'Ue ai giovani agricoltori (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 06-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

il caso I finanziamenti del Programma di sviluppo rurale Sgambetto dell'Ue ai giovani agricoltori GIANFRANCO QUAGLIA TORINO La grande voglia di rinnovamento, i segnali di vitalità che l'agricoltura del Piemonte manifesta ormai da mesi, in controtendenza con il generale pessimismo e la recessione degli altri settori produttivi, sono purtroppo frenati da burocrazia, complicazioni tecnologiche e informatiche. E non ultima dalla diffidenza che forse Bruxelles nutre nei confronti degli agricoltori italiani, facendo di ogni erba un fascio. Ne sanno qualcosa le centinaia di imprese agricole piemontesi che hanno aderito al Psr (Programma di sviluppo rurale), strumento che con le «misure» previste apre bandi per contributi ad ampio raggio (giovani, diversificazione di attività produttive, investimento, agrindustria). A gestire questo grande «bonus», che dovrebbe cambiare il volto del settore primario in Piemonte, è la Regione. Sui tavoli dell'assessore regionale all'agricoltura, e su quelli dei suoi funzionari, in pochi mesi è arrivata una valanga di domande. Ma contemporaneamente si è abbattuto anche uno «tsunami» di proteste, a causa di ritardi nelle erogazioni dei contributi e decine di migliaia di domande bloccate. Che cosa è accaduto? A spiegarlo è lo stesso assessore, subissato di richieste di chiarimenti: «Siamo costretti ad attenerci ai regolamenti comunitari. La documentazione presentata non è ritenuta sufficiente. Il nuovo sistema, basato sulle fotografie aeree e sulla loro interpretazione, si è rivelato molto complicato. Ogni discrepanza tra dichiarazioni delle aziende e rilevazione aerea fa sì che si blocchi il processo e non venga autorizzato il pagamento. A tutt'oggi la Regione, l'Arpea (l'agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura) e i centri di assistenza agricola sul territorio hanno risolto numerose anomalie: ne restano 85 mila, di cui quasi 40 mila già sistemate e presto abilitate al pagamento, sulle 265 mila iniziali. Oltre 12 mila domande sono già state liquidate o sono in via di liquidazione». Alcune delle cosiddette «anomalie» riscontrate riguardano in particolare la pianura irrigua: le fotografie non rilevano le arginature, i canaletti d'irrigazione, che invece sono parte integrante della risaia, così come i produttori agricoli hanno denunciato nella domanda. La difformità d'interpretazione blocca ogni domanda. A fine marzo - dice l'assessore - comunque dovrebbe essere ultimata tutta la voluminosa pratica relativa alle domande presentate nel 2007. Ad aprile 2008 si potrà cominciare a liquidare le domande riguardanti il 2008. Una corsa contro il tempo che - spera Taricco - potrà essere vinta. Nel frattempo, per sveltire le procedure e a fronte delle numerose richieste che hanno superato ogni aspettativa, la Regione ha deciso di incrementare le risorse, per finanziare il maggior numero possibile di aziende, stanziando 27 milioni di euro aggiuntivi alle varie misure. «Inoltre - aggiunge Taricco - abbiamo adottato una metodologia nell'elaborazione delle graduatorie, che ha reso più snello e veloce il processo di autorizzazione ai pagamenti. La graduatoria provvisoria si costruisce sulla base dei punteggi auto-attribuiti dalle imprese stesse al momento della presentazione. L'istruttoria viene effettuata a partire dalle domande che hanno punteggio più alto, in base a criteri oggettivi. In questo modo riusciremo a finanziare tutte le domande dei giovani che hanno i requisiti e almeno il 40% delle domande sugli altri bandi». L'altro punto di malcontento riguarda i premi Pac, anche questi erogati da Bruxelles per integrare i redditi. L'ammontare relativo al 2008 è di 340 milioni di euro. A fine gennaio il Piemonte aveva ricevuto dal Ministero delle Politiche Agricole (che deve stanziare le risorse in quanto destinario dei fondi comunitari) circa 73 milioni di euro. Con le anticipazioni regionali sono stati erogati 158 milioni di euro. In febbraio sono attesi altri 60 milioni di euro dal Ministero.

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"cara italia attenta, così non va" l'amaro addio dell'ambasciatore usa - vincenzo nigro (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 06-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 17 - Esteri L´università L´energia "Cara Italia attenta, così non va" l´amaro addio dell´ambasciatore Usa Discorso irrituale per il fine mandato di Ronald Spogli è semplicemente una tragedia nazionale, neanche una in testa alle classifiche internazionali Ci vuole un piano energetico da realizzare senza tener conto dei cambi di governo VINCENZO NIGRO ROMA - L´italo-americano Ronald Spogli lascia l´Italia. Con un appello addolorato ma durissimo, l´ambasciatore americano a Roma saluta i giornalisti italiani a Villa Taverna. E lancia il suo ultimo avvertimento al paese "dei miei avi", nel quale ha servito per tre anni e mezzo l´Amministrazione di George Bush. «Italia stai attenta, rischi di andare a sbattere», dice in sostanza Spogli, «non potrai mantenere il tuo status di potenza economica se i tuoi risultati rimarranno così bassi, se la tua università continua ad essere una tragedia nazionale, se non ti darai un piano energetico nazionale che possa essere realizzato senza tener conto dei cambi di governo». Spogli inizia mettendo i piedi nel piatto della crisi economica del sistema-Italia. «In questi mesi l´ambasciata ha cercato di incoraggiare quei cambiamenti economici e le riforme necessarie per affrontare la bassa crescita: l´Italia si colloca ripetutamente molto in basso nelle classifiche internazionali sulle condizioni per fare business e investire». Spogli individua i problemi uno per uno, ci manca che faccia i nomi: «Una burocrazia lenta, un mercato del lavoro rigido, la criminalità organizzata, la corruzione, la lentezza della giustizia, la mancanza di meritocrazia». A parte le riforme economiche (alle quali da ambasciatore ha lavorato senza tregua, mettendo in contatto il business sulle due sponde dell´Atlantico) Spogli individua un altro tema centrale, quello dell´istruzione. «Se c´è un settore in Italia in cui la relazione fra l´impegno e il suo riconoscimento è più debole, a me sembra che questo settore sia proprio l´istruzione superiore». Spogli parla di «sfiducia degli studenti, del rischio di perdere i giovani talenti, il tutto aggravato dalla mancanza di forti legami tra il mondo accademico e quello dell´impresa». L´università italiana per l´ambasciatore americano è semplicemente «una tragedia nazionale: è imbarazzante che non ci sia una sola università italiana nei primi posti delle classifiche internazionali». L´ambasciatore suggerisce di scegliere tre università «una del Sud, una del Nord una del Centro per concedere loro uno status speciale e incentivi mirati: un programma per portare in dieci anni queste università ai primi posti nel mondo». Altro tema strategico quello della sicurezza energetica: la sfida «sarà costruire il più ampio consenso possibile sui progetti energetici, così che non ci sia la tentazione da parte dei governi che si succederanno di cancellare o di cambiare radicalmente i progetti già avviati». Spogli ha anche rivelato che per il momento non c´è ancora nessuna richiesta americana per incrementare il numero dei soldati in Afghanistan, ma prevede che l´amministrazione Obama chiederà un maggiore impegno: «Ritengo che l´Italia risponderà favorevolmente». Boris Biancheri, storico ambasciatore d´Italia a Washington e oggi presidente dell´Ansa, ieri era tra gli invitati al pranzo di Spogli: «Io da ambasciatore posso giudicare irrituale questo saluto di Spogli, forse lo avrei accompagnato con esempi positivi sugli sforzi, sui progressi che l´Italia comunque è riuscita a realizzare. Ma la realtà è che quelle parole sono giuste, la realtà è che l´Italia rischia davvero, e nessuno potrà dire che un amico come Spogli ce lo ha nascosto».

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rissa futurista all'ottagono e finazzer litiga con i vigili (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 06-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina IX - Milano L´assessore ha difeso i ballerini che riproducevano dal vivo il celebre quadro di Boccioni Rissa futurista all´Ottagono e Finazzer litiga con i vigili L´evento promosso dal Comune era fissato da tempo De Corato: "Ma il volume era alto" «Rissa in Galleria», titolo decisamente azzeccato quello della performance di danza che ieri ha dato il via ai festeggiamenti del centenario del movimento futurista a Milano. Durante la rappresentazione dello spettacolo che si svolgeva all´Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele, infatti, una rissa - verbale - è andata in scena tra l´assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory e i vigili urbani, arrivati per il troppo rumore. Visita a sorpresa che l´assessore non ha particolarmente gradito. Erano le due e mezzo del pomeriggio quando nel pieno della performance dei 33 ballerini contemporanei diretti dalla coreografa Ariella Vidach, ispirata al celebre dipinto futurista di Umberto Boccioni, una pattuglia di vigili si è presentata all´Ottagono per controllare che tutte le autorizzazioni fossero in regola, mandando su tutte le furie Finazzer Flory a cui è stato chiesto anche un documento di identità: «Finché ci sarà una burocrazia così cieca, così nemica dell´arte, sarà difficile cambiare questo Paese - ha commentato l´assessore - I vigili ragionano come fossimo macchine, invece siamo uomini e abbiamo bisogno di camminare e di muoverci. Due vigilesse, di bell´aspetto ma di poca comprensione, ci hanno chiesto le autorizzazioni e se fossimo in regola con i decibel. è una città che va avanti a multe, invece di pensare alla bellezza e alla cultura. I vigili sono abituati a controllare le auto e non sanno più cosa sono gli uomini». Aggiungendo poi: «Un pezzo del Comune chiede l´autorizzazione a noi che abbiamo organizzato l´evento. Siamo alla follia». L´evento infatti era in programma da settimane e le autorizzazioni erano regolari. Tanto che la performance ha potuto continuare regolarmente - ci sono state tre repliche nel pomeriggio - e non è stata fatta alcuna multa. «è stato un qui pro quo - ha detto in serata il vicesindaco Riccardo De Corato che è anche assessore alla Sicurezza - La musica era a volume alto e alla polizia locale sono arrivate chiamate dagli uffici e dai negozi della Galleria. Ma è bastato abbassare il volume e tutto è proseguito regolarmente. Non è stata elevata nessuna multa». Le celebrazioni del centenario proseguono oggi con l´apertura a Palazzo Marino della mostra «Futurismo 1909-2009. Velocità + Arte + Azione» in programma fino al 7 giugno. (t. m.)

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camerino ha aperto la strada "il mio ateneo con gli azionisti" (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 06-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina IV - Genova Parla Fulvio Esposito, rettore nelle Marche, autore della riforma a cui si ispira Genova Camerino ha aperto la strada "Il mio ateneo con gli azionisti" Obiettivi: meno burocrazia, risparmio, riunificazione di didattica e ricerca A Camerino la riforma scatta lunedì grazie al silenzio assenso del ministero «Questo Ateneo diventerà una casa dalle pareti di vetro», così spiega la sua rivoluzione Fulvio Esposito, dal 2004 Rettore dell´Università di Camerino, la prima, in Italia, a cancellare le divisioni in facoltà. Proprio a Camerino si è esplicitamente ispirato il Rettore dell´Università di Genova Giacomo Deferrari per la sua riforma dello Statuto che sta creando clamore nel nostro ateneo. «Ci siamo incontrati diverse volte con Deferrari - spiega Esposito - lo stimo e lo conosco fin dai tempi del mio soggiorno a Genova, negli anni ´80, quando lavoravo all´Ist. Sono onorato che ci abbia preso a modello, ma devo confessare che ci sono molti professori liguri cui devo qualcosa per la riuscita della nostra operazione». Cita Alessandro Schiesaro, Giunio Luzzatto, lo stesso Deferrari. Parla con un velo di emozione, Esposito, perché proprio lunedì scadranno i sessanta giorni previsti dalla legge, nel corso dei quali il Ministero per l´università e la Ricerca potrebbe eccepire sul nuovo Statuto di Camerino. Quindi se entro tre giorni Esposito non riceverà alcuna comunicazione, il silenzio-assenso del ministero darà il definitivo via libera alla riforma. Si è messo in gioco completamente, Esposito, per riuscire nella sua rivoluzione. A un certo punto decise di rimettere il suo mandato: «Siccome quel progetto scardinava molte logiche di potere, ci fu una piccola ma potente opposizione - ricorda � così decisi di dimettermi dal ruolo di rettore. Ma la comunità universitaria condivideva il progetto e mi rielesse». Dopo avere messo a punto la prima bozza di riforma dello Statuto, Esposito la pubblicò su Internet, aprì un blog e invitò docenti, tecnici, studenti e ricercatori a partecipare alla discussione: « Oggi a Camerino ci sono cinque facoltà e dodici dipartimenti - spiega il Rettore - con il nuovo statuto queste strutture saranno cancellate lasciando il posto, più semplicemente, a sei scuole, ciascuna con un suo direttore». Esposito spiega che gli obiettivi della riforma sono principalmente due (e coincidono con quelli di Deferrari): la razionalizzazione e la sburocratizzazione dell´Ateneo e, di non minore importanza, la riunificazione di didattica e ricerca. «Superando la divisione tra facoltà, che oggi si occupano solo di didattica, e dipartimenti, che invece lavorano sulla ricerca - racconta Esposito - riportiamo didattica e ricerca a essere un unico humus vitale». Anche a Camerino Senato accademico e Consiglio di amministrazione sono stati ridisegnati: «Per spiegare il nostro modello possiamo fare l´esempio dei Comuni - illustra Esposito - il nuovo Senato corrisponde al consiglio comunale, il Cda alla giunta del sindaco. Ecco perché il Rettore non parteciperà al Senato e presiederà invece il Consiglio». Il Cda è ridotto all´osso: solo sette membri. Oltre al Rettore e al direttore amministrativo, il presidente e i rappresentanti del "Comitato dei sostenitori". Che non è altro che un team di sponsor, istituzionali o privati, che decideranno di puntare sull´Università di Camerino. Li chiama "stakeholders", Esposito, in pratica "azionisti". Poi, ci sarà un "garante", eletto da tutte le componenti della comunità universitaria. Il Senato avrà 24 membri con "voci" equivalenti, tra docenti, ricercatori, tecnici amministrativi e studenti.

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Bloccato il Finazzer-show in Galleria <I ghisa? Ragionano come macchine> (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 06-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 32 del 2009-02-06 pagina 4 Bloccato il Finazzer-show in Galleria «I ghisa? Ragionano come macchine» di Marta Bravi L'assessore in Vittorio Emanuele per una performance con musica e ballerini: due vigilesse chiedono i documenti. La replica: «Burocrazia cieca e nemica...» INFURIATO Il responsabile della Cultura: «È una città che va avanti a multe, ma noi non ci fermeremo...» Chi l'avrebbe mai detto? Nome più profetico non si sarebbe potuto trovare: «Rissa in galleria». Sì proprio la dotta citazione del celebre quadro di Boccioni scelta dal Comune per intitolare la performance che apre la mostra sul Futurismo. Il nome è davvero diventato realtà: lo spettacolo si è trasformato in una rissa vera a propria. Ore 14 di ieri, galleria Vittorio Emanuele, sta andando in scena la performance futurista ideata dall'assessore alla Cultura del Comune, Massimiliano Finazzer Flory, per la regia di Ariella Vidach: trentatre ballerini mimano il celeberrimo quadro di Umberto Boccioni. Dopo una manciata di minuti arrivano due vigilesse a interrompere l'evento. Chiedono autorizzazioni e permessi. Gli agenti sono stati allertati dai passanti che si lamentano per l'intralcio dovuto al balletto e dai negozianti che protestano per il volume troppo alto della musica. Ma il peggio deve ancora arrivare: le vigilesse chiedono i documenti all'assessore, alla regista e alla coreografa con l'intenzione di multarli. E qui Finazzer Flory monta su tutte le furie. Esibendosi in una performance degna del suo iracondo predecessore, Vittorio Sgarbi. «Diamo libertà a questa città con l'arte e con gli artisti» ha urlato. Scroscio di applausi dei presenti. «Coraggio e spirito autenticamente futurista» ha commentato Paola Frassinetti, vicepresidente della Commissione cultura della Camera. «Siamo alla follia, un pezzo del comune chiede le autorizzazioni a noi che abbiamo organizzato l'evento. I vigili ragionano come fossimo macchine, invece siamo uomini e abbiamo bisogno di camminare e di muoverci. É una città che va avanti a multe, invece che pensare alla bellezza e alla cultura. I vigili ragionano come fossimo macchine, invece siamo uomini e abbiamo bisogno di camminare e di muoverci». Inutile dire che gli uffici dell'assessorato avevano tutti in documenti in regola: permesso di occupazione di suolo pubblico, a quello per lo spettacolo, fino alla deroga, chiesta previdentemente, per i decibel. «Finché ci sarà una burocrazia così cieca, così nemica dell'arte, sarà difficile cambiare questo paese. Intanto noi oggi andiamo avanti, faremo come da programma la performance ancora alle 15, alle 16 e alle 17» ribatte battagliero l'assessore. «Questa logica burocratica e di basso profilo - dichiara la Frassinetti - non si addice a una città come Milano che, non a caso, ha dato i natali al Movimento del futurismo. Il futurismo significa creatività movimento e fantasia, ed è pertanto una vera contraddizione voler menomare quelli che sono i suoi requisiti essenziali». Alla fine non è stata fatta nessuna multa. E l'assessore ha avuto un assaggio dell'atmosfera molto poco futurista della città che ha dato i natali al movimento. Pace all'anima di Boccioni. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Tettamanzi: più fondi anticrisi Alle famiglie 2,5 milioni di euro (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 06-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2009-02-06 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE Tettamanzi: più fondi anticrisi Alle famiglie 2,5 milioni di euro Guzzetti: iniziativa più concreta di altre, giusto contribuire Quasi due milioni e mezzo. è questo, raggiunto in poco più di un mese, l'ammontare del Fondo Famiglia-Lavoro istituito dal cardinale Dionigi Tettamanzi per chi il lavoro, a causa della crisi, nei prossimi mesi lo perderà. Una iniziativa volta anche a promuovere anche una «sobrietà laica» e — dato non da poco — a «costo zero» per quanto riguarda la sua gestione: il che è stata una delle molle principali a convincere la Fondazione Cariplo a contribuirvi con un milione di euro. «Sapere che neanche un soldo cadrà per terra o in spese amministrative — ha detto il presidente Giuseppe Guzzetti — è un messaggio fondamentale anche rispetto a iniziative simili promosse in passato da altri ». Il contributo della fondazione, appena votato all'unanimità dal Cda della Fondazione, si aggiunge ai 358 mila euro già versati invece da singoli privati, istituti religiosi, o altri gruppi di persone. Il progetto, ha ricordato ieri l'arcivescovo in una conferenza stampa cui è intervenuta persino la Bbc, intende «sostenere le famiglie in estremo disagio per la perdita del lavoro»: intendendo il termine «famiglia» nel senso più ampio, dai felicemente sposati ai separati con figli da mantenere comunque. Nessuna intenzione di «sostituirsi » alle istituzioni, ha sottolineato ancora, ma anzi un richiamo alla responsabilità di ciascuno e a rifuggire dagli alibi: «Noi interveniamo dove le istituzioni non arrivano». Col minimo di burocrazia possibile: e la molteplice rete delle parrocchie, dei centri Caritas, delle Acli, cui ci si potrà rivolgere per le richieste di aiuto, avrà appunto il compito di vagliarle in modo snello anche grazie alla conoscenza diretta delle situazioni. «Il primo passo dei nostri interventi — spiega Giuseppe Bottalico dell'Acli — sarà proprio quello di aiutare le persone a percorrere, perché spesso non sanno come fare, tutte le strade di possibile accesso al welfare ordinario. Dopodiché, dove il welfare non arriva, potremo intervenire noi». Sempre in modo «mirato», mai a pioggia. Magari per contribuire alla rata del mutuo, o a una spesa imprevista, a una tassa scolastica, che l'improvvisa perdita del lavoro rende difficile affrontare. «Fino a un massimo di mille euro per volta», chiarisce il presidente del fondo Luigi Testore. Domande ancora non ne sono arrivate, ha aggiunto, ma la campagna è appena iniziata. «E la responsabilizzazione del territorio — ha concluso Guzzetti — è un elemento determinante». Istruzioni per l'uso sul sito www.chiesadimilano. it. Insieme Il cardinale Dionigi Tettamanzi con il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti, per parlare di crisi Paolo Foschini

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Futuristi, rissa in Galleria Scontro Finazzer-vigili (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 06-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2009-02-06 num: - pag: 5 categoria: REDAZIONALE La performance e l'assessore Futuristi, rissa in Galleria Scontro Finazzer-vigili La vigilessa e l'assessore. Lei viene chiamata dai passanti e negozianti scocciati da balli e rumore, vuole solo sapere se è tutto in regola: «Documenti prego». Lui, Massimiliano Finazzer Flory, è l'organizzatore, non ci crede, si fa teso in volto e infine sbotta: «Finché ci sarà una burocrazia così cieca, così nemica dell'arte, sarà difficile cambiare questo Paese». La lite artistica era prevista: una «Rissa in Galleria» per festeggiare la mostra sul futurismo a Palazzo Reale. Il battibecco con i ghisa no: è stata una performance fuori programma. L'equivoco nasce alle due di ieri pomeriggio. Una compagnia di 33 giovani danzatori-attori in costume mette in scena l'omonimo quadro di Boccioni in Galleria Vittorio Emanuele. è una «Rissa» teatrale. Ma l'irruzione sembra vera, altroché. «Siamo stati chiamati da cittadini allarmati dal vociare e dal caos», fanno sapere dal comando di polizia locale. Pochi minuti e scattano i controlli. Autorizzazioni, licenze, «tutto in regola?». La rissa diventa un faccia a faccia. La vigilessa di fronte all'assessore alla Cultura (il video è su Internet). «Mi hanno chiesto i documenti, io non glieli ho dati. Che mi multino!», sbotta lì per lì Finazzer: «Un pezzo di Comune chiede a noi se abbiamo le autorizzazioni, a noi che le abbiamo in qualche modo realizzate e che siamo del tutto in regola. Siamo veramente alla follia». Sì, ma come è finita la rissa?, ci si chiederà. Senza feriti: equivoco chiarito, nessun verbale staccato. A. St.

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Freni economici (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 06-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-02-06 num: - pag: 6 categoria: BREVI Freni economici L'Italia è «il fanalino di coda nelle classifiche internazionali sulle condizioni per fare business e investire». Per una serie di problemi ancora irrisolti: «Burocrazia pesante, mercato del lavoro rigido, criminalità organizzata, corruzione» Università «è una tragedia nazionale imbarazzante che non ci sia una sola università italiana nei primi posti delle classifiche internazionali. Gli studenti sono pessimisti sul futuro, sfiduciati per colpa di un sistema non meritocratico» Grandi opere Monito ai governi per la tentazione di cancellare progetti già avviati, come il nucleare: «L'Italia ha visto già troppe grandi opere incompiute e la priorità della sicurezza energetica è troppo importante per risentire dei capricci della politica»

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<Italia, potenza a rischio declino> Spogli, un addio con polemiche (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 06-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-02-06 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE «Italia, potenza a rischio declino» Spogli, un addio con polemiche L'ambasciatore scelto da Bush: «Troppa burocrazia e corruzione» Alla colazione con la stampa a Villa Taverna: «Obama chiederà al vostro Paese un maggior impegno in Afghanistan» ROMA — L'espressione che rende meglio l'idea di ciò che ha assestato ieri al nostro Paese Ronald Spogli, l'ex compagno di studi di George W. Bush, che parte oggi da Roma dopo esser stato per oltre tre anni l'ambasciatore degli Stati Uniti, è un termine romano: «'na sveglia». Letteralmente significa schiaffo, schiaffone, botta. Ma risulta efficace anche perché alla parola «sveglia» resta addosso il significato italiano, qualcosa che ha lo scopo di interrompere un sonno. Il «relativo declino» e la «lenta crescita » dell'economia italiana, ha osservato Spogli, costituiscono per il nostro Paese un problema «molto più serio della recessione in atto». Un problema di «lungo periodo», e non l'unico. «è una tragedia nazionale, direi imbarazzante, che non ci sia una sola università italiana nei primi posti delle classifiche internazionali», ha fatto presente questo finanziere, e professore universitario, che oggi chiude la propria parentesi in diplomazia. Colazione a Villa Taverna per salutare a fine mandato alcuni giornalisti. Dopo lasagne e insalata, Spogli, californiano con un nonno di Gubbio, ha risposto a domande sulla linea del presidente Barack Obama verso l'Italia e ha confermato che sarà sollecitato più impegno per l'Afghanistan: «Questa richiesta verrà, forse nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. L'Italia è a mio avviso pronta a fare di più». Da mesi Palazzo Chigi e Farnesina cercano di evitare in materia attriti con Washington. Il governo Berlusconi si è preparato a portare il numero dei militari in Afghanistan dai 2.270 dell'autunno a 2.800, ma promette, più che nuovi soldati, l'impiego di reparti di élite e istruttori. «Se sarà in grado di offrire più unità militari è da vedere, ma io penso che l'Italia risponderà alle richieste della nuova Amministrazione», ha affermato Spogli. è nel discorso di saluto che l'ambasciatore ha assestato la sveglia. «Mi sono chiesto come mai gli italiani non reagiscono nel vedere costantemente il proprio Paese agli ultimi posti delle classifiche sulla competitività mondiale. L'Italia non può mantenere lo status di potenza economica se i suoi risultati rimangono così bassi», ha avvisato. Ai partiti, il consiglio di uno «spirito unitario »: «Tutti conosciamo i problemi: una burocrazia pesante, un mercato del lavoro rigido, la criminalità organizzata, la corruzione, la lentezza della giustizia, la mancanza di meritocrazia e un sistema di istruzione che non risponde ai bisogni del XXI secolo». C'è stato chi ha domandato se ci fossero anche suggerimenti per la crisi della finanza americana, ma nessuno ha confutato le tesi sull'Italia. «Perché non si scelgono tre università — una del Nord, una del Sud e una del Centro — e gli si concedono uno status speciale e incentivi mirati? », ha proposto Spogli per portare quelle università, in dieci anni, «ai primi posti» nel mondo. Su gas e petrolio, una probabile anticipazione di mosse dell'Amministrazione demo-cratica: «Vorrei esortare l'Italia ad adottare un piano di sicurezza energetica realistico che promuova la diversificazione attraverso un uso migliore delle risorse nazionali e un diverso mix di fornitori». Tra le righe, un fastidio per l'aria serafica di centrosinistra e centrodestra nell'individuare in Mosca uno dei fornitori preferiti di energia. Commiato Ronald Spogli, 60 anni, è stato nominato ambasciatore Usa in Italia nel 2005. Ieri ha ricevuto a Villa Taverna i giornalisti per un pranzo d'addio (Ansa) Maurizio Caprara

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<Rispettato da George W. e da Barack il Paese non è peggiorato e reagirà> (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 06-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-02-06 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE Peter Secchia Ex capo della rappresentanza Usa «Rispettato da George W. e da Barack il Paese non è peggiorato e reagirà» WASHINGTON — «Sono molto sorpreso. Visitai Roma lo scorso settembre e lo incontrai. Mi parlò bene dell'Italia, sia pure osservando che è un Paese con molti problemi. Non ho letto le sue dichiarazioni ai vostri media. Ma se sono quelle che dite, era meglio se non le avesse fatte. Comunque è l'opinione di un uomo, non del governo americano, né di quello che è appena uscito di scena né di quello che vi è appena entrato. Tutte le nostre amministrazioni hanno avuto, e sono certo che avranno, una buona opinione dell'Italia». Al telefono dal suo ufficio, nel Michigan, Peter Secchia, l'ex ambasciatore americano a Roma sotto Bush padre, spiega che a suo parere alcune critiche di Spogli sono fondate. Ma aggiunge che di rado la situazione in Italia è stata facile o lineare. E commenta che, per quanto faticoso e involuto sia quasi sempre il suo cammino, «alla fine gli ostacoli vengono superati e si verifica l'ennesimo miracolo italiano». Forse è questa diversità dall'America, così organizzata, ad aver indotto Spogli a equivocare, conclude. Lei non condivide il giudizio del suo successore? «Per pronunciarmi, ripeto, dovrei leggere ciò che ha detto. Ma a prima vista mi sembra un giudizio duro e infondato. Ci sono diplomatici che si tirano troppo indietro e diplomatici che si spingono troppo avanti. Ma un ambasciatore dovrebbe riflettere il giudizio del proprio governo, e sia Bush sia Obama rispettano l'Italia». Che giudizio si è fatto del nostro Paese, visitandolo di nuovo a settembre? «L'ho trovato un po' in difficoltà. Come dice Spogli, che è un mio amico, c'è molta burocrazia, i sindacati continuano a paralizzare il mercato del lavoro, e i due fenomeni insieme ritardano le innovazioni tecnologiche e diminuiscono l'efficienza del Paese. Ma questo non è un segreto per nessuno. L'Italia non mi è sembrata peggiorata». Secondo Spogli, di questo passo l'Italia non sarà più una potenza economica. «Non voglio fare battute, ma c'è il rischio che non regga alla crisi nessuna economia, quella americana inclusa. è chiaro che l'Italia è più debole dell'America e che ha difetti strutturali e difetti di costume come il numero eccessivo di scioperi. Ma l'imprenditoria italiana ha sempre saputo riemergere». Come vede i futuri rapporti tra l'America e l'Italia? «Penso che saranno ottimi come sempre. L'Italia rimane uno degli alleati più importanti nella Nato, con funzioni cruciali nei Balcani e nel Medio Oriente. è stata al nostro fianco in Iraq e in Afghanistan e continuerà a dare un importante contributo alla stabilità e alla pace in queste e altre regioni. Gli ambasciatori cambiano ma i rapporti secondo me sono immutabili». Ennio Caretto

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Senza svolta l'Italia rischia il declino (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 06-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-02-06 - pag: 11 autore: Rapporti con gli Usa. L'addio amaro dell'ambasciatore Spogli «Senza svolta l'Italia rischia il declino» Carlo Marroni ROMA P arole di affetto condite da critiche durissime. Il saluto di Ronald Spogli, ambasciatore Usa in Italia negli ultimi tre anni e mezzo, ha rispecchiato il suo carattere sanguigno e la tendenza a parlare con una franchezza sempre sorprendente. Spogli, dimissionario dal 21 gennaio e che da oggi lascia la carica dopo l'insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca, a Villa Taverna ha salutato la stampa con un discorso più da politico che da diplomatico. L'Italia, ha detto di fronte a oltre 200 giornalisti, «non può mantenere lo status di potenza economica sei suoi risultati rimangono così bassi. Il cuore del problema risiede nelle politiche e nel clima economico. Il problema di fondo di una lenta crescita nel lungo periodo è molto più serio della recessione in atto». Un tema caro a Spogli, che nella sua vita privata è imprenditore e finanziere: «L'Italia si colloca ripetutamente molto in basso nelle classifiche internazionali sulle condizioni per fare business ed investire ». Quarantuno mesi di missione sotto la presidenza di George W. Bush, suo amico, che lo hanno visto affrontare tematiche molto calde come la partecipazione italiana alla missione in Afghanistan, le polemiche di Condoleezza Rice, la vicenda della base aerea di Vicenza e il presunto sbarramento del governo di centro-sinistra all'americana AT&T sul salvataggio di Telecom. «Una burocrazia pesante, un mercato del lavoro rigido, la criminalità organizzata, la corruzione, la lentezza della giustizia, la mancanza di meritocrazia e un sistema di istruzione che non risponde ai bisogni del XXI secolo », per non parlare dell'istruzione uni-versitaria: è «una tragedia nazionale, quasi imbarazzante, che non ci sia una sola università italiana nei primi posti delle classifiche internazionali ». Questo è per Spogli il quadro a tinte fosche dell'Italia,paese in declino anche prima della crisi finanziaria e della recessione tanto da essere considerata il «malato d'Europa». Consapevole della durezza delle critiche mosse durante il pranzo di congedo con i giornalisti italiani, Spogli ha tenuto a sottolineare che «ogni critica è sempre stata scandita nel massimo rispetto» anche se le sue bacchettate gli hanno portato il soprannome di "ambasciator che porta pena". Eppoi l'energia: l'Italia deve cogliere «l'opportunità» rappresentata dalla recente crisi delle forniture di gas russo «per garantire una reale sicurezza energetica. Vorrei esortare l'Italia ad adottare un piano di sicurezza energetica concreto e realistico». Sul futuro delle relazioni italostatunitensi con la nuova amministrazione Obama, Spogli non ha dubbi: «Sarà improntata alla continuità. L'Italia è oggi in testa alla classifica dei Paesi nostri amici». Anche se sul nodo principale di politica estera, l'Afghanistan,l'amministrazione Obama chiederà al governo Berlusconi di fare sforzi ulteriori. Infatti formalmente non è ancora stato chiesto all'Italia di fare di più in Afghanistan, ma l'ormai ex ambasciatore ha manifestato la netta sensazione che «questa richiesta verrà già nei prossimi giorni, forse nelle prossime settimane ». L'Italia, ha aggiunto, «a mio avviso è pronta a collaborare di più, si vedrà se vedrà se sarà in grado di offrire più unità militari». Ma sicuramente, si è detto certo Spogli, la risposta di Roma alla nuova amministrazione americana sarà «positiva». Ex ambasciatore. Ronald Spogli ANSA

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Troppi nomi uguali, a Chioggia soprannomi nei documenti (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 06-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 32 del 2009-02-06 pagina 19 Troppi nomi uguali, a Chioggia soprannomi nei documenti di Giuseppe Marino Autorizzazione del ministero per risolvere il caos dell'anagrafe: il 30 per cento della popolazione si chiama Boscolo o Tiozzo Poche righe di decreto ministeriale, attese entro fine mese, per mettere fine all'ultima delle baruffe chiozzotte. Ma in questo caso le liti amorose di goldoniana memoria c'entrano poco: a creare il caso che ha fatto discutere tutta Chioggia nei mesi scorsi è stata la semplice emissione della tessera sanitaria elettronica voluta dalla Regione. Il solito rettangolino di plastica tipo carta di credito che nel resto del Veneto funziona senza problemi, ma a Chioggia si è scontrato con un rebus anagrafico che la tecnologia non è riuscita a sciogliere. Su 50.000 residenti del grosso centro in provincia di Venezia, diecimila di cognome fanno Boscolo e altri cinquemila Tiozzo. In paese ormai ci sono abituati e a risolvere la situazione ci ha pensato un'antica tradizione, comune ad altri centri del Nord Italia a scarso tasso di «contaminazione» con cognomi venuti da fuori: ogni signor Tiozzo e signora Boscolo che si rispetti ha un soprannome che contraddistingue il ceppo familiare a cui appartiene. E così, anche se quando Chioggia si è trovata alle elezioni comunali a dover votare scegliendo tra Tiozzo e Tiozzo, il soprannome di ciascun candidato ha chiarito ogni dubbio politico. Tutto bene dunque finché a dover fare i conti col caos dei cognomi non è stata la rigidità della burocrazia. Al momento di distribuire le tessere è scoppiato il caos. I registri sono impazziti, i postini sono arrivati sull'orlo del suicidio. Basti dire che nell'elenco del telefono di Chioggia ci sono 40 pagine di Boscolo. Per 9600 tessere non si è riusciti a portare a termine la consegna. Cosa fare per risolvere il problema? Il sindaco Romano Tiozzo detto «pagio» (dalla pagiara, il cumulo di fieno a forma di casa) ha chiamato a raccolta il vicesindaco Boscolo «Todaro», il comandante dei vigili Boscolo «Netti», l'assessore alla Cultura Boscolo «Pecchie» e quello al Demanio Boscolo «Capon». Nel summit hanno convenuto che l'unica soluzione era ricorrere alla tradizione: gli oltre 200 soprannomi che contraddistinguono da sempre paesano da paesano. Si sono rivolti al ministero dell'Interno sottoponendo la questione e hanno ottenuto di poter piegare la burocrazia. Una volta emanato il decreto, il soprannome acquisterà valore legale. Per Boscolo e Tiozzo nati dal primo febbraio diventerà come un secondo cognome, alla spagnola. E nel frattempo verrà inserito in ogni documento, dalla carta d'identità alla tessera magnetica, al codice fiscale. Chissà se i 50 Giuseppe Boscolo di Chioggia saranno felici che il fisco possa rintracciarli più agevolmente. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Bloccato il Finazzer-show in Galleria "I ghisa? Ragionano come macchine" (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 06-02-2009)

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n. 32 del 2009-02-06 pagina 4 Bloccato il Finazzer-show in Galleria "I ghisa? Ragionano come macchine" di Marta Bravi Troppo rumore per la "Rissa Futurista". L?assessore alla Cultura in Vittorio Emanuele per una performance con musica e ballerini: due vigilesse chiedono i documenti. La replica: "Burocrazia cieca e nemica... è una città che va avanti a multe, ma noi non ci fermeremo..." Chi l?avrebbe mai detto? Nome più profetico non si sarebbe potuto trovare: «Rissa in galleria». Sì proprio la dotta citazione del celebre quadro di Boccioni scelta dal Comune per intitolare la performance che apre la mostra sul Futurismo. Il nome è davvero diventato realtà: lo spettacolo si è trasformato in una rissa vera a propria. Ore 14 di ieri, galleria Vittorio Emanuele, sta andando in scena la performance futurista ideata dall?assessore alla Cultura del Comune, Massimiliano Finazzer Flory, per la regia di Ariella Vidach: trentatre ballerini mimano il celeberrimo quadro di Umberto Boccioni. Dopo una manciata di minuti arrivano due vigilesse a interrompere l?evento. Chiedono autorizzazioni e permessi. Gli agenti sono stati allertati dai passanti che si lamentano per l?intralcio dovuto al balletto e dai negozianti che protestano per il volume troppo alto della musica. Ma il peggio deve ancora arrivare: le vigilesse chiedono i documenti all?assessore, alla regista e alla coreografa con l?intenzione di multarli. E qui Finazzer Flory monta su tutte le furie. Esibendosi in una performance degna del suo iracondo predecessore, Vittorio Sgarbi. «Diamo libertà a questa città con l?arte e con gli artisti» ha urlato. Scroscio di applausi dei presenti. «Coraggio e spirito autenticamente futurista» ha commentato Paola Frassinetti, vicepresidente della Commissione cultura della Camera. «Siamo alla follia, un pezzo del comune chiede le autorizzazioni a noi che abbiamo organizzato l?evento. I vigili ragionano come fossimo macchine, invece siamo uomini e abbiamo bisogno di camminare e di muoverci. é una città che va avanti a multe, invece che pensare alla bellezza e alla cultura. I vigili ragionano come fossimo macchine, invece siamo uomini e abbiamo bisogno di camminare e di muoverci». Inutile dire che gli uffici dell?assessorato avevano tutti in documenti in regola: permesso di occupazione di suolo pubblico, a quello per lo spettacolo, fino alla deroga, chiesta previdentemente, per i decibel. «Finché ci sarà una burocrazia così cieca, così nemica dell?arte, sarà difficile cambiare questo paese. Intanto noi oggi andiamo avanti, faremo come da programma la performance ancora alle 15, alle 16 e alle 17» ribatte battagliero l?assessore. «Questa logica burocratica e di basso profilo - dichiara la Frassinetti - non si addice a una città come Milano che, non a caso, ha dato i natali al Movimento del futurismo. Il futurismo significa creatività movimento e fantasia, ed è pertanto una vera contraddizione voler menomare quelli che sono i suoi requisiti essenziali». Alla fine non è stata fatta nessuna multa. E l?assessore ha avuto un assaggio dell?atmosfera molto poco futurista della città che ha dato i natali al movimento. Pace all?anima di Boccioni. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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[FIRMA]MASSIMO GUERRETTA VENEZIA Un paio di colpi per abbattere il passato ed entrare in una n... (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 07-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

[FIRMA]MASSIMO GUERRETTA VENEZIA Un paio di colpi per abbattere il passato ed entrare in una nuova era. Il presidente del Veneto, Giancarlo Galan, ha scelto la mazza per scardinare il tabellone contagiorni che scandiva il conto alla rovescia per l'apertura del Passante di Mestre. «E' la fine dei miei incubi», ha detto il governatore dopo aver fatto scomparire la scritta elettronica, arrivata a più 279. Domani alle 14 il via libera al passaggio delle auto. Dopo l'arrivo in elicottero (pioggia permettendo) del premier Silvio Berlusconi e il ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli sarà varato definitivamente il Passante, l'arteria attesa da oltre trent'anni che diventerà realtà da Bonisiolo, frazione di Mogliano Veneto. Con i vertici governativi saliranno nel Trevigiano anche i 581 sindaci del Veneto per brindare al nastro d'asfalto di 32 chilometri necessario per bypassare la tangenziale di Mestre - diventata simbolo di ingorgo ospita 150 mila veicoli al giorno - per gli autoveicoli provenienti dalla Lombardia e dal Veneto Occidentale e diretti a NordEst. Costato 986 milioni di euro, fino a cinque anni fa pareva ancora una chimera. Una delle classiche opere destinata a rimanere nel cassetto, una bella incompiuta rimasta invischiata nel marasma della burocrazia. Complanari, percorsi larghi, tunnel: le ipotesi si sono alternate nonostante l'obiettivo fosse sempre stato chiaro: decongestionare l'area metropolitana dell'entroterra veneziano e velocizzare il trasporto su gomma nel Nord-Est, territorio spesso glorificato come «locomotiva d'Italia» e cruciale nell'ambito della mobilità europea per il Corridoio V Lisbona-Kiev e il corridoio adriatico. Tre decenni di dibattiti, ipotesi, progetti e polemiche che ora lasciano il posto alle auto e ai Tir. L'approvazione del progetto preliminare da parte del comitato interministeriale per la programmazione economica è del 7 novembre 2003. Il dirigente della Regione Silvano Vernizzi viene nominato commissario delegato per l'emergenza socio-economico-ambientale della viabilità di Mestre. Nel 2004 il Passante diventa realtà: il 30 aprile viene siglato il contratto, il 20 settembre l'approvazione del progetto definitivo e l'11 dicembre l'avvio dei lavori. Programmati inizialmente in 1.320 giorni di passione, con la data del vernissage fissata al 2 maggio 2008. «Siamo stati costretti a rinviare l'inaugurazione per colpa dell'ex ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio - attacca Galan - che ci ha imposto di spostare un tratto di circa 300 metri. Altrimenti la data sarebbe stata rispettata». Tecnici, operai, forze dell'ordine ed esperti della viabilità stanno lavorando a tempo di record per il Passante-Day: ieri sera, e fino a questa mattina alle 6, è stato chiuso lo svincolo A/27-A/4 in direzione Venezia, mentre dall'alba a domenica alle 14 stop alle auto allo svincolo A/27-A/4 in direzione Trieste. Cantieri necessari per realizzare gli innesti, tracciare la segnaletica orizzontale e posizionare i cartelli. Il tutto mentre i comitati festeggiano gli accordi raggiunti con Vernizzi («E' la prima opera pubblica concertata con i comitati in Italia», dicono), ma i sindaci ribelli non mancano. Tra loro Franco Zanata, primo cittadino di Preganziol, che ha minacciato di chiudere il casello del suo comune (sarà il primo ad aprire, tra una settimana, mentre per gli altri bisognerà attendere maggio) per non ritrovarsi le strade intasate dai Tir. Nonostante si preveda di triplicare il traffico nell'area del Nord-Est nei prossimi 15 anni, la congiuntura economica del 2008 ha in realtà causato un calo del trasporto su gomma, e negli scenari studiati dai tecnici le reti viarie limitrofe al Passante potranno godere di un calo tra il 15 e il 25 per cento. Il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, guarda già avanti: «Mancano ancora dei tasselli e delle opere complementari. E si dovrà costruire al più presto anche la Romea commerciale, per lo sviluppo verso Sud».

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"La burocrazia ferma lavori per 700 milioni" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 07-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

MONCALIERI COMUNE, IL BILANCIO OSPEDALI LA DENUNCIA COSTRUTTORI E CONFSERVIZI: TEMPI INFINITI PER APRIRE I CANTIERI All'interno Rapinatrice incinta abortisce dopo un colpo in banca 70 milioni in meno più investimenti e crescerà la Tarsu Referendum sul futuro di Sant'Anna e Regina Margherita "La burocrazia ferma lavori per 700 milioni" Massaggi hard Fisioterapista in manette Massimiliano Peggio Beppe Minello Servizio Così rischiano di svanire 25 mila nuovi posti nel 2009 Lo accusano quattro pazienti Lavorava in uno studio del centro Niccolò Zancan Malcontati, sono 700 e rotti milioni. Investimenti disponibili nel 2009, che rischiano di infrangersi contro gli scogli della burocrazia: autorizzazioni, concessioni edilizie, espropri, fideiussioni, prezziari non aggiornati... Ce n'è abbastanza per allungare a dismisura i tempi dei cantieri. Peggio ancora quando alcune opere diventano strumento di lotta politica. La ricaduta occupazionale è di oltre 25 mila posti di lavoro. Numeri forniti da Confservizi Piemonte e Valle d'Aosta e dal Collegio Costruttori Edili della Provincia. Dai trasporti all'edilizia, non c'è comparto che si salvi. Un esempio: 18 mesi per i cantieri che richiedono i «pareri» di enti terzi. Poca roba rispetto ai 36 mesi delle «grandi opere». La Valutazione di impatto ambientale (VIA), spauracchio delle imprese, prevede, da sola, un tempo minimo di sei mesi. Alessandro Mondo ALLE PAGINE 44 E 45

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Burocrazia inflessibile "congelati" 700 milioni (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 07-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

36 domande a 18 Burocrazia inflessibile "congelati" 700 milioni mesi per le grandi opere Il vero spauracchio per gli imprenditori è la Valutazione di impatto ambientale Paolo Romano ad Smat mesi per parere da enti terzi «Solo fra due anni arriverà il parere per l'acquedotto della Valle Orco» [FIRMA]ALESSANDRO MONDO Malcontati, sono 700 e rotti milioni. Investimenti disponibili nel 2009, in grado di attivare un volano con cui contrastare il vento della recessione, che rischiano di infrangersi contro gli scogli della burocrazia: autorizzazioni, concessioni edilizie, espropri, fideiussioni, prezziari non aggiornati... Ce n'è abbastanza per allungare a dismisura i tempi dei cantieri. Peggio ancora quando alcune opere diventano strumento di lotta politica. La posta in gioco è la competitività del territorio, legata a doppio filo alla dotazione di infrastrutture, ma soprattutto la ricaduta occupazionale: oltre 25 mila posti di lavoro. Numeri forniti da Confservizi Piemonte e Valle d'Aosta e dal Collegio Costruttori Edili della Provincia. La sfrondatura dei passaggi burocratici, in fase di studio, si tradurrà in un rapporto indirizzato a chi dovrà farne tesoro. I destinatari dell'appello lanciato dalle associazioni guidate da Paolo Romano (Confservizi) e Alessandro Cherio (Collegio costruttori), sono vari come i timbri che devono mettere: Governo, Regione, enti locali, enti terzi (Anas, Ferrovie, Magistrato del Po), magistratura amministrativa (Tar, Consiglio di Stato). Dai trasporti all'edilizia, non c'è comparto che si salvi. Qualche esempio? Tre mesi per ottenere le autorizzazioni relative a lavori su suolo pubblico comunale, 6 mesi per opere che interessano terreni privati o strade regionali e provinciali, 18 mesi per i cantieri che richiedono i «pareri» di enti terzi. Pareri meditati, dato che la media sale a 18 mesi. Poca roba rispetto ai 36 mesi delle «grandi opere». La doverosa Valutazione di impatto ambientale (VIA), spauracchio delle imprese, prevede, da sola, un tempo minimo di sei mesi: al netto dei ricorsi. L'inceneritore del Gerbido, rimpallato fra Tar e Consiglio di Stato, o i tempi cospicui della centrale di cogenerazione di Torino Nord rappresentano la punta di un iceberg. La giungla delle autorizzazioni e la frammentazione dei soggetti incaricati di rilasciarle sono facce della stessa medaglia. Emblematico il caso delle dighe. Per quelle che raggiungono i 10 metri di altezza, e con una capienza di 100 mila metri cubi, il riferimento è la Regione. Se sono più alte, e più capaci, comanda Roma. Interlocutori diversi, timbri diversi. Alla Smat ricordano con nostalgia la parentesi 2007-2008, quando Mercedes Bresso aveva ottenuto la delega a commissario straordinario per affrontare l'emergenza-siccità: in 6 mesi arrivò la «VIA» per l'Acquedotto della Valle Susa. Un miracolo che non si ripeterà per quello della Valle Orco, destinato a rifornire 125 mila abitanti in 41 Comuni. Figurarsi la contestata diga di Combanera. Acqua, ma non solo. Qualche giorno fa era stato il presidente di Atc Torino Giorgio Ardito ad insorgere, tra le altre cose, contro la burocrazia e le procedure «cervellotiche». Basta accennare il problema a presidenti e manager di imprese grandi e piccole, pubbliche e private, per raccogliere un coro di sbuffi e sospiri. Non a caso la parte più consapevole della politica rappresentata dai vertici di Regione ed enti locali, consapevole perché si affaccia sul territorio martellato dalla recessione, ha cercato di spezzare la saldatura tra burocrazia e politica. A novembre Chiamparino ha convocato un tavolo aperto a tutte le forze politiche chiedendo un impegno bipartisan per facilitare investimenti che diventerebbero un formidabile strumento anticiclico. Il presidente della Provincia Saitta si era mosso nella stessa direzione, ma sul fronte delle opere post-alluvione. I risultati non si sono ancora visti. «Serve un new deal piemontese per rilanciare il settore delle costruzioni e l'indotto». Parola di Paolo Romano, presidente di Confservizi Piemonte e ad di Smat. Non le sembra di esagerare? «No, anche se l'espressione può creare qualche fraintendimento. Non è il caso di guardare all'America degli Anni '30, basta sporgere il naso oltrefrontiera e osservare la Francia odierna: per le opere di elevato interesse pubblico i ricorsi si chiudono in tre mesi». E da noi? «La VIA per l'Acquedotto della Valle Orco, tenendo conto dei ricorsi, arriverà se va bene fra due anni. Eppure sono 145 chilometri di condotte a servizio di aree sotto stress idrico». Come se ne esce? «Snellendo le procedure. Con la Provincia abbiamo stipulato una convenzione-quadro, basata su una fideiussione unica che ci permette di intervenire sul sedime stradale senza accenderne una ogni volta. E' la strada giusta».

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Spogli e l'allarme sul declino Marcegaglia: fare di più (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 07-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-02-07 num: - pag: 22 categoria: REDAZIONALE Il caso Dopo il giudizio dell'ex ambasciatore Usa. Veltroni: crisi senza precedenti Spogli e l'allarme sul declino Marcegaglia: fare di più La presidente di Confindustria: vanno sostenute le imprese Meomartini (Snam Rete Gas): non siamo all'anno zero, bisogna continuare a investire sull'università MILANO — L'Italia in declino? In tempi di recessione mondiale non sarebbe poi così strano. In questo caso, però, il problema non è solo congiunturale. Se l'Italia non vuole perdere competitività rispetto ad altri Paesi «dove le imprese sono sostenute dai rispettivi governi » ha detto ieri il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, è necessario «fare di più per tutto il sistema delle Pmi». Un primo passo è stato fatto con il varo del piano di incentivi per l'industria dell'auto. Ma non basta. Giusto due giorni fa l'ambasciatore americano, Ronald Spogli, nel suo discorso di addio all'Italia ha avvertito che se continua ad occupare gli «ultimi posti delle classifiche sulla competitività mondiale», il nostro Paese corre il serio rischio di «uscire dal novero delle potenze economiche ». I nodi «li conosciamo tutti» ha spiegato l'ambasciatore: la mancanza di infrastrutture, l'eccessiva burocrazia, un mercato del lavoro rigido e «un sistema di istruzione che non risponde ai bisogni del XXI secolo». Del resto Spogli ha avuto gioco facile a ricordare all'Italia la sua difficile posizione nel panorama competitivo internazionale. Le classifiche internazionali sfornate nelle ultime settimane hanno fotografato un Paese sostanzialmente fermo. Nel ranking elaborato dalla Heritage Foundation insieme al Wall Street Journal sul livello di libertà economica, l'Italia è precipitata al 76Ë? posto nel mondo. La Banca Mondiale l'ha messa al 65Ë? posto (su 181 Paesi) per grado di apertura al business, mentre per livello di competitività è 25a (su 29 Paesi) secondo l'Ocse. «Non è possibile che della gravità della crisi economica in Italia si renda conto l'ambasciatore uscente degli Stati Uniti e non il governo. Che altro deve succedere perché il governo si renda conto che questa è una crisi che non ha precedenti», ha commentato il segretario del Pd, Walter Veltroni, d'accordo con l'analisi di Spogli. Certo c'è anche chi puntualizza su alcuni aspetti dell'allarme lanciato dall'ambasciatore, che non solo è di origini italiane e parla la nostra lingua, ma di sicuro è stato in questi anni attento osservatore delle vicende, economiche e non, del nostro Paese. Il presidente della Commissione Università e Orientamento di Confindustria, nonché numero uno di Snam Rete Gas, Alberto Meomartini, ritiene che negli ultimi anni ci sia stato «un progressivo avvicinamento delle imprese alle università, con risultati più che soddisfacenti. Sono cadute le barriere — spiega il manager —, penso al programma Lauree Scientifiche, che ci ha permesso di invertire il trend degli iscritti a Ingegneria, Matematica, Fisica, Chimica». Certo, Meomartini riconosce che c'è ancora strada da fare per raggiungere l'eccellenza, anche se «ci sono già atenei eccellenti sia pubblici che privati. Non siamo all'anno zero». Anche il governo si è mosso «pensando di premiare con fondi aggiuntivi le università migliori». Ma «il percorso deve andare avanti». E non può ovviamente fermarsi all'Università. F. D. R. \\ Ronald Spogli «L'Italia non può mantenere lo status di potenza economica se i suoi risultati rimangono così bassi»

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Le sei sedi del Quarto Municipio e il gioco dell'oca del cittadino (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 07-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Lettere - data: 2009-02-07 num: - pag: 12 categoria: REDAZIONALE Caro amico ti scrivo di Goffredo Buccini Le sei sedi del Quarto Municipio e il gioco dell'oca del cittadino Caro Buccini, ti chiedo scusa per disturbare ancora ma la risposta del IV Municipio di ieri all'argomento (burocrazia e suddivisione degli uffici, ndr) nella rubrica «Ci pensa il Corriere» mi ha fatto andare letteralmente in bestia! Ma che razza di risposta è, quella che vi hanno dato? Titolo: «Da dicembre due sedi che si sono divisi i compiti»... e poi un elenco di 6 dico 6 sedi! Ciascuna con un compito diverso !!! E noi «sudditi» (specie se anziani, con handicap, con mente non tanto sveglia, che non leggono il Corriere...) come facciamo a sapere dove andare? A me sembra che qui siamo veramente alla follia e, scusami, non capisco come la De Santis possa accettare una simile risposta (che non è interlocutoria in attesa della soluzione definitiva che abbia un minimo di logica ) senza alcun commento! Cordiali saluti Franco Barbalonga Caro Barbalonga, facciamo un po' di ordine. Su tua segnalazione mi sono riletto la risposta del IV Municipio. E, in effetti, è demenziale. Sembra un gioco dell'oca, con le caselle su cui il cittadino può sostare e le caselle dalle quali è costretto a rimbalzare indietro finendo ad altre caselle e ad altre ancora. Mi pare un buon tema di riflessione per il presidente del Municipio e per i suoi consiglieri, specie in un'era in cui la metà di questi problemi si può risolvere via Internet. Del resto, la dispersione delle sedi - e ovviamente la moltiplicazione delle...sedie - è una pessima abitudine che continua anche a livelli più alti, nella più assoluta indifferenza per i bisogni della gente. Sei invece ingiusto verso la nostra collaboratrice Simona De Santis, il cui compito non è commentare ma riportare i fatti. Spesso, come questa corrispondenza dimostra, quando i fatti sono clamorosi si commentano da soli. gbuccini@rcs.it

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Un auto che Bolle. (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 07-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

L'ipotesi di concedere un aiuto per la rottamazione da 1000 euro e tre anni di bollo gratis è stata bocciata. Si è preferito una rottamazione da 1500 euro e niente bollo gratis. Sapete qual è la differenza. Con il bollo gratis si toglieva una tassina ai contribuenti e si dava un incentivo alle case automobilistiche. Con la rottamazione più sostanziosa si dà un aiuto maggiore alla fabbrica. Il toro della crisi si può prendere per le corna keynesiane: lavori pubblici (dunque soldi che spende lo Stato) e aiuti alle imprese (quattrini che smista lo Stato). Oppure per le corna liberali: meno tasse per i contribuenti. Purtroppo la seconda strada non è stata presa da questo governo. Come, per la verità, dai governi dell'intero pianeta. Scritto in Berlusconi IV Non commentato » (No Ratings Yet) Loading ... Il Blog di Nicola Porro © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 08Jan 09 L'auto di Stato Aiutare, come hanno sciaguratamente fatto gli americani il settore auto, non solo posticipa solo il problema, ma distorce ingiustamente la competizione. Le tre grandi (Gm, Ford e la più piccolina Chrysler) soffrono da anni. Nel 2001 il numero uno di Gm, Wagoner, ci aveva raccontato:" tra pochi anni tutte le auto vendute saranno SUv" . Bella previsione. Ma quel che conta non sono i nostri giudizi, ma quelli del mercato che ha preferito comprare auto estere, prodotte in Usa, a quelle americane prodotte a Detroit. Ebbene, sull'orlo del fallimento Gm e Chrysler (che è poi di un fondo di private equity) hanno ottenuto un prestito dal Tesoro americano (cioè i contribuenti) di 13 miliardi di dollari. Non contenta Gm dopo poche settimane ha ottenuto altri 5 miliardi, sempre dal Tesoro, per la sua finanziaria Gmac (quella che fa i prestiti ai clienti che vogliano comprarsi l'auto). Dunque delle tre grandi, Ford, non ha avuto alcun aiuto. Guardate in che bel paradosso oggi si trova. La Gm può vendere i suoi modelli (non così appetibili) con finanziamenti a tasso zero. Ed ha subito iniziato una campagna in tal senso. Ford ( e le altre case straniere d'America) che non ha ottenuto prestiti pubblici sia per se sia per la sua divisione creditizia, non sono in grado di fornire tassi zero e si trovano ad affrontare la concorrenza sleale (o meglio aiutata da quattrini pubblici) della fallita Gm. La morale è che chi peggio stava, per i propri errori, oggi meglio si trova. Vi sembra giusto? E soprattutto, nel futuro, il comportamento alla Gm diventa il preferibile. Chi riesce a tagliare costi, risparmiare e tirare la cinghia fa doppia fatica: la prima volta nel sacrificarsi e la seconda nel non ottenere un aiuto pubblico. Scritto in pol economica Commenti ( 52 ) » (7 votes, average: 3.29 out of 5) Loading ... Il Blog di Nicola Porro © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 17Dec 08 Le scuse e lo Zero Prima le scuse. Cari commensali (quei pochi almeno, che oltre a resistere alla nostra pietanza, hanno la pazienza di aspettare settimane per un piatto) una prima scusa. Mi sono preso un po' di vacanza dal blog. Non ci crederete, ma tenerlo in piedi non è uno scherzo. Il cuoco legge tutti i vostri commenti, li digerisce e talvolta risponde. Ed è affare duro con commensali come Voi. Anche i criticoni da queste parti hanno toni e argomenti. E meritano considerazione. Basta con la excusatio, spero non molto petita. Andiamo sullo Zero. La Banca centrale americana ha deciso ieri di non farci pagare i quattrini. Vorrei fare solo una considerazione di merito. Quando la Fed adottò una politica simile di tassi vicini allo zero dopo il 9\11 si disse che era necessaria perchè l'attacco al cuore dell'America era un fatto nuovo. E la bolla internet era lì che scoppiava. Greenspan si mise in moto e regalò il danaro. Oggi quegli stessi che criticano qual comportamento (con il senno di poi) plaudono alla politica di tassi zero adottata dal successore di Greenspan. Se allora gonfiò la bolla immobiliare e non solo, domani rischia di creare un'altra bolla. O peggio non serve a niente. Scritto in Varie Commenti ( 28 ) » (5 votes, average: 4.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Nicola Porro © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 01Dec 08 Vacanze Chiudiamo per una settimana. E poi si riprende. Magari con qualche pietanza in più rispetto all'ultimo mese. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (1 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Nicola Porro © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 15Nov 08 ColaNinjo Mi trovo in una situazione imbarazzate riguardo il ragioniere di Mantova. Quando scalò la Telecom, con 50 miliardi di euro a debito, dissi (all'epoca scrivevo sul Foglio) che si trattava di un'operazione rischiosa, ma di mercato. Si muovevano le acque, si dava una salutare bastonata a quel nocciolino molle degli imprenditori italiani che con quattro azioni volevano controllare le tlc. Insomma ero dalla parte dei D'Alema e Bersani che appoggiarono la scalata e che indubitabilmente la facilitarono. Ora ColaNinjo ha messo su una cordata per comprarsi Alitalia. E anche in questo caso non sono infastidito dall'operazione. Ferme restando tutte le obiezioni di cui abbiamo parlato altrove in questa zuppa. Questa volta ad appoggiare e favorire il nostro, sono l'adorato Cav e i suoi. Ma cari commensali un paio di giorni fa mi è suonato un fastidioso campanello d'allarme. Il Cola in un'intervista (smentita) alla Stampa ha detto più o meno che Berlusca è un grande e soprattutto che i suoi ex amici sono più o meno dei pirla. Non più tardi di un mese fa aveva ribadito la sua tendenza a sinistra e non ha mai nascosto le sue simpatie dalemin-bersanesche. Che brutto odore tutti questi imprenditori che si gettano tra le braccia del nostro adorato Cav. Magari cari commensali è tutto falso, l'intervista è frutto della follia di un giornalista e ColaNinjo farà bene il suo lavoro. Ma quella fastidiosa tendenza per la quale tutti i banchieri si misero in fila per le primarie dell'Ulivo quando governava Prodi e per la quale oggi tutti si spostano a destra, mi fa senso. Occupatevi di business, chè la politica è sufficientemente adulta per badare a se stessa. Scritto in Varie Commenti ( 52 ) » (9 votes, average: 4.11 out of 5) Loading ... Il Blog di Nicola Porro © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 02Nov 08 Io non voto Obama Ma che palle sto Obama. Ma è mai possibile questo impazzimento per il candidato democratico? E la Gelmini? stiamo qua a difendere il suo decreto giusto ma impopolare e questa che ti combina? gongola popolareggiando il ministro più impopolare nelle piazze. Insomma non la metto sui contenuti, ma sui sapori, cari commensali. Perchè il centrodestra deve sempre aver paura. Deve sempre cadere nella fichizia progressista? Perchè non è mai in grado, come direbbe il popolare Moretti, di dire qualcosa di liberale? Si ha l'impressione che il meccanismo sociale che si è scatenato a favore di Obama è identico (anche se di segno opposto) a quello che ostracizza il Cavaliere. In nessun salotto chic sentirete qualcuno a favore del Cav e in nessun salotto chic sentirete qualcuno contro Obama. é la stessa identica forma mentis. Non si discutono i contenuti (andate a raccontare a un sin sin il fatto che Obama sia più duro di Bush sull'Iran), ma si danno i voti su quell'insopportabile ebbrezza che nasce dal dire la cosa giusta, nel momento giusto, al posto giusto e condivisa da tutti i giusti. E cioè: sto con Obama. E io no. ps ecco il link al mio pezzo sul giornale:http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=303354#/a.pic1?ID=303354 Scritto in Varie Commenti ( 72 ) » (14 votes, average: 3.43 out of 5) Loading ... Il Blog di Nicola Porro © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 26Oct 08 Quando la stampa è democratica Scoop, e strascoop. Ecco i fatti. Due settimane fa il premier convoca nel palazzo presidenziale tutti i più importanti editori del paese, nessuno escluso. E chiede loro l'appoggio per le misure appena varate dal governo per contrastare la crisi finanziaria e per ottenere dalla stampa nazionale un'iniezione di fiducia e di ottimismo. Non vengono chiamati i direttori, ma addirittura coloro che gli pagano lo stipendio. Urca, roba forte. Ma Berlusconi è forse impazzito? Il solito regime, anche la libertà di stampa va a farsi benedire. In che paese viviamo! Roba da matti e da operetta. Andiamo tutti in piazza, manifestiamo davanti a Palazzo chigi. E poi come mai non abbiamo avuto nessuna nota sullo scandaloso comportamento sulla stampa. Opsss. Non è stato Berlusconi e manco Letta. Ma il nostro democratico vicino, bambi Zapatero. Il 13 ottobre scorso ha convocato Ignacio Polanco (gruppo Prisa, proprietario del Pais e non solo), Antonio Fernandez Galiano (Unedisa della Rizzoli che pubblica tra l'altro El Mundo), Diego de Alcazar (Vocento che pubblica Abc) e anche Maunel Lara (Razon). El Confindencial ci racconta in un bel articolo della riunione: Zapatero ha chiesto agli editori oltre a tutto ciò che abbiamo già detto, di limitare al massimo le critiche, visto il momento difficile. Non ci si può fidare più neanche dei sani democratici. Scritto in Varie Commenti ( 29 ) » (12 votes, average: 3.58 out of 5) Loading ... Il Blog di Nicola Porro © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 24Oct 08 Anno Zero Due considerazioni sul "mostro". Sono stato invitato tre volte ad Anno Zero, da Michele Santoro. E per tre volte ci sono andato. Troppo poco per essere definito un amico di Santoro, troppo per non conoscere i meccanismi del programma. Santoro costruisce con abilità il programma su una tesi. Un po' come faceva l'adorato (da me) Giuliano Ferrrara ad 8emezzo (che oggi è diventato una schifezza, si intende il programma). Tra i due le distanze sono abissali, e non sto a ripetere chi mi è più congeniale. Però le critiche che gli sono state mosse ieri sera, sul fatto di non aver fatto parlare uno studente di destra, sono demenziali. Scusatemi: ma vogliamo forse un tribunale del popolo sulle ospitate tv? ma che cavolo di polemica è mai questa? Santoro non è fazioso è faziosissimo. e dunque, ovviamente, è più che criticabile per la gestione della trasmissione. Ma cerchiamo di essere seri. Ho ricevuto alcune proteste, affettuose, sulla mia partecipazione al programma. Non altrettante rimostranze mi sono arrivate per le mie comparsate ad Omnibus e a Raitre in contesti altrettanto poco lib. C'è evidentemente una ragione di numeri, visto che Santoro riesce a fare ascolti in modo ineguagliabile. Ma resta un tema di fondo: un giornalista lib-lib non deve partecipare a trasmissioni di sin-sin? e perchè? Ci sarebbe una sola buona ragione (e non è ovviamente detto che non capiti): non riuscire minimamente a dire la propria idea. Finora, nelle puntate di Anno Zero a cui ho partecipato, non è avvenuto. Ieri il leghista Cota ha parlato quanto Veltroni, se non di più. In un contesto decisamente ostile, ma per tutti. E ce lo siamo reciprocamente detti alla fine del programma. Il contesto è quello che è, è santoriano. ps: cari commensali, pensate alla "mitica" Gabanelli. A mio avviso il suo report è cento volte peggio di Anno Zero. la Gabba lavora a tesi, ma a differenza di Santoro, se le prepara e se le cucina da sola, senza neanche il più debole contradditorio. Altro che studende ablante di destra. Scritto in Varie Commenti ( 51 ) » (17 votes, average: 3.59 out of 5) Loading ... Il Blog di Nicola Porro © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 12Oct 08 La crisi della Robin Qualcuno si ricorda che in Italia, grazie all'intuizione molto pop di Julius, è stata introdotta una nuova imposta? Si chiama Robin tax. E l'idea geniale era quella di colpire quegli sfruttatori dei banchieri e dei petrolieri (con appendice di chi invece il petrolio lo brucia, come le compagnie elettriche). Ebbene ora ci troviamo nella paradossale situazione per la quale gli stati nazionali con una mano tassano le banche (in particolare gli interessi che riconoscono ai correntisti sono in parte indeducibili) e con l'altra restituiscono soldi alle banche più o meno nazionalizzandole. Nel frattempo il petrolio è sceso sotto 80 dollari e gli extraprofitti (intuizione socialista) evaporano. Mi chiedo se Julius, come dice, aveva previsto tutto, non poteva prevedere anche questo elementare paradosso? Scritto in Berlusconi IV Commenti ( 48 ) » (6 votes, average: 4.17 out of 5) Loading ... Il Blog di Nicola Porro © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico 06Oct 08 Chi ci salva dai salvatori? L'america ha adottato misure per contrastare la crisi da 850 miliardi di dollari. L'Europa si è vista a quattro e ha detto che nessuna banca europea verrà lasciata fallire. Tutti, me compreso, hanno sostenuto che in una fase eccezionale come l'attuale si possono adottare provvedimenti eccezionali, con il ritorno dell'intervento statale. Poi sulle tecnicalità si può discutere per anni, ma il principio è che lo Stato debba fare qualcosa. Ma se sbagliassimo? é questo il punto. Guardiamo alla "deficiente regola" volta ad azzerare le vendite allo scoperto, che più o meno tutte le Borse del mondo stanno adottando. Chi pensava che solo attraverso questo strumento di limitassero i ribassi delle azioni, si è sbagliato di grosso. Si introduce una fortissima distorsione al mercato e non si porta a casa neanche un risultato. ragionamento simile si può. forse provocatoriamente, fare per gli attuali interventi statali nell'economia. Non stanno risolvedno il problema borsistica e a ruota neanche quello di operatività delle banche. Come se non fossero stati fatti. In compenso ci troviamo le manone ingombranti della politica sui nostri affari. Speriamo di non dovercene pentire. Gli americani sanno liquidare l'intervento dello Stato in pochi anni. Noi Europei quando ci sediamo alla tavola del mercato, ci restiamo anche dopo il dessert. Scritto in finanza Commenti ( 61 ) » (14 votes, average: 3.14 out of 5) Loading ... Il Blog di Nicola Porro © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo post a un amico Post precedenti Chi sono Nato a Roma, vivo a Milano. Lavoro da qualche anno al Giornale e scrivo di economia e finanza. Tutti gli articoli di Nicola Porro su ilGiornale.it contatti Categorie Berlusconi IV (10) burocrazia (1) citazioni (2) finanza (11) pol economica (22) Varie (42) Ultime discussioni Davide: E' stupefacente che Fiat ha i soldi per comprare GM e non li ha per rilanciare il sito italiano. Vuole... FINEDEIGIOCHI: E' risaputo che con i rottami ferrosi si fanno soldi. Infatti Non facciamo altro che rottamare.... redesio: l'Italia sta fallendo, finalmente. sta arrivando al punto che anche volendo, non ha piu' soldi... Cesare Pasini: Secondo me bisogna allargare il discorso. L'attuale crisi economica è stata innescata... caputo giuseppe: Nessuno si rende conto che questo modello di sviluppo è finito.Gli interventi dei vari governi... 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Pronta dopo trent'anni l'altra via del Nord-Est (sezione: Burocrazia)

( da "Stampaweb, La" del 07-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Un paio di colpi per abbattere il passato ed entrare in una nuova era. Il presidente del Veneto, Giancarlo Galan, ha scelto la mazza per scardinare il tabellone contagiorni che scandiva il conto alla rovescia per l?apertura del Passante di Mestre. «E? la fine dei miei incubi», ha detto il governatore dopo aver fatto scomparire la scritta elettronica, arrivata a più 279. Domani alle 14 il via libera al passaggio delle auto. Dopo l?arrivo in elicottero (pioggia permettendo) del premier Silvio Berlusconi e il ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli sarà varato definitivamente il Passante, l?arteria attesa da oltre trent?anni che diventerà realtà da Bonisiolo, frazione di Mogliano Veneto. Con i vertici governativi saliranno nel Trevigiano anche i 581 sindaci del Veneto per brindare al nastro d?asfalto di 32 chilometri necessario per bypassare la tangenziale di Mestre - diventata simbolo di ingorgo ospita 150 mila veicoli al giorno - per gli autoveicoli provenienti dalla Lombardia e dal Veneto Occidentale e diretti a NordEst. Costato 986 milioni di euro, fino a cinque anni fa pareva ancora una chimera. Una delle classiche opere destinata a rimanere nel cassetto, una bella incompiuta rimasta invischiata nel marasma della burocrazia. Complanari, percorsi larghi, tunnel: le ipotesi si sono alternate nonostante l?obiettivo fosse sempre stato chiaro: decongestionare l?area metropolitana dell?entroterra veneziano e velocizzare il trasporto su gomma nel Nord-Est, territorio spesso glorificato come «locomotiva d?Italia» e cruciale nell?ambito della mobilità europea per il Corridoio V Lisbona-Kiev e il corridoio adriatico. Tre decenni di dibattiti, ipotesi, progetti e polemiche che ora lasciano il posto alle auto e ai Tir. L?approvazione del progetto preliminare da parte del comitato interministeriale per la programmazione economica è del 7 novembre 2003. Il dirigente della Regione Silvano Vernizzi viene nominato commissario delegato per l?emergenza socio-economico-ambientale della viabilità di Mestre. Nel 2004 il Passante diventa realtà: il 30 aprile viene siglato il contratto, il 20 settembre l?approvazione del progetto definitivo e l?11 dicembre l?avvio dei lavori. Programmati inizialmente in 1.320 giorni di passione, con la data del vernissage fissata al 2 maggio 2008. «Siamo stati costretti a rinviare l?inaugurazione per colpa dell?ex ministro dell?Ambiente Pecoraro Scanio - attacca Galan - che ci ha imposto di spostare un tratto di circa 300 metri. Altrimenti la data sarebbe stata rispettata». Tecnici, operai, forze dell?ordine ed esperti della viabilità stanno lavorando a tempo di record per il Passante-Day: ieri sera, e fino a questa mattina alle 6, è stato chiuso lo svincolo A/27-A/4 in direzione Venezia, mentre dall?alba a domenica alle 14 stop alle auto allo svincolo A/27-A/4 in direzione Trieste. Cantieri necessari per realizzare gli innesti, tracciare la segnaletica orizzontale e posizionare i cartelli. Il tutto mentre i comitati festeggiano gli accordi raggiunti con Vernizzi («E? la prima opera pubblica concertata con i comitati in Italia», dicono), ma i sindaci ribelli non mancano. Tra loro Franco Zanata, primo cittadino di Preganziol, che ha minacciato di chiudere il casello del suo comune (sarà il primo ad aprire, tra una settimana, mentre per gli altri bisognerà attendere maggio) per non ritrovarsi le strade intasate dai Tir. Nonostante si preveda di triplicare il traffico nell?area del Nord-Est nei prossimi 15 anni, la congiuntura economica del 2008 ha in realtà causato un calo del trasporto su gomma, e negli scenari studiati dai tecnici le reti viarie limitrofe al Passante potranno godere di un calo tra il 15 e il 25 per cento. Il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, guarda già avanti: «Mancano ancora dei tasselli e delle opere complementari. E si dovrà costruire al più presto anche la Romea commerciale, per lo sviluppo verso Sud».

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l'archeo-spot dell'italia del boom - edmondo berselli (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 08-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 34 - Spettacoli L´archeo-spot dell´Italia del boom Nei primi anni del nostro dopoguerra, la gente scopriva tra un film e l´altro la magia della réclame. Le diapositive che anticipano "Carosello" raccontano una fase della modernizzazione del Paese in cui il tempo scorreva lento. Quando si beveva vermouth e le lotterie regalavano Fiat 600. Ora un libro raccoglie la storia e le immagini di quel mondo ingenuo EDMONDO BERSELLI Nell´epoca delle multisale e del Blu-Ray non è facile immaginare le due ore che si passavano al cinema mezzo secolo fa. Le poltrone parcamente coperte di velluto rosso, l´architettura subito riconoscibile delle grandi sale, le linee geometriche del soffitto spezzate per evitare gli echi, il fumo che si illuminava nel cono del proiettore. E naturalmente gli intervalli fra il primo e il secondo tempo (e qualche volta, in certi drammoni o in certi interminabili peplum, anche fra il secondo il terzo). Per i ragazzi di allora, l´intervallo era una durata carica di tensione e di impazienza, forse ancor più che l´attesa dell´orario d´inizio del film, preceduto dal canonico spegnersi delle luci. Erano atmosfere da Nuovo cinema Paradiso, uguali nelle città e in provincia. Al massimo mutavano le sale, il prestigio degli arredi, i film in prima o in seconda visione, la qualità della proiezione e della pellicola. A moderare l´impazienza, nei due o tre minuti di interruzione, o nello spazio fra uno "spettacolo" e l´altro, c´era solo la pubblicità. Immagini che generalmente scivolavano via nell´indifferenza, ma che si ripresentavano ogni volta nella stessa successione, fino a divenire un accompagnamento prevedibile dell´attesa. A guardarle oggi, nel bel libro La pubblicità al cinema negli anni Cinquanta pubblicato da Sellerio, si ha la sensazione di un´archeologia della promozione pubblicitaria. Erano diapositive di vetro che raccontavano il mondo che precede l´industria. Nel guardarle oggi sembra di rivedere una fase della modernizzazione italiana in cui il tempo scorre ancora lento, e il passato convive senza troppi conflitti con il presente. Oltretutto, con queste immagini siamo in Sicilia, e nel suo saggio introduttivo (I sogni figurati) l´antropologo Antonino Buttitta coglie con nitidezza il passaggio che l´isola vive in quel decennio: dopo la nascita della Regione a statuto speciale, nel 1947, la Sicilia e in particolare il capoluogo sperimentano vistosi cambiamenti demografici: «La permanenza a Palermo degli appartenenti al ceto politico proveniente dalle province dell´Isola divenne di fatto una necessità», con quel che segue, famiglie che si spostano, parenti, galoppini, clienti che si inurbano. Tutto questo mentre il boom dell´istruzione obbligatoria porta nelle città gli insegnanti elementari provenienti dal retroterra. Insomma, fra politica, scuola, burocrazia, un pubblico diverso. Così, la pubblicità al cinema inaugura una multimedialità certo ancora molto «rozza», come annota in prefazione Alberto Abruzzese, ma che ha individuato con precisione il suo target. Ovvero un pubblico legato alla tradizione, eppure già disposto a correre qualche avventura. A cui si rivolgono i produttori e gli esercizi del luogo, ma anche quelle imprese nazionali che hanno inventato un "format" in grado di unire il nazionale e il locale, realizzando campagne di portata italiana e però personalizzabili dagli esercenti e dai concessionari di ogni regione. Così può indurre a qualche domanda sull´efficacia delle campagne pubblicitarie, e magari sulle loro implicazioni subliminali, l´immagine proposta dalla Gilera, in cui una ragazza bendata, con un accenno malandrino di coscia in bella vista, gli abiti coloratissimi e i tacchi come si deve, si accinge a provare il modello 125, mentre il partner le sta dietro, stringendole i fianchi. Il messaggio è quello di una disponibilità comportamentale da accettare «ad occhi chiusi», come recita un embrione di slogan, senza nascondere un contenuto potenzialmente erotico, e quindi emancipato, "moderno": chissà quali vantaggi ne avrà tratto la concessionaria Tartamella di Trapani, in quegli anni che si immaginano chiusi, neri, ostili a ogni idea di liberazione femminile. Eppure, basta gettare l´occhio sul manifesto della sedicesima edizione della Fiera «campionaria internazionale» di Messina, tenutasi nell´agosto del 1955, per registrare proprio l´irruzione della modernità, dato che il «Gran Premio Affluenza» mette in palio «8 Fiat 600» e «7 motoscooters». Quindi non può stupire che la réclame del L´Ora di Palermo, «da oltre mezzo secolo al servizio dei siciliani», renda esplicita proprio questa caratteristica: «Leggete il giornale più moderno dell´Isola». Ed è particolarmente suggestiva, nella sua semplicità, la diapositiva in cui l´azienda «Torino Televisione, sede di Palermo» invita i costruttori a dotare gli appartamenti dell´antenna e dei cavi della tv. Mancava poco e la Rai avrebbe mandato in onda il teatrino di Carosello, che avrebbe insegnato all´Italia del boom a consumare, e alle aziende a comunicare i nuovi prodotti. Ma evidentemente il nuovo poteva ancora affiancare l´antico, l´acquisto dei libri a rate (ma anche dei vestiti) accanto alle moderne bombole di Pibigas; il successo degli scooter Vespa e Lambretta, presentati anche come possibili «risciò» insieme agli slogan che riproducevano il parlato di allora: «una cannonata!», esclama il meccanico che consiglia la F. B Mondial. Quanto ai consumi e ai servizi, siamo alla preistoria. Si beve anice, «dissetante digestivo» e marsala, vermouth, moscato nonché marsala all´uovo. Nonostante l´impegno dei vini da pasto Selinunte, con le ormai dimenticate bottiglie a fiasco, e di Duchessa, «il vino che piace», e che non dovrebbe mancare mai «nella vostra mensa», non sembra esserci sintomo della brillante evoluzione vinicola isolana. A sua volta, con una combinazione che oggi fa sorridere, la pasticceria è «svizzera e siciliana». Ciò nonostante, da qualche varco si profila l´arrivo dalla Germania della «nobile birra» Pils, «la più rara», «imbottigliata all´origine» e presentata da una sommaria ragazzotta dalle guance molto rosse con un vistoso costume di ascendenza tedesca (ma in un accesso di internazionalità si potrà trovare anche la pregiata Falcon, birra di Amsterdam). Gli slogan, come si è accennato, sono sommari. «Su ogni tavola», intimano gli spaghetti del Molino e Pastificio Tomasello e Figli. «Esigetelo!!» è l´imperativo del burro Zancle, «freschissimo di pura panna» e «vitaminizzato». «Fa la barba da sé» promette la lametta Monopol («Esclusivamente presso le rivendite di generi di monopolio»). Si ha quasi la sensazione che intorno alla provincia stia cominciando a premere un mondo altro, che più tardi diventerà l´estero, il Mercato comune, e infine l´economia globale, preannunciata dal Bucato al Perborato che «è un prodotto Spic» e da Milo, alimento energetico-fortificante-vitaminico, «una tazza di salute» della Nestlé. Le prime fessure nel protezionismo forse si aprono allora, tra una folla di lavasecco, di tintorie, maglierie, modisterie, drapperie, «settimane del ribasso al mercato centrale», lucidi da scarpe, Sapone Supersgrassato per Toeletta Pinolivo, apparecchi radiofonici molto vintage delle ditte Kosmoradio e Rao, offerte ferroviarie («Preferite i negozi che donano Buoni Km. Ferroviari "Orbis", viaggerete gratis»). In ogni caso, se si guarda con più attenzione agli stili di vita suggeriti dalla pubblicità locale, ci si accorge facilmente di abitudini forse meno provinciali del previsto. C´è qualche locale notturno dove si balla fra orchestre e smoking, qualche parrucchiere che nella giungla di permanenti e tinture e «acconciature artistiche» non dissimula un tratto di ricercatezza promettendo «haute coiffure» e perfino «ondulazione ad aria» oltre a qualche bella pettinatura a banana, mentre non manca la pubblicità di «una buona macchina fotografica ed un buon libro» della Fotolibreria Villarosa, che presenta una scena da vacanza borghese al mare, con lui dietro l´obiettivo e lei in costume intero e grande cappello. E anche la pubblicità seduttiva rivolta a «aspiranti attori-attrici del Cinema», che invita a inviare «il vostro indirizzo» al Centro Internazionale Cinematografico di Messina. Esisteva già la Maico, con i suoi apparecchi contro la sordità, che appaiono enormi rispetto a quelli miniaturizzati di oggi; c´era la Necchi con le sue macchine da cucire "testimonializzate" da un´estatica Lea Padovani, attrice famosa, che le contempla a mani giunte. Tuttavia, per un ultimo tocco di nostalgia, bisognerebbe ricordare che spesso, durante l´intervallo, la proiezione delle diapositive pubblicitarie veniva accompagnata da una canzone di successo. E quindi non poteva mancare l´immagine che annuncia «Avete ascoltato un disco Cetra», con la figura stilizzata di una tamburina: dopo avere visto le immagini sembra quasi di risentire il suono di quell´epoca, quando l´Italia era ancora consumisticamente così ingenua.

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un torinese il re dei ristoratori cileni - simona savoldi (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 08-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina XI - Torino Classe 1960 Massimo Arietto, chef di Rondissone, ha lasciato l´Italia 16 anni fa: ora a Santiago controlla un piccolo impero Un torinese il re dei ristoratori cileni "Qui la burocrazia è più snella, le tasse più leggere e il personale più flessibile: davvero tutto un altro mondo" SIMONA SAVOLDI Meno burocrazia, meno tasse e più flessibilità: sono abbastanza semplici i motivi per cui sempre più italiani voltano le spalle al Belpaese per tentare la fortuna all´estero. Scienziati e ricercatori, ma anche tecnici, imprenditori o chef intraprendono, via dall´Italia, la loro carriera professionale con qualche difficoltà in meno e un pizzico di soddisfazione in più. E´ il caso di Massimo Arietto, torinese doc - è nato a Rondissone 48 anni fa - titolare di tre ristoranti tra i più rinomati di Santiago del Cile. Da Saluggia, dove ha gestito per cinque anni il ristorante "Arcobaleno", Arietto si è trasferito in Cile nel �92. Dopo sette anni di attività in un negozio di dolciumi, lo chef italiano è tornato dietro i fornelli all´Istituto Alberghiero di Santiago, uno dei più moderni e all´avanguardia del Sudamerica, e in un programma di cucina in onda sulla TelevisiÓn Nacional de Chile. Nel 2001, in società con un avvocato cileno, ha rilevato quattro ristoranti nel "bohemien" Barrio Bellavista: il "MuÑeca Brava", specializzato in carni, l´"Azul Profundo", di pesce, "Il Siciliano", ristorante italiano «al gusto cileno», come sottolinea Arietto, e il "Flamenco", l´unico che nel frattempo ha chiuso i battenti. Particolari gli arredi: il MuÑeca Brava riproduce un set cinematografico, Il Siciliano è un emporio degli anni �30 e l´Azul Profundo - tappa culinaria prediletta da ambasciatori, politici e musicisti in tournée, come U2 e Iron Maiden - ricostruisce nelle quattro sale la passione del poeta cileno Pablo Neruda per il mare. Più di trecento, in totale, sono i coperti, e cento circa i dipendenti. «In Cile - spiega Arietto - puoi fare il manager, in Italia no: se hai un´attività devi, per forza, gestirla in prima persona e questo comporta un enorme sacrificio. Economicamente il mio ristorante a Saluggia andava bene, ma facevo tutto io: cucinavo, stavo in cassa e portavo i piatti in tavola, perché assumere dei dipendenti costava troppo. Alla fine avevo un giorno libero alla settimana che utilizzavo per andare a fare i rifornimenti per il ristorante». In Cile, invece, «hai più tempo libero - sottolinea lo chef torinese -. La burocrazia è molto più snella, le tasse sono più leggere e il personale, nonostante le difficoltà della gestione quotidiana, è più flessibile». Insomma, tutto un altro mondo, rispetto al "complicato" e "macchinoso" sistema Italia.

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candele accese per i tamil morti (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 08-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina VIII - Palermo La comunità si è ritrovata al Politeama per chiedere la fine della repressione nello Sri Lanka Candele accese per i tamil morti Un sit-in in piazza Politeama per dire no al genocidio del popolo tamil nello Sri Lanka. La comunità che vive a Palermo dalla fine degli anni Ottanta - la più grande d´Italia con oltre tremila persone - si è riunita ancora una volta per sensibilizzare l´opinione pubblica su una guerra civile che dura ormai da ventisei anni. I bambini e i ragazzi tamil, che indossavano una maglietta bianca con la scritta "Stop alla guerra, stop al genocidio", hanno acceso uno dopo l´altro una candela per ricordare i loro morti, mostrando le fotografie dei caduti. «Per i nostri ragazzi - dice Thayaraj Arulnesan - questa situazione è ormai insostenibile. Anche se molti di loro sono nati e cresciuti qui, nutrono sentimenti molto forti per lo Sri Lanka e quando possono cercano di tornare lì con le loro famiglie». Come sottofondo, una preghiera letta ad alta voce dai bambini della scuola tamil. Il sit-in si è aperto con un minuto di silenzio e con le parole di Tharsan, uno dei rappresentanti della comunità: «Ci troviamo in una fase terribile del conflitto. Nello Sri Lanka non esiste più il rispetto dei diritti umani basilari. La dignità dell´uomo è stata violata». L´iniziativa è stata sostenuta dal comitato di solidarietà che si è formato recentemente a Palermo e che ha intenzione di organizzare altre manifestazioni a sostegno della comunità tamil. «è importante - dice Giuseppe Bruno del comitato - che i palermitani prendano una posizione. I tamil dopo tutti questi anni sono cittadini italiani a tutti gli effetti al di là della burocrazia». c. b.

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artigiani, la crisi arriva a primavera - wanda valli (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 08-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina XI - Genova Artigiani, la crisi arriva a primavera A marzo scadono le ultime commesse. E il futuro è un´incognita Appello ai parlamentari: prima emergenza i ritardi nei pagamenti WANDA VALLI C´è fiato ancora per poco. Fino a marzo, aprile al massimo, quando scadranno le ultime commesse. Dopo, per le 4.300 aziende artigiane della Liguria iscritte alla Cna, Confederazione nazionale dell´artigianato, affrontare la crisi sarà molto, molto difficile. Lo segnala un sondaggio su 200 imprese. Dice che già adesso il 61 per cento ha visto diminuire gli ordini, il 55 ha problemi di liquidità, il 21 ha ridotto il personale. Così, ieri, gli artigiani hanno scelto di raccontare le loro storie ai parlamentari liguri, di centrodestra e centrosinistra. Per avere aiuti almeno contro la burocrazia, contro le banche e le "regole aguzzine" per concedere crediti, contro i ritardi nei pagamenti, che toccano i 210 giorni, da parte di aziende pubbliche. L´incontro c´è stato ieri mattina, con il presidente della Cna, Giuseppe Lamanna e il segretario generale Roberto Timossi, e dall´altra parte, Roberto Cassinelli, Sandro Biasotti, Enrico Musso (Pdl) e Andrea Orlando, Mario Tullo (Pd) e Giovanni Paladini (Idv). Roberto Timossi spiega che il sondaggio è stato realizzato su un campione di 200 imprese di tutti i settori di Genova e della provincia. I risultati sono allarmanti. Eccoli nel dettaglio. Il fatturato: il 61 per cento degli intervistati ha avuto una diminuzione pari al 30 per cento, con due imprese che sono scese al 50 per cento e una, addirittura, è a meno 70. Occupazione: il 22 per cento ha già diminuito il personale con una media di 3, 5 unità. Credito: il 21 per cento affronta una vera e propria stretta creditizia per la chiusura o la riduzione dei fidi. Liquidità: è l´altro fronte debole, per il 55 per cento. La situazione più preoccupante interessa le imprese artigiane di Genova. Aggiunge Roberto Timossi: «Il sondaggio conferma che il lavoro è in calo costante nell´autotrasporto, dove il 71 per cento degli intervistati segnala una consistente diminuzione del fatturato, quello delle costruzioni soffre le difficoltà maggiori per i pagamenti da aziende pubbliche». Ma una cifra da sola è sufficiente per spiegare la crisi artigiana: a gennaio la richiesta per la cassa integrazione è stata pari a quella che si è avuta per tutto il 2008. Per questo, conclude Timossi, la Cna chiede al governo e alla Comunità europea un piano integrato di investimenti, regole severe sui tempi dei pagamenti, interventi per una pressione fiscale che, nel complesso, supera il 50 per cento. E poi ci sono le storie, raccontate in prima persona. C´è la signora che dice: «Nel 2004, con una situazione familiare pesante, mi sono ritrovata da sola in azienda, ho resistito, ho investito tutto quello che avevo, e mi chiedo: avrò mai diritto a una vita più tranquilla?». Massimo Giachetta, presidente di un consorzio di 24 imprese: «è vergognoso che enti pubblici, statali o locali, impongano a muso duro il pagamento anche dopo 210 giorni». Unica eccezione l´Università che paga a tre mesi perché può fare ordini solo se ha già i finanziamenti. Per il resto è tutto un lottare, spiega Piero, titolare di un´azienda familiare con 8 dipendenti, che lavora pelle e cuoio. Lui si è trovato concorrenti come la Cina e l´India, ma il suo primo nemico è la burocrazia. Arrivano le promesse dei parlamentari. Biasotti propone colloqui con le banche liguri, Cassinelli un´azione sugli enti pubblici che pagano tardi. Tullo ricorda la proposta del Pd di dare 3 miliardi alla piccola e media impresa. Tutti quanti sono d´accordo: proveranno a dare una mano. SEGUE A PAGINA V

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Mamme e parroco divisi dal pilomat <No alle auto>. <Servono parking> (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 08-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2009-02-08 num: - pag: 7 categoria: REDAZIONALE Il caso di via Santa Croce Mamme e parroco divisi dal pilomat «No alle auto». «Servono parking» Questa è la storia di una stradina appena ristrutturata dal Comune, pietra nobile e marciapiedi, di un pilomat elettronico che dovrebbe chiudere l'accesso alle auto dei non residenti (non ancora attivato), di una chiesa, un asilo e di un parcheggio sotterraneo. La stradina è via Santa Croce, la striscia che costeggia il parco e l'antica Basilica di Sant'Eustorgio, al Ticinese. E la disputa su queste poche decine di metri di zona a traffico limitato riesce bene a raccontare cosa sta succedendo a Milano. Ognuno ha un pezzetto di città da difendere o liberare. Don Piergiorgio Perini, detto Pigi, non vuole il blocco al traffico e si è già appellato a Letizia Moratti: «Caro sindaco, non ci chiuda l'accesso alla basilica da via Santa Croce. Hanno messo un minaccioso pilomat. Non fate di questa chiesa un freddo museo». Le mamme della materna pensano più ai loro bimbi che ai fedeli automobilisti della parrocchia: «Meglio tenere le macchine lontane da qui, non si sa mai». A metà della via, accanto alla scuola d'infanzia, c'è già l'ingresso di un autosilo privato, quasi finito e solo da inaugurare, e da lì, comunque, le vetture degli abitanti passeranno, meglio non aggiungerne altre. Le mamme lo avevano chiesto: «Costruito accesso e scivolo dalla parte opposta dello stabile». è andata diversamente, già. A ciascuno la sua croce, la sua battaglia. Don Perini ha il problema di non ostacolare l'afflusso dei parrocchiani e isolare la basilica. Nel giorno dell'Epifania ha ringraziato il sindaco per «aver risanato il Ticinese. Questa piazza e la via Santa Croce erano molto ammalorate». Ma il pilomat no, «lo tolga». Piuttosto, ha suggerito il sacerdote, si finisca «quel parcheggio in Darsena, oggi monumento inutile in un quartiere che non ha parcheggi». In effetti, il cantiere è deserto da oltre due anni, bloccato dalla burocrazia e dalle richieste economiche dei progettisti. Ma, soprattutto, è contestato da tre comitati di quartiere, più Fai e Italia Nostra: loro preferirebbero un parco archeologico, non i mille box. Tant'è. Mentre don Pigi invoca più posti auto, i genitori della materna di via Santa Croce sostengono l'urgenza opposta: meno macchine, meno furbi, piena sicurezza per i bimbi: «La strada è compatibile con l'asilo — racconta una mamma — e non vedo proprio la necessità di tenerla aperta al traffico, anzi». Del resto, aggiunge, nemmeno in piazza Duomo o in Santa Maria delle Grazie si arriva dritti in macchina: «Anche i parrocchiani di Porta Ticinese possono fare dieci metri a piedi, o no?». Intanto il pilomat è lì, piantato e «minaccioso». Ancora inattivo. A. St. Isola pedonale Il Comune ha investito quasi 2,5 milioni di euro nel restauro di piazza Sant'Eustorgio e via Santa Croce: il quartiere è spaccato sull'attivazione della zona a traffico limitato protetta da un dissuasore elettronico (Fotogramma)

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"Invalidi, ridateci i soldi" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 08-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

SANITA'. I SINDACATI: ASSURDO, I PENSIONATI SONO VITTIME "Invalidi, ridateci i soldi" La Regione vuole indietro quasi 200 mila euro pagati per errore «Verificheremo la possibilità di percorrere ogni via legale, ed eventualmente assicurativa, che possa consentire all'amministrazione e al Consiglio regionale in generale di evitare che l'errore tecnico si ripercuota sulle tasche dei cittadini». E' la strada individuata dalla commissione regionale permanente «Servizi sociali» per risolvere la questione della revoca degli assegni agli invalidi civili, che sta toccando poco meno di 200 valdostani. Il cambio della normativa (509/1988) che ha alzato il grado di invalidità dal 67 al 74 per cento indispensabile per ottenere l'assegno, e un controllo sugli aventi diritto avviato dalla Regione con una legge del 1999, ha provocato il caos. I controlli relativi al periodo 2000-2006 hanno già comportato la revoca degli assegni a carico di 167 persone. Ulteriori verifiche per il biennio 2007-2008 sono costate l'assegno a 9 invalidi civili mentre per altri 10 sono in corso le istruttorie. Associazioni e sindacati sono insorti: «Errori tecnici della struttura non possono essere fatti pagare agli invalidi». I tempi lunghi della burocrazia hanno fatto lievitare a 200 mila euro la somma che la Regione rivuole indietro. Intanto emergono i drammi umani, come quello di una donna affetta da gravi problemi cardiaci, invalida al 100 per cento, a cui hanno chiesto di restituire poco meno di ventimila euro. Un anziano pensionato sbotta: «Ventimila euro non li ho mai visti in vita mia, altro che restituirli». Camera A PAGINA 49

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Cari amici de La Stampa, sono uno studente di quarta liceo scientifico, e vado a scuola in un po... (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 09-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Cari amici de La Stampa, sono uno studente di quarta liceo scientifico, e vado a scuola in un posto tristemente famoso: il Darwin di Rivoli. La tragedia era forse inevitabile, forse, ma non ho intenzione di discuterne qui. Desidero piuttosto denunciare, purtroppo, le conseguenze di quel drammatico sabato mattina a due mesi e passa di distanza Adesso la scuola è divisa in due; una parte al mattino in un ex scuola media, luogo freddo (non in senso fisico) e ovviamente non attrezzato di laboratori. In questo posto, ci vanno le quinte e alcune quarte, al mattino Gli altri 800 alunni, vanno invece in un altro istituto, sito a circa chilometri di distanza, frequentando la scuola di pomeriggio Emergono problemi, solo problemi. Gli insegnanti: il viavai tra una scuola e l'altra, mattino e pomeriggio, e gli amici lontani. Ma ciò che più mi sconvolge, però, è che quando c'era interesse mediatico, tutti i politici, da Veltroni al ministro Gelmini, dal presidente della Repubblica Napolitano al ministro Brunetta, dal premier Berlusconi al capo della protezione civile Bertolaso, inneggiavano qua e là sulla gravità della situazione. E tutti si erano affrettai a promettere si sarebbe rimediato al più presto, senza indugi Ora, da studente obiettivo, devo dire che il Darwin non era assolutamente fatiscente, come alcuni giornali lo facevano apparire, e dunque mi chiedo: come mai, fino a settembre resterà chiuso? Perché stanno facendo dei «lavori»? Ben vengano, non fosse che mi pare esagerato credere che ci voglia così tanto tempo. Poi è ultimamente emerso un grosso problema: mancano apparentemente i soldi per terminare i cantiere; è possibile, dico io? Allora o la scuola davvero cadeva a pezzi e noi non ce ne accorgevamo, oppure sono tentato di credere che alla fine gli appalti sono stati fatti, perdendo tempo (si era detto che non si sarebbe perso tempo per gli appalti) E come al solito burocrazia e politica si danno da fare per mangiare il mangiabile Ora mi rivolgo a chi in ascolto: non dimentichiamoci del Darwin, perché altrimenti Vito non sarà stato un martire, ma uno sfigato morto a scuola per la negligenza di qualcuno (ovviamente i responsabili non sono ancora saltati fuori e probabilmente mai verranno scoperti e denunciati!!!) Bisogna cambiare, e certo i tagli alla scuola non aiutano. Per mia idea, la scuola va considerata un investimento, adesso invece è solo una tomba.

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Il no del governatore a Berlusconi "Io l'ho vista, Englaro ha ragione" (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica.it" del 09-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

UDINE - Silvio Berlusconi sa che sta camminando su un terreno minato e chi può l'avvisa. Ieri, anche se sembra paradossale, è stato Renzo Tondo a provarci, a Mestre. C'è stata una riunione ristretta, con Altero Matteoli, uno dei colonnelli di An pronto a tradire Gianfranco Fini considerato ormai "troppo laico", i ministri ex socialisti Renato Brunetta e Maurizio Sacconi e, appunto, il premier e il governatore friulano. Erano tutti insieme all'inaugurazione del "Passante", opera quasi biblica, molto importante per il Nord Est, ma a margine hanno parlato di Eluana Englaro. A Tondo è stato chiesto di bloccare la clinica che ospita Eluana, ma, a sorpresa, Tondo ha spiegato: "Presidente, io l'ho vista dopo Natale, guarda che è messa molto male. Non sono vere le notizie che girano, ti fanno dire cose sbagliate. Al posto del padre, avrei fatto esattamente lo stesso". Non è l'unico che, in questi giorni, ha fatto piovere su Silvio Berlusconi una versione corretta della situazione di Eluana, in stato vegetativo da diciassette anni e tre settimane, arrivata ormai al terzo giorno di zero nutrizione, sotto sedativi, ricoverata alla casa di cura "La quiete". Non sempre Berlusconi ci vuole credere: "Ma mi hanno detto che sta bene...". Eppure, avrebbe dovuto ascoltare quante volte è stato citato ieri dai fedeli davanti alla chiesa della Madonna delle Grazie: "Era qua a due passi, ma perché non è venuto a vedere? Il papà l'ha invitato e lui non viene...", protestava a voce alta una signora. Lo schema "noi stiamo con la vita, gli altri con la morte" non regge sino in fondo e per questo sul premier c'è un doppio pressing. Da un lato chi gli ricorda le ragioni degli Englaro e la realtà di Eluana, dall'altra chi spinge perché si faccia "tutto il possibile". E ieri a Tondo è stato detto da Maurizio Sacconi di tentare l'intervento della Regione per sospendere il protocollo. Stesso suggerimento da parte di Brunetta, che teme la sconfitta, che si tramuterebbe nelle limitazioni del potere di un governo sempre più deciso a sconfinare, ad allargarsi, ad esautorare sempre un po' di più il parlamento "troppo lento". Questa esigenza è arrivata sia al presidente del Senato Renato Schifani, sia al presidente della Camera Fini. Entrambi hanno assicurato che "si potrebbe arrivare alla legge anche martedì sera". Un uno-due di potenza impressionante. Bisogna serrare i tempi e i ranghi, quindi "Inventatevi una cosa qualsiasi per sospendere la nutrizione. Dobbiamo agire o attraverso la Procura o attraverso la Regione" è stata la mission affidata soprattutto da Maurizio Sacconi a chi poteva. Per la Procura è dunque partito il rapporto dei Nas, per la Regione ci si è affidati a Wladimir Kosic, l'assessore Regionale alla Sanità. A proposito del suo attivismo in questi giorni, circola a Udine una battuta cinematografica: "Ho visto Kosic che voi umani non potete nemmeno immaginare". Ma Kosic, anche se aveva tutte le intenzioni e anche l'intima convinzione di "non far applicare il protocollo a Eluana", è rimasto impelagato nella stessa burocrazia sanitaria, mentre i rapporti tra lui e Tondo (che l'aveva voluto, sconsigliato dal resto del pdl) si sono guastati, forse per sempre. Alla politica romana, soprattutto a quella parte che s'è impegnata in una lotta contro il tempo, importa poco degli strascichi locali: "Dobbiamo sbrigarci a fare qualche cosa. Quando si supera una certa soglia - ha spiegato Sacconi - ridare l'alimentazione accelera la morte", si ottiene cioè l'effetto contrario riattaccando il sacco della nutrizione al sondino. Berlusconi ormai s'è impegnato in questa battaglia, ma i suoi fedelissimi sanno che gli ronza in un angolo del cervello anche un altro nome: Ferruccio Fazio. Ai più forse dirà poco, ma è un sottosegretario, un medico oncologo di prestigio internazionale, l'uomo che ha suggerito all'ospedale San Raffaele di Milano di acquistare una macchina costosissima per la radioterapia che riduce i tempi del "bombardamento" e aumenta le possibilità di "centrare" le cellule guaste. E, sotto Natale, in una cena di medici era arrivato a sorpresa il premier, dicendo: "Ecco il mio amico Fazio, il nuovo ministro della Salute". Perché erano queste le intenzioni di Berlusconi. Da un lato s'è accorto che mettere insieme Welfare, Salute e Lavoro e affidare tutto questo a Sacconi e all'attivismo di Eugenia Roccella è stato un po' eccessivo. Dall'altro, voleva spendere le competenze del medico dal brillante curriculum nel suo governo. Invece oggi si trova senza Fazio e con Eluana e con due rami del parlamento da far correre ventre a terra. (9 febbraio 2009

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il no del governatore a berlusconi "io l'ho vista, englaro ha ragione" - piero colaprico (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 09-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 3 - Cronaca Il retroscena Il no del governatore a Berlusconi "Io l´ho vista, Englaro ha ragione" Gli è stato chiesto l´intervento della Regione per sospendere le procedure C´è stata una riunione ristretta con Matteoli, Brunetta, Sacconi, Tondo e il premier PIERO COLAPRICO DAL NOSTRO INVIATO UDINE - Silvio Berlusconi sa che sta camminando su un terreno minato e chi può l´avvisa. Ieri, anche se sembra paradossale, è stato Renzo Tondo a provarci, a Mestre. C´è stata una riunione ristretta, con Altero Matteoli, uno dei colonnelli di An pronto a tradire Gianfranco Fini considerato ormai «troppo laico», i ministri ex socialisti Renato Brunetta e Maurizio Sacconi e, appunto, il premier e il governatore friulano. Erano tutti insieme all´inaugurazione del "Passante", opera quasi biblica, molto importante per il Nord Est, ma a margine hanno parlato di Eluana Englaro. A Tondo è stato chiesto di bloccare la clinica che ospita Eluana, ma, a sorpresa, Tondo ha spiegato: «Presidente, io l´ho vista dopo Natale, guarda che è messa molto male. Non sono vere le notizie che girano, ti fanno dire cose sbagliate. Al posto del padre, avrei fatto esattamente lo stesso». Non è l´unico che, in questi giorni, ha fatto piovere su Silvio Berlusconi una versione corretta della situazione di Eluana, in stato vegetativo da diciassette anni e tre settimane, arrivata ormai al terzo giorno di zero nutrizione, sotto sedativi, ricoverata alla casa di cura «La quiete». Non sempre Berlusconi ci vuole credere: «Ma mi hanno detto che sta bene?». Eppure, avrebbe dovuto ascoltare quante volte è stato citato ieri dai fedeli davanti alla chiesa della Madonna delle Grazie: «Era qua a due passi, ma perché non è venuto a vedere? Il papà l´ha invitato e lui non viene?», protestava a voce alta una signora. Lo schema «noi stiamo con la vita, gli altri con la morte» non regge sino in fondo e per questo sul premier c´è un doppio pressing. Da un lato chi gli ricorda le ragioni degli Englaro e la realtà di Eluana, dall´altra chi spinge perché si faccia «tutto il possibile». E ieri a Tondo è stato detto da Maurizio Sacconi di tentare l´intervento della Regione per sospendere il protocollo. Stesso suggerimento da parte di Brunetta, che teme la sconfitta, che si tramuterebbe nelle limitazioni del potere di un governo sempre più deciso a sconfinare, ad allargarsi, ad esautorare sempre un po´ di più il parlamento «troppo lento». Questa esigenza è arrivata sia al presidente del Senato Renato Schifani, sia al presidente della Camera Fini. Entrambi hanno assicurato che «si potrebbe arrivare alla legge anche martedì sera». Un uno-due di potenza impressionante. Bisogna serrare i tempi e i ranghi, quindi «Inventatevi una cosa qualsiasi per sospendere la nutrizione. Dobbiamo agire o attraverso la Procura o attraverso la Regione» è stata la mission affidata soprattutto da Maurizio Sacconi a chi poteva. Per la Procura è dunque partito il rapporto dei Nas, per la Regione ci si è affidati a Wladimir Kosic, l´assessore Regionale alla Sanità. A proposito del suo attivismo in questi giorni, circola a Udine una battuta cinematografica: «Ho visto Kosic che voi umani non potete nemmeno immaginare». Ma Kosic, anche se aveva tutte le intenzioni e anche l´intima convinzione di «non far applicare il protocollo a Eluana», è rimasto impelagato nella stessa burocrazia sanitaria, mentre i rapporti tra lui e Tondo (che l´aveva voluto, sconsigliato dal resto del pdl) si sono guastati, forse per sempre. Alla politica romana, soprattutto a quella parte che s´è impegnata in una lotta contro il tempo, importa poco degli strascichi locali: «Dobbiamo sbrigarci a fare qualche cosa. Quando si supera una certa soglia - ha spiegato Sacconi - ridare l´alimentazione accelera la morte», si ottiene cioè l´effetto contrario riattaccando il sacco della nutrizione al sondino. Berlusconi ormai s´è impegnato in questa battaglia, ma i suoi fedelissimi sanno che gli ronza in un angolo del cervello anche un altro nome: Ferruccio Fazio. Ai più forse dirà poco, ma è un sottosegretario, un medico oncologo di prestigio internazionale, l´uomo che ha suggerito all´ospedale San Raffaele di Milano di acquistare una macchina costosissima per la radioterapia che riduce i tempi del «bombardamento» e aumenta le possibilità di «centrare» le cellule guaste. E, sotto Natale, in una cena di medici era arrivato a sorpresa il premier, dicendo: «Ecco il mio amico Fazio, il nuovo ministro della Salute». Perché erano queste le intenzioni di Berlusconi. Da un lato s´è accorto che mettere insieme Welfare, Salute e Lavoro e affidare tutto questo a Sacconi e all´attivismo di Eugenia Roccella è stato un po´ eccessivo. Dall´altro, voleva spendere le competenze del medico dal brillante curriculum nel suo governo. Invece oggi si trova senza Fazio e con Eluana e con due rami del parlamento da far correre ventre a terra.

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bagnoli, ancora uno stop (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina I - Napoli Il Comune annuncia ricorso al Consiglio di Stato. La Camera di commercio denuncia i progetti fermi Bagnoli, ancora uno stop Bloccato dal Tar il piano urbanistico, cantieri a rischio Il Tar della Campania blocca il piano urbanistico esecutivo di Bagnoli. A rischio i grandi cantieri per la Porta del Parco, il Parco dello Sport, l´acquario tematico e il primo lotto della strada. Ed è di nuovo scontro tra Soprintendenza e Comune. Infatti i giudici amministrativi, partendo dal ricorso di un singolo cittadino, bloccano le delibere comunali sul Pue di Bagnoli, ritenendo fondamentale il parere negativo della Soprintendenza. Palazzo San Giacomo annuncia: «Faremo ricorso al Consiglio di Stato». Intanto il presidente della Camera di commercio Gaetano Cola denuncia i progetti fermi: «Un esempio sono i due porti turistici, uno al Molosiglio e l´altro a Bagnoli. Sono due anni che cerchiamo di realizzare qualcosa e invece una volta la Soprintendenza dice che non possiamo, un´altra volta è la burocrazia e non si fa la gara d´appalto in tempo utile, poi mancano i permessi». PATRIZIA CAPUA CRISTINA ZAGARIA A PAGINA III

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"in attesa delle autorizzazioni progetti fermi per 800 milioni" - patrizia capua (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 10-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina III - Napoli La polemica Il presidente della Camera di commercio Gaetano Cola: burocrazia nemica dello sviluppo "In attesa delle autorizzazioni progetti fermi per 800 milioni" Irap, inefficienze, accesso al credito: rischia di chiudere il 40 per cento delle piccole e medie imprese PATRIZIA CAPUA «La Camera di commercio propone sempre numerose iniziative, però ci accorgiamo di essere in continua difficoltà per i vincoli burocratici. Un esempio sono i due porti turistici, uno al Molosiglio e l´altro a Bagnoli. Saranno due anni che cerchiamo di realizzare qualcosa e invece una volta la Soprintendenza dice che non possiamo, un´altra volta è la burocrazia e non si fa la gara d´appalto in tempo utile, poi mancano i via libera. Per le stesse cose, altrove si muovono con grande disinvoltura mentre qui è tutto lentissimo». E la lentezza ferma progetti per 800 milioni. C´è preoccupazione nell´invettiva di Gaetano Cola, presidente della Camera di commercio di Napoli. A distanza gli risponde Andrea Cozzolino. L´assessore regionale alle Attività produttive sottolinea che su Bagnoli c´è una manifestazione di interesse, «che io ho lanciato - ha detto - sono andato anche a Milano e Torino per raccogliere suggerimenti dalle imprese. Il 30 aprile ci saranno gli esiti di questo invito alla manifestazione di interesse». Cola ha parlato a margine del convegno dal titolo "Diamo fiducia al Mezzogiorno, una risorsa per tutto il Paese", organizzato da Unimpresa, col presidente nazionale Paolo Longobardi, sul tema dello sviluppo e del rilancio del Mezzogiorno e per presentare il codice antiracket e antiriciclaggio, che impegna le aziende ad assumere impegni nel rispetto di regole di legalità. Convegno peraltro disertato da parecchi invitati tra cui Cristiana Coppola, vice presidente di Confindustria per il Mezzogiorno. «Sono quasi 100 mila le imprese di Napoli a rischio fallimento», è l´allarme di Cola. Burocrazia e inefficienze stanno condannando all´estinzione una parte consistente del tessuto produttivo campano. «Alla Camera di commercio di Napoli sono iscritte 250 mila aziende - ha detto il presidente - il 94 per cento sono medie e piccole, non tutte di produzione beninteso, di queste il 30-40 per cento rischia di chiudere». Una somma di cause: costo dell´energia elettrica, Irap, accise, difficoltà di accesso al credito, inefficienza delle infrastrutture, scarsità dei servizi che frenano le piccole e medie imprese non competitive e fanno lievitare i costi di gestione. In altre parole: scarsa competitività e alti costi di gestione. Anche su questo ha risposto, in serata, Cozzolino. «Noi non possiamo fare granché. Ho già proposto agli enti camerali della Campania di creare degli sportelli unici presso di loro per la dichiarazione di apertura di attività. Possiamo dargli delle risorse se lo fanno. Ci sono 552 comuni nella regione, pensate che semplificazione se ci fosse soltanto uno sportello per provincia». Attività e progetti sono fermi al palo. «Si potrebbero investire, anche con l´apporto di capitali privati, fino a 800 milioni di euro in progetti per Napoli e la Campania, ma non riusciamo ad andare avanti e sono di fatto bloccati. Siamo sempre in attesa di permessi e autorizzazioni». Lo stesso vale per la realizzazione di parcheggi in città e anche per interventi nel settore dei rifiuti. «Per i parcheggi, sono già pronti e presentati gli studi di fattibilità e anche in questo caso ancora un nulla di fatto. Al sindaco Iervolino non sono stati rinnovati i poteri speciali per il traffico e la viabilità e i bandi non partono, dobbiamo aspettare», protesta ancora Cola. è ripreso, intanto, il lavoro fino a venerdì mattina alla Fiat di Pomigliano d´Arco, per il recupero della settimana di produzione che aveva subito uno stop a causa dello sciopero all´Asm di Avellino. Le Rsu hanno fissato un´assemblea per domani. «Proporremo - dice Gerardo Giannone, della Fim-Cisl - un incontro con Fiat, indotto, rappresentanze istituzionali, sindaci, parlamentari». Fiom, Fim e Uilm hanno chiesto un incontro urgente con la Fiat perché il 2 marzo scadranno 40 contratti a termine della società satellite Heandling.

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Arriva nella Città Alta il nuovo Ufficio tecnico (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 10-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

COMUNE PER IL DISBRIGO DELLE PRATICHE Arriva nella Città Alta il nuovo Ufficio tecnico Un Ufficio tecnico a Ventimiglia Alta, per dare informazioni, per disegnare i progetti, per occuparsi delle Dia (dichiarazioni di inizio attività), per portare avanti i contatti con la Sovrintendenza, per mettere d'accordo i vari proprietari che risiedono nello stesso edificio. Il Comune, su impulso del sindaco Gaetano Scullino, dopo aver concesso la settimana scorsa proroghe, anche consistenti, per consentire a tutti di dare corso alle ordinanze emesse che impongono il ripristino delle facciate del paese vecchio, ora istituisce anche questo ufficio. Che sarà aperto dalla prossima settimana, per venire incontro alle esigenze di lavoro degli abitanti della Città alta, tutti i pomeriggi, compreso il fine settimana, il sabato pomeriggio e la domenica mattina. Giorno di chiusura sarà il lunedì. «Abbiamo compreso le difficoltà di tante persone che hanno intenzione di eseguire le ordinanze di rifacimento delle facciate - spiega Scullino - ma che non sanno districarsi nella burocrazia. Chi vorrà potrà rivolgersi a propri tecnici di fiducia, ma per tutti saranno a disposizione due geometri della cooperativa Neopolis per tutte le fasi dei lavori». Il Comune investe nel servizio,installato nella biblioteca Aprosiana, 30 mila euro. \

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Avanti chi ha il coraggio di fare riforme (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI data: 2009-02-08 - pag: 8 autore: LA MANO VISIBILE ... Avanti chi ha il coraggio di fare riforme di Alessandro De Nicola «L a verità mi fa male lo sai» cantava Caterina Caselli negli anni del boom. E la verità può essere dolorosa specie quando ci viene detta da un amico che sappiamo essere ben disposto verso di noi. E così, sentirsi ricordare in modo per niente diplomatico dall'ambasciatore americano uscente, Richard Spogli, che l'Italia è un Paese in declino, non può farci piacere. Però se sentiamo le motivazioni addotte da Spogli queste non possono che suonarci familiari. Secondo il suo giudizio il Belpaese ha problemi strutturali di lungo periodo ben più gravi dell'attuale recessione e questi sono la burocrazia pesante, il mercato del lavoro rigido, la criminalità organizzata, la corruzione, la lentezza della giustizia, la mancanza di meritocrazia e un sistema di istruzione che non risponde alle esigenze del XXI secolo. Perché, si è chiesto il diplomatico, il Paese non reagisce quando si vede scivolare sempre più in basso nelle classifiche della competitività mondiale o non fa qualcosa davanti alla "tragedia nazionale" che non ci sia una sola università italiana ai primi posti delle valutazioni internazionali? Non ci sono forse note queste disfunzioni? Si certamente, a parole in molti le notano: ma tanto per rendere più esplicita la situazione, non erano passate nemmeno 24 ore ed ecco apparire il rapporto del Fondo monetario internazionale sull'Italia. Anche qui, buio pesto. Gli esperti dell'Fmi ritengono che la capacità di riprendersi dalla recessione del nostro Paese sarà ostacolata da «rigidità nei mercati del lavoro e dei prodotti, una mancanza di concorrenza interna, la lentezza nei processi di ristrutturazione e lo stato delle finanze pubbliche».Il guaio maggiore dell'Italia è il suo ininterrotto declino di produttività e il sistema di regolamentazione eccessivo. Maggiori sforzi dovrebbero essere perciò compiuti nella direzione delle liberalizzazioni. Insomma, non c'è da stare allegri e se vediamo indicatori quali la crescita del Pil o la quota di esportazioni italiane nel commercio internazionale, non c'è dubbio che negli ultimi 20 anni l'Italia ha dimostrato di essere una nazione, per l'appunto, in declino. Tuttavia nel dibattito pubblico questa constatazione è proibita. Naturalmente non lo ammette il Governo in carica. L'opposizione, pur addebitando tutti i mali del mondo all'Esecutivo,non osa pronunciare la parola. Imprenditori, sindacati e banche, per motivi diversi, girano attorno al concetto. Questa mancanza di candore non è senza conseguenze: si parla di riforma della scuola e in realtà si litiga su cose secondarie come l'orario o il maestro unico (buona cosa su cui alla fine il Governo ha fatto marcia indietro!); l'università langue in uno stato deplorevole; dell'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non se ne accenna più; la riforma della giustizia riguarda tutto eccetto l'efficienza e il ministero dell'Economia ha detto agli ispettori del Fondo che non c'è necessità di accelerare le riforme strutturali, benché per il 2009 si preveda che la spesa pubblica raggiungerà il 51%, record dei tempi recenti. E invece, proprio in un momento di grande crisi come questo, bisognerebbe trovare il coraggio di fare appello al Paese e dalla disgrazia della recessione uscire depurati dalle tossine per affrontare la competizione internazionale. Ma si sa,della canzone dellaCaselli la nostra classe politica preferisce l'incipit: «Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu...». adenicola@adamsmith.it GIUDIZI SEVERI L'ambasciatore Spogli parla di un rischio declino perché il Paese è troppo rigido

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I professori vogliono fare carriera e bocciano il sindacato (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 35 del 2009-02-10 pagina 0 I professori vogliono fare carriera e bocciano il sindacato di Francesca Angeli Una ricerca commissionata dall'Associazione Nazionale Presidi mette in luce il desiderio di cambiamento dei docenti italiani che rivendicano aumenti di stipendio legati al merito e si dicono delusi dalla loro rappresentanza. Roma. Vogliono che la loro carriera sia legata al merito ed all'impegno e hanno sempre meno fiducia nel sindacato. Sono questi i risultati di un'indagine sul mondo della scuola condotta dall'Associazione nazionale presidi (Anp). La ricerca, curata da Nomisma, ha coinvolto 5.101 docenti della scuola pubblica italiana di ogni ordine e grado e ha interessato 850 istituti scolastici selezionati con l'obbiettivo di capire meglio che cosa pensano i docenti italiani della scuola, del proprio lavoro, e di chi li rappresenta. Giorgio Rembado, presidente dell'Anp, osserva come l'indagine metta in luce aspetti meno noti. «C'è uno stereotipo del professore sempre meno positivo negli anni, come dimostra anche la cronaca. -spiega Rembado-Questa indagine ha però messo in evidenza come i docenti siano in realtà diversi da come li si dipinge e come da parte loro ci sia una dichiarata disponibilità al cambiamento». Dunque i professori dicono sì alla carriera e al merito e si dichiarano insoddisfatti dell'azione sindacale. Il 66 per cento degli insegnanti si dice favorevole all'introduzione di una valutazione della carriera basata sul merito e il 57 è convinto della necessità di una differenziazione retributiva. Per la prima volta sullo stato del nostro sistema di istruzione, sembra emergere con chiarezza il livello di consapevolezza dei docenti sulla necessità di avviare un'importante stagione di riforme. Secondo l'indagine, sono tre gli interventi ritenuti più urgenti dai docenti per il nostro sistema scolastico: la riorganizzazione degli ordinamenti (30 per cento), piena attuazione dell'autonomia scolastica (25) e valutazione nazionale delle scuole (20). I tre provvedimenti rappresentano per i docenti anche una risposta al superamento delle disparità territoriali e all'abbattimento degli insuccessi, offrendo la massima disponibilità a mettersi in gioco, non solo innovando strumenti e metodologie didattiche ma anche guardando con interesse all'esperienza degli altri paesi. Circa il 40 per cento dei docenti individua nel confronto con i modelli di scuola internazionale una risorsa per la futura evoluzione della scuola italiana. I professori poi sono delusi dalla loro rappresentanza. Il 49 per cento ritiene che i sindacati della scuola abbiano una posizione debole nel promuovere con efficacia le innovazioni professionali. Il 55,4 ritiene che rispetto alle battaglie degli ultimi anni i sindacati della scuola non abbiano ottenuto risultati significativi e l'86,5 dei docenti ritiene sia necessario un nuovo modello di rappresentanza. Ad un possibile nuovo organismo di rappresentanza i professori italiani chiedono servizi di formazione professionale (54) e informazione (48,8). Molto sentito il problema del ruolo. La metà degli interpellati chiede il recupero di un ruolo sociale di primo piano, che sia strettamente legato alla valorizzazione della professione e che ovviamente non può prescindere da un maggiore riconoscimento economico. Quasi la metà dei docenti infatti vede nell'aumento di stipendio la maggiore aspettativa per il futuro. Anche lo snellimento della burocrazia è per il 58,4 per cento degli intervistati una speranza per il futuro. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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"Le frane hanno interrotto la nostra vita quotidiana" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 11-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

"Le frane hanno interrotto la nostra vita quotidiana" Alto rischio. Sono 38 gli smottamenti da bollino rosso contati nell'Astigiano Di questi 26 tra valle Belbo e Langa L'esperto. Si può fare poco, ma dopo l'alluvione c'è più attenzione anche da parte dei Comuni A Portacomaro otto famiglie isolate La solidarietà tra vicini di casa FIAMMETTA MUSSIO ELISA SCHIFFO Le frane modificano anche la vita quotidiana: accade a Portacomaro e a Vinchio, dove un gruppo di famiglie sono rimaste isolate. Da sabato lo sono otto cascine nella piccola borgata di Castellazzo, a Portacomaro. Dalla collina si sono staccati decine di metri cubi di tufo e hanno bloccato la strada comunale che collega la frazione con il paese. La frana si è inghiottita anche metà del cortile della famiglia Margarino. Ieri, la terra è stata rimossa, ma il sindaco Idalo Raso non ha ritirato l'ordinanza di chiusura. Il rischio è troppo alto: non si può passare né in auto, né a piedi. Occorrerà prima mettere in sicurezza la scarpata. E gli abitanti (sono circa una ventina) fanno i conti con i disagi quotidiani di accompagnare i figli a scuola, fare la spesa, andare al lavoro. Così Maria Stabile anche oggi percorrerà a piedi il piccolo sentiero per raggiungere l'auto e accompagnare la sua bimba all'asilo: «Pensavamo che una volta pulita la strada riprendesse la vita normale - racconta - invece abbiamo trovato l'ordinanza del sindaco appesa alla porta. Speriamo sia questione di pochi giorni, altrimenti ci toccherà comprare un paio di ali». Tutti però, la prendono con filosofia: ci saranno le scomodità, ma siamo in un piccolo borgo e i vicini sono solidali. Flavio Reita ha trasformato il suo cortile in un parcheggio, in modo che gli «isolati» possano lasciare lì auto e furgoni. E il vicinato si è anche dato da fare per spostare la legnaia della famiglia Margarino che rischiava di cadere a valle. Dal Comune, intanto, si cerca di accorciare i tempi, ma c'è di mezzo la burocrazia. «Provvederemo al più presto - promette il sindaco - a sistemare strada e scarpata: abbiamo già contattato la ditta che farà i lavori. Dovrebbe cominciare tra oggi e domani». Altra situazione grave a Noche di Vinchio, con cinque famiglie rimaste isolate dal concentrico, che ancor oggi si trovano a fare i conti con strada franata e non più percorribile nemmeno a piedi. Tra i più penalizzati Dante Lazzarino, 82 anni: «La frana mi ha portato via trenta metri di cortile e non posso più entrare in casa. Sono costretto a vivere da mia sorella Dovilia, anche lei "prigioniera" in una cascina vicina alla mia». Ma c'è anche il caso di Giovanni Petrini, 70 anni, dializzato, che per tre volte la settimana deve arrivare a Canelli per curarsi: «Sono costretto a fare lunghi giri a piedi perché l'ambulanza si ferma nel centro di Noche. E così mia moglie che ogni giovedì deve fare terapie in ospedale». Anche a Vaglio Serra non mancano i problemi: i residenti sono ancora in attesa di vedere riaperta la strada che li collega a Nizza, come sottolinea il presidente della Pro loco Matteo Berruti: «Sono due mesi di peripezie, lungo la strada della Valsarmassa stretta e buia, che devo percorrere almeno quattro volte al giorno per portare i figli a scuola». Disagi anche per chi abita ai Sabbionassi di Costigliole, ultimi colpiti dagli smottamenti in ordine di tempo: «Per raggiungere il centro - spiega Giancarlo Garbin, ex maresciallo dei carabinieri - dobbiamo passare o da strada Burio o dalla Madonnina. Tutte stradine di campagna strette e tortuose».

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il nuovo ikea "ostaggio" dell'anas - milena vercellino (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 11-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina VIII - Torino Il nuovo Ikea "ostaggio" dell´Anas Svincoli in alto mare, l´Ativa da un anno aspetta risposte da Roma Ossola: "Esempio di bieca burocrazia" L´azienda svedese: no comment MILENA VERCELLINO Mentre proseguono i lavori per il nuovo punto vendita Ikea di Collegno, una cattedrale dell´arredamento low-cost da 30mila metri quadri, la più grande d´Italia, s´incagliano nelle strettoie della burocrazia i lavori per l´accesso all´area. La querelle riguarda la costruzione, in corrispondenza dell´uscita verso il complesso Ikea, di una rotatoria sulla strada 24, strada gestita dal 2001 dalla Provincia. L´ente locale, però, non ha in questo caso competenze dirette: «Il cantiere della rotatoria è portato avanti da Ikea che detrae la spesa dagli oneri di urbanizzazione, per effetto di una convenzione fatta con il Comune di Collegno», spiega il presidente della Provincia Antonio Saitta. E qui il quadro si fa più ampio: i lavori interessano infatti alcune aree di proprietà dell´Anas gestite da Ativa, concessionaria di Anas che gestisce il tratto dell´autostrada A5 che attraversa la zona. Ed è proprio nei rapporti tra Ativa e Anas che si innesta il problema. Come richiesto per il proseguimento del cantiere, un anno fa Ativa ha consegnato ad Anas la documentazione necessaria esprimendo un parere positivo riguardo all´autorizzazione dei lavori, che prevedono lo spostamento dei bracci di collegamento all´area. I documenti sono però passati per le vie tortuose della burocrazia: le carte sono state infatti inoltrate alla sede centrale di Anas a Roma attraverso gli uffici di Genova. A quella richiesta, spiega il presidente di Ativa Giovanni Ossola, «non c´è stata risposta, poi due mesi fa l´Anas si è svegliata ed ha chiesto documentazione aggiuntiva, e due settimane fa ci sono arrivate altre tre pagine di richieste». Ativa respinge ogni responsabilità per il ritardo nell´ottenimento dei permessi e punta il dito contro l´Anas: «Abbiamo presentato tutti i documenti richiesti da Anas con una pignoleria mai vista. Normalmente le pratiche vengono esaminate nel giro di qualche mese» continua Ossola, che spiega così le lungaggini in cui è impigliata la prosecuzione dei lavori: «è una manifestazione della burocrazia più bieca da parte di Anas». Per sbloccare la situazione, suggerisce, «si devono muovere Saitta e il Comune di Collegno per fare pressione politica su Anas, perché noi quello che dovevamo fare l´abbiamo fatto. E del resto si tratta di una vicenda totalmente marginale rispetto alla gestione della tangenziale, che è invece di nostra competenza». Resta però la preoccupazione che il groviglio burocratico che sta rallentando i lavori per la costruzione degli accessi possa avere ripercussioni di maggiore portata. Il diretto interessato, Ikea, oppone un "no comment" alle domande su un possibile slittamento nell´apertura del punto vendita (che, tra l´altro, comprenderà anche una mega serra: piante e fiori rientrano nel target del cliente tipo), precisando che «non si può parlare di ritardo visto che non è mai stata fissata una data. Abbiamo ipotizzato diverse scadenze. Probabilmente apriremo prima dell´estate e ci auguriamo che il punto vendita di Collegno compaia nel nuovo catalogo che sarà distribuito a fine agosto, all´inizio dell´anno Ikea», spiega una fonte aziendale. SEGUE A PAGINA V

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lombardo sfida gli alleati: decido io - emanuele lauria (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 11-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina II - Palermo Lombardo sfida gli alleati: decido io Battuto in commissione, il presidente verso la nomina di nuovi direttori Lo scontro sulla sanità Il governatore pronto a varare una rotazione nella burocrazia senza consultarsi EMANUELE LAURIA Arrivata priva di intesa a Palazzo dei Normanni, la maggioranza si divide sulla riforma della sanità. E la seduta fiume della commissione si è risolta con un nulla di fatto e l´ennesimo rinvio, mentre sul parlamento siciliano continua a volteggiare l´ombra del commissario inviato da Roma. Il governatore Raffaele Lombardo, irritato per i ritardi, decide di dare un segnale agli alleati riunendo la giunta in serata per approvare, in un clima tesissimo e senza una consultazione preventiva con i leader dei partiti della coalizione, le nomine dei dirigenti generali. La commissione Sanità esamina in mattinata il testo del governo, che prevede la riduzione da 29 a 17 delle aziende. Il disegno di legge di Pdl e Udc invece fissa a 23 il numero delle aziende con lo scorporo degli ospedali dalle Ausl. Nel corso della riunione, il governo va sotto sul voto per anticipare la discussione dell´articolo 11, il cuore della riforma: proprio il punto controverso circa la riorganizzazione delle aziende. Otto dei 15 componenti della commissione (con Mpa e Pd in minoranza) ottengono il cosiddetto "prelievo" e a quel punto in commissione comincia una lunghissima discussione. Subito bollata, da Udc e Pdl, come una sorta di "melina" calcistica perpetrata dall´Mpa. I capigruppo Rudy Maira e Innocenzo Leontini attaccano ancora una volta l´assessore Massimo Russo, ma non solo lui: «Sembra la trama di "un genio, due compari e un pollo", ma non crediamo che Russo sia il genio e certamente i siciliani non passeranno per polli. è evidente che le rigide posizioni di Russo ed, a questo punto dell´Mpa di Leanza e Lombardo, non porteranno ad un ddl condiviso dalla maggioranza uscita dalle urne. Notiamo - aggiungono gli esponenti di Udc e Pdl - un´inversione di tendenza sorprendente: per mesi Russo ci invitava ad essere celeri, ora lo stesso assessore fa melina per ritardare la sua sconfitta in commissione Sanità». Di metafora in metafora, arriva la replica dell´Mpa, affidata ai deputati Orazio D´Antoni e Paolo Colianni: «Non vediamo polli, bensì due galli nello stesso pollaio: Leontini e Maira, uniti in una incomprensibile battaglia tesa a delegittimare il governo». Il Pd comincia ad attaccare a testa bassa: «La maggioranza non esiste più», dice Roberto De Benedictis. E il capogruppo democratico all´Ars Antonello Cracolici invita Lombardo ad azzerare la giunta. Uno scontro che suggerisce al governo di chiedere il rinvio dei lavori della commissione, per permettere anche lo svolgimento della riunione di giunta. Ma a quel punto Lombardo, che in mattinata aveva chiesto «buon senso» agli alleati («altrimenti trarremo le conseguenze») decide di mostrare i muscoli. Facendo conoscere ai compagni di cordata la volontà di procedere con le nomine dei dirigenti generali. E sfidando così i leader dei partiti. La cronaca, con il passare delle ore, diventa convulsa. Saverio Romano, segretario dell´Udc, intorno alle 20 parla al telefono con il governatore: «Mi ha detto che ha una proposta per la riorganizzazione dei dipartimenti, ma non so quale - rivela Romano - Vuole comunicarla solo agli assessori. Non mi sembra un metodo accettabile. La proposta dell´Udc è la conferma degli attuali dirigenti sino al 31 dicembre, al limite con qualche rotazione, per evitare pesanti contenziosi. Se la decisione finale andrà in questa direzione, potremo anche soprassedere sul metodo. Altrimenti discuterò con l´ufficio politico del partito l´opportunità di sostenere ancora la giunta Lombardo». Il governatore, a inizio seduta, annuncia in effetti agli assessori l´intenzione di non fare rivoluzioni. Ma all´esterno di Palazzo d´Orleans non trapela più nulla sino alle 22,30. A quell´ora Romano, come Maira e Leontini, è ancora in attesa di conoscere le mosse del presidente. Gli assessori di Pdl e Udc, preventivamente contattati dai capigruppo, chiedono a Lombardo di coinvolgere maggiormente i partiti della coalizione sulle scelte da fare. Ma Lino Leanza, segretario regionale dell´Mpa, garantisce: «Di qui a qualche ora ci saranno le nomine». Le indiscrezioni raccontano di spostamenti che riguarderebbero un burocrate fedelissimo a Cuffaro (il segretario generale Salvatore Taormina) e un altro fra il ragioniere generale Enzo Emanuele e il capo dipartimento Trasporti Vincenzo Falgares. Romeo Palma dovrebbe lasciare i Beni culturali, Giuseppe Incardona non sarebbe confermato all´Industria. E Saverio Ciriminna non avrebbe più la guida della Sanità. Lombardo ha, per legge, la possibilità di nominare fino a 9 dirigenti esterni: fra questi dovrebbe esserci l´ex assessore dell´Mpa Rossanna Interlandi, destinata all´Ambiente o al nuovo dipartimento Energia. Le ultime voci della notte di passione del governo Lombardo. e. la.

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Tremonti difende il lavoro ma si limita alle parole (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 11-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Tremonti «difende» il lavoro ma si limita alle parole Per il ministro dell'Economia è «ragionevole» vincolare al mantenimento dell'occupazione gli aiuti di stato ai diversi settori produttivi. Intanto l'Unione europea si mobilita contro il neo-protezionismo. L'Unione europea si mobilita contro il neo-protezionismo. È questo il primo obiettivo del vertice straordinario dei Capi di Stato e di Governo dei Ventisette, convocato per fine mese dalla Presidenza Ceca di turno dell'Ue, su richiesta di Francia e Germania. L'incontro servirà a «dire no al protezionismo», ha sottolineato ieri il ministro delle finanze ceco Miroslav Kalousek, nella riunione Ecofin a Bruxelles con i colleghi europei. Sul problema dei titoli tossici si è ribadita l'importanza di «un approccio coordinato», che non escluderà l'utilizzo di "bad bank" per ripulire i mercati. Ma ora nel mirino di Praga ci sono gli aiuti all'industria dell'auto francese annunciati lunedì da Sarkozy, condizionati al mantenimento di occupazione e investimenti in Francia proprio per evitare delocalizzazioni in Repubblica Ceca. Contro il piano di aiuti francese ieri si è mosso anche il commissario Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, che ha scritto a Parigi per chiedere maggiori dettagli. Eventuali «indicazioni che i fabbricanti di auto sarebbero obbligati a mantenere i centri di produzione in Francia», ha spiegato il portavoce della Kroes, Jonathan Todd, «renderebbero gli aiuti illegali» secondo le normative comunitarie. AIUTI PUBBLICI Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha osservato che ormai in Europa le iniziative «in deroga al meccanismo di mercato che vieta gli aiuti di Stato si stanno moltiplicando». Ma secondo il titolare di via XX Settembre «collegare gli aiuti a protocolli sull'occupazione e alla conservazione di alcune strutture industriali» è «molto ragionevole e molto compatibile con la nostra politica e gli orientamenti europei». Del resto, ha continuato, «che uno debba costruire gli aiuti di Stato, che sono l'opposto del mercatismo, in termini mercatisti mi sembra un po' troppo». marcia indietro Ma, incalzato sul piano Sarkozy, Tremonti ha fatto marcia indietro: «Non ho fatto l'apologia del provvedimento francese dell'auto» perché «c'è modo e modo per collegare aiuti e occupazione». Anzi, il ministro delle fine del liberismo, il difensore dei dazi anti-cinesi, si è spinto oltre e ha affermato: «Io non sono mica protezionista. L'unico protezionismo che considero giusto è proteggerci dalla burocrazia» anzi, ha aggiunto candidamente, «ho sempre detto che dobbiamo proteggerci da noi stessi, non dai cinesi». tutele Del resto al titolare del Tesoro oggi riesce difficile continuare a difendere la bontà dei dazi mentre il suo sottosegretario al Commercio Adolfo Urso continua a scrivere richieste di aiuto all'Ue contro il pericolo di dazi americani sull'acciaio e per le acque minerali italiane. Per non parlare del rischio di rimanere stritolati in un gioco al rilancio dove l'Italia non ha soldi in cassa per rilanciare. In effetti, ha ammesso Tremonti a proposito del piano francese, se il modo di aiutare l'industria nazionale «è un modo aggressivo probabilmente questo non è compatibile con gli interessi dell'Europa e neanche dell'Italia che alla fine esporta pure lei». MARCO MONGIELLO BRUXELLES economia@unita.it

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Trento vara lo scudo anti-crisi (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 11-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Nord-Est sezione: SYSTEM data: 2009-02-11 - pag: 8 autore: Finanziaria. Approvata in Giunta una manovra 2009 che stanzia oltre 850 milioni per imprese e lavoratori Trento vara lo scudo anti-crisi In cantiere opere pubbliche per 482 milioni - Parti sociali soddisfatte Rudy Gaddo TRENTO La Provincia di Trento non si tira indietro e spinge sulla leva dell'intervento pubblico per combattere la congiuntura economica negativa, dedicando alla manovra anti-crisi poco meno di un quinto delle risorse della Finanziaria 2009. Sul tavolo 850 milioni rispetto a un bilancio che pareggia a 4.465 milioni: non pochi, specie quando 11 dei 67 articoli del disegno di legge varato dalla Giunta Dellai –e nelle prossime settimane al vaglio del consiglio provinciale – sono dedicati a provvedimenti studiati per ridare slancio a imprese e lavoratori. Nell'articolato di piazza Dante c'è di tutto: dalla possibilità di erogare aiuti diretti fino a 500mila euro per impresa, alla riduzione al 2,98% dell'Irap. Da ulteriori integrazioni ai fondi rischi degli enti di garanzia alla creazione di un reddito minimo per le fasce sociali più deboli, con tanto di tariffe bloccate per un anno. Ci sono persino 482 milioni di investimenti straordinari in opere pubbliche, programmati privilegiando l'attivazione di quelle di immediata "cantierabilità" e con maggior potenziale di ricaduta sulle aziende locali. «La manovra anti-congiunturale nonpuò che essere giudicata in modo assolutamente positivo – sintetizza Dario Denicolò, presidente provinciale dell'Associazione artigiani –. Ci sono, ad esempio, gli aiuti ai consorzi fidi per sostenere il credito alle imprese. Ma sono anche sanciti chiaramente principi di snellimento nella burocrazia legata agli appalti che porteranno benefici alle imprese locali, proprio come l'imminente apertura di nuovi cantieri per opere pubbliche». «Il piano è ottimo – si sbilancia Lorenzo Pomini, neo-segretario della Cisl del Trentino –. La manovra della Giunta, d'altronde, rispecchia in ogni suo punto le richieste dei sindacati. Specie per quanto concerne i finanziamenti per i sussidi legati all'emergenza occupazionale e i nuovi progetti di politica del lavoro». Le parti sociali sono state accontentate anche nel mancato recepimento della richiesta di Confindustria Trento, che aveva proposto di spostare l'8%-10% del costo del trattamento di Cig dai bilanci delle aziende a quelle della Provincia. «In realtà – spiega Fabio Ramus, direttore di Confindustria – la nostra proposta non era stata capita dai sindacati. Comunque la Giunta ne ha inteso lo spirito, prevedendo la possibilità di concedere aiuti in regime di de minimis alle grandi aziende (leggi multinazionali con testa fuori dal Trentino, ndr) prontea prendere impegni che le radichino sul territorio». Anche da Palazzo Stella, insomma, arriva ampio consenso al piano. «Il quale – continua Ramus – viene incontro anche alle difficoltà dell'autotrasporto incentivando rottamazioni, fusioni e ristrutturazioni aziendali con possibilità di sostenere mutui fino a 2 milioni ad impresa». Qualche aspetto da affinare, però, resta. «Confindustria – conclude Ramus – non ritiene ad esempio che questo sia il momento giusto per creare una Agenzia per l'incentivazione, come invece ipotizzato dalla Giunta». «La manovra è un primo, importante passo per uscire dalle secche – sostiene Ruggero Purin, segretario della Cgil trentina –. Ora però bisogna entrare nello specifico, dando sostanza alla concertazione e prestando attenzione alla tutela dei lavoratori e alla tenuta occupazionale ». Più specifiche le osservazioni di Paolo Morolli, dell'Unione commercio e turismo. «Data una valutazione assolutamente positiva al piano, crediamo sia il caso di ragionare su aspetti ulteriori. In particolare – chiarisce Morolli – ci sarebbe bisogno di estendere la cassa integrazione straordinaria anche alle imprese con meno di 50 addetti che sono il cuore del tessuto commerciale locale».

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Stranieri a scuola di burocrazia (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 11-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Nord-Est sezione: SYSTEM data: 2009-02-11 - pag: 6 autore: Associazioni di categoria a sostegno di 140 lavoratori autonomi Stranieri a scuola di burocrazia VENEZIA Quelli di nazionalità marocchina sono più attivi nel commercio – come i bengalesi, i nigeriani e i senegalesi –ma anche nelle costruzioni e nei trasporti; in quest'ultimo settore troviamo pure la maggior parte di serbi, albanesi, macedoni, bosniaci e tunisini, mentre i cinesi eccellono nel tessile e nell'abbigliamento, nonché nella ristorazione. Sono gli stranieri in Veneto, che da "nuovi cittadini" sono diventati "nuovi imprenditori". Per loro, la Regione – assieme a Confartigianato, Confcommercio, Cna, Federclaai, Casartigiani, Confesercenti e Coldiretti –finanzia con 70mila euro un'iniziativa di formazione sperimentale: un corso per approfondire la conoscenza delle procedure e della normativa sulla gestione d'impresa e del rapporto con le istituzioni. Iniziativa importante perché in sette anni il numero di imprenditori immigrati nella regione è più che raddoppiato, passando da circa 20mila a quasi 44mila, con un'incidenza del 6%sul totale (nel 2000 era del 3%). «Le difficoltà più grandi che gli stranieri incontrano se si mettono in proprio – spiega Amadou Dione, senegalese, rappresentante degli imprenditori immigrati di Confcommercio – sono relative alla fiscalità e alla contabilità. Burocrazia e amministrazione, insomma, oltre che sicurezza sul lavoro. Temi di cui spesso gli stranieri hanno un'idea, ma che non conoscono appieno». Il primo corso, appena partito, si rivolge per il momento a 140 lavoratori autonomi stranieri, già operanti nel territorio veneto. L'obiettivo è però quello di ampliarlo. Sarà realizzato dagli enti formativi delle varie organizzazioni di categoria coinvolte, e avrà come capofila l'Istituto veneto per il Lavoro. «Il fine è di sviluppare specifici interventi formativi – spiega l'assessore regionale ai Flussi migratori, Oscar De Bona –per una corretta gestione d'impresa e cultura della legalità, con approfondimenti sui profili fiscali, finanziari e previdenziali e sulla sicurezza sul lavoro». Oltre che favorire una maggiore integrazione, poi, potrebbe costituire una base per un eventuale reinserimento lavorativo degli immigrati nei loro Paesi d'origine. Tanto che la stessa Confesercenti ha già messo in piedi un progetto rivolto sia a immigrati regolari che senza il permesso di soggiorno, per incoraggiarli a fare ritorno nel loro Paese. G. D. F. PROGETTO INNOVATIVO L'iniziativa, finanziata con 70mila euro dalla Regione, ha come obiettivo anche il miglioramento del rapporto con le istituzioni

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Quella fila di disabili al Lungotevere della Vittoria (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 11-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Sport - data: 2009-02-11 num: - pag: 8 categoria: REDAZIONALE Caro amico ti scrivo di Goffredo Buccini Quella fila di disabili al Lungotevere della Vittoria Caro Buccini, l'altra mattina, mio marito, in sostituzione di un amico invalido, si è alzato alle 4.30 (del mattino) per poter acquisire, dalle successive ore 5 un preziosissimo numeretto. Lo stesso, infatti, viene distribuito da un volenteroso di turno, (facente parte pure lui di quel gruppo di «disgraziati »), che predispone ad un'altra fila. Verso le 7.30 il nostro amico ha raggiunto mio marito e si è sostituito a lui. Infatti, alle ore 8 in punto il portone dell'azienda sanitaria locale di lungotevere della Vittoria, ingoia la stessa fila che, nelle tre ore precedenti, si è formata all'esterno della struttura. Una prima conquista è il caldo e accogliente tepore del locale rispetto alla strada ed una seconda è la ricezione, esibendo a questo punto il numeretto fortunato, di quello, questa volta ufficiale, che predisporrà ad altre ore di attesa. La stessa però, riguarda ahimè, soltanto i primi 50 fortunati della giornata, che, pazientemente, non perdendo mai di vista il numeratore luminoso, sono pronti ad avanzare, al loro turno, per accedere all'ufficio giusto. Qui viene fissato l'agognato appuntamento e l'elenco degli esami da presentare tra circa un paio di mesi. In questa ultima data, l'avente diritto potrà vedersi rinnovare o meno, essendo un invalido, per esempio per un altro anno, come nel nostro caso, la patente di guida. E' possibile, che per svolgere questi obbligati passi non si trovi una soluzione più idonea, per esempio smistando in diverse sedi, queste incombenze burocratiche? Franca Basetti Cara Franca, qualche lettore adesso mi accuserà di limitarmi a descrivere anziché giudicare. Ma cosa c'è da giudicare in una burocrazia che fa finta di ignorare anche l'esistenza di Internet? La sua lettera vale mille giudizi. gbuccini@rcs.it

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alle urne dopo l'onda - luca de vito (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 11-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina XVIII - Milano ALLE URNE DOPO L´ONDA LUCA DE VITO Una rivoluzione copernicana, quella in corso in via Sarfatti: il nuovo sistema elettorale prevede che anziché votare direttamente i 120 candidati nelle liste, prima si eleggano nominalmente i rappresentanti di classe, e siano poi questi, a votare i candidati delle liste. Novità assoluta nel panorama milanese, la prima fase avverrà tramite voto elettronico. «Così l´elezione dei rappresentanti di classe sarà più legata alle questioni quotidiane dei singoli corsi di laurea - spiega ancora Luca De Vecchi - mentre per consiglio di amministrazione e di facoltà nel voto dei rappresentanti di classe conteranno i programmi delle liste, finalmente le elezioni si baseranno sulle idee». Ulteriore novità, l´abolizione del doppio voto per i consigli di facoltà: «Il sistema barocco della doppia candidatura per triennio e biennio sarà superata dal consiglio unico». Regole che cambiano, una campagna tutta da giocarsi: «Si potrebbero anche introdurre momenti di confronto pubblico fra i candidati», rilanciano gli studenti. E se a prima vista in Statale le acque sembrano ancora tranquille, i preparativi per le elezioni di fine maggio avvengono già dietro le quinte: «Preparare le elezioni è un lavoro impegnativo - fa notare Dino Motti - il confronto elettorale è vero, autonomo e serio. Bisogna mantenere un impegno costante e riuscire a comprendere il funzionamento la burocrazia universitaria». Negli ultimi cinque anni di via Festa del Perdono la partecipazione al voto è passata dal 10 al 14 per cento: «Il merito è delle nuove forme di comunicazione politica - continua Motti - con il web e i social network, gli studenti possono essere più facilmente coinvolti: il forum Studentistatale. it ad esempio, è nato contemporaneamente a Facebook ad Harvard, con la stessa funzione». SEGUE A PAGINA VI

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sfogatevi sulla città cantando e darete vita a un musical - valeria cerabolini (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 12-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina XII - Milano Sfogatevi sulla città cantando e darete vita a un musical Dal traffico alla neve, dagli sgomberi alle badanti: tutti insieme per un bel coro sul refrain "Milano No No No No" Al San Fedele le prove di un progetto inventato da due finlandesi e importato dai giovani produttori The Tune I protagonisti? Gente comune VALERIA CERABOLINI «Ho finito il sudoku in coda in viale Certosa». «Ho pagato un taxi con un assegno». «A Milano sgomberano i centri sociali ma non la neve». «A Milano si nasce con la baby sitter e si muore con la badante». «La Milano da bere fa male allo stomaco». E via di questo passo. La lista delle lamentele è ancora lunga. Ma questa volta lamentarsi è lecito. Basta poi aver voglia di cantarci sopra. Tutti insieme facendo un bel coro, sul refrain "Milano No No No No". Ancora un mese di prove all´Auditorium San Fedele, e il "Coro delle lamentele" o "lamentaMi" si materializzerà per la città con performance cantate. Maestri di cerimonia, i giovani produttori The Tune che non hanno fatto altro che tradurre alla meneghina i "Complaints Choirs" inventati dalla coppia di artisti finlandesi Tellervo Kalleinen e Oliver Kochta-Kalleinen. Sul sito www. complaintschoir. org, i due raccontano la genesi di questa "opera" di sublimazione della lamentazione collettiva, per altro vecchia come il mondo. «Lamentarsi - dicono i Kalleinen - è un fenomeno universale. Il progetto dunque può essere organizzato ovunque». Dal primo coro del 2005 di Birmingham a Helsinki, Amburgo nel 2006, Melbourne, Singapore, Budapest, Gerusalemme, passando per Firenze e ora Milano. Insomma, un dilagare dell´esternazione, tanto che i due dettano un decalogo su come aderire e dare forma al progetto, con raccomandazioni al punto sei di offrire da bere e da mangiare perché il coro sia anche convivialità. «Ero in vacanza negli Stati Uniti - racconta Ivan Merlo, 27 anni, anima registica di The Tune -, ho visto un servizio su questi cori e mi sono chiesto perché non provarci». A luglio scorso arriva il bando della Provincia rivolto a giovani autori cinematografici e case produzioni. E The Tune si presenta («Mai vista tanta burocrazia in vita nostra»). E vince, insieme ad altre realtà professionali. The Tune, sede in una sconquassata villetta in zona De Angelis, incassa 10mila euro per dare il via al progetto. Parte il tam tam per cercare i lamentatori/cantori. Ne selezionano una trentina di tutte le età, compreso un gruppo di pensionati. E cominciano a dar forma al lamento. «Abbiamo cercato di strutturare le lamentele creando un brano pop che avesse un suo ritmo ed evitasse i luoghi comuni - racconta Lorenzo Magnaghi, 35 anni, anima musicale The Tune - . Per questo abbiamo coinvolto Emil, giovane cantautore milanese. Non volevamo fare un coro stile alpini e nemmeno qualcosa di rap, ma un brano divertente che richiamasse la tradizione, alla Svampa e alla Jannacci». Finite le prove (il 19 e 27 di questo mese e ancora il 2 marzo), il "Coro delle Lamentele" il 7 e l´8 marzo esce allo scoperto. Performance (pare anche sul tetto del Duomo) che verranno filmate e poi presentate a maggio alla galleria Artra che ospiterà una mostra degli artisti Kochta-Kalleinen. «Verrà montato un lungo video - spiega Paola Colombo di Artra - . Milano affiancherà le altre metropoli». Comunque, non è ancora finita: c´è ancora spazio per lamentarsi. Basta prendere contatti con mi. lamentamigmail. it

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<Io, disabile in lotta con l'assurda burocrazia> (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 12-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Lettere - data: 2009-02-12 num: - pag: 12 categoria: REDAZIONALE Interventi e lettere «Io, disabile in lotta con l'assurda burocrazia» Dal 1999 per un incidente stradale sono in sedia a rotelle. E mi sono imbattuta in enormi difficoltà, scontrandomi ogni giorno con la disorganizzazione delle strutture pubbliche, ma soprattutto con assurdi iter burocratici. Solo come esempio cito due episodi: a fine ottobre 2008 il Comune mi invita al Dipartimento IX Ufficio Legge 13/89 per la pratica sui lavori eseguiti a casa mia nel 2004 contro le barriere architettoniche. Alla sede di viale Civiltà del Lavoro i pochi parcheggi per disabili sono occupati. Per fortuna sono accompagnata e dopo un bel po' troviamo un parcheggio abbastanza ampio da farmi scendere. Ma in sede c'è da affrontare una lunga scalinata, e pur essendoci il servoscala non c'è nessuno che possa farlo funzionare. Il mio accompagnatore va alla disperata ricerca di aiuto. Dopo mezz'ora ecco un impiegato: il servoscala è fuori uso da tempo, ma c'è l'entrata laterale con lo scivolo. Anche qui però, c'è una serie di scalini, affrontati con il mio accompagnatore e l'addetto. Dopo circa un'ora riesco ed entrare. Mi chiedo, e chiedo ai nostri governanti, è normale che solo per entrare in un pubblico ufficio debba impiegare un'ora? L'altro episodio riguarda l'iter per ottenere un seggiolino da doccia. Il mio (acquistato a spese mie) si è rotto. Vengo a sapere che rientra fra i materiali che la Asl fornisce gratis. Ma ecco l'iter: prima il medico di base, per la richiesta della visita dello specialista Asl (per me l'ortopedico). Che dovrebbe recarsi al domicilio del disabile e prescrivere l'ausilio. Poi l'Ufficio Invalidi che dovrebbe autorizzare la prescrizione e trasmettere la richiesta alla Sanitaria che ha l'esclusiva per la fornitura degli ausili. Ottengo la richiesta dal mio medico, poi chiamo il Centro Assistenza Domiciliare (Circonvallazione Appia) per prenotare la visita ortopedica, ma è tutto esaurito fino a fine gennaio. Decido di andare alla Asl di via Acquadonzella per la visita. Anche qui occorre prenotare e scopro che da mesi il disabile non può più recarvisi di persona ed essere visitato. Mi viene indicato un altro Cad in via Apulia, ma bisogna aspettare un mese. E intanto dove e come mi lavo? Fino ad un anno fa l'iter per ottenere i materiali dalla Asl era molto più agevole per il disabile. Che con un budget di spesa determinato e sempre previa autorizzazione della sua Asl, sceglieva una Sanitaria di fiducia cui rivolgersi per gli ausili. Dal 1 gennaio '08 la mia Asl, la RmC, gestisce direttamente le forniture di ausili ai disabili, avendone dato in appalto la fornitura a varie sanitarie fra cui una del Sud Italia, imponendo di fatto al richiedente di servirsi dei materiali (spesso scadenti) di queste sanitarie e limitando, anzi escludendo del tutto, la libertà dell'individuo. Invece di semplificare le procedure, siamo di fronte a sistemi sempre più complicati che incidono negativamente sulla vita del disabile e dei suoi familiari. C'è da indignarsi, ma a pochi sembra importare davvero... Marcella Moscardelli Pagina a cura di Ester Palma

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Referendum per cambiare paese. Al voto due soli elettori (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 12-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - MILANO - sezione: Lombardia - data: 2009-02-12 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE Como Bizzarria burocratica tra Comuni confinanti. Marito e moglie saranno gli unici cittadini chiamati alle urne Referendum per cambiare paese. Al voto due soli elettori DAL NOSTRO INVIATO BRENNA (Como) - Il bello della democrazia diretta. La legge dice che, nel caso di cambiamento di confini tra due Comuni, deve tenersi un referendum tra tutti i residenti interessati? E referendum sia, senza se e senza ma. Nella storia che andiamo a raccontare la consultazione sarà serratissima perché gli aventi diritto al voto sono ben 2: il signor Roberto De Stefano e la di lui gentile consorte Marinella Ballabio. La burocrazia italiana ci ha messo 20 anni per sancire una sorta di scambio alla pari tra i due municipi comaschi: 30 mila metri quadri di bosco passeranno da Brenna a Carugo, un appezzamento di pari dimensioni farà il percorso inverso. Ma mentre la prima fetta di territorio è disabitata, nella seconda c'è la villetta dove vivono Roberto, Marinella e i loro due figli. Che in quanto minorenni non avranno diritto al voto. Ma prima che la nuova cartina topografica della zona venga approvata, occorre l'assenso di mamma e papà De Stefano. «Quando dal Comune ci hanno comunicato questa storia del referendum abbiamo pensato a uno scherzo - ride Marinella - ma poi abbiamo capito che non era così. Ci sembra solo una gran perdita di tempo». Se non altro la legge non complica le cose più del necessario: non ci sarà il seggio elettorale, non ci saranno scrutatori; per esercitare il loro sacrosanto diritto di cittadini elettori, ai due votanti basterà presentarsi in municipio. E vabbè che il voto è segreto, ma l'esito della consultazione è già sancito: due a zero a favore del passaggio di casa De Stefano al comune di Brenna. La villetta sorge all'ingresso della frazione di Olgelasca, attaccata alle prime case del paese; ma per uno dei capricci di chi al tempo dei tempi disegnò i confini tra i municipi, l'immobile fa parte del comune di Carugo, il cui centro è distante quattro chilometri. «Per noi la cosa non è mai stata una tragedia - racconta Marinella - ma la fonte di qualche fastidio sì. La posta, ad esempio, ci è sempre arrivata a singhiozzo, perché il portalettere di Carugo non sempre arriva fino a casa nostra, convinto che la zona sia affidata al suo collega di Brenna. Oppure la scuola dei nostri figli: li abbiamo sempre mandati a quella più vicina, ma poiché risultiamo residenti in un altro Comune, abbiamo dovuto pagare una tariffa più salata». E poi ci sono i servizi sanitari: Carugo fa parte dell'Asl di Mariano Comense, Brenna è territorio di Cantù; un pasticcio quando si tratta di scegliere il medico o farsi rilasciare un semplice certificato.Alle complicazioni della burocrazia, insomma, la famiglia De Stefano ci ha fatto il callo, una più o una meno non cambierà loro la vita. «Almeno adesso speriamo di avere qualche grattacapo in meno». Alla frazione Olgelasca, il primo edificio dopo casa De Stefano è l'osteria del paese: lì dentro la bizzarra vicenda è nota a tutti e tutti sono pronti ad alzare il calice per il lieto fine. Claudio Del Frate Al voto Olgelasca, la frazione dove sorge la casa «contesa» (foto Butti)

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L'intervento Al <Convitto> c'è qualcosa da scoprire (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 12-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 37 del 2009-02-12 pagina 3 L'intervento Al «Convitto» c'è qualcosa da scoprire di Redazione Leggo con sorpresa ironia (in riferimento al contenuto) l'articolo dell'ottimo Federico Casabella (che come Lei dice è «persona mite e perbene») di sabato scorso. Ho l'impressione che l'articolista sia andato, forse involontariamente, a intercettare un problema che meriterebbe o un inchiesta giornalistica approfondita (senza guardare in faccia a nessuno) o un libro bianco . Chi scrive ha incominciato ad interessarsi alla questione del liceo scientifico statale C. Colombo (con annesso convitto) circa una ventina d'anni fa. Ero allora docente presso il liceo classico statale C. Colombo. Il liceo classico d'allora (essendo preside il prof. Cattanei) era in crescita (a fronte di un declino del D'Oria). Aveva bisogno di spazi che erano ben presenti nell'edificio a fianco (che non era per nulla, peraltro, in condizioni di significativa diminuzione di studenti iscritti; va detto comunque che i due licei omonimi sono collocati nell'ambito di un enorme edificio unico di cui all'interno si può benissimo individuare la non soluzione di continuità). Ebbene era quasi impossibile ottenere da parte del liceo classico quelle aule di cui esso aveva impellente necessità. Il «classico» Colombo dovette andare a cercarsi una succursale e l'ottenne. C'è da notare che anche quando cominciò il sensibile progressivo calo delle iscrizioni al liceo scientifico-convitto, la resistenza da parte di quest'ultimo a concedere spazi (avendone in abbondanza) fu sempre formidabile. Giunto al lumicino, quanto a frequenza di alunni, ricominciarono con maggiore insistenza i progetti per trasformarlo (locali per le facoltà universitarie di via Balbi, residenze per studenti fuori sede, qualcosetta - ma senza esagerare - per il liceo classico, ecc.). Fu grande la mia sorpresa nell'anno 2008 mi dissero che era stato deciso, in alto loco, di ripristinare il l.s.s. Colombo (con annesso convitto). A garanzia della serietà dell'operazione era stato nominato preside il prof. Roberto Olmi e tanto lo scientifico Cassini quanto lo scientifico Leonardo da Vinci avrebbero posto un limite alle iscrizioni, dirottando l'eccedenza verso lo stesso scientifico-convitto Colombo. A questo punto il problema in generale appare chiaro. Visto il drammatico calo delle iscrizioni allo scientifico-convitto Colombo e vista la decadenza del convitto a Genova e di tali strutture nell'area del nord Italia, essendo in presenza peraltro, già da parecchi anni, di trattative con la burocrazia romana, per la dismissione d'uso del convitto stesso, come mai si è fatta questa clamorosa marcia in dietro? Siamo di fronte all'eterna incapacità di decidere della burocrazia locale e nazionale che proprio per questo preferisce procrastinare ogni decisione e quindi siamo al solito di fronte all'ennesimo caso di maladministration o c'è ben altro? Nel corso dei decenni le chiacchiere malevole e le congetture si sono sprecate e non poteva avvenire altrimenti di fronte ad una eccezionale intoccabilità della struttura. Tutto dunque potrebbe già essere stato risolto da un pezzo. Come mai ciò non è avvenuto? Quali interessi costituisce e difende la struttura in questione che non devono essere disarticolati? Speriamo per il meglio ma lo scetticismo è d'obbligo. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Il dibattito in (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 12-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 37 del 2009-02-12 pagina 4 Il dibattito in di Redazione 2UNA PREGHIERA Perdonaci per il male che ti abbiamo fatto Carissimo Massimiliano, mi scusi se mi rivolgo a Lei in tono confidenziale, ma gli eventi di questi giorni mi fanno sentire ancora più vicino a Lei e alla sua umana sensibilità e mi inducono ad alcune riflessioni che mi suggeriscono una muta preghiera. O Signore, quando nel giorno del giudizio ti rivolgerai a noi dicendo: «Lontano da me, maledetti, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere» e noi ti chiederemo: «Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato e non ti abbiamo assistito?» e tu ci risponderai: «Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me», ebbene Signore, quel giorno ci ricorderemo dello sguardo implorante di una nostra sorella cui abbiamo negato l'acqua e il nutrimento, dicendo, e mentendo a noi stessi, che oramai non ne aveva più bisogno. Dolcissima Eluana, ora che finalmente ti nutrirai col pane degli Angeli e ti disseterai alla fonte perenne del cielo, perdona la viltà che abbiamo dimostrato col nostro egoismo, la presunzione di aver saputo giudicare se una vita è degna o meno di essere vissuta. Ora che sei tra le braccia del Padre Celeste, volgi il tuo sguardo sorridente al padre che Lui ti diede su questa terra abbi pietà del suo dolore che si aggiunge a quello di averti perduta. Tu che hai conquistato la pace attraverso la sofferenza e il sacrificio, intercedi per noi, affinché si allontani dai nostri cuori l'inferno della disperazione. Giovanni Murchio 2INCREDULO Non credevo di vedere applicare la pena di morte Non credevo che nella mia vita avrei visto l'Italia che applica la pena di morte, per giunta ad un'innocente! Dove si trova l'associazione «Nessuno tocchi Caino»? Dove si trovano i manifestanti contro la pena di morte? Dove si trovano tutti gli obiettori contro la violenza? Olimpio Parodi 2RIFLESSIONE Quegli applausi alla fine che non riesco a capire E un applauso scrosciante salutò l'annuncio della morte di Eluana... All'ingresso della clinica della morte, diverse persone stazionavano in attesa di notizie. All'annuncio del suo decesso un gruppo di queste si mise in preghiera recitando il Rosario, l'altro invece accolse con uno scrosciante applauso la fine della poveretta: l'obiettivo era stato raggiunto. Ma per me quest'ultimo è un po' troppo difficile da capire. 2LA PROTESTA La nostra acqua al presidente Napolitano L'hanno ammazzata. Alle 20.10 di lunedì sera Eluana Englaro è morta. Sola, abbandonata, nel freddo ambiente sterile di una clinica. Si, sola, perché con lei non c'era nessuno, né il padre, né la madre, né alcun parente. Sola, in uno dei rituali più drammatici che l'epoca moderna abbia mai consumato. Sola, senza neppure le sue amiche suore ad accompagnarla nell'ultima pagina della sua breve esistenza. Pochi e semplici gesti, ma carichi di significato. Quella penna che non aveva firmato per la vita di Eluana, alla fine ha firmato il suo certificato di morte. Quel silenzio, invocato, nel rispetto del dramma, dal padre e dalla cricca di amici avvocati e politicanti, quel silenzio è stato fatto calare proprio intorno alla giovane nei suoi ultimi istanti, proprio nel momento in cui c'era più bisogno di qualche tenera carezza o dolce parola sussurrata per darle coraggio. Quella tosse, quelle impercettibili contrazioni e quei discreti movimenti, catalogati per alcuni come normali reazioni in un paziente in coma, ma che sembravano proprio il disperato e ultimo tentativo di Eluana di farsi sentire. Pochi e semplici gesti, ma carichi di significato. Eluana non è morta naturalmente, come alcuni quotidiani nazionali hanno titolato ieri. Non ha esalato l'ultimo respiro autonomamente. No, Eluana è stata uccisa. Esposta ai riflettori del mondo. Di lei tutti si aspettavano quell'epilogo. Occupando magari posizioni differenti. Chi scagliandosi contro il protocollo di uscita voluto da Beppino Englaro. Chi invece riconoscendo nel gesto paterno «l'amore premuroso e compassionevole» di un padre. Mi sembra che il gioco sia stato condotto ritardando ad arte i tempi. A me sembra che una vita alla fine sia stata eliminata con il dissenso di alcuni, pochi ahimé, e con la complicità di tanti, molti purtroppo. Lo avevamo intuito nei mesi scorsi quando il tribunale di Milano aveva decretato con sentenza la morte di Eluana per fame e per sete. Lo avevamo temuto con il diniego del Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano al decreto legge proEluana. Un atto che di fatto ha causato la definitiva morte sulla carta di Eluana Englaro. Con questo episodio ho capito quanto la prima carica dello Stato fosse lontano dalle mie idee e dai miei valori. Quanto fosse il Presidente degli Italiani, ma non il mio Presidente. Ritardi, firme non apposte, burocrazia. Lo abbiamo infine capito con chiarezza quando la morte di Eluana è avvenuta dopo soli 4 giorni di interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione. Sappiamo bene che i farmaci cosiddetti antidolorifici come la morfina mentre da una parte permettono di eliminare il dolore dall'altra possono causare effetti collaterali mortali... Cosa pensare? Solo Dio sa quanti interessi si celino dietro a quel disegno di legge. A noi rimangono parecchi dubbi. Restano parecchi sospetti. E siccome la magistratura in Italia non brilla mai per alto indice di gradimento, permetteteci di partecipare al silenzio invocato sul caso Eluana con questo mesto sibilo di voce. Non crediamo più a nessuno, se non all'evidenza dei fatti. Eluana è stata uccisa. Affamata e assetata fino allo stremo. L'acqua che le è stata forzatamente negata, l'acqua che Eluana non ha potuto bere, noi di Federvita Liguria abbiamo deciso di inviarla al Capo dello Stato. Al garante della Costituzione. Al primo cittadino della nostra Nazione. Perché con questa acqua Giorgio Napolitano possa lavarsi bene le mani. Corsi e ricorsi della storia. Acqua per lavarsi le mani, acqua per aver consegnato la «questione» ad altri, condannando di fatto una cittadina italiana, una paziente gravemente disabile, al braccio della morte. Proprio come Ponzio Pilato duemila anni fa fece con Gesù. Eraldo Ciangherotti 2IL PADRE Adesso aspettiamoci che entri in politica La cattiveria non è mai stata nelle mie corde ma la scomparsa della povera Eluana ha risvegliato in me probabili atavici germi della stessa. Non vorrei che Beppino Englaro volesse guadagnare con la vendita delle proprie memorie. O peggio possa entrare in politica facendosi felicemente cooptare da qualche partito (vedi Radicali) che lo inseriranno in qualche lista elettorale. Adolfo D'Alessandro 2IL TESTIMONE Io vicino alla morte per due volte Egregio Lussana da anni si assiste alla (sciocca quanto puerile) abitudine che ai funerali moltissimi battano facilmente le mani... nemmeno fossero a una gioiosa festa o a un matrimonio! Un funerale, o quando si accompagna il defunto è il momento in cui (la vera fede) ci fa capire che su questa terra siamo di passaggio, perciò sono i momenti in cui calorosamente ci si dovrebbe attorniare alla bara in rispettoso silenzio pronunciando mentalmente un «Eterno riposo», almeno così io ho sempre fatto. Quanti di coloro che fanno baccano ai funerali leggeranno queste righe e faranno una riflessione? Leggiamo in questi giorni della sfortunata Eluana. I piagnistei di bigotti e baciapile si mettano nei panni del padre che nello sperare al miracolo si è rovinata la vecchiaia! Così lo sviscerato lamento della Chiesa. Se Dio esiste realmente accompagnerà - se non lo ha già fatto - l'anima di Eluana. Chi scrive ha conosciuto (e avuto) in bocca il sapore agro della morte (per ben due volte), schiacciato sotto una pesante cassa entro la stiva di un piroscafo nel porto di Genova. Da allora proseguo a vivere grazie ai salvavita. Molti anni or sono con un amico andammo per scalare il Monte Bianco, giungemmo a 3550 metri quando sentimmo gridare delle donne francesi, esse erano in fondo a un colatoio ghiacciato dove, facilmente, dalla vetta dell'Ayguille Goutier (3835 metri) precipitavano pietre, neve e ghiaccio. Le donne erano terrorizzate perché vicino ai piedi c'era un crepaccio aperto, profondo parecchi metri, così misi al riparo il mio compagno, poi legai le due francesi e le portai ai sicuro. Ricordo solo che erano di Cannes e attualmente avranno almeno 65 anni. Celso Vallarino © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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"Troppa burocrazia nei campi" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 13-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

ASTI. ASSEMBLEA NAZIONALE DEI GIOVANI IMPRENDITORI AGRICOLI "Troppa burocrazia nei campi" [FIRMA]FULVIO LAVINA ASTI «E' ora di dire basta allo stereotipo del contadino con la camicia a scacchi e il berretto calcato in testa: oggi chi fa agricoltura deve essere anche e soprattutto imprenditore, si assume rischi e gestisce risorse. E' un cambiamento radicale e di questo chiediamo che si tenga conto». Marco Saraceno, 36 anni, è titolare di un'azienda lattiero-casearia in provincia di Potenza e dal 2007 guida l'Anga che raggruppa i giovani di Confagricoltura, l'associazione degli imprenditori dei campi. Da ieri 200 delegati da tutta Italia sono ad Asti: giacca e cravatta, palmare e pc, discutono, divisi in gruppi di lavoro, su temi come federalismo fiscale, energie rinnovabili, la politica agricola comunitaria. Il tema del convegno non nasconde le ambizioni: «Il futuro a chi ha futuro». L'analisi di Saraceno è netta: «Come spiega bene una ricerca di Nomisma, esistono due tipi di agricoltura: una che produce un reddito inferiore ai 9600 euro l'anno, e l'altra, l'agricoltura-azienda. Quest'ultima, che è il 16% del totale, genera il 70% del Pil agricolo. Di questo la politica deve finalmente tenere conto, prevedendo strumenti diversi ». E le idee sono chiare anche su che cosa serva: «Meno burocrazia, più mercato. Il problema del futuro dell'agricoltura non si risolve con il nanismo aziendale: servono imprese in grado di stare sul mercato e generare reddito. Bisogna modernizzarsi: l'agricoltura dei mercati della domenica non serve allo sviluppo. Tutti i dati dimostrano che la quasi totalità della produzione passa attraverso la grande distribuzione». Ma perché oggi un giovane sceglie di fare l'imprenditore agricolo? «Passione» è la risposta sicura di Luca Chiaramonti, 37 anni (dirigente nazionale dell'Anga), nato in riva al mare a Savona, ma poi trasferitosi 10 anni fa a Castellazzo, nel Novarese, per rilevare l'azienda risicola del nonno. «I problemi? In media dedichiamo 80-100 giorni all'anno solo alla burocrazia. Qualcuno ha ancora un'idea romantica di questo lavoro, a contatto con la natura: in realtà fai sempre i conti con l'incertezza del reddito». Anche Marta Sempio viene dal Novarese, Casalino: nella sua azienda si producono riso, cereali, latte. Punta il dito contro la Regione: «Siamo delusi dal Piano di sviluppo rurale, per i ritardi che si sono trascinati soprattutto nel finanziamento delle varie misure, e per la mancata definizione di obbiettivi». Alessandro Boido 31 anni, presidente regionale dell'Anga, nel 2002 si è laureato in viticoltura ed enologia. Dal 2001 gestisce l'azienda agricola di famiglia ad Alice Bel Colle (Al) curando in prima persona l'evoluzione delle uve, la vinificazione e la commercializzazione del prodotto. «Dobbiamo anche essere esperti di marketing - dice - Dalle nostre parti il problema è il costo dei terreni che impedisce di ampliare le aziende. In generale, i giovani che vogliono lavorare in questo settore devono fare i conti con tante difficoltà: servirebbero strumenti in grado di accompagnare per almeno 3-5 anni chi intraprende questo cammino».

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"il presidente sbaglia e occupa la burocrazia ma restiamo nel governo" (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 13-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina III - Palermo I personaggi Parla il segretario Udc Saverio Romano: "Continuo a credere nel dialogo" "Il presidente sbaglia e occupa la burocrazia ma restiamo nel governo" "Lo Scudocrociato all´angolo? Rimaniamo in maggioranza nei numeri" è vero che gli assessori dell´Udc si volevano dimettere dopo il blitz con il quale il presidente Lombardo ha rivoluzionato i vertici della burocrazia, colpendo soprattutto i dirigenti più vicini a Cuffaro? «Le dimissioni non sono mai state all´ordine del giorno - risponde il segretario regionale dell´Udc Saverio Romano - I nostri assessori sono in giunta perché li ha indicati un partito che ha vinto le elezioni dando un contributo determinante. Siamo dentro al governo a pieno titolo. E vogliamo restarci a pieno titolo». I margini per ritrovare un´intesa? In commissione sanità siete riusciti a fare passare la riforma Pdl-Udc, con una prova di forza. «Dentro la coalizione siamo in larga maggioranza. Un passo indietro dovrebbe farlo chi si trova in minoranza. La riforma della sanità è di competenza dell´Ars, che è sovrana: sarebbe opportuno evitare di esasperare i toni e trovare insieme la soluzione migliore. Però temo che questo appello non sia raccolto». Cosa rimproverate a Lombardo? «Lombardo ha buone doti politiche ma il suo errore è non lasciare spazio al confronto con chi lo vuole aiutare. E questo è strano e ci dispiace. Una macchina come quella della Regione non si governa da soli. Cuffaro era un sostenitore della mediazione infinita, con tutti, partiti e deputati. Non perché sia stato il metodo Cuffaro ma quello del confronto mi sembra sia il metodo migliore. Almeno in questo Cuffaro non ha "cuffarizzato" la Regione. è vero il contrario: oggi dà il proprio nome alle istituzioni che chi fa scelte in solitudine. Ma le istituzioni hanno bisogno di essere governate da uomini all´altezza». Davvero Lombardo l´ha chiamata solo all´alba, a cose fatte, per la nomina dei dirigenti? Non vi fa fare una bella figura, sembra che l´Udc non conti� «Con Lombardo ci siamo sentiti per quattro volte, durante tutta la notte. Il problema non è parlare. è capirsi. Non si tratta di fare buona figura. Noi abbiamo posto un problema, e non condividendo il metodo non abbiamo votato la delibera sui direttori». Che tipo di dubbi avete espresso? «Abbiamo sollevato un problema relativo alla legittimità dell´atto deliberativo, che modifica un rapporto di natura contrattuale privato. L´assessore deve proporre i dirigenti. Invece c´è stato un vulnus: ci sono stati assessori che non conoscevano i nomi dei designati e proposte che non hanno incontrato il calore della giunta». E ora cosa farà l´Udc? «Ho ribadito a Lombardo la necessità di un incontro per fare il punto e ritrovare le intese necessarie. A siciliani serve sapere se c´è un´intesa per governare meglio. Noi siamo in giunta non perché abbiamo vinto un concorso ma le elezioni e vogliamo assumerci tutte le responsabilità come lui». Era inevitabile questa falcidie dei burocrati targati Udc? «Tutti i direttori della Regione, anche se segnalati da altri, erano tutti nominati dalla giunta Cuffaro. Non si tratta di una falcidie: metà di quelli proposti o confermati li conosco, e godono della mia stima professionale e umana. Il presidente, se avesse voluto attirarsi meno critiche, poteva evitare di mettere all´apice della burocrazia soggetti attivi del suo partito. Così come si è rivelato un boomerang sostituire la Palocci con Leonardi. Ma sono errori che considero veniali». a.r.

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ciancimino jr accusa mercadante - salvo palazzolo (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 13-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina VIII - Palermo Ciancimino jr accusa Mercadante "Voleva punire l´amante della moglie. Mio padre intervenne" Il rampollo dell´ex sindaco parla anche di viaggi a Roma di Provenzano SALVO PALAZZOLO Il pentito Angelo Siino aveva raccontato che il medico Giovanni Mercadante pretendeva dal boss Tommaso Cannella una punizione esemplare per l´uomo che insidiava la moglie. Qualche udienza fa, Mercadante aveva replicato indignato alle accuse. Ma adesso il pubblico ministero Nino Di Matteo chiede al tribunale di portare in aula un supertestimone di quei fatti. Secondo l´accusa, sarebbero un´ulteriore prova della vicinanza di Mercadante al clan Provenzano. Il supertestimone è Massimo Ciancimino, il figlio dell´ex sindaco di Palermo, che sarà sentito presto nell´aula della seconda sezione. Dice Ciancimino nel verbale depositato ieri in udienza: «Mio padre faceva da paciere. Mi ricordo di questa vicenda, che ho vissuto in prima persona, perché ero fidanzato con la figlia del dottor Mercadante. Mio padre mi raccontò della lite che c´era stata fra Pino Lipari e Tommaso Cannella in merito a una certa situazione. Mi disse che la situazione l´aveva dovuta mediare lui nella villa di Mondello per un mese di seguito, decretando che l´uomo chiamato in causa, Enzo D´Amico, andasse per due anni in Brasile». Quella sarebbe stata una questione discussa al massimo vertice mafioso. Perché Mercadante era parente di Cannella. D´Amico, parente di Lipari. Cannella e Lipari erano nel cuore di Provenzano. Ciancimino junior ricorda così quei mesi. «Era il 1984 - dice - avevo 21 anni. Sono stato tre anni con la figlia di Mercadante». Precisa: «Quella storia fu molto osteggiata dal padre della ragazza, per il fatto appunto che mio papà era stato arrestato e robe varie�ci ha fatto una guerra mostruosa, spedì persino sua figlia a Londra». Ecco la questione: «Mio padre - prosegue Massimo Ciancimino - mi raccontò che c´era stata una discussione in quanto Lipari aveva accreditato al Mercadante il nipote, o non so cosa gli viene, Enzo D´Amico, per vendere forniture ospedaliere. Poi era nata una storia fra D´Amico e la moglie di Mercadante, cosa che mi confermò la mia fidanzata, ma era una cosa che non mi riguardava. Io conoscevo D´Amico perché abitava nel palazzo di via Sciuti accanto al mio». Così avrebbe mediato Ciancimino: «D´Amico su consiglio di mio padre l´avevano convinto ad andare in Brasile. E così avvenne. Poi Mercadante tornò con la moglie». Nei verbali depositati in tribunale c´è il racconto di una vita, da Corleone a Palermo. «Mio padre e Provenzano erano vicini di casa - racconta Ciancimino junior - mio padre gli dava lezioni di matematica». Il futuro capomafia non doveva essere molto bravo. Altro che "ragioniere", come poi fu soprannominato: «Mio padre mi raccontò che qualche volta gli dava pure qualche sganassone. Una volta gli aveva detto "cornuto". Mio padre scherzava, mi diceva: sono uno dei pochi che gli ho detto�». Dopo le lezioni di matematica, il futuro sindaco diede altre lezioni al padrini: «Gli ha dato sempre consigli di carattere personale», dice Massimo Ciancimino. Provenzano si faceva chiamare "ingegner Lo Verde". «Fra il 1999 e il 2002 ho visto Provenzano che veniva a trovare mio padre, che era agli arresti domiciliari. Veniva di pomeriggio, da solo». Un incontro sarebbe avvenuto anche a Roma. «Mio padre mi disse solo, deve venire una persona, non ti muovere finché non viene. Aprigli tu, e poi te ne vai». Prosegue il giovane Ciancimino: «Mio padre ha sempre sostenuto che Provenzano si muovesse all´interno dell´alta borghesia palermitana. L´ho anche appurato personalmente come Provenzano vantasse all´interno di grosse burocrazie, di grossi professionisti di Palermo e non solo, una forte rete di protezione, quasi di stima, che ne faceva un elemento di diversità nei confronti di Riina, che non era mai riuscito in questo intento di collocarsi. Provenzano si muoveva molto abilmente nei salotti buoni della Palermo bene. Il vero tesoro di questo personaggio era l´entratura in certi ambienti». Ciancimino fa un esempio: «Nel 1991 ricordo di avere accompagnato mio padre ad una riunione per problemi che riguardavano la zona di Alcamo. Eravamo in un hotel di Mazara, di cui mio padre conosceva i proprietari. Lì c´era l´unica persona che sono stato in grado di conoscere. Lo Verde». I magistrati chiedono dell´albergo: «Credo che i proprietari si chiamassero Ops».

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Alitalia, in 200 bloccano l'autostrada per Fiumicino (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 13-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE MERCATI IT data: 2009-02-13 - pag: 21 autore: Trasporti. Manifestazione spontanea di precari e cassintegrati Alitalia, in 200 bloccano l'autostrada per Fiumicino Cristina Casadei MILANO Erano in 200, dipendenti dell'Alitalia precari e in cassa integrazione. Gridavano: «Da tre mesi non percepiamo un euro di stipendio». Ieri mattina, prima hanno occupato gli uffici amministrativi della compagnia all'aeroporto di Fiumicino, poi l'autostrada Roma- Fiumicino, costringendo Alitalia a organizzare un servizio navetta tra la parte terminale dell'autostrada e l'aeroporto per consentire ai passeggeri di partire. E le altre compagnie a ritardare la partenza degli aerei per permettere ai viaggiatori di imbarcarsi. «Ci sono grandi ritardi di Alitalia a fornire le liste dei cassintegrati all'Inps e al fondo speciale di sostegno – ha spiegato Cesare Albanese dell'Sdl –.Questo sta provocando la mancata erogazione della cassa integrazione di dicembre. A loro volta i precari chiedono certezze sul futuro e si lamentano perché Alitalia non fornisce i documenti per poter avere gli assegni di disoccupazione». Dei ritardi si parla già da qualche settimana e ieri la situazione è deflagrata. I lavoratori hanno chiesto l'intervento del capo del personale della compagnia, ma alla fine a presentarsi è stato Vitaliano Turrà, direttore dell'Aeroporto di Fiumicino, per tentare una mediazione con i manifestanti che continuavano a gridare «vergogna» e a chiedere di parlare con i rappresentanti della società.Il risultato finale è stata l'apertura di un varco per consentire ai passeggeri in partenza di raggiungere l'area tecnica. Per sciogliere il blocco, alla fine, è stato necessario l'intervento di un drappello della Celere. Dopo i primi momenti di tensione i manifestanti si sono incamminati verso l'area tecnica dell'Alitalia dove hanno mantenuto un presidio di protesta nella hall del Terminal A. «Il Governo e il commissario Fantozzi devono chiarire il perché del ritardo nel pagamento della cassa integrazione ai dipendenti Alitalia-Cai», ha reclamato il segretario confederale della Cisl, Annamaria Furlan. Intanto in serata per i lavoratori della compagnia è arrivata una buona notizia. Da lunedì 16 febbraio i cassintegrati potranno ottenere l'anticipo delle somme cui hanno diritto rivolgendosi agli sportelli di Unicredit Banca di Roma del Lazio. Il provvedimento era stato annunciato nei giorni scorsi dal presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e messo a punto dall'assessore regionale al Lavoro Alessandra Tibaldi. «Si tratta di un provvedimento dovuto- ha commentato Marrazzo - e che sarà utile per alleviare la situazione di difficoltà di migliaia di famiglie che si sono trovate in difficoltà per il passaggio da Alitalia a Cai. Non potevamo sopportare che, oltre a dover vivere un momento difficile dal punto di vista lavorativo, fossero anche costrette a vedersi accreditare la cassa integrazione con mesi di ritardo da imputare ai tempi della burocrazia». GLI AMMORTIZZATORI Nel mirino i ritardi nell'invio all'Inps delle liste per la Cigs In serata raggiunto l'accordo alla Regione Lazio per l'anticipo del sussidio A piedi. Decine di passeggeri si sono incamminati ieri, con le valigie al seguito, lungo l'autostrada Roma-Fiumicino dopo che la protesta di precari e cassintegrati dell'Alitalia ha bloccato la circolazione AP/LAPRESSE

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Scandalo al cimitero, 200 salme da cremare (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 13-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2009-02-13 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE Lambrate Il Comune costretto a noleggiare container frigo. Disagi per le famiglie, i feretri trasferiti ad altri impianti in tutta Italia Scandalo al cimitero, 200 salme da cremare Guasti due forni su cinque. L'assessore Pillitteri: con un'azienda esterna risolveremmo il problema Gli inceneritori risultano fuori uso da mesi Basilio Rizzo: riparazioni in ritardo per spianare la strada ai privati Le bare sono accatastate nei corridoi. Si accumulano nei depositi sotterranei del cimitero di Lambrate. Le celle frigorifere sono 86, le salme oltre 200. E allora si fa a rotazione: qualche ora fuori, qualche ora dentro, per evitare problemi di igiene. Due dei cinque forni per la cremazione sono rotti da mesi. E così i morti di Milano aspettano nei corridoi. Da qualche giorno vengono spostati nelle stanze dell'obitorio, o nelle camere mortuarie di altri cimiteri. Da oggi scatteranno le soluzioni d'emergenza. Due container frigo, appena presi a noleggio dal Comune. Altri morti saranno portati lontano dalla città. Affronteranno lunghi viaggi in autostrada, per essere cremati a Domodossola, Novara, Venezia, Aosta, Livorno. Succede anche questo, nella Milano che vende al mondo la propria immagine di efficienza e si prepara a ospitare l'Expo. E intanto due famiglie, nei giorni scorsi, hanno inviato due segnalazioni al Corriere, lamentandosi per i ritardi nella cremazione della salma di un parente. I ritardi ci sono: se fino all'anno scorso i tempi per una cremazione non superavano i 2-3 giorni, oggi si è arrivati anche a 7-8. è una questione di rispetto verso il dolore di chi ha visto morire un padre, una madre, un fratello. Questa storia è cominciata ad aprile dell'anno scorso, molto prima che il dirigente e un funzionario dei servizi funerari del Comune venissero arrestati per mazzette Aprile 2008, si rompe il primo dei cinque impianti crematori di Lambrate. Nessuno lo ripara. A novembre va fuori uso anche un altro forno. In pochi giorni la situazione arriva al tracollo. Le cremazioni passano da 40 a 26-27 al giorno. Nel 2007 Milano ha accettato 1.700 salme da fuori città, incassando 400 euro l'una. Oggi quell'incasso si è azzerato. E ora per cremare i morti bisognerà pagare altre città. La spesa del cittadino resta di 236 euro, il Comune aggiungerà almeno altrettanto. Sull'emergenza al cimitero di Lambrate ieri sera il consigliere Basilio Rizzo ha presentato un'interrogazione urgente. L'assessore ai Servizi civici, Stefano Pillitteri, risponde: «Le indagini della magi stratura si sono sovrapposte a una situazione critica. Abbiamo però lavorato per contenere l'emergenza e dovremmo arrivare a normalizzare le cose nel giro di qualche settimana. Certo che se avessimo un'azienda speciale per gestire i servizi e superare la burocrazia sarebbe tutto molto più semplice». Il riferimento è al Misef, progetto che dovrebbe affidare all'esterno del Comune gran parte dei servizi cimiteriali. «E se il progetto che nessuno vuole ammettere — ribatte Basilio Rizzo — fosse proprio quello di far incancrenire la situazione per spianare la strada ai privati? ». Nella mozione Rizzo fa riferimento a «troppi inquietanti rapporti con un certo mondo esterno famelico e pronto a tutto». Riparare i due forni costerà circa 500 mila euro. Da quando partiranno i lavori, ci vorranno 3-5 mesi. Il Comune sta avviando la procedura adesso. Ma da aprile, quando si è rotto il primo impianto, nessuno ha mosso una carta. C'erano altri impegni. Fino a che negli uffici è arrivata la polizia. Il giardino Nel cimitero di Lambrate un angolo per la sepoltura delle ceneri Elisabetta Soglio Gianni Santucci

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Caso Eluana, ecco il nostro... (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 13-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 38 del 2009-02-13 pagina 0 Caso Eluana, ecco il nostro testamento biologico di Redazione In discussione al Senato la legge sulla "dichiarazione anticipata di trattamento". Sarà approvata entro l?estate. Duro il confronto fra le parti politiche. Leggi il parere di quattro firme: Vittorio Macioce, Giordano Bruno Guerri, Massimiliano Lussana e Luigi Amicone Il caso di Eluana Englaro ha riportato prepotentemente di attualità il dibattito attorno al cosiddetto «testamento biologico» (o Dat, Dichiarazione anticipata di trattamento), ossia il documento con il quale una persona può formulare (in condizioni di perfetta lucidità mentale) la propria volontà in merito alle terapie e alle cure che intende o non intende accettare in caso di malattie terminali, coma irreversibile o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili. Attualmente il disegno di legge sul «testamento biologico» è all?esame della commissione Igiene e sanità del Senato. Proprio ieri è tornato sull?argomento anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, il quale ha definito la legge sul testamento biologico «una priorità», dichiarando che sarà approvata entro i tempi previsti, probabilmente entro l?estate perché «c?era e purtroppo c?è un vuoto legislativo che deve essere colmato nel più breve tempo possibile, attraverso una discussione approfondita in Parlamento, scevra da pregiudizi». Come è facilmente immaginabile, sui punti «caldi» del provvedimento - nutrizione e alimentazione forzata, fiduciario, percorso burocratico - il confronto fra le parti politiche sembra destinato a rimanere alto. E viste le profonde e conflittuali implicazioni etiche e morali che presenta il fatto di dovere decidere se mettere fine o no alla propria esistenza nel caso in cui si è colpiti da malattie invalidanti e irreversibili, il Giornale ha chiesto a quattro suoi autorevoli commentatori, di diversa «formazione» religiosa e culturale, come si comporterebbero davanti all?eventualità di dovere scrivere il loro testamento biologico. STACCATE LA SPINA QUANDO SMETTO DI SOGNARE di Vittorio Macioce Staccate la spina appena smetto di sognare. Non voglio diventare un non morto, uno che rimane sul confine, il corpo da una parte, l?anima dall?altra. Quando arrivo alla frontiera fate in modo che la passi, senza passaporti, carte da bollo, burocrazia. Dite a Caronte di portarmi in fretta, senza rimpianti, non è detto che dall?altra parte si stia male. E se c?è il nulla, pazienza. Tanto in quel caso io non ci sarò. Non voglio restare su questa terra con un frammento di vita, un vuoto a perdere, un hardware senza più un sistema operativo. Non voglio vivere in una stanza d?ospedale, con un cuore che batte a vuoto, carne senza sangue. Mi fido di chi mi sta vicino, di quelli che mi conoscono, di chi ha visto qualche volta brillare i miei occhi. Non serve altro. Non servono parole. Non mi dispiace dormire un po?, ma non voglio svegliarmi al buio. Mi fa paura. Non voglio vagare nel limbo, lì dove restano le cose che non riusciamo a perdonarci. E, soprattutto, non voglio rompere le scatole a nessuno. Non voglio che qualcuno guardi le mie piaghe da decubito. Non state lì a immaginare i miei pensieri. Se il coma è irreversibile staccate la spina. Solo un suggerimento: ricordatevi che io arrivo sempre in ritardo. Quindi, aspettate un po?: mesi non anni. L?ultimo, importante, favore. La mia morte non è un affare di Stato. Non voglio giudici, notai, moralisti, preti, matrix e porte a porte, veline, opinionisti, politici e cantanti, a tracciare i confini della mia vita e della mia morte. Non sono né Guelfo né Ghibellino e come Mercuzio dirò a chi si avvicina: «La peste a tutt?e due le vostre famiglie. Avete fatto carne da vermi di me». Tutto quello che dovete fare, fatelo in fretta. Basta poco, basta uno sguardo di pietà. E una citazione letteraria: aspide o cicuta. Non voglio vedere le mie poche foto sui giornali, e qualcuno che in redazione sentenzia: questa l?abbiamo già messa, meglio quella lì in pantaloncini e con la maglia numero 14». E per il mio testamento biologico scelgo le parole di Totò, ?A livella: «Sti ppagliacciate ?e ffanno sulo ?e vive. Nuje simmo serie, appartenimmo à morte!». CHIEDERO' L'EUTANASIA, MA NON CRUDELE E FEROCE di Giordano Bruno Guerri 1) Ho goduto la vita più che ho potuto. 2) Gran parte del godimento è consistito nel viverla il più possibile sciolta da vincoli e limitazioni alla mia libertà: di pensiero, di espressione, di movimento, di realizzazione, di piacere, di lavoro, di amore. 3) Se ho un rimpianto è di non avere saputo sempre sfruttare al meglio la libertà ottenuta: per me e per chi mi è stato vicino. 4) Voglio quindi stabilire - liberamente, in piena coscienza - come si dovrà procedere in caso di mia incapacità di intendere e volere: per il mio bene, per quello di chi amo e per la comunità di cui farò parte. 5) Nel caso fossi ridotto in coma irreversibile e in stato vegetativo, voglio che mi venga praticata l?eutanasia: legalmente, se nel frattempo verrà - come mi auguro - promulgata una legge che la renda possibile; in caso contrario illegalmente, ma con tutta la mia gratitudine, da parte di chi mi vuole bene. 6) L?eutanasia dovrà essere praticata sei mesi dopo la dichiarazione di coma irreversibile e stato vegetativo, perché voglio dare una possibilità al miracolo. 7) In nessun caso voglio che, in quel periodo, sia praticata su di me la prassi giustamente definita «accanimento terapeutico». 8) Poiché l?eutanasia deve intendersi nel significato di «dolce morte», per nessun motivo dovrà essere praticata con mezzi concettualmente crudeli e feroci (quale che sia il parere contrario di medici e legislatori), come la privazione di cibo e acqua. 9) Non voglio funerale, né religioso né laico, e desidero che il mio corpo venga cremato. 10) Dopo avere scritto tanto per tutta la vita, mi viene da sorridere notando che ho chiuso la pratica dell?esistenza in 1800 battute e in dieci comandamenti. Salute e allegria a chi resta. CARI MEDICI, INSISTETE OLTRE I CONFINI DELLA SCIENZA di Massimiliano Lussana Se solo ci fosse una possibilità. Se solo ci fosse una possibilità - una su cento, una su un milione, una su un miliardo - di rispondere a una domanda dell?infinita curiosità di Federico, non staccate niente. Se solo ci fosse una possibilità di riavere una delle dolcissime carezze di Francesco che mi dice che lui non è monello come i suoi fratelli, non staccate niente. Se solo ci fosse una possibilità di rivedere lo sguardo stralunato e il sorriso contagioso di Filippo, non staccate niente. Se solo ci fosse una possibilità di ridere un?altra volta, un?altra volta ancora, con Loredana, di sentirmi accarezzato dal suo sguardo, non staccate niente. Se solo ci fosse la possibilità di regalare una piccola gioia a mamma e papà, non staccate niente. Cari dottori, il mio testamento biologico è tutto qui: continuate, provate, insistete. Fino a che si può continuare, provare e insistere. Fino ai confini della scienza. E magari anche un filo oltre, magari fino ai confini della speranza di un miracolo. è vero, mille volte, non una, in ospedale o davanti ai malati del reparto della nonna, ho pensato e ho detto: «Non vorrei mai finire così, preferirei morire prima». Magari l?avete sentito anche voi che mi curate oggi. E, se ci fosse stata una Corte a occuparsi della mia storia, avrebbe trovato cento testimoni, non tre, a dire che io volevo staccare la spina per poter ipotizzare con una dotta disquisizione giuridica che avrei scongiurato di togliermi acqua e nutrizione e farmi morire di fame e di sete. Rivendico tutto, anche quelle parole. Ma non posso permettermi di rischiare. Se c?è una possibilità di vivere anche un solo secondo in più della mia vita - di viverlo davvero - non voglio rischiare di giocarmela. Per le scommesse, bastano e avanzano i trenta euro che ho appena lasciato alla Snai. NON LO SCRIVERO', MI FIDO PIU' DEI MIEI CARI di Luigi Amicone Io non scriverò il mio testamento biologico. Non lo scriverò, primo, perché nel caso un medico del pronto soccorso dovesse ricevere il mio povero corpo maciullato, morente o comatoso vorrei che il medico facesse in fretta a guardarmi e nel caso a mettermi le mani, il bisturi, i tubi, i sondini e le macchine addosso per tentare di strapparmi alla morte, senza perdere ulteriore tempo in un ennesimo intralcio burocratico (ce ne sono già tanti, anche a causa dell?esistenza dei sindacati ospedalieri e della burocrazia di stato). In secondo luogo non lo scriverò perché nel caso entrassi in uno stato vegetativo permanente o perdessi coscienza o gridassi come una scimmia malata di Alzheimer il mio testamento è che mi fido totalmente del buon senso e della carità cristiana dei miei cari, dei miei amici in generale e dei miei amici medici in particolare. Terzo, non lo scriverò perché in generale non mi fido dello Stato (che è la struttura più variabile e periclitante del nostro vivere insieme, essendo lo Stato non la personificazione dei cittadini, ma, come diceva Machiavelli, il complesso delle posizioni, degli interessi e dell?ideologia dominanti una certa fase storica: e se prendo una fase storica di un Presidente o un Partito che ha come ideale principale lo Stato e, in subordine, la persona, che mi succede? Che mi fanno morire per disidratazione o per camera a gas). Quarto, non lo scriverò perché mi fido in generale degli esseri umani, dei miei simili. è l?unico pegno che ho in questo mondo in cui si nasce e si dura come l?erba del mattino che viene tagliata la sera. Non lo scriverò perché ho questa fiducia fondamentale che spero di comunicare giorno dopo giorno ai miei figli, ai miei amici, ai miei lettori. No, non farò mai, se Dio vuole, nessun gesto formale che appanni questa fiducia fondamentale per scegliere, in direzione contraria a una vita buona, il ripiegamento nel sé autodeterminato. Che non esiste, che non è mai esistito, che è solo la fola del vuoto di carità e pieno di narcisismo che attraversa questo povero tempo sbandato, preda di un cinismo da vagabondi. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Staccate la spina quando smetto di sognare (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 13-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 38 del 2009-02-13 pagina 7 Staccate la spina quando smetto di sognare di Redazione Staccate la spina appena smetto di sognare. Non voglio diventare un non morto, uno che rimane sul confine, il corpo da una parte, l'anima dall'altra. Quando arrivo alla frontiera fate in modo che la passi, senza passaporti, carte da bollo, burocrazia. Dite a Caronte di portarmi in fretta, senza rimpianti, non è detto che dall'altra parte si stia male. E se c'è il nulla, pazienza. Tanto in quel caso io non ci sarò. Non voglio restare su questa terra con un frammento di vita, un vuoto a perdere, un hardware senza più un sistema operativo. Non voglio vivere in una stanza d'ospedale, con un cuore che batte a vuoto, carne senza sangue. Mi fido di chi mi sta vicino, di quelli che mi conoscono, di chi ha visto qualche volta brillare i miei occhi. Non serve altro. Non servono parole. Non mi dispiace dormire un po', ma non voglio svegliarmi al buio. Mi fa paura. Non voglio vagare nel limbo, lì dove restano le cose che non riusciamo a perdonarci. E, soprattutto, non voglio rompere le scatole a nessuno. Non voglio che qualcuno guardi le mie piaghe da decubito. Non state lì a immaginare i miei pensieri. Se il coma è irreversibile staccate la spina. Solo un suggerimento: ricordatevi che io arrivo sempre in ritardo. Quindi, aspettate un po': mesi non anni. L'ultimo, importante, favore. La mia morte non è un affare di Stato. Non voglio giudici, notai, moralisti, preti, matrix e porte a porte, veline, opinionisti, politici e cantanti, a tracciare i confini della mia vita e della mia morte. Non sono né Guelfo né Ghibellino e come Mercuzio dirò a chi si avvicina: «La peste a tutt'e due le vostre famiglie. Avete fatto carne da vermi di me». Tutto quello che dovete fare, fatelo in fretta. Basta poco, basta uno sguardo di pietà. E una citazione letteraria: aspide o cicuta. Non voglio vedere le mie poche foto sui giornali, e qualcuno che in redazione sentenzia: questa l'abbiamo già messa, meglio quella lì in pantaloncini e con la maglia numero 14». E per il mio testamento biologico scelgo le parole di Totò, 'A livella: «Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive. Nuje simmo serie, appartenimmo à morte!». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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"Diamo un futuro al lavoro dei campi" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 14-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

domande a Giorgia Meloni ministro "Diamo un futuro al lavoro dei campi" 3 Ministro Meloni, dalle iniziative contro le stragi del sabato sera al convegno di agricoltori... «Il tema di questo incontro è dare futuro a chi ha futuro, ed è anche questo il mio compito. Nel 2050 sulla terra ci saranno 9 miliardi di persone e per dare da mangiare a tutti occorre almeno raddoppiare la produzione agricola». Ai giovani imprenditori agricoli dunque il compito di vincere questa sfida? «In Italia per ogni agricoltore al di sotto dei 35 anni ce ne sono 8 over 65, è il doppio della media europea. Ma questa è una generazione che può crescere, soprattutto se saprà utilizzare la modernità per rilanciare la tradizione e i valori antichi su cui è fondata la nostra agricoltura». Ma chi lavora nei campi lamenta il peso della burocrazia, le difficoltà per accedere al credito... «Le soluzioni spettano alla politica che deve imparare a guardare oltre all'orizzonte del prossimo appuntamento elettorale. Qualcosa è già stato fatto, come la semplificazione amministrativa che porterà ad aprire un'azienda in un giorno o interventi a sostegno della nuova imprenditoria. Nei primi sei mesi del 2008 in Italia sono sorte 19 mila aziende agricole giovanile: un buon segno di vitalità».

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E lo chef volò a Shangai "Qui si rischia troppo" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 14-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Personaggio Dalla Val d'Aosta all'estremo Oriente è lotta alla crisi E lo chef volò a Shangai "Qui si rischia troppo" JOËLLE CUNÉAZ SAINT-PIERRE Dicono di lui che è attento, versatile, aggiornato e libero da tabù culinari. E' lo chef Corrado Michelazzo, 46 anni, valsesiano d'origine e valdostano d'adozione. Dopo gli exploit di Cogne, e una stella Michelin, negli ultimi tre anni ha stuzzicato palati accanto alla moglie Roberta Mò, esperto sommelier, all'hôtel La Meridiana di Saint-Pierre. Una lunga permanenza in Valle che s'è interrotta da pochi giorni, causa un'imprevedibile folgorazione sulla via di Shanghai. «Le prospettive in patria non sono rosee - racconta lo chef - e la crisi in arrivo non risparmierà chi lavora ad alto livello. La situazione è a rischio e a chiudere sono grandi nomi della ristorazione. Prodotti d'eccellenza e prezzi congrui finora hanno fatto la differenza, benché improvvisazione e concorrenza sleale da tempo minaccino il settore. Occorre fare sistema per superare le difficoltà e soddisfare clienti sempre più esigenti. Valorizzare i talenti di casa, incentivare la filiera corta e pianificare un'efficace promozione a livello internazionale dovrebbero essere le priorità di una regione a vocazione turistica come la Valle». Avvezzo a viaggi (non soltanto culinari) nell'esotico Oriente, Michelazzo è approdato nella città cinese alla guida del locale da lui lanciato alcuni anni fa, il ristorante Milano. L'Expo 2010 inaugurerà il cinque stelle Shangri-La Hôtel, sancendo la definitiva consacrazione dello chef valsesiano, fin d'ora precettato per la direzione del comparto italiano. «L'economia dei Paesi asiatici è florida e in costante espansione - assicura Michelazzo -. Molti miei conterranei hanno trasferito l'azienda a Shanghai e hanno atteso con impazienza il mio arrivo. Qui burocrazia e scartoffie rendono la vita impossibile, mentre in Cina tutto conviene: fare la spesa, affittare un alloggio, prendere il taxi». Il «made in Italy» sarà l'indiscusso protagonista del ristorante Milano: materie prime e savoir-faire italiani, sinonimo di «dolce vita» e benessere, affascinano gli orientali. «Italiano è il giovane barman che mi affianca in questa avventura, incaricato di promuovere il gelato artigianale. Unico neo? La staticità del personale locale; sono preparati, ma poco intraprendenti. La sfida consiste nel creare un indotto che generi posti di lavoro». Una scelta agrodolce, dunque, seppur ponderata a lungo, quella di trasferirsi in Cina. Un progetto ambizioso che coinvolge l'intera famiglia Michelazzo. «Complice l'entusiasmo di mio figlio - confessa -, ho rimediato i giusti appoggi, pattuito il compenso e rotto gli indugi. Marco frequenterà il college: concedergli l'opportunità di studiare informatica, inglese e cinese come seconda lingua, significa assicurargli una formazione valida e spendibile ovunque. Mia moglie curerà i côté fiscale e amministrativo dell'attività; la sua competenza in materia di enologia rappresenta da sempre il valore aggiunto alle mie creazioni culinarie». Autentico amante dei fornelli, lo chef da una stella Michelin, conquistata nel 2004, predilige una cucina frutto di studio, estro e passione, nonché espressione del territorio. La gestione in proprio del ristorante Au Vieux Grenier e le consulenze al Coeur de Bois dell'albergo Miramonti hanno coronato l'esperienza nella Val di Cogne, iniziata all'hôtel Bellevue nel 1997. «Se tornerò in Valle? Certo, in vacanza nella mia casa a Saint-Pierre». Intanto chissà se gli intenditori dagli occhi a mandorla gradiranno la Seupetta, il celebre riso con Fontina, burro e cannella, ricordo della parentesi «cogneintze».

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Soru: questa nostra terra può avere un bel futuro (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 14-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Soru: questa nostra terra può avere un bel futuro Tremila alla Fiera di Cagliari per la conclusione della campagna elettorale di Renato Soru. Che dice: «Ora io taccio, la parola a voi». A Sanluri l'incontro con Veltroni: «I sardi meritano un uomo con le tue capacità». «Consegno agli elettori tutti i miei 140 discorsi, le migliaia di mani che ho stretto e le migliaia di chilometri percorsi perché è venuto il momento che io taccia e che parliate voi. La campagna elettorale è nelle vostre mani, il nostro futuro è nelle vostre mani. Muoviamo il vento, muoviamo le montagne in questi due giorni». Renato Soru chiude con queste parole, tra gli applausi che non finiscono più in un palazzo della Fiera che scoppia di gente, il suo ultimo discorso prima del voto. Di Berlusconi dice: «I sardi non gli daranno la Sardegna gratis e lui non lo capisce. Dice "voglio venire a vivere da voi", questo vorrebbe da grande e noi dovremmo consegnargli la Sardegna. Bisogna dirgli che abbiamo altri progetti». La platea, ogni volta che sente il nome del Cavaliere, fischia. Soru attacca: «Viene qui e chiede a tutti di andare a casa sua, ma la Sardegna è come i nuraghe, non si sposta, non si lascia incantare. La Sardegna che accoglie e non rifiuta di curare gli immigrati - dice - i più deboli, gli ultimi». Tifo da stadio. Finisce così una lunghissima giornata, non senza l'ultima tappa a Sanluri, suo paese di origine e dove sceglie di incontrare il segretario del Pd Walter Veltroni «per fargli vedere i luoghi dell'infanzia». C'è la sua famiglia, alla quale presenta il segretario. Veltroni da qui ripete quello che ha detto ad ogni incontro - e sono stati tanti - nel Sud dell'isola: lavoratori, impiegati, giovani, tutti chiedono certezza per il proprio lavoro e quello dei figli. «Ci tenevo ad essere qui e ribadire il mio sostegno a Soru - dice il leader del Pd - ma questa è la campagna elettorale di Renato e non, come succede dall'altra parte, di una controfigura. I sardi meritano un uomo con le capacità e la determinazione di Soru, l'orgoglio di sé che ha la Sardegna vorrei lo avesse tutto il Paese. È da qui che può partire un segnale di speranza per l'Italia». Una società - aveva detto poco prima agli operatori dei servizi sociali, i volontari, il presidente della Provincia, - «dove c'è stato un genocidio di valori, e una società senza valori muore. È la maggiore responsabilità della destra». Si tratta di riportare nella società quei valori «che sono stati i tratti distintivi della campagna elettorale di Renato». Non c'è molto tempo, secondo il segretario, c'è una crisi mondiale di cui i capi di Stato si occupano ogni giorno, «mentre il presidente del Consiglio fa battute, racconta barzellette, ogni giorno sceglie di parlare di altro. Oggi per la prima volta dice di essere preoccupato, e noi siamo preoccupati che lui non sia altro che questo. Berlusconi non lo si vedrà più, come non lo si è visto più in Abruzzo». Il Pd presenterà il proprio piano contro la crisi, il governo ancora non l'ha fatto. Infrastrutture, semplificazione della burocrazia, credito al sistema delle piccole imprese, ammortizzatori sociali. Ogni appuntamento, quelli di Veltroni nel Sud e poi a Nuoro, quelli di Soru a Porto Canale, la nuova struttura per i trasporti marittimi, all'Osservatorio astronomico in costruzione, il secondo in Europa, sono luoghi di discussione sulla Sardegna e sul Paese, legati a doppio filo, malgrado l'insularità che spaventa i produttori (sostengono gli imprenditori) per gli alti costi di trasporto, ma che può essere, ripete Soru, «una grande opportunità per la nostra terra». Soru promette una Finanziaria importante «entro 4 settimane del suo secondo mandato, non avete alternative a tutto questo». E Veltroni dal canto suo dice: «Anche il paese avrebbe bisogno di un governo forte, autorevole all'estero, invece adesso la sua autorevolezza è pari a zero». È piena la Fiera di Cagliari Alle dieci di sera la Fiera di Cagliari scoppia di gente, a migliaia ascoltano fuori al freddo. Soru dice: «Chiudo questa campagna elettorale bellissima avendo ben chiaro cos'è la Sardegna oggi, quello che i sardi vogliono mettere in campo». Per Cappellacci poche parole: «Non è mai apparso. È l'anomalia di questa campagna elettorale l'invasione continua e violenta da parte del presidente del Consiglio venuto in Sardegna a turbare il normale svolgimento di una democratica competizione elettorale, spesso anche con cattivo gusto». Dal fondo della sala a Sanluri come nella Fiera di Cagliari qualcuno grida: «Seu siguro ca ci da fadeusu». In sardo vuol dire: sono sicuro che ce la facciamo. MARIA ZEGARELLI INVIATA A CAGLIARI mzegarelli@unita.it

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regione, burocrati da ricollocare lombardo moltiplica le poltrone - emanuele lauria (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina II - Palermo Regione, burocrati da ricollocare Lombardo moltiplica le poltrone Otto nuovi uffici speciali per i direttori non confermati EMANUELE LAURIA Li hanno già chiamati gli uffici dei delusi. Strutture amministrative create anche (soprattutto?) per far spazio ai dirigenti generali rimasti fuori dalla mappa dei capi dipartimento. A loro, il governo regionale doveva comunque garantire le indennità sino alla scadenza del contratto (per lo più la fine del 2009). E così, ecco otto incarichi per la guida di altrettanti uffici speciali spuntati dal nulla. Opere incompiute? Ci penserà Giuseppe Morale, burocrate vicino al forzista Giuseppe Castiglione. Contenimento della spesa regionale e politiche euromediterranee? Materie non proprio originali, assegnate rispettivamente a Benedetto Mineo e Dario Cartabellotta, giovani dirigenti penalizzati dal marchio di fabbrica cuffariano. La mitica "delegificazione", di cui già si occupa un comitato istituito dall´Ars? Sarà appannaggio di Alessandra Russo, che doveva andare al Personale ma all´ultimo momento è stata sostituita da Ignazio Tozzo, capo di gabinetto dell´assessore alla Famiglia Francesco Scoma. Gli altri uffici nuovi di zecca: quello per l´attuazione degli ammortizzatori sociali, affidato a Giuseppe Incardona, ex capo dipartimento dell´Industria rimpiazzato con Nicola Vernuccio, fedelissimo di Lombardo e già commissario dell´Mpa a Palermo; quello per le Politiche della casa, diretto da Rosolino Greco; quello che vigilerà sugli investimenti di strutture turistiche, commerciali e industriali, assegnato a Giuseppe Li Bassi; e infine l´ufficio speciale per gli investimenti e lo sviluppo nel settore sanitario cui è stato preposto Giovanni Bologna, in predicato però di essere nominato alla guida del Policlinico. Dell´utilità di queste strutture dubita il Pd, che ieri ha depositato all´Ars una mozione firmata dal capogruppo Antonello Cracolici e dai deputati dell´ufficio di presidenza. Nell´atto si chiede la soppressione dei nuovi uffici speciali, «che finiranno per assolvere a ruoli e competenze già svolte dagli attuali dipartimenti regionali». La scelta di Palazzo d´Orleans, è scritto nella mozione, «è dettata unicamente da criteri politici più che meritocratici e dalla necessità di ricollocare come possibile i funzionari rimossi dal ruolo di direttori». La costituzione di nuovi uffici speciali era stata vietata da una disposizione della Finanziaria del 2007, approvata durante il governo Cuffaro, nel bel mezzo delle polemiche per la proliferazione di questi rami d´amministrazione. Ma il blocco è stato rimosso, a dicembre, con una norma inserita nelle pieghe della riforma dei dipartimenti, proprio la legge partorita dall´Ars in nome del risparmio e della razionalizzazione della burocrazia regionale. Un testo accolto con favore anche dal Pd. Ora Cracolici fa mea culpa: «Quell´emendamento ci è sfuggito. Lombardo razzola bene e predica male. Ma non interrompiamo la battaglia per cancellare le strutture-fotocopia all´interno dell´amministrazione». Gli uffici speciali impiegano personale interno all´amministrazione, che non gode di particolari indennità e sono ospitati nei locali degli assessorati. Le uscite complessive per gli stipendi dei dirigenti «parcheggiati» si aggireranno, nel 2009, su un milione e 300 mila euro. Da aggiungere le spese di segreteria, per missioni e autisti. «Ma tre o quattro di questi dirigenti saranno nominati presto al vertice di dipartimenti rimasti scoperti, come Beni culturali ed Energia: insomma, il numero degli uffici speciali diminuirà», replica il segretario dell´Mpa Lino Leanza, confermando la funzione non proprio indispensabile di queste strutture. Peraltro, agli uffici speciali di nuova istituzione si aggiungono quelli già esistenti, creati da Cuffaro ma sopravvissuti al cambio della guarda a Palazzo d´Orleans: Lombardo ha chiesto al segretario generale Pier Carmelo Russo di fargli capire quanti sono e cosa fanno. Stando alle tabelle sull´attribuzione del Famp 2008 (il salario accessorio) pubblicate a inizio gennaio, gli uffici pre-esistenti sarebbero dieci, occuperebbero 78 dipendenti e comporterebbero una spesa annua per il personale di un milione 443 mila euro. Si va da organismi che operano in settori nevralgici, quali il controllo della spesa comunitaria e l´energia, ad altri di minori dimensioni. Come l´ufficio speciale per il polo museale di Catania: vi lavora un solo dipendente.

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il governatore sceglie di trattare stop alla seconda tornata di nomine - antonella romano (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina II - Palermo Il retroscena L´Udc e le colombe del Pdl in pressing sul presidente: slitta la riunione di giunta già fissata Il governatore sceglie di trattare stop alla seconda tornata di nomine Scontro tra Miccichè e Leontini: "Si dimetta", "Lo faccia lui" ANTONELLA ROMANO lOMBARDO prende tempo e sospende la guerra nei confronti dei suoi alleati. Prima c´è una telefonata del ministro Angelino Alfano, che gli rammenta l´impegno preso con lui e Berlusconi, e poi con Schifani, di siglare un armistizio col Pdl in Sicilia. Ma il presidente della Regione raccoglie anche segnali distensivi dal segretario regionale dell´Udc Saverio Romano. Quanto basta per soprassedere nella sfida a viso aperto, messa a segno con la rivoluzione della burocrazia regionale, in disaccordo con Pdl e Udc, e di comunicare lo slittamento della seduta di giunta già fissata a mezzogiorno. Rinvio subito letto da alcuni tra gli alleati più riottosi come un «segnale di buona volontà» (Rudy Maira) e dal coordinatore regionale di An Pippo Scalia come il momento «di distendere gli animi e di lavorare tutti insieme al programma per il quale siamo stati eletti». Da Roma Gianfranco Miccichè, e subito dopo Ugo Grimaldi (Pdl), fanno pressing sul capogruppo del Pdl all´Ars Leontini, perché segua le indicazioni dettate dai vertici istituzionali del partito: «Altrimenti si dimetta». Ma una pulce nell´orecchio a Lombardo la mette Marco Falcone, il deputato di An vicino a Raffaele Stancanelli, che intravede un Giuda dentro l´Mpa - senza farne mistero l´allusione è al capogruppo Leanza - e mette sull´avviso il governatore: «Qualcuno sotto sotto lavora dentro il partito per minare la sua credibilità». Slitta così di qualche giorno, in uno scenario che resta mutevole, arricchito da battibecchi e ripicche personali, la riunione che serviva per completare la partita delle nomine, con le ultime caselle da colmare dei posti di direttore generale e egli uffici speciali. Stand by che, in vista della riunione dei capigruppo di martedì, potrebbe aprire uno spiraglio per una verifica sul grande nodo della riforma della sanità, prima che il testo - che ormai è quello targato Udc-Pdl - approdi all´Ars. Evitando così la frattura. I due capigruppo del Pdl e dell´Udc ieri hanno affermato di essere pronti a migliorare il testo in aula. «Mi auguro sia finito il tempo delle polemiche. Sarebbe un errore - ha detto il capogruppo dell´Udc Rudy Maira - trasportare a Sala d´Ercole una crociata. Se l´assessore alla sanità sostiene che bisogna tornare indietro al suo modello, credo però che continui a sbagliare». Dibattito su cui incide il diktat di Gianfranco Miccichè che invita il capogruppo del suo partito Leontini ad adeguarsi alle indicazioni scaturite dall´incontro Berlusconi-Lombardo, altrimenti «ne tragga le conseguenze». «Dimettermi io? - ha ribattuto Leontini - Quando Miccichè deciderà di dimettersi da sottosegretario per i contrasti con il ministro Tremonti, allora anch´io mi dimetterò da capogruppo del Pdl all´Ars per le divergenze con il governo sulla sanità». Divergenze non ancora appianate. E che secondo Leontini potrebbe far riproporre lo stesso muro contro muro con l´Mpa di quando in commissione gli autonomisti dissero sì alla modifica del disegno di legge sull´Ato rifiuti introducendo il 90 per cento degli emendamenti proposti dal Pd, che stravolsero il testo. L´Udc, il partito rimasto più penalizzato nel rinnovo dei vertici della burocrazia, fa sapere di essere in attesa di un segnale. Anche se tra Cuffaro e Lombardo persiste il gelo: i due, dopo la sostituzione di tutti i direttori legati all´ex presidente, ancora non si sono sentiti. E qui interviene il segretario della commissione Sanità del Pdl Marco Falcone che sposta il tiro sull´Mpa, additandolo come responsabile della crisi della maggioranza. «Non occorre la sfera di cristallo per scoprire che la volontà di mettere in difficoltà Lombardo risiede proprio nel suo partito, da parte chi dice di lavorare con lui. Auspico che il presidente Lombardo possa acquisire consapevolezza della minaccia che incombe a suo danno». Falcone invita Pdl e Udc, a «cedere qualche posizione all´assessore Russo». I suoi sospetti ricadono sul ruolo del capogruppo dell´Mpa, con cui era entrato in rotta di collisione durante la caccia al "franco tiratore" da Leanza tentata per impedire in commissione sanità la sconfitta del governo. Invito rifiutato da Falcone. «Il tono dello scontro all´interno della coalizione di centrodestra deve necessariamente scendere», è l´appello che viene anche da Giulia Adamo, del gruppo misto.

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mezza giunta bocciata dalla sua maggioranza - antonio fraschilla sara scarafia (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina VI - Palermo Il caso Rosario Filoramo chiede lo stop all´assegnazione I democratici hanno messo a confronto previsioni e entrate. L´assessore: "Sbagliano i conti" Mezza giunta bocciata dalla sua maggioranza "Impianti affidati ai privati ma senza un bando pubblico" I consiglieri danno i voti a sindaco e assessori: giudizi severi pure nel centrodestra La denuncia sulla gestione affidata ai precari Le pagelle del Comune Giallo sugli incassi della piscina il Pd: "Sono spariti 150 mila euro" L´opposizione "Vigilare su quella struttura che è citata tra le carte di Lo Piccolo" Una società ha fatto domanda nel giorno della comunicazione al Coni Anello: "Non tengono conto dei giorni in cui le corsie sono rimaste chiuse" ANTONIO FRASCHILLA SARA SCARAFIA Il Partito democratico denuncia un probabile ammanco negli introiti della piscina comunale di oltre 151 mila euro e chiede a Palazzo delle Aquile «immediate verifiche e un cambio nella gestione della cassa della piscina». Per l´assessore allo Sport «tutto è in perfetta regola», ma i consiglieri del Pd hanno presentato comunque un´interrogazione urgente al sindaco Diego Cammarata «perché la piscina è già stata citata nel libro mastro del boss Salvatore Lo Piccolo e quindi occorre la massima trasparenza». Quello degli incassi della piscina è un vero giallo. Secondo i dati forniti da Palazzo delle Aquile nel 2008 si sono registrati introiti per 410 mila euro, contro i 547 mila dell´anno precedente. Un flop dovuto soprattutto alla chiusura dell´impianto per diversi giorni a causa di scioperi dei bagnini Lsu, mancanza di fondi per comprare il cloro e piccoli lavori di manutenzione. Ma, secondo i consiglieri comunali del Partito democratico, i conti non tornerebbero comunque: «Abbiamo calcolato quanto il Comune avrebbe dovuto incassare dall´affitto degli spazi d´acqua alle associazioni sportive - dice il capogruppo del Pd, Davide Faraone - E il totale dovrebbe fare 336 mila euro: perché, allora, come incassi rendicontati si arriva solo a una somma di 184 mila euro? Mancherebbero all´appello almeno 151 mila euro e chiediamo all´amministrazione comunale di spiegare subito il perché di questo probabile ammanco. Il tutto tenendo conto che, purtroppo, la piscina comunale è già stata coinvolta nell´inchiesta sul pizzo a Palermo, perché compariva nel libro mastro del boss Lo Piccolo». L´allarme del Pd è stato inoltre lanciato a Sala delle Lapidi durante l´audizione dell´assessore allo Sport, Anello, che però si dice «certo della correttezza nella gestione di cassa della piscina»: «Tutti i pagamenti fatti dalle associazioni sono registrati con una regolare ricevuta fiscale - dice Anello - I calcoli fatti dal Pd sono sbagliati, perché non tengono conto dei numerosi giorni di chiusura dell´impianto nello scorso anno e soprattutto del fatto che a volte gli spazi d´acqua lasciati liberi vengono comunque affidati gratuitamente alle associazioni. Insomma, non c´è nessun ammanco». Di certo c´è, però, che la gestione di cassa della piscina è affidata ai precari del consorzio Palermo Lavoro ed è slegata dalla tesoreria comunale. Ma c´è di più: dalla cassa della piscina transitano tutti gli introiti da impianti sportivi, per una cifra che si aggira intorno ai 700 mila euro all´anno. «è grave che la gestione sia affidata a dei precari del consorzio e non a dipendenti della tesoreria comunale», conclude Faraone. «La gestione della cassa della piscina è svincolata dalla tesoreria da più di 7 anni e non c´è certo una mia responsabilità», ribatte Anello. Ma anche dal Pdl viene invocata un´operazione di «chiarezza» sui conti della piscina: «Non creiamo allarmismi inutili, chiederò subito di verificare le affermazioni dei consiglieri del Pd per fugare qualsiasi dubbio, sono certo che si tratti soltanto di un abbaglio da parte del centrosinistra - dice il capogruppo del Pdl, Giulio Tantillo - Certamente occorre affidare subito la gestione di cassa della piscina alla tesoreria comunale». Stop all´affidamento ai privati della manutenzione degli impianti sportivi senza alcun bando. Per il Pd occorre «un cambio di rotta» rispetto al nuovo corso aperto dall´assessore Alessandro Anello, che ai primi di giugno ha affidato la manutenzione degli impianti sportivi e l´erogazione di alcuni servizi ad alcune società sportive private, che in cambio avranno degli sconti negli abbonamenti. La piscina comunale è stata affidata alle associazioni Waterpolo, Centro di formazione marittima, Gifa, Telimar e Comitato italiano paralimpico. La manutenzione del campo da baseball alla Fuori campo, mentre la palestra di via Del Fante alle associazioni Nuova pallacanestro Palermo e Green basket 99. «Il Comune ha affidato la manutenzione di questi impianti a privati senza pubblicare alcun bando, ma scegliendo direttamente le associazioni - dice il consigliere del Pd, Rosario Filoramo - Si tratta di un grave errore che conferma la gestione "privatistica" dell´assessore Anello». Per Filoramo, inoltre, è curioso che già il 12 giugno, quando l´assessore Anello invia al Coni la determina sindacale che dà via libera ai privati nelle manutenzione, nello stesso giorno una società presenti domanda per la piscina comunale». Si tratta del Comitato paralimpico, che si è detto disponibile a fornire l´assistenza ai bagnanti. Secondo l´assessore Anello, però, «non c´era alcuna necessità di pubblicare un bando»: «Si tratta soltanto di uno scambio tra Comune e associazioni che già hanno avuto assegnati degli spazi negli impianti sportivi - dice Anello - Invece di pagare in denaro l´affitto devono occuparsi della manutenzione. Non capisco dove stia lo scandalo, non si tratta di un affidamento della gestione tout court. Inoltre é solo una coincidenza quella che vede nella stesso giorno inviare al Coni la comunicazione sull´affidamento ai privati e la domanda presentata da un´associazione: perché questa fa parte del Coni, e quindi avrà subito colto l´occasione appena ricevuta la comunicazione». Per il consigliere Filoramo, comunque, si tratta di «accordi capestro che costringono le associazioni a doversi occupare delle manutenzioni pur di continuare a utilizzare gli impianti», mentre secondo Salvatore Orlando «basterebbe dedicare il 30 per cento degli incassi solo alle manutenzioni per non coinvolgere i privati». Ma per il capogruppo del Pd, Davide Faraone, occorre avviare anche «un turno over» nella burocrazia che si occupa di impianti comunali: «è strano che la piscina non abbia un sito internet, ma che tutte le informazioni su orari e costi si trovino in un sito online che fa capo a un´associazione privata guidata dal responsabile della piscina stessa». a. fras. Il primo quadrimestre non è finito soltanto a scuola. Anche a Palazzo delle Aquile è tempo di pagelle. E sono in molti, praticamente tutti, a dover indossare le orecchie d´asino. "Repubblica" ha chiesto ai cinquanta inquilini di Sala delle Lapidi di dare un voto ai sedici componenti della giunta, sindaco incluso. Un voto da 1 a 10, proprio come a scuola. All´iniziativa hanno partecipato quaranta consiglieri su cinquanta, venticinque di centrodestra e quindici di centrosinistra. Il voto era anonimo, ma distinto per schieramenti. I risultati sono stati sorprendenti: se si escludono un consigliere di maggioranza che ha dato a tutti dieci e uno di opposizione che ha appioppato a tutti 1, gli altri hanno dimostrato sincerità e coraggio. La maggioranza boccia senz´appello metà della giunta: Stefano Santoro, Attività sociali, Mario Tinervia, Traffico, entrambi di Forza Italia, beccano un 4, mentre Ippolito Russo, Decentramento, Giampiero Cannella, Cultura, Sebastiano Bavetta, Bilancio e Aziende, tutti del Pdl, se la cavano con 4,5. Alessandro Anello, Sport, in quota Forza Italia, e Giovanni Di Trapani, Udc, Edilizia privata, ottengono un 5. Felice Bruscia, Annona, 5,5. Se si esclude il primo cittadino Diego Cammarata, che prende 7 ma è stato votato da appena 13 consiglieri di centrodestra sui 25 che hanno partecipato al sondaggio, solo il vice sindaco e assessore all´Urbanistica e al Centro storico Mario Milone viene promosso: la maggioranza gli dà un 8 pieno, il centrosinistra una media di 5 che per Milone vale un 6,5 finale. Promosso, dunque. Ma è l´unico. Se l´opposizione è impietosa, la media dei voti vede una sfilza di 2 e 3, il centrodestra non è certo morbido. Chi rimane in piedi, praticamente tutti gli assessori in quota Udc, lo fa comunque con una risicata sufficienza: 6,5 a Pippo Enea, Impianti cimiteriali, 6 a Patrizio Lodato, Lavori pubblici, Roberto Clemente, Personale, e Aristide Tamajo, Igiene e sanità, tutti dello Scudocrociato. Sufficienza anche per Raoul Russo, An, appena nominato alla Pubblica istruzione. Il questionario chiedeva anche ai consiglieri di rispondere a tre domande: chi tra gli assessori ha il miglior rapporto con il Consiglio comunale? Chi finora ha gestito meglio la sua delega? Chi tra gli assessori è competente nella materia che gli è stata assegnata? Ancora una volta, sia tra i consiglieri di centrodestra che tra quelli di centrosinistra, stravince Milone, ritenuto il più presente, il più competente e il più bravo. Nelle risposte date dai consiglieri di centrodestra, che potevano esprimere una preferenza multipla, gli unici a essere citati, oltre al plurinominato Milone, sono stati Enea, Bavetta, Bruscia, soprattutto per i buoni rapporti con il Consiglio, Clemente, Lodato, Raoul Russo «per la disponibilità», Anello, ma solo per due volte e Tinervia, sostenuto da appena due consiglieri. A lui, assessore al Traffico, gli inquilini di Sala delle Lapidi non hanno perdonato di aver sposato la linea dura del sindaco sui pass per le corse preferenziali. Tutti gli altri componenti della giunta, da Cannella a Santoro (rientrato nella squadra i primi di novembre, una ventina di giorni dopo Tamajo, Di Trapani, Lodato, Tinervia e Ippolito Russo), da Ippolito Russo a Tamajo, sono ritenuti dai consiglieri dei loro stessi partiti inadeguati e poco presenti a Sala delle Lapidi. Alla domanda su chi è più competente qualcuno ha risposto «quasi nessuno» o «nessuno». Mentre alla domanda su chi avesse il miglior rapporto con il Consiglio comunale, un consigliere di maggioranza ha risposto: «Almeno un paio non li abbiamo mai visti». E il centrosinistra? Anche tra i voti dei quindici consiglieri di opposizione ci sono sorprese. Milone ha ricevuto dal centrosinistra ben sei sufficienze, un 7 e un 8. Anche Bruscia ha ricevuto un 7 e tre 6, così come Raoul Russo. Per Clemente, invece, tre sufficienze, mentre per Enea due, così come per Tamajo. Per tutti gli altri, voti sotto il 6. Nella parte del questionario sulle competenze e i rapporti con l´aula, anche il centrosinistra ha premiato Milone, rispondendo in massa con il suo nome alle tre domande. Citati anche Raoul Russo, Clemente e Bruscia, per i buoni rapporti con Sala delle Lapidi, Bavetta, ma anche Di Trapani, Anello, Lodato ed Enea, per la competenza nella materia. Per Alberto Campagna, presidente del Consiglio comunale, quello delle pagelle deve essere considerato come un gioco istruttivo: «Spero che questa iniziativa possa servire a migliorare il rapporto tra amministrazione attiva e Consiglio comunale e che non venga vissuta come una sfida. Se qualcuno ha ricevuto voti bassi, sarà stato perché magari è poco presente in aula. Immagino, infatti, che il più "bravo" sia stato Milone, sempre presente». Per Giulio Tantillo, capogruppo di Forza Italia, le pagelle «devono servire da stimolo per fare di più». «Io sono un docente e quando do un voto lo faccio per stimolare - dice Tantillo - l´iniziativa può essere un´occasione per dialogare di più. Di certo Milone, che ha un ottimo rapporto con l´aula, sarà stato promosso. Se qualcuno è stato bocciato ricordi che è solo la pagella del primo quadrimestre». Antonella Monastra, capogruppo di Un´Altra storia, giura di aver risposto con sincerità: «Qualcuno l´ho bocciato perché lo ritengo mediocre, a qualcun altro invece ho dato un voto meno severo, perché riconosco che avrebbe le qualità per fare bene ma che, senza risorse finanziarie a causa della dissennata gestione del bilancio, ha le mani legate. Mi sarebbe piaciuto ci fossero delle donne nella squadra di governo. A Francesca Grisafi, che è stata per un breve periodo assessore all´Ambiente, avrei dato un bel voto. Aveva una marcia in più».

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la minaccia sulla moratti - giuseppina piano (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina I - Milano Il retroscena La minaccia sulla Moratti GIUSEPPINA PIANO Azzerare tutto, dire addio alla Soge e ai dieci mesi che ci sono voluti per farla nascere. E riportare tutta la pratica Expo sotto la giurisdizione di Giulio Tremonti. Come? Sostituendo la paralizzata società di gestione, quell´Expo spa 2015 che finora non ha neppure i soldi per iniziare a lavorare, con un´Agenzia pubblica che risponda direttamente al governo. E nominando da Roma un commissario straordinario che possa saltare i tempi di appalti, gare, burocrazia e trasparenza. è con quest´ultima minaccia sul tavolo che Berlusconi e Tremonti vanno al definitivo showdown con Letizia Moratti. SEGUE A PAGINA VII

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delbono: "civis, ecco le balle di guazzaloca" (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina III - Bologna La polemica Il candidato: "Aboliamo la Provincia, costa troppo". E su Cofferati: "Gli contestano una mancanza di affetto per la città" Delbono: "Civis, ecco le balle di Guazzaloca" Flavio Delbono, candidato sindaco del Pd, attacca Giorgio Guazzaloca sul Civis: «Racconta balle, è opera sua, abbia l´onestà di non raccontarla rovesciata». E prende le distanze dal sindaco uscente Sergio Cofferati: «Forse gli è mancato l´affetto della gente». Poi propone di abolire la Provincia «per ridurre i costi della politica e della burocrazia». E giura, in caso in caso di elezione, che non si farà condizionare dal tema della continuità con l´attuale giunta: «Ognuno ha la propria sensibilità». BIGNAMI E NIGRO ALLE PAGINE VII E IX

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delbono attacca guazzaloca "sul civis racconta balle" - silvia bignami (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina X - Bologna Delbono attacca Guazzaloca "Sul Civis racconta balle" Il candidato Pd boccia la Provincia: costa troppo, va abolita "A Cofferati forse rimproverano la mancanza di affetto per la città, c´erano grandi aspettative in parte deluse" SILVIA BIGNAMI Flavio Delbono, candidato sindaco del Pd, parla. Attacca gli avversari e tra le righe prende pure le distanze dal sindaco uscente «al quale forse rimproverano non una cattiva amministrazione ma semmai la mancanza di affetto verso la città». Con un piccolo colpo di scena, quando - intervistato negli studi dell´emittente locale "è-tv" - il vicepresidente della Regione mostra la foto di Giorgio Guazzaloca alla guida del Civis. Materiale d´archivio con postilla d´attualità: «Guazzaloca racconta balle e non è una novità - dice - il Civis, opera e tracciato, è scelta sua, rinnegare quell´appalto è scorretto. Abbia almeno l´onestà di non raccontarla rovesciata». Scintille e non saranno le uniche in una campagna elettorale già entrata nel vivo, si attendeva il colpo d´ala di Delbono. Ieri è arrivato pure quello con una sfida che ha il sapore antico. Delbono definì già «frottole» nel 2001 le stime dell´allora sindaco Guazzaloca sui 2000 miliardi di investimenti di opere pubbliche messe in cantiere dalla sua giunta. E per quelle "frottole" venne querelato da Guazzaloca. Battaglia legale che si esaurì col ritiro della querela nel 2005. E se finisse di nuovo in tribunale? «Faccia pure» dice Delbono sfidando l´avversario civico. Un attacco frontale al quale replica il deputato Udc ex ex assessore al Bilancio Gianluca Galletti: «Fu la giunta Vitali, di cui Delbono faceva parte, a fare il progetto ben più impattante di un tranvia su rotaie che passava per Strada Maggiore. Noi mantenemmo il percorso solo per non perdere i finanziamenti. Ma Guazzaloca in giunta si impegnò a non far passare il Civis dal centro storico». Delbono non si accontenta. Definisce «una pagliacciata» la proposta dell´ex sindaco di restituire una parte della Cassa di Risparmio ai bolognesi, perché «sarebbe come proporre l´uscita dall´euro». Boccia la street rave parade in centro. E attacca pure sulla sicurezza: «Guazzaloca ci ha lasciato il Ferrhotel e i romeni sul Lungo Reno. Su questo tema non è certo vergine». Il candidato Pd rallenta solo quando si tratta di Cofferati. «Non esiste - premette - il tema della discontinuità». Ma ai delusi Delbono comincia a inviare segnali: «Il problema è che la campagna elettorale di Cofferati, improntata sulla partecipazione, ha creato aspettative altissime. I cittadini lo rimproverano più per mancanza si affetto verso la città che per la sua azione politica, che invece è apprezzata». «Il nuovo sindaco - aggiunge Delbono parlando delle contestate ordinanze sul Pratello - agirà a seconda delle informazioni che ha e della sua sensibilità. Ognuno ha la propria». Ultima battuta sulla Provincia, «da abolire già nel prossimo mandato per ridurre i costi della politica e della burocrazia» secondo Delbono. Una proposta esplosiva, dal momento che io Provincia è candidata la compagna di partito Beatrice Draghetti, che invece porge cristianamente l´altra guancia e fa sapere: «Andiamo verso la città metropolitana. E´ chiaro però che i nuovi assetti istituzionali si giustificano però solo con miglioramenti complessivi per i cittadini».

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nell'ex autosilo nasce la casa dei giovani artisti - francesca russi (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 14-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina XV - Bari Nell´ex autosilo nasce la casa dei giovani artisti La struttura sarà gestita dagli stessi ragazzi. Laforgia "Un´opportunità per la città intera" L´edificio del parcheggio san Francesco, nel centro di Bari, è stato riqualificato e destinato ad ospitare la cittadella della creatività per musicisti, scrittori e fotografi FRANCESCA RUSSI (segue dalla prima di cronaca) La struttura rappresenta una risposta alla carenza di spazi pubblici e contenitori culturali da sempre rivendicata da artisti in erba, musicisti, scrittori, videomaker, grafici e fotografi. Proprio per loro è stata pensata la riqualificazione dell´edificio, lasciato da anni all´incuria. Il percorso di progettazione è stato infatti partecipato e ha dato vita a forum con le associazioni giovanili baresi che hanno potuto esprimere disagi ed esigenze, proposte e perplessità. Ma adesso, aggiudicato l´appalto per 1 milione e 200mila euro all´Ati Nec-Mitro costruzioni, l´Officina degli esordi può diventare realtà. Ne è convinto l´assessore comunale alle Culture, Nicola Laforgia: «Finalmente, dopo tanta burocrazia, si parte. è una grande opportunità che vogliamo dare ai giovani di Bari». Il finanziamento ammonta ad 1milione e 740mila euro fra fondi comunali e Bollenti Spiriti della Regione. Dagli scantinati di Poggiofranco o dai box della Stanic, le band potranno suonare negli spazi prova allestiti al primo piano della grande galleria centrale dell´ex autosilo. Su una superficie di 685 metri quadri sorgeranno cinque studi insonorizzati ed attrezzati, quattro per prove musicali e uno per la registrazione. Un presidio in grado di offrire i supporti tecnico-organizzativi necessari al salto di qualità. Obiettivo dell´Officina degli esordi è anche quello di favorire lo start-up, costituendo un vero e proprio incubatore d´imprese che stimoli le eccellenze culturali professionali. Oltre alla strumentazione, nella piastra, i gruppi musicali avranno modo di confrontarsi e contaminarsi. Un dato positivo, questo, secondo Ivano Fiore, musicista dei 70123: «Noi suoniamo in un box al San Paolo e siamo soli, non abbiamo occasione di confronti». Il costo dei locali è elevato: si va da 250 ai 300 euro per depositi piccoli e malmessi; per la piastra bisognerà pensare ad un sistema di affitto a breve periodo per consentire a tutti l´utilizzo di un servizio pubblico. «L´officina - spiega Laforgia - non è solo uno spazio per una città che ne è avara, ma rappresenta la punta avanzata di un progetto imprenditoriale più complesso». La gestione del luogo infatti sarà nelle mani degli stessi giovani tramite un bando, approvato martedì in consiglio comunale, aperto a forme di imprenditoria giovanile consorziate. Condizione essenziale per la partecipazione al bando, di durata quinquennale, il possesso di competenze specifiche e soprattutto costi contenuti ed accessibili per tutti i servizi, dalle sale prova al bar con un listino prezzi a misura di giovane. Il gruppo vincitore, scelto nell´arco di due mesi, sarà poi coinvolto nei lavori di ristrutturazione attraverso un meccanismo virtuoso di vigilanza. Sempre al primo piano ci saranno due sale dedicate al montaggio audio-video, un servizio copisteria per la piccola editoria e un laboratorio di assistenza tecnica per la manutenzione delle apparecchiature. Altre due aree completeranno la vocazione aggregativa della struttura: 560 metri quadri per convivialità e ristoro e 480 per locali espositivi e commerciali. Da un accesso indipendente che ne permette la fruizione nelle ore in cui gli altri servizi non sono attivi, si arriva alla zona accoglienza con sala riunione, caffetteria, bar sulla terrazza, un internet point, una sala per le consultazioni multimediali e una piccola biblioteca-emeroteca. La terza ala è costituita da sei locali per attività di scrittura, sala yoga, arti grafiche, visive e fotografiche. Arte, dunque, a trecentosessanta gradi. «Sarebbe bello allestire una camera oscura - propone Simone Hardin del collettivo Fotosintesi - i costi per farla in proprio sono troppo alti». Per il futuro della piastra e di quella che potrà diventare una cittadella della cultura giovanile ci sono anche altre due strutture vicine per le quali esiste già un piano di fattibilità: l´arena Cantatore per cinema e musica all´aperto in grado di accogliere oltre 500 persone e il Palamartino per uso concerti.

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Approvato il piano Usa ma l'attuazione è in salita (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 14-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-02-14 - pag: 7 autore: Stati Uniti. Via libera definitivo della Camera al pacchetto da 787 miliardi di dollari Approvato il piano Usa ma l'attuazione è in salita Dubbia efficacia di alcune misure e burocrazia da rivoluzionare Marco Valsania NEW YORK Il grande piano di rilancio dell'economia americana era avviato ieri notte all'approvazione definitiva da parte del Congresso. La Camera l'ha varato con 246 consensi contro 183 rispettando gli schieramenti di partito, con sole sette defezioni democratiche e nessuna tra i repubblicani. Il Senato aveva programmato un voto in tarda serata.Ma, nonostante l'esito certo e l'altrettanto sicura firma del presidente Barack Obama entro lunedì, sono già comparsi nuovi ostacoli al decollo del maxipacchetto contro la crisi. Non sarà facile per la Casa Bianca trasformare una vittoria da 787 miliardi di dollari, ultima stima del costo del piano,in progetti concreti:l'intera burocrazia federale, dal dipartimento dell'Energia a quello del Commercio, dovrà essere rivoluzionata, dotata di risorse straordinarie per gestire con rapidità progetti che vogliono avere un impatto entro due anni. Perplessità, inoltre, sono emerse sull'efficacia del pacchetto. L'opposizione incalza: denuncia sprechi e la mancanza di un sostegno "bipartisan" al presidente, raffozata dalla rinuncia del repubblicano Judd Gregg al ministero del Commercio proprio in polemica sulla ricetta economica. Anche le revisioni che hanno garantito il passaggio parlamentare - il piano è stato limato del 4% rispetto alla versione della Camera- sono però nel mirino: la stessa amministrazione ha ridimensionato gli obiettivi di nuovi posti di lavoro a 3,5 milioni da quattro. E alcuni economisti sono meno generosi: temono che non crei più di 2,5 milioni di occupati. Un aiuto all'amministrazione è tuttavia giunto ieri dalle banche: JP Morgan e Citigroup, in una lettera al Congresso, hanno annunciato una moratoria sui pignoramenti di case che darà al ministro del Tesoro Tim Geithner il tempo di approntare un nuovo provvedimento immobiliare. Per JP Morgan il congelamento durerà fino al 6 marzo, per Citi fino al 12 marzo. Geithner, nel varare martedì una nuova strategia di soccorso alle banche da 2.500 miliardi, era rimasto vago sui dettagli, compresa un'iniziativa da forse 50 miliardi per scongiurare pignoramenti. Obama, da parte sua, ha proseguito la crociata in difesa del piano economico, per due terzi spesa pubblica e un terzo sgravi fiscali, ammettendo i nodi da sciogliere. «Il pacchetto è cruciale - ha detto ieri - ma è solo l'inizio». Il piano contiene 170 miliardi in progetti infrastrutturali, da autostrade a riparazioni di case popolari, dalla rete internet a quella elettrica e ferroviaria. E ben 40 miliardi passeranno per il dipartimento dell'Energia, dove emergono i problemi maggiori: il ministro Steve Chu ha detto al Wall Street Journal che dovrà trasformare il ministero, in passato tra i meno efficienti, per evitare «un fallimento ». Non basta: al Commercio un minuscolo ufficio con venti funzionari avrà in gestione 7 miliardi per internet. Anche dalle aziende sono giunte reazioni incerte: colossi dalla General Electric ai protagonisti della tecnologia dovrebbero mobilitarsi. Ma una doccia fredda è arrivata da Caterpillar: Obama aveva previsto che l'azienda potesse riprendere parte dei 20mila dipendenti appena licenziati. L'amministratore delegato Jim Owens l'ha smentito:«Dovremo licenziare ancora prima di parlare di nuove assunzioni».

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Le richieste a Roma (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 15-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Dal convegno Le richieste a Roma Meno burocrazia La burocrazia regna sovrana: una volta insediato un giovane agricoltore dedica 80 giornate lavorative l'anno solo per pratiche (Uma, Pac, Asl, Inail, Inps) sottraendole all'azienda. Accesso al credito Per favorire il ricambio generazionale è stata sottolineata la necessità di interventi strutturali, più agevoli percorsi per l'accesso al credito e politiche articolate, con particolare attenzione alle aziende che fanno impresa. Ricerca e innovazione Sottolineata la necessità di investimenti in ricerca e innovazione, i giovani agricoltori hanno anche lamentato l'eccessivo costo dei terreni agricoli (in Italia il più alto d'Europa).

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La tassazione di distretto non convince le Pmi (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-02-15 - pag: 5 autore: La tassazione di distretto non convince le Pmi Difficile l'applicazione della norma sul consolidato fiscale Paolo Bricco MILANO Dubbi sulla tassazione di distretto. Qualche incertezza sull'eliminazione, di fatto, del nuovo concetto di rete di impresa. Con, in più, l'incognita delle somme stanziate per ridurre l'imposizione alle imprese che decideranno di unirsi, ricorrendo alla più classica e originale formula di aggregazione territoriale italiana. Il provvedimento contenuto nel decreto legge entrato in vigore merco-ledì, finalmente, ha dato corpo e sostanza (fiscale) all'introduzione, nel dibattito e nella pratica della politica industriale italiana, dell'idea tradizionale di distretto.«L'impostazione –dice Valter Taranzano, presidente dei Club dei distretti – è in linea con la Legge 23 dicembre 2005, inclusa nella Finanziaria del 2006. Una legge allora voluta da Giulio Tremonti». Il consolidato di distretto, dunque, potrebbe diventare una opzione praticabile. «Il nostro giudizio – spiega Taranzano –è positivo ». Anche se, all'inizio, non tutto sarà semplice. «Di fatto – osserva Domenico Palmieri, presidente dell'Associazione italiana politiche industriali – non esistono entità giuridiche nazionali definibili come distretti i cui rappresentanti vadano concretamente a discutere con gli uomini dell'Agenzia delle Entrate». E, infatti, una eventuale applicazione del provvedimento sarà il risultato dell'incrociarsi fra piano nazionale e piano locale. «In alcune parti del nostro Paese –nota Taranzano – già esistono entità giuridiche distrettuali, ad esempio di natura consortile, emanate dal diritto regionale. Saranno loro ad approffitare del nuovo quadro normativo». Bene la possibilità di presentare un consolidato di distretto e, soprattutto, di concordare il livello della tassazione per almeno tre anni. «Si tratta di un vantaggio indubbio per la programmazione industriale e finanziaria delle piccole aziende», nota Palmieri. «è anche una alternativa intelligente – riflette Taranzano –al meccanismo non sempre razionale degli studi di settore». Al di là della reale applicazione di questa normativa, tutti riconoscono dunque i vantaggi materiali e la maggiore tranquillità psicologica che, in un ambiente per definizione fiscalmente sfavorevole come l'Italia, deriverebbe alle imprese, piccole e medie. Tuttavia c'è chi si chiede se questo genere di fiscalità non debba essere estesa a qualcosa di più del classico concetto di distretto: «La normativa – osserva Palmieri –, pur citandole, sembra di fatto dimenticare le reti di impresa, che non hanno un vincolo territoriale preciso». Reti di impresa che costituivano l'ossatura dell'impostazione conferita, nel precedente Governo Prodi, dal titolare del ministero dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani. La definizione delle reti di imprese costituiva peraltro l'oggetto di una delega all'interno del Ddl collegato alla Finanziaria (1441 Ter) approvata dalla Camera, ma ancora ferma al Senato. Un altro elemento di discussione, in un provvedimento fortemente connotato dall'impostazione tremontiana di quattro anni fa, è rappresentato dal problema dei soldi con cui finanziare la differenza fra la fiscalità consolidata e la sommatoria delle entrate che deriverebbero dal pagamento delle imposte da parte delle singole aziende. Su questo punto, si sofferma il deputato del Pdl Raffaello Vignali, vicepresidente della Commissione Attività produttive ed ex presidente della Compagnia delle Opere, naturalmente favorevole all'impianto generale del provvedimento. «Il tetto citato – dice – è di 10 milioni di euro. Questo punto va chiarito bene: 10 milioni di euro per il 2009 sono pochi, se è la cifra complessiva. Se, invece, questo impegno vale per ciascun distretto, allora diventa interessante. In aula presenterò un emendamento in tal senso». C'è, poi, un altro fattore che suscita dibattito. «Premesso che occorre dare credito a ogni iniziativa che rafforzi i distretti – afferma Enrico Letta, ministro del Welfare nel Governo ombra – in questa norma intravvedo un rischio: la creazione di nuova burocrazia ». Per Letta, che nel 2004 compì con Bersani un ampio giro dei distretti italiani attraverso cui la sinistra cercò di aprire una nuova stagione di dialogo con l'economia dei territori, si tratta di un pericolo reale, causato dal sovrapporsi di un piano di diritto regionale e di diritto nazionale e dalla necessità di costruire nuovi organismi giuridici che, poi, si interfaccino con l'Agenzia delle Entrate. «In questo caso – osserva – servirebbe deregolamentazione e non nuova normazione. Stiamo attenti che, con i distretti, non capiti quello che è successo con molti consorzi industriali del Sud, che esistono soprattutto sulla carta e la cui principale funzione è la distribuzione di prebende». OPZIONE POCO PRATICABILE Domenico Palmieri (Aipi): non esistono entità giuridiche che possano trattare con l'Agenzia delle Entrate

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Più semplicità, non servono ricette calate dall'alto (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-02-15 - pag: 5 autore: «Più semplicità, non servono ricette calate dall'alto» Franco Vergnano MANTOVA. Dal nostro inviato Servono semplicità e leggerezza nella governance dei distretti industriali. Evitando burocrazia e sovrastrutture destinate solo a zavorrare la vitalità imprenditoriale del territorio, con il rischio di vedere aumentare le ingerenze politiche. Questo, in sostanza, il pensiero espresso ieri dal bresciano Aldo Bonomi, vicepresidente di Confindustria per le politiche territoriali e i distretti industriali, nella giornata conclusiva del forum nazionale sui territori organizzata a Mantova dal Censis con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, in collaborazione con Sinopsislab. Tre i punti chiave sottolineati da Bonomi: estrema flessibilità e semplicità; nessuna sovrastruttura burocratica, ma elementi essenziali di governance a forte vocazione industriale; spinta all'aggregazione di aziende per conseguire un obiettivo condiviso e dichiarato sulla base di un progetto industriale e di mercato. Con un'aggiunta: «Il recente provvedimento del Governo sulla fiscalità di distretto (decreto legge anticrisi) è una misura che anche in precedenti tentativi non ha dato esiti positivi. Si presenta di difficilissima, se non impossibile, applicazione sia dal punto di vista tecnico sia da quello organizzativo. è un provvedimento che rischia concretamente di rimanere inutilizzato, ma che genera ulteriore confusione nella già complessa questione dei distretti industriali». Sul piano organizzativo e della governance dei "cluster" è necessario adottare meccanismi che facilitino e semplifichino la vita delle imprese e non la complichino, invece, con inutili nuovi livelli istituzionali, altri interlocutori, ulteriori procedure burocratiche, ha specificato Bonomi, sottolineando come «distretti, reti e filiere industriali funzionino se nascono dal basso, cioè dalla convinzione e dalla volontà degli imprenditori di stare assieme. Invece soluzioni “calate dall'alto” o costruite a tavolino per inseguire una linea di finanziamento o per accontentare un politico di turno non hanno senso e anzi sono controproducenti per il sistema produttivo». Bonomi, intervenuto alla tavola rotonda conclusiva alla quale hanno partecipato il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, e Bruno Tabacci, ha criticato pure il livello politico regionale: «è necessario che anche le Regioni tengano presente le basilari esigenze delle imprese nell'impostare e applicare le legislazioni in materia distrettuale, evitando misure che snaturino il contenuto industriale di queste forme di aggregazione promuovendo sistemi di governance pubblica». Il vicepresidente della Confindustria ha chiesto a spada tratta «una maggiore uniformità delle legislazioni regionali. è difficile infatti costruire reti interregionali, nazionali o internazionali partendo da una disciplina regionale di settore frastagliata e spesso non coerente ». In particolare, sul piano normativo, si va consolidando in alcune legislazioni regionali un «indirizzo – ha aggiunto Bonomi – che individua nei distretti le entità attraverso le quali veicolare le misure di incentivazione (anche di origine comunitaria e nazionale). Questa tendenza può spingere, in alcuni casi, alla creazione di distretti “virtuali” con il solo scopo cioè di drenare risorse. Un'impostazione da contrastare perché produce diseconomie e spinge la politica ad entrare nella governance dei distretti (che devono invece mantenere la caratteristica di aggregazione spontanea di imprese)». Nello sviluppo delle nuove politiche territoriali bisogna tenere conto in primo luogo di un sentimento diffuso nella società civile che chiede una maggior vicinanza del momento decisionale alle esigenze dei cittadini e delle imprese. Un concetto, quest'ultimo, ripreso sia da Cacciari («Ci vuole autonomia accompagnata da responsabilità») sia nelle conclusioni dell'incontro tratte da Giuseppe Roma, direttore generale del Censis. Infine Bonomi ha auspicato che anche le Regioni partecipino invece attivamente al sostegno e al finanziamento degli oltre 400 progetti di Industria 2015 che risultano approvati, ma rischiano di rimanere nel cassetto per mancanza di fondi. LA CRITICITà «Il provvedimento rischia di rimanere inattuato e di generare ulteriore confusione in una materia già molto complessa» IMAGOECONOMICA Imprese. Aldo Bonomi, vice-presidente di Confindustria

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Governance, leggera è vincente (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-02-15 - pag: 10 autore: ... DISTRETTI INDUSTRIALI Governance, leggera è vincente C he tipo di governance serve per rilanciare i distretti industriali? Chiara, semplice e leggera. Il più possibile slegata dal livello politico e senza sovrastrutture burocratiche che zavorrano la vitalità imprenditoriale del territorio. I cluster produttivi, in evoluzione verso le nuove filiere manifatturiere, non sono strutture semplici. Anzi, spesso e volentieri presentano un livello di complessità che anche la più moderna cultura d'impresa fa fatica a scandagliare. E funzionano solo quando nascono dal basso, senza imposizioni. Gli studiosi più attenti del fenomeno lo hanno messo a fuoco in modo incontrovertibile. Traendone le conseguenze. Niente burocrazia, dunque. Avendo presente che il sostegno ai progetti di filiera e alle reti produttive impone quasi sempre il superamento delle logiche riduttive (con possibili derive clientelari e politiche). Per gli spiriti imprenditoriali del territorio risultano controproducenti misure, anche fiscali, di difficile attuazione. Di certo non aiuta l'abito d'Arlecchino della regulation regionale, con provvedimenti frastagliati, quando non incoerenti.

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La sussidiarietà e i sentimenti dei padroncini (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-02-15 - pag: 13 autore: MICROCOSMI LE TRACCE E I SOGGETTI ... La sussidiarietà e i sentimenti dei padroncini di Aldo Bonomi D opo la botta fantasmagorica del denaro che produce denaro, come sempre nei momenti di difficoltà, l'Essere torna ai fondamenti. Da non confondere con i fondamentalismi dell'esaltazione acritica dell'economia reale. Che fa immaginare a qualcuno che la merce possa produrre merce. Il capitalismo, il mercato, si sa,è fatto dall'intreccio di questi due elementi. Con in mezzo il sentire e i comportamenti dell'"animale imprenditore", dell'homo faber. Dell'uomo artigiano, direbbe Sennet con il titolo del suo ultimo libro. Con la sussidiarietà, come arma contro la crisi, sostiene Giorgio Vittadini, presidente dell'omonima fondazione. Che ha supportato l'ipotesi indagando un campione di 1.600 aziende manifatturiere, per l'80% piccole (da 15 a 50 addetti) e per il 20% medie (da 51 a 250 addetti). Collocandole nella loro antropologica radice territoriale. Dove si forma la «sussidiarietà interna all'impresa, la capacità di guardare alla centralità della persona, alla sua libertà di intrapresa che si esprime come sistema di relazioni significative&». Quello che gli economisti più avveduti chiamano capitale sociale e che io, più banalmente in sociologese, chiamo i sentimenti dei padroncini. Che, sarà bene ricordarlo, si sono formati e consolidati non tanto dentro l'innovazione dall'alto del nostro capitalismo: il fordismo hard della Fiat, quello dolce e territoriale di Adriano Olivetti, e quello di Stato dell'Iri.Ma in quell'innovazione dal basso del metalmezzadro, che ha prodotto il Nec, Nord Est Centro, dove Togliatti scriveva alle famiglie comuniste dell'Emilia di afferrare Proteo e il "bianco fiore" invitava e accompagnava l'esercito della Coldiretti verso la manifattura. In quel patto non scritto per cui l'innovazione dall'alto era seguita da Roma, quella dal basso, dalle autonomie locali: comuni, province e regioni. Dal basso, dove il sentire dei padroncini è stato il cemento dell'intraprendere sono nati interi paesi manifatturieri che si sono fatti distretti produttivi evolvendosi fino alla moderne filiere delle piattaforme territoriali che competono nella crisi. Che sarà bene aver presente che è globale non locale. Terranno duro e faranno argine i sentimenti dei padroncini? Basterà il loro orgoglioso non voler privilegi e aiuti ma più libertà e meno burocrazia amministrativa e fiscale? Così chiedono il 54,5% di loro e sono abbastanza d'accordo il restante 42,5%. Basterà in tempi in cui per attraversare la crisi pare prevalere la domanda di più Stato e più controlli? Basterà fare welfare locale, la defiscalizzazione chiesta dal 30% di loro per le imprese che operano per scopi sociali? Terrà, in tempi di turbolenza, il motto "alleanza e non conflitto tra imprenditori e lavoratori "? Linguaggio praticato dal 43% con il consenso del 54% degli imprenditori. Tutti apparentemente convinti nell'esaltazione acritica di quel modello di cogestione dal basso dell'impresa, altro dalla cogestione dall'alto del capitalismo renano: grande impresa, grande banca, grande sindacato. Cogestione dal basso supportata da una contrattazione sindacale libera, territoriale, impresa per impresa. Il 36% è per la contrattazione salariale decentrata, il 58% è abbastanza d'accordo. Essendo che, i sentimenti dei padroncini, la loro weltanschauung ritiene siano coincidenti gli interessi del lavoratore con quelli dell'impresa per il 35% e un 60% è abbastanza d'accordo. In questo quadro i padroncini sono anche disponibili a mettere mano al portafoglio. Sostengono che la valorizzazione del personale deve avvenire con risorse interne dell'impresa e non con il sostegno fiscale dello stato. Sono molto d'accordo il 39,5 %e abbastanza d'accordo il 57%. Quando il padroncino esce fuori dalle mura dell'impresa il sentire non cambia. Il rapporto con il cliente e con i fornitori, per quelli che sono in filiera, si basa in primo luogo sul rapporto umano e di fiducia per il 69% di loro. Nelle piattaforme produttive sono disponibili alle reti e alle relazioni tra imprese. Siano queste di rappresentanza 42%, di partecipazione ad un posto distrettuale 41%, o a partecipare a consorzi per competere nella globalizzazione 15,4%. Questo è il loro sentire. Che si differenzia territorialmente a secondo dell'influenza territoriale della lunga deriva di innovazione dall'alto o di innovazione dal basso in cui si sono formati i sentimenti dei padroncini. Nel Nord Ovest del fordismo è più forte la ricerca del soggetto ordinatore dall'alto, nel Nord Est del metalmezzadro e nell'Emilia dell'afferrare Proteo si esalta di più il disordine orizzontale del vitalismo dal basso. Più che alla contrapposizione tra Fiat e capitalismo molecolare ho l'impressione sia un dato culturale ed antropologico, come appunto sono i sentimenti. Di cui spero che si tenga conto nel nostro ragionare sul come attraversare e fare esodo dentro la crisi. Perché, se non capiti, i sentimenti dei padroncini possono diventare rancore. Che come ci spiegano i dizionari della lingua italiana prende coloro che credono di aver subito un torto o quelli che pensano non gli venga riconosciuto un merito. Il fare impresa, appunto. INTERESSI COINCIDENTI Questo «homo faber» è disponibile anche a mettere mano al suo portafoglio per valorizzare il personale

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Washington - Pechino: alleati e rivali (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 16-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-02-16 num: - pag: 22 categoria: REDAZIONALE PERCHE' LA CINA NON E' LA RUSSIA Washington - Pechino: alleati e rivali di ANDRE GLUCKSMANN A ll'appuntamento di Davos, il fior fiore planetario di finanzieri e diplomatici ha prestato un orecchio attento al primo ministro russo, il signor Putin, e al suo omologo cinese, Wen Jiabao. Le inevitabili frecciate anticapitaliste e antiamericane sono state meno velenose del solito. E' la dimostrazione che siamo tutti imbarcati sulla stessa barca? Certo, ma non agli stessi posti! Sebbene i discorsi russi e cinesi veicolino identici atavismi ideologici, i comportamenti geopolitici che essi nascondono sono del tutto diversi. La crisi mondiale, che non risparmia queste due potenze post-comuniste, rivela quanto i loro destini siano ormai divergenti. La Cina incarna un'enorme volontà di potenza, lavora sulla lunga durata. La Russia, colosso dai piedi d'argilla, si dedica interamente a nuocere, in ogni direzione. L'élite russa ha creduto a lungo di salvarsi dai miasmi di un fallimento «americano ». Mal gliene incolse. Delle sue riserve, più di un terzo è scomparso, il rublo è in caduta libera, le banche cedono, gli oligarchi piangono miseria e tendono la mano al Cremlino, il bilancio 2009 si annuncia in deficit. Le casse si svuotano, ma la tracotanza aumenta! Paradossalmente, questa crisi non scalfisce l'arroganza di Putin, più dotato in strategia che in economia. Putin tiene testa all'Unione europea, già sfida Obama, appena installato nell'ufficio ovale. Rivendica il monopolio dell'approvvigionamento e della distribuzione dell'energia fossile in Europa; Germania e Italia accondiscendono egoisticamente, anche a costo di finanziare le pipeline di Gazprom. Non rispetta l'accordo di cessate il fuoco con la Georgia negoziato da Nicolas Sarkozy; per lui, un trattato è solo carta straccia e all'Europa sta bene così. Espelle gli americani dal Kirghizistan comprando il Paese con un miliardo e mezzo di dollari e mercanteggia sul passaggio dei convogli alleati verso l'Afghanistan. Ripristina gli aiuti al nucleare iraniano, interrompe l'embargo. E nessuno reagisce. Perché il Cremlino non dovrebbe rafforzare la propria capacità di fare ostruzionismo e di nuocere, visto che questa sua capacità ci rende così servizievoli? Il «miracolo economico» di Putin, alimentato dal prezzo elevato del barile, si rivela essere una pura finzione, come i villaggi PotËmkin. Dieci anni di rendita petrolifera hanno decuplicato la corruzione, nutrito la burocrazia, alimentato pensioni fameliche, arricchito fino all'inimmaginabile i padroni della Russia, le cui ricchezze sono passate nei paradisi fiscali. Non c'è stato alcun decollo industriale, a differenza della Cina, che accede al terzo posto dell'economia mondiale. Trent'anni di apertura del mercato hanno consentito a centinaia di milioni di cinesi di sfuggire alla miseria più estrema. Ecco perché la Cina non trova alcun interesse in una piromania di stile russo. Non gioca col fuoco, anche se non dispiacerebbe a una parte di militari e ai funzionari del Partito unico, giusto per reprimere i cittadini, intellettuali o meno (migliaia di individui coraggiosi hanno firmato la Carta 08 per la Libertà), giusto per stroncare i movimenti sociali e la volontà di autonomia del Tibet. Per il momento, al prezzo di un' organizzazione quasi schiavista del lavoro, i dirigenti cinesi conducono una partita ben diversa. Simultaneamente alleati e rivali, Pechino e Washington intavolano fitti negoziati. La Cina ha bisogno di vendere al consumatore yankee. Wall Street e il Pentagono hanno bisogno del risparmio cinese investito in buoni del tesoro e in altri titoli di obbligazioni americane. E' il principio del do ut des e, se possibile, del win win, vinci tu che vinco anch'io. Simile solidarietà, fondata sull'interesse e non sui sentimenti, suscita la stupefazione proprio di coloro che ne beneficiano. Così, Obama e il Segretario al Tesoro Tim Geithner accusano il loro partner numero uno di manipolare lo yuan. I cinesi sorridono: la cicala che ha vissuto di prestiti ed è andata in rovina perché «ha cantato tutta l'estate» non può certo fare la morale a formiche che sono state econome e che hanno anche concesso prestiti. In realtà, il G2 Washington-Pechino — lo speciale rapporto fra grande risparmiatore e grande scialacquatore cui lo storico Neil Ferguson dà il nome di «Chimerica» — domina il mondo. I miracoli economici dei Paesi emergenti, così come le bolle distruttrici delle crisi successive, contrassegnano da trent' anni una mondializzazione del credito inaudita. A nostra insaputa, viviamo in un'economia del debito. I grandi Paesi con bilanci in passivo (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Italia, Australia) si muovono in parallelo con i grandi Paesi in attivo (Cina, Giappone, Germania). Poiché in caso di recessione prolungata tutti saranno perdenti, qualche briciola di ragione dissuasiva dovrebbe imporre a tutti di trovare un'intesa sull'orlo del baratro comune. Quando Don Giovanni, secondo Molière, spendeva senza far attenzione, il suo sarto, il signor Dimanche, gli faceva credito. Il tipico rapporto fra grande risparmiatore e grande scialacquatore che caratterizza l'economia del debito ha dominato l'Ancien Régime e per secoli, da una crisi all'altra, ha favorito le classi emergenti urbane e rurali. Mentre i borghesi e i piccoli proprietari terrieri facevano prestiti, i nobili «bruciavano » la propria fortuna. è il punto cui siamo giunti sul piano mondiale. Né la Cina né il Brasile né l'India mirano al caos, diversamente dalla Russia di Putin e a dispetto degli immancabili anticapitalisti stile Besancenot, incapaci ormai di unire l'umanità. (Traduzione di Daniela Maggioni)

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Destiniamo le multe ai controlli straordinari (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: AUTONOMIE LOCALI E PA data: 2009-02-16 - pag: 38 autore: Intervento Destiniamo le multe ai controlli straordinari H o letto con interesse gli articoli sulle destinazioni dei proventi delle sanzioni pecuniarie al Codice della strada pubblicati sul Sole 24 Ore di lunedì e martedì scorsi. Considerate le numerose perdite di vite umane sulle strade a causa di alcool, stupefacenti e velocità elevata mi piacerebbe, come comandante di Polizia locale, poter promuovere una modifica all'articolo 208 del Codice della strada che possa contenere i seguenti elementi: e Gli enti locali dovrebbero destinare il 33% dei proventi delle sanzioni per il pagamento del lavoro straordinario (o di progetti finalizzati) degli operatori di Polizia locale impegnati nel controllo notturno per accertamenti su alcool, stupefacenti e velocità (si noti che da qualche anno questi controlli sono ridotti a poche ore a causa del Patto di stabilità). r In caso di inerzia degli enti locali, le somme andranno destinate ad altre forze di Polizia, sempre per gli accertamenti di Polizia stradale nel territorio dell'ente locale. t Poiché questi compiti dovranno essere svolti oltre il normale orario di lavoro, si dovrà detassare la retibuzione aggiuntiva. Ci sono molti colleghi disponibili a realizzare tali controlli, ma purtroppo la burocrazia dei bilanci ha quasi tarpato tali possibilità. Si pensi a quanti decessi in meno potremmo avere, e a come un cittadino sanzionato sarebbe meno arrabbiato sapendo che parte della sua "multa" contribuirebbe a salvare vite umane. Pietro Padovan Comandante Polizia locale Comune di Vanzago (Mi)

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Intanto le Regioni fanno cadere i vincoli (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 16-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-02-16 - pag: 11 autore: Orari flessibili dei negozi e inizio attività semplificata Intanto le Regioni fanno cadere i vincoli Enrico Netti Una maggiore semplificazione che porta a uno snellimento delle procedure da seguire per l'apertura di una nuova attività grazie all'introduzione della Dia, un allungamento degli orari di apertura dei negozi, un assalto alle restrizioni per le aperture domenicali, ai vincoli delle superfici, delle distanze minime e, spesso, alle promozioni, nonché la possibilità di vendere all'ingrosso e al dettaglio negli stessi locali. Oltre al varo di nuovi Testi unici rinnovati proprio per effetto delle liberalizzazioni. Sono queste alcune delle positive conseguenze indotte nella legislazione regionale dalle due "lenzuolate" di Bersani e sintetizzate nella tabella qui sotto. Nonostante la pressante richiesta lanciata dal Sole 24 Ore dell'11 e 12 febbraio sulla necessità per gli operatori di aumentare ulteriormente le aperture domenicali di negozi, supermercati e centri commerciali (secondo Federdistribuzione la misura varrebbe lo 0,5% del Pil), le Regioni – magari non di corsa – avanzano nel togliere i lacci al commercio. In pratica tutte hanno previsto, o si stanno attrezzando per farlo, la possibilità di alzare le saracinesche nei giorni festivi e la tendenza è alla moltiplicazione di giorni e orari utilizzabili. Molto dipende dai sindaci che in diverse aree, come ad esempio l'Emilia-Romagna o il Friuli Venezia Giulia, hanno poi la possibilità di derogare alle leggi regionali a seconda dell'area (turistica o commerciale) in cui è inserito il Comune. Si sta affermando in maniera rapida anche la liberalizzazione nel food e non food. Spesso si tratta di un modo di aiutare con una nuova fonte di introiti i piccoli negozi in centro, messi in difficoltà dalla moderna distribuzione. «Grazie alle attività multisettoriali nei centri storici si può unire l'attività di somministrazione a quella artigianale », sottolinea Enzo Santucci, dirigente del servizio commercio dell'Umbria. Le Regioni a vocazione turistica stanno, inoltre, intervenendo sulle figure professionali legate al settore, con l'abolizione degli albi professionali e la loro sostituzione con registri dei soggetti abilitati. Sardegna e Toscana hanno anche fissato l'importo massimo delle prestazioni degli operatori turistici, mentre altre realtà come la Valle d'Aosta hanno individuato i titoli universitari che consentono l'accesso all'esame di abilitazione di guida turistica senza la frequenza di particolari corsi. Novità, portate dalle normative europea e nazionale, per i distributori di carburante. La tendenza, nel caso del potenziamento o dell'apertura di nuovi impianti, è di eliminare i vincoli di tutti i generi, in particolare quelli relativi alla vendita di prodotti non oil, come la somministrazione di cibi e bevande. Altro capitolo molto importante, che si prospetta come un'autentica rivoluzione, è la semplificazione portata dalla dichiarazione di inizio attività (Dia), che permette un netto taglio dei tempi e della burocrazia che affligge il neoimprenditore. Progressivamente questo strumento viene esteso dal commercio all'artigianato e porta all'eliminazione, o quanto meno a uno snellimento, delle attività delle commissioni provinciali. «In Veneto le commissioni artigianato avranno una competenza diversa e non approveranno le domande, ma controlleranno l'esistenza dei requisiti – spiega Vendemiano Sartor, assessore alle politiche economiche della Regione –. Anche i ricorsi e i contenziosi che saranno esaminati dalla commissione regionale saranno più semplici». Sul fronte di una burocrazia più leggera la Regione Lombardia sta lavorando allo sviluppo del progetto Muta, (Modelli unici trasmissione atti), che prevede la compilazione e trasmissione online dei modelli. Nel mosaico degli adempimenti regionali in materia di liberalizzazioni la Toscana ha istituito i Centri per lo sviluppo imprenditoriale e l'EmiliaRomagna ha provveduto ad autoregolamentare le tariffe degli artigiani. enrico.netti@ilsole24ore.com

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In arrivo due nuove aziende (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 17-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

VERCELLI.APRONO STERIL PIEMONTE E OFFICINE MECCANICHE In arrivo due nuove aziende Ammontano a oltre 1 milione di euro gli interventi straordinari dell'assessorato al Lavoro della Provincia per affrontare la crisi. Cinque le classi di intervento illustrate dall'assessore Roberto Saviolo e dall'onorevole Roberto Rosso: «Duecento mila euro saranno destinati alla realizzazione di un osservatorio sul mercato del lavoro e alle ricerche per individuare nuove nicchie di mercato e riposizionare strategicamente le aziende sul territorio. Alla ricollocazione dei lavoratori in cassa integrazione o in mobilità andranno 220 mila euro. Altri 250 mila saranno destinati ai servizi alle imprese e 400 mila ai tirocini informativi di tre mesi che permetteranno alle aziende di valutare l'adeguatezza professionale dei tirocinanti. Infine 220 mila euro andranno agli incentivi alle imprese della legge 236, per l'assunzione di disoccupati iscritti al Centro per l'impiego». Tra le aziende che potrebbero usufruire di questi interventi, anche Steril Piemonte (apertura prevista a giugno, con 120 assunzioni) e Officine Meccaniche Vercellesi (apertura prevista a marzo, 12 assunzioni in partenza più 60 in due anni). La prima ditta si occupa della sterilizzazione degli strumenti chirurgici e si insedierà in un capannone di 4000 metri quadri nella nuova area industriale di Nordind, la seconda di componentistica per lo stampaggio, e si installerà in 5000 metri quadrati dell'area ex Tmi. «E' importante seguire i tempi delle imprese che aprono nuovi insediamenti, evitare inutile burocrazia e permettere loro di formare il personale. Grazie a questi fondi, che arrivano in parte del fondo sociale della Comunità Europea erogato dalla Regione, in parte dal Ministero ed in parte dalla stessa Provincia, sarà possibile andare loro incontro anche sotto questo punto di vista».\

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Facciate da ristrutturare un "aiuto" dal Comune (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 17-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

VENTIMIGLIA ALTA APRE OGGI L'UFFICIO TECNICO DI ASSISTENZA AI CITTADINI Facciate da ristrutturare un "aiuto" dal Comune Già stanziati 250 mila euro, concesse proroghe sui tempi [FIRMA]LORENZA RAPINI VENTIMIGLIA Apre oggi a Ventimiglia Alta il nuovo ufficio tecnico, per aiutare le persone raggiunte dalle ordinanze che impongono il rifacimento delle facciate. Due geometri, grazie all'accordo stipulato dal Comune con la cooperativa Neopolis che fornisce il servizio, saranno disponibili nel paese vecchio, per dare informazioni, disegnare i progetti, occuparsi delle dia (dichiarazioni di inizio attività), portare avanti i contatti con la Sovrintendenza, mettere d'accordo i vari proprietari che risiedono nello stesso edificio. Il nuovo ufficio avrà sede presso la biblioteca Aprosiana di via Garibaldi e sarà aperto, per venire incontro alle esigenze degli abitanti della Città Alta, non nei normali orari di ufficio, ma al pomeriggio, a partire dalle 14, e anche il sabato, tutto il giorno (il giorno di chiusura è il lunedì). Questi orari rispondono alle richieste dell'Amministrazione, che su impulso del sindaco Gaetano Scullino ha deciso di mettersi in moto, dopo tante segnalazioni di difficoltà arrivate dagli abitanti di Ventimiglia Alta, per dare un aiuto concreto alle centinaia di famiglie, perlopiù monoreddito, che stanno ricevendo le ordinanze per il rifacimento di 311 facciate. Il nuovo ufficio costa alle casse comunali 30 mila euro. Già all'inizio di questo mese l'Amministrazione aveva fatto un primo passo nella direzione degli abitanti del centro storico, dopo lo stanziamento di 250 mila euro per i proprietari, in misura del 15% per ogni intervento. Il sindaco infatti aveva annunciato proroghe sui tempi: non più soli 60 giorni per presentare i progetti di rifacimento delle facciate. Su semplice richiesta scritta al Comune, purché l'interessato manifesti in ogni caso la volontà di mettere a posto la propria abitazione, vengono concessi anche alcuni mesi. Questa decisione è stata accolta con favore dagli abitanti del centro storico. E anche dalle opposizioni, che avevano contestato la velocità eccessiva con cui si richiedeva ai privati di mettere mano al portafoglio, in un momento di crisi come quello attuale. Anche se per la minoranza alcuni nodi rimangono. Sia il gruppo del Partito democratico che quello di Ventimiglia Nuova avrebbero preferito un piano di intervento globale, studiato con la Regione e la Sovrintendenza, vista l'importanza architettonica del centro storico della città di confine. Magari, secondo la minoranza, sarebbe stato un intervento più lungo nel tempo, ma organico e non affidato soltanto a ordinanze imposte ai singoli cittadini. Come già aveva sottolineato lo stesso sindaco Scullino, il nuovo ufficio tecnico va incontro a chi, pur avendo la volontà di eseguire le ordinanze, ha poca dimestichezza con la burocrazia.

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"La social card è una truffa" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 17-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

RECESSIONE E BUROCRAZIA NEL MIRINO I TROPPI PASSAGGI NECESSARI PER OTTENERE IL SUSSIDIO DA 40 EURO AL MESE "La social card è una truffa" [FIRMA]ALESSANDRO MONDO Un'elemosina: macchinosa da ottenere, imbarazzante da spendere, inadeguata alla crisi economica. L'ultimo scontro fra il Pd e il Pdl sotto la Mole si consuma sulla «social card»: anzi, sulla «social truffa», come la definisce senza mezzi termini lo stato maggiore del Pd. Ieri, dopo aver messo sotto il naso dei cronisti una voluminosa cartella stampa con dati a 360 gradi, quelli della crisi che sta martellando il Torinese e quelli relativi alle emissioni della carta da 40 euro al mese, hanno caricato a testa bassa il Governo. I primi, purtroppo, sono noti. I secondi, a detta del gruppo provinciale del Pd, sono ricavati dall'Inps. Numeri parziali, ha replicato nel pomeriggio Enzo Ghigo, coordinatore regionale di Forza Italia-Pdl, precisando che l'operazione-social card è ancora in corso e che comunque va letta nell'ambito degli altri interventi anti-crisi adottati da Roma. Mentre il consigliere provinciale Carlo Giacometto ha invitato Saitta ad occuparsi dei guai della Provincia. Sta di fatto che i numeri della «social card», fotografati al presente, non sono entusiasmanti. Il concetto è stato ribadito da Saitta, dal deputato Marco Calgaro e soprattutto da Claudio Lubatti, capogruppo del Pd in Provincia. Presenti il deputato Stefano Esposito, il segretario cittadino del Pd Carlo Chiama, l'assessore comunale Marco Borgione (Politiche sociali). Nel mirino, la tortuosità dei passaggi burocratici per ottenere la carta. Non è un caso se, ad oggi, nel Torinese hanno fatto richiesta tramite le poste 11.603 persone. Un po' poche, alla luce dei dati forniti ieri. Uno per tutti, i 76 mila soggetti in provincia di Torino segnalati dai servizi sociali perché in difficoltà. Altrettanto basso il dato regionale. «Il richiedente riceve una prima lettera con l'assegnazione della card, che è una sorta di bancomat - spiega Lubatti -. Segue una seconda lettera con il codice Pin ma è successo che molti, prima dell'arrivo, sono andati a fare la spesa salvo scoprire di avere la carta scarica». «Ci avete fatto caso? - ha rincarato Saitta -. In diversi supermarket alla cassa c'è scritto: "Prima di pagare con social-card assicurarsi che sia carica"». «Il Governo ha messo a bilancio per la copertura finanziaria solo 170 milioni contro i 900 necessari - ha aggiunto Calgaro -. Nel decreto che istituisce la social card si stabilisce che sia l'entità sia il numero dei beneficiari possono essere modulati a seconda delle risorse. Pura operazione di immagine». Il dubbio è che, alla fine, costi più la salsa del pesce.

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crisi, la rivolta degli edili (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 17-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina I - Palermo Sindacati in piazza per chiedere un piano sulle grandi opere incompiute. Il fermo dei cantieri vale 6,5 milioni di euro Crisi, la rivolta degli edili La Sicilia delle opere bloccate, con 6,5 miliardi di euro di fondi già pronti che non vengono utilizzati per colpa delle mala burocrazia. Strade, porti, collegamenti ferroviari, termovalorizzatori e rigassificatori: l´elenco delle grandi incompiute è lungo e adesso i sindacati chiedono un intervento straordinario del governo nazionale e di quello regionale, perché la crisi devastante ha già fatto perdere il lavoro a 14 mila edili siciliani. Fermi il raddoppio della linea ferroviaria Messina-Catania e l´autostrada Catania-Ragusa, mentre vanno a passo di lumaca i lavori per il passante ferroviario e il tram. Chiuso anche il cantiere del rigassificatore di Priolo. Oggi sit-in della Fillea Cgil a Palermo. ANTONIO FRASCHILLA A PAGINA II

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appalti, le incompiute costano 6,5 miliardi - antonio fraschilla (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 17-02-2009)

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Pagina II - Palermo Appalti, le incompiute costano 6,5 miliardi Strade, porti, ferrovie. Ecco perché sono fermi i cantieri che darebbero 100 mila posti di lavoro A Palermo niente lavori per tram e anello ferroviario perché il Comune non ha fondi Le opere che non partono perché non si riunisce la conferenza di servizi ANTONIO FRASCHILLA La Sicilia delle opere bloccate, con 6,5 miliardi di euro di fondi già pronti che non vengono utilizzati per colpa delle mala burocrazia. Strade, porti, collegamenti ferroviari, termovalorizzatori e rigassificatori: l´elenco delle grandi incompiute è molto lungo e adesso i sindacati chiedono un intervento straordinario del governo nazionale e di quello regionale, perché la crisi devastante ha già fatto perdere il lavoro a 14 mila edili siciliani. «Non si può sprecare altro tempo, abbiamo calcolato che lo sblocco di molte opere già cantierabili darebbe lavoro a quasi 100 mila disoccupati siciliani», dice Salvo Giglio, segretario regionale della Fillea Cgil. A volte per sbloccare l´avvio di alcune opere, e quindi dei posti di lavoro, basterebbe davvero poco. Ad esempio per il raddoppio della linea ferroviaria Messina-Catania, un´opera ferma perché, dicono i sindacati, «la Regione dopo più di un anno dalla presentazione del progetto esecutivo non ha ancora convocato la conferenza dei servizi, che sbloccherebbe lavori per 1,9 miliardi di euro». Rfi (Rete ferroviaria italiana) comunque ha tolto il raddoppio dal piano annuale dei cantieri da finanziare e ha posticipato tutto al 2011. Adesso l´unica certezza è che prima del 2011 non ha alcun senso convocare una conferenza dei servizi, perché tanto i lavori non sarebbero finanziati da Rfi. Altra grande opera bloccata è l´autostrada Catania-Ragusa, infrastruttura in parte già finanziata che vale 815 milioni di euro. Il consorzio di imprese che ha presentato l´offerta per il project financing non ha ancora pubblicato il progetto, ed entro il 20 febbraio (venerdì prossimo) dovrà farlo: pena il rifacimento della gara da parte dell´Anas e il conseguente ritardo nell´avvio dei lavori. Un cantiere che sulla carta potrebbe essere aperto a breve è il rifacimento del porto industriale di Termini Imerese: «Manca solo l´ultimo nulla osta del Cipe, che dovrebbe sbloccare un finanziamento da 140 milioni di euro - dice Giglio - solo per questo cantiere si potrebbe dare lavoro a oltre 200 edili». Vanno molto a rilento, e nei fatti non sono mai partiti veramente, i lavori di due grandi infrastrutture palermitane: il passante ferroviario e il tram. La prima è un´opera già finanziata per 900 milioni di euro, la seconda per 245 milioni di euro. Peccato però che i cantieri siano praticamente fermi perché il Comune non ha i fondi per pagare il rifacimento delle sottoreti, cioè degli impianti dell´acquedotto e della luce: conti alla mano occorrerebbero 40 milioni di euro, ma Palazzo delle Aquile non ha un solo euro da spendere. Tutto così è fermo da diversi mesi, tanto che Rfi si è già offerta di anticipare il costo delle sottoreti, pur di fare andare avanti due cantieri che darebbero lavoro a oltre mille edili, mentre oggi gli occupati per le due opere non superano le 100 unità. «Il Comune dovrebbe inserire tra le sue priorità questa spesa, che sbloccherebbe non solo i lavori di due opere fondamentali per la città, ma aiuterebbe un´occupazione produttiva e non assistita», dice Franco Tarantino, segretario della Fillea di Palermo. Non sono inoltre mai partiti i lavori dell´anello ferroviario, che dovrebbe collegare il porto alla stazione Notarbartolo, attraverso la realizzazione di due snodi, in piazza Politeama e alla stazione Lolli. Rfi non ha ancora aggiudicato i lavori, perché il bando è stato impugnato al Tar da un´impresa che in un primo momento non era risultata tra le vincitrici della gara. Adesso Rfi aspetta una sentenza definitiva del Consiglio di Stato, nel frattempo tutto è bloccato. Solo sulla carta è rimasta anche la metropolitana leggera, che costa 300 milioni di euro, ma che al momento non vede nemmeno completato lo studio di fattibilità, nonostante un finanziamento ad hoc da 5 milioni di euro. Un´opera che stenta a decollare è inoltre la statale che collegherà Santo Stefano di Camastra a Gela, che ha un costo di 823 milioni di euro. Alla fine del 2008 è stato bandito un lotto di lavori per 46 milioni di euro, ed entro giugno dovrebbe essere aggiudicato un secondo lotto da 74 milioni. Ma la presentazione dei progetti va a rilento. Il motivo? «Colpa delle tante varianti che abbiamo dovuto fare - dicono dall´Anas - Perché a causa della conformazione del territorio interessato dai lavori, i progetti iniziali sono stati in gran parte modificati, con un ulteriore allungamento dei tempi di realizzazione». Rimangono chiusi i cantieri del rigassificatore di Priolo, con tanto di finanziamento da 450 milioni di euro già presentato dalla Erg: manca, per iniziare i lavori, il via libera dal ministero dell´Ambiente, che invece è appena arrivato per il rigassificatore di Porto Empedocle. Il ministero guidato da Stefania Prestigiacomo non ha sbloccato, inoltre, nemmeno i lavori di bonifica delle aree industriali di Siracusa e Augusta, che da soli valgono 700 milioni di euro di finanziamenti. L´elenco delle opere bloccate comunque non finisce qui, perché fermi sono anche i lavori per la realizzazione della metropolitana di Catania (400 milioni di euro), della tratta ferroviaria interrata Catania-Ognina (30 milioni) o della statale Siracusa-Floridia (80 milioni).

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boom di correnti nel pd mai nato - emanuele lauria (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 17-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina IV - Palermo Boom di correnti nel Pd mai nato Ex ds e margheritini restano entità distanti e proliferano le associazioni Viaggio nei partiti/8 Per le europee di giugno i vertici pensano di candidare il figlio di Pio La Torre L´ipotesi Bersani per la leadership rimescola le carte della successione a Genovese EMANUELE LAURIA (segue dalla prima di cronaca) A Franco La Torre, figlio dello storico segretario del Pci ucciso dalla mafia nell´82, lo staff di Walter Veltroni ha chiesto la disponibilità per una candidatura alle europee. In attesa di una risposta da Roma, dove da anni vive e lavora La Torre jr., i "nipotini" di Pio nell´Isola proseguono la propria marcia sempre meno entusiasti dell´abbraccio con gli eredi della democrazia cristiana. è un fatto reciproco, d´altronde. E non basta la logistica a compattare diessini e margheritini di Sicilia. Da qualche giorno, per dire, è finalmente operativa la nuova sede regionale e provinciale del partito, a Palermo, 500 metri quadrati in via Bentivegna che vanno a soppiantare le ultime tre location ancora aperte dei due vecchi partiti: via Regione Siciliana, via Gallo, piazza Sant´Oliva. Non basta, la novità, a dare un volto definito a un Pd dentro il quale nuove associazioni custodiscano vecchie identità: la neonata «Demos» che mette insieme soprattutto ex diessini e «Red», specificamente dalemiana, in nessun´altra regione forte come qui. Il partito, per dirla con il capogruppo all´Ars Antonello Cracolici, continua a soffrire «l´accelerazione impressa l´anno scorso dalle dimissioni di Prodi e Cuffaro: ci siamo presentati alle urne, giocoforza, più come alleanza elettorale che come progetto organico. Il Pd in Sicilia va rifatto». Certo, non hanno aiutato le scoppole prese nei seggi: quel 18,8 per cento alle regionali che, pur volendo sommare il 3,1 per cento della lista Finocchiaro, non si avvicina neppure al 26 per cento conquistato da Ds e Margherita solo due anni prima. E non aiuta la lunga impasse sull´elezione del segretario regionale. Roma ha bocciato lo statuto del partito siciliano. Motivo? I candidati alle primarie devono essere scelti non dalla sola assemblea, ma attraverso il voto di tutti gli iscritti. Domenica l´assemblea torna a riunirsi, ma i tempi si allungano e ormai quasi nessuno crede più che il Pd isolano possa eleggere un nuovo leader prima delle europee. Anche il segretario uscente, Francantonio Genovese, ammette a denti stretti: «Certo, sarà difficile rispettare la scadenza di fine marzo, e poi saremo in campagna elettorale. Bisogna comunque trovare una soluzione, dare un segnale di svolta e di vivacità dell´intera classe dirigente». Genovese resta lì, "costretto" sulla tolda di comando, con l´ombra di un commissario romano scacciata qualche settimana fa solo dal no di Franceschini e Fioroni. Lo stop giunto dal loft ha provocato ulteriori fibrillazioni. Perché ha sconfitto quanti, in Sicilia, vedevano nell´autonomia spinta, nel Pd federale, la panacea dei mali. La commissione di garanzia, a Roma, ha bocciato anche il nome scelto a Palermo: «Partito democratico siciliano». Niente da fare, rigettate le derive regionaliste. Meglio «Pd - Unione di Sicilia». Cracolici, assertore della linea autonomista, non l´ha presa affatto bene: «Ha vinto la burocrazia, ma serve un serio dibattito politico sull´argomento». Anche il presidente dell´assemblea costituente Beppe Lumia non ci sta: «Se non passerà la nostra proposta sul nome del partito, mi dimetto. Quanto alle modalità d´elezione del segretario, con un regolamento straordinario si può ancora fare il congresso in tempi brevi. Quello dello Statuto è un falso problema. In Sicilia c´è chi vuole fermare il rinnovamento». A chi giova il rinvio? Il senatore Vladimiro Crisafulli dice che «solo uno sciocco non avrebbe capito che lo statuto siciliano, scritto in quel modo, sarebbe stato respinto. La verità è che si è voluto far saltare tutto, in attesa di un accordo per la segreteria». Ma da tempo gli ex diellini accusano sottotraccia proprio Crisafulli, Angelo Capodicasa e la nomenclatura della vecchia Quercia di fare melina per impedire l´elezione di un segretario dell´area Franceschini-Fioroni, che è maggioritaria in Sicilia. Se l´obiettivo era questo, è stato raggiunto. Soprattutto perché l´annunciata discesa in campo di Pierluigi Bersani per la segreteria nazionale stravolgerà tutti gli equilibri. Il senatore Nino Papania, uno dei candidati per la segreteria della cosiddetta Quarta fase (assieme a Sergio D´Antoni) non lo nega: «Fino a oggi era certamente favorito un esponente della nostra corrente, in autunno chissà. In tanti si ricollocheranno». Veltroni non gode, nell´Isola, di uno zoccolo duro di fedelissimi, mentre guardano con simpatia a Bersani personaggi di spicco come Cracolici e l´ex ministro Salvatore Cardinale, sempre più stanco di una politica «fatta di immagine prima che di sostanza». E poi c´è Red, l´associazione dei dalemiani pronta a portare linfa alla nomination di Bersani, che in Sicilia vanta una delle roccaforti: conta, oltre a Crisafulli, quattro deputati regionali. Abbastanza per far esclamare un dirigente del Pd: «Vedrete, Pierluigi qui avrà tanti amici». Fine - Le precedenti puntate dell´inchiesta sui partiti in Sicilia sono state pubblicate il 21, 22, 28, 31 gennaio e il 5, 10, 16 febbraio.

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Chavez vince Può essere presidente per sempre (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 17-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Chavez vince Può essere presidente per sempre Il presidente Hugo Chavez ha vinto il referendum che permette ad ogni politico venezuelano di ricandidarsi per sempre. «Dosmilsiempre», duemila per sempre, è infatti lo slogan del suo governo. Candidati presidente, candidati sindaco: la decisione coinvolge ogni ente pubblico del Venezuela il quale ha facoltà di congelare la classe dirigente. 6 milioni e 50 mila sì; 5 milioni e 50 mila no. 54,6 contro il 45,6. Distacco non travolgente come nelle elezioni politiche ma va ricordato che nel dicembre 2007 lo stesso referendum era stato bocciato per decine di migliaia di voti. Fronda nelle file del suo partito socialista. Chavez lo ha riproposto semplificandolo: un solo quesito e ce l'ha fatta. Nei dieci anni della sua presidenza i venezuelani sono stati chiamati 15 volte a confermare la fiducia. Le sfide cominciano Per ripresentarsi nel 2012 in un Venezuela quasi normale Chavez deve aiutare l'opposizione a diventare opposizione democratica. Per il momento raccoglie protagonisti diversi per idee e intenzioni: nababbi e le loro corti assieme ai reduci di una socialdemocrazia corrotta. Come ricorda Teodoro Petkoff, intellettuale che giudica Chavez dal suo passato rivoluzionario, «l'opposizione va dalla sinistra moderata alla destra disposta alla violenza». Petkoff non sopporta il presidente ma non sopporta le scorciatoie del colpo di stato 2002 e il blocco petrolifero che stava per travolgere il tesoro della nazione, biglietti da visita di una borghesia che confonde l'uso della ricchezza soffocando il dubbio senza rinunciare al privilegio. Ripulire la corruzione è la scommessa difficile. Dopo i presidenti in fuga con le valige d'oro e funzionari di una burocrazia da rapina, l'apparato chavista non ha saputo fare meglio. Vizio endemico che ripropone le ingiustizie del passato mentre il petrolio langue. Non tutti gli uomini dell'entourage presidenziale volano in prima classe o guidano fuoriserie. Il nucleo dei primi accompagnatori dell'ex colonnello mantiene il sogno del Paese ideale. Jorge Giordani, dieci anni ministro, professore d'università che manovrava i miliardari del petrolio, vive con la pensione da insegnante. Per visitare l' Italia, patria del padre, ha accolto l'invito della fondazione Gramsci. Non aveva il soldi per il biglietto. Era difficile immaginare Chavez in pensione, ma non è facile pensare ad anni di discorsi interminabili. La piccola gente l'ha votato perché il Venezuela sta cambiando: scuole per tutti fino all'università, mercati di stato che tagliano i prezzi, case e ospedali pubblici. Per aiutare la democrazia Chavez dovrebbe essere meno comandante e più presidente. Annunciare il suo socialismo ma discutere le idee di chi non lo gradisce. Non imperversare imitando l'opposizione. È vero che i media (giornali e tv del notabilato) lo trattano come un dittatore ma non può restare in trincea. Serve il dialogo per rasserenare un Paese sconvolto dalla violenza non politica: meno tragica di Messico e Colombia anche se i racconti che arrivano in Europa parlano solo di Caracas perché Chavez è l'anomalia insopportabile. UN ESEMPIO PER ALTRI Questa vittoria si allarga al continente. Fernando Lugo (Paraguay) è tentato di allungare la presidenza. Morales (Bolivia) e Correa (Ecuador) sono ormai pronti. Non aspetta altro Uribe, presidente della Colombia. Torna il passato? Nei paesi democratici la possibilità di candidarsi ad ogni elezione non è sinonimo di dittatura: Inghilterra, Canada, Australia. Fino al 1951 anche negli Stati Uniti; resiste nell'Egitto di Mubarak, alleato «moderato» dell'Occidente. La scommessa di Chavez diventa la scommessa che coinvolge Obama ed incornicia l'equilibrio del Brasile di Lula, chiave dell'equilibrio dell'America Latina. MAURIZIO CHIERICI mchierici2@libero.it

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Nuovi metrò, sei linee entro il 2015 Pressing sul governo: subito i fondi (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 17-02-2009)

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Corriere della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2009-02-17 num: - pag: 6 categoria: REDAZIONALE Le infrastrutture Pronti altri due progetti per il Cipe. Il nodo della società di gestione della M4: «Gara allo studio» Nuovi metrò, sei linee entro il 2015 Pressing sul governo: subito i fondi Il Comune: linea 4 a rischio se non si sbloccano i 125 milioni degli immobili. «Gravi danni all'Expo» Croci: una priorità le infrastrutture per la mobilità sostenibile. «Finanziato solo il primo tratto delle linee 5 e 6» Le previsioni più ottimistiche danno i primi cantieri della linea 4 del metrò in partenza entro l'anno. Ma l'obiettivo è in bilico su una circolare e una delibera. La circolare è del Tesoro, ridefinisce il patto di stabilità e rischia di bloccare i 125 milioni d'investimenti in infrastrutture ricavati dalla dismissione degl'immobili comunali: Letizia Moratti è in pressing all'Anci e col governo, chiede che sia rivista l'interpretazione del documento e si augura che alla fine «prevalga la ragione». La delibera attende invece il via libera dalla giunta Moratti: è l'annunciata (da otto mesi almeno) gara per l'individuazione del partner privato nella società di gestione della M4. Si sono pre-qualificate tre imprese, gli atti sono nelle mani del direttore generale di Palazzo Marino e qui assicurano che il testo sarà firmato appena possibile. Quando? Dopo che saranno sciolti i dubbi sulla circolare Tremonti (e siamo daccapo). Con una certezza, però: se la previsione venisse azzeccata, i lavori inizierebbero con 12 mesi di ritardo. False partenze. Burocrazia e politica. La rete metropolitana del futuro è un tema delicato e scivoloso. Tre nuove linee più alcuni prolungamenti vanno inseriti nella Milano dell'Expo, prima dell'Expo. La fotografia, oggi, è questa: 20 milioni di passeggeri all'anno su 75,5 chilometri di vene sotterranee. In città si stanno realizzando 14,7 chilometri ed entro il 2015 ne vanno costruiti altri 60. Totale: circa 150 chilometri. Peccato che manchino ancora 2,3 miliardi per treni e gallerie. Così l'assessore Edoardo Croci: «Lo sviluppo della mobilità sostenibile è una priorità» per gli obblighi internazionali e «una necessità» anti-traffico. Il sottosegretario Roberto Castelli assicura che i fondi arriveranno. La mappa dei nuovi metrò va scomposta per fondi e lotti. La linea 4 è divisa in due tranche: i soldi ci sono per la prima tratta, 790 milioni per le 13 stazioni da San Cristoforo al Policlinico (gli scavi archeologici sono finiti), mentre vanno stanziati 910 milioni per le 8 fermate da Lorenteggio a Linate (il Comune sta esaminando il progetto definitivo di questi 7,7 chilometri, poi andrà al Cipe). La talpa meccanica sta invece già scavando le 9 stazioni della linea 5 da Garibaldi a Bignami, un corridoio di 6,1 chilometri. Il progetto del secondo braccio, i 6,3 chilometri Garibaldi-San Siro, sarà consegnato «a breve» dalla società M5 al Comune: servono 657 milioni e la richiesta andrà al Cipe nel 2009. Anche qui, le previsioni danno l'avvio dei lavori quest'anno e la partenza del servizio nel 2014. La linea 6 è inserita nel dossier Expo e costa 1,6 miliardi: solo gli 870 milioni del primo ramo sono già collegati all'Esposizione. Gli ultimi fondi sono stati stanziati dal Cipe a gennaio: 30 milioni per il raccordo della linea rossa da Sesto a Monza-Bettola (l'appalto, da 210 milioni, sarà affidato entro l'anno). Altri due prolungamenti del metrò sono in fase di progettazione: la tratta Cologno-Vimercate (10,8 chilometri della linea verde) e i 14,7 chilometri della gialla da San Donato a Paullo (ma vanno confermati i finanziamenti da 533 e 800 milioni e sbloccate le procedure). Le quattro nuove fermate della linea 3 oltre Maciachini, da Dergano alla Comasina, saranno pronte a fine 2010. Mentre saranno inaugurati entro fine anno i due terminal di Assago sul ramo della verde che si stacca da Famagosta (manca una decina di milioni di euro, solita questione politico-burocratica). Rete underground e passeggeri Le tre linee metropolitane milanesi trasportano 20 milioni di passeggeri all'anno su una rete di 75,5 chilometri Armando Stella

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Cossiga svela la storia d'Italia (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 18-02-2009)

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Cossiga svela la storia d'Italia La vita vissuta» è quella di Francesco Cossiga, raccontata dalla sua viva voce Alle 8 della sera, in venti puntate, con la regia di Giancarlo Simoncelli, in onda dal 9 febbraio al 6 marzo, dalle 20 alle 20.30 su Radio 2 Rai. I ricordi del Presidente vanno dal primo dopoguerra all'elezione di Obama. All'inizio le sue conversazioni hanno il tono di affabili lezioni di storia; avvicinandosi ai fatti che l'hanno visto protagonista di primo piano (il terrorismo delle Br e l'uccisione di Moro) il racconto acquista una pregnanza emozionale straordinaria. Colui che ci guida in questa passeggiata nei misteri italiani usa come intercalare l'espressione «una delle cose che la gente non sa». In effetti sono tante le cose che non sapevamo (o avevamo dimenticato) prima che le svelasse il teste Cossiga. Per esempio che Enrico Mattei è stato uno dei fondatori di Gladio, la struttura segreta che doveva entrare in azione se i comunisti avessero vinto le elezioni. Cossiga parla della P2; dopo aver ricordato la presenza nella loggia dei vertici della burocrazia e delle forze armate, fra cui il generale Carlo Alberto della Chiesa, si pone una domanda retorica: è possibile che tutti costoro obbedissero al materassaio? (Licio Gelli). Il diapason è toccato dalle puntate dedicate al rapimento Moro (la sua scorta teneva le armi nel baule delle auto); Cossiga, ministro degli Interni, consegnò due lettere di dimissioni al fido Zanda, per entrambi i casi, «Moro uscito vivo o uscito morto». Da non perdere.

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Ucraina, lo spettro del default (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-02-18 - pag: 4 autore: Un'economia ostaggio della politica Ucraina, lo spettro del default Antonella Scott KIEV. Dal nostro inviato I l cielo è grigio, e basso sopra Kiev, il freddo è umido. Gruppetti di uomini si aggirano tra i binari della stazione centrale, aspettano. Sperano in un impiego alla giornata, un cantiere, qualche soldo. Se gli rivolgi la parola, in un baleno sei circondato: credono tu abbia bisogno di loro. Ma tutto è fermo, ormai nessuno viene più a cercarli. Da qualche mese non c'è più lavoro, la crisi economica ha colpito duramente l'industria ucraina delle costruzioni. Mikhail invece viene da Kozatyn, 160 km dalla capitale. Al villaggio non gli permettevano di ritirare i soldi dalla banca. Lui è anziano, deve far curare la moglie. Entra in una filiale di Nadra Bank, la settima del Paese, e si torce le mani: il locale è pieno di gente in attesa, preoccupata come lui. Spiegano che è consentito prelevare solo dopo aver effettuato un versamento. Fuori, un signore se la prende con il bancomat che sentenzia: fuori servizio. Il giorno dopo i giornali daranno la notizia che il Governo ucraino ha posto Nadra Bank in amministrazione controllata. «A marzo ci sarà una grande mobilitazione», assicura Larisa, 20 anni, studentessa tra i manifestanti che sulla Piazza dell'Indipendenza sperano di risollevare l'Ucraina come cinque anni fa,come nei giorni della Rivoluzione Arancione che dopo aver promesso democrazia, onestà e buon governo ha tradito se stessa, e il Paese. E ora che la crisi economica chiude le fabbriche e divora i risparmi, lentamente la rabbia sale. Perché per l'Ucraina,più che per ogni altro Paese dell'Est Europa, viene evocato il rischio di default:ma l'impressione è che a spingere verso la bancarotta non siano solo le ragioni dell'economia. «Qui la politica è in guerra permanente», osserva Savik Shuster, protagonista di un talk show televisivo che ogni sera denuncia la deriva dell'economia in un Paese dove, nel frattempo, presidente e primo ministro passano il tempo a scambiarsi accuse. «Una lotta assurda», aggiunge Vasyl Yurchyshyn, direttore per i Programmi economici del Centro studi Razumkov: «Come posso dirlo con parole civili? Se il potere rivolgesse anche solo un'attenzione parziale all'economia, la crisi non sarebbe così acuta». La crisi è nata con il crollo dei prezzi dell'acciaio, tallone d'Achille dell'Ucraina. L'acciaio qui è ciò che petrolio e gas rappresentano per la Russia, caposaldo del Pil, 39,9% dei profitti garantiti dall'export. «La nostra economia è troppo aperta- spiega l'economista Oleksandr Zholud, del Centro internazionale di studi politici - l'export pesa più del 50% del Pil, e non è molto differenziato ». In più, diversamente dai russi, gli ucraini non hanno un'Opec che cerca di frenare il calo dei prezzi. E diversamente dai russi, non hanno approfittato degli anni d'oro del boom delle materie prime- qualcuno aveva parlato addirittura di una "tigre ucraina"- per costituire un fondo di riserva. Al contrario, hanno spalancato le porte al credito. «La gente era come drogata dal lungo periodo di crescita», dice Sergio Omelich, direttore dell'Italian Trade House, importatore di generi alimentari e tessuti. Il Pil cresceva in media del 7% annuo, i mercati attiravano capitali stranieri, le banche occidentali offrivano finanziamenti in valuta a tassi di interesse vantaggiosi: «Si facevano prestiti anche per acquistare un telefonino - scuote la testa Vadim Karasev, direttore dell'Istituto di strategie globali - una vita a suon di debiti. Tutti volevano stare come in Germania, con la differenza che lì la produzione funziona». Il grande cambiamento sarebbe dovuto venire nel 2005, quando Viktor Yushchenko, eroe della Rivoluzione Arancione accanto a Yulia Tymoshenko, venne eletto presidente con la promessa che gli anni dell'inerzia e della corruzione del suo predecessore, Leonid Kuchma, non sarebbero tornati più. Ora anche i collaboratori più vicini al presidente faticano a capire perché Yushchenko, invece di realizzare le riforme e modernizzare l'industria, abbia trascorso gli anni della crescita economica allontanandosi dalla realtà e dagli elettori, accanendosi in una lotta all'ultimo sangue contro l'alleata di un tempo, Yulia, che ora è primo ministro e, paradossalmente, partner del presidente in una coalizione surreale. «Qui la burocrazia si estende come una piovra - spiega Savik Shuster- aprire un'impresa è difficilissimo, la terra non è mai stata privatizzata. Negli anni del benessere gli oligarchi del settore metallurgico non hanno investito niente, spendevano solo per comprarsi gli yacht: e l'economia è rimasta inefficiente a livelli sovietici». Sfortunata Ucraina: proprio nel momento in cui il calo dei prezzi mondiali delle materie prime condanna l'economia, il prezzo interno del gas - al termine del lungo braccio di ferro di gennaio con la Russia- è raddoppiato. Un colpo durissimo per l'industria che deve far fronte al crollo della domanda, e che si avvia a una recessione che il Governo si ostina a negare, ma che in gennaio potrebbe trascinare il Pil - secondo Valerij Lytvytsky, primo consigliere della Banca centrale- a un calo del 20 per cento. I dati sulla produzione industriale di gennaio, pubblicati ieri, sono i peggiori registrati in Europa, -34,1% su base annua. Per l'acciaio e l'industria chimica, il calo è del 50 per cento. Il conto lo paga la valuta nazionale, la hryvnia: alla fine dell'anno scorso aveva perso metà del proprio valore. Chi aveva contratto prestiti in valuta si sente ora schiacciare dal peso del rimborso, e questo nel momento in cui migliaia di persone perdono il lavoro, o vengono costrette ad accettare ferie non pagate. Il potere d'acquisto si sbriciola: «Quello che ci ha colpito è la repentinità con cui è sparito il mercato del credito al consumo», spiegano Eliano Lodesani e Silvio Pedrazzi, rispettivamente responsabile di Intesa Sanpaolo per la Comunità di Stati indipendenti (Csi) e presidente del Supervisory Board di Pravex Bank, di Banca Intesa. Nella settimana peggiore per la hryvnia, l'autunno scorso, la Banca centrale ha calcolato che in pochi giorni la gente ha ritirato depositi per 3 miliardi di dollari, il 4% del totale. La tempesta arrivava al settore bancario, alcuni istituti congelavano i conti: come Nadra Bank, altre sei banche sono finite in amministrazione controllata. «Quando si parla di default bisogna chiarire a cosa ci riferiamo - dice il professor Yurchyshyn- il debito pubblico non rappresenta un rischio». Su questo gli analisti sono tutti d'accordo: il debito estero dello Stato ucraino non è altissimo, 15 miliardi di dollari di cui due in scadenza quest'anno. Le riserve della Banca centrale, se pure in calo, sono di 28 miliardi di dollari. Però la mina che potrebbe esplodere è il debito privato, 85 miliardi. «è qui che potremmo assistere a dei default», ammette l'economista Zholud, è qui che si concretizza il rischio delle banche straniere più esposte in Ucraina: il Governo non ha grandi margini per intervenire. «Anche questa, del resto, è una crisi artificiale», sospira Andrej Kourkov, scrittore e sceneggiatore: nei suoi libri molti ritrovano lo spirito di Bulgakov. Quello che racconta sembra davvero un mondo surreale come quello del Maestro e Margherita: «Hanno creato banche solo per venderle agli stranieri, le mandano in bancarotta per ridistribuire le proprietà tra gli oligarchi amici del premier o del presidente». Quando alla fine dell'anno scorso il Fondo monetario internazionale rilasciò all'Ucraina la prima tranche di un prestito di 16,5 miliardi di dollari, le condizioni erano mantenere il bilancio in pareggio e sostenere solo le banche più grandi. Invece i soldi, dice Kourkov, sono finiti nelle mani di banche vicine a Yushchenko e alla Banca centrale. Domenica scorsa l'Fmi avrebbe dovuto annunciare il rilascio della seconda tranche del prestito: ma quella data è passata in silenzio. antonella.scott@ilsole24ore.com PESANTE RECESSIONE La situazione è precipitata negli ultimi giorni dopo il rinvio della seconda tranche di fondi Fmi Industria a picco:-34%

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I professionisti scelgono l'estero (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: JOB 24 data: 2009-02-18 - pag: 23 autore: Tendenze. La città preferita è Londra - I giovani attratti da una burocrazia più snella e da percorsi di accesso semplificati I professionisti scelgono l'estero Cresce il numero di avvocati e architetti che punta su un'esperienza internazionale Laura Cavestri MILANO «Un master legale d'alto livello e una doppia abilitazione di avvocato, inglese e italiana, sono un valore aggiunto. Ma non ai fini dello stipendio, rispetto a un coetaneo mai uscito dal Paese». è più o meno quello che si è sentito dire Edoardo Betto, giovane avvocato dello studio legale Allen & Overy al primo colloquio di lavoro in uno studio milanese di ritorno dal Regno Unito. Betto, milanese, 30 anni, appartiene a quella " generazione Erasmus" per cui attraversare i confini con la padronanza dell'inglese è la chiave per cogliere le opportunità. Un valore aggiunto che dovrebbe fare la differenza ma che i professionisti italiani, fortemente radicati sul territorio, faticano a riconoscere, ma non le law firms che ragionano in chiave d'impresa. «Ho sempre avuto un'affinità elettiva con l'Inghilterra – spiega – ma mi sono abilitato prima in Italia. Poi un master all'università di Exeter (il cosiddetto «LL.M», cioè l'"Mba" degli avvocati") cui è seguito l'esame «QLTT» che tutti gli stranieri devono svolgere, senza dover ripetere la pratica, per ottenere l'abilitazione a solicitor ». La differenza con l'Italia? «I tempi, spiega Betto. Solo per fare l'esame di avvocati, a Milano in una sala con 3500 candidati, che si svolge una voltaall'anno,ho attesoun anno e mezzo per la correzione dei compiti prima di affrontare l'orale. In Inghilterra il QLTT, che per chi giunge dal sistema "latino" di civil law prevede il massimo, cioè 4 esami (3 scritti e un orale), l'ho finito, studiando di sera e nei week end, in circa un anno». La Law Society (l'Ordine forense britannico) lo appalta ad enti certificatori "terzi" e privati. La lentezza e l'eccessiva burocrazia che ancora assilla molte delle procedure ordinistiche potrebbe, comunque, essere alleggerita dalla tecnologia. «Velocità e valorizzazione dei praticanti – che in Inghilterra sono retribuiti secondo tetti " consigliati" dalla Law Society ma rispettati dagli studi legali – è sicuramente l'aspetto che più distingue l'approccio professionale tra Italia e Inghilterra». Prospettiva da professionistaimprenditore è invece quella che racconta Matteo Console Camprini, 40 anni, faentino, laureato in architettura all'università di Firenze e doppio studio da "event architect" a Milano e Londra. Titolare di «Mccglc» - fondata con un socio, Gian Luca Corradi, nel'95 – ha cominciato «in un settore allora di nicchia, progettando stand fieristici ». Console Camprini sfugge alla logica tradizionale dell'architetto iscritto all'Albo: «Siamo laureati in architettura ma svolgiamo un'attività non riservata e quindi abbiamo evitato la trafila dell'abilitazione, sia in Italia che nel Regno Unito. Ci consideriamo professionisti-imprenditori, che dagli stand fieristici sono passati a progettare più di 150 punti vendita di negozi (la cosiddetta "progettazione temporanea") sino al salto nella grafica e all'attuale core business: creazione di eventi per lanci di prodotti e copertura della comunicazione giornalistica e massmediatica ». Il segmento è soprattutto tecnologico e farmaceutico. «Dal'99 – prosegue Console Camprini – lavoriamo con Panasonic Italia. Da lì con la divisione europea e internazionale. Stessa cosa per la chimica Novartis, dalla sede di Origgio all'allestimento di eventi per la "casa madre" mondiale di Basilea». A quel punto, Milano è diventata stretta. «Nel 2005 – prosegue Camprini – siamo andati a Londra, abbiamo preso un appuntamento con una società specializzata nel disbrigo delle pratiche che servono ad aprire "in un giorno" studi e imprese in Inghilterra. Anzi, letteralmente in un quarto d'ora. Dopo una disamina del nostro profilo e delle nostre credenziali come imprenditori, abbiamo ottenuto – incredibile – in 15 minuti il certificato d'iscrizione alla Camera di commercio londinese e aperto un conto corrente bancario, obbligatorio per il versamento delle tasse e per l'Iva». Il confronto di Console Camprini sull'essere professionisti all'estero non è tanto sulle competenze specifiche dei giovani («Certo, bisogna sapere bene l'inglese») ma sulla velocità che tutto assume a Londra. Delle pratiche come delle assunzioni («dal primo colloquio all'esordio in ufficio in genere passa una settimana»). E anche con il credit crunch che ha messo in ginocchio le banche anglosassoni: «La banca richiede parametri di fatturato, risultato e solidità molto rigidi. Ma se li soddisfi, eroga il credito in pochi giorni». ATTIVITà FORENSE In Gran Bretagna soltanto 12 mesi per il riconoscimento di esami e abilitazione contro l'anno e mezzo necessario in Italia per la prova scritta

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Francia, soldi dallo Stato per i familiari in fin di vita (sezione: Burocrazia)

( da "Stampaweb, La" del 18-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

PARIGI E? la ricerca antica, e forse impossibile, della dolce morte, in casa, con accanto le persone care che ti assistono, riunite come per prendere congedo. Come avveniva un tempo nella società contadina dove la morte era un evento naturale, da vivere degnamente, in pubblico e non da nascondere nell?anonimato dell?ospedale, tra la burocrazia di volti estranei e inevitabilmente indifferenti. Quarantasette euro (49 dal prossimo anno) di contributo sembrano davvero poca e risibile cosa di fronte a una impresa così titanica. I deputati francesi, per una volta riuniti al di là delle etichette politiche, hanno provato a dare una loro piccola risposta: votando all?unanimità un fondo quotidiano appunto di 49 euro che sarà versato per la durata di tre settimane al massimo a chi assiste un parente in fin di vita, pazienti «in fase avanzata o terminale di una affezione grave o incurabile» come precisa la legge. Unica condizione: che il malato sia a casa sua. Accompagnare la morte dunque allo stesso modo che la nascita, con la parola, l?emozione, il sorriso, primo e ultimo gesto di comunicazione possibile tra esseri umani, creare una sorta di vincolo di solidarietà tra e generazioni, quello che un tempo era tradizionale e oggi deve essere remunerato, incentivato, proposto dallo Stato. Anzi dal presidente Sarkozy che esplicitamente aveva ordinato la legge nella sua ultima intervista televisiva. Di altro avrebbero voluto discutere ieri molti deputati all?Assemblea, a dire la verità. Perché non era questa certo la grande via da esplorare per cui era stata costituita la commissione presieduta dal deputato Ump Jean Leonetti. Doveva dare un parere sulla ammissione della eutanasia nella legge francese, richiesta a gran voce da settori sempre più ampi della società. Ma i saggi hanno preferito essere prudenti e rilanciare. Il dibattito resta ancora aperto e divide. Meglio suggerire di non prolungare gli atti medici che riguardano malati in cui tutto indica che sono condannati a morire «oltre una ostinazione irragionevole». E assestarsi su una norma che può concretamente e subito portare aiuto a moti casi difficili, disperati. Come ha sintetizzato il ministro della sanità all?Assemblea: «L?adozione di questo contributo è un progresso per tutti: per i malati rassicurati, per la loro famiglia più disponibile e per una società che accompagnando la fine della vita forse apprenderà meglio a conoscere il dolore e l?assenza». Una misura, a guardar bene, adatta a tempi di necessarie economie nei bilanci statali e contributivi. Il costo della legge che dovrebbe riguardare ventimila derogazioni l?anno, su 530 mila morti, è valutato intorno a venti milioni di euro e sarà compensato o diminuito comunque dalla riduzione delle ore pagate di assenza dal lavoro per assistere i parenti in agonia. Sono molti i medici che confessano di fronte a storie terribili di pazienti alle prese con la necessità di non lasciare sole persone care, di firmare dichiarazioni di malattia di comodo di due tre settimane. Anche ospedalizzazioni non desiderate e costose per l?assicurazione malattia dovrebbero essere egualmente evitate. Insomma un semplice trasferimento di oneri da una voce all?altra dei bilanci: anche se questa lettura miseramente contabile rischia di togliere alla legge la forza delle sue buone intenzioni, dei suoi ideali. Ma siamo in tempi di risparmi perfettamente compatibili con un?epoca di negazione sociale della morte. Attualmente tre persone su quattro in Francia muoiono all?ospedale senza un parente al loro fianco. Per questo alcuni deputati durante il dibattito hanno chiesto che il contributo venga esteso anche a chi assiste i malati nelle strutture pubbliche.

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Nuovo sistema d'allarme i confratelli si autotassano (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 18-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

SASSELLODOPO IL FULMINE SULLA CHIESA Nuovo sistema d'allarme i confratelli si autotassano Il fulmine brucia l'impianto elettrico della chiesa, manda fuori uso anche il sistema di allarme e i confratelli mettono mano al portafoglio per non subire, oltre al danno, anche la beffa di un furto. Succede a Sassello, dove il 6 febbraio scorso, durante un temporale, una folgore ha colpito la basilica dell'Immacolata Concezione facendo crollare sull'attigua caserma dei carabinieri calcinacci, il crocefisso di ferro battuto da oltre due quintali e il blocco in tufo che lo sorreggeva. La burocrazia è più lenta dei malintenzionati, hanno pensato i membri della Confraternita di Santa Maria del Suffragio. Quindi la precipitosa raccolta di un migliaio di euro, al fine di riattivare l'allarme a protezione delle numerose opere d'arte presenti nella chiesa che si trova davanti al municipio. «Abbiamo anticipato, autotassandoci, le spese della centralina per non mettere a rischio i beni presenti nella basilica» spiega Pier Francesco Garbarini, da mezzo secolo custode della chiesa "dei frati". Ieri Sassello è stata visitata dall'assessore regionale alla Protezione civile Giancarlo Cassini che, con vari politici della Valle Erro, ha verificato la situazione dopo le nevicate, le piogge e il e freddo. Le amministrazioni locali hanno chiesto alla Regione precisi impegni per far fronte alle ingenti spese per lo sgombero della neve ed ai danni alle strutture pubbliche, private ed alle attività produttive. \

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artigiani, regione prima in italia tutte le pratiche in un solo giorno - paolo russo (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 19-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina XIII - Bari Funziona il sistema di espletamento delle procedure. E arriva il contenzioso veloce Artigiani, Regione prima in Italia tutte le pratiche in un solo giorno Il tempo medio è passato da diciotto mesi a trenta giorni al massimo PAOLO RUSSO Artigiani in un giorno. «Secondo il Sole24ore in quanto semplificazione la Puglia è la prima Regione in Italia». E´ il vicepresidente della giunta regionale, Sandro Frisullo ha commentare il primo risultato concreto raggiunto dal tavolo per la semplificazione volute dal presidente Nichi Vendola. A Taranto, Brindisi, Foggia e Lecce, dal momento in cui un aspirante artigiano inoltra tutte le richieste di autorizzazione, queste vengono concesse in 24 ore di tempo nel 99 per cento dei casi. Solo Bari è ancora distante dal raggiungimento di questo risultato. Negli uffici baresi solo un aspirante imprenditore su due riesce a ricevere tutte le autorizzazioni in un giorno di tempo. «Ma solo perché qui la mole di lavoro ancora da smaltire era più onerosa. Presto questo importante risultato potrà essere raggiunto anche a Bari. La Puglia in questo ha fatto passi da gigante». E un primo riscontro positivo arriva sul fronte della nascita delle nuove imprese artigiane. Il rapporto Unioncamere sulle imprese relativo al 2008, rispetto ad un calo generale del numero delle imprese (in Puglia si sono ridotte dello 0,10 per cento), registra invece una crescita delle aziende artigiane dello 0,44 per cento rispetto al 2007. Un dato in controtendenza rispetto a quello registrato nel resto del Mezzogiorno (-0,13 per cento) e superiore a quello nazionale (+0,37 per cento). Sempre sul fronte delle imprese artigiane, ieri è stata presentata un´altra importante novità tesa a snellire i tempi e i costi della burocrazia per le piccole imprese pugliesi. In Puglia sono già in funzione i "contenziosi accelerati" per gli artigiani. «Grazie ad un intreccio di innovazioni il tempo medio di un contenzioso è passato da diciotto mesi a trenta giorni al massimo, con casi di soluzione in soli 15 giorni», spiega il dirigente economico della Regione, Donato Pellegrino. Se un´azienda promuove un ricorso, ad esempio, per non essere stata iscritta all´Albo delle imprese artigiane, la Commissione regionale per l´artigianato, che è un organo formato da dieci componenti, esamina il ricorso ed esprime la «sentenza» in un mese al massimo. «Questo - spiega Frisullo - è possibile grazie ad un innovativo meccanismo che intreccia il portale internet dell´Assessorato con e-mail ed sms». Per lo sviluppo e l´accesso al credito delle microimprese sarà pubblicato nei prossimi giorni il bando regionale di aiuti al settore. Un´iniezione di 100 mila euro per le aziende pugliesi.

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Il nuovo Institut è fermo nei cassetti (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 19-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

SCAMBIO DI ACCUSE il caso La burocrazia frena il progetto da 22 milioni La Regione: «Quei terreni sono bloccati dal Comune» Il vice sindaco: «Inevitabile» ALESSANDRO CAMERA Il nuovo Institut è fermo nei cassetti AOSTA Si è arenato nelle sabbie mobili della burocrazia, il progetto di realizzare sull'area occupata un tempo dalla Centrale del latte (in via Piccolo San Bernardo) la nuova sede dell'Institut agricole régional. Il tema era finito anche sui banchi del Consiglio regionale, qualche tempo fa, attraverso un'interpellanza di Albert Chatrian e Giuseppe Cerise di VdaVive/Renouveau. «Confermiano l'intenzione di attivare il nuovo polo scolastico nella zona - aveva spiegato il presidente della Regione, Augusto Rollandin - e stiamo valutando l'opportunità di realizzare un collegamento con un sottopasso con la cascina Mont Fleury di proprietà dell'Institut, per creare un polo scolastico completo. Il progetto prevede una spesa di 22 milioni di euro ed è attualmente fermo a causa dell'insorgere di problemi legati all'utilizzo dei terreni, aree che il Comune ha destinato a finalità connesse alle scuole medie inferiori e non di grado superiore». Per il vice sindaco e assessore all'Urbanistica Marino Guglielminotti Gaiet «tutto parte dal Piano regolatore della città di Aosta, documento approvato nel 2007, pubblicato e gravato di 200 osservazioni tra le quali quella dell'assessorato regionale dell'Istruzione e Cultura che poneva la questione dell'utilizzo della zona ex Centrale del latte come sede di un istituto di istruzione superiore, intervento urbanistico - dice ancora il vice sindaco - che non è stato possibile accettare perché spostava gli equilibri funzionali peraltro fissati dalla stessa Regione. In più, la Regione voleva comprendere nell'area e vincolare anche un terreno di proprietà di un privato senza offrirgli la possibilità di far valere le sue ragioni». E allora resta tutto bloccato? «Per il momento - dice Marino Guglielminotti - non si può fare altro. Aspettiamo l'approvazione da parte della Regione del Piano regolatore che abbiamo inviato a novembre. Ci aspettiamo tempi più brevi rispetto ai 120 giorni consentiti per la risposta, anche perché sul documento c'è stata ampia concertazione con l'amministrazione regionale e non ci sono aspetti in contrasto con il Ptp (il Piano territoriale paesistico, ndr). L'approvazione del Piano regolatore può consentire al Comune di predisporre delle varianti sostanziali e sbloccare, oltre al quello per la nuova sede dell'Institut agricole, altri progetti interessanti per la città».

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Il sindaco lascia: <Lotto contro la Sla non mi ripresenterò> (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 19-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 43 del 2009-02-19 pagina 12 Il sindaco lascia: «Lotto contro la Sla non mi ripresenterò» di Redazione «Ho lottato tanto, ma ora devo lasciare la carica. Con la malattia è diventato troppo faticoso». Manlio Bonincontri, primo cittadino di Tignale, paesino sul lago di Como con 1.300 anime che d'estate diventano diecimila, non fa mistero della sofferenza. «Ho la sclerosi laterale amiotrofica. Me l'hanno diagnosticata nell'ottobre 2004: in bici sentivo le gambe pesanti e di notte avvertivo crampi e contrazioni incontrollabili dei muscoli. Ho voluto resistere per non deludere la fiducia che i miei concittadini hanno riposto in me confermandomi alla guida del paese». Bonincontri, sindaco dal '99, ha lottato tantissimo contro il male che lo ha colpito e adesso tenere fede al calendario degli appuntamenti, intenso anche per un paese piccolo, è diventato impossibile. «Stavolta è ora di lasciare» ha annunciato lui con un pizzico di amarezza. La sua eredità sono i molti risultati raggiunti, ciò che lo fa più arrabbiare la burocrazia sanitaria. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Un gran signore che odiava la tv commerciale (sezione: Burocrazia)

( da "Giornale.it, Il" del 19-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

n. 43 del 2009-02-19 pagina 0 Un gran signore che odiava la tv commerciale di Cinzia Romani "Esisto nella voce, più virtuale di così si muore!", commentava Lionello negli ultimi tempi quando lo tenevano sulla corda quanto alla ripresa televisiva del Bagaglino. Tanti i ricordi legati a questo eclettico artista Roma - S?era proprio stufato, Oreste Lionello, di non veder più coincidere il suo mondo con quello di fuori. "Esisto nella voce, più virtuale di così si muore!", commentava l?eclettico artista negli ultimi tempi, quando lo tenevano un po? sulla corda, quanto alla ripresa televisiva del suo Bagaglino. Prevista per marzo, su Canale Cinque, la serie parodistica che l?artista ottantunenne appena scomparso e domani esposto in Campidoglio - come si addice ai santi dello spettacolo – s?era inventata dal nulla negli anni Sessanta, cominciava, in effetti, a mostrare una certa stanchezza. "Non c?è più tanto posto per gente come me. Tette e sederi, sederi e tette, cara mia. Il brutto è che non mi ci vedo in panchina", mi aveva confessato l?ultima volta che, in via dei Due Macelli, la compagnia di Ninni Pingitore presentava l?ultimo cabaret di stagione. Incombeva lo sfratto, al Salone Margherita, e quella bomboniera di teatrino, profumata di piume e di paillettes,senz?altro antiquato (ma questo era il bello), aveva bisogno di sponsor. "No money, no honey", dicono in inglese: cioè, niente soldi, niente miele. E lui, Oreste, intanto che Pingitore affabulava, in penombra, le sue ballerinette, s?era messo al bancone liberty di legno a sorseggiare una spremuta d?arancia. Guardava disincantato gli ultimi paparazzi e il nasone storto di Pippo Franco, in controluce, scuotendo la testa sulla quale portava,ormai quasi fisso, un cappellone a metà strada tra lo Stanton di John Wayne e il Borsalino da gran signore d?altri tempi. Di maniole innocenti ne aveva parecchie, la voce italiana di mezza Hollywood: come distinguere il suo tono nasale, coltivato e ironico dal vero timbro di Peter Sellers, o di Charlie Chaplin, che pochi cinefili fissati conoscevano in versione originale? E come distinguere il suo sfottò "mi consenta!", da quello a viva voce del Cavaliere? Al mattino, per esempio, Lionello indossava la sciarpona di lana scozzese bianca, avvolta due volte intorno al collo ("Il bis! Sempre il bis!") appena sceso dal letto. "Mi aiuta a tenere le corde vocali giovani. Se mi raffreddo,si brunisce il timbro e addio doppiaggio",amava scherzare. Affermava cose in apparenza semplici, questo raffinato del palcoscenico, ma col tono apodittico e lievemente snob di chi la sa lunga. Quarant?anni di Bagaglino significano qualcosa. Come la frequentazione assidua di Pamela Prati, Valeria Marini, Aida Yespica, le soubrettes che guidava passo passo a "dire" le battute. "La migliore risposta alla televisione becera è l?intrattenimento lieve, in punta d?ironia comica. Però, dopo anni di Grande Fratello, sento d?essermi messo un passo indietro al tempo", osservava immalinconito, aumentando la tonalità querulo-lamentosa della celebre voce. Al figlio Luca, adesso, attore come suo padre, toccano le burocrazie del post mortem, che Oreste Lionello, fosse vivo, prenderebbe in giro al solito modo irridente e malincomico. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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"Subito opere pubbliche per superare la crisi" (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 20-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

PALAZZO SISTO LEGA COOP PROPONE LA PARTECIPAZIONE ALL'EXPO INTERNAZIONALE 2015 "Subito opere pubbliche per superare la crisi" Il sindaco ha incontrato categorie produttive e sindacati SAVONA Si è svolta ieri a Palazzo Sisto IV la prima riunione del «Tavolo della crisi» istituito dal sindaco Berruti per affrontare insieme a sindacati e associazioni di categoria la difficile congiuntura internazionale. Fra i partecipanti, i segretari di Cgil e Cisl, i vertici di Industriali, Confartigianato, Cna, Confcommercio, Confesercenti, Lega Cooperative. Dopo un paio di ore di aperto confronto, il sindaco Berruti ha riassunto i temi della seduta: «Abbiamo messo sul tappeto tutte le possibili risorse che potremmo mettere a sistema per superare questa congiuntura sfavorevole. Il primo punto consiste ovviamente nell'avvio dei cantieri per le grandi opere già in programma come l'Aurelia bis, il nuovo carcere, il porto turistico della Margonara, gli interventi di recupero della fascia costiera che dovrebbero essere finanziati dalla Regione. Poi intendiamo verificare le dinamiche del mercato del lavoro e aiutare le piccole imprese a superare lo strumento degli studi di settore che in questo momento è particolarmente penalizzante». Le associazioni di categoria hanno chiesto soprattutto uno snellimento della burocrazia per l'avvio di nuove attività imprenditoriali. L'idea più originale è venuta dal presidente della Lega Coop Mattia Rossi che ha suggerito la partecipazione di Savona alle iniziative dell'Expo 2015. «Con le associazioni dei commercianti e dei consumatori effettueremo un incontro per approfondire insieme il tema del carovita - ha detto Berruti -. Sia chiaro che l'argomento non sarà affrontato in un clima di inutile contrapposizione. I commercianti hanno inoltre chiesto una verifica sull'utilizzo di tutti gli spazi commerciali che si renderanno disponibili nei prossimi anni con le nuove iniziative urbanistiche».

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Angelico, è cominciato il trasloco (sezione: Burocrazia)

( da "Stampa, La" del 20-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

BASKET. LUNEDI' IL PRIMO ALLENAMENTO Final Eight Angelico, è cominciato il trasloco Oggi un sopralluogo della commissione di vigilanza istituita dalla Prefettura Dieci «ex» all'inseguimento della Coppa [FIRMA]STEFANO ZAVAGLI BIELLA Ormai il trasloco è cominciato. E' solo alle prime battute. Ma tutto procede come da programma. Quando lunedì tornerà la squadra in città, si ritroverà con la nuova casa pronta. Si lavora sui particolari. E' stato tracciato il campo, domani pomeriggio si proseguirà con la pittura delle aree. Nel frattempo c'è un grande via vai, da via Paietta al nuovo colosso al fianco degli Orsi, ormai prossimo anche ad una intitolazione. Su questo tema è la Pallacanestro Biella ad aver concentrato le energie, la strada che porta a un'operazione di marketing è realistica. Anzi, scontata. Tabelloni pubblicitari, materiale medico e sanitario. I mezzi di trasporto fanno a gara per portare tutto l'occorrente. Si lavora in senso pratico e anche per espletare gli ultimi aspetti legati alla burocrazia. Questa mattina si ritroverà la commissione provinciale di vigilanza istituita dalla Prefettura per un nuovo sopralluogo di aggiornamento. Dovrebbe essere il penultimo. Perché probabilmente ne seguirà ancora uno poco prima della palla a due in programma il 1° marzo tra Angelico e Montegranaro. Nel frattempo i giocatori sono tutti fuori Biella. Alcuni americani sono tornati negli States per qualche giorno, altri (tipo Brunner) hanno preferito rimanere in Italia. C'è già un italiano pronto a rientrare, in anticipo rispetto alla tabella di marcia, si tratta di Valerio Spinelli, già sulla via del ritorno dalla sua amata Napoli. Ieri ha fatto tappa a Bologna, a Casalecchio, per assistere a Teramo-Avellino. «Nessun amico in particolare - dice -, però ho sfruttato l'occasione per aggiornarmi sugli incontri, visto che ero di passaggio». A Bologna è presente anche coach Luca Bechi, lui studierà tutte le squadre in campo, in vista della volata finale del campionato. «L'allenamento di lunedì - spiega Spinelli - sarà qualche cosa di particolare. Emozionante, non capita tutti i giorni di mettere piede su un parquet nuovo. Per cui sarà un giornata a livello emotivo differente dalle altre». Secondo Spinelli Biella può concludere la stagione in crescendo: «Il nuovo impianto ci deve servire da sprone per vincere tutte le rimanenti gare casalinghe, poi è necessario trovare almeno uno o due colpacci in trasferta. Su questo aspetto siamo stati parecchio sfortunati. Ma ce la possiamo giocare». Con l'arrivo delle finali di Coppa Italia iniziano i primi rumors in vista del nuovo mercato estivo. Valerio Spinelli sa già cosa farà l'anno venturo? «E' ancora presto da dire, non c'è ancora stato modo di discuterne e credo ci vorrà ancora un po' di tempo prima di tornare sull'argomento». La stagione è ancora troppo nel vivo. Sebbene inizino le prime sensazioni e le classiche voci di corridoio legate a tutti i protagonisti della serie A.Sono 10 i giocatori passati da Biella presenti alle Finali di Coppa Italia in programma durante queste ore a Casalecchio di Reno. Un anno fa, alla stessa competizione, l'Angelico scriveva il risultato più alto della sua storia sportiva: la semifinale poi persa contro l'Air Avellino, oggi nuovamente nel lotto delle qualificate. Nelle fila annovera Cinciarini e Porta, c'è Jaacks a Teramo e Langford alla Virtus Bologna. Dopo le gare d'esordio, oggi si giocano Benetton-Montegranaro (alle 18) con in campo Soragna contro Minard e Hunter. A seguire Montepaschi-Cantù, con Carraretto opposto al recente duo Usa Minard più Hunter. Domani, sono in programma le due giornate di semifinale e domenica la finale per il trofeo a partire dalle 17,15. Lo scorso anno, ad imporsi, contro tutti i pronostici fu l'Air Avellino. Caduta proprio durante l'ultima giornata sul parquet di via Paietta.

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burocrazia maligna, pensioni dimezzate - raffaele niri (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 20-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina III - Genova La storia Per un banale disguido di comunicazione, molti ex dipendenti pubblici si sono visti decurtare l´assegno di febbraio Burocrazia maligna, pensioni dimezzate RAFFAELE NIRI Il caso più clamoroso è quello di Ornella T., già insegnante di latino e greco in un liceo genovese. Normalmente riceve, come pensione, 1.537 euro al mese. L´Inpdap le ha comunicato che, a febbraio, gliene spettano 458, non uno di più. Ma anche Francesco S., già dirigente della Regione, entra di diritto nella hit parade delle decurtazioni: da 1.400 a 711 euro. E così tanti altri: ex impiegati del Comune, ex funzionari dell´ospedale San Martino, ex dirigenti della Provincia. Solamente ieri mattina, al terzo piano della Torre A di Corte Lambruschini si sono ritrovati -in coda, ma arrabbiati come poche volte nella vita - in novecento. Motivo: un banalissimo errore di comunicazione che ha portato all´»adeguamento delle Sue spettanze in base alla mancata segnalazione dei carichi familiari», come spiegano frettolosi cartelli scritti a mano dai volenterosi impiegati. Tutto previsto dalla legge, per carità, solo che ai diretti interessati nessuno l´aveva comunicato. Ma andiamo con ordine. La legge prevede che siano i diretti interessati a segnalare all´ente pagatore - per gli ex dipendenti delle pubbliche amministrazioni è l´Inpdap - la «fotografia» annuale degli assegni familiari cui si ha diritto. Una cosa che prima era automatica è diventata «su richiesta»: così moltissime persone che hanno diritto agli assegni se li sono visti decurtare e il taglio è avvenuto sulle pensioni in pagamento a metà febbraio. Poi, a metà anno, in sede di dichiarazione dei redditi questi soldi verranno recuperati dal singolo, nel caso abbia diritto agli assegni familiari ma non l´abbia comunicato per tempo all´Inpdap: resta un pasticciaccio brutto e la (pessima) sorpresa di vedersi una pensione massacrata, senza lo straccio di una comunicazione preventiva. Nella brutta figura dell´Inpdap onore ai poveri sportellisti di Corte Lambruschini costretti a spiegare, ad ogni singolo pensionato, ragioni ed entità del maxi-taglio. E a sopportare una valanga di proteste.

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Romania dal sogno alla paura (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-02-20 - pag: 8 autore: Bucarest e la crisi. Con i salari scesi del 20% e la disoccupazione in aumento, la rincorsa all'Europa è sempre più in salita Romania dal sogno alla paura Il miracolo economico finanziato dall'estero è svanito nel giro di pochi mesi Riccardo Sorrentino BUCAREST. Dal nostro inviato Il miracolo si è spezzato, il sogno è svanito. «Pensavamo di raggiungere l'Europa in sette anni », raccontano i romeni, in una Bucarest intristita. Ci credevano davvero: immaginavano gli stipendi, i consumi, il benessere di Francia e Germania; e la crescita del salari - il 20% nel 2008, quando trovare lavoro era facilissimo - aveva alimentato questa speranza. Molte, troppe famiglie avevano allora scelto di indebitarsi, di comprare oggi - case, auto, beni durevoli - per risparmiare domani, quando sarebbe stato più facile. è finito tutto d'un colpo. In tre mesi i salari sono calati del 20%dopo aver toccato, in media, la "folle" cifra di 350 euro netti - e le imprese hanno cominciato a licenziare. Molti romeni si ritrovano ora con due o tre prestiti da pagare, e qualcuno è persino arrivato a quota diciassette... Una brutta situazione,davvero.L'economia non cresce più e quest'anno potrebbe anche scivolare in recessione, come il resto del mondo. Il Paese non era però preparato a tutto questo: era la Tigre dell'Europa dell'Est, cresceva a un ritmo dell' 8% annuo, era nel pieno di un boom edilizio. E poiè tutto successo così in fretta... Ora la Romania ha persino un po' paura. Ha capito che qualcosa sta andando davvero storto. Basta guardare alle case: dopo il boom, le costruzioni sono ferme, i prezzi crollano e le promozioni diventano bizzarre: insieme a una casa da 100mila euro regalano la cucina, i mobili e una Ford Fiesta; e una villa da tre milioni porta in dono una seconda casa in montagna e... un elicottero. La verità è che la crescita aveva basi troppo deboli. «Non avremmo potuto ottenerla se non fosse stata finanziata dall'estero, dai risparmi dell'Europa occidentale», spiega RozÁlia PÁl di UniCredit Tiriac Bank. I capitali sono giunti copiosi, forse anche eccessivi: «La più grande azienda tutta romena- ha denunciato l'ex premier Calin Popescu-Tariceanu-è un'impresa di vendita all'ingrosso di materiali per l'edilizia!». Questi investimenti, e il lavoro che hanno creato, hanno spinto le importazioni ben oltre le esportazioni: e il deficit con l'estero ha raggiunto il 12% del Pil, un livello non sostenibile. Il partito al Governo l'anno scorso, che godeva del sostegno del 20% dei deputati, ha poi fatto qualche sciocchezza: ha speso tantissimo per vincere le elezioni di novembre - che ha perso - e ha aumentato salari e pensioni del 50%, portando il deficit pubblico al 5,2% del Pil. «Non ne avevamo bisogno, è stata una cosa molto negativa», spiega Nicolaie Alexandru-Chidesciuc di Ing Romania, che ora prevede una contrazione del Pil del 3,5% per il 2009. Quel bel sogno si è dunque rivelato un'illusione. Sotto i colpi della crisi, il cambio romeno ora trema, e così molte imprese e famiglie: i prestiti in valuta estera sono il 58% del totale, raggiungono il 22,3% del Pil, e continuano a crescere perché i tassi in leu sono pari al 20%. Lo scivolone del cambio ha però aumentato le rate da pagare. Proprio come in un mutuo subprime. L'unica piccola consolazione è che gli investimenti non sono finanziari, non possono "scappare", come hanno fatto da altri Paesi. «I nostri rischi più grandi - aggiunge Pal - sono il costo dei finanziamenti e il danno alla credibilità ma non si può parlare qui di deflussi di capitale». Per il Paese è un vantaggio non da poco, che ha finora permesso al governatore della Banca centrale Murug Isarescu di tenere sotto controllo il cambio del leu, il "leone", grazie anche alle robuste riserve valutarie. Nel vecchio palazzo ottocentesco di Strada Lipscani, Isarescu sembra l'unico a tenere il timone diritto. Il suo compito non è facile, però: se abbassa i tassi minaccia il cambio, se li tiene alti strozza l'economia.Il Governatore conta molto, allora, sulle banche straniere, qui presenti in gran numero. «Il rapporto tra riserve e debiti a breve termine ammette - non è buono. Questi sono però costituiti per la maggior parte da prestiti concessi dalle case madri alle aziende di credito locali. Saranno rinnovati, ne sono sicuro», aggiunge. Il governatore sa bene, però, che questo roll over dei crediti non sarà totale, e che parte di quei soldi, necessari per finanziare importazioni e investimenti, dovrà essere cercata altrove. Il debito pubblico per fortuna è minimo. Ci sono poi sei miliardi di euro di fondi strutturali Ue, anche se non sono facilissimi da ottenere: i progetti presentati dalle imprese romene sono stati trovati abbandonati tra un ripostiglio e la toilette del ministero. Si spera più nell'aiuto dell'Fmi. «Sono salvaguardie», minimizza Isarescu. A Bucarest però tutti gli economisti aspettano queste risorse. Per la stabilità, ma anche per la crescita, a cui non vogliono rinunciare. «Credo nel potenziale di questa economia - aggiunge Catalin Pauna della World Bank- che riconquisterà lo status di un buon Paese ». L'economia, aggiunge però Mario Iaccarino, dell'Istituto commercio estero italiano, ha bisogno di strade, ferrovie, aerei. Investimenti pubblici, quindi, e di qualità. La flat tax al 15%, insomma, non basta più. Non è certo riuscita a far rinascere Bucarest, ancora imprigionata nel grigiore del socialismo reale di Ceaucescu, che domina ovunque, non solo nei cadenti edifici dell'epoca: la corruzione è dappertutto, la burocrazia resta pervasiva. E troppe cose, anche ora, dipendono dalla politica. Il nuovo Governo vuole investire in infrastrutture, ridurre il deficit al 2%, congelare gli stipendi degli alti funzionari, e far crescere i salari in linea con l'inflazione. «Sarebbe una situazione quasi ideale», dice Isarescu. Ma forse, chissà, è solo un altro sogno. riccardo.sorrentino@ilsole24ore.com DIPENDENZA CRESCENTE I prestiti in valuta straniera di famiglie e imprese sono il 58% del totale: lo scivolone del cambio li ha resi ancora più costosi

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Senza il credito di imposta l'innovazione è in pericolo (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-02-20 - pag: 21 autore: Elettronica. Tunioli (Datalogic): miope eliminare gli aiuti «Senza il credito di imposta l'innovazione è in pericolo» MILANO «L'eliminazione del credito di imposta sulla ricerca mi è costata più o meno 1,4 milioni di euro. Con quei soldi, pagavo per un anno 20 ingegneri che mi realizzavano un prodotto». Roberto Tunioli, cinquantenne amministratore delegato di Datalogic, compete ogni giorno con i manager di Motorola, Siemens e Honeywell. L'azienda elettronica di Bologna, specializzata in lettori di codici a barre e in mobile computer per la raccolta dei dati, sviluppa in Italia un decimo del fatturato che nel 2007 è stato pari a 400 milioni di euro. Dunque, questo esemplare tipico di media impresa italiana ultrainternazionalizzata ha a che fare sui mercati internazionali con big player stranieri che, nei loro Paesi di origine, beneficiano oggi di politiche di bilancio espansive. «So che in Italia - dice - non si può usare la leva pubblica per i vincoli di bilancio. E penso anche che i soldi dati a questo settore piuttosto che a quello possono, alla fine, risultare inefficienti. Soprattutto se si reiterassero sul lungo periodo. Dunque, sarebbe meglio usare la leva fiscale per finanziare l'innovazione, in qualunque comparto essa si sviluppi ». Anzi, secondo Tunioli, che impiega in Italia 14 dei 30 milioni di euro messi in tutto il mondo sulla ricerca, si potrebbe perfino introdurre una fiscalità negativa: «Perché, nel nostro Paese, non fare pagare più imposte a chi, l'innovazione, non la fa?». Oggi, dunque, anche le multinazionali tascabili con la testa in Italia come Datalogic rischiano di soffrire le asimmetrie fra i mercati. Asimmetrie non solo regolatorie, ma anche culturali e di psicologia collettiva: il «Buy American» o le proteste nell'Inghilterra del Nord contro gli operai italiani indicano, almeno sotto il profilo del clima, la progressiva chiusura dei singoli Paesi. «Sotto questo punto di vista - riflette Tunioli - una internazionalizzazione come la nostra, che non è soltanto fatta di export, ma che comporta pure insediamenti produttivi locali spesso ottenuti attraverso buyout di aziende straniere, permette di ridurre l'impatto di questi istinti neo-nazionalistici ». La formula del «glocal», dunque, con una attività produttiva e commerciale che è insieme locale e globale, dovrebbe ridurre questi impatti. Interventi pubblici diretti o indiretti, maggiore o minore apertura dei mercati. E restrizione del credito. Su quest'ultimo fronte, non ci sono tante asimmetrie. Anzi, si assiste a una progressiva uniformità nei comportamenti fra le banche nazionali e quelle straniere. «Da tre mesi a questa parte - afferma Tunioli - registriamo un irrigidimento da parte delle banche. Prima, bastava un power point e ti davano molti soldi. Adesso, c'è un aumento della burocrazia e delle carte necessarie per avere le risorse con cui gestire la quotidianità, e non soltanto i progetti». P. Br. Datalogic. Roberto Tunioli

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Vorrei lavorare con uno stilista (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Il Sole-24 Ore sezione: STILE E TENDENZE data: 2009-02-20 - pag: 16 autore: INTERVISTA Daniel Libeskind Architetto «Vorrei lavorare con uno stilista» «Amo l'Italia e spero di riuscire ad arricchire la città di Milano» Giulia Crivelli NEW YORK. Dal nostro inviato «Milano è piena di segreti, come New York. Forse per questo e perché mia figlia è nata in Italia, dove ho vissuto per qualche anno, amo tanto il vostro Paese e la vostra città, che spero di riuscire ad arricchire con lo sviluppo dell'area dove una volta c'era la Fiera. E poi ho un sogno: lavorare con uno dei grandi stilisti italiani a un progetto comune». Inizia con questa dichiarazione d'amore per Milano l'incontro con Daniel Libeskind: nel suo grande ufficio di New York, con vista su Ground Zero,l'architetto-ospite speciale di Galà Italia, la serata organizzata ieri a New York per celebrare le eccellenze italiane nella moda, nell'arte e nella cucina parla dei master plan a cui sta lavorando a Manhattan e nel capoluogo lombardo. Sia per il progetto del World Trade Center sia per quello di Milano, ci sono stati incidenti di percorso, apprezzamenti ma anche critiche e qualche battuta d'arresto.Si sente amareggiato? Per niente: ogni progetto nasce con una forte idea, una visione. Ma non c'è nulla di monoliticoin quello che un architetto propone quando partecipa a una gara. Perché il progetto diventi realtà, soprattutto quando si tratta di qualcosa che sconvolgerà l'aspetto di una città, bisogna saper accettare molti compromessi, visto che le parti in causa sono tante. è una strada lunga e spesso faticosa, ma quasi sempre alla fine il risultato è migliore dell'idea iniziale. E, cosa più importante, tiene conto delle esigenze di più persone possibile. Gli Stati Uniti sono famosi per fare le cose in fretta e con decisione. Noi siamo famosi anche per un eccesso di burocrazia e litigiosità. Come si trova a lavorare per gli italiani? In realtà mi trovo benissimo. Credo che il sindaco Letizia Mo-ratti, in particolare, abbia una visione moderna e quasi rivoluzionaria di Milano, come dimostra il suo impegno per Expo 2015. Lei ha partecipato alla presentazione ufficiale dei progetti per questo: per un architetto è sicuramente una sfida interessante. Ma la città ne trarrà davvero vantaggio? Eventi come l'Expo sono un'opportunità incredibile non solo e non tanto per noi architetti, ma per chi vive nelle città. Certo, il dopo Expo non è facile da ge-stire, ci vuole la stessa visione e impegno che sono stati messi nel progettarlo, altrimenti, come insegna il caso di Saragozza, potrebbe sembrare che lo sforzo economico, di energie e di tempo, sia stato vano, almeno in parte. Ma sono sicuro che Milano riuscirà a gestire bene anche l'eredità di Expo 2015. Magari con l'aiuto dei vostri stilisti e del loro talento creativo e, appunto, visionario. Maison come Armani, Ferré, Versace hanno già firmato non solo arredamento ma vere e proprie residenze. Le piacerebbe avere un'opportunità del genere? Molto e spero che arrivi presto: moda e architettura si occupano entrambe di far vivere bene le persone. Certo, noi architetti abbiamo una responsabilità maggiore: se facciamo bene il nostro lavoro, quello che creiamo deve essere immortale. Forse per un vestito o una borsa non è esattamente la stessa cosa... Alla fine del 2008 il suo studio, dove lavoravano circa 80 persone, è risultato uno dei migliori posti di lavoro di New York. Qual è il suo segreto? Alla base di tutto c'è la passione e l'entusiasmo che probabilmente trasmetto senza accorgermene. Poi c'è la volontà, il piacere, di lavorare in team, di far sentire tutti parte di un progetto e allo stesso tempo importanti come singoli individui. Per questo ho scelto di non avere un mio ufficio, uno spazio chiuso dove "ricevere" chi lavora qui. Mi sposto da una scrivania all'altra, da un computer all'altro, da un plastico all'altro e di volta in volta mi faccio ospitare da chi occupa quella postazione. L'architetto. Daniel Libeskind IMAGOECONOMICA

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Il modello della filiera oggi è l'unico vincente (sezione: Burocrazia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 20-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Nord-Ovest sezione: ECONOMIA e IMPRESE Liguria data: 2009-02-18 - pag: 7 autore: INTERVISTA Giorgio Musso Centro regionale ricerca «Il modello della filiera oggi è l'unico vincente» F isico teorico che continua a pubblicare, ma da una vita prestato alla ricerca, il genovese Giorgio Musso nell'ottobre 2007 è stato chiamato dalla Giunta Burlando a dirigere il nascente Centro regionale per la ricerca, ente di diritto pubblico del sistema allargato, dotato di autonomia amministrativa e gestionale (cinque addetti per ora, budget 2009 di 400mila euro). Dal 2004 libero professionista Musso, selezionato tramite avviso pubblico, in precedenza era stato per 32 anni responsabile R& S in Elsag, poi a capo di un grande istituto di ricerca in Trentino e, ancora, a.d. della locale agenzia regionale per lo sviluppo della ricerca. Perché indirizzare il sistema della ricerca ligure verso la costituzione dei poli? Un modello strutturato sulle filiere è l'unico vincente, oggi. La prima azione strategica necessaria agli obiettivi della legge ligure consiste nella creazione di reti di opportunità locali aperte, che implichino innovazione e che siano di driver per le decisioni locali degli attori sul territorio. Le piattaforme tecnologiche, intese come grandi iniziative di ricerca e innovazione e non nella seconda possibile accezione, di laboratori attrezzati, sono i contesti tematici che generano queste reti; indirizzano gli sforzi su aree di specifico interesse regionale, per lo sviluppo sia dell'esistente, sia di nuove filiere che, sebbene riconosciute come di valore strategico, ancora non sono né presenti né coltivate all'interno del tessuto regionale. Perché dare vita a veri e propri enti? L'esperienza dei distretti industriali liguri non dimostra che è un cammino faticoso e incerto? è la strada indicata dall'Unione europea, già imboccata da altre Regioni, come il vicino Piemonte. Non posso immaginare che la Liguria sia congenitamen-te difettosa. Perché negarsi di essere ambiziosi? Bisogna crederci, puntando su percorsi e traguardi mirati: non è un fenomeno spontaneo. Che vantaggio avrebbero le Pmi a inserirsi nel contesto? L'accesso a processi di solito preclusi. Esistono al mondo luoghi, come la Silicon Valley, dove il modello è in atto e il tasso di Pmi brillanti molto elevato e diffuso. I poli, nel tempo, sono destinati a creare ognuno un suo vivace indotto. Facciamo l'esempio del nucleare. Se questo fosse un filone di ricerca, le microimprese potrebbero avere un ruolo in tutto quello che è il business a latere, della manutenzione, dell'impiantistica. Nel disegno, i poli sono soggetti anche titolati a partecipare a bandi. Certamente, e immagino uno scenario con bandi "di polo" e bandi "liberi", ovvero di filiera e aperti anche a soggetti esterni al polo. I primi bandi per R&S della Regione seguono però un'altra impronta: valorizzano l'accezione più estesa di innovazione, e sono quindi allargati alla massima platea possibile di imprese. In un quadro di crisi è facile che i decisori tendano a concentrare le poche risorse su priorità dalle quali spesso è esclusa la ricerca. Mi piace fare l'esempio dello yoghurt. Invece di darne una quantità fatalmente modica a pochi soggetti, penso sia meglio distribuire dosi millesimate di fermenti lattici, che producano yoghurt a loro volta, beneficando un bacino più ampio. Quali sono i principali nemici di questa avventura? Per me che vengo dal privato, la burocrazia: nel 2008 ho redatto 84 "decreti direttoriali". Poi tutte le difficoltà connesse al fatto che questo, all'interno del sistema allargato, è un nuovo ente, fino a ieri sconosciuto, ora dotato di suoi teorici poteri. J.C.F. «è la via indicata dall'Ue e permetterà alle Pmi di accedere a processi di solito preclusi» «Gli ostacoli principali nella burocrazia e nel fatto che si tratta di una nuova struttura» DONATELLA PICCONE Fisico teorico. Giorgio Musso, 62 anni, è direttore del Crri di Genova

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all'assemblea come un fiume in piena gli ultrà delle primarie preparano l'assalto - carmelo lopapa (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina 7 - Interni All´assemblea come un fiume in piena gli ultrà delle primarie preparano l´assalto Prima dell´inizio dei lavori incontro tra chi si oppone al leader di transizione CARMELO LOPAPA ROMA - Altro che partito «liquido». A Roma arriva un fiume in piena. E «vergogna» e «si facciano da parte» e «questa foto di gruppo non ci piace più» e «basta col caminetto degli oligarchi». Come tutti i corsi d´acqua piuttosto ingrossati, l´assemblea del Pd di oggi sarà imprevedibile, difficile da gestire, da contenere. Con i rivoltosi, si fa per dire, che si sono già dati appuntamento mezzoretta prima, alle 9,30, lì fuori la Fiera, con un obiettivo da niente, «rivendicare il diritto del popolo del Pd: scegliere il segretario prima delle elezioni». Proposta del bastian contrario Arturo Parisi ma presto rilanciata da siti e dal tam tam tra delegati. Un solo filo lega tutti. Nessuno ha la più pallida idea di chi possa indossare i panni del «nuovo leader». L´avvisaglia la si è avuta dai sondaggi, ma basta avventurarsi fuori dal recinto stretto dei dirigenti e dei parlamentari pronti alla mediazione Franceschini, tra i 3.133 delegati, per imbattersi nella voglia del Grande Cambiamento. Insomma, della svolta vera. «Non ci vengano a proporre il segretario reggente - avverte Nando Dalla Chiesa, delegato semplice in arrivo da Milano - Primarie e subito. è la foto di gruppo che non regge più. Inutile mettere una faccetta al posto dell´altra. Il nuovo leader non sta certo tra loro che hanno contributo alla disfatta». Pensiero assai diffuso. Gad Lerner, altro «costituente» con tessera in tasca, rilancia dal suo sito l´appuntamento pre-assemblea di «coloro che si oppongono all´ennesimo accordo di un vertice screditato». E chiede: «Che senso ha rinviare a ottobre? Se Bersani ha qualcosa da proporre, lo faccia subito. Se ci sono giovani disposti a proporsi, si facciano avanti subito. Franceschini è l´ennesima non soluzione». è un´insofferenza figlia delle ultime debàcle, ma anche di un´insofferenza lunga 14 mesi. Ettore Scola, maestro del cinema e delegato fortemente voluto da Veltroni, non verrà nemmeno, stamattina. Sarà un caso, ma «ho un impegno con Pietro Ingrao e non posso». Detto questo, invoca per oggi o mai più «un accordo tra gruppo dirigente e base», niente congresso ché «non c´è tempo», vada pure per Franceschini «ma solo se tutti i delegati approveranno la scelta». E siccome non tira aria, «se non ci sarà unanimità, allora meglio le primarie». Il vero rischio che il regista de "La Famiglia" intravede nelle prossime ore, è che «la voglia di cambiamento spinga a scelte avventurose, affrettate». Scissione compresa. Il fatto è che, evaporata la maggioranza veltroniana del 76 per cento di delegati, sciolto chissà dove il 13 per cento della Bindi e l´11 vantato da Enrico Letta, l´assemblea sarà «davvero sovrana», per dirla con Anna Finocchiaro che presiederà l´appuntamento. Quasi che la base quello scettro se lo sia preso per davvero, stavolta, e per farne chissà cosa. E si può solo immaginare che brivido stia provocando questa «prima volta» tra big, onorevoli e dirigenti. Ed ecco perché si sprecano definizioni delle assise del tipo rodeo, corrida, salto nel buio. Chi ha dubbi può rivolgersi a Renzo Ulivieri, presidente degli allenatori e soprattutto «incazzatissimo» delegato in arrivo dalla Toscana. «Tra i dirigenti attuali non ce n´è uno che sia ancora degno di scendere in campo - incalza il mister - Cercherò di prendere la parola per chiedere loro se finalmente avranno il buon senso, anzi, la vergogna sufficiente per tacere anziché dire bischerate, e farsi da parte. Macché ottobre! Facciamo congresso in tre mesi e scegliamo noi un segretario che ascolti la gente». Renato Nicolini, ideatore dell´Estate romana degli anni Settanta, ormai ordinario di progettazione architettonica a Reggio Calabria predica disincanto. «Primo, il Pd rischia di non sopravvivere al big ben, ma meglio l´estinzione che assistere allo scontro perenne di queste due burocrazie armate, diessini contro margheritini. Secondo, se dobbiamo scegliere tra Bersani e Franceschini, allora diciamo basta, abbiamo scherzato, tutti a casa». Allora, «niente "re Franceschiello", ma qualcuno che ci faccia almeno recuperare un po´ di simpatia». E i giovani? Luciano Nobili, delegato under 30 (area rutelliana), che l´anno scorso ha trascorso due mesi negli States per dare una mano in campagna allo staff Obama, un Barack italiano proprio non lo scorge. Ma non vede neanche Franceschini reggente, «rischia di apparire una toppa sul buco: ci vorrebbe un 30-40enne che avesse il coraggio di farsi avanti. Una cosa l´abbiamo capita tutti: se l´assemblea stavolta non ascolterà la base, assisteremo al tracollo del Pd».

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il tar accusa "per l'eolico è una corsa all'oro" (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 21-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina III - Bari La cerimonia Il Tar accusa "Per l´eolico è una corsa all´oro" Richiama l´attenzione sul numero di ricorsi presentati per trovare soluzioni a controversie, nate nel settore dell´energie rinnovabili. Il presidente del Tar Corrado Allegretta, nella relazione per l´inaugurazione dell´anno giudiziario, traccia un bilancio dell´attività svolta. «Va segnalato - spiega - un accentuarsi del contenzioso in tema di sfruttamento delle fonti rinnovabili di energia, dovuto probabilmente ad alcune incertezze normative, che hanno contribuito a suscitare una nuova "corsa all´oro" senza adeguata ponderazione delle conseguenze sulle integrità dell´ambiente e che hanno costretto il legislatore, specie regionale, a successivi interventi di aggiustamento». Al centro della relazione l´incremento del contenzioso per la mancata risposta delle amministrazioni alle richieste del cittadino di accedere agli atti, un fenomeno dal quale, spiega Allegretta, «emerge l´immagine di una burocrazia grave ed ottusa». E´ di 77mila euro il valore delle spese processuali che gli enti pubblici sono state costrette a pagare (solo 30mila sono a carico della Regione Puglia). Presente alla cerimonia il sindaco Michele Emiliano che ha ricordato come il Tar abbia dato ragione al Comune sulla questione della Cittadella della Giustizia, contrariamente al Consiglio di Stato. I giudici romani hanno nominato un commissario che «ha cominciato a fare il tutor, ad andare in parallelo al Comune di Bari». (g.d.m.)

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Dopo le dimissioni di Veltroni, l'impulso è di tornare al vecchio, al conosciuto, a ci... (sezione: Burocrazia)

( da "Unita, L'" del 21-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Dopo le dimissioni di Veltroni, l'impulso è di tornare al vecchio, al conosciuto, a ciò che rassicura. Uno degli aspetti maggiormente criticati dell'operato dell'ex segretario è stata l'idea del partito "liquido", un partito meno strutturato ed aperto, che nell'intenzione di Veltroni doveva permettere al PD di essere fonte di rinnovamento interno ed esterno. In questi giorni la tentazione è di chiedere il ritorno al partito, con le tessere, i suoi riti, le sue burocrazie. Il ritorno al passato, però, non garantisce un partito migliore e non assicura che il partito sia quella fonte di innovazione politica che rappresenta la sua ragione principale d'esistere. L'accusa a Veltroni è stata più un processo all'intenzione perché il PD all'inizio del suo percorso si è dotato di una struttura organizzativa: sostanzialmente una eredità di DS e Margherita. In molte regioni, inoltre, questi partiti sono tutto fuor che partiti "leggeri", con aspre lotte tra fazioni locali. Nel riflettere su quale debba essere la struttura del Partito Democratico, si dovrebbe tenere in considerazione che il PD non potrà copiare la struttura del PCI, o della Lega, come sostengono alcuni perché mira a essere un partito riformista del nuovo millennio. In buona sostanza, sono mutati molti di quei presupposti che davano ragione di un certo modello organizzativo della partecipazione. Gli aspetti cambiati in maniera più evidente sono, ad esempio, il grado d'istruzione dei militanti, la mutazione degli orari e dei contesti di lavoro, le nuove tecnologie dell'informazione. Pensare al partito che, grazie alle sezioni, organizzava il tempo dei suoi militanti significa cadere nella nostalgia e rifiutare di vedere che la militanza politica nell'Italia del 2009 non può essere di questo genere. Per non parlare dei segmenti più creativi e innovatori della società italiana che, con la loro scarsa stabilità territoriale e la loro flessibilità lavorativa, sono automaticamente esclusi da un modello di partito "vecchia maniera" che richiede una partecipazione costante, molto di "quantità" e meno di "qualità". Anche la funzione pedagogica delle sezioni ora perde una parte del suo senso, le sezioni pensate come recettori unidirezionali delle realtà locali non ammettono che a livello locale vi siano intelligenze capaci di elaborare in modo autonomo dalla dirigenza nazionale. La richiesta di un partito maggiormente organizzato non deve indurre nell'errore di replicare modelli organizzativi che non rispecchiano più il presente e rischiano di aumentare l'autoreferenzialità escludendo chi non può più recitare il ruolo del militante anni 70 ma continua a interessarsi della vita politica del suo Paese.

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vive a palermo da ventidue anni ma per la burocrazia sta a roma - valentina cucinella (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 22-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina VII - Palermo Il paradosso Le disavventure di un pilota dell´Alitalia che non riesce ad avere la tessera sanitaria Vive a Palermo da ventidue anni ma per la burocrazia sta a Roma Mi dicono che devo certificare il cambio di residenza, eppure mi notificano multe e sanzioni VALENTINA CUCINELLA Vero è che, trattandosi di un pilota intercontinentale, è per professione "cittadino del mondo", ma non fino a questo punto. Elvio Salvatore D´Alù vive a Palermo da ventidue anni, ma secondo l´Agenzia delle entrate, che a Palermo gli ha comunque notificato alcuni atti, la sua residenza è a Roma, città dove ha abitato fino al 1986. Un equivoco che lo ha lasciato privo di tessera sanitaria. D´Alù, 48 anni, comandante dell´Alitalia, ha scoperto di essere ancora domiciliato nella capitale dopo avere richiesto il duplicato della tessera sanitaria. «Ho vissuto a Roma fino al 1986 - racconta - poi sono tornato a Palermo e ho fatto il regolare cambio di residenza. Ormai da ventidue anni abito qui, e a testimoniarlo ci sono anche le multe che ho ricevuto. Un giorno mi è arrivata la tessera sanitaria, ma non funzionava e ho fatto una richiesta online per avere il duplicato, tramite il sito dell´Agenzia delle entrate». Da qui l´amara scoperta. «Secondo l´Agenzia - continua D´Alù - non posso ricevere il duplicato del tesserino perché risulto ancora domiciliato a Roma e, secondo la loro versione, a confermarlo è l´anagrafe del Comune di Roma. Mi hanno detto che devo presentare un certificato per aggiornare la mia attuale residenza. è una situazione paradossale e assurda. Vivo da ventidue anni in questa città e devo sentirmi dire che non è vero da un ufficio che regolarmente mi notifica multe e sanzioni. Io ho comunicato il cambio di residenza ventidue anni fa, ma loro mi hanno risposto che devo dare prova dell´avvenuta variazione di residenza. Allora - dice il pilota - ho inviato un atto di accertamento e di irrogazione sanzioni, risalente al 2006, dal quale risulto, secondo la stessa Agenzia delle entrate, domiciliato a Palermo, in via del Cedro, dal 2003. Per essere più sicuro ho presentato anche il certificato di residenza rilasciato dal Comune di Palermo e dal quale risulto, invece, residente qui dal 1987. Ancora però nessuno mi ha risposto. In base alla mia esperienza, sono sicuro che non avrò mai più il tesserino». Un´esperienza, quella di Elvio Salvatore D´Alù, che risale al 2002: «Avevo venduto la mia auto - racconta - e per sei anni ho ricevuto ugualmente i bolli da pagare. Mi sono presentato più volte all´Agenzia per chiarire la situazione e spiegare che non ero più io il proprietario dell´auto. Ma, a quanto pare, i documenti non bastavano. Dovevo dimostrare non solo di aver venduto l´auto, ma anche di non averla comprata nuovamente. Per farla breve, ci sono voluti sei anni per dimostrare che quell´auto non era più mia. Sei anni di infinite code e turni». E chissà se sono finiti.

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la borgata si inventa la piazza che non c'è - dario prestigiacomo (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 22-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina X - Palermo La borgata si inventa la piazza che non c´è I residenti presentano al Comune un progetto per attrezzare Fondo Musacchia La pianificazione dell´area verde è stata elaborata da due studenti di Architettura DARIO PRESTIGIACOMO Da quarant´anni aspettano una piazza, un luogo dove incontrarsi per scambiare qualche battuta, per far passeggiare il cane, per far giocare i bambini. Non hanno mai chiesto molto: qualche lampione, quattro panchine, magari pure un piccolo giardino attrezzato con giostre. Nessuna opera faraonica, solo uno spazio dignitoso in cui potersi sentire cittadini. Sono passati gli anni e le generazioni, sindaci e assessori con le loro promesse mai mantenute, mentre il quartiere cresceva, palazzi su palazzi, strade e marciapiedi, ma nessun servizio per i residenti. E così il cuore storico di Bonagia è rimasto quello di sempre, una grossa discarica a cielo aperto intorno alla quale ruotano le vite di duecento famiglie, solo per restare nel raggio di un centinaio di metri. Famiglie che non hanno mai perso, però, la speranza di vedere fondo Musacchia trasformarsi finalmente nel luogo che spetterebbe a una borgata di quattro mila abitanti: una piazza, appunto. «Vivo qui da quando il quartiere era ancora campagna. Ma i nostri amministratori hanno pensato solo a firmare concessioni edilizie, dimenticandosi di chi vi abita», dice Antonino Di Franco, 71 anni, che insieme ad una decina di residenti storici del quartiere ha deciso di costituire il comitato "Per Bonagia". Con l´aiuto del consigliere della terza circoscrizione Giuseppe Fascella, il comitato ha elaborato un progetto per riqualificare la borgata a partire proprio da fondo Musacchia, che oggi è una grossa area metà cemento e metà terra ed erbacce, male illuminata e piena di rifiuti d´ogni sorta. «L´idea è di sistemare l´area a verde trasformandola in un giardino - spiega Benedetto Spataro, uno dei residenti del comitato - Abbiamo previsto l´installazione di panchine e giostre per i bambini, la costruzione di un piccolo campetto di calcio e servizi base come i cassonetti per la raccolta differenziata e i cestini per i bisogni dei cani». Il progetto, che comporterebbe una spesa contenuta, è stato consegnato al Comune. Ma più che il denaro, è la burocrazia a rendere difficile la realizzazione della piazza. «Per mesi ho girato uffici comunali e regionali per capire di chi è la competenza su quest´area - spiega Fascella - Alla fine, siamo riusciti a ricostruire che lo spazio, prima di proprietà dello Iacp, adesso dovrebbe essere del Comune, che però non ha ancora concluso l´iter d´acquisizione». Nell´attesa, fondo Musacchia continua ad essere una delle mete privilegiate per lo scarico abusivo di rifiuti e scarti industriali. Ma i disagi non finiscono qui. «Quando piove, qui si allaga tutto - lamenta Vincenzo Sunseri, altro membro del comitato - Il problema è che in quarant´anni non è mai stato predisposto un sistema per la raccolta dell´acqua piovana. Così, basta una pioggia intensa per far allagare fondo Musacchia e le strade che lo circondano, via del Volpino e via dello Spinone. Quello che mi preoccupa è che l´acqua riempie anche gli scantinati dei palazzi, infiltrandosi nelle fondamenta». L´elenco dei problemi dei residenti contempla anche i marciapiedi della zona compresa tra le vie del Bassotto, del Segugio e del Levriere, un´area abitata da circa mille persone. «Anni fa, al Comune decisero di attrezzare i marciapiedi con delle aiuole - racconta Gaetano Billitteri, del comitato - Ogni dieci metri hanno piantato degli alberi, che, crescendo, hanno divelto le mattonelle». Adesso, passeggiare sui marciapiedi è una vera impresa: le radici degli alberi hanno avuto la meglio sul cemento e in più punti la terra è nascosta da cumuli di spazzatura. Ma il vero problema di Bonagia resta l´assenza di una piazza e di servizi per i cittadini. Mancano biblioteche, impianti sportivi, centri sociali per giovani e anziani. C´è solo una villetta con due giostre costruita davanti la scuola Mattarella, in piazza Maria Santissima di Pompei. «Ma la villetta si trova sopra una sorta di collinetta e non ha recinzioni - dice Gaetano Merlo, consigliere della terza circoscrizione - Se un bambino inciampa, rischia di rotolare fino in strada e farsi male». Proprio per rivalutare questa piazza, due studenti di architettura palermitani, Giuseppe Festa e Antonio Falentino, hanno elaborato un progetto. «Qui si affacciano due scuole e la chiesa del quartiere - spiega Festa - E´ un peccato che nessuno abbia mai pensato di rendere questo spazio un punto di ritrovo per i residenti. Il nostro progetto prevede di rendere più sicura la villetta, aggiungendo panchine e giostre. Inoltre, abbiamo previsto la sistemazione di alcune aree inutilizzate che si trovano nelle vicinanze della piazza per costruirvi una fontana, una palestra e dei campi sportivi». Il progetto, grazie all´interessamento di Merlo, sarà presentato nelle prossime settimane al Comune. «Bonagia, oggi, è un non-luogo dove passano e vivono migliaia di cittadini - dice il consigliere del Pd - All´assenza di vita sociale fa da contraltare il proliferare dell´illegalità, soprattutto tra i giovani. Per questo, è necessario subito intervenire costruendo un luogo, una piazza, che stimoli la formazione di una rete di servizi pubblici».

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"un'italia di divieti e paura io non l'ho conosciuta così" (sezione: Burocrazia)

( da "Repubblica, La" del 22-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Pagina IV - Milano Lin Kun, commerciante "Un´Italia di divieti e paura io non l´ho conosciuta così" Sono arrivati in cinquanta, donne, uomini, bambini. Per la prima volta sono scesi in piazza grazie al passaparola in via Sarpi: sulle vetrine dei negozi i volantini (in cinese) annunciavano da giorni il corteo. «Appena ho saputo di questa manifestazione ho deciso di partecipare», spiega Lin Kun Zhang, commerciante cinese di articoli casalinghi con ingrosso in via Sarpi. «L´Italia è un paese bellissimo, avete tanti tesori, è assurdo che invece di aprirvi al mondo abbiate deciso di chiudervi», dice Lin, che ama Milano, è contento che i suoi figli vadano a scuola con i bambini italiani. Ma dice di non capire alcune cose: «Non capisco perché prima ci rilasciano la licenza per aprire i negozi in via Sarpi, poi ci dicono che di lì dobbiamo andare via e arrivano a chiudere la strada». E ancora: «Non capisco perché agli stranieri che vengono qui a lavorare si opponga sempre più burocrazia che agli altri, agli italiani».

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Per i test su animali tolleranza zero: salve anche le seppie (sezione: Burocrazia)

( da "Corriere della Sera" del 22-02-2009)

Argomenti: Burocrazia

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Salute - data: 2009-02-22 num: - pag: 46 categoria: REDAZIONALE Sperimentazione Discussa proposta di direttiva Per i test su animali tolleranza zero: salve anche le seppie I critici: «Una gabbia per la ricerca» Da parte del mondo scientifico si agita lo spettro di un esodo della sperimentazione verso l'estremo Oriente Si preannuncia una dura battaglia al Parlamento europeo, dove approderà per iniziare l'iter di approvazione la proposta di una nuova direttiva sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Dal mondo accademico e della ricerca, nonché da società di lobbying britanniche, fioccano le richieste di modifica del provvedimento. La proposta di direttiva, che sostituirà quella del 1986, ha l'obiettivo dichiarato di «ridurre al minimo il numero di animali usati negli esperimenti», soprattutto per quanto riguarda i «primati non umani», le scimmie. Ma nell'elenco ci sono, tra gli altri, topi e ratti, molluschi e crostacei. Non solo. Sarà obbligatorio un «parere etico o l'autorizzazione per gli esperimenti» e in generale il rispetto dei principio delle 3R « reduction, refinement, replacement » (cioè «riduzione nel numero degli esperimenti, loro perfezionamento, e sostituzione con altri metodi», ndr), che è un approccio generalmente riconosciuto per minimizzare l'uso di animali da laboratorio. Secondo la Lega italiana antivivisezione, la bozza è un buon punto di partenza, ma si presta ancora ad ambiguità:«Lascia, stupiti la mancanza di un capitolo specifico sugli animali geneticamente modificati», dice Michela Kuan. Ogni anno, nella Ue 12,1 milioni di animali sono vivisezionati o sottoposti a studi più o meno cruenti. «La nuova normativa rischia di danneggiare la ricerca» è l'allarme lanciato, però, dalle pagine di Nature Medicine. Gli animalisti, che stanno anche loro affilando le armi, lo davano per scontato. Il fatto è che sul fronte degli oppositori si sono schierati, oltre alla Research Defence Society, una società di lobbying, due voci autorevoli: il Medical Reasearch Council, uno dei due organismi attraverso il quale il Governo inglese finanzia la ricerca, e Wellcome Trust, la più grande Fondazione non governativa per la ricerca biomedica. Le maggiori riserve dei critici riguardano proprio i primati. La preoccupazione è che il loro utilizzo venga troppo limitato per la ricerca di base. Altro nodo cruciale è l'estensione del divieto a certi tipi di invertebrati che, a sentire gli interessati, aumenterebbe ulteriormente i costi e gli oneri amministrativi. La richiesta di un parere etico, invece, sebbene incontrovertibile in linea di principio, potrebbe appesantire la burocrazia. Secondo i «revisionisti», alla fine, la direttiva rischia di far emigrare molti progetti di ricerca fuori dal continente. La meta più probabile? L'India, dove Big Pharma sta delocalizzando la produzione in un «laboratorio» della sperimentazione nel quale personale qualificato, masse sterminate di sani e malati, «costano » un'inezia. Ruggiero Corcella

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