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Documentazione   Documenti inseriti il 24-5-2008


 

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VICENDA DEI FARMACI TRUFFA (La Repubblica 22-24 maggio 2008)

 

 

1.   Farmaci truffa, è "disastro colposo" Ventidue specialità sotto controllo (24-5-2008) 1

2.   "Non cambiare quell'etichetta farò finta di non accorgermene” (22-5-2008) 2

3.   Otto arresti per medicine-truffa bufera sull'Agenzia per i farmaci (22-5-2008) 3

                                                                                                             

 


Nuovo filone nell'inchiesta sull'Agenzia per i farmaci. Istituita commissione ministeriale
Silvio Garattini: "Fuori i nomi". Ma per il ministero della Salute "non c'è pericolo"

Farmaci truffa, è "disastro colposo"
Ventidue specialità sotto controllo

 

TORINO - Disastro colposo per la messa in commercio di farmaci non perfetti. Si apre un nuovo filone nell'inchiesta piemontese sull'Agenzia per i farmaci. Ventidue medicine in commercio sono sospettate di essere dannose per la salute dell'uomo. Il farmacologo Silvio Garattini chiede che siano resi nomi i nomi delle specialità: "E' da incoscienti lasciare in giro farmaci a rischio per i cittadini e non dire quali siano".

Il ministero: "Non c'è pericolo". Ma il ministero della Salute getta acqua sul fuoco: "Sono specialità conosciute nel mondo, testate da anni. Non c'è pericolo alcuno" ripetono. Ammettono che su alcuni "bugiardini", i foglietti illustrativi contenuti nelle medicine, qualche controindicazione era stata soppressa per rendere più facile ottenere la licenza di vendita, "ma è stato messo già tutto in ordine". Temono la psicosi a Roma e non vogliono che nei cittadini si diffonda l'idea che in commercio ci siano farmaci che possono far male. "Non c'è pericolo", si ostinano a ripetere al ministero.

Soldi in cambio di omissis. Nell'occhio del ciclone, un antinfiammatorio che, nonostante potesse provocare "gravi danni al fegato" non è stato sospeso dal commercio, "dimostrazione - dice la Procura - che c'è stata una corruzione". Altro caso è quello che riguarda la commercializzazione di un anestetico locale "che - come scrivono i giudici - presenta un difetto a causa del quale due fiale diverse non sono distinguibili tra loro, con evidenti conseguenze per la salute pubblica". Anche questa volta sembra che i funzionari infedeli dell'Aifa abbiano chiuso un occhio in cambio di laute mance. Secondo il gip, "la gravità del comportamento di certuni che non esitano a tutelare gli interessi commerciali della società produttrice dei farmaci a scapito delle conseguenze per la salute dei pazienti, è emblematica".

Dossier compicenti. E poi ci sono psicofarmaci, antibiotici, diuretici, antipertensivi, antiasmatici a base di principi attivi che, scaduti i canonici dieci anni del brevetto, dovevano essere nuovamente sperimentati con tutti i crismi, ma che sono stati proposti con modalità poco convincenti. Si parla di società che hanno svolto le analisi preparatorie all'estero, in Ucraina, con modalità poco sicure; di pratiche sbrigate dall'Aifa troppo celermente; di dossier piuttosto compiacenti.

Istituita commissione ministeriale. Una speciale commissione d'inchiesta composta da tre saggi istituita dal sottosegretario alla salute Ferruccio Fazio affincherà i magistrati piemontesi nell'inchiesta. Agli arresti da un paio di giorni sono finiti in otto: due i corrotti, alti dirigenti dell'Agenzia per i farmaci; sei i corruttori, dipendenti di case farmacautiche o di agenzie di intermediazione.

"Niente contro la salute dei cittadini".
In questi mesi ci sono stati pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali, la documentazione video del passaggio di una mazzetta. Le prime ammissioni, infine, sono arrivate. Il procuratore di un'azienda farmaceutica indagato per corruzione ha confessato di aver passato dei soldi ad un presunto dipendente dell'Aifa per rendere più facile l'iscrizione nel prontuario. "Ho ricevuto regali - ha detto l'imputato - ma non ho fatto niente contro la salute dei cittadini".

(24 maggio 2008)

 


 

Nell'ordinanza i dialoghi fra i manager delle case farmaceutiche e i "controllori"
Telefoni intercettati, bustarelle e misteri. Chiesti in tutto una trentina di fermi

"Non cambiare quell'etichetta
farò finta di non accorgermene
"

 

TORINO - Le etichette dei farmaci erano fuori legge? Non indicavano rischi che potevano essere letali perfino sui bambini? Le amicizie dentro l'Agenzia italiana del farmaco erano talmente solide e radicate, che si chiudeva un occhio.

Sarebbe, secondo l'accusa, il caso del "farmaco Minirin della Ferring". "La grave incompatibilità - scrive il gip di Torino nella sua corposa ordinanza - con l'indicazione di enuresi (ndr, incontinenza) notturna dei bambini, resa evidente dal decesso di un bimbo in Francia, non impedisce al Walter Patriarca di chiudere un occhio circa il fatto che il farmaco sia in circolazione senza revisione delle etichette".

Nel marzo del 2006 era partito "l'ordine dell'agenzia francese del farmaco di eliminazione dell'indicazione terapeutica". E, di conseguenza, anche l'Italia si sarebbe dovuta adeguare per evitare rischi. Il funzionario Aifa indagato, allora, chiama l'amico, referente in Italia per la società e lo incalza. "Perché dici di rifarla?", lo interroga l'amico che non capisce tale premura. "Senti una cosa - insiste - abbiamo problemi produttivi che dobbiamo risolvere, le etichette secondo te io le posso smaltire, almeno quelle ad esaurimento?". La risposta al telefono intercettato del funzionario è emblematica: "Senti, allora facciamo così, io faccio finta di niente, di non vederle..."

Tra i due indagati, Patriarca e Giuseppe Irianni, il rapporto sembra fraterno. I due parlano tranquillamente di come scambiarsi anche il denaro. Il primo, funzionario dell'Agenzia, chiede all'altro, raccomandandosi "10 mila euro in contanti grossi, i più grossi che hai". Ma riceve anche in dono una vacanza in albergo a Maratea "con moglie e figlio in una camera matrimoniale più lettino vista mare".

I pm di Torino, capeggiati dal procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, avevano costruito un castello di accuse con l'obiettivo di spazzarla letteralmente via l'Aifa, a colpi di ordini d'arresto per il carcere. Di diverso avviso il gip, che ha respinto oltre 20 richieste, accogliendo solo otto misure restrittive.

Figura di primo piano nell'esplosiva inchiesta è il direttore generale Nello Martini che ha come interlocutori manager di primo piano della Bayer, Umberto Filippi e Roberto Ceresa. Il primo addetto all'Heat Policy Regulatory Affaire head del colosso tedesco, il secondo un gradino sotto, con un passato in Siemens ma anche con una lunga militanza nella Lega Nord. Martini li incontra anche furtivamente fuori dall'orario di lavoro, come avvenuto il 9 febbraio 2007 all'aeroporto di Verona.

L'impegno di Martini è visibile, come quando, stando sempre ai pm, concede una corsia preferenziale al farmaco "Levitra", un farmaco analogo al Viagra, "che nel febbraio del 2007 ottiene una procedura particolare e non prevista, ovvero il mantenimento di Levitra in classe C". Il risultato? "A seguito della decisione dell'Aifa, gli acquirenti verranno ugualmente rimborsati: ciò significa che il Servizio sanitario nazionale si troverà a pagare un costo maggiore rispetto alla preventivata spesa per ottenere una analoga prestazione".

Per il gip, "la proposta di Martini costituisce il compimento di un atto contrario alle previsioni di legge", ma ciò non giustifica il suo arresto.
Non è scampato al carcere invece Pasqualino Rossi, funzionario dell'Aifa, dirigente dell'ufficio Assessment Europeo. Secondo le accuse, con la bustarella ottenuta in cambio di un occhio di riguardo nei confronti delle pratiche presentate all'Agenzia del farmaco da una procuratrice di più aziende (finita ieri ai domiciliari), il Rossi si sarebbe perfino pagato in contanti il fabbro che gli montava la porta blindata di casa. La moglie del Rossi stesso, il 7 luglio scorso, al telefono era preoccupata per il saldo della blindatura. Ma il marito la rassicura: "Tanto dovrebbe passare già D. R."
(L. Ple. E. Ran.)

(22 maggio 2008)

 


 

Sono i primi provvedimenti restrittivi firmati in 40 anni da Guariniello
L'accusa da Torino: mazzette delle aziende produttrici a funzionari dell'Aifa

Otto arresti per medicine-truffa
bufera sull'Agenzia per i farmaci

di Lorenza Pleuteri ed Emilio Randacio

 

 

TORINO - L'origine ha una data precisa: 3 agosto 2005. Quel giorno un rapporto dei Nas di Torino lancia pesanti ombre su come l'Aifa, l'Agenzia italiana per il farmaco, classifica e cataloga i medicinali da immettere sul mercato. La sperimentazione di due prodotti bio-equivalenti, i corrispondenti generici di un composto griffato, non convince.

Ieri l'inchiesta partita dal capoluogo piemontese, e approdata a Roma, nel cuore dell'agenzia statale del ministero della Salute, arriva al giro di boa dei provvedimenti cautelari. L'esecuzione di otto delle venti ordinanze di custodia chieste dal procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, i primi arresti da lui firmati in quarant'anni di carriera. Tre persone finiscono in carcere per corruzione, altre quattro vengono mandate ai domiciliari, un'ottava riesce a schivare le manette perché probabilmente è in Svizzera. Due, i corrotti, sono alti dirigenti della stessa Aifa. Sei, i corruttori, lavorano in posti chiave di case farmaceutiche o in agenzie di intermediazione e rappresentanza.

In questi mesi ci sono stati pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali, la documentazione video del passaggio di una mazzetta, timide e parziali ammissioni. I capi di imputazione, trenta, elencano i singoli episodi e tratteggiano uno scenario devastato. Il gip Sandra Recchione, il giudice che ha filtrato le richieste di arresto e firmato le ordinanze, si spinge ad affermare come "dalle indagini sia emerso che Nello Martini, quale direttore generale dell'Aifa, intrattenga rapporti privilegiati con gruppi multinazionali di società farmaceutiche e, in particolare, con le società Bayer e Glaxo Smith and Kline".

A Martini, oltre alla corruzione, viene contestato il favoreggiamento di un suo funzionario: il subalterno lo avrebbe aiutato "a eludere le investigazioni della procura di Torino, avvertendolo che il suo telefono era sotto controllo". Non solo. A Palazzo di giustizia, nel capoluogo piemontese, c'era una gola profonda. E altri personaggi - pubblici ufficiali in corso di identificazione, come la talpa della procura, una donna - avrebbero passato informazioni e notizie riservate.

Omologazioni di farmaci, fasce di prezzi, sperimentazioni.

Tutto, stando alle indagini dei Nas, sarebbe avvenuto al di fuori delle regole. E i rapporti, i contatti, le mazzette allungate avrebbero garantito un risultato sicuro. L'Aifa, per la procura, andava azzerata. Il gip Recchione, invece, ha centellinato gli arresti perché seppur è certa l'agevolazione garantita dai funzionari alle case farmaceutiche, manca la prova del pagamento del denaro.

Da oggi, per competenza territoriale, a diradare le ombre che avvolgono l'operato dell'Aifa continuerà la procura di Roma. A quella di Torino resta una minima parte del fascicolo. E un impegno. Il procuratore aggiunto Guariniello, coordinatore del pool "sicurezza e tutela dei consumatori", spiega che si lavorerà ancora sulla catena di controlli, certificazione e immissione sul mercato dei farmaci, perché l'inchiesta ha dimostrato le falle del sistema e ci potrebbero essere possibili implicazioni per la salute di chi consuma i medicinali approvati con procedure non ortodosse e tempi dilatati.

(22 maggio 2008)