CENACOLO DEI COGITANTI |
I NOSTRI
OBBIETTIVI |
Il viandante più giovane si voltò, sconcertato, verso il
compagno di strada ormai in là con gli anni. Il vecchio s'era fermato e con
movimenti lenti e pesanti stava goffamente sedendosi sul ciglio del viottolo.
- " Che ti succede,
vecchio ?- chiese il giovane. - " Sono stanco… -
sospirò l’uomo - Fermiamoci. La nostra meta è troppo lontana…….non ce
la faremo mai. E poi…….ora dovremo affrontare il tratto più difficile e
pericoloso…" e con un gesto lento del braccio indicò le montagne che,
minacciose e in atteggiamento di sfida dominavano l'orizzonte. - " Ma come - esclamò il giovane - da quando i nostri
cammini si sono incrociati non hai fatto altro che raccomandarmi tenacia e
perseveranza …" Non cedere mai né alla fretta né alla superficialità né
all’improvvisazione - dicevi - guarda alla tua meta come atto ultimo della
tua vita……non lasciarti confondere da giudizi falsamente amichevoli e in realtà
scoraggianti ……”. E ricordi vecchio quando sentenziavi: ” La stanchezza nel
fare è solo un'impressione e, se saprai assecondare la curiosità che è in te,
potrai superare ogni fatica…. non cessare di imparare, di studiare, di
applicarti alle vicende umane, di intuirne la grandezza….. Fatti guidare
dalla saggezza ……” sproloquiavi”. “Guardati ora ! Sei sfiancato e mi suggerisci di rinunciare
all'impresa. Vecchio, parlavi tanto per inventarti educatore …. insegnamenti
in cui non credevi neanche tu… ti atteggiavi a uomo saggio senza esserlo: il
tuo dire dimostra la tua insincerità e la tua sconfitta. Mi hai
ingannato." Il giovane andava agitandosi. Era realmente sconcertato. Stava cedendo alla collera. - "Non ce la farai” Tornò ad insistere il vecchio.
“Crollerai prima della meta” sentenziò. Il giovane si sentiva tradito. Mosso da viva emozione, non si
trattenne più: - "Vecchio, non sarai certo tu e il tuo respiro roco a
farmi rinunciare, a commuovermi…. pensavo
addirittura di chiedere io aiuto a te……ed eccoti a terra. Io comunque voglio proseguire. Buona
fortuna." Fissò il vecchio, poi volse deciso lo sguardo alle montagne e
tornò ad avviarsi. Riprese il cammino incupito ma risoluto. Il suo passo era
deciso. Prima della grande curva, si volse
verso il vecchio compagno di viaggio che aveva ceduto alla stanchezza.
Aveva il volto rivolto in terra. Lo vide ormai perso. Quella fu l'ultima immagine che il giovane viaggiatore ebbe del
compagno abbandonato. Era troppo lontano per vedere lo strano sorriso che
tendeva le labbra rugose del vecchio. Quel sorriso gli era suggerito da un
profondo senso di consolazione. Pensava il vecchio: “Anche se ho interrato un
solo seme, posso riposarmi … l’uomo,
la sua vita, i suoi sentimenti, la sua cultura sembravano travolti dalla
superficialità dei tempi, dalla fretta nell’ottenere risultati, dal vedere in
ogni uomo un avversario da battere;
hanno invece trovato un erede accorto e tenace… l’uomo continua il
cammino che sembra in solitario ma non lo è…la spinta che lo fa andare, la
motivazione che lo sorregge sono
robuste, sagge e diffuse. Basta farle incontrare. L’uomo potrà tornare di
nuovo al centro…”. Il vecchio, sereno,
volse lentamente il capo per guardare
ancora le montagne all'orizzonte: non erano più minacciose e inaccessibili,
non violavano più l’orizzonte; ai suoi occhi la figura del giovane viandante,
anche se sempre più piccola e lontana, ormai le sovrastava, L’uomo le aveva comprese. |