CENACOLO  DEI  COGITANTI

PRIMA PAGINA

DOCUMENTO DEL 8-3-2009

CRONOLOGIA DELLE COGITAZIONI DI  ROBERTO VISMARA

 

 

COGITAZIONe

 

 

 

SOLITUDINE ED ANGOSCIA DELL'UOMO CONTEMPORANEO

 

Seconda parte

 

Roberto Vismara Cogitante (8-3-2009)

 

 

     3) Solitudine ed angoscia: la Televisione; la scimmia dell'olocene é  sola (e si guarda la TV) ed angosciata (perché  la libertà é  dura!)

  Una solida visione etica, il conforto della religione che ivi affonda le sue radici, il  senso di appartenenza che da ciò deriva  hanno nel corso dei millenni lenito, in  qualche misura, la sensazione di solitudine e di angoscia dell'uomo. Per questo  sembra che con l'affievolirsi della religiosità tradizionale ed il manifestarsi della  inadeguatezza dell'etica corrente all'alba del terzo millennio solitudine ed angoscia  si accentuino, divengano un fatto di massa, si impongano con nuovo vigore alla  nostra attenzione.

  Solitudine ed angoscia fanno parte, come da Biblica condanna di Jahvè , della  essenza dell'umana vicenda, ed ambedue possono essere ricondotte alla coscienza ,  insita in ogni individuo, di dover  morire; unico tra gli esseri viventi l'uomo ha  questa consapevolezza, e questa permea e condiziona ogni aspetto della sua   esistenza, in qualsivoglia coordinata spazio-temporale.

  I primi segni di "civilizzazione" sono non a caso le sepolture rituali, che fino dai  tempi più remoti hanno caratterizzato le specie umane; seppellendo il proprio simile,  spesso in posizione fetale, con accanto fiori, cibi, utensili, sembrano testimoniare  inequivocabilmente la credenza in una qualche forma di vita oltre  la morte.

 

"Ciascuno sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di luce

ed é  subito sera."

 

   Le parole di Salvatore Quasimodo ci rendono immediata la sensazione  penosa di  brevità della vita, e la solitudine di ognuno di fronte alla inevitabile morte: che fare  per sfuggirle? Ritengo che non si  esageri dicendo che, in tutto o in parte, la cultura,  la religione,  la filosofia e molti altri aspetti della civiltà dell'uomo siano nati con questo scopo;  i concetti di Dio, di oltretomba, di anima immortale, di metempsicosi non  riconoscono altra radice; e chissà quali e quante vicende della storia umana, quanti  Imperi, quante  Chiese, quanti eroismi, quanta letteratura nascono da lì.

  Non dimentichiamo poi che nell'ultimo mezzo secolo a questa coscienza di dover  morire "individuale" se ne é  aggiunta un'altra, supplementare: almeno due  generazioni hanno convissuto con l'idea che fosse possibile o addirittura probabile  una morte planetaria,  la estinzione della specie umana (e di molte altre!) in un cataclisma nucleare; e non credo che questa consapevolezza non  abbia ulteriormente  aggravato il carico di pena che ci opprime.

     La solitudine ha comunque una alternativa, la compagnia; in  compagnia si  condivide il mal comune, trasformandolo in mezzo  gaudio, e si creano una serie di  distrazioni dal pensiero della morte. Certo bisogna esercitare una certa  tolleranza,  perché  comunque il nostro prossimo ha la tendenza ad essere invadente,  irritante,  diverso da noi; ma quando non se ne può fare a meno ciò  é  comunque un prezzo  ragionevole da pagare. A quel punto però il  Diavolo ci ha messo la coda, come si  suol dire, ed ecco che l'uomo  inventa la Televisione. Ecco la vera compagnia,  quella che abbiamo sempre desiderato: che non ci contraddice mai, che é  sempre  varia, disponibile, affascinante; una cinquantina di canali per soddisfare  ogni nostra  esigenza,  ogni nostro capriccio, in qualunque momento.

     Che meraviglia! tutto il mondo a portata di telecomando,   comodamente seduti in  casa propria, al riparo dall'invadenza, dalle critiche, dagli odori e dagli umori del  prossimo nostro. Con una serie pressoché  infinita di personaggi patinati,  rassicuranti,   fasulli in gara tra loro per blandirci, ottenere la nostra audience, costi  quel che costi; e se il prezzo é  quello di trattarci da cretini o da irresponsabili,  ebbene, lo si paghi! perché  poi, non ci dimostriamo spesso migliori di quanto la  produzione televisiva ci sottintenda.

     E poi, il mondo in casa, in tempo reale, con gli eventi di tutto il  pianeta che si  spintonano per entrare nel nostro televisore, vantando ognuno la sua precedenza per  singolarità, magnificenza, orrore, suscitando in rapidissima sequenza raccapriccio,  disgusto,   commozione, tenerezza, orripilazione, lubrico compiacimento, sdegno.

  In così rapida successione che questi stessi sentimenti non hanno tempo di  "solidificarsi", precisarsi, approfondirsi, essere digeriti, vagliati, compresi,  razionalizzati; no, restano solo superficialissime emozioni, alle quali gradatamente  ci si abitua, ed allora é  necessario, per stimolare il nostro scarso appetito di  sedentari teleutenti, propinarci "pietanze" sempre più forti, piccanti, veloci... che ci  rendono sempre più passivi, acritici, disinformati.

  Si, paradossalmente questo eccesso di informazione disinforma, perché anche  l'informazione ha le sue regole, come l'alimentazione: se si mangia di tutto,  smodatamente, non per  nutrirsi ma per golosità, ci si può riempire di additivi,  coloranti, conservanti, veleni vari e rischiare di avere la pancia piena senza aver  introdotto sostanze nutrienti, e quindi di deperire, al limite di morire col ventre  gonfio ma senza più energie. La solitudine in compagnia, ecco la vera solitudine che  crea   l'angoscia, perché  quando siamo soli in solitudine possiamo    renderci conto  di essere soli e cercare la compagnia dei nostri simili, mentre alla nostra solitudine  televisiva non c'é  rimedio,   perché  le manca la coscienza di essere solitudine.

 (Fine parte seconda. Continua)

 

CRITICA