|
PRIVILEGIA
NE IRROGANTO Documento
inserito il: 3-10-2012 |
|
||
DOCUMENTI CORRELATI |
|
|||
|
||||
|
||||
Il
Fatto quotidiano 2-10-2012 Banche e speculazione, l’Ue: “Attività a
rischio separate dai conti correnti”
Pubblicate le conclusioni del Rapporto sulla riforma del sistema
bancario dell'Unione. Il commissario europeo al Mercato interno e ai servizi
finanziari, Michel Barnier: "Si va nella
direzione in cui ci liberiamo di un sistema dove i profitti sono privati ed i
costi sono pubblici"
di
Redazione Il Fatto
Quotidiano | 2 ottobre 2012 Sulla
lotta alla speculazione finanziaria sfrenata l’Europa prova a seguire gli
Stati Uniti, proprio mentre Oltreoceano si lavora per ammorbidire le regole.
Il Rapporto sulla riforma del sistema bancario Ue realizzato per la
Commissione Europea dal gruppo di alto livello di esperti guidato dal
governatore della Banca centrale finlandese Erkki
Liikanen, pubblicato oggi, infatti, chiede una “separazione legale”
all’interno dei gruppi bancari delle attività
più a rischio da quelle meno a rischio come i depositi. Qualcosa
di molto simile, dunque, alla Volcker Rule, la principale norma del Dodd-Frank
Act, la legge di riforma del mercato finanziario
americano introdotta all’indomani del crack di Lehman Brothers,
che tra il resto tende a proibire alle banche il cosiddetto “proprietary trading”, ovvero le attività finanziarie
altamente speculative condotte con l’obiettivo di realizzare un utile per sé
e non per la clientela. E che ora, a ridosso delle elezioni, alcuni i
senatori americani vorrebbero ammorbidire. Durante
la crisi finanziaria, secondo l’analisi degli esperti della Commissione, non
c’è stato “nessun modello” di affari che abbia mostrato performance
particolarmente negative o positive, ma sono emersi invece “un’eccessiva assunzione di
rischi, spesso nel trading di strumenti altamente complessi o
prestiti legati all’immobiliare” e un “eccessivo affidamento sul
finanziamento a breve termine” nel periodo precedente la crisi. Quanto
fatto finora dalla Commissione Ue, in particolare le direttive sui requisiti
di capitale e sulla gestione e risoluzione delle crisi vanno nella giusta direzione.
Ma per rendere il sistema bancario del Vecchio Continente più resistente a
nuove crisi, “la conclusione del gruppo è che è necessario richiedere la
separazione legale di alcune attività finanziarie particolarmente a rischio
dalla raccolta di depositi all’interno dello stesso gruppo bancario”. Le
attività da separare dovrebbero essere proprio il “proprietary
trading” di titoli e derivati, e altre attività strettamente legate a questi
mercati. Questo provvedimento, suggerisce il rapporto, dovrebbe essere
applicato a “tutte
le banche a prescindere dal loro modello di business, incluse
le banche mutualistiche e cooperative”, ma in base alla quota che queste
attività rappresentano nel giro d’affari della banca e il loro impatto sulla
stabilità finanziaria. La soglia dovrebbe essere fissata da Bruxelles, ed
essere in ogni caso superiore al 15-25% e/o ai 100 miliardi di euro. “Noi
pensiamo che questa separazione, questa prevenzione, questa differenziazione
dei rischi sia un elemento chiave per la stabilità, la solidità del settore
bancario nel lungo periodo”, ha spiegato il commissario europeo al Mercato
interno ed ai servizi finanziari, Michel Barnier.
Che terrà conto, nella sua azione di riforma del settore, non solo delle
raccomandazioni contenute nel rapporto presentato oggi ma anche della
consultazione pubblica di sei settimane già avviata. “Io credo che questo
rapporto vada nella direzione in cui ci
liberiamo di un sistema in cui i profitti sono privati ed i costi sono
pubblici“, ha detto Liikanen, spiegando tra l’altro che le
attività separate di trading e depositi potranno coesistere nella stessa
banca, ma dovranno essere “finanziate e capitalizzate separatamente”. Soddisfatta
per le raccomandazioni contenute nel rapporto – tra cui quella sul
rafforzamento della governance e del controllo
sulle banche – la presidente della commissione Affari economici e monetari
dell’Europarlamento, Sharon Bowles, che ha
sottolineato la “disponibilità” di Barnier a
presentare altre proposte legislative sull’argomento. “E’ chiaro che serve un nuovo approccio
rispetto al modo in cui le banche sono strutturate – ha commentato da
Bruxelles – considerato l’impatto che queste istituzioni possono avere
sull’economia e per il quale i cittadini stanno ancora pagando un prezzo”. Elezioni Usa, senatori al
lavoro per ammorbidire le regole anti-speculazione
Battaglia sempre più accesa attorno alla Volcker
Rule, la principale norma del Dodd-Frank
Act, la legge di riforma del mercato finanziario
americano, che tende a proibire alle banche il “proprietary
trading”, le attività finanziarie altamente speculative condotte per
realizzare un utile per sé e non per la clientela
di
Matteo Cavallito
| 21 settembre 2012 Nel
pieno della campagna
elettorale, negli Stati Uniti si sta assistendo a
un’escalation nella battaglia attorno alla Volcker Rule, la principale norma del Dodd-Frank Act, la legge di
riforma del mercato
finanziario americano. Sebbene il dibattito attorno alla
regola sia stato promosso con l’obiettivo di garantire la massima
trasparenza, rivela il New
York Times, più di cento tra senatori e congressisti avrebbero
agito finora anche dietro le quinte per sottoporre la Federal Reserve
e le altre authorities ad un pressing costante con
l’obiettivo di modificare la norma in senso permissivo o restrittivo. Lo
scontro è tuttora in atto. La
cosiddetta “Regola Volcker” rappresenta da tempo il
principale terreno di sfida tra lobbisti, promotori, legislatori e regolatori
statunitensi. La norma, almeno di principio, tende a proibire alle banche il
cosiddetto “proprietary trading”, ovvero le
attività finanziarie altamente speculative condotte con l’obiettivo di
realizzare un utile per sé e non per la clientela. Di fatto si tratterebbe di
mettere al
sicuro i depositi dei correntisti impedendo che la loro
liquidità venga messa a rischio in operazioni condotte sul fronte dei
derivati e delle attività più complesse in genere. Un blocco alla
speculazione, insomma, utile nelle intenzioni a prevenire nuovi tracolli
sistemici i cui costi verrebbero scaricati sull’intervento pubblico, ovvero
sui contribuenti, secondo l’ormai consolidato adagio del “Too big to fail”. Il
problema, oggi, è che l’intero impianto di legge (che lascia molto spazio al
suo completamento da parte dei regolatori come la Fed) contiene in sé deroghe ed eccezioni
che rendono sempre più labile il confine tra lecito e illecito. In
particolare c’è la questione dell’hedging,
l’attività di copertura dal rischio, che implica il ricorso agli strumenti
derivati come assicurazione contro la volatilità del mercato. In pratica le
banche potrebbero essere autorizzate a speculare sui derivati, scommettendo
ad esempio sull’andamento dei tassi di interesse o del prezzo del petrolio,
facendo passare formalmente questo comportamento come gestione del rischio.
Per i sostenitori della linea morbida, che temono un effetto negativo della Volcker sulla liquidità del mercato e, in ultima analisi,
sulla ripresa economica, si tratterebbe di una conseguenza accettabile. Per
gli oppositori più radicali sarebbe al contrario la materializzazione di una
beffa. Tra
gli esponenti di quest’ultimo fronte c’è ovviamente il senatore democratico Carl Levin,
noto “nemico giurato” di Wall Street. Quest’anno,
rivela oggi Bloomberg, la commissione del Senato da lui presieduta dovrebbe
chiedere formalmente ai regolatori di rendere la normativa più stringente.
Allo stato attuale, sostiene Levin, la legge permetterebbe ancora alle banche
di piazzare scommesse pericolose sul mercato con il rischio di produrre
effetti dirompenti. L’esempio più evidente lo avrebbe offerto nei mesi scorsi
la banca d’affari JP Morgan responsabile, attraverso il suo ufficio
londinese, di una puntata mal riuscita su un indice costruito sui Credit
default swaps del settore corporate, in pratica una
scommessa sulla crescita dei costi di indebitamento di alcune grandi imprese
statunitensi. Un errore spaventoso costato perdite pari a 5,8 miliardi di
dollari. Nelle
intenzioni dei legislatori, la norma Volcker
dovrebbe colmare quel vuoto lasciato dall’abrogazione del vecchio Glass-Steagall
Act, il provvedimento approvato nel
1933 per distinguere nettamente le attività di retail
da quelle dell’investment banking, ovvero i destini
dei risparmiatori da quelli degli speculatori. La legge era sopravvissuta
fino al 1999 quando il Congresso ne aveva votato l’abolizione. Quattro anni
prima, nel famoso documento “National Homeownership
Strategy”, l’allora presidente Bill Clinton si era
appellato pubblicamente alla “creatività e alle risorse dei settori pubblico
e privato” per “affrontare gli ostacoli finanziari al possesso di una casa”.
In pratica uno spot per la creatività finanziaria, la cartolarizzazione e i
mutui subprime. Il seguito, purtroppo, è storia
nota. |
||||