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PRIVILEGIA
NE IRROGANTO Documento
inserito il: 6-2-2013 |
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Il PuntO n° 256 La crisi dura da oltre 5 anni. Le famiglie italiane non sono in grado di reggere
oltre. Mauro Novelli
6-2-2013 Fino all’estate 2011, Tremonti riuscì a convincere i partner che il
nostro altissimo debito pubblico andava valutato alla luce del basso indebitamento
e del consistente costante flusso di risparmio in capo alle nostre famiglie.
Tutto ciò era particolarmente evidente nelle analisi comparate con gli altri
paesi. Ma la nostra insipiente classe politica non aveva voluto considerare che
quel baluardo finanziario a protezione del paese, dopo oltre cinque anni di
crisi, cominciava a mostrare cedimenti
sotto i colpi che la crisi ci riservava. Il governo Monti, che poteva imporre drastici cambiamenti anche ai metodi
di governo del paese, ha preferito continuare con il tenere indenne la spesa
corrente (in buona parte improduttiva) supportata da entrate fiscali sempre
più insopportabili. Oggi, la situazione delle nostre famiglie è tale da rendere non più vera
l’argomentazione “stato
povero-famiglie ricche”. Ci ritroveremo quindi uno “stato povero” con “famiglie
povere”. E’ comunque da osservare che, mentre i cittadini cercano di restare in
piedi, la classe politica continua a giocare al “Piccolo politico” e al
“Piccolo banchiere” (versione Monte dei Paschi di Siena) con i soldi degli
italiani. A dimostrazione che non si tratta di ignoranza o incapacità della
classe dirigente, ma di perfetta messa a punto dei meccanismi di razzia in
combutta con una burocrazia ottusa ed altrettanto costosa. ATTIVITÀ E PASSIVITÀ. DATI QUANTITATIVI Circa l’andamento dello stato finanziario delle nostre famiglie negli
anni della crisi, dobbiamo riscontrare
(Tab. 1-) un andamento quasi piatto delle entrate.
In sei anni sono aumentate del 7,3 percento. Impressiona, al contrario,
l’aumento delle passività, passate dai 512,277 miliardi del 2006, agli
831,104 del settembre 2012: + 62,2 per cento. Tab. 1 – FINANZE
DELLE FAMIGLIE ITALIANE (ANNI 2006 /9-2012) [Fonte: Bankitalia Suppl. Boll.ni statistici “Conti Finanziari”] In miliardi di euro
Per quanto riguarda le passività, è da ricordare l’impennata dei debiti a
medio e lungo termine, (non in tabella e comprensivi dei mutui) cresciuti,
nei cinque anni, di oltre il 54 per cento, passando dai 425,6 miliardi del
2006 ai 658,3 del 2011 (Fonte: Relazioni del governatore di Bankitalia). Parallelamente a questo andamento di entrate e uscite, riscontriamo un
consistente calo del risparmio delle famiglie (Tab.
2-), più che dimezzato dal 2006 (43,2 miliardi) al 2011 (20,2 miliardi):
-53,18 per cento. TAB. 2 - IL RISPARMIO DELLE FAMIGLIE ITALIANE. ANNI 2002-2011 Fonte: Relazioni del Governatore della Banca d’Italia (miliardi di euro)
Va rimarcato
che in dieci anni (dall’introduzione dell’euro, la nostra capacità di
risparmio si è ridotta di quasi 5 volte passando dagli oltre 95 miliardi
risparmiati nel 2002 ai poco più di 20 miliardi del 2011. Vedremo i dati del
2012. Ricordiamo
che il risparmio degli italiani, sempre stato tra i più elevati tra le
nazioni sviluppate, ha costituito la massima garanzia finanziaria del paese.
Da sempre la classe politica al potere ha approfittato di questa tipica propensione
nostrana, anche per evitare di impegnarsi in azioni di governo difficili
soprattutto in momenti di crisi, come del resto abbiamo visto con l’ultimo
governo Berlusconi. Dal 1995,
anno dell’ultima “privatizzazione di una grande banca (il Monte dei Paschi),
abbiamo poi assistito al saccheggio del risparmio delle famiglie. La tabella
che segue elenca i default dal 1996 al 2012: oltre 52 miliardi di euro andati
in fumo, oltre un milione di cittadini coinvolti. TAB. 3 - ELENCO DEI CRACK DAL 1996 AD OGGI Fonte Adusbef
SOFFERENZE Con il perdurare
della crisi, aumenta notevolmente il numero delle famiglie in difficoltà
molte delle quali hanno ormai dato fondo ai risparmi accantonati negli anni
passati. Le dimensioni
acquisite dalle partite in sofferenza costituiscono il riscontro oggettivo di
questa analisi. La tabella n°
4 mette in evidenza la difficoltà delle famiglie consumatrici nell’onorare i
propri impegni: dal 2006 al novembre 2012 le sofferenze sono cresciute del
171 per cento, lievitando di circa 17,5 miliardi di euro (da 10 a 27 miliardi
di euro). Tra il 2009 ed il 2012 si sono letteralmente impennate passando dai
17,539 ai 27,558 miliardi. Meno impetuoso l’aumento delle sofferenze delle
famiglie produttrici cresciuto “solo” del 69 per cento dal 2006 al novembre
2012 (+ 4,5 miliardi di euro). TAB. 4 - ANNI
2006/11-2012.SOFFERENZE DELLE FAMIGLIE CONSUMATRICI E PRODUTTRICI. Suppl. Bollettini Statistici e Base informativa pubblica
di Bankitalia (Moneta e banche) In miliardi di euro. Ns.
elaborazione
MUTUI E FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ Per quanto
riguarda le difficoltà delle famiglie con mutuo fondiario, si stima che a
fine 2012, il 30 per cento di esse stia entrando o sia entrato in difficoltà
con il pagamento delle rate In
particolare, il grafico che segue (Fonte Bankitalia)
mostra le sofferenze relative ai mutui fondiari dopo “n” anni (da 1 a 7) e
per anno di erogazione. I mutuatari con maggiori difficoltà sono coloro che
hanno acceso un mutuo nel 2006, con sofferenze pari a circa l’1,5 per cento
del totale dei contratti. Seguono coloro che hanno comprato casa nel 2007
(circa 1,4 per cento di sofferenze) e coloro che hanno preso un mutuo nel
2008. A parte i mutuatari del 2009 e del 2010, i più tranquilli sono coloro
che accesero un mutuo nel 2004: dopo 7 anni, meno dello 0,8 per cento di
questi sono in sofferenza. Ricordiamo
infine che circa 82mila famiglie hanno sospeso il pagamento delle rate del
mutuo per un anno, accedendo al ‘Piano Famiglie” proposto dall’ABI con
l’accordo di alcune associazioni di consumatori, avviato a partire dal 2009. Adusbef non ritenne opportuno sottoscrivere quel protocollo ritendo che
la gravità della crisi fosse tale da rendere difficile per molte famiglie,
dopo un anno, il superamento dei problemi finanziari. In caso di perdurante
difficoltà, il mutuatario - che avrebbe
trovato, alla ripresa dei pagamenti, una rata più alta o una durata del mutuo
più lunga - non sarebbe stato in grado
di onorare il mutuo più quel debito aggiuntivo, dovendo scontare in aggiunta
il prestito concesso per la sospensione delle rate. Banca
d’Italia stima che delle 82mila famiglie ben 15mila non abbiano ripreso i
pagamenti. Si avvicina per esse il
rischio di pignoramento dell’abitazione. E’ questo
l’effetto perverso della spinta all’acquisto di un immobile promosso da molte
banche per via dei tassi molto bassi, fortemente scesi dopo l’ottobre 2008
fino ai primi mesi del 2010, e accolto dalle famiglie molte delle quali, col
protrarsi della crisi, non sono state più in grado di sostenerne l’impegno
finanziario. Nel grafico
che segue, l’andamento dei tassi da gennaio 2006 ad aprile 2011. I grafici
sottostanti mostrano come l’Euribor sia sceso dal luglio 2011 fino alla fine
del 2012. Subito dopo l’estate 2011, le banche cominciarono a compensare il
calo con l’aumento dello spread applicato. Da gennaio
2013 sono tornati a crescere. Anche per una riduzione del circolante a disposizione
del sistema bancario europeo. Infatti, a fine gennaio 2013, come rende noto
la Bce, 278 banche ripagheranno 137,16 miliardi di euro dei 489 erogati il 21
dicembre del 2011 con il primo prestito a 3 anni. All’Euribor
le banche sommano, oggi, uno spread di
oltre il 4 per cento (media 4,05%). Se la tendenza dovesse mantenersi, è
facile prevedere ulteriori difficoltà per i cittadini che hanno stipulato
mutui a tasso variabile parametrati all’Euribor. Anche per via del fatto che
i mutui accesi dalla metà del 2011 in poi hanno subito l’applicazione di
spread altissimi (fino al 4,8%), giustificati dalla banche con la motivazione
che tassi tanto bassi non risultavano remunerativi. Quei mutui si
trascineranno dietro quei livelli di spread oltre a subire il rialzo dell’euribor. Occorrerà imporre alle banche una revisione di
quei contratti ed un abbassamento dello spread inizialmente previsto. Euribor 3
mesi - anni 2011-2012-2013
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