Il PuntO n° 220
Moody's taglia rating del Giappone a AA3.
Continua l’arricchimento dei ribassisti, o
è il segnale dell’inversione di tendenza?
Dagong, società di rating cinese, si adegua alla
strana struttura dei voti.
Di Mauro Novelli
24-8-2011
Moody's taglia
rating del Giappone a AA3 24-08-2011 - 06:35
(ANSA) - TOKYO, 24 AGO - Moody's ha tagliato il rating sul debito sovrano del
Giappone ad 'Aa3', da 'Aa2', a causa del ''grande deficit di bilancio e
dell'accumulo del debito pubblico giapponese sin dalla recessione globale del
2009''. L'outlook, si legge in una nota, e' stabile.
Evidentemente
i clienti diretti e indiretti delle
società di rating, hanno avuto la tacita assicurazione che il periodo
ribassista ancora non è finito. Oggi, Moody’s
“deve” bocciare il Giappone. Le manovre forse continueranno con una brutta
pagella che, tra qualche tempo, potrebbe riguardare la Germania per la sua
bassa crescita.
A quel
punto, i ribassisti a colpo sicuro, potrebbero trasformarsi in rialzisti ( a
colpo altrettanto sicuro) a seguito delle analisi “oggettive” di recupero e di
crescita che i tre compari forniranno.
[Per la verità, la Fitch sembra
prendere le distanze dai comportamenti di S&P e
di Moody’s].
Sarà
un caso che oggi (24 agosto alle ore 18.53)
l’oro sia precipitato al di sotto dei 1.229 euro per oncia (1.757
dollari), con un tracollo di 97 euro (oltre 138 dollari) rispetto a ieri ?
Il colpo vincente delle società di rating
I tre
porcellini sono stati bravissimi per aver fatto considerare “naturali ed
oggettive” le loro pagelle.
E’ questo
il successo più evidente delle società di rating. Ne è
conseguito che:
1)
In
molti statuti di fondi di investimento
è presente la clausola che i titoli su cui investire devono avere un
rating. Le obbligazioni emesse da un qualsiasi soggetto non possono essere
acquistate dai fondi pensione o da altri investitori istituzionali se non hanno un rating.
L’emittente,
quindi, si accorda con l’agenzia per ottenere la pagella dietro pagamento di un
compenso. Di norma il rating ricavato non viene comunicato
direttamente al mercato, ma viene sottoposto prima al cliente. Se questo non
è “soddisfatto” del voto, l’agenzia può chiedere la consultazione
di altra
documentazione e pervenire ad un “nuovo” voto. E’ comunque curioso che
documentazione in grado di dar luogo ad
una valutazione più precisa (la successiva) non sia richiesta e/o
fornita subito.
Ma i tre
compari possono emettere rating anche su entità che non li hanno
sollecitati , perché – sostengono - richiesti dal mercato. Le agenzie li fanno
lo stesso, definendoli come una risposta alle richieste del mercato. Se il voto
non fosse gradito dal retato, è facile per i
compari sostenere che deriva dai documenti
disponibili e che, se ce ne sono di più attinenti potrebbero, a
pagamento, considerarli…
2)
La
stessa mifid
(la normativa europea che regola i comportamenti della società che
offrono servizi di investimento) ha innalzato, nei fatti, al livello di “fonte naturale di diritto” la
pagella delle società di rating, anche se non definisce le
caratteristiche di chi dovrebbe fornirla.
Insomma,
si è fatta passare una mera valutazione privata come certificazione di
affidabilità.
Ecco il
documento esplicativo redatto, a suo tempo, da una banca italiana per
illustrare le nuove normative europee. Il documento richiama le due
“principali” società di rating, promuovendole così a
certificatori:
FASCICOLO INFORMATIVO PER LA CLIENTELA E
NORME CONTRATTUALI SU SERVIZI E ATTIVITÀ DI
INVESTIMENTO
[…] Inoltre, al fine di valutare la
rischiosità di uno strumento finanziario si deve tener presente il
rating, ossia il giudizio assegnato da un'agenzia specializzata indipendente, espresso
da un codice alfanumerico, riguardante il merito di credito di una
società emittente titoli o di una particolare emissione di titoli. Il
rating fornisce un'informazione sul grado di rischio degli emittenti, ossia
sulla capacità di assolvere puntualmente ai propri impegni di pagamento.
L'assegnazione di un rating agevola anche gli emittenti nel processo di pricing e di collocamento dei titoli emessi. Le agenzie di
rating assegnano un punteggio (il rating, appunto) sulla base di una
graduatoria (o scala di valutazione). Il giudizio può anche differire in
funzione dell'agenzia che ha condotto la valutazione. Nel fornire il proprio
giudizio le agenzie di rating si basano su un’analisi dettagliata della
situazione finanziaria della società da valutare e sull’analisi del
settore di appartenenza della stessa. Di norma, quanto maggiore è il
rating di una società, tanto minore è il rischio per
l’investitore di non vedersi remunerato il proprio credito e quindi tanto
minore è il tasso di interesse pagato dall’emittente. [….] due
principali agenzie specializzate (Standard & Poor’s
e Moody’s).[…]
Ricordiamo
che le principali società che forniscono rating e sono riconosciute
dalla SEC sono 16:
1) A. M. Best (U.S.)
2) Baycorp Advantage (Australia)
3) Capital Intelligence (Cyprus)
4) Capital Standards Rating (Kuwait)
5) Credo line (Ukraine)
6) Dagong Global (People's Rep. of
China)
7) Dominion Bond Rating Service (Canada)
8) Egan-Jones Rating Company (U.S.)
9) Fitch Ratings (Dual-headquartered U.S./UK)
10) CIBIL (India)
11) Japan Credit Rating Agency, Ltd. (Japan)
12) Moody's Investors Service (U.S.)
13) Muros Ratings (Russia alternative
rating ag.)
14) Rapid Ratings International (U.S.)
15) Standard & Poor's (U.S.)
16) Weiss Ratings (U.S.)
Non esiste una società di
rating della UE.
La Fitch è partecipata da FIMALAC (francese) che detiene oltre il 50 per cento della proprietà.
La curiosa tabella dei rating.
Le società di rating forniscano (per gli
addetti ai lavori) la probabilità percentuale di default (sesta colonna
della successiva tabella: 0,1% minima probabilità, 33 % massima
probabilità, oltre la quale l’emittente non è più
qualificato).
Curiosamente, però, divulgano i voti relativi
ai livelli di rating traducendo le percentuali di probabilità di default
in giudizi alfa numerici non sempre uguali per le quattro società: AAA
minima probabilità di default; C, D, o C- per il 33 percento ed oltre di
probabilità.
Lo scopo è quello di far assumere un tono meno
“scientifico” e trasparente alla pagella: fornire direttamente la percentuale
di probabilità di default è molto più impegnativo che
togliere un “più” o un “meno” ad una serie di B. Oltretutto, la
percentuale avrebbe permesso una immediata comparazione fra le pagelle delle
quattro società. Con il sistema adottato, occorre una traduzione che non
tutti sono in grado di fare, anche perché occorre avere a disposizione le
specifiche relative ai voti.
Nella tabella abbiamo inserito la società
cinese Dagong, privata ma operante su autorizzazione
del governo di Pechino.
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Nella tabella che segue
riportiamo, aggiornati al 23 agosto 2011,
i rating assegnati dalle quattro società “riconosciute” ai paesi
di maggior interesse per noi.