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DOCUMENTO INSERITO IL  13-10-2011

 

 

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Il Sole 24 Ore 13-10-2011

Ecco le banche che oggi fallirebbero gli stress test (riveduti e corretti) secondo Credit Suisse

 

220 miliardi di euro, questo è il fabbisogno di 66 big bank europee secondo gli analisti di Credit Suisse. Si tratta di grossi istituti di credito del calibro di Deutshe Bank, Bnp Paribas e l'italiana UniCredit, che sono stati promossi agli stress test di questa estate. Se l'esame fosse ripetuto oggi, con criteri meno blandi rispetto a quelli adottati dall'autorità bancaria europea, l'esito non sarebbe lo stesso per gli analisti della banca svizzera.

Quella messa peggio è sicuramente Rbs. Per la banca, che è stata recentemente declassata da Moody's e rischia di dover essere salvata una seconda volta dal governo inglese, gli analisti stimano un deficit di capitale di 19,4 miliardi di euro. Seguono Deutsche Bank e Bnp Paribas con 13,5 miliardi. E poi Soc Gen (12,8 miliardi), Barclays (12,7), e Commerzbank (11,3 miliardi).

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Tra le italiane quella più in difficolta, secondo il report, è UniCredit che,a differenza di altre banche italiane non ha fatto alcun aumento di capitale quest'anno. Il deficit di capitale stimato da Credit Suisse è di 12 miliardi di euro. Più cauta la cifra ipotizzata dagli esperti di Citigroup che parlano di un fabbisogno di circa 6 miliardi di euro, definendo comunque Piazza Cordusio «una delle banche d'Europa più a corto di capitale». Nel complesso, sempre Citi stima che gli istituti di credito italiani debbano raccogliere 27,7 miliardi di euro per raggiungere un coefficiente Core tier One del 9 per cento. Le spagnole 33,4, le francesi 34,3 mentre le tedesche 30.

Tutto fa pensare quindi che si andrà incontro a una stagione di aumenti di capitale nei prossimi mesi. Secondo quanto indicato dal presidente della Commissione Ue Barroso, che ha illustrato le linee guida del piano salva banche, è il mercato la prima porta a cui dovranno bussare per rafforzare il proprio patrimonio. Solo in seconda battuta potranno poi intervenire i governi e il fondo salva stati. Di quanto e con che tempi? Il Financial Times ha parlato di un innalzamento del Core Tier One (l'indice che misura la solidità di un istituto di credito) fino al 9% nel giro di 6-9 mesi.

Si tratta comunque di indiscrezioni stampa. Dettagli ufficiali ancora non ce ne sono. In attesa di lumi dal prossimo vertice europeo dei 23 ottobre e dal G-20 del 3 novembre, iniziano a farsi sentire i malumori nel settore del credito. «Attenzione a non esagerare con le richieste di patrimonio che possono mettere in difficoltà alcune banche» dice Corrado Passera, numero uno di Intesa Sanpaolo, banca che nei mesi scorsi ha varato un aumento di capitale da 5 miliardi di euro.

Il ceo di Deutsche Bank Josef Ackermann, da parte sua, paventa il rischio di un «credit crunch». «Resta una incognita: sapere se le banche saranno in grado di erogare finanziamenti - ha avvertito - o se la ristrutturazione dei titoli di stato e un nuovo contesto regolamentare le costringeranno a pratiche restrittive».

Nei prossimi mesi le banche dovranno fare i conti con pesanti svalutazioni sui titoli dei paesi periferici in portafoglio (pochi giorni fa il presidente dell'Eurogruppo Juncker aveva ipotizzato addirittura perdite del 60% per i detentori di bond greci). Allo stesso tempo dovranno rafforzare il proprio patrimonio come richiesto dalle autorità comunitarie. C'è il rischio quindi che si esaurisca lo spazio per quella che dovrebbe essere l'attività primaria per un istituto di credito: il finanziamento alle imprese. Un film già visto all'indomani del crollo dei mercati del 2008 e il conseguente contagio all'economia reale.