Il Sole 24 Ore 30-12-2012
Il tagliando delle riforme:
attuazione ferma a un quarto
di Antonello Cherchi,
Andrea Gagliardi, Andrea Marini e Marta Paris
La replica del Governo
A un
anno dal varo della prima riforma - il decreto salva-Italia, nato sotto
l'urgenza di traghettare il Paese fuori dalla crisi – a cui hanno fatto
seguito altre sei manovre, il Governo Monti porta a casa un quarto dei
provvedimenti attuativi necessari per dare piena operatività all'impianto
complessivo. Se il percorso per arrivare a questo risultato è stato
complicato, ora con la fine anticipata della legislatura tutto diventa più
difficile.
Restano,
infatti, da adottare ancora 355 regolamenti, su un totale di 476 (il 75%).
Numero che, comunque, si è assottigliato rispetto allo stock iniziale, perché
alcuni atti non sono più necessari poiché assorbiti da altre disposizioni. E
l'ordinaria amministrazione, a cui dovrà attenersi l'Esecutivo, non aiuta
perché impone vincoli precisi.
La
circolare emanata da Palazzo Chigi il 21 dicembre indica i criteri a cui
dovrà attenersi d'ora in poi il consiglio dei ministri: niente disegni di
legge, salvo quelli imposti da obblighi comunitari, e i decreti legislativi
potranno essere adottati solo per evitare che scadano i tempi imposti dalle
deleghe. Soprattutto, però, per quanto riguarda i regolamenti ministeriali,
la loro emanazione è subordinata al via libera della Presidenza del
consiglio. Un controllo preventivo dei ministeri che rischia di frenare
ulteriormente la già lenta marcia.
Tra gli
atti che hanno ottime chance di arrivare al traguardo ci sono
l'autorizzazione unica ambientale per le Pmi (che
attende solo il via libera definitivo di Palazzo Chigi) e la banca dati dei
contratti pubblici (si veda anche Il Sole 24 Ore del 24 dicembre). Più
incerto è, invece, il destino delle linee guida che dovrebbero semplificare i
controlli sulle imprese: il ministero della Pubblica amministrazione sta
limando il testo, che dovrà andare poi alla conferenza unificata. Un iter
sicuramente meno lungo di quello che attende altri provvedimenti attuativi.
Per
esempio, il recente decreto dei Beni culturali sull'autorizzazione
paesaggistica per gli interventi di lieve entità, che ha appena ricevuto il
primo sì del consiglio dei ministri, ma ora deve sottoporsi al vaglio del
Consiglio di Stato, della conferenza unificata e delle commissioni
parlamentari, per poi ritornare a Palazzo Chigi. Un provvedimento che,
insieme a tanti altri ancora all'inizio del percorso, rischia di rimanere a
metà del guado, pregiudicando l'efficacia delle riforme. Anche se solo in parte,
perché il Governo stima che l'80% delle manovre sia immediatamente operativo.
La replica del Governo: «Il possibile è stato fatto»
Due
pagine e mezzo di precisazioni - un papiro, paragonato con le asciuttissime
"note" ufficiali che hanno sempre caratterizzato il Governo dei
tecnici - per spiegare che se l'attuazione di molte riforme dell'era Monti
segna il passo, le norme da gestire sono comunque una marea («quasi tremila
disposizioni»), e che il "ritardo", nel complesso, riguarda
"solo" 490 norme che rinviano ad atti secondari (regolamenti ed
altri atti amministrativi). Quasi un'aggravante, se lo stesso comunicato
rileva che «l'80% delle norme di legge adottate dal Governo» è comunque
«auto-esecutiva», cioè «già effettiva e sufficientemente disciplinata».
Questa, in sintesi, la replica di Palazzo Chigi all'ultima puntata di Rating
24 pubblicata oggi sul "Sole".
La fine della legislatura «non aiuta» l'attuazione
Le
precisazioni del Governo non cambiano la sostanza di quanto rilevato dal
"Sole" - «A un anno dal varo della prima riforma », il decreto
salva-Italia, «il Governo Monti porta a casa un quarto dei provvedimenti
attuativi necessari per dare piena operatività all'impianto complessivo» - ma
sembrano piuttosto l'occasione per elencare una serie di "cose
fatte", o "praticamente fatte", o "da considerare in
pratica fatte" (le elezioni sono vicine). Molte le conferme indirette
che l'analisi del "Sole" va nella giusta direzione e registra un
problema reale, come dimostrano alcuni passaggi (un po' autocelebrativi)
della nota: «la fine anticipata, sia pure di pochi mesi, della legislatura,
non aiuta tale attività di completamento e attuazione», o «L'attività di
pochi mesi del Governo, anche per l'attività attuativa, dimostra che il possibile
è stato fatto e che ancora molto si può fare nei restanti mesi».
La task force per l'attuazione segno che il Governo «si è impegnato»
Non
manca un paragrafo che dopo aver citato la task force per l'attuazione voluta
proprio da Monti a fine agosto, segno che «Il Governo e i Ministeri si sono
impegnati con assiduità nell'attuazione delle norme», spiega, con tanto di
esempio, come sia difficile, talvolta, dare attuazione agli atti
regolamentari perché per alcuni di questi la legge «può prevedere, secondo i
casi, un iter procedimentale anche più lungo e complesso della stessa
procedura di legge». Comunque, conclude la nota, la fine della legislatura
non deve preoccupare per la sorte dei regolamenti ancora da attuare, perché
«vale in generale la considerazione che la potestà regolamentare, a meno che
la legge non preveda diversamente, non si estingue e non ha termini di
scadenza perentori. I lavori iniziati saranno completati da questo governo e,
se non sarà possibile, costituiranno base di attività del prossimo».
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