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00-00-0000 Il PuntO n° 375 MiniBOT o biglietti di stato? Un po’ di storia e alcune osservazioni. Di Mauro Novelli 8-6-2019 Invenzione del XXI secolo, ad opera del leghista Borghi?
No! Se il governo Conte dovesse decidere per l’emissione di quelli che
oggi definiamo “miniBot”, si classificherebbe,
temporalmente, al quinto posto, dopo le emissioni di Mussolini per pagare
molti investimenti; dopo l’imposizione di circa 300 miliardi di AM Lire (un
dollaro = 100 AmLire) da parte degli Alleati dal
1943, causa della grande inflazione di
quegli anni; dopo l’emissione post bellica delle banconote (biglietti di
stato) di piccolo taglio (una, due, cinquanta, cento lire); dopo l’emissione
di circa 500 miliardi di lire in “biglietti di stato” da 500 lire emessi
nella seconda metà degli anni ’60 del secolo scorso (Presidente Saragat,
primo ministro Moro) e dal 1974 (Presidente Leone, primo ministro Moro). Ma che cosa hanno in comune queste quattro tipologie di carta moneta,
più l’eventuale quinta, di oggi? Semplice: tutte scavalcano gli istituti di
emissione (allora la Banca d’Italia, istituto d’emissione dal 1926) e, oggi,
la BCE. In altri termini, mentre le emissioni di una banca Centrale vengono ad
essa pagate, al valore facciale, in titoli dello stato di riferimento, al
contrario, nel caso in cui venissero emessi “biglietti di stato” direttamente
dalla Zecca, l’amministrazione ordinante si accollerebbe il solo costo dello
stampaggio, cioè qualche centesimo a banconota, indipendentemente dal suo
valore nominale. I biglietti di stato da 500 lire restarono in circolazione fino al 1979
quando furono sostituiti dalla moneta bimetallica da 500 lire. Per inciso, richiamo alla memoria le tristezze a cui andarono incontro
sia Giovanni Leone e, soprattutto, Aldo Moro, promotori dei biglietti di
stato da 500 lire. Il primo, oggetto di una forsennata campagna politica
(1978) posta in essere dai Radicali, fino ad obbligarlo alle dimissioni (ma
nel 1998 Pannella si scusò con l’ex presidente della Repubblica). Il secondo,
rapito dalle Brigate cosiddette Rosse, fu rinchiuso in una cuccia fino al suo
assassinio, imperante la “fermezza” di tutti i partiti politici (DC e PCI in
testa) tranne il PSI. E’ invece netta la differenziazione delle dizioni riportate sulle
banconote emesse da una banca centrale rispetto a quelle riportate sulla
cartamoneta emessa direttamente. Mentre queste ultime riportano la dizione “Biglietto di stato a corso
legale” o, per le AM Lire, “Allied Military Currency”, le
banconote emesse da un istituto di
emissione riportano la titolarità del biglietto: “Banca d’Italia” o, per gli
euro, BCE, ECB ecc. Una curiosità: le banconote in lire emesse da Bankitalia
fino al dicembre 2001, riportavano ancora la dizione “Pagabili a vista al
portatore”, imperativo di quando i biglietti erano convertibili in oro, di
quando, cioè, era possibile presentarli alle casse della Banca d’Italia e
pretendere una fettina di lingotto d’oro. Mi chiedo chi abbia deciso di denominarli MiniBot,
forse per farli rientrare, ma solo in prima battuta, tra le emissioni ancora
nell’ambito dei poteri dei vari stati dell’UE. Di fatto, a differenza dei
“normali” titoli di stato, non verrebbero emessi rastrellando banconote in
euro presso i sottoscrittori; non prevedono scadenza; non prevedono
rendimenti. Infine, prevedono la stampa materiale del titolo magari con gli
stessi tagli dell’euro, quando dal 1998 i titoli di stato sono
dematerializzati. Soprattutto, sono emessi dallo stato italiano per sanare i
suoi debiti con i creditori della pubblica amministrazione (circa 52 miliardi
di euro) ed è possibile utilizzarli per pagare le tasse. A tal proposito va
tenuto presente che il grosso dei debiti nei confronti delle aziende
produttrici sono in capo agli enti locali e non all’amministrazione centrale.
Occorrerebbero quindi accomodamenti. La loro circolazione non sarebbe forzosa, come le precedenti
esperienze, ma opererebbe esclusivamente su base volontaria. Questo vuol dire
che quei titoli circoleranno tranquillamente solo se i cittadini ripongono
fiducia nel debitore principale, cioè lo stato. Il quale, comunque, si
impegna ad accettarli in pagamento dei suoi crediti, ad esempio, fiscali al
valore facciale. In tal senso, non possono essere paragonati a cambiali che
potrebbero non essere onorate da nessuno. Se, al contrario, la fiducia
dovesse mancare, è facile prevedere la nascita di un mercato secondario, dove
i MiniBot, cioè i biglietti di stato a corso
legale, potrebbero essere scambiati al di sotto del loro valore nominale.
Cioè, se il mio credito nei confronti di un altro cittadino è di dieci euro,
potrei essere disposto ad accettarli solo se mi dà, ad esempio, 15 euro di MiniBot. A quel punto, lo stato potrebbe decidere di
ritirarli dalla circolazione pagando un costo che potrebbe risultare molto al
di sotto del valore facciale del titolo/banconota. Dal punto di vista politico, è evidente la disarticolazione di potere,
amministrativa, di ruoli che iniziative del genere provocherebbero
nell’ambito della gestione monetaria del paese interessato. Non a caso, dopo
la paventata emissione dei MiniBot, le autorità
monetarie europee, cioè la BCE, sono intervenute per denunciarne l’illegalità
della eventuale messa in circolazione e/o del loro inserimento nell’ambito
del debito pubblico. Parallelamente, i potentati finanziari mondiali
appronteranno strumenti per stroncare ogni iniziativa di questo genere, in
grado di minare alle fondamenta le loro costruzioni dominanti. Ritengo che abbiano ragione coloro che sostengono che, qualora abbia
successo in termini di circolazione e di accettazione, la eventuale emissione
sia prodromica all’uscita dall’euro e la renda praticabile. Ritengo altresì che potrebbe rappresentare un esperimento di
laboratorio monetario per valutare le conseguenze della circolazione di
strumenti alternativi all’Euro. Le autorità monetarie europee potrebbero
accogliere l’emissione di MiniBot per un importo
relativamente ridotto e monitorarne gli sviluppi. Ingenuo? Chi è sicuro della bontà e dell’utilità del suo progetto (intendo l’euro) non ha timore di metterlo alla prova! |
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