HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli (www.mauronovelli.it) Il PuntO Documento
inserito il 1-7-2008 |
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Il PuntO n° 137/bis Comparazione dei prezzi nei paesi UE. Smantellare i falsi raffronti. Tre esempi concreti: benzina, costo di un conto corrente bancario, costo di un biglietto del metrò Di Mauro Novelli
30-6-2008 [Aggiornamento con i nuovi dati PPS Eurostat di fine
giugno 2008] Se un prodotto viene venduto in
Italia ed in Germania allo stesso prezzo in euro, possiamo dire che al
consumatore tedesco comprare quel prodotto “costa” quanto a quello italiano? Nominalmente si, ma forse dovremmo
comparare i redditi (primo accomodamento): se il tedesco guadagna il doppio
dell’italiano, il costo effettivo della mela risulterà per lui
dimezzato. Questa valutazione è
però “a parità di altre condizioni”, nell’ipotesi teorica,
cioè, che tutti gli altri beni e servizi abbiano lo stesso prezzo in
Italia ed in Germania. Poiché questa coincidenza è esclusivamente
teorica, occorrerebbe reimpostare (secondo accomodamento) la valutazione pesando
i due redditi in funzione dei due livelli medi dei prezzi mercato. Si
perviene così a calcolare la “capacità di spesa” della
retribuzione in Italia ed in Germania. Questo indice ci permette di
comparare meglio la “penosità” dell’acquisto di un prodotto nei due
paesi. In sintesi, nei confronti
internazionali in materia di prezzi, si tende a valutare il dato nominale
espresso in euro del prezzo di un bene o di un paniere di beni. Ma un dato
simile è del tutto inutilizzabile perché non fornisce il peso effettivo
sul reddito di un automobilista del costo di un litro di benzina. Occorre
quindi, in prima battuta, “pesare” il prezzo di un bene in rapporto al
reddito medio dei cittadino dei due paesi presi in considerazione e, per
giungere ad una comparazione congrua, “pesare” anche in funzione del livello
dei prezzi vigente nel singolo paese. PRIMA APPROSSIMAZIONE, COMUNQUE
GROSSOLANA (SULLO STIPENDIO NOMINALE) Volendo quindi valutare i prezzi
nostrani con quelli dei partner europei più importanti possiamo porre
pari a 100 il nostro reddito da lavoro dipendente medio e vedere come si
colloca rispetto a quello rilevato negli altri paesi. Elaborando i dati della tabella
relativa agli stipendi medi lordi del 2006 nell’Industria e nei Servizi
ricavata da Eurostat, vediamo quindi
che, fatto 100 lo stipendio italico, gli Spagnoli guadagnano 82, i Francesi
guadagnano 113, i Tedeschi 134, gli Inglesi 150, i Danesi 162. Ecco i dati UE ai quali si aggiungono
quelli della Norvegia. TAB. 1 Stipendi in UE + Norvegia. Anno 2006 Reddito medio lordo in Euro
nell’Industria e nei Servizi Fonte Eurostat (nostre elaborazioni)
Con questo primo accomodamento,
possiamo dire che se un litro di benzina (per continuare con un esempio
teorico) viene venduto allo stesso prezzo di 1,4 euro in Italia, Germania e
Gran Bretagna, per i cittadini di quei paesi - a parità di altre condizioni
- il bene non “costa” allo stesso modo. Perché si possa comparare la
penosità finanziaria di un litro di benzina tra i cittadini di vari
paesi – ripetiamo, a parità di altre condizioni -, occorre rapportarlo
al reddito: se in Italia (stipendio pari a 100) costa 1,4 euro, in Spagna
(stipendio pari a 82) lo stesso “impegno” si avrebbe ad 1,15 euro; in Francia
(stipendio pari a 113) dovrebbe costare 1,58 euro; in Germania (stipendio
pari a 134) dovrebbe costare 1,88; in Gran Bretagna (stipendio apri a 150) dovrebbe essere di 2,1 euro. SECONDA APPROSSIMAZIONE (più
significativa ed utile): LA CAPACITA’ DI SPESA Ma l’approssimazione appena
illustrata è solo di scuola: sarebbe “veritiera” e, quindi, utilizzabile
se e solo se tutte le altre condizioni di mercato (il livello di prezzi di
uno specifico paniere, ad esempio) fossero identiche nei paesi monitorati.
Poiché così non è, occorre un ulteriore accomodamento:
l’espressione del livello di reddito deve essere accomodata inserendo nella
valutazione la variabile relativa al livello medio dei prezzi nei singoli
paesi. Occorre, in altri termini, trasformare lo “stipendio nominale” in “capacità di spesa” (Purchasing
Power Standards, PPS) indice che, avendo scontato già in sé il livello
dei prezzi medi del paese, è effettivamente commensurabile. In soldoni, se lo stipendio medio ed
il livello medio dei prezzi del paese X sono entrambi doppi rispetto a quelli
del paese Y, la capacità di spesa nei due paesi sarà uguale. In effetti, Eurostat procede a questa
valutazione trasformando in PPS non lo stipendio nominale, ma il PIL di
ciascuna nazione. E’ comunque un indice utile per poter
significativamente paragonare l’impegno finanziario affrontato dei cittadini
di vari paesi per l’acquisto di uno stesso prodotto. TAB. 2 (*) GDP per capita in Purchasing Power Standards (PPS) (EU-27 = 100) Fonte Eurostat
(:) Not available; (f) Forecast;
(b) Break in series; (e) Estimated value (*) Non appena Eurostat pubblicherà dati più
recenti, aggiorneremo la tabella. Per macro aree
(:) Not available; (f) Forecast;
(b) Break in series; (e) Estimated value Consideriamo il PPS
previsto da Eurostat dei primi 15 paesi della UE, degli USA, del Giappone e
della Svizzera. E’ evidente l’adeguamento
ad opera del livello dei prezzi medi nella quantificazione dell’indice
rispetto alla semplice comparazione dei redditi. Ad esempio, nel 2007, la
Gran Bretagna, dove lo stipendio medio di industria e servizi supera del 50
per cento quello italiano, ha una capacità di spesa di 116,2 contro il
nostro 101,4 cioè del 14,6 per cento più alta. [Infatti, fatto
100 il nostro PPS, in Gran Bretagna è di 114,6. Si veda la tabella n°
4). Evidentemente il livello medio dei prezzi
più alto di quello corrente in Italia e’ tale da mitigare
fortemente quel + 50 per cento riscontrato sugli stipendi, tanto da
posizionare la Capacità di spesa britannica al 116,2. TAB. 3 PIL PRO CAPITE ESPRESSO
IN CAPACITA’ DI SPESA Primi 15 paesi della UE
più USA, Giappone e Svizzera [Fonte Eurostat Febbraio
2008 – elaborazioni Adusbef]
Per concludere, occorre diffidare dei
confronti di prezzi internazionali che non vengano filtrati in funzione
della “capacità di spesa”. A nostro avviso, al fine di permettere
ai cittadini stime sufficientemente attendibili, le autorità europee dovrebbero
rendere obbligatoria ogni valutazione in termini di capacità di spesa,
per chi intenda procedere ad analisi comparate dei costi di beni e servizi
nella UE. Noi procederemo a raffronti tra paesi
EU adottando il seguente indice, fino a quando non siano definiti i dati 2008. Limiteremo le indagini ai primi 15
paesi UE. In tabella sono riportati anche gli
indici di USA, Giappone, Svizzera. L’ultima colonna riconduce a 100 la Capacità
di spesa dell’Italia e permette una immediata comparazione percentuale con
gli altri paesi considerati: la Francia è a +9,8 %, la Germania a
+11,6 %, la Gran Bretagna a +14,6 %. TAB. 4 PIL PRO CAPITE ESPRESSO
IN CAPACITA’ DI SPESA Primi 15 paesi della UE
più USA, Giappone e Svizzera Ultima colonna:
riconduzione a 100 della Capacità dell’Italia [Fonte Eurostat – Nostre
elaborazioni]
Il Foglio di calcolo elaborato da Mario Giuseppe Varrenti Mario
Giuseppe Varrenti, laureando in Scienze politiche (Roma La Sapienza), ha
elaborato un modello
in grado di ottenere istantaneamente la comparazione dei prezzi. Occorre
inserire per i vari paesi sia il PPS per l’anno da elaborare che il prezzo di un bene specifico nei
paesi che si intende comparare. PRIMO
CASO CONCRETO: COMPARAZIONE DEI PREZZI DELLA BANZINA. Dalla rilevazione del Ministero dello
Sviluppo Economico del 23 giugno 2008, ricaviamo i prezzi nei 15 paesi
considerati (seconda colonna). Il modello di Mario Giuseppe Varrenti
ci permette di pervenire con facilità a due serie di dati: 1)
TAB. 5. Quanto dovrebbe costare la
benzina nei vari paesi per far sì che gli automobilisti di quei paesi
sopportino lo stesso impegno finanziario (definito “penosità”)
gravante sull’automobilista italiano che paga 1,525 euro per un litro di
carburante. Ad esempio, in Germania, dove la
benzina costa poco meno di un centesimo e mezzo rispetto al nostro mercato
(1,511 contro i nostri 1,525 euro), tanto che – anche in confronti che
vorrebbero essere dotti - si tende ad
equiparare i due valori sostenendo che l’automobilista italiano paga quanto
quello tedesco. Ma l’uguaglianza è solo nominale. Infatti, vista la
Capacità di spesa maggiore in Germania dell’11,6 per cento (113,2 contro
la nostra 101,4), il litro alla pompa ha un prezzo che impegna molto meno
l’automobilista tedesco. Perché costui avverta la stessa penosità
affrontata dal nostro, in Germania la benzina dovrebbe costare 1,70 euro,
cioè 19 centesimi oltre il prezzo nominalmente uguale al nostro.
Possiamo quindi affermare che (viste le retribuzioni ed il livello dei prezzi
in Italia ed in Germania) il prezzo del nostro litro di 1,525 euro è
pari a quello del litro tedesco solo se alla pompa di Berlino questo costasse
1,702 euro e non 1,511. Allo stesso modo, non possiamo dire
che in Austria un litro costi solo 20
centesimi meno che da noi (1,321 contro 1,525), perché quel paese ha una Capacità di spesa superiore del 26,4
per cento rispetto alla nostra (128,2 contro 101,4). Per poter equiparare i
due livelli di prezzo, in termini di penosità, il litro austriaco
dovrebbe costare 35 centesimi in più, cioè 1,671 contro il
nominale 1,321. Possiamo quindi affermare che (viste le retribuzioni ed il
livello dei prezzi in Italia ed in Austria) il prezzo del nostro litro di
1,525 euro è pari a quello del litro austriaco solo sealla pompa di
Vienna questo costasse 1,671 euro e non 1,321. Eclatante il dato del Lussemburgo. Il
litro costa 1,322 euro, solo 20 centesimi nominali in meno rispetto alle
nostre pompe. Valutando però la Capacità di spesa del
Lussemburgo, superiore alla nostra del 172,6 per cento (276,4 contro 101,4),
perché un lussemburghese abbia il nostro stesso impegno finanziario
nell’acquisto della benzina, le loro pompe dovrebbero portare il litro a
ben 4,15 euro. Possiamo quindi
affermare che (viste le retribuzioni ed il livello dei prezzi in Italia ed in
Lussemburgo) il prezzo del nostro litro di 1,525 euro è pari a quello
del litro lussemburghese solo se alla pompa del granducato questo costasse
4,156 euro. Ecco la tabella: TAB. 5 Per
sopportare la stessa "penosità" affrontata in Italia, l’automobilista
del paese X dovrebbe pagare….
2)
TAB. 6. Quanto dovrebbe costare la
benzina in Italia per far sì che i nostri automobilisti sopportino lo
stesso impegno finanziario (“penosità”) gravante sugli automobilisti
degli altri paesi? Per continuare con gli esempi
precedenti, in Germania, dove la benzina costa poco meno
di un centesimo e mezzo rispetto al nostro mercato (1,511 contro i nostri
1,525 euro). Vista la Capacità di spesa maggiore in Germania dell’11,6
per cento (113,2 contro la nostra 101,4), il litro alla pompa ha un prezzo
che impegna molto più l’automobilista italiano, pur a quasi
parità di prezzo nominale. Perché costui avverta la stessa
penosità affrontata dal tedesco, in Italia la benzina dovrebbe costare
1,353 euro, cioè 17,2 centesimi in meno. Possiamo quindi affermare che
(viste le retribuzioni ed il livello dei prezzi in Italia ed in Germania) il
prezzo del litro tedesco di 1,511 euro è pari a quello del litro italiano
solo se le nostre pompe diminuissero il prezzo a 1,353 euro. Allo stesso modo, non possiamo dire
che in Austria un litro costi solo 20
centesimi meno che da noi (1,321 contro 1,525), perché quel paese ha una Capacità di spesa superiore del 26,4
per cento rispetto alla nostra (128,2 contro 101,4). Per poter equiparare i
due livelli di prezzo, in termini di penosità, il litro italiano
dovrebbe diminuire di 48 centesimi,
cioè passare a 1,044 contro il nominale 1,525. Possiamo quindi
affermare che (viste le retribuzioni ed il livello dei prezzi in Italia ed in
Austria) il prezzo del litro austriaco di 1,321 euro è pari a quello
del litro italiano solo se le nostre
pompe diminuissero il prezzo a 1,044 euro. Eclatante il dato del Lussemburgo. Il
litro costa 1,322 euro, solo 20 centesimi nominali in meno rispetto alle
nostre pompe. Valutando però la Capacità di spesa del
Lussemburgo, superiore alla nostra del 172,6 per cento (276,4 contro 101,4), perché un
automobilista italiano abbia lo stesso impegno finanziario di un
lussemburghese nell’acquisto della benzina, le nostre pompe dovrebbero diminuire il prezzo di un
litro a 0,484, cioè a meno di mezzo euro. Possiamo quindi affermare
che (viste le retribuzioni ed il livello dei prezzi in Italia ed in Lussemburgo)
il prezzo del litro lussemburghese di 1,322 euro è pari a quello del
litro italiano solo se le nostre pompe diminuissero il prezzo da Ecco la tabella: TAB. 6 Per sopportare la stessa
"penosità" affrontata nel paese X, l’automobilista italiano
dovrebbe pagare….
Solo il Portogallo (dei 15 paesi
considerati) sta peggio di noi. Per affrontare la stessa penosità di
un automobilista italiano, i portoghesi dovrebbero vedersi abbassare il
prezzo da SECONDO
CASO CONCRETO: COMPARAZIONE
DEI COSTI ANNUI (valori 2006) DI UN CONTO CORRENTE BANCARIO Abbiamo accolto i dati del costo di
un conto corrente nel 2006 (fonte ABI). Parametreremo quindi con il PPS del
2006. Commentiamo solo il caso più
eclatante. In Gran Bretagna (alla luce del PPS) un conto corrente costa 16 euro
l’anno (fonte ABI). Per affrontare la stessa penosità di un
correntista italiano, in Gran Bretagna i costi di un C/C dovrebbero essere
non 16 euro (quanto paga effettivamente un inglese) ma 151,8 euro.
Parallelamente per avere lo stesso impegno finanziario di un correntista inglese, in Italia un conto corrente
dovrebbe costare non 133 (quanto paga effettivamente un cliente bancario
nostrano, secondo l’ABI) ma 14 euro. TAB. 7 Raffronto dell’impegno
di un correntista bancario in 6 paesi della UE. Costi annui: fonte ABI.
PIL in PPS: Fonte Eurostat.
(*)
Dati forniti dall’ABI all’Antitrust per l’indagine effettuata nel 2007
dall’Autorità della concorrenza e del Mercato, che ha definito in 182
euro il costo di un conto corrente bancario in Italia. TERZO
CASO CONCRETO: IL
COSTO DI UN BIGLIETTO DELLA METROPOLITANA Quando si dice che a Londra il
biglietto del metrò (2,2 euro cioè 1,50 sterline) costa quasi
due volte e mezzo in più di
quello che costa a Roma o Milano (1 euro)
si dice manifestamente il falso. Riportandolo alla reale
Capacità di spesa, è come se il nostro biglietto da 1 euro
costasse 1,14 euro (quindi solo il 14,6 per cento in più), oppure come
se il biglietto londinese da 2,20 euro costasse 1,91. Quindi non “quasi due
volte e mezzo”, ma neanche due volte. Stesso calcolo quando si dice che a
Berlino il metrò costa oltre il doppio (2,1 euro) rispetto a Roma e
Milano: in effetti è come se il nostro biglietto costasse 1,11 euro
(11,6 per cento in più), oppure come se il biglietto berlinese da 2,10
euro costasse 1,88. Ecco la Tabella:
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