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DOCUMENTO INSERITO IL  26-8-2011

 

 

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L’Espresso (25 agosto 2011)

 

Eppure abbiamo un'arma: il 117

Il governo ha fatto di tutto per nasconderlo, ma il numero della Guardia di Finanza è un potente strumento contro l'evasione. Per segnalare chi non fa la ricevuta, chi affitta l'appartamento in nero e tutti gli altri furbetti

di Maurizio Maggi

 

 

Basta debolezze sull'evasione fiscale, ha tuonato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al meeting di Comunione a liberazione di Rimini. Com'era ovvio, la classe politica si è spellata le mani di fronte all'indignato grido di dolore presidenziale. Nessuno, però, si è ricordato che una discreta arma contundente per dare qualche bacchettata agli evasori e agli elusori delle tasse e puntare comunque su un significativo effetto deterrente, l'Italia ce l'ha già, da ben quindici anni e, colpevolmente, la utilizza col silenziatore.

E' il 117, il numero utile istituito dalla Guardia di finanza per permettere ai cittadini di segnalare - anche in forma anonima - comportamenti scorretti in tutti i campi di competenza delle Fiamme gialle, dall'evasione fiscale alla contraffazione.

Lanciato all'epoca del governo di Romano Prodi ma su iniziativa della Gdf e tratteggiato quando a Palazzo Chigi c'era Silvio Berlusconi, fu sottoposto a durissime critiche da parte dello schieramento di centrodestra ma non faceva impazzire neppure il centrosinistra. Uno dei suoi fustigatori più accesi fu l'allora presidente dell'Autorità garante della Privacy, Stefano Rodotà. I primi passi del 117 si rivelarono trionfali: nel dicembre del 1996, in soli dieci giorni, arrivarono 12 mila chiamate. Nel gennaio del 1997, un'indagine dell'Eurispes rivelò, a sorpresa, che nell'area considerata la più insofferente nei confronti del fisco, il Nord-est, quasi il 20 per cento degli abitanti riteneva il 117 "utile come il 112 e il 113" (i numeri di pronto intervento di Carabinieri e Polizia di Stato) contro una media nazionale del 16,1 per cento.

Dopo il boom iniziale, con i giornali pronti a raccontare aneddoti di marachelle smascherate e i detrattori di ogni colore impegnati a denigrare "il numero dei delatori", lo strumento ha perso pian piano la sua spinta propulsiva. "E' il classico esempio di grandissima potenzialità non sfruttata fino in fondo: ora, tuttavia, la crisi economica e l'assoluta necessità di combattere evasione ed elusione dovrebbero spingere la politica a rilanciarlo", sostiene Giorgio Benvenuto, che è stato a capo della commissione Finanze del Senato ed è presidente della Fondazione Bruno Buozzi. Aggiunge l'ex segretario della Uil, che quando il 117 fu varato lo sostenne a spada tratta dai molti attacchi provenienti dal suo stesso schieramento politico: "Purtroppo, mi pare che invece la volontà non ci sia, come dimostra lo spot in onda in questi giorni sui canali televisivi e radiofonici della Rai, a cura dell'Agenzia delle entrate e del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della presidenza del Consiglio, in cui si afferma che l'evasore è un parassita ma non si indica il numero utile attraverso il quale la gente può informare la pubblica amministrazione in tempo reale".

Anche Pietro Giordano, segretario dell'associazione dei consumatori Adiconsum, punta il dito contro la politica: "Io ci parlo spesso, con gli ufficiali della Gdf, e so che sarebbero prontissimi a scatenare l'inferno: il problema, mi fanno capire, è che non arriva mai l'indicazione di perseguire duramente i comportamenti scorretti, così il 117 ha rischiato di diventare quasi un binario morto". E infatti, le telefonate hanno vivacchiato per anni intorno a quota 23/24 mila. E' bastata una campagna di annunci radiofonici, nel 2006, all'epoca del secondo governo Prodi, per ridare un po' di fiato al 117, risalito sopra quota 25 mila nel 2007. Poi è di nuovo caduto nell'oblìo, almeno in termini di promozione pubblica e politica.

Mentre uno dei suoi atout è proprio il fatto che i "cattivi" sappiano della sua esistenza e la temano, dando nel contempo ai cittadini "buoni" il segnale della volontà di combattere l'evasione, proprio come chiede a gran voce il presidente Napolitano. Se fosse usato a manetta dai clienti di ristoranti e bar, studi dentistici e artigiani, quando la controparte non sgancia ricevute e fatture, sarebbe un efficace deterrente contro categorie che temono poco la "tracciabilità" del denaro. "E' un ottimo strumento ma dall'impatto ridotto perché le segnalazioni anonime non possono fare partire l'indagine", commenta Maurangelo Rana, esperto di diritto tributario dello studio Martinez-Novebaci di Milano, nonché ex funzionario dell'Agenzia delle entrate in Lombardia. Tuttavia, anche le segnalazioni prive di denuncia formale che l'operatore del 117 ritiene meritevoli di attenzione finiscono nel database informatico dei comandi provinciali dove si raccolgono tutti i dati sui contribuenti. "Tutto fa massa critica", sostengono alla Gdf. Così, se durante un controllo stradale un tizio viene trovato su un auto di lusso intestata a una Srl (o in porto è trovato su uno yacht di proprietà di una società) e nel database risultano già segnalazioni anonime a suo carico (magari per non aver emesso uno scontrino, se è un dettagliante), l'accertamento parte subito e con un pacchetto di informazioni più robusto.

 

Anche se paradossalmente ignorato da un governo che afferma a parole di voler contrastare l'evasione, il 117 non è in disarmo. Decine di truffe e abusi sono stati stroncati, o almeno pizzicati, da accertamenti scattati grazie a una telefonata alla Gdf. Qualche esempio? Le scoperte di una discarica abusiva di San Pio delle Camere, vicino a L'Aquila, e di una tipografia che stampava falsi passaporti diplomatici a Milano, o della 78enne nonnina di Padova che affittava nove appartamenti in "nero" a immigrati irregolari, occultando il 75 per cento del reddito (qui a telefonare è stato uno dei vicino di casa). Oppure, sempre a Milano, delle quintalate di mimose abusive per la festa della Donne, sequestrate e regalate a scuole e asili. In questi episodi il numero utile ha giocato il ruolo di allertatore dello sceriffo. Ed è grazie alle chiamate al 117, dopo un appello della Finanza, che la Procura di Ragusa ha potuto ricostruire le gesta del promotore finanziario Gerlando Termini, accusato di aver messo in piedi una truffa di oltre 22 milioni di euro ai danni di numerosi risparmiatori siciliani. Ogni tanto, i risultati sono al limite della beffa. A Milano, il cliente di un locale con le slot-machines ha visto che un giocatore, dopo aver perso un sacco di soldi, ha intimato al gestore del bar di spegnere la macchinetta: "Torno domani, tocca a me giocarci e finalmente vincere qualcosa". L'occhiuto avventore ha chiamato il 117, perché i video-poker non possono essere spenti senza una ragione seria. La Gdf è intervenuta, ha fatto riaccendere la slot-machine. Il telefonatore ha giocato, e dopo poco ha vinto. Non si sa che cosa è successo quando il giocatore del giorno precedente è tornato nel locale. Non mancano le proteste per i mancati interventi dopo le segnalazioni. "Ci ha chiamato un turista che, in villeggiatura in Toscana, ha telefonato al 117 perché un benzinaio non esponeva i cartelli con i prezzi dei carburanti, ha aspettato un sacco di tempo e la pattuglia della Gdf non s'è fatta vedere", raccontano quelli del Codacons. E il portale d'informazione online Adg News sostiene che la Gdf non è intervenuta per bloccare i venditori abusivi di borse griffate contraffatte in via Condotti a Roma: "Abbiamo chiamato il 117 e ci hanno detto che le pattuglie erano tutte impegnate, mentre invece c'era una macchina del 117 proprio lì nei pressi. Allora abbiamo chiesto ai militari presenti di intervenire, e loro ci hanno invitato a contattare il 117", sostiene Antonello De Gennaro, direttore del sito Internet.

Non tutte le telefonate che arrivano ai centralini del 117, attivi 24 ore su 24, del resto, possono colpire davvero nel segno. "Sulle cento chiamate quotidiane, dopo la scrematura degli operatori, quelle serie su cui lavorare rimangono 3 o 4", dicono alla Gdf a Milano. In un certo senso, alla luce del disinteresse della politica, per i comandi il 117 è un fardello non da poco: è impegnativo e in termini di produttività non può, per sua stessa natura, essere fenomenale: una pattuglia rischia di uscire apposta ed essere impegnata per molto tempo per emettere, magari, un verbale da pochi euro. E' formidabile, però, la sua funzione psicologica. "E anche culturale: di fronte al principio dell'equità fiscale, la privacy deve passare in secondo piano", dice ancora Benvenuto, che confida in un rilancio tosto del 117 per aiutare gli italiani a cambiare andazzo: "Negli Stati Uniti, è un titolo di merito far sapere quanto si guadagna e quanto si paga di tasse. Qui da noi, è quasi un titolo di merito far capire di non pagarle, le tasse. Il 117 non è un attrezzo da delatori ma un eccellente canale di comunicazione tra il cittadino onesto e l'amministrazione pubblica".

L'anno scorso, le segnalazioni dei cittadini sono state più di 28 mila, ed effettuando una proiezione sui dati freschissimi (da inizio anno al 21 agosto), per l'intero 2011 il numero dovrebbe aumentare, visto che siamo a una media di 85,6 segnalazioni quotidiane contro le 78,3 del 2010. Evidentemente, il peggioramento del clima sociale contribuisce a incrementare la voglia di giustizia dei cittadini. Conferma l'avvocato e commercialista Vittorio Carlomagno, che insegna Diritto tributario all'università di Napoli ed è il presidente del sito Contribuenti.it: "Tre contribuenti su quattro hanno fiducia nel 117, è emerso da un recente sondaggio online cui hanno partecipato 5.641 nostri associati. E' il miglior dato, in termini di gradimento, nell'ambito dell'amministrazione finanziaria". Secondo Carlomagno, è il momento giusto per ampliare i poteri della Guardia di finanza, concentrando l'attività dei militari proprio sul fronte della tutela dei diritti e dei doveri dei contribuenti. "Quando svolge indagini per le procure, la Gdf porta sempre a casa eccellenti risultati: nel fare i controlli sugli studi di settore, per esempio, nove volte su dieci scopre comportamenti punibili. Se a fare gli accertamenti, sulla stessa tipologia di soggetti, è l'Agenzia delle entrate, bene che vada le irregolarità sono due ogni dieci indagini. Ecco perché bisogna rinforzare il 117 e la Gdf, l'Agenzia delle entrate troppo spesso si rivela, di fatto, una fabbrica di condoni". Per il legale partenopeo, ci vuole più severità ed è ora di estendere gli studi di settore a tutte le imprese, anche sopra i 7,5 milioni di euro di ricavi. Ma, soprattutto, ci si deve affidare maggiormente alle Fiamme gialle: "Perché la Gdf è temuta dagli evasori fiscali, mentre l'Agenzia delle entrate, in realtà, non lo è".