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Privilegia ne irroganto di Mauro Novelli |
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Un doveroso ringraziamento va a quanti, con serio e minuzioso lavoro, permettono la fruizione di testi informatizzati attraverso l’opera di siti come www.liberliber.it. Molti degli scritti che seguono sono il prodotto della loro encomiabile azione.
Martin Lutero
Le 95 tesi
1. Il Signore e maestro Gesù Cristo, dicendo: «Fate
penitenza, etc.», volle che tutta la vita dei fedeli fosse una penitenza.
2. Questa parola non può intendersi nel senso di Penitenza
sacramentale (cioè confessione e soddisfazione, che si celebra per il ministero
dei sacerdoti).
3. Non intende però solo la penitenza interiore, anzi
quella interiore è nulla se non produce esteriormente varie mortificazioni
della carne.
4. Rimane cioè l'espiazione sin che rimane l'odio di sé
(che è la vera penitenza interiore), cioè il Regno dei Cieli.
5. Il papa non vuole né può rimettere alcuna pena, fuorché
quelle che ha imposte per volontà propria o dei canoni.
6. Il papa non può rimettere alcuna colpa, se non
dichiarando e approvando che è stata rimessa da Dio o rimettendo nei casi a lui
riservati, fuori dei quali la colpa rimarrebbe certamente.
7. Sicuramente Dio non rimette la colpa a nessuno senza
sottometterlo contemporaneamente al sacerdote suo vicario, completamente umiliato.
8. I canoni penitenziali sono imposti solo ai vivi, e
nulla si deve imporre in base ad essi ai moribondi.
9. Lo Spirito santo dunque, nel papa, ci benefica
eccettuando sempre nei suoi decreti i casi di morte e di necessità.
10. Agiscono male e con ignoranza quei sacerdoti, i quali
riservano penitenze canoniche per il purgatorio ai moribondi.
11. Tali zizzanie del mutare una pena canonica in una pena
del purgatorio certo appaiono seminate mentre i vescovi dormivano.
12. Una volta le pene canoniche erano imposte non dopo, ma
prima dell'assoluzione, come prova della vera contrizione.
13. I morituri soddisfano ogni cosa con la morte, e sono già
morti alla legge dei canoni, essendone sollevati per diritto.
14. L’integrità o carità perfetta del morente, porta
necessariamente con sé un gran timore, tanto maggiore quanto essa è minore.
15. Questo timore e orrore basta da solo, per tacere d'altro,
a costituire la pena del purgatorio, poiché è prossimo all'orrore della
disperazione.
16. L'inferno, il purgatorio ed il paradiso sembrano
distinguersi tra loro come la disperazione, la quasi disperazione e la
sicurezza.
17. Sembra necessario che nelle anime del purgatorio di tanto
diminuisca l'orrore di quanto aumenti la carità.
18. Né appare approvato sulla base della ragione e delle
scritture, che queste anime siano fuori della capacità di meritare o
dell'accrescimento della carità.
19. Né appare provato che esse siano certe e sicure della
loro beatitudine, almeno tutte, sebbene noi ne siamo certissimi.
20. Dunque il papa con la remissione plenaria di tutte le
pene non intende semplicemente di tutte, ma solo di quelle imposte da lui.
21. Sbagliano pertanto quei predicatori d'indulgenze, i quali
dicono che per le indulgenze papali l'uomo è sciolto e salvato da ogni pena.
22. Il papa, anzi, non rimette alle anime in purgatorio
nessuna pena che avrebbero dovuto subire in questa vita secondo i canoni.
23. Se mai può essere concessa ad alcuno la completa
remissione di tutte le pene, è certo che essa può esser data solo ai
perfettissimi, cioè a pochissimi.
24. È perciò inevitabile che la maggior parte del popolo sia
ingannata da tale indiscriminata e pomposa promessa di liberazione dalla pena.
25. La stessa potestà che il papa ha in genere sul
purgatorio, l'ha ogni vescovo ecurato in particolare
nella propria diocesi o parrocchia.
26. Il papa fa benissimo quando concede alle anime la
remissione non per il potere delle chiavi (che non ha) ma a modo di suffragio
27. Predicano da uomini, coloro che dicono che, subito, come
il soldino ha tintinnato nella cassa l'anima se ne vola via.
28. Certo è che al tintinnio della moneta nella cesta possono
aumentare la petulanza e l'avarizia: invece il suffragio della chiesa è in
potere di Dio solo.
29. Chi sa se tutte le anime del purgatorio desiderano essere
liberate, a giudicare da un aneddoto che si narra riguardo ai santi Severino e
Pasquale?[5].
30. Nessuno è certo della sincerità della propria
contrizione, tanto meno del conseguimento della remissione plenaria.
31. Tanto è raro il vero penitente, altrettanto è raro chi
acquista veramente le indulgenze, cioè rarissimo.
32. Saranno dannati in eterno con i loro maestri coloro che
credono di essere sicuri della loro salute sulla base delle lettere di indulgenza.
33. Specialmente sono da evitare coloro che dicono che tali
perdoni del papa sono quel dono inestimabile di Dio mediante il quale l'uomo è
riconciliato con Dio.
34. Infatti tali grazie ottenute mediante le indulgenze
riguardano solo le pene della soddisfazione sacramentale stabilite dall'uomo.
35. Non predicano cristianamente quelli che insegnano che non
è necessaria la contrizione per chi riscatta le anime o acquista lettere di
indulgenza.
36. Qualsiasi cristiano veramente pentito ottiene la remissione
plenaria della pena e della colpa che gli è dovuta anche senza lettere di
indulgenza.
37. Qualunque vero cristiano, sia vivo che morto, ha la parte
datagli da Dio a tutti i beni di Cristo e della Chiesa, anche senza lettere di
indulgenza.
38. Tuttavia la remissione e la partecipazione del papa non
deve essere disprezzata in nessun modo perché, come ho detto (tesi numero 6), è
la dichiarazione della remissione divina.
39. È straordinariamente difficile anche per i teologi più
saggi esaltare davanti al popolo ad un tempo la prodigalità delle indulgenze e
la verità della contrizione.
40. La vera contrizione cerca ed ama le pene, la larghezza
delle indulgenze produce rilassamento e fa odiare le pene o almeno ne dà
occasione.
41. I perdoni apostolici devono essere predicati con
prudenza, perché il popolo non intenda erroneamente che essi sono preferibili a
tutte le altre buone opere di carità.
42. Bisogna insegnare ai cristiani che non è intenzione del
papa equiparare in alcun modo l'acquisto delle indulgenze con le opere di
misericordia.
43. Si deve insegnare ai cristiani che è meglio dare a un
povero o fare un prestito a un bisognoso che non acquistare indulgenze.
44. Poiché la carità cresce con le opere di carità e fa
l'uomo migliore, mentre con le indulgenze non diventa migliore ma solo più
libero dalla pena.
45. Occorre insegnare ai cristiani che chi vede un bisognoso,
e trascurandolo dà per le indulgenze, si merita non l'indulgenza del papa ma
l'indignazione di Dio.
46. Si deve insegnare ai cristiani che se non abbondano i
beni superflui, debbono tenere il necessario per la loro casa e non spenderlo
per le indulgenze.
47. Si deve insegnare ai cristiani che l'acquisto delle
indulgenze è libero e non di precetto.
48. Si deve insegnare ai cristiani che il papa come ha
maggior bisogno così desidera maggiormente per sé, nel concedere le indulgenze,
devote orazioni piuttosto che monete sonanti.
49. Si deve insegnare ai cristiani che i perdoni del papa
sono utili se essi non vi confidano, ma diventano molto nocivi, se per causa
loro si perde il timor di Dio.
50. Si deve insegnare ai cristiani che se il papa conoscesse
le esazioni dei predicatori di indulgenze, preferirebbe che la basilica di San
Pietro andasse in cenere piuttosto che essere edificata sulla pelle, la carne e
le ossa delle sue pecorelle.
51. Si deve insegnare ai cristiani che il papa, come deve,
vorrebbe, anche a costo di vendere - se fosse necessario - la basilica di San
Pietro, dare dei propri soldi a molti di quelli ai quali alcuni predicatori di
indulgenze estorcono denaro.
52. È vana la fiducia nella salvezza mediante le lettere di
indulgenza. anche se un commissario e perfino lo stesso papa impegnasse per
esse la propria anima.
53. Nemici di Cristo e del papa sono coloro i quali perché si
predichino le indulgenze fanno tacere completamente la parola di Dio in tutte
le altre chiese.
54. Si fa ingiuria alla parola di Dio quando in una stessa
predica si dedica un tempo eguale o maggiore all'indulgenza che ad essa.
55. È sicuramente desiderio del papa che se si celebra
l'indulgenza, che è cosa minima, con una sola campana, una sola processione,
una sola cerimonia, il vangelo, che è la cosa più grande, sia predicato con
cento campane, cento processioni, cento cerimonie.
56. I tesori della Chiesa, dai quali il papa attinge le
indulgenze, non sono sufficientemente ricordati né conosciuti presso il popolo
cristiano.
57. Certo è evidente che non sono beni temporali, che molti
predicatori non li profonderebbero tanto facilmente ma piuttosto li
raccoglierebbero.
58. Né sono i meriti di Cristo e dei santi, perché questi
operano sempre, indipendentemente dal papa, la grazia dell'uomo interiore, la
croce, la morte e l'inferno dell'uomo esteriore.
59. San Lorenzo chiamò tesoro della Chiesa i poveri, ma egli
usava il linguaggio del suo tempo.
60. Senza temerarietà diciamo che questo tesoro è costituito
dalle chiavi della Chiesa donate per merito di Cristo.
61. È chiaro infatti che per la remissione delle pene e dei
casi basta la sola potestà del papa.
62. Vero tesoro della Chiesa di Cristo è il sacrosanto
Vangelo, gloria e grazia di Dio.
63. Ma questo tesoro è a ragione odiosissimo perché dei primi
fa gli ultimi.
64. Ma il tesoro delle indulgenze è a ragione gratissimo perché
degli ultimi fa i primi.
65. Dunque i tesori evangelici sono reti con le quali un
tempo si pescavano uomini ricchi.
66. Ora i tesori delle indulgenze sono reti con le quali si
pescano le ricchezze degli uomini.
67. Le indulgenze, che i predicatori proclamano grazie
grandissime, si capisce che sono veramente tali quanto al guadagno che
promuovono.
68. E sono in realtà le minime paragonate alla grazia di Dio
e alla pietà della croce.
69. I vescovi e i parroci sono tenuti a ricevere con ogni
riverenza i commissari dei perdoni apostolici.
70. Ma più sono tenuti a vigilare con gli occhi e le orecchie
che essi non predichino, invece del mandato avuto dal papa, le loro fantasie.
71. Chi parla contro la verità dei perdoni apostolici sia
anatema e maledetto.
72. Chi invece si oppone alla cupidigia e alla licenza del
parlare del predicatore di indulgenze, sia benedetto.
73. Come il papa giustamente fulmina coloro che operano
qualsiasi macchinazione a danno della vendita delle indulgenze.
74. Così molto più gravemente intende fulminare quelli che
col pretesto delle indulgenze operano a danno della santa carità e verità.
75. Ritenere che le indulgenze papali siano tanto potenti da
poter assolvere un uomo, anche se questi, per un caso impossibile, avesse
violato la madre di Dio, è essere pazzi.
76. Al contrario diciamo che i perdoni papali non possono
cancellare neppure il minimo peccato veniale, quanto alla colpa.
77. Dire che neanche san Pietro, se pure fosse papa, potrebbe
dare grazie maggiori, è bestemmia contro san Pietro e il papa.
78. Diciamo invece che questo e qualsiasi papa ne ha di
maggiori, cioè l'evangelo, le virtù, i doni di guarigione, etc. secondo 12.
79. Dire che la croce eretta solennemente con le armi papali
equivale alla croce di Cristo, è blasfemo.
80. I vescovi i parroci e i teologi che consentono che tali
discorsi siano tenuti al popolo ne renderanno conto.
81. Questa scandalosa predicazione delle indulgenze fa sì che
non sia facile neppure ad uomini dotti difendere la riverenza dovuta al papa
dalle calunnie e dalle sottili obiezioni dei laici.
82. Per esempio: perché il papa non vuota il purgatorio a
motivo della santissima carità e della somma necessità delle anime, che è la
ragione più giusta di tutte, quando libera un numero infinite di anime in forza
del funestissimo denaro dato per la costruzione della basilica, che è una
ragione debolissima?
83. Parimenti: perché continuano le esequie e gli anniversari
dei defunti, e invece il papa non restituisce ma anzi permette di ricevere
lasciti istituiti per loro, mentre è già un'ingiustizia pregare per dei
redenti?
84. Parimenti: che è questa nuova di Dio e del papa, per cui
si concede ad un uomo empio e peccatore di redimere in forza del danaro
un'anima pia e amica di Dio, e tuttavia non la si redime per gratuita carità in
base alla necessità di tale anima pia e diletta?
85. Ancora: perché canoni penitenziali per sé stessi e per il
disuso già da tempo morti e abrogati, tuttavia a motivo della concessione delle
indulgenze sono riscattati ancora col denaro come se avessero ancora vigore?
86. Ancora: perché il papa le cui ricchezze oggi sono più
opulente di quelle degli opulentissimi Crassi, non costruisce una sola basilica
di San Pietro con i propri soldi invece che con quelli dei poveri fedeli?
87. Ancora: cosa rimette o partecipa il papa a coloro che con
la contrizione perfetta hanno diritto alla piena remissione e partecipazione?
88. Ancora: quale maggior bene si recherebbe alla Chiesa, se
il papa, come fa ogni tanto, così cento volte ogni giorno attribuisse queste
remissioni e partecipazioni a ciascun fedele?
89. Dato che il papa con le indulgenze cerca la salvezza
delle anime piuttosto che il danaro perché sospende le lettere e le indulgenze
già concesse, quando sono ancora efficaci?
90. Soffocare queste sottili argomentazioni dei laici con la
sola autorità e non scioglierle con opportune ragioni significa esporre la
chiesa e il papa alle beffe dei nemici e rendere infelici i cristiani.
91. Se dunque le indulgenze fossero predicate secondo lo
spirito e l'intenzione del papa, tutte quelle difficoltà sarebbero facilmente
dissipate, anzi non esisterebbero.
92. Addio dunque a tutti quei profeti, i quali dicono al
popolo cristiano "Pace, pace", mentre non v'è pace.
93. Valenti tutti quei profeti, i quali dicono al popolo
cristiano «Croce, croce», mentre non v'è croce.
94. Bisogna esortare i cristiani perché si sforzino di
seguire il loro capo Cristo attraverso le pene, le mortificazioni e gli
inferni.
95. E così confidino di entrare in cielo piuttosto attraverso molte tribolazioni che per la sicurezza della pace.