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INSERITO IL  3-5-2012

 

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La Pignatta n° 67

 

In calo i depositi bancari? Facciamo due calcoli.

Fuga di nostri capitali verso Germania, Olanda e Lussemburgo:

Bloomberg li stima in 180 miliardi, da luglio 2011°a febbraio 2012.

Per tacer della Svizzera.

 

Di Mauro Novelli  3-5-2012

 


SOMMARIO:

 

A)     IL CALO DEI DEPOSITI BANCARI E POSTALI. 2

B)     LA FUGA DI CAPITALI DAI PIIGS VERSO GERMANIA, OLANDA E LUSSEMBURGO. 3

C)     ALLA RICERCA DEI CAPITALI PERDUTI 3

 


 

  

A)  Il calo dei depositi bancari e postali.

 

Da più parti ( ultimo Giannino – Nove in punto Radio 24 - qualche giorno fa) si sente ripetere che le nostre banche stanno soffrendo per il calo dei depositi.

Abbiamo ritenuto opportuno approfondire l’argomento andando alla fonte certa costituita dai dati statistici forniti dalla Banca d’Italia.

I supplementi al bollettino statistico “Moneta e banche” informano, tra l’altro, dei bilanci consolidati delle Istituzioni Finanziarie e Monetarie.

Per definire l’entità dei depositi bancari ed il loro andamento negli anni della crisi (2006-2012), abbiamo sommato alcune voci del passivo:  Depositi delle Amm.ni centrali;  Depositi di residenti nell’area euro; Obbligazioni emesse.

Per avere una visione di sistema, abbiamo ricavato anche l’entità dei depositi postali.

 

Ecco i risultati in tabella.

 

 

Depositi bancari e postali dal 12-2006 al 2-2012.

Fonte: Suppl. Bankitalia “Moneta e banche” e “Finanza pubblica”.

In miliardi di euro. Fine periodo

 

 

 

Depositi bancari

Depositi postali

2006

1.330,968

65,621

2007

1.574,069

37,174

2008

1.730,542

31,492

2009

1.832,907

30,004

2010

2.050,003

25,195

7-2011

2.059,721

 

2011

2.004,672

22,080

2-2012

2.035,621

21,495

 

 

In effetti, dopo una crescita continua dal 2006, raggiunto il picco di luglio 2011 con oltre 2.059 miliardi, i depositi bancari sono declinati  fino a dicembre per poi tornare a crescere. A febbraio 2012 si sono attestati attorno ai 2.035 miliardi di euro, contro i 1.330 del 2006:  + 53 per cento in cinque anni e due mesi.

 

Inarrestabile invece il declino dei depositi postali, nei cinque anni della crisi ridotti ad un terzo: dai 65 miliardi del 2006 ai 21 del 2011. Si consideri che nel 2003 ammontavano a 148,293 miliardi  di euro.

 

Quindi se c’è una entità che deve lamentare l’abbandono da parte dei depositanti è, semmai, Poste italiane.

 

D’altra parte, come dimostra la tabella che segue,  i tassi medi di remunerazione dei depositi bancari in conto corrente sono addirittura in calo nei primi due mesi del 2012. Ciò vuol dire che le banche sono soddisfatte delle condizioni e della massa di liquidità ricevuta da altre fonti: BCE, mercato interbancario.

 

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Circa il mercato interbancario che definisce l’Euribor, dobbiamo rilevare una incongruenza: le nostre banche sostengono di avere difficoltà ad accedere  a prestiti sul mercato europeo. Ma nel fissare giornalmente il livello dell’Euribor concorrono anche  le tre maggiori banche italiane (Intesa SanPaolo, Unicredit, Monte dei Paschi). Trattandosi dell’incontro tra domanda e offerta di euro, se le nostre banche non potessero accedere a finanziamenti, potrebbero aumentare il tasso offerto, facendo lievitare l’Euribor. Perché non lo fanno? Si consideri che in quattro mesi il tasso a 3 mesi si è praticamente dimezzato, passando dall1,33 dei primi dell’anno allo 0,70 per cento del 3 maggio.

Sappiamo del resto che le banche europee preferiscono depositare presso BCE il loro eccesso di liquidità. I depositi overnight hanno superato gli 800 miliardi di euro. Altro che finanziamenti a imprese e famiglie! Altro che lamentazioni sul calo dei depositi!

 

 

B)   LA FUGA DI CAPITALI DAI PIIGS VERSO GERMANIA, OLANDA E LUSSEMBURGO.

 

Poiché c’è comunque stato uno spostamento di capitali dai depositi verso altre forme di collocamento; poiché gli investimenti privati sul mercato mobiliare sono in calo e su quello immobiliare in forte calo, dobbiamo chiederci che fine abbiano fatto questi capitali.

 

La risposta è fornita da una indagine della Bloomberg (13 aprile 2012) circa il flusso di capitali tra le banche centrali di alcuni paesi di  Eurolandia negli ultimi due anni:

 

“ I flussi sono difficili da quantificare, ma possono essere stimati analizzando i bilanci delle Banche Centrali dell'area dell'euro. Quando il denaro si sposta da un paese all'altro, la banca centrale del paese ricevente deve dare una compensazione al paese da cui i capitali si sono spostati - un meccanismo che mantiene  bilanciati i conti dei paesi euro. Osservando le variazioni di tali crediti transfrontalieri, siamo in grado di capire quanti soldi stanno lasciando una nazione e dove stanno andando.

 

Nei sette mesi antecedenti  febbraio, i debiti rilevanti delle banche centrali di Spagna e Italia sono aumentati di 155 Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: C:\Users\Novelli\Desktop\Spostamento-capitali-Unione-Europea-Target2. Bloomberg.jpgmiliardi di euro e 180 miliardi di euro rispettivamente. Nello stesso periodo, le banche centrali di Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo hanno visto i loro crediti verso altre Banche Centrali dell’Eurozona lievitare di circa 360 miliardi di euro.
In sostanza, le banche centrali dei tre paesi sopraindicati si sono presi carico di € 789 miliardi che una volta erano dei cosiddetti PIIGS, alias Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna.

Nel solo mese di marzo, circa  65 miliardi di euro hanno lasciato la Spagna per altri paesi della zona euro.”

 

A fianco, la tabella di Bloomberg (cumulativa).

 

 

 

Bloomberg è pervenuta a questi risultati attraverso le analisi degli spostamenti di denaro registrati dalle banche centrali di Eurolandia.

Ma riteniamo che a questi risultati vadano aggiunti gli spostamenti fisici di denaro. Sarà un caso, ma la maggior parte delle banconote da 500 euro circolanti in Italia (si parla di una quota pari ai 4/5 del totale) circola in tre aree ben definite: a ridosso del confine italo-svizzero, la provincia di Forlì e il Tri-Veneto, ovvero le tre vie di fuga dei nostri capitali.

Nell'ultimo trimestre del 2011 i sequestri di valute da parte della Guardia di Finanza ai valichi di frontiera sono lievitati di più del 50 per cento. Non solo, ma anche le esportazioni di lingotti d'oro in Svizzera sono cresciute tra il 30 e il 40%".

 

 

C)    ALLA RICERCA DEI CAPITALI PERDUTI

 

Un rapporto della Banca d'Italia (Questioni di economia e finanza n. 97 - Alla ricerca dei capitali perduti: una stima delle attività all’estero non dichiarate dagli italiani – di Valeria Pellegrini, Enrico Tosti, luglio 2011 ) valuta  che l'esportazione di capitali italiani ammonterebbe a una cifra compresa  tra 124 e 194 miliardi di euro (tra 82 e 130 in Svizzera) dai quali, se si potessero tassare con la vigente aliquota del 12,5%, potrebbero venire dai 10 ai 16 miliardi di euro.

 

Altri paesi europei hanno posto in essere efficaci misure di contrasto all'evasione fiscale .
Ad esempio, con la Svizzera:  i redditi di cittadini tedeschi titolari di patrimoni illegalmente esportati in Svizzera saranno assoggettati a un'imposta anonima liberatoria del 26,375 per cento, pari all'aliquota in vigore in Germania (25 per cento), più il contributo di solidarietà tedesco; per il passato si procederà in via forfetaria con un'aliquota tra il 19 e il 34 del valore dei patrimoni. I capitali potranno restare anonimi (ma potranno anche essere autodenunciati dagli interessati al fisco tedesco) e le richieste di informazioni in futuro dovranno essere documentate in modo specifico. Un accordo simile sarà siglato anche dalla Francia.

 

Il governo Monti, tramite Giarda ha risposto che questa azione non è attuabile perché contrasterebbe  con le normative comunitarie, come evidenziato dal Commissario alla fiscalità Semeta, in quanto l'aliquota prevista (26,375%) sarebbe  inferiore a quella prevista da un accordo della Comunità europea con la Svizzera, per la natura di condono o sanatoria dell'accordo e per la sovrapposizione con la normativa comunitarie vigente  cosa, quest'ultima, che potrebbe far scattare procedimenti di infrazione nei confronti di Germania e Gran Bretagna.
Come si spiega però il fatto che  procedimenti sanzionatori non scattarono da Bruxelles nei confronti dell’azione del governo Berlusconi che aveva consentito  il rientro di capitali con uno stitico 5% più l'anonimato.

 

Nell’ultima conferenza stampa del presidente Monti, alla domanda sul perché l'Italia non stipuli un accordo bilaterale con la Svizzera sui capitali esportati (come Germania e Gran Bretagna), visto che la Commissione Europea ha espresso parere favorevole, il Presidente del Consiglio risponde che, è vero,  è superato il contrasto con le normative comunitarie, ma è intervenuto un fatto nuovo: il Canton Ticino non sta rispettando gli accordi tra Italia e Svizzera sui lavoratori transfrontalieri, e questo pregiudica la presa in considerazione dell'accordo bilaterale da parte del Governo italiano. Si tratta dell’iniziativa del Canton Ticino  che ha sospeso unilateralmente il trattato che prevede di trasferire risorse ai Comuni di frontiera i cui cittadini lavorano e pagano le tasse in Svizzera ma consumano servizi pubblici italiani. [ Per inciso, quanti sapevano di questo accordo?]. Venuto meno questo pregiudizio si potrà impostare il discorso.

 

Non c’è peggior cercatore di chi non vuol cercare.

Aspettiamo, forse, che anche i forzieri di Berna siano svuotati a seguito del trasferimento della materia prima verso altri paradisi fiscali?