Il Fatto
quotidiano 20-10-2011
Dai mutui ai derivati.
L’inchiesta Euribor dell’Antitrust europeo rischia
di travolgere la finanza.
Di Matteo Cavallito
L’accusa è grave: false comunicazioni sui costi dei
prestiti interbancari con l’obiettivo di alterare il tasso di interesse di riferimento
del mercato europeo. Una violazione della norme antitrust che rischierebbe di
manipolare un mercato potenzialmente enorme, nell'ordine di migliaia di
miliardi
Di chiaro, per ora, c’è solo la definizione del
possibile reato: manipolazione del tasso di riferimento europeo, l’Euribor, attraverso la
costituzione di un cartello tra gli istituti continentali. Tecnicamente una
forma di illecita concorrenza. Per il resto è un intreccio di
indiscrezioni – poche, anzi pochissime – e di ipotesi, per lo più
inquietanti, alimentate da preoccupanti analogie con il recente passato. Con
una mossa a sorpresa, la Commissione antitrust europea ha perquisito ieri le
sedi di alcuni istituti associati all’Ebf,
la European
Banking Federation. A renderlo noto
è stata la stessa commissione che, tuttavia, non ha voluto fornire
ulteriori dettagli. Lasciando così campo libero all’immaginazione
ragionata degli osservatori.
Difficile, per il momento, capire la reale portata dell’inchiesta. Ma qualche
punto fermo può già essere individuato. L’Euribor
è un tasso di riferimento interbancario, frutto delle media dei tassi
applicati sui prestiti tra le banche stesse. In pratica un indicatore
primario del costo del denaro che influenza tanto il mercato retail (i prestiti
concessi dalle banche alle famiglie e ai piccoli risparmiatori) quanto il
resto del comparto (società finanziarie, grandi investitori). In
Europa, le banche coinvolte nel suo calcolo, e quindi potenzialmente oggetto
dell’inchiesta, sono 44 distribuite su 15
Paesi. A quanto si apprende oggi, però, l’indagine si
starebbe svolgendo in non più di 10 Stati, il che, di fatto,
restringerebbe comunque il campo.
Nelle ultime ore hanno iniziato a circolare i nomi di Deutsche Bank e di Ubs
(ovvero della sua filiale olandese) ma al momento non esistono ancora
conferme ufficiali. L’ipotesi di reato è però chiara. Il
sospetto è che una parte degli istituti facenti capo all’Ebf abbia comunicato dati falsi sui tassi applicati ai
prestiti interbancari. Manipolando così alla fonte la definizione
dell’indice di riferimento con l’obiettivo di ottenere un vantaggio sul
mercato dei mutui a tasso variabile che all’Euribor
sono indicizzati. In sintesi, siccome l’interesse complessivo su questo
genere di prestiti è calcolato sommando uno spread fissato dalla banca
e il tasso di riferimento europeo, è lecito temere che qualora
quest’ultimo fosse stato manipolato, una buona parte della clientela del
vecchio continente (tra cui per lo meno una quota delle 400mila
famiglie italiane che ogni anno accendono un mutuo variabile)
possa essersi trovata a pagare un interesse eccessivo. Garantendo alle banche
un profitto extra del tutto illegittimo.
Il problema principale, tuttavia, è dato dal fatto che la questione
sollevata dall’inchiesta non si esaurirebbe nel solo settore dei mutui
ipotecari. Coinvolgendo al contrario un mercato potenzialmente smisurato. E
qui è utile fare un raffronto con un’inchiesta molto simile di cui era
stata data notizia alcuni mesi fa: quella sulle sospette alterazioni del Libor, l’omologo
londinese del tasso di riferimento continentale. L’indagine, in quel caso,
era partita da una denuncia presentata lo scorso mese di aprile contro alcuni
istituti bancari (tra cui
Bank of America, Citigroup e UBS) da FTC
Capital GmbH, un fondo speculativo
di base a Vienna. I suoi gestori, ovviamente, non avevano acceso un
semplice mutuo sulla casa di famiglia. In compenso, però, avevano
deciso di puntare su alcuni prodotti finanziari denominati eurodollar futures. Gli eurodollar
sono titoli derivati utilizzati per scommettere sull’andamento del costo del
denaro e il loro valore, ovviamente, era ed è tuttora profondamente
influenzato dall’andamento del tasso di riferimento in questione.
Il vero problema, però, è che questi prodotti sono in buona
compagnia visto che il controvalore di tutti i derivati soggetti agli umori
del Libor equivale a circa 350 mila miliardi di
dollari. Sommando la piccola quota dei prestiti a tasso variabile, arriviamo
a 360 mila. Come a dire che se i sospetti di FTC fossero confermati, un
mercato grande come il prodotto interno lordo del Pianeta moltiplicato cinque
volte sarebbe di fatto alterato.
Quanto vale invece il mercato dei derivati legati all’Euribor?
Difficile stabilirlo con precisione ma, di certo, l’ordine di grandezza
è decisamente il medesimo, quello dei trillions.
Ed ecco allora sorgere la domanda spontanea del caso: quando potrebbe essere
drogato questo mercato così poco familiare alla clientela comune delle
banche ma così significativo, proprio per la sua portata,
nell’influenzare la speculazione, le borse, i mercati e in definitiva
l’intera economia europea e globale? E’ il quesito chiave dell’inchiesta
appena partita, un’indagine che rischia ora di assumere una dimensione
potenzialmente enorme. “Non abbiamo nulla da nascondere. Assicuriamo la buona
governance di Euribor/Ebf e lo stretto monitoraggio del benchmark” ha dichiarato
il ceo di Ebf Guido
Ravoet in una nota ufficiale. Si
attendono sviluppi.
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