HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli Il PuntO Documento inserito il 31-7-2007 |
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Il PuntO n°
113.
Servizi assicurativi: indagine quantitativa 2007
Di Mauro Novelli (31-7-2007) LA POSIZIONE DELL'ITALIA. Con l’allargamento a 25, gli abitanti dell’Unione Europea
superano i 450 milioni. Secondo dati della Commissione europea la ricchezza
totale dei nuovi arrivi rappresenta solo il 4,6% di quella complessiva
dell'Unione. Per tal motivo le analisi comparate riguarderanno ancora
l’Europa dei 15. Nel 1998,
nella U.E. operavano 4.874 imprese d'assicurazione. Nel 2005, le imprese sono
scese a 4.596 (meno 278 unità in 7 anni). Questi i dati di settore dei dieci paesi più importanti. SETTORE
ASSICURATIVO in alcuni paesi U.E. (ordinata
per “raccolta premi per dipendente”) [ Fonti
Ania ] Dati 31.12.2005
* Le compagnie italiane sono risalite a 240 nell’aprile
2007 ** Nel 2004 c’è stato un
cambiamento di definizione. I dati della tabella fanno riflettere.
Con una popolazione simile per Francia, Gran Bretagna ed Italia, nel nostro paese operavano –
a fine 2005 - 239 compagnie
assicurative, quasi la metà di quelle presenti in Francia (470), un quinto
di quelle operanti in Gran Bretagna (1.170). Com’è possibile che in Italia
siano in grado di operare così poche compagnie di assicurazione? Non
si può “intraprendere” nel settore perché ben protetto, o non conviene
per motivi puramente mercantili? Più plausibile la prima ipotesi. Altre comparazioni risultano
illuminanti: in Spagna (meno di 43 milioni di abitanti) operano 320
compagnie, 81 più delle nostre; in Olanda (16 milioni di abitanti)
prosperano 300 compagnie, 61 più delle nostre; in Svezia (9 milioni di abitanti) 415
imprese (176 in più che in
Italia). Eclatante il caso della Danimarca dove i 5,4 milioni di danesi
vedono attive 210 compagnie, soltanto 29 meno delle nostre. Altri atteggiamenti nei confronti dei
prodotti assicurativi, si dirà. Ma come spiegare il fatto che le 239
compagnie italiane aggreghino
il più alto livello di premi per singola impresa? 429 milioni di euro
per ogni azienda italiana (erano 412 nel 2004), contro i 347 milioni delle francesi (330 nel 2004),
i 273 per ciascuna delle inglesi, i 227
delle tedesche, fino a giungere ai 48 milioni di euro per ciascuna azienda svedese.
Il dato non
è occasionale: anche i premi aggregati per dipendente del settore
assicurativo, che conta 39.924 dipendenti nel 2005 (scesi a 39.795 nel 2006), vedono gli
italiani al primo posto: 2,750 milioni di euro per ogni impiegato italiano
(erano 2,519 milioni nel 2004); 1,144 milioni per l’inglese; 1,268 milioni di
euro per il francese; 676 mila euro per il tedesco. Il mercato
italiano delle assicurazioni ha, quindi, tutte le caratteristiche perché si
intraprenda con floridezza. Dovrebbe esserci spazio per ulteriori aziende, ma tale valutazione liberista non risulta vincente e conferma
il nostro giudizio di settore protetto ed autoprotetto. Infatti, tenere basso il numero di aziende
mantiene più alto il bacino di
utenza potenziale, cioè il numero di cittadini che in media possono
essere acquisiti da ciascuna compagnia: 246 mila abitanti per azienda in
l'Italia, 95 mila utenti potenziali in più del secondo paese, il
Portogallo, che può contare su 151 mila abitanti per azienda.
Tralasciando, per ovvie ragioni la posizione del Lussemburgo, notiamo che in
Svezia le
compagnie di assicurazione prosperano con un bacino potenziale di 22 mila abitanti, in Irlanda
di meno di 20 mila. Di fatto, il bacino medio di utenza nella U.E.
è di circa 85 mila abitanti per compagnia. Nonostante questi dati, le assicurazioni
italiane lamentano da sempre un mercato interno asfittico e sterile, non tale
da permettere previsioni ottimistiche, falcidiato dal “collo debole degli
italiani” e dalle relative truffe sia nel ramo danni che in
quello vita. UTENZA
POTENZIALE (ordinamento decrescente) (ANNO
2005 - Fonte ANIA – Eurostat - Elaborazioni Adusbef)
* Nel 2004 c’è stato un cambiamento di definizione. IL MERCATO INTERNO E' interessante rimarcare che, nel 2004
delle 245 imprese di assicurazione operanti in Italia, le prime 10 hanno
aggregato quasi la metà del totale dei premi raccolti,
mentre le prime 40 società si attestano attorno all'
80 per cento. Nel 2006, il monte premi ha aggregato 112,796
miliardi di Euro (- 1,85 per cento rispetto al 2005 e + 54 per cento rispetto
al 2000). In particolare, il Ramo Vita ha raccolto
premi per 72,785 miliardi di Euro (- 3,7 per cento sul 2005) , il Ramo Danni 40,011
miliardi di Euro (+ 1,7 per cento sul
2005). Delle due componenti fondamentali (ramo
Vita e ramo Danni), il primo è passato dal 27
per cento del 1990, al 64,5 per cento del 2005. Al contrario il ramo Danni scende dal 73
per cento del '90, al 35,5 per cento del 2005. Per il ramo Vita, occorre evidenziare
che il canale distributivo più importante è costituito dagli
sportelli bancari con il 59 per cento dei premi lordi contabilizzati, seguito
dagli agenti (19,9 per cento), mentre la quota
imputabile ai promotori finanziari si attesta all’8,5 per cento. Per il ramo Danni, il canale
distributivo preponderante è costituito dagli agenti che aggregano l’85,1
per cento dei premi lordi, mentre gli sportelli bancari superano appena l’1,3
per cento. UTILI DEL SETTORE In notevole crescita l’utile d’esercizio
del settore assicurativo: UTILE
D’ESERCIZIO DEL SETTORE ASSICURATIVO Fonte Ania – Elaborazione Adusbef. In miliardi di euro.
Nel 2006, le 239 compagnie hanno
ottenuti utili medi pari a oltre 22 milioni di euro ciascuna, in calo
rispetto ai 24 del 2005. Nel periodo 1999/2006 gli utili del settore sono
cresciuti del 254,8 per cento, passando da 1,483 miliardi di euro del ’99 a
5,262 del 2006. Il settore continua ad offrire quindi
eccellenti prospettive per chi vuole intraprendere. Perché nessuno si fa avanti? Dove sono
gli ostacoli? Chi ha il compito di predisporli? Chi quello di rimuoverli? L’Antitrust continua a sanzionare
cartelli tra compagnie ed il TAR Lazio (a cui le
compagnie ricorrono) a sospenderne l’applicazione,
entrando nel merito delle decisioni: non sarebbe il caso di prevenire i
problemi bonificando un settore che, assieme a quello bancario, pesa su
privati ed imprese in misura maggiore che per le altre nazioni con le quali
dobbiamo competere? Si veda a questo proposito Il PuntO: Competitività.
Vediamo quanto impiegano… |