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Da Il
TORINO - «Occorre che il reddito torni a crescere in modo stabile». È il monito lanciato dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi, in una lezione all'Università di Torino aggiungendo che «una ripresa della crescita del consumo è fondamentale per il benessere generale, per la crescita del prodotto, per la stessa stabilità finanziaria. Destinatari e protagonisti di questo processo sono in particolare i giovani».
IMPOVERIMENO DEI GIOVANI - I giovani, dice Draghi, potrebbero comprimere la loro propensione al consumo in ragione «di un reddito permanente atteso più basso che in passato» e della «discontinuità della vita lavorativa».
STIPENDI - I livelli
retributivi dell'Italia «sono piu bassi che negli altri principali paesi
dell'Unione europea» ha aggiunto il governatore della Banca d'Italia. «Le
differenze salariali rispetto agli altri Paesi - ha detto Draghi - sono appena
più contenute per i giovani, si ampliano per le classi centrali di
età e tendono ad annullarsi per i lavoratori più anziani. Il
differenziale è minore nelle occupazioni manuali e meno qualificate». Secondo
dati dell'Eurostat relativi alle imprese dell'industria e dei servizi privati
nel 2001-
RIFORME - Secondo il governatore di Bankitalia, esiste una «concorde diagnosi dei mali italiani» che porta «in primo piano l'esigenza di misure volte a riformare le regole dell'economia e della spesa pubblica. Saranno quelle stesse misure strutturali, mirate ad aumentare l'efficienza e la competitività della produzione interna, a sostenere i redditi e i consumi delle famiglie, assicurando la crescita dell'economia».
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Il Governatore della Banca |
«Il ventaglio dell'azione pubblica è ampio», si legge
nelle lezione di Draghi all'università di Torino che si sofferma su tre
settori.
Il primo fa riferimento alla riforma «coraggiosa» del sistema d'istruzione, e
in particolare dell'istruzione superiore, che «deve sollecitare i giovani in
procinto di affacciarsi sul mercato del lavoro a investire seriamente in
capitale umano».
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, inoltre, vanno individuati, secondo
Draghi, gli strumenti per «ripartire più equamente i costi derivanti
dalla maggiore flessibilità. Vi sono modi, sperimentati anche in altri
paesi, per contemperare le esigenze di imprese competitive con le aspirazioni
dei lavoratori che entrano nel mercato, con i bisogni di stabilità e
crescita professionale di coloro che già vi sono».
Infine «un innalzamento dell'età effettiva di pensionamento può
ricostruire l'equilibrio fra attesa di vita, attività lavorativa e
modelli di consumo».
REDDITO - «La spesa pro capite per consumi è oggi più che raddoppiata rispetto al 1970», dice ancora Draghi, sottolineando come «nell'ultimo quindicennio in Francia e, soprattutto, nel Regno Unito il reddito pro capite sia cresciuto a ritmi sostenuti, favorendo una rapida espansione dei consumi. In Germania, che ha condiviso con noi una fase di quasi stagnazione della crescita economica fino a due anni fa, la dinamica della spesa è risultata inferiore a quella del reddito, che ha beneficiato degli intensi processi di ristrutturazione, dei miglioramenti della produttività e della rafforzata capacità esportatrice del sistema produttivo tedesco. Viene confermata la fondamentale diversità dei casi italiano e tedesco: il nostro sistema ha sofferto di una crisi di competitività internazionale, quello tedesco di una crisi di fiducia dei consumatori». «Secondo stime che saranno diffuse entro l'anno dalla Banca d'Italia - annuncia il numero uno di Bankitalia - la ricchezza delle famiglie italiane, non considerando quella pensionistica pubblica, in accordo con le norme statistiche internazionali, ha mostrato un deciso incremento dalla metà degli anni novanta: pur tenendo conto delle difformità nazionali nella valutazione delle attività reali, alla fine del 2004 essa era pari a circa otto volte il reddito disponibile, un valore in linea con quello del Regno Unito e nettamente più elevato di quelli di Giappone, Francia, Germania e Stati Uniti. Nel nostro paese le attività finanziarie rappresentano poco meno della metà della ricchezza totale netta, una quota superiore a quella francese, pressochè pari a quelle della Germania e del Regno Unito e molto al di sotto di quelle degli Stati Uniti e Giappone. L'indebitamento delle famiglie italiane, pur in significativo aumento, rimane molto inferiore nel confronto con gli altri paesi».
26 ottobre 2007
Da Il
BRUXELLES - Il condono Iva previsto nella Finanziaria 2003 (il cosiddetto condono fiscale tombale) viola gli obblighi della sesta direttiva Iva e il principio generale della leale collaborazione tra gli Stati membri e la Comunità europea. È quanto sostiene l' avvocato generale dell'Unione europea Eleanor Sharpston nelle sue conclusioni, che nella grande maggioranza dei casi sono poi seguiti dalla Corte di giustizia del Lussemburgo.
ITALIA DEFERITA
NON COMPATIBILI - «Il condono italiano - puntualizza Elenanor Sharpston - non sembra presentare nessuna di queste caratteristiche». Per l'avvocato, si legge in una nota della Corte, i metodi per generare gettito previsti dagli articoli 8 e 9 della legge Finanziaria del 2003 non sono compatibili con le modalità di riscossione dell'Iva imposte agli Stati membri dalla sesta direttiva Ue. Il provvedimento italiano sarebbe responsabile di premiare l'evasione più dell'assolvimento degli obblighi fiscali e «lascia intravedere una plausibile speranza in altri rimedi simili nel futuro». Per questo l'avvocato suggerisce alla Corte di dichiarare che l'Italia ha violato gli articoli 2 e 22 della direttiva Iva e l'articolo 10 CE.
25 ottobre 2007