PRIVILEGIA
NE IRROGANTO Documento
inserito il:29-9-2012 |
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Dobbiamo
fermare il declino italiano, di cui la crisi finanziaria è solo un’aggravante. I promotori: Michele Boldrin,
Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Oscar Giannino,
Andrea Moro, Carlo Stagnaro, Luigi Zingales ·
Cambiare
la Politica, Fermare il Declino, Tornare a Crescere
·
Le
nostre proposte: 10 interventi per la crescita
·
Fermare
il declino: costi della politica, si adotti la proposta Perotti
Cambiare la
Politica, Fermare il Declino, Tornare a Crescere
La classe
politica emersa dalla crisi del 1992-94 - tranne poche eccezioni individuali
- ha fallito: deve essere sostituita perché è parte e causa di quel declino
sociale che vogliamo fermare. L’Italia può e vuole crescere nuovamente. Per farlo
deve generare mobilità sociale e competizione, rimettendo al centro lavoro,
professionalità, libera iniziativa e merito individuale. Affinché l'interesse
di chi lavora - o cerca di farlo, come i giovani e tante donne – diventi
priorità bisogna smantellare la rete di monopoli e privilegi che paralizzano
il paese. I problemi odierni sono gli stessi di vent'anni fa, solo
incancreniti: l'inefficienza dell’apparato pubblico e il peso delle tasse che
lo finanziano stanno stremando l’Italia. Perdendo lavoro e aziende, migliaia
di persone non sono più in grado di produrre e milioni di giovani non lo
saranno mai. Tagliare e
rendere più efficiente la spesa, ridurre le tasse su chi produce, abbattere
il debito anche attraverso la vendita di proprietà pubbliche, premiare il
merito tra i dipendenti pubblici, promuovere liberalizzazioni e concorrenza
anche nei servizi e nel sistema formativo, eliminare i conflitti di
interesse, liberare e liberalizzare l’informazione, dare prospettive e
fiducia agli esclusi attraverso un mercato del lavoro più flessibile ed equo.
Sono queste le discriminanti che separano chi vuole conservare l’esistente da
chi vuole cambiarlo per far sì che il paese goda i benefici dell’integrazione
economica europea e mondiale. Nessuno, fra i partiti esistenti, si pone
neanche lontanamente questi obiettivi. Noi vogliamo che si realizzino. Per questo
motivo auspichiamo la creazione di una nuova forza politica –
completamente diversa dalle esistenti – che induca un rinnovamento nei
contenuti, nelle persone e nel modo di fare politica. Cittadini,
associazioni, corpi intermedi, rappresentanze del lavoro e dell’impresa
esprimono disagio e chiedono cambiamento, ma non trovano interlocutori. Ci
rivolgiamo a loro per avviare un processo di aggregazione politica libero da
personalismi e senza pregiudiziali ideologiche, mirato a fare dell’Italia un
paese che prospera e cresce. Invitiamo a un confronto aperto le persone e le
organizzazioni interessate, per costruire quel soggetto politico che 151 anni
di storia unitaria ci hanno sinora negato e di cui abbiamo urgente bisogno. I promotori: Michele Boldrin,
Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Oscar Giannino,
Andrea Moro, Carlo Stagnaro, Luigi Zingales Le nostre
proposte: 10 interventi per la crescita
ü 1 Ridurre l'ammontare del debito
pubblico ü 2 Ridurre la spesa pubblica di almeno 6
punti percentuali del PIL nell'arco di 5 anni ü 3 Ridurre la pressione fiscale
complessiva di almeno 5 punti in 5 anni, ü 4 Liberalizzare rapidamente i settori
ancora non pienamente concorrenziali ü 5 Sostenere i livelli di reddito di chi
momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente
o le imprese inefficienti ü 6 Adottare immediatamente una legislazione
organica sui conflitti d'interesse ü 7 Far funzionare la giustizia ü 8 Liberare le potenzialità di crescita,
lavoro e creatività dei giovani e delle donne ü 9 Ridare alla scuola e all'università
il ruolo, perso da tempo, di volani dell'emancipazione socio-economica delle
nuove generazioni ü 10 Introdurre il vero federalismo con
l'attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi livelli di governo ·
1) Ridurre
l'ammontare del debito pubblico. E' possibile scendere rapidamente sotto la
soglia simbolica del 100% del PIL anche attraverso alienazioni del patrimonio
pubblico, composto sia da immobili non vincolati sia da imprese o quote di
esse. ·
2) Ridurre
la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell'arco di 5 anni.
La spending review deve
costituire il primo passo di un ripensamento complessivo della spesa, a
partire dai costi della casta politico-burocratica e dai sussidi alle imprese
(inclusi gli organi di informazione). Ripensare in modo organico le grandi
voci di spesa, quali sanità e istruzione, introducendo meccanismi competitivi
all’interno di quei settori. Riformare il sistema pensionistico per garantire
vera equità inter—e intra—generazionale. ·
3) Ridurre
la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni, dando la
priorità alla riduzione delle imposte sul reddito da lavoro e d'impresa.
Semplificare il sistema tributario e combattere l'evasione fiscale destinando
il gettito alla riduzione delle imposte. ·
4) Liberalizzare
rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali quali, a titolo di
esempio: trasporti, energia, poste, telecomunicazioni, servizi professionali
e banche (inclusi gli assetti proprietari). Privatizzare le imprese pubbliche
con modalità e obiettivi pro-concorrenziali nei rispettivi settori. Inserire
nella Costituzione il principio della concorrenza come metodo di
funzionamento del sistema economico, contro privilegi e monopoli d'ogni
sorta. Privatizzare la RAI, abolire canone e tetto pubblicitario, eliminare
il duopolio imperfetto su cui il settore si regge favorendo la concorrenza.
Affidare i servizi pubblici, incluso quello radiotelevisivo, tramite gara fra
imprese concorrenti. ·
5) Sostenere
i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare
il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti. Tutti i lavoratori,
indipendentemente dalla dimensione dell'impresa in cui lavoravano, devono
godere di un sussidio di disoccupazione e di strumenti di formazione che
permettano e incentivino la ricerca di un nuovo posto di lavoro quando
necessario, scoraggiando altresì la cultura della dipendenza dallo Stato. Il
pubblico impiego deve essere governato dalle stesse norme che sovrintendono
al lavoro privato introducendo maggiore flessibilità sia del rapporto di
lavoro che in costanza del rapporto di lavoro. ·
6) Adottare
immediatamente una legislazione organica sui conflitti d'interesse. Imporre
effettiva trasparenza e pubblica verificabilità dei redditi, patrimoni e
interessi economici di tutti i funzionari pubblici e di tutte le cariche
elettive. Instaurare meccanismi premianti per chi denuncia reati di
corruzione. Vanno allontanati dalla gestione di enti pubblici e di imprese
quotate gli amministratori che hanno subito condanne penali per reati
economici o corruttivi. ·
7) Far
funzionare la giustizia. Riformare il codice di procedura e la carriera dei
magistrati, con netta distinzione dei percorsi e avanzamento basato sulla
performance; no agli avanzamenti di carriera dovuti alla sola anzianità.
Introdurre e sviluppare forme di specializzazione che siano in grado di far
crescere l'efficienza e la prevedibilità delle decisioni. Difendere
l'indipendenza di tutta la magistratura, sia inquirente che giudicante.
Assicurare la terzietà dei procedimenti disciplinari a carico dei magistrati.
Gestione professionale dei tribunali generalizzando i modelli adottati in
alcuni di essi. Assicurare la certezza della pena da scontare in un sistema
carcerario umanizzato. ·
8) Liberare
le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne,
oggi in gran parte esclusi dal mercato del lavoro e dagli ambiti più
rilevanti del potere economico e politico. Non esiste una singola misura in
grado di farci raggiungere questo obiettivo; occorre agire per eliminare il
dualismo occupazionale, scoraggiare la discriminazione di età e sesso nel
mondo del lavoro, offrire strumenti di assicurazione contro la
disoccupazione, facilitare la creazione di nuove imprese, permettere
effettiva mobilità meritocratica in ogni settore dell’economia e della
società e, finalmente, rifondare il sistema educativo. ·
9) Ridare
alla scuola e all'università il ruolo, perso da tempo, di volani
dell'emancipazione socio-economica delle nuove generazioni. Non si tratta di
spendere di meno, occorre anzi trovare le risorse per spendere di più in
educazione e ricerca. Però, prima di aggiungere benzina nel motore di una
macchina che non funziona, occorre farla funzionare bene. Questo significa
spendere meglio e più efficacemente le risorse già disponibili. Vanno
pertanto introdotti cambiamenti sistemici: la concorrenza fra istituzioni
scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono
trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo.Va
abolito il valore legale del titolo di studio. ·
10) Introdurre
il vero federalismo con l'attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi
livelli di governo. Un federalismo che assicuri ampia autonomia sia di spesa
che di entrata agli enti locali rilevanti ma che, al tempo stesso, punisca in
modo severo gli amministratori di quegli enti che non mantengono il pareggio
di bilancio rendendoli responsabili, di fronte ai propri elettori, delle
scelte compiute. Totale trasparenza dei bilanci delle pubbliche
amministrazioni e delle società partecipate da enti pubblici con l'obbligo
della loro pubblicazione sui rispettivi siti Internet. La stessa
"questione meridionale" va affrontata in questo contesto,
abbandonando la dannosa e fallimentare politica di sussidi seguita
nell'ultimo mezzo secolo. I promotori: Michele Boldrin,
Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Oscar Giannino,
Andrea Moro, Carlo Stagnaro, Luigi Zingales Fermare il declino: costi della politica, si adotti la
proposta Perotti
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