|
PRIVILEGIA
NE IRROGANTO Documento
inserito il:1-11-2012 |
||
DOCUMENTI CORRELATI |
|
||
|
|||
|
|||
La Stampa 30/10/2012
– Zingales, Manifesto capitalista. Lotta alla “peggiocrazia” Rivoluzione
morale contro l’economia corrotta Mario
Deaglio C’è un
genere letterario quasi sconosciuto in Italia, poco diffuso in Europa e molto
frequentato negli Stati Uniti: il saggio interpretativo che cerca di capire –
e di spiegare a un pubblico non specialistico, spesso con una scrittura
brillante e tagliente - che cosa sta succedendo e che cosa succederà nel
mondo globalizzato, alle prese con una crisi di portata epocale che non
accenna a passare. Siccome la crisi, nata dall’economia, investe sempre di
più tutte le dimensioni della vita, gli autori – quasi sempre scienziati
sociali o commentatori di professione - escono dalle loro specializzazioni e
tentano sintesi che coinvolgono altre discipline, spesso facendo così di
queste loro opere delle piattaforme per lanciare messaggi e raccomandazioni
ai politici e ai normali cittadini. Al
loro numero si è aggiunto Luigi Zingales, italiano per formazione, americano
per adozione intellettuale, con una brillante carriera che parte dalla
Bocconi, fa una sosta a Boston, dove Zingales consegue un dottorato al MIT e
giunge infine a quel vero e proprio tempio del pensiero liberista che è
l’Università di Chicago. Il suo non è un semplice messaggio ma, stando al
titolo italiano, un Manifesto capitalista, una
rivoluzione liberale contro l’economia corrotta. (Il titolo inglese,
più semplicemente è «Un capitalismo per la gente»). E’
indirizzato prevalentemente a un pubblico americano ma si adatta assai bene a
situazioni italiane, specie con un’introduzione e una postfazione sull’Italia
aggiunte appositamente dall’autore. E’ stato tradotto da Rizzoli proprio
quando esplodevano i casi di corruzione che hanno terremotato il mondo della
politica italiana e, forse anche sull’onda dell’attualità, ha totalizzato due
edizioni nel solo mese di settembre. Il
saggio di Zingales rappresenta una delle migliori analisi liberiste della
crisi attuale. Secondo l’autore, il sistema capitalistico americano, con il
suo incoraggiamento all’iniziativa del singolo, il suo principio di
uguaglianza delle opportunità e il suo sistema di controlli e bilanciamenti,
è il meccanismo più efficace per far aumentare la ricchezza e garantire al
tempo stesso la libertà, lasciando ampio spazio a chi è più bravo e
assicurando potenzialmente a tutti le stesse opportunità di far bene nella
vita. Una democrazia che cerca di far rima con meritocrazia. Tutto
bene, quindi, gli Stati Uniti sono un’isola felice o addirittura un pezzo di
mondo nuovo? Ahimé, no perché questo capitalismo ha
al suo interno una sorta di virus che lo sospinge verso evoluzioni negative.
L’amicizia passa davanti all’uguaglianza delle opportunità: chi ha in mano le
leve del potere applica le norme che lo favoriscono e lascia perdere quelle
che penalizzano lui o i suoi amici. Si è così sviluppata una finanza
clientelare con troppo potere, troppo grande per fallire, troppo grande per
essere veramente gestita, troppo oligopolistica. In questa denuncia della
cristallizzazione insediatasi al vertice del capitalismo moderno, i liberisti
«puri e duri» come Zingales hanno accenti che li avvicinano molto agli
avversari del liberismo. Vicini
nelle critiche, distantissimi nelle soluzioni. Zingales è convinto che il
capitalismo abbia solide fondamenta morali e che queste debbano essere
riscoperte o comunque rivitalizzate. Un esempio tra i tanti: è molto diffusa
la censura verso chi fa uso di doping nello sport, un’uguale censura dovrebbe
andare a quelle imprese che fanno uso di quella particolare forma di doping
che è la corruzione. Contro la corruzione l’autore propone, come antidoto a
carattere generale, al quale se ne devono aggiungere di specifici, la
trasparenza, il che significa la pubblicità dei dati, la loro facile consultabilità da parte di tutti, la semplificazione
degli organi di controllo. Un po’ come contro il doping sportivo si usano
esami clinici che devono essere rapidamente resi pubblici. E’
chiaro che queste ricette generali risultano particolarmente rafforzate nel
caso di un paese come l’Italia, a lungo governato da quella che Zingales
chiama la «peggiocrazia» e proprio attraverso la
progressiva erosione dei principi del mercato e della sua etica, l’Italia del
miracolo è diventata l’Italia del declino. Paradossalmente, proprio la crisi
finanziaria potrebbe, secondo l’autore, rappresentare un’occasione di
cambiamento. Di libri di
questo tipo ce ne vorrebbero molti. In America essi rappresentano uno stadio pre-politico attraverso il quale è bene passare per
attivare poi a uno stadio propriamente politico. In Europa e in Italia questa
«pre-politica» è carente o del tutto assente.
Potremo veramente rinnovare la politica? Autore: Luigi
Zingales Titolo: Manifesto
capitalista Edizioni:
Rizzoli Pagine: 406 Prezzo: 18 euro
(fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 27 ottobre) |
|||