L’Oro
consulta l’Oracolo
Il
Viaggiatore (8-2013)
Seguendo
vecchie tradizioni, talvolta si cerca di trattare informazioni impossibili con
mezzi di fantasia. Una volta si ricorre all’Antica Guerra dei Cavalieri,
un’altra volta alle tavole di Lambsprinck, oppure ad Atalanta fugiens. E così
via.
Questa
volta viene tirato in ballo l’Oracolo, per diverse ragioni, o scuse. Per prima
cosa l’Oracolo si presta bene a trattare in modo sibillino argomenti altrettanto
fumosi. Poi, per il fatto che le
connessioni logiche all’interno degli argomenti, sui quali si chiedono lumi, sono
alquanto labili. Poi, poiché non si è affatto sicuri che i responsi saranno
eternamente validi, o per meglio dire non riducibili a dogmi infausti. Cosa,
quest’ultima, che tutto sommato rappresenta una garanzia.
Già
nel protagonista (l’Oro) sono più o meno celati pozzi di dubbi. Come si fa a
proporre un protagonista che non si sa bene se esiste in una unica forma?
Però,
forse esiste una unica fonte di relativa sicurezza, sulla quale si può contare
: il fatto che si debba andare,
verso l’Oracolo e le sue magiche Preveggenze.
Oro
oppure Ori, in qualsiasi forma esistenziale si possano presentare, hanno sempre
bisogno di consultare l’Oracolo per raggiungere una migliore chiarezza e per
diradare le nebbie delle menti. L’Oro o gli Ori, a qualsiasi livello siano, non
si rendono conto quasi mai che la consultazione avviene in continuazione. Forse
perché non hanno chiare idee di come si deve avvicinare un Oracolo. O forse perché
non vogliono ammettere che la loro piccola razionalità è ridicolmente
insufficiente a risolvere le oscurità.
L’Oro
o gli Ori seguono l’Evoluzione ed anche l’Oracolo deve adeguarsi. I responsi
spesso sono oscuri proprio per via che usano prodotti della Preveggenza, che
ovviamente deve spaziare nelle infinite potenzialità del futuro . In aggiunta,
i responsi non possono spaziare troppo in la, altrimenti diventano del tutto
incomprensibili.
Il
raccontino di fantasia che segue vuole proporre informazioni impossibili, ma non
proprio del tutto, che però metteranno a dura prova le sottili capacità dell’Oro
o degli Ori di tutti coloro che si riconosceranno nel personaggio del racconto.
Ecco
come si sono svolti i fatti della fantasia.
Incontro
con l’Oracolo
L’Oro
si presentò davanti l’Oracolo nel giusto spirito di Sacralità richiesta
dall’evento. Rivolgendosi all’Oracolo, dichiarò solennemente che era
perfettamente conscio della superiore necessità della Preveggenza. Cercava di
fare il proprio meglio per viverla nella dovuta maniera, sapeva perfettamente riconoscerla
quando si presentava come un dono, riusciva a distinguerla dalle false
preveggenze. Pur intuendo che la Preveggenza era uno stato accessibile con un
atto di libera e spontanea volontà, non riusciva, però, a realizzarlo.
Solo
recentemente era riuscito ad intuire che occorreva presentarsi alla Preveggenza
con una limpida, impersonale e distaccata volontà, con un animo assolutamente
sgombro da ogni forma di proiezioni specificamente individuali, e con una impeccabile
fonte di stile come metro di misura.
Per
tutte queste ragioni, aveva ritenuto di poter bussare alla Porta dell’Oracolo, con
la mano destra nuda e vuota, animata solo da una spinta interiore assolutamente
distaccata.
L’Oracolo
accolse benevolmente l’Oro, riconobbe che le intuizioni erano in sostanza
esatte, ma che non potevano bastare da sole, per riuscire a valicare la Soglia
della Preveggenza.
L’Oracolo
fece notare all’Oro che la sua mano destra non era nuda e vuota come avrebbe
dovuto essere e che questo non dipendeva solo dalla volontà, Anzi, una mano non
perfettamente vuota avrebbe presentato un ostacolo tanto più invalicabile
quanto più era forte la volontà. Il buon esito dipendeva dall’Opera di Solve, che doveva essere perfetta.
L’Oro
rimase molto deluso e manifestò tutto il suo sconcerto. Cosa doveva fare per
concepire il Solve in una forma superiore, che fino ad allora era sfuggita alle
sottigliezze della sua interiorità ?
L’Oracolo
si dichiarò pronto a dare tutte le informazioni, ma solo di natura indiretta, che mancavano all’Oro. Però,
gli disse, non poteva dare all’Oro qualcosa che fosse troppo oltre la portata
di Preveggenza della quale egli poteva essere capace. Altrimenti avrebbe
arrecato danni e non benefici.
Gli
disse, con la chiarezza e la benevolenza massima, qualcosa che poteva essere
afferrabile dall’Oro in quel momento : pensava che l’Oro non se ne rendesse del
tutto conto, ma in lui vi erano tre Ori, abbastanza diversi tra di loro. Un Solve di natura del tutto speciale doveva
servire a rendere nuda e vuota la mano destra dai primi due tipi di Oro.
L’Oro
trasecolò. Veramente non aveva mai sospettato l’esistenza di un terzo tipo di
Oro. Forse neanche di due, anche se, dando retta a sfuggenti percezioni,
qualche differente tipo di sapori l’aveva percepito. Ma in sostanza, allora, come
poteva procedere, chiese l’Oro.
Un
Oracolo offre suggerimenti per le vie aperte
dell’Esistenza e deve adoperare ogni mezzo per cercare di scardinare le chiuse torri di un falso ordine. Così
sentenziò l’Oracolo.
Perciò,
l’Oracolo dette alla fine un responso, chiaro nella formulazione delle frasi, ma
apparentemente senza un filo logico esplicito. In sostanza, l’Oracolo si limitò
ad elencare una serie di argomenti di meditazione, fornendo un parziale
chiarimento sulle nature degli argomenti, senza dare loro uno stretto ordine
sequenziale, né un valore esplicito al loro peso. L’Oracolo non poteva sostituirsi
all’Oro nell’Opera ordinatrice.
Responso
dell’Oracolo
Una
cosa è alla base dei dilemmi della Vita : l’incrocio di due Immanenze.
Esse
si manifestano in singoli eventi. Le Immanenze si manifestano sotto forma di
Forze la cui origine è complessa. Alcune Immanenze sono semplici e rivelano una
Individualità primigenia. Altre sono il frutto di coincidenze di Immanenze, semplici
o complesse, che si riuniscono confusamente in una unica Immanenza, nella quale
si perde ogni identità individuale.
Quando
avviene un incrocio le Immanenze sono sempre due. Due Immanenze, semplici o complesse,
che siano senza identità individuale, non
sentono mai la necessità di consultare un Oracolo, poiché sono chiuse, ognuna in sé stessa. Proprio perché non hanno una Individualità.
Quando
una delle due Immanenze ha una identità individuale, allora compare in lei il
bisogno della Preveggenza, per poter scegliere la via da percorrere in un
futuro aperto.
Per
poter scegliere una via, fra le due Immanenze nell’evento, una almeno deve allora
essere un Oro.
Allora
è solo l’Oro che può generare un futuro aperto.
Senza l’Oro non c’è futuro aperto.
Non
vi può essere un futuro con una sola Immanenza, poiché non ci sarebbero
incroci. Perciò non può esserci una
unica Immanenza assoluta e a priori.
Perciò
ne consegue il primo responso sibillino : in un incrocio l’Immanenza viene continuamente
generata. E’ una susseguenza.
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L’Immanenza
generata genera a sua volta un Luogo. E’ necessaria una Preveggenza per riuscire
a comprendere, almeno per una prima volta, la nozione di Luogo, poiché è una
nozione aperta, ben oltre la nozione
di Immanenza. La nozione più difficile da intendere è che un Luogo è un Luogo
di Potenza, dove si trovano tutte le
possibili condizioni di eventi nell’esistenza, passibili o non passibili di una
trasformazione in un Atto manifestato
Ogni
Luogo contiene un’Immanenza e ogni Immanenza ha un suo Luogo. Un Luogo è anche sinonimo
di Ambiente. Tuttavia, un Luogo non è
la stessa cosa di una Immanenza.
In
ogni istante esiste un Luogo Massimo che
racchiude in un’unica Immanenza globale tutti i Luoghi parziali esistenti,
inclusi sia quelli complessi come quelli semplici accennati prima. Il Luogo Massimo,
per quanto già detto, è complesso e non ha identità individuale.
Inoltre
è soggetto ad evoluzione e perciò non può avere un limite superiore. E’ un
infinito che cresce in continuazione.
Ogni
volta che si verifica un nuovo incrocio fra due Immanenze i risultati
confluiscono nel Luogo Massimo dell’Universo della Potenza, accrescendolo.
Ne
consegue il secondo responso sibillino :
Come
una sorgente di Luce può generare proiezioni di luce, così sorgenti di Immanenza
generano proiezioni di Potenza. Per loro stessa natura, senza sforzo.
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La
Preveggenza non è certamente il Luogo Massimo. E’ lo strumento di Raziocinio per riuscire a percorrere
l’Universo della Potenza. L’Oracolo è la voce della Preveggenza.
Occorre
possedere la nozione di come affrontare un Oracolo. Anche se la Preveggenza è
una specie di consapevolezza, essa non presenta fattori in comune né con la
conoscenza né con la coscienza.
Ne
consegue il terzo responso sibillino :
Esistono
forme di Informazioni diverse da
quelle che sono normalmente riconosciute..
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Esiste
una possibilità di dare una sia pur vaga idea del Luogo Massimo ? Se si giunge
a immaginare il Luogo Massimo come una Sorgente perenne ed aperta di Informazioni, allora
un’analogia
con un teatro può essere formulata
con una realistica approssimazione.
Se
si immagina un Teatro dove i copioni istantanei sono creati sul momento, frutto
o di altri copioni gia scritti negli Atti del passato, o di intuizioni
dell’istante presente, o di Preveggenze di Potenze del futuro, allora si riesce a vedere che non
sussistono incompatibilità con la nozione di Luogo Massimo.
Ne
consegue il quarto responso sibillino :
Il Teatro è
stato ed è generato dagli incroci delle Immanenze. Perciò è un Luogo di Azioni.
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Se
esistono le Azioni, allora devono esistere gli Attori.
Qui
si presenta un altro esempio dell’insufficienza dei linguaggi. In generale con attore si dovrebbe intendere un soggetto che agisce, che però non deve
essere necessariamente un essere vivente capace di esercitare una volontà. Per
esempio – sempre in generale – una forza che agisce per differenza di
potenziale è un soggetto che agisce,
però senza una deliberata volontà.
Parlando
in generale, gli incroci di Immanenze sono assimilabili a soggetti Attori. Entrambe le Immanenze agiscono,
ma vi sono Immanenze senza identità individuale ed Immanenze individuali. Le
prime agiscono, in virtù di differenze di livelli potenziali, ma senza possibilità
di scelta. Le Immanenze individuali, invece, pure in virtù di differenze di
livelli potenziali, agiscono sempre su scelta dell’individualità, e non importa
se tale scelta è o non è presa deliberatamente.
La
recita nel Teatro prosegue
ininterrotta. Gli Attori sanno che si estenderà nel futuro ma non sanno come si
svolgerà. Ad ogni istante il copione viene improvvisato e subito dopo viene aggiornato e scritto nel copione del
passato, che non è più modificabile.
Perciò,
esistono sicuramente due copioni : quello dell’Atto istantaneo del presente
istantaneo e quello che viene depositato nella memoria del passato.
Entrambi
sono Atti innegabili. Ma esiste, anzi esistono copioni incogniti in Potenza,
uno solo dei quali diventa Atto.
Ne
consegue il quinto responso sibillino :
Se
una delle due Immanenze dell’incrocio, è una Immanenza individuale, come vive i
tre copioni ?
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E’
stato detto prima che solo l’Oro, essendo una Immanenza individuale, rivolge
domande all’Oracolo. Ogni domanda a un Oracolo implica in qualche modo un perché da chiarire.
Con
il quinto responso sibillino, l’Oracolo ha risposto con una domanda, che implica
una sottigliezza di analisi da parte dell’Oro, che per sua espressa
dichiarazione ammette essere al di là delle sua portata attuale. A questo punto
l’Oracolo decise di sostituirsi all’Oro nella conduzione dell’analisi.
Ne
consegue il sesto responso sibillino :
Occorrono
tre tipi diversi di Oro per poter vivere con chiarezza i tre tipi di copioni.
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L’Oracolo
fece notare all’Oro che è un Attore privilegiato, dotato di consapevolezza di
sé stesso. Egli si trova sul
palcoscenico del Teatro. Perciò partecipa alla recita, partecipando agli
incroci con la propria Immanenza.
L’Oracolo
propose tre argomenti all’Oro, allo scopo di suggerire tre spunti di
meditazione.
Se
l’Oro rivive con consapevolezza il copione memorizzato del passato, però rivive
in una forma particolare il suo contenuto, in un modo che non è quello recitato
sul momento. Di solito compaiono in maggior luce le certezze, le incertezze
tendono a perdere le chiarezze, emigrando verso lo sfondo, le cose spiacevoli
vengono segregate in una prigione ben serrata, e tutto il resto viene ignorato
come rumore di fondo senza significati. La certezza è una Forza stabile, che dà conforto. Questo è, grosso modo, l’Oro di
primo tipo che si propone all’incrocio con il suo copione.
I
dubbi, che si affacciano inevitabilmente, non sono parte desiderata del copione
memorizzato. Perciò, sono percepiti come incertezze di natura complementare
alle certezze. Una fonte di Forze non controllabili. Un normale Oro, di tipo
statistico, nutre diffidenza ed anche paura nei confronti delle incertezze
complementari. Considera un dovere improvvisare
la recita futura eliminando le incertezze con l’incrollabile fede della
certezza, che offre i vantaggi di un sistema chiuso. Ma anche li soffre.
L’Oro
di secondo tipo appartiene agli Artisti istantanei. Ha scoperto la Bellezza, lo stato creativo, la pienezza
che si accompagna alla vita vissuta come ispirazione, e anche la leggerezza
dell’essere. Questo è il suo copione ideale da proporre nell’incrocio. Vive le
risonanze, ma non riesce quasi mai a trovarle con un atto di deliberata
volontà. Riuscire a permanere in un simile stato di grazia appare quasi sempre una
impresa al di sopra delle sue possibilità.
Nella
recita l’Oro di secondo tipo agisce come un Attore di qualità superiore e si
dimostra capace di trascinare altri
Attori lungo le vie delle Risonanze. Il suo copione prende forma magicamente. Un
tale Oro non si azzarda mai ad analizzare il suo copione istantaneo, come
farebbe suo fratello, l’Oro di primo tipo, poiché sa che si trasformerebbe in
un copione di sale. Si limita a
desiderare irrazionalmente che l’istante si
possa fermare, poiché è bello. In genere non riesce a comprendere bene
l’incompatibilità fra stato felice e desiderio.
L’Oro
di secondo tipo riesce a vivere con
grande intensità il proprio stato, ed in analogia con il primo Oro acquisisce
una sicurezza, che certamente non deriva da una certezza di un copione scritto, ma dai
Significati vissuti istantaneamente. Però vive come incertezza la parte
complementare fuori controllo della sua sicurezza, che è una insicurezza dovuta
alla labilità del suo stato di Risonanza. Perciò percepisce un altro genere di incertezza, che non può
combattere volendo un copione pensato,
un copione che ucciderebbe lo speciale stato ispirato che vive in modo istantaneo.
L’Oracolo
sentì il dovere di avvisare i due Ori sui pericoli che correvano entrambi. Un Oro
per un verso e l’altro Oro per un altro verso, generano Immanenze imperfette,
che sono destinate irrimediabilmente a generare altri stati di incertezze ed
insicurezze.
L’Oro
di terzo tipo aleggia in potenza su di loro. La maggior parte delle complementarità
sgradevoli, che si accompagnano ai loro
copioni, potrebbero facilmente svanire.
Un
tale Oro, che partecipa solo nella Potenza, può diventare un Attore speciale.
Non può utilizzare né le rassicuranti certezze della conoscenza né le
inebrianti sicurezze delle ispirazioni. Egli deve operare con la Sapienza delle
Preveggenze.
Le
Preveggenze predispongono ventagli di copioni disponibili per la scelta
istantanea al momento della recita, ma non possono definirli, poiché le
Preveggenze operano in un Universo che ancora non esiste nell’Atto. Però i
ventagli dei copioni esistono. Anche
se non sono in Atto.
L’Oro
di terzo tipo è un Artefice della Potenza. E’ un creatore di potenziali Immanenze, che si
distinguono, le une dalle altre, per via delle Forme. Egli prepara il materiale esistenziale all’Oro del
secondo tipo, da utilizzare per la scelta delle condizioni dell’incrocio.
L’Oro
di terzo tipo opera sub specie
interioritatis.
Ne
consegue il settimo responso sibillino :
I
tre Ori hanno una medesima Natura comune individuale, pur essendo diversi nelle
Azioni.
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Qui
termina lo strano responso dell’Oracolo.
Seguito
dell’incontro con l’Oracolo
L’Oro
aveva ascoltato con grande attenzione quanto aveva detto L’Oracolo. Non
riusciva ad orientarsi bene fra le varie informazioni. Alcune gli risultavano
chiarissime, ma altre erano al limite delle sue capacità. Intravedeva, però,
una stranissima forma di plausibilità in
una altrettanto strana coerenza.
Da
un lato subiva la tentazione di approfondire. Ogni frase generava un torrente
di domande. Tuttavia qualcosa gli disse di non cascare nella trappola delle
definizioni.
Forse
si trattava di una Preveggenza, clemente e misericordiosa, patrocinata dall’Oro
di terzo tipo.