Tre giorni in meno. Da 873 a 876. A tanto ammonta la
diminuzione della durata dei processi civili nel biennio 2004-2005. Con
un'avvertenza: i dati diffusi dall'Istat sono relativi al primo grado del
processo di cognizione e non considerano, per esempio, i giudizi in materia
di previdenza e lavoro, dei fallimenti, del diritto di famiglia. Se si
tenesse conto anche di questi la durata sarebbe probabilmente superiore (a
testimoniarlo ci sono i dati, ancora provvisori, sui primi sei mesi del 2006,
che fanno segnare una durata di 887 giorni).
Ma a colpire è un'analisi dei dati relativi ai singoli
distretti di Corte d'appello. Che confermano un'Italia spaccata in due anche
in materia di durata dei procedimenti giudiziari, anche se va osservato che
è nel Meridione che si registrano le migliori perfomance
dal 2004 al 2005, pur partendo da situazioni sempre critiche. Se a Trento,
infatti, una causa arriva a sentenza in 500 giorni, a Messina ce ne vogliono
1.435. E non si tratta di una divisione fondata sulle dimensioni dei
tribunali. In grandi realtà metropolitane come Milano si arriva a 617,
ma a Napoli si sfonda quota 1.000 e a Palermo si
toccano i 925 giorni. A essere premiate sono ricette di gestione oculata come
quella in atto al tribunale di Torino (segnalato di recente anche a livello
europeo) con tempi di durata di 513 giorni e corsie preferenziali per la controversie di più vecchia data e l'utilizzo
attento delle risorse umane e delle strutture come a Bolzano, al traguardo in
605 giorni. Lo scoglio maggiore resta sempre quello di un arretrato ormai
vicino al milione di cause che si riesce a intaccare solo con estrema
difficoltà. Tanto più che i dati sulle conciliazioni, sia pure
in costante crescita, risultano ancora del tutto
insufficienti a bilanciare una litigiosità sempre spiccata.
Una situazione che dà la misura della crisi del
nostro sistema giudiziario più volte riecheggiata anche negli
ultimi giorni con gli interventi del Governatore di Banca d'Italia, Mario
Draghi, e del presidente di Confindustria Luca di Montezemolo. Che hanno
messo in luce la perdita di competitività per aziende e sistema Paese
dei costi di una giustizia inefficiente. Una crisi della quale il Governo ha
preso atto, presentando da qualche settimana in Parlamento un disegno di legge
che prevede la conclusione del giudizio di primo grado entro due anni e la
sentenza di Cassazione entro cinque.
Se poi la spesa pubblica non vive certo una fase espansiva, almeno in materia
di giustizia, una delle carte vincenti che dovrebbe finalmente iniziare a
produrre i frutti di una sperimentazione lunghissima, dovrebbe arrivare dal
processo telematico. Il Governo prevede di farlo
andare a regime in tutti i tribunali a partire dal 2010 in materia chiave
come i decreti ingiuntivi e le controversie sulla materia previdenziale. Il
sistema dovrebbe, nelle intenzioni, autofinanziarsi
con aumenti contenuti del contributo unificato.
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