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Documento
inserito: 5-5-2020 Il PuntO n° 397 Minima Œconomica (uno): bis dat qui
cito dat. Di Mauro Novelli 5-5-2020 Osservazioni sul versante della
domanda. Si
calcola che nei due mesi di serrata per coronavirus i consumi siano stati
abbattuti per un importo pari a 80 miliardi di euro. Di questo
mancato introito si lamentano esercizi commerciali, artigiani, aziende
produttrici. Ma, a ben
riflettere, quei soldi sono andati perduti solo in parte, perché stanno
stazionando nei conti e nelle tasche dei cittadini consumatori che non hanno
potuto spendere per la quarantena. La parte definitivamente perduta è solo
quella che ha visto cittadini/consumatori non avere più fonti di reddito per
aver perso il lavoro e, comunque, per essersi visti azzerare introiti
finanziari che quei consumi avrebbero alimentato. E'
evidente, quindi, che, non appena tornerà a normalizzarsi la vita civile
della nazione, quelle somme (al netto della decapitazione di alcuni redditi)
potranno essere rimesse in circolazione. Non totalmente, perché molti
concittadini hanno espressa l'intenzione di aumentare la loro propensione al
consumo per timore del ripetersi dell'aggressione della pandemia. Certamente
però hanno
avuto una remissione secca tutte le aziende e le imprese produttrici o
distributrici di beni di consumo non durevoli. Ma le altre, produttrici e
distributrici di beni durevoli, recupereranno in buona parte. Voglio
dire che il bar o l'albergo o il ristorante avranno avuto una perdita secca,
perché il consumatore non ordinerà 60 caffè per rimmettersi
in pari, ma se un cittadino aveva in
animo di rinnovare la sua auto, trascorsa questa "quarantena
economica" tornerà a pensare alla nuova automobile a meno che, come si
diceva, il suo reddito non sia stato massacrato dal coronavirus. Allo stesso modo si comporterà
che aveva bisogno di un trapano, di una bicicletta o di comprar casa. Tutto ciò
al netto delle provvidenze che il governo ha posto in essere (cassa
integrazione, somme a fondo perduto ecc,) per
aiutare il settore produttivo e distributivo. Certamente
una visione macro dei consumi rivelerà una diminuzione esattamente pari ai
minori redditi percepiti ed agli umori dei consumatori italiani che, come si
diceva, stanno valutando di
irrobustire la loro propensione al risparmio, già alta se
paragonata a quella dei cittadini di altri paesi comparabili col nostro. E' quindi
evidente che mentre produttori e distributori di beni di consumo non durevoli
hanno bisogno di finanziamenti a fondo perduto, la stessa cosa non si può
dire dei produttori e distributori di beni durevoli. Per questi saranno
sufficienti prestiti
garantiti e/o a tassi agevolati e cassa integrazione in deroga. Discorso
simile può essere adattato anche a chi fornisce servizi, agli artigiani e ai
professionisti. Anche se soggetti ad una certa gommosità, la richiesta di
servizi e di prestazioni professionali saranno - pur non totalmente - solo
rinviate nel tempo . Chi ha bisogno di un geometra,
di un avvocato, di un lucidatore di mobili con molta probabilità avrà solo
rinviato la sua richiesta di prestazioni. Ed
infatti, mentre si prevede un tracollo del PIL per il 2020, è altrettanto
plausibile una sua impennata nel 2021. A parità di condizioni e purché si
tranquillizzi il corobavirus. E' evidente
che il successo dei provvedimenti governativi è funzione diretta della
tempestività e della semplicità delle procedure dell'erogazione: i pragmatici
Romani sostenevano che "bis dat qui cito dat". Sembra però che oggi abbia più proseliti chi
sostiene la tendenza governativa dominata dalla convenienza a puntare
sull’imperativo “ad posterum differre”. Che sia
il caso, comunque, di approfittare del coronavirus per cassare alla radice
ogni forma di burocrazia saprofita? Alcuni
numeri in merito alla alimentazione dei consumi nazionali: Le
seguenti categorie non hanno subito contraccolpi dalla crisi: -
16.004.503
(anno 2018) sono i pensionati [anche se gli assegni
erogati sono oltre 23 milioni] -
3.032.318
(anno 2017) sono i dipendenti della pubblica
amministrazione. (1) -
180.000 sono gli eletti nelle varie istanze
istituzionali (parlamenti, italiano ed europeo, regioni, province, comuni,
circoscrizioni) -
847.000 sono i dipendenti delle aziende
partecipate. Quindi,
20 milioni di cittadini, oltre il 33% della popolazione, ma oltre il 40 %
della popolazione che percepisce un reddito, non hanno avuto decurtazioni di
entrate perché non intaccate dalla pandemia e ricominceranno a consumare non
appena la quarantena verrà allentata. Andrebbero considerati anche i percettori degli
assegni di cittadinanza (oltre 900mila famiglie), quanti già erano in cassa
integrazione, i rentiers. Ma lasciamo perdere. è
Nota (1) Aggiornamento del 26-1-2021 sul
numero ei dipendenti pubblici. 26-1-2021 Quoted Business. dipendenti
pubblici sono 3,4 milioni in Italia. 1,3
lavorano presso gli enti locali. |
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