PRIVILEGIA
NE IRROGANTO di Mauro Novelli IL PUNTO
Documento inserito il 15-12-2006
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FONDI
DORMIENTI: anche per questi inizia il
fuoco di sbarramento – Dossier (lavori in corso) |
Il PuntO n° 92.
Fondi dormienti. Le banche hanno tremato!. Tranquille! Ci
sono i politici famigli..!
Di Mauro Novelli 15-12-2006
E così, i fondi (definiti)
dormienti continuano ad essere vispetti e crescenti per le banche che li hanno
in deposito.
Se la son vista brutta! Ma i nostri
accorti rappresentanti, attenti a governare nell’interesse di tutti, hanno dato ascolto alla lobby ed hanno
preferito affrontare l’ennesima figuraccia nazionale pur di non scontentare i
detentori dei cordoni della borsa, quella borsa che i banchieri fanno loro
annusare da lontano: dovessero vietare anche l’annusatina periodica. Meglio
aumentare il canone RAI.
Se la son vista proprio brutta, se
hanno imposto agli scherani figuracce su figuracce:
“… Sono somme che lo stato vuole
espropriare…” declamava dal suo TG il poveraccio di turno, lasciando intendere che invece sono di altri; non diceva
il poveraccio, che i proprietari non verranno mai cercati dalla banca, la quale
continuerà a gestire quei patrimoni per suo tornaconto, ed anzi, scrive nero su bianco essere i suoi,
perché il diritto di proprietà del titolare del deposito si è
prescritto.
“…Si tratta di introiti una tantum,
non risolveranno…” sosteneva il politico ignorante e servile, ma ben imbeccato,
non sapendo che non di uno stock si tratta, ma di un flusso che costantemente,
anno dopo anno, le banche incamerano.
La protezione del risparmio è
dovere imperativo della Repubblica (Art. 47 della Costituzione:”La
Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme…” ).
Vedremo che cosa avranno da dire le Procure a fronte dell’appropriazione attuata
applicando l’art. 2946 del Codice civile ( Art. 2946:” Prescrizione
ordinaria (ordinaria!). Salvi i casi in cui la legge dispone
diversamente, i diritti si estinguono per prescrizione con il decorso di dieci
anni”.). Pertanto, secondo le banche, se il titolare mantiene il deposito
(attenzione: parliamo di deposito, non di prestito) per oltre dieci anni senza
ricordarsi di scrivere periodicamente al banchiere di fiducia (con data e contenuto
certi) “Guarda che quelle somme sono mie….” verrà espropriato. Una
specie di usucapione accelerata, con
tempi dimezzati.
Per inciso, le banche sono in grado
di rintracciare anche a Sant’Elena il cliente che deve loro due euro, ma si
guardano bene dal muovere un dito per entrare in contatto con gli eredi del
correntista defunto o divenuto incapace, i quali nulla sanno perché nulla hanno
trovato in casa e magari abitano nel palazzo di fronte all’agenzia. Vorrei far
riflettere sul fatto che, oggi, le famiglie costituite da un solo componente
sono il 24,9 per cento: una famiglia su quattro; che, in termini di
figliolanza, il figlio unico sta diventando la normalità. Si pensi, in
caso – ad esempio - di decesso
improvviso di chi vive solo, senza parenti prossimi, alla difficoltà da
parte degli eredi di recupero delle somme, dei titoli, dei contenuti delle
cassette di sicurezza ecc. depositati in banca.
Vedremo se, in questa vicenda, gli
istituti di credito (anzi i loro responsabili, visto che il “penale è
personale”), potranno dimostrare la loro buona fede ed una condotta consona al
corretto banchiere.
Ricordo che da bancario, oltre venti
anni fa, provvedevo a restituire somme a depositanti che si presentavano con
libretti di risparmio accesi oltre 40 anni prima, in piena guerra. Avevano in
copertina la scritta “Africa Orientale Italiana” ed il disegno del Corno d’Africa.
Verificata la titolarità, si ricercava in registri scritti a mano, ma
molto ordinati e puntuali, il nome del cliente ed il titolo. Le somme riportate
da quei registri era state girate dalla banca alla voce di bilancio “Debitori e
creditori diversi” e comprendevano il saldo nominale e gli interessi di cinque
anni (oltre il quinto anno, senza movimenti, venivano resi infruttiferi). L’operazione
era di routine: un semplice mandato di addebito ed il titolare andava in cassa
per ritirare i suoi (suoi) soldi. Certo, la somma rimborsata era quella
nominale rappresentata dagli importi versati quaranta anni prima più gli
interessi di cinque anni, e nessuno si sarebbe sognato di rispondere: “Il
nostro ufficio legale ci comunica che in base all’art. 2946 del CC quelle somme
da lei non reclamate per oltre dieci anni non sono più sue, ma nostre….”
Il politico sciocco sorride, perché
sa che nei guai – semmai – ci andrà il suo padrone. Male che vada, a lui,
semplice famiglio, spetterà di attrezzare le provvidenze di governo per
tentare di salvarlo. Con figuracce annesse, ma è preparato: gli si
chiede solo questo.
Conosciuta l’intoccabilità delle
banche, il mio amico Alessandro M., con toni un po’ tristi, mi scrive:
“Addio, fondi dormienti nelle casse, e
incamerati in banca; somme inuguali, note a chi vi ha accumulato, e impresse
nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari;
denari, de' quali il banchiere distingue lo scroscio, come il suono delle voci
de’ politici famigli; titoli sparsi e biancheggianti nella custodia, come
branchi di pecore pascenti; addio!
Quanto è tristo il passo di
chi, cresciuto con voi, se ne allontana d’improvviso! Alla fantasia di quello
stesso che se ne parte involontariamente, consolato solo dalla speranza di
avere nell’aldilà miglior fortuna, si annichiliscono, in quel momento, i
sogni della ricchezza; egli si maraviglia di non aver edotto parenti e amici, e
tornerebbe allora indietro, se potesse, e invece, un giorno, ingrasserete il
già grasso banchiere.
Quanto più si avanza nel
tempo, il fondo si ritira, stanco e usurato da azioni necrofore; la banca gli
par crudele e accorta; s'inoltra mesto e disattento nelle casseforti affollate;
le somme aggiunte a somme; altri capitali che con lui giacciono, pare che gli levino il respiro. Eppur
non è dormiente! E dentro le banche ammirate dallo straniero, pensa, con
desiderio inquieto, quando era gruzzoletto d’altri, coccolato, alla casuccia a
cui altri avea già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che invece
sarà di un banchiere, quello di sua fiducia.”