Il Fatto quotidiano del 27-7-2011
1) Attacchi
speculativi e borse alternative
Di Mauro Meggiolaro
2) Borse, sul
caos mercati la minaccia della finanza ombra
Di Andrea Di
Stefano
(1)
In gergo si chiamano dark pools.
Facilitano la manipolazione dei prezzi e la speculazione. Lontano da occhi
indiscreti. A lanciare l'allarme è stato il finanziere americano
Thomas Caldwell.
“La proliferazione delle nuove borse private aumenta
il rischio che i prezzi siano manipolati”
Si chiamano Turquoise,
RiverCross, CrossStream, Baikal. Nomi che evocano mari
trasparenti, laghi profondi e puliti, fiumi alpini da attraversare. In
realtà sono quanto di più oscuro abbiano prodotto i mercati finanziari
negli ultimi anni. Tanto che, in gergo, sono indicati come “dark
pools” (pozze, piscine scure): borse alternative dove si possono negoziare grandi
quantitativi di azioni senza che nessuno riesca a vedere i prezzi intermedi
della contrattazione (Leggi l’articolo di Matteo
Cavallito). Si vede solo il prezzo finale, quando i
giochi sono fatti.
Le dark pools hanno cominciato a proliferare in
Europa dal 2007, dopo l’approvazione della normativa europea sui mercati
finanziari Mifid che abolisce l’obbligo di
concentrazione delle negoziazioni nei mercati regolamentati ed introduce
nuovi sistemi di scambio. I cosiddetti Alternative Trading Systems o ATS (il
nome ufficiale delle dark pools), che dovrebbero
garantire la “best execution”, l’esecuzione delle
negoziazioni alle migliori condizioni possibili per i clienti. Uno dei
principi cardine della Mifid.
In pratica, se prima ci si rivolgeva a una banca per comprare 20mila azioni
di Eni, la banca le poteva negoziare solo ai prezzi stabiliti dalla Borsa Italiana. Ora lo
può fare anche passando per una borsa alternativa, che offre la
possibilità di spuntare prezzi migliori. “Le dark pools
hanno aumentato la concorrenza e l’efficienza delle operazioni finanziarie”,
ha dichiarato recentemente la banca d’investimenti Goldman
Sachs. “Ne hanno tratto vantaggio in particolare i piccoli
investitori. Oggi comprare e vendere azioni costa meno, soprattutto per
loro”. Tutto bene allora?
Non proprio. Anche perché le borse alternative possono facilitare la
manipolazione dei prezzi e la speculazione. Lontano da occhi indiscreti. Uno
dei primi a lanciare l’allarme è stato il finanziere americano Thomas
Caldwell. “La proliferazione delle
nuove borse private aumenta il rischio che i prezzi siano manipolati”, ha
dichiarato Caldwell al Reuters
Exchanges and Trading Summit già
nel 2008. “Le banche che comprano e vendono azioni nelle dark pools possono avere informazioni privilegiate sui prezzi.
Se non saranno regolamentate, la frammentazione dei mercati e l’internalizzazione degli scambi potranno diventare gli
ingredienti di un nuovo grande scandalo finanziario”.
Sì, perché gli ATS oltre a spezzettare il mercato azionario permettono
alle banche di internalizzare gli scambi,
costruendosi borse su misura in casa. E’ quello che è successo, per
esempio, con la piattaforma Turquoise, una dark pool creata nel
2007 da un consorzio di nove banche tra cui Citigroup, Credit
Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Merrill
Lynch, Morgan Stanley e UBS. Il gotha della finanza mondiale. Attraverso Turquoise, che oggi è controllata dal London
Stock Exchange (la borsa di Londra),
passa poco meno del 3 per cento degli scambi sul MIB 30 (principale
indice della borsa
italiana), oltre il 9 per cento dell’FTSE100 (l’indice che comprende
le 100 società più capitalizzate della borsa di Londra) e circa
il 6 per cento del DAX (l’indice di riferimento della borsa tedesca).
Le stesse banche che hanno lanciato Turquoise sono
anche azioniste della borsa alternativa Chi-X Europe. Chi-X, che è la più
grande tra le borse alternative, tratta il 17,14 per cento degli scambi
sulle imprese del MIB 40 italiano e il 24,62 per cento dell’indice FTSE
250 di Londra. “Nel primo semestre 2011 il volume di titoli scambiati su
Chi-X Europe è salito a 860,9 miliardi di
euro, con un aumento del 16 per cento rispetto al secondo semestre del
2010”, ha comunicato Chi-X in una nota diffusa il 19 luglio. “Ci confermiamo
al secondo posto tra le borse europee come volume di scambi e al primo posto
come numero di contrattazioni”.
Le contrattazioni di Chi-X
Europe avvengono in buona parte alla luce del sole.
Per gli ordini “al buio” ci si può rivolgere però a
Chi-Delta, lanciata da Chi-X nel maggio del 2009. Nel primo
semestre del 2011 sono passate per Chi-Delta 4,2 milioni di contrattazioni
(+24% rispetto al secondo semestre del 2010) per un totale di 39,1 miliardi
di euro. In base alle statistiche di Thomson
Reuters, Chi-Delta è il
maggiore libro d’ordini “al buio” in Europa.
La crescita inarrestabile delle dark pools non
è un segnale confortante per la stabilità dei mercati azionari
e tanto meno per il piccolo mercato borsistico italiano. I titoli azionari
delle banche italiane sono sotto attacco da parte delle dark pools già dalla fine di giugno. Venerdì 8 e
lunedì 11 luglio, i due giorni orribili dell’attacco speculativo al
nostro paese, Unicredit e Intesa Sanpaolo
erano ai primi posti nei libri d’ordini di Turquoise
e Sigma-X (la dark pool
di Goldman Sachs). Se non si introdurranno presto nuove regole, la
speculazione sul nostro paese (e sulle altre borse europee) continuerà
ad avvenire al buio, nelle “pozze scure” della finanza controllate dalle
banche. Dove i fondi hedge e i grandi investitori
internazionali continueranno ad agire indisturbati, pronti ad approfittare
della prossima scintilla (una dichiarazione di Tremonti,
un indice meno favorevole del previsto, un urlo di
Bossi) per far scoppiare di nuovo la corsa alla vendita di
titoli e la successiva rincorsa del governo, con il solito corredo di
promesse, manovre e tagli per “rassicurare i mercati”.
Per approfondire www.valori.it
(2)
Borse, sul caos mercati la minaccia della finanza
ombra
Di Andrea Di Stefano
Gli
attacchi speculativi sono riconducibili al mondo delle cosiddette borse
alternative. Una sorta di finanza ombra ove si possono negoziare grandi
quantitativi di azioni senza che nessuno riesca a vedere i prezzi intermedi
della contrattazione
Gli attacchi che stanno
investendo mercati azionari e obbligazionari italiani hanno un mandante: la
finanza ombra che ha letteralmente stravolto il sistema economico mondiale e
che rischia di produrre danni incalcolabili. Ogni giorno le cronache
registrano il ruolo della speculazione nell’andamento altalenante sia
dell’indice di Piazza Affari sia dei prezzi dei titoli obbligazionari dai
quali dipende il famoso spread, cioè la differenza dell’interesse
pagato sui titoli di Stato decennali italiani rispetto a quelli della
Germania. La volatilità, cioè l’incredibile altalena che
porta le borse a crescere di due punti percentuali per perderne il giorno
dopo due o tre, trae origine diretta dalle piattaforme di contrattazione
lanciate dalle grandi banche e operanti nel segmento Over
the counter, cioè completamente non
regolamentato.
Per capire di che cosa stiamo parlando basta qualche dato: durante il
lunedì nero dell’11 luglio ad esempio, sul Chi-X (mercato parallelo
gestito dalla banca d’affari giapponese Nomura) per
il titolo Intesa SanPaolo sono passati di mano
oltre 80 milioni di pezzi, rispetto ai 300 circa di piazza Affari (quasi il
30% di quanto scambiato dal titolo in Borsa Italiana); aggregando anche altre
piattaforme alternative (in gergo chiamate MTF) come Bats
e Turquoise, il valore si avvicina al 50%. Per
Unicredit la quota scambiata sui mercati alternativi è risultata nella
giornata di lunedì prossima al 25% di quanto fatto in Borsa. In gergo
queste piattaforme sono chiamate “dark pools”
(pozze scure): si tratta di borse alternative dove si possono negoziare
grandi quantitativi di azioni senza che nessuno riesca a vedere i prezzi
intermedi della contrattazione. Si vede solo il prezzo finale, quando i
giochi sono fatti. E qui la speculazione, soprattutto quella ribassista,
impazza con effetti incontrollabili.
L’associazione che raggruppa gli operatori specializzati in questo settore (Isda, International Swaps and Derivatives Association
) si sta battendo contro qualsiasi nuova
normativa che possa frenare il boom di attività su queste piattaforme
che oltre che opache sono il terreno di caccia dell’high frequency
trading, l’uccelliera dove il cacciatore spara raffiche di palline
utilizzando sistemi informatizzati basati su astrusi algoritmi con
l’obiettivo di comprare e vendere decine di milioni di pezzi di un titolo per
la durata di un battito di ciglia per realizzare utili giganteschi.
di Andrea Di
Stefano
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