L’Espresso
(25 agosto 2011)
Eppure abbiamo un'arma: il 117
Il governo ha fatto di tutto
per nasconderlo, ma il numero della Guardia di Finanza è un potente
strumento contro l'evasione. Per segnalare chi non fa la ricevuta, chi
affitta l'appartamento in nero e tutti gli altri furbetti
di Maurizio Maggi
Basta debolezze sull'evasione fiscale, ha tuonato il
presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al meeting di Comunione a
liberazione di Rimini. Com'era ovvio, la classe politica si è spellata
le mani di fronte all'indignato grido di dolore presidenziale. Nessuno, però,
si è ricordato che una discreta arma contundente per dare qualche
bacchettata agli evasori e agli elusori delle tasse e puntare comunque su un
significativo effetto deterrente, l'Italia ce l'ha già, da ben
quindici anni e, colpevolmente, la utilizza col silenziatore.
E' il 117, il numero utile istituito dalla Guardia di finanza per permettere
ai cittadini di segnalare - anche in forma anonima - comportamenti scorretti
in tutti i campi di competenza delle Fiamme gialle, dall'evasione fiscale
alla contraffazione.
Lanciato all'epoca del governo di Romano Prodi ma su iniziativa della Gdf e tratteggiato quando a Palazzo Chigi c'era Silvio
Berlusconi, fu sottoposto a durissime critiche da parte dello schieramento di
centrodestra ma non faceva impazzire neppure il centrosinistra. Uno dei suoi
fustigatori più accesi fu l'allora presidente dell'Autorità
garante della Privacy, Stefano Rodotà. I primi passi del 117 si
rivelarono trionfali: nel dicembre del 1996, in soli dieci giorni, arrivarono
12 mila chiamate. Nel gennaio del 1997, un'indagine dell'Eurispes
rivelò, a sorpresa, che nell'area considerata la più
insofferente nei confronti del fisco, il Nord-est, quasi il 20 per cento
degli abitanti riteneva il 117 "utile come il 112 e il 113" (i
numeri di pronto intervento di Carabinieri e Polizia di Stato) contro una
media nazionale del 16,1 per cento.
Dopo il boom iniziale, con i giornali pronti a raccontare aneddoti di
marachelle smascherate e i detrattori di ogni colore impegnati a denigrare
"il numero dei delatori", lo strumento ha perso pian piano la sua
spinta propulsiva. "E' il classico esempio di grandissima
potenzialità non sfruttata fino in fondo: ora, tuttavia, la crisi
economica e l'assoluta necessità di combattere evasione ed elusione
dovrebbero spingere la politica a rilanciarlo", sostiene Giorgio
Benvenuto, che è stato a capo della commissione Finanze del Senato ed
è presidente della Fondazione Bruno Buozzi.
Aggiunge l'ex segretario della Uil, che quando il 117 fu varato lo sostenne a
spada tratta dai molti attacchi provenienti dal suo stesso schieramento
politico: "Purtroppo, mi pare che invece la volontà non ci sia,
come dimostra lo spot in onda in questi giorni sui canali televisivi e
radiofonici della Rai, a cura dell'Agenzia delle entrate e del Dipartimento
per l'informazione e l'editoria della presidenza del Consiglio, in cui si
afferma che l'evasore è un parassita ma non si indica il numero utile
attraverso il quale la gente può informare la pubblica amministrazione
in tempo reale".
Anche Pietro Giordano, segretario dell'associazione dei consumatori Adiconsum, punta il dito contro la politica: "Io ci
parlo spesso, con gli ufficiali della Gdf, e so che
sarebbero prontissimi a scatenare l'inferno: il problema, mi fanno capire,
è che non arriva mai l'indicazione di perseguire duramente i
comportamenti scorretti, così il 117 ha rischiato di diventare quasi
un binario morto". E infatti, le telefonate hanno vivacchiato per anni
intorno a quota 23/24 mila. E' bastata una campagna di annunci radiofonici,
nel 2006, all'epoca del secondo governo Prodi, per ridare un po' di fiato al
117, risalito sopra quota 25 mila nel 2007. Poi è di nuovo caduto
nell'oblìo, almeno in termini di promozione
pubblica e politica.
Mentre uno dei suoi atout è proprio il fatto che i "cattivi"
sappiano della sua esistenza e la temano, dando nel contempo ai cittadini
"buoni" il segnale della volontà di combattere l'evasione,
proprio come chiede a gran voce il presidente Napolitano. Se fosse usato a
manetta dai clienti di ristoranti e bar, studi dentistici e artigiani, quando
la controparte non sgancia ricevute e fatture, sarebbe un efficace deterrente
contro categorie che temono poco la "tracciabilità" del
denaro. "E' un ottimo strumento ma dall'impatto ridotto perché le
segnalazioni anonime non possono fare partire l'indagine", commenta Maurangelo Rana, esperto di diritto tributario dello
studio Martinez-Novebaci di Milano, nonché ex
funzionario dell'Agenzia delle entrate in Lombardia. Tuttavia, anche le
segnalazioni prive di denuncia formale che l'operatore del 117 ritiene
meritevoli di attenzione finiscono nel database informatico dei comandi
provinciali dove si raccolgono tutti i dati sui contribuenti. "Tutto fa
massa critica", sostengono alla Gdf.
Così, se durante un controllo stradale un tizio viene trovato su un
auto di lusso intestata a una Srl (o in porto è trovato su uno yacht
di proprietà di una società) e nel database risultano
già segnalazioni anonime a suo carico (magari per non aver emesso uno
scontrino, se è un dettagliante), l'accertamento parte subito e con un
pacchetto di informazioni più robusto.
Anche
se paradossalmente ignorato da un governo che afferma a parole di voler
contrastare l'evasione, il 117 non è in disarmo. Decine di truffe e
abusi sono stati stroncati, o almeno pizzicati, da accertamenti scattati
grazie a una telefonata alla Gdf. Qualche esempio?
Le scoperte di una discarica abusiva di San Pio delle Camere, vicino a
L'Aquila, e di una tipografia che stampava falsi passaporti diplomatici a
Milano, o della 78enne nonnina di Padova che affittava nove appartamenti in
"nero" a immigrati irregolari, occultando il 75 per cento del
reddito (qui a telefonare è stato uno dei vicino di casa). Oppure,
sempre a Milano, delle quintalate di mimose abusive
per la festa della Donne, sequestrate e regalate a scuole e asili. In questi
episodi il numero utile ha giocato il ruolo di allertatore
dello sceriffo. Ed è grazie alle chiamate al 117, dopo un appello
della Finanza, che la Procura di Ragusa ha potuto ricostruire le gesta del
promotore finanziario Gerlando Termini, accusato di
aver messo in piedi una truffa di oltre 22 milioni di euro ai danni di
numerosi risparmiatori siciliani. Ogni tanto, i risultati sono al limite
della beffa. A Milano, il cliente di un locale con le slot-machines
ha visto che un giocatore, dopo aver perso un sacco di soldi, ha intimato al
gestore del bar di spegnere la macchinetta: "Torno domani, tocca a me
giocarci e finalmente vincere qualcosa". L'occhiuto avventore ha
chiamato il 117, perché i video-poker non possono essere spenti senza una
ragione seria. La Gdf è intervenuta, ha
fatto riaccendere la slot-machine. Il telefonatore
ha giocato, e dopo poco ha vinto. Non si sa che cosa è successo quando
il giocatore del giorno precedente è tornato nel locale. Non mancano
le proteste per i mancati interventi dopo le segnalazioni. "Ci ha
chiamato un turista che, in villeggiatura in Toscana, ha telefonato al 117
perché un benzinaio non esponeva i cartelli con i prezzi dei carburanti, ha
aspettato un sacco di tempo e la pattuglia della Gdf
non s'è fatta vedere", raccontano quelli del Codacons. E il
portale d'informazione online Adg News sostiene che
la Gdf non è intervenuta per bloccare i
venditori abusivi di borse griffate contraffatte in via Condotti a Roma:
"Abbiamo chiamato il 117 e ci hanno detto che le pattuglie erano tutte
impegnate, mentre invece c'era una macchina del 117 proprio lì nei
pressi. Allora abbiamo chiesto ai militari presenti di intervenire, e loro ci
hanno invitato a contattare il 117", sostiene Antonello De Gennaro,
direttore del sito Internet.
Non tutte le telefonate che arrivano ai centralini del 117, attivi 24 ore su
24, del resto, possono colpire davvero nel segno. "Sulle cento chiamate
quotidiane, dopo la scrematura degli operatori, quelle serie su cui lavorare
rimangono 3 o 4", dicono alla Gdf a Milano. In
un certo senso, alla luce del disinteresse della politica, per i comandi il
117 è un fardello non da poco: è impegnativo e in termini di
produttività non può, per sua stessa natura, essere fenomenale:
una pattuglia rischia di uscire apposta ed essere impegnata per molto tempo
per emettere, magari, un verbale da pochi euro. E' formidabile, però,
la sua funzione psicologica. "E anche culturale: di fronte al principio
dell'equità fiscale, la privacy deve passare in secondo piano",
dice ancora Benvenuto, che confida in un rilancio tosto del 117 per aiutare
gli italiani a cambiare andazzo: "Negli Stati Uniti, è un titolo
di merito far sapere quanto si guadagna e quanto si paga di tasse. Qui da
noi, è quasi un titolo di merito far capire di non pagarle, le tasse.
Il 117 non è un attrezzo da delatori ma un eccellente canale di comunicazione
tra il cittadino onesto e l'amministrazione pubblica".
L'anno scorso, le segnalazioni dei cittadini sono state più di 28
mila, ed effettuando una proiezione sui dati freschissimi (da inizio anno al
21 agosto), per l'intero 2011 il numero dovrebbe aumentare, visto che siamo a
una media di 85,6 segnalazioni quotidiane contro le 78,3 del 2010.
Evidentemente, il peggioramento del clima sociale contribuisce a incrementare
la voglia di giustizia dei cittadini. Conferma l'avvocato e commercialista Vittorio
Carlomagno, che insegna Diritto tributario
all'università di Napoli ed è il presidente del sito Contribuenti.it: "Tre contribuenti su quattro hanno
fiducia nel 117, è emerso da un recente sondaggio online cui hanno
partecipato 5.641 nostri associati. E' il miglior dato, in termini di
gradimento, nell'ambito dell'amministrazione finanziaria". Secondo Carlomagno, è il momento giusto per ampliare i
poteri della Guardia di finanza, concentrando l'attività dei militari
proprio sul fronte della tutela dei diritti e dei doveri dei contribuenti.
"Quando svolge indagini per le procure, la Gdf
porta sempre a casa eccellenti risultati: nel fare i controlli sugli studi di
settore, per esempio, nove volte su dieci scopre comportamenti punibili. Se a
fare gli accertamenti, sulla stessa tipologia di soggetti, è l'Agenzia
delle entrate, bene che vada le irregolarità sono due ogni dieci
indagini. Ecco perché bisogna rinforzare il 117 e la Gdf,
l'Agenzia delle entrate troppo spesso si rivela, di fatto, una fabbrica di condoni".
Per il legale partenopeo, ci vuole più severità ed è ora
di estendere gli studi di settore a tutte le imprese, anche sopra i 7,5
milioni di euro di ricavi. Ma, soprattutto, ci si deve affidare maggiormente
alle Fiamme gialle: "Perché la Gdf è
temuta dagli evasori fiscali, mentre l'Agenzia delle entrate, in
realtà, non lo è".
|