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NE IRROGANTO Documenti
inseriti il: 8-8-2012 |
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Da Il Sole 24 Ore dell’8-8-2012 Il trio monnezza. Autorità USA
contro banche inglesi ·
Banche inglesi nel mirino degli Usa
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Il trio britannico finito nella tempesta
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Quel manuale su come aggirare le leggi
size=2 width="100%" align=center> Banche inglesi nel mirino degli Usadi Leonardo
Maisano 08 agosto 2012 LONDRA. Dal nostro corrispondente Che le relazioni Washington- Londra sul piano politico non fossero più
quelle speciali di Ronald Reagan e Margaret Thatcher e nemmeno quello fra
George W Bush e Tony Blair, si sapeva da tempo. Che dagli Usa stesse partendo
un'azione così decisa contro la debole etica delle banche britanniche era,invece,imprevedibile. Non esiste un disegno,
ovviamente, ma la coincidenza traccia una congiuntura da dimenticare per la
City. Nel volgere di poche settimane l'azione delle autorità Usa ha decapitato
il vertice di Barclays bank denunciandone il ruolo
avuto nello scandalo Libor; Hsbc
è stata accusata dal Senato Usa di essersi messa al servizio dei trafficanti
di droga messicani per riciclare miliardi di dollari attraverso i propri
canali; due giorni fa l'accusa del Department financial service (Dfs) di New
York a StanChart per aver aggirato il bando contro
l'Iran consentendo transazioni per 250 miliardi di dollari. Londra si interroga su cosa l'attenderà domani. Anzi può già immaginarlo
se è vero che i regolatori di New York stanno già spulciando le carte sulle
operazioni di StanChart verso Myanmar, Sudan e
Libia che figurano nella lista nera americana. Il caso è tutt'altro che
chiuso, ricco com'è di dettagli che danno un'intonazione nazionalistica alla
crisi transtlantica. Quel «you
f...ing americans
("voi americani del cavolo" per essere gentili n.d.r.),
chi siete per dire che non possiano fare affari con
l'Iran» scritto da un consigliere d'amministrazione di Standard, al numero
uno della banca a New York, è la prova più colorita della tensione "culturale"
sui due lati dell'Atlantico. L'azione disciplinare scattata dagli Usa e diretta su istituti britannici,
non deve confondere episodi fra loro profondamente diversi. Il Libor è trama a più voci con Barclays in prima fila, ma
certamente non sola nel deragliare il corso del tasso. La trama fra Hsbc e trafficanti messicani è stata ridimensionata dalla
prontezza dell'istituto britannico nel riconoscere gli errori commessi. Sul fronte iraniano, invece, Standard Chartered
attacca, decisa a tutelare l'immagine di "banca sicura", uscita
indenne dal credit crunch e in forte crescita sui
mercati emergenti, dal Medio Oriente, alla Cina, all'Africa. Solo 14 milioni
di dollari di transazioni non sarebbero state eseguite a norma di legge,
secondo l'istituto. Nulla se misurato con i 250 miliardi ipotizzati dagli
Usa. Altro che "banca canaglia" come Dfs
ha scritto nel suo rapporto, dice di sè StanChart e aggiunge: «Siamo profondamente sorpresi per
quanto accaduto...vogliamo contestare le conclusioni». La partita è cominciata,
la fine è lontana. Il
trio britannico finito nella tempesta
8 agosto 2012 BARCLAYS - MANIPOLAZIONI DEL LIBOR. 453 milioni HSBC - TRANSAZIONI CON TRAFFICANTI MESSICANI 700 milioni STANDARD CHARTERED - OPERAZIONI ILLEGALI CON L'IRAN 250 miliardi Quel
manuale su come aggirare le leggi
Marco Valsania 08 agosto
2012 Era la banca globale con una coscienza da manuale, almeno stando alle sue
campagne promozionali. Per le autorità americane quella coscienza è però
sporca. E il manuale è piuttosto quello che utilizzava per evitare che le sue
violazioni venissero alla luce. Le accuse mosse al gigante britannico Standard Chartered,
di aver complottato per aggirare le sanzioni contro l'Iran pur di incassare
in cambio laute commissioni, si sono abbattute come un ciclone sul titolo con
la caduta in Borsa più brusca in 24 anni. E se non verrà scagionato qualche
analista ha già cominciato a calcolare i costi potenziali per l'istituto, tra
multe e danni alla reputazione e ai vertici guidati dal finora integerrimo
Peter Sands, in forse 5,5 miliardi di dollari. Il Dipartimento di servizi finanziari dello stato di New York, affiancato dall'Fbi, non ha accennato ad arrestare l'offensiva,
nonostante i duri dinieghi di Standard Chartered e
contrattacchi che dipingono le authority a stelle e strisce come sceriffi dal
grilletto troppo facile, soprattutto con le banche internazionali. Soltanto il mese scorso il Senato statunitense aveva preso di mira, sempre
per riciclaggio questa volta di fondi dei cartelli della droga messicani, la Hsbc. In giugno il Dipartimento della Giustizia aveva
multato Ing 619 milioni in risposta a movimenti
illegali di capitali negli Stati Uniti per conto di entità cubane e iraniane.
E l'attuale indagine, durata nove mesi e che ha passato al setaccio 30mila
e-mail e documenti, potrebbe continuare ad allargarsi: nel mirino sono
transazioni, anche della stessa Standard Chartered,
con altri paesi negli anni finiti nella lista nera di Washington, da Myanmar
al Sudan e alla Libia. Nuovi dettagli sono filtrati nelle ultime ore: da operazioni di «cover up»
battezzate in codice di Project Gazelle fino,
appunto, a un manuale dal nome innocente Quality
Operating Procedure Iranian Bank
Processing. Dentro l'istituto simili "protocolli" sarebbero circolati allo
scopo di istruire i funzionari a orchestrare automaticamente transazioni
irregolari, manipolando relazioni con entità legate a Teheran per evitare che
cadessero nelle maglie delle normative. Lo spettro sollevato dalle authority americane è di sicuro dei più cupi:
temono che almeno in parte i fondi in questione, 250 miliardi di dollari
transitati nel giro di una decina d'anni, siano serviti ad aiutare progetti
di riarmo missilistico e sviluppo nucleare. |
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