La
Stampa 25-7-2012
Tra i bazooka della Bce c'è anche
l'acquisto dei bond delle società
Ma su quelli di Stato è
indispensabile una copertura politica
TONIA MASTROBUONI
Il 2 agosto probabili novità dal
consiglio direttivo Bce guidato da Mario Draghi
È
vero, la Banca centrale europea ha strumenti straordinari a disposizione,
alcuni ancora inutilizzati, per far fronte alla crisi. Ma senza una piena
copertura politica dei Paesi dell’Eurozona, alcuni di essi rischiano di
rimanere sul tavolo. O, peggio ancora, di essere controproducenti.
I titoli di
Stato
È il programma straordinario avviato nel 2010 dall’ex presidente
della Bce, Trichet, ma che è costato le
polemiche dimissioni di due banchieri tedeschi: Axel
Weber e Jürgen Stark.
La Bce compra sul mercato secondario (cioè non direttamente alle aste)
i bond statali per raffreddarne i tassi di interesse. Il piano, che da agosto
dello scorso anno era concentrato sui titoli spagnoli e italiani, è
stato interrotto da venti settimane. Ma da tempo ai vertici dell’Eurotower si discute se riprenderlo. I problemi,
però, sono due.
Il primo è che i falchi - tedeschi in testa -, sono fortemente
contrari. Anche al vertice europeo di giugno, quando i leader europei hanno
parlato della possibilità che il fondo salva-Stati garantisse per le
eventuali perdite dei bond acquistati dalla Bce, l’idea è stata
affossata da loro. Invece, sarebbe stata una delle poche novità in
grado di regalare una forza prorompente a questo strumento: sarebbe diventato
il vero «bazooka» contro i mercati. Il messaggio sarebbe stato
che la Bce avrebbe fatto scudo all’Eurozona comprando titoli in maniera
illimitata per proteggerla da rendimenti troppo alti sul debito, ma con il
paracadute dell’Esm. In altre parole, con la
copertura politica dei governi. Una differenza importante rispetto a quanto
accaduto sino a 20 settimane fa, quando la Bce agiva autonomamente ed era
sempre costretta a puntualizzare che gli acquisti dei titoli erano
«limitati» e «temporanei». Anche per calmare i
tedeschi, agitati per i rischi di eventuali default spalmati sull’Eurosistema e, dunque, in proporzione maggiore sulla
Germania. Svanita - per ora -, questa «pallottola
d’argento» per fermare la crisi dell’euro, è
prevedibile che i tedeschi dell’Eurotower si
metterebbero di traverso, se Draghi insistesse per riprendere il programma
con la stessa modalità di 20 settimane fa.
Ma c’è un secondo problema: quando si è decisa la
ristrutturazione del debito greco, la Bce ha goduto di condizioni più
favorevoli degli altri detentori di “sirtaki bond”. Il rischio,
del quale nel board sono perfettamente, consapevoli
è che riprendendo gli acqujsti, in
virtù di questo “privilegio” il resto degli investitori
cominci a scaricare i bond, temendo di rimanere col cerino in mano.
I bond
aziendali
La Bce, in teoria, ha ancora uno strumento del tutto inedito che può
utilizzare: acquistare obbligazioni di società non finanziarie. Anche
questa sarebbe una forma, come l’acquisto dei bond statali, di
«quantitative easing». Dal 2009 a oggi,
per rimanere in ambito europeo, l’ha utilizzato per due volte la Bank of England. Serve,
ovviamente, a bypassare il problema delle banche che non prestano soldi alle
aziende: in questo modo le società a corto di liquidità possono
approvvigionarsi direttamente presso l’Eurotower.
Una misura molto efficace nel caso di credit crunch
ma che nell’attuale quadro di grave recessione potrebbe non essere
sufficiente.
Un altro strumento straordinario che Draghi potrebbe risfoderare, ma che al
momento nei corridoi della Bce tendono ad escludere, è una terza
operazione di finanziamento alle banche a tre anni, un terzo “ltro” all’1%. Il problema è che al
momento le banche tendono ancora a ridepositare
questa liquidità presso la Bce, nonostante i tassi a zero sui
depositi. E quelle che hanno utilizzato quelle risorse per comprarsi bond
spagnoli e italiani per guadagnare dalla differenza degli interessi, ora sono
considerate più a rischio.
I tassi di
interesse
Anche sugli strumenti convenzionali la Bce ha ancora qualche margine di
manovra. Sabato scorso Draghi ha detto che l’inflazione scenderà
sotto il 2% prima della fine dell’anno, prima di quanto previsto
finora, e sembra aver confermato la possibilità di un abbassamento
ulteriore del costo del denaro. Una mossa che farebbe scendere ulteriormente
l’euro contro il dollaro dando sollievo all’export -
l’unico indicatore che può alleviare la recessione europea. E
non è neanche escluso che imiti la Banca centrale danese che ha di
recente portato i tassi di interesse sui depositi sotto zero. Al momento sono
già stati tagliati a zero per scoraggiare gli istituti di credito che
parcheggiano il denaro “overnight”per
paura di prestarseli a vicenda. Obbligare le banche a pagare la Bce per
parcheggiare denaro potrebbe essere un’ulteriore spinta per dirottarli
verso l’economia reale.
twitter@mastrobradipo
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