Il PuntO n° 115
Ricominciamo con
“l’ordine pubblico?
Di Mauro Novelli 19-9-2007
AGGIORNAMENTO DEL 30-9-2007
AGGIORNAMENTO DELL’8-10-2007
Negli anni ’70 e ’80, i governi di scuola democristiana
trovarono una soluzione per eludere tutti i gravissimi problemi del
paese. Fecero in modo di governare gli eventi in maniera che al primo posto –
quanto ad urgenza e pesantezza – prorompesse la questione più seria:
quella dell’ordine pubblico. Più seria di Sindona, dell’Ambrosiano,
dell’occupazione giovanile, della riforma sanitaria, della P2, della legge
sull’equo canone, della Gescal, della pensione a
tutti dalle tasche di Pantalone ecc.
Del resto, di fronte agli ammazzamenti con cadenza
giornaliera, di fronte alle stragi con cadenza stagionale, ai rapimenti con
cadenza semestrale ecc. chi avrebbe osato contrastare un programma di governo
che puntava a proteggere anzitutto la sicurezza dei cittadini?
Quando ho letto il titolo di www.corriere.it di oggi sulle
dichiarazioni di Mauro Mazza, (Il
Tg2 attacca Grillo in diretta:
«E
se un pazzo poi sparasse?» ) ho pensato,
un po’ allarmato, ad una ipotesi di zoccolata sul Grillo. Al contrario, il
Direttore del TG Due (non il mezzobusto di turno) intendeva evocare gli
ammazzamenti degli anni ’70 e ’80.
Pensate: invece del precariato, del TFR, dei mutui, dei
saccheggiatori, dei masnadieri, della disoccupazione, della quarta settimana,
si torna a parlare di “ordine pubblico”.
Che bello! Ricominciare (continuare?) con deviazioni,
depistaggi, corpi separati, intercettazioni e non parlare più di
quarta settimana, conflitti di interesse, auto blu… Sarebbe una svolta!
Dice: “Ma allora
eravamo una marca dell’Impero, ultimo baluardo a reggere le orde rosse. I governi avevano mano libera di fare e disfare per
graniticamente restare (magno cum gladio). Oggi come si potrebbe sostenere una politica tanto
mistificante?”.
Se le corporazioni messe in discussione si alleano, se pò ffà, se po’ ffà….
P.S. del 30-9-2007
Da L’Unità del
29-9-2007
Il Senatur
ha detto di sentirsi forte di «dieci milioni di lombardi e veneti pronti a
lottare per la libertà». Di più. Considerando forse inutile la
dialettica all’interno delle istituzioni, si è spinto a affermare che
«la libertà non si può più conquistare in Parlamento ma
con uomini lanciati in una lotta di liberazione».
Egregio dottor Mazza, aspettiamo un
Suo: “… e se un pazzo poi imbracciasse la doppietta?”
P.S. DELL’8-10-2007
La mia ipotesi è proprio
campata in aria?
Da La Repubblica dell’8-10-2007:
L COMMENTO. Quando emergono
le false paure. di GIUSEPPE D'AVANZO
CLEMENTE Mastella sbanda,
straparla. Quasi posseduto da una "follia" narcisistica che non gli
permette di vedere al di là del suo naso e del suo destino politico,
della sua famiglia, della sua Ceppaloni, del suo
piccolo partito, sovrappone errore a errore, cantonata a strafalcione
incurante degli esiti che possono danneggiare il governo e la maggioranza di
cui fa parte.
Questo fino a ieri. Ieri è andato oltre da New York, dove era per
festeggiare il Columbus Day
(ma era proprio necessario mettere in mostra altri viaggi, altre spese
pubbliche, altre presenze familiari come se un ministro di Giustizia, con i
tempi che corrono dalle nostre parti, non avesse altro da fare che
passeggiare nei dintorni di Central Park). Mastella
ha voluto dare così un altro giro di vite al cupio
dissolvi che si è impadronito di lui combinando un altro pasticcio,
molto più grave di un gravissimo abbaglio.
Quel che il ministro ha deciso di muovere è un giudizio politico di
dubbia responsabilità. Ha ipotizzato che in Italia si annuncia
addirittura una nuova stagione di terrorismo. Lo aveva già
bofonchiato, in verità nel disinteresse generale, qualche giorno dopo
essere stato colpito sotto la cintura negli studi di Ballarò.
"Chiederò al ministro di avere una tutela, cioè una
scorta, più adatta a me", aveva detto e non si era capito che
cosa chiedesse al Viminale perché la sua scorta è già
più che robusta. I suoi dell'Udeur avevano spiegato che "dopo
l'allarme lanciato dall'ex ministro Pisanu sulla potenziale recrudescenza del
pericolo terrorista e i rigurgiti Br delle ultime settimane, chiediamo
ufficialmente al ministro dell'Interno Amato di garantire la massima
sicurezza al ministro Mastella e alla sua famiglia, vittime di questa infame
aggressione".
Suoni sconnessi che erano caduti nel nulla. Rigurgiti delle Br?
Quando, dove? Come ministro avrebbe dovuto sapere che Cristoforo Piancone era soltanto un rapinatore e non un brigatista
in cerca di finanziamenti. E poi perché evocare gli allarmi di Pisanu e non
le più serene analisi del ministro in carica, Giuliano Amato. Insomma,
una sortita alquanto penosa che nessuno ha preso molto sul serio, nemmeno nel
suo governo. Ma evidentemente Mastella non si è perso d'animo e ieri
ha denunciato che in Italia c'è clima politico che "rischia di
essere un terreno di coltura di un neo-terrorismo che da noi non è mai
stato eliminato completamente", neppure dopo l'attentato a Marco Biagi.
"Questo clima rischia di essere uguale a quello della prima volta in cui
venne messa in discussione la legittimità di un governo della
Dc". E con tutta evidenza il ministro pensava al 1978, all'anno in cui
le Brigate rosse rapirono Aldo Moro.
Si potrebbe liquidare il tutto come un'ennesima sciocchezza di uomo, forse
scoraggiato da linciaggio mediatico che ha dovuto subire nelle ultime
settimane. Ma sarebbe un errore. Le parole di Mastella sono gravissime. Dove
sono le tracce, anche nascoste, di questo terrorismo che incombe? Quali sono
gli indizi, gli annunci? Ne sa qualcosa il ministro dell'Interno? La verità
è che non c'è alcuna traccia di una nuova stagione di
terrorismo, ma soltanto un diffuso malessere che attraversa il Paese,
un'insoddisfazione radicale che separa larghi strati della società
dalla politica, dai politici, dal governo.
Questa irritazione si è concentrata su Mastella per la sua esibita
spensieratezza nell'uso privato di risorse pubbliche. È diventata
rabbia per le mosse improprie decise dal ministro contro un pubblico
ministero che indaga anche sul conto del capo del governo. Ora reagire a
queste legittime proteste criminalizzandole, dicendole eversive, dipingendole
- per di più dall'estero - come potenzialmente assassine è un
atto irresponsabile che Prodi e, per quel che gli compete Amato, farebbero
bene a smentire già nelle prossime ore.
(8
ottobre 2007)
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