PRIVILEGIA NE IRROGANTO      di Mauro Novelli


 

 

“Non scoperchiate quella pignatta !” “21”.

I conti in tasca alle banche (2001-2005). E il  cuneo fiscale?

 

di Mauro Novelli      28-10-2006

 

 

A) Siatema bancario. Alcuni dati quantitativi.

 

Il  Bollettino Statistico (3° trimestre 2006) di Bankitalia fornisce dati interessanti sul sistema bancario italiano. Riportiamo quelli relativi ai livelli di “impieghi” e “depositi in C/C” ed ai tassi applicati, disaggregati per regione.

Alcuni spunti di riflessione, fra i tanti.

La Lombardia si conferma la regione con più depositi in C/C e con il maggior ricorso al credito bancario, seguita dal Lazio.

 

SISTEMA BANCARIO ITALIANO.

ALCUNI DATI QUANTITATIVI PER REGIONE

Fonte: Bollettino statistico Bankitalia 3° Trim.  2006 – Dati: giugno 2006

 

 

 

IMPIEGHI

DEPOSITI in C/C

 

BANCHE

SPORTELLI

Miliardi di euro

Tassi  (%) operaz.

a revoca (*)

Miliardi di euro

Tassi  (%) sui depositi in c/c

 

 

 

 

 

 

 

PIEMONTE

30

2,571

95,254

7,40

52,110

0,85

VALLE D’AOSTA

2

98

2,363

9,68

1,609

0,99

LIGURIA

7

942

23,836

8,40

17,971

0,71

LOMBARDIA

187

6,123

383,224

6,45

169,285

1,05

TRENTINO-A. ADIGE

110

935

31,505

5,28

14,653

1,31

VENETO

57

3,371

122,626

7,55

55,884

0,97

FRIULI-VEN. GIULIA

25

919

25,293

8,43

17,194

1,22

EMILIA ROMAGNA

57

3,328

124,611

7,07

60,657

1,06

MARCHE

29

1,142

34,705

7,48

16,711

1,10

TOSCANA

60

2,331

90,135

6,82

42,970

1,03

UMBRIA

12

543

15,734

9,15

8,275

0,99

LAZIO

65

2,533

165,945

7,52

97,713

1,42

ABRUZZO

13

656

18,231

9,06

11,736

1,03

MOLISE

3

142

3,178

9,75

2,073

1,01

CAMPANIA

31

1,574

51,092

9,03

41,205

0,74

PUGLIA

32

1,384

36,009

9,95

26,878

0,84

BASILICATA

7

246

5,180

8,98

3,469

0,88

CALABRIA

20

524

13,306

11,14

9,695

0,68

SICILIA

35

1,734

44,777

8,40

32,718

0,95

SARDEGNA

5

682

18,779

7,40

12,958

1,02

TOTALE ITALIA

787

31.778

1.305,659

7,25 %

695,807

1,05 %

di cui….

 

 

 

 

 

 

Banche maggiori e grandi[1]

 

 

587,455

 

338,583

 

Banche Medie

 

 

299,703

 

127,090

 

Banche piccole e minori

 

 

418,502

 

230,134

 

 

 

(*) “Operazioni a revoca”:  Categoria definita dalla Centrale dei rischi nella quale confluiscono le aperture di credito in conto corrente.

 

 

I dati confermano il differenziale regionale di tasso (sia attivo che passivo) imposto dalle banche ad affidati e depositanti. Di fronte ad una media nazionale sugli affidamenti  pari al 7,25 per cento, le regioni del Sud sopportano tassi tra l’8 ed il 10, con la punta massima applicata dalle banche in Calabria dove si supera la quota dell’11 per cento (11,14).

Altrettanto penalizzati i depositanti meridionali. La media di remunerazione in C/C è dell’1,05 per cento: la Calabria è ancora penalizzata con lo 0, 68 per cento; meno della metà  del tasso riconosciuto sulle giacenze ai depositanti laziali, pari all’1,42 per cento.

Circa i tassi sugli impieghi, le banche giustificano il maggior costo del denaro al Sud col maggior rischio di insolvenza delle aziende meridionali rispetto a quelle del Nord e del Centro. Ma tale motivazione salta con l’analisi dei tassi di remunerazione: sui depositi sottopagati in Meridione rispetto a quelli del Centro-Nord, non si possono accampare maggiori livelli di rischiosità.

E’ da rimarcare anche il dato relativo alle attività bancarie per dimensioni degli istituti: le Banche piccole e minori aggregano un terzo sia degli impieghi (418,502 su 1.305,659 miliardi di euro) che dei depositi (230,134 su 695,583 miliardi di euro). La presenza di piccole banche è particolarmente incidente in trentino Alto Adige dove, i tassi applicati dalle 110 banche presenti (per lo più medio-piccole), risultano particolarmente competitivi: 5,28 per cento sugli impieghi, contro il 7,25 della media nazionale; 1,31 per cento sui depositi, contro 1,05 della media nazionale. A dimostrazione che una saggia politica aziendale di “coltivazione” del settore, permette una  buona salute alle imprese (anche bancarie) del territorio di pertinenza.

Particolare attenzione va riservata alle sofferenze. I dati Bankitalia forniscono un dato complessivo superiore ai 91 miliardi di euro. Il dato disaggregato annette, però, solo 45,854 miliardi al sistema bancario (su un totale di 1.818,345 di “finanziamenti per cassa”[2] per 3.175.725 di affidati), mentre sono a carico di società finanziarie i restanti 45,750 miliardi di sofferenze ( su un totale 139,170 di finanziamenti per cassa per 614.509 affidati). Nel primo caso, l’incidenza è del 2,5 per cento; nel secondo, del 32,8 per cento.

Il dato è allarmante perché mette in evidenza la bassa capacità di rimborso di quanti si rivolgono al sistema finanziario a seguito della chiusura – per le loro caratteristiche anche pregresse – dei canali di credito bancari.

 

B) Sistema bancario. Alcuni dati di bilancio.

 

Il supplemento al Bollettino statistico della banca d’Italia (“Istituti finanziari e monetari: banche e fondi comuni monetari”) riporta il conto economico del settore bancario. In particolare, il n° 47/2002 (agosto 2002) ed il n° 55/2006 (ottobre 2006) ci permettono di valutare l’andamento del conto economico delle banche dal 2001 al 2005.

Non meraviglia l’andamento dell’utile netto: dal 2001 al 2005 è aumentato del 46,45 per cento, passando da 11,233 a 16,451 miliardi di euro. [ Per inciso, l’utile netto di dieci anni fa (1997) era pari a solo 1,392 miliardi di euro]. E’ notorio, infatti, l’andamento florido delle banche quando il sistema paese non gode di ottima salute, obbligando imprese (e famiglie) a ricorrere al credito, mentre tende a declinare in periodi di crescita. Il sistema creditizio italiano conferma l’assunto.

Meraviglia, invece, l’andamento dell’incidenza delle imposte dirette sull’utile lordo: da 7,416 miliardi  nel 2001 (39,77 per cento dell’utile netto) a 6,184 miliardi del 2005 (27,32 per cento). Qui Berlusconi ha avuto ragione: meno tasse, almeno per tutte le banche! Al contrario, le imposte indirette pagate dal settore sono aumentate da 2,341 a 2,966 miliardi di euro.

A conferma della buona salute, il dato relativo ai dividendi distribuiti: 7,439 miliardi riconosciuti agli azionisti di aziende bancarie nel 2001, schizzati a 12,290 miliardi nel 2005 (+ 65,21 per cento).

 

La tabella che segue riporta i dati appena commentati.

 

Utile del settore creditizio (2001-2005)

 (miliardi di euro) (Fonte Bankitalia)

 

 

2001

2002

2003

2004

2005

2005/2001

UTILE LORDO

18,649

15,917

15,832

20,863

22,635

+ 21,37 %

IMPOSTE DIRETTE

7,416

6,022

4,737

5,706

6,184

- 16,61 %

UTILE NETTO

11,233

9,895

11,095

15,158

16,451

+ 46,45 %

 Incidenza delle Imposte dirette sull’ Utile lordo

39,77%

37,83%

29,92%

27,35%

27,32%

 

MEMO: Imposte indirette

2,341

2,320

2,325

2,351

2,966

+ 26,69 %

MEMO: Dividendi

7,439

6,582

7,341

8,938

12,290

+65,21 %

MEMO: Numero sportelli

29.259

29.827

30.466

30.927

31.472

+  2.213

MEMO: Numero Banche

820

794

779

774

773

       - 47

 

 

La tabella successiva evidenzia l’andamento delle voci più “interessanti” per la formazione dell’utile.

Diminuiscono gli interessi pagati dalla clientela (- 9,03%), ma declinano più velocemente quelli riconosciuti dalla banca ai depositanti (-23,07 %). Nel complesso il “margine di interesse” cresce del 10,89 per cento, passando da 36,411 miliardi di euro del 2001, a 40,377 miliardi del 2005.

Quanto ai proventi  dell’intermediazione, crollano del 61.65 per cento i ricavi da negoziazione (titoli ecc.) anche a seguito dei bagni causati dai consigli professionali circa gli investimenti in bond (Parmalat, Argentina, Cirio, Giacomelli, Finmek, Finmatica ecc.), mentre aumentano i ricavi dall’utilizzo da parte della clientela dei servizi offerti (+ 10,5 per cento).

Nel complesso, il “margine di intermediazione” cresce del 6,32 per cento, passando dai 69,570 miliardi di euro del 2001, ai 73,965 miliardi del 2005.

Aumentano i “costi operativi” (+15,12 per cento) a seguito della crescita delle spese per il personale (sebbene i dipendenti siano diminuiti di 7.220 unità in cinque anni), delle spese amministrative e per ammortamenti, delle imposte indirette.

In conclusione, il “risultato di gestione”  diminuisce – nel periodo -  del 4, 56 per cento; ma diminuiscono fortemente le “rettifiche e gli accantonamenti” (-43,33 %), tanto da portare l’”utile lordo” dai 18,649 miliardi di euro del 2001 ai 22,635 miliardi del 2005. Con la diminuzione delle imposte dirette (-16,61 %) l’ ”utile netto” dell’intero comparto passa dagli 11,233 miliardi del 2001,  ai 16,451 del 2005 (+ 46,45 per cento).

 

Come si perviene all’ ”utile netto” del settore creditizio

(in miliardi di euro – Fonte Bankitalia)

 

2001

2002

2003

2004

2005

2005/2001

Interessi attivi

88,775

81,109

75,456

74,834

80,762

- 9,03 %

Interessi passivi

51,329

41,704

35,381

34,520

39,488

- 23,07 %

Saldo derivati a copertura int.

- 1,036

- 1,296

- 1,654

- 1,322

-897

+ 13,42 %

MARGINE D’INTERESSE

36,411

38,108

38,420

38,992

40,377

+ 10,89 %

Ricavi da negoziazione

2,443

1,399

2,733

1,589

0,937

- 61,65 %

Ricavi da servizi

12,734

11,827

11,928

12,690

14,076

+ 10,54 %

Ricavi da altre operazioni

12,569

10,195

9,412

9,122

10,353

- 17,63 %

MARGINE DI INTERMEDIAZIONE (*)

69,570

67,388

69,343

69,702

73,965

+ 6,32 %

Spese per il personale

20,966

22,011

23,166

22,859

23,620

+ 12,66 %

MEMO: Numero dipendenti

343.687

340.581

337.413

336.877

336.467

n. dip. - 7.220

Spese amm.ve e ammortamenti

15,140

15,974

16,784

17,012

17,675

+ 16,74 %

Imposte indirette

2,341

2,320

2,325

2,351

2,966

+ 26,70 %

COSTI OPERATIVI

38,447

40,304

42,275

42,221

44,261

+ 15,12 %

RISULTATO DI GESTIONE (**)

31,123

27,084

27,067

27,482

29,704

- 4,56 %

Rettifiche e accantonamenti

12,473

11,167

11,235

6,805

7,069

- 43,33 %

UTILE LORDO (***)

18,649

15,917

15,832

20,677

22,635

+ 21,37 %

Imposte dirette

7,416

6,022

4,737

5,706

6,184

- 16,61 %

UTILE NETTO

11,233

9,895

11,095

15,158

16,451

+ 46,45 %

 

(*) Margine di intermediazione = Interessi attivi - interessi passivi + saldo derivati + ricavi

(**) Risultato di gestione = margine di intermediazione – Costi operativi

(***) Utile lordo = Risultato di gestione – Rettifiche e accantonamenti

                          

Le prime 21 banche aggregano utili per circa 11 miliardi di euro, 21.298 miliardi delle vecchie lire: un utile medio di 1.000 miliardi di lire per ognuna delle prime 21 banche.  Spiccano: Banca Intesa con 3,025 miliardi; Unicredito (comprese le nuove acquisizioni), con 2,470; SanPaolo-IMI con 1,983; Capitalia con 1,028 miliardi.

Da rimarcare la perdita di Banca Popolare di Intra: -113 milioni di euro e quella di Banca Popolare Italiana (ex Popolare di Lodi): -54 milioni di euro.

 

Con i dati riportati, con l’utile netto cresciuto quasi del 50 per cento in 5 anni, è ragionevole pretendere che nel novero delle aziende coinvolte dall’eliminazione del cuneo fiscale, non siano ricomprese le aziende bancarie.

Non si tratta di atteggiamento moralistico, ma puramente economico: un paese che cerca, arrancando, di risalire la china del commercio internazionale, non può destinare risorse ad un settore che, da anni,  gode di salute invidiabile, distogliendole da comparti che faticano a tenere il passo dei competitori stranieri (Francia e Germania in testa).

 

 

Argomento correlato: PignattA n. 15: I conti in tasca alle banche (1999-2004)  del 13-6-2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] GRUPPI DIMENSIONALI DI BANCHE. Classificazione in cinque gruppi: maggiori, grandi, medie, piccole e minori. La attuale classificazione in gruppi dimensionali è stata effettuata sulla base della media centrata a 5 termini dei valori trimestrali del totale dei fondi intermediati, attribuendo peso 1 all’ultimo trimestre del 2000 e del 2001 e peso 2 ai trimestri intermedi, Di seguito si riportano i criteri di attribuzione ai gruppi: – banche maggiori: fondi intermediati medi superiori a 45 miliardi di euro; – banche grandi: fondi intermediati medi compresi tra 20 e 45 miliardi di euro; – banche medie: fondi intermediati medi compresi tra 7 e 20 miliardi di euro; – banche piccole: fondi intermediati medi compresi tra 1 e 7 miliardi di euro; – banche minori: fondi intermediati medi inferiori a 1 miliardo di euro.

 

[2] I “finanziamenti per cassa” si differenziano dagli “impieghi” per l’assenza delle sofferenze e per la presenza dei “pronti

contro termine”.