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Documento inserito: 7-2-2021

 

Il PuntO n°  419

Draghi e i dolori del giovane Nicola.

Per tacer di quelli  del popolo italiano.

Di Mauro Novelli 7-2-2021.

 

 L’assenza di un minimo di visione politica da parte del PD condanna  il partito in un cul de sac. Son messi meglio i 5Stelle: hanno una fronda interna pronta a recuperare malumori e seguaci oggi recalcitranti qualora il tentativo di Draghi dovesse risultare fallimentare. E’ messa meglio la Lega, molto poco incline a sgambettare un Draghi abbastanza in linea con le esigenze economico-produttive del settore imprenditoriale che a Salvini fa riferimento. [Discorso a parte andrebbe fatto per la Meloni, che col suo 5 % in Parlamento risulterebbe in ogni caso sempre irrilevante].

D’altra parte comincia ad essere risibile l’accusa di antieuropeismo affibbiata a Salvini e alla Meloni, anche  per differenza - da Berlusconi. Per costoro Lega e FdI non sono contro questa Europa, contro la sua burocrazia straripante, le responsabilità evanescenti, ma tout court sono contro l’Europa, contro gli Europei e contro il loro progetto portante. Anche nel ventennio si fece passare il messaggio che Gobetti, i fratelli Rosselli, Gramsci e tutti i massacrati dal regime, non erano antifascisti e acerrimi nemici del sistema mussoliniano,   ma erano semplicemente odiosi nemici dell’Italia, pericolosi antipatriottici e contro il popolo italiano. Ormai, però, questi argomenti residuali restano appannaggio di chi non ne ha di migliori, intellettualmente e culturalmente. Non disponendo di un intelletto vispo e fertile, devono limitarsi alla delegittimazione dell’avversario poiché non sono in grado di valutarne – tanto meno di contrastarne -  idee, azioni, pensiero.

Per tornare a Nicola, il segretario  non sa proprio darsi una linea. La nomenklatura del PD non lo aiuta, terrorizzata com’è da eventuali elezioni anticipate: farebbero definitivamente perdere la possibilità che questo Parlamento, dalla rappresentanza non proprio adeguata, possa eleggere il terzo presidente della Repubblica di area. E stiamo verificando  quanto questo tipo di aiutini sia importante per chi ha perso gli strumenti basilari per fare politica correttamente.

Col passaggio degli strumenti di gestione da Conte a Draghi i dirigenti Dem hanno già perso la possibilità di cogestire – abbastanza liberamente - i 209 miliardi di euro della UE. Non osano quindi neanche pensare di assumere posizioni che possano minare la realizzazione del programma residuo (elezioni presidenziali, appunto). Tanto meno i dirigenti PD sollevano problemi circa il fatto che l’accanimento terapeutico del presidente Mattarella stia mantenendo in piedi un Parlamento disutile se non dannoso, non in grado di correggere alcuna iniziativa istituzionale che verrà sottoposta al suo vaglio. Si astengono ferocemente dal prendere posizione circa l’incompatibilità tra la qualità di questo Parlamento e la Costituzione della Repubblica, sia nella lettera, per via delle modifiche quantitative  introdotte definitivamente circa il numero di parlamentari, che nello spirito, come si desume dai commenti di due padri costituenti, Mortati e Basso, circa la necessità del superamento dell’eventuale macroscopica disarmonia che dovesse crearsi nella corrispondenza tra composizione qualitativa del Parlamento e “sentire” del popolo italiano.

 

In materia, riporto (per l’ennesima volta) il pensiero sia di Costantino Mortati che di Lelio Basso.

 

[….]

Costantino Mortati - membro della Costituente e giudice della Corte costituzionale - in un manuale di diritto pubblico del 1958 ebbe modo di chiarire che spetta al presidente della Repubblica «una suprema soprintendenza dell' attività degli altri organi costituzionali, non allo scopo di indirizzarla in un senso o nell' altro intervenendovi attivamente, bensì solo per compiere presso gli organi stessi un' opera di segnalazione delle eventuali gravi disarmonie che potessero rilevarsi rispetto al sentimento o alle esigenze espresse dal popolo, o per effettuare un appello al popolo stesso, attraverso l' impiego dell' istituto dello scioglimento anticipato, quando vi siano elementi tali da renderlo necessario o anche solo opportuno».

 

Lelio Basso -  Mortati non è il solo ad esprimere il concetto della necessità di avere una continua corrispondenza tra la volontà popolare e la composizione delle Istituzioni. Dello stesso avviso un altro Padre costituente, Lelio Basso, che dieci anni dopo scriveva: «In un ordinamento democratico ci dev'essere corrispondenza continua fra la volontà degli elettori e quella degli eletti; il nostro ordinamento conosce alcuni meccanismi volti a questo scopo, e precisamente: lo scioglimento anticipato delle Camere da parte del presidente della Repubblica che dovrebbe essere pronunciato quando fosse constatata un'aperta frattura fra Parlamento e Paese». [….].

 

Studiai Diritto Pubblico sui due volumi del Mortati venti anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica. Dopo oltre 70 anni dal 1948, è evidente il declino qualitativo della società italiana  e delle istituzioni nazionali.

Mi auguro che il tentativo di Draghi vada  a buon fine, al netto di qualche stupidaggine dei Pierini politici che dicono di sostenerlo. Ma non oso pensare alle conseguenze di un eventuale suo serio inciampo che, foriero di un fallimento, dovesse intervenire nel corso del semestre bianco che inizierà dal 1° agosto del 2021, fallimento generato proprio dalla incapacità del Parlamento (vista la composizione quantitativa del tutto disarticolata rispetto al sentire dei cittadini) a valutazioni corrette circa le iniziative istituzionali di altri organi dello stato. Nel caso intervenga un disastro nel corso del semestre bianco (agosto 2021-gennaio 2022) tutta la responsabilità istituzionale dei danni per l’impossibilità di sciogliere le Camere, sarebbe in capo al presidente della Repubblica ed alla sua gestione delle varie crisi succedutesi negli ultimi due anni, alle quali si è voluta negare  la terapia democraticamente più corretta, efficace ed economica: il ricorso alle urne.

E’ infatti meglio perdere tre mesi che inguaiare tre generazioni.