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Il Sole 24
Ore 5-6-2012 Meno di un mese per
evitare l'abisso
Adriana Cerretelli
Per la prima volta nei suoi 60 anni di success-story, l'Europa si trova davanti a un bivio mortale: se sbaglia strada, finirà per sfracellarsi. Sarà il suicidio collettivo di un progetto di integrazione grandioso e rivoluzionario, esemplare per molti nel mondo, soprattutto indispensabile per cavalcare da vincente la globalizzazione economica, finanziaria e politica. Nessuno oggi
può permettersi il lusso di affondare l'euro e l'Europa e illudersi di
uscirne indenne. Nemmeno la grande Germania, la più globalizzata tra i
Paesi europei, che però continua a dirigere nell'Unione quasi il 70%
del suo export e a detenervi il grosso dei suoi 6mila miliardi di assets esteri. Il tempo stringe. Superato lo snodo del referendum irlandese per la ratifica del fiscal compact, la corsa ad ostacoli passa domenica per le legislative francesi. Queste elezioni diranno se la Francia di François Hollande sarà socialista a tutto tondo o costretta alla coabitazione, cioè molto più fragile come interlocutore europeo nel difficile dialogo con la Germania di Angela Merkel. Una settimana dopo il voto in Grecia si saprà se il Paese sceglierà l'euro e i sacrifici oppure se preferirà uscirne. Nel mezzo il
calvario della Spagna di Mariano Rajoy, stretta tra
il pesante risanamento dei conti pubblici e una crisi bancaria che, come
è accaduto un anno e mezzo fa all'Irlanda, quasi certamente la
costringerà a chiedere gli aiuti europei con diktat relativi. Il tutto
in attesa del vertice Ue del 28-29 giugno: nella speranza di molti dovrebbe
segnare il punto di svolta della crisi ma, con i chiari di luna di questi
giorni, potrebbe anche rivelarsi il 25° flop di una serie allarmante
nella sua testarda inconcludenza che moltiplica i costi collettivi
dell'incertezza, dell'irresponsabilità politica continuata. Sul
tavolo, ci sono progetti ambiziosi ma per ora poco di concreto per uscire
dall'emergenza crescita. Si discute di unione di bilancio, cioè di
ulteriore rinuncia alle relative sovranità nazionali, e di unione
bancaria, cioè di centralizzazione della sorveglianza, garanzia unica
per i depositi e possibile accesso diretto ai fondi Esm
da parte degli istituti di credito. In altre parole, delle basi per far
compiere un nuovo salto di qualità all'integrazione europea. Ormai guarda con
beata indifferenza a sacrifici e risentimento dei greci, all'orgoglio ferito
degli spagnoli in difficoltà, al sofferto sì degli irlandesi
non per convinzione ma per paura di perdere i fondi Ue. Segue con fastidio,
osservandole dall'alto in basso, le manovre della nuova Francia e dell'Italia
per rimettere in moto la crescita europea. Per tenere insieme l'euro Berlino
è disposta a fare il meno possibile, al minor costo, il più
tardi possibile e proprio se costretta dai mercati. Nell'attesa, lucra
allegramente sui guai altrui finanziandosi gratis sui mercati e facendo
shopping europeo a prezzi di saldo. Se non cambia, questa Europa a una
dimensione, tutta e solo tedesca, è destinata al collasso. Politico,
economico, democratico. Alle rivolte popolari. C'è meno di un mese per
convincere la Merkel ad ascoltare anche le ragioni
altrui, a ritrovare un po' di spirito europeo, una visione strategica del
futuro. In breve, a evitare di far del male a sé e agli altri. ©
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