HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli La PignattA Documento inserito il
27-7-2007 |
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La Pignatta n° 30 Sistema
creditizio. Breve analisi
quantitativa territoriale. (Fonte
Bankitalia: Bollettino Statistico n°1 (aprile 2007) e Quadro
di sintesi n° 1 (aprile 2007): Dati territoriali sul credito, la finanza
e i tassi di interesse bancari (Dati:
dicembre 2006) Di Mauro
Novelli 27-7-2007 DEPOSITI A dicembre
2006, i depositi bancari ammontavano
a 727,6 miliardi di euro (erano 690,7 miliardi nel dicembre 2005). Da sempre la remunerazione
riconosciuta dalle banche ai clienti (media nazionale, a dicembre 2006, pari
all’1,31 %) è geograficamente diversificata,
penalizzando particolarmente il Meridione. Con l’ 1,58
%, sono meglio remunerati i depositanti dell’Italia Centrale (27 punti base
più della media, contro l’ 1,01 % del Meridione: ben 57 punti base in
meno del Centro e 30 in meno della media. DEPOSITI (LOCALIZZAZIONE CLENTELA)
In miliardi di euro
IMPIEGHI A dicembre
2006, gli impieghi bancari
ammontavano a 1.369,3 miliardi di euro (erano 1.237,9 miliardi nel dicembre
2005). Come per i tassi sui depositi,
anche quelli applicati agli impieghi sono geograficamente diversificati. In questo caso, ad essere trattata
meglio è l’Italia Nord Occidentale che con il 7,15 per cento è
meno gravata della media nazionale di 42 punti base e spunta ben il 2,39 per
cento in meno rispetto al Meridione (9,54 percento) che paga circa il 2 per
cento in più della media nazionale (7,57 %). Sconta un pessimo tasso sugli
affidamenti anche l’Italia Insulare: l’8,18 per cento: 61 punti base
più della media nazionale ed oltre l’ 1 per
cento sull’Italia Nord Occidentale. IMPIEGHI
(LOCALIZZAZIONE
CLENTELA)
In miliardi di euro
DISAGGREGAZIONE PER REGIONE. TASSI DI REMUNERAZIONE DEI CONTI
CORRENTI. Se si considerano i “tassi
totali” (media 1,31 per cento), il Lazio è quello trattato più
munificamente (1,75 per cento), seguito dal Trentino (1,65 per cento) e dal Molise (1,43 per cento). Per quanto riguarda invece la
remunerazione dei depositi delle famiglie consumatrici (0,90 per cento), il
miglior trattamento è riservato alle regioni centrali: Marche (1,20
per cento), Lazio (1,15), Toscana (1,06), Umbria (1,05). Mal remunerati, al contrario, i deposi delle famiglie di Val d’Aosta (0,61 per cento), di
Piemonte (0,69), di Liguria (0,72 per cento). Ecco la tabella (ordinata per
“tassi totali” decrescenti)
con la disaggregazione regionale.
I tassi medi superano dello 0,41
per cento quelli riconosciuti sui conti correnti delle famiglie consumatrici,
indubbiamente più “deboli” di altre entità in fase di
contrattazione delle condizioni contrattuali.. Secondo le rilevazioni di
Bankitalia su un campione di banche, i conti detenuti da Amministrazioni
pubbliche spuntano il 3 per cento; quelli di società finanziarie il
2,60; quelli di società non finanziarie l’ 1,77 per cento. Le famiglie consumatrici della
Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige sono le più neglette con un
differenziale, rispettivamente, di 83 punti base e di 81 punti
base: le famiglie Giuliane ottengono lo 0,73 per cento contro un tasso totale
dell’1,56; quelle Trentine spuntano lo 0,84 per cento contro un tasso totale
dell’1,65. Con un differenziale di soli 17
punti base rispetto al totale dello 0,93 per cento, le famiglie Campane
godono di un trattamento più benevolo rispetto alle famiglie di tutte
le altre regioni. Seguono, con 18 punti base di
differenza, le famiglie Marchigiane e quelle Calabresi. Con 19 punti di differenza, Puglia e
Basilicata. TASSI SUGLI IMPIEGHI - ATTIVI PER LE
BANCHE (operazioni a revoca). Il tasso totale (pesato per
dimensione del fido) applicato dalle banche è del 7,57 per cento,
valore medio tra il 12,22 per cento tasso richiesto
per prestiti fino a 125 mila euro (la fascia più bassa rilevata da
Bankitalia), e il tasso del 4,73 per cento richiesto per prestiti oltre i 25
milioni di euro. In questo campo il tasso totale più alto
è pagato dalla Calabria (10,94 per cento) e dalla Val d’Aosta (10,57
per cento). I minori tassi sono appannaggio della Lombardia (6,85 per cento)
e della Sardegna (6,89 per cento). Per quanto riguarda invece il
tasso richiesto alle famiglie consumatrici, ancora penalizzata la Calabria,
le cui famiglie pagano l’11,28 per cento, seguite da quelle della Basilicata
(10,45 per cento) e della Val d’Aosta (10,18 per cento). Il miglior trattamento è
riservato ai prestiti delle famiglie del Trentino (6,47 per cento), del Lazio
(7,16 per cento) e della Lombardia (7,36 per cento).
Ecco la tabella ordinata per
“tassi totali” crescenti:
(*) Questa anomalia valdostana (tassi più alti per fidi di maggiore
entità) non trova giustificazione. Anche se in questo settore il
paragone tra tasso totale e tasso applicato ai prestiti delle famiglie
consumatrici risulta non propriamente congruo, per via della ponderazione
delle medie per classe di affidamento, possiamo dire che le famiglie consumatrici si vedono
applicare livelli superiori rispetto al totale pesato. In media il
differenziale a loro discapito è di oltre un quarto di punto: 7,84 per
cento per le famiglie contro il 7,57 per cento del tasso totale. LE SOFFERENZE La tabella che segue, ordinata
per rapporto “sofferenze/accordato” decrescente, evidenzia il livello delle
sofferenze in rapporto ai fidi accordati. Sono evidenti le
difficoltà dell’apparato produttivo meridionale. A fronte di una media
nazionale del 2,78 per cento, la Basilicata ha circa il 17 per cento di
sofferenze, la Sicilia e il Molise oltre l’11 per
cento.
Il differenziale di tasso a
danno del Meridione ha secondo le banche una giustificazione argomentata
dalla più
alta incidenza di sofferenze riscontrate nelle regioni del Sud Italia.
Quindi, si sostiene, a maggiore rischiosità corrispondono tassi
più alti La tabella appena riportata confermerebbe questo dato. Ma dobbiamo chiederci come mai
la stessa penalizzazione per il Meridione si riscontra sui tassi di
remunerazione dei depositi, dove il rischio è – notoriamente – nullo
e, semmai, a carico del depositante? Se poi Bankitalia scopre che gli
istituti meridionali sono inclini ad elargire denaro non sempre su base
mercantile corretta e obbiettiva, ma a volte per motivi che possiamo definire
di “sociologia locale”, non può prima obbligare le banche del Nord a
comprarsi le banche operanti in Meridione (Evo di Fazio) e poi ricominciare
da capo reimpostando l’ipotesi di una Banca del Sud. In altri termini, se la gestione
del credito adottata da alcuni banchieri è fallimentare, quei banchieri vanno rimossi e – se hanno violato leggi e
regolamenti – duramente sanzionati.
Altrimenti le inefficienze di alcuni, sempre e comunque riciclati nel
sistema, si
ripercuotono su tutti ed in particolar modo sugli operatori marginali. Tale
atteggiamento è la negazione evidente di ogni regola di mercato,
poiché non elimina il peggiore elemento, ma – a volte – lo promuove
addirittura. Questo modo di comportarsi
è stati fatto passare da Bankitalia per accorta gestione della stabilità
del sistema, mentre altro non era che una protezione corporativa degli
addetti ai lavori. [Voglio ricordare anche in questa occasione che il credito ed il
risparmio hanno una valenza costituzionale: Cost. art. 47 – La Repubblica
incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina
e controlla l’esercizio del credito. …]. Sta di
fatto che intraprendere in Meridione vuol dire sobbarcarsi due “pizzi”:
quello “ambientale” e quello “creditizio”. E non
è il caso di abbattersi ragionando sugli effetti di una loro
collusione. BERSANI,
TASSI BANCARI E ADEGUAMENTI Il primo decreto
Bersani, al Punto 4
del 1° comma dell’Art. 10. Modifica unilaterale delle condizioni contrattuali
recita: “ 4. Le variazioni dei tassi di interesse
conseguenti a decisioni di politica monetaria
riguardano contestualmente sia i tassi debitori che quelli creditori, e si applicano
con modalità tali da non recare pregiudizio al cliente“. Non è questa la sede per
polemizzare sulla mala concezione dei contenuti delle leggi (la leva dei
tassi è strumento industriale delle aziende bancarie e può
essere utilizzata al di là delle modifiche operate da BCE in ogni
circostanza e per l’entità che le singole banche ritengono opportune).
E’ comunque interessante
analizzare i trend dei due tassi. Tassi su Depositi in C/C e su Prestiti in C/C Fonte Supplemento al Boll.
Statistico di Bankitalia n° 38 del 4-7-2007
Secondo i dati rilevati da
Bankitalia: - Depositi in C/C. Le banche hanno aumentato i tassi sui
depositi di 46 punti base
a fronte di una variazione di 1,25 del tasso di riferimento
BCE. L’aumento delle banche ha “ristornato” ai depositanti il 36,8 per cento
dell’aumento di BCE. - Prestiti in C/C. Le banche
hanno aumentato i tassi sui prestiti di 60 punti base. L’aumento delle banche ha “utilizzato” il
48 per cento di quello BCE. Prima condizione Se consideriamo una meccanica automaticità
degli aumenti sui prestiti, le banche avrebbero dovuto – altrettanto
meccanicamente – aumentare la remunerazione sui depositi, mancano all’appello
11,2 punti base non riconosciuti ai depositanti. Seconda condizione Se ipotizziamo un mancato
adeguamento medio – per ogni periodo - pari a questo importo, la minore
somma pagata dalle banche per
interessi sui depositi è pari a 2,41 miliardi di euro. Ecco il calcolo:
Per le Consistenze dei depositi:
Fonte Suppl Boll.
Statistico di Bankitalia n° 38 del 4-7-2007 [Continua con un’analisi quantitativa territoriale] |