La
Repubblica 16-11-2012
Zagrebelsky: "I valori della
Costituzione
per battere i nichilisti e il vuoto della politica"
di CARMELO LOPAPA
La democrazia dei 5 Stelle è inganno. La tecnica non basta a governare
un Paese. Il logoramento è sfociato in astensionismo e violenza. La domanda
ora è: siamo ancora in tempo per rimediare?
Gustavo Zagrebelsky
ROMA - "Intorno a noi, vuoto
politico. Ci voleva tanto a capire che la tecnica non basta a governare un
Paese? Il governo tecnico poteva essere una medicina, ma la parola avrebbe
dovuto riprendersela al più presto la politica. Ci voleva tanto a immaginare
il logoramento che si sarebbe determinato: astensionismo, violenza, rifugio
in forme di protesta elementari, prepolitiche? Siamo ancora in tempo per
riprendere in mano politicamente la situazione, o non siamo più in tempo?
Questa è la domanda". C'è preoccupazione nella riflessione di Gustavo Zagrebelsky. Nel "Manifesto di Libertà e
Giustizia", da lui appena elaborato, viene indicata una possibilità,
singolarmente consonante con quanto scrive Salvatore Settis
nel suo ultimo libro che porta il sottotitolo "ritornare alla politica,
riprendersi la Costituzione".
Come
affrontare l'emergenza, professore, ora che le piazze italiane somigliano a
quelle di Atene e Madrid?
"Innanzitutto,
invito a distinguere. Come sempre nei momenti di crisi, una parte della
società sta a guardare, cercando di difendere posizioni e privilegi, per poi,
eventualmente, schierarsi col vincitore. All'opposto, par di vedere
atteggiamenti - alimentati da parte della stampa - schiettamente
nichilistici: distruggiamo tutto, poi si vedrà. Infine ci sono coloro che
comprendono e vivono le difficoltà del momento e non aspettano altro che
potersi identificare in qualcosa di nuovo, per muovere in una direzione
costruttiva. Tra questi, ci sono, oggi, molti passivi, solo perché non si
mostra loro come e perché possano rendersi attivi".
Per la
verità il Movimento 5 Stelle Grillo sembra, eccome, svolgere una funzione
mobilitante.
Sì.
Ma bisogna onestamente dire che non sappiamo come e verso che cosa questa
mobilitazione s'incanalerà. Non sappiamo se c'è un rapporto causa-effetto
nella circostanza che, in Italia, dove esiste il M5S, non abbiamo avuto
(finora?) l'esplosione di movimenti d'ultra destra, razzisti, nazionalisti.
Se il rapporto c'è, dovremmo essere grati. Ma non conosciamo quale sarà
l'esito: potrà costruire qualcosa o sarà votato alla distruzione? Su questo
punto, sarebbe bene che i suoi sostenitori si ponessero domande
fondamentali".
Si
riferisce all'assenza di programma?
No.
Il programma c'è e non si può dire che sia più vuoto di quello di tanti
partiti. Ma io penso ad altro, alla concezione della democrazia".
Che vuol dire?
La
democrazia del M5S vuole essere, attraverso l'uso della rete, una forma di
democrazia diretta. Ma si dovrebbe sapere che la democrazia diretta come
regola è solo la via per il plebiscito. L'idea della sovranità del singolo,
il quale versa la sua voce nel calderone informatico, è un'ingenuità, un
inganno. Su questo punto, il movimento di Grillo dovrebbe essere incalzato.
Invece di scagliare vuote parole come "antipolitico", si dovrebbe
spiegare che cosa è una forza politica basata sulla rete: democrazia diretta,
sì; ma diretta da chi? La rete informatica può facilmente essere una rete
nelle mani di uno o di pochissimi. Il leaderismo del periodo di Berlusconi si
nutriva almeno di pulsioni populiste. Qui, il controllo dall'alto, a onta dei
bagni di folla puramente spettacolari, si prospetta come un algido
collegamento - nemmeno definibile rapporto - telematico".
Vuol
dire che diventerebbe una democrazia eterodiretta?
La
logica parlamentare consiste nel dialogo e nel compromesso. Quando una spina
di - si dice - centocinquanta deputati diretti dal web sarà piantata in
Parlamento, che ne sarà di questa logica? La nostra democrazia
rappresentativa già fatica, anche a causa dei tanti "vincoli di
mandato" che legano i deputati a lobbies e
corporazioni. Che cosa succederà in presenza d'un gruppo consistente che, per
statuto, deve operare irrigidito dalla posizione che è in rete: o sarà
ridotto all'impotenza, o ridurrà all'impotenza l'istituzione
parlamentare".
Quale alternativa offrite
col "Manifesto di Libertà e Giustizia"?
Può
sembrare un ritorno all'antico. È la Costituzione. Non è una parola vuota, ma
svuotata. Sono decenni che la si vuole cambiare e, con ciò, s'è dato da
intendere che è superata. Invece non è affatto superata. La Costituzione non
contiene la soluzione dei nostri problemi, ma la direzione da seguire per
affrontarli. E questa traccia è contenuta nel più elevato, nel più pensato,
nel più denso di consapevolezza storica tra i documenti politici che il
popolo italiano abbia prodotto".
Può fare qualche esempio?
Basta
scorrerne gli articoli, a partire dall'articolo 1, dove si parla del lavoro -
non della rendita, non della speculazione, nemmeno della proprietà (che pure
è riconosciuta e tutelata) - come fondamento della Repubblica. Non mi faccia
fare un elenco. Ma voglio solo ricordare l'importanza che la Costituzione attribuisce
alla cultura (non alla "tre i") e alla scuola (pubblica), come
premesse, o promesse, di cittadinanza".
Nel
confronto tv per le primarie, nessun candidato del centrosinistra ha inserito
nel suo Pantheon personaggi della fase costituente. Che dire?
Sciocca
la domanda (non la sua, ma quella del conduttore), e sciocchissime
le risposte. Invece di qualcuno che abbia a che fare con la loro formazione
politica, con la propria identità, hanno evocato dal nulla nomi di degnissime
persone, Papa Giovanni, Mandela, Martini... Io avrei potuto, allo stesso
titolo, dire Giovanna d'Arco. Si è speculato sull'alta dignità di uomini
assenti che avrebbero potuto dirti: ma come ti permetti d'utilizzarmi per
farti bello, anzi per farmi fare da specchietto per allodole? Vuote e
piuttosto ridicole parole".
Nel
vostro Manifesto, c'è, appunto, un atto d'accusa contro le "parole
vuote" della politica.
Sì.
Il Pantheon suddetto appartiene alle parole vuote. Ma poi riforme,
innovazione, giovani, condivisione, merito, e tante altre. Qualcuno è contro
i giovani? Qualcuno e per il de-merito? Bisognerebbe, per non inzupparci di
parole inutili, seguire questo criterio: ciò che è ovvio, non deve essere
detto".
Vi
obietteranno che rischia di esserlo anche la fase costituente.
No,
No! Non "fase costituente", ma "fase
costituzionale"!".
Ci
spieghi.
"Vuol
dire riportare la Costituzione al centro. Vorremmo un partito che dicesse: il
mio programma è la Costituzione, il ripristino della Costituzione, nella vita
politica, nella coscienza degli italiani: uguaglianza, libertà, diritti
civili senza veti confessionali o ideologici, partiti organizzati
democraticamente. Qualcuno dei nostri politici sa quale entusiasmo si suscita
quando si parla di queste cose con la passione che meritano? E quale senso di
ripulsa, invece, quando si parla dei partiti?".
In
questi tempi, in effetti, pare che tutto ciò che i partiti toccano si
trasformi in rifiuto.
Non
bisogna generalizzare. Anzi, occorre aiutare a distinguere. Per questo, se un
partito "toccasse" la Costituzione in modo corretto, per farsene il
manifesto, ne uscirebbe nobilitato. Aggiungo: se lo facesse in modo
credibile, otterrebbe una valanga di voti. Nel referendum del 2006, quasi 16
milioni di cittadini hanno votato per la difesa di questa Costituzione,
contro le improvvisazioni costituzionali, magari coltivate per anni, ma
sempre improvvisazioni".
(16 novembre 2012)
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