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Documentazione   Documento inserito il 2-2-2008


 

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Dossier Costi della politica

 

 

 

http://www.beppegrillo.it/casta-giornali.php sabato 26 gennaio 2008

Fonte: Beppe Lopez, La Casta dei giornali, ed. Nuovi Equilibri

 

Finanziamenti pubblici all'editoria italiana (La Casta dei Giornali)


E' uscito un libro di Beppe Lopez "La Casta dei Giornali" edizioni Nuovi Equilibri, che documenta gli ingenti finanziamenti elargiti dallo Stato a tutti i quotidiani italiani (quelli di partito, i grandi giornali privati, le vere cooperative, le finte cooperative, i quotidiani locali ed esteri). Questi finanziamenti elargiti ai giornali dai partiti minano l'indipendenza dell'informazione in Italia (oltre ad appesantire la gia' consistente spesa pubblica). Grillo ne ha tratto una esilarante saga, pubblicata a puntate sul suo blog, che io qui riporto.

Soldi pubblici, informazione privata

Il finanziamento pubblico ai giornali costa al cittadino italiano quasi un miliardo di euro all’anno. L’editoria, può quindi, a pieno titolo essere definita editoria di Stato. Ci sono buoni e anche ottimi giornalisti, quelli che scrivono rischiando la pelle, quelli emarginati, quelli sotto pagati. Il V-Day (25 aprile 2008) non è contro di loro, ma contro l’ingerenza della politica nell’informazione. Il lettore non conta nulla per l’editore di un giornale, contano di più i finanziamenti pubblici (partiti), la pubblicità (Confindustria, ABI, Confcommercio) e i gadget (dvd, fumetti, eccetera)...

Soldi pubblici, informazione privata.

“ Ma quanti sanno che lo Stato finanzia il Corriere della Sera, rimpolpando gli utili degli azionisti della RCS con elargizioni calcolate, per un solo anno, in 23 milioni di euro?
E come commentare il fatto che gli italiani, tutti gli italiani, lavoratori e imprenditori, laici e cattolici, piemontesi e siciliani – oberati, tutti insieme e individualmente, dal più alto debito pubblico dell’Occidente (che nel 2006 ha sfondato il tetto dei 1.600 miliardi di euro) e da interessi sul debito colossali (ogni anno il 6% del PIL) – siano costretti a finanziare, fra gli altri il giornale della Confindustria con più di 19 milioni di euro l’anno, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana con più di 10 e il quotidiano della Fiat con 7 milioni di euro?

La Mondadori, notoriamente, non ha un quotidiano. Si accontenta, diciamo così, di fare la parte del leone in edicola con i periodici e in libreria con i libri. Come la prendereste se vi dicessero che, solo sotto forma di credito di imposta sulle spese sostenute per l’acquisto della carta in un anno, l’azienda di Silvio Berlusconi è stata da noi sostenuta con un contributo di 10 milioni di euro? E che in un solo anno risulta aver avuto dallo Stato uno sconto, per le spedizioni postali, di quasi 19 milioni di euro?

Tutti conoscono Giuliano Ferrara e il suo Foglio, Vittorio Feltri e il suo Libero, Antonio Polito (poi sostituito da Paolo Franchi) e il suo Riformista. Pochi sanno che costoro possono fornire il loro esuberante apporto alla vita politica e istituzionale del Paese grazia al nostro diretto apporto economico. Insomma ci costano complessivamente più di 12 milioni di euro.”

Missione macero!

Tra le cause dell'emergenza spazzatura ci sono i giornali. Non solo in senso metaforico, perchè non hanno informato su ecomafia e raccolta differenziata, ma con il loro contributo diretto. L' immondizia è prodotta dagli editori in modo consapevole. Stampano per prendere i contributi dallo Stato e riempire i bidoni della spazzatura.

"Ora che sono scomparsi compositori, linotipisti e impaginatori, lo stampatore è rimasto l'unico nei giornali a tenere alta la bandiera dell'arte tipografica. Si può immaginare, dunque, l'avvilimento dei rotativisti dell'Unità quando ogni notte sono costretti a produrre 16 mila copie di scarto per consentire alla Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A. di incassare dallo Stato, solo con esse, 250 mila euro annui di contributi, che concorrono a quelli che complessivamente le spettano (6,5 milioni di euro) per il fatto di stamparne ogni notte 120 mila, anche se potrebbe mandarne in edicola solo 80 mila, visto che se ne vendono meno di 60 mila. Una resa del 50% di copie non si era mai vista prima dell'avvento delle provvidenze per l'editoria.

Ma si è visto e si vede anche di più, Europa, il quotidiano della Margherita, notoriamente vende sotto le 5 mila copie, diciamo molto sotto. Eppure, per incamerare più di 3 milioni di euro l'anno in pubblici contributi, la sua amministrazione deve farne stampare 30 mila copie. Sapendo perfettamente che fine faranno: al macero. Con quanti danni per l'erario, per la dignità professionale di tutte le persone coinvolte e persino per i boschi e per i polmoni dell'umanità, è facile immaginare."

Politici e affini

Gli italiani sono in leggera controtendenza. Leggono poco, ma in compenso hanno un numero di giornali sterminato finanziato dalle loro tasse. Da cosa dipende? Dalla scelta eccessiva che confonde il lettore? Dall'informazione asservita ai finanziatori politici?

"Le testate percettrici di contributi diretti, relativi all’anno 2003, risultavano dunque 386, divise in otto categorie, di cui le prime tre primariamente coinvolte nelle polemiche sui soldi ai “giornali di partito”, a sedicenti “movimenti” e alle vere e finte cooperative.

PRIMA CATEGORIA: tredici «giornali organi di movimento politico avente un proprio gruppo parlamentare o due eurodeputati eletti nelle proprie liste, nonché giornali organi di minoranze linguistiche aventi un rappresentante in parlamento».

La lista era capitanata dall’Unità, con un contributo complessivo di 6.817.231,05 euro. Al giornale dell’ex PCI, ex PDS e ora DS, si affiancavano altre due testate di partiti provenienti dalla stessa area ex PCI: il quotidiano Liberazione, di Rifondazione Comunista, percettore di un contributo di 3.718.490,08 euro, e il settimanale dei Comunisti Italiani (PDCI) Rinascita della Sinistra (907.314,84).

Era assente dalle edicole e dai contributi con un proprio giornale Forza Italia, il più importante partito dell’altro fronte, il centrodestra (salvo che per i 563.604,85 assicurati al mensile Liberal di Ferdinando Adornato). Due corpose contribuzioni venivano però assicurate alla Lega Nord per La Padania (4.028.363,80) e ad Alleanza Nazionale per il Secolo d’Italia, appartenente al “Secolo d’Italia di Gianfranco Fini” (3.098.741,40).

Per quello che riguarda l’area dell’ex DC, in testa era “Democrazia è Libertà – La Margherita” con il quotidiano Europa (3.138.526,10). Ma anche La Discussione, «giornale fondato da Alcide de Gasperi» e ora oscuro quotidiano della Democrazia Cristiana per le Autonomie, riusciva ad accaparrarsi la bella cifra di 2.582.284,49 euro. Mentre Democrazia Cristiana, edito da “Balena Bianca piccola società Coop Giornalistica a r.l.”, si accontentava di 157.545,10.

Contributi sul milione di euro risultavano versati agli organi di altri due gruppi politici: 1.032.913,80 alla Sudtiroler Volkspartei, per la testata Zukunft in Sudtirol; 1.020.390,93 ai Verdi per Il Sole che ride.

Completavano l’esborso pubblico per la prima categoria di testate sovvenzionate i 602.024,10 al settimanale Avanti! della Domenica (i socialisti dello SDI) e i 297.146,28 a Le Peuple Valdôtain dell’Union Valdôtaine.

Le tredici testate di questa categoria si ritroveranno nei contributi 2004, perlopiù con cifre in crescita, per un totale di 26 milioni 694 mila euro. Al posto del Sole che ride, una “new entry”: Il Socialista Lab, del Nuovo PSI, con 36 mila euro."

Le sedicenti cooperative

La cooperativa, secondo il dizionario della lingua italiana, è una società di produzione fondata sul capitale, il lavoro e il profitto impiegati o distribuiti in comune. Libero e il Foglio sono cooperative? Il capitale è il nostro, il lavoro è per il loro padrone e i profitti sono i loro stipendi. In comune ci sono solo le nostre tasse.

"Le testate percettrici di contributi diretti, relativi all’anno 2003, risultavano dunque 386, divise in otto categorie...

SECONDA CATEGORIA: ex “movimenti” ora sedicenti cooperative. E cioè ventidue «quotidiani editi da cooperative costituite entro il 30 novembre 2001, già organi di movimenti politici».

Si entrava in una galleria di testate più varie ed eterogenee, che erano riuscite ad acquisire il diritto ai contributi attraverso vie controverse. A cominciare da Libero (5.371.151,76) e dal Foglio (3.511.906,92). Quattro quotidiani, meno noti e meno diffusi di questi due, si aggiudicavano tutti la stessa bella cifra di 2.582.284,49 euro: Il Giornale d’Italia, Linea («giornale del Movimento Sociale Fiamma Tricolore»), Torino Cronaca-Il Borghese e Roma. Per entità del contributo, seguivano un altro quotidiano napoletano, Il Denaro, con 2.238.168,15 e Il Riformista – più esattamente: «Nuovo Riformista (già) Le Ragioni del Socialismo» – con 2.179.597,05. Con poco meno (2.065.827,60) faceva la sua bella figura l’Opinione delle Libertà di Diaconale. Altri due corposi contributi risultavano assegnati al quotidiano cremonese La Cronaca (1.874999,72) e al Campanile Nuovo dell’UDEUR, il partito dell’ex DC Clemente Mastella (1.153.084).

Contributi più limitati andavano, fra gli altri: alla Gazzetta Politica dell’ex dirigente del PSI Claudio Signorile (516.456,90); a Metropoli Day, «settimanale di informazione che pubblica notizie di attualità politica, costume, eventi sportivi e culturali, attualità e tanto altro ancora che riguardano i Comuni di Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Poggio a Caiano, Calenzano, Signa e Lastra a Signa» (516.456,90); al settimanale Avvenimenti, fondato dall’ex deputato PCI Diego Novelli (451.992,60); ad Area, dell’Area Editoriale s.r.l. (451.992,60); alla Voce Repubblicana, organo del residuale PRI (203.694,45).

Completavano la seconda categoria donazioni fra i 169 mila e i 10 mila euro al mensile Aprile della sinistra dei DS, al Patto dell’ex deputato DC Mario Segni, ad Angeli, a Cristiano Sociali News, a La Nuova Provincia (già) Città che Vogliamo e a Milano Metropoli.

Nel 2004 l’esborso complessivo per questa categoria di testate sarà di 29 milioni 810 mila euro. Risulteranno assenti Il Giornale d’Italia e Il Patto. La rivista della Angeli Editrice diventerà Quotidiano Sociale di Angeli, passando da 91 mila a 516 mila euro."

Cooperative travestite

Di fronte al numero sterminato di giornali assistiti la prima reazione è di farne subito uno per prendere finalmente uno stipendio. Se Fare Vela e Sportsman -Cavalli e Corse hanno ricevuto un finanziamento lo possono pretendere tutti, dai blog ai giornali di quartiere.

"Le testate percettrici di contributi diretti, relativi all’anno 2003, risultavano dunque 386, divise in otto categorie...

TERZA CATEGORIA: cooperative vere, quasi vere, false. E cioè sessantotto «quotidiani e periodici editi da cooperative di giornalisti o da società la cui maggioranza del capitale sociale sia detenuta da cooperative nonché quotidiani italiani editi e diffusi all’estero e giornali in lingua di confine».

Notevoli, in questo elenco, i trucchi, i travestimenti e le diavolerie messe in atto per acquisire contributi pubblici anche di notevole consistenza. La lista era capeggiata da una strana terna: l’Avvenire, diffuso e autorevole organo della potente Conferenza Episcopale Italiana, con 5.999.900,04 euro; Italia Oggi, battagliero «quotidiano economico, giuridico e politico, per i professionisti dell’economia e del diritto» della ClassEditori (gruppo con 270 dipendenti, quotato in Borsa ma formalmente posseduto al 50,01 per cento dalla coop Coitalia), con 5.061.277,60; Il Manifesto, storico «quotidiano comunista», edito dalla cooperativa editoriale più autentica e più autorevole esistente nel nostro Paese, con 4.441.529,33.

Dietro il Primorski Dnevnik (2.969.627,17 euro), una decina di altre testate dalla svariata tipologia e qualità, accreditate di contributi fra i 2 milioni e i 2 milioni e mezzo di euro: America Oggi, «quotidiano italiano pubblicato negli Stati Uniti»; Conquiste del Lavoro, «quotidiano della CISL fondato nel 1948 da Giulio Pastore» (2.582.284,89); l’Avanti! «quotidiano socialista»; Il Cittadino, «quotidiano lodigiano e del SudMilano»; Corriere di Forlì, Corriere di Perugia, Corriere di Firenze, Corriere Canadese, Corriere del Giorno di Puglia e Basilicata, Il Corriere Mercantile, Editoriale Oggi (Ciociaria Oggi e Latina Oggi del gruppo di Ciarrapico), Giornale Nuovo della Toscana («testata distribuita esclusivamente in abbinamento con il quotidiano Il Giornale»), Il Globo, Nuovo Oggi Molise (gruppo Ciarrapico), Sportsman - Cavalli e Corse, Voce di Romagna

Per il resto, si rilevavano due corposi contributi superiori al milione e 800 mila (Il Sannio Quotidiano, «primo quotidiano di Benevento» e Rinascita). A seguire il milione e 601 mila euro della Dolomiten di Bolzano, il milione e 586 mila di Scuola Snals, il milione e 406 mila di Nuovo Corriere Bari Sera, il milione e 313 mila di Provincia Quotidiano di Frosinone, il milione e 224 mila del Cittadino Oggi di Siena, il milione e 185 mila della Verità, il milione e 272 mila della Voce di Mantova; i buoni piazzamenti, sul milione di euro, dell’agenzia Area (storicamente legata all’area ex PCI e fornitrice di decine di emittenti locali) e di Ottopagine («quotidiano dell’Irpinia a diffusione regionale» in vendita a 50 centesimi); i 916 mila euro di Dossier News di Caserta - Il Giornale, gli 891 mila di Cronache del Mezzogiorno, i 753 mila dell’agenzia Dire.

Una serie di testate venivano sostenute con un contributo annuo di 516 mila euro: Fare Vela, Luna Nuova, Carta, Motocross, Il Mucchio Selvaggio («settimanale di musica rock, cinema, libri e video»), La Nuova Ecologia di Legambiente, Rassegna Sindacale («settimanale della CGIL specializzato sui temi del sindacato e del lavoro»), Il Salvagente («settimanale dei diritti, dei consumi e delle scelte» nato nel 1989 come supplemento all’Unità), Trenta Giorni nella Chiesa e nel Mondo («mensile internazionale diretto da Giulio Andreotti»)…

A seguire, con contributi di minore entità, due mensili come Noi Donne (storica rivista femminile nata nel 1937 a Parigi, espressione dell’UDI, Unione Donne Italiane) e Minerva del Club delle Donne, l’associazione romana guidata dall’ex PSI Annamaria Mammoliti, Chitarre del Musichiere Soc. coop a r.l. e Jam «viaggio nella musica», testate come Metropolis (quotidiano che «opera a partire dagli anni 90 nell’area stabiese-sorrentina, tornese vesuviana, agro-nocerino-sarnese, salernitano, avellinese»), il settimanale in sloveno Novi Matajur, il «mensile di Agricoltura Alimentazione e Ambiente» Oep-Notiziario Agricolo Spazio Rurale, Ore 12, Qui («settimanale di informazione della Provincia di Ravenna»), il «settimanale di Imola» Sabato Sera, il settimanale Sole delle Alpi che si propone di «far riscoprire le culture locali, oramai vittime della globalizzazione culturale ed ideologica», il mensile Rivista Italiana Difesa «pubblicazione leader del settore in Italia fin dal primo numero»...

Chiudevano questa categoria i sei contributi più modesti, elargiti a Lucania, «quotidiano di vita regionale» della Basilicata con redazione, società editrice, centro stampa, concessionaria locale e concessionaria nazionale a Bari, capoluogo della Puglia (153 mila euro); all’Umanità, presumibile erede della vecchia testata socialdemocratica (114 mila euro); al Quotidiano di Sicilia, «regionale di Economia Istituzioni Ambiente Lavoro Impresa Terzo settore» (108 mila); al quotidiano Domani di Bologna (76 mila); a Mari e monti (84 mila) e al «settimanale d’informazione di Anzio e Nettuno» Il Granchio (41 mila).

In questa categoria convergevano le quattro sottocategorie previste dall’art. 3 della legge 250 del 1990. Nel 2004 essa sarà, negli elenchi ufficiali del Dipartimento, divisa in quattro capitoli: ventiquattro quotidiani editi da cooperative, per complessivi 31 milioni 812 mila euro; quindici quotidiani di società «la cui maggioranza del capitale sia detenuta da cooperative, fondazioni ed enti morali», per complessivi 38 milioni 91 mila euro; quattro quotidiani editi in regioni di confine, per complessivi 5 milioni 328 mila euro; cinque quotidiani editi e diffusi all’estero, per complessivi 8 milioni 162 mila euro; ventitré periodici editi da cooperative di giornalisti, per complessivi 9 milioni 613 mila euro. In tutto, tre testate in più rispetto alle 68 del 2002, per un totale esborso di circa 95 milioni di euro."

La Chiesa

Più di 100 giornali o periodici cattolici sono finanziati dallo Stato. Ma non erano sufficienti l'otto per mille e l'esenzione degli immobili religiosi dall'ICI? Le nostre tasse contribuiscono a "La Voce dei Berici della Diocesi di Vicenza" e a "La Valsusa della Stampa Diocesana Segusina".
Imperdibili per i fedeli più devoti.

"Le testate percettrici di contributi diretti, relativi all’anno 2003, risultavano dunque 386, divise in otto categorie...

QUARTA CATEGORIA: in pratica, monopolio di testate facenti capo, direttamente o indirettamente, alla Chiesa cattolica (diocesi, arcidiocesi, ordini religiosi, conventi, associazioni e opere pie, confraternite, ecc.). Fra i 106 «periodici editi da cooperative, fondazioni o enti morali ovvero da società il cui capitale sociale sia detenuto da cooperative, fondazioni o enti morali» si contavano sulla punta delle dita di una sola mano quelli editi da organizzazioni non cattoliche come l’Istituto Buddista e non religiose come l’ANMIL (Associazione dei Mutilati e Invalidi del Lavoro) e la Federazione Orticoltori.

A primeggiare era la Società San Paolo. Fondata nel 1914 da don Giacomo Alberione, opera in trenta nazioni «e in molteplici campi di attività: editoria libraria, giornalistica, cinematografica, musicale, televisiva, radiofonica, audiovisiva, multimediale, telematica; centri di studio, ricerca, formazione, animazione». I Paolini sono impegnati programmaticamente e sistematicamente «nella diffusione del messaggio cristiano utilizzando i mezzi che la tecnologia mette a disposizione dell’uomo di oggi per comunicare». E la Periodici San Paolo, in particolare, riusciva a utilizzare puntualmente anche i contributi messi a disposizione dallo Stato italiano, assommando con sei testate una cifra superiore al miliardo delle vecchie lire: Famiglia Cristiana (210 mila euro), Il Giornalino (210 mila), Jesus (49 mila), Vita Pastorale (34 mila), Famiglia Oggi (5 mila) e Letture (5 mila).

A parte la San Paolo, la gran parte delle testate di questa categoria si accontentavano di contribuzioni sotto i 50 mila euro: la più bassa in assoluto, meno di duemila euro, quella assicurata alla Impresa Tecnoeditoriale Lombarda per la Rivista Diocesana Milanese. Solo quindici riviste riuscivano ad aggiudicarsi un aiuto pubblico compreso fra i 50 mila e i 100 mila euro: L’amico del Popolo (102 mila), Città Nuova della Pia Associazione Maschile opera di Maria (94 mila), Toscana Oggi (89 mila), La Vita del Popolo dell’Opera San Pio X (82 mila), Corriere di Saluzzo (80 mila), Verona Fedele (74 mila), Il Popolo dell’Opera Odorico da Pordenone (65 mila), La Vita Cattolica (64 mila), L’Azione della Diakonia Ecclesiale (63 mila), La Difesa del Popolo (61 mila), La Voce dei Berici della Diocesi di Vicenza (57 mila), Adista «fatti, notizie, avvenimenti su mondo cattolico e realtà religiose» (56 mila), La Voce del Popolo «settimanale di informazione della cultura cattolica di Brescia. Documenti e informazioni sulla Diocesi e sulla Curia Vescovile» (56 mila), Il Nuovo Rinascimento dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (52 mila) e La Valsusa della Stampa Diocesana Segusina (51 mila). Nel 2004 queste testate passeranno da 106 a 115, per una contribuzione complessiva di 3 milioni 674 mila."

Estero

La nostra immagine all'estero tra la spazzatura, la moglie di Mastella e la solidarietà di Prodi è ormai compromessa. Anche le testate finanziate per stranieri e emigranti all'oscuro di quello che avviene nel nostro Paese, come l'arcinoto "Polesani nel mondo" o il Gruppo l'Espresso (1 milione 700 mila euro di contributi all'anno) potranno fare poco per cambiare la situazione.

"Le testate percettrici di contributi diretti, relativi all’anno 2003, risultavano dunque 386, divise in otto categorie...

LE ALTRE CATEGORIE/ ESTERO:
- 124 «giornali italiani pubblicati e diffusi all’estero». Cinque i giornali più gratificati: Fiamma (Australia) con 143 mila euro, Pagina (Svizzera) con 89 mila, Cittadino Canadese (Canada) con 53 mila, Corriere Italiano (Canada) con 51 mila, Eco (Svizzera) con 49 mila.

Nel 2004 queste testate risulteranno 133, che si divideranno in tutto 1 milione 446 mila euro.

- fra le 23 «pubblicazioni edite in Italia e diffuse prevalentemente all’estero», predominava il Messaggero di S. Antonio, della Provincia Padovana dei Frati minori conventuali, con 109 mila euro. A una certa distanza, i 67 mila dell’Aise (Sogedi). Tutte le altre, fra i 27 mila euro di Inform e i 6 mila di Voce Buccino (Imprenda Angelo Maria): Abruzzo nel Mondo, Bellunesi nel Mondo, Emigrazione Siciliana, Migranti Press, Notizie Fatti e Problemi dell’Emigrazione, Polesani nel Mondo, Santo dei Miracoli (ancora S. Antonio da Padova), Servizio Migranti, Sicilia Mondo, Trentini nel Mondo, Trevisani nel Mondo, Voce dell’Emigrante, ecc. Anche nel 2004 le pubblicazioni di questo capitolo di spesa – 619 mila euro saranno 23.

- due «quotidiani italiani teletrasmessi in paesi diversi da quelli membri dell’Unione Europea». In sostanza, si erogavano due milioni di euro ai due più importanti gruppi editoriali del Paese, l’Editoriale L’Espresso e la RCS, per finanziare la teletrasmissione all’estero della Repubblica (1 milione e 700 mila) e del Corriere della Sera (700 mila). Nel 2004, nessuna variazione: stessa cifra per le stesse due testate."


Il Sole 24 ore

La Confindustria vuole il libero mercato. Il taglio della spesa pubblica. L'allontanamento degli statali fannulloni. Vuole la legge 30/Maroni, il precariato. E, come è ovvio, anche il profitto di impresa. Il suo giornale, Il Sole 24 Ore, ha ricevuto contributi pubblici per 19.222.787 euro nel 2006. Un quotidiano liberista/statalista che fa utili con le nostre tasse. Un esempio di coerenza contro lo spreco.

"La bibbia del libero mercato in Italia è – o dovrebbe essere – il nostro più grande quotidiano economico, Il Sole 24 Ore. Uno splendido prodotto editoriale e un’impresa che fa utili. Fondato nel 1865, è tra i nostri quotidiani più diffusi (347 mila copie al giorno nel marzo 2007). Per l’esattezza il terzo, dopo il Corriere della Sera (660 mila) e La Repubblica (629 mila), quasi a pari quota con la Gazzetta dello Sport (343 mila). Ha fama di testata autorevole e rigorosa, non solo per le ricche e impeccabili informazioni di servizio che quotidianamente fornisce alle imprese e agli imprenditori. Quotidianamente dalle sue colonne si documentano le interferenze dello Stato nel mercato, le politiche assistenziali e le numerose anomalie che si registrano in Italia nel rapporto fra istituzioni pubbliche ed economia. Ma c’è una notizia – una cosa, diciamo così, abbastanza rilevante e certamente anomala nel panorama internazionale dell’informazione, dell’economia e della politica – che Il Sole 24 Ore non ha mai fornito ai propri lettori: i contributi erogati dallo Stato al Sole 24 Ore.

Trattasi di un apporto annuo agli utili degli azionisti di questo giornale, in definitiva alla Confindustria – sotto forma d’integrazioni per l’acquisto della carta e di agevolazioni tariffarie – che ha raggiunto, come si è scoperto nel 2006, la bella cifra di oltre 19.222.787 euro (di un contributo pubblico di 257.448 euro gode anche Radio 24 - Il Sole 24 Ore).

Solo con le agevolazioni per la spedizione postale, Il Sole 24 Ore, il giornale italiano che in assoluto ha più abbonati, “risparmia” 11 milioni e mezzo di euro l’anno. Per ogni copia spedita ai propri abbonati, invece di 26 centesimi, ne sborsa 11. Il resto ce lo mette lo Stato.

«Da liberista», lo stimato e bravo direttore del Sole 24 Ore, Ferruccio De Bortoli, si dichiara «contrario agli incentivi pubblici». E allora? «In linea di principio, credo che se ci fossero le condizioni di competizione più aperta ed anche condizioni di distribuzione più capillare, credo che naturalmente si potrebbe discutere in termini di mercato». Nel frattempo, evidentemente, se ne può fare a meno. Una cosa sono i principi, un’altra sono i dané."

Carlo De Benedetti

Quando ho scoperto che all'ingegner De Benedetti lo Stato dà meno di venti milioni di euro di contributi all'anno ci sono rimasto male. Così poco? Per la libertà che ci offre sulle sue testate è nulla, una miseria. La libertà non ha prezzo, ma quella che ci regala il Gruppo l'Espresso è valutata troppo poco. Grazie Ingegnere, grazie. Poteva chiedere di più, ma non lo ha fatto. Un vero signore.

"Né lo Stato poteva dimenticare di prestare soccorso alle encomiabili intraprese editoriali del “re della finanza” Carlo De Benedetti. Così, in un anno, 16.186.244 euro fra quelli prelevati dalle tasche degli italiani finiscono nelle casse dell’Espresso-La Repubblica, gruppo già ricco di suo di entrate da vendita di copie, da raccolta pubblicitaria e da “prodotti collaterali” (libri, dvd, ecc.). Il quotidiano fondato da Scalfari e dal principe Carlo Caracciolo viene anche teletrasmesso in America e in Australia a nostre spese (1.351.640 euro l’anno)."


Il Corriere della Sera

Il pesce più grosso dello stagno è quello che non si è fatto prendere. RCS (Corriere della Sera) è il primo gruppo, sia per contributi ricevuti dallo Stato che per le prediche sul taglio dei costi della Casta. Paolo Mieli è meglio di una vecchia carpa. I suoi giornalisti fanno i moralizzatori, ma RCS incassa in un anno un malloppo di 23.507.613 euro. Quando andate in edicola il Corriere pretendelo gratis, lo avete già pagato in anticipo con le vostre tasse.

"Paolo Mieli, che sul Corriere della Sera (proprietà del “salotto buono” della finanza italiana) pubblica sempre più frequentemente bellissime inchieste e severi interventi sui “costi della politica”, sa che gli utili della RCS vengono rimpolpati dallo Stato, con provvidenze annue che hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 23.507.613 euro, la più alta in assoluto nella classifica delle aziende editoriali assistite.

...sui 60 milioni di euro l’anno di finanziamenti ai “giornali di partito” si concentravano comprensibilmente, le due autorevoli firme del Corriere della Sera Rizzo e Stella, in tre delle 250 pagine del libro La Casta. Vi si affermava che «tutto nasce da un ritocco alle norme sulla stampa di partito approvato anni fa per accontentare l’ex sindaco di Torino Diego Novelli, che allora faceva parte del comitato editoriale del settimanale Avvenimenti, organo dell’associazione Altritalia». Vi si faceva accenno alla norma, perciò introdotta, in base alla quale «per avere i contributi bastava che un giornale si facesse sponsorizzare da due parlamentari». Una norma di cui approfittarono in molti e che per questa ragione fu modificata con la Finanziaria del 2001: «Per rimanere attaccati alla mammella statale bastava trasformarsi in una cooperativa». E in molti si trasformarono in cooperativa. Rizzo e Stella chiudevano il loro breve excursus sulla questione con l’argomento agitato da Feltri per difendere i 5.371.000 euro percepiti nel solo 2003 dal suo Libero, in quanto organo del Movimento Monarchico Italiano. Sosteneva Feltri: «Nel 2003 la RCS con tutte le sue testate ebbe per la carta 8,6 milioni di euro, Libero 463.000. Conclusione: “Mi dici perché noi dovremmo essere i soli in Italia a non percepire un euro?”». Commentavano Rizzo e Stella, chiudendo quelle tre paginette: «Non proprio i “soli”, via... ».

È da escludere che Rizzo e Stella si siano limitati a parlare dei 60 milioni di euro l’anno di finanziamenti ai “giornali di partito” («virgolette obbligatorie: non tutti lo sono davvero») per una qualche inconsapevole forma di autocensura da dipendenti della RCS, percettrice di 23 milioni e mezzo di euro dei 700 milioni che costituiscono l’enorme risorsa di danaro che ha cementato la Casta dei giornali, contribuendo a rendere intoccabile la Casta dei politici italiani, cooptando e assimilando nella complessiva casta del ceto politico quelli che, secondo una vulgata anglosassone pappagallescamente ribadita da noi a parole, dovrebbero essere i «cani da guardia della democrazia»".


I politici-editori

I contributi pubblici per l'editoria dovevano sostenere i giornali di partito, ma sono andati, per la maggior parte, agli editori privati. In fondo non c'è differenza, perchè i veri giornali di partito sono Il Corriere, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, La Stampa, Il Messaggero, Il Foglio, Il Riformista, eccetera, eccetera. Dietro a questi giornali ci sono gli interessi economici di persone e di gruppi privati. Il salotto buono del Corriere con Ligresti, Passera, Della Valle e Elkann, tra gli altri. La Confindustria, De Benedetti, Berlusconi, Cordero di Montezemolo, Caltagirone... Gli editori sono loro, i soldi sono sempre i nostri.

"Era Italia Oggi a pubblicare, insieme a Libero, il 12 maggio 2007, una propria «elaborazione sui dati della Presidenza del Consiglio dei ministri» che riclassificava la tabella sui finanziamenti all’editoria. Se ne ricavava un fondato e inequivocabile documento intitolato: «I grandi giornali battono quelli politici. Sono Corriere, Repubblica e Sole i re del contributo pubblico».
Senza conteggiare gli importi di mutui e vecchi contributi per l’acquisto della carta erogati in base alla legge del 1981 e ancora attivi nello stato patrimoniale di molti giornali, la tabella si riferiva ai fondi della Presidenza del Consiglio del 2006 e al credito agevolato relativo al 2004. E assommava sei tipologie di benefici: agevolazioni dirette per stampa di partito, di movimenti e di cooperative; crediti d’imposta (2004), contributi per l’acquisto della carta, riduzione delle tariffe postali per le spedizioni in abbonamento di quotidiani e allegati, costi pubblici della ristrutturazione (legge 416) e provvidenze per la teletrasmissione all’estero. In tutto venivano considerate 54 testate, finanziate per un importo complessivo sui 200 milioni di euro.
Ne emergeva un quadro impressionante.

La RCS, il Sole 24 Ore e il gruppo Espresso-Repubblica, da soli, incassavano in un anno 58.916.624 euro (rispettivamente 23 milioni e mezzo, 19 milioni e 16 milioni). Più o meno la stessa cifra riconosciuta complessivamente a tutte le testate di partito, di movimento e di cooperativa messe insieme.

Altri 20-25 milioni di euro se li aggiudicavano i “giornali indipendenti” regionali o sportivi, con in testa La Stampa (7 milioni di euro), il gruppo Giorno-Carlino-Nazione con più di 3 milioni, il gruppo Caltagirone (Messaggero-Mattino-Gazzettino) con poco meno di 3 milioni e il Corriere dello Sport con quasi 2 milioni.

Al quarto posto assoluto, il tricìpite Avvenire (proprietà Conferenza Episcopale, forma Fondazione ed equiparazione a coop) con più di 10 milioni di euro. Al quinto, l’ammiraglia dei giornali politici, L’Unità, con più di 9 milioni. Seguivano l’ineffabile Conquiste del Lavoro con 6 milioni e mezzo, e l’arrembante Libero con 5 milioni e mezzo.

Complessivamente, la triade di battaglia politica quotidiana contro i vizi e l’assistenzialismo della politicaLibero, Il Foglio e Il Riformista – risultava mantenuta dall’erario per più di 11 milioni di euro."


Feltri e' una ONLUS

Feltri è un giornalista geneticamente modificato. Nel suo DNA sono stati introdotti i contributi pubblici. E' una malattia grave per un padano che ha lottato (si fa per dire) contro Roma Ladrona. Per ogni giù c'è sempre un su, per ogni men c'è sempre un più di 5,5 milioni all'anno per Libero. Feltri fa del bene ai suoi giornalisti, alla sua pipa e al suo stipendio. Per questo può essere promosso a ONLUS.


"LIBERO: DA COOP A FONDAZIONE.

Già titolare di contributi come organo del Movimento Monarchico Italiano, poi confermato beneficiario delle stesse regalìe mediante trasformazione in cooperativa, Libero a fine dicembre 2006 diventava “s.r.l.”. «E i contributi assicurati dalla legge per l’editoria a tutte le testate edite da cooperative di giornalisti?», si chiedeva retoricamente Italia Oggi (anch’essa cooperativa, si fa per dire, di giornalisti). «Niente paura, gli amministratori di Libero hanno pensato a ogni eventualità e, ispirandosi alla formula di Avvenire, il quotidiano della Conferenza Episcopale che mai come questa volta ha fatto scuola, hanno creato una Fondazione ONLUS che controllerà la s.r.l. e quindi, a cascata, il giornale».Sarebbero salvi, dunque, «i circa 5,5 milioni di euro di contributi che Libero incassava ogni anno come prodotto edito da cooperativa, e che continuerà a percepire in quanto edito da fondazione».E comunque, cooperativa o fondazione, «a tirare le fila del discorso, sempre la famiglia Angelucci». Famiglia ovviamente non di giornalisti, ma di titolari di lucrose imprese sanitarie. Che tirava le fila – senza aver nulla da spartire col socialismo – anche del Riformista, il noto organo del “Movimento per le Ragioni del Socialismo”".

Un miliardo di euro all'anno

Se l'editoria ci costasse solo un miliardo di euro di finanziamenti all'anno ce ne faremmo una ragione. Ma il costo della disinformazione ci costa molto di più. L'economia senza informazione libera non si sviluppa. Genera mostri come Tanzi, Cragnotti, Fiorani e Consorte. Produce milioni di cittadini derubati. La Parmalat insegna, tutti sapevano, nessuno lo scriveva. Senza informazione libera non c'è mercato e neppure protezione per i consumatori. Giornali servi producono un'economia di ladri.

"Quanto costa complessivamente agli italiani il sistema di provvidenze accumulatosi nel tempo a favore, diciamo così, dell’editoria?Considerata la molteplicità delle normative stratificatesi nel tempo, con emendamenti, sub-emendamenti, sovrapposizioni e integrazioni, mediante il ricorso a differenti strumenti legislativo-finanziari; rilevata l’evidente indeterminatezza delle numerosissime e non sempre inequivocabili tipologie di contributi e rimborsi; tenuto conto della pluralità delle fonti decisionali e di spesa; constatato infine l’intreccio dei tempi applicativi (o anche di sospensione) di ogni singola tipologia di contributo, è oggettivamente problematico, se non impossibile, acquisire e dare una cifra esatta e incontestabile delle pubbliche sovvenzioni per l’editoria.Provando a prendere come riferimento i contributi per il 2005, si potrebbero quantificare quelli della Presidenza del Consiglio per la sola carta stampata – articolati su sette voci (contributi diretti, credito d’imposta per la carta, agevolazioni postali, credito agevolato per gli investimenti, credito d’imposta per investimenti, fondo mobilità e rimborsi per teletrasmissione) – complessivamente in 600 milioni circa. Ad essi vanno aggiunte le provvidenze per radio e televisioni locali (radio di organi politici, rimborso per il costo delle agenzie, agevolazioni elettriche e satellitari) e del ministero delle Telecomunicazioni (contributi radio e TV tramite i Comitati regionali per la comunicazione, contributi per il digitale, integrazioni telefoniche e satellitari per giornali e radio e TV), calcolabili in 180 milioni.Ma non abbiamo ancora considerato i circa 120 milioni delle “convenzioni” con la RAI e le agenzie di stampa. Né considerato altre spesucce come i 10 milioni per le “dirette parlamentari” di Radio Radicale.Ci sarebbero poi da conteggiare, per una corretta quantificazione dell’intero esborso pubblico in favore dell’editoria, le convenzioni firmate dai vari Ministeri con agenzie e organi d’informazione, gli interventi a loro favore di Regioni ed enti, ecc. L'esborso complessivo dello Stato italiano a favore della Casta dell’editoria – compresi i peones della comunicazione e poche decine di piccole e medie testate e imprese, in essa cooptate o ad essa assimilate, che cercano di fare dignitosamente informazione – tende a toccare il tetto dei mille milioni di euro."


Fonte: Beppe Lopez, La Casta dei giornali, ed. Nuovi Equilibri