http://www.beppegrillo.it/casta-giornali.php sabato
26 gennaio 2008
Fonte: Beppe Lopez, La
Casta dei giornali, ed. Nuovi Equilibri
Finanziamenti pubblici all'editoria italiana (La Casta
dei Giornali)
E' uscito un libro di Beppe
Lopez "La Casta dei Giornali" edizioni Nuovi Equilibri,
che documenta gli ingenti finanziamenti elargiti dallo Stato a tutti i
quotidiani italiani (quelli di partito, i grandi giornali privati, le vere
cooperative, le finte cooperative, i quotidiani locali ed esteri). Questi
finanziamenti elargiti ai giornali dai partiti minano l'indipendenza
dell'informazione in Italia (oltre ad appesantire la gia' consistente spesa
pubblica). Grillo ne ha tratto una esilarante saga, pubblicata a puntate sul
suo blog, che io qui riporto.
Soldi pubblici, informazione privata
Il finanziamento pubblico ai giornali costa al cittadino italiano quasi un miliardo di euro
all’anno. L’editoria, può quindi, a pieno titolo essere definita editoria di Stato. Ci sono
buoni e anche ottimi giornalisti, quelli che scrivono rischiando la pelle,
quelli emarginati, quelli sotto pagati. Il V-Day (25 aprile 2008) non
è contro di loro, ma contro l’ingerenza della politica
nell’informazione. Il lettore non conta nulla per l’editore di un giornale,
contano di più i finanziamenti
pubblici (partiti), la pubblicità (Confindustria, ABI,
Confcommercio) e i gadget (dvd, fumetti, eccetera)...
Soldi pubblici, informazione
privata.
“ Ma quanti sanno che lo Stato finanzia il Corriere
della Sera, rimpolpando gli utili degli azionisti della RCS con
elargizioni calcolate, per un solo anno, in 23 milioni di euro?
E come commentare il fatto che gli italiani, tutti gli italiani, lavoratori e
imprenditori, laici e cattolici, piemontesi e siciliani – oberati, tutti
insieme e individualmente, dal più alto debito pubblico dell’Occidente
(che nel 2006 ha
sfondato il tetto dei 1.600 miliardi di euro) e da interessi sul debito
colossali (ogni anno il 6% del PIL) – siano costretti a finanziare, fra gli
altri il giornale della
Confindustria con più di 19 milioni di euro l’anno,
il quotidiano della Conferenza
Episcopale Italiana con più di 10 e il quotidiano della Fiat con 7 milioni di euro?
La Mondadori,
notoriamente, non ha un quotidiano. Si accontenta, diciamo così, di
fare la parte del leone in edicola con i periodici e in libreria con i libri.
Come la prendereste se vi dicessero che, solo sotto forma di credito di
imposta sulle spese sostenute per l’acquisto della carta in un anno,
l’azienda di Silvio Berlusconi è stata da noi sostenuta con un contributo di 10 milioni di euro?
E che in un solo anno risulta aver avuto dallo Stato uno sconto, per le spedizioni postali, di
quasi 19 milioni di euro?
Tutti conoscono Giuliano Ferrara
e il suo Foglio,
Vittorio Feltri
e il suo Libero,
Antonio Polito
(poi sostituito da Paolo Franchi) e il suo Riformista. Pochi sanno che costoro possono
fornire il loro esuberante apporto alla vita politica e istituzionale del
Paese grazia al nostro diretto apporto economico. Insomma ci costano
complessivamente più di 12
milioni di euro.”
Missione macero!
Tra le cause dell'emergenza spazzatura ci sono i giornali. Non solo in
senso metaforico, perchè non hanno informato su ecomafia e raccolta
differenziata, ma con il loro contributo diretto. L' immondizia è
prodotta dagli editori in modo consapevole. Stampano per prendere i contributi dallo
Stato e riempire i bidoni
della spazzatura.
"Ora che sono scomparsi compositori, linotipisti e impaginatori, lo
stampatore è rimasto l'unico nei giornali a tenere alta la bandiera
dell'arte tipografica. Si può immaginare, dunque, l'avvilimento dei
rotativisti dell'Unità
quando ogni notte sono costretti a produrre 16 mila copie di scarto per
consentire alla Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A. di incassare dallo
Stato, solo con esse, 250 mila euro annui di contributi, che concorrono a
quelli che complessivamente le spettano (6,5 milioni di euro) per il fatto di
stamparne ogni notte 120 mila, anche se potrebbe mandarne in edicola solo 80
mila, visto che se ne vendono meno di 60 mila. Una resa del 50% di copie
non si era mai vista prima dell'avvento delle provvidenze per l'editoria.
Ma si è visto e si vede anche di più, Europa, il quotidiano
della Margherita, notoriamente vende sotto le 5 mila copie, diciamo
molto sotto. Eppure, per incamerare più di 3 milioni di euro l'anno
in pubblici contributi, la sua amministrazione deve farne stampare 30
mila copie. Sapendo perfettamente che fine faranno: al macero. Con quanti
danni per l'erario, per la dignità professionale di tutte le persone
coinvolte e persino per i boschi e per i polmoni dell'umanità,
è facile immaginare."
Politici e affini
Gli italiani sono in leggera
controtendenza. Leggono poco, ma in compenso hanno un numero
di giornali sterminato finanziato
dalle loro tasse. Da cosa dipende? Dalla scelta eccessiva che confonde il
lettore? Dall'informazione asservita ai finanziatori politici?
"Le testate percettrici di contributi diretti, relativi all’anno 2003,
risultavano dunque 386,
divise in otto categorie,
di cui le prime tre primariamente coinvolte nelle polemiche sui soldi ai “giornali di partito”, a
sedicenti “movimenti”
e alle vere e finte
cooperative.
PRIMA CATEGORIA: tredici «giornali organi di movimento politico avente un
proprio gruppo parlamentare o due eurodeputati eletti nelle proprie liste,
nonché giornali organi di minoranze linguistiche aventi un rappresentante in
parlamento».
La lista era capitanata dall’Unità,
con un contributo complessivo di 6.817.231,05 euro. Al giornale dell’ex PCI,
ex PDS e ora DS, si affiancavano altre due testate di partiti provenienti
dalla stessa area ex PCI: il quotidiano Liberazione,
di Rifondazione Comunista, percettore di un contributo di 3.718.490,08 euro,
e il settimanale dei Comunisti Italiani (PDCI) Rinascita della Sinistra (907.314,84).
Era assente dalle edicole e dai contributi con un proprio giornale Forza
Italia, il più importante partito dell’altro fronte, il centrodestra
(salvo che per i 563.604,85 assicurati al mensile Liberal di Ferdinando
Adornato). Due corpose contribuzioni venivano però assicurate alla
Lega Nord per La Padania
(4.028.363,80) e ad Alleanza Nazionale per il Secolo d’Italia, appartenente al “Secolo
d’Italia di Gianfranco Fini” (3.098.741,40).
Per quello che riguarda l’area dell’ex DC, in testa era “Democrazia è
Libertà – La Margherita” con il quotidiano Europa (3.138.526,10). Ma
anche La Discussione,
«giornale fondato da Alcide de Gasperi» e ora oscuro quotidiano della
Democrazia Cristiana per le Autonomie, riusciva ad accaparrarsi la bella
cifra di 2.582.284,49 euro. Mentre Democrazia
Cristiana, edito da “Balena Bianca piccola
società Coop Giornalistica a r.l.”, si accontentava di 157.545,10.
Contributi sul milione di euro risultavano versati agli organi di altri due
gruppi politici: 1.032.913,80 alla Sudtiroler Volkspartei, per la testata Zukunft in Sudtirol;
1.020.390,93 ai Verdi per Il Sole
che ride.
Completavano l’esborso pubblico per la prima categoria di testate
sovvenzionate i 602.024,10 al settimanale Avanti! della Domenica (i socialisti dello
SDI) e i 297.146,28 a
Le Peuple Valdôtain
dell’Union Valdôtaine.
Le tredici testate di questa categoria si ritroveranno nei contributi 2004,
perlopiù con cifre in crescita, per un totale di 26 milioni 694 mila
euro. Al posto del Sole che ride, una “new entry”: Il Socialista Lab, del Nuovo
PSI, con 36 mila euro."
Le sedicenti cooperative
La cooperativa,
secondo il dizionario della lingua italiana, è una società di
produzione fondata sul capitale, il lavoro e il profitto impiegati o distribuiti in comune. Libero e il Foglio sono cooperative? Il
capitale è il nostro, il lavoro è per il loro padrone e i
profitti sono i loro stipendi. In comune ci sono solo le nostre tasse.
"Le testate percettrici di contributi diretti, relativi all’anno 2003,
risultavano dunque 386,
divise in otto categorie...
SECONDA CATEGORIA: ex “movimenti” ora sedicenti
cooperative. E cioè ventidue «quotidiani editi da
cooperative costituite entro il 30 novembre 2001, già organi di
movimenti politici».
Si entrava in una galleria di testate più varie ed eterogenee, che
erano riuscite ad acquisire il diritto ai contributi attraverso vie
controverse. A cominciare da Libero
(5.371.151,76) e dal Foglio
(3.511.906,92). Quattro quotidiani, meno noti e meno diffusi di questi due,
si aggiudicavano tutti la stessa bella cifra di 2.582.284,49 euro: Il Giornale d’Italia, Linea («giornale del
Movimento Sociale Fiamma Tricolore»), Torino
Cronaca-Il Borghese e Roma.
Per entità del contributo, seguivano un altro quotidiano napoletano, Il Denaro, con 2.238.168,15 e Il Riformista – più esattamente:
«Nuovo Riformista (già) Le Ragioni del Socialismo» – con 2.179.597,05. Con poco
meno (2.065.827,60)
faceva la sua bella figura l’Opinione
delle Libertà di Diaconale. Altri due corposi
contributi risultavano assegnati al quotidiano cremonese La Cronaca (1.874999,72) e al Campanile Nuovo
dell’UDEUR, il partito dell’ex DC Clemente Mastella (1.153.084).
Contributi più limitati andavano, fra gli altri: alla Gazzetta Politica dell’ex
dirigente del PSI Claudio Signorile (516.456,90);
a Metropoli Day,
«settimanale di informazione che pubblica notizie di attualità
politica, costume, eventi sportivi e culturali, attualità e tanto
altro ancora che riguardano i Comuni di Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino,
Poggio a Caiano, Calenzano, Signa e Lastra a Signa» (516.456,90); al
settimanale Avvenimenti,
fondato dall’ex deputato PCI Diego Novelli (451.992,60); ad Area, dell’Area Editoriale
s.r.l. (451.992,60);
alla Voce Repubblicana,
organo del residuale PRI (203.694,45).
Completavano la seconda categoria donazioni fra i 169 mila e i 10 mila euro
al mensile Aprile
della sinistra dei DS, al Patto
dell’ex deputato DC Mario Segni, ad Angeli,
a Cristiano Sociali News,
a La Nuova Provincia (già) Città che
Vogliamo e a Milano Metropoli.
Nel 2004 l’esborso complessivo per questa categoria di testate sarà di
29 milioni 810 mila euro.
Risulteranno assenti Il Giornale d’Italia e Il Patto. La rivista della Angeli
Editrice diventerà Quotidiano
Sociale di Angeli, passando da 91 mila a 516 mila euro."
Cooperative travestite
Di fronte al numero
sterminato di giornali assistiti la prima reazione è
di farne subito uno per prendere finalmente uno stipendio. Se Fare Vela e Sportsman -Cavalli e Corse
hanno ricevuto un finanziamento lo possono pretendere tutti, dai blog ai
giornali di quartiere.
"Le testate percettrici di contributi diretti, relativi all’anno 2003,
risultavano dunque 386,
divise in otto categorie...
TERZA CATEGORIA: cooperative vere, quasi vere, false. E cioè sessantotto «quotidiani e
periodici editi da cooperative di giornalisti o da società la cui
maggioranza del capitale sociale sia detenuta da cooperative nonché
quotidiani italiani editi e diffusi all’estero e giornali in lingua di
confine».
Notevoli, in questo elenco, i trucchi, i travestimenti e le diavolerie messe in atto
per acquisire contributi pubblici anche di notevole consistenza. La lista era
capeggiata da una strana terna: l’Avvenire,
diffuso e autorevole organo della potente Conferenza Episcopale Italiana, con
5.999.900,04 euro;
Italia Oggi,
battagliero «quotidiano economico, giuridico e politico, per i professionisti
dell’economia e del diritto» della ClassEditori (gruppo con 270 dipendenti,
quotato in Borsa ma formalmente posseduto al 50,01 per cento dalla coop
Coitalia), con 5.061.277,60;
Il Manifesto,
storico «quotidiano comunista», edito dalla cooperativa editoriale più
autentica e più autorevole esistente nel nostro Paese, con 4.441.529,33.
Dietro il Primorski Dnevnik
(2.969.627,17 euro),
una decina di altre testate dalla svariata tipologia e qualità,
accreditate di contributi fra i 2
milioni e i 2 milioni e mezzo di euro: America Oggi, «quotidiano
italiano pubblicato negli Stati Uniti»; Conquiste
del Lavoro, «quotidiano della CISL fondato nel 1948 da Giulio
Pastore» (2.582.284,89);
l’Avanti!
«quotidiano socialista»; Il
Cittadino, «quotidiano lodigiano e del SudMilano»; Corriere di Forlì,
Corriere di Perugia,
Corriere di Firenze,
Corriere Canadese, Corriere del Giorno di Puglia e Basilicata,
Il Corriere Mercantile,
Editoriale Oggi
(Ciociaria Oggi e Latina Oggi del gruppo di Ciarrapico), Giornale Nuovo della Toscana
(«testata distribuita esclusivamente in abbinamento con il quotidiano Il
Giornale»), Il Globo,
Nuovo Oggi Molise
(gruppo Ciarrapico), Sportsman
- Cavalli e Corse, Voce
di Romagna…
Per il resto, si rilevavano due corposi contributi superiori al milione e 800 mila (Il Sannio Quotidiano,
«primo quotidiano di Benevento» e Rinascita).
A seguire il milione e 601
mila euro della Dolomiten
di Bolzano, il milione e 586
mila di Scuola
Snals, il milione
e 406 mila di Nuovo
Corriere Bari Sera, il milione
e 313 mila di Provincia
Quotidiano di Frosinone, il milione e 224 mila del Cittadino Oggi di Siena,
il milione e 185 mila
della Verità,
il milione e 272 mila
della Voce di Mantova;
i buoni piazzamenti, sul
milione di euro, dell’agenzia
Area (storicamente legata all’area ex PCI e fornitrice di
decine di emittenti locali) e di Ottopagine
(«quotidiano dell’Irpinia a diffusione regionale» in vendita a 50 centesimi);
i 916 mila euro
di Dossier News
di Caserta - Il Giornale, gli 891
mila di Cronache
del Mezzogiorno, i 753
mila dell’agenzia
Dire.
Una serie di testate venivano sostenute con un contributo annuo di 516 mila euro:
Fare Vela,
Luna Nuova, Carta, Motocross, Il Mucchio Selvaggio («settimanale
di musica rock, cinema, libri e video»), La Nuova Ecologia di Legambiente, Rassegna Sindacale
(«settimanale della CGIL specializzato sui temi del sindacato e del lavoro»),
Il Salvagente
(«settimanale dei diritti, dei consumi e delle scelte» nato nel 1989 come
supplemento all’Unità), Trenta
Giorni nella Chiesa e nel Mondo («mensile internazionale
diretto da Giulio Andreotti»)…
A seguire, con contributi di minore entità, due mensili come Noi Donne (storica rivista
femminile nata nel 1937 a
Parigi, espressione dell’UDI, Unione Donne Italiane) e Minerva del Club delle
Donne, l’associazione romana guidata dall’ex PSI Annamaria Mammoliti, Chitarre del Musichiere
Soc. coop a r.l. e Jam
«viaggio nella musica», testate come Metropolis
(quotidiano che «opera a partire dagli anni 90 nell’area
stabiese-sorrentina, tornese vesuviana, agro-nocerino-sarnese, salernitano,
avellinese»), il settimanale in sloveno Novi
Matajur, il «mensile di Agricoltura Alimentazione e Ambiente»
Oep-Notiziario Agricolo
Spazio Rurale, Ore
12, Qui
(«settimanale di informazione della Provincia di Ravenna»), il «settimanale
di Imola» Sabato Sera,
il settimanale Sole delle
Alpi che si propone di «far riscoprire le culture locali,
oramai vittime della globalizzazione culturale ed ideologica», il mensile Rivista Italiana Difesa
«pubblicazione leader del settore in Italia fin dal primo numero»...
Chiudevano questa categoria i sei
contributi più modesti, elargiti a Lucania, «quotidiano di
vita regionale» della Basilicata con redazione, società editrice,
centro stampa, concessionaria locale e concessionaria nazionale a Bari,
capoluogo della Puglia (153
mila euro); all’Umanità,
presumibile erede della vecchia testata socialdemocratica (114 mila euro); al Quotidiano di Sicilia,
«regionale di Economia Istituzioni Ambiente Lavoro Impresa Terzo settore» (108 mila); al quotidiano Domani di Bologna (76 mila); a Mari e monti (84 mila) e al «settimanale
d’informazione di Anzio e Nettuno» Il
Granchio (41
mila).
In questa categoria convergevano le quattro sottocategorie previste dall’art.
3 della legge 250 del 1990. Nel 2004 essa sarà, negli elenchi
ufficiali del Dipartimento, divisa in quattro capitoli: ventiquattro
quotidiani editi da cooperative, per complessivi 31 milioni 812 mila euro;
quindici quotidiani di società «la cui maggioranza del capitale sia
detenuta da cooperative, fondazioni ed enti morali», per complessivi 38 milioni 91 mila euro;
quattro quotidiani editi in regioni di confine, per complessivi 5 milioni 328 mila euro;
cinque quotidiani editi e diffusi all’estero, per complessivi 8 milioni 162 mila euro;
ventitré periodici editi da cooperative di giornalisti, per complessivi 9 milioni 613 mila euro.
In tutto, tre testate in più rispetto alle 68 del 2002, per un totale
esborso di circa 95 milioni
di euro."
La Chiesa
Più di 100
giornali o periodici cattolici sono finanziati dallo Stato.
Ma non erano sufficienti l'otto per mille e l'esenzione degli immobili
religiosi dall'ICI? Le nostre tasse contribuiscono a "La Voce dei Berici della Diocesi di
Vicenza" e a "La
Valsusa della Stampa Diocesana Segusina".
Imperdibili per i fedeli più devoti.
"Le testate percettrici di contributi diretti, relativi all’anno 2003,
risultavano dunque 386,
divise in otto categorie...
QUARTA CATEGORIA: in pratica, monopolio di testate facenti capo, direttamente
o indirettamente, alla Chiesa
cattolica (diocesi, arcidiocesi, ordini religiosi, conventi,
associazioni e opere pie, confraternite, ecc.). Fra i 106 «periodici editi da
cooperative, fondazioni o enti morali ovvero da società il cui
capitale sociale sia detenuto da cooperative, fondazioni o enti morali» si
contavano sulla punta delle dita di una sola mano quelli editi da
organizzazioni non cattoliche come l’Istituto Buddista e non religiose come
l’ANMIL (Associazione dei Mutilati e Invalidi del Lavoro) e la Federazione
Orticoltori.
A primeggiare era la Società
San Paolo. Fondata nel 1914 da don Giacomo Alberione, opera
in trenta nazioni «e in molteplici campi di attività: editoria
libraria, giornalistica, cinematografica, musicale, televisiva, radiofonica,
audiovisiva, multimediale, telematica; centri di studio, ricerca, formazione,
animazione». I Paolini sono impegnati programmaticamente e sistematicamente
«nella diffusione del messaggio cristiano utilizzando i mezzi che la
tecnologia mette a disposizione dell’uomo di oggi per comunicare». E la
Periodici San Paolo, in particolare, riusciva a utilizzare puntualmente anche
i contributi messi a disposizione dallo Stato italiano, assommando con sei
testate una cifra superiore al miliardo delle vecchie lire: Famiglia Cristiana (210 mila euro), Il Giornalino (210 mila), Jesus (49 mila), Vita Pastorale (34 mila), Famiglia Oggi (5 mila) e Letture (5 mila).
A parte la San Paolo, la gran parte delle testate di questa categoria si
accontentavano di contribuzioni sotto i 50 mila euro: la più bassa in
assoluto, meno di duemila euro, quella assicurata alla Impresa
Tecnoeditoriale Lombarda per la Rivista
Diocesana Milanese. Solo quindici riviste riuscivano ad
aggiudicarsi un aiuto pubblico compreso fra i 50 mila e i 100 mila euro: L’amico del Popolo (102 mila), Città Nuova della Pia Associazione Maschile opera di
Maria (94 mila),
Toscana Oggi
(89 mila), La Vita del Popolo dell’Opera San Pio X (82 mila), Corriere di Saluzzo (80 mila), Verona Fedele (74 mila), Il Popolo dell’Opera Odorico da Pordenone
(65 mila), La Vita Cattolica (64 mila), L’Azione della Diakonia Ecclesiale
(63 mila), La Difesa del Popolo (61 mila), La Voce dei Berici della Diocesi di Vicenza (57 mila), Adista «fatti, notizie,
avvenimenti su mondo cattolico e realtà religiose» (56 mila), La Voce del Popolo
«settimanale di informazione della cultura cattolica di Brescia. Documenti e
informazioni sulla Diocesi e sulla Curia Vescovile» (56 mila), Il Nuovo Rinascimento dell’Istituto Buddista Italiano Soka
Gakkai (52 mila)
e La Valsusa della Stampa
Diocesana Segusina (51 mila). Nel 2004 queste testate
passeranno da 106 a 115,
per una contribuzione complessiva di 3
milioni 674 mila."
Estero
La nostra immagine all'estero tra la spazzatura, la moglie di Mastella e la
solidarietà di Prodi è ormai compromessa. Anche le testate finanziate per stranieri e emigranti all'oscuro di
quello che avviene nel nostro Paese, come l'arcinoto "Polesani nel mondo" o il Gruppo l'Espresso (1 milione
700 mila euro di contributi all'anno) potranno fare poco per cambiare la
situazione.
"Le testate percettrici di contributi diretti, relativi all’anno 2003,
risultavano dunque 386,
divise in otto categorie...
LE ALTRE CATEGORIE/ ESTERO:
- 124
«giornali italiani pubblicati e diffusi all’estero». Cinque i giornali
più gratificati: Fiamma
(Australia) con 143 mila
euro, Pagina
(Svizzera) con 89 mila,
Cittadino Canadese
(Canada) con 53 mila,
Corriere Italiano
(Canada) con 51 mila,
Eco
(Svizzera) con 49 mila.
Nel 2004 queste testate risulteranno 133,
che si divideranno in tutto 1
milione 446 mila euro.
- fra le 23
«pubblicazioni edite in Italia e diffuse prevalentemente all’estero»,
predominava il Messaggero di
S. Antonio,
della Provincia Padovana dei Frati minori conventuali, con 109 mila euro. A una certa
distanza, i 67 mila dell’Aise (Sogedi). Tutte le
altre, fra i 27 mila euro di Inform
e i 6 mila
di Voce Buccino
(Imprenda Angelo Maria): Abruzzo
nel Mondo, Bellunesi
nel Mondo, Emigrazione
Siciliana, Migranti
Press, Notizie Fatti
e Problemi dell’Emigrazione, Polesani
nel Mondo, Santo dei
Miracoli (ancora S. Antonio da Padova), Servizio Migranti, Sicilia Mondo, Trentini nel Mondo, Trevisani nel Mondo, Voce dell’Emigrante, ecc.
Anche nel 2004 le pubblicazioni di questo capitolo di spesa – 619 mila euro saranno 23.
- due
«quotidiani italiani teletrasmessi in paesi diversi da quelli membri
dell’Unione Europea». In sostanza, si erogavano due milioni di euro ai due
più importanti gruppi editoriali del Paese, l’Editoriale L’Espresso e
la RCS, per
finanziare la teletrasmissione all’estero della Repubblica (1 milione e 700 mila) e
del Corriere della Sera
(700 mila).
Nel 2004, nessuna variazione: stessa cifra per le stesse due testate."
Il Sole 24 ore
La Confindustria
vuole il libero mercato. Il taglio della spesa pubblica. L'allontanamento degli
statali fannulloni. Vuole la legge 30/Maroni, il precariato. E, come è
ovvio, anche il profitto di
impresa. Il suo giornale, Il Sole 24 Ore, ha ricevuto contributi pubblici per
19.222.787 euro nel 2006. Un quotidiano liberista/statalista che fa utili con
le nostre tasse. Un esempio di coerenza
contro lo spreco.
"La bibbia del libero mercato in Italia è – o dovrebbe essere –
il nostro più grande quotidiano economico, Il Sole 24 Ore. Uno splendido prodotto editoriale
e un’impresa che fa utili.
Fondato nel 1865, è tra i nostri quotidiani più diffusi (347
mila copie al giorno nel marzo 2007). Per l’esattezza il terzo, dopo il Corriere della Sera (660 mila)
e La Repubblica (629
mila), quasi a pari quota con la Gazzetta
dello Sport (343 mila). Ha fama di testata autorevole e rigorosa,
non solo per le ricche e impeccabili informazioni di servizio che
quotidianamente fornisce alle imprese e agli imprenditori. Quotidianamente
dalle sue colonne si documentano le interferenze
dello Stato nel mercato, le politiche assistenziali e le
numerose anomalie che si registrano in Italia nel rapporto fra istituzioni
pubbliche ed economia. Ma c’è una notizia – una cosa, diciamo
così, abbastanza rilevante e certamente anomala nel panorama
internazionale dell’informazione, dell’economia e della politica – che Il
Sole 24 Ore non ha mai fornito ai propri lettori: i contributi erogati dallo Stato
al Sole 24 Ore.
Trattasi di un apporto annuo agli utili degli azionisti di questo giornale,
in definitiva alla Confindustria – sotto forma d’integrazioni per l’acquisto
della carta e di agevolazioni tariffarie – che ha raggiunto, come si è
scoperto nel 2006, la bella cifra di oltre 19.222.787 euro (di un contributo pubblico di
257.448 euro
gode anche Radio 24 - Il Sole 24
Ore).
Solo con le agevolazioni per la spedizione postale, Il Sole 24 Ore, il
giornale italiano che in assoluto ha più abbonati, “risparmia” 11 milioni e mezzo di euro
l’anno. Per ogni copia spedita ai propri abbonati, invece di 26 centesimi, ne
sborsa 11. Il resto ce lo mette lo Stato.
«Da liberista», lo stimato e bravo direttore del Sole 24 Ore, Ferruccio De Bortoli, si
dichiara «contrario agli incentivi pubblici». E allora? «In linea di
principio, credo che se ci fossero le condizioni di competizione più
aperta ed anche condizioni di distribuzione più capillare, credo che
naturalmente si potrebbe discutere in termini di mercato». Nel frattempo,
evidentemente, se ne può fare a meno. Una cosa sono i principi,
un’altra sono i dané."
Carlo De Benedetti
Quando ho scoperto che all'ingegner De Benedetti lo Stato dà meno di venti milioni di euro di
contributi all'anno ci sono rimasto male. Così poco? Per la
libertà che ci offre sulle sue testate è nulla, una miseria. La
libertà non ha prezzo, ma quella che ci regala il Gruppo l'Espresso è
valutata troppo poco. Grazie
Ingegnere, grazie. Poteva chiedere di più, ma non lo ha fatto. Un vero
signore.
"Né lo Stato poteva dimenticare di prestare soccorso alle encomiabili
intraprese editoriali del “re della finanza” Carlo De Benedetti. Così,
in un anno, 16.186.244 euro
fra quelli prelevati dalle tasche degli italiani finiscono nelle casse dell’Espresso-La Repubblica,
gruppo già ricco di suo di entrate da vendita di copie, da raccolta
pubblicitaria e da “prodotti collaterali” (libri, dvd, ecc.). Il quotidiano
fondato da Scalfari
e dal principe Carlo
Caracciolo viene anche teletrasmesso
in America e in Australia a nostre spese (1.351.640 euro l’anno)."
Il Corriere della Sera
Il pesce più
grosso dello stagno è quello che non si è fatto
prendere. RCS
(Corriere della Sera) è il primo gruppo, sia per contributi ricevuti
dallo Stato che per le
prediche sul taglio dei costi della Casta. Paolo Mieli è
meglio di una vecchia carpa. I suoi giornalisti fanno i moralizzatori, ma RCS
incassa in un anno un malloppo di
23.507.613 euro. Quando andate in edicola il Corriere
pretendelo gratis, lo avete già pagato in anticipo con le vostre
tasse.
"Paolo Mieli, che sul Corriere
della Sera (proprietà del “salotto buono” della
finanza italiana) pubblica sempre più frequentemente bellissime
inchieste e severi interventi sui “costi della politica”, sa che gli utili della RCS vengono
rimpolpati dallo Stato, con provvidenze annue che hanno raggiunto la
ragguardevole cifra di 23.507.613
euro, la più alta in assoluto nella classifica delle
aziende editoriali assistite.
...sui 60 milioni di euro l’anno di finanziamenti ai “giornali di partito” si
concentravano comprensibilmente, le due autorevoli firme del Corriere della
Sera Rizzo e Stella,
in tre delle 250 pagine del libro La Casta. Vi si affermava che «tutto nasce
da un ritocco alle norme sulla stampa di partito approvato anni fa per
accontentare l’ex sindaco di Torino Diego Novelli, che allora faceva parte
del comitato editoriale del settimanale Avvenimenti, organo dell’associazione
Altritalia». Vi si faceva accenno alla norma, perciò introdotta, in
base alla quale «per avere i contributi bastava che un giornale si facesse
sponsorizzare da due
parlamentari». Una norma di cui approfittarono in molti e che
per questa ragione fu modificata con la Finanziaria del 2001: «Per rimanere
attaccati alla mammella statale bastava trasformarsi in una cooperativa». E
in molti si trasformarono in cooperativa. Rizzo e Stella chiudevano il loro
breve excursus sulla questione con l’argomento agitato da Feltri per difendere i 5.371.000 euro percepiti
nel solo 2003 dal suo Libero,
in quanto organo del Movimento Monarchico Italiano. Sosteneva Feltri: «Nel
2003 la RCS con
tutte le sue testate ebbe per la carta
8,6 milioni di euro, Libero
463.000.
Conclusione: “Mi dici perché noi dovremmo essere i soli in Italia a non
percepire un euro?”». Commentavano Rizzo e Stella, chiudendo quelle tre
paginette: «Non proprio i “soli”, via... ».
È da escludere che Rizzo e Stella si siano limitati a parlare dei 60
milioni di euro l’anno di finanziamenti ai “giornali di partito” («virgolette
obbligatorie: non tutti lo sono davvero») per una qualche inconsapevole forma
di autocensura da dipendenti
della RCS, percettrice di 23
milioni e mezzo di euro dei 700 milioni che costituiscono
l’enorme risorsa di danaro che ha cementato la Casta dei giornali,
contribuendo a rendere intoccabile
la Casta dei politici italiani, cooptando e assimilando nella
complessiva casta del ceto politico quelli che, secondo una vulgata
anglosassone pappagallescamente ribadita da noi a parole, dovrebbero essere i
«cani da guardia della democrazia»".
I politici-editori
I contributi pubblici per l'editoria dovevano sostenere i giornali di
partito, ma sono andati, per la maggior parte, agli editori privati. In fondo
non c'è differenza, perchè i veri giornali di partito sono Il Corriere, La
Repubblica, Il Sole 24 Ore, La Stampa, Il Messaggero, Il Foglio, Il
Riformista, eccetera, eccetera. Dietro a questi giornali ci sono gli
interessi economici di persone e di gruppi privati. Il salotto buono del Corriere
con Ligresti, Passera, Della Valle e Elkann, tra gli altri. La Confindustria,
De Benedetti, Berlusconi, Cordero di Montezemolo, Caltagirone... Gli editori
sono loro, i soldi sono sempre
i nostri.
"Era Italia Oggi
a pubblicare, insieme a Libero,
il 12 maggio 2007, una propria «elaborazione sui dati della Presidenza del
Consiglio dei ministri» che riclassificava la tabella sui finanziamenti
all’editoria. Se ne ricavava un fondato e inequivocabile documento
intitolato: «I grandi giornali battono quelli politici. Sono Corriere, Repubblica e Sole i re del contributo
pubblico».
Senza conteggiare gli importi di mutui e vecchi contributi per l’acquisto
della carta erogati in base alla legge del 1981 e ancora attivi nello stato
patrimoniale di molti giornali, la tabella si riferiva ai fondi della
Presidenza del Consiglio del 2006 e al credito agevolato relativo al 2004. E
assommava sei tipologie di
benefici: agevolazioni dirette per stampa di partito, di
movimenti e di cooperative; crediti d’imposta (2004), contributi per
l’acquisto della carta, riduzione delle tariffe postali per le spedizioni in
abbonamento di quotidiani e allegati, costi pubblici della ristrutturazione
(legge 416) e provvidenze per la teletrasmissione all’estero. In tutto
venivano considerate 54 testate, finanziate per un importo complessivo sui 200 milioni di euro.
Ne emergeva un quadro impressionante.
La RCS, il Sole 24 Ore e il gruppo Espresso-Repubblica, da soli,
incassavano in un anno 58.916.624
euro (rispettivamente 23 milioni e mezzo, 19 milioni e 16
milioni). Più o meno la stessa cifra riconosciuta complessivamente a tutte le testate di partito,
di movimento e di
cooperativa messe insieme.
Altri 20-25 milioni di euro
se li aggiudicavano i “giornali
indipendenti” regionali o sportivi, con in testa La Stampa (7 milioni di euro), il
gruppo Giorno-Carlino-Nazione
con più di 3 milioni,
il gruppo Caltagirone
(Messaggero-Mattino-Gazzettino)
con poco meno di 3 milioni
e il Corriere dello Sport
con quasi 2 milioni.
Al quarto posto assoluto, il tricìpite Avvenire (proprietà Conferenza Episcopale,
forma Fondazione ed equiparazione a coop) con più di 10 milioni di euro. Al
quinto, l’ammiraglia dei giornali politici, L’Unità, con più di 9 milioni. Seguivano
l’ineffabile Conquiste del
Lavoro con 6
milioni e mezzo, e l’arrembante Libero con 5
milioni e mezzo.
Complessivamente, la triade
di battaglia politica quotidiana contro
i vizi e l’assistenzialismo
della politica – Libero,
Il Foglio e Il Riformista – risultava
mantenuta dall’erario per più di 11 milioni di euro."
Feltri e' una ONLUS
Feltri è un giornalista geneticamente modificato. Nel
suo DNA sono stati introdotti i contributi pubblici. E' una malattia grave
per un padano che ha lottato (si fa per dire) contro Roma Ladrona. Per ogni
giù c'è sempre un su, per ogni men c'è sempre un
più di 5,5 milioni
all'anno per Libero. Feltri fa del bene ai suoi giornalisti,
alla sua pipa e al suo stipendio. Per questo può essere promosso a
ONLUS.
"LIBERO: DA COOP A FONDAZIONE.
Già titolare di contributi come organo del Movimento
Monarchico Italiano, poi confermato beneficiario delle stesse regalìe
mediante trasformazione in cooperativa, Libero a fine dicembre 2006 diventava
“s.r.l.”. «E i contributi assicurati dalla legge per l’editoria a tutte le
testate edite da cooperative di giornalisti?», si chiedeva retoricamente
Italia Oggi (anch’essa cooperativa, si fa per dire, di giornalisti). «Niente
paura, gli amministratori di Libero hanno pensato a ogni eventualità
e, ispirandosi alla formula di Avvenire, il quotidiano della Conferenza
Episcopale che mai come questa volta ha fatto scuola, hanno creato una
Fondazione ONLUS che controllerà la s.r.l. e quindi, a cascata, il
giornale».Sarebbero salvi, dunque, «i circa 5,5 milioni di euro di contributi
che Libero incassava ogni anno come prodotto edito da cooperativa, e che
continuerà a percepire in quanto edito da fondazione».E comunque,
cooperativa o fondazione, «a tirare le fila del discorso, sempre la famiglia
Angelucci». Famiglia ovviamente non di giornalisti, ma di titolari di lucrose
imprese sanitarie. Che tirava le fila – senza aver nulla da spartire col
socialismo – anche del Riformista, il noto organo del “Movimento per le
Ragioni del Socialismo”".
Un miliardo di euro all'anno
Se l'editoria ci costasse solo un miliardo di euro di
finanziamenti all'anno ce ne faremmo una ragione. Ma il costo della
disinformazione ci costa molto di più. L'economia senza informazione
libera non si sviluppa. Genera mostri come Tanzi, Cragnotti, Fiorani e
Consorte. Produce milioni di cittadini derubati. La Parmalat insegna, tutti
sapevano, nessuno lo scriveva. Senza informazione libera non c'è
mercato e neppure protezione per i consumatori. Giornali servi producono
un'economia di ladri.
"Quanto costa complessivamente agli italiani il sistema
di provvidenze accumulatosi nel tempo a favore, diciamo così,
dell’editoria?Considerata la molteplicità delle normative stratificatesi
nel tempo, con emendamenti, sub-emendamenti, sovrapposizioni e integrazioni,
mediante il ricorso a differenti strumenti legislativo-finanziari; rilevata
l’evidente indeterminatezza delle numerosissime e non sempre inequivocabili
tipologie di contributi e rimborsi; tenuto conto della pluralità delle
fonti decisionali e di spesa; constatato infine l’intreccio dei tempi
applicativi (o anche di sospensione) di ogni singola tipologia di contributo,
è oggettivamente problematico, se non impossibile, acquisire e dare
una cifra esatta e incontestabile delle pubbliche sovvenzioni per
l’editoria.Provando a prendere come riferimento i contributi per il 2005, si
potrebbero quantificare quelli della Presidenza del Consiglio per la sola
carta stampata – articolati su sette voci (contributi diretti, credito
d’imposta per la carta, agevolazioni postali, credito agevolato per gli
investimenti, credito d’imposta per investimenti, fondo mobilità e
rimborsi per teletrasmissione) – complessivamente in 600 milioni circa. Ad
essi vanno aggiunte le provvidenze per radio e televisioni locali (radio di
organi politici, rimborso per il costo delle agenzie, agevolazioni elettriche
e satellitari) e del ministero delle Telecomunicazioni (contributi radio e TV
tramite i Comitati regionali per la comunicazione, contributi per il
digitale, integrazioni telefoniche e satellitari per giornali e radio e TV),
calcolabili in 180 milioni.Ma non abbiamo ancora considerato i circa 120
milioni delle “convenzioni” con la RAI e le agenzie di stampa. Né considerato
altre spesucce come i 10 milioni per le “dirette parlamentari” di Radio
Radicale.Ci sarebbero poi da conteggiare, per una corretta quantificazione
dell’intero esborso pubblico in favore dell’editoria, le convenzioni firmate
dai vari Ministeri con agenzie e organi d’informazione, gli interventi a loro
favore di Regioni ed enti, ecc. L'esborso complessivo dello Stato italiano a
favore della Casta dell’editoria – compresi i peones della comunicazione e
poche decine di piccole e medie testate e imprese, in essa cooptate o ad essa
assimilate, che cercano di fare dignitosamente informazione – tende a toccare
il tetto dei mille milioni di euro."
Fonte: Beppe Lopez, La Casta dei giornali, ed. Nuovi Equilibri
|