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Documento inserito il:10-9-2012

 

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ISEE: NUOVE MODALITA’ DI CALCOLO

 


Ecco il nuovo Isee di Stefano Toso 29.08.2012

Evviva! Con i nuovi calcoli Isee tutti meno poveri! 29/08/2012 - Barbara LG Sordi


 

ECCO IL NUOVO ISEE

di Stefano Toso 29.08.2012

http://www.trend-online.com

È in dirittura d'arrivo il Dpcm che rivede l'Isee, l'indicatore della situazione economica equivalente. Il governo conta di far partire la riforma nel 2013. La riforma dovrebbe toccare gli aspetti più problematici dello strumento. Previste nuove modalità di calcolo, che dovrebbero migliorarne la capacità selettiva. Il nuovo Isee sarà differenziato a seconda della tipologia di prestazioni, per renderne più flessibile l'applicazione. Potenziato il sistema dei controlli.

Le indiscrezioni giornalistiche degli ultimi mesi hanno determinato un dibattito acceso, ma a volte poco informato sulle linee, vere o presunte, della riforma dell’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente. Cerchiamo di fare chiarezza, richiamando lo scenario di fondo in cui si inserisce la riforma e le criticità emerse nel primo decennio di applicazione dell’indicatore.


I CRITERI DIRETTIVI DELLA RIFORMA

L’Isee consiste in una combinazione di reddito e patrimonio, valutata a livello familiare mediante una scala di equivalenza, e serve a stabilire l’accesso e il grado di compartecipazione al costo nella fornitura di prestazioni sociali agevolate. Introdotto nel 1998, si applica soprattutto a prestazioni di welfare locali (asili nido, mense scolastiche, servizi socio-sanitari domiciliari e residenziali, eccetera) e interessa mediamente il 30 per cento della popolazione, con punte del 60 per cento al Sud.

Il governo Monti è chiamato a intervenire sulle modalità di calcolo dell’indicatore, sui suoi campi di applicazione e sul sistema dei controlli dall’articolo 5 della legge n. 214/2011, di conversione del decreto “Salva Italia”, dando seguito a quanto previsto dal Ddl per la riforma fiscale e assistenziale del governo Berlusconi. La legge dispone, in particolare, che la revisione dell’Isee comporti l’inclusione dei redditi esenti d’imposta nel calcolo, il miglioramento della sua “capacità selettiva, valorizzando in misura maggiore la componente patrimoniale sita sia in Italia sia all’estero” e la “differenziazione dell’indicatore per le diverse tipologie di prestazioni”. Lo stesso articolo dispone anche che siano individuate “le agevolazioni fiscali e tariffarie nonché le provvidenze assistenziali” che, a decorrere dal 2013, non possono più essere riconosciute ai soggetti con un Isee superiore a una determinata soglia.


INCOGNITE E PROBLEMI APERTI

La legge n. 214/2011 tocca gli aspetti più problematici dell’Isee, cogliendo finalmente, dopo un decennio di paralisi legislativa, questioni da tempo sollevate dagli studiosi.

Nel demandare la soluzione dei problemi ad appositi decreti, la legge fissa però solo dei criteri generali, lasciando aperte diverse opzioni. Si pensi al tema della revisione delle modalità di calcolo: quali prestazioni esenti d’imposta dovrebbero essere incluse, visto l’ampio spettro di interventi (assegni familiari, pensioni sociali, indennità di accompagnamento, pensioni di guerra, eccetera)? Anche il rafforzamento della capacità selettiva dell’indicatore tramite una maggiore valorizzazione del patrimonio è ottenibile con un ventaglio di soluzioni: innalzare il coefficiente che redditualizza lo stock patrimoniale (oggi al 20 per cento) oppure ridurre o azzerare le franchigie patrimoniali? Per quanto concerne la differenziazione dell’Isee per tipologia di prestazioni, una questione delicata riguarda la definizione di “nucleo familiare”, finora inteso in senso anagrafico: come definire il nucleo di un anziano solo non autosufficiente prossimo al ricovero in una residenza sanitaria assistita, se l’anziano può contare sul sostegno economico di figli?

Altre questioni non definite in modo soddisfacente nel testo di legge riguardano la ponderazione dei componenti della famiglia, assodato che la scala di equivalenza sia bisognosa di ritocchi, e l’eventuale estensione dell’indicatore a istituti di welfare finora soggetti a criteri di selettività diversi dall’Isee.

Sul primo punto, la legge dispone che si tenga conto “dei pesi dei carichi familiari, in particolare dei figli successivi al secondo e di persone disabili a carico”. Pare quindi di capire che l’intento non sia tanto quello di introdurre una scala di equivalenza capace di quantificare meglio le risorse che servono a famiglie di diversa numerosità per godere dello stesso benessere, quanto quello di favorire alcune tipologie familiari. Viene da commentare: perché, invece di inventarsi una nuova scala, non seguire la via maestra della stima aggiornata dei parametri di una scala di equivalenza osservata, come ad esempio la scala usata dall’Istat per stimare la povertà assoluta? La stima di una scala osservata permetterebbe di tenere conto, oltre che della eventuale presenza di minori a carico o di disabili, anche delle differenze nel tenore di vita medio delle famiglie residenti in aree geografiche diverse, una cosa che la scala Isee non fa.

Anche sull’eventuale estensione del nuovo Isee a prestazioni finora subordinate ad altri criteri di selettività, il testo di legge non è chiarissimo: nello stabilire che siano individuate per decreto “le agevolazioni fiscali e tariffarie nonché le provvidenze assistenziali” che, a decorrere dal 2013, non possono più essere riconosciute ai soggetti con un Isee superiore alla soglia individuata dal decreto stesso si vuole forse dire che il nuovo Isee si applicherà alle prestazioni condizionate al reddito Irpef e a quelle finora elargite indipendentemente da qualsiasi prova dei mezzi, come le indennità di accompagnamento?

IL DESIGN DEL NUOVO ISEE

Stando alle dichiarazioni del governo, le innovazioni normative saranno numerose. Per quanto riguarda il calcolo della componente reddituale dell’Isee, essa includerà tutti i redditi esenti d’imposta, come i trattamenti assistenziali e previdenziali. La presenza di disabili in famiglia darà diritto a godere di una franchigia che, entro limiti predefiniti, distinguerà tra disabilità media, grave e non autosufficienza; per le ultime due tipologie sarà inoltre riconosciuta la facoltà di portare in deduzione larga parte dei costi sostenuti per la propria condizione. Alla deduzione già esistente per chi risiede in affitto se ne affiancherà una equivalente per chi risiede in abitazione di proprietà. Ai fini del calcolo dell’Isee degli anziani non autosufficienti che chiedono servizi residenziali di cura, si terrà conto della presenza dei figli non più appartenenti al nucleo familiare dell’assistito, mentre per le prestazioni non residenziali il nucleo sarà definito in senso strettamente individuale. Il calcolo della componente patrimoniale sarà aggiornato per tenere conto delle valorizzazioni introdotte ai fini Imu e saranno ridotte le franchigie. Sono previste nuove maggiorazioni della scala di equivalenza per dare maggior peso alle famiglie numerose con figli minori, in particolare con meno di tre anni. Il calcolo dell’indicatore sarà differenziato a seconda della tipologia di prestazioni (anche se non è dato sapere che margini di autonomia avranno gli enti locali per introdurre modifiche all’impianto generale). Sul piano dei controlli, verrà potenziata l’attività sia ex-ante sia ex-post e l’Agenzia delle Entrate effettuerà controlli sostanziali della posizione reddituale e patrimoniale dei nuclei familiari dei soggetti beneficiari di prestazioni, secondo liste selettive.

Diversamente da quanto previsto dalla legge n. 214/2011, la riforma non dovrebbe invece condizionare all’Isee le agevolazioni fiscali e tariffarie e le provvidenze assistenziali finora subordinate ad altri criteri di selettività. La riforma non dovrebbe nemmeno intaccare le risorse finanziarie dedicate alle prestazioni statali oggi assicurate in base all’Isee (assegno di maternità, assegno alle famiglie con almeno tre minori, social card), né tanto meno la numerosità della platea dei beneficiari.
Questo non significa che la riforma non avrà effetti sull’equità della spesa: l’Isee non è e non deve essere uno strumento neutrale. Concepito fin dalle origini come il “braccio operativo” dell’universalismo selettivo, riteniamo che la riforma possa contribuire a migliorare sensibilmente l’efficacia redistributiva del welfare italiano, mitigandone l’ancora eccessiva categorialità e concentrando le risorse disponibili a favore delle famiglie realmente più bisognose. In questa direzione è auspicabile che, superando le timidezze attuali, l’Isee venga esteso alle prestazioni tax-benefit finora erogate in base ad altri criteri.


 

Evviva! Con i nuovi calcoli Isee tutti meno poveri!

29/08/2012 - Barbara LG Sordi -Fonte: (www.studiocataldi.it)

 

Finite le vacanze ecco che il nostro Governo si è rimesso subito all'opera per poter definire alcune questioni rimaste in sospeso, come la modifica dei parametri per il calcolo dell'Isee. L'indice avrebbe già dovuto essere ritoccato entro la fine dello scorso 31 maggio, ma ciò non si è verificato. Entro fine mese però dovrebbe andare a buon fine e trasformarsi in un Dpcm, come previsto dal decreto Salva Italia (Dl 211/2011, legge 214). A questo punto potrebbe entrare in vigore a partire dal primo gennaio del 2013, fondamentale visto che anche con la Spending review molti tagli economici si potranno attuare grazie a tale modifica (leggi: sconti su tasse universitarie per gli studenti fuori corso, cioè minor Isee= minor tasse).

Vediamo perché.

Innanzitutto cerchiamo di spiegare cosa sia esattamente questo indice. L'indice Isee (Indice per la Situazione Economica Equivalente) è uno strumento creato nel 2002 per poter valutare la situazione reddituale e patrimoniale di un singolo individuo o di un nucleo familiare. Sino ad ora l'Isee si conteggia in base ad una formula matematica data dalla somma del 20% del reddito assoggettato ad Irpef o Irap (del singolo o di tutti i membri del nucleo familiare), del valore Ici dell'abitazione di proprietà o il canone annuale di affitto. La cifra ottenuta è ridotta in base alla presenza di soggetti portatori di handicap o da un eventuale mutuo residuo sull'abitazione, così come a seconda del numero di componenti del nucleo stesso. Gli indici così ottenuti si basano sempre sulla dichiarazione dei redditi dell'anno precedente e permettono di classificare i richiedenti in varie fasce di reddito, che possono variare da regione a regione. Questi indicatori sono proprio nati per dare, o meno, accesso alle principali esenzioni ed agevolazioni di carattere sociale, che possono essere a livello nazionale o locale (erogate dal Comune). Esenzione dal pagamento del ticket sanitario, esenzione o riduzione del pagamento di asili nido o mense scolastiche o tasse universitarie, diritto a ricevere assegni familiari o di sostegno per famiglie con più di tre figli, possibilità di ottenere borse di studio o tariffe agevolate (le cosiddette tariffe sociali) per l'energia elettrica e persino agevolazioni sui canoni di locazione, in alcuni comuni. Va precisato che non comporta alcun tipo di elargizione o integrazione a livello pensionistico, non servono, ad esempio, come strumento per ottenere pensioni di invalidità.

Così era sino ad ora. Cosa cambierà con l'eventuale attuazione del decreto? Cambierà di molto le modalità di calcolare l'indice, alzando la soglia di povertà. Nel calcolo dell'Isee si terranno conto infatti anche dei redditi esenti (extra-Irpef), sinora non considerati, quali introiti da affitti, premi di produttività, bonus, eventuali patrimoni all'estero e titoli di Stato, conti corrente, partecipazioni in società e gli interessi maturati da investimenti. Insomma tutto quel che normalmente compare sulla dichiarazione dei redditi di un bravo e ligio cittadino (togliendo qualche voce, come il conto in banca ad esempio). Diventerà così un vero e proprio indicatore patrimoniale ed un "redditometro" a 360 gradi. Inoltre il passaggio da Ici a Imu contribuisce ad aumentare consistentemente il valore patrimoniale della prima casa, ben il 60% in più. Facendo passare in molti casi l'indice Isee ad una fascia superiore, riducendo così considerevolmente l'importo delle agevolazioni. Purtroppo si conteggeranno anche eventuali indennizzi di accompagnamento per invalidità, criticata da molti si spera che venga all'ultimo abbandonata dalla lista delle voci che concorreranno al calcolo.

A questo punto una cosa è certa molti meno italiani avranno diritto a esenzioni ed agevolazioni. Perché si rischia di essere tutti (solo sulla carta, mi spiace!) più ricchi. Eppure il sottosegretario al ministero del Lavoro, Maria Cecilia Guerra, ha tenuto a precisare che "la platea dei beneficiari potrà cambiare al suo interno, ma non per la dimensione complessiva". E su questo ci troviamo tutti assolutamente d'accordo: l'austerity di questi mesi ha prodotto molti più poveri. Aiutare tutti, rendendo accessibili agevolazioni ed esenzioni, comporterebbe una spesa sociale che l'attuale stato delle casse pubbliche mai e poi mai potrebbe sopportare. Quindi siamo sempre noi a rimetterci. Perché toccare ancora una volta dei piccoli benefici, senza mai sacrificare i propri vantaggi economici? Mi riferisco naturalmente ai nostri cari governatori e politici.

Certamente sinora i molti che hanno beneficiato di vantaggi, non sono sempre risultati essere realmente svantaggiati economicamente, alcuni sono stati semplicemente più furbi. O meglio lo Stato stesso lo ha permesso, quindi furbi (mi spiace ma evasore o ladro mi par troppo), ma legali e legalizzati. Ad esempio: una donna non sposata e impiegata part-time, convivente con un uomo non residente nella stessa città (ma che in realtà vive con lei) e con due figli, sino ad oggi (o meglio sino a che il Dpcm non sarà varato) poteva tranquillamente dichiarare solo il suo reddito. Con due figli domiciliati con lei (non necessariamente a carico) il reddito Isee era più che certo che fosse nelle fasce più basse, dando accesso così a nidi quasi "a gratis" o avendo diritto ad assegni familiari. Poco importava se il compagno della donna fosse un top manager da centinaia di migliaia di euro, con case e conti in banca sparsi per tutto il mondo. Ecco forse in tal caso, il ritocchino all'eccessivo "laschismo" del Governo precedente ha più che senso, proprio nell'ottica di una più equa ridistribuzione.

La revisione dell'Isee avrà però il pregio sociale di dare maggiori vantaggi a soggetti invalidi, così come di prevedere un indice agevolato a chi ha perso il lavoro. Cosa non da poco, perché non sarà necessario attendere l'anno successivo per ottenere sgravi ed aiuti, ma se ne potrà beneficiare immediatamente (sino a che la situazione di disagio economico persiste). Finalmente qualcuno al Governo ha capito che se non si hanno soldi in un preciso momento non si può aspettare l'anno successivo per poter, che so, mandare all'asilo un figlio o comprare testi scolastici ad un altro. Rammentiamo che con l'Isee basso si avrà accesso anche alle tanto attese "carte di solidarietà", che si spera possano aumentare il budget familiare, magari un po' di più degli ottanta euro mensili fino ad ora elargiti alle famiglie più bisognose.

Speriamo allora che con queste premesse si possa cominciare realmente a ridisegnare e rimappare la povertà in Italia. Chissà se a Monti verrà anche in mente di indagare sugli Isee molto bassi e verificare se non vi siano guadagni non dichiarati; potrebbe essere una buona occasione per pescare un po' di lavoratori in nero e fermare anche il fenomeno dei " falsi poveri ". Perché ribadiamo che i veri poveri a breve saranno quelli del ceto medio impiegatizio, che non hanno via di scampo alla lunga mano del Fisco.