Il Fatto quotidiano 27-7-2011
Tecnologia e anarchia: le nuove borse aprono la
strada alla speculazione ultra veloce
Di Matteo Cavallito.
Il successo delle piazze
alternative (ovvero Multilateral trading facilities - Mtf, dark pools e universo Over-the-counter)
si spiega anche con la capacità di queste ultime di garantire il
supporto tecnologico agli operatori dell’high frequency trading (Hft), un
sistema speculativo in forte ascesa. Investite dalla concorrenza, e in
assenza di una vera regolamentazione, le borse tradizionali hanno deciso
semplicemente di adeguare l’offerta. Anche la Consob
lancia l'allarme sull'espansione degli scambi ad alta velocità
Il successo delle piazze
alternative (ovvero Multilateral
trading facilities – Mtf,
dark pools e universo Over-the-counter)
si spiega anche con la capacità di queste ultime di garantire il
supporto tecnologico agli operatori dell’high frequency trading (Hft), un sistema speculativo in forte ascesa. Investite
dalla concorrenza, e in assenza di una vera regolamentazione, le
borse tradizionali hanno deciso semplicemente di adeguare
l’offerta.
Prendere di mira un titolo promettente, comprarlo, venderlo, sostenerlo.
Oppure semplicemente tartassarlo, colpirlo ripetutamente e infine affondarlo.
Tutto, beninteso, nello spazio di frazioni di secondo, intervalli
infinitesimali che possono segnare il destino di un’azione garantendo agli
speculatori guadagni da capogiro. E’ il principio dell’Hft,
il sistema di scambio ad alta velocità che negli ultimi anni sta
letteralmente dilagando nelle piazze finanziarie tradizionali e non. Un
meccanismo in cui ad operare non è l’uomo, il trader, bensì la
macchina. Computer sofisticatissimi in grado di gestire algoritmi
particolarmente complessi riducendo al minimo i tempi di attesa (la
cosiddetta latency) e favorendo
così le operazioni meramente speculative. Basta questo, insomma, per
dare vita ad attacchi spettacolari in borsa trasformando il titolo in un
semplice numero quando lo speculatore scende in campo e le variabili “vecchia
scuola”, come le prospettive di crescita aziendale o le ipotesi di dividendi,
vengono semplicemente messe da parte.
L’Hft è il vero fenomeno degli ultimi anni.
Se ne è accorta anche la Consob
che, in una relazione pubblicata in questi giorni sull’impatto delle piazze
finanziarie “alternative”, ha evidenziato la clamorosa espansione degli
scambi ad alta velocità. Nel 2006, le operazioni di Hft condotte negli Stati Uniti compensavano appena il 15
per cento degli scambi sul mercato americano. Oggi la stima più cauta
parla di una quota del 54 per cento. Secondo la Consob, che cita dati
esterni, il peso delle operazioni veloci sul totale degli scambi potrebbe
aver ormai raggiunto il 60 per cento negli Usa e il 40,per cento in
Europa. Difficile tradurre con precisione il fenomeno in cifre ma l’ordine di
grandezza, questo è certo, è quello dei trillions:
migliaia di miliardi di dollari.
Dietro al successo di questo genere di operazioni non c’è solo lo
sviluppo tecnologico. Accanto all’evoluzione dell’informatica a giocare un
ruolo decisivo è stata infatti la mancanza di
regolamentazione sui mercati. L’apertura delle piazze
finanziarie extra borsistiche è stata in questo senso determinante.
Tra i punti di forza delle nuove piazze, ha rilevato la Consob, anche
“l’adozione di piattaforme di negoziazione tecnologicamente molto avanzate,
con l’obiettivo fondamentale di garantire agli investitori la minimizzazione
della latency, cioè del tempo che intercorre
fra l’invio di un ordine e la sua esecuzione. La latency
media per i principali Mtf si è
progressivamente ridotta negli ultimi anni e attualmente si attesta su valori
di pochi millisecondi”. Una risorsa decisiva dal momento che “la latency è rilevante soprattutto per
l’operatività degli intermediari che adottano sistemi di high frequency trading” e “la convenienza di questo tipo di
operatività, infatti, può essere influenzata sensibilmente da
differenze (…) dell’ordine di millisecondi”.
All’inizio del 2008 la quota degli scambi conclusi sulle multilateral
europee per i primi 600 titoli del Vecchio continente, spiega ancora la
Consob, stava praticamente a zero. Nel febbraio 2011 si è ormai
arrivati al 18 per cento. Ancora più evidente il fenomeno dei mercati
americani. Negli Usa la quota di mercato delle piazze tradizionali si
è ridotta dal 64 per cento al 45 tra il gennaio 2008 l’inizio del
2011. Le operazioni della New York Stock exchange
(Nyse) compensavano nel 2009 appena un quarto del
mercato contro il 79 per cento registrato nel 2005. Il 40 per cento
delle operazioni condotte negli Usa, inoltre, appartiene ormai alla sfera del
cosiddetto Over
the counter (mercato extra
borsistico). Quattro scambi su dieci, in altri termini, non sono oggi
tracciabili dalle autorità di vigilanza
della Sec, l’omologa Usa della Consob.
L’aspetto più rilevante è però un altro, ovvero la
capacità di traino rappresentato proprio dalle nuove borse. Il
successo di piattaforme innovative come Chi-X, Turquoise e Bats
ha infatti stimolato la concorrenza delle piazze consolidate inducendo i
principali mercati regolamentati ad innovare le loro piattaforme di
negoziazione per accogliere la crescente domanda di scambi ultra rapidi. “Il Nyse, in particolare, per recuperare quote di mercato, ha
adottato un sistema di trading automatizzato in grado di garantire
performance migliori e, successivamente, ha acquisito uno degli Mtf concorrenti (Archipelago-Arca)”
spiega il rapporto Consob. “Anche il Lse, ossia il
mercato regolamentato europeo che ha subito maggiormente la concorrenza degli
Mtf, ha adottato una strategia simile, annunciando
l’adozione di un nuovo sistema di trading (Millennium)
e acquisendo un Mtf concorrente (Turquoise)”.
Per rispondere alle innovazioni ci vorrebbe ora un forte piano regolamentare
in grado di limitare gli eccessi speculativi del mercato a maggior ragione in
un contesto di forte volatilità come quello attuale che si
caratterizza per gli effetti persistenti della crisi finanziaria in generale
e di quella dei debiti europei in particolare. Ma proprio questo, manco a
dirlo, resta il punto più controverso. I regolatori di Usa ed Europa
stanno studiando la questione ma un sistema collaudato di controllo del
trading ad alta velocità è tuttora assente. Negli ultimi anni,
ha rivelato in questi giorni il New York Times,
le società dell’Hft operanti negli Usa
avrebbero speso circa 2 milioni di dollari per finanziare le proprie
attività di lobbying con l’obiettivo di contrastare le ipotesi di
regolamentazione del mercato.
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