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Note critiche
a cura di Laura Barberi
Il saggio più famoso di
Henry David Thoreau (1817-1862), comunemente noto come Civil Disobedience,
in realtà non venne mai pubblicato dall’autore con questo titolo. Fu
dato alle stampe per la prima volta nel 1849 con il nome di Resistance to
Civil Government all’interno del libro Aesthetic Papers, curato ed
edito da Elizabeth Peabody (cognata di Hawthorne) ed esso altro non era che la
trascrizione di una lezione tenuta da Thoreau nel febbraio del ’48 davanti al
Concord Lyceum dal titolo The Rights and Duties of the Individual in
Relation to Government. Soltanto dopo la morte del suo autore il
saggio fu ristampato col titolo di Civil Disobedience, con il quale
è diventato poi famoso in tutto il mondo.
La fama di questo saggio
è cresciuta soprattutto nel corso del ventesimo secolo: ignorato alla
sua uscita, ha influenzato moltissimo personaggi del calibro di Gandhi e Martin
Luther King. Il primo mise in pratica la disobbedienza civile su scala di massa
nel Sudafrica ed in India, mentre il secondo applicò i principi del
saggio nel movimento per i diritti civili
negli Stati Uniti degli anni sessanta. Ma come nacque questo saggio?
Henry David Thoreau nacque a
Concord, nel Massachusetts, nel 1817 e lì morì nel 1862. Si
laureò ad Harvard nel ’37 dove maturò il suo interesse per la
poesia greca e romana, per la filosofia orientale, e per la botanica. Amava
profondamente la natura e trascorreva intere giornate ad esplorare i boschi
vicino a Concord e a raccogliere dettagliate informazioni sulle piante e sugli
animali. Dal 1845 al 1847 visse addirittura in completa solitudine in una
capanna da lui costruita presso il laghetto Walden, un’esperienza che poi
descrisse nel suo libro più famoso: Walden o la vita nei boschi,
dove criticava coloro che vivevano circondati dal superfluo, distaccati dalla
natura.
Convinto antischiavista, per
tutta la vita scrisse e tenne conferenze contro la schiavitù,
specialmente dopo l’approvazione nel 1850 della Fugitive Slave Law che obbligava
gli ufficiali del Nord a catturare e restituire gli schiavi fuggiti dal Sud.
Egli stesse aiutò alcuni fuggitivi e ritenne sempre assurdo che una
corte di tribunale potesse decidere in merito alla libertà o meno di un
uomo. Thoreau credeva fermamente nei diritti dell’individuo e proprio la
convinzione che ogni persona dovesse rispettare prima i dettami della sua
coscienza piuttosto che le leggi di un determinato governo lo portarono ad
elaborare lo scritto Disobbedienza Civile (oltre che ad avere problemi
con la legge).
Thoreau condannava il governo
statunitense perché ammetteva l’istituto della schiavitù e perché si
impegnava in una politica imperialistica di espansione, la cui diretta
conseguenza fu la guerra col Messico. Per dissociarsi completamente da questi
indirizzi politici egli si rifiutò di pagare le tasse governative
sostenendo che il pagarle era sinonimo di assenso per la condotta del governo,
per la qual cosa egli fu anche arrestato (anche se restò in cella solo
per un giorno perché qualcun altro, probabilmente la zia, pagò la
tassa). Proprio per spiegare le ragioni del suo arresto e della sua condotta,
Thoreau scrisse il breve saggio qui di seguito trascritto.
Il tema centrale di questo
scritto è la preponderanza data al diritto rispetto alla legge: pur di
seguire ciò che la propria coscienza individuale ritiene giusto Thoreau
ammette anche la disobbedienza alle leggi. Secondo lui è più
importante il rispetto del diritto piuttosto che il rispetto della legge, perciò
egli si sente pienamente giustificato nel violare le leggi americane visto che
il governo statunitense ammette la schiavitù. È chiaro che una
simile concezione deriva da una fiducia quasi illimitata nelle capacità
del singolo individuo di saper scegliere tra giusto e sbagliato e può
anche apparire pericolosa per la convivenza democratica, visto che non
riconosce nessun valore alle idee della maggioranza, ma solo alle idee
“giuste”, rispettose dei valori morali dell’individuo.
Un credo di questo genere lascia
naturalmente delle zone di ombra
suscettibili di critiche visto che la valutazione di cosa possa essere
giusto o sbagliato, morale o immorale è sempre molto personale.
Ciò che però ha imposto le idee di Thoreau nel corso del
ventesimo secolo, è la sconfessione della violenza: a leggi o
imposizioni ingiuste egli contrappone una sorta di resistenza passiva. Bisogna
rifiutarsi di eseguire azioni o comportamenti che non condividiamo, rifiutarsi
di sostenere il governo che vuole imporli anche a rischio della detenzione, ma
nel suo saggio Thoreau non parla mai di protesta violenta e, soprattutto grazie
ai suoi celebri “seguaci” come Gandhi e Martin Luther King che fecero della non
violenza la linea guida della loro azione, oggi la Disobbedienza civile
è considerato una specie di manuale della protesta sociale pacifica. Un
saggio molto conosciuto, dibattuto e quindi una lettura importante soprattutto
oggi dove le trasformazioni a livello politico, in Europa ma non solo, rendono
di grande attualità il rapporto tra governanti e governati.
Accetto di tutto cuore
l'affermazione, - "Il governo migliore è quello che governa
meno", e vorrei vederla messa in pratica più rapidamente e
sistematicamente. Se attuata, essa porta infine a quest'altra affermazione,
alla quale pure credo, - "Il miglior governo è quello che non
governa affatto", e quando gli uomini saranno pronti, sarà proprio
quello il tipo di governo che avranno. Il governo è nell'ipotesi
migliore solo un espediente; ma la maggior parte dei governi sono di solito
espedienti inutili, e tutti i governi sono tali di quando in quando. Le
obiezioni che sono state sollevate contro l'esistenza di un esercito
permanente, ed esse sono molte, sono consistenti e meriterebbero di prevalere,
potrebbero essere sollevate anche contro l'esistenza di un governo permanente.
L'esercito permanente è solo un braccio del governo permanente. Il
governo stesso, che è soltanto la forma nella quale il popolo ha scelto
di esercitare la propria volontà, è allo stesso modo suscettibile
di abusi e di deviazioni, prima ancora che il popolo possa agire mediante esso.
Prova di ciò è l'attuale guerra contro il Messico, ad opera di un
numero relativamente piccolo di individui che si servono del governo permanente
come di un proprio strumento; in fondo, il popolo non avrebbe acconsentito a
quest'impresa.
Questo governo americano, - che
cos'è se non una tradizione, anche se recente, che si sforza di
trasmettersi inalterata ai posteri, ma che sta perdendo parte della propria
integrità istante dopo istante? Non ha la vitalità e la forza di
un singolo uomo vivente, dal momento che un solo uomo è in grado di
piegarlo alla sua volontà. Si tratta di una sorta di cannone di legno
per il popolo stesso; e, se le persone dovessero usarlo per davvero gli uni
contro gli altri, sicuramente si spezzerà. Ma è necessario
nonostante ciò, perché il popolo deve avere un qualche complicato
macchinario, e deve poterne sentire il rumore, per soddisfare la sua idea di
governo. In questo modo i governi mostrano come sia facile che gli uomini si
lascino ingannare, persino che essi stessi si autoingannino, per proprio
vantaggio. È notevole, dobbiamo tutti ammetterlo; tuttavia questo
governo, da parte sua, non ha mai portato avanti nessuna impresa con la stessa
alacrità con la quale è venuto meno ai propri compiti. Esso non
mantiene libero il paese. Esso non colonizza l'Ovest. It does not educate. Esso
non fornisce istruzione. Il carattere innato del popolo americano ha ottenuto
tutto quello che è stato ottenuto; ed avrebbe fatto qualcosa di
più, se il governo non si fosse talvolta messo in mezzo. Infatti il
governo è un espediente mediante il quale gli uomini potrebbero
tranquillamente lasciarsi in pace a vicenda; e, come si è detto, quanto
più i governati vengono da esso lasciati in pace, tanto più
è vantaggioso. Se scambi e commerci non fossero fatti di gomma, non
riuscirebbero mai a superare gli ostacoli che i legislatori pongono
continuamente sulla loro strada; e se uno dovesse giudicare questi uomini
soltanto in base agli effetti delle loro azioni, e non, in parte, in base alle
loro intenzioni, essi meriterebbero d'essere considerati e puniti come quei
malvagi che ostruiscono i binari ferroviari.
Tuttavia, per parlare in modo pratico e
da cittadino, a differenza di coloro che si definiscono anarchici io non chiedo
che si abolisca immediatamente il governo, ma chiedo immediatamente un governo
migliore. Si lasci che ogni uomo renda noto quale tipo di governo susciterebbe
in lui il rispetto, e quello sarà il primo passo per riuscire ad ottenerlo.
Dopo tutto, la ragione pratica per la
quale, quando il potere è per una volta nelle mani del popolo, si
permette ad una maggioranza di governare, e lo si fa per un lungo periodo
ininterrotto, non sta nel fatto che la cosa più probabile è che
essa sia nel giusto, né nel fatto che ciò sembra la cosa più equa
alla minoranza, ma nel fatto che la maggioranza è fisicamente la
più forte. Ma un governo nel quale la maggioranza comandi in tutti i
casi non può essere basato sulla giustizia, neppure nei limiti nei quali
gli uomini la intendono. Non può esistere un governo nel quale non siano
le maggioranze a stabilire, virtualmente, il giusto e l'ingiusto, bensì
la coscienza? - nel quale le maggioranze decidano soltanto le questioni alle
quali sia possibile applicare la regola dell'opportunità? Deve il
cittadino - anche se solo per un momento, od in minima parte - affidare sempre
la propria coscienza al legislatore? Perché allora ogni uomo ha una coscienza?
Io penso che dovremmo essere prima uomini, e poi cittadini. Non è
desiderabile coltivare il rispetto della legge nella stessa misura nella quale
si coltiva il giusto. Il solo obbligo che ho diritto di assumermi è
quello di fare sempre ciò che ritengo giusto. Si dice abbastanza
correttamente che una corporazione non abbia coscienza; ma una corporazione
costituita da uomini di coscienza è una corporazione con una coscienza.
La legge non ha mai reso gli uomini neppure poco più giusti; ed anzi, a
causa del rispetto della legge, perfino gli onesti sono quotidianamente trasformati
in agenti d'ingiustizia. Un risultato comune e naturale del non dovuto rispetto
per la legge è il seguente, che potresti vedere una fila di soldati,
colonnello, capitano, caporale, soldati semplici, trasportatori di esplosivi,
tutti che marciano verso le guerre in bell'ordine, per monti e valli, contro la
propria volontà, ahimè, contro il proprio buon senso e le proprie
coscienze, cosa che rende la marcia molto faticosa, e che produce una
palpitazione del cuore. Essi non hanno dubbi sul fatto d'essere coinvolti in un
maledetto pasticcio; sono tutti uomini d'animo pacifico. E ora, cosa sono?
Uomini? oppure fortini e depositi di armi ambulanti, al servizio di qualche
potente senza scrupoli? "Visitate l'arsenale, e prendete un
"marine", ecco l'uomo che il governo americano riesce a creare, ecco
come può ridurre un uomo con la sua magia nera - una mera ombra, un vago
ricordo d'umanità, un uomo ancora vivo e già, si potrebbe dire,
sepolto sotto le armi con tanto di corteo funebre, anche se potrebbe succedere
che
"Non un tamburo si udiva, non una nota funebre, Mentre in
fretta trasportavamo il suo cadavere al riparo; Non un soldato sparò un
colpo d'addio sopra il sepolcro nel quale seppellimmo il nostro eroe".
La massa degli uomini serve lo stato in
questo modo, non come uomini soprattutto, bensì come macchine, con i
propri corpi. Essi formano l'esercito permanente, e la milizia, i secondini, i
poliziotti, i posse comitatus, ecc. Nella maggior parte dei casi non v'è
alcun libero esercizio della facoltà di giudizio o del senso morale;
invece si mettono allo stesso livello del legno e della terra e delle pietre, e
forse si possono fabbricare uomini di legno che serviranno altrettanto bene
allo scopo. Uomini del genere non incutono maggior rispetto che se fossero di
paglia o di sterco. Hanno lo stesso tipo di valore dei cavalli e dei cani.
Tuttavia persino esseri simili sono comunemente stimati dei buoni cittadini.
Altri, come la maggior parte dei legislatori, dei politici, degli avvocati, dei
ministri del culto, e dei funzionari statali, servono lo Stato principalmente
con le proprie teste; e, dato che raramente fanno delle distinzioni morali,
sono pronti a servire nello stesso tempo il diavolo, pur senza volerlo, e Dio.
Pochissimi, come gli eroi, i patrioti, i martiri, i riformatori in senso
elevato, e gli uomini, servono lo Stato anche con la propria coscienza, e
dunque per la maggior parte necessariamente gli si oppongono; e sono
comunemente trattati da esso come nemici. Un uomo saggio sarà utile
soltanto come uomo, e non si sottometterà ad essere "argilla",
né "ad otturare un buco per non far entrare il vento", ma
lascerà questo compito alle sue ceneri almeno:
"Sono di nascita troppo nobile per diventare di
proprietà, Per essere il secondo al comando, O un utile servo e
strumento Di qualunque stato sovrano al mondo".
Chi si concede interamente ai propri
simili appare loro essere un uomo inutile ed egoista; ma chi si concede loro
solo in parte, è considerato un benefattore ed un filantropo.
Come deve comportarsi un uomo, oggi,
nei confronti di questo governo americano? Io rispondo che non può
esservi associato senza che ciò sia un disonore. Non mi è
possibile neppure per un momento riconoscere come il mio governo
quell'organizzazione politica che sia anche un governo schiavista.
Tutti gli uomini riconoscono il diritto
alla rivoluzione, quindi il diritto di rifiutare l'obbedienza, e d'opporre
resistenza al governo, quando la sua tirannia o la sua inefficienza siano
grandi ed intollerabili. Ma quasi tutti sostengono che non sia questo il caso
ora. Ma lo era, essi pensano, all'epoca della Rivoluzione del '75. Ma se
qualcuno mi dicesse che quello era un cattivo governo perché tassava certe
merci straniere d'importazione, è molto probabile che io non solleverei
difficoltà su ciò, perché posso fare a meno di quelle merci:
tutte le macchine hanno il loro attrito, ed esso ha forse un lato positivo in
grado di controbilanciare quello negativo. Ad ogni modo, è un gran male
darvi molto peso. Ma quando l'attrito arriva ad avere la sua macchina, e
l'oppressione ed il ladrocinio sono organizzati, allora io dico, non teniamoci
questa macchina più a lungo. In altre parole, quando un sesto della
popolazione di una nazione che si è impegnata ad essere il rifugio della
libertà è formato da schiavi, ed un intero paese è invaso
e sottomesso ingiustamente da un esercito straniero, ed è soggetto alla
legge marziale, penso che non sia troppo presto per gli uomini onesti per
ribellarsi e fare una rivoluzione. Ciò che rende questo compito ancora
più urgente è il fatto che il paese assoggettato non è il
nostro, ma nostro è l'esercito invasore.
Paley, per molti una riconosciuta
autorità su questioni morali, nel suo capitolo dedicato al "Dovere
di Sottomissione al Governo Civile", risolve l'intero dovere civile in
termini di convenienza e prosegue dicendo che, "fino a quando l'interesse
dell'intera società lo richieda, cioè, finché il governo in
carica non possa essere combattuto o cambiato senza danno pubblico, è
volere di Dio che al governo in carica si presti obbedienza, e non oltre".
... "Ammettendo questo principio, la legittimità di ogni caso
particolare di resistenza si riduce ad un calcolo, da un lato della
quantità di pericolo e offesa, e dall'altro della probabilità di
successo e di quanto costerà ottenere una riparazione". Su questo,
afferma, ogni uomo dovrà giudicare per sé. Ma Paley non sembra aver mai
contemplato quei casi ai quali il principio della convenienza non si applica,
quando un popolo, così come un individuo, deve fare giustizia, costi
quel che costi. Se ho ingiustamente strappato una tavola ad un uomo che sta per
annegare, devo restituirgliela a costo d'annegare io stesso. Ciò,
secondo Paley, non sarebbe conveniente. Ma in un caso simile, chi si salvasse
la vita, in realtà la perderebbe. Questo popolo deve smettere di tenere
schiavi e di fare guerra al Messico, anche se ciò dovesse costargli la
sua esistenza come popolo.
Nella loro prassi, le nazioni
concordano con Paley; ma qualcuno pensa davvero che il Massachusetts stia facendo
ciò che è giusto, nella crisi attuale?
"Una puttana di rango, una sgualdrina vestita d'argento, Ha
il suo strascico sollevato, e la sua anima si trascina nella sporcizia".
Parlando in maniera pratica, coloro i
quali nel Massachusetts si oppongono ad una riforma non sono un centinaio di
migliaia di politici del Sud, ma un centinaio di migliaia di mercanti e di
contadini qui, i quali sono più interessati al commercio ed
all'agricoltura che all'umanità, e non sono disposti a rendere giustizia
agli schiavi ed al Messico, costi quel che costi. Non me la prendo con gli
avversari lontani, ma con coloro che, vicino a noi, offrono la propria
collaborazione e fanno gli interessi di coloro che sono lontani, e senza i
quali questi ultimi sarebbero inoffensivi. Siamo abituati a dire che la massa
degli uomini è impreparata; ma il cambiamento in meglio è lento,
in quanto i pochi non sono sostanzialmente più saggi o migliori dei
molti. Non è tanto importante che molti siano buoni come te, quanto il
fatto che esista da qualche parte qualcosa di buono in assoluto, poiché questo
influenzerà l'intera massa. Ci sono migliaia di persone che in teoria si
oppongono alla schiavitù ed alla guerra, ma che in pratica non fanno
niente per porvi fine; persone che, considerandosi discendenti di Washington e
di Franklin, se ne stanno sedute con le mani in tasca, e dicono di non sapere
cosa fare, e che non fanno niente; che addirittura pospongono la questione
della libertà a quella del libero scambio, e leggono tranquillamente il
listino-prezzi e le ultime notizie dal Messico dopo cena, e magari si
addormentano su entrambi. Qual è il prezzo corrente di un uomo onesto e
di un patriota oggi? Esitano, e si rammaricano, e talvolta fanno petizioni; ma
non fanno niente con serietà ed in maniera efficace. Aspetteranno, ben
disposti, che altri pongano rimedio al male, così da non doversene
più rammaricare. Al massimo, si limitano a dare un voto che costa loro
poco, ed un debole incoraggiamento ed un Augurio al giusto, quando passa loro
vicino. Ci sono novecentonovantanove patroni della giustizia per ogni uomo
giusto; ma è più facile trattare con l'effettivo possessore di
una cosa piuttosto che con il suo temporaneo custode.
Ogni votazione è una sorta di
gioco d'azzardo, come la dama o il "backgammon", con una lieve
sfumatura morale, un gioco con il giusto e l'ingiusto, con le questioni morali;
e naturalmente le scommesse lo accompagnano. Il buon nome dei votanti non
è in discussione. Può darsi che io dia il mio voto in base a ciò
che considero giusto; ma non è per me vitale che il giusto prevalga.
Sono disponibile a lasciare ciò alla maggioranza. L'impegno del voto,
dunque, non va mai oltre quello della convenienza. Persino votare per il giusto
è un non fare niente per esso. Significa solo manifestare debolmente
agli uomini il desiderio che il giusto debba prevalere. Un uomo saggio non
lascerà il giusto alla mercé del caso, né desidererà che esso
prevalga mediante il potere della maggioranza. C'è pochissima
virtù nell'azione delle masse umane. Quando la maggioranza alla fine
voterà per l'abolizione della schiavitù, sarà perché la
schiavitù le è indifferente, oppure perché sarà rimasta
ben poca schiavitù da abolire con il proprio voto. Allora saranno loro
gli unici schiavi. Solo il voto di colui che afferma con esso la propria
libertà può affrettare l'abolizione della schiavitù. Sento
parlare di un congresso a Baltimora, o altrove, per la selezione di un
candidato alla Presidenza, un congresso composto prevalentemente da direttori
di giornali, e da uomini che sono politici di professione; ma penso, qualunque
decisione essi possano prendere, che importanza avrà per un uomo
indipendente, intelligente, e rispettabile, se non goderemo noi, ugualmente,
del beneficio della sua saggezza e della sua onestà? Non possiamo forse
contare su qualche voto indipendente? Non ci sono forse molti individui nel
paese che non partecipano ai congressi? Invece no: scopro che il cosiddetto
uomo rispettabile s'è immediatamente mosso dalla sua posizione, e che ha
perso le speranze nel suo paese, quando il suo paese ha più ragioni di
disperare senza di lui. Egli senza indugi adotta uno dei candidati così
selezionati come l'unico disponibile, dimostrando così d'essere egli
stesso disponibile per qualunque scopo demagogico. Il suo voto non vale
più di quello di qualunque straniero senza scrupoli o di qualunque
nativo corrotto, che siano stati comprati. Cosa non darei per un uomo che sia
un uomo, e che, come dice il mio vicino, abbia una spina dorsale che non puoi
trapassare con una mano! Le nostre statistiche sono in errore: la popolazione
è stata dichiarata troppo numerosa. Quanti uomini ci sono per ogni mille
miglia quadrate nel paese? A mala pena uno. Forse non offre l'America ogni
incentivo agli uomini affinché si stabiliscano qui? L'Americano è
degenerato in un Tipo Strano, - uno che potrebbe essere riconosciuto dallo
sviluppo del suo spirito gregario, e da una manifesta mancanza di intelletto e
di serena fiducia in se stesso; uno per il quale la prima e principale preoccupazione,
venendo al mondo, è quella di accertarsi che gli ospizi siano in buone
condizioni; e, prima ancora di avere legittimamente indossato l'abito virile,
quella di raccogliere fondi per il sostentamento di eventuali vedove ed orfani;
uno che, in breve, si avventura nella vita solo con l'aiuto della
società di mutuo soccorso, la quale ha promesso di dargli una decente
sepoltura.
Di fatto, non è dovere di un
individuo dedicarsi all'estirpazione del male, anche del più grande;
giustamente, egli potrebbe avere altre faccende che lo occupano; ma è
suo dovere, almeno, tenersene fuori e, se non vi pensa oltre, non dargli il suo
supporto praticamente. Se mi dedico ad altri scopi e progetti, dapprima devo
almeno verificare che non li sto perseguendo stando seduto sulle spalle d'un
altro uomo. Prima di tutto devo scendere da lì, affinché anch'egli possa
perseguire i suoi obiettivi. Osservate quale grossolana contraddizione si
tollera. Ho sentito alcuni miei concittadini dire: "Vorrei che mi
ordinassero di aiutare a sedare un'insurrezione degli schiavi, o di marciare
contro il Messico, - figuriamoci se ci andrei"; e tuttavia ognuno di
questi stessi uomini ha fornito un sostituto, direttamente, con la loro
fedeltà, ed indirettamente, quantomeno, con il loro denaro. Il soldato
che si rifiuta di prestare servizio in una guerra ingiusta è applaudito
da coloro che non rifiutano di sostenere l'ingiusto governo che fa quella
guerra; è applaudito da coloro dei quali egli disprezza e non tiene in
alcun conto l'azione e l'autorità; come se lo Stato fosse pentito al
punto tale da assumere qualcuno che lo fustighi mentre commette peccato, ma non
fino al punto di smettere per un solo momento di peccare. In questo modo, in
nome dell'ordine e del governo civile, siamo tutti costretti infine a rendere
omaggio ed a sostenere la nostra stessa meschinità. All'iniziale rossore
provocato dal peccato, segue l'indifferenza, e da immorale esso diviene, per
così dire, amorale, ed in qualche maniera necessario alla vita che
abbiamo costruito.
L'errore più grande e prevalente
richiede che la virtù più disinteressata lo sostenga. Gli animi
nobili sono quelli che più probabilmente incorrono nell'insignificante
rimprovero al quale è comunemente soggetta la virtù del
patriottismo. Coloro che, pur disapprovando il carattere ed i provvedimenti di
un governo, gli concedono la propria fedeltà ed il proprio appoggio, ne
sono senza alcun dubbio i più coscienziosi sostenitori, e costituiscono
molto di frequente i più seri ostacoli alla riforma. Alcuni stanno
presentando petizioni alla Stato affinché sciolga l'Unione, affinché non
rispetti le richieste del Presidente. Perché non la sciolgono da soli, -
l'unione tra sé e lo Stato, - e perché non si rifiutano di versare la propria
quota al suo erario? Non hanno forse, con lo Stato, la stessa relazione che lo
Stato ha con l'Unione? E non hanno forse le medesime ragioni che hanno impedito
loro di opporsi allo Stato, impedito allo Stato di opporsi all'Unione?
Come può un uomo essere
soddisfatto di prendere semplicemente in considerazione un'opinione, e
compiacersi di ciò? Quale compiacimento c'è, se la sua opinione
è che egli viene danneggiato? Se il vostro vicino vi truffa anche per un
solo dollaro, non vi accontentate di sapere che siete stati truffati, o di dire
che siete stati truffati, né di chiedergli di darvi quanto vi spetta; fate
invece immediatamente passi concreti per ottenere l'intera somma, e cercate di
fare in modo di non essere mai più imbrogliati. L'azione in base ad un
principio, - la percezione e l'attuazione del giusto, - cambia le cose ed i
rapporti; essa è essenzialmente rivoluzionaria, e non si concilia del
tutto con niente che esisteva prima. Essa non solo divide Stati e chiese,
divide le famiglie; sì, divide l'individuo, separando ciò che
è diabolico in lui dal divino.
Le leggi ingiuste esistono: dobbiamo
essere contenti di obbedirle, o dobbiamo tentare di emendarle, e di obbedirle
fino a quando non avremo avuto successo, oppure dobbiamo trasgredirle da
subito? Generalmente gli uomini, con un governo come questo, pensano che
dovrebbero aspettare finché avranno persuaso la maggioranza a modificarle.
Ritengono che, se opponessero resistenza, il rimedio sarebbe peggiore del male.
Ma è proprio colpa del governo se il rimedio è peggiore del male.
Lui lo rende peggiore. Perché non è più propenso a prevenire ed a
provvedere alle riforme? Perché non ha a cuore la sua saggia minoranza? Perché
piange ed oppone resistenza prima d'essere ferito? Perché non incoraggia i suoi
cittadini a stare all'erta al fine di evidenziare i suoi errori, ed a fare
meglio di quanto lui li indurrebbe a fare? Perché crocefigge sempre Cristo, e
scomunica Copernico e Lutero, e dichiara ribelli Washington e Franklin?
Si sarebbe portati a pensare che una
deliberata e concreta negazione della sua autorità sia l'unico reato mai
contemplato dal governo; altrimenti, perché non ha stabilito per questo una
pena definita, adeguata e commisurata? Se un uomo che non ha proprietà
rifiuta una sola volta di guadagnare nove scellini per lo Stato, viene messo in
prigione per un periodo di tempo che non è stabilito da nessuna legge
che io conosca, e che è determinato solo dalla discrezione di coloro che
l'hanno messo dentro; ma se rubasse novanta volte nove scellini allo Stato,
presto gli sarebbe consentito di tornare di nuovo in libertà. Se
l'ingiustizia è parte del necessario attrito della macchina del governo,
lasciamo stare, lasciamo stare: forse esso si attenuerà, - certamente la
macchina si logorerà. Se l'ingiustizia ha una molla, o una puleggia, o
una corda, o una manovella esclusivamente per sé, allora si può forse
considerare se il rimedio non sia peggiore del male; ma se è di una
natura tale da richiedervi d'essere l'agente dell'ingiustizia nei confronti di
un altro, allora, io dico, che s'infranga la legge. Lasciate che la vostra vita
faccia da contro-attrito per fermare la macchina. Ciò che devo fare
è accertarmi, in ogni caso, che non mi sto prestando al male che
condanno.
Quanto all'adottare i sistemi che lo
Stato ha predisposto per rimediare al male, io di tali sistemi non ne conosco.
Richiedono troppo tempo, e la vita intera di un uomo se ne sarà nel
frattempo andata. Ho altre faccende delle quali occuparmi. Non sono venuto a
questo mondo innanzitutto per farne un buon posto nel quale vivere, ma per
viverci, buono o cattivo che esso sia. Un uomo non deve fare tutto, ma
qualcosa; e poiché non può fare tutto, non è comunque necessario
che debba fare qualcosa di sbagliato. Non è affar mio presentare
petizioni al governatore o all'Assemblea Legislativa, non più di quanto
sia affar loro rivolgere petizioni a me; e, se non ascoltassero la mia
petizione, che cosa dovrei fare allora? Ma in questo caso lo Stato non ha
previsto nessuna soluzione: la sua stessa Costituzione è il male. Questo
potrebbe sembrare sgradevole ed ostinato e tutt'altro che conciliante; invece
è trattare con la massima gentilezza e considerazione l'unico spirito
che possa apprezzarlo o che possa meritarlo. Di questo tipo è ogni
cambiamento in meglio, come la nascita e la morte che sconvolgono il corpo.
Non esito a dire che coloro i quali si
definiscono abolizionisti dovrebbero immediatamente ritirare in modo effettivo
il loro appoggio, sia di persona che in termini di proprietà, al governo
del Massachusetts, e non aspettare finché costituiranno la maggioranza per un
voto, prima di lasciare che il giusto prevalga mediante loro. Penso che sia
sufficiente che essi abbiano Dio dalla loro parte, senza aspettare null'altro.
Inoltre, qualsiasi uomo che sia più giusto dei propri vicini costituisce
già una maggioranza di uno.
Incontro questo governo americano, o il
suo rappresentante, il governo statale, in modo diretto e faccia a faccia una
volta all'anno, non di più, nella persona del suo esattore delle tasse;
questo è l'unico modo nel quale un uomo nelle mie condizioni lo incontra
per forza; ed esso allora dice chiaramente, Riconoscimi; e nell'attuale stato
di cose, il modo più semplice, più efficace, e assolutamente
necessario di trattare con esso su questo punto, il modo di esprimere la vostra
scarsa soddisfazione ed il vostro poco amore nei suoi confronti, è dire
di no in quel momento. Il mio civile vicino, l'esattore, è proprio colui
che devo affrontare, - poiché, dopotutto, è con gli uomini e non con la
pergamena che litigo, - ed egli ha volontariamente scelto di essere un
rappresentante del governo.Come potrà sapere precisamente chi è,
e cosa fa, come ufficiale del governo o come uomo, finché è obbligato a
chiedersi se dovrà trattare me, suo vicino, per il quale egli nutre
rispetto, come un vicino ed un uomo ben disposto, o come un pazzo ed un
disturbatore della pace, ed a capire se può superare questo intralcio
alla sua affabilità senza bisogno d'un pensiero o un discorso più
insolente o impetuoso che corrispondano alla sua azione? So questo di sicuro,
che se mille, se cento, se dieci uomini dei quali potrei fare i nomi, - se solo
dieci uomini onesti, - sì, se un uomo ONESTO, in questo Stato del
Massachusetts, cessando di tenere schiavi, si ritirasse seriamente da questa
associazione, e fosse per questo motivo rinchiuso nella prigione della contea,
ciò comporterebbe l'abolizione della schiavitù in America. Perché
non conta quanto esiguo l'inizio possa sembrare: ciò che è fatto
bene una volta è fatto per sempre. Ma preferiamo parlarne: diciamo che
è la nostra missione. La riforma ha molti giornali al proprio servizio,
ma non un solo uomo. Se il mio stimato vicino, l'ambasciatore dello Stato, che
dedicherà i suoi giorni a definire la questione dei diritti umani in
Camera di Consiglio, invece d'essere minacciato dalle prigioni della Carolina
fosse fatto prigioniero nel Massachusetts, questo stato così ansioso di
attribuire allo stato fratello il peccato della schiavitù, - benché al
momento esso possa rivendicare solo un atto di inospitalità alla base
della controversia con essa, - l'Assemblea Legislativa non rinvierebbe l'intero
argomento all'inverno successivo. Sotto un governo che imprigiona chiunque
ingiustamente, il vero posto per un uomo giusto è pure una prigione.
Oggi il posto giusto, il solo posto che
il Massachusetts abbia garantito ai suoi spiriti più liberi e meno
scoraggiati, è nelle sue prigioni, è l'essere espulsi ed
estromessi dallo Stato per volontà della sua stessa legge, così
come essi si sono autoesclusi mediante i propri principi. È là
che lo schiavo in fuga, ed il prigioniero messicano rilasciato sulla parola, e
l'indiano giunto a denunciare le ingiustizie subite dalla sua razza, li
troverebbero; su quel suolo separato ma più libero ed onorevole, nel
quale lo Stato pone coloro i quali non sono con lui, ma contro di lui, - la
sola dimora, in uno stato schiavista, nella quale un uomo libero possa abitare
con onore. Se alcuni pensano che la loro influenza là andrebbe perduta,
e che le loro voci non affliggerebbero più l'orecchio dello Stato, che
tra quelle mura essi non sarebbero più dei nemici, non sanno di quanto
la verità sia più forte dell'errore, né quanto più
eloquentemente ed efficacemente possa combattere l'ingiustizia colui che l'ha
sperimentata un Po sulla propria persona. Date il vostro voto intero, non solo
un pezzo di carta, ma tutta la vostra influenza. Una minoranza è senza
potere quando si conforma alla maggioranza; non è nemmeno una minoranza
in tal caso; ma è irresistibile quando è d'intralcio con tutto il
suo peso. Se l'alternativa è tenere tutti gli uomini giusti in prigione,
oppure rinunciare alla guerra ed alla schiavitù, lo Stato non
avrà esitazioni riguardo a cosa scegliere. Se mille uomini non pagassero
quest'anno le tasse, ciò non sarebbe una misura tanto violenta e
sanguinaria quanto lo sarebbe pagarle, e permettere allo Stato di commettere
violenza e di versare del sangue innocente. Questa è, di fatto, la
definizione di una rivoluzione pacifica, se una simile rivoluzione è
possibile. Se l'esattore delle tasse, od ogni altro pubblico ufficiale, mi
chiede, come uno ha fatto, "Ma cosa devo fare?" la mia risposta
è, "Se vuoi davvero fare qualcosa, rassegna le dimissioni".
Quando il suddito si è rifiutato di obbedire, e l'ufficiale ha
rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico, allora la rivoluzione è
compiuta.
Ma supponiamo pure che debba scorrere
il sangue. Non c'è forse del sangue versato quando la coscienza è
ferita? Attraverso questa ferita scorrono via la vera umanità e
l'immortalità di un uomo, ed egli sanguina fino ad una morte eterna.
Vedo questo sangue scorrere ora. Ho contemplato l'incarceramento del
trasgressore, piuttosto che il sequestro dei suoi beni, - benché entrambi
servano allo stesso scopo, - poiché coloro i quali sostengono il diritto più
puro, e sono di conseguenza i più pericolosi per uno Stato corrotto, di
solito non hanno dedicato molto tempo ad accumulare proprietà. A costoro
lo Stato rende un servizio comparativamente piccolo, ed una minima tassa
è solita apparire esorbitante, particolarmente se sono costretti a
pagarla con speciale lavoro manuale. Se ci fosse qualcuno che vivesse
totalmente senza l'utilizzo del denaro, lo Stato stesso esiterebbe a
pretenderne da lui. Ma l'uomo ricco - non per fare un confronto offensivo -
è sempre venduto all'istituzione che lo rende ricco. In assoluto,
più abbondano i soldi, minore è la virtù, poiché il denaro
si interpone fra un uomo ed i suoi oggetti, e li ottiene per lui; e certamente
non è stata necessaria nessuna grande virtù per ottenere
ciò. Esso mette a tacere molte domande alle quali egli sarebbe
altrimenti costretto a rispondere; mentre la sola nuova domanda che gli si pone
è quella difficile, ma superflua, riguardo a come spenderlo. In questo
modo il terreno morale gli viene tolto da sotto i piedi. Le opportunità
di vivere sono minori in proporzione all'aumento di quelli che sono chiamati i
"mezzi". La cosa migliore che un uomo può fare per la propria
cultura quando è ricco è cercare di attuare i progetti che aveva
quando era povero. Cristo rispose agli uomini di Erode tenendo conto della loro
condizione. "Mostratemi il denaro dei tributi" disse; - ed uno
estrasse dalla tasca una moneta; - Se usate denaro che reca l'immagine di
Cesare su di sé, e che egli ha reso corrente e di valore, cioè, se voi
siete uomini dello Stato, e se con gioia godete dei vantaggi del governo di
Cesare, allora rendetegli del suo quando lo chiede; "Rendete perciò
a Cesare quel che è di Cesare, ed a Dio quel che è di Dio",
- ma egli non li lasciò più saggi di quanto fossero prima né
sull'una né sull'altra cosa, poiché essi non vollero sapere. Quando parlo con i
più liberi dei miei vicini, mi accorgo che, qualunque cosa essi possano
dire sull'importanza e la serietà del problema, e sulla loro
considerazione per la tranquillità pubblica, la questione è che
non possono fare a meno della protezione del governo attuale, e che temono le
conseguenze di un'eventuale disobbedienza per i loro beni e le loro famiglie.
Per quanto riguarda me, non mi piacerebbe pensare di dover fare affidamento
sulla protezione dello Stato. Ma, se nego l'autorità dello Stato quando
mi presenta la cartella delle tasse, presto si prenderà e
distruggerà tutte le mie proprietà, tormentando così me ed
i miei figli senza fine. Questo è difficile. Questo rende impossibile ad
un uomo vivere onestamente, ed allo stesso tempo confortevolmente in apparenza.
Non varrà la pena accumulare proprietà; di sicuro svaniranno di
nuovo. Dovete affittare o occupare un posto da qualche parte, e far crescere
solo un piccolo raccolto, e mangiarlo subito. Dovete vivere una vita interiore,
e contare su voi stessi, rimboccandovi sempre le maniche e stando pronti a
ricominciare, senza occuparvi di molte faccende. Un uomo potrebbe diventare
ricco perfino in Turchia, se sarà da ogni punto di vista un buon suddito
del governo turco.
Confucio disse, - "Se uno Stato
è governato dai princìpi della ragione, la povertà e la
miseria sono oggetto di vergogna; se uno Stato non è governato dai
princìpi della ragione, ricchezze ed onori sono oggetto di vergogna".
No: finché voglio che la protezione del
Massachusetts si estenda a me sino a qualche distante porto del sud, dove la
mia libertà è in pericolo, o finché sono condizionato soltanto
dalla costruzione d'una proprietà in patria mediante un'iniziativa
pacifica, posso permettermi di rifiutare lealtà al Massachusetts, e di
rifiutare il suo diritto sulle mie proprietà e sulla mia vita. Mi costa
meno in ogni senso incorrere nella pena prevista per la disobbedienza allo
Stato di quello che mi costerebbe obbedire. Mi sentirei come se valessi meno in
tal caso. Alcuni anni fa, lo Stato mi si presentò per conto della
Chiesa, e mi ordinò di pagare una certa somma per il sostentamento di un
sacerdote, alle funzioni del quale aveva presenziato mio padre, ma io mai.
"Paga", mi disse "o sarai rinchiuso in prigione". Mi
rifiutai di pagare. Ma, sfortunatamente, un altro uomo ritenne opportuno pagare
per me. Non capivo perché il maestro di scuola dovesse essere tassato per
supportare il prete, e non viceversa, dal momento che io non ero un insegnante
statale, ma mi mantenevo con una sottoscrizione volontaria. Non capivo perché
il liceo non potesse presentare una propria richiesta di tasse, e perché lo
Stato non sostenesse tale richiesta, così come la chiesa. Tuttavia, su
richiesta dei consiglieri comunali, acconsentii a fare per iscritto una
dichiarazione di questo tipo: - "Sappiano tutti con la presente che io,
Henry Thoreau, non desidero essere considerato membro di alcuna corporazione
alla quale non abbia aderito". Diedi questa dichiarazione al segretario
comunale; ed egli l'ha tuttora. Lo Stato, avendo appreso in tal modo che non
desideravo essere considerato come membro di quella chiesa, da allora non mi ha
più fatto una richiesta del genere, sebbene abbia sostenuto che in
quell'occasione doveva attenersi alla sua posizione iniziale.
Se avessi saputo come identificarle, mi
sarei dunque ritirato con accuratezza da tutte le società per le quali
non avevo firmato; ma non sapevo dove trovare un elenco completo. Per sei anni
non ho pagato la "poll-tax". Una volta per questo fui imprigionato,
per una notte; e mentre stavo lì ad esaminare i muri di pietra
massiccia, spessi due o tre piedi, la porta di legno e ferro spessa un piede e
le grate di ferro dalle quali filtrava la luce, non potevo fare a meno di
essere colpito dalla stupidità di quell'istituzione, che mi trattava
come se fossi semplice carne e sangue e ossa, da mettere sotto chiave. Mi
stupivo che esso avesse concluso alla fine che questo era il migliore uso che
poteva fare di me, e che non avesse mai pensato di avvalersi in qualche modo
dei miei servigi. Compresi che, se c'era un muro di pietra fra me ed i miei
concittadini, ce n'era uno ancora più difficile da scalare o rompere
prima che essi potessero arrivare ad essere liberi com'ero io. Non mi sentii
imprigionato neppure per un momento, ed i muri mi sembravano un grande spreco
di pietra e di malta. Mi sentivo come se solo io, fra tutti i miei
concittadini, avessi pagato la mia tassa. Essi chiaramente non sapevano come
trattarmi, ma si comportavano come persone rozze. In ogni minaccia ed in ogni
cortesia c'era grossolanità, poiché credevano che il mio desiderio
più grande fosse quello di trovarmi dall'altra parte di quel muro di
pietra. Non potevo fare a meno di sorridere nel vedere con quanta
industriosità essi chiudevano la porta in faccia alle mie riflessioni,
che li seguivano fuori senza alcun impedimento, e che in realtà esse
costituivano l'unico pericolo. Poiché non potevano raggiungere me, avevano
deciso di punire il mio corpo; come i ragazzi, i quali, se non possono arrivare
a qualcuno per il quale nutrono risentimento, finiscono per maltrattarne il
cane.
Capii che lo Stato era uno stupido, che
era timido come una donna nubile tra i suoi cucchiai d'argento, e che non
sapeva distinguere i suoi amici dai suoi nemici, e persi tutto il rispetto che
m'era rimasto nei suoi confronti, e lo compatii. Lo Stato dunque non si
confronta mai intenzionalmente con il sentimento d'un uomo, intellettuale o
morale, ma solo con il suo corpo, con i suoi sensi. Esso non è dotato
d'intelligenza od onestà superiori, ma di superiore forza fisica. Non
sono nato per essere costretto. Respirerò liberamente. Vediamo chi
è il più forte. Che forza ha una moltitudine? Possono
costringermi soltanto ad obbedire ad una legge che sia più alta della
mia. Essi mi costringono a diventare come loro. Non sono a conoscenza di uomini
che vengano costretti a vivere in un modo o in un altro da masse di uomini. Che
tipo di vita sarebbe quella, da vivere? Quando incontro un governo che mi dice,
"Il tuo denaro o la tua vita", perché dovrei precipitarmi a dargli il
mio denaro? Può darsi che esso sia in gravi ristrettezze, e che non
sappia cosa fare: non posso aiutarlo in questo. Deve aiutarsi da sé: deve fare
come faccio io. Non vale la pena piangerci sopra. Non sono responsabile del
perfetto funzionamento dell'ingranaggio della società. Non sono il
figlio dell'ingegnere. Percepisco il fatto che, quando una ghianda ed una
castagna cadono fianco a fianco, l'una non resta inerte per far posto
all'altra, ma entrambe obbediscono alle proprie leggi, e nascono e crescono e
fioriscono come meglio possono, fino a quando un giorno una non oscura e non
distrugge l'altra. Se una pianta non può vivere secondo la propria natura,
essa muore, e così un uomo. La notte in prigione fu abbastanza insolita
ed interessante. I prigionieri in maniche di camicia stavano sulla soglia a
chiacchierare ed a godersi l'aria della sera, quando io entrai. Ma il secondino
disse, "Avanti, ragazzi, è ora di chiudere"; e così si
dispersero, ed udii il suono dei loro passi mentre rientravano nelle celle
vuote. Il mio compagno di stanza mi fu presentato dal secondino come "un
tipo di prim'ordine ed un uomo intelligente". Quando la porta fu chiusa,
egli mi fece vedere dove appendere il cappello, e come se la cavava là
dentro. Le stanze erano imbiancate una volta la mese; e questa, almeno, era la
stanza più bianca, quella arredata più semplicemente, e
probabilmente la più pulita della città. Naturalmente, egli volle
sapere da dove venissi e cosa mi avesse portato lì; e, quando glielo
ebbi detto, gli chiesi a mia volta come lui fosse finito lì, presumendo,
naturalmente, che fosse un uomo onesto; e visto come va il mondo, credo che lo
fosse.
"Perché", mi disse, "mi
accusano di aver dato fuoco ad un granaio; ma non l'ho mai fatto". Per
quanto riuscii a scoprire, era probabilmente andato a dormire in un granaio
quando era ubriaco, ed aveva fumato la pipa là, e così un granaio
andò a fuoco. Aveva fama d'essere un uomo intelligente, era stato
là dentro in attesa del suo processo per circa tre mesi, ed avrebbe
dovuto aspettare per altrettanti; ma s'era decisamente adattato ed
accontentato, poiché lo mantenevano gratis, e riteneva d'essere trattato bene.
Si mise ad una finestra, ed io
all'altra; e capii che, se si restava lì a lungo, l'occupazione
principale sarebbe stata quella di guardare fuori dalla finestra. Ben presto
avevo letto tutti gli opuscoli che erano stati lasciati lì, ed avevo
esaminato da dove erano evasi in passato alcuni prigionieri, e dove una sbarra
era stata segata, ed avevo ascoltato la storia dei diversi occupanti di quella
stanza; poiché finii per scoprire che persino qui c'erano una storia e dei
pettegolezzi che non circolavano mai al di fuori delle mura della prigione.
Probabilmente questa è l'unica casa della città nella quale sono
composti versi poi stampati sotto forma di circolare, ma non pubblicati. Mi fu
mostrato un elenco alquanto lungo di versi composti da alcuni giovani che erano
stati scoperti in un tentativo di fuga e che si erano vendicati mettendosi a
cantarli.
Strappai tutte le informazioni
possibili al mio compagno di prigionia, per timore di non rivederlo mai
più; ma alla fine egli mi indicò quale fosse il mio letto, e mi
fece spegnere il lume. Giacere là per una notte fu come viaggiare in un
paese lontano, un paese che non mi sarei mai aspettato di vedere. Mi sembrava
di non aver mai sentito i rintocchi dell'orologio municipale prima d'allora, né
i suoni serali del paese, dato che dormimmo con le finestre che si trovavano al
di qua dell'inferriata aperte. Era come vedere il mio paese natio nella luce
del medioevo, ed il nostro fiume Concord s'era trasformato in affluente del
Reno, e visioni di cavalieri e castelli mi passavano davanti. Erano le voci
degli antichi abitanti, quelle che udivo nelle strade. Ero involontario
spettatore ed ascoltatore di qualsiasi cosa venisse fatta e detta nella cucina
dell'adiacente locanda del paese, - un'esperienza per me del tutto nuova e
rara. Era una visione più intima della mia città natia. Ero
proprio dentro di essa. Non avevo mai visto le sue istituzioni prima. Questa
è una delle sue istituzioni peculiari, dal momento che è un
capoluogo di contea. Cominciai a capire di cosa si occupassero i suoi abitanti.
La mattina, le nostre colazioni ci
vennero passate attraverso il buco della porta, in piccole gamelle di latta
oblunghe e squadrate, siffatte affinché potessero passare, e contenenti una
pinta di cioccolata, con pane nero, ed un cucchiaio di ferro. Quando passarono
di nuovo a riprendere i recipienti, fui così ingenuo da restituire il
pane che avevo avanzato; ma il mio compagno lo afferrò, e disse che
dovevo conservarlo per il pranzo o per la cena. Poco dopo egli fu fatto uscire
per andare al lavoro a falciare in un campo vicino, ove si recava
quotidianamente, e non sarebbe tornato fino a mezzogiorno; così mi
augurò una buona giornata, dicendo che dubitava di rivedermi.
Quando uscii di prigione, - perché
qualcuno interferì e pagò quella tassa, - non notai grandi
cambiamenti che avessero avuto luogo nella vita di tutti i giorni, come aveva
notato quel tale ch'era entrato in prigione in gioventù e n'era uscito
con passo malfermo e con i capelli grigi; e tuttavia ai miei occhi c'era stato
un cambiamento sulla scena, - la città, lo Stato, ed il paese, -
più grande di qualunque mutamento provocato dal tempo. Vedevo ancora
più chiaramente lo Stato nel quale vivevo. Vedevo fino a che punto le
persone tra le quali vivevo potevano essere considerate dei buoni vicini ed
amici; che la loro amicizia durava solo un'estate; che non avevano grandi
intenzioni di fare il giusto; che quanto a pregiudizi e superstizioni erano
d'una razza diversa dalla mia, al pari dei cinesi e dei malesi; che a proposito
di sacrifici per l'umanità, non correvano alcun rischio, nemmeno per le
loro proprietà; che, dopotutto, non erano così nobili ma
trattavano il ladro come lui aveva trattato loro, e speravano, con un po'
d'osservanza esteriore e poche preghiere, e camminando di tanto in tanto lungo
un particolare sentiero, dritto ma inutile, di salvarsi l'anima. Questo
potrebbe essere giudicare duramente i miei vicini, dal momento che credo che
molti di loro non sappiano che nel loro paese hanno un'istituzione come la
prigione.
Un tempo c'era l'usanza nel nostro
villaggio, quando un povero debitore usciva di prigione, che i suoi conoscenti,
guardandolo attraverso le dita, incrociate a rappresentare la finestra della
prigione, lo salutassero con un "Come va?" I miei vicini non mi salutarono
in quel modo, ma prima mi lanciarono un'occhiata, e poi si guardarono l'un
l'altro, come se fossi tornato da un lungo viaggio. Ero stato messo in prigione
mentre stavo andando dal calzolaio a ritirare una scarpa che era stata
riparata. Quando fui rilasciato il mattino dopo, procedetti nel portare a
termine la mia commissione, e, dopo aver calzato la mia scarpa aggiustata,
raggiunsi un gruppo che andava per mirtilli, e ch'era impaziente di mettersi
sotto la mia guida; ed in mezz'ora, - dato che il cavallo fu presto bardato, -
ero in mezzo ad un campo di mirtilli, su una delle nostre colline più
alte, a due miglia di distanza; ed allora lo Stato non poteva più essere
visto da nessuna parte. Questa è la storia completa de "Le Mie Prigioni".
Non mi sono mai rifiutato di pagare la
tassa per le strade statali, perché desidero essere un buon vicino tanto quanto
desidero essere un cattivo cittadino; e, per quanto riguarda il supporto alle
scuole, sto ora facendo la mia parte per istruire i miei concittadini. Non è
a causa di qualche voce particolare della cartella delle tasse che mi rifiuto
di pagarle. Desidero semplicemente rifiutare obbedienza allo Stato, ritirarmi e
starne concretamente alla larga. Non mi interessa seguire il percorso del mio
dollaro, ammesso ch'io possa farlo, finché questo non compra un uomo, o un
moschetto con il quale sparare a qualcuno, - il dollaro è innocente, -
ma mi preoccupo di seguire gli effetti della mia obbedienza. Di fatto, dichiaro
tranquillamente guerra allo Stato, a modo mio, sebbene io continui a farne uso
ed a trarre da esso i vantaggi che mi sono possibili, come è normale in
questi casi. Se altri pagano la tassa che è richiesta a me, per
solidarietà nei confronti dello Stato, essi non fanno altro che quello che
hanno già fatto nel proprio caso, o piuttosto si rendono complici
dell'ingiustizia in misura maggiore di quanto lo Stato non richieda. Se pagano
la tassa per una malintesa premura nei confronti dell'individuo tassato, per
salvare le sue proprietà, o per impedire ch'egli vada in prigione,
è perché non hanno considerato con saggezza quanto essi permettano ai
loro sentimenti privati di interferire con il bene comune.
Questa, dunque, è la mia
posizione attuale. Ma in un caso del genere non si può essere troppo
intransigenti, altrimenti la propria azione rischia d'essere influenzata
dall'ostinazione o da un eccessivo rispetto delle opinioni degli uomini. Si
cerchi dunque di fare solo ciò che si addice a sé ed al momento.
Talvolta penso, Ma guarda, questa gente ha buone intenzioni; è solo
ignorante; agirebbe meglio, se sapesse come fare: perché dare ai tuoi vicini
questa pena di trattarti come non sono inclini a fare? Ma penso pure, questa
non è una buona ragione perché io debba fare come loro, o permettere ad
altri di patire un dolore molto più grande di questo, di natura diversa.
Ancora, dico talvolta a me stesso, Quando molti milioni di uomini, senza
ardore, senza cattiva volontà, senza un sentimento personale d'alcun
tipo, ti chiedono soltanto pochi scellini, senza la possibilità, questa
è la loro posizione, di ritirare o modificare la loro attuale richiesta,
e senza la possibilità, da parte tua, di fare appello ad altri milioni
di persone, perché dovresti esporti a questa schiacciante forza bruta? Non
opponi resistenza al freddo ed alla fame, ai venti ed alle onde, in maniera
così ostinata; ti sottometti tranquillamente a mille simili
ineluttabilità. Non metti la testa nel fuoco. Ma precisamente in
proporzione a quanto considero questa non come una forza completamente bruta,
ma in parte una forza umana, e ritengo di avere un rapporto con quei milioni di
uomini in quanto milioni di uomini, e non in quanto mere entità brute o
inanimate, penso che ci sia una possibilità di appello, in primo luogo e
subito rivolta da essi al Creatore e, secondariamente, a se stessi. Ma, se
metto deliberatamente la testa nel fuoco, non c'è possibilità di
appello al fuoco o al Creatore del fuoco, e posso solo rimproverare me stesso.
Se potessi convincermi di avere qualche diritto d'esser soddisfatto degli uomini
così come sono, e di trattarli di conseguenza, e non, per certi aspetti,
secondo le mie esigenze ed aspettative su come loro ed io dovremmo essere,
allora, come un buon Musulmano ed un buon fatalista, dovrei sforzarmi d'essere
soddisfatto delle cose come sono, e dire che è la volontà di Dio.
E, soprattutto, c'è questa differenza tra resistere a questo e resistere
ad una forza meramente bruta o naturale, che a questa posso oppormi con qualche
risultato; ma non posso aspettarmi, al pari di Orfeo, di cambiare la natura
delle rocce e degli alberi e delle bestie.
Non desidero litigare con nessun uomo o
nazione. Non voglio spaccare il capello in quattro, fare sottili distinzioni, o
proclamare me stesso migliore dei miei vicini. Cerco piuttosto, direi, addirittura
una scusa per conformarmi alle leggi del paese. Sono fin troppo pronto a
conformarmi ad esse. In verità ho ragione di sospettare di me stesso su
questo punto; ed ogni anno, quando passa l'esattore, mi trovo pronto a
riesaminare le azioni e la posizione dei governi federale e statale, e lo
spirito del popolo, per scoprire un pretesto per conformarmi.
"Dobbiamo amare la patria come i nostri genitori, E se mai
allontaniamo il Nostro amore o ingegno dal renderle onore, Dobbiamo pensare alle
conseguenze ed insegnare all'anima le Questioni di coscienza e di religione, E
non il desiderio di potere o di profitto".
Credo che lo Stato sarà presto
in grado di togliermi di mano tutto il lavoro di questo genere, ed allora non
sarò miglior patriota dei miei concittadini. Considerata da un
più basso punto di vista, la Costituzione, con tutti i suoi difetti,
è molto buona; la legge ed i tribunali sono assai rispettabili; persino
questo Stato e questo governo americani sono, per molti versi, alquanto ammirevoli
e cose rare delle quali essere grati, come moltissimi li hanno descritti; ma
visti da un punto di vista un po' più elevato, sono come io li ho
descritti; visti da uno ancora più elevato, e dal più elevato
possibile, chi mai dirà come sono, o che non sono affatto degni di nota
o di considerazione?
Tuttavia, il governo non mi interessa
molto, e gli dedicherò meno pensieri possibile. Non sono molti i momenti
nei quali vivo sotto un governo, persino in questo mondo. Se un uomo è
libero nel pensiero, libero nella fantasia, libero nell'immaginazione, sicché
ciò che non è non gli appare mai per molto tempo come ciò
che è, i governanti o i riformatori stolti non possono ostacolarlo
fatalmente.
So che la maggior parte degli uomini la
pensa diversamente da me; ma coloro che per professione dedicano la propria
vita allo studio di questi o di simili argomenti, mi soddisfano poco o per
nulla. Statisti e legislatori, essendo così completamente entro
l'istituzione, non la osservano mai in modo chiaro e schietto. Parlano di
società in movimento, ma senza di essa non hanno luogo di riposo.
Potrebbero essere uomini di una certa esperienza e discernimento, e senza
dubbio hanno inventato sistemi ingegnosi e persino utili, per i quali li
ringraziamo sinceramente; ma tutta la loro intelligenza e la loro
utilità stanno entro limiti certamente non molto ampi. Essi sono soliti
dimenticare che il mondo non è governato dalla politica e dalla
convenienza. Webster non vede mai secondi fini nel governo, e quindi non
può parlarne con autorevolezza. Le sue parole sono saggezza per quei
legislatori che non contemplano nessuna sostanziale riforma del governo
esistente; ma per i filosofi, e per coloro che legiferano per il futuro, egli
non si avvicina mai neppure una volta all'argomento.
Conosco persone le cui serene e sagge
riflessioni su questo tema rivelerebbero presto i limiti della sua
capacità ed apertura mentale. Tuttavia, paragonate alle affermazioni
superficiali della maggior parte dei riformatori, ed all'ancor più
infima saggezza ed eloquenza dei politici in generale, le sue parole sono
pressoché le uniche sensate e degne di stima, e ringraziamo il Cielo per averlo
avuto. Al confronto, egli è sempre forte, originale e, soprattutto,
concreto. Ciò nonostante, la sua dote non è la saggezza,
bensì l'accortezza. La verità dell'avvocato non è la
Verità, ma la coerenza, o un espediente di coerenza. La Verità
è sempre in armonia con se stessa, e non si prefigge lo scopo principale
di mostrare che la giustizia potrebbe accordarsi con il fare il male. Egli
merita d'essere chiamato, come è stato chiamato, il Difensore della
Costituzione. In effetti le sue uniche azioni determinanti sono difensive. on
è un leader, ma un gregario. I suoi leader sono gli uomini dell'87.
"Non ho mai fatto un tentativo" dice "e non mi sono mai
riproposto di fare un tentativo; non ho mai appoggiato, né avuto intenzione di
appoggiare un tentativo di disturbo a danno dell'accordo così come
originariamente è stato stipulato, l'accordo attraverso il quale i
diversi Stati sono entrati nell'Unione". Pensando ancora all'approvazione
che la Costituzione dà alla schiavitù, egli dice: "Poiché
era una parte dell'accordo originario - lasciamo che continui ad
esistere". Nonostante il suo eccezionale acume e le sue capacità,
egli non è in grado di estrapolare un fatto dalle sue relazioni
meramente politiche, e di vederlo come si presenta in senso assoluto per essere
elaborato dall'intelletto, - cosa che, per esempio, è giusto che un uomo
faccia qui in America oggi riguardo alla schiavitù, - ma si avventura, o
è indotto, a dare una risposta senza speranza come quella che segue, pur
professando di parlare in senso assoluto, e da un punto di vista individuale, -
ma quale nuovo e singolare codice di doveri sociali se ne potrebbe dedurre?
"Il modo", egli dice "nel quale i governi di quegli Stati nei
quali esiste la schiavitù devono regolarla, è a loro discrezione,
sotto la responsabilità che hanno nei confronti dei loro elettori, nei
confronti delle leggi universali di proprietà, umanità, e
giustizia, e davanti a Dio. Le associazioni costituite altrove, nate da un
sentimento umanitario, o da qualunque altra causa, non hanno nulla a che fare
con ciò. Esse non hanno mai ricevuto alcun incoraggiamento da me, né lo
riceveranno mai". Coloro i quali non conoscono fonti più pure di
verità, e che non ne hanno risalito il corso oltre, restano fedeli, e
saggiamente vi restano, alla Bibbia ed alla Costituzione, e vi si abbeverano
con riverenza ed umiltà; ma coloro che la vedono sgocciolare in questo
lago o in quella pozza, si mettono ancora una volta all'opera, e continuano il
pellegrinaggio verso la sorgente. Nessun uomo con un talento particolare per la
legislazione è comparso in America. Sono rari nella storia del mondo. Ci
sono oratori, politici, e uomini eloquenti, a migliaia; ma l'oratore non ha
ancora aperto bocca per dire chi sia in grado di risolvere le tanto dibattute
questioni del giorno. Amiamo l'eloquenza fine a se stessa, e non per la
verità che essa potrebbe esprimere, o per l'eroismo che potrebbe
ispirare. I nostri legislatori non hanno ancora imparato il mutuo valore del
libero scambio e della libertà, dell'unione e dell'onestà, per
una nazione. Essi non hanno predisposizione né talento per i problemi
relativamente modesti di tassazione e finanza, del commercio e dell'industria e
dell'agricoltura. Se fossimo esclusivamente guidati dal verboso acume dei
legislatori del Congresso, ignorando la provvidenziale esperienza e le valide
proteste della gente, l'America non conserverebbe a lungo il suo rango fra le
nazioni. Il Nuovo Testamento, anche se forse non ho il diritto di dirlo,
è stato scritto da milleottocento anni; eppure, dov'è il
legislatore che abbia sufficiente saggezza e capacità pratica da
servirsi della luce che esso getta sulla scienza della legislazione?
L'autorità del governo, per
quanto io sia desideroso di sottomettermi ad essa, - dato che ubbidirò
di buon grado a coloro i quali sappiano e possano fare meglio di me, ed in
molte cose persino a coloro i quali non sappiano e non possano fare altrettanto
bene, - è ancora impura: per essere pienamente giusta, deve avere
l'approvazione ed il consenso dei governati. Esso non può avere diritti
assoluti sulla mia persona o proprietà, al di fuori di quelli che io gli
concedo. Il progresso da una monarchia assoluta ad una costituzionale, e da una
monarchia costituzionale ad una democrazia, è un progresso in direzione
di un vero rispetto per l'individuo. Persino il filosofo cinese era
sufficientemente saggio da considerare l'individuo come la base dell'impero.
È una democrazia, così come noi la conosciamo, l'ultimo progresso
possibile nel governo? Non è possibile fare un passo avanti verso il
riconoscimento e l'organizzazione dei diritti dell'uomo? Non vi sarà mai
uno Stato realmente libero ed illuminato, finché lo Stato non giunga a
riconoscere l'individuo come un potere più elevato ed indipendente, dal
quale derivino tutto il suo potere e la sua autorità, e finché esso non
lo tratti di conseguenza. Mi compiaccio di immaginare uno Stato che alla fine
possa permettersi d'essere giusto con tutti gli uomini, e di trattare
l'individuo con rispetto come un vicino; uno Stato che inoltre non consideri in
contrasto con la propria tranquillità il fatto che pochi vivano in
disparte, senza immischiarsi nei suoi affari e senza lasciarsene sopraffare, -
individui che abbiano compiuto tutti i loro doveri di vicini e di esseri umani.
Uno Stato che desse questo genere di frutto, e lo lasciasse cadere non appena
fosse maturo, preparerebbe la strada ad uno Stato ancora più perfetto e
glorioso, che pure ho immaginato, ma che non ho ancora visto in nessun luogo.