Il Sole 24 Ore 22-8-2011
Per la politica un taglio alla Tocqueville
di Luigi Tivelli
E se ci fosse una relazione diretta, ben più penetrante di quanto
comunemente si pensi, tra costo della politica e spesa pubblica? La teoria
politica della spesa pubblica in Italia non vanta molti adepti, mentre invece
il Paese è un brodo di coltura naturale per chi si voglia esercitare
su questo tema.
Una recente, abbastanza accurata, indagine della Uil ha evidenziato che ben
1,3 milioni di persone circa in questo Paese vivono di politica. Il numero
comprende le centinaia di migliaia di amministratori locali, provinciali,
comunali o di quartiere, le decine di migliaia di addetti alle
municipalizzate tipiche del nostro socialismo municipale, le decine di
migliaia di consulenti (o cosiddetti tali) che ruotano attorno alla politica,
e tanti altri soggetti che i lettori delle diverse cittadine e città
hanno spesso sotto gli occhi, o che salgono all'onore delle cronache, in non
pochi casi, per reati di corruzione, concussione e altri reati contro la
pubblica amministrazione.
Si tratta di un vero e proprio esercito, che distende i suoi tentacoli in
tanti ambiti della società civile, opprimendo spesso vari aspetti del
vivere associato.
In pratica, pur in presenza di partiti deboli, la partitocrazia, e la sua
infinita nomenklatura, è più operante
che mai, perfino in settori come la sanità, in cui i direttori
generali delle aziende sono di nomina politica, e spesso la coloritura
politica discende per li rami fino ai primari e ai portantini. Un caso unico
al mondo, che a volte porta fino alla lottizzazione dei malati.
E qui viene l'aggancio fra il costo di questo enorme esercito parapolitico e
la questione della spesa pubblica. Il vero costo della politica, infatti, non
è solo e tanto quello che risulta dalla pur ingente somma degli
emolumenti dei vari militi e ufficiali dell'esercito della partitocrazia, ma
consiste nel fatto che la funzione precipua della grandissima parte dei
soggetti coinvolti è quella di attingere, alimentare, tentare di
moltiplicare, ai vari livelli territoriali, sempre maggiori flussi di spesa
pubblica.
Infatti il primario interesse del lottizzatissimo
consigliere di amministrazione di una municipalizzata di provincia non
è certo il pareggio o l'utile di bilancio della sua società, ma
l'ingraziarsi il feudatario politico che l'ha nominato e il cercare ulteriori
consensi tra i cittadini-elettori. Lo stesso si potrebbe dire per la
sanità, per gli stessi consigli elettivi e per vari altri settori.
Opera pertanto nel territorio italiano un vero e proprio partito trasversale
della spesa pubblica, fatto di truppe sperimentate e motivate. Questo
significa che, se non si disarma e sradica tale esercito, proseguirà
quel tipico orientamento continuativo alla spesa che caratterizza il nostro
modello di finanza pubblica. E per questa vera e propria opera di bonifica,
che è sia politica che finanziaria e morale, non esiste che una via:
quella di restituire ai privati, alle imprese, all'associazionismo e al
volontariato tante funzioni oggi esercitate da soggetti pubblici. Una via che
porta il nome di sussidiarietà orizzontale (pur scolpito nella nostra
costituzione) e che, per esempio, Cameron sta tentando di attuare in Gran
Bretagna, contrapponendo al Big state la Big society. La sussidiarietà
è una bandiera tipica del pensiero liberale, a cominciare dal migliore
Tocqueville, ma in questo strano Paese sembra una bandiera che sventola solo
nel meeting annuale di Comunione e liberazione.
Coloro che, tra le forze di governo e le forze di opposizione, si dicono
liberali, dovrebbero pertanto puntare su una vera sussidiarietà
orizzontale, per liberarci dall'occupazione dell'esercito della
partitocrazia, tagliare cospicuamente le schiere dei lottizzati a qualsiasi
livello e togliere l'acqua e il plancton ai pesci burocrati e ai pesci
politici che nuotano nei vari acquari della corruzione sparsi nel territorio.
Ma soprattutto sarebbe questa la via più appropriata per una riforma e
riduzione strutturale della spesa pubblica e per restituire spazi vitali e
ossigeno alle tante imprese e associazioni chiamate a operare in una gamma
rinnovata di servizi alle imprese e ai cittadini.
|