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Documento
inserito: 23-5-2020 Il PuntO n° 401 Covid e lavoro a distanza. Non è un semplice cambiamento. E' una
rivoluzione industriale. Nominalmente la terza. Di Mauro Novelli. 23-5-2020 E' stato calcolato che il 30-40 % dei lavoratori
dipendenti può svolgere il lavoro "da casa", con soddisfazione
personale di chi è coinvolto e dell'azienda interessata. Sembrerebbe,
infatti, che la produttività di chi svolge le sue mansioni a distanza superi
quella di quando doveva recarsi in azienda. Ci sono
inoltre altre economie, in parte generalizzate: i trasporti cittadini o
regionali (pendolarismo) verrebbero alleggeriti, sia che il neo lavoratore a
distanza avesse l'abitudine di usare
mezzi pubblici sia che si recasse in azienda con mezzi privati. Non sono da
trascurare i conseguenti vantaggi per l'ambiente. Anche le
spese fisse aziendali sarebbero alleggerite: scomparirebbero gli impegni di
legge, contrattuali e finanziari per "attrezzare" posti di lavoro negli
ambienti aziendali comuni: problemi di sicurezza, rispetto della normativa
contrattuale in termini di adeguatezza della postazione operativa, fornitura
di apparati e strumenti di lavoro, energia necessaria a renderli operativi,
messa a disposizione di servizi collaterali (bagni, mense, spogliatoi, e
costi relativi per mantenerli adeguati. Parallelamente
sarebbe interessante analizzare risvolti e conseguenze psicologiche dalla
nuova realtà operativa. Credo che
però occorra riflettere su una conseguenza particolarmente rilevante. Lavoro
a distanza non vuol dire che il dipendente resta a casa evitando di
impegnarsi, per recarsi al lavoro, in trasferimenti a tre, cinque o dieci chilometri di
distanza. Vuol dire che un'azienda di Pordenone può avere dipendenti a
distanza che abitano a Trieste, Macerata o Barletta. Addirittura potrebbe
avere dipendenti che abitano a San Diego in California o a Singapore.
Parallelamente, un reatino potrebbe operare per un'azienda con sede a Malmö,
in Svezia o un cagliaritano per un'azienda canadese. Si pensi
agli stravolgimenti che nel prossimo (ma veramente prossimo) futuro queste nuove caratteristiche
causeranno in termini di rapporti e politiche industriali, diritti dei
lavoratori, nuovi inquadramenti che superano i confini e le leggi nazionali .
Si pensi alla necessità (da parte aziendale e del lavoratore) di mettere in campo prontezza di
adeguamento, estro operativo, fantasiosità di soluzioni e di iniziative,
progettazione di nuovi strumenti. Le
rivoluzioni (che definiamo) industriali sono sempre intervenute nel momento
in cui si sono avuti notevoli cambiamenti in tre settori che, per comodità,
riduciamo a: Comunicazioni, Trasporti (tecnologie), Energia. Non serve
ricordare gli stravolgimenti antropologici dovuti all'invenzione della
stampa, all'invenzione del motore prima a vapore e poi a scoppio, alla
capacità di sfruttamento dell'energia idraulica e del vento (mulini), di
quella atomica. Oggi, la
pandemia a permesso all'umanità di rendersi conto dei balzi in avanti
intervenuti nelle comunicazioni (internet) prima solo difficilmente e non da
tutti intuita. Quanti hanno riflettuto sulla possibilità di planetarie
comunicazioni interpersonali praticamente a costo zero? Vivremo
in prima persona questa rivoluzione, da addetti ai lavori. Per la
prossima, quella che dovrebbe essere innescata dalle innovazioni in campo
energetico per la scoperta di nuove fonti di energia dovremo attendere ancora
due o tre lustri.
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