Il Fatto quotidiano 31-7-2011
Questi politici
ladri ci hanno rubato tutto
SISTEMA INFETTO
Siamo a un punto di crisi
irreversibile ma c’è sempre un peggio del peggio
(di Antonio Tabucchi)
(Illustrazione di Marilena Nardi)
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La classe politica
italiana nella stagione del terrorismo tramava con servizi segreti interni ed
esteri. Una volta finite le stragi, quella di oggi è passata al furto.
Agli Italiani ha rubato tutto.
Ha rubato il paesaggio. Ha
rubato la libera scelta e la libera concorrenza. Ha rubato il futuro dei
nostri giovani. Ha rubato loro il democratico diritto di dissentire, di protestare
e di manifestare e quando ha potuto li ha massacrati e perfino assassinati.
Ha rubato la Carta costituzionale. Ha rubato la libera informazione, la
televisione pubblica, la scuola, l’università.
Ha rubato la Resistenza,
da cui la nostra repubblica è nata, e l’antifascismo su cui si fonda.
Ha rubato il principio di ripudio della guerra, che è costitutivo
della repubblica. Ha rubato la convivenza civile, il rispetto dovuto ai
cittadini, i fondamenti del patto sociale di ogni vera democrazia. Ha rubato
le più belle parole della nostra lingua, come “libertà”,
facendone un uso perverso. Ha rubato la fiducia nella democrazia (era fragile
e incerta, ed è stato facile) e nelle istituzioni. Ci ha rubato
perfino il diritto di morire in pace. Ha trasformato il parlamento in un
rifugio di corrotti, di mafiosi, di indagati, di condannati. Ha stretto patti
scellerati con la mafia. Ha sigillato tutti i suoi malaffari sotto il segreto
di Stato: la storia del nostro passato recente è un enorme buco nero.
Infine ha rotto gli equilibri istituzionali: il potere legislativo, che in
Italia coincide con quello esecutivo, come un fiume in piena ha sommerso il
paese con una pletora di leggi incostituzionali.
La Magistratura è stata aggredita, avvilita, ingiuriata e indicata
alla pubblica opinione quale corpo malato della società. I
delinquenti hanno chiamato delinquente l’istituzione di controllo delle loro
delinquenze. Questa aggressione del potere politico al potere giudiziario
è stata spacciata dalla stessa classe politica come uno “scontro” fra
politica e magistratura e come tale propagandato nel paese. Ma avete mai
sentito una voce della
magistratura che abbia detto che la classe politica è un cancro da
estirpare? O che i politici sono antropologicamente diversi? O che le Brigate
rosse sono nascoste in Parlamento? No: è quello che contro la
magistratura urla da anni l’ex-piduista Silvio Berlusconi. Per
questo la magistratura subisce reprimende ogni volta che viene raggirata e
vilipesa: perché in Italia al danno deve seguire anche la beffa. Da vent’anni
la classe politica impazza su tutti i canali televisivi, quelli privati del
presidente del Consiglio e quelli pubblici sui quali ha messo le mani e i
piedi.
Da mattina a sera, dai teleschermi, i politici intossicano l’anima degli
italiani con le loro chiacchiere, menzogne, barzellette, false promesse,
falsi contratti, messe nere. Per questo i magistrati sono rimproverati di
eccessiva esposizione mediatica: è perfino successo che abbiano
mostrato i calzini a una telecamera nascosta di Berlusconi che li spiava. Ma
ultimamente la magistratura si è messa a indagare nella Città e
i Cani. A largo raggio. E a chiedere conti. La prostituta marocchina
minorenne fermata per furto e che la questura ha rilasciato dietro telefonata
di Berlusconi non era proprio la nipote di Mubarak? Spiace che il Parlamento
si dica convinto che Berlusconi ne fosse convinto. La Fininvest ha sottratto la
Mondadori al legittimo acquirente grazie a un giudice corrotto dall’onorevole
Previti che Oscar Luigi Scalfaro licenziò da ministro della Giustizia
prima che lo diventasse? Deve risarcire il derubato. Non si tratta di
ideologia, si tratta di furto: spiace che la classe politica non concordi.
C’è un grosso giro di prostituzione in una villa del presidente del
Consiglio? In Italia lo sfruttamento della prostituzione è ancora un
reato e il codice penale non è un’ideologia: spiace che gli onorevoli
di Berlusconi non siano d’accordo.
Il perverso sistema della Loggia P2 si è moltiplicato per
partenogenesi producendo P3 e P4, cioè affari loschi, pressioni
indebite, rapporti oscuri fra finanza e politica? Spiace che alla classe
politica piacciano gli affari sporchi. Le falle, come quando una rete si
smaglia, si allargano. Da un’inchiesta all’altra affiora da sottopelle un
sistema infetto che ricopre l’Italia come una lebbra. Si capisce perché il
conflitto d’interessi che ha tenuto in piedi Berlusconi per vent’anni non
è mai saltato: perché faceva comodo a destra e a manca. Si capisce
perché Enrico Berlinguer è stato rinnegato e Craxi rivalutato dalla
politica tutta. E l’opposizione, implicata anch’essa in faccende illecite,
reagisce in maniera scomposta, non proprio come gli altri ma quasi. Sotto
inchiesta non ci sono piccoli bottegai ma personaggi di potere, assi di
raccordo fra politica e affari. La classe politica si allarma. I “lodi”
(Schifani, Alfano, ecc.) non funzionano più, la Camera ha perfino
consentito l’arresto cautelare di un onorevole! Che fare? E se si
rinfrescasse il ministero della Giustizia?
“Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la
Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse
esclusivo della nazione”. È la formula del giuramento che ogni
ministro deve fare di fronte al capo dello Stato per essere accettato come
ministro. I ministri li propone il presidente del Consiglio, ma il capo dello
Stato li accetta o li respinge. Dipende. È importante che Giorgio
Napolitano abbia espresso la sua autorevole contrarietà ai tre
ministri “baschi” che vogliono portare nelle loro “riserve” alcuni ministeri
della Repubblica, sconnettendo ancora di più questa povera Italia
sconnessa. Certo che li vogliono lassù, e non con il tricolore: con la
croce celtica. Ma questi tre stessi ministri non avevano giurato la loro
lealtà alla Repubblica italiana davanti al capo dello Stato?
Il giuramento è un atto simbolico nel quale il celebrante ha
la stessa responsabilità morale di colui che giura. Nella
cerimonia del battesimo, se il sacerdote dubitasse della cattiva fede del
padrino, non accetterebbe la sua garanzia. Evidentemente Napolitano non dubitava
delle garanzie che offrivano questi padrini della Repubblica: contrastarli
ora, a cose fatte, è più complicato. Peccato che si sia fidato
di tali personaggi.
In questi giorni l’onorevole Nitto Palma ha giurato la sua fedeltà
alle leggi della Repubblica di fronte al capo dello Stato quale nuovo
ministro della Giustizia. Non mi compete scendere nel merito. Ma mi preme
ricordare il principio della fisica secondo il quale il cosiddetto “punto
di crisi”, a causa dell’aumento della temperatura e della pressione,
segna il cambiamento di stato di un corpo che da solido diventa liquido o da
liquido gassoso e viceversa. E per la percezione che ho delle cose, ritengo
che la situazione italiana abbia raggiunto un punto di crisi
irreversibile. Impossibile fare previsioni: ma c’è
sempre un peggio del peggio. E poi non si dica che era inevitabile.
Antonio Tabucchi
- 31 luglio 2011 -
Fonte: Il Fatto
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