La
Repubblica 2-1-2012
LO STUDIO. Un pugno di
società controlla il mondo. Ecco la rete globale del potere
finanziario
Una ricerca svizzera traccia il quadro delle relazioni tra grandi gruppi:
meno di 150 multinazionali dettano le regole del mercato e strozzano la
concorrenza: "Controllo sproporzionato, si rischiano ripercussioni
disastrose". Unicredit nella top 50 di LIVIA
ERMINI
Una cravatta il cui nodo
è costituito da un nucleo piccolo ma solido di aziende che, dettando
le regole, strozzano la concorrenza e gli Stati. Una rete di controllo di banche
e multinazionali che tiene sotto scacco i mercati influenzandone la
stabilità. E' l'immagine, colorita ma efficace, che emerge da una
ricerca dell'Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Zurigo dal titolo
"La rete globale del controllo societario" secondo cui 147 imprese
nel mondo sono in grado di controllare il 40% di tutto il potere finanziario.
Lo studio, pubblicato da New Scientist,
prende in esame le connessioni fra 43.060 multinazionali evidenziando
un piccolo gruppo di 1.318 società transnazionali (la cui punta di
diamante sono proprio le 147) che esercita un potere enorme,
"sproporzionato" lo definiscono i relatori, sull'economia globale.
Goldman Sachs, Barclays Bank e JPMorgan
sono solo alcuni dei nomi delle corporation, quasi tutte finanziarie, che
figurano ai primi 20 posti della "mappa del tesoro".
TABELLA I primi 50 gruppi di controllo 1
Ma non si tratta della solita tesi complottistica
utilizzata dagli analisti per spiegare il saliscendi di titoli che,
più che seguire una logica, sembrano obbedire ai comandi della mano di
un burattinaio. In questo caso ci troviamo di fronte ad un'analisi che non
concede nulla alla speculazione e agli schemi ideologici, ma si basa
esclusivamente su dati statistici. Lo studio, infatti, intreccia modelli
matematici con un database delle aziende mondiali (Orbis
2007) ricostruendo reti di relazioni e partecipazione che costituiscono nodi
di potere sui mercati globali, senza essere frutto di accordi sottobanco.
I tre autori (Stefania Vitali, James B. Glattfelder
e Stefano Battiston) infatti hanno precisato
che tali collegamenti tra compagnie, in una prima fase di crescita economica,
possono risultare vantaggiosi per la stabilità dell'intero sistema. In
tempi di crisi come quelli che stiamo attraversando, però, queste
correlazioni potrebbero risultare molto pericolose perché, come in
tutte le concentrazioni di potere, il collasso di una compagnia può
avere ripercussioni disastrose sul resto dell'economia del pianeta.
"Quali sono le implicazioni per la stabilità mondiale?", si
chiedono gli autori. "Si sa che le istituzioni costituiscono contratti
finanziari, con diverse altre istituzioni. Questo permette loro di
diversificare il rischio, ma, allo stesso tempo, li espone al contagio. In
una situazione così interrelata, connotata da forti rapporti di
proprietà, perciò il rischio di una contaminazione a catena
è dietro l'angolo".
Per quanto riguarda l'Italia, oltre a Unicredito Italiano Spa tra i primi 50
gruppi di controllo, lo studio effettua uno screening della struttura del
gruppo Benetton (GUARDA 2)
che mostra le diramazioni del controllo della capogruppo alle subsidiaries, alle consociate a livello internazionale.
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