PRIVILEGIA NE IRROGANTO Documento inserito il:
9-10-2012 |
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Il declino dell’Italia.
Una struttura
socio-politica che offre il fianco a saccheggi. Ad una gran parte dei
cittadini non è più permesso di
“progettare” il proprio futuro. Di Mauro Novelli (Segretario nazionale) 9-10-2012 La differenza antropologica tra mondo antico e mondo
moderno è l’ampliamento quantitativo del numero dei cittadini in grado (di
tentare) di progettare la propria vita, nella speranza di poter governare il
futuro personale attraverso scelte ed azioni in grado di influenzarlo. Un tempo solo ai potenti era permesso pensare alla vita
come elongazione della capacità di governarla, al resto dei cittadini (tali
solo dal secolo dei lumi) il vivere era limitato al sopravvivere: non si
poteva andare oltre il “campare alla giornata”. La maggiore diffusione di tale possibilità progettuale si
è manifestata massivamente nel trentennio successivo alla seconda guerra
mondiale: negli anni ’50 del secolo scorso tutti i ricostruttori del paese,
anche l’ultimo contadino della piana reatina, sapeva che se il figlio avesse
“studiato” avrebbe certamente affrontato una vita meno incerta e migliore
della sua. Anche se le vecchie posizioni di vantaggio sociale venivano
mantenute (il figlio del “signore” aveva chances comunque superiori)
cionondimeno la possibilità di promozione sociale era nei fatti offerta ai
più, perché la società progettante si veniva strutturando in modo
d’accogliere senza traumi – oltre ai
predestinati sociali – anche innesti di capacità espresse da elementi
appartenenti a ceti fino ad allora esclusi. La scuola di massa era il luogo del riscatto sociale per
le classi meno abbienti: aveva il ruolo di talent scout. Tale ruolo era ben
compreso dalle famiglie: si guardava agli educatori come a protesi potenziate
ed efficaci dei genitori, consapevoli ormai di una inadeguatezza nel tenere
il passo del “progresso”. Ne
conseguiva che se si “andava male” a scuola a casa si andava peggio: la
famiglia rincarava la dose nei confronti del figlio svogliato. Insomma, la classe dirigente analizzava i fenomeni e
cercava di governarli gestendo le risorse, anche se scarse, adottando nel
collocarle un giusto (a loro avviso) mix di produttività, equilibrato tra
interessi personali ed interessi nazionali. Per i governati alti non cambiava granché, le novità
intervenivano per i governati bassi, i quali erano consapevoli che l’impegno
e la capacità potevano costituire la leva per una svolta radicale nella loro
qualità della vita attraverso un miglioramento sociale complessivo. Dopo il ’68, la classe dirigente capì che i nuovi
laureati non erano più rincalzi affidabili. Erano anzi fortemente critici nei
confronti del potere, soprattutto sul versante intellettuale. Si decise
quindi di distruggere la scuola: tutti promossi, tutti ignoranti. Dalla metà degli anni ’70, con il veicolo di una
democratizzazione solo nominale, la
scuola, il corpo insegnante, i docenti, la ricerca, l’università furono
abbandonati a loro stessi. Studiare non sarebbe
più servito a nulla. Gli studenti e le loro famiglie lo hanno
compreso: “Visto che la meritocrazia è stata abbandonata, visto che dobbiamo
stare qui per forza, almeno promuoveteci tutti!” Fatto. Era così saltata
l’alleanza famiglia-insegnanti. Da quel momento “..se bocciano mio figlio,
ricorro al Tar…”. La classe al
potere avrebbe scelto i rincalzi pescando in altri vivai; quelli di partito e
di sottogoverno che, oltretutto, garantivano il funzionamento di una
eccellente macchina del consenso. La quale macchina, affiancata – fino a
qualche lustro fa - dalla decisione di stampare titoli di Stato per mantenere
e accrescere la spesa pubblica, ha garantito il mantenimento delle posizioni
di potere fino ad oggi. La seconda generazione dei potenti, al potere negli anni
’70 e ‘80 (la prima fu quella dei costituenti), ha accelerato il processo di
sfruttamento delle rendite di posizione a danno di una società, che ha
comunque avuto la tempra di reggere l’urto di una classe diversamente saccheggiatrice.
Introdusse principi di sfruttamento sistematico, ma ancora estensivo. “Mani
pulite” fu il prodotto di anticorpi naturalmente presenti nel corpo
sociale. La terza generazione, quella ancora oggi in sella, ha
imparato – parzialmente - la lezione,
ed ha introdotto soluzioni legislative che traducessero da illegali a legali
le azioni ed i comportamenti che avevano portato, nei primi anni ’90, alla scomparsa dei predecessori: funzionari
di partito a carico della P.A. col proliferare delle province; finanziamento
dei partiti, dei gruppi parlamentari, consulenze selvagge. L’organizzazione
partitica non pesava più sulle singole
organizzazioni politiche ma sul Pantalone pubblico: 1)
Furono cancellati i
risultati del referendum sul finanziamento pubblico del 18 aprile 1993 (il
90,3 per cento dei votanti si espresse per sopprimerlo) introducendo i
“rimborsi elettorali e referendari” e “finanziamenti agli organi di partito”
Dal 1995, i referendum svolti non raggiunsero più il quorum: aveva vinto la
Casta. Oggi bastano due parlamentari a formare un partitino, e dotarlo di una
televisioncina quale organo del partitino per avere
qualche milione di euro di finanziamenti. 2)
Le vecchie
“Partecipazioni statali” furono avvicinate alla base: divennero
“Partecipazioni locali”. Si costituirono società (oltre 26 mila) partecipate
da regioni, province, comuni e capitale privato, con perdite imputate a
Pantalone, e guadagni privatizzati. Decine di migliaia di consiglieri,
presidenti, revisori dei conti ecc. sostituirono il finanziatore-partito
attingendo “legalmente” alle casse dello Stato. 3)
Si impiantarono
nuove province (la Sardegna – 1,4 milioni di abitanti - ne ha otto) con
consiglieri, prefetture, questure, uffici amministrativi, aziende partecipate
al seguito. 4)
Si provvide a
togliere agli elettori la possibilità di esprimere preferenze sulle schede
elettorali. Fin dalle elezioni del 27 marzo 1994, i cittadini chiamati alle
urne non hanno la possibilità di scegliere. 5)
I partiti furono
trasformati in allevamento di rincalzi: abbastanza capaci per alimentare il
consenso, ma non sufficientemente intelligenti da mettere in discussione i
capi. In Italia, infatti, l’avvicendamento della casta avviene –oggi – o per
vie naturali o per cooptazione. E’ infatti normale l’ottantennne
al potere, ma non il quarantenne. La “fedeltà” rimpiazzò definitivamente la
“meritocrazia”. In tal modo sono stati eletti parenti, amici, amanti,
avvocati difensori, amici degli amici ecc. 6)
Si continuò a
caricare sulle famiglie ogni sorta di inefficienza, dalla burocratica alla
sanitaria, dalla politica alla amministrativa. In Italia, il vero, efficace
ammortizzatore sociale è proprio la famiglia.
E le famiglie sono state costrette a reagire con l’unico strumento “economico”
a loro disposizione: riducendo i consumi (strumento di breve periodo) e non
facendo figli (strumento di lungo periodo). Attraverso mezzi di comunicazione (e non solo) si sono fatti passare alcuni
messaggi devastanti: - Primo
messaggio: “Tutto gira attorno
all’individuo, a cominciare dal successo, ma occorre essere capace anche a
“prevaricare gli altri”. Questo messaggio ha creato un profondo senso di
insicurezza in campo sociale e di inadeguatezza in quello personale. Anche
perché la cellula antropologica della società italiana è sempre stata la
famiglia e non il singolo cittadino. Conclusione: per sopravvivere meglio è
più economico e più utile rendersi
scherano di qualche potente. - Secondo
messaggio: “I problemi della società italiana
non dipendono da una classe dirigente inadeguata ed incline ad adottare
metodi di saccheggio, ma dall’apparato
normativo inadatto in ogni settore; insomma da obbiettive difficoltà
giuridico-procedurali”. C’è corruzione perché non c’è una legge anticorruzione.
I governi sono inconcludenti perché è sbagliata la legge elettorale. Dalle
leggi elettorali, quindi, alle
riforme della pubblica istruzione,
dalla giustizia alla sanità, dai rapporti sindacali alla burocrazia è tutto
un dibattere su proposte di cambiamento. Tutto nella finzione – per molti
membri della Casta - perché l’attuale situazione è troppo vantaggiosa per
coloro che dovrebbero cambiarla. - Terzo
messaggio: “La giustizia non funziona
per problemi oggettivi e comportamentali dei giudici”. In Italia, il terzo
potere, quello giudiziario individuato da Montesquieu, non è mai stato un
vero potere. La Casta è riuscita a renderlo un semplice servizio della pubblica
amministrazione, (il peggiore – per la verità), dipendente, per finanziamenti
e procedure, dal ministro della
giustizia. - Quarto
messaggio: “Gli eletti dal popolo non
possono essere giudicati da giudici (non eletti), e devono rispondere solo al
popolo”. Tale atteggiamento delegittimante cerca di allontanare prima
l’imputabilità, poi la giudicabilità. - Quinto
messaggio: “Rientrano nella normale e naturale attività politica gli
interventi a favore clientele”. Pertanto è cosa normale promuovere, nominare,
offrire consulenze, far eleggere, estromettere, favorire nei concorsi,
ricattare, acquisire appalti ecc.
Insomma, sono stati costretti ad abbandonare ogni impegno sulla
questione morale, ormai impraticabile per manifesta immoralità, e promuovono
il “siamo mariuoli, ma non giudicabili” per non creare tentativi di
riesumazione dell’etica. A questo messaggio si affianca l’altro, dirompente: “Per
poter giudicare della moralità e della colpevolezza di un politico, occorre
aspettare il terzo grado di giudizio”. Come se una famiglia per allontanare
una baby sitter accusata di pedofilia, dovesse
tenerla a “governare” il bambino in attesa della Cassazione. - Sesto
messaggio: “E’ vero che i salari
italiani sono tra i più bassi, ma la produttività è tra le più basse e gli
investitori non vengono per la legislazione sul lavoro (art. 18)”. Quella
“produttività” non è qualificata e il messaggio lascia intendere che siano i
lavoratori italiani a produrre meno di quelli di altri paesi. Per
produttività bassa deve invece intendersi quella di sistema: una burocrazia
ottusa e strapotente; una giustizia il cui funzionamento è succube del
ministro della giustizia; una normativa societaria mascalzonesca, basti
pensare alle normative sul falso in bilancio. In primo luogo, quindi, una burocrazia, composta da
apparati costituiti da raccomandati incapaci e spocchiosi, spesso
nullafacente, ma in grado di procurarsi “lavoro” a danno dei cittadini che
con essa devono confrontarsi; spesso,
al contrario, più potente dei governi: solo il 20 per cento dei decreti
attuativi di tutta la legislazione del governo Monti sono stati partoriti;
con strutture societarie dominate da scatole cinesi talmente labirintiche ed
impenetrabili da scoraggiare anche il più audace investitore estero; con una spesa sociale più alta ma meno
efficace di quella di paesi concorrenti; senza veri elementi di concorrenza
reali in settori vitali come il bancario,
l’assicurativo, dell’energia. E’ questo sistema Italia a tener lontani i capitali di
investitori esteri, non certo
“l’articolo diciotto”! Oggi, economie in competizione con la nostra (Francia,
Germania) sono alimentate da domanda interna in grado di mitigare gli effetti
della crisi. La nostra domanda è asfittica ed assistiamo ad un crollo dei
consumi. Da almeno 15 anni la politica salariale di Confindustria e sindacati
mortifica gli aspetti salariali ed oggi si rendono forse conto delle
castronerie e dei danni causati da politiche industriali di parrocchia. - Settimo
messaggio: “Abbiamo capito: diminuiremo
il numero dei “politici”. Sono 429 mila gli italiani che vivono (bene) di
politica. 135 italiani “campano” un politico (eletto, Satrapo, consulente,
consigliere o cliente incaricato che sia). Hanno comunque presa una decisione
radicale: diminuiranno qualche cliente marginali, ma guai a parlare di
cambiamento di metodo. Tutti tengono – oltre che famiglia – una coalizione,
un partito, una corrente, un’azienda partecipata, un appaltino da mantenere. - Ottavo
messaggio: “La spesa pubblica è troppo
alta ma è quasi impossibile diminuirla (sindacati ecc.). Diminuirla è stato
vietato a Monti (sindacati, partiti). Occorre aumentare le entrate”. Un disastro! Non superabile se
la capacità di reazione dei cittadini continua ad essere nulla. IMPORRE
CONCORRENZA E MERITOCRAZIA IN OGNI SETTORE PER AVERE SISTEMI COMPETITIVI.
SPESA PUBBLICA DA TAGLIARE. Come associazione di utenti pretendiamo che i cittadini
possano operare in un mercato “civile”, non
condizionato, non brado. Sul versante della domanda i cittadini devono sempre
poter scegliere prodotti o servizi tra
almeno due opzioni. Sul versante dell’offerta, il sistema deve sempre
agevolare l’ingresso di nuovi produttori, cancellando monopoli e contrastando
oligopoli. Nell’era dell’informatica e dell’ agevole spostamento dei
cittadini (elenco solo alcuni settori di intervento): 1)
Dipendenti PA. 3,5 milioni
di dipendenti della PA non sono sostenibili: occorre ridurli drasticamente.
Si lascino gli “inutili” (almeno 500mila) a casa con un assegno di
mantenimento tramite cassa integrazione. In attesa di tempi migliori. 2)
Enti Locali. Oltre
8mila comuni, alcuni dei quali con qualche decina di abitanti sono
insostenibili. Si accorpino fino ad una concorrenza di 5mila abitanti. Nelle
“frazioni” opereranno uffici informatici per i servizi ai cittadini.
Province: da abolire. Regioni: Togliere gli statuti speciali. Ridurle a
quattro macroregioni con 12 aree metropolitane Al personale in esubero venga dato un assegno di mantenimento e
si lasci a casa. 3)
SSN. La struttura
ospedaliera ed i presidi sanitari locali sono stati impostati quando i
cittadini avevano difficoltà di spostamento (anni ’40 e ’50). Oggi è meglio
rivedere la struttura territoriale con un numero minore di centri ospedalieri
ma in grado di curare un ampio ventaglio di patologie ed un numero adeguato
di mezzi di trasferimento di malati (ambulanze e
elicotteri). 4)
Scuola. La scuola è
un allenamento per la vita. Più è duro l’allenamento più saremo pronti ad
affrontare le prove che dovremo superare. La scuola (elementare, media e
superiore) non deve formare il lavoratore, o il professionista. Deve formare
il cittadino, possibilmente consapevole, critico, propositivo interessato alla gestione della polis. Esami di maturità
su tutte le materie. professori
che insegnano materie che non saranno mai oggetto di esame di maturità hanno
atteggiamenti trasandati e minano l’autorevolezza di tutto il corpo
insegnante. E’ invece l’Università che dovrà formare il
professionista, il ricercatore. Ridare autorevolezza al corpo docente. La
scuola non può essere un parcheggio di giovani. 5)
Sistema bancario.
Costituire almeno una banca di stato in grado di avere politiche industriali anticicliche
efficaci. Dirigenti e personale: non attendere il terzo grado di giudizio per
estromettere inquisiti e condannati. Dividere gli sportelli “normali”, dove
si trattano titoli a basso rischio e
non si danno fregature ai risparmiatori, da quelli caratterizzati da una
bacchetta magica dove si può giocare all’azzardo finanziario e mobiliare
assistiti dal Mago Otelma. Impegnare la Repubblica alla attuazione dell’art. 47 della Costituzione. 6)
Sistema finanziario. Imporre
una Tobin Tax. Impostare
una società di rating europea indipendente. Pretendere che la Criff, registrata anche come unica società di rating
italiana, si pronunci sui rating sovrani. 7)
Beni culturali e Turismo. Può diventare l’industria di gran lunga più importante
del paese, unica per offerta culturale del pianeta . Fino alla metà degli
anni ’70 eravamo il primo paese turistico del mondo. Ora siamo sesti, sopravanzati anche dalla Cina. Oltretutto è
un settore che assolutamente non può delocalizzare. Reimpostare una politica per
recuperare le motivazioni che “obbligavano” i rampolli delle buone famiglie
europee al Grand Tour. Scherzando, possiamo
sostenere che il settore ha margini tali da permetterci di “fare gli osti per otto mesi e andare in vacanza per il
resto dell’anno”. 8)
Artigianato, design e manualità. Siamo definiti “la mano del pianeta”. Creiamo “botteghe”
cioè scuole di alta professionalizzazione che attraggano allievi da tutto il
mondo. Queste nostre abilità, come i famosi cervelli, possono emigrare. 9)
Politica.
L’argomento verrà sviluppato in altra sede. |
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