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Documenti inseriti il: 8-8-2012

 

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Da Il Sole 24 Ore dell’8-8-2012

Il trio monnezza. Autorità USA contro banche inglesi

 


·         Banche inglesi nel mirino degli Usa

·         Il trio britannico finito nella tempesta

·         Quel manuale su come aggirare le leggi

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Banche inglesi nel mirino degli Usa

 

LONDRA. Dal nostro corrispondente
Il grafico disegna un tonfo nell'abisso. In mattinata la caduta raggiunge il 25% rispetto alla chiusura dell'altro ieri di Standard Chartered; nel pomeriggio una debole correzione ferma la lancetta a meno 17 per cento. I mercati bruciano 13 miliardi di euro di capitalizzazione di Borsa per il gioiello del banking inglese, ultima "vittima" dell'affondo americano. Standard Chartered rigetta le accuse dei regolatori Usa, minimizza le transazioni illegali a favore del l'Iran che le sono imputate e promette battaglia.

Che le relazioni Washington- Londra sul piano politico non fossero più quelle speciali di Ronald Reagan e Margaret Thatcher e nemmeno quello fra George W Bush e Tony Blair, si sapeva da tempo. Che dagli Usa stesse partendo un'azione così decisa contro la debole etica delle banche britanniche era,invece,imprevedibile. Non esiste un disegno, ovviamente, ma la coincidenza traccia una congiuntura da dimenticare per la City.

Nel volgere di poche settimane l'azione delle autorità Usa ha decapitato il vertice di Barclays bank denunciandone il ruolo avuto nello scandalo Libor; Hsbc è stata accusata dal Senato Usa di essersi messa al servizio dei trafficanti di droga messicani per riciclare miliardi di dollari attraverso i propri canali; due giorni fa l'accusa del Department financial service (Dfs) di New York a StanChart per aver aggirato il bando contro l'Iran consentendo transazioni per 250 miliardi di dollari.

Londra si interroga su cosa l'attenderà domani. Anzi può già immaginarlo se è vero che i regolatori di New York stanno già spulciando le carte sulle operazioni di StanChart verso Myanmar, Sudan e Libia che figurano nella lista nera americana. Il caso è tutt'altro che chiuso, ricco com'è di dettagli che danno un'intonazione nazionalistica alla crisi transtlantica. Quel «you f...ing americans ("voi americani del cavolo" per essere gentili n.d.r.), chi siete per dire che non possiano fare affari con l'Iran» scritto da un consigliere d'amministrazione di Standard, al numero uno della banca a New York, è la prova più colorita della tensione "culturale" sui due lati dell'Atlantico.

L'azione disciplinare scattata dagli Usa e diretta su istituti britannici, non deve confondere episodi fra loro profondamente diversi. Il Libor è trama a più voci con Barclays in prima fila, ma certamente non sola nel deragliare il corso del tasso. La trama fra Hsbc e trafficanti messicani è stata ridimensionata dalla prontezza dell'istituto britannico nel riconoscere gli errori commessi.

Sul fronte iraniano, invece, Standard Chartered attacca, decisa a tutelare l'immagine di "banca sicura", uscita indenne dal credit crunch e in forte crescita sui mercati emergenti, dal Medio Oriente, alla Cina, all'Africa. Solo 14 milioni di dollari di transazioni non sarebbero state eseguite a norma di legge, secondo l'istituto. Nulla se misurato con i 250 miliardi ipotizzati dagli Usa. Altro che "banca canaglia" come Dfs ha scritto nel suo rapporto, dice di StanChart e aggiunge: «Siamo profondamente sorpresi per quanto accaduto...vogliamo contestare le conclusioni». La partita è cominciata, la fine è lontana.

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Il trio britannico finito nella tempesta

BARCLAYS - MANIPOLAZIONI DEL LIBOR. 453 milioni
Il settlement in dollari

È l'importo che Barclays ha accettato di pagare alle autorità Usa e britanniche per un patteggiamento sulle accuse di aver manipolato per anni i tassi di interesse interbancari, in particolare il Libor. Una cifra che è oscurata dalla richieste di risarcimento che sono arrivate al gruppo e a altre banche coinvolte nella maxi-inchiesta, in particolare attraverso class action negli Stati Uniti da parte di vari investitori ed enti finanziari che si ritengono danneggiati dal comportamento illecito di vari trader della banca.

HSBC - TRANSAZIONI CON TRAFFICANTI MESSICANI 700 milioni
La contabilizzazione in perdita

È l'onere che Hsbc ha spesato nel bilancio del secondo trimestre a copertura provvisoria delle sanzioni per lo scandalo dei disinvolti trasferimenti di denaro dal Messico agli Usa: Hsbc Mexico spostò nel 2007 e 2008 ben 7 miliardi di dollari in contanti, il che, secondo una commissione del Senato Usa, non poteva non includere denaro sporco dei narcotrafficanti. Il ceo di Hsbc Stuart Gulliver ha riconosciuto che si tratta di una vicenda infamante per il gruppo.

STANDARD CHARTERED - OPERAZIONI ILLEGALI CON L'IRAN 250 miliardi
Le transazioni in dollari

È l'ammontare di denaro che Standard Chartered avrebbe movimentato, secondo l'accusa elevata dal New York State Department od Financial Services (Dfs), in violazione delle normative americane riguardanti l'Iran. Sarebbero state circa 60mila le transazioni legate al Paese islamico che effettuate tenendo all'oscuro le autorità Usa, con rischi evidenti – secondo l'accusa – per la stessa sicurezza nazionale. Appare a rischio la licenza bancaria negli Usa per il gruppo, che contesta l'approccio del Dfs.


 

Quel manuale su come aggirare le leggi

Era la banca globale con una coscienza da manuale, almeno stando alle sue campagne promozionali. Per le autorità americane quella coscienza è però sporca. E il manuale è piuttosto quello che utilizzava per evitare che le sue violazioni venissero alla luce.

Le accuse mosse al gigante britannico Standard Chartered, di aver complottato per aggirare le sanzioni contro l'Iran pur di incassare in cambio laute commissioni, si sono abbattute come un ciclone sul titolo con la caduta in Borsa più brusca in 24 anni. E se non verrà scagionato qualche analista ha già cominciato a calcolare i costi potenziali per l'istituto, tra multe e danni alla reputazione e ai vertici guidati dal finora integerrimo Peter Sands, in forse 5,5 miliardi di dollari.

Il Dipartimento di servizi finanziari dello stato di New York, affiancato dall'Fbi, non ha accennato ad arrestare l'offensiva, nonostante i duri dinieghi di Standard Chartered e contrattacchi che dipingono le authority a stelle e strisce come sceriffi dal grilletto troppo facile, soprattutto con le banche internazionali.

Soltanto il mese scorso il Senato statunitense aveva preso di mira, sempre per riciclaggio questa volta di fondi dei cartelli della droga messicani, la Hsbc. In giugno il Dipartimento della Giustizia aveva multato Ing 619 milioni in risposta a movimenti illegali di capitali negli Stati Uniti per conto di entità cubane e iraniane. E l'attuale indagine, durata nove mesi e che ha passato al setaccio 30mila e-mail e documenti, potrebbe continuare ad allargarsi: nel mirino sono transazioni, anche della stessa Standard Chartered, con altri paesi negli anni finiti nella lista nera di Washington, da Myanmar al Sudan e alla Libia.

Nuovi dettagli sono filtrati nelle ultime ore: da operazioni di «cover up» battezzate in codice di Project Gazelle fino, appunto, a un manuale dal nome innocente Quality Operating Procedure Iranian Bank Processing.

Dentro l'istituto simili "protocolli" sarebbero circolati allo scopo di istruire i funzionari a orchestrare automaticamente transazioni irregolari, manipolando relazioni con entità legate a Teheran per evitare che cadessero nelle maglie delle normative.

Lo spettro sollevato dalle authority americane è di sicuro dei più cupi: temono che almeno in parte i fondi in questione, 250 miliardi di dollari transitati nel giro di una decina d'anni, siano serviti ad aiutare progetti di riarmo missilistico e sviluppo nucleare.

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