Libero del 21-8-2011
Bankitalia
tempio
del
rigore?
E'
tutto
un
magna-magna
di Franco Bechis
Funziona tutto
alla
rovescia
tra
le
mura
di
via
Nazionale.
A
Palazzo
Koch
si
tuona
contro
gli
italiani
chiedendo
sacrifici.
Ma
lì
gli
stipendi
aumentano
-
la
media
è
di
115
mila
euro
-
e
nel
2011
i
baby
pensionati
sono
già
arrivati
a
quota
56
Quando
hanno letto il testo definitivo del decreto legge di agosto, in Banca d’Italia
sono corsi in mensa. A seconda del rango potevano trovare un brut metodo
classico della Banfi spumante o un prosecco di Valdobbiadene.
Ce ne è sempre qualcuno in ghiaccio nelle foresterie di via Nazionale
da quando il gruppo britannico Compass ha vinto il
principesco appalto per le mense della banca centrale italiane. Ma i aprimi
di agosto sono volati i tappi di quegli spumanti. Perché nel decreto per gran
parte dei dirigenti e dei funzionari di via Nazionale c’era una buona
notizia: quella del contributo di solidarietà sui redditi sopra i 90 e
i 150 mila euro. Per tutti gli altri italiani è stata una mazzata. Per
i guardiani del rigore dei conti pubblici nazionali, no.
A loro quel prelievo del 5% (sopra i 90 mila euro) e del 10% (sopra i 150
mila euro) era già scattato fra la fine del 2010 e l’inizio del 2011
sulla base di un decreto legge del 31 maggio 2010 che tagliava gli stipendi
più alti dei dipendenti pubblici. Banca d’Italia ha la sua autonomia,
e non è che il taglio sia scattato in automatico in via Nazionale. Ma
di fronte al pressing dell’opinione pubblica e anche per essere coerente con
le proprie prediche, il governatore Mario Draghi decise di
estendere in quel territorio riservato la legge che nel resto d’Italia valeva
per tutti i dipendenti pubblici. Con il nuovo decreto però le norme a
cui Draghi e i il direttorio facevano riferimento, sono state abrogate. Per
questo si è stappato lo spumante in banca: i tagli dei loro stipendi sono
salvi. E anche quel che finora è avvenuto dovrà essere
restituito. Certo, anche lì come accadrà a tutti gli altri
italiani, si dovrà pagare il contributo di solidarietà. Ma
anche nella peggiore delle ipotesi sarà più leggero: è
deducibile (i tagli precedenti non lo erano) e quindi verrà dimezzato.
Può essere che venga ulteriormente alleggerito durante il passaggio
parlamentare, magari verrà calibrato secondo il quoziente familiare,
può anche essere che salti tutto o in parte. La notizia quindi
è certa: le buste paga in Bankitalia verranno rimpinguate, e non di
poco.
Funziona tutto a rovescio lì fra le mura di via Nazionale. Si passa il
giorno a tuonare contro il resto del Paese che vive al di sopra delle sue
possibilità, e in Banca di Italia la possibilità crescono, si
allargano a dismisura, sembrano più vicine a quelle di una corte reale
che ai già generosi palazzi contigui della Repubblica. Il bando sui
servizi di ristorazione che regola la pagnotta quotidiana sia nelle foresterie
dei piani nobili che nelle più ordinarie mense sembra essere nato da
Buckingham Palace e non da quel severo custode del rigore e del risparmio
pubblico che la Banca d’Italia è, almeno nell’immaginario collettivo.
Potrebbe trattarsi solo di uno sfizio, o di una particolare estrema
attenzione alla buona alimentazione. Ma non è un caso isolato: il
mondo capovolto sembra davvero essere la regola in via Nazionale.
Basta prendere i contratti del personale. Anche lì i sindacati come
ovunque si lamentano ogni tre per due. Eppure l’ultimo ha regalato scatti
trasversali che si sognano altri dipendenti del settore pubblico e di quello
privato, facendo lievitare oltremodo la spesa per il personale. Nel 2009 la
media degli stipendi pro capite in Banca di Italia era di 93.800 euro. L’anno
scorso è salita a 95.900 euro. Con gli oneri accessori il dato medio
delle retribuzioni è stato addirittura di 114.900 euro. Non ci sono
molti altri posti dove si possano vantare buste paga medie così
elevate. Le prediche del Governatore dunque sono assai efficaci fuori, un po’
meno dentro le mura.
Non molto diverso il doppio concetto che in Banca di Italia si ha del
welfare. Quello italiano dovrebbe tirare la cinghia, ridurre la spesa
sanitaria e quella pensionistica, alzando l’età del meritato riposo.
All’interno della Banca il concetto è capovolto. Nel 2010 sono state
mandate via 511 persone, e buona parte di queste (uno su tre) grazie agli
scivoli (53 milioni di euro) pagati dalla banca verso il pensionamento
anticipato di anzianità. In bilancio sono stati subito accantonati
ulteriori 23 milioni e nel primo bimestre 2011 altri 119 se ne sono andati
via dalla banca centrale, e la metà (56) si sono presi lo scivolo
verso la pensione di anzianità. Quindi lì si fa quel che si
vorrebbe (giustamente) vietare al resto di Italia.
Non male a proposito di welfare anche l’ultimo accordo sottoscritto dai
dipendenti sulla assistenza sanitaria. La polizza assicurativa attuale
costava 1.180 euro all’anno: 830 li metteva la banca centrale, e 350 ciascun
dipendente. La nuova formula sottoscritta a luglio allarga il campo delle
prestazioni, prevede una polizza base di 1.250 euro, di cui 1.180 saranno a
carico della banca e solo 70 pagate dai dipendenti. E’ come se nella sistema
sanitario nazionale invece di mettere i ticket ai cittadini si fossero
allargate invece le prestazioni a carico dello Stato.
Nel mondo che vive alla rovescia, mentre l’Italia tira la cinghia e vive
preoccupata dalla crisi, in Banca d’Italia i dipendenti hanno una sola
preoccupazione: le promozioni a condirettore e gli avanzamenti di carriera
per cui da settembre saranno sottoposti a prove di valutazione che ritengono
troppo stringenti. Ma di promozioni dicono che cv’è gran bisogno: fin
qui nel 2011 hanno avuto lo scatto di grado solo 95 dipendenti e da un po’ di
tempo non si stava largheggiando. 69 promozioni nel 2010, 79 nel 2009, 92 nel
2008, 78 nel 2007. Certo, uno lavora tutto il giorno senza mai protestare e
si immagina di potere fare carriera un po’ più velocemente. Se Draghi
era di manica corta, magari il suo successore largheggerà un po’…
21/08/2011
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