Manovra, ancora manovra.Di Luciano Giuliani 14-1-2012 Allora, dopo
la fase 1, in pieno annuncio della fase 2 e, ciononostante, dopo il doppio
declassamento di S & P a danno dell’Italia (che pure è in ottima e
numerosa compagnia nel subire gli strali dell’agenzia di rating), proviamo a
fare un punto della situazione. Quando gli
sforzi sono molti, ed i risultati scarsi, forse è il caso di chiedersi
se si sta intervenendo sulle priorità. Dando per un attimo
per scontato che le misure che hanno contraddistinto la fase 1 fossero
urgenti ed inevitabili, a prescindere dalla loro indubbia ed incontestata
portata recessiva, proviamo a disegnare quello che, secondo noi, è
allo stato attuale il quadro delle priorità dell’Italia in materia
economica, distinguendo nettamente, però, tra interventi di contrasto
a ciò che è illegale (priorità 1) ed interventi di
regolazione di attività lecite e lecitamente svolte (priorità
2): E quindi: A.
Interventi a priorità 1: A.1.
Contrasto delle attività economiche illegali A. 2.
Contrasto dell’evasione fiscale A.3.
Contrasto dell’evasione contributiva B. Interventi
a priorità 2: B.1.
Riduzione costi della politica a livello generale B.2. Mercato
del lavoro B.3.
Liberalizzazione grandi attività (energia, trasporti ecc.) B.4.
Liberalizzazione altre attività (professioni, farmacie, taxi e via
enumerando). Esaminiamo
ora un po’ più da vicino questo quadro, cercando di spiegarlo. Anzitutto,
non si vede come qualunque governo (tecnico, politico o di altra categoria
ancora da inventare) possa pretendere con un minimo di decenza sacrifici dai
cittadini che rispettano la legge (benestanti o meno che siano) se non dando
prova, un attimo prima o almeno contemporaneamente, di intervenire con pari
efficacia (e cioè, visto che si parla di soldi, con pari risultato
economico), sulle attività di tipo illegale (quelle sopra indicate sub
A). Per spiegarsi meglio: non vorremmo più sentir parlare di sequestro
di beni alla criminalità organizzata per decine di milioni, ma per
decine di miliardi. E’ di questi giorni la notizia che la Mafia S.p.A.
è l’azienda italiana con il maggio fatturato: allora? Comprendiamo che
sia più facile aumentare le accise sulla benzina e tagliare le pensioni
oltre che (lo diciamo per non apparire populisti) tassare i suv e le barche: ma chi viaggia in auto, prende una
pensione o acquista un bene di lusso compie (fino a prova contraria)
attività legali. Perché non colpire prima, o almeno in contemporanea e
con pari determinazione, chi compie attività illegali? Sinceramente,
non si ha la sensazione che ciò stia avvenendo. Lo stesso si
dica per l’evasione fiscale: alla caccia allo scontrino fuori dalla
panetteria (frustrante per chi la subisce e, immaginiamo, per chi la fa),
occorre affiancare, con risorse proporzionali, il capillare smascheramento
dei grandi evasori abituali, noti a tutti meno che, pare, a chi dovrebbe
rilevarli. Al di là delle operazioni di immagine di Cortina piuttosto
che di Via Condotti (che magari avranno anche un’efficacia educativa ma si
risolvono in pochi spiccioli), benedetti signori, avete tutti i dati
comodamente sui vostri computer, volete decidervi ad usarli? E che dire
dell’evasione contributiva? Un esempio per tutti (tanti e notori): nei periodi
di raccolta dei vari prodotti agricoli, i campi sono pieni di poveri cristi
di colore scuro, visibili a migliaia di automobilisti che lungo questi campi
sfrecciano, senza che nessuno tra coloro che dovrebbero farlo si preoccupi di
andare a vedere se sono assunti regolarmente: viene il sospetto che sia molto
più semplice andare a fare ispezioni presso grandi aziende, che
però di solito assumono ed assicurano in maniera regolare i propri
dipendenti. Sperando di
essere stati esaustivi sulle priorità1, passiamo alle priorità
2. A furia di
sentir parlare degli stipendi di deputati e senatori, si rischia addirittura
di provare un moto di solidarietà per questi signori che, coscienti
non tanto di prendere troppo ma di produrre poco, non hanno il coraggio di
replicare. E allora ci permettiamo di farlo noi per loro: abbiamo idea di
quanti sono i consiglieri e gli assessori regionali, oltre che provinciali e
comunali? E quanto si potrebbe risparmiare intervenendo qui, oltre che sui
parlamentari? E che dire del fenomeno di “irizzazione”
diffusa (cioè costituzione di infiniti piccoli IRI - abolito da tempo
a livello nazionale – a livello locale per la gestione di attività
collegate ad enti pubblici locali), con tanto di migliaia di consigli e
consiglieri di amministrazione con relativi gettoni, amministratori con
relativi compensi, quasi sempre coincidenti con politici o ex politici? Di
questo non parla nessuno (ci ha provato qualche mese fa il leader della CISL Bonanni, ma qualcuno gli deve aver detto che non è
il caso, perché non l’ha più ripetuto), eppure sarebbe una fonte di
risparmio esponenziale rispetto al pur giusto contenimento del costo dei
parlamentari. Mercato del
lavoro. Una sola osservazione: è possibile lanciare un’indagine su un
campione significativo di quei milioni di giovani precari che affollano il
mondo del lavoro attuale, e chiedere loro se preferiscono prendere
cinquecento euro al mese, senza diritti e tutele, con una contribuzione
irrisoria e la disoccupazione dietro l’angolo tra pochi mesi, o essere
assunti a tempo indeterminato, avere uno stipendio a livello quanto meno di
minimo contrattuale, riconoscimento di ferie, malattia ed una contribuzione
al 32%, ma senza la tutela dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori?
Facciamo un gran parlare dei sacrifici di questa generazione in nome di
quelle future, ma quando si tratta di mollare qualcosa il discorso cambia. Infine, le
liberalizzazioni. Ben vengano, ma a due condizioni. La prima, che si cominci
dalle attività economicamente più rilevanti, e quindi in grado
di liberare maggiori risorse. La seconda che, passando poi alle altre
attività, ci si renda conto di che cosa si parla e si proceda con
gradualità, traguardando il futuro e senza bisogno di mandare in
rovina chi si è costruito la propria esistenza a prezzo di sacrifici
e, senza sua colpa, agendo legittimamente in base alle regole preesistenti.
Attenzione, si tratta di soggetti che hanno agito nella legalità, e
non meritano di essere trattati come dovrebbero essere trattati (e ancora, invece,
non sono) come quelli di cui sopra elencati sotto la lettera A. Luciano
Giuliani 14 gennaio 2012 |