PRIVILEGIA
NE IRROGANTO Documento
inserito il: 10-11-2012 |
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Il
PuntO n° 250 Sostanze
psicotrope e legalizzazione. Di
Mauro Novelli 10-11-2012 Premesso
che non sono in conflitto di interessi (mai fumato spinelli, mai sniffato,
mai fatto pere, non fumo dal 1991), mi pongo in un’ottica economica forse
cinica, e dico la mia. Il
problema non deriva dai danni clinici che queste sostanze possono procurare,
(Paracelso sosteneva che “Tutto è veleno, dipende dalla dose”) altrimenti dovremmo vietare alcol, tabacco,
e, andando più a fondo, denunciare il diabetico che acquista caramelle,
l’iperteso che compra sale e caffè, l’obeso che va da McDonald, l’affetto da gastrite che assume aspirina
ecc. Il problema, quindi, non è individuale, ma squisitamente sociale. In
questa ottica, la società subisce un danno non tanto dal consumo individuale
di queste sostanze (anche se intervenire sugli effetti collaterali ha un
costo), ma dalla loro vendita affidata in esclusiva alla criminalità
organizzata, che utilizza gli introiti del commercio per appestare il
versante economico, produttivo e finanziario del paese e per promuovere
diffusamente metodi corruttivi. Dobbiamo
quindi contrastare il mercato (di ogni tipo di sostanza) sul versante
dell’offerta. In economia questo obbiettivo si raggiunge entrando nel mercato
e – grazie alla concorrenza – emarginare ed estromettere chi non è in grado
di competere con le condizioni della nostra offerta: prezzo competitivo,
migliore qualità del prodotto, informazioni chiare, assistenza del cliente. Poiché
l’obbiettivo di scardinare organizzazione e lucro del narcotraffico è di alto
interesse sociale, lo stato può organizzarsi per procedere a questa
competizione come operatore, agendo sulle leve classiche fornite
dell’economia politica, come si diceva: livello di prezzo, qualità del
prodotto, delle informazioni e dell’assistenza pre
e post vendita, ecc. In
breve tempo, questa guerra vedrebbe lo stato diventare monopolista del
settore e i competitori narcotrafficanti estromessi. “Ma
così – dice l’obbiettore – chissà quanti giovani e meno giovani cadrebbero
nel circolo vizioso di un consumo sempre crescente e a quanti danni personali
dovrà far fronte il servizio sanitario nazionale. Prima
risposta: non è detto che, tolto l’affascinante aspetto trasgressivo
dell’”evento”, la cosa continui ad avere lo stesso appeal per i giovani. Seconda
risposta: con la distruzione del
concorrente narcotrafficante e l’abbattimento del prezzo la quota di reddito
delle famiglie interessate destinata al settore diminuirebbe fortemente.
Cioè, ipotizzando anche un aumento del consumo (ma la cosa non potrà che avere una verifica empirica), il
versante della domanda nel suo complesso potrà contare su una risparmio
enorme. Oltretutto, la migliore qualità del prodotto darà luogo a danni fisici personali
notevolmente ridotti. Terza
risposta: la microcriminalità legata a spaccio e consumo si azzererebbe, con
grande giovamento per la sicurezza dei cittadini e per le finanze dello
stato. Quarta
risposta: pur ipotizzando un aumento del consumo, famiglie ed Erario
avrebbero notevoli risorse da destinare alla cura e, soprattutto, alla
prevenzione del fenomeno. Conclusione:
1) Le famiglie interessate
risparmierebbero fortemente sull’acquisto del prodotto e ad esse verrebbero
evitati i drammi che conosciamo. 2) Lo stato risparmierebbe in
termini di minori risorse da destinare all’intervento sociale sugli effetti
collaterali allo spaccio e all’uso delle sostanze: microcriminalità e
sicurezza dei cittadini, contrasto al narcotraffico, intervento del servizio
sanitario nazionale, intervento per i risvolti giudiziari del fenomeno. 3) La criminalità organizzata
avrebbe a disposizione minori capitali da destinare agli investimenti in
settori economici “normali” e da riservare ad azioni corruttive. Queste
sono le soluzioni che l’economia potrebbe (cinicamente?) suggerire. Stiamo
invece procedendo speditamente in senso opposto: si vieta la vendita di
alcolici ai minori di 18 anni. In tal modo anche la bottiglia di birra
acquista valore per la “trasgressione” affrontata dal minorenne che la
consuma. Vorrà dire che davanti alle scuole si presenterà anche lo
spacciatore di bottigline di liquore mignon! Ma
perché non si studia un po’ di economia? E’ vero che per i paesi di cultura
cattolica il denaro è lo “sterco del diavolo” ed è bene farlo trattare agli
addetti ai lavori (gli stessi che hanno dato la definizione), ma basterebbe
mettersi un paio di guanti di lattice e una molletta al naso! |
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