Il PuntO n° 287
L.I.D.U. 1948
ONLUS
Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo 1948
Sede Nazionale : Via B. Ramazzini,
135 00151 - Roma
24 marzo 2014
(ultimo aggiornamento:
19-11-2015)
AGGIORNAMENTI E
DOCUMENTAZIONE
Aggiornamento del
5-11-2015
Da milano.corriere.it
del 4-11-2015
IL CASO LA PROTEZIONE DEI DATI
SENSIBILI
Lombardia Informatica,
buco
nella Rete: a rischio la privacy
Indirizzi e cellulari, informazioni
disponibili online. La Regione prova a chiudere la falla
di Simona
Ravizza
Un
buco nella Rete di Lombardia Informatica rende accessibile a chiunque i
nostri dati personali: persino l’indirizzo di casa e, in alcuni casi, il
cellulare. Non servono maneggi da hacker, né è necessario violare in modo
illegale sistemi protetti: basta compilare un modulo pubblicato sul sito
della Regione Lombardia. Lo si trova tra i servizi offerti dallo sportello
unico per le attività produttive. Per velocizzare la comunicazione tra le
imprese e la pubblica amministrazione il Pirellone ha creato un «Modello
unico per la trasmissione degli atti» (la piattaforma Muta). Il sito diretto è
www.muta.servizirl.it. Tra i documenti a disposizione c’è l’autorizzazione
unica ambientale (Aua), che permette con un solo
certificato di avere tutte le autorizzazioni ambientali del caso (dagli
scarichi idrici, agli impianti acustici fino ai rifiuti). Ed è proprio questo
il modulo - sinteticamente chiamato Aua -
incriminato. Basta digitare un codice fiscale e - come per magia - compaiono
nome, cognome, data di nascita e - quel che è più grave - l’indirizzo
dell’abitazione di qualunque cittadino. Minori compresi. Spesso c’è anche il
cellulare. «Sembra esserci un problema evidente di tutela del trattamento dei
dati personali», commenta l’avvocato Riccardo Abeti, esperto in Diritto delle
nuove tecnologie.
I nostri dati personali vengono pescati dall’immenso database del sistema
informativo socio-sanitario, creato da Lombardia Informatica, la società
considerata il gioiello dell’Information & Communication
Technology della Regione. Il suo compito principale è immagazzinare le
informazioni che riguardano la salute dei cittadini. E c’è da sperare che, in
questo caso, la protezione sia migliore. Al momento, in questo senso, non
risultano problemi, come avviene invece per l’indirizzo di casa e il
cellulare. Chi ha scaricato il modulo Aua prima del
31 ottobre può ottenere i nostri dati personali direttamente. Poi, dopo
settimane, a Lombardia Informatica, guidata da Davide Rovera (in quota Lega),
devono essersi accorti del buco nella Rete e hanno tentato di correre ai
ripari.
Ma al problema è stata messa solo una
toppa: fino a
ieri sera il sistema informatico era ancora violabile. Con passaggi, però, un
po’ più complicati. È stato eliminato l’accesso diretto dal modulo Aua, ma non è stata bloccata la memoria remota del sistema,
il «web service». La piattaforma informatica che sta dietro al modulo,
insomma, è ancora in funzione. E ancora penetrabile. Così per un esperto
informatico recuperare le informazioni resta un gioco da ragazzi. Bisogna
collegarsi a http://www.soapclient.com/soaptest.html e incollare nel campo dell’indirizzo
la stringa
http://sistdir-test.lispa.it/mutaprocedimentitst/services/ws/MutaDocMgrESRAService?wsdl.
C’è chi può obiettare che per avere i nostri dati personali serve il codice
fiscale. Ma è noto che il sito www.codicefiscale.com lo calcola in pochi
secondi: basta fornirgli nome, cognome e data di nascita, tutte informazioni
spesso facilmente reperibili online. «I problemi che nascono sono molteplici
- spiega Abeti che, su richiesta del Corriere , ha osservato
il tipo di informazioni che l’inserimento del codice fiscale consente di
ottenere -. C’è una diffusione di dati che sfugge al controllo del titolare
del trattamento che li aveva raccolti per un uso ben definito. Tutti gli
indirizzi di casa, anche quelli tenuti riservati per varie ragioni, diventano
accessibili senza il consenso dell’interessato. Compresi, aspetto ancora più
grave, quelli dei minori. Per non parlare del cellulare (quando disponibile).
Tra l’altro, trattandosi dell’accesso ad un web service, esiste il rischio
concreto che vengano create copie del database a cui si accede, consentendo a
chiunque di conservare e rielaborare quantità massicce di dati. Trattandosi,
di fatto, di una vera e propria diffusione, ne consegue la totale mancanza di
quella tracciabilità che rientra a pieno titolo tra le misure minime di
sicurezza imposte dalla normativa sulla privacy».
Una Regione che
si vanta, come la Lombardia, di
essere tecnologicamente all’avanguardia e che, proprio per esserlo, ha creato
una società apposita, con un fatturato da quasi 200 milioni di euro, può
permettersi simili errori?
4 novembre 2015 | 09:51
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Aggiornamento del
5-11-2015
Da Il Sole 24 Ore del 4-11-2015
Cartelle cliniche elettroniche: ripartire dall'uomo con la scienza
di Antonio Vittorino Gaddi
(direttore Centro studi Sit - Società Italiana
Telemedicina e sanità elettronica)
Il
cammino della scienza si fonda sulla capacità di dimostrare che un modello
ritenuto valido e quindi universalmente adottato, possa essere demolito in
breve tempo e sostituito da altri migliori, basati su paradigmi diversi e
innovativi (Thomas Khun). Questo processo è stato
introdotto in sanità dall'emergere della eHealth e
della Telemedicina, su cui tutti contano per una gran quantità di finalità:
migliorare l'assistenza sanitaria, ridurre sprechi, automatizzare procedure,
dematerializzare documenti, controllare le prescrizioni di farmaci.
C'è chi ritiene adeguato parlare di “rivoluzione della eHealth”, che nasce da una istanza etica e logica, prima
ancora che tecnologica. A sviluppare questi concetti, e a cercare di calarli
nella realtà dei sistemi sanitari, con particolare riferimento alle
difficoltà del nostro Paese e alle problematiche della medicina
transfrontaliera, ci hanno pensato numerosi esperti italiani ed europei,
provenienti da 12 nazioni, intervenuti a Pesaro a un workshop internazionale
dedicato a questi temi e organizzato nell'ambito del progetto Adriatic Mobile Health
(www.adrihealthmob.eu), finanziato dalla Comunità europea, in collaborazione
con la Società italiana di telemedicina e sanità elettronica (Sit).
La regia dell'evento, organizzato dall'Ao
“Ospedali riuniti Marche nord” è stata affidata al fisico italiano Giovanni
Rinaldi, componente il Comitato di consulenza tecnica della Sit, il quale ha coinvolto gli illustri esperti in una
discussione approfondita, priva di esposizioni autoreferenziali su temi
tecnici o amministrativi e capace di evidenziare senza timori le criticità, i
fatti negativi come quelli positivi, per cercare poi di definire i principi
generali su cui i nuovi paradigmi della eHealth si
possano appoggiare con sicurezza; il Ministero della Salute italiano, era
rappresentato dal Direttore dell'Nsis,Lidia
Di Minco.
Un'operazione culturale ambiziosa che tuttavia ha permesso di arrivare
alla condivisione di alcuni punti rilevanti. Ad esempio quello, esposto da Mike
Martin(Newcastle
University), profondo conoscitore del Nhs inglese, che ha ben spiegato “Cosa è necessario fare
prima di intraprendere qualsiasi lavoro tecnico” e che, viceversa, non è mai
stato fatto. L'idea fondante che emerge dal meeting di Pesaro è di tornare a
porre l'essere umano, quando malato, e il suo medico curante al centro del
processo di cura. In realtà si tratta di ritornare alla definizione di eHealth già data nel lontano 2003 dai Ministri della
Salute dell'Unione europea, e poi dimenticata: «La eHealth
riguarda l'uso di moderne tecnologie di informazione e comunicazione in modo
da andare incontro alle necessità dei pazienti, del personale sanitario, dei
cittadini e de governi». Si tratta di una definizione finalistica, nella
quale ogni nuovo paradigma ha senso se origina dalla centralità dei bisogni
percepiti e reali dell'uomo e del rapporto medico-paziente.
Questo principio, che viene di solito dato per scontato in quasi tutti
i meeting dai tecno-entusiasti e poi nei fatti sistematicamente ignorato,
dovrebbe invece tornare ad essere pilastro fondamentale nel progresso della
scienza biomedica. Dunque, la vera rivoluzione è partire dall'Uomo e non dalla
Tecnologia.
Durante il workshop di Pesaro a questa “affermazione di principio”
sono conseguiti però anche fatti e proposte concrete, altamente innovative e
in grado potenzialmente di far ripartire la sanità, per mezzo delle
innovazioni della eHealth.
Come
vanno cambiate le cartelle cliniche
Una di queste proposte è stata quella di cambiare il modo di realizzare le
cartelle cliniche elettroniche e, in senso lato, altri strumenti per il
cittadino e per il personale sanitario.
È apparso evidente nella discussione l'opinione critica di molti esperti
sull'attivazione e l'utilizzo dei sistemi di raccolta delle informazioni
sanitarie costruiti senza un'architettura comune ben pensata. Un esempio
sotto gli occhi di tutti consiste nel Fascicolo sanitario elettronico
italiano, pensato una dozzina d'anni fa ma realizzato oggigiorno e subito
messo in discussione dagli stessi che pur se ne fecero promotori a suo tempo.
Opinioni simili sono state indirizzate da numerosi esperti anche ad altre
iniziative giudicate poco utili come il Minimum Data Set europeo.
Fabrizio
Ricci, ricercatore del Cnr di Roma, e Francesco Gabbrielli, vicepresidente Sit,
hanno fornito una precisa traccia metodologica su come si possano ridisegnare
strutture di eHealth e servizi sanitari digitalizzati
su basi scientifiche. Partire dai principi condivisi, adottare il metodo
scientifico, studiare la letteratura e i migliori esempi che ci vengono dal
mondo, e “solo dopo” proporre modelli di cartelle cliniche elettroniche da
applicare alla popolazione. Misurarne comunque gli effetti su piccoli
campioni e non sulla popolazione generale. Attualmente invece sembra quasi
che applicare sistemi innovativi sia diventato un modo per fare esperimenti
sulla gente in libertà, come in certa medicina del passato
.
Ma partire davvero dall'Uomo ha altre conseguenze. Ad esempio la
raccolta delle informazioni cliniche deve anch'essa essere organizzata a
partire dalle esigenze umane prima che dalla tecnologia. Su questo ancora Mike
Martin ha proposto un nuovo
concetto Socio-Tecnico di Informazione, che preveda una fase negoziale
iniziale che precede tutte le altre attività progettuali tecniche.
Dalla Medical Division
dell'European Organization for Nuclear
Research di Ginevra è giunto forte e chiaro il
messaggio di ricorrere ai migliori mezzi informatici oggi disponibili nel
campo delle informazioni sulla salute dell'uomo. In particolare Alberto
Di Meglio, capo dell'Open Lab del Dipartimento Ict
del Cern, ha richiamato l'attenzione su nuovi
modelli matematici nella realizzazione dei grandi clinical
trials e sulla messa a punto di sistemi di analisi delle immagini cliniche
utilizzando la tecnologia machine-learning,
nell'analisi dei dati molecolari e l'integrazione di essi con i dati clinici
e numerosi altri.
Marco
Manca (Maastricht University), ricercatore medico
del Cern di Ginevra e corrispondente estero per
l'Europa della Sit, ha ridisegnato il rapporto
variabile e non sempre univoco, tra dati e informazione vera, alla luce del
significato e del valore che essa deve avere per l'uomo.
Secondo Terje
Peetso, responsabile dello sviluppo della eHealth Action Plan 2010-2020 della Eu, l'Europa dovrà
orientarsi maggiormente verso la qualità e la ricerca. Gli esperti norvegesi
hanno illustrato sistemi innovativi di coinvolgimento e di
responsabilizzazione nella gestione delle cure di pazienti con malattie
oncologiche o croniche, altri esperti di più nazioni intervenute,
dall'Albania all'Inghilterra hanno portato esperienze rilevanti di interventi
di telemedicina potenzialmente utili per i malati e per i cittadini.
Dall'Inghilterra sono giunte osservazioni e critiche sulle resistenze
dei medici rispetto alla eHealth e sull'ipotesi di
utilizzare applicazioni avanzate anche in settori ancora poco esplorati dalla
stessa scienza, in particolare nel settore della genomica. In altri paesi,
Stati Uniti, Germania e Italia in particolare, come ben si legge nella
letteratura, i medici sono disponibili a usare tecnologie innovative, ove
convalidate e realmente utili, ma pronti anche a difendere il rapporto
medico-paziente e a tutelare l'uomo. Senza prestarsi ad appoggiare
innovazioni meramente tecnologiche che sottraggano ”tempo
clinico” alla cure dei loro pazienti, come ha concluso Giancarmine
Russo, segretario generale e fondatore della Sit.
In conclusione, la scienza è pronta. Ora è essenziale coinvolgere al massimo
i veri esperti, i medici e i cittadini, evitando accuratamente gli errori e i
rischi della telemedicina improvvisata o burocratizzata.
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Aggiornamento
15-10-2015
E*trade e Dow Jones
sotto attacco hacker: anche i mercati finanziari tremano
di Umberto Rapetto | 14 ottobre 2015
Può darsi non conosciate la società di servizi finanziari
E*Trade, ma difficilmente non avrete mai sentito parlare di Dow Jones il cui indice è storicamente uno dei punti di riferimento
di Borse e mercati.
In questi giorni i due colossi stanno comunicando
a clienti ed interlocutori di essere stati vittima di presumibili “data breach”, ovvero di attacchi informatici che hanno permesso agli aggressori di superare le
misure di sicurezza ed accedere ai loro archivi elettronici più riservati.
Così, per l’ennesima volta, sono finiti nelle mani
sbagliate informazioni personali che includono anche gli ormai soliti dati
relativi alle rispettive carte di credito, gli indirizzi di
posta elettronica e – quasi
non bastasse – anche quelli urbani di casa e ufficio.
E*Trade
si è precipitata ad avvisare i suoi 31mila clienti, inviando una email
in cui viene spiegato l’accaduto. Da parte sua Dow Jones (editrice tra l’altro del Wall Street Journal)
ha scritto un messaggio in cui si dice che “nonostante fossero state
adottate tutte le precauzioni persino in maniera sovrabbondante” qualcuno è
riuscito a perforare le protezioni logiche e ad accedere al sistema
portandosi via i dati relativi a milioni di attuali e vecchi abbonati, 3500
di questi potrebbero aspettarsi qualche sgradevole sorpresa per la carta di
credito. Non ci sarebbe una prova diretta di questa preoccupante situazione,
ma semplici elementi che lasciano presumere l’esecuzione di un’incursione telematica di questa natura. Il semplice “potrebbe esser successo”
ha fatto scattare l’allarme. D’altronde – a differenza dei topi d’appartamento
– i predoni digitali non lasciano tracce evidenti del loro passaggio e, anzi,
sperano che la loro visita non venga rilevata, in modo da poter approfittare
del varco aperto per tornare anche in tempi successivi.
Recentemente era accaduto qualcosa di simile a Scottrade, altra azienda operante nel contesto della compravendita
di titoli azionari, e a farne le spese sono stati oltre quattro milioni e mezzo di risparmiatori che si avvalevano di questa società di brokeraggio.
Se davvero “non c’è prova”, perché questo allarme?
Ad innescare qualcosa di più di un semplice sospetto è stata una segnalazione degli investigatori di Fbi, che stavano indagando su casi di furto di identità e che – sulla base
delle caratteristiche delle informazioni rinvenute e di una certa loro “unicità”
– erano riusciti a ricostruire l’origine dei dati adoperati in modo fraudolento.
L’attività investigativa è quella inerente una banda criminale che ha passato
“al setaccio” le più grandi organizzazioni mondiali dell’universo
economico-finanziario, tra cui JP Morgan Chase (83
milioni di “vittime”) e Fidelity Investments, saccheggiando database
di ogni razza.
Se succedesse mai (anche se sono convinto sia già
capitato…) dalle nostre parti, quale sarebbe la reazione? Quanti sentirebbero il dovere di allertare le persone i cui dati sono
stati scippati e sono destinati ad alimentare attività illecite in loro danno?
Attualmente la normativa italiana impone obblighi
in tal senso solo agli operatori delle telecomunicazioni, quasi i “data breach” negli altri settori (quello sanitario ad esempio)
non potessero avvenire o non avessero la stessa criticità.
Il furto dei dati non toglie apparentemente nulla
a chi è bersaglio della malefatta. Non c’è una sottrazione fisica di alcunché
e tutto sembra essere normale anche dopo la più barbara razzia. Solo un buon sistema
di “intrusion detection” può rilevare accessi indebiti e operazioni non consentite,
ma non sempre si è organizzati per monitorare e prevenire certi fenomeni.
Non basta. La legge 547 del 1993, quella che ha “farcito”
il codice penale con le fattispecie di crimine informatico, evidenzia che
quei reati si configurano solo quando il target è costituito da sistemi
informatici “protetti da misure di sicurezza” così come si legge in un inciso
ripetuto in tutti gli articoli in proposito. No sicurezza, no reato…
Ma non è finita. Il decreto
legislativo 196/2003 in materia di privacy sanziona chi non adotta idonee
cautele a protezione dei dati oggetto di trattamento.
A voler tirare le somme, come si può immaginare che
una banca o un’azienda possano raccontare in giro di essere state beffate dai
pirati informatici, quando per quella ragione rischiano una condanna per non
aver difeso i propri archivi elettronici?
Se ci aggiungiamo il danno all’immagine, che aleggia
sempre in modo spettrale, è difficile sperare che un allarme di questo tipo
possa mai giungere nella nostra casella email…
@Umberto_Rapetto
Aggiornamento
5-10-2015
Da http://fimmg.bari.it/
Ricetta
telematica: niente privacy per i pazienti. Protestano i medici
Scotti:
obbligatoria la diagnosi all'atto della prescrizione, pena la non stampa del
promemoria
venerdì 02 ottobre 2015
Il problema per ora riguarda Napoli
e l'intera regione. Silvestro Scotti: «In Campania si sta violando la privacy
dei pazienti. S’intervenga subito per evitare che i diritti dei cittadini
vengano calpestati». Si attenta alla privacy dei pazienti in virtù del
risparmio. Medici di Famiglia a rischio querela
«Ci arrivano numerose segnalazioni,
di una gravissima violazione della privacy in atto da oggi da parte del
Sistema Sogei per la trasmissione della ricetta
dematerializzata su richiesta della Regione a danno di tutti i pazienti
campani. Come presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli e portavoce della
Federazione regionale degli Ordini della Campania, che ricordiamo è organo
ausiliario dello Stato di garanzia per i cittadini rispetto alla professione
medica, ho il dovere di denunciare pubblicamente quanto sta accadendo e di
chiedere a chi ne ha competenza di porre immediatamente rimedio».
Questo l’allarme lanciato da
Silvestro Scotti sull’entrata in vigore da oggi (1 ottobre) del nuovo sistema
di controllo economico per il monitoraggio della spesa sanitaria riferita al
decreto commissariale numero 56 del 29/05/2015, uno degli ultimi del governo Caldoro.
«In forza di questa direttiva
regionale – prosegue il leader dei medici napoletani - tutti i colleghi della
medicina di famiglia che vogliano procedere con la cosiddetta “ricetta
dematerializzata” sono costretti ad associare alla prescrizione fatta al
paziente anche la diagnosi, pena la non stampa del promemoria o l’obbligo di
procedere alla prescrizione con la vecchia ricetta rossa. Questo è gravissimo,
e lo è ancor più il fatto che la trasmissione di questo dato sensibile
avvenga in automatico senza che né il medico né il paziente ne siano a
conoscenza e quest’ultimo abbia espresso il proprio consenso. Peraltro la
direttiva regionale avrebbe dovuto riguardare solo alcuni pazienti colpiti
per la prima volta da specifiche patologie. Chiedo di rendere pubblico il
parere del garante della privacy, se esiste, che rende possibile questa
procedura e in assenza che chi di dovere intervenga subito per evitare che il
diritto alla privacy dei cittadini venga calpestato. Intanto è mio dovere
informare, sia i medici che i cittadini, di quanto non appare evidente nella
normalità di una prescrizione dal loro medico di famiglia perché nascosto
dalle procedure informatiche con forti responsabilità dei medici e rischi per
i cittadini».
«Raccogliendo l’allarme che ci
arriva dal territorio, denunciamo che da oggi la privacy dei
cittadini/pazienti campani è seriamente a rischio. Non si comprende per quale
ragione e con quale autorità i gestionali (le software house
parte del Sistema Sogei per la trasmissione della
ricetta dematerializzata) stanno acquisendo in maniera arbitraria dati
sensibili sulle patologie dei nostri assistiti».
La denuncia arriva dai medici Luigi
Sparano e Corrado Calamaro della Federazione italiana medici di medicina
generale (Fimmg) di Napoli. «Questo va ben oltre
quanto indicato nel decreto 56 – dicono-. Nell’accordo integrativo regionale
avevamo infatti molto contrattato i termini di queste verifiche, fissando
paletti forti a tutela della privacy dei nostri pazienti. L’accordo prevedeva
che si inserisse solo un generico codice di appartenenza alla categoria
farmacologica, utile per avere una ricognizione sull’uso dei farmaci a
brevetto. E’ invece una follia quello che sta avvenendo, ovvero
l’acquisizione della diagnosi precisa del paziente».
Per i medici della Fimmg Napoli «Un conto è monitorare il consumo dei
farmaci a brevetto in corso, un conto è violare i diritti dei pazienti
calpestandone la privacy. Questo sistema mette a rischio anche i medici
stessi, che ignari vengono esposti al rischio di azioni legali da parte dei
loro assistiti».
Aggiornamento
17-9-2015
http://pepe.blogautore.repubblica.it/2015/09/15/la-sanita-digitale-tra-lobbies-e-affari/
Aggiornamento del
4-9-2015
Presidenza del
Consiglio. Regolamento FSE
Aggiornamento
19-7-2015
GAZZETTA
UFFICIALE del 17-7-2015 Serie generale n° 164 pag. 14:
GARANTE PER
LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI
PROVVEDIMENTO
4 giugno 2015 .
Linee guida
in materia di Dossier sanitario. (Provvedimento n. 331).
Aggiornamento del
6-7-2015
SERVIZIO RELAZIONI ESTERNE E MEDIA
COMUNICATO STAMPA
Dossier sanitario
elettronico: PIù TUTELE PER I PAZIENTI
Il Garante Privacy adotta
le nuove linee guida: consenso informato, accessi tracciati, immediata comunicazione dei
data breach
Varate dal Garante privacy le nuove Linee
guida sul dossier sanitario elettronico. Maggiori tutele per i dati dei
pazienti, più trasparenza e obbligo per le strutture sanitarie di comunicare
immediatamente all’Autorità i cosiddetti data breach
(violazioni o incidenti informatici, come attacchi, accessi abusivi, azioni
di malware, perdita, furto), che possano avere un
impatto significativo sui dati. Il paziente avrà la possibilità di conoscere
gli accessi eseguiti sul proprio dossier.
Scopo delle Linee guida è quello di
definire un quadro di riferimento unitario per il corretto trattamento dei
dati raccolti nei dossier, già istituiti o che si intendono istituire, da parte
di strutture sanitarie pubbliche e private.
Il dossier sanitario
elettronico è lo strumento costituito presso un’unica struttura sanitaria (un
ospedale, un’azienda sanitaria, una casa di cura), che raccoglie informazioni
sulla salute di un paziente al fine di documentarne la storia clinica presso
quella singola struttura e offrirgli un migliore processo di cura. Si
differenzia dal fascicolo sanitario elettronico in cui invece confluisce
l’intera storia clinica di una persona generata da più strutture sanitarie.
Il provvedimento del Garante,
in corso di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, stabilisce, in
particolare, che ai pazienti deve essere consentito di scegliere, in piena
libertà, se far costituire o meno il dossier sanitario. In
assenza del consenso il medico avrà a disposizione solo le informazioni rese
in quel momento dal paziente o in precedenti prestazioni fornite dallo stesso
professionista. La mancanza del consenso non deve incidere minimamente sulla
possibilità di accedere alle cure richieste. Per poter inserire nel dossier
informazioni particolarmente delicate (infezioni Hiv,
interventi di interruzione volontaria della gravidanza, dati relativi ad atti
di violenza sessuale o pedofilia) sarà necessario un consenso specifico.
Per
consentire al paziente di scegliere in maniera libera e consapevole, la
struttura dovrà informarlo in modo chiaro, indicando in particolare, chi avrà
accesso ai suoi dati e che tipo di operazioni potrà compiere.
La struttura sanitaria inoltre,
dovrà garantire al paziente l’esercizio dei diritti riconosciuti dal Codice
privacy (accesso ai dati, integrazione, rettifica, etc.) e la conoscenza del
reparto, della data e dell’orario in cui è avvenuta la consultazione del suo
dossier. Al paziente dovrà essere garantita anche la possibilità di
“oscurare” alcuni dati o documenti sanitari che non intende far confluire nel
dossier.
Considerata la particolare
delicatezza del dossier il Garante ha prescritto l’adozione di elevate misure
di sicurezza. I dati sulla salute dovranno essere separati dagli altri dati
personali, e dovranno essere individuati criteri per la cifratura dei dati
sensibili. L’accesso al dossier sarà consentito solo al personale sanitario
coinvolto nella cura. Ogni accesso e ogni operazione effettuata, anche la
semplice consultazione, saranno tracciati e registrati automaticamente in
appositi file di log che la struttura dovrà conservare per almeno 24 mesi.
Eventuali violazioni di dati o
incidenti informatici dovranno essere comunicati all’Autorità, entro
quarantotto ore dalla conoscenza del fatto, attraverso un modulo predisposto
dal Garante all’indirizzo: databreach.dossier@pec.gpdp.it.
Roma, 6 luglio 2015
Aggiornamento del
20-3-2015
Comunicato stampa Adusbef-Federconsumatori del 20-3-2015
DATI SANITARI: TUTELARE LA PRIVACY.
PERCHÉ CHIEDERE AI CITTADINI DI UNIFICARE LA VOLONTÀ SUL TESTAMENTO BIOLOGICO
CON LA DELICATA QUESTIONE DEL CONSENSO AL TRATTAMENTO DEI DATI SENSIBILI
RIGUARDANTI LA SALUTE?
Abbiamo appreso la notizia della
raccolta di firme in Emilia Romagna per chiedere di inserire nella Tessera
Sanitaria e nel FSE la “dichiarazione anticipata” di volontà per i
trattamenti dei dati sanitari.
La grande mobilitazione prevista
per la raccolta delle firme fa riflettere e richiede di procedere con il massimo di
prudenza e di coordinamento. In particolare, dal momento che si parla anche
di testamento biologico, è necessario evitare modalità di coinvolgimento
propagandistico e in particolare ogni forma, più o meno intenzionale, di
“induzione del consenso” .
A tale proposito, data la nota
vulnerabilità di internet, ci sembra utile definire meglio la proposta e
chiediamo di far scegliere se autorizzare, all’interno della Tessera
Sanitaria del cittadino, il solo “dossier sanitario” in questi termini:
“Aderisco al trattamento dei dati sanitari sensibili solo per ogni singolo
percorso di cura. Nego ogni ulteriore utilizzo dei miei dati nominativi in
una “rete informatica pubblica o privata".
Ai cittadini, perché sia valido il
consenso, dovrebbe essere garantita una informazione capillare con la
diffusione di manifesti e depliant, soprattutto una
"informazione competente” da parte del personale sanitario presso gli
ambulatori di medici di famiglia e di specialisti, presso ASL, farmacie,
servizi sanitari decentrati ecc., che spieghi la differenza tra Fascicolo
Sanitario Elettronico e Dossier Sanitario (come precisato dal Garante Privacy
il 3 agosto 2009) e consegni copia del tipo di consenso prestato.
Federconsumatori e Adusbef
sostengono infatti che sia indispensabile distinguere e chiarire i diversi
percorsi per garantire il consenso consapevole.
Aggiornamento del
10-3-2015.
I dati sanitari
dei cittadini, messi in rete senza autorizzazione, vedranno cadere molte
teste nei prossimi anni!
http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2014/11/04/news/privacy-all-ospedale-l-azienda-sanitaria-corre-ai-ripari-1.10239348
Aggiornamento
del 2-3-2015
Da Quotidiano Sanità.
Privacy e Sanità. Il Garante alle Regioni: “No al
silenzio-assenso. Sufficienti le norme già in vigore”
L’Autorità risponde alle Pa di Trento
e Bolzano e al Friuli che avevano proposto
la misura per facilitare le cure dei pazienti. “Le esigenze prospettate
trovano già adeguata risposta nelle forme di semplificazione già previste dal
Codice e dai provvedimenti del Garante nel settore sanitario”. LA LETTERA DEL GARANTE
27 FEB - Il Garante della Privacy ‘boccia’ la proposta
sul silenzio-assenso avanzata dalle Province autonome di Trento e Bolzano e
dalla Regione Friuli Venezia Giulia in ambito di privacy e sanità. In una
lettera inviata alle Regioni l’Autorità precisa che “la modifica normativa in
favore di una forma di ‘silenzio-assenso’ sarebbe non solo contraria alla
normativa europea e nazionale in materia di protezione dei dati personali, ma
anche non necessaria rispetto alle esigenze prospettate che, invece, a parere
di questa Autorità, trovano adeguata risposta nelle forme di semplificazione
già ampiamente previste dal Codice e dai provvedimenti del Garante nel
settore sanitario. Tale quadro normativo, infatti, assicura un equo
bilanciamento degli interessi in gioco e la piena tutela dei diritti
fondamentali della persona sia alla protezione dei dati personali, sia alla
salute”.
Il Garante precisa anche come “non risulta all’Autorità che in altri
ordinamenti di Paesi UE (e in particolare Austria e Germania) ‘le direttive
europee in materia di dati personali in ambito sanitario’ siano state
‘ratificate nel senso di un silenzio assenso’”.
Ma l’Autorità nel bocciare il silenzio assenso
specifica che già il Codice “per le attività indispensabili per perseguire
una finalità di tutela della salute o dell’incolumità del soggetto, prevede
significative semplificazioni degli obblighi relativi al rilascio
dell’informativa (che può essere unica per trattamenti correlati) e,
soprattutto del consenso”.
In merito proprio al consenso informato
l’Autorità ricorda che “in deroga alla forma scritta
prevista per i dati sensibili, è ammessa l’espressione orale del consenso
(purché sia annotato) e, soprattutto, è possibile prestare un unico consenso
a fronte di trattamenti di dati effettuati anche da più soggetti per finalità
di tutela della salute o dell’incolumità fisica dell’interessato (artt. 75-81 del
Codice)”.
Luciano Fassari
27 febbraio 2015
Aggiornamenti
del 29-11-2014
Identità e patologie
di un minore sul sito della Asl: stop del Garante Privacy
Il Garante per la
privacy ha vietato a una Asl l’ulteriore diffusione sul sito web
istituzionale dei dati personali di un minore dai quali era possibile
risalire alla sua identità e alle sue patologie.
L’Azienda sanitaria
aveva pubblicato in internet le delibere relative alla liquidazione di
fatture per l’inserimento di un minore in una comunità terapeutica
riabilitativa, contenenti la descrizione dei disturbi di cui soffriva il
ragazzo associati alle iniziali del suo nome e del cognome.
Nelle fatture
allegate alle delibere, relative alla retta della Comunità, erano però
pubblicati in chiaro e per esteso i dati anagrafici del giovane (nome,
cognome, data e luogo di nascita) rendendo così identificabile il minore e
causando una diffusione di dati sul suo stato di salute vietata dalle norme
in materia di protezione dei dati personali. Tutte le informazioni, peraltro,
erano immediatamente reperibili in rete tramite l’inserimento delle
generalità del minore nei più diffusi motori di ricerca.
Ritenendo illecito
il trattamento, l’Autorità ha quindi vietato alla Asl l’ulteriore diffusione
in internet dei dati personali del ragazzo contenuti nelle fatture e nelle
delibere.
In ottemperanza al
provvedimento del Garante l’Azienda sanitaria, oltre ad anonimizzare i dati,
dovrà attivarsi presso i responsabili dei principali motori di ricerca per
sollecitare la rimozione della copia delle predette deliberazioni e delle fatture
dagli indici e dalla cache dei motori
di ricerca.
L’Asl dovrà,
inoltre, per il futuro, apportare opportuni accorgimenti al fine di rendere
effettivamente anonimi i dati pubblicati, oscurando i dati identificativi e
tutte le altre informazioni utili ad identificare l’interessato. Le Linee
guida del Garante in materia di trasparenza e pubblicità, infatti, non
ritengono sufficiente, per anonimizzare i dati personali contenuti negli atti
e
documenti pubblicati online,
la prassi di sostituire il nome e il cognome dell’interessato con le sole
iniziali.
L’Autorità ha
ritenuto infine di valutare con separato provvedimento gli estremi per
contestare alla Asl la violazione amministrativa prevista dal Codice privacy.
Dossier sanitario
elettronico e privacy dei pazienti
Il Garante
chiede al S. Orsola Malpighi di migliorare le modalità di raccolta e di
consultazione dei dati sanitari
Il Garante privacy
nell’ambito delle attività di controllo sui dossier sanitari elettronici ha
prescritto all’Azienda ospedaliero universitaria S. Orsola Malpighi di
Bologna una serie di misure per mettersi in regola con le norme sulla
protezione di dati sanitari. L’Azienda dovrà adottarle al più presto, e
comunque non oltre il 31 marzo 2015. Dall’ispezione
svolta dal Garante, a seguito delle segnalazioni di alcuni pazienti, sono
emerse infatti gravi
violazioni da parte dell’Azienda ospedaliera. I dossier sanitari (le raccolte
in formato digitale dei dati dei pazienti in cura presso il presidio), oltre
un milione, erano stati costituiti senza il consenso informato del paziente.
Ed erano inoltre liberamente consultabili da più di mille operatori sanitari
tramite il sistema informatico di archiviazione e refertazione delle
prestazioni sanitarie: bastava inserire anche solo porzioni di nome e
cognome, date di nascita, o Cap di residenza per accedervi. Procedure del tutto in contrasto sia
con il Codice privacy sia con le Linee
guida del Garante che fin dal 2009 stabiliscono regole chiare in materia di
dossier sanitario: al paziente deve essere consentito di scegliere in piena
libertà se far costituire o meno un dossier sanitario con tutte o solo con
alcune delle informazioni sanitarie che riguardano lo stesso; deve poter
manifestare un consenso autonomo e specifico, distinto da quello che presta a
fini di cura; gli deve essere inoltre garantita la possibilità di
"oscurare" la visibilità di alcuni eventi clinici.
Il paziente, inoltre, deve
essere adeguatamente informato: con un linguaggio comprensibile e
dettagliato, l'informativa deve indicare chi ha accesso ai suoi dati e che tipo
di operazioni può compiere.
Il Garante ha dunque
prescritto all’Azienda sanitaria che, fin quando il paziente non avrà
espresso il consenso alla costituzione del dossier, i dati relativi alle prestazioni sanitarie
erogate dall’Azienda siano resi disponibili solo al medico e al reparto che
lo ha in cura. L’Azienda, inoltre, dovrà acquisire consensi ad hoc del
paziente sia per far confluire nel dossier sanitario le informazioni relative
a eventi clinici pregressi,
sia per inserire quelle relative alle prestazioni erogate a
seguito di atti di violenza o di
pedofilia, sieropositività, uso di sostanze stupefacenti, interruzione di
gravidanza. L’Azienda, infine, dovrà garantire al paziente la possibilità di
oscurare eventi clinici, presenti nel dossier, che desidera non siano
immediatamente visibili.
Il provvedimento del
Garante è stato inviato alla Regione Emilia Romagna affinché lo renda noto
alle altre aziende del servizio sanitario regionale.
Aggiornamenti
del 24-11-2014
1) Comunicato Stampa 24/11/2014 Adusbef- Federconsumatori
SANITÀ DIGITALE E INTRODUZIONE DEL FASCICOLO SANITARIO
ELETTRONICO. MEGLIO USARE IL CHIP DELLA TESSERA SANITARIA DI CUI OGNI
CITTADINO è IN POSSESSO.
Mancano ancora le misure di sicurezza necessarie per
garantire la segretezza e la inviolabilità dei
dati informatici. Deve essere garantito il consenso consapevole al trattamento dei propri dati. Prima
che sia troppo tardi bisogna essere certi che i dati sanitari
non siano utilizzati per finalità diverse da quelle per
cui si è dato il consenso. Prestare attenzione ad
ipotesi nuove che potrebbero ridurre costi e
rischi.
Il Garante per la protezione dei dati personali
ha di recente ribadito che la protezione dei dati è
il primo diritto della società digitale. Infatti la tutela delle informazioni
che rivelano lo stato di salute del cittadino
impone il rispetto di regole di riservatezza e di misure di sicurezza e
protezione dei dati.
Nonostante queste precise indicazioni sulla doverosa
tutela dei dati sanitari si moltiplicano
ritardi e incertezze sulla gestione e la conservazione dei
documenti e dei dati informatici.
Adusbef e Federconsumatori pongono alle istituzioni ed
alle entità ed autorità coinvolte nel processo
le seguenti questioni:
1) Che cosa si sta facendo per informare compiutamente i
cittadini degli ambiti, delle possibilità di loro intervento nell’inserimento
dei dati e dei pericoli insiti nella struttura e nella tecnologia che si
stanno adottando per il Fascicolo sanitario elettronico. Troppo poco si sa
delle iniziative per informare i cittadini che devono poter
dare o negare il consenso al trattamento dei propri dati
sanitari.
2) In che modo si ritiene di dover appurare e certificare
che il sistema operativo adottato sia monitorato
da una entità terza circa l’architettura dei software, l’adeguatezza
degli apparati a disposizione delle ASL, degli ospedali e dei medici di
famiglia, i presidi di garanzia adottati per la sicurezza ed il
rispetto della privacy. Poco o nulla si sa circa le regole e le misure di sicurezza che si intende adottare mentre si
moltiplicano dubbi e allarmi sulla gestione e la
conservazione dei documenti e dei dati informatici. Adusbef e
Federconsumatori ribadiscono che ogni
cittadino ha il diritto di sapere quale è il grado di sicurezza delle
reti regionali , quali i livelli di pervasività ed i rischi
di invasività dei sistemi regionali, quali i programmi di sicurezza
delle reti e dei dati informatici che dovrebbero essere
verificati da soggetti terzi.
3) Quali iniziative intendono proporre
l’Ordine dei medici (organo ausiliario dello Stato) e le associazioni
di categoria per garantire il rispetto dell’articolo 11 del Codice di
deontologia medica
(2014):
Art. 11. - Riservatezza dei dati
[Omissis….] ll
medico non collabora alla costituzione, alla gestione o all'utilizzo di
banche di dati relativi a persone assistite in assenza di garanzie sulla
preliminare acquisizione del loro consenso informato e sulla tutela della
riservatezza e della sicurezza dei dati stessi.
Adusbef e Federconsumatori
notano, inoltre, con interesse che emergono proposte nuove in
alternativa all’inserimento dei dati sanitari in rete. L’idea di memorizzare i dati clinici nel chip della tessera
sanitaria personale, in tasca ad ogni cittadino, è da prendere in
considerazione per diversi motivi: consente ad ogni cittadino di
conoscere i dati che vengono inseriti; dà luogo non alla costituzione
di big data, ma alla individualizzazione dei dati, può prevedere
un programma dedicato per impedire la copiatura e la trascrizione dei
dati. Adottando tale soluzione, si risolverebbero molti problemi: di
sicurezza (dati non in rete); di riservatezza (decide il paziente che cosa
far memorizzare dal medico); di economicità (col FSE spenderemo qualche
miliardo di euro, con "promessa" di risparmi futuri). 24/11/2014
2) Database eGov: prepariamoci ai mega furti di dati personali dei
cittadini (19-11-2014). di Raoul Chiesa, Security Brokers. . SICUREZZA
Nei bandi di gara della PA troviamo da alcuni anni
la voce “spese di sicurezza”, riferita agli incidenti sul lavoro (dalla legge
626 in poi), ma in nessun caso sono previste e messe a “budget” le spese per
la sicurezza delle informazioni. Risultato: il disastro della privacy a
venire
Aggiornamento
del 19-11-2014
Lidu 1948: Big-data in
Sanità: chiediamo trasparenza e semplificazione (18-11-2014)
E se usassimo la tessera sanitaria per
memorizzare la nostra vita clinica?
Aggiornamento
dell’11-11-2014
Dati sanitari
in difesa. Di Umberto Rapetto 9-11-2014
Non esiste una ricetta unica e infallibile.
Ma la missione non è impossibile: i dati sanitari possono essere protetti con
iniziativa adeguate. Ecco come - See more at: http://nova.ilsole24ore.com/esperienze/dati-sanitari-in-difesa#sthash.ImG5PERV.dpuf
Aggiornamento
del 4-11-2014
Fragilità
sanitaria. Di Umberto Rapetto. 2-11-2014
La crescente digitalizzazione dei dati
sanitari personali espone a rischi di fragilità. In termini di segretezza, ma
anche di integrità dei dati stessi. I casi non mancano - See
more at: http://nova.ilsole24ore.com/esperienze/fragilita-sanitaria#sthash.9R6tdP9F.dpuf
Aggiornamento
del 25-10-2014
Francesco Del Zotti: Il FSE tra dubbi e Certezze - LE ESPERIENZE extra –EUROPEE. Scritto derivato dalla presentazione al
Convegno dell'ODM di Piacenza del 27-9-2014.
Aggiornamento
del 21-10-2014
Aggiornamenti
dell’11-10-2014
1) Sanità digitale, la Lidu 1948 chiede indagine
della Corte dei conti 08/10/2014 00:12:03 Da federfarma.it.
E’ opinione comune che dalla digitalizzazione della Sanità
arriveranno risparmi consistenti per le casse pubbliche. Ma c’è anche qualche
voce fuori dal coro: come quelle di Aldo Barbona ed Eugenio Sinesio,
rispettivamente presidente e rappresentante nazionale della Lega italiana dei
diritti dell'uomo, che ieri hanno chiesto sezione centrale di controllo della
Corte dei conti di deliberare un piano di verifiche sulla spesa per la sanità
digitale. Secondo la Lidu, infatti, è necessaria maggiore trasparenza sui
costi della cosiddetta e-Health perché benefici
effettivi e rischi potenziali – per esempio sulla privacy – non varrebbero la
proverbiale candela.
Barbona e Sinesio portano alcuni elementi a sostegno dei
loro dubbi: per esempio il flop del francese Dmp
(Dossier medicale personnel, equivalente del nostro
Fascicolo sanitario elettronico), ridimensionato dalle autorità transalpine
dopo una spesa di circa 500 milioni in 10 anni e risultati irrisori (verrà
utilizzato soltanto per i soggetti fragili e le cronicità). «Dai dati
disponibili sui costi della digitalizzazione della sanità in Italia»
continuano i due «emerge che la spesa media per l’e-Health
si aggira sui 21 euro pro capite». Per contro, non ci sono evidenze di
risparmio nemmeno nelle Regioni virtuose: «Il presidente della Regione Veneto
Luca Zaia» dicono Barbona e Sinesio «ha
recentemente affermato di avere ottenuto risparmi per 28 milioni sulla spesa
farmaceutica grazie alla ricetta digitale», ma i dati si riferivano al primo
semestre 2014, quando la ricetta dematerializzata non era ancora in uso. Il
Veneto, dunque, deve quei risparmi a un «trend operativo» che le Regioni meno
virtuose devono ancora avviare. «E nel frattempo si dovranno affrontare nuovi
costi per l'informatizzazione di ricette e fascicolo sanitario».
2) Ricetta digitale in Puglia. Da federfarma.it
Aggiornamento del
7-10-2014
Comunicato stampa di Lidu 1948 del
7-10-2014:
“Chiediamo la
valutazione della Corte dei conti sulla informatizzazione in Sanità”
Aggiornamenti del
3-10-2014
Sito fnomceo.it. Sintesi del
convegno sul FSE tenutosi a Piacenza il 27-9-2014
- http://www.fnomceo.it/fnomceo/showArticolo.2puntOT?id=121035
- Corte
dei Conti. Linee guida per danno erariale.
- Brevi
note in tema di illecito erariale. da diritto.it Pubblicato in saggi 07/12/2006 di Giuseppe Crucitta - Rosa Francaviglia
Aggiornamento del
2-10-2014
Ecco la Sogei
SOGEI: Società
Generale d'Informatica SpA - è la società di Information
Technology 100% del
Ministero dell'Economia e delle Finanze preposta al settore IT del Ministero
medesimo. Attiva da oltre 35 anni, ha progettato e realizzato il Sistema
informativo della fiscalità
del quale segue costantemente la conduzione e l'evoluzione, operando sulla
base del modello organizzativo dell'in house providing".
Da luglio 2013, a seguito
dell'incorporazione del ramo IT Economia di Consip
(prevista dalla L. 135/2012), è partner tecnologico unico del MEF e sviluppa
sistemi, applicazioni e servizi per tutte le esigenze di automazione e
informatizzazione dei processi operativi e gestionali del Ministero, della
Corte dei conti, delle Agenzie fiscali e di altre pubbliche amministrazioni.
Dal Bilancio SOGEI
2013
3.9.1.1 Raccolta ricette farmaceutiche e specialistiche In relazione
alla raccolta delle ricette di prescrizioni farmaceutiche e
specialistiche:
è proseguita la raccolta telematica delle ricette
per tutte le Regioni: sono state raccolte ed elaborate nell’anno oltre 800
milioni di ricette;
si è consolidato il collegamento in rete con oltre
il 70% dei medici di medicina generale e dei pediatri in tutte le
Regioni/Province Autonome per la trasmissione dei dati delle prescrizioni;
sono stati avviati in 15 Regioni i piani di
diffusione previsti dal D.M. 2 novembre 2011, per la progressiva introduzione
della ricetta elettronica in sostituzione di quella cartacea. Il
completamento della diffusione sul territorio nazionale è previsto entro il
2015;
sono stati ulteriormente implementati i sistemi di
analisi dei dati, con l’introduzione di specifici indicatori volti alla
verifica dell’appropriatezza delle prescrizioni, a quella del budget di
distretto, della farmacovigilanza e sorveglianza epidemiologica;
in base a quanto previsto dal D.L. n. 78/2010, e al fine di mettere a
disposizione delle Regioni strumenti di programmazione e controllo sempre più
sofisticati, sono state predisposte le tabelle di raffronto tra la spesa farmaceutica
territoriale delle singole Regioni per gli anni 2010, 2011 e 2012, con la
definizione di nuove soglie di appropriatezza prescrittiva basate sul
comportamento prescrittivo registrato nelle Regioni, con il miglior risultato
in riferimento alla percentuale di medicinali a base di principi attivi non
coperti da brevetto, ovvero a prezzo minore, rispetto al totale dei
medicinali appartenenti alla medesima categoria terapeutica equivalente;
sono state estese soluzioni di tipo cooperativo
mirate all’integrazione del Sistema Centrale di Monitoraggio della Spesa
Sanitaria con quelli regionali, per la gestione delle banche dati di
riferimento (strutture accreditate, soggetti prescrittori,
prontuari e nomenclatore, stranieri temporaneamente presenti, soggetti
esenti, assegnazione dei ricettari ai soggetti prescrittori).
Aggiornamento del
29-9-2014
Sulla sicurezza dei dati sanitari
http://www.fimmgroma.org/news/news/italia/6677-privacy-dati-sanitari-a-rischio-il-17-dei-siti-italiani-fuori-norma-nel-mirino-referti-on-line-e-consulenze
Sulle autorità europee garanti della privacy: spesso condizionano
la realizzazione del Fascicolo sanitario elettronico:
Comunicato stampa n. 155 Data comunicato: 26 settembre 2014
Save the date: a roma la conferenza sulla sanita' elettronica, Apre i lavori il Ministro della
Salute Beatrice Lorenzin
Nell’ambito degli eventi del Semestre di Presidenza
italiana del Consiglio dell'Unione Europea si terrà a Roma il 7 e 8 ottobre
2014, presso l'Hotel Parco dei Principi (Via G. Frescobaldi, 5), la
Conferenza sulla Sanità elettronica organizzata dal Ministero della salute
(Direzione generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario
e della statistica).
La sanità elettronica
rappresenta oggi una leva strategica in grado di innovare modelli, processi e
percorsi assistenziali generando, al contempo, fondamentali stimoli allo
sviluppo economico e imprenditoriale a livello nazionale ed europeo.
L’Italia ha adottato, nel
settore della sanità elettronica, provvedimenti specifici che la pongono
all’avanguardia in Europa e sui quali intende avviare un costruttivo
dibattito. In questo contesto, la suddetta Conferenza sarà l’occasione per
condividere le strategie e le iniziative nel settore della sanità
elettronica, attraverso un confronto tra le esperienze dei diversi Stati
Membri inerenti le seguenti tematiche: fascicolo sanitario elettronico,
telemedicina, prescrizione elettronica di medicinali e formazione in sanità
elettronica degli operatori sanitari.
La Conferenza avrà
inizio martedì 7 ottobre alle ore 15:00, con una sessione di
apertura che sarà tenuta dal Ministro della salute, on. Beatrice Lorenzin.
Prevista la presenza di Ministri della salute di Stati Membri.
Nelle successive sessioni la discussione verterà sul
Fascicolo Sanitario Elettronico, con particolare riferimento al relativo
percorso di adozione nei diversi Paesi e agli aspetti normativi, tecnici e di privacy che spesso ne condizionano la piena
realizzazione.
Nella giornata di mercoledì
8 ottobre,
si affronterà il tema della telemedicina, con l’illustrazione delle linee di
indirizzo nazionali adottate in Italia per un confronto con gli altri Paesi.
Particolare attenzione verrà rivolta agli aspetti etici, legali e di
sicurezza e alla trasferibilità delle best practices
di telemedicina oltre i confini nazionali e regionali. Nell’ambito delle
sessioni di lavoro pianificate in questa giornata è anche prevista la
partecipazione di un rappresentante della DG SANCO e di un rappresentante
della DG CONNECT della Commissione europea.
Giornalisti
e foto cineoperatori potranno accreditarsi presso l’Ufficio stampa del
Ministero della salute:
Tel.: 06/59945289 – 5397
Mail: ufficiostampa.eventi@gmail.com
ufficiostampa@sanita.it
Aggiornamento del
24-9-2014
ICT e Sanità, esperienze e dibattito a Piacenza
(da www.fnomceo.it )
Pisa.
Le farmacie in cui si attivano le carte sanitarie
Aggiornamento del
22-9-2014
Ancora sulla sicurezza informatica:
http://www.lineaedp.it/news/13219/gli-anelli-deboli-della-sicurezza-informatica/
Aggiornamenti del
10-9-2014
1) COMUNICATO STAMPA
APP MEDICHE: GARANTE PRIVACY, SERVE PIU’ TRASPARENZA
NELL’USO DEI DATI
Una su due non fornisce agli utenti un’informativa prima
del download o chiede dati eccessivi rispetto alle funzionalità offerte
Serve più trasparenza nell’uso dei dati degli utenti che
scaricano app mediche in Italia.
I risultati dell'indagine, avviata a maggio dal Garante
Privacy per verificare il rispetto della normativa italiana sulla protezione
dati da parte di applicazioni che utilizzano dati sanitari, mostrano come
anche nel nostro Paese gli utenti non siano adeguatamente tutelati e troppe
volte non siano messi in grado di esprimere un consenso libero e informato. Quello delle app
mediche è un settore in crescente sviluppo che presenta profili molto
delicati per la privacy delle persone. L'azione del Garante si inserisce
nell'ambito del "Privacy Sweep 2014", l’ “indagine a tappeto”
promossa dal Global Privacy Enforcement
Network (GPEN), la rete internazionale nata per rafforzare la cooperazione
tra le Autorità della privacy di tutto il mondo e di cui il Garante italiano
fa parte. La scelta tutta italiana di analizzare app del settore medico o di
wellness è in linea con le preoccupazioni manifestate dall’Europa su questo
tema. La Commissione Europea ha di recente avviato una consultazione sulla
Mobile Health e ha pubblicato il Libro Verde sulle
applicazioni sanitarie mobili (Green Paper on
Mobile Health).
Una su due delle applicazioni mediche italiane e straniere
analizzate dagli “sweepers” dell'Authority
italiana, scelte a campione tra le più scaricate disponibili sulle varie
piattaforme (Android, iOs,
Windows, etc.), non fornisce agli utenti un’informativa sull’uso dei dati
preventiva all’installazione, oppure dà informazioni generiche, o chiede dati
eccessivi rispetto alle funzionalità offerte. In molti casi l’informativa
privacy non viene adattata alle ridotte dimensioni del monitor, risultando
così poco leggibile, o viene collocata in sezioni riguardanti, ad esempio, le
caratteristiche tecniche dello smarphone o del tablet.
A seguito dell’esito dell’indagine, il Garante sta
valutando le azioni da intraprendere, anche al fine di possibili interventi
prescrittivi o sanzionatori.
A livello internazionale, l’iniziativa ha fatto crescere
le preoccupazioni sulle app, che offrono funzionalità che vanno dai giochi al
meteo, dalle news ai servizi bancari. I risultati dell’indagine hanno
mostrato come vi sia una scarsa attenzione alla tutela degli utenti e la
necessità che questi software, che raccolgono un’ingente mole di informazioni
personali, rendano più trasparente e chiaro l’uso delle stesse. Su un totale
di oltre 1200 applicazioni esaminate, appena il 15% risulta dotato di
un’informativa privacy realmente chiara. Nel 59% dei casi è stato difficile
per le Autorità di protezione dati reperire un’informativa privacy prima
dell’installazione.
Roma, 10 settembre 2014
2) http://www.dirittiglobali.it/2014/09/google-investe-in-farmaci-sanita-avra-vantaggi-dai-dati-degli-utenti/
Aggiornamenti
dell’8-9-2014
http://rivistaqq.org/wp/wp-content/uploads/QQ-37-1-2014.pdf (pag. 15)
http://www.corrierecomunicazioni.it/it-world/29551_reicherts-nel-2020-i-dati-personali-varranno-mille-miliardi.htm
Aggiornamenti del
1°-9-2014
http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/veneto/2014/notizia/veneto-addio-alla-ricetta-rossa-prescrizioni-mediche-saranno-online_2065517.shtml
Aggiornamenti del
31-8-2014
Questo link viene evidenzia
come solo 6 regioni abbiano presentato
il piano di progetto per il FSE:
http://www.ilfarmacistaonline.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=23067
Il link informa del flop fatto dal FSE a Reggio Emilia:
http://gazzettadireggio.gelocal.it/cronaca/2014/08/28/news/reggio-aperte-solo-5-mila-cartelle-online-1.9835446
Qui, il GRANDE FLOP del FSE in Francia:
http://urlin.it/12c427
http://informidel.blogspot.it/2013/12/martinedahan-vous-envoye-un-message_11.html
http://www.unof.org/+DMP-une-gabegie-d-un-demi-milliard+.html
Riportiamo la presa di posizione del Presidente dell'Ordine dei medici di
Verona sulla ricetta "dematerializzata" ed in FSE (visti anche dal
punto di vista del nuovo codice deontologico):
http://www.cureprimarie-ulss21.it/page.asp?id=5785&title=critiche-dall#96;o.-dei-medici-di-verona-sulla-gestione-della-ricetta-dematerializzata-e-sul-fascicolo-sanitario-elettronico
Aggiornamento
del 25-7-2014
25-7-2014 Manuale di diritto
europeo in materia di protezione dei dati
Aggiornamenti del 21-7-2014
http://www.repubblica.it/tecnologia/2014/07/17/news/tlc_privacy_a_rischio-91772227/
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/07/18/telefonate-a-rischio-il-governo-spieghi2216.html
http://www.repubblica.it/tecnologia/2014/07/18/news/privacy_digitale_diritto_uomo-91842843/
Il FSE "Aggrega nostri dati
sanitari dal 2008". A nostra insaputa.
Da ForlìToday del 14-7-2014.
[…]
Il Fascicolo sanitario elettronico
(FSE) è una raccolta di dati e informazioni sanitarie che costituiscono la
storia clinica e di salute di una persona . La
consultazione avviene in forma protetta e riservata attraverso l' utilizzo di credenziali personali. In un prossimo
futuro supporterà anche le funzioni di accesso ai professionisti del Servizio
sanitario regionale che tu avrai autorizzato. L' accesso sarà tracciato e
reso visibile sul Fascicolo. In Emilia-Romagna la realizzazione del Fascicolo
sanitario elettronico segue l' evolversi della rete
Sole e l' inserimento in rete dei documenti sanitari, risultanti dalle
prestazioni e servizi erogati dal Servizio sanitario regionale. Il Fascicolo
sanitario elettronico recupera i documenti sanitari a partire dal 1 gennaio 2008.[…]
Aggiornamento del
26-6-2014: Fascicolo sanitario elettronico:
siate attenti, informati e consapevoli!
Garante
Privacy. Via libera al primo decreto attuativo. Serve il consenso del
paziente, gli accessi al fascicolo saranno tracciati.
Primi passi concreti per la realizzazione del fascicolo sanitario
elettronico, l'insieme dei dati e dei documenti digitali che rappresentano la
storia clinica e sanitaria di una persona. Il Garante per la privacy ha
espresso parere favorevole [doc. web n. 3230826] su uno schema di decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri - il primo di una serie di decreti
attuativi previsti dalla norma di legge - che consentirà a Regioni e Province
autonome di dare il via al Fse. Già nel 2009
l'Autorità era intervenuta in tale materia con un provvedimento generale,
svolgendo un ruolo di "supplenza" in attesa di una normativa
adeguata. Lo schema odierno individua i primi contenuti da attivare a livello
nazionale: i dati e i documenti da inserire nel fascicolo elettronico; le
responsabilità e i compiti dei soggetti coinvolti; le garanzie e le misure di
sicurezza da adottare nel trattamento dei dati personali; le modalità e i
livelli diversificati di accesso al fascicolo; i criteri di interoperabilità,
nonché i contenuti informativi e le codifiche del profilo sanitario sintetico
e del referto di laboratorio.
Lo schema di decreto è
stato elaborato nell'ambito di un tavolo di lavoro istituito presso il
Ministero della salute cui ha partecipato anche l'Ufficio del Garante fin
dalla sua costituzione nel gennaio 2013. Il testo che ha avuto l'ok del
Garante prevede, in particolare, che il paziente sia informato chiaramente e
possa decidere con maggiore consapevolezza se dare il consenso
all'alimentazione del Fse (in mancanza del quale il
fascicolo rimarrà vuoto e quindi non accessibile, né per finalità di cura, né
per finalità di ricerca o di programmazione sanitaria e monitoraggio), e in
caso positivo, decidere se dare anche il consenso per finalità di cura (in
mancanza del quale il fascicolo potrà essere utilizzato solo per finalità di
monitoraggio, programmazione e ricerca, con le dovute garanzie di anonimato).
Il paziente potrà
decidere, inoltre, con un consenso ad hoc, se far inserire nel Fse alcune informazioni di particolare delicatezza
(sieropositività, interruzione volontaria di gravidanza, violenza sessuale,
pedofilia, uso di sostanze stupefacenti, parto in anonimato). Giova comunque
ricordare che la mancata adesione al Fse non
preclude la possibilità di aderire alle prestazioni del servizio sanitario
nazionale.
Gli accessi al Fse da parte degli operatori del Ssn
dovranno essere tracciabili e la consultazione del Fse
dovrà essere limitata al personale sanitario che abbia in cura effettivamente
il paziente, e solo per il tempo necessario. Per scongiurare il rischio di
accessi abusivi, lo schema è stato integrato prevedendo l'obbligo per il
titolare del trattamento di avvisare immediatamente il Garante nel caso in
cui i dati trattati nell'ambito del Fse subiscano
violazioni (c.d. "data breach": derivanti
da attacchi informatici, incendi o altre calamità).
Aggiornamento del 26-6-2014:
-http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/guidaAlDiritto/dirittoCivile/2014-06-26/primo-garante-decreto-fascicolo-151834.php
-http://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/3230826
Garante Privacy. In
evidenza il Punto C del paragrafo 3:
[…]
c) particolare attenzione è
stata riservata alla disciplina del consenso all'utilizzo delle informazioni.
Innanzitutto, sulla base dei rilievi formulati dall'Ufficio alcune
informazioni di particolare delicatezza sono ora inseribili nel FSE solo con
uno specifico consenso dell'interessato (sieropositività, interruzione
volontaria di gravidanza, violenza sessuale, pedofilia, uso di sostanze
stupefacenti, parto in anonimato, attività dei
consultori) (art. 6).
Sono state, poi,
meglio esplicitate le
diverse fattispecie di
consenso previste
dall'articolo 12 del
decreto-legge n. 179/2012 per l'utilizzo dei dati e le conseguenze di un loro
mancato conferimento, distinguendo fra
consenso all'alimentazione del FSE (in mancanza del quale il FSE rimane vuoto
e, quindi, non accessibile né per finalità di cura, né per finalità di ricerca e di governo) e
consenso alla consultazione del FSE per finalità di cura, da esprimere
successivamente al consenso
all'alimentazione; in mancanza di tale consenso il FSE (alimentato sulla base
del primo consenso) potrà essere utilizzato
solo per fini di governo e ricerca nel rispetto dei limiti stabiliti
dal quadro normativo vigente (cfr. art. 12, commi 3-bis e 5, d.l. 179/2012 e
artt. 7 e 8 schema);
Aggiornamento del 22-6-2014:
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http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/06/19/news/wikileaks-ecco-l-accordo-segreto-per-il-liberismo-selvaggio-1.170088
Aggiornamento
del 26-5-2014. I pericoli del FSE visto dagli Inglesi.
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