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Di  Mauro Novelli

 

 

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DOCUMENTI CORRELATI

 

PignattA n° 30. Credito. Dati quantitativi territoriali 27-7-2007

PignattA n° 112 Mediobanca: pagelle alle banche 26-3-2017

 

Documento inserito: 22-6-2017

 

La Pignatta  n° 113

Sistema bancario. Comparazione di dati quantitativi degli anni  2007-2016.

Come è cambiato il settore creditizio dall’inizio della crisi ad oggi.

Di Mauro Novelli 22-6-2017


Fonti.   Banca d’Italia:

          - Relazioni del Governatore e relative Appendici (anni 2008 e 2017)

          - Bollettini statistici (n° 1 degli anni 2008 e 2017)

          - Supplementi mensili dei Bollettini statistici. In particolare “Moneta e     

            banche” fino a dicembre 2016, oggi sostituito da Banche e moneta: serie     

            nazionali.

          - Quadri di sintesi

                    Istat

                    ABI


 

              Sommario

Fonti.  

Premessa.. 1

Precisazione. 1

A) BANCHE. ALCUNI DATI DI SISTEMA.. 1

B)  IMPIEGHI. Tassi. Sofferenze. Numero di affidati. Credito al consumo. 1

B.1) Tassi applicati ai finanziamenti. 1

B.2) Sofferenze.. 1

B.3) Numero degli affidati. 1

B.4) Credito al consumo.. 1

C) DEPOSITI. Entità. Tassi 1

C.1) Tassi di remunerazione dei depositi 1

D) OPERAZIONI CON STRUMENTI DIVERSI DAL CONTANTE. Moneta elettronica. Diffusione   1

E)  ATTIVITA’ E PASSIVITA’ FINANZIARIE DELLE FAMIGLIE. 1

 


 

 

 

Premessa

 

Due considerazioni iniziali importanti per collocare il settore creditizio italiano tra quelli di particolare interesse:

1)  Il sistema bancario italiano è l’unico settore industriale richiamato con un articolo specifico dai ns. Padri costituenti:

Art. 47 – “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito. Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.”

2)  Il sistema produttivo italiano ricorre ai finanziamenti bancari per circa l’80 % dei capitali necessari. Nei paesi comparabili col nostro, il ricorso ai finanziamenti bancari si attesta attorno al di sotto del 50 %. Ciò dimostra come spesso i nostri imprenditori non abbiano molta fiducia nelle proprie aziende, tanto da fornire alla loro attività solo finanziamenti residuali rispetto agli affidamenti bancari.

 

Attraverso l’estrapolazione di dati quantitativi dalle pubblicazioni di Banca d’Italia, procederemo a comparare la situazione oggettiva del sistema bancario italiano negli anni 2007 (inizio della crisi) e 2016, valutando l’andamento delle voci considerate nei 10 anni.

NB: Si rammenta che i totali di riga e di colonna di alcune tabelle possono non quadrare con la somma dei dettagli in quanto comprendono anche dati non ripartibili e/o arrotondamenti.

 

Precisazione.

 

Poiché in molti casi si analizzeranno dati per macroregioni (Nord, Centro, Sud, Isole), è opportuno “pesare” i territori di riferimento attraverso la numerosità della popolazione.

La Tab. 1- mostra come al Nord risieda il 45,7 % della popolazione, al Centro circa il 20, al Sud il 34,4%.

Disaggregando i dati del Nord, nel Nord-Ovest (Val d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia) risiede più di un quarto della popolazione italiana (26,5); nel Nord-Est (Veneto Trentino, Friuli V.G. Emilia Romagna) poco più del 19 %.

Disaggregando i dati del Sud, nel Sud peninsulare risiede oltre il 23 % della popolazione, nelle Isole Isole poco più dell’11%.

Troppo spesso si tende, invece, ad annettere alle tre macroregioni un peso pari ad 1/3 ciascuna.

Tab

 


 

A)     BANCHE. ALCUNI DATI DI SISTEMA

 

La Tab. 2- mostra, dal 2007 al 2016,  una discesa netta (-200) del numero delle banche operanti in Italia; del numero degli sportelli (-4mila); del numero dei dipendenti bancari (- 43mila). E’ l’effetto della informatizzazione e, quindi, del ricorso sempre più massiccio dei clienti ad operare on line.

In una recente intervista, il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha informato che, nel giro di pochi anni, tra fusioni ed incorporazioni, il numero delle banche si dovrebbe attestare attorno alle cento unità.

Tab

 

Il calo degli sportelli è generalizzato per tutte le regioni italiane. Ma i dati di Bankitalia mostrano l’eccezione della Basilicata, dove si assiste ad una leggera crescita.

 

Per la comparazione di alcune voci di Conto economico compariamo quelle dell’anno 2007 e quelle del 2015. Infatti nel 2016 le banche interessate da un alto valore di crediti inesigibili, hanno proceduto a scontare in bilancio la situazione.

La Tab. 3- , quindi, compara i dati 2007-2015. Gli andamenti delle voci considerate sono tutti negativi, tranne il Margine di intermediazione.

Margine di intermediazione. Somma algebrica di interessi attivi e passivi (margine d'interesse, MINT), rettifiche nette su crediti, dividendi e altri proventi, ricavi netti per servizi, profitti e perdite da operazioni finanziarie ed altri proventi di gestione.

 

 [Somma algebrica di interessi attivi e passivi (margine d'interesse, MINT), rettifiche nette su crediti, dividendi e altri proventi, ricavi netti per servizi, profitti e perdite da operazioni finanziarie ed altri proventi di gestione.]

Tab

Crolla il ROE dell’80 % passato dal 12,9 % del 2015 rispetto al 12,9 % del 2007.

 

Il ROE (Return On Equity) è un indice economico sulla redditività del capitale proprio. Esprime, sintetizzando, i risultati economici dell'azienda. Si ottiene dividendo l’utile netto per i mezzi propri Evidenzia il tasso di remunerazione del capitale di rischio, ovvero quanto rende il capitale conferito all'azienda dai soci.

 

In particolare crolla il Risultato operativo netto (-88,4 %) e l’utile lordo (- 79,1 %).

Indubbia la situazione di difficoltà del sistema bancario.

 Si veda il paragrafo B.2 sulle Sofferenze.


 

B)  IMPIEGHI. Tassi. Sofferenze. Numero di affidati. Credito al consumo.

 

Le tabelle 4 e 5 mostrano le variazioni intervenute nei valori relativi agli impieghi bancari dall’inizio della crisi ad oggi.

In termini nazionali gli affidamenti sono cresciuti del 4,6 %, cresciuti – contro ogni aspettativa – anche3 se non di molto: dai 1.500 miliardi del 2007 ai 1.569 del 2016.

La disaggregazione per macroregioni mostra un andamento positivo per il NordOvest (+ 15,3%) e, un po’ a sorpresa,  del Meridione (+ 12,2  %). I valori diminuiscono fortemente al Centro (-7,4 %) e nelle Isole (- 4,4 %). Arretra leggermente nel NordEst (- 1,6 %).

Questi valori confermano la ripresa del PIL specie nella componente imputabile alla attività del Meridione.

Tab

 

Nella disaggregazione per regioni, mostra una impennata degli impieghi nella Piemonte (+ 26 ) e della Liguria (+17,0 %), in Campania (+ 17,4 %) ed in Puglia (+ 15,7 %). Arretrano il Lazio (- 15,5 %), il Molise (- 8,2 %)  ed il Veneto (- 5,8 %)

Tab

 

 

B.1) Tassi applicati ai finanziamenti.

 

La tabella 6 dà conto del crollo degli interessi applicati agli affidamenti a revoca ( scoperti di conto per elasticità di cassa) che, in termini nazionali scendono nei dieci anni di quasi il 40 %.

In materia di tassi passivi (per il cliente) si conferma la penalizzazione del centro e del Sud rispetto ai vantaggi delle regioni del  Nord, specie occidentali. Sia nel 2007 che nel 2016 le regioni centrali e meridionali sopportano livelli di tasso nettamente superiori alla media. Spiccano i dati al di sotto della media della Lombardia, del Trentino e, curiosamente, della Sardegna contro quelli ben più alti sopportati dagli affidati della Calabria, del Molise e dell’Umbria.

 

Tab

 

 

Ben maggiore risulta la riduzione dei tassi applicati ai finanziamenti per cassa ( Tab. 7)  che, a livello nazionale scendono di oltre il 71 %, passati dal 5,05% del 2007 all’1,44 % del 2016.

 

I finanziamenti per cassa comprendono cinque categorie di crediti in ordine di rischiosità crescente:

- Rischi auto liquidanti, che derivano da operazioni che presentano una fonte di rimborso predeterminata

- Rischi a scadenza, che si riferiscono a operazioni con scadenza fissata per contratto, senza una fonte di rimborso prefissata (es. prestiti personali, mutuipronti contro termine)

- Rischi a revoca, che consistono in aperture di credito in c/c concesse per elasticità di cassa con clausola ‘fino a revoca'

- Finanziamenti a procedura concorsuale e altri finanziamenti particolari

- Sofferenze, ovvero crediti verso soggetti in stato di insolvenza anche non accertato giudizialmente

 

 

In termini di differenziale vale il discorso per l’andamento dei tassi per i finanziamenti a revoca.  In questo caso la discesa dei tassi è meno forte per il Meridione ( - 51,7 %) e, soprattutto,  per le Isole (- 47,7 %). Andamento favorevole per il Centro che vanta tassi più bassi nel 2007 e nel 2016, confermato da una discesa superiore alla media nazionale (- 72,5 %).

In assoluto, nel 2016  godono del miglior tasso le aziende non finanziarie del Centro (1,15 %) con una riduzione, rispetto al 2007, del 76,4 %, ben superiore al calo  medio nazionale (71,5 %).

Maltrattate le Famiglie produttrici delle Isole: nel 2016 si vedono applicare tassi del 4,81 % con una discesa, rispetto al 2007, di poco più del 30 %.

 

Tab

 

 

Sta di fatto che intraprendere in Meridione vuol dire sobbarcarsi due “pizzi”: quello “ambientale” e quello “creditizio”.

E non è il caso di abbattersi ragionando sugli effetti di una loro collusione.

 

 

B.2) Sofferenze

 

Il  termine  “sofferenze (lorde)”  indica:

a) l’insieme dei  crediti  affidati  al contenzioso - cioè agli uffici legali delle banche - di cui si teme il mancato buon fine  e

b) l’insieme dei crediti vantati nei  confronti  di affidati  che  versano  in  gravi  difficoltà  economico-finanziarie non transitorie. 

 

Esplose le sofferenze dal 2007 al 2016 (Tab. 8-). Specie quelle bancarie sono cresciute di oltre il 300 %, passate dai 47,5 miliardi ai 191,436.

 

Tab

 

 

MEMO Sofferenze bancarie

dal 1998 al 2006

(In miliardi di euro)

 

1998

65,399

1999

61,533

2000

55,663

2001

46,560

2002

46,367

2003

51,572

2004

55,198

2005

46,019

2006

47,894

 

 

La Tabella  9 dà conto dell’esplosione delle sofferenze imputate alle Amministrazioni pubbliche (+ 1.293,3 %), pur se di ridottissimo valore assoluto. Insolventi anche molte società finanziarie: nei dieci anni sono cresciute del 580,7 %. Male anche l’apparato produttivo con una crescita delle sofferenze del 375,2 %. Minore crescita rispetto agli altri settori considerati quella imputabile alle famiglie produttrici con un + 151,8 %.

 

Tab

 

Sono evidenti i colpi della crisi sull’apparato produttivo e quindi sugli affidamenti.  Ci corre, però, l’obbligo di denunciare un comportamento a dir poco “intempestivo”, di molti direttori di banca che hanno tolto gli affidamenti anche ad imprese che, sebbene in difficoltà, non mostravano situazioni di bilancio tali da giustificare la richiesta della banca di riconsegna dell’ombrello nel bel mezzo del temporale.

A questo atteggiamento inopportuno, va aggiunto l’altro ben più grave di affidare amici e amici degli amici di cui si conoscono perfettamente le difficoltà.

Si consideri, inoltre, che la scelta se un soggetto o una posta debbano essere considerati o meno “in sofferenza” è lasciata a valutazioni solo parzialmente oggettive, poiché è rimandata alla prudente gestione delle singole banche: deriva infatti da una soggettiva stima della reale esposizione al rischio di credito condotta dalla banca.

 

Problema circa l’importo effettivo delle sofferenze bancarie.

Nell’Appendice metodologica del supplemento al Bollettino statistico “Moneta e banche” (trapassato in “Banche e Moneta”) Bankitalia informava circa la differenza tra Sofferenze lorde e Sofferenze nette (oggi: Sofferenze al valore di realizzo). “Le sofferenze nette, oggi “al valore di realizzo” sono ottenute sottraendo alle sofferenze i fondi rettificativi su esposizioni per cassa delle sofferenze, che includono sia i fondi (iscritti nella contabilità generale delle banche segnalanti), che assolvono la funzione di rettificare i valori dei finanziamenti, sia l'ammontare cumulato delle svalutazioni operate in contabilità generale direttamente in conto (svalutazione diretta)”.

Ad esempio, il valore riportato dal Supplemento per i valori di Novembre 2016 sono pari a: 199,061 miliardi per il totale delle sofferenze lorde (oggi, semplicemente “totale”) e 85,221 miliardi per le sofferenze nette (oggi, “al valore di realizzo”)

I valori effettivi delle sofferenze bancarie sono, quindi, questi ultimi, poiché il resto è già stato messo in bilancio e adeguatamente coperto (nell’esempio: 199-85 = 114 miliardi)

Fino ad oggi si è giocato sull’equivoco: quando si è trattato di evidenziare il fardello che grava sulle spalle delle povere banche, si è fatto riferimento alle sofferenze lorde (nell’esempio: 199 miliardi); quando invece si è trattato di valutare la solidità degli istituti di credito il fardello si alleggeriva riportando il “valore di realizzo” (nell’esempio: 85 miliardi).

 

B.3) Numero degli affidati.

 

In linea con l’aumento degli impieghi, cresce (+19,3 %) parallelamente il numero degli affidati in tutto il territorio nazionale.

Tab

 

E’ eclatante l’aumento degli affidati nelle Isole (+ 62,9 %) e nel Meridione (+ 45,1 %). Buono anche il valore del Centro (+ 21,7 %). Più modesta la crescita numerica a Nord ed in particolare nel NordOvest (+ 3,1 %). Tale sembrerebbe non essere in linea con l’aumento del volume degli affidamenti riscontrati proprio in quella macroregione.

Una spiegazione di tali andamenti potrebbe essere data dal fatto che un apparato produttivo consolidato, come quello del vecchio triangolo industriale, torna a godere di banche più favorevolmente orientate a concedere di nuovo finanziamenti.

 

B.4) Credito al consumo

 

Crollano  del 14,4 %  le somme impegnate per il Credito al consumo in termini nazionali.

In particolare, il ricorso a questa forma di credito è calato nel NordOvest di oltre il 14 % dal 2007 al  marzo 2017, in linea col dato nazionale.  Scende meno nel NordEst (-5,6%). Nel Centro è a -13,2%. Sopra la media il crollo nel Meridione peninsulare (15,2 %). Il calo maggiore si avverte nelle isole con un – 23,9 %.

 

Tab. 11- Banche.  Credito al consumo per macroregioni e

per localizzazione  della clientela (In miliardi)

 

 

12-2007

3-2017

3-2017/2007 in %

Italia

97,836

83,783

-14,4 %

 

 

 

 

Nord-Ovest

25,355

21,710

-14,4 %

Nord Est

14,758

13,925

-5,6 %

Centro

21,069

18,292

-13,2 %

Meridione

22,741

19,275

-15,2 %

Isole

13,912

10,582

-23,9 %

 

 

 

 

 


 

C) DEPOSITI. Entità. Tassi

 

Dal 2007 al 2016 i depositi bancari ( Tab. 12-) sono cresciuti di oltre la metà (+ 56,1 %).

La crescita è stata particolarmente rilevante nel Nord, con un aumento del 72,4 % nel NordEst e del 67,9 % nel NordOvest. Nettamente al di sotto la crescita dei depositi nel Meridione peninsulare (28,6 %)  e, in maniera particolare nelle Isole (+ 15,4 %)

 

Tab

 

Nella disaggregazione per regioni, la tabella 14 mostra una vera e propria impennata nel Trentino dove i depositi vanno oltre il raddoppio (+106,6 %); aumentano dell’ 82,4 % in Veneto; del 74,8 % in Lombardia; del 61,3 % in Emilia Romagna. Tutte le altre regioni registrano una crescita inferiore alla media nazionale (+56,1 %).

Il Molise è l’unica regione in cui i depositi del 2016 sono più bassi del 2007 (- 13 %)

 

Tab. 13a

 

Nel decennio considerato, si è creata una congiuntura favorevole alla crescita dei depositi bancari e postali:

1)              La lenta ma costante discesa dei tassi di mercato ha portato i titoli obbligazionari a rendimenti bassissimi. In particolare, i titoli di stato a breve termine, i Bot, hanno da tempo rendimenti negativi.

 

2)              Parallelamente alla discesa dei tassi si assiste ad un esaurimento del  fenomeno inflattivo (Tab. 14-): dal 2015 inizia un periodo di deflazione (- 0,1 %) continuato nel 2016 con pari percentuale di discesa dei prezzi medi.

 

Tab. 14- Istat. Inflazione in Italia dal 1995 al 2016

 

Anno

Tasso %

Anno

Tasso %

  1995

5,3

  2006

2,0

1996

3,8

2007

1,7

1997

1,7

2008

3,2

1998

1,8

2009

0,7

1999

1,6

2010

1,6

2000

2,6

2011

2,7

2001

2,7

2012

3,0

2002

2,4

2013

1,1

2003

2,5

2014

0,2

2004

 2,0

2015

-0,1

2005

1,7

2016

-0,1

 

 

 

C.1) Tassi di remunerazione dei depositi

 

La Tab. 15-  mostra come i tassi attivi per la clientela applicati nel 2007 subiscano un taglio superiore al 90 % in tutte le regioni italiane. La media di abbattimento nazionale è pari al 95,3 %, passando dal tasso medio dell’1,91 % del 2007 a quello dell0 0,09 % del 2016.

I tassi passivi per le banche sono praticamente azzerati.

La Lombardia subisce il calo massimo pari a  – 97 %; l’Abruzzo quello più basso pari a - 90,9 %.

 

Tab. 15a

 


 

D)  OPERAZIONI CON STRUMENTI DIVERSI DAL CONTANTE. Moneta elettronica. Diffusione

 

Circa la diffusione e l’utilizzo degli strumenti di pagamento diversi dal contante, seguono le tabelle riportate dalle Relazioni del Governatore di Bankitalia (Appendice), per gli 2007 e per il 2015 (i dati 2016 verranno riportati nella relazione del Governatore del prossimo anno).

 Dall’analisi dei dati riportati in tabella, si evidenzia come non sia assolutamente diffuso in Italia l’uso di strumenti di pagamento alternativi al contante. Infatti, mentre il totale delle operazioni alternative negli altri paesi europei considerati è nettamente sopra a 100 quello relativo al ns. paese è pari a 63 nel 2007 ed a 88 nel 2015. Al di sotto dei ns. valori è solo la Grecia. Nel 2015 ci batte anche Cipro con 89 operazioni.

Possiamo considerare che, in Italia, non hanno mai preso piede strumenti di pagamento diversi dal contante. Neanche gli assegni  sono riusciti a vincere del tutto l’italica diffidenza in questo settore.

 

 

Anno 2007 (Rel.ne del governatore di Bankitalia maggio 2008. Appendice)

Diversi dal contante 2007

 

Anno 2015 (Rel.ne del governatore di Bankitalia maggio 2017. Appendice)

Diversi da contanti 2015

 

Uno strano caso. I Lussemburghesi scoprono l’uso della carta di credito.

Oggi, con 10 operazioni al giorno pro capite, sembrano addirittura inclini all’abuso.

 

In meno di un anno, i Lussemburghesi hanno abbandonato completamente l’uso del contante per adottare altri strumenti di pagamento per le loro transazioni: nel 2007 effettuavano 251 operazioni non in contanti (99,6 con carte di credito). Nel 2008 erano ancora a livelli “accettabili” con 265 operazioni annue senza l’uso della moneta. Nel 2009 sono saltati alle 1.092 operazioni. Nel 2016, sono schizzati a 3.581 operazioni non in contanti. Tale impennata è quasi esclusivamente imputabile all’uso delle carte di pagamento: dalle 99,6 operazioni del 2007 (una ogni tre giorni circa) sono passati ad oltre 930 nel 2009 (2,5 al giorno) ed alle 3.446,1 del 2015 (quasi 10 al giorno).

Sappiamo che il Lussemburgo è uno stato finanziariamente “canaglia”, ma che cosa non sappiamo dell’uso della finanza da parte dei Lussemburghesi?

Come mai fanno, nella giornata, una operazione di pagamento con carta di credito ogni due ore, bambini compresi?

Che cosa ci nascondono?

 

 

Circa la diffusione del le carte di pagamento, dal 2007 notiamo un crollo di un terzo del carte di credito – di cui attive poco più della metà - ed un aumento delle carte di debito di quasi il 60 %. 

Ma la diffidenza italica si manifesta nell’aumento delle carte prepagate (+ 355,2 %) che non permettono di mettere il naso direttamente sulle consistenze del conto: il numero di operazioni di pagamento con le carte prepagate quasi si decuplica nei dieci anni (+ 830,4 %)

 

tab.16

 

Per quanto riguarda la numerosità dei pagamenti con strumenti diversi dal contante (Tab. 17-)  si assiste ad un crollo nell’uso degli assegni (-56,3 )

E ad una impennata delle operazioni tramite Pos (+ 201,8%).

 

Tab. 17

 

In termini di importo (Tab. 18), nei dieci anni, le operazioni tramite Pos sono le uniche a crescere (+ 112 %), mentre Bonifici, Disposizioni di incasso e, soprattutto, Assegni (-58,7 %) scendono.

 

Tab 18

 


 

E)   ATTIVITA’ E PASSIVITA’ FINANZIARIE DELLE FAMIGLIE.

 

Dal 2007, le attività finanziarie delle famiglie sono cresciute del 12,7 %. Esattamente la metà di quanto sono cresciuti le passività finanziarie (+ 25,8 %). Il saldo tra il 2007 ed il 2016 è positivo e presenta una crescita del 9,4 %.

Sulla collocazione in titoli delle attività, crollano le obbligazioni bancarie ( -61,6 %) e i titoli pubblici (- 26,1 %) che rappresentano ormai poco più del 4 % delle attività finanziarie. Crescono impetuosamente gli investimenti in fondi comuni (+ 158 %), pari all’11,5 % delle attività.

Circa le posizioni debitorie, crescono dal 2007 al 2016 i debiti bancari a M/L termine (per lo più mutui).

Questo andamento decennale va ad intaccare la posizione delle famiglie italiane in termini di ricchezza (finanziaria e reale) che, rispetto alle famiglie del Nord Europa, godono di un reddito disponibile intaccato in maniera ridotta dalle posizioni debitorie.

Di fatto la ricchezza complessiva delle famiglie si riduce e per l’aumento della posizione finanziaria debitoria e per il declino dei valori degli immobili.

La tabella 19 riporta alcune delle voci finanziarie delle famiglie.

 

tab 19